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DOMENICA 01 Ottobre 3www.larivieraonline.com CONTROCOPERTINA

in ricordo dinicola zitaraFRANCESCO D. CARIDI

E riposa in pace. Gli Zitara e i Caridi, grandifamiglie mercantili nell’Ottocento a SidernoMarina, occupavano con le loro case e i loromagazzini gran parte dell’ampio quadrilaterolato mare del rione Torre tra le vie Maiori eBottego (con in mezzo via Mazzini, oggi viaCimato). Vicinanze ed amicizie che sono dura-te nei trapassi generazionali. Talvolta, conver-sando con Nicola Zitara, ultimo maschiosuperstite di una famiglia di antica originemaiorese che molto contribuì a far crescere ilpaese, condividevamo le riflessioni sulla finesfortunata delle ditte di cui lui e mio padreerano stati gli ultimi eredi senza riuscire, comeinvece avevano fatto benissimo i loro antenatiquando solcavano i mari con propri navigli pertrasportare le merci, a superare gli scogli delcambiamento epocale del sistema commercia-

le e della realtà agricola dove si erano riversa-ti i guadagni, falcidiati poi dalla diminuzionedelle rendite fondiarie. Chi avesse voglia diconoscere cos’era quel mondo (e che cosa rap-presentò soprattutto fino alla seconda guerramondiale e al primo decennio repubblicano),legga il romanzo storico di Nicola Zitara«Memorie di quand’ero italiano», dove è chia-ramente illustrato il contesto sociale, politicoed economico meridionale nel quale si svi-luppò la vicenda della sua famiglia e di altreche concorsero al miglioramento della vitadella nostra periferia calabrese. Con il baga-glio di questa esperienza secolare del piccolocapitalismo del Sud, che tracciò il solco conintuizioni produttive poi sfruttate meglio daaltri, Nicola Zitara, in un primo tempo vocatoall’insegnamento, si avventurò sorprendente-mente nel campo del giornalismo e degli studimeridionalistici seguendo l’ideologia sociali-

sta, della quale fu un interprete, da autentico«borghese ». Vennero poi le inevitabili delu-sioni che lo spinsero in tarda età, per rivalsagiustificata culturalmente contro l’Unitàd’Italia realizzata a beneficio del Nord e adetrimento del Sud, ad auspicare, da pacatoneo-reazionario, una impossibile rinascitadello Stato delle “Due Sicilie”, del qualeamava ricordare specialmente gli avanzamentiindustriali poi distrutti dalla politica sabauda,sorvolando però sulle responsabilità borboni-che per la miseria diffusa nei territori delRegno anche a causa della pochezza del nota-bilato lealista incapace di essere classe dirigen-te. Nicola Zitara, al quale abbiamo volutobene, rimarrà comunque l’esempio di una pas-sione sincera che non riuscì a completarsicome progetto. Il paradigma di una genìa diintellettuali meridionali, che avrebbero meri-tato migliore considerazione.

PASQUINO CRUPI

Ieri, abbiamo accompagnato al cimiteroNicola Zitara. Lo abbiamo accompagnato,dandogli riposato albergo nella bandiera delmeridionalismo, che, poiché senza macchia,è la sola che gli si addice. Che si addice a Lui,uomo di specchiata virtù, rigoroso intellet-tuale, studioso appassionato e sprezzante delsuccesso e della carriera, meridionalista conla testa alta e la schiena diritta, sempre suglispalti adamantini della battaglia per il riscat-to del Mezzogiorno e della Calabria, nondomato da niente. Non domato, a sua gloriae a vergogna degli opportunisti e trasformistidi casa nostra, anche quelli in trasferta alCentro-Nord, dalla povertà, che in generepiega tutti e distoglie dalla retta via. Lui,Nicola Zitara, no. Lui ci aveva abituati allasorpresa. Ci sorprese, ormai tanti anni fa, conil suo radioso e sovvertitore saggio L’Unitàd’Italia:nascita di una colonia (Jaca Book,Milano 1971), che gli impellicciati intellettua-li urbanocentrici, elemosinanti un rigo sul“Corriere della Sera” e simili splendori gior-nalistici, non s‘arrischiavano di citare. Tornò asorprenderci con il saggio successivo e prose-cutivo del 1972 , di nuovo presso Jaca Book,Il proletariato esterno. E ci sorprese ancorain anni recenti, quando, sempre piegandosisulla questione meridionale, svoltò verso latesi che il Mezzogiorno e la Calabria trove-ranno scampo se e quando sapranno stacca-re gli ormeggi dall’altra Italia, dando vita auno stato, che Lui chiamava “duosiciliano”.Questa tesi non ci convinse e non ci convin-ce, ma per essa entrammo, come prima mai,nel regno della barbarie del Nord contro ilSud, nel labirinto. E ci sorprese ancora quan-do nel 1994, a sue spese, pubblicò Memoriedi quand’ero italiano: un romanzo economi-co quale innanzi a lui aveva saputo scriveresoltanto Alessandro Manzoni. Ma anche diquesto suo grandioso e copernicano roman-zo i premiati intellettuali di Calabria, fuoridella Calabria, non se n’accorsero. Nonimporta, e non importa a Nicola Zitara nonora che è morto ed ha altre pratiche da sbri-gare. Non gli importò neppure quand’era invita, persuaso con Guido Dorso che i meri-dionali non hanno bisogno di carità, dellacarità pelosa degli intellettuali di successo,ma di giustizia. E che,insomma, la loro operasia giusta, cioè coerente con i bisogni e i sognidelle popolazioni meridionali. Ché il propriodegli intellettuali meridionali e meridionalistiè combattere sempre, non temere nulla sottoil sole, non darla vinta neppure alla morte. Ealla morte non l’ ha data vinta Nicola Zitara,che ha spento il suo cuore, ma non la suaonesta intelligenza, non il proseguimento delsuo cammino. Adesso, è di là con altri inte-gerrimi trapassati: Pasquale Villari,Napoleone Colajanni, GiustinoFortunato,Gasano Salvemini, AntonioGramsci, Guido Dorso, Luigi Sturzo,Benedetto Croce. Sono i portabandiera delmeridionalismo, che la trasmisero di mano inmano, sempre trovando mani, nelle mani diNicola Zitara. E, fedele all’appuntamento, lariconsegna, pura, intatta, sventolante di pen-sieri sublimi e di vita proba. Quando così si èvissuti, non si muore mai. Per chi altri, perquant’altri potremo un giorno dire lo stesso ?

