con gli occhi alle stelle, 2012, fondazione lercaro, bologna

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Giovani artisti si confrontano col Sacro Con gli occhi alle stelle ARECCO, FRANI, LA ROSA, LEONINI, LOVATI, NOVELLO, SALVALAI, SANNA

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Catalogue of the art exhibition. Artworks by Francesco Arecco, Ettore Frani, Marco La Rosa, Elisa Leonini, Sergio Lovati, Daniela Novello, Daniele Salvalai, Alessandro Sanna. Care of Andrea Dall'Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Massimo Marchetti, Michele Tavola.

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Giovani artisti si confrontano col Sacro

Con gli occhi alle stelle

ARECCO, FRANI, LA ROSA, LEONINI, LOVATI, NOVELLO, SALVALAI, SANNA

Con gli occhi alle stelleGiovani artisti si confrontano col Sacro

PresidenteS. E. Mons. Ernesto Vecchi

Direttore artisticoAndrea Dall’Asta S.I.

Mostra a cura diAndrea Dall’Asta S.I.Ilaria BignottiMatteo GalbiatiMassimo MarchettiMichele Tavola

Segreteria culturale e coordinamento progettiFrancesca Passerini

5HVSRQVDELOH�WHFQLFR���$OOHVWLPHQWR�H�SURJHWWR�JUDÀFRClaudio Calari

Controllo conservativo delle opere esposteMariella Gnani, Bologna

(VHFXWLYL�JUDÀFD�PRVWUD7LSRJUDÀD�%�0�����6WHIDQR�0DUFKLJQROL��0RQWHYHJOLR

Gestione inaugurazioneAlessandra Bonzi

8IÀFLR�VWDPSDArcidiocesi di Bologna

Catalogo a cura della

Fondazione Cardinale Giacomo LercaroGalleria d’arte Moderna “Raccolta Lercaro”

Testi in catalogo

AQGUHD�'DOO¶$VWD�6�,���FRRUGLQDPHQWR�VFLHQWL¿FR�JHQHUDOH,ODULD�%LJQRWWLMatteo GalbiatiMassimo MarchettiFrancesca PasseriniMichele Tavola

3URJHWWR�JUD¿FR�H�LPSDJLQD]LRQHClaudio Calari

5HGD]LRQH�7HVWLFrancesca Passerini

)RWRJUD¿H�GHOOH�RSHUHAndrea RepettoStefano Calcaterra

)RWRJUD¿H�LQDXJXUD]LRQHAndrea Repetto

in copertina:

Daniela Novello, Conviviotufo siciliano, piombo, ferro2008

sul retro:

Vernice frescafoto di Andrea Repetto

Visite guidate a cura della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro in collaborazione con il Settore Arte e Catechesi dell’Istituto Veritatis Splendor

Si ringrazia in particolare Maria Rapagnetta

Servizio di SorveglianzaAssociazione AUSER, Bologna

Si ringraziano

Gabriele Caccia DominioniGalleria L’Ariete artecontemporanea, Bologna0XVHR�GHOOD�)RWRJUDÀD�&RQWHPSRUDQHD��&LQLVHOOR�Balsamo

Adriano GuarnieriMons. Massimo MingardiMons. Valentino BulgarelliMaria Chiara CardiniGiuseppe Campus

Giovanni MascagniGiampietro PeghettiCSG dell’Arcidiocesi di Bologna, /H�UHGD]LRQL�GL�%RORJQD6HWWH�HG�q7Y����3RUWH��I volontari dell’Arcidiocesi di Bologna

Un ringraziamento a Fondazione Cariplo, Milano

Mostra promossa in collaborazione conGalleria San Fedele - Milano

Fondazione Cardinale Giacomo LercaroGalleria d’arte Moderna “Raccolta Lercaro”

Sommario Con gli occhi alle stelle. Giovani artisti si confrontano con il sacro 6

Andrea Dall’Asta S.I.

Opere in mostra 10

Schede delle opere in mostra 51

%LRJUD¿H�GHJOL�DUWLVWL�����������������������������������������������������������������������������������������������������������������������

Nella mostra Con gli occhi alle stelle. Giovani artisti si confrontano col Sacro, a cura di Andrea

Dall’Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Massimo Marchetti e Michele Tavola, otto giovani artisti

provenienti dall’esperienza del Premio San Fedele di Milano (Francesco Arecco, Ettore Frani, Marco La

5RVD��(OLVD�/HRQLQL��6HUJLR�/RYDWL��'DQLHOD�1RYHOOR��'DQLHOH�6DOYDODL��$OHVVDQGUR�6DQQD���ULÀHWWRQR�VX�

temi in relazione all’esperienza dell’uomo legata al sacro. La Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-

5DFFROWD�/HUFDUR�YXROH�FRVu�ULYROJHUVL�DOOH�QXRYH�JHQHUD]LRQL�SHU�SURSRUUH�XQR�VSD]LR�GL�ULÀHVVLRQH�

su ciò che è alla base di una ricerca di verità, traducendola con i linguaggi della contemporaneità.

Da sempre, infatti, l’uomo ha avuto la percezione che la trascendenza si rivela nell’esperienza

sensibile della vita, facendosi presente in luoghi e in spazi precisi, manifestandosi sotto determinate

forme e abitando il tempo umano con tempi propri.

È l’esperienza costante, presente in tutte le tradizioni, del rendere tangibile e ripetibile la presenza

del divino attraverso il rito e le immagini, forme e volti.

A partire da questa ricerca di senso rivolta al riconoscimento del trascendente e dell’assoluto nella

storia dell’uomo, i giovani artisti presenti in mostra si sono cimentati nell’evocazione di temi che,

GDOO¶LPPDJLQDULR�ELEOLFR��UDJJLXQJRQR�LO�QRVWUR�SUHVHQWH�DI¿QFKp��GDYDQWL�DO�VHQVR�GL�IUDPPHQWD]LRQH�

e disorientamento che segna la nostra epoca, si possa sollevare lo sguardo alla ricerca del Dio della vita.

