carlo splendore - ricerche sull'aura umana

38
1 Carlo Splendore Indagine chiaroveggente. Semplici dispositivi costruiti col “fai da te”. Fotografia dell’aura con programmi digitali per la diagnostica psico-fisica. Metodi e strumenti d’indagine 2 1) L’indagine chiaroveggente 3 2) Come poter osservare l’aura con speciali accorgimenti 4 Il campo energetico universale 6 Energia elusiva 7 I globuli di vitalità 7 I globuli di vitalità trasmettono la vita 8 3) Dispositivi rivelatori dell’aura 10 La prova della porta 14 Il vaso di vetro 14 Bioradiometro su Perno 15 Dati costruttivi 15 Modalità di prova 16 Forma compatta del Bioradiometro su perno 18 Auratester 20 Principio di funzionamento 20 Il moto dell’indice 22 Esempio di circuito oscillante per Auratester 22 Auradetector 26 La costruzione 27 Qualche prova 29 Un po’ di teoria 31 Conclusioni 31 Il Phase Aurometer 32 La Visualizzazione a Scarica di Gas Computerizzata 33 L’Aura sopravvive alla morte del corpo 37

Upload: ddomenico

Post on 18-Jun-2015

4.316 views

Category:

Documents


11 download

DESCRIPTION

Indagine chiaroveggente.Semplici dispositivi costruiti col “fai da te”.Fotografia dell’aura con programmi digitaliper la diagnostica psico-fisica.

TRANSCRIPT

Page 1: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

1

Carlo Splendore

Indagine chiaroveggente.Semplici dispositivi costruiti col “fai da te”.Fotografia dell’aura con programmi digitali

per la diagnostica psico-fisica.

Metodi e strumenti d’indagine 2

1) L’indagine chiaroveggente 3

2) Come poter osservare l’aura con speciali accorgimenti 4Il campo energetico universale 6Energia elusiva 7I globuli di vitalità 7I globuli di vitalità trasmettono la vita 8

3) Dispositivi rivelatori dell’aura 10La prova della porta 14Il vaso di vetro 14

Bioradiometro su Perno 15Dati costruttivi 15Modalità di prova 16Forma compatta del Bioradiometro su perno 18

Auratester 20Principio di funzionamento 20Il moto dell’indice 22Esempio di circuito oscillante per Auratester 22

Auradetector 26La costruzione 27Qualche prova 29

Un po’ di teoria 31

Conclusioni 31

Il Phase Aurometer 32

La Visualizzazione a Scarica di Gas Computerizzata 33

L’Aura sopravvive alla morte del corpo 37

Page 2: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

2

Metodi e strumenti d’indagine

Secondo gli studiosi dei fenomeni del soprasensibile il corpo umano emetterebbe radiazioni invisibili ai più, ma che possono essere percepite:

1) da soggetti sensitivi (chiaroveggenti); 2) da soggetti normali ma con speciali accorgimenti;3) mediante apparecchi particolari.

Tali radiazioni formerebbero una sorta di nuvola,un ampio “uovo aurico” all’intorno del nostro corpo fisico e al suo interno.Sembrerebbe che le aure non siano solo prerogativa degli esseri umani giacché, in determinate condizioni, sarebbero state osservate particolari emanazioni luminose emesse anche da cristalli, calamite, metalli, piante e animali. Tuttavia le aure umane mostrano cospicui cambiamenti a seconda delle circostanze in cui il soggetto viene a trovarsi, come lo stato della sua salute psico-fisica, il suo stato d’animo e cioè i suoi sentimenti e le sue emozioni, nonché le sue attitudini, tendenze e aspirazioni nella sfera del mentale.. Per questo motivo sembra plausibile che ad un fenomeno essenzialmente fisico si aggiunga un “quid” che attiene alla essenza stessa della vita e che, per ora, la scienza non è in grado di definire. A questo proposito il chiaroveggente non esita ad attribuire all’aura umana una natura psico-fisica e spirituale.(Fig.1-2)

Fig.1 – Aura umana come appare alla vista chiaroveggente

Page 3: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

3

1) L’indagine chiaroveggente

In attesa di poter disporre di una adeguata strumentazione scientifica che ci metta in condizione di formarci un’idea oggettiva della struttura dell’aura e ci fornisca attendibili informazioni circa la natura dell’energia da essa convogliata, non ci resta che attingere alle fonti che si rifanno alle investigazioni dei sensitivi e alle loro soggettive valutazioni. Per definizione il chiaroveggente è semplicemente colui il quale ha sviluppato la facoltà di percepire un’altra ottava della gamma di vibrazioni possibili, che di solito è preclusa alla vista ordinaria, e si rende in questo modo capace di percepire più di quanto non possa farlo chi possiede una facoltà di percezione più limitata.Gli esperimenti condotti da questi soggetti particolarmente dotati hanno rivelato le seguenti proprietà relative alla struttura dell’aura. ”Questo campo energetico umano è composto di particelle e ha un movimento fluido, simile a quello di correnti d’aria o d’acqua. Le particelle sono estremamente piccole, addirittura più piccole dell’atomo. In fisica un insieme di particelle cariche di energia che si muovono insieme formando “addensamenti” prende il nome di plasma e viene definito come il quarto stato della materia, uno stato intermedio tra quello della materia e quello dell’energia. Ora, molte delle proprietà del campo energetico umano (aura) sembrano indicare un possibile quinto stato della materia, che alcuni scienziati chiamano “bioplasma”, intermedio tra quello della materia inanimata e quello della psiche.

Fig.2 - Il Corpo Emotivo dell’uomo comune come appare alla vista chiaroveggente (da: “L’uomo visibile e l’uomo invisibile” di Leadbeater).Il cono giallo sulla sommità del capo rivela un certo sviluppo dell’intelletto, ma è un giallo un po’ opaco, il che ci dice che l’intelletto è rivolto verso fini materiali con scopi egoistici. Ad un lato del capo notiamo un cono blu chiaro, che indica un nobile sentimento religioso; all’altro lato, un fascio di luce cremisi tendente al rosa denota affetto e dedizione.Le bande arancione-sporco indicano l’orgoglio. Il verde smorto rivela una certa adattabilità e versatilità; dove il verde tende al grigio si manifesta una certa propensione all'astuzia. Una disposizione all’ira è presente nella banda color scarlatto, che occupa solo la parte mediana dell’aura.

Page 4: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

4

2) Come poter osservare l’aura con speciali accorgimenti

Nel libro di Artur E.Powell su “Il doppio eterico ed altri fenomeni” l’autore dedica un intero capitolo a “Il lavoro del Dr .J. Kilner sull’impiego di appositi schermi colorati che renderebbero visibile l’aura anche alla vista ordinaria. Ne riporto uno stralcio.“Nel lavoro intitolato L’atmosfera umana(1911) il Dr. W.J. Kilner espose le ricerche da lui fatte sull’aura umana mediante schermi colorati. I principi generali e le scoperte del Dr. Kilner sono riassunti in questo capitolo; per maggiori dettagli, specialmente nel modo di usare gli schermi, rinviamo il lettore al lavoro in questione.E’ interessante notare che il Dr. Kilner dichiara recisamente di non possedere alcun potere di chiaroveggenza e di non avere neppure letto nulla sull’argomento dell’aura, prima di avere esaminati più di sessanta malati. Egli sostiene che i suoi metodi sono puramente fisici e che possono essere applicati con successo da chiunque voglia occuparsene.Gli schermi sono cellule di vetro sottili e piatte, contenenti colori di dicianina sciolti nell’alcool. Diversi colori sono usati a seconda dello scopo che si vuole raggiungere, come il carminio cupo o chiaro, il turchino, il verde e il giallo.L’operatore guarda la luce per mezzo minuto o poco più, attraverso uno schermo scuro, indi guarda il paziente attraverso uno schermo chiaro,ed arriva così a percepire l’aura. L’uso degli schermi sembra agire sulla vista dapprima in maniera temporanea, poi permanente, così che l’operatore finisce col percepire l’aura anche senza schermo. Si consiglia pertanto di usarli con molta prudenza, perché gli occhi finiscono col soffrirne.Occorre servirsi di una luce attenuata, diffusa, proveniente da un solo punto situato preferibilmente dietro l’osservatore: esso basta di solito per far vedere distintamente il corpo. Un fondo tutto nero è generalmente necessario, benché per certe osservazioni ne occorra uno bianco. La persona in osservazione deve essere posta a circa trenta centimetri dallo sfondo, per evitare ombre e altre illusioni ottiche.Indipendentemente dagli schermi colorati, per studiare l’aura il Dr. Kilner ha usato un altro metodo ingegnoso, da lui detto il metodo dei colori complementari. Su una striscia colorata di 5 cm per 2, molto ben illuminata, l’osservatore fissa i suoi occhi per almeno trenta secondi o al più sessanta: ciò ha l’effetto di affaticare l’occhio, ma nello stesso tempo gli occhi diventano eccezionalmente sensibili alla percezione degli altri colori. Quando poi gli occhi sono riportati sul paziente, appare una cinta o striscia di colore complementare della stessa grandezza e forma della striscia originale : questo “spettacolo” dura qualche tempo. Nella pratica si troverà poi che i cambiamenti di colore nell’aura hanno l’effetto di cambiare l’aspetto della striscia di colore complementare. Con questi mezzi, usati ripetute volte, si riesce a verificare molti fatti riferentesi all’aura, che con i soli schermi sfuggirebbero all’osservazione. Ecco i colori usati dal Dr. Kilner:

1. Giallo di Gamboge; complementare blu di Prussia.2. Blu di Anversa; complementare giallo di Gamboge.3. Carminio;complementare verde smeraldo trasparente.4. Verde smeraldo;complementare carminio.

