carta 45_2010

17
SETTIMANALE 24 / 30 DICEMBRE 2010 CANTIERI SOCIALI - ANNO XII N. 45 3 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, C/RM/104/2010 Faccia libro

Upload: antonella-tancredi

Post on 10-Mar-2016

218 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

Faccia Libro

TRANSCRIPT

Page 1: carta 45_2010

SETTIMANALE 24 / 30 DICEMBRE 2010 CANTIERI SOCIALI - ANNO XII N. 45 3 €

Po

ste

Ital

ian

e s.

p.a

. -

Sped

izio

ne

in A

bb

on

amen

to P

ost

ale

- D

.L.

35

3/2

00

3 (

con

v. i

n L

. 27

/02

/20

04

46

) ar

t. 1

, co

mm

a 1,

C/R

M/1

04

/201

0

Faccia libro

carta45 22-12-2010 18:21 Pagina 3

Page 2: carta 45_2010
Page 3: carta 45_2010

REDAZIONEEnzo Mangini

Marco CalabriaGianluca Carmosino

Rosa MordentiGiuliano Santoro

AMMINISTRAZIONEGabriele Savona

PROGETTO GRAFICOE IMPAGINAZIONELorenzo Sansonetti Antonella Tancredi

HANNO COLLABORATOMatteo Micallela

Sarah Di NellaGianni BelloniNicola Melloni

Daniele BarbieriWu Ming 1

Alain Bertho

IN COPERTINAFoto

di Michele Massetani

SEGRETERIADI REDAZIONE

tel 06 45495659fax 06 [email protected]

SPEDIZIONItel 0776 832873

NUMERO 45Settimanale dellaCooperativa Carta

Presidente Marco Calabria

Iscrizione al Tribunale di Roma

Reg. Stampa n.548/99del 22/11/1999

Direttore responsabile Enzo Mangini

Via Scalo di San Lorenzo, 67.

00185 – ROMA

Stampa: Primegraf s.r.l.,

via Ugo Niutta, 2/a 00175Roma

Chiuso in tipografiail 21 dicembre 2010

La testata fruisce deicontributi statali diretti di

cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.

Numeri arretrati:€ 3,00

con ccp n. 16972044intestato a:

Carta soc. coop. via Scalo

di San Lorenzo, 6700185 - Roma

[email protected]

STATO UN ANNO DIFFICILE, difficilissimo. Per tutti. La coda del 2010si sta rivelando ancora più dura. Meno male che ci sono gli stu-denti, viene da dire. Meno male che il malcontento diffuso esplo-de, finalmente. Un’esplosione innescata dal no di una generazio-ne intera, indecifrabile per i media mainstream e per la politicaistituzionale. Viviamo una scissione, in questi giorni. Da un lato,abbiamo aspettato con ansia qualche giorno di riposo, dopo i pri-

mi mesi di traversata del deserto; dall’altronon vorremmo fermarci proprio ora.

Per noi, per il nostro giornale, il 2010 si chiu-de sotto il segno dell’incertezza. Non siamo an-cora in grado di sapere se e come riusciremo acontinuare la nostra impresa nel 2011. Stiamoancora cercando di capire se sarà possibile tro-vare un equilibrio tra l’impellente necessità digestire i nostri debiti, compresi gli stipendi ar-retrati, e garantirci un assetto sostenibile eco-nomicamente, per Carta e per le vite precariedi ciascuno di noi.

Non sarà facile e non lo nascondiamo. Latraversata del deserto è giunta probabilmen-te al suo momento cruciale, quello in cui è piùdifficile scegliere la direzione da prendere e ipunti di riferimento all’orizzonte sono più in-certi. È stato un anno difficile e il 2011 non siannuncia affatto più facile o in discesa.

Ci spinge a riflettere il fatto che propriol’anno prossimo cada l’anniversario delle mo-bilitazioni genovesi del 2001, quando deci-demmo di fare il salto da mensile a settima-nale e trovammo tantissimi compagni di stra-da. Le proteste studentesche di queste settima-ne inaugurano una nuova ondata di lotte socia-li, dopo l’apparente torpore degli ultimi anni,e di questo siamo piuttosto certi.

Diciamo che è stato un torpore solo appa-rente perché sappiamo bene – lo abbiamo scrit-to settimana dopo settimana – che in realtà c’èstato un fermento continuo in questi anni: imovimenti contro la guerra, le mille lotte loca-li dalla Val di Susa allo Stretto, quelle per i di-ritti dei migranti e la chiusura dei Cie, le pro-teste contro la politica dell’emergenza, da L’A-quila ai rifiuti in Campania passando per Scan-zano jonico, e poi ancora la scuola, le protesteoperaie, la grande mobilitazione per difende-re l’acqua bene comune, quella contro la

È

LA ROTTA INCERTANEL DESERTO

SI CHIUDE IL 2010,

UN ANNO LUNGO

E ASSAI DIFFICILE.

IL 2011 SARÀ PIENO

DI SABBIE MOBILI

E NUOVE SFIDE

carta45 22-12-2010 18:21 Pagina 4

Page 4: carta 45_2010

nuova base statunitense a Vicenza... C’è stata anche la crisi, i cui effetti si stan-

no ancora dispiegando sul corpo sociale di que-sto paese, da Mirafiori a Pomigliano, dai tettidelle fabbriche e delle università alle statisti-che sulla distribuzione sempre più inegualedella ricchezza interna.

Abbiamo scommesso sul fatto che ci fossein Italia una società in movimento, che accu-mulava energie, idee, analisi, senso e senti-menti e che fosse questa società il vero anti-doto al telepopulismo bipartisan e anche aquello che si presenta come «antisistema». Vor-remmo continuare a raccontare, con il nostropiglio e le nostre inquadrature eterodosse eplurali come questa Italia finalmente traci-merà oltre le dighe delle narrazioni correnti, ol-tre le rassicurazioni, i richiami, gli appelli alsenso di responsabilità, gli editoriali e le lette-re che invitano, consigliano, indicano, dopoaver ridotto a formule semplificatrici e rassi-curanti il disordine sociale ormai palpabile.

Vorremmo continuare a raccontare, perònon sappiamo se ne avremo la possibilità. C’è- non lo nascondiamo - una certa stanchezzatra queste scrivanie. Il calore immenso deilettori e degli amici, dei messaggi e degli au-guri che arrivano ogni giorno non riesce ascacciare del tutto una sensazione di gelo euna preoccupazione. Il gelo è quello indottodal non riuscire a tenere sotto controllo losmottamento continuo di eventi negativi checi assilla ormai da mesi [pagamenti in ritardo,crediti da riscuotere, conti in bilico, incertez-za legislativa...].

La preoccupazione è quella che qualchegiorno fa un amico, reporter di una nota tra-smissione televisiva ci ha trasmesso: «Ho vistospesso quanto sia cambiata la sensibilità dimolti interlocutori sociali grazie al vostro lavo-ro – ha detto in una lunga telefonata di augu-ri – Se non ci foste più, si perderebbe un pezzodavvero importante del racconto di questopaese. Quel che è peggio è che ci si accorgereb-be della perdita solo dopo che è avvenuta».Non sarà facile, ma speriamo di smentirlo. Conil vostro aiuto. Buon anno.

