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IL GERMOGLIO 1 N.6 | NOVEMBRE 2008 | SPEDIZIONE IN ALLEGATO A IL POPOLO n. 6 Con il libro dei Salmi in mano Come si noterà da questo numero del Germoglio, l’estate è stata ricca di incontri ed esperienze. La princi- pale è senz’altro il pellegrinaggio in Terra Santa, un dono che il Signore – e chi si è dato da fare per organiz- zarlo – ci ha donato di portare a termine nel migliore dei modi. Per me era la terza volta: ero più libero di dar- gli un’interpretazione personale. L’ho visto con gli occhi del Seminario. Mi sono chiesto: questo nostro dimorare sulla terra di Gesù, che cosa riesce a dire a noi che viviamo in Seminario? La risposta è per immagini, perché la Terra Santa soprat- tutto la si vede. Il Seminario è diventato via via: un tempo (e un luogo) in cui Gesù sta con i suoi disce- poli per farsi conoscere: più volte don Antonio Marangon, che ci ha guidato, ha rimarcato come i primi discepoli facessero non poca fatica a capirlo e a seguir- lo, preoccupati più delle loro attese che di quanto Gesù era venuto a consegnare; Nazaret, per anticipare la fede raccontata (e donata) nel vissuto di ogni giorno, cogliendo in tutte le situazioni della vita, anche nelle più piccole, una benedizione di Dio; il Cenacolo, per affermare la comunione ecclesiale, che richiede di venir tradotta nello spirito di servizio, inteso come disponibilità ad essere pronti ad andare dove e quando il Signore manda, con un’attenzione particolare per i poveri; il Tabor, per scoprirci “trasfigurati” e, come tali, opera- re per un modo alternativo di vivere, con un “nuovo stile di vita”, usando le parole del nostro Vescovo, il quale non è stato a guardare e ci ha sostenuto per questa “visi- ta” sotto molti punti di vista, affidandoci anche quattro offerte da lasciare ad altrettante realtà di solidarietà ope- ranti in Terra Santa. Potremmo aggiungere altri riferimenti, come il deserto del Sinai, la chiesa del Gallicantu o il Getsemani, ma sono compresi in quelli sopra elencati. Anche altri sono stati vicini agli studenti di teologia per questo pellegrinaggio. Molti! Per cui il rientro è stato all’insegna della ripresa di una vita in Seminario che porti il profumo e la speranza della Terra Santa, non solo per gli studi, per confermarsi nel cammino vocazionale intrapreso e per la maturazione ad una fede coraggiosa e sapiente, con sentimenti di riconoscenza. don Giosuè Tosoni, Rettore del Seminario

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IL GERMOGLIO 1

N.6 | NOVEMBRE 2008 | SPEDIZIONE IN ALLEGATO A IL POPOLO n.6

Con il librodei Salmi in mano

Come si noterà da questo numero del Germoglio,l’estate è stata ricca di incontri ed esperienze. La princi-pale è senz’altro il pellegrinaggio in Terra Santa, undono che il Signore – e chi si è dato da fare per organiz-zarlo – ci ha donato di portare a termine nel miglioredei modi. Per me era la terza volta: ero più libero di dar-gli un’interpretazione personale. L’ho visto con gliocchi del Seminario. Mi sono chiesto: questo nostrodimorare sulla terra di Gesù, che cosa riesce a dire anoi che viviamo in Seminario?La risposta è per immagini, perché la Terra Santa soprat-tutto la si vede. Il Seminario è diventato via via: •• un tempo (e un luogo) in cui Gesù sta con i suoi disce-poli per farsi conoscere: più volte don AntonioMarangon, che ci ha guidato, ha rimarcato come i primidiscepoli facessero non poca fatica a capirlo e a seguir-lo, preoccupati più delle loro attese che di quanto Gesùera venuto a consegnare;•• Nazaret, per anticipare la fede raccontata (e donata) nel

vissuto di ogni giorno, cogliendo in tutte le situazionidella vita, anche nelle più piccole, una benedizione di Dio;•• il Cenacolo, per affermare la comunione ecclesiale, cherichiede di venir tradotta nello spirito di servizio, intesocome disponibilità ad essere pronti ad andare dove equando il Signore manda, con un’attenzione particolareper i poveri;•• il Tabor, per scoprirci “trasfigurati” e, come tali, opera-re per un modo alternativo di vivere, con un “nuovo stiledi vita”, usando le parole del nostro Vescovo, il qualenon è stato a guardare e ci ha sostenuto per questa “visi-ta” sotto molti punti di vista, affidandoci anche quattroofferte da lasciare ad altrettante realtà di solidarietà ope-ranti in Terra Santa.Potremmo aggiungere altri riferimenti, come il desertodel Sinai, la chiesa del Gallicantu o il Getsemani, masono compresi in quelli sopra elencati.Anche altri sono stati vicini agli studenti di teologia perquesto pellegrinaggio. Molti! Per cui il rientro è statoall’insegna della ripresa di una vita in Seminario cheporti il profumo e la speranza della Terra Santa, non soloper gli studi, per confermarsi nel cammino vocazionaleintrapreso e per la maturazione ad una fede coraggiosae sapiente, con sentimenti di riconoscenza.

don Giosuè Tosoni, Rettore del Seminario

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2 IL GERMOGLIO IL GERMOGLIO 3

I “magnifici sette” di Casa San Martino

cammino

amicizia

condivisione

ricerca

preghiera

Mi chiamo Jonathan Marcuzzo, ho19 anni e provengo dalla parrocchia‘San Osvaldo Re e Martire’ di Loncondi Annone Veneto. Studio al primoanno di teologia e spero che l’annoappena iniziato porti con sé,oltre allo studio, tante esperienzeedificanti che mi aiutino nel miocammino di discernimento.Questo per me è il primo anno chetrascorro nella Comunità Vocazionaledi Casa San Martino e sono nuovonegli ambienti del Seminario,ma mi sono sentito accolto fin dasubito dalla comunità. La mia sceltadi entrare in Comunità Vocazionaleè maturata in seguito al pellegrinaggiodiocesano a Lourdes di quest’anno,il primo per me. Ho prestato serviziocome barelliere con l’Unitalsi ed èstata una bella esperienza checonsiglio vivamente di fare!

Ciao sono Davide, ho 23 anni eprovengo dalla parrocchia di SanBartolomeo Ap. di Corva. Dopo unpo’ di anni passati tra i banchiuniversitari di Padova e l’ufficio diun’azienda di Maron, da quest’annointraprendo il cammino in seminarioiniziando con il primo anno diteologia. In parrocchia ho fin dapiccolo frequentato l’AzioneCattolica, dove tutt’ora prestoservizio, ma il desiderio di star conil Signore mi ha spinto ad entrare incomunità vocazionale e a mettermiin ricerca della Sua presenza.Spero in questi anni di avere buonacompagnia.