Page 5: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

5

L’osservazione rivela che l’aura presenta tre parti distinte, dette dal Dr. Kilner:

1. Il doppio eterico,2. L’aura interna,3. L’aura esterna.

Il doppio eterico, visto attraverso gli schermi, ha l’apparenza di una fascia oscura in contatto immediato col corpo, di cui riproduce esattamente i contorni; la larghezza è ovunque uniforme ed in generale varia da uno a cinque millimetri, varia di misura a seconda delle persone ed anche nella stessa persona col modificarsi delle sue condizioni; è completamente trasparente e chiaramente striato, con linee delicatissime di un bel color rosa, che sembrano colorire l’intervallo tra le varie striature.L’aura interna comincia dal limite esterno del doppio eterico, benché sembra spesso toccare il corpo stesso. Generalmente presenta una larghezza costante da 4 a 8 cm, talvolta più stretta lungo gli arti, e segue il contorno del corpo. Ha una struttura granulosa : i granuli sono eccessivamente fini e per la loro disposizione assumono un’apparenza striata. Le strie sono parallele l’una all’altra, ad angolo retto rispetto al corpo ed in fasci più lunghi al centro, più corti all’esterno,col bordo arrotondato…L’aura esterna comincia dal limite dell’aura interna e, contrariamente a quanto avviene per quest’ultima,la sua grandezza varia notevolmente. Intorno alla testa sorpassa in generale di 4 cm il piano delle spalle; sui lati e dietro il tronco la sua larghezza è di circa 8 o 10 cm, un po’ meno davanti al corpo e segue da vicino i contorni di quest’ultimo; talvolta è un po’ più stretta lungo le membra. Intorno alle braccia è la stessa che intorno alle gambe, ma generalmente è più larga intorno alle mani e spesso supera di molto l’estremità delle dita. Talvolta si nota una nube leggerissima che supera di molto l’aura esterna; è stata notata soltanto nelle persone la cui aura sia eccezionalmente estesa e sembra probabile che questa sia la continuazione dell’aura esterna. Il Dr. Kilner la chiama l’aura ultra-esterna.Sono state osservate delle placche, dei raggi, delle correnti luminose emanate da diverse parti del corpo; talvolta appaiono e svaniscono rapidamente, talaltra persistono. Le placche non sembrano mai colorate,i raggi invece sono generalmente incolori, ma talvolta sono tinti di colori diversi. In questo caso l’aura diventa di solito più densa. Ne esistono tre varietà.” Per motivi che vedremo in seguito noi fermiamo la nostra attenzione sull’aspetto dei raggi della terza varietà.“Terza varietà: raggi proiettati nello spazio, normalmente alla superficie del corpo, più vivi dell’aura esterna,che vanno fino all’estremità di questa ed anche più lontano. I raggi osservati sono invariabilmente rettilinei. La loro direzione normale è perpendicolare al corpo. Oltre al colore ordinario blu-grigio è stato constatato che in questi raggi vi è anche del rosso e del giallo. Il fatto che la struttura dei raggi rassomiglia a quella dell’aura interna…autorizza a concludere che i raggi e l’aura interna hanno comune origine dal corpo e che per conseguenza un raggio non è che il prolungamento di un fascio di strie dell’aura interna.Il Dr Kilner ha pure constatato che in condizioni simili, ma più difficilmente, egli poteva percepire una nebbia o aura bluastra che avviluppava le calamite, specialmente i poli; un’aura gialla attorno ad un cristallo di nitrato di uranio; un’aura bluastra attorno ai poli di cellule galvaniche, intorno ad un qualsiasi conduttore collegato ai poli, infine nello spazio compreso fra due fili riuniti ciascuno ad un polo e nello stesso tempo collegati l’uno all’altro.

Page 6: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

6

…Un attento studio dei risultati ottenuti dal Dr.Kilner rivela che essi concordano molto esattamente con i risultati ottenuti dai chiaroveggenti. Sembra però che sotto certi riguardi il Dr.Kilner abbia studiato più minuziosamente la struttura dell’aura ed i suoi aspetti sulle malattie.”

Il campo energetico universale

Abbiamo visto che alla vista chiaroveggente il corpo umano si comporta come un centro di emissione di energia e di materia sottile che vengono proiettate a distanza sotto forma di raggi e di corpuscoli. Sembra che il corpo umano sia circondato da un’atmosfera luminosa variamente colorata, con tutti i colori dell’iride, e vibrante, percorsa da onde che si propagano all’esterno, con forme e dimensioni sempre cangianti, perché variano a seconda degli stati d’animo e dei pensieri che il soggetto prova e alberga nella sua mente.(Fig.2)A questo punto è legittimo chiedersi da dove provenga questa energia e quale sia la sua natura.Per potere rispondere a questi quesiti dobbiamo introdurre il concetto di campo energetico universale(CEU). Si tratta di un campo di energia di cui ci parlano le più antiche culture, che lo hanno definito in modi diversi, ma in tutte le definizioni sono presenti sempre le stesse caratteristiche di base. Il prana della tradizione orientale è l’energia cosmica universale che avvolge tutta la terra, circola nell’atmosfera e nel corpo umano, ove esplica tutta l’attività motrice e vitale: essa è sinonimo di vitalità. Vi ritroviamo molte delle proprietà dell’energia odica (Reichembach) e di quella orgonica (W.Reich).“Il Dr.J.White e il Dr.Stanley Krippner1 hanno individuato le seguenti proprietà del CEU: esso permea tutto lo spazio,gli esseri viventi e gli oggetti inanimati,fluisce attraverso di essi e li collega fra loro. L’energia universale è regolata dalle leggi dell’induttanza armonica e della risonanza simpatica. Il CEU è perfettamente organizzato in una serie di punti geometrici, punti di luce isolati e pulsanti, spirali, intrecci di linee, scintille e addensamenti…Esso è l’opposto dell’entropia, cioè del lento decadimento che comunemente si osserva nella realtà fisica, il degradarsi della forma e l’instaurarsi del disordine. Il CEU ha un effetto organizzatore sulla materia e costruisce la forma. Inoltre è sempre associato a una qualche forma di coscienza…

1Krippner Stanley – Psicologo e parapsicologo americano, direttore di Ricerca al Maimonides Medical Center di Brooklyn e coordinatore dei piani di ricerca all’Humanistic Psychology Institute di S.Francisco.Tra le principali sue opere ricordiamo: ”L’Aura Kirlian”(1974) ;”Le Energie della coscienza”(1975); “I regni della guarigione” (1976).

Page 7: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

7

Energia elusiva

“A certi livelli questa energia rientra nelle forme di energia a noi familiari e ha caratteristiche che possiamo definire con i normali metodi scientifici: ma penetrando più a fondo nella sua natura scopriamo che essa esula dai criteri consueti della scienza ed elude ogni spiegazione scientifica.” (Brennan). Per esempio si sottrae al principio della ripetibilità delle prove. L’energia vitale ha leggi proprie, che sono tutte da scoprire. Lo sperimentatore ha l’impressione di trovarsi di fronte a sistemi in qualche modo “intelligenti” che rifiutano di ubbidire a schemi prestabiliti, cioè ai principi noti che regolano l’interazione tra materia ed energia nel mondo fisico della cosiddetta “materia inanimata”. Su due prove, eseguite con le stesse modalità, la prima fornisce il risultato che ci si attendeva, la seconda ci dà un esito deludente, o addirittura nullo. Se ne deduce che chi studia questo genere di fenomeni deve essere preparato ad avere a che fare con una materia che si sottrae alle metodologie d’indagine della scienza convenzionale. Dobbiamo cominciare col rivedere lo schema tradizionale secondo il quale gli stati aggregativi della materia sarebbero il solido, il liquido e il gassoso. All’indagine chiaroveggente risultano i seguenti altri quattro stati:

Indagine chiaroveggente Fisica

E1 Atomico ElettroneE2 Sub-atomico Particella alfa E3 Super-eterico Neutrone E4 Eterico H atomico Secondo la tavola pubblicata da F.T.Peirce nel Theosophist del Maggio 1922. Ora gli atomi fisici ultimi, cioè le particelle fisiche elementari E1, non sarebbero altro che il prodotto dell’addensamento dell’energia vitale(prana), sempre presente nell’atmosfera terrestre. E la concentrazione del prana aumenta notevolmente in presenza della luce solare. Possiamo pensare alla particella fisica fondamentale come ad uno sferoide di materia elementare percorsa da spirali di energia in movimento, spirali che corrono lungo le pareti della particella.