Il simbolo biblico dell’Arca - Arca del Diluvio universale, Arca dell’Alleanza, arca come sepolcro -

QHOOD� ULÀHVVLRQH� GL� )UDQFHVFR� $UHFFR� q� FRVu� HYRFDWR� GD� XQ� YDVFHOOR� IDQWDVWLFR�� XQD� QDYH�JUHPER�

DSSHVD� DO� VRI¿WWR� FKH�GLYLHQH� FRQWHQLWRUH� GL� VHQVR� LQ� DWWHVD� GL� DFFRJOLHUH� WXWWL� JOL� HVVHUL� YLYHQWL�

,O�WHPD�GHO�³VRI¿R´�GL�YLWD�q�DIIURQWDWR�GD�(WWRUH�)UDQL�QHO�WULWWLFR�Respiri, dove, attraverso una pittura

fatta di silenzi e sospensioni, siamo posti davanti alla fragilità e, insieme, alla preziosità e al profondo

mistero contenuto in ogni respiro.

,�JHVWL�GHOO¶8OWLPD�&HQD��JLj�HODERUDWD�GD�/HRQDUGR��QHOOD�ULÀHVVLRQH�GL�0DUFR�/D�5RVD�VL�WUDGXFRQR�

nell’opera L’argomento del terzo uomo, presentandosi a noi come una serie di mani sospese all’interno

di uno spazio tessuto di relazioni.

/D�ULFHUFD�GHO�VLJQL¿FDWR�GHOOD�*HUXVDOHPPH�&HOHVWH�q�UDSSUHVHQWDWD�GD�(OLVD�/HRQLQL�QHOO¶RSHUD�Quest:

un cubo luminoso e un labirinto posto sulla sua sommità suggeriscono l’enigma della vita, la cui ricerca

di soluzione conduce alla meravigliosa città celeste dove lo spazio sacro diventa luogo di condivisione

e fraternità. Lo spazio sacro allora non sarà più separato ma coinciderà con quello della vita stessa.

6HUJLR�/RYDWL��DWWUDYHUVR�XQD�VHULH�GL�ODYRUL�IRWRJUD¿FL��RSHUD�XQD�PHGLWD]LRQH�VXO�UDSSRUWR�OXFH�RPEUD�

WHPSR�FKH�FRQGXFH�DOOD�WUDV¿JXUD]LRQH�GHL�OXRJKL��WHUUHQL�H�VSLULWXDOL��DWWUDYHUVR�LO�VXR�RELHWWLYR�IRWRJUD¿FR�

l’artista si propone di cogliere quella presenza divina che abita tutte le cose e su cui si fonda il mistero della vita.

'DOOD�ULÀHVVLRQH�VXL�OXRJKL�GHO�VDFUR�QDVFH�O¶RSHUD�Alla Fonte di Daniela Novello, dove lo spazio nel

quale Dio si rivela è recintato, separato dall’ordinarietà del quotidiano, per concentrarsi attorno a

un pozzo, potente simbolo biblico della rinascita dalla morte alla vita.

La torre Babel, simbolo di un’umanità stoltamente audace che crede di poter raggiungere Dio, viene

concepita da Daniele Salvalai come un contenitore vuoto, un altissimo scheletro di metallo sul quale è

LPSRVVLELOH�VDOLUH�SRLFKp�L�VXRL�JUDGLQL�VRQR�UHDOL]]DWL�LQ�FHUD�

,Q¿QH��OD�SRWHQ]D�H�OD�PHUDYLJOLD�GHOO¶RSHUD�FUHDWULFH�GL�'LR�HVSUHVVD�LQ�Genesi è tradotta e interpretata

da Alessandro Sanna in una serie di brillanti acquerelli che illustrano l’inizio della Storia di tutte le storie.

Con gli occhi alle stelleGiovani artisti si confrontano col Sacro

Andrea Dall’Asta S.I.

Direttore Raccolta Lercaro

opere in mostra

Francesco Arecco

1, 2, 3

lignum vitae e abete rosso di risonanza

2009

Francesco Arecco

Arca

populus alba

2011

Francesco Arecco

Sidereus munus

ebano, abete rosso di risonanza

2011

(a destra)

Nascondimento (Ester)

13 sculture d’ebano, abete rosso di risonanza

2012

(piccole opere a sinistra)

Ettore Frani

Ascensione o attrazione celeste (trittico)

olio su tavola

2011

Ettore Frani

Terra Latte Luce II ; Predella

olio su tavola

2012

Ettore Frani

Respiri (trittico)

olio su tavola

2011

Marco La Rosa

In between

tavola di legno incisa,

tela pittorica dipinta di bianco, neon

2011

Marco La Rosa

L’argomento del terzo uomo

25 calchi in resina, inchiostro nero, basamenti in ferro dipinti di bianco

2012

Elisa Leonini

Exit

carta adesiva, specchio

2011

Elisa Leonini

Quest

plexiglass, luce, specchio, ferro

2011

Elisa Leonini

L’Escalier du Diable

video

2012

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got was cold

The sky’s gone out 02

stampa ai carboni su carta cotone, montaggio su alluminio

2010

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got was cold

In burning light white light 02

stampa ai carboni su carta cotone, montaggio su alluminio

2010-2011

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got was cold

I dare you to be real 02

stampa ai carboni su carta cotone, montaggio su alluminio

2010

Daniela Novello

Costruzione

tufo, piombo

2009

Daniela Novello

1 Cor 12,26

piombo, legno, tufo, semi di magnolia

2009

Daniela Novello

Alla fonte

tufo e granito nero assoluto

2008

Daniele Salvalai

Babel

ferro saldato, cera

2011

Daniele Salvalai

Osservatorio

ferro saldato

2011

Alessandro Sanna

Caino e Abele

acquerelli su carta

2012

Schede delle opere in mostra

Il titolo dell’opera è paradossalmente uno

VYHODPHQWR� GHO� VXR� VLJQL¿FDWR�� ,QIDWWL� ID�

riferimento al Libro di Esther, il testo della

Bibbia nel quale Dio sembra nascondere il

suo nome e il suo volto celandosi dietro le

apparenti casualità che ritmano il racconto

e rivelandosi solo a coloro che, sostando in

ascolto, sanno riconoscerne i segni all’interno

della storia umana.