Stefano, Luca, Davide, Robert,

Jonathan, Davide e Roberto: questisono i nomi dei “magnifici sette”giovani che compongono laComunità di Casa San Martino.Per il secondo anno consecutivola Casa accoglie l’esperienza diconvivenza di due Comunità:la Comunità Vocazionale Giovanilee la Comunità del Seminario Minore.Nel loro “zaino” questi giovaniportano varie provenienze edesperienze, diverse età e qualità,differenti percorsi e incontri, masono tutti accomunati dal desideriodi far crescere l’amicizia col SignoreGesù e interrogarsi circa la possibilitàdi poterlo servire attraverso ilministero sacerdotale. Anche sei cammini sono personalizzati,non mancano momenti comuniin cui si condividono preghiera,pranzo, lavoro e svago.Il tutto è arricchito dallo scambioe dall’esperienza che ciascunoporta e mette a disposizione di tutti.Vi presento brevemente, visto cheper quest’anno sarò un po’ il loro“fratello maggiore”, i ragazzi chefrequentano le superiori.Luca, 18 anni, di Casarsa, studentepresso il liceo scientifico diPordenone, e Stefano, 19 anni,di Concordia, frequenta l’istitutotecnico di Portogruaro. Entrambisono al secondo anno di vitacomunitaria a Casa San Martino.Da settembre hanno iniziato questanuova esperienza Davide, 15 anni,di Anduins, studente presso l’istitutotecnico di Pordenone, e Robert,14 anni, proveniente dalla Romaniae residente a Roveredo, frequentail liceo classico di Pordenone.I giovani della Comunità Vocazionalevi offriranno una loro brevetestimonianza. A tutti voi chiediamodi accompagnarci con il vostroaffetto e la vostra preghiera perchéquesto possa essere un anno riccodi tanti doni che vengono dal Signore.

Andrea Dazzan

LucaRobert

JonathanDavide

DavideStefano

servizioAndrea

«Perché vuoi diventare prete?»: ringrazio sempre chi mi ponequesta domanda perché mi permette di riscoprire il grandedono che il Signore mi ha fatto chiamandomi a seguirlo e ser-virlo sulla via del sacerdozio. Una “chiamata” giunta senza par-ticolari meriti, ma semplicemente nella quotidianità vissuta infamiglia e nell’appartenenza alla mia comunità parrocchiale(Beata Maria Vergine Regina in Portogruaro). Fin da chieri-chetto, guardando il volto gioioso di alcuni sacerdoti, mi sonochiesto: «Ma allora può essere questa la chiave di una vitabella… Perché non posso diventare anch’io come loro?». Cosìdopo aver concluso gli studi al Liceo Classico di Portogruaroè arrivata la risposta al dono della “chiamata”: la scelta defini-tiva e l’inizio del percorso di formazione in Seminario.Durante questi anni ho avuto la fortuna e la gioia di conosce-re e servire le comunità parrocchiali di Spilimbergo, Porcia eSan Vito al Tagliamento. In tutte queste comunità ho impara-to che cosa significa donare se stessi e spendersi per gli altriseguendo l’esempio del Signore Gesù. L’esperienza che mag-giormente mi accompagna, pensando al ministero diaconale, è

quella che ho fatto all’Opera della Provvidenza in Sarmeola(Pd). Nel tempo che trascorrevo con gli ospiti, colpiti da han-dicap di tipo fisico e psichico, sentivo che il fuoco della caritàardeva in me, purificandomi e donandomi forza nel camminodi battezzato e di giovane in ricerca vocazionale. Da settembresvolgo il mio servizio come animatore presso Casa SanMartino con i ragazzi del seminario minore, cercando di“prendermi cura” di loro come il Signore ha fatto con me, conla consapevolezza di essere strumento del suo Amore. Imomenti difficili e le domande naturalmente non mancano,ma ci sono dei punti fissi che quotidianamente mi aiutano:l’Eucaristia, riconoscendo che Cristo nutre la mia vita e miinvita a donarla; l’ascolto della Parola di Dio, scoprendo sem-pre nuovi tratti del suo volto; la preghiera, bussando con insi-stenza e ardore alla porta di Dio; l’accompagnamento dei fra-telli, cercando di fare mia la passione di Gesù per ogni perso-na. Mi affido alle vostre preghiere perché lo Spirito Santoguidi e illumini i miei primi passi nel ministero diaconale.

Andrea Dazzan

La risposta ad un grande dono

Ancora?!?... E già, chi co-nosce un poco il nostroSeminario potrebbe stan-carsi di veder cambiarel’équipe educativa in Se-minario. Un brivido hapercorso la schiena anchedei seminaristi quando agiugno ha cominciato a gi-rare la voce con i classicicontorni del “sembrereb-be”. In realtà non c’è dapreoccuparsi: l’équipe delSeminario è fatta dalle stes-se persone e ha semplice-mente sistemato alcunependenze, alcune situazio-ni provvisorie… e nean-che tutte. Vediamo. Il ret-tore resta sempre quello,don Giosué. Ora non è più“neo” e può continuarecon slancio la sua missio-ne. Il cambiamento piùevidente riguarda invece il

“Nuova” équipe in Seminario

La nuova comunità di teo-logia che è presente que-st’anno in Seminario vedenuove presenze, ma an-che un paio di partenze.Innanzitutto accogliamocon gioia i nuovi arrivati,tutti provenienti dalla co-munità vocazionale: Cor-rado Della Rosa, Andrea

De Pieri e Mauro Tadiotto.Salutiamo invece AndreaDazzan che il 23 novem-bre verrà ordinato diaco-no: a lui è stata affidata laguida della comunità dicasa San Martino, mentreFrancesco Rosu quest’an-no ci saluta perché faràun’esperienza lavorativa

esterna al Seminario.La nuova teologia quindiè così composta da novepersone: Gabriele Cerca-to, Luca Buzziol, AndreaDe Pieri, Martino DellaBianca, Corrado Della Ro-sa, Enrico Facca, MauroTadiotto, Stefano Vuarane Francesco Rosu.

Nuova

teologia

Direttore Spirituale. Il Seminario saluta con gratitudinedon Sergio Deison che continuerà il suo servizio comepadre spirituale personale di alcuni dei seminaristi diteologia. Al suo posto va don Giuseppe Grillo, che effet-

tivamente va finalmente “al suo posto” dopo un anno diassestamento da vice-rettore. Ho detto vice-rettore? Ineffetti, se vogliamo, anche questa è una novità: don Fe-derico Zanetti, che l’anno scorso era animatore della Casa

San Martino. Al suo posto,con un ruolo diverso, vadon Andrea Dazzan (cheverrà ordinato diaconoproprio in questi giorni).Rimangono al loro postodon Roberto Tondato (pro-direttore dello studio teo-logico) e don Sergio Gia-vedon, amministratore maanche saggia presenza alfianco del Seminario mi-nore. Questi sono i nomi ei titoli dell’équipe educati-va del Seminario. Faccia-mo i complimenti ai nuoviincarichi ma soprattuttososteniamoli con la pre-ghiera perché, al di là deititoli e dei ruoli, sappiamobene che c’è un servizio eun ministero e il modello èdecisamente alto: che nonse lo scordino per timoredi oneri o lusinga di onori.