LA CRISI CI UNISCECara Carta, abbiamo bonificato cento euro. Sono pochini, ma la crisi ci unisce. Vi vogliamo bene.Un abbraccioAngela e Giulio

C’È BISOGNO DI CARTACari amici e care amiche della redazione, alla fine ho contri-buito anche io a che ritroviate la gioia e la serenità di lavora-re per Carta! Per scriverci e per leggerci. Lo immagino, è du-ra. Quello che mi ha spinto ad aspettare finora, a differenzadelle volte precedenti, è stata la sospensione della campa-gna abbonamenti… C’e’ bisogno di Carta. Come racconta-re cosa è successo lì a poche migliaia di metri dalla redazio-ne lo scorso martedì 14? Crediamo che possa farlo qual-cun’altro? Io no. Spero dia buoni frutti quello che scrivete sul-l’allargamento a un progetto condiviso [realmente condivi-so!] nel rispetto delle differenze con altre testate indipen-denti. Brutta parola, qui, «rispetto», scusate. Sembra un vin-colo e che le differenze siano un peso. Tramutarle in un van-taggio, lo sappiamo, è la base per costruire un mondo mi-gliore, «un mundo donde quepan muchos mundos...».Un abbraccioMarco Osmo

UNA NUOVA PARTECIPAZIONECara Carta, ho appena letto il vostro ultimo editoriale posta-to dal deserto, mi piace molto, e mi convince. Sono un vecchioabbonato, dunque già abbastanza convinto, nondimeno vor-rei provare a rilanciare una partecipazione diffusa che - secon-do me - meglio di operazioni colored [viola] o multistellari[Grillo] potrebbe provocare una nuova forma di partecipazio-ne politica. Bisognerebbe riuscire a «stanare» [dando oppor-tunità di voce/presenza] quella maggioranza mugugnanteche condivide/condividerebbe, ma che - per stanchezza, de-lusione, dis-abitudine, non appartenenza a gruppi/circoli/ as-sociazioni/istituzioni «accreditate» - non trova spazio, occasio-ne di coinvolgimento [magari neanche nel nostro giornale].Bisognerebbe riuscire a essere politicamente «avanti», maconcretamente rappresentativi anche della «normalità» di tan-te compagne e tanti compagni che lavorano, leggono, consu-mano, discutono e... si lamentano quotidianamente.Ovvietà, me ne rendo conto, ma che alludono a un paradig-ma politico davvero diverso fatto anche di un forte ridimen-sionamento dell’imperante individualismo partecipativo-proprietario-consumistico, nel nome di un’enfatizzazionedella dimensione collettiva [oltre che comunitaria] che for-se facilmente tradisce la mia provenienza generazionale:quindicenne, già nel ‘69 percorrevo le strade di Torinoda/verso Mirafiori [registro come molti dirigenti rivoluzio-nari di allora oggi dirigano qualcosa nel nome della... gover-nance!]. Scusate la confusione e contate sul mio appoggio.GIorgio Viarengo

carta45 22-12-2010 18:21 Pagina 3

Page 5: carta 45_2010

4 • C A R TA N . 4 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

EI GIORNI SCORSI abbiamo un poliziotto,a Londra, che manganellava ‘Spettri diMarx’ di Derrida, o ‘Uno, nessuno ecentomila’ che veniva tratto in arrestoper le vie del centro di Roma». Duran-te una discussione pubblica con WuMing 1 [autore, tra le altre cose, di «Q»,«Altai» insieme ai suoi soci Senza No-me e di «New Thing» e del saggio «NewItalian Epic» in veste solista] abbiamodeciso di ragionare con lui sulle mobi-litazioni degli ultimi mesi, dell’insor-genza del 14 dicembre scorso e dellecaratteristiche di questo movimentoche ha rotto la tanto sbandierata «pa-ce sociale» .

La nostra chiacchierata è ideal-mente puntellata da alcuni dei libri chegli studenti hanno portato in piazza amo’ di protezione e di simbolo dellacultura colpita dal governo.

Sul vostro blog «Giap!» e nella parte-cipatissima discussione online che neè scaturita, siete stati tra i primi a ri-conoscere la potenza comunicativadei Book Bloc. Cosa ti ha colpito diquella modalità e come pensi sia sta-to possibile aggirare l’allergia al con-flitto sociale degli ultimi anni, quan-

do bastava tirare un uovo o tracciareuna stella rossa per essere tacciati di«terrorismo»?

Il punto è che... non è aggirata. Anzi,può darsi che dietro l’angolo ci sia unanuova stagione di Emergenza. Mentreti rispondo, esponenti del governo pro-pongono il Daspo per i cortei, invocanoarresti preventivi e nuovi «7 Aprile»,annunciano una repressione forsenna-ta... E questi ce l’hanno ancora, una ba-se di consenso, ce l’hanno eccome.Hanno la loro opinione pubblica, se lasono costruita in anni di devastazionee ottundimento, non è scomparsa da ungiorno all’altro perché la maggioranzaparlamentare si è ristretta. E hanno tut-ti gli apparati per tenerla mobilitata.

È vera una cosa: tra la crisi che ma-stica sempre più chiappe e la parzialema robusta perdita di glamour di Ber-lusconi [e ti credo, è in pieno disfaci-mento organico!], rispetto a qualchetempo fa c’è più disillusione, e quindic’è meno riprovazione a orologeria,meno chiacchiera qualunquistica con-tro le «violenze» di piazza.

Anche lo pseudo-pasolinismo suipoveri poliziotti e i contestatori figli-di-papà [qualcuno, anni fa, lo definì «l’in-fame mantra»] ha avuto meno presa.Oggi ti può capitare di andare dal par-

intervista a Wu Ming 1 di Giuliano Santoro

Wu Ming1È UNO DEI QUATTRO

Wu Ming. Il suo nome e quello dei suoi soci,

non è segreto, semplicemente,

ha un’importanza secondaria rispetto

ai testi che produce.Cercateli in rete su

Wumingfoundation.com

Book blocvs. Dittatura dell’ignoranza?

N

UNA DISCUSSIONE CON WU MING 1SUL MOVIMENTODEGLI STUDENTI,LA CRISI E LE FORMEDELLA PROTESTA

«

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 4

Page 6: carta 45_2010

2 4 - 3 0 D I C E M B R E 2 0 1 0 • 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

I libri contro la «dittatura dell’igno-ranza», dunque?

Sì, i libri. Purché, come ho detto, nonvengano ridotti a meri scudi.

È inevitabile parlare di Genova 2001.Avevate messo a disposizione la vo-stra esperienza nella costruzione delmovimento di dieci anni fa. Oggi av-vertite il rischio della «battaglia cam-pale» in cui concentrare le forze. L’im-maginario del vostro romanzo d’e-sordio, «Q», si era trasferito nelle gior-nate contro il vertice dei potenti. Mail 14 dicembre ha messo in evidenzal’incontrollabilità della piazza. Lestrutture organizzate di fatto sono

cia degli sbagli. Ne ha il diritto, perchèè cresciuto da solo.