Così, a partire dal nascondimento della

SUHVHQ]D� VLJQL¿FDQWH�� O¶DUWLVWD� FUHD� GRGLFL�

³QLGL´� ULSURGXFHQGR� O¶RSHUDWR� GL� TXHJOL�

insetti che costruiscono strutture difensive,

di stazionamento o di letargo (ancor prima

che abitative) con materiali che paiono

accatastati in maniera casuale, ma che

in realtà - ad un’osservazione attenta -

costituiscono sempre architetture analoghe.

/D� SUHVHQ]D� VLJQL¿FDQWH� ±� FKL� DELWD� LO� QLGR�

±� F¶q�� PD� JOL� RFFKL� ¿VLFL� QRQ� OD� YHGRQR��

Ciò che appare a uno sguardo veloce è il

guscio esterno di chiusura. Solo il sostare

VHQ]D�IUHWWD��DQGDQGR�ROWUH�OD�YLVLRQH�¿VLFD��

permetterà lo svelamento dell’essenza,

la comprensione di ciò che è nascosto. Il

dischiudersi di rivelazioni inattese... come

il riconoscere in se stessi il tredicesimo

misterioso bozzolo.

L’opera è anche un omaggio alla zia

dell’artista, una signora agé con un segreto.

Francesco Arecco, Francesca Passerini

«Il lavoro di Francesco Arecco non si limita,

come molta arte degli ultimi decenni, a

UL¿XWDUH�O¶LPPDJLQH��HVVD�UL¿XWD�O¶DWWR�VWHVVR�

GHO�³PRVWUDUH �́�D�IDYRUH�GL�XQ�QDVFRQGHUH��OD�

dimostrazione, a favore di una ricerca [...].

Non incornicia ma racchiude, così che quelle

FKH�D�XQR�VJXDUGR�VXSHU¿FLDOH�GH¿QLUHPPR�

³VFXOWXUH´� LQ� VHQVR� PLQLPDOLVWD�� R� DQFKH� ±�

per usare un termine caro a Donald Judd

±� ³RJJHWWL� VSHFL¿FL´� VRQR� LQ� UHDOWj� SLFFROH�

DUFKLWHWWXUH�� 3HUFKp� q� GDOO¶DUFKLWHWWXUD� FKH�

traggono il loro particolare, poetico rapporto

con lo spazio e con il fruitore [...]»

Kevin McManus, Catalogo Premioartivisive San

Fedele, Milano 2011

«Desiderata è la gemmazione di una piccola

cassa armonica d’ebano che ne fa nascere

un’altra. È il segno della volontà, che può far

generare anche dal legno più inerte».

Francesco Arecco

Tre legni. Tre casse armoniche, come tre

individui, stanno.

In una di esse è presente un’apertura:

unico elemento che la differenzia dalle altre.

L’equilibrio del tutto è dato dall’attesa di cosa

verrà rilevato dalla terza cassa armonica: il

suo aprire l’interno, infatti, può svelare un

segreto. Cosa nasconderà quella piccola

apertura?

Nel processo creativo dell’artista essa

rappresenta la tana del ragno. In natura,

infatti, alcuni ragni cacciano, altri tessono

una tela, altri si nascondono in un cunicolo

e attendono che la curiosità vi spinga un

insetto. Nella bellezza della creazione ogni

elemento ha il suo posto e la sua funzione: in

questo caso, sfruttando lo spazio del legno, il

piccolo ospite costruisce la sua casa.

Luogo di protezione.

Luogo di difesa.

Luogo di attesa.

Luogo di vita e per questo adattato dal ragno

e trasformato in spazio di senso per la sua

esistenza. Sede di intimità e, insieme, cassa

armonica che risuona rivelando il mondo

esterno.

Così le nostre case, dove lo spazio non è mai

neutro ma tracciato di segni e simboli che

parlano dell’interiorità di chi le abita.

Così ciascuno di noi, sensibilissima cassa

armonica in grado di far vibrare, tra i tanti

suoni dell’esistenza, il Suono più alto.

Francesco Arecco, Francesca Passerini

Francesco Arecco

Nascondimento (Ester)

13 sculture d’ebano,

abete rosso di risonanza

2012Francesco Arecco

Desiderata

ebano, abete rosso di

risonanza

2010

Francesco Arecco

1, 2, 3

lignum vitae, abete

rosso di risonanza

2009

«Arca, uno dei vocaboli più profondamente

suggestivi della nostra lingua, deriva la

sua etimologia da una radice alla base di

DOFXQL� YHUEL� FKH� VLJQL¿FDQR� ³SURWHJJHUH �́�

³UDFFKLXGHUH �́� ³FRQVHUYDUH �́� ³WHQHUH� DO�

ULSDUR �́� PD� DQFKH� ³VHSDUDUH �́� ³WHQHUH�

GLYLVR �́� 8Q¶DUFD� QRQ� q� XQ� FRQWHQLWRUH�

TXDOVLDVL�� XQ� SDVVLYR� OXRJR� GL� JLDFHQ]D�� q�

un contenitore attivo, che si prende cura del

suo contenuto in quanto fonte di senso, di

VSHUDQ]D�R�GL�PHPRULD��0HULWDQR�OD�TXDOL¿FD�

GL�³DUFD �́�GXQTXH��WDQWR�O¶$UFD�GL�1Rq�TXDQWR�

l’Arca dell’Alleanza e ancora la tomba,

FKLDPDWD� ³DUFD´� QHO� OLQJXDJJLR� SRHWLFR� ¿QR�

all’Ottocento.

[...] L’Arca di Arecco ammicca, senza

costringersi a scegliere un riferimento

piuttosto che un altro, a tutta la schiera

di suggestioni letterarie e mitologiche che

questo termine evoca. Quest’arca è lo

scrigno dell’Alleanza, o forse è la nave che

custodisce le specie salvandole dal diluvio

universale. [...] Arecco ci mostra l’arca

nella sua franca, disarmante materialità:

non un oggetto di design [...] ma una sorta

di rifugio minimo, un’operazione istintiva e

protettiva di chiusura e delimitazione dello

spazio. [...] Un lavoro tutto umano che tratta

il suo contenuto come un dono da custodire.

Ed è proprio la sua materialità, nella quale

ci imbattiamo improvvisamente, ad invitarci

alla ricerca del senso, non guardando come

apatici spettatori, ma addomesticando

lo spazio, quasi nuotando sotto questo

LQJRPEUDQWH�³VFDIR �́�SUHQGHQGRQH�OH�JLXVWH�

distanze, trattandolo come involucro ma

anche come punto di accesso [...]»