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Per varie ragioni, i seminaristi nonhanno potuto partecipare alla GMG diSydney come avevano fatto a Colonia.L’unico che si è mosso è il vice-rettore, sottoscritto. L’interesse che hasuscitato il racconto delle avventuredi Sydney ha spinto comunque la

redazione a chiedermi una brevetestimonianza. Eccola.In realtà, prima di partire, una serie diperplessità mi avevano assillato:“Chissàse il Papa ci saprà fare… Non sono igrandi eventi a costruire la fede…Troppi soldi… Toppo lontano…”.Invece, appena arrivati, le perplessitàsi sono sciolte. L’accoglienza degliaustraliani è stata proverbiale.Il nostro gruppo diocesano insiemea quello della Diocesi di Vicenza edi Vittorio Veneto si è mostrato subitomolto simpatico e affiatato.Le catechesi sono state efficaci.L’organizzazione precisa.I momenti di massa molto emozio-nanti. Ma c’è di più. Uno dei mieidubbi più gravi era che ci fosse unasorta di idolatria del Papa, con il timo-re che Benedetto XVI non fosse all’al-tezza.Temevo di dover constatare che,nell’entusiasmo generale, la preghiera eil rapporto con Dio sarebbero venutemeno, come soffocati dalla festosità e

dalla voglia di stare semplicementeinsieme. Invece no. Grazie a Dio.Ogni volta che si proponeva difermarsi, di riflettere, di pregare, tuttierano subito, sempre pronti.Infine il Papa. Ha parlato in inglesee in realtà non si capiva molto.Ma quello che creava l’entusiasmoera il fatto stesso che egli è il Papa,il rappresentante di coloro che nellaChiesa si sforzano di vivere secondoil Vangelo, come quasi tutti i presenti.I giovani dell’ippodromo di Randwichhanno visto in lui il segno viventedello splendido clima di dialogo frale nazioni che si respirava a pelle.Una grande speranza abbiamo quindivissuto a Sydney: è possibile viverein pace, anche se in tanti, di nazionidiverse e se alloggiati alla meno peggio.Vedere con gli occhi e toccare conmano anche solo per pochi giorni laverità di questo messaggio riaccende lavoglia di mettersi a costruire e di ripartire.

don Federico Zanetti

IL GERMOGLIO 5

Continuano gli incontri di ascolto e

preghiera al venerdì in Seminario

Il paziente e delicato sforzo di aprirelo Scrigno della vita, quest’anno hacome obiettivo il dono più grandeche possiamo chiedere al Signore:la conversione. Se facciamo faticaad essere cristiani coerenti, se nonsappiamo fidarci del tutto dellaParola, se a volte ci prende latristezza per il futuro… è perchénon abbiamo ancora colto finoin fondo il dono della conversionedel cuore e facciamo ancora troppicalcoli prima di metterci nelle manidi Dio. Così, quando guardiamo allanostra vita di fede, gravi domandeci rallentano: perché non cambioancora dopo tanti anni di cammino?Perché non ho il coraggio dicompiere gesti grandi di conversione?Perché non so ancora fare sceltedi vita totalmente affidate a Dio?Perché alcuni miei amici chesi convertono dopo anni di vitasregolata sono molto più coerentidi me?

Questi e molti altri gli interrogativiche metteremo davanti alla Paroladi Dio nelle serate dello Scrignoche, per chi ancora non lo sapesse,si tengono ogni terzo venerdì del

mese, in Seminario, e si strutturanoin un momento di ascolto dellaParola, di adorazione e infine, ascelta, di preghiera personale o dicondivisione o di confessione o diconfronto con una guida spirituale.Con un tema così non potevamofare a meno di guardare concuriosità e ascoltare con attenzioneun maestro d’eccezione: San Paolo.Seguendo la traccia della sua spiri-tualità e il metodo ormai collaudatodella lectio divina e dell’adorazioneeucaristica avremo modo di rifletteremolto sul dono della conversione,di pregare in buona compagnia econ sincerità, di condividere lenostre domande e di confrontarcicon un sacerdote. Sarà una avventuraimpegnativa e avvincente,soprattutto da vivere insieme.

don Federico Zanetti

Nello Scrigno della Vita ‘08 ‘09

Il dono della conversionePaolo di Tarso: la buona battaglia della fede

10 ottobre ‘08 Davvero salviLectio: 1Cor 15,3-11

21 novembre ‘08 Inaspettatamente amatiLectio: 1Tm 1,12-17

16 gennaio ‘09 Proprio una buona notiziaLectio: 1Cor 9,16-23

20 febbraio ‘09 Forza nella debolezzaLectio: 2Cor 12,7-10

20 marzo ‘09 Concretamente insiemeLectio: Rm 12,3-13

15 maggio ‘09 Gioia vera e senso pienoLectio: Fil 3,7-14

4 IL GERMOGLIO

Per incarico del Vescovo, assumoquest’anno l’incarico di DirettoreSpirituale del seminario diocesano.Sono solo alle prime battute e giàmolti pensieri hanno cominciatoad affollarmi la mente: primo fra tuttiun vivo senso di gratitudine per coloroche mi hanno preceduto, lontani evicini, in particolare Mons. SergioDeison che mi passa un testimoneprezioso, delicato dopo un pazientelavoro durato più di dieci anni.Ancora, un vivo senso di gratitudineper coloro che, in modi e tempidiversi, il Signore ha messo sulla miastrada come una guida sicura,un esempio da imitare, un modello cheattrae, un punto di riferimento stabile,un pungolo che sollecita e ti spinge,un ricordo caro a cui tornare conla mente e con il cuore…dunqueuna persona che ti vuole bene e chevuole il tuo bene. Queste presenzedi riferimento sono un dono preziosodi cui la storia dell’umanità è piena,a partire dai propri genitori, i primia darci il benvenuto in questa vita.Anche i frutti dolorosi e drammaticidella mancanza di guide e modellinella vita di un giovane stanno atestimoniare il bisogno che ogniuomo ha di un fratello maggioreche lo accompagni, di un “genitore”di cui sentirsi figlio…insomma nessunocresce da solo e il senso ultimo eprofondo della vita è proprio impararea dire grazie per i doni ricevuti,diventando a nostra volta un donofecondo per gli altri.