Riguardo al Book Bloc, forse il suoimpatto simbolico si sta già attenuan-do. I libri-scudo funzionano solo se so-no in ogni momento entrambe le cose,libri e scudi. Quando diventano soltan-to scudi, perché si è innalzato il livellodi scontro come è accaduto il 14 dicem-bre scorso, quella pratica perde speci-ficità e plurivocità di significati. E poi,i media sembrano aver già incornicia-to e definito la cosa. Forse tornerebbepotente se i libri-scudo comparissero inaltre città del mondo, con titoli diver-si, in tante lingue, associati a pratichee contesti differenti.

rucchiere e sentire discorsi con più di-stinguo, con qualche timida concessio-ne alla rabbia di «quei ragazzi che nonhanno futuro». È successo a una perso-na che conosco. Certo, dipende anche dadove ha bottega il parrucchiere, dallacomposizione sociale della sua cliente-la. Comunque non mi sembra un fonda-mento solido, non è sufficiente per con-cludere che si è scampato il pericolo.

La crisi è sempre condizione diguerra tra poveri, riprovazione e qua-lunquismo possono ancora avere lameglio, complici anche errori strategi-ci e comunicativi di un movimento cheha dovuto ripartire quasi da zero, e re-inventarsi tutto. È ineluttabile che fac-

«I LIBRI-SCUDO FUNZIONANO SOLO XSE SONO SEMPRE ENTRAMBE LE COSE,

LIBRI E SCUDI. SE SI ALZA IL LIVELLODELLO SCONTRO , PERDONO DI SENSO»X

FOTO GRANATI

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 5

Page 7: carta 45_2010

6 • C A R TA N . 4 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

scontri, blocchi, momenti di confron-to duro. Ma convivevano con altre co-se, in equilibrio, e non è stato possibi-le riproporre la favoletta dei «buoni» edei «cattivi», la trita dicotomia «violen-za/non-violenza». Oltre al fatto che siera molto lontani dalla metafora del-l’assedio: l’immagine era quella del«bloccare tutto», cioè c’era piena con-sapevolezza che il potere è ovunque, èdistribuito sul territorio, è organizza-to in reti, e quelle reti hanno snodi piùimportanti di altri.

Da questo punto di vista, il 14 di-cembre ci è sembrato un momento re-gressivo. Nei giorni seguenti, il movi-mento è stato costretto a impiegareuna spropositata quantità di tempo edenergie negando il frame dei «pochi fa-cinorosi». E come si sa, il più delle vol-te negare un frame equivale a raffor-zarlo. Per invalidare quel frame, an-drebbe messa in campo una prassi ine-quivocabilmente diversa, che non ri-chieda nemmeno spiegazioni. Inoltre,controbattendo alle accuse si contri-

state scavalcate dalle giovani genera-zioni. Al momento, i «grandi eventi»sono la vetrina dello sciame precarioin cerca di visibilità. Come coniugareprospettiva politica e relazione con larabbia sociale?

Non ho risposte operative, chiara-mente, né credo che qualcuno se le at-tenda da me. Posso solo ribadire chenoi Wu Ming riteniamo pericolosa lametafora dell’Assedio al Potere, rite-niamo che non sia obbligatorio per unmovimento prendere la solita via mae-stra che porta alla Grande ScadenzaNazionale, siamo contrari all’accentra-mento simbolico, alla riduzione delMolteplice a Uno etc. Anzi, fosse perme smetterei di farle del tutto, le ma-nifestazioni nazionali a Roma.

Il confronto diretto col Palazzo è unterreno da disertare. Le due magnifi-che giornate del 24 e del 30 novembresono state meglio di quella del 14 di-cembre: più imprevedibili e immagini-fiche, meno stereotipizzabili, menostrumentalizzabili... Meno reprimibi-li... E hanno bloccato il Paese, non so-lo qualche via e piazza di Roma. Occu-pata l’A14 all’altezza di Bologna, occu-pata la Salerno-Reggio Calabria, occu-pate stazioni ferroviarie di importan-ti città... Non sto certo parlando di ma-nifestazioni variopinte ma innocue, vi-sto che il 30 novembre ci sono stati

«FOSSE PER ME SMETTEREIDI FARE MANIFESTAZIONINAZIONALI A ROMA.PER CHÉ LA METAFORADELL’ASSEDIO AL POTEREÈ MOLTO PERICOLOSA»

«CHIAMIAMO ‘emergenza’ una continua ri-de-finizione strumentale del ‘nemico pubblico’da parte dei poteri costituiti. Grazie all’emer-genza, agli occhi della fantomatica ‘opinionepubblica’ viene resa accettabile non solo laviolazione ma la vera e propria sospensionedelle libertà formalmen te sancite dalle costi-tuzioni e dalle carte dei diritti umani. Accetta-bile? Di più: necessaria e auspicabile al fine di‘difendere la democrazia’». Ecco l’eloquenteincipit di «Nemici dello Stato. Criminali, «Mo-

stri» e leggi speciali nella società di controllo»un pamphlet edito da DeriveApprodi [e libera-mente scaricabile dal sito www.lutherblis-sett.net/archive/078_it.html] che analizzala costruzione del nemico pubblico. È un testoattualissimo, che aiuta a ricostruire il tentati-vo di criminalizzare studenti e precari ad ope-ra del governo Berlusconi. Rimaniamo soloagli eventi delle ultime settimane. Quando ilsindaco di Roma Gianni Alemanno contesta ladecisione di scarcerare i giovanissimi arrestati

il 14 dicembre, il mini-stro dell’interno Ro-berto Maroni promet-te il Daspo per i mani-festanti e il capogrup-po al senato del Pdl

Maurizio Gasparri invoca «un nuovo ‘7 aprile’»e «arresti preventivi», ci troviamo di fronte allacostruzione della logica dell’emergenza, equindi del nemico pubblico da parte dell’auto-rità.

IL LIBRONemici dello Stato

LUTHER BLISSETT«NEMICI DELLO STATO»,

DeriveApprodi,

280 pagine, 14,86 euro

In queste pagine I BOOK BLOC a Roma contro la riforma

Gelmini. «Spectres of Marx», nella paginaprecedente, è stato manganellato a Londra.

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 6

Page 8: carta 45_2010

2 4 - 3 0 D I C E M B R E 2 0 1 0 • 7

C A R T A C L A N D E S T I N A

la da solo. Sogno un ‘giornalismo fi-losofico’ che sappia frequentare ipicchetti operai di questi giorni, lelotte contro le discariche, i sit-in an-ti-Tav, le intemerate dei pastori sardiincazzati. Sogno un baratto di paro-le e azioni, tra soggettività diverse,intorno ai fuochi che scaldano i pre-sidi notturni». Mi sembra un’ottimo spunto per Car-ta e per il suo travagliato futuro,

quindi ti chiedo ti spiegare meglio ilconcetto di «alleanze tra locutori».