Kevin McManus, Custodire il senso. L’Arca di

Francesco Arecco, in Luoghi del sacro, catalogo

della mostra-Galleria San Fedele, Milano 2012

/HWWHUDOPHQWH� ³GRQR� GHO� FLHOR �́� TXHVW¶RSHUD�

è una cassa armonica di pregiato ebano

che invita a interagire con essa, svelando a

FROXL� FKH�¿VVD� LO� SURSULR� VJXDUGR�DOO¶LQWHUQR�

SUH]LRVH� WUDPH� GL� OXFH� FKH� ¿OWUDQR� GD�

aperture laterali.

Una mappa celeste.

«La maggior parte delle opere scultoree di

$UHFFR� ULHQWUD� QHOOD� GH¿QL]LRQH� GL� ³DUFD´��

QRQ�LPPDJLQL��Qp�SXUL�RJJHWWL�FROORFDWL�QHOOR�

spazio, ma contenitori di senso che pur

nascondendo, proteggendo il loro contenuto,

ne dichiarano sottilmente la presenza,

invitandoci a scrutare, a cercare, o anche

Testimonio è un’opera d’arte passiva: è lui

che osserva noi.

Immersi nella frenesia di questo tempo, noi

viviamo sempre più soli: soli anche quando

VLDPR�FRQ�DOWUD�JHQWH�SHUFKp�SUHVL�GD�WURSSL�

pensieri.

Il Testimonio ha funzione di indagatore

silenzioso del nostro agire. Se qualcuno ci

osserva, se sappiamo di essere osservati,

infatti, siamo portati ad agire per il meglio.

In quest’ottica, dunque, l’opera ha un

VLJQL¿FDWR� FULVWRORJLFR�� q� O¶RFFKLR� SUHVHQWH�

ma discreto di Colui che ci è accanto.

Reggendo lo spazio grande della parete, dal

muro ci osserva.

Alle nostre spalle, la Croce di Ettore Spalletti

ci ha già posto davanti a una scelta: tra il

Bene e il Male, tra la Vita - restituita dal

VDFUL¿FLR�DVVROXWR�GL�&ULVWR���H�OD�PRUWH�

Francesco Arecco, Francesca Passerini

Francesco Arecco

Arca

populus alba

2011

Francesco Arecco

Sidereus munus

ebano, abete rosso di

risonanza

2011

solo a farci prendere dal silenzio che fanno

risuonare. Contenitori che svolgono la loro

funzione dichiarandoci la bellezza e la poesia

del contenere»

Kevin McManus, Custodire il senso. L’Arca di

Francesco Arecco, in Luoghi del sacro, catalogo

della mostra-Galleria San Fedele, Milano 2012

Francesco Arecco

Testimonio

palissandro

2010

Francesco Arecco

Casse di vento

pioppo, acero,

palissandro, abete

rosso di risonanza

2010

«La cassa di vento è suono e movimento

d’aria in potenza. E con ciò, molto più

VLJQL¿FDWLYD� GL� YHUR� VXRQR� H� YHUR� YHQWR��

Accostando l’orecchio a una conchiglia

inerte sentiamo il mare, che in realtà è un

effetto del rombo del nostro cuore sui nostri

timpani. Allo stesso modo, la visività di una

cassa armonica inerte - ma pronta, croccante

- stimola il volo di mente».

Francesco Arecco

Ettore Frani

Ascensione o

attrazione celeste

(trittico)

olio su tavola

2011

È l’elemento determinante e indispensabile

alla vita dell’uomo e al ciclo naturale. Frani

pone l’accento proprio sulla sua dimensione

di sospensione ciclica che la pone tra ascesa

e discesa, in moto dal cielo alla terra e

YLFHYHUVD��,Q�TXHVWR�YLDJJLR�LQ¿QLWR�H�DWDYLFR�

O¶DUWLVWD� ULFRQRVFH� H� LGHQWL¿FD� O¶DFTXD� FRPH�

VSHFFKLR� WUDV¿JXUDQWH� O¶DQLPD� H� LO� YLYHUH�

dell’uomo, nel cammino e nella tensione della

sua esistenza, in equilibrio tra le contingenze

terrene e il mistero dell’incommensurabile.

Tutto si risolve in un’atmosfera di leggerezza

H� DQQXOODPHQWR� GHOOD� ¿VLFLWj�� TXDVL� O¶DUWLVWD�

avesse revocato e sottratto l’incombenza

concreta della gravità. Negli scomparti

ODWHUDOL� VL� SUH¿JXUD� O¶LQYLVLELOH� DWWHVD� GHO�

nostro essere pellegrini e viandanti.

Matteo Galbiati

Ettore Frani lega la sua pittura alle

composizioni canoniche di dittici, trittici e

polittici che nei secoli hanno caratterizzato

la grande tradizione espressiva religiosa.

Partendo da quest’impostazione risolve le

sue immagini secondo una concentrazione

più marcata sul valore simbolico di una

pittura, avvolgente ed intensa pur ridotta ai

termini minimi, mezzo unico per accedere al

lato invisibile e nascosto della sua poetica. In

quest’opera l’acqua ha il ruolo di protagonista.

Ettore Frani

Respiri (trittico)

olio su tavola

2011

Un accento intenso viene posto su

quest’opera: il bianco quasi assoluto diventa

cassa di risonanza per lo sguardo e la

composizione si spoglia da ogni immagine

tangibile per presentarsi come muta

annunciazione. Ogni senso viene indirizzato

ad una consapevolezza più forte e salda, in

cui il desiderio di scoperta porta a vedere

ROWUH� OD� SHOOH� GHOOD� VXSHU¿FLH� GHO� GLSLQWR��

Oltre le consuete immagini estatiche che

assorbono e disorientano con la bellezza

delle loro forme. Qui la bellezza che mostra

Frani è quella occulta e invisibile, quella

da cercare altrove, dietro il segreto dello

sguardo. Chi osserva si riserva allora un

tempo maggiore per comprendere, per

svelare il lato misterioso ed oscuro presagio

della forma. La ricerca dell’indecifrabile e

dell’inafferrabile è lo scopo di questa attesa.