Uno strumento semplice, ma efficaceche si ritrova di frequente nellefamiglie e che permette di custodireil ricordo di gran parte della propriastoria è l’album di famiglia.Quando lo si sfoglia dopo molti anni,magari insieme a figli e nipoti,gli affetti cominciano a muoversi,ci si racconta intrecciando tante storie,comprendendo anche cose nuove,rispolverando e commentando episodida tempo dimenticati…il tuttoaccompagnato da sorrisi divertitio benevoli anche di fronte ad episodidolorosi e ferite ormai rimarginate.Un bambino appena nato o battezzatonon sa che la sua foto è ora custoditagelosamente in quell’album, tuttaviac’è e un domani la vedrà e ringrazieràin cuor suo.Anche il seminario, comeuna grande famiglia, custodisceil ricordo di tante generazioni diseminaristi, molti dei quali sono orapreti; le foto ormai non si contano più,molte delle quali sono opera propriodi don Sergio Deison, un appassionatofotografo che ha fatto della fotografiaun’espressione della sua sensibilità edella sua fede.

C’è però un “ricordo” più profondoed esistenziale in cui tutti siamochiamati a ritrovarci e in particolarmodo i seminaristi; questo ricordolo si scopre andando a sfogliare quel“gigantesco album di famiglia” cheè la Sacra Scrittura (riprendo questaimmagine dal Card. Martini). In essa ilseminarista e il padre spirituale insiemecon lui, ogni giovane, ogni uomo eogni donna possono dire «Io sonoproprio qui» e vedere come da semprela propria vita e il dono della propriavocazione appartengono da sempread una storia sacra che il Signore Gesùha creato e vissuto per e con noi…e se ancora non abbiamo sfogliatoquesto grande album, tuttavia, comebambini appena battezzati, il nostrovolto già gli appartiene.Ecco dunque alcune attenzioni cheil padre spirituale deve avere: aiutarei seminaristi ad incontrare il Signoree a riconoscersi in Lui dentro lagrande famiglia della Chiesa; aiutarli arispondere liberamente e gioiosamentea tanto amore per diventare arteficicreativi della propria storia dentro lastoria sacra che Dio costruisce con noi,sapientemente testimoniata nel “grandealbum di famiglia” della Parola di Dio.

Don Giuseppe Grillo, Direttore Spirituale

Il Direttore Spiritualee il grande album di famiglia

Nello Scrigno della vita…

un nuovo dono prezioso

Il mondoa SydneyTestimonianza sulla GMG

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IL GERMOGLIO 76 IL GERMOGLIO

Gli studenti di teologia in Terra Santa dall’11 al 22 agosto 2008

Attraversando la Terra santa

Come previsto, e atteso ormai damesi, all’alba dell’11 agosto siamoin viaggio per la Terra Santa. Siamoin 12 da Pordenone che, aggiunti ai28 di Vittorio Veneto e a don AntonioMarangon, componiamo un gruppodi 41 pellegrini: un bel pullman cheattraversa la Terra santa, dal desertodel Neghev al monte Ermon, al con-fine con il Libano e la Siria. Tantiposti e tante considerazioni, nellaterra che ha visto comporsi il popo-lo d’Israele e sciogliersi la vita diGesù. Il punto di partenza è il deser-to del Sinai, il luogo e il tempo dellapurificazione delle immagini di Dio,da cui arriviamo a Betlemme, attor-no alla mangiatoia, testimonianzadella nascita a uomo del Figlio diDio. Siamo già al quarto giornoquando raggiungiamo Gerusalem-me e ci fermiamo al tempio, al cena-colo, al Getsemani, cercando di pre-gare vicini a Gesù e come lui.Raggiungiamo Nazaret il settimogiorno, correndo sulla linea che vadal monte Nebo (Mosè) alle monta-gne lungo la valle del Giordano(Elia), al monte Tabor (Gesù).Finalmente siamo lungo il lago diTiberiade dove Gesù entra nellaterza fase della sua vita (dopo lanascita e i giorni passati a Nazaret),caratterizzata dall’annuncio del Regno.Facciamo tappa a Cesarea marittimada dove Pietro e Paolo prendono illargo per diffondere la Chiesa, comeuna barca che solca i “mari”.Saliamo infine al monte Tabor esiamo pronti per il rientro da TelAviv, raccogliendo nel bagaglio delnostro cuore una memoria (quella diGesù) che diventa vita nuova, grazieall’azione dello Spirito, nella Chiesa(come è accaduto a Pietro, a Jaffa).

Testimonianze di un “dono”

Ci è parso significativo offrirvi lenostre testimonianze. Per compren-derle, va tenuto presente che in tuttii partecipanti alcuni posti sono statirimarcati come molto rilevanti esignificativi, anche per la maturazio-ne della propria vocazione al mini-stero presbiterale: il deserto delSinai, il cenacolo, la chiesa delGallicantu, il Getsemani, Nazaret, illago di Tiberiade. Ci riferiamo adalcune testimonianze dirette, ilmiglior modo di raccontarci quantodi bello è emerso in questo pellegri-naggio, in ogni caso ben pocorispetto ad un mondo che si è aper-to, quello della Bibbia incontrata neiposti dove è nata e quello di Gesù,che qui ha vissuto, ha incontrato lagente, ha testimoniato il grandeamore del Padre per l’umanità, qui èstato condannato e da questa terra èrisorto a vita nuova.

Un luogo che mi ha colpito è Cafarnao,la città della Galilea punto di partenza ecentro della predicazione di Gesù. Daqui il Figlio di Dio fatto uomo hacominciato a farsi conoscere agli uomi-ni e ad annunciare che Dio era vicino.Ho riflettuto su come Dio si sia avvici-nato a me personalmente,mi abbia chia-mato come un tempo aveva fatto con gliapostoli, e mi abbia dato una specificavocazione; ora mi sta formando e michiede ogni giorno di convertirmi a Luie alla sua Parola, sulla base di una perso-nale relazione con lui. Ringrazio ilSignore per avermi fatto il dono di par-tecipare a questo pellegrinaggio: ha raf-forzato la mia fede e mi ha mostratonuovamente il suo volto.

Stefano Vuaran

Un luogo che ricordo con particolareaffetto è la Galilea, in particolare Ca-farnao,Tabga. In questa regione mi pia-ce sostare. In Galilea il Risorto dà l’ap-puntamento ai discepoli per ritrovarsi,per cui la Galilea delle guarigioni e del-la predicazione acquista una nuova lu-ce. La terra in cui i discepoli hanno ini-ziato il loro cammino di sequela vienetrasfigurata dalla risurrezione: la dimen-sione della quotidianità viene illumina-ta. Ecco l’invito che sento forte dallaGalilea: vivere la mia ordinarietà allaluce del Risorto, nella consapevolezzache è vivo e presente.