Quel forum era su un sito molto specia-listico, Materiali foucaultiani, quindi ilnostro lessico riprendeva termini econcetti coniati o utilizzati frequente-mente da Foucault o nel dibattito su dilui. «Locutori» è solo un modo più «ele-gante» per dire «quelli che parlano». Laquestione è semplice, anzi, terra-terra:riguarda il problema del «dire la ve-rità», del «parlare franco» che sfidal’autorità e l’ipocrisia che ci attornia.Questo è il significato di parresìa, lapratica del... dirla-tutta [pan + rhema]che Foucault rintraccia e indaga nellacultura greca. Ho cercato di dire che il«parlare franco», il «dire la verità» nonpuò essere solo la preoccupazione eti-ca di un singolo individuo di fronte alpotere, ma la preoccupazione etica estrategica di una molteplicità di sogget-ti alleati tra loro.

In Italia ci sono tante «prese di paro-la», bisogna valorizzarle e ascoltarle, etrovare un filo di discorsi che entri nel-le crune di tutti gli aghi. Qui torniamoal problema di prima, che non riguar-da solo o principalmente il movimentodegli studenti, ma tutti noi che voglia-mo «parlare franco» contro la crisi e ipadroni: o si tengono insieme tantepratiche che si valorizzino a vicenda,oppure si affermerà una dinamica uni-ca [la «jacquerie»] che toglierà luce al-le altre. Ci sono dinamiche includenti edinamiche escludenti. Un esempio checonosciamo tutti: se in un’assemblea i«locutori» sono solo maschi, vuol direche è in atto una dinamica escludente.A quel punto bisogna individuarla efarla cessare. Occorre un’indagine. Equest’indagine sarà impossibile senzala parresìa, senza la disponibilità aguardarsi in faccia e dirsi la verità.

buisce a spostare l’attenzione dal pro-blema vero, quello per cui il movimen-to è sceso in piazza. Questo non succe-derà più se si proseguirà nella direzio-ne indicata dal 24 e dal 30 novembre[non necessariamente con le stesseidentiche pratiche]. Una delle trappo-le più terribili scatta quando l’antago-nismo è spinto a parlare principalmen-te di scontri e repressione. È veramen-te difficile non cadere in quella trappo-la. Nel 2001, infatti, noialtri ci cadem-mo mani e piedi, quindi sarebbe ridico-lo «bacchettare» il movimento di oggi,non ne abbiamo alcun diritto.

Il sondaggio online su UniRiot.org haincoronato «La volontà di sapere» diMichel Foucault come titolo preferi-to dei Book Bloc. Cito una tua rispo-sta a un forum sul grande filosofofrancese e il «giornalismo filosofico»:«Servono ‘alleanze tra locutori’. Èuna guerra, uno non può combatter-

«IL POTERE È OVUNQUE,ORGANIZZATO IN RETI. QUINDI OCCORRONO‘ALLEANZE TRA LOCUTORI’CHE UNISCANO MOLTISOGGETTI DIVERSI »

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 7

Page 9: carta 45_2010

senza bastoni o caschi, non avevanonessuna intenzione di fare quella chei giornalisti amano definire «guerrigliaurbana»; Xyz non è un «conta balle» [loconferma anche chi lo conosce megliodi me] e dunque mi pare un testimoneinteressante per capire qualcosa di piùsul 14 dicembre…

La parola allora a Xyz.Bellissima manifestazione. Ci han-

no dipinto come teppisti: eravamoquasi tutte persone pacifiche che si so-

EPPISTA IO? Macchè. I violenti sono loro.Ma se vuoi ti racconto tutto: i primi la-crimogeni della mia vita, i miei primisassi tirati, la paura e la rabbia. Guar-da ti dico proprio tutto ma a due con-dizioni. Che non dici il mio nome, quel-lo è ovvio, e che alla fine rispondi tu adue mie domande. Ci stai? Bene».

Conosco un pochino questo ragazzoche chiamerò Xyz. Di lui so per certo 4-5 cose che è interessante tenere pre-sente leggendo questa specie di veloceintervista-racconto su cosa è successoil 14 dicembre scorso a Roma:

Xyz non è un teppista, anzi: è perso-na impegnata nella solidarietà; ne hochiesto conferma a chi lo conosce piùdi me; Xyz è studente e lavoratore [nondirò altro e comunque visto che io so-no un giornalista di professione posso,anzi devo, «proteggere» le mie fonti];Xyz da poco tempo si appassiona di po-litica con tutta l’angoscia di chi senteche gli stanno rubando il futuro; Xyz ealtri amici-amiche sono andati a Roma

no difese dalle aggressioni. Mi chiedise c’erano gruppi organizzati, questifantomatici Black Bloc? Non ho alcu-na pratica di scontri in piazza ma perquel che ho visto, a parte qualche pic-colissimo gruppo organizzato… tut-te le persone che hanno tenuto il cen-tro di Roma contro le cariche della po-lizia erano persone come me, visibil-mente inesperte, senza caschi o altro .Persone che per la prima volta in vitaloro hanno messo un’auto di traversoo cose del genere. E si vedeva. Ci chie-

I miei primi lacrimogeni

Tdi Daniele Barbierihttp://danielebarbieri.

wordpress.com/

8 • C A R TA N . 4 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

«

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 8

Page 10: carta 45_2010

LA PAROLA A XYZ, GIOVANE, STUDENTE, LAVORATOREXCHE RACCONTALA SUA VERSIONE SUGLI SCONTRIX

DEL 14 DICEMBRE, A ROMA. DICE: «NON SONO UN TEPPISTAXMA LE BANCHE SONO NOSTRE NEMICHE »X

Ripeto: non sono un violento e nonapprovo tutto quello che i manifestan-ti hanno fatto. Anche se eravamo noidalla parte della ragione e della giusti-zia. A volte qualcuno può esagerare sì,anche se lotta per la causa giusta.. Di-pende da quanta rabbia ha accumula-to, da quante ingiustizie e umiliazionipatisce ogni giorno. Anni fa ho letto unpaio di libri sulla guerra civile spagno-la e parlavano degli eccessi, dei crimi-ni perfino, commessi da chi difendevala repubblica dall’aggressione fascista,insomma di quelli che erano dallaparte giusta. Errori e qualche volta ilpuro piacere della violenza e della ven-detta, cioè cose brutte e stupide. Maanche se questo accade bisogna direche sono episodi, che il senso è un altro:la maggior parte della gente in piaz-za a Roma si è difesa, lottava per il suofuturo contro chi ci vuole schiavi, con-tro chi un giorno dopo l’altro sta tra-sformando questa esile democrazia inuna dittatura strisciante. E quandoanche la magistratura sarà asservita,come insegna la storia, sarà dittaturaassoluta.