Un’attesa che diventa epifania, nel tempo in

cui quel bianco si manifesta nella sua intima

verità. Un bianco che non è cancellazione

o privazione, ma rivelazione e scoperta. La

silenziosa esibizione del tutto.

Matteo Galbiati

Ettore Frani

Terra Latte Luce II,

Predella

olio su tavola

2012

Estrapolata da una composizione a polittico

molto più elaborata e complessa, quest’opera

ripropone la capacità della pittura di Ettore

Frani di articolare immagini che giocano con

il valore e il ruolo dei simboli. Il titolo enuncia

WUH�SDUROH�FRQ�WUH�VLJQL¿FDWL�GLIIHUHQWL��IRUVH�

lontani e disgiunti tra loro, ma tanto evocativi

di immagini intricate nella loro immediata

semplicità. Sono simboli appunto. Simboli

che non devono necessariamente essere

VFRSHUWL� PD� LQWHUSUHWDWL�� PRGL¿FDWL�� IDWWL�

propri. Ancora non ci sono risoluzioni esatte

cui giungere, l’artista non ci impartisce una

lezione aulicamente preconfezionata, ma

In Between è la soglia tra le tecniche creative

VXOOH� TXDOL� q� DQGDWD� DI¿QDQGRVL� OD� ULFHUFD�

del giovane artista bresciano: il dipingere

³ELDQFR�VX�ELDQFR �́�QHJDQGR�DQDOLWLFDPHQWH�

OD�SLWWXUD��q�XQD�SRUWD�FKH�VL�DSUH�H�LQYLWD�DG�

un percorso spirituale dove il raziocinio cede

LO�SDVVR�DOOD�PHWD¿VLFD��q�OD�YLVXDOL]]D]LRQH��

complice la luce, del momentaneo apparire,

del (temporaneo) dichiararsi dell’artista

al mondo. In Between è, innanzitutto,

I gesti delle mani leonardesche si materializ-

zano nello spazio scultoreo di Marco La Rosa

FKH�ULÀHWWH�VXO�FRQFHWWR�GL�VRJOLD�WUD�XPDQR�

e divino, tra ciò che appartiene alla terra e

ciò che si eleva nello spirito. Nello spazio del

sacro, luogo protetto dove avviene la rivela-

zione, dove il linguaggio si fa luce e prende

forma, frammento dopo frammento, nell’at-

tesa della Verità, il giovane artista percorre

e plasma la gestualità pittorica di Leonardo,

scegliendo le proprie mani per quelle di Cri-

sto e di Giuda, chiedendoci: l’artista-uomo

è traditore o salvatore della sua opera? Si

mente o si dichiara attraverso l’arte?

Ilaria Bignotti

ci pone davanti ad un mistero. La pittura

diventa nuovamente l’involucro del nostro

sentire, lo scrigno dove albergano quei

misteri da conservare e preservare. Da

allargare a nuove interpretazioni. L’opera

è pronta ad accogliere la voce e la volontà

dell’altro. Solo in questo modo si penetra al

suo interno e si lascia dis-velare. Frani mette

l’opera nella condizione di essere un varco,

una soglia che si apre e, dopo essere stata

contemplata ed aver inter-agito con l’altro,

subito si chiude per ritornare allo stato

iniziale, alla sua naturale bellezza pura e

LQFRQWDPLQDWD��8Q�PLVWHUR�SUHVHUYDWR�¿QR�DO�

prossimo e successivo sguardo, al nuovo e

irripetibile incontro.

Matteo Galbiati

Marco La Rosa

In between

tavola di legno incisa, tela

pittorica dipinta di bianco,

neon

2011

la dichiarazione di un’attesa: dell’atto di

nascita di un nuovo percorso, dell’ignoto che

all’artista già appartiene, attraversandone

l’anima-l’opera ad ogni istante.

Ilaria Bignotti

Marco La Rosa

L’argomento del terzo uomo

25 calchi in resina, inchiostro

nero, basamenti in ferro

dipinti di bianco

2012

Elisa Leonini

L’Escalier du Diable

video

2012

Il video documenta un’installazione ambien-

tale realizzata dall’artista nello scalone del-

la sede dell’Università Cattolica di Brescia.

Sfruttando le regole dell’anamorfosi, la vi-

sione dall’alto trasforma la gradinata in un

esteso pentagramma su cui si disegnano al-

cune note musicali. Si tratta di un passaggio

dal tredicesimo Studio per pianoforte solo

di György Ligeti, intitolato L’escalier du Dia-

ble, un brano costruito su febbrili sequenze

di note ascendenti che ogni volta ripartono

dal basso. L’osservatore prende coscienza

dell’opera solo a posteriori dando un senso

al proprio percorso.

Massimo Marchetti

Il senso del percorso che si è compiuto lo si

FRPSUHQGH� DOOD� ¿QH�� &RVu� q� OD� QRVWUD� YLWD��al termine possiamo guardare indietro e

leggere i segni nella loro unità.

Andrea Dall’Asta S.I.

$OOD�¿QH�GHO�SHUFRUVR�GHOOD�PRVWUD�LO�YLVLWDWRUH�stesso diviene parte dell’opera: alcuni segni

collocati a terra anticipano il suo incontro con

uno specchio rotondo, occhio retrospettivo

che lo colloca nella giusta prospettiva per

leggere i segni e ciò che in quel preciso

momento sta compiendo.

Ê�DQFKH�O¶LQYLWR�DG�XQ¶LURQLFD�³ULFRGL¿FD]LRQH�GHO� PHVVDJJLR´� GD� SDUWH� GHO� ULFHYHQWH��teorizzata da Roman Jackobson per

individuare la funzione poetica del linguaggio.

Massimo Marchetti

Elisa Leonini

Exit

carta adesiva, specchio

2011

La scultura è un’interpretazione

della Gerusalemme Celeste descritta

nell’Apocalisse di Giovanni. La forma cubica

rimanda infatti all’unità di misura alla base

delle mura della città, la luce che ne promana

è la luce di Dio. Nella faccia superiore

possiamo vedere una riproduzione del

celebre labrinto della cattedrale di Chartres,

percorso simbolico per il raggiungimento

della città di Dio. Avvicinandoci a questo

simbolo, l’immagine che ne scaturisce non è

altro che il nostro stesso volto.

