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Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni

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Libretto mostra Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Da Lorenzo Pasinelli a Gaetano Gandolfi. Le tempere della Sampiera.

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Page 1: Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio

in Bologna

Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni

Page 2: Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio

in BolognaLe tempere della Sampiera

Da Lorenzo Pasinelli a Gaetano Gandolfi

1 dicembre 2011 - 19 febbraio 2012

Palazzo FavaPalazzo delle Esposizioni

via Manzoni 2, Bologna

Page 3: Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Genus Bononiae Musei nella cittàNato per iniziativa del presidente della Fondazione Cassa di Rispar-mio in Bologna, prof. Fabio Roversi-Monaco, Genus Bononiae. Musei nella Città è un percorso culturale, artistico e museale artico-lato in edifici nel centro storico di Bologna, restaurati e recuperati all’uso pubblico: la Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale, con un ricco pat-rimonio librario a partire dal 1500; San Colombano, con la col lezione degli strumenti musicali antichi del Maestro Luigi Ferdinando Tagliavini; la Chiesa di Santa Cristina, sede di concerti; Santa Maria della Vita, ove è collocato il Compianto sul Cristo Morto di Niccolò dell’Arca; Palazzo Pepoli, museo innovativo dedicato alla storia della città; Palazzo Fava, affrescato dai Carracci e centro interamente destinato ad eventi ed esposizioni; Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo; San Michele in Bosco, grande belvedere affac-ciato su Bologna, ricco di opere d’arte.

Per meglio descrivere e comprendere il genus, la stirpe dei bolognesi di ieri e di oggi, Genus Bononiae. Musei nella Città si sviluppa attra-verso un percorso urbano che ne racconta la storia, la vita, le arti e i sogni; utilizza le strade di Bologna come corridoi e i palazzi e le chiese come sale, inserendosi nella struttura istituzionale già esistente, così da prevedere un pieno collegamento con altri musei, pinacoteche, realtà culturali, economiche e sociali che animano la comunità locale.

Genus Bononiae.Un percorso culturale,

artistico e museale nel centro storico di Bologna.

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Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni

P alazzo Fava è uno tra i più importanti palazzi di Bologna, il cui nome da sempre è legato all’esordio dei tre Carracci, chiamati

nel 1584 dal Conte Filippo Fava a decorare il grande salone d’onore con un fregio raffigurante Le storie di Giasone e Medea. Sorto sulle ceneri di alcune case andate distrutte da un incendio e acquistate nel 1546 da Filippo di Guglielmo Fava e dal figlio Tommaso, l’edificio presenta tutte le caratteristiche tipiche della residenza rinascimentale, impostato su un ampio portico di sette arcate sopraelevato rispetto al piano stradale. Nessun documento, tuttavia, ha ancora rivelato la paternità architettonica del progetto, anche se alcuni studiosi vi hanno riconosciuto le mani dei due Terribilia, Antonio e Francesco Morandi. Il 22 maggio 1579 Filippo Fava sposava Ginevra Orsi e pochi anni più tardi incaricava i tre giovani pittori, Ludovico, Annibale ed

Agostino Carracci, su interces-sione non del tutto disinteres-sata di Antonio Carracci, loro padre nonché sarto della famiglia Fava, di decorare il salone e le stanze del primo piano. Non immaginava probabilmente che tali affreschi sarebbero diventati una pietra miliare dell’arte itali-ana di ogni tempo. E in effetti, stilisticamente innovativi e dalla

complessa partitura narrativa, non furono immediatamente compresi, come testimonia, tra gli altri, Carlo Cesare Malvasia nella Felsina Pittrice. Nel corso del Settecento il palazzo subì diversi interventi di restauro che interessarono la facciata e il cortile interno, nel corso dei quali vennero alla luce numerosi reperti archeologici di epoca romana tra cui le due colonne in marmo che si trovano ancora oggi nella loggia d’ingresso. Estinto il ramo originario della famiglia, l’immobile passò nel 1790 al conte Nicolò che lo congiunse all’adiacente palazzo Ghisil-ieri, da cui il nome Ghisilieri-Fava. Nel corso del Novecento pervenne prima alla Famiglia Medica poi all’Hotel Baglioni. Quasi abbandonato per oltre 15 anni, nel 2005 l’intero complesso è stato acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, completamente restau-rato e riconsegnato alla città come Palazzo delle Esposizioni.