Se vuoi ti racconto qualche episodio,così capisci meglio. Io non sono un teo-rico e da poco che mi interesso di poli-tica: ho iniziato a farlo per paura, per-chè ne sono costretto da quel accade…Si stanno mangiando lo Stato, stanno

devamo l’un l’altro: «Se dobbiamofermare una carica tu sai come si fauna Molotov?». E nessuno lo sapeva.

Mi chiedi se c’erano infiltrati cioègente che ha fatto cose strane e dun-que potevano essere poliziotti o provo-catori come a Genova nel 2001? Non loso, a Genova non c’ero e non ho prati-ca di queste cose. Penso che, come ac-cade spesso, la polizia e i carabinieriinfiltrano qualcuno. E sì, qualcosa chemi è parsa strana l’ho vista. Non sapreidirti di più. Poi c’era tantissima gente

secondo me normale, voglio dire néBlack Bloc né poliziotti ma che, moltosemplicemente, si è voluta sfogare. Noici siamo anche incazzati con chi dan-neggiava le cose a casaccio: sì alcuni lohanno fatto veramente in modo stu-pido e abbiamo litigato con chi tiravabastonate contro qualunque cosagli capitava a tiro.

Ti posso raccontare proprio questodialogo che ho avuto io con un ragaz-zo giovane che, da solo e a viso scoper-to, spaccava a casaccio: «La macchinadel Comune non devi romperla perchèè stata comprata con i soldi nostri».«Questo Stato e questa gente hanno di-strutto la vita dei miei genitori e ora lamia, io voglio vendicarmi su questacittà» mi ha risposto. Io ed altri gli ab-biamo detto: «Sbagli, questa città è tua,devi riprendertela non distruggerla».

Per le banche il discorso è diverso:eravamo tutte e tutti d’accordo che lebanche sono le nostre nemiche. Dasempre. E poi l’ultima crisi internazio-nale è stata provocata dalle speculazio-ni e dagli imbrogli dei banchieri e inve-ce di mandarli in galera i governi salva-no anche i finanzieri più imbroglionie anzi danno loro i soldi che tolgono anoi; ma questo schifo l’hanno capitoin molti. E sempre più gente odia lebanche, bisognerebbe organizzarsi dalbasso, come hanno fatto in Messico e inaltri Paesi contro questi vampiri.

Era la prima volta che noi, cioè io ele persone che erano venute con me, fa-cevamo una barricata. Eravamo d’ac-cordo che spostare le auto e metterle inmezzo alla strada per difendersi ècomprensibile, è giusto. Non c’è altromodo.

2 4 - 3 0 D I C E M B R E 2 0 1 0 • 9

C A R T A C L A N D E S T I N A

«IL 14 DICEMBRE A ROMAC’ERA TANTISSIMA GENTE,SECONDO ME NORMALE,NÉ BLACK BLOC, NÉ AGENTIINFILTRATI, CHE SI È VOLUTASFOGARE»

FOTO MONTESI

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 9

Page 11: carta 45_2010

1 0 • C A R TA N . 4 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

chiunque capitava: anche se aveva lemani alzate e se visibilmente non c’en-trava. C’era una ragazza per terra e l’hosoccorsa. Ma è lì che poco dopo ho vistoun poliziotto per terra, non so come maiera solo: quello è stato veramenteriempito di calci e sputi. Gli sono passa-to accanto e gli ho detto: «Ne hai preseabbastanza, io non ti faccio nulla». Nonmi piace infierire in tanti contro uno, ionon sono come certi sbirri o certistronzi che ci provano gusto. Stavanopicchiando un ragazzo che conosco pe-santemente ma uno di loro ha detto«ora no, che ci sono le telecamere».

Che altro dirti? Il corteo ovvia-mente era spaccato… ma ancora perun’ora abbiamo cercato di resistere.Non ho sentito la tv ma ho letto i gior-nali il giorno dopo: che schifo.

Però ora devo andare a lavorare. Fi-niamo qui. Ti ricordi, giornalista, cheora ci scambiamo i ruoli? Tocca a mefarti due domande.

«Vai pure», gli dico. «Tu sei d’accor-do con la protesta contro la Gelmini econtro Berlusconi?»

«Certo» rispondo. «E allora dov’eriieri?» «Mi avevano invitato n unascuola autogestita a fare una lezionesui razzismi, mi sembrava più utilestar lì che andare a Roma». «Ma alleprossime manifestazioni ci verrai?»

«Avevi detto due domande, questa èla terza». «Non fare lo scemo e rispon-di…» [Quasi si arrabbia Xyz] «Verrò».

«E sei d’accordo con quello che hodetto?» «Questa è la quarta domandama ti rispondo lo stesso. Per quello chemi hai detto sono in gran parte d’accor-do. Il diritto a difendersi non è in di-scussione. E comunque mi inorridisceche tanti si scandalizzino per questepiccole violenze di strada o per quei po-chi che fanno qualche stronzata in unamanifestazione giusta mentre ognigiorno sono complici o tacciono sullagrande violenza di questo sistema».

Abbozza un sorriso Xyz e mentre sene va si prende l’ultima battuta: «Eravero allora quello che dicevano i mieiamici. Non sei un pennivendolo, unostronzo come quasi tutti i giornalisti dioggi».

poveracci come siamo noi. A una abbia-mo dato fuoco per respingere la carica.Ho visto qualcuno che con un tubo suc-chiava benzina dal serbatoio e la met-teva in una bottiglia con uno straccio apenzolare: ho capito che era quella lafamosa molotov.

Ero davvero arrabbiato per tutto.Così quando ho visto un poliziotto a 20-30 metri ho preso la rincorsa e gli ho ti-rato un sasso, il primo della mia vita, tigiuro… Mi ha visto e lo ha parato con loscudo solo per una frazione di secondo.Non mi pento di averlo fatto. Stava lì adifendere un governo mafioso e a pic-chiare ragazze e ragazzi che eranoquasi sempre pacifici, come io e i mieiamici.

Macchè armi. Stupidaggini dei gior-nalisti. Lo sai come abbiamo fatto i ba-stoni per difenderci? Lì, in Piazza delpopolo c’era una casetta in legno,non so forse era un ufficio per infor-mazioni: l’abbiano buttata giù peravere qualche pezzo di legno in manoe poi il resto lo abbiamo bruciato.

Ti ripeto: io non ho visto i sacchi conle molotov pronte e anzi ho chiesto adalcuni tipi più grandi che mi sembra-vano non aver paura: «Ma voi avetepratica di scontri?». E loro mi hannodetto: «Un pochino». Allora ho detto:«Perchè non avete portato bastoni oqualcosa?». E loro: «E chi lo sapeva chesuccedeva tutto questo casino».

Cosa pensavo? A me l’immagine delpoliziotto che carica fa paura, ma poiquando ho visto i poliziotti in carne eossa mi è passata ogni paura. Sì, ancheio quando alcuni di loro sono rimastiisolati sono andato sotto e ho dato unamano a picchiarli.

A un certo punto verso gli archi chechiudono la piazza, si è creato in imbu-to e lì ci hanno manganellato a sangue,

rubando ai poveri per dare ai ricchi. Ionon posso stare a guardare; i nostri ge-nitori e i nostri nonni non hanno lotta-to per questo, capisci?