Andrea De Pieri

Non abbiamo seguito un itinerarioclassico, don Antonio ha cercato di farciarrivare pian piano alla scoperta diGesù, partendo dalle pagine dell’A.T.:specialmente dai profeti. Siamo partitidal Sud, dal deserto del Neghev. Qui hocercato di rivivere le stesse sensazioniche potevano provare gli Israeliti nelvagare 40 anni nel deserto. È stata assaiinteressante la catechesi proposta: dicome Dio parli e faccia poi silenzio perun determinato periodo. Anch’io nonriuscivo ad ascoltare più Dio che parla-va e sembrava si fosse dimenticato dime. Il più delle volte la voce di Dioviene come coperta da mille frastuoni,pensieri e parole che si affollano dentrodi noi. Proprio in questi momenti servetrovare un oasi nel deserto, all’ombra especialmente nel silenzio si sente riaf-fiorare la voce di Dio che parla alnostro cuore.

Luca Buzziol

Il Neghev è stato un ottimo punto dipartenza: il deserto, lontananza dalle si-curezze e dalle comodità, dalle abitudi-ni e dalle mediocrità, dalle distrazioni edai rumori. Nulla ho nel deserto, senon me stesso e Dio. A Gerusalemmemi ha colpito soprattutto la chiesa alGallicantu, affascinato dal fatto che cifosse una chiesa dedicata ad un falli-mento umano pesantissimo. Il rinnega-mento di Pietro è un fallimento puro,una caduta durissima dell’uomo. Perchémai ricordarlo in questo modo? Forseper celebrare il fatto che Dio ha santi-ficato il cammino dell’uomo fatto disforzi, successi e cadute, dopo le quali cirendiamo conto che l’unica cosa cheresta, l’unica cosa che dà un senso a tut-to ciò è la presenza di Gesù: il suosguardo ci incontra, il nostro orgogliocade e le lacrime sono quella parte diverità che viene fuori dopo che noil’abbiamo ricacciata indietro con lamenzogna del nostro peccato.

Martino Della Bianca

Dopo l’intensa celebrazione eucaristicanella basilica dell’Annunciazione con laprofonda riflessione di don Antonio sul“sì” nella storia di Dio con l’uomo cisiamo mossi anche nei giorni successivinella linea di Nazaret, la linea della nor-malità anonima e della creaturalità, la li-nea della vita quotidiana di Gesù. Eccoallora le soste nelle città di Sefforis, diCana, di Cafarnao. È qui che inizia poiil terzo tempo di Gesù, il tempo dellapredicazione profetica del Regno diDio… lungo il lago di Tiberiade.

Enrico Facca

Abbiamo mosso i nostri primi passiseguendo le tracce lasciate dai padri edai profeti dell’Antico Testamento, fattiguidare dalle grandi pagine della SacraScrittura. Siamo partiti da sud ed abbia-mo fatto la straordinaria esperienza deldeserto. In questo ambiente si percepi-scono il mistero, la grandezza, la com-plessità di un Dio che non abbandona ilsuo popolo tra le alterne vicende dellastoria ma lo prende per mano e lo ac-compagna, sempre desideroso di strin-gere e consolidare il rapporto di allean-za. Condizione necessaria perché tuttoquesto possa accadere è fare silenzio,dentro e fuori noi stessi e offrire a Diotutta la nostra fiducia e disponibilità.

Andrea Dazzan

Al Getsemani si tocca da vicino l’uma-nità di Gesù. Qui vediamo il Signoreche ogni sera per sei mesi veniva a pre-gare forse per ritrovare la forza dell’an-nuncio del Regno, forza che si attenua-va di giorno in giorno in seguito al sen-tirsi solo, abbandonato dai discepoli, in-compreso dalle folle, ostacolato dai fari-sei. Qui troviamo l’apice della sua fedel-tà a continuare la missione affidatagli,durante la preghiera prima del suo arre-sto, quando poteva decidere di fuggire.Qui è in preda dell’ansia di una decisio-ne e lo vediamo combattuto tra il suodesiderio e il volere del Padre. Al Get-semani entriamo nella scuola del collo-quio a “tu per tu” con Dio, senza preten-dere di arrivare comunque ad una con-clusione o ad avere noi l’ultima parola.

Mauro Tadiotto

Un altro luogo che mi ha colpito èstato il lago di Tiberiade, dove Gesù havissuto i momenti pubblici della suavita. Stare in quei luoghi in cui si èmanifestato come il Figlio di Dio mi hadato una gioia indescrivibile, soprattut-to perché è il luogo della chiamata. Inquei luoghi Egli ha chiamato personesemplici, gente senza grandi doti, tran-ne quella di aver detto di “sì” a Gesù edi essersi fidati di Lui. In quei luoghi horiflettuto sulla mia chiamata, sul mio ”sì”:come bisogna fidarsi completamentedel Signore, sapere che Lui ti è semprevicino anche nei momenti di difficoltà.Anche gli apostoli hanno dovutoaffrontare molte perplessità verso quelMaestro che non riuscivano a capire.

Gabriele Cercato

“Si parla spesso nella Chiesa di perife-ria e di centro, che sarebbe Roma, main realtà nella Chiesa non c’è periferia,perchè dove c’è Cristo lì c’è tutto ilcentro... La Terra Santa, nel vasto con-testo dell’Impero Romano era perife-ria, Nazaret era periferia, una città sco-nosciuta e tuttavia proprio quella realtàera, di fatto, il centro che ha cambiato ilmondo”. Queste parole dette da papaBenedetto XVI a Loreto l’anno scorsomi hanno colpito perchè riassumono inparte la mia esperienza del pellegrinag-gio in Terra Santa, il rimettere cioè Cri-sto al centro della mia vita prima di ri-partire nel mio cammino verso il sacer-dozio. Il pellegrinaggio in Terra Santami è servito a questo ma anche ad altro.

Corrado Della Rosa

A cura di don Giosué Tosoni, Rettore

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Lunedì 15 dicembre il Vescovo mi conferirà il ministerodell’accolitato. In me è presente l’intimo desiderio cheil legame con Cristo sia sempre maggiore; in me è presentela consapevolezza che tutto ciò si può realizzare nel modopiù pieno solo tramite il dono eucaristico che Egli, ilSignore della vita, dà a noi suoi figli: un mistero profondoche solo gli occhi del cuore sanno vedere e capire.L’accolitato mi invita a rendere la mia stessa vita unacontinua eucarestia da offrire a Dio; è anche infatti unmodo di vivere, è lo stile eucaristico che ogni cristianodeve avere, uno stile che ha il tono del ringraziamento edella comunione reciproca. La dimensione del sacrificiovitale, della capacità di uscire da se stessi per essere deditiall’amore a Dio e ai fratelli si può capire solo guardandoe unendosi a Colui che è da sempre vicino ad ognuno.Chi è chiamato a servire Dio nella vita del diaconato edel presbiterato deve essere tutto rivolto all’Eucarestia,

da essa tutto deve partire e ad essa tutto deve arrivare.Ogni vocazione in fondo trova la sua chiarezza ecomprensione solo in Dio, così ogni altra dinamicadell’esistenza se non è accompagnata dall’Eucarestiae dallo stile che ne consegue, rischia di diventare unalotta senza meta. È una sfida profonda che intensamenteogni giorno ci interpella. È una sfida però dalla qualein fondo dipende la nostra felicità.È bello concludere citando la preghiera di benedizionerecitata dal Vescovo quando mi conferirà il ministerodell’accolitato in quanto, meglio di ogni cosa, esplicitasia il compito affidatomi dalla Chiesa sia il camminoda percorrere ogni giorno:“fa che, assiduo nel serviziodell’altare, distribuisca fedelmente il pane della vita aisuoi fratelli e cresca continuamente nella fede e nellacarità per l’edificazione del tuo Regno”.