I globuli di vitalità

Quando la concentrazione di prana nell’atmosfera aumenta ulteriormente, alcuni atomi fisici ultimi si fondono tra loro e danno luogo ad un globulo di vitalità, uno scintillante punto di luce da cui la forza vitale prorompe energicamente. Dunque l’energia vitale cosmica emanata dal sole penetra in alcuni atomi fisici ultimi della nostra atmosfera e li rende luminosi. Un simile atomo così vitalizzato possiede il potere di attrarre altri sei atomi elementari e dà vita ad un prodotto di materia di livello sub-atomico, secondo la classificazione sopra riportata, che prende il nome di globulo di vitalità (Fig.3A e 3B). Questi globuli si trovano liberi nell’atmosfera e possono essere osservati ad occhio nudo quando si osserva il cielo in un mattino di sole, tenendo gli occhi leggermente fuori fuoco. E’ possibile però vederli solo

Page 8: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

8

indirettamente e solo per una frazione di secondo perché scompaiono quasi immediatamente, per riapparire più tardi.D’altra parte questi globuli altro non sono se non atomi di materia al secondo grado di aggregazione (materia di livello sub-atomico) e quindi non possono essere percepiti direttamente dalla vista ordinaria. Per brevi istanti però, come si è detto, possiamo vedere il loro bagliore.Questi globuli li troviamo anche nella struttura elicoidale delle molecole di ossigeno e, quando respiriamo, assorbiamo anche i globuli della vitalità, che vengono liberati e circolano in tutto il corpo eterico.

Fig.3A – La forza vitale trasmette all'atomo primitivo una vita addizionale che gli dà il potere di attirare altri sei atomi

Fig.3B – Formazione del Globulo di Vitalità

I globuli di vitalità trasmettono la vita

Quando i globuli di vitalità si appalesano alla vista del chiaroveggente, l’emozione che questi prova è tale da restarne sconvolto,è un’esperienza indimenticabile che lascia un segno nella sua psiche. Possiamo averne un’idea leggendo la narrazione che un sensitivo ne fa. Si tratta di Lanfranco Davito,veggente e autore del libro:”Io fui, sono e sarò “-Edizioni Rigois-1954-Torino.Era un caldo pomeriggio di giugno e il Davito si trovava sdraiato sull’erba, sulla riva della Stura, all’ombra di alcune piante. Ad un certo punto si trovò in uno stato di dormiveglia. Con le palpebre semichiuse, si mise ad osservare i raggi del sole che, filtrando tra le fronde, andavano a perdersi tra i cespugli. Ecco che cosa vide:” In quei raggi d’oro ad un tratto vidi ciò che non avrei potuto immaginare. E’ difficile esprimere ciò che vidi allora e rividi poi altre volte. Fu il ripetersi del fenomeno che mi convinse che nella luce solare esistono numerosissimi corpuscoli dalle forme più svariate…( Fig. 4 )Vidi i corpuscoli un numero limitato di volte, quando meno me l’aspettavo. I cospuscoli sembrano di cristallo e come questo riflettono e rifrangono la luce…nella luce solare splendono per virtù propria, con una luminosità sensibilmente maggiore del sole stesso. La pupilla ne rimane abbagliata, anche perché i bagliori sono intermittenti e improvvisi…Affermo che i

Page 9: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

9

corpuscoli esistenti nella luce del sole sono un qualcosa di vivo, di animato… Non so da dove provengano tutti questi corpuscoli ma li suppongo generati dal sole… Quando i corpuscoli si palesarono al mio sguardo, paralizzarono – o meglio annullarono – ogni mia emotività… Coloro che mi sono intimi affermano che sono diventato poco socievole, impenetrabile, enigmatico e fatalista più di un orientale.”

Fig.4 – Globuli di vitalità come appaiono alla vista chiaroveggente. Si trovano liberi nell'atmosfera, convogliati dalla luce del sole. “Riflettono e rifrangono la luce solare, con una luminosità maggiore di quella del sole e sembrano dotati di vita propria...” (L.Davito)Attraverso la respirazione entrano a far parte del nostro corpo e da questo utilizzati. In un uomo in buone condizioni di salute, i globuli di vitalità non utilizzati vengono espulsi in linea retta, in direzione normale alla superficie del corpo e danno così all'aura un tipico aspetto striato.

Page 10: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

10

3) Dispositivi rivelatori dell’aura

Vogliamo illustrare qui un’esperienza che non ci consente di visualizzare l’aura direttamente, ma ci mette in condizione di dedurne la presenza. E’ la cosiddetta “prova del lampadario”.Ad un lampadario centrale è appeso un sottile filo di nylon (spessore 0,06mm) alla cui estremità inferiore è fissata, ad altezza d’uomo,una strisciolina di cellofan ricavata da una striscetta rettangolare alta 4 cm e lunga 20 cm. Detta striscetta viene piegata nel senso longitudinale in modo che la sua altezza si riduce a 2 cm. Diventa così una striscetta doppia, che però non presenta una sufficiente rigidezza. Di qui la necessità di irrigidirla, per esempio,incollando al suo interno una piccola striscia di cartoncino(2cm x 10 cm).La striscetta,anziché di cellofan può anche essere di carta velina, ma la prova migliore l’ha fornita il cellofan metallizzato, che possiamo ricavare da uno di quei fogli di cellofan che usano i fiorai per avvolgervi i fiori. Lo stesso tipo di fogli viene anche impiegato per addobbi e come carta da regalo.Si tratta di fogli di cellofan che su di un lato presentano una superficie speculare,lucida, spesso colorata, come se fosse un leggero strato metallizzato (stagnola). Chiameremo sensore questa striscetta. Esso va appeso al filo che pende dal lampadario fissandolo al filo con un po’ di scotch nel suo punto di mezzo, in modo che la striscetta rimanga appesa al filo assumendo la direzione orizzontale. Il filo di nylon lo troviamo nei negozi che vendono articoli di caccia e pesca, essendo utilizzato come lenza. Procediamo ora nel nostro esperimento, che si svolgerà in 3 fasi.1)Usciamo dalla stanza e lasciamo che il sensore raggiunga la sua posizione di riposo. Dopo qualche minuto rientriamo, facendo attenzione a non creare movimenti d’aria, sia nel richiudere la porta, sia nel muoverci e restiamo in piedi, immobili, a circa 2 m dal sensore stesso. Dopo pochi secondi il sensore si scosterà dalla sua posizione di equilibrio, ruoterà e si orienterà verso di noi, disponendosi “di coltello” nella nostra direzione, come se fosse guidato da fili invisibili che partono dal nostro corpo.(Fig. 5)

Fig.5 – Un sensore rivela l'esistenza del campo vitale che s'irradia dal corpo umano

Page 11: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

11

Se ora ci spostiamo, molto lentamente, lungo le pareti, cercando di mantenere la stessa distanza dal sensore,vedremo che questo ci seguirà, esso cioè ruoterà seguendo i nostri spostamenti, restando sempre rivolto verso di noi. Il fatto che la nostra presenza nella stanza abbia provocato la rotazione del sensore su se stesso, pur trovandoci noi ad una distanza di circa 2 m da esso, vuol dire che il nostro corpo deve avere in qualche modo modificato lo spazio a noi circostante.In altri termini tutto è avvenuto come se il sensore sia stato indotto ad orientarsi verso di noi per disporsi lungo linee di forza di un campo che si irradia dal nostro corpo. In tal modo esso si è comportato come un detector, un rivelatore del campo vitale (aura) che circonda il corpo umano e da esso s’irradia.2) La nostra esperienza continua e passiamo alla fase n°2. Sostituiamo il cartoncino situato all’interno della striscetta con un segmento di un sottile filo di acciaio armonico(spessore 0,4mm) che troviamo dal ferramenta.Lo renderemo ben rettilineo battendolo sull’incudine e lo magnetizzeremo frapponendolo tra due magnetini.Nel fare questa operazione avremo cura di accostare i magneti di segno opposto alle due estremità del filo, ma senza farli venire a contatto col filo.La magnetizzazione non deve avvenire per contatto, ma per induzione.Il filo potrà essere fissato all’interno della doppia striscetta di cellofan con qualche goccia di Attak.Controlliamo con una bussola quale delle due estremità è il Nord e la contrassegnamo con un trattino di pennarello.(Fig.6)