Allora… Mentre andavamo versovia del Corso con Piazza del popolo al-le spalle, insomma per arrivare Monte-citorio, mi è capitato di stare in primafila. Ero molto arrabbiato per le violen-ze che avevo visto di poliziotti e carabi-nieri, oltre che per tutto il resto e per ilParlamento che aveva appena votato infavore di quel gangster e mafioso diBerlusconi. Insomma ero in prima filae alcune persone tornano indietro ur-lando: «Scappate, stanno per caricare».Poco dopo arrivano i lacrimogeni: era laprima volta che li sentivo vedevo in vi-ta mia. Dal rumore avrei potuto crede-re che fossero bombe…

Poi ho visto che chi aveva i guanti liributtava indietro e altri li calciavano,allora ho cominciato a farlo anch’io.Dopo sono scappato, ma non troppo indirezione di Piazza del popolo. Mentrecercavo i miei amici, ho incrociato mac-chine di carabinieri e polizia molto stra-ne, cioè credo che quelli siano para-ur-ti da sfondamento, non li avevo mai vi-sti. Dietro tanti poliziotti, che inizianoa tirare lacrimogeni.

Non avevamo nulla in mano, tran-ne qualche piccolo gruppo che ho vistocon caschi e qualche spranga. Erano iBlack Bloc? Non so, ti ripeto non ne hodavvero idea. Non mi sembravanotroppo organizzati ma solo un pochinopiù esperti di noi.

A quel punto per difenderci ci met-tiamo a scavare in Piazza del popolo male pietre erano troppo grandi, dunquedifficili da tirare. Così, all’imbocco del-la piazza, quando la polizia ci ha assa-lito di brutto siamo scappati ma loroerano troppo pochi così quando si sonoritirati stavolta li abbiamo caricatinoi. C’era una camionetta della spazza-tura rovesciata, cioè usata come barri-cata, che perdeva benzina e così le ab-biano dato fuoco. Abbiamo spostato inmezzo alla piazza vasi, tavoli e tuttoquel che trovavamo. Sai una cosa? Ab-biamo cercato di usare per le barricatesolo macchine di lusso, non quelle dei

«MACCHÉ ARMI. SAI COMEABBIAMO FATTO I BASTONI?CON QUELLO CHE ABBIAMOTROVATO A PIAZZA DELPOPOLO. NON AVEVAMOPORTATO NIENTE CON NOI»

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 10

Page 12: carta 45_2010

2 4 - 3 0 D I C E M B R E 2 0 1 0 • 1 1

C A R T A C L A N D E S T I N A

A CONTRO-RIFORMA universitaria bri-tannica è, per il momento, l’atto politi-co più significativo del governo di coa-lizione tra Tories e Lib-Dem insediato-si la scorsa primavera. Si tratta di uncambiamento epocale in cui, per fron-teggiare i tagli indiscriminati di Came-ron e Osborne, viene imposto alle uni-versità di autofinanziarsi duplicando eaddirittura triplicando le rette per glistudenti che ora potranno raggiungereun massimo di 9 mila sterline, oltre 14mila euro.

Si tratta di un passo molto contro-verso, soprattutto per i Liberal Demo-cratici che si erano opposti, sei anni fa,all’innalzamento delle rette a 3 milasterline deciso dal governo Blair. Il par-tito di Nick Clegg si era formalmenteimpegnato a opporsi a ogni ulterioretassa per gli studenti, ma i suoi leadersi sono ben presto rimangiati la paro-la in nome della stabilità [ma soprat-tutto della visibilità e del potere] garan-tito dal compromesso di governo con iConservatori.

La riforma viene giustificata spie-gando che gli studenti non dovrannopagare le tasse immediatamente mapotranno cominciare a ripagare il debi-

to una volta entrati nel mercato del la-voro con uno stipendio di almeno 21mila sterline [lorde] annue.

Ovviamente si tratta di una riformaviolentemente classista, che imponedebiti nell’ordine delle 40-50 milasterline per gli studenti in maniera in-discriminata, senza nemmeno tentaredi introdurre una minima progressi-vità nella tassazione. La risposta deglistudenti è stata durissima, occupazio-ni di scuole e università e cortei enor-mi, come non si vedevano da anni inGran Bretagna, con l’eccezione dellaguerra in Iraq. Una mobilitazione dimassa, che ha colto di sorpresa il go-verno e la polizia che hanno successi-vamente cercato di reprimere la prote-sta in maniera violenta e disordinata[imprigionando gli studenti per ore eore al freddo gelido, o caricandoli coni cavalli], col solo risultato di alimenta-re le tensioni e di provocare una reazio-ne ancor più forte dei manifestanti.

Il fronte studentesco è compatto co-me non mai. La contro-riforma gover-nativa viene vissuta come un tentati-vo di espellere migliaia e migliaia digiovani dall’educazione universitaria,di fatto privatizzandola e rendendola

Ldi Nicola Melloni

Università di Oxford

Gli studenti di sua maestàL’AUMENTO ESPONENZIALE DELLE TASSEX

NELLE UNIVERSITÀ BRITANNICHEHA PRODOTTO XUN MOVIMENTODI PROTESTA CHE NON SI VEDEVA DA NNIX

UNA PROVA GENERALE CONTRO L’AUSTERITY X

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 11

Page 13: carta 45_2010

1 2 • C A R TA N . 4 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

NEI CORTEI C’ERANOMOLTI STUDENTIDEGLI SLUM INDIANIE CARAIBICI ARRABBIATIPER IL TAGLIO CLASSISTADELLA RIFORMA

terizzazioni politiche che lancia ilproprio grido di battaglia contro le po-litiche neo-liberali del governo di coa-lizione.

L’università, infatti, non è che il pri-mo tassello di un mosaico raffiguran-te il massacro sociale che i Conserva-tori si apprestano a effettuare. Il pianodi rientro dal deficit presentato pochimesi fa dal ministro delle finanzeOsborne prevede una massiccia ridu-zione dello stato sociale, attaccandoprincipalmente settore pubblico e go-verno locale – quello che garantisce iservizi di base. A questo si unisce uninnalzamento dell’Iva che colpirà inmaniera sproporzionata le fasce piùpovere della popolazione.

Il tutto in nome del pareggio di bi-lancio, scaricando sui Laburisti l’accu-sa di aver creato il buco, quando inrealtà il piano di salvataggio delleistituzioni finanziarie pericolanti perla crisi finanziaria aveva trovato l’ac-cordo degli stessi Conservatori. Inbuona sostanza, Tories e Lib-Demhanno deciso di far pagare ai lavorato-

vani britannici non potranno permet-tersi di rischiare il loro futuro. Per que-sto le manifestazioni sono state cosìmassicce e così partecipate. L’insulsopiano dei conservatori ha permessol’organizzazione in chiave politica delmalcontento generalizzato delle peri-ferie britanniche – invece delle esplo-sioni di rabbia del tipo delle banlieuesparigine, i giovani britannici hannotrovato una richiesta precisa su cui in-dirizzare le proprie lotte – e ha permes-so la saldatura interclassista fra il pro-letariato ed il sottoproletariato e la me-dia borghesia.