l’1 ottobre del 2010ci lasciava Nicola

zitara, nostro padreformatore. Lo

ricordiamoattraverso le parole

del compiantopasquino e di

francesco caridiaffinchè la sua

figura continui aessere un esempio perle future generazioni

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«…Antonio Macrì che comprendeva Siderno ma, rap-presentava il "crimine", cioè rappresentava tutta la'ndrangheta della provincia di Reggio Calabria…». Cisono storie che non sono mai complete, come quella diAntonio Macrì di Siderno, per qualcuno “Zii ’Ntoni”, oanche “U Baruni”, ed ancora indicato in qualche cro-naca come il “boss dei due mondi”. Macrì è un cogno-me “pesante”, che ritorna in quasi tutte le indagini del-l’antimafia.Quella del “Barone” è una storia che parte da lontano,forse mai veramente scritta, della quale in questa pagi-na si offre uno spaccato ripreso dall’informativa dell’in-dagine “Olimpia 1”. Una delle prime maxi inchiesteantimafia della provincia di Reggio Calabria, che haricostruito i legami provinciali delle famiglie ritenuteappartenenti alla “onorata società”. In questo caso c’èun collaboratore di giustizia, L.G.U., che in un memo-riale consegnato ad un magistrato reggino e al persona-le della DIA di Reggio Calabria nel 1993, raccontaanche di Antonio Macrì quale esponente di primopiano della provincia tanto da meritare un “discorso aparte”.Ecco come viene descritto nel “memoriale”: « Undiscorso a parte merita "U ZI 'NTONI MACRI' " .Quest'uomo era il capo crimine e rappresentava, secon-do me, non "indegnamente", quella che si riteneva fosse"l'onorata società", egli, se si può dire, era il capo deicapi e non sono certo io ad avanzare o denigrare i suoimeriti. Stà di fatto che era, senza ombra di dubbio, con-trario ai sequestri di persona. Per questo era sempre indisaccordo con "Pianoti platioti e santolucoti"; era ilvero unico, rappresentante, con tutti i titoli in CosaNostra ed aveva le "chiavi" per entrare negli Stati Uniti(New Jersey), Canada (da Toronto a Montreal, fino adOttawa) e Australia (la zona di Melbourne, Adelaide eGriffith); Macrì era amico personale di Angelo eSalvatore La Barbera, di Pietro Torretta, di LucianoLiggio, dei Greco di Ciaculli. Aveva conosciuto, quan-do ancora portavano i pantaloni corti, sia Riina cheProvenzano, i quali, negli anni '50 erano al servizio deldott. Michele Navarra di Corleone. Michele Navarraera stato, negli anni '50, confinato proprio a GioiosaMarina per parecchi anni ed aveva intrattenuto rappor-ti di affetto, amicizia e "rispetto" con don AntonioMacrì essendo entrambi all'epoca membri effettivi diCosa Nostra. Il pupillo di Antonio Macrì era D. T. chefù anche compare d'anello di Salvatore Riina.«Bisogna pur dire – si legge ancora oltre - che la "politi-ca" di Antonio Macrì non era ben vista, come abbiamogià detto sopra, dai pianoti, platioti e santolucoti per ildiscorso sui sequestri e per il rispetto che questi, cioè ilMacrì, esigeva a favore delle istituzioni, soprattutto peri suoi rappresentanti, e cioè Carabinieri e Polizia».Nel proseguo il collaboratore ricostruisce una serie divicende relative a quella che viene ricordata negli anna-li della cronaca nera come la “Prima guerra di Mafia”nella Provincia di Reggio Calabria. Una contrapposi-zione che porterà alla morte di Antonio Macrì nel gen-naio del 1975.Alcuni anni dopo, nel 1977 per la precisione, si apre la“Seconda Guerra di Mafia” nel reggino. Ormai l’ono-rata società aveva lasciato spazio agli “affari”, a quelliche di lì a poco sarebbero stati indicati con il nome di“broker”. In mezzo ci sarebbe stato un accordo conapparati deviati dello Stato, della massoneria e di alcu-ne frange della politica locale e nazionale. In quelmomento storico si spezza definitivamente il legamedelle mafie agricolo-pastorali con la gente. Inizia l’infil-trazione nei grandi appalti, vedi “Decreto Reggio”, neisettori strategici della società, quali sarà da li a breve lasanità, fino ad entrare, da ultimo dalla porta principale,negli apparati dello Stato e nelle istituzioni locali eregionali. Un’evoluzione, quella della ‘’ndrangheta, cheporterà ad individuare l’esistenza di un apparato inter-no composto da “invisibili” che formano una cupolache supera il “Crimine di Polsi”. Crimine, questo ulti-mo, che viene accertato con un giudizio dellaCassazione compiutamente solo in questi ultimi anni.Oltre 40 anni dopo l’omicidio di “Zii ’Ntoni”.

GIUDIZIARIA

La figura di Zii ’Ntoni Macrì

in Olimpia

ATTUALITÀ

Come Comitato a Difesa della Salute dei CittadiniSidernesi, insieme all’Amministrazione e agli agliComitati ambientalisti e associazioni presenti sulterritorio, abbiamo organizzato la manifestazione“Siderno Salvati”, l’otto di luglio che ci ha dato piùforza per continuare nella lotta perché Siderno sia“Free Chimica”.Abbiamo dovuto scontrarci con i pericoli della nonpartecipazione, smentita dalla folta presenza dei cit-tadini, ma molto di più dall’accusa che il momentonon fosse adatto, a causa del periodo estivo e del-l’arrivo dei “turisti” a Siderno e quindi l’effettonegativo che una manifestazione in piena estateavrebbe comportato su chi avesse voluto scegliereSiderno come meta.Non ci interessa fare polemiche, ma ad estate con-clusa possiamo dire che i problemi restano e quin-di non vorremmo trovarci la prossima estate adover discutere delle stesse problematiche, anche sei problemi della salute per molti cittadini e le lorofamiglie che sono ammalati di gravi patologie sonoprioritari e indifferibili.Siamo partiti ad aprile 2016 per occuparci della que-stione SIKA e non pensavamo che esplodesse ilcaso ex- BP a settembre 2016.È passato un anno dalla prima assemblea (27 set-tembre all’YMCA) e, grazie al contributo di tutti,qualcosa abbiamo smosso, la manifestazione ci hafatto fare passi avanti, una maggiore attenzione da

parte della Regione sulle questioni ambientali aSiderno, compreso il problema di San Leo.Nessuna delle tre problematiche è facile da risolve-re, ci vuole tempo, tenacia e costanza.Abbiamo messo come Amministrazione, Comitati eAssociazioni questi tre punti nell’agenda dellaRegione e stiamo continuando a occuparci giornal-mente, interloquendo con la stessa per trovare lesoluzioni.Ci vogliamo soffermare per il momento sull’inqui-namento dei pozzi, con l’intenzione di trattare inarticoli successivi la bonifica exBP e la risoluzionedella puzza di San Leo.Ribadiamo che per noi e per i cittadini residenti diPantanizzi la presenza della SIKA è incompatibile,in quanto le emissioni in atmosfera di sostanze tos-siche e in alcuni casi potenzialmente cancerogenenon ci lasciano tranquilli, malgrado l’azienda rispet-ti le norme previste. Abbiamo esperienze in tutta Italia che dimostranoche spesso dopo tanti anni molti cittadini scopronoche la tal fabbrica ha inquinato torrenti, i terreni ei cittadini hanno malattie non previste, di casi simi-li potremmo fare un lungo elenco. Il diritto al lavoro non deve contrapporsi al dirittoalla salute e deve valere per qualsiasi territorio.Non vogliamo che Siderno diventi il ricettacolodelle aziende a rischio (BP, SIKA, inceneritore).Non vogliamo soffermarci su questioni tecnicheapprofondite, però vogliamo far riflettere sul fattoche si afferma che i numeri (dati) sono la base indi-scutibile per affrontare i problemi dell’inquinamen-to.Parliamo delle analisi effettuate da fine novembre2016 fino a luglio 2017 sia da Arpacal sia dalla stes-sa SIKA, perchè non danno gli stessi risultati.Sono state fatte quattro analisi nei piezometri dellaSIKA (novembre, gennaio, aprile e luglio) da partedell’azienda, in quanto obbligata dal Piano diControllo e Monitoraggio dopo la concessione daparte della Regione dell’autorizzazione integrataambientale (AIA) a fare controlli periodici.

Un piccolo inciso, per anni l’AIA non era statarichiesta, in quanto secondo l’azienda per il tipo diproduzione non era necessaria, solo la determina-zione dell’Assessorato Ambiente della Regioneaveva costretto la SIKA a fare le pratiche necessarieaffinché la fabbrica potesse proseguire nell’attività(una delle due linee di produzione era stata sospesosia a luglio che a settembre 2016).Successivamente all’informazione obbligatoria rice-vuta da parte della SIKA dopo i risultati delle anali-si di novembre, l’Arpacal ha iniziato a fare controlli(gennaio, aprile e luglio).I risultati di novembre erano fortemente preoccu-panti in quanto alcune sostanze presentavano valo-ri di centinaia di volte maggiori del valore consenti-to.Parliamo di sostanze cancerogene (trielina, clo-roformio e tetracloroetilene), non di colibatteri, chenon sono piacevoli, ma non comportano tossicità ein alcuni casi morte.Ribadiamo che abbiamo confrontato i risultati otte-nuti dalla SIKA in un laboratorio privato e quellidell’ARPACAL in un proprio laboratorio. Il dato di novembre è lo stesso perchè ARPACALnon aveva partecipato ai prelievi, invece negli altritre prelievi contestualmente avevano preso dei cam-pioni e li avevano portati nei due laboratori.Si sa che laboratori diversi danno risultati diversi,quindi spesso occorre rifare i prelievi e le analisi, maper poter capire e affrontare un problema sarebbeopportuno che i dati possano confrontarsi o almenoavere un andamento simile, altrimenti si rimaneperplessi.La Regione ha stanziato dei fondi, acquisiti dalComune per fare un piano di caratterizzazione dellazona intorno alla SIKA e insieme anche a noi si stalavorando per scegliere le zone in cui scavare deipiezometri e rifare le analisi.In alcuni piezometri i dati sono confrontabili, in altricompletamente diversi.Ci soffermiamo su questo punto, in quanto ragio-nando su valori diversi si arriva a conclusioni diver-se per quanto riguarda l’origine della fonte inqui-nante.Non molto tempo fa si pensava da parte di Arpacalche l’inquinamento potesse venire da una fontedistante dai punti in cui si si sono fatte le analisi.Adesso si tende a pensare che l’origine possa deri-vare da sostanze sotterranee intorno alla SIKA.Noi non abbiamo certezze e non vogliamo accusarenessuno sino a quando non ci saranno studiapprofonditi sulla zona che dovrebbero iniziareappena la Regione approverà il piano di caratteriz-zazione definitivo da un momento all’altro.

Il Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi

La calda estate di siderno e l’inquinamento dei pozzi a PantanizziIl Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi torna apuntare la sua lente sulle problematiche ambientali di Siderno perevitare che la città diventi il ricettacolo delle aziende a rischio.