f Portico via Manzoni

o Piano terra, salone liberty

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Piano primo

Gli affreschi di Palazzo Fava

G li affreschi di Palazzo Fava si ispirano a diversi soggetti mitologici, tra cui il mito di Europa, la storia di Giasone e alcuni temi tratti

dall’Eneide. Gli affreschi si dispongono in sei splendide sale coperte da preziosi soffitti a cassettoni, con bellissimi riquadri a grottesche alternati a quelli figurati: l’approccio è assolutamente antiaccademico e natural-istico per un tema mitologico come le Storie di Giasone alla conquista del vello d’oro (1584), e culmina in momenti di assoluta suggestione come nell’episodio con gli Incanti notturni di Medea che si bagna al ruscello sotto

i raggi della luna, che Andrea Emil-iani definì felicemente “il primo nudo moderno della storia dell’arte”. Gli affreschi di Palazzo Fava sono il primo lavoro compiuto insieme dai tre artisti, il primo saggio della loro riforma pittorica, il primo riuscito esempio della profonda intesa tra i loro diversi stili.

Capolavoro indiscusso della pittura seicentesca, il fregio della sala maggiore rivoluziona la tradizionale concezione di partitura narrativa, radunando azioni diverse all’interno dello stesso riquadro. Sembra inoltre che il ciclo pittorico con Le Argonautiche e le storie di Medea nella Sala di Giasone, ultimato nel 1584, voglia alludere alle virtù eroiche di alcuni membri di casa Fava, primo fra tutti Alessandro, caduto a Lepanto il giorno dopo la grande vittoria della cristianità.Per l’assoluta novità artistica che rappresenta, Palazzo Fava fu definito da Roberto Longhi “un romanzo storico, immaginato sulla grande pit-tura precedente” capace di oltrepassare le secche del manierismo e di “comunicare direttamente ad apertura, non di libro, ma di finestra”.f Agostino, Annibale, Ludovico

Carracci, La fuga degli Argonauti, 1584

o Agostino, Annibale, Ludovico Carracci, Gli incanti di Medea, 1584

Page 6: Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmioin BolognaCuratore della mostra Angelo MazzaConsulente artistico Beatrice Buscaroli

1 dicembre 2011 - 19 febbraio 2012

dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle 19.00

Le mostre

Per informazioni

telefono 051 19936305www.genusbononiae.it [email protected]

Piano primo - Sala Giasone

I dipinti vetero-testamentari di Palazzo Pepoli Vecchio

Piano primo - Sala Ludovico Carracci e Sala Bartolomeo Cesi

Vincenzo Martinelli e Nicola Bertuzzi: le tempere della Sampiera

Piano primo - Sala Francesco Albani

Gaetano Gandolfi, tra pittura di verità e pittura di storia

Piano primo - Sala allievi dei Carracci

Pittura bolognese tra Sei e Settecento: da Lorenzo Pasinelli a Giuseppe Maria Crespi

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Sala Giasone

I dipinti vetero-testamentari di Palazzo Pepoli Vecchio, sede del Museo della storia di Bologna

Le quattro tele, attualmente in corso di restauro, provengo-

no da Palazzo Pepoli Vecchio ove decorano le pareti di una sala al piano nobile. Raffigurano soggetti tratti dal Vecchio Testamento nei quali caratterizzante è la presenza femminile.

Nella scena del ritorno di Davide vincitore, a cavallo, seguito dall’e-sercito e accompagnato dal sol-dato che regge la testa di Golia, la luce mette in risalto la giovane che con le altre ragazze apre la strada al corteo con la danza e la musica. Nell’altra tela di altrettanto vaste dimensioni la toeletta di Betsabea

servita dalle ancelle occupa inte-ramente il campo in primo piano, mentre il re Davide, che aveva messo gli occhi su di lei, in lonta-nanza osserva la scena dal balcone del palazzo. Il biglietto del re che la vecchia consegna a Betsabea suscita il suo turbamento. Prota-gonista del terzo dipinto, la nuda Susanna allontana pudicamente il gesto esplicito di uno dei due uo-mini e distoglie lo sguardo dall’al-tro che ricorre agli strumenti retorici della persuasione. Nell’ul-timo, di minori dimensioni, le due sorelle, protagoniste dell’episodio, seducono il loro padre ormai ebbro; tracciando nel contempo, con l’impostazione scorciata, l’im-pianto diagonale della composi-