Si tratta, per la prima volta in de-cenni, di una ricomposizione dal bas-so di un movimento con precise carat-

accessibile solo ai ricchi, radicalizzan-do le differenze di classe in un paeseche già registra il più basso tasso dimobilità sociale dell’Europa Occiden-tale. In pratica, il figlio dell’operaio èdestinato a fare l’operaio, come nellaprima metà del Ventesimo secolo. E lochiamano progresso.

D’altronde già lo scorso anno ben 21college di Oxford e Cambridge non ave-vano accettato nessuno studente ne-ro e nelle due principali università bri-tanniche quasi il 90 per cento dei nuo-vi iscritti provengono dall’alta o me-dia borghesia. L’accesso all’istruzionesuperiore nel Regno Unito non è auto-matico e bisogna superare test di in-gresso, costantemente vinti da studen-ti provenienti dalle scuole private lecui rette di iscrizione escludono auto-maticamente qualsiasi ragazzo prove-niente dalla working class.

La nuova legge sulle università nonpotrà che peggiorare questa situazione,perché gli studenti che non possonoavere accesso alle migliori universitàavranno un ovvio disincentivo a rico-prirsi di debiti per studiare in istituzio-ni che non danno nessuna garanzia diun futuro impiego ben remunerato – eripagare 50 mila sterline con uno sti-pendio annuo netto di 14-15 milasterline è una condanna a una vita didebito e miseria.

Dunque in piazza c’era un altissimonumero di studenti provenienti dallezone periferiche di Londra, gli slumsindiani e caraibici che manifestavanola propria rabbia per essere forzata-mente esclusi da qualsiasi possibilitàdi riscatto sociale. Ma c’erano anchestudenti di ogni classe ed etnia perchèla riforma, oltre ad essere classista èstupida e deleteria e colpirà le futuregenerazioni in maniera indiscrimina-ta. Le università britanniche divente-ranno più costose di quelle americane,perdendo così un numero consistentedei più brillanti studenti che emigre-ranno oltre oceano.

Al contempo si assottiglierà forte-mente la presenza di studenti europeiche troveranno più conveniente stu-diare a casa propria, mentre, molti gio-

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 12

Page 14: carta 45_2010

2 4 - 3 0 D I C E M B R E 2 0 1 0 • 1 3

C A R T A C L A N D E S T I N A

ri e agli studenti i debiti delle banche,drenando risorse dalle fasce più pove-re della popolazione verso quelle ric-che. I cittadini non sembrano ancoraesserne particolarmente consapevoli,d’altronde gli effetti della stretta socia-le cominceranno a farsi sentire solo apartire dal prossimo anno. La maggiorparte degli economisti, anche quellipiù moderati, sono concordi nel so-stenere che il piano del governo di ri-durre il settore pubblico per rilancia-re quello privato, non ha nessun fon-damento.

Nella patria di Keynes si è dimenti-cato, di proposito, il ruolo fondamen-tale della domanda per far ripartire l’e-conomia in periodi di crisi ed è sicuroche la finanziaria di Cameron non so-lo avrà effetti sociali devastanti mabloccherà la timida ripresa economia

dell’ultimo anno. Il che vorrà probabil-mente dire che altre fasce della popo-lazione prenderanno la via della piaz-za. Gli studenti hanno raccolto moltasimpatia – soprattutto tra gli elettoriscioccati dall’inconcepibile voltafacciadi Clegg e dei Liberaldemocratici – main termini pratici il supporto è statominimo, soprattutto a causa della de-bolezza strutturale del sindacato bri-tannico, battuto dalla Thatcher ed im-munizzato da Blair.

La recessione e la povertà incalzan-te, però romperanno la tregua socia-le degli ultimi due decenni. Gli stu-denti hanno aperto la via e lo hannofatto con grande forza, denunciando lafalsa logica dell’austerity come conse-guenza della crisi. Certo, la crisi esiste,non si può negare, ma sono le scelte ele priorità del governo a venir dura-mente attaccate, denunciando aperta-mente le politiche classiste di DowningStreet. L’onda della protesta nascenelle università ma è destinata a in-grossarsi, coinvolgendo lavoratori,pensionati, cittadini, in Inghilterracome nel resto d’Europa. Nelle stradedi Lontra sembra che si sia aperta unanuova stagione lotte in cui c’è in giocoil futuro stesso del paese.

PER L’ANNO ACCADEMICO appena iniziato, iltaglio subito dalle università britanniche èdel 6 per cento sui fondi disponibili. Secondole proiezioni del governo, l’aumento delletasse – se passerà definitivamente – dovreb-be portare nelle case degli atenei il 10 percento di fondi in più a partire dal 2014. Secon-do altre stime, però, il taglio in termini reali èattorno all’8 per cento e il possibile calo diiscrizioni potrebbe significare che gli ateneici metteranno molto più tempo a recuperarei fondi persi per i tagli decisi dal governo. Particolarmente penalizzate sembrano esse-re le università di più recente formazione, al-

meno secondo i dati di uno studio dello Scot-tish Funding Council basato sui bilanci delleuniversità scozzesi. Il meccanismo dei tagli,infatti, prevede che siano le università conmaggiori successi accademici a essere «pre-miate». Con il risultato che per un ateneo èmolto difficile risalire la china della graduato-ria. La preoccupazione, dunque, è che i fondipubblici, distribuiti come «premio produzio-ne», finiscano per alimentare le disuguaglian-ze tra università, anziché in qualche modocorreggerle. A peggiorare le prospettive per i giovani bri-tannici c’è che a marzo scade il fondo gover-

nativo da un miliardo di sterline per le borselavoro per i giovani tra 18 e 24 anni disoccu-pati da più di sei mesi. Secondo la commissio-ne che ha avuto l’incarico di studiare comesostituire il fondo, il risparmi di breve periodoottenuto tagliando i sussidi e le borse di for-mazione sarebbe ampiamente «ripagato»dalle spese necessarie a sostenere una disoc-cupazione di lungo corso che rischia di risuc-chiare i giovani esclusi dal lavoro in modopermanente. Dal piano di austerità, invece, isindacati attendono tagli ai servizi pubbliciper diverse centinaia di migliaia di posti di la-voro entro i prossimi tre-cinque anni.

L’ONDA DELLA PROTESTANASCE NELLE UNIVERSITÀMA È DESTINATA A CRESCEREPER EFFETTO DEL PIANODI AUSTERITY VARATODAL GOVERNO DI LONDRA

LondraGli studenti entrano

nella sede dei Tories, il partito del premier David Cameron

I TAGLI DI CAMERONL’impatto sull’università e sul welfare

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 13

Page 15: carta 45_2010

1 4 • C A R TA N . 4 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

Dal 14 al 21 ottobre, la Francia havissuto al ritmo delle sommosse licea-li, stupefatta davanti alla loro violen-za, al loro numero, alla loro determina-zione. Spesso le insorgenze si sono uni-te a quelle dei giovani delle banlieues.Per la prima volta la sommossa sidiffonde anche nel centro delle città, inparticolare a Lione.