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DOMENICA 01 Ottobre 5www.larivieraonline.com

Una sinfonia di profumi e sapori in grado di spalancare i sensi e proiettarli verso orizzontilontani, a quando la genuinità era un valore imprescindibile. Questo è il Picanha RestaurantGrill e Lounge Bar, il luogo ideale dove poter vivere un'esperienza gastronomica a tuttotondo, senza mai rinunciare a quel tocco ricercato di cui solennemente e magistralmentedà prova ogni giorno.Stuzzicanti antipasti, sofisticati primi piatti, irresistibili e succulenti secondi, golosi dessert...una superba goduria dei sensi: la gioia immediata degli occhi, quindi del naso per il mix deiprofumi e, in ultimo, l'euforia che esplode nel palato.Un'euforia che raggiunge i massimi livelli di fronte ai deliziosi piatti di carne e pesce prepa-rati su griglia a vista: piatti genuini, cotti a puntino, fragranti e appetitosi. Tra le carni, spic-cano quelle italiane ma anche il tenero e prelibato angusargentino, dal sapore raffinato e deciso. Al Picanha Restaurant Grill e Lounge Bar vivrai un'at-mosfera unica e incantevole, tra bellissime pareti con mat-toni a vista e suggestive pareti retroilluminate, in cui trovaposto una ricca selezione di vini di qualità, da scegliere tra etichette loca-li e nazionali.Al Picanha è anche possibile organizzare cene, compleanni e cerimonie: 70 coperti a dispo-sizione, oltre alla possibilità di mangiare all’aperto. Inoltre, da oggi, il Picanha è aperto anchela domenica a pranzo per deliziarti con uno stuzzicante e sfiziosissimo menu fisso.

I massimi livelli del piacere

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ATTUALITÀ

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

“Sono Tommaso Costa.Dopo quasi 11 anni mi rivolgo alle pagine di questo giornale perripetere ciò che ho scritto allora e lo ripeterò finché avrò forza. Nonho ucciso Gianluca Congiusta, non sono responsabile della suamorte.Vorrei che fosse ben chiara una cosa:Io sono stato già condannato all’ergastolo in via definitiva per unaltro delitto, pertanto la mia vita, la mia fine di uomo e giudiziaria,è stata decisa al momento della condanna definitiva all’ergastolo.L’unica mia via per trovare uno spiraglio di libertà era di autoaccu-sarmi dell’omicidio Congiusta, ed essendo reo confesso mi sarebbecaduta la pericolosità di cui all’art: 4 bis c.p.Non posso farlo perché sono innocente ed il tempo mi darà ragio-ne. Vorrei chiedere a tutti coloro che sono certi che io sia l’autoredel delitto: e se io sono innocente?La Giustizia ha trionfato? Nulla di vero, la Giustizia ha perso con-dannando un innocente, ma sembra che a nessuno frega niente.Voglio porre un interrogativo: perché un giudice popolare dà ledimissioni il giorno della sentenza? Cosa è successo?

Giuridicamente è ammesso ma il fatto è che ha dato le dimissionisenza nessuna giustificazione. È successo tutto in silenzio, nessunos’è meravigliato. Come mai? Proprio il giorno del verdetto, non èstrano? Non voglio essere arrogante, ma la condanna per l’omici-dio Congiusta non mi costa l’ergastolo, quello ce l’ho già, ma al finedi cumulo l’omicidio mi provoca 14 mesi d’isolamento diurno, nul-l’altro, ma anche un’ora è grave, perché sono innocente io, invecechi ha architettato questo scempio della giustizia non so se lo sia.Ho i miei dubbi. Mi coglie l’obbligo di ringraziare gli avvocati chehanno lavorato in mia difesa. L’avvocato Maria Candida Tripodiche ha svolto un grande lavoro e non ci dimentichiamo che è stataanche minacciata e offesa per avere fatto il proprio lavoro.Il professore Sandro Furfaro, subentrato in cassazione che mi hadifeso con professionalità e serietà.C’è una forza che mai nessuno può distruggere e può indebolire edè la forza dell’innocente.Quella che ha Tommaso Costa.Ringrazio il giornale per lo spazio.

Tommaso Costa

Tommaso Costa:non sono responsabile della morte di Gianluca

Questa settimana ci è giunta in redazione una letteravergata a mano da parte di Tommaso Costa, ritenutocolpevole dell’omicidio di Gianluca Congiusta, assassinato aSiderno il 24 maggio 2005. Nel suo breve intervento, Costaprofessa con fermezza la propria innocenza, ponendol’accento su un evento sospetto che, a suo dire, potrebbeaver condizionato la sentenza che lo ha riguardato.

Per tutelare l’istituzione alla quale appartiene e pernon ledere la fiducia che i cittadini onesti hanno neiconfronti della Procura, De Raho, evita di frequen-tare luoghi e persone non istituzionali per nonrischiare pericolose e sconosciute prossimità e que-sto stesso comportamento – simil monastico – con-siglia, ovviamente, agli altri esponenti delle forzedell’ordine, delle istituzioni e della magistratura,tutti chiamati all’astensione dalle frequentazioni e aopportune scremature purificanti nella cittadinanza;

tutti invitati, quindi, isolandosi, a isolare il male e i suoi appestatiuntori reggini.Ora, l’esternazione di De Raho non sorprende i più attenti osser-vatori delle dinamiche teologistiche che caratterizzano la Procuradi Reggio Calabria e le Procure militanti del Sud in genere.Attenzione, in tale contesto la critica che esprimo è essenzialmen-te ideologica, spirituale e politica; al di là, infatti, del prestigiosoruolo esercitato nella repressione degli orrendi crimini che carat-terizzano l’associazione mafiosa e del plauso riconosciuto per ilcoraggio dimostrato da uomini davvero impegnati nel difficilelavoro di contrasto a questo cancro – non il solo, purtroppo – cheattanaglia questi territori e ne impedisce il decollo sociale ed eco-nomico di cui sarebbero capaci, non si può non riconoscere – per-ché ogni positivo conosce il negativo - un certo atteggiamento elita-rio, da combattente solitario appunto, che caratterizza specifica-mente il modo d’essere proprio del magistrato d’assalto nel Sud.Infatti, progressivamente, indagine dopo indagine, successo doposuccesso, rischio dopo rischio, non ci si riconosce più semplice-mente come funzionari dello Stato chiamati ad applicare la leggema come soldati in prima linea; progressivamente, ancora, il com-pito da svolgere non è più quello di concretare il diritto penale nel-l’ambito di un contesto liberale caratterizzato da norme di garan-zia che tutelano il singolo presunto innocentema è quello di com-battere il fenomeno collettivo ndrangheta, attraverso un impegnosempre più pedagogico – anche del tipo “Unum castigabis, centumemendabis” – che, ovviamente, richiede operazioni mediatica-mente efficaci, d’impatto e la rappresentazione divisiva tra una

società civile pro procura – minoritaria ma “salva” – ed una mag-gioritaria ma “oscura” e “di mezzo”: il cui silenzio, la mancata par-tecipazione attiva all’ennesima manifestazione, il difetto d’escla-mazione immediata a ogni arresto, viene bollata come pavida ras-segnazione se non, addirittura - e le ultime esternazioni vanno intal senso - sospetto di prossimità e solidarietà.Ora, occorre ribadirlo, qui non sono in discussione né le indaginidella Procura, né la gravità del problema mafioso nel Sud ma uncerto modo di interpretare il diritto nell’epoca della dichiarazionedi guerra implicita a interi pezzi di territorio e dello scadimento,quindi, del criminale a nemico assoluto che va, per questo, affron-tato su un piano proprio dello stato di eccezione e non dellanorma/normalità; un piano magari “giusto” - ma ab-norme - chesostanzialisticamente guarda alle forme del diritto, alle garanzie –come quella, ad esempio, di presenziare al proprio processo e di cono-scere il proprio giudice – come inutili orpelli che vanno deposti nelcorso della battaglia.E, purtroppo, in tal senso vanno alcune novità legislative da pocoapprovate – parlo della c.d. Riforma Orlando– per le quali, su chia-ro impulso di un altro magistrato super impegnato come NicolaGratteri (oggi procuratore a Catanzaro) - si è generalizzato ildibattimento processuale a distanza, con l’imputato in carcere,anche per risparmiare tempo e denari.Nicola Gratteri, va ricordato, che fu l’artefice anche della ormaicelebre rappresaglia di Platì del novembre 2003 – c.d. operazione“Marine” – nel corso della quale vennero arrestati circa 150 uomi-ni in una notte compreso lo scemo del villaggio, operazione poisconfessata dai processi e dalle sentenze (nei mandati di cattura siaccusava il sindaco e gli amministratori comunali di aver prodottouna delibera finanziando la ristrutturazione di una zona indicatacome “zona latitanti”. La notizia, però, era assolutamente falsa) eper la quale lo Stato italiano ha dovuto pagare risarcimenti peringiusta detenzione. La lotta politica, sociologica, mediatica e rivoluzionaria che il tipodel magistrato a deo excitatus realizza – spesso spregiudicatamen-te come Alessandro di fronte al nodo di Gordio - contro un feno-meno complesso e un territorio paradossalmente vittima e com-