Fig.6 – SENSORE PER L'AURA TEST

3)Passiamo ora alla terza fase. La striscetta munita di ago magnetico diventa ora un sensore polarizzato. Se ora facciamo ingresso nella stanza, con le solite modalità e restando immobili sempre alla stessa distanza di circa 2m,noteremo che il sensore tenderà a scostarsi dalla direzione del meridiano magnetico per disporsi nella nostra direzione ma,questa volta, potrà compiere una rotazione solo di alcuni gradi per poi tornare nella direzione N.E assumerà così un moto oscillatorio, con un’ampiezza pressocchè costante. E’ evidente che l’angolo descritto dal sensore sta ad indicare una posizione di equilibrio che l’ago magnetico assume tra la forza esercitata su di esso dal campo geomagnetico e la forza generata dal campo bioplasmico che s’irradia dal corpo umano. Ma per potere in qualche modo eseguire delle misure abbiamo bisogno di un quadrante graduato. Su di un foglio di carta disegneremo una circonferenza del diametro di circa 20cm e poi, con l’aiuto di un goniometro, a partire da uno zero centrale, divideremo la circonferenza in due quadranti che, a partire dallo zero, si estenderanno uno a destra e l’altro a sinistra dello zero, di dieci in dieci gradi. Poiché raramente l’indice toccherà i 90°, non c’è bisogno di estendere la graduazione fino a

Page 12: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

12

180°.Sarà quindi sufficiente graduare i due quadranti di 90° ciascuno,con numeri che siano visibili anche ad una certa distanza dal quadrante. In corrispondenza dello zero segneremo anche la lettera N, perché lo zero del quadrante dovrà coincidere col Nord.Una volta disegnato, il quadrante dovrà essere ritagliato e incollato su di un cartone. Esso troverà posto su di un tavolino che avremo sistemato al di sotto del quadrante stesso, in modo che questo venga a trovarsi ad una distanza di 1 o 2 cm sotto il sensore.(Fig. 7° 8 )

Fig.7- Il Bioradiometro a filo rivela la presenza di un campo di energia vitale generato dal corpo umano e misurato mediante l’angolo di scostamento di un ago magnetico dalla direzione del meridiano magnetico.

Page 13: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

13

Fig. 8 – La deviazione dell'indice magnetizzato rivela la presenza dell'osservatore già ad una distanza di 1,5 - 2 m.

Fig.9- Bioradiometro a filo da tavolo

E’ un impianto che potrà essere trasformato successivamente in un apparecchio da tavolo (Fig.9 ) che prenderà il nome di Bioradiometro a filo, per distinguerlo dal “Bioradiometro a quadrante mobile”, realizzato negli anni 90 e progenitore del Rotorgon. Con questo strumento potremo effettuare interessanti osservazioni sulle proprietà delle onde orgoniche (bioplasmiche) emesse dal corpo umano e da esso irradiate nello spazio circostante.

Page 14: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

14

La prova della porta

Facciamo un passo indietro. Siamo ancora nella prima fase delle nostre prove. Ci troviamo ancora nel corridoio, ci accingiamo a rientrare nella stanza e abbiamo davanti a noi la porta semi-chiusa.Da questo spiraglio possiamo tenere sotto osservazione il sensore. Passa il tempo : dopo 3 – 4 minuti il sensore si accorge della nostra presenza e si orienta verso di noi.Ne deduciamo che il pannello di legno della porta è “trasparente” all’energia convogliata dall’onda orgonica che s’irradia dal nostro corpo. E questa è una conferma di quanto W.Reich aveva trovato circa mezzo secolo fa e cioè che “l’energia orgonica è presente ovunque e forma un continuum ininterrotto…L’orgone penetra in tutto lo spazio, compreso lo spazio occupato dalla materia solida. Penetra in un muro di cemento proprio come penetra in un muro di acciaio…”Abbiamo visto che la propagazione dell’onda orgonica avviene come se la porta, che ci divide dal sensore, non ci fosse. Ma tra noi e il sensore ci sono anche alcuni metri cubi di aria. Quale ruolo può avere l’aria, col suo carico di ioni, sul comportamento del sensore? Per accertarlo eseguiremo la “prova del vaso di vetro”.

Il vaso di vetro

Siamo sempre nella prima fase e ci proponiamo di studiare il comportamento del sensore quando viene introdotto in un contenitore di vetro. Ci serviamo di un vaso di vetro, destinato a contenere un vaso di fiori. Il suo diametro massimo è di 180mm e all’apertura presenta un diametro di 140mm e la sua altezza è di circa 200mm. (Fig. 10). Il sensore ha una lunghezza di 150mm. Ecco che cosa abbiamo potuto osservare:

1) - Il sensore, una volta introdotto all’interno del vaso aperto, sembra risentire in modo “attutito” della nostra presenza e le sue reazioni sono lente e stentate.

2) - Decidiamo di chiudere la bocca del vaso con un foglio di carta: il sensore resta del tutto inattivo e immobile. Non risente più di alcun influsso proveniente dall’esterno, neppure a distanza ravvicinata.

Questo può voler dire due cose:

- il vaso chiuso non lascia circolare l’aria e quindi è questa, con la sua carica di ioni, a determinare la rotazione del sensore;

- il vaso di vetro non laccia passare i raggi orgonici emanati dall’aura, un po’ come avviene per i raggi ultravioletti, che attraversano il quarzo, ma non il vetro.

Page 15: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

15

Fig.10 – Se la fascetta (sensore) è contenuta all'interno di un vaso di vetro aperto le rotazioni sono stentate (limitate e lente). Se la bocca del vaso viene chiusa i moti del sensore non avvengono più ed esso rimane immobile.

D’altra parte, se fosse il vetro ad ostacolare il moto del sensore, questo non dovrebbe muoversi neppure a vaso aperto. In attesa di conferme a seguito di altre prove più selettive, riteniamo che la prima ipotesi sia la più verosimile. Infatti, per lo stesso motivo il rotorgon non funziona se viene racchiuso in un contenitore. Se ne deduce che la presenza degli ioni nell’aria giuoca un ruolo determinante nel funzionamento di tutti gli strumenti finora utilizzati sia per la rivelazione dell’onda orgonica, sia per quella dell’energia bioplasmica.

Bioradiometro su Perno

Dati costruttivi

Se vogliamo fare una ricerca sommaria sul campo bioplasmico emesso dal corpo umano (aura), limitandoci ad avere un’idea dell’intensità approssimativa della sua radiazione e dell’orientamento delle linee di forza di detto campo, ci possiamo avvalere di un semplice dispositivo di facile costruzione, di modeste dimensioni, da impiegare come strumento da tavolo. Esso consta di un supporto in legno del diametro di 3 - 4 cm., munito di una base,alto circa 20 cm, sul quale verrà fissato un quadrante graduato in gradi sessagesimali,disegnato su di un disco di cartone del diametro di 25 – 30 cm. Uno stelo di 0,5cm di diametro e alto 10 cm viene fissato al centro del quadrante ed è destinato a sostenere l’equipaggio mobile dello strumento. Questo è essenzialmente costituito da una coppia di alette fissate ad un sottile filo di acciaio magnetizzato,sagomato in modo da avvolgersi con alcune spire attorno ad un ago, che funge da perno. (Fig.11) Il filo (0,3-0,4 mm di

Page 16: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

16

spessore) viene poi ripiegato dapprima verso il basso e poi lateralmente, così da formare prima i montanti e poi i due bracci sui quali verranno fissate le alette. Quello che abbiamo denominato “ago” sarà bene ricavarlo dalla parte terminale di un comune ago per cucire, dello spessore di 0,2-0,3mm. I montanti dell’armatura saranno alti 4 cm e i bracci lunghi 10 cm. La punta dello spillo si appoggia su di una borchia, nella quale viene praticata una sede conica (foro cieco), fissata sull’estremità dello stelo.

Fig.11- Bioradiometro su perno

Le alette potranno essere ritagliate da un foglio di cellofan metallizzato(carta da regalo)e le loro dimensioni sono : altezza 4 cm, lunghezza 10 cm.