zione. Tuttora in corso di studio, le quattro tele si rivelano opera di un artista bolognese informato della cultura artistica della città. Sono verosimilmente databili alla fine del Seicento o agli inizi del Settecento e sembrano rappresen-tare un caso parallelo a quello del conte Pietro Ercole Fava, pittore “per suo diporto e passatempo” come scriveva Antonio Masini, che verso il 1690 consegnò al mar-chese Giovanni Paolo Pepoli “un quadro con una Judita prostrata avanti Oloferne con altre figure intiere minori del naturale”.

f Pittore bolognese, Lot e le figlie, fine sec. XVII - inizi sec. XVIII, olio su tela

i Pittore bolognese, Il re Davide osserva Betsabea al bagno, fine sec. XVII - inizi sec. XVIII, olio su tela

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Sala Ludovico Carracci e Sala Bartolomeo Cesi

Vincenzo Martinelli e Nicola Bertuzzi: le tempere della Sampiera

I l gusto per le tempere decora-tive con paesaggi e prospettive

architettoniche, coltivato a Bolo-gna nel Settecento, ha consegnato l’immagine arcadica di un mondo pacificato nell’ordinata disposi-zione degli elementi naturali che accolgono scene pastorali e soste di contadini e viandanti, così come ritrovi di aristocratici nelle delizie di villa, e rievocano a volte, come in una rappresentazione teatrale, episodi tratti dai poemi epici e cavallereschi.Alle collezioni della Fondazione Carisbo appartiene l’esempio più significativo e interessante di questo genere decorativo, che si avvantaggia peraltro di una ricca documentazione, e cioè la serie di dieci tele che un tempo ornavano due stanze della villa Sampiera sul colle di Barbiano, arredata tra il 1762 e il 1768 dal marchese Valerio Boschi in vista della nomina tra gli Anziani di Bologna che giunse nel 1766. All’esecuzione dei lumi-nosi paesaggi ha provveduto il più

f Nicola Bertuzzi detto l’Anconitano e Vincenzo Martinelli, Le delizie della villeggiatura, seconda metà XVIII sec., tempera su tela, particolare

i Nicola Bertuzzi detto l’AnconitanoNatività della Vergine, 1764, olio su tela, particolare

Page 9: Collezione dei dipinti della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

affermato paesista della seconda metà del Settecento, Vincenzo Martinelli, nipote ed allievo di Carlo Lodi; al completamento di cinque tempere collaborò Ni-cola Bertuzzi che vi aggiunse le eleganti, minuscole figure che animano l’ambiente naturale con la grazia e il virtuosismo di un pennello brillante e disinvolto; mentre nelle cinque sovrap-porte le macchiette dalle forme arrotondate hanno rievocato il nome di Antonio Beccadelli. Del ciclo, impreziosito dalle finis-sime cornici intagliate da Pietro Roppa, fa parte inoltre una Nati-vità della Vergine eseguita nel 1764

dal solo Bertuzzi per la camera da letto del ricco mercante; mentre la piccola pala d’altare con san Petro-nio accompagnato dagli angeli (di-pinto da Antonio Crespi) che im-plora la protezione sulla villa del marchese Boschi (raffigurata in prospettiva sul colle che domina la città di Bologna dal pennello di Vincenzo Martinelli) ornava la cappella della villa.

i Vincenzo Martinelli e Antonio Beccadelli Paesaggio e figure, seconda metà XVIII sec., tempera su tela, particolare

p Antonio Crespi e Vincenzo Martinelli San Petronio implora protezione sulla villa di Valerio Boschi detta “La Sampiera”, 1766 ca., olio su tela, particolare