plice, porta necessariamente – tra le persone “perbene” - a mitiz-zare il ruolo di chi assume sempre più spesso i modi, gli atteggia-menti, le pose di sacerdote del bene chiamato – di certo non dalCodice - ad atti e provvedimenti straordinari, necessari per boni-ficare terre perdute allo Stato e popolate di eversivi cultori dellaconnivenza, della complicità interessata, della critica antipatriotticae debosciata e che possono incarnarsi anche nelle forme dell’av-versario occasionale di una partita di tennis.È ovvio che, così procedendo, mortificando non solo i soliti politi-ci “impresentabili” e la loro corte clientelare ma anche, ad esem-pio, il tessuto produttivo – imprenditoriale ed operaio - messoall’indice per le poche denunce di estorsione o per il posto di lavo-ro elemosinato (pena la fame, occorre dirlo) presso aziende border-line, si è arrivati oggi con scioltezza a consigliare il rifiuto di ognicontatto con utenti, clienti, colleghi, datori di lavoro e dipendentinon solo mafiosi – che, come tali, in vero, dovrebbero stare in car-cere e non per la pubblica via – ma anche para mafiosi, criptomafiosi, pseudo mafiosi, simil mafiosi, presunti mafiosi, fino, appun-to, all’apogeo della finalmente ottenuta “solitudine dei giusti”.Tutti a casa, quindi, tutti al chiuso dei privati e sacri monasteri, alriparo tra i pochi conoscenti dal pedigree certificato e “benedetto”dai non pochi sacerdoti della purezza ostentata e, per fortuna,utile a carriere veloci – salvo intoppi – alle quali l’aver tragicamen-te e solipsisticamente prestato opera in trincee del genere porta,prima o poi, l’uscita dall’inferno dei miserabili.Chiudo: come credo risulti chiaro, sia l’intervista di De Raho chequesta mia critica – pur avendo ad oggetto il diritto, le sue regole eforme, e la responsabilità penale personale e non collettiva – non uti-lizzano argomentazioni prettamente giuridiche e, genealogica-mente, scantonano nel premoderno d’un approccio religioso alpotere e al nemico.Ai tanti, troppi teologi delle verità di fede che sconoscono dubbioe garanzie, mi auguro risuoni sempre nelle orecchie l’urlo del giu-rista Alberico Gentili, gridato all’alba della modernità liberale,nell’ambito delle dispute sulla c.d. guerra giusta, contro i teologiarmati delle proprie clavi ideologiche: “Silete in munere alieno!”.

Enzo Musolino

LA SOLITUDINE DEI GIUSTIL'editoriale di Ilario Ammendolia della scorsa settimana dal titolo "L'Eremita De Raho"ha incontrato il favore di diversi lettori. Di seguito un interessante intervento di EnzoMusolino che ha voluto condividere con noi la sua riflessione in merito alle recenti

esternazioni dle Procuratore di Reggio Calabria, dott. Federico Cafiero De Raho.

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www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

LA COPERTINA

DOMENICA 01 Ottobre 07

ILARIO AMMENDOLIA

Lunedì scorso la trasmissione “Presa Diretta” si èoccupata della Calabria. E oggi, come tre anni fa, haavuto come unico argomento la 'ndrangheta e semprelo stesso ospite in studio: il dottor Nicola Gratteri.C’è qualcosa che non mi convince sul fatto che laCalabria venga declinata sempre e solo come 'ndran-gheta e guardandola sempre dalla stessa angolazione.Credo che l’opinione pubblica nazionale avrebbe capi-to molto meglio la realtà calabrese e la drammaticapresenza della 'ndrangheta qualora accanto a Gratterici fosse stato un lavoratore licenziato o comunquesenza lavoro, un cervello in fuga, o una ammalatocostretto a peregrinare tutta Italia. Percepisco undegrado dell’informazione che impedisce ai cittadini dicomprendere la realtà e che strozza in gola la voce allaCalabria reale.Questa volta lo zoom è stato puntato sul viso di PaoloRomeo, presunto capo di una cupola massonico-mafiosa e oggi in carcere insieme al senatore Caridiall’avvocato De Stefano, all’ex consigliere regionaleAlberto Sarra.Complici di cupola il giudice Tuccio, don Pino Strangioe altri di cui non ricordo il nome. Ho il massimo rispetto per il lavoro degli inquirenti, neho gli strumenti per condurre controinchieste come

sarebbe compito e dovere della stampa libera.Le mie perplessità nascono dalla quasi certezza chequalora Paolo Romeo, il senatore Caridi, fossero aivertici di un'autentica cupola non sarebbero in carcere.Gli altri non sarebbero imputati.Da cosa nasce la mia convinzione?Dalla storia di questo Paese e di questa Regione. Daimille misteri mai risolti.Dal fatto che Licio Gelli, gran maestro della P2, eaccusato di orrendi crimini, ha fatto meno carcere diRomeo. Per il senatore Andreotti, al contrario diCaridi, e pur accusato (poi assolto) di essere mandan-te di un omicidio e di aver colluso - per decenni - conla mafia, non è stato mai chiesto l’arresto.Nella P2 c’erano 12 generali dei carabinieri, quattrodell’aeronautica, otto ammiragli, ventidue generali del-l’esercito, una quarantina di parlamentari, numerosimagistrati, ambasciatori, membri della nobiltà tra cuilo stesso Vittorio Emanuele di Savoia, molti banchieri.Nessuno di loro ha subìto conseguenze! Anzi un iscrit-to è diventato presidente del consiglio e qualche altroministro.Ma qua siamo in Calabria.Quindi, domandiamoci: esiste una cupola segreta ingrado di condizionare la vita pubblica della Regione e,in alcuni casi, quella di ognuno di noi?Non lo escludo, anzi direi che ne sono certo!Esiste in Calabria più che altrove! Perché esiste, pro-spera ed è forte dove più debole, rachitica e ammalataè la democrazia! Non saprei indicare dove sia la testa(direi fuori Regione) ma i tentacoli sono ovunque aReggio come nella Locride, nella Piana come inAspromonte.Se potessimo intravedere e forzare la porta blindatache ci separa da questo mondo occulto, sono sicuroche non ci troveremmo nomi noti della 'ndrangheta odella massoneria.Questi semmai stazionano ai livelli bassi. Ai piani altic’è ben altro e, in caso di necessità, scattano altri livellidi tutela e di protezione verso un “Olimpo” invisibileagli occhi di noi comuni mortali.Eppure tanto la stampa quanto la magistratura, peranni, hanno dato in pasto nomi di poco conto, nonosando spingersi nel cuore del potere vero!

Non ho avuto mai rapporti di frequentazione e di ami-cizia con nessuno degli arrestati, anzi ricordo la tensio-ne che ci contrapponeva a Paolo Romeo e ai suoi“camerati” ai tempi dell’università!Altri tempi!Restano i misteri.Nel 1992 quattro politici eccellenti furono arrestati conl’accusa di far parte di una cupola occulta e, in quantotali, di essere i mandanti del delitto Ligato (il più gravedelitto politico commesso in Calabria).Erano innocenti per come ha stabilito la magistratura.Oggi l’amministrazione comunale di Reggio dedicauna sala del Comune a Piero Battaglia che fu tra gliarrestati, mentre per Giovanni Palamara (altro arre-stato) è stata allestita la camera ardente nella sala delMunicipio.Funerali solenni alla “memoria” per farsi perdonare laprecedente viltà!Non è peregrina l’ipotesi che qualcuno abbia pensatodi bruciare i loro nomi per proteggere un livello moltopiù alto di responsabilità.Stessa cosa a Locri.Tanti anni fa un ex presidente del tribunale dichiarò diessere a conoscenza di delitti gravissimi (omicidi,sequestri di persona, estorsioni) nascosti dai magistra-ti di quel tribunale.Tutti fecero finta di non aver udito!Perché?Perché tutti - e dico Tutti - si sono guardati dall’oltre-passare la soglia degli “intoccabili”!Lo stesso avvenne alla vigilia del delitto Fortugnoquando - secondo il giudice Cascini - la polizia inter-cettò una riunione segreta organizzata per discutereintorno alle forniture e al grumo di interessi gravitantiintorno all’ospedale di Locri.Non solo i nomi dei partecipanti restarono segreti ma,dopo pochi giorni, tutti i poliziotti a conoscenza delsummit notturno furono trasferiti.La stessa rete di interessi denunciata dalla relazioneBasilone e gravitante intorno all’ospedale di Locri(oggi stremato e distrutto anche ad opera dagli impu-niti e impunibili) non fu mai scalfita.Da quanto ho detto - ed è solo una minima parte -comprenderete le mie perplessità su una verità media-tico-giudiziaria che potrebbe essere deformata.Che fare?Non facciamoci illusioni: oggi noi - gente comune - nonabbiamo la forza per raggiungere quella “porta” segre-ta e meno che mai di oltrepassarla.Perché il popolo calabrese non ha voce.Perché la società civile è costretta ad arretrare ognigiorno.Perché una verità gridata e imposta sostituisce la ricer-ca faticosa e discreta dei fatti.Come “Presa Diretta” dimostra, tutta l’attenzione ècalamitata da “mafia” e “antimafia”. Un binomio i cuitermini si sostengono a vicenda.Una cosa è certa: le “cupole”, le “corporazioni”, le“caste”, le “mafie” altro non sono che aggregazioni dipotere che nascono alle spalle della sempre più evane-scente “sovranità popolare” e dal progressivo abbatti-mento dello Stato di diritto.L’unico antidoto è la democrazia e il ripristino dellegaranzie costituzionali. Una trasmissione come “PresaDiretta”, così come le costanti campagne mediatichein cui la 'ndrangheta viene trattata al di fuori del conte-sto politico e sociale, servono solo per nascondere ildolore, le sofferenze, le ingiustizie, i soprusi a cui sonosottoposti i calabresi (non tutelati).Una grande opera di distrazione di massa che, tra l’al-tro, oscura il fascino, l’autenticità e la bellezza dellaCalabria.