Gabriele

Estate 2008

Campo Vocazionale Estivo cosa mai sarà? Semplice-mente una ricerca? un cercare di rispondere alla doman-da: cosa vuoi Signore da me? Anche ma non solo… di-vertimento, lavoro e tanta allegria ecco un po’ in sintesi laricetta… A Sappada, dal 7 al 14 luglio con Luca, Enrico,don Pasquale e don Matteo c’erano 14 ragazzi delle mediee superiori provenienti da tutta la Diocesi che avevanodentro una domanda, una curiosità per capire se il sacer-dozio è o meno la strada da intraprendere… Già… perchéil campo è un piccolo aiuto che cerchiamo di dare ai gio-vanissimi che sentono appena accennata la “coinvolgen-te” Chiamata di Dio a seguirlo. Quest’anno ci siamo arma-ti di un buon veliero, ogni giorno abbiamo spiegato unavela e grazie al vento dello Spirito Santo siamo salpati…abbiamo scoperto come ci siano varie bellezze: di cresce-re, della vita interiore, di donarsi, delle relazioni per giun-gere infine alla bellezza di essere Chiesa… sentirsi cioèappartenenti ad una grande comunità che segue Cristo

come maestro e guida. Ovviamente non sono mancati lecelebrazioni, i giochi, le riflessioni, e soprattutto le passeg-giate… aria sana, bei paesaggi insomma proprio una set-timana da non dimenticare... Di sicuro il veliero è ancorain mare! Speriamo non si areni in qualche spiaggia!!!Al prossimo anno………ciao.Luca ed Enrico

IL GERMOGLIO 98 IL GERMOGLIO

Questo titolo riprende al-cune parole di don LuigiMonza, fondatore dell’as-sociazione “La Nostra Fa-miglia”, parole che voglio-no significare lo spirito diimpegno che le Piccole A-postole della Carità, an-ch’esse nate per iniziativadel beato Luigi, cercano dicompiere al meglio.

Noi seminaristi Martino eCorrado abbiamo condivisoquesto spirito solo per duesettimane, e non è statosemplice! Il compito dellaNostra Famiglia è di vivereogni giorno a contatto conbambini, ragazzi e giovaniaffetti da disabilità, anchegrave; questo fa sorgereinterrogativi diversi su

questioni etiche spessocomplesse e molto attuali.Don Luigi Monza e le Pic-cole Apostole hanno trova-to nel Vangelo la risposta aquesti interrogativi e così sisono fatti guidare dal-l’amore di Dio.Per noi seminaristi è moltoimportante venire a contat-to con queste esperienze e

con l’esempio di coloroche le animano, poichécome futuri sacerdoti sia-mo chiamati dal Signoread andare incontro a tutti ea metterci a servizio di tutti.Come scrive S. Paolo: “Misono fatto tutto a tutti, perguadagnare ad ogni costoqualcuno.”Corrado e Martino

Un passo cheapre il camminoUn paio di mesi fa, mi è capitato di partecipare, in vestedi seminarista oltre che di amico, ad un matrimonio,proprio nella mia parrocchia di origine, Fossalta.Alla finedella cerimonia, la madre dello sposo aveva preparato unapiccola, semplice e splendida riflessione sul matrimoniocome viaggio. Dopodichè, era il mio turno di annunciarela mia Ammissione fra i candidati all’Ordine Sacro e, perfarmi capire, l’ho paragonata non tanto all’inizio di quelviaggio che è anche il sacerdozio, quanto alla prenotazionedel biglietto.Anzi, meglio, è quel momento in cui ritiri laprenotazione che un Altro aveva già preso ancora primadella tua nascita. È difficile descrivere l’emozione nel direquesto “Ci sto”, gioioso, certo, ma in certi momentisofferto, specialmente di fronte ai propri limiti, alleproprie fatiche. Qualcuno dei miei amici pensa:“Be’, ormai,tu hai trovato la tua strada, vai dritto e non avraiproblemi…”. Come se aver trovato la strada significasseessere già arrivato! Dio solo sa quanto gli sono grato dellachiamata che mi ha fatto conoscere e in cui mi haconfermato con il rito dell’Ammissione, e con questo ritoio ho rinnovato il mio impegno a mettermi ogni giornoalla sequela di Gesù, secondo il suo progetto.Questa sequela non è un semplice compito affidato a mecome ad ogni altra persona. Questa sequela è la vita, intutte le sue sfaccettature, positive e negative: la gioia dellachiamata sta alla base delle gioie e delle fatiche dellarisposta. Prego il Signore che mi conceda sempre di gioireper questa chiamata, alla luce di tutti i passi che ho fatto edi tutte le strade in cui Egli vorrà condurmi.

Martino

“Eccomi!”Il 27 ottobre assieme a Martino ho avuto la grande gioiadi essere accolto dalla Chiesa per mezzo del Vescovo tra icandidati all’Ordine del Diaconato e del Presbiterato!Il rito di Ammissione rappresenta il primo passo “ufficiale”verso il sacerdozio, ed è il frutto di un cammino e di undiscernimento iniziato tre anni fa con l’ingresso inComunità Vocazionale, e che ora continua nella comunitàdel Seminario Maggiore, in vista di quella meta che ilSignore ha pensato per me.Se guardo alla mia vita, la prima cosa che mi viene da direè quella di un grandissimo grazie a Dio per quanto di bellomi ha dato da gustare di Lui, attraverso le tante persone edesperienze che ho incontrato lungo la mia vita e il miocammino di fede: la mia famiglia prima di tutto, gli amici,la parrocchia, i tanti preti che mi hanno testimoniato labellezza della loro chiamata, il Cammino Neocatecumenale,l’Azione Cattolica, le diverse proposte del Seminario…È vero: non sono mancate e non mancano le difficoltà, imomenti aridi, i timori e, perché no, i dubbi; ma soprattuttonon manca quel Dio che mi ama, che conferma la miachiamata, che continuamente si mostra nelle piccole egrandi cose; e qui penso ad un versetto del salmo 138 checome un ritornello risuona in me da un po’ di tempo aquesta parte e che ogni volta mi scalda il cuore: “… tu mihai fatto come un prodigio, sono stupende le tue opere,tu mi conosci fino in fondo”.Con l’“Eccomi” esclamato ad alta voce davanti al Vescovoe alla Chiesa è iniziata la grande avventura che mi porterà,a Dio piacendo, al Presbiterato.“ Scrutami Dio e conosci il mio cuore… guidami sulla viadella vita”.