Il 2 novembre, dopo una manifesta-zione di 40 mila persone, alcuni stu-denti occupano il ministero delle finan-ze di Dublino per protestare control’aumento delle tasse di iscrizione uni-versitarie nella repubblica d’Irlanda.

Da mesi l’aumento delle tasse uni-versitarie nelle università californianeprovoca indignazione degli interessa-ti e scontri. È sempre per questo moti-vo che il 17 novembre scorso l’univer-sità di California è in agitazione. Unagente di polizia ha estratto la sua pi-stola per fuggire alla folla. Nello stes-so momento, gli studenti di Tel Avivdavano orgine a scontri contro il «Ye-shiva students’ stipend bill», un asse-gno di studio riservato ai corsi di lau-rea in religione.

A novembre la situazione precipita. Il24, le riforme universitarie britanni-ca e italiana provocano sommosse si-multanee a Londra e a Roma. Il 2 di-

NCAPUCHADOS» A MERIDA, Maracay oCordoba, «casseurs» a Paris, Lyon ouNanterre, «Black blocks» a Roma…Dall’estate 2010, le università delmondo si passano, senza saperlo anco-ra, il testimone della rivolta.

Da mesi, questa gioventù che nonsopporta più il futuro che gli si prospet-ta non fa altro che ricevere botte dallapolizia, condanne dai tribunali e insul-ti dal mondo politico adulto.

Passiamo in rassegna l’almanaccodelle esplosioni di rabbia. L’11 agosto2010, gli studenti dell’UniversitàCheikh Anta Diop [Ucad] di Dakarhanno assaltato il Centro delle opereuniversitarie [Coud] della capitale se-negalese per chiedere il pagamento del-le borse di studio dei mesi di luglio,agosto e settembre. A settembre si re-gistrano scontri nelle università lati-noamericane. Ma le «cose serie» inizia-no in realtà a ottobre, quando inizia laprotesta contro la riforma universita-ria in Italia [scontri a Milano] e la par-tecipazione degli studenti medi e uni-versitari alle manifestazioni contro lariforma delle pensioni in Francia.

cembre, gli studenti greci sfilano ver-so l’ambasciata britannica per manife-stare la loro solidarietà e vengono re-spinti con i gas lacrimogeni. A Faisala-bad, Punjab pachistano, all’inizio di di-cembre gli studenti si ribellano alla pri-vatizzazione dell’università, scontran-dosi violentemente con la polizia. Unasettimana dopo a Cordoba, nel centrodell’Argentina, la nuova legge sull’edu-cazione proposta dal governatore del-la provincia Juan Schiaretti, ha scate-nato sommosse. Nello stesso periodogli studenti dell’università algerinaLarbi-Ben-M’hidi a Oum El-Bouaghisono insorti contro l’insufficenza deitrasporti.

Il 9 dicembre, la riforma universitariabritannica è votata. L’indomani lasommossa se la prende con la famigliareale. Il 14 dicembre, il voto di fiduciaa Berlusconi passa per tre voti. Romabrucia. Il 15 dicembre lo sciopero gre-co contro l’austerità si conclude conuna sommossa: i giovani sono ancorain prima linea.

Ovunque questa rivolta è condanna-ta duramente dai governanti: cas-seurs, provocatori, encapuchados oblack bloc….Le parole non sono maiabbastanza dure per ribadire che que-sta rivolta non è legittima, che questagioventù sfiancata non è «la vera gio-ventù». I partiti di opposizione sonospesso incapaci di assumere questarabbia, sempre più preoccupati dellarispettabilità del loro discorso che del-la parola popolare.

Quando la repressione colpisce, co-me in Francia dove le condanne sonostate molto pesanti, questi giovani so-no disperatamente soli. Ci sono stati

Università globale,rivoltamondiale

EIL CETO POLITICO ADULTOCHE GESTISCE LA CRISIHA IL SANGUE AGLI OCCHIQUANDO VEDE I GIOVANI SCENDERE IN PIAZZACONTRO I SACRIFICI

di Alain Bertho

«

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 14

Page 16: carta 45_2010

2 4 - 3 0 D I C E M B R E 2 0 1 0 • 1 5

C A R T A C L A N D E S T I N A

re. Borsista al terzo anno, studia dirit-to e Scienze politiche all’università Lio-ne2. Non riprenderà i suoi studi primadi settembre prossimo. Un altro, alun-no di quinta in un liceo professionale,è stato condannato a un mese di carce-re per «incendio di pattumiera», un at-to banale nei blocchi di liceo nel corsodella settimana di mobilitazione [dal 14al 21 ottobre]. Questa ragazza, peraltroin conflitto con lo staff educativo, è sta-ta accusata dalle testimonianze delConsigliere principale di educazione edi un professore di educazione fisica.

Ovunque la gioventù simboleggiaquello che c’è di più insopportabileper l’establishment adulto, che siaeconomico, governativo, politico o ad-dirittura sindacale: l’esigenza di un fu-turo. Ovunque non viene proposto aquesta gioventù altro che la legge del-la disciplina, il dialogo della repressio-ne, la riduzione drastica e non equa delsuo diritto a un’educazione superiore,un posto subalterno e precario nelmondo del lavoro.

Sia chiaro: i fuochi che si accendonoa Londra, Atene, Roma, Parigi, Los An-geles, Dublino, Cordoba, Faisalabad ealtrove sono una buona notizia. Ci di-cono che questo mondo è ancora vivoe che i nostri figli non sono rassegnatia lasciarlo morire nella folle tormentadella finanziarizzazione.

DAL SENEGAL ALLA FRANCIA,RPASSANDO PER PAKISTAN E ITALIA:R

LA RASSEGNA DELLERIBELLIONIRDI UN MOVIMENTO SENZA CONFINIR

I FUOCHI CHE SI ACCENDONOIN TUTTO IL PIANETASONO UNA BUONA NOTIZIA:VUOL DIRE CHE I NOSTRIFIGLI NON SI RASSEGNANOALLA TORMENTA LIBERISTA

più di 200 arresti. I processi in corsomostrano la vera faccia di questi peri-colosi «delinquenti», come Fabien, 22anni, arrestato il 15 ottobre a Lione peraver rotto i vetri di diverse macchine

e tentato di incendiarne una. È statocondannato a otto mesi di carcere. Fa-bien non ha nulla della caricatura del«casseur» fatta dai servizi di polizia,con i quali non ha mai avuto a che fa-

Parigi16 ottobre 2010: manifestazione degli studenti francesi contrro la privatizzazione dell’università.

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 15

Page 17: carta 45_2010

Fate magieAttraversate il deserto con Carta.

Sottoscrivete

Codice IBAN [causale Sos-tengo carta]IT 29 R 07601 14800 000098806631

carta_45 22-12-2010 18:13 Pagina 16