Modalità di prova

Lo strumento deve essere collocato su di un tavolo, al centro della stanza, isolato e lontano da masse metalliche (ferrose). A questo proposito c’è da dire che alcuni tavoli allungabili sono provvisti, al di sotto del piano, di un telaio di ferro che spesso è attrezzato con molle di acciaio per facilitarne l’apertura e la chiusura.Abbiamo potuto constatare che questo dispositivo blocca il telaio di filo di acciaio magnetizzato e riduce al minimo le oscillazioni delle alettePrima d’iniziare la prova avremo cura di azzerare lo strumento, il che si ottiene ruotando il quadrante in modo che il Nord, su di esso disegnato,venga a trovarsi sotto il bordo inferiore dell’aletta che è orientata a Nord. Usciti dalla stanza e chiusa la porta alle nostre spalle,attendiamo che l’equipaggio mobile assuma il suo assetto stabile, con le alette orientate nella direzione N>S. Apriamo ora molto

Page 17: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

17

lentamente la porta ed entriamo nella stanza lentamente, facendo bene attenzione a non creare spostamenti d’aria,sia nel richiudere la porta, sia nel muoverci. Giunti ad una distanza di circa 2m dallo strumento, ci disponiamo in direzione perpendicolare ai bracci delle alette, cioè nella direzione Est>Ovest. Non passerà molto tempo che la coppia di alette prenderà ad oscillare. Si tratta di un’oscillazione la cui ampiezza andrà aumentando, fino a toccare ì 20° - 30°( e anche più). Col passare del tempo, però, tali oscillazioni tendono a smorzarsi e la coppia di alette finisce con l’assumere un costante moto oscillatorio di piccola ampiezza,rotto di tanto in tanto da qualche brusca impennata. Tutto ciò fa ritenere che l’apparecchio, più che segnalare un flusso costante di energia generato dal nostro corpo,riveli un gradiente energetico,cioè la differenza di potenziale che si viene a creare nell’ambiente, subito dopo il nostro ingresso in esso, ma che poi degrada su valori minimi. Sembra che lo strumento registri dapprima il brusco aumento dell’energia vitale dell’ambiente,prodotto dal nostro ingresso (incremento del potenziale orgonico), poi il suo valore a regime. Quest’ultimo, però, a differenza di quello statico che vigeva nell’ambiente in nostra assenza (le alette le avevamo trovate fisse sullo zero della scala)ora è pulsante, il che rivela la presenza di un’energia oscillante, a bassa frequenza e di piccola ampiezza, che s’irradia dalla nostra persona e che aumenta d’intensità se ci avviciniamo allo strumento. Ci siamo seduti a 150 cm dallo strumento, nella direzione E-W e abbiamo notato che dopo 5 min l’indice si è portato a 30° - sosta di qualche sec. - +10° - sosta - +40° - sosta – - 15° - +30 - +20 – sosta - +30 – 0°(N) - +30°…Ci sembra comunque notevole il fatto che un ago magnetico venga deviato dalla direzione del meridiano magnetico solo per la presenza di un osservatore situato a circa 1,5m dallo strumento. C’è da supporre che sulle alette dello strumento, costituite da materiale sensibile alle cariche elettrostatiche, agisca un campo di forze bio-elettriche capaci di provocarne il movimento a distanza per attrazione e/o repulsione. Naturalmente il fenomeno sarebbe reso possibile dalla ionizzazione dello spazio circostante e cioè dello strato di aria compreso tra lo strumento e l’osservatore.Se applichiamo le mani sotto il quadrante tutto l’equipaggio mobile (telaio magnetizzato-alette e ago magnetico montato sulla sommità della boccala) segna una deviazione dal N che dipende sia dalla posizione delle mani, sia dall’intensità della bio-energia trasmessa dalle mani. Con una opportuna manovra di apertura e chiusura delle mani(allontanamento e avvicinamento) sia al di sotto del disco del quadrante che al di sopra, si può raggiungere un sincronismo tra il moto delle mani e quello delle alette così da riuscire ad imprimere alle stesse un moto continuo di rotazione. E’ come se l’energia irradiata dalle mani venga “pompata”, al di sotto del quadrante, con un’alternanza di espansione e compressione. Con questo modello sono state anche effettuate prove interessanti sull’esistenza di un campo vitale generato dalle piante e sulla sua azione a distanza.

Page 18: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

18

Forma compatta del Bioradiometro su perno

Il Bioradiometro ad alette su perno può essere costruito in modo da fargli assumere l’aspetto di un vero e proprio strumento di misura.Si può ottenere ciò racchiudendo l’equipaggio mobile tra due dischi di legno(o di cartone compresso) opportunamente distanziati per mezzo di tre aste filettate,alte 6-7cm. Si viene così a costruire una gabbia costituita da un disco inferiore,munito di tre sostegni, da un disco superiore con un foro al centro (diam.2 cm) e da tre distanziatori, saldamente avvitati ai due dischi.Attraverso il foro del disco superiore sporge il perno conico, al quale è avvolto il filo di acciaio magnetizzato e cioè il telaio portante delle alette E’ su questa estremità superiore del perno che verrà fissato l’indice dello strumento.Detto indice può essere costituito da un sottile filo di acciaio( 0,3mm) o di rame.ΦL’indice si muove su di un quadrante graduato disegnato su carta. Allo scopo di proteggere l’indice ma, nel contempo, rendere possibili le letture sarà opportuno fissare sul disco superiore una scatola di cartone sul cui fondo verrà incollato il quadrante. Il coperchio di detta scatola deve essere trasparente (plexiglas o, meglio, vetro).(Fig. 11A).Lo strumento in forma rudimentale di fig.11 è divenuto ora un apparecchio più compatto e più maneggevole.

Fig.11A -Bioradiometro su perno ad alette (forma compatta)

Page 19: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

19

Bioradiometro su perno ad alette

Bioradiometro su perno ad alette (forma compatta)

Page 20: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

20

Auratester

Abbiamo preso le mosse dalla“ prova del lampadario “ e siamo giunti al Bioradiometro a filo, apparecchio assai semplice, che ci consente di farci un’idea, in modo un po’ rudimentale, dell’intensità del campo di forze emesso dal corpo umano. Possiamo ora mettere a punto uno strumento il cui indice rivela una grandezza periodica, cioè un’onda che investe lo strumento e da questo viene segnalata mediante il moto oscillante dell’indice, che così ci fornisce il periodo dell’onda stessa. E’ l’Auratester. Questo consta essenzialmente di un condensatore piano ad aria, le cui armature ( due dischi di cartone rivestiti con fogli di stagnola di alluminio) sono tra loro ad una distanza tale da costituire l’alloggiamento dell’indice dello strumento. L’indice, appeso ad un sottile filo di nylon, si muove su di un quadrante graduato che fa parte del disco inferiore. Ma la parte essenziale, che costituisce un po’ la novità di questo strumento, è un telaio ad U, costruito con listelle di ottone saldate a stagno,racchiuso nel vano formato dai due dischi del condensatore. Quindi, in effetti, l’indice si muove tra i lati più lunghi di questo telaio ad U, telaio che è stretto tra i due dischi del condensatore. Quale è la funzione di questo telaio? A questo punto dobbiamo fare una piccola digressione e richiamare alla memoria lo schema del galvanometro.

Principio di funzionamento

Se si piega un conduttore a forma di rettangolo intorno ad un ago magnetico disposto nel piano del meridiano terrestre e si fa passare una corrente continua, l’ago devia e tende a disporsi in un piano perpendicolare al filo. Se poi il conduttore si avvolge parecchie volte intorno ad un telaio rettangolare si ha un effetto moltiplicatore.E’ questo il principio su cui sono fondati i galavanometri ad ago mobile.(Fig.12)

Fig.12- Schema del galvanometro ad ago mobile

Page 21: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

21

Se ora colleghiamo le estremità dell’avvolgimento ad un condensatore avremo realizzato un circuito oscillante.Vediamo ora come si comporta tale circuito quando viene sottoposto ad una carica elettrica e a che cosa si deve questa sua denominazione. Il condensatore, una volta caricato tramite una batteria di pile,tenderà a scaricarsi attraverso la bobina, ma tale scarica non avverrà istantaneamente. Infatti,a causa dell’induttanza dell’avvolgimento,la corrente cresce gradualmente fino ad un massimo: l’energia elettrostatica presente tra le armature del condensatore si converte in energia elettromagnetica, che si va ad accumulare nello spazio circostante alla bobina. L’induttanza obbliga la corrente a continuare a passare nello stesso senso, pur riducendosi gradualmente, cosicché il condensatore deve caricarsi in senso opposto a quello precedente. La bobina cioè,per autoinduzione,continuerà a fare passare la corrente nello stesso senso rendendo negativa l’armatura del condensatore che era prima positiva.Ciò darà origine ad un’altra scarica in senso contrario, che finirà col caricare il condensatore come nella prima carica, e così di seguito. (Fig.13)

Fig.13- Schema per eccitare un circuito oscillante.L’invertitore K permette di collegare il condensatore C una

Volta alla batteria B e un’altra volta alla bobina L.

Si ottiene in questo modo una corrente alternata, la cui frequenza dipende dal numero delle spire dell’avvolgimento, dalle sue caratteristiche geometriche e dalla capacità del condensatore. A causa della resistenza del circuito ad ogni oscillazione l’intensità della corrente è sempre più piccola della precedente e le oscillazioni vanno spegnendosi. Si dice allora che siamo in presenza di oscillazioni smorzate.Ciò accade anche perché il circuito oscillante,oltre alla resistenza dei conduttori,benchè chiuso, irradia sempre una certa energia nello spazio circostante sotto forma di onde elettromagnetiche. Se però compensiamo le inevitabili perdite mediante la somministrazione di energia elettrica, possiamo mantenere costante l’ampiezza delle oscillazioni, che allora diventano persistenti.Possiamo allora dire che se nel circuito oscillante del nostro strumento (auratester) si generano onde persistenti, o continue, ciò vuol dire che al circuito stesso, ad ogni oscillazione, viene fornita dall’esterno una forza elettromotrice alternata la cui corrente ha la stessa frequenza di quella propria del circuito oscillante, frequenza che dipende dal valore dell’induttanza e della capacità.L’ago magnetico inserito all’interno dell’avvolgimento funge da indice dello strumento. E’ questo indice, col suo moto oscillante, che ci rivela la presenza di una oscillazione persistente e,quindi, la somministrazione dall’esterno di un’onda di energia che investe lo strumento. Si dice allora che il circuito è in risonanza con la frequenza della f.e.m. indotta.