Massimo Marchetti

Elisa Leonini

Quest

plexiglass, luce,

specchio e ferro

2011

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got

was cold - In burning light white light 01 – 02 – 03

stampe ai carboni su carta cotone,

montaggio su alluminio

2010-2011

Contemplazione delle nuvole

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got

was cold - In burning light white light 01 – 02 – 03

stampe ai carboni su carta cotone, montaggio su

alluminio

2010-2011

Contemplazione del cielo

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got

was cold - I dare you to be real 01 – 02

stampe ai carboni su carta cotone,

montaggio su alluminio,

2010

Contemplazione di una cascata d’acqua

Le opere di Sergio Lovati, fotografo

PLODQHVH�� ¿Q� GDO� WLWROR� VL� LQWHUURJDQR� VXO�

senso di un percorso che nasce dallo spirito

e si traduce in forma mutevole e ammaliante

come l’energia delle cose se viste con gli

occhi dell’anima: All we ever wanted was

everything all we ever got was cold.

Se è ancora valida l’idea che il medium sia il

messaggio, Sergio Lovati porta alle estreme

FRQVHJXHQ]H�OH�SRWHQ]LDOLWj�GHOOD�IRWRJUD¿D��la sua opera pare infatti costantemente

HVSHULUH� L� OLPLWL� GHO� OLQJXDJJLR� FRGL¿FDWR��sciogliendosi nell’incanto della pittura,

dissolvendosi nelle potenzialità del suono e

del silenzio.

Un fascino enigmatico pervade e si diffonde

dai suoi lavori che richiedono uno sguardo

lento e contemplativo: inutile avere fretta,

o qualsivoglia ansia di cogliere, in pochi

VHFRQGL�� XQ� SRVVLELOH� VLJQL¿FDWR�� 4XHVWR�� q�racchiuso nel tempo della visone che diventa

esperienza dell’occhio-mente.

E ciò accade con l’intensità del sussurro che

VHJXH� LO� JULGR�� FRQ� OD� YLROHQ]D� GHOO¶D]LRQH�FKH� VFDWXULVFH� GDOOD� ULÀHVVLRQH� VRIIHUWD��Sia laddove il soggetto si raggrumi in una

oscurità onnivora, sia che vibri di rischiarate

possibilità, Sergio Lovati riesce, nel tempo

del fare e del percepire, a sciogliere il suo

percorso etico in visione estetica.

Ilaria Bignotti

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever got

was cold - Burning from the inside 01 – 02 – 03 – 04

stampe ai carboni su carta cotone, montaggio

su alluminio

2010

Contemplazione delle stelle

Sergio Lovati

All we ever wanted was everything all we ever

got was cold - In burning light white light 04

stampa ai carboni su carta cotone,

montaggio su alluminio

2010-2011

Contemplazione delle nuvole

«Costruzione è una struttura architettonica

aperta, realizzata con il tufo, una sorta

di fonte battesimale reso essenziale dalla

semplicità della linea costruttiva. Ma su di

esso sono posti degli abitini da bambino di

piombo. Sono stati ricavati da cartamodelli

d’antan: una camicina con il colletto rotondo

e un paio di calzoncini alla zuava. L’abito

entra nello spazio, va a completarlo, diviene

SUHVHQ]D� XPDQD�� Ê� XQ� DELWR� JRQ¿R�� LQ� FXL�

potrebbe essere un corpo»

Angela Madesani, Volti del sacro, catalogo della

mostra-Galleria San Fedele, Milano 2009.

Daniela Novello

Costruzione

tufo, piombo

2009

Daniela Novello

Convivio

tufo siciliano, piombo,

ferro

2008

FRVu�VLPEROR�GHO�VDFUL¿FLR�GL�&ULVWR��q�LO�VXR�

FRUSR�FRQVHJQDWR�DOOD�PRUWH��VSH]]DWR�¿QR�

all’estrema donazione della vita come atto

d’amore per l’intera umanità.

Su un’unica mensa ricoperta da una tovaglia

plasmata in piombo Daniela Novello scolpisce

il simbolo della nuova alleanza tra Dio e

gli uomini portata a compimento da Gesù.

Sederci al suo convivio, riconoscere la sua

presenza ogni volta nel ripetersi rituale dello

spezzare il pane e gustarlo come invitati al

banchetto di festa, ci rende un solo corpo in

comunione al solo Pane di vita.

Francesca Passerini

Il pane, immagine immediatamente

IDPLOLDUH� SRLFKp� DOLPHQWR� EDVH� GL� RJQL�

mensa, riceve da Gesù stesso il simbolismo

più trascendente: Io sono il pane della vita

�*Y���������Io sono il pane: chi viene a me

non avrà più fame �*Y���������Io sono il pane

disceso dal cielo (Gv. 6,41). Il pane spezzato,

realizzato dall’artista con tufo di Sicilia - una

roccia magmatica, porosa e leggera - diviene

Questa «grande installazione composita è

ispirata alla Prima Lettera di San Paolo ai

Corinzi.

E infatti il corpo non è formato da un

membro solo, ma da molte membra. [...]

Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe

l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe

l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le

membra del corpo in modo distinto, come

egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro

solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte

sono le membra, ma uno solo è il corpo.

[...] Quindi se un membro soffre, tutte le

membra soffrono insieme; e se un membro

è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.

Sugli stendardi di piombo, come piccoli

arazzi posti a croce in simmetria sfalsata

sulla parete, sono incisi, cuciti, dei dettagli

del corpo di Cristo. Novello si è ispirata in

WDO� VHQVR� DOOD� ¿RUHQWLQD� &URFL¿VVLRQH di

Cimabue. È una costruzione a podio. Sotto

ogni stendardo è posta in maniera speculare

allo stendardo steso, del quale ricalca

esattamente le misure, una vasca colma di

zolle di terra. Il colore marrone della terra

è reso lucente da piccole gocce rosse, sono

semi di magnolia. Il riferimento è chiaro. È il

sangue di Cristo. Vita, morte, passione. Dalla

morte, dal sangue germoglia il seme della

vita. Novello qui ha lavorato per metafore di

chiara leggibilità»

Angela Madesani, Volti del sacro, catalogo della

mostra-Galleria San Fedele, Milano 2009.