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Sala Francesco Albani

Gaetano Gandolfi, tra pittura di verità e pittura di storia

I tre dipinti esposti rientrano tra i capolavori del principale

pittore bolognese della seconda metà del Settecento. Il Mendican-te cieco e il pendant della Vecchia con la corona del rosario, eseguiti nel 1771, testimoniano, nella su-perba qualità pittorica che dialo-ga con le tele di Giovan Battista Tiepolo, una commovente parte-cipazione umana per la convin-cente comunicazione espressiva e il senso di dignitosa quotidia-nità. Al contrario, la grande tela con la Morte di Socrate, siglata dall’artista e datata 1782, celebra un episodio di rilevanza stori-ca in uno schema improntato a una solenne classicità, forse ispirata dalle predilezioni per le lettere classiche del commit-tente, Filippo Trenta, uomo di

f Gaetano Gandolfi, Morte di Socrate, 1782, olio su tela

p Gaetano Gandolfi, Mendicante cieco, 1771, olio su tela

legge originario di Ascoli Piceno il quale, prima di abbracciare la carriera religiosa e assumere il vescovado di Foligno, ricoprì per lungo tempo cariche pubbliche in diverse città; anche a Bologna, frequentata in gioventù per gli studi di diritto, dove nel 1778 ricevette la nomina a Uditore generale della Legazione. La tela colpisce infatti per le manifeste aperture al gusto neoclassico.

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Ma del tutto speciale si rivela l’importanza delle due telette di Donato Creti con le Osservazioni astronomiche, repliche autografe di quelle nella celebre serie della Pinacoteca Vaticana, che asso-ciano la visione arcadica della natura alle istanze scientifiche

L’esposizione include altri di-pinti della Fondazione Cari-

sbo, alcuni dei quali affrontano soggetti letterari e temi d’arca-dia; così è nella tela di Lorenzo Pasinelli con il tema ariostesco dell’innamoramento di Angelica che incide sui tronchi il nome dell’amato Medoro, provocando la furia di Orlando; come pure in quella del suo allievo Giovan Gioseffo dal Sole che, attingen-do alla Gerusalemme liberata del Tasso, presenta Rinaldo in atteg-giamento affettuoso con Armida nel giardino incantato; oppure in quella di Giuseppe Maria Crespi, dove Tancredi, altro eroe del Tasso, riconosciuta Clorinda nel-la furia della battaglia, la ripara dal fendente di un cavaliere di Goffredo.

Sala Allievi dei Carracci

Pittura bolognese tra Sei e Settecento: da Lorenzo Pasinelli a Giuseppe Maria Crespi

espresse dall’Istituto voluto da Luigi Ferdinando Marsili che si adoperava per la fondazione a Bologna di un osservatorio astro-nomico.o Lorenzo Pasinelli, Sibilla,

1650 ca., olio su tela

p Giovan Domenico Ferretti Santa Margherita da Cortona in estasi1735 ca., olio su tela

s Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnolo Scena di battaglia: Tancredi salva Clorinda1725 ca., olio su tela

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STRADA MAGGIORE

VIA VALDONICA

V I A M A R S A L A

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Orario d’apertura Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni è aperto al pubblico dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Rimane chiuso il 1° gennaio, il 1° maggio e il 25 dicembre.

Contatti Museo della Città di Bologna [email protected] 051 19936329

ufficio stampaTel 051 2754127 - 051 2754060

Prenotazioni visite guidate [email protected] 051 19936305

Informazioni turistiche I.A.T. Piazza Maggiore 1/[email protected] 051 239660

In trenoLa Stazione Centrale di Bologna dista circa 900 metri da Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, facilmente raggiungibile a piedi lungovia Indipendenza o tramite i trasporti pubblici urbani (Linea 11, 27, A, o taxi). Info treni: www.trenitalia.it.

In aereoL’Aereoporto Internazionale Guglielmo Marconi (BLQ) dista circa 8 km dal centro città, raggiungibile direttamente tramite la linea Aerobus – BLQ Aerobus o tramite taxi. Ulteriori informazioni: www.bologna-airport.it

In autoL’accesso nella Zona a Traffico Limitato (ZTL, in vigore dalle ore 07.00 alle ore 20.00, dalla domenica al venerdì) è consentito previo acquisto di un ticket nei centri ATCittà o presso alcuni ipermercati cittadini.Ulteriori informazioni: www.atc.bo.it Call center 051 290290 I parcheggi siti nel centro storico sono tutti a pagamento. Info e orari: www.comune.bologna.it.

InformazioniCome raggiungere Palazzo Fava

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