Gli autori dell'inchiesta di Presa Diretta, andata in onda lunedì scorso su Raitre, sono convinti di essere entratinelle stanze segrete del potere calabrese dove esisterebbe una cupola massonico-mafiosa in grado dicondizionare la vita pubblica della Regione. Ma se potessimo intravedere e forzare la porta blindata che ci separada questo mondo occulto, non ci troveremmo nomi noti della 'ndrangheta o della massoneria, come vorrebberofarci credere. Questi semmai stazionano ai livelli bassi. Ai piani alti c’è ben altro e, in caso di necessità, scattanoaltri livelli di tutela e di protezione verso un “Olimpo” invisibile agli occhi di noi comuni mortali. “Armi didistrazionedi massa

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www.larivieraonline.com ATTUALITÀ Domenica01 Ottobre 08

Minniti: “La Camera

Penale di Locriha finalmente

la giusta rilevanzanell’UCPI”

Terremoto ATAM: l’Amministratore Unico si dimette

Riprodotta aMilano in undipinto laChiesa di AfricoVecchio

“A Ciambra” candidatoitaliano per la sezione film stranierodegli Oscar 2018

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Ognuno di noi avrà certamente vissuto una espe-rienza di volo, una esperienza di decollo e di atter-raggio, una esperienza di ospitalità in diverseaerostazioni italiane e non solo. Ognuno di noi sa,altrettanto, e molto bene, quanto sia importante

abbattere le distanze in un mondo nel quale non visono più, se non poche e sempre più remote, località irraggiungibi-li e quanto sia necessario, in un’ottica di crescita stabilire una rete dicomunicazione che permetta non solo il trasferimento delle merciin tempi ristretti, ma anche delle persone. Inoltre, ognuno di noi saquanto sia fondamentale poter disporre di una politica trasportisti-ca che tenda a valorizzare il territorio, che sia capace di porlo in rela-zione con altre località e attrarre, in questo modo, interesse verso laregione, che sia turistico o imprenditoriale. Inoltre, e non ultimo,ognuno sa che le infrastrutture trasportistiche hanno dei costi e che,proprio per questo, ogni relativa progettazione e gestione deveessere orientata all’efficienza e produttività nella misura in cui essanon si trasformi nel primo limite di un’idea, di una opportunità, di

una necessità. Ebbene, guardando l’esperienza calabrese potrem-mo dire con buona pace di chi potrebbe affermare il contrario, chenon vi è una politica dei trasporti e, in particolare, del trasportoaereo che si distingua per razionalizzazione delle risorse e dellestrutture. Ora nessuno credo vorrebbe privare le tre province –Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone - di un proprio aeroporto e,forse, in un’ottica di distribuzione delle offerte di volo ciò ci potreb-be anche stare. Ma se analizzassimo con onestà i risultati “impren-ditoriali” delle tre realtà calabresi, nonostante vi sia un interessantevolume di passeggeri ogni stagione, di certo non potremmo esserecosì sicuri che le ragioni di efficienza e di efficacia delle attività digestione abbiano raggiunto quegli obiettivi utili per dare delle atti-vità aeroportuali quell’immagine di funzionalità che si osserva daaltre parti. La commistione tra partecipazione pubblica e privata, lariserva politica delle nomine, le diverse provinciali interpretazionidel ruolo e del significato di disporre di un aeroporto sacrificate aduna visione di piccoli spazi da conquistare riduce tutto ad una que-stione per pochi. Ma non solo. Il regime di quasi monopolio nel

quale opera qualche compagnia aerea sostenuta dagli interventidelle società di gestione riduce ogni possibilità di manovra nellascelta e nell’individuazione sul mercato di altre possibilità non solodi trasporto, ma di copertura delle rotte. Certo, dovremmo meravi-gliarci per questo e per altro, ma non lo facciamo e guardiamo allevicende dei nostri aeroporti come se ognuno possa vivere di vitapropria, come se non fosse utile conoscere se esiste o meno un pro-getto articolato che faccia dell’offerta trasportistica una necessitàche può essere soddisfatta, per una regione che si vorrebbe mette-re in gioco, solo attraverso un’idea complessiva di infrastrutture chedialogano tra di loro. Ma, in fondo, quale dialogo si potrebbe averese ogni aeroporto, come ogni altra idea o iniziativa nel campo deitrasporti, va per fatti propri? Gestione o non gestione, ogni realtàsubisce il fascino del potere locale senza capire che, a restare localiperdiamo spazi, rotte, possibilità di aprirci a ciò che ci circonda.Dovremmo essere ormai consapevoli che dal Nord al Sud, rimania-mo, alla fine, piccole province che non cresceranno mai con aero-porti forse “internazionali” si, ma di periferia.

Volare senza ali

Nominato coordinatore nel gennaiodel 2017, l’avvocato Eugenio Minniti,in seguito alle dimissioni del professo-re emerito di Procedura Penaleall’Università di Napoli GiuseppeRiccio, è stato eletto in luglio, assiemeai colleghi Giuseppe Scazzola e MariaTeresa Zampogna, presidentedell’Osservatorio doppio binario e giu-sto processo.«Si tratta di un incarico molto presti-gioso - ci ha raccontato Minniti - con-seguito solo grazie al lavoro costante eminuzioso da parte di tutti i compo-nenti della Camera Penale di Locri,che ha ormai raggiunto dimensionenazionale come dimostra l’alto livellodi rappresentanza ottenuto nell’ambi-to dell’Unione Camere Penali Italiane.È logico che il conseguimento di que-sto risultato non sarebbe stato possibi-le se la Camera Penale di Locri nonavesse lavorato, in tutti questi anni, inmaniera puntuale, salvaguardando inogni dibattimento il diritto processualedegli imputati nel contemporaneopieno rispetto dell’istituzione, che sitraduce nell’ottimo rapporto intratte-nuto con tutti i magistrati operanti nelforo di Locri».Ottenuta la nomina, Minniti si premu-rerà infatti di instaurare un rapporto di

costante collaborazione con gli avvoca-ti del nostro comprensorio per moni-torare con ancora maggiore puntualitàil buon andamento dei processi facen-do allo stesso tempo affidamento suivalidi referenti territoriali d’Italia perriuscire a far funzionare al megliol’Osservatorio doppio binario e giustoprocesso.L’organo, che si occupa di supervisio-nare le distorsioni processuali in rela-zione all’articolo 111 dellaCostituzione Italiana, assicurandosiche i pubblici ministeri non devinodalla natura procedurale negando ildiritto di difesa agli imputati o acqui-sendo in maniera distorta dati prece-dentemente sottaciuti, sarà al centrodel Congresso Straordinariodell’UCPI, che si terrà dal 6 all’8 otto-bre a Roma. Primo vero appuntamen-to istituzionale per Minniti e colleghi, il

Congresso riunirà tutte le realtà foren-si italiane, che si incontreranno al finedi discutere delle funzioni dell’avvoca-to dal punto di vista difensivo, di cosal’attività defensionale preveda e qualedebba essere il giusto rapporto daintrattenere con gli altri avvocati emagistrati coinvolti nei procedimentipenali.Sarà inoltre all’ordine del giornoanche la nuova riforma penale che, ciha raccontato Minniti, rischia di morti-ficare gli imputati già detenuti in quan-to prevede la possibilità di svolgere iprocessi a distanza, impedendo ai car-cerati di esercitare un confronto diret-to con i pubblici ministeri. Eventualitàche rischia di fare del provvedimentoun tentativo della politica di inglobarel’attività penale, condizionando il libe-ro convincimento dei giudici previstodalla legge

Il prossimo 18 ottobre, presso il Museo “FrancescoMessina” di Milano, l'amministrazione, l'artistaDomenico Fazzari e l'assessore alla Cultura delcapoluogo lombardo, presenteranno un dipintoche riproduce fedelmente la Chiesa di AfricoVecchio. Il piacere di un così peculiare tributo allacomunità locridea è naturalmente stato accoltocon grande entusiasmo dall’amministrazionecomunale, che invita tutti gli africesi che si trove-ranno a Milano in quel periodo a non perdersi lapresentazione dell’opera.