Daniela Novello

1 Cor 12,26

piombo, legno, tufo,semi

di magnolia

2009

Daniela Novello

Alla fonte

tufo, granito nero

assoluto

2008

/¶RSHUD� QDVFH� GDOOD� ULÀHVVLRQH� VXL� OXRJKL�

abitati da Dio. Se l’esperienza del sacro

designa l’aprirsi alla trascendenza, a

qualcosa al di sopra di noi, lo spazio nel quale

Dio si rivela è in genere recintato, separato

dall’ordinarietà del quotidiano.

Il pozzo nella tradizione biblica è simbolo

dell’acqua viva, segno della presenza di

Dio (Ger. 2,13) e della sua sapienza (Sir.

24,23-29). Dai Patriarchi era considerato il

OXRJR� SULYLOHJLDWR� GHOO¶LQFRQWUR� WUD� ¿GDQ]DWL�

�*Q�� ������� ������ (V�� ������� KD� TXLQGL� XQ�

simbolismo sponsale che trova corrispondenza

nell’immagine della Chiesa-sposa di cui parla

San Paolo. In quest’ottica il pozzo diviene

allora il luogo dell’amore, dell’intimità, della

FRQ¿GHQ]D�SL��SLHQD��(¶�LO�OXRJR�GRYH�O¶DVFROWR�

reciproco diventa attesa dell’Acqua viva.

Il pozzo di Giacobbe, in Samaria, è il

luogo appartato nel quale Gesù incontra la

Samaritana e dove si svolge uno dei dialoghi

SL�� VLJQL¿FDWLYL� H� VFRQYROJHQWL� GHO� 9DQJHOR��

Gesù entra nel cuore e nella vita di questa

donna determinandone un cambiamento

radicale che le aprirà un nuovo percorso

esistenziale, completamente inaspettato.

Il pozzo diviene quindi, per tutti gli uomini,

simbolicamente luogo di incontro con la

Parola viva di Dio.

Francesca Passerini

Daniele Salvalai

Osservatorio

ferro saldato

2011

'RYH� VRQR� ¿QLWH� RJJL� OH� VWHOOH"� 'DQLHOH�

Salvalai parte da questo interrogativo e

presenta una scultura che, in scala ridotta,

anticipa una realizzazione che vorrebbe

farsi su scala ambientale. Oggi le stelle

sono scomparse, soppresse dall’accecante

annullamento del cielo notturno imposto dal

vivere metropolitano. Non le vediamo più e,

dopo millenni in cui hanno concesso all’uomo

la loro presenza come punto di riferimento,

guida per i suoi viaggi, indicazione per

le sue scoperte, simbolo e presenza del

credo delle sue religioni, gli astri sono stati

eclissati alla nostra vista. L’Osservatorio di

Salvalai diventa una stanza dentro alla quale

raccogliere lo sguardo che viene rimandato

in alto, a scivolare verso le immensità del

FRVPR��&RPH�LO�SUR¿OR�GL�XQD�PRQWDJQD��XQD�cortina avvolgente, dalle forme semplici e

dai colori mimetici, è l’ambiente silenzioso,

protettivo che annulla ogni contingente

presenza contemporanea e ci permette di

ritornare a guardare le stelle, conquistando

un gesto di pura felicità per lo sguardo.

Matteo Galbiati

Daniele Salvalai

Babel

ferro saldato, cera

2011

La scultura riprende la forma della torre

di Babele, palesazione del desiderio

d’onnipotenza della bramosia umana che

DYHYD�SRUWDWR�O¶XRPR�D�V¿GDUH�'LR�FRQ�TXHVWD�imponente costruzione ascendente con la

quale voleva, per avvicinarsi a lui, arrivare

all’altezza dei cieli. Quella che propone

Salvalai è l’idea vana e vanagloriosa del

tentativo di rincorsa al cielo: l’artista svuota

la forma, riducendola ad uno scheletro che,

instabilmente poggia solo su pochi elementi

±� XQ� DQFRUDJJLR� D� JUDSSROR� FKH� QRQ� VDOGD�

WXWWH�OH�IRUPH�D�WHUUD�±��H�YDQL¿FD�in incipit la

sua impressione di solidità. Questo ci riporta

alla sua inevitabile distruzione e caduta, e

con essa, alla rovina di tutte le brame di un

XRPR�FKH�DYHYD�RVDWR�V¿GDUH�'LR�Matteo Galbiati

Le dieci illustrazioni della Genesi,

FRVWUXLWH� FRQ� XQD� UDI¿QDWD� TXDOLWj� GHOOD�stesura dell’acquerello, compongono una

narrazione in cui le forme sembrano crearsi

spontaneamente come onde generate

da un semplice impulso. La trasparenza

liquida del colore, modulata per produrre

profondità diverse, struttura l’immagine

su piani paralleli che offrono una visione

assimilabile a quella di una lanterna

magica. A partire dalla Creazione della

OXFH�� VYROWD� LQ� XQD� GLPHQVLRQH� ¿JXUDWLYD�ancora astratta, le componenti del Creato si

sommano progressivamente senza tuttavia

compenetrarsi e confondersi, offrendo quasi

un dissezione geologica della ricchezza del

mondo dove ogni elemento conserva una

voce riconoscibile all’interno del coro.

Massimo Marchetti

Alessandro Sanna

Storie di Genesi

acquerelli su carta

2012

%LRJUD¿H�GHJOL�DUWLVWL

Francesco Arecco

Nato a Gavi, in provincia di Alessandria,

nel 1977, predilige il legno per il calore,

l’elasticità, la fragranza olfattiva e la struttura

organica e viva di questo materiale. Le sue

composizioni, ancora prima che opere d’arte,

sono casse armoniche capaci di emettere un

suono, ora soave ora aspro. Le creazioni di

$UHFFR�DQ]LFKp�VYHODUH�QDVFRQGRQR�OH�IRUPH��

celano il senso del suo percorso artistico

che va scoperto lentamente, penetrando

idealmente all’interno delle opere stesse.