Page 22: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

22

Il moto dell’indice

L’indice è soggetto ad un campo elettrostatico, generato dal condensatore al cui interno è alloggiato. Il vettore di detto campo ha direzione verticale. L’indice inoltre, essendo costituito da un filo di acciaio magnetizzato, è sede di un campo magnetico, il cui vettore ha direzione orizzontale.Per la legge di Fleming (regola della mano sinistra), alla combinazione di questi due vettori se ne aggiunge un terzo, in direzione ortogonale ai due precedenti e tale da imprimere all’indice un moto di rotazione, essendo giacente sul piano orizzontale. In direzione normale a quella dell’indice. Questo però non può entrare in rotazione, essendo richiamato dalla componente normale della forza magnetica che costantemente agisce su di esso. Finisce quindi con l’assumere una posizione di equilibrio. La quale peraltro non è statica, essendo variabile nel tempo il campo elettrostatico, che è funzione del campo di forze irradiate dall’aura.Se le cose sono predisposte in modo tale da pilotare, mediante il circuito oscillante collegato allo strumento,il moto dell’indice, questo assumerà (come si è sopra accennato) un moto oscillante, il cui periodo varia poco intorno ad un valore medio ricorrente (per es.13-15 sec).Se l’apparecchio fosse privo di circuito oscillante, (se cioè il telaio ad U non fosse collegato alla bobina e al condensatore montati in parallelo) il moto dell’indice sarebbe assolutamente irregolare e incerto, pur manifestando una certa tendenza ad assumere un moto oscillatorio, appena accennato.

Esempio di circuito oscillante per Auratester

L’induttanza L di una bobina con nucleo di ferro, del diametro d= 25 mm, lunghezza l=20 mm, numero di spire N = 600, essendo la permeabilità relativa per il ferro =2000, è data da: L = 22 HSe la capacità del condensatore C = 100 µF , il periodo T= 0,29 sec. il periodo misurato risulta essere una fascia di sub-armoniche comprese mediamente tra circa 10 e circa 20 sec.Questo si può spiegare in due modi:

1°) nel calcolo sopra riportato non si è incluso l’apporto del condensatore fisso piano costituito dai due dischi entro i quali ruota l’indice;

2°) La massa dell’indice è tale da non essere in grado di seguire rapide oscillazioni, che invece, per la sua inerzia, tende a smorzare.Il peso dell’equipaggio mobile(filo di acciaio + alette di cellofan ) è di 0,26 g. Se aboliamo le alette e riduciamo la lunghezza del filo di acciaio(spess.0,4mm) da 180mm a 100 mm. il peso diventa circa la metà : 0,14g, di conseguenza si riduce il suo momento d’inerzia.

Page 23: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

23

Con queste modifiche si misura un periodo T = 3 ÷ 5 sec., che equivale ad una frequenza media di 0,25 Hz. Se moltiplichiamo per 100 detta frequenza entriamo nella gamma delle frequenze udibili.Questo vuol dire che potremmo ascoltare “la nota “ emessa dalla nostra aura.Resta il fatto che l’Auratester, così attrezzato, e cioè munito di un circuito oscillante ad esso incorporato,ci segnala l’esistenza di una grandezza periodica, pur non essendo alimentato da alcuna fonte di energia elettrica tradizionale.

Tutto ci fa supporre che l’energia necessaria al funzionamento del circuito oscillante sia fornita dall’esterno e cioè convogliata da quell’energia radiante, ben visibile alla vista chiaroveggente, che trae la sua origine nell’aura che circonda il corpo fisico.

E se le cose stanno così, visto che un circuito oscillante genera onde elettromagnetiche, questo tipo di circuito, che sembra comportarsi come un tradizionale circuito oscillante, anche se non ne segue i canoni classici, quale tipo di energia irradia nell’ambiente circostante?Nelle illustrazioni che seguono ( disegni e foto ) sono illustrati alcuni modelli di Auratester realizzati:

Page 24: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

24

AURATESTER SU PERNONel modello ASP1 l’indice non è appeso ad un filo,ma è munito di perno appoggiato su apposito cuscinetto concavo. Il filo di acciaio magnetizzato, nella sua porzione centrale, viene ripiegato ad angolo retto quattro volte, in modo che il baricentro dell’intero equipaggio mobile sia più basso del punto di appoggio del perno.E questo per dare all’indice stabilità al ribaltamento. Il tratto orizzontale del filo così ripiegato viene fissato ad un dischetto di cartone. Al centro di detto dischetto, con una goccia di adesivo,viene fissata la punta di un ago che trova alloggiamento nello spessore del dischetto. L’attrito tra perno e cuscinetto non è tale da pregiudicare il funzionamento dello strumento, anche se questo è meno pronto. Nel complesso lo strumento si presenta più maneggevole e meno ingombrante del tipo a filo.

Page 25: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

25

Page 26: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

26

Auradetector

La presenza dell’aura emessa dal corpo umano può essere evidenziata per mezzo di un semplice strumento che, nel suo aspetto esteriore, richiama molto da vicino l’anemometro a coppe. Questo dispositivo viene utilizzato per la misura della velocità del vento e di altre correnti gassose. Esso è costituito da tre o quattro bracci che portano alle loro estremità altrettante coppe semisferiche disposte nello stesso senso, solidali con un asse collegato con un contagiri. Il mulinello gira sempre nello stesso senso perché la pressioine esercitata dal vento sulla superficie concava delle coppe è maggiore di quella esercitata sulla superficie convessa. (Fig.14)

Fig.14

Nel nostro caso le coppe semisferiche sono state sostituite da due (o più) semicilindri, facenti parte di un’unica intelaiatura, sulla cui sommità è montato un perno a spillo.Detto perno si appoggia su di un cuscinetto conico, montato sulla sommità di un supporto verticale, che può essere dotato di un dispositivo per la sua regolazione in altezza (giunto a cannochiale). (fig.15)

Fig.15 - AURADETECTOR

Page 27: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

27

Le superfici semicilindriche sono ottenute per mezzo di due (o più) strisce di cellofan avvolte ciascuna sul proprio telaio.

La costruzione

Il telaio del guscio . Il telaio di ciascun semi-cilindro(o guscio),destinato ad essere rivestito con un foglio di cellofan, è bene che sia costruito con l’aiuto di un sostegno sul quale il filo di ottone(0,3mm di spessore) verrà temporaneamente fissato con dei chiodini(o punte da disegno) onde evitare che durante la costruzione l’ intera intelaiatura si sconnetta e si alterino le dimensioni e la stessa forma dei gusci. Questo sostegno potrebbe essere un cilindro di cartone del diametro di 8 cm, lungo 10-12 cm. Assegniamo ad ogni guscio il diametro di 8cm e anche la lunghezza di 8cm.Una volta eseguito il tracciato del disegno sul cilindro di cartone, non dovremo fare altro che fare aderire il filo di ottone a detto tracciato con l’aiuto di un nastro adesivo, avendo cura di fissarne gli spigoli, come si è accennato. La lunghezza del filo necessario sarà di circa 32 cm e le sue due estremità verranno a sovrapporsi là dove l’inizio e la fine verranno a coincidere : fermeremo questa giunzione con una saldatura a stagno. Perché la struttura sia sufficientemente rigida è necessario saldare ancora due fili, che individuano i due diametri di estremità,ai quattro vertici del guscio. Ora il telaio del guscio è completo, ma deve essere fissato al braccio al quale appartiene. (Fig.16)

Fig.16 – Telaio del guscio

Page 28: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

28

Il telaio portante. Detto braccio non è altro che il ramo orizzontale del telaio di sostegno dei gusci. Si è detto infatti che questi devono poter ruotare attorno ad un sostegno verticale. Occorre quindi che ciascun guscio sia fissato al telaio che ne consente la rotazione. Si tratta di un telaio ottenuto con filo di ottone (spessore 0,4mm) che porta al centro, sulla sommità, il perno a spillo,sul quale viene avvolto con due o tre spire ed è poi ripiegato verso il basso quanto basta per garantire la stabilità al ribaltamento dell’intera struttura.(Fig.17)

Fig.17 - Telaio portante

Il foglietto di cellofan che costituisce il “manto” del guscio lo facciamo aderire al telaio con un po’ di adesivo, in modo che i due gusci, una volta montati sul supporto, a chi li guarda di fronte si presentino l’uno con la cavità e l’altro con la convessità.Il foglio di cellofan dal quale ricaviamo il rivestimento dei gusci è del tipo metallizzato, con una superficie speculare e l’altra faccia colorata in blu, o in rosso scuro. La faccia speculare deve essere disposta all’interno del guscio in modo da costituire la superficie concava, la faccia assorbente sarà quindi quella convessa.