“A Ciambra”, di Jonas Carpignano,ambientato nella comunità rom di GioiaTauro, è stato selezionato per rappresen-tare l'Italia nella sezione film stranierodella 90ª edizione degli Oscar. La designa-zione è stata decisa dall’AssociazioneNazionale Industrie CinematograficheAudiovisive, un’autocandidatura che noninserisce automaticamente il film nellacinquina di film stranieri che concorreran-no per l’ambita statuetta, scelta da unacommissione dell’Academy Awards aridosso della cerimonia del 4 marzo pros-simo, ma che comunque premia l’intensolavoro condotto dalla LuCa, la fondazionecomposta dalle Film Commission lucana e

calabrese. Massima la soddisfazioneespressa dal Presidente Oliverio, che havisto nella nomina un segnale che la stra-tegia messa in campo dalla Fondazioneper sostenere i giovani registi provenientida Calabria e Basilicata è la strada corret-ta da percorrere. Non ci resta che incro-ciare le dita in attesa dell’ufficializzazionedelle candidature da parte dell’Academynei primi giorni del 2018, augurandoci alcontempo che l’apprezzamento per ilnostro cinema da parte degli americani(siamo l’unico Paese straniero ad averconquistato 11 statuette e 3 premi specia-li) faccia guardare con un occhio di riguar-do al film di Carpignano.

Non è un periodo particolarmen-te florido, quello vissuto in questiprimi giorni d’autunnodall’Azienda di TrasportoPubblico dell’AreaMetropolitana di ReggioCalabria. Al centro di una rimo-dulazione che ha coinvolto inprima persona anchel’Amministrazione Comunale diReggio Calabria, durante unincontro tra i vertici dell’aziendal’ATAM è stata costretta a subirele dimissione senza appellodell’Amministratore UnicoAntonino Gatto, determinatonella scelta, ha dichiarato, per ilbene della Società. L’azienda, chelo scorso anno ha significativa-mente ridotto il proprio debitodeve infatti ancora ridefinire ilproprio orizzonte e avanzaresoluzioni coraggiose coerente-mente con quanto previsto nelpiano di risanamento. “Il mio èun gesto - ha concluso Gatto -che compio nella consapevolezzadi aver dato tutto il possibile aquesta società e di considerarlaelemento di base della nuova pri-mavera reggina”.

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DOMENICA 01 Ottobre 10ATTUALITÀ www.larivieraonline.com

Elisa Curciarello e Arrigo Lagazzo, architetti dellaLocride, nutrono alcuni dubbi circa il “ProtocolloItaca”, nato diversi anni fa per supportare le esigenzedelle Regioni di dotarsi di strumenti per sostenerepolitiche territoriali di promozione della sostenibilitàdelle costruzioni. Dopo averli ascoltati, qualche dubbio è sorto anche anoi. Ma andiamo con ordine.“Il Protocollo Itaca – spiegano i due architetti – è unostrumento per la valutazione della sostenibilità ener-getica e ambientale degli edifici che permette di veri-ficare le prestazioni del costruito sia dal punto di vistadei consumi e quindi dell’efficienza energetica, sia daquello ambientale e della salute dei fruitori. Ciòdovrebbe favorire la realizzazione di edifici più inno-vativi (consumo zero di energia, riduzione del consu-mo d’acqua, uso di materiali a basso costo energetico),con elevato comfort. “Il Protocollo dovrebbe garantire l’oggettività dellavalutazione attraverso l’impiego di indicatori e metodidi verifica conformi alle norme tecniche e alle legginazionali di riferimento. Ha diverse finalità: supportoalla progettazione per i professionisti, controllo e indi-rizzo per la pubblica amministrazione, supporto allascelta del consumatore, valorizzazione di investimentiper gli operatori finanziari.“La Regione Calabria nel 2011 emanava la L.R. n. 41(4 novembre 2011) dal titolo “Norme per l’abitaresostenibile” in cui norma la certificazione di sostenibi-lità degli edifici (art. 9) e il disciplinare tecnico e lelinee guida (art. 10). “Nel Bollettino Ufficiale della Regione del 5 gennaio2017 viene pubblicato il Regolamento e il Disciplinaretecnico: “Sistema per la certificazione di sostenibilitàenergetico e ambientale degli interventi edilizi e perl’accreditamento dei soggetti abilitati al rilascio delcertificato di sostenibilità energetico e ambientaledegli edifici”. Il 27 marzo 2017 con Delibera di Giuntaviene modificato il Disciplinare.All’art. 2 del Disciplinare, nelle definizioni, si cita perla prima volta il “Protocollo Itaca”. All’art. 3 dellostesso si afferma che la certificazione di sostenibilitàenergetico e ambientale degli edifici ha carattereobbligatorio per gli interventi realizzati da Enti pub-blici o con finanziamento pubblico. A tale certificatodeve essere allegato l’attestato di prestazione energe-tica (APE). L’art.6 prevede la Fase di Pre-Valutazione,applicabile alla fase di progettazione inferiore all’ese-cutivo, nel caso sia previsto nei bandi per la concessio-ne di incentivi, contributi e agevolazioni. Infine, alCapo III viene indicato il “Sistema di accreditamentodei soggetti preposti al rilascio della certificazione”:art. 12 – le funzione di accreditamento degli ispettori,ovvero degli esperti del Protocollo Itaca” sono svoltepresso l’Ente Certificatore; art. 13: agli elenchi regio-

nali si possono iscrivere i tecnici iscritti agli Ordini eCollegi professionali, questi tecnici dovranno obbliga-toriamente frequentare uno specifico corso di forma-zione con superamento di un esame finale. Inoltrepossono essere iscritti coloro che sono certificatorienergetico-ambientali in altri paesi e regioni, ovverohanno insegnamenti e Master di contenuto specifico,dietro verifica e valutazione della Regione medianteapposita Commissione.“Sulla pagina del Protocollo Itaca del portale delDipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici eMobilità, in data 3 aprile 2017 è stato pubblicato:CERTIFICAZIONI. iiSBE Italia è il soggetto certifi-catore di parte terza che realizzerà i processi di certifi-cazione stabiliti dal Disciplinare Tecnico d’attuazionealla Legge regionale 41/2011 per la Certificazione diSostenibilità ambientale degli edifici. A iiSBE dovran-no essere inoltrate le istanze di certificazione. “La Regione Calabria nel luglio scorso pubblica ilbando Social Housing (finanziamento POR2014/2020) – e prima ancora un bando per l’ediliziascolastica - in cui si richiede l’applicazione della Leggen.41/2011 e la verifica di sostenibilità di progettazionie realizzazioni. Tuttavia, solo nelle faq del 4 agostoviene specificato che i redattori della relazione di pre-valutazione devono essere abilitati ed iscritti ad unelenco specifico che alla fine di agosto - viene comuni-cato attraverso un’altra faq comunica - migra sul por-tale di iiSBEitalia.“Gli Ordini professionali, messi a conoscenza e pres-

sati dalle reiterate proteste degli iscritti sulla silenziosacreazione dell’elenco, esprimono disappunto alDipartimento regionale competente, con richiestaalmenodi una congrua proroga dei termini di scaden-za del bando Social Housing, per consentire a tutti iloro iscritti di accedere ai corsi. Ma ottengono solo unbreve rinvio, che li costringe a precipitarsi (alle condi-zioni imposte dalla Regione) a tenere dei corsi (manon si comprende se come organizzatori, patrocinato-ri o sponsorizzatori) per una limitatissima parte deiprofessionisti iscritti (max 50 per Ordine/Collegio).Corsi che vengono programmati e resi disponibili daiiSBE Italia (unico soggetto indicato/imposto dallaRegione) alla modica cifra di € 366,00 compresa IVAa partecipante (max 50 partecipan-ti*366€=18.300€)”.Dopo aver assistito a questo singolare e surreale sus-seguirsi di eventi (dai quali emerge - purtroppo e perl’ennesima volta - l’assoluta marginalità degliOrdini/Collegi nella tutela dei diritti e della dignità deiprofessionisti), Elisa Curciarello e Arrigo Lagazzo sichiedono: Perché gli Ordini professionali (come è d’uso fraIstituzioni) non sono stati preventivamente messi aconoscenza della creazione dell’elenco di ispettoriovvero esperti del Protocollo Itaca?Quando e come i professionisti che fanno parte del-l’elenco si sono formati? Chi ha programmato i corsie dove? Quanto è stato il costo per la partecipazione?Quando, dove e con quale ampiezza e congrui tempi