Enrico

Un amore che si toccaSulla via del tuo amore!

“Il bene va fatto bene”

Laboratorio di pastorale giovanile

A settembre noi Corrado e Mauro, insieme ad altri semina-risti provenienti da tutta Italia ci siamo incontrati a Loreto eabbiamo vissuto una settimana di condivisione parteci-pando al laboratorio di pastorale giovanile promosso dallaConferenza Episcopale Italiana. Il laboratorio ha messo alcentro i giovani e ci ha insegnato che la responsabilitàdella pastorale giovanile non è data a delle persone specia-lizzate ma è affidata a tutta la comunità dalla parrocchiaalla diocesi. Molti sono i temi toccati ma un’analisi dellagioventù di oggi ha portato a concludere che alcuni giova-ni non crescono perché non hanno chiaro cosa significhiessere adulti e come si faccia a diventarlo, forse a causa diuna mancanza di validi esempi data dal fatto che la socie-tà non ha voglia di diventare adulta; prova ne siano queiprogrammi televisivi in cui gli adulti e i giovani-adulti sicomportano da ragazzini. Il laboratorio ha fatto notare chei giovani richiedono ascolto, accoglienza e speciale atten-zione ai loro interrogativi che necessitano una risposta.Sono da evitare atteggiamenti di rifiuto ed è necessariodare fiducia a qualsiasi ragazzo/a a partire dalle sue poten-zialità. Ai sacerdoti e agli educatori è richiesto di essere te-stimoni di una vita matura e di accompagnare i ragazziattraverso la direzione spirituale, un cammino che com-prende Gesù e il suo Vangelo. È Lui infatti il centro e l’obiet-tivo della pastorale giovanile. Ed è da questo centro che igiovani devono ripartire con una domanda fondamentale:qual è la mia vocazione, cosa faccio della mia vita?Corrado e Mauro

In ascolto per comunicare il vangelo

Persona, relazione, ascolto: sono queste tre parole il cuoredel corso di pastorale integrata a cui abbiamo partecipatoa Pescasseroli (Aq) dal 31 agosto al 4 settembre. Il corso,in cui erano presenti oltre 50 seminaristi da tutta l’Italia,era organizzato da cinque uffici della Cei: Caritas, CentroNazionale Vocazioni, Ufficio Catechistico, Pastorale dellaFamiglia, Pastorale della Sanità. Questa collaborazionenon è un caso: lo scopo del corso era, infatti, fare in modoche i seminaristi non ragionassero “a compartimenti sta-gni”, ma capissero che essere preti oggi significa entrarein contatto con tutte le categorie di persone e con tanti tipidi esperienze. Il Vangelo può essere predicato solo tenen-do conto della persona che si ha davanti, ascoltandoladavvero con l’attenzione per i suoi desideri e bisogni, ecreando con lei una autentica relazione, attraverso laquale può essere conosciuto Cristo e si può capire cos’èveramente la Chiesa, cioè la comunità dei credenti. Perquesto, il corso a cui abbiamo partecipato non era solouna serie di conferenze da ascoltare: ogni pomeriggioc’era un laboratorio pratico in cui si sperimentava quantoappreso e ci si metteva in gioco in prima persona davantiagli altri. Non sempre ciò è stato facile; ma la relazione èla scelta che il Figlio di Dio ha fatto diventando uomo, permostrare come davvero solo in essa può esserci il veroamore verso gli altri: questo è il senso dell’essere cristianie, in particolare, della missione e della vita del prete.

Martino e Stefano

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10 IL GERMOGLIO

Anche quest’anno le comunità diTeologia e Vocazionale si metterannoin gioco nella ormai terza edizionedella Settimana Vocazionale chequest’anno coinvolgerà la foraniadi Maniago. La Settimana Vocazionalenasce prima di tutto come esperienzaformativa per noi seminaristi e poicome occasione per dire che camminarealla sequela del Signore non è cosa daextraterrestri bensì impegno al qualeogni cristiano è chiamato!A coppie noi seminaristi vivremo24 ore su 24 dal 23 al 30 novembrein alcune parrocchie della foraniacercando di raggiungere il piùpossibile le realtà ecclesiali e anchequelle extraecclesiali…L’obbiettivo principale vuole esserequindi quello di vivere una settimanaintera in comunione con il parrococondividendo quella che è la medesimachiamata, loro da “arrivati” e noi dacoloro che stanno arrivando, come

anche il condividere la vita quotidianadella parrocchia. Proprio per questosaremo presenti nei momenti ordinari,quelli che ogni giorno caratterizzanola vita della parrocchia: la liturgia,la catechesi, l’incontro con i gruppi,le associazioni, ecc.La nostra presenza infine vuole esserel’occasione per richiamare l’anelito diGesù a pregare (e ad operare) affinché“il Padrone della messe mandi operaiper la sua messe”. A questo propositodue sono gli appuntamenti che alivello foraneale vogliamo offrire:un incontro con i catechisti e la VegliaVocazionale per tutti i giovani (fuorie dentro) venerdì 28 novembre.La forania di Maniago è entusiastadi accoglierci e noi siamo pronti percui non ci resta che partire e andarea dire che essere cristiani e aderireal progetto di Dio è bello!!!

Enrico

Il “Samuel” è una propostadi incontro offerta a ragazzie giovanissimi, dalla 2°-3° Mediaalla 2°- 3° Superiore, a Concordiae Maniago (Fanna).Incontri che hanno un carattereesplicitamente vocazionale esoprattutto in riferimento allavocazione sacerdotale. Sapendo,comunque, che anche coloro chenon sono “chiamati” a questa vitapossono fare quei passi importantiper conoscere la propria vocazione:la domanda che, pur giovani, fraqualche anno si troveranno di fronte:«Cosa faccio della mia vita?».Quest’anno lo slogan d’accompa-gnamento è “Ogni giorno conGesù”, tema che parrebbe universaleper ogni cristiano e che proprio inun cammino di crescita spirituale èfondamentale; rileggere la propriaesperienza alla luce della vitaquotidiana di Gesù di Nazaret,Dio ma anche uomo.Gia si è cominciato con gli incontrima invitiamo sempre tutti coloroche si impegnano nelle parrocchiea collaborare con noi e i parrocie a coinvolgere altri ragazzi egiovanissimi in questo percorso.