Fig.18 – Assemblaggio dei Telai dei Gusci col Telaio Portante

Una volta montato il “mulinello” sul suo supporto, avremo cura di controllare il suo assetto in orizzontale. A questo punto siamo pronti per la sperimentazione.(fig.18e 19 )

Page 29: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

29

Fig. 19 – Auradetector mod.AD1

Qualche prova

Sistemiamo l’apparecchio su di un tavolo e facciamo in modo di entrare nella stanza al buio, muniti di una torcia elettrica. Indirizziamo il fascio di luce sul soffitto. Possiamo scorgere lo strumento sul tavolo, assolutamente immobile. Ci avviciniamo e ci fermiamo ad una distanza di 1,5m da esso. Dopo pochi secondi il “mulinello” inizia a muoversi, oscilla un po’ e poi comincia a ruotare. Se il guscio con la superficie concava riflettente è montato sulla sinistra dell’altro, il senso di rotazione è orario. E’ un moto lentissimo (1 – 2 giri/min), ma costante. E’ come se una leggerissima corrente d’aria investisse lo strumento. Indirizziamo il fascio di luce verso lo strumento in modo da illuminarlo in pieno, ma non notiamo alcuna apprezzabile differenza. Il lento moto di rotazione è assolutamente costante e ci colpisce la sua regolarità, come quella di un orologio.Accendiamo la luce e ci avviciniamo fino alla distanza di 1m. dall’apparecchio. Stendiamo il braccio destro con la mano aperta e dita stese nella direzione dello strumento: notiamo che la velocità tende ad aumentare. Se ci sediamo al tavolo sul quale trovasi lo strumento, dobbiamo regolare l’altezza del supporto in modo che la coppia dei gusci venga a trovarsi all’altezza del nostro torace.Poniamo ora sul tavolo una piantina di geranio, ad una distanza di 50 cm dallo strumento. Dal nostro nuovo posto di osservazione, che trovasi ad una distanza di almeno 3m. dallo strumento,notiamo che la coppia di gusci assume un comportamento del tutto imprevedibile. Compie qualche giro in senso orario, sempre alla velocità di 1-1,5 giri/min, poi si ferma e sosta per qualche secondo. Poi riprende a ruotare, ma lo può fare anche invertendo il senso di rotazione.Possiamo schermare lo strumento inserendolo all’interno di un semi-cilindro alto 70 cm – diametro 32cm, ricavato da un foglio da disegno al quale sono state applicate due aste di legno per irrigidirne i bordi verticali. Alla sommità abbiamo fissato un anello di filo di ferro e un analogo anello può essere fissato al bordo inferiore. Possiamo inoltre regolare l’apertura del semi-cilindro in modo che i bordi vericali distino 25 cm(angolo di apertura di circa 90°).Sulla sommità del semi-

Page 30: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

30

cilindro poniamo un disco di cartone in modo di chiudere l’apertura superiore.(Fig.20).

Fig.20 – Schermo Semicilindrico Chiuso in Sommità

Esecuzione della prova. Posiamo lo schermo sul tavolo, vi inseriamo lo strumento, posizionandolo al centro del semi-cilindro e ci sediamo ad una distanza di 1m.E’ una giornata assolata e il sole filtra attraverso la finestra chiusa e una tenda.Il mulinello assume subito un moto rotatorio in senso orario a velocità sostenuta. La sua velocità di rotazione ci sorprende perché mai raggiunta prima : 5 giri/min.L’aria contenuta all’interno del semicilindro non partecipa dell’aria dell’ambiente e dopo qualche tempo risulta scarica,cioè impoverita di cariche orgoniche, o bioplasma. In queste condizioni manca la materia prima, cioè quelle molecole d’aria ionizzate che, messe in moto dall’aura, diventano forza motrice per i gusci del mulinello.Se però ionizziamo l’aria che ristagna nel semicilindro, le cose cambiano. Possiamo ottenere ciò stabilendo per pochi secondi un campo d’energia bioplasmica in seno all’aria confinata nel semicilindro. Basta introdurre la mano destra in alto, con la palma rivolta verso il basso, e la sinistra in basso, con la mano aperta e la palma rivolta verso l’alto, all’interno del semicildro. Il mulinello si metterà subito in moto e in breve raggiungerà la massima velocità di 5-6 giri/min.In altri termini assistiamo al comportamento dell’auradetector assai simile a quello che avrebbe il mulinello di un anemometro, solo che in questo caso non si tratta di vento, ma di una sorta di vento di cariche orgoniche. La cosa ci ricorda il fenomeno del vento elettrico, ben noto in elettrostatica: se accostiamo la fiamma di una candela ad una punta collegata con una macchina elettrostatica, osserviamo che la fiamma, per il potere disperdente delle punte,viene soffiata. Infatti le molecole d’aria vengono dapprima attratte dalla punta e poi respinte, perché al contatto si caricano dello stesso segno.

Page 31: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

31

Abbiamo potuto constatare che la massima distanza alla quale lo strumento è sensibile e gira con continuità si aggira intorno a 1,5 – 1,7m. Naturalmente dobbiamo avere l’accortezza di escludere ogni altra causa occasionale di moto spontaneo del mulinello e quindi operare con porte e finestre chiuse e lontano da sorgenti di calore, onde evitare l’effetto di eventuali moti convettivi dell’aria ambiente.

Un po’ di teoria

Il fatto che un’onda elettromagnetica potesse esercitare una pressione su di una superficie ad essa esposta fu dedotto per via matematica da J.C.Maxwell nel 1871. Più tardi la cosa fu confermata per via sperimentale da P.Lebedew(1900) da W.Nichols (1900) e da C.Hull(1901). La pressione di radiazione è debolissima. Per esempio,in corrispondenza del punto di ebollizione dell’acqua la pressione è di sole 5 x 10 alla –5 dina/cmq. Si è trovato tuttavia che pressioni così deboli sono comunque in grado di produrre effetti notevoli su particelle molto piccole, come ioni di gas ed elettroni.Si è trovato inoltre che le onde elettromagnetiche, incidendo su di una superficie riflettente, vi esercitano una pressione che è doppia di quella che le stesse onde esercitano su di una superficie assorbente.Per i raggi del sole che si riflettono su di uno specchio d’argento, la pressione di radiazione è di circa: 5 x 10 alla –6 newton/mq.In conseguenza di detta pressione di radiazione l’incidenza di un fascio di onde elettromagnetiche su di uno specchio dà luogo a fenomeni analoghi agli urti elastici.

Conclusioni

A questo punto non ci sembra azzardato formulare l’ipotesi che i fenomeni osservati con l’ausilio del nostro modesto auradetector siano riconducibili a quelli già noti in fisica e attribuibili ad una sorta di pressione di radiazione esercitata dall’energia vitale che si irradierebbe dagli organismi viventi nello spazio circostante sotto forma di onde.Le prove sperimentali sopra riportate non fanno che confermare quanto avevamo trovato con il rotorgon e con l’orgonometro, circa l’esistenza di onde vitali (orgoniche o bioplasmiche) che si propagano nello spazio e danno luogo a tutta una serie di fenomeni, la cui intima natura è tuttora sconosciuta.

Page 32: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

32

Il Phase Aurometer

Recenti ricerche nel campo della biofisica e i perfezionamenti apportati alle tecnologie applicate alla medicina, hanno reso possibile la misura a distanza della radiazione elettromagnetica del corpo umano.E’ il caso del Phase Aurometer, un apparecchio brevettato nel 1990 da due scienziati russi, l’ingegnere Yuri Kravchenko e il medico Nicolai Kalashenko. Le applicazioni di questo strumento sono molteplici e vanno dal suo impiego come mezzo diagnostico, a quello del controllo delle capacità terapeutiche dei guaritori e dei sensitivi, nonché a quello della ricerca dell’acqua.Di solito questa radiazione emessa dal corpo umano viene registrata come “rumore”, cioè una somma totale delle frequenze che vanno da 0,1 a 100.000 Hz. Il Phase Aurometer è stato ideato per registrare il campo elettromagnetico umano sulla base della aurometria di fase. Ciò è ottenuto per mezzo del filtraggio digitale, per selezionare determinate frequenze da un largo spettro. Quale è quello appunto della vasta gamma occupata dal “rumore”.Su ogni frequenza prefissata si esegue una valutazione topografica del campo umano: si ottiene così la registrazione della forma dell’aura e delle sue dimensioni. Si possono così individuare i punti in cui il profilo dell’aura si scosta dal disegno che corrisponde alla condizione di buona salute.Ciò consente di diagnosticare per tempo anomalie e/o patologie a carico dei corrispondenti organi del corpo umano. E’ stato, infatti, sviluppato un software per il controllo via computer dello strumento, onde poter visualizzare la topografia dell’aura e ottenerne una stampa a colori.(Fig.21)Questo strumento, nella sua versione medicale, è utilizzato presso la Clinica Medica dell’Ospedale della Repubblica di Ufa, nella regione del Bashkortosan.