di diffusione, è stato pubblicato l’Avviso per laManifestazione d’interesse per l’iscrizione ai corsi eall’elenco?Nell’elenco vi sono iscritti soggetti con qualifica di lau-reato in architettura o ingegneria e perfino informati-ca. Non sono iscritti agli Ordini di competenza?Hanno seguito dei Master o degli insegnamenti spe-cifici? È stata nominata la Commissione di valutazio-ne?Quale criterio e quale procedura di evidenza pubbli-ca è stata adottata dalla Regione Calabria per la scel-ta del soggetto certificatore di parte terza (nel casospecifico una organizzazione non pubblica): è stataindetta una gara? Quanti hanno presentato domandae quanto è il costo del servizio?I funzionari della Regione Calabria che dovrannovalutare le relazioni di Pre-valutazione sono stati for-mati e sono iscritti nell’elenco e ad un Albo professio-nale?Come è stato redatto il prezziario per le prestazioni diValutazione ITACA? Ci sono stati dei tavoli di con-certazione? Se si, perché gli Ordini professionali nonsono stati invitati e/o consultati?La Regione Calabria e gli Ordini professionali hannotenuto conto della realtà delle professioni tecnichenella Regione, e in alcune aree in particolare, nelrichiedere e nell’indire corsi troppo esosi per i profes-sionisti che operano nel territorio?A queste legittime domande è doveroso che leIstituzioni preposte – compresi Ordini e organizzazio-ni sindacali rappresentative dei professionisti - renda-no puntuale risposta. L’accesso a una “abilitazione”, di fatto imposta perlegge, non può essere limitato e/o appannaggio dipochi soggetti “eletti” - ai quali indubbiamente ver-rebbe assegnata una posizione di vantaggio a dannodi tutti gli altri operatori - ma deve essere il più ampiopossibile. Questa limitazione è in forte contrasto con i principidi ampia partecipazione e trasparenza che devonoessere perseguiti dalle pubbliche amministrazioni, eche sono costantemente richiamati dall’Autorità anti-corruzione. “Nelle more di un’approfondita riconsiderazione ediversa modalità di organizzazione delle procedure diaccesso all’elenco degli ispettori/valutatori ITACA –concludono i due architetti - non v’è alcun dubbio chei corsi di formazione e i bandi regionali in essere deb-bano essere tempestivamente sospesi. In caso contra-rio, gli organismi rappresentativi dei professionistidovrebbero slegare il proprio consenso e partecipa-zione a iniziative di dubbia legalità e inappropriatocomportamento, adottando tutte le iniziative necessa-rie per ottenere nelle sede preposte la sospensionedelle procedure in atto e il rispetto dei diritti dei pro-fessionisti”.

PROTOCOLLO ITACA CALABRIA,PROTOCOLLO DI AMBIGUITÁLa Regione Calabria nel luglio scorso ha pubblicato il bando Social Housing ma solo successivamenteè stato specificato che i redattori della relazione di prevalutazione dei progetti devono essereabilitati e iscritti a un elenco specifico, in cui stranamente figuravano solo alcuni “eletti”. Ma non èdato sapere come e quando si siano formati, chi ne abbia programmato i corsi e dove…

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POSTA

BOTTA E RISPOSTA

Vi voglio raccontare come si pratica la legalità quotidianamente...

Forza Siderno!

Il letale ed anacronisticoossimoro del Palazzo/29Il 12 e 13 giugno del 2011 abbiamo votato i refe-rendum che riguardano l'acqua. Non desideroabusare ulteriormente della vostra pazienza (nedimostrate tanta nel seguirmi in questa rubrica)e, quindi, non riporterò i testi dei quesiti refe-rendari che, comunque, vi invito a leggere.Veniva chiesto se l'elettore voleva abrogare undecreto legge del 2008 convertito, con modifica-zioni, da una legge del 2008, come modificato dauna legge del 2009 e da un decreto legge del2009 convertito, con modificazioni, da una leggedel 2009, nel testo risultante a seguito della sen-tenza della Corte Costituzionale. Mi chiedo e vichiedo. È mai possibile che unreferendumpopolare, quindi rivolto alpopolo, sia posto intale maniera? Delle due, l'una: o hanno moltastima e considerazione di noi e ci considerano ingrado di comprendere appieno senza perdercinei meandri della sofisticata burocrazia o, e lacosa mi dispiace, volutamente hanno articolato iquesiti in modo subdolo affinché il popolo noncapisse esattamente cosa stava votando. Se, inuna Italia immaginaria, il quesito fosse statosemplicemente un “Volete voi che l’acqua siaconsiderata un diritto umano inviolabile, che lasua gestione debba essere pubblica e non gene-ri profitto?”, scommetto che il risultato sarebbestato lo stesso. Nel 2011 i cittadini italiani, con illoro voto, in realtà pensavano che il servizio nonandava messo sul mercato, ma gestito dal pub-blico senza fini di lucro. In sei anni quel referen-dum non ha avuto alcun esito tangibile. Oraperò, alla Camera, hanno cominciato a discute-re un ddl di iniziativa popolare che risale al2007: lo presentarono i movimenti per l’acquapubblica e in questa legislatura ripresoda unintergruppo parlamentare in cui figurano depu-tati di Pd, Sel e Movimento 5 Stelle. Si tratta diuna proposta di legge che qualifica l’acqua come“diritto umano” e, come tale, garantisce a tuttiuna fornitura minima di 50 litri al giorno paga-ta, se serve, dalla fiscalità generale. Il cuore delddl è l’articolo 6 che prescrive l’affidamento delservizio idrico solo a enti di diritto pubblico pie-namente controllati dallo Stato (niente Spa pub-blico-privato). Il problema è che questo disegnodi legge, che si è cominciato a votare per portar-lo in Aula nel marzo 2016, a qualcuno non vabene. Due emendamenti chiedono di sopprime-re l’articolo 6, cioè il cuore della legge.Insomma, si vuole cancellare l’articolo centraledella legge, quello che invera la volontà di 26milioni di italiani.Gattopardesco. Cambiaretutto per non cambiare niente. E le stelle (noi)stanno a guardare.

Tonino Carneri

di più, ad andare oltre e purtroppo anche adimbattersi nella ‘ndrangheta. Ma imbattersi nella`ndrangheta non significa essere ‘ndranghetisti.Allora il fenomeno era radicato nella normalevita sociale, anche nella politica che se ne servivaper ottenere consensi in cambio di favori. Era dif-ficile non averne a che fare per delle persone cheavevano proprie idee e volevano costruire qual-cosa, che volevano avere lo spazio per creare svi-luppo sul territorio, quello sviluppo che noi cala-bresi purtroppo non abbiamo ereditato proprioper questo motivo.Fatto sta che i mie zii sono scomparsi giovanissi-mi, loro stessi vittime della ‘ndrangheta ovvero digente, loro sì, senza pietà e senza scrupoli. Michiedo come si possa definire questa perdita“una benedizione caduta dal Cielo”. Lo è stata dicerto per gli ‘ndranghetisti e i loro seguaci! Mipiace credere che nessuno benedica la mortealtrui o questo sì sarebbe un segno di crudeltà.Nessuno ha il diritto di uccidere un altro uomostrappandolo agli affetti più cari. Ora vi voglio raccontare come a mio avviso sipratica la legalità quotidianamente, e anch’io, inchiave contemporanea stavolta, voglio portarecome esempio la storia di un padre e di tre fratel-li cresciuti nello stesso paese. Vi parlo ancoradella mia famiglia, di mio padre e di noi fratelli.Mio padre con i fatti e le sue scelte ci ha insegna-to a essere ribelli, a lottare contro le ingiustizie, adisprezzare le caste e a non scendere mai a com-promessi anche se questo poteva comportare laperdita di un lavoro e terra bruciata attorno. Mail gusto di camminare a testa alta perché cammi-nare nella legalità e nella trasparenza, non haprezzo e ripaga di tutto ciò che di bene materialenon abbiamo avuto.Noi fratelli abbiamo studiato perché la scuola pernoi era un valore da perseguire, era il nostro stru-mento per il riscatto e con mille sacrifici e senzarisorse economiche ma solo con la nostra dedi-zione ed energia abbiamo conseguito tutti primail diploma e poi la laurea. Oggi abbiamo circaquarant’anni, abbiamo un lavoro appagante e unbagaglio culturale costruito dalla nostra storia dicui ne andiamo fieri. Il messaggio che vorrei trasmettere è che ogginon ci sono scuse, abbiamo tutto a portata dimano e dalla nostra abbiamo la storia che hadefinito nettamente e che ci ha insegnato cosa ègiusto e cosa è sbagliato, si tratta solo di sceglie-re. Per chi cerca il riscatto o anche solo la suaposizione nel mondo non esistono strade facili,bisogna investire qualche anno di vita concen-trandosi sui propri obiettivi, affidandosi alle pro-prie energie e il risultato arriva. A volte serviràlavorare notte e giorno con dedizione, sudore esacrificio ma per me è questo vivere praticando lalegalità. Nessuno regala niente e se qualcosa ci èregalato chiediamoci da dove arriva quel qualco-sa e cosa quella gente vuole in cambio da noi.Dovremmo tutti desiderare e assaporare quelgusto di camminare a testa alta per l’essere statiirreprensibili, sarà quell’orgoglio che darà laforza per andare avanti e un giorno godere deirisultati ottenuti… nella legalità.