Michele Tavola

Ettore Frani

Nato a Termoli (Campobasso) nel 1978, di-

pinge seguendo una pratica meditativa e

visionaria: esplora silenziosamente i territo-

ri dell’invisibile e cerca di inseguire la raf-

¿JXUD]LRQH�GHOO¶LQHQDUUDELOH��/D�FRQFUHWH]]D�

composta del suo gesto, la cura concentra-

ta dell’esecuzione - degne di un miniatore

d’altri tempi - assorbono lo sguardo, proiet-

tandolo in una dimensione nuova. Solo allo-

ra passa oltre e perfora la cortina sottile di

luce e materia che diventa impalpabile agli

occhi. Questa vibrazione sposta immediata-

mente l’immagine al suo doppio mentale. La

¿JXUD�VL�DVWUDH�VRWWUDHQGRVL�DOOD�YLVLRQH�SHU�

provare a decifrare i contenuti più segreti e

imperscrutabili, cui la sua pittura poetica può

tendere. La fragilità rarefatta rimanda a quel

WHUULWRULR�FKH�VL�SRQH�DO�FRQ¿QH�HVWUHPR�GHO�

visibile. In bilico sull’orlo della trascendenza,

dove il tempo minuto vive e assapora l’eter-

no.

Matteo Galbiati

Marco La Rosa

Nato a Brescia nel 1978, affronta una ricerca

WHVD�D�PHWWHUH�LQ�FRQÀLWWXDOH�UHOD]LRQH�O¶LQWLPD�

visione dell’artista con problemi di carattere

universale e virati in chiave concettuale: la

UHOD]LRQH�RSHUD�VSD]LR�LQWHVD�FRPH�UDSSRUWR�

teorico e progettuale tra rappresentazione

e interpretazione, l’alternarsi nell’oggetto

artistico della regola e della variazione. Così

è nelle opere esposte in mostra: sia che

indaghi il gesto leonardesco, sia che agisca

sulla parete con un varco luminoso, Marco

/D�5RVD�YHUL¿FD��QHOOR�VSD]LR��OD�VXD�YLVLRQH�

estetica che diventa dramma etico.

Ilaria Bignotti

Elisa Leonini

La ricerca di Elisa Leonini, nata a Ferrara

nel 1980, si focalizza sulle implicazioni

percettive dell’attraversamento degli spazi

e, in particolare, su come la vista, vedendo

innanzitutto ciò che si crede di sapere,

GLPRVWUL� LO� QRVWUR� VHQVR� SL�� ³FXOWXUDOH´� QHO�

GH¿QLUH�OD�QRVWUD�HVSHULHQ]D�GHO�PRQGR��1HL�

WUH�ODYRUL�LQ�PRVWUD�TXHVWR�WLSR�GL�ULÀHVVLRQH�

si declina sviluppando uno spazio esclusivo

dell’occhio in Quest, raccontando un

Sergio Lovati

Nato a Milano nel 1972, lavora con la

IRWRJUD¿D�SRUWDQGR�DOOH�HVWUHPH�FRQVHJXHQ]H�

le potenzialità del medium: la sua opera pare

infatti costantemente esperire i limiti del

OLQJXDJJLR�FRGL¿FDWR��(¶� FLz�FKH�DFFDGH�FRQ�

O¶LQWHQVLWj�GHO�VXVVXUUR�FKH�VHJXH�LO�JULGR��FRQ�

la violenza dell’azione che scaturisce dalla

ULÀHVVLRQH� VRIIHUWD�� &RVu� q� QHOOD� HQLJPDWLFD�

selezione di opere esposte in mostra: sia

che addensi nell’oscurità il soggetto o lo

illumini di rischiarate possibilità Sergio Lovati

riesce, nel tempo del fare e del percepire,

a sciogliere il suo percorso etico in visione

estetica.

Ilaria Bignotti

Daniela Novello

Nata a Milano nel 1978, pratica la scultura

con ineccepibile perizia tecnica, servendosi di

materiali che appartengono a una tradizione

antica, degna di un artista rinascimentale

o barocco. Il suo linguaggio espressivo è

però straordinariamente attuale e moderno,

sempre alla ricerca di frammenti di

quotidianità che interpretano la realtà senza

riprodurla pedissequamente. Il suo approccio

DOO¶RJJHWWR� q� VWDWR� HYRFDWLYDPHQWH� GH¿QLWR�

³DUFKHRORJLD�GHO�FRQWHPSRUDQHR �́

Michele Tavola

LQYHVWLPHQWR�¿VLFR�LQ�/¶Escalier du Diable, e

proponendo l’esperienza stessa in Exit.

Massimo Marchetti

Daniele Salvalai

La scultura di Daniele Salvalai, nato a

Iseo (Brescia) nel 1979, si presenta come

decifrazione di elementi, forme e segni

in equilibrio tra due opposti differenti ma

corrispondenti: l’uomo e la natura. Salvalai

li inscrive nella materia che si compone

attraverso strutture derivate dalla Natura

(alveari, carapaci, alberi…) ma che ricorrono

anche nelle realtà umane, nei suoi sistemi

FRJQLWLYL�H�VFLHQWL¿FL��/H�VXH�RSHUH�GLDORJDQR�

strettamente con l’ambiente circostante e

obbligano il visitatore a parteciparle entrando

in uno scambio e in un confronto effettivi.

Le sculture vengono vissute non solo con

lo sguardo come esperienza estetica, ma

DJLWH� FRQ� LO� FRUSR�� SUDWLFDWH� FRPH� ¿VLFD� H�

reale concretizzazione dei fenomeni di cui

l’uomo, imprescindibilmente immerso nella

natura, rimane sempre l’epicentro davvero

VLJQL¿FDQWH�

Matteo Galbiati

Alessandro Sanna

Nato a Nogara (VR) nel 1975, illustra le

storie di Genesi� DI¿GDQGRVL� D� YHODWXUH�

di colore che quasi costruiscono l’effetto

di un diorama continuo. Partendo dalla

Creazione della luce nello spazio vuoto, che

coincide col confronto dell’artista, ogni volta

rinnovato, con il foglio bianco, la trasparenza

dell’acquerello si rivela simbolica sia della

luce divina che genera il racconto stesso,

che dello sguardo indagatore dell’uomo che

riesce a conservare il proprio stupore di

fronte alla sostanza della natura.

Massimo Marchetti