Fig.21 – Aurogrammi ottenuti col Phase Aurometer

Page 33: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

33

La Visualizzazione a Scarica di Gas Computerizzata

Da circa un decennio lo scienziato russo prof.Konstantin Korotkov, docente di fisica all’Università statale di S.Pietroburgo ha sviluppato una particolare apparecchiatura con la quale si può virtualmente fare risplendere ogni oggetto,animato o inanimato, compresi sassi, piante e metalli; ogni essere biologico aggiunge a questo bagliore la sua caratteristica peculiare, cambiandone lucentezza, dimensione e colore.Si tratta della tecnologia della Visualizzazione con Scarica di Gas (G D V: Gas Discharge Visualisation) che il Prof.Korotkov ha messo a punto prendendo le mosse dal noto effetto Kirlian.Nel 1939 il tecnico russo Semyon D. Kirlian, riparando un macchinario in un ospedale, scoprì per caso che una misteriosa luminescenza,emessa da tutti gli esseri viventi e dagli oggetti inanimati e non captata dall’occhio umano, può essere fotografata senza l’impiego di macchina fotografica, ma semplicemente facendo attraversare l’oggetto, applicato sulla lastra fotografica, da una scarica ad alta tensione (da 20.000 a 200.000 volts) e ad alta frequenza ( da 30.000 a 200.000 Hz).Le foglie, appena tolte dalla pianta, appaiono circondate da un’aura variamente colorata, costituita da minuscoli punti luminosi e brillanti, che si attenuano a mano a mano che la foglia appassisce. Le dita umane sembrano lanciare energia fiammeggiante d’intensità e di colore variabile con lo stato di salute del soggetto.(Fig. 22 e 23 )

Fig.22 – Elettrofotografia di foglia strappata

Fig.23 –Dito di un guaritore a riposo e durante il processo di emanazione

L’effetto Kirlian si presenta tuttavia condizionato da molti fattori in grado di alterare in maniera significativa le immagini luminose riprodotte sulle lastre fotografiche:la temperatura e il grado di umidità ambientale e dell’oggetto, la forma e la distanza degli elettrodi, il tipo di materiale fotografico impiegato, il contatto più o meno stretto tra oggetto,lastra fotografica ed elettrodi, e in fine la differenza di potenziale e la frequenza della corrente fornita dal generatore elettrico,ecc. In più la complessità dell’immagine Kirlian e la mancanza di basi per le comparazioni statistiche hanno reso impossibile il raggiungimento di conclusioni

Page 34: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

34

definitive. Tutto questo, insieme alla mancanza di un modello teorico accettabile per la comunità scientifica, ha portato ad un atteggiamento di scetticismo.Le ricerche del Prof. Korotkov sono iniziate a partire dai risultati ottenuti dal Kirlian per poi approdare a traguardi nuovi e totalmente autonomi. E’ stato trovato che l’intero corpo di una persona è rappresentabile da un solo dito. Ne consegue che il sistema energetico del corpo umano presenta proprietà olografiche. Mediante la diagnostica GDV le immagini delle dita possono essere un’indicazione significativa sufficiente sulla condizione energetica dell’intero corpo.L’hardware dell’apparecchiatura GDV permette di osservare sullo schermo del computer o sul teleschermo immagini GDV “in diretta” e in movimento e di conservarle come file nella memoria del computer. (Per immagine s’intende l’impronta luminosa e colorata lasciata dal dito sull’elettrodo) (Fig.24)

Fig.24 –Posizione dell’asse del dito rispetto all’asse dello strumento

Il programma GDV Aura permette di creare e stampare l’immagine dell’Aura attorno al corpo partendo dalle immagini GDV delle dita. Sono necessarie le immagini di tutte e dieci le dita. (Fig. 25)

Fig.25 –Schema di costruzione dell’aura attorno al corpo

Page 35: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

35

L'elaborazione si basa sulla mappa diagnostica che collega le regioni delle dita con i diversi sistemi e apparati del corpo. (Fig.26 -Tavola diagnostica)

Fig.26 –Tavola diagnostica per l'apparecchio GDV

Le immagini GDV delle dita vengono divise in settori; le immagini vengono poi tagliate, raccordate se necessario alle altre immagini e incollate in pezzi attorno al contorno del corpo.(Fig.27)

Fig.27 –Schermata del programma GDV Processor

Page 36: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

36

Secondo questo schema risulta chiaro che l’Aura rappresenta alcune componenti reali del campo biologico che avvolge il corpo umano. Questa immagine è connessa allo stato psico-fisiologico della persona ed è ripetibile se il soggetto è stabile, mentre può cambiare per effetto di terapie o influenze significative.

Immagini GDV di un soggetto prima e dopo un trattamento di agopuntura

Fig 28 –Condizione energetica Fig 29 –Lo stesso soggetto dopo 30 min. Iniziale di agopuntura

Page 37: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

37

L’Aura sopravvive alla morte del corpo

…”Molti processi fisico-chimici che avvengono al momento della morte sono già noti. Questi cambiamenti avvengono in linea con il processo graduale di distruzione e di decomposizione. Il metodo della Visualizzazione a Scarica di Gas, tuttavia, va oltre il classico approccio biochimico e può rivelare alcuni aspetti dell’energia-informazione e della sua distribuzione nel corpo. Quindi diventa di grande interesse scoprire quali cambiamenti avvengono dopo la morte.In questa sede proveremo a raccogliere informazioni sulla transizione tra la vita e la morte. Si è proceduto come segue.…”Il corpo selezionato veniva trasportato nelle sala sperimentale e posizionato in modo particolare. Si poneva la mano sinistra sull’elettrodo, fissandola con uno speciale strumento…Si registravano le foto Kirlian di quattro dita (pollice escluso) della mano sinistra ogni ora del giorno e della notte. Successivamente, si processavano le foto in condizioni controllate, importandole nel computer e acquisendo particolari parametri (area, intensità media, coefficiente frattale, ecc.)Quindi si sono creati i grafici di questi parametri in relazione al tempo. Si sono ottenute curve di cambiamento per 3-6 giorni in ogni esperimento e si sono confrontati i dati nel modo che segue.Perché i dati potessero essere valutati in modo significativo è stato necessario effettuare una classificazione delle morti: 1) morte serena,naturale, causata dalla degenerazione dei tessuti; 2) morte violenta causata da incidente stradale o lesione al cranio; 3) morte “innaturale” risultante da circostanze tragiche, come suicidio o omicidio. Le caratteristiche principali delle tre curve erano le seguenti:gruppo 1. Queste curve presentavano oscillazioni piccole ma significative per un periodo di 16-55 ore, prima di scendere in modo stabile al livello di base;gruppo 2. Queste presentano picchi pronunciati…Le oscillazioni scendevano al livello di base circa due giorni dopo la morte;gruppo 3. Questo gruppo presentava molte caratteristiche che lo distinguevano dagli altri gruppi: grande ampiezza e durata delle oscillazioni; riduzione progressiva dell’ampiezza; picchi notturni, dalle 9 PM, di altezza e durata variabile; forti cali di ampiezza alla fine del primo giorno e, in particolare, alla fine del secondo giorno.(Fig.28)”In base a questi risultati possiamo concludere che l’attività energetica di una persona non si arresta con la morte clinica. In alcuni casi continua persino 4 giorni dopo la morte – periodo in cui tutti i processi biochimici caratteristici della vita si sono fermati e sostituiti con processi di putrefazione. E’ significativo che il declino dipende dalla causa e dal tipo di decesso.…”Sembra quindi che gli insegnamenti spirituali tradizionali siano corretti sul fatto che qualcosa di una persona può sopravvivere alla morte. Questi risultati non fanno sorgere solo domande biologiche e pratiche, ma anche filosofiche. Il nostro punto di vista sulla vita e sulla morte va corretto. Sospettiamo di essere sul confine di un campo inesplorato, la cui indagine potrà aprirci nuove prospettive…I risultati e i concetti principali di questa sperimentazione sono stati pubblicati in più di60 articoli e nel libro del Dott.Korotkov :” La luce dopo la vita”(Estratto dal libro :”AURA” del Dr.K. Korotkov- Pag. 199 e seg.)

Page 38: Carlo Splendore - Ricerche Sull'Aura Umana

38

Fig 28 –Evoluzione nel tempo delle immagini GDV di una persona dopo la morte, per ogni classe di decesso