Concordia

14 dicembre 200811 gennaio 20098 febbraio8 marzo10 maggio16-18 giugno (i gruppi Samuel)

Maniago

16 novembre 200821 dicembre18 gennaio 200915 febbraio15 marzo17 maggio16-18 giugno (i gruppi Samuel)

Frattina

30 novembre (ore 14.30-17.00)30 dicembre (tutto il giorno)25 gennaio (ore 14.30-17.00)22 febbraio (ore 14.30-17.00)29 marzo (ore 14.30-17.00)26 aprile (ore 14.30-17.00)16-18 giugno (i gruppi Samuel)

Informazioni: don Federico Zanetti,tel 0434 508658

Settimana Vocazionale 2008

I gruppiSamuel

Monastero Invisibile

e Il SentieroUn giorno il profeta Ezechiele fucondotto da un angelo all’ingressodel tempio e vide che da sotto lasoglia usciva acqua verso oriente,un’acqua sempre più abbondante.È un’immagine profetica che allaluce del mistero di Gesù morto erisorto, allude al dono dello Spirito,l’acqua uscita dal suo costato.Questo Spirito anima misteriosamentela preghiera di tutta la Chiesa e si favoce di lode, di ringraziamento, didomanda e di supplica sulle labbradi ogni persona. Il Monastero Invisibile, a cui aderisconopiù di trecento persone di tuttala diocesi dedicando un’ora al meseper pregare per le vocazioni, èun’espressione di quest’acqua chescorre abbondante e discreta nellaChiesa, un’acqua che tiene vivala fiducia e la speranza che maiverranno a mancare giovani chescelgono di dare tutto al Signoreper il bene di tutti i suoi figli.Tra i frutti più belli della preghieratroviamo quella brezza leggera che,

in punta di piedi, soffia nel cuore diun giovane e gli sussurra il nome diGesù facendogli presagire la possi-bilità di una chiamata al sacerdozio.Questo giovane, se sa ascoltare edascoltarsi, comincerà ad interrogarsi,a verificare di cosa si tratta, a darela sua prima semplice e forse un po’timorosa risposta. Per questo habisogno di essere aiutato e accom-pagnato; ha bisogno di conosceregiovani che stanno battendo il suostesso sentiero, giovani che, un po’più avanti di lui, gli mostrano labellezza e i primi frutti di questaricerca. Nasce così Il Sentiero, unfine settimana al mese presso laComunità vocazionale Giovanile, inseminario. Qui il giovane in ricercaha la possibilità di condividere lavita della comunità e approfondireil discernimento personale grazieall’aiuto degli educatori del seminario.Con loro potrà confrontarsi, conloro pregherà, con loro leggerà laSacra Scrittura imparando a mettereogni cosa nelle mani di Dio.

IL GERMOGLIO 11

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L’angolo dei chierichetti

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12 IL GERMOGLIO

Preghiera e CaritàIl nostro Seminario è stato costruito e continua a vivere grazie ai lasciti chetante buone persone hanno voluto devolvere a favore dell’opera educativadel Seminario, che da più di 70 anni nella sede di Pordenone, ha formatogenerazioni di giovani al senso di umanità nello spirito del cristianesimo.Chiunque volesse contribuire anche economicamente per sostenere ilSeminario può farlo o tramite Conto corrente postale n. 10960599, oppureattraverso bonifico bancario alla Banca Popolare Friuladria CIN V, CAB 12508;ABI 05336 sul C/C 26500/83. Ringraziamo sentitamente quanti manifesteran-no l’affetto per i seminaristi anche attraverso l'aiuto economico.

Appuntamenti e avvisi

“Dio ha scelto ciò che nel mondo è deboleper confondere i forti”

L’immagine di San Paolo che accom-pagna la preghiera per le vocazioni faparte di un trittico che si trova in fondoalla navata sinistra del Duomo di SanVito al Tagliamento. L’autore, AndreaBellunello, l’ha realizzato nel 1488 resi-stendo in un certo modo al cambia-mento dell’arte pittorica in corso nelsuo tempo, perché i suoi committenti,come in gran parte del Friuli di allora,erano gente semplice e devota che nonvoleva stravolgere le iconografie tradi-zionali. Il fondo oro ci invita a guarda-re al di là delle caratteristiche umane diPaolo, alla missione e alla volontà diDio che lo ha chiamato. La spada e lelettere, caratteri tradizionali della sua fi-gura, ci ricordano come egli seppe faredella Parola di Dio la sua spada e comeseppe fornire il suo ministero di an-nunciatore del Vangelo di tutti i mezzitecnici che il suo tempo poteva offrire.I piedi, le pieghe disordinate delle vestisulla gamba destra e la flessione del cor-po lasciano intendere una figura in mo-vimento: Paolo è il viaggiatore, coluiche ha percorso il mondo con la buona

notizia sulle labbra fino a raggiungerela Grecia e Roma. Insieme a questitratti “eroici”, però, si nota, soprattuttodalla flessione del corpo e del capo che,al di là della forza e delle capacità diPaolo, quello che conta davvero èl’umiltà. Ci ricorda alcune frasi in cuiSan Paolo si schermisce e blocca ogniforma di sopravvalutazione del suooperato: «Non sono degno neppure di esse-re chiamato apostolo, perché ho perseguitatola Chiesa di Dio. Per grazia di Dio peròsono quello che sono, e la sua grazia in menon è stata vana» (1Cor 15,9-10).Anche la spada è tenuta in mano piùcome un bastone per camminare cheun’arma a doppio taglio, mostrandocicosì che per Paolo la Parola di Dio(spada) non è un oggetto da combatti-mento, ma piuttosto un appoggio, percontinuare il suo viaggio e la sua mis-sione: «Dio ha scelto ciò che nel mondo èdebole per confondere i forti» (1Cor 1,27).Sono i tratti caratteristici del pastore dianime: coraggio, capacità di movimen-to, fedeltà alla Parola di Dio usata cor-rettamente e umiltà.

Seminario Diocesanodi Concordia-Pordenone

via Seminario, 133170 Pordenonetel. 0434.508611fax. 0434.508699Cod. Fisc. e P. IVA 00107760936www.seminario.pn.it

Il percorso formativo del Seminarioci offre ogni anno la possibilità dicondividere tappe fondamentalidella crescita dei seminaristi teologi.Eccovi le prossime in ordine diapparizione.

• domenica 23 novembre a Porto-gruaro nella parrocchia della BeataVergine Maria Regina, Diaconato diAndrea Dazzan: entra nel sacramen-to dell’ordine attraverso il primogrado. Celebrerà matrimoni e batte-simi e potrà tenere l’omelia nellacelebrazione eucaristica. Siamo vici-ni al presbiterato, cominciamo achiamarlo “don” Andrea.

• lunedì 15 dicembre in Seminario,Accolitato di Gabriele Cercato di Bi-bione: inizia per lui un periodo dimaggiore approfondimento del mi-stero eucaristico, attraverso lo stu-dio, la preghiera e la pratica pastorale.

Naturalmente tutti sono invitati a

partecipare alle celebrazioni e so-

prattutto a essere presenti con la

preghiera.