Raffaella Riviello

Gentile redazione, scrivo questa lettera in replicaal vostro articolo “La legalità va praticata e nonsbandierata” di Ilario Ammendolia, pubblicato il12 Marzo scorso. Premetto di essere d’accordo con quello chepossa essere il messaggio ultimo dell’autore, mami sento in dovere di evidenziare che uno degliargomenti di riflessione introdotto nell’articolonon è veritiero, decontestualizzato dal periodostorico e del tutto inappropriato per il messaggioche si intende trasmettere. Nell’articolo si rac-conta di un padre padrone e di tre fratelli. Ilario,Alfredo e Nino erano i miei zii, fratelli di miamadre, e il pecoraio padre padrone era miononno. Questa famiglia non è stata di certo comedescritta dall’autore nell’articolo. Mio nonno è stato sicuramente un padre severoma, non più di molti padri dell’epoca che si staraccontando: gli anni ’50. Aveva da gestire e edu-care cinque figli in un periodo in cui il problemaera cosa portare a tavola per sfamare la famiglia.Lavorava la terra e accudiva al bestiame necessa-rio per il sostentamento. Mio zio Ilario era il più grande e, come tutti iragazzini dell’epoca, oltre ad andare a scuola efare i compiti, come attività extrascolastiche, nonaveva la piscina, il basket o le lezioni di musica,ma doveva aiutare la famiglia come si poteva. Luiguardava il gregge di capre, non aveva un cane(quindi mi chiedo come facesse a trattarlo male)e sì, imparò anche a macellare i capretti. Senzaalcuna pietà? Non saprei, io non ero lì ad aiutar-lo e nemmeno l`autore dell’articolo che a mioavviso ha voluto romanzare un po` troppo.Nell’epoca in cui vissero, stiamo parlando di piùdi sessanta anni fa, la scuola non era accessibile atutti, soprattutto se abitavi in una frazione isola-ta dove per continuare a fare le classi dopo laquinta elementare, bisognava fare 20 chilometri apiedi perché non vi erano servizi pubblici e le viedi comunicazione non erano di certo come oggi.Non fu strappato alla scuola in seconda elemen-tare, come descrive l’autore dell’articolo, ma fre-quentò con dedizione fino a terminare il percor-so di studi nella scuola del paese. Mia madre piùpiccola di qualche anno, mi raccontava che luipur di fare i compiti che non riusciva a fare nelpomeriggio, la sera si sedeva da parte e accende-va un lume perché in paese ancora non era arri-vata la luce elettrica.Credo sia chiaro che i miei zii siano cresciuti inuna famiglia normale per l’epoca e nel contestosocio culturale della Locride di quel periodo.Con il passare degli anni la loro irrequietezza e lavoglia di riscatto, di costruire qualcosa, di cresce-re personalmente e socialmente, li spinse a fare

Egr. Ing. Dr Pietro Fuda,sono consapevole della sensibilità che distingue laSua persona, oggi alla guida del Comune in indi-rizzo unitamente alla Giunta che ha mostratonotevoli segnali/interventi di miglioramento/otti-mizzazione nella gestione del bene comune. Inquesta ottica ho valutato ed apprezzato il sitoArea Giochi bambini ed attività fisiche per i"diversamente giovani" - lato Sud del Lungomare- di recente sistemato/attrezzato allo scopo dequo. Mi permetto perciò, a ciò stimolato, di avan-zare la proposta che veda la creazione di una arearecintata dove i tutori /possessori di cani possanofare scorrazzare liberamente i loro amici fidati aquattro zampe. I migliori amici dell'Uomo, i qualiin discreta quantità "abitano" la cittadina diSiderno, meritano attenzione ed attenzioni chesono sicuro l'Amministrazione che Lei dirige nonvorrà risparmiare ed i loro "padroni" non potran-no che essere soddisfatti e riconoscenti alComune. Perché non recintare e destinare alloscopo la zona ex- minigolf, lato Sud delLungomare, poco oltre la zona giochi prima cita-ta, la quale, salvo errori di informazione, risulta diproprietà comunale/demaniale?Potrà, semmai, dopo esame favorevole della pro-posta che mi permetto sottoporre alla Sua atten-zione, essere individuata altra zona al lato Norddel predetto Lungomare e comunque una zonainerbita e dedicata alla necessità ora segnalata.Figlio di grande amante dei cani, Lucrezio, alle-vatore, Giudice Cinofilo ed eccelso Cacciatore,che Lei ha conosciuto negli anni giovanili dientrambi, anch'io sensibile agli amici fidatidell'Uomo, sono sicuro che vorrà fare Sua la pro-posta de qua e La saluto con deferenza e cordia-lità.

Luigi MisuracaP.S.:

" Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosasignifichi essere amato."

Arthur Schopenhauer

Lettera aperta a Pietro Fuda:“Sogno un’areacani a Siderno”

Quando ho scritto l'articolo sui fratelli Dimasi ho pensato di contribuire alriscatto della loro memoria considerando il fatto che non sono stati messinelle condizioni di scegliere. Ho contestato che si potesse dire che la loromorte sia stata "una benedizione del cielo" perchè la morte violenta di ungiovane è sempre una sconfitta per ognuno di noi. Tant'è vero chi li ho con-siderati "nervi dei nervi". Non rivendico meriti ma so quanto è difficile scrivere ed operare inCalabria. Tra la prepotenza dei forti e l'incomprensione degli emarginati.L'affermazione dei nipoti- che hanno studiato ottenendo ottimi risultati-mi fa piacere e mi conforta perchè dimostra la giustezza della mia tesi ecioè che la devianza quasi mai è frutto della malvagità dei singoli ma ilfrutto di una società ingiusta.

Ilario Ammendolia

Come la festa di Portosalvo, anche il Siderno Calcio è ditutti e non solo di questi meravigliosi dirigenti e appas-sionati della squadra della loro città.Non lasciamoli soli. Sosteniamoli con un piccolo contri-buto: il biglietto o l’abbonamento, che hanno peraltro ilprezzo più basso della categoria.Le difficoltà ci sono, non abbiamo grossi imprenditori,ma onesti commercianti, con le difficoltà di tutti… macon il cuore rivolto ai colori bianco e azzurro, il biancodel cielo e l’azzurro del mare, i colori più belli delmondo!Il Siderno Calcio ha tradizioni indimenticabili, come laserie C e l’essere stati campioni d’Italia in quel giornomeraviglioso al Flaminio di Roma.Mi rivolgo ai commercianti: lo so, i tempi non sonobuoni, considerata la crisi economica, ma un piccolosforzo con l’acquisto dell’abbonamento o del bigliettocol prezzo più basso della categoria si può fare.Mi rivolgo ai “portoghesi” e vi chiedo scusa: non andateallo stadio per cercare il biglietto a gratis pur essendostipendiati.Così non dimostrate amore né per la squadra, né per lacittà e i suoi colori.

Giuseppe Belligerante

Oggi non ci sono scuse, abbiamotutto a portata di mano e dallanostra abbiamo la storia che ha definito nettamente e che ci ha insegnato cosa è giusto e cosa è sbagliato, si tratta solodi scegliere. Per chi cercail riscatto o anche solo la sua posizione nel mondo non esistono strade facili, bisogna investire qualche anno di vita concentrandosi sui propriobiettivi, affidandosi alle proprieenergie e il risultato arriva.

“ LA RISPOSTA

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DOMENICA01 Ottobre 13www.larivieraonline.com

“Il vino rosso fa buon sangue!”. O anche il convenienteriadattamento: “Un bicchiere di vino al giorno leva ilmedico di torno!”. Chi di noi non ha mai sentito recitarequesti proverbi “salutisti” che celebrano la millenariabevanda?! Salute e buonumore viaggiano a braccetto enon possiamo non menzionare alcuni detti come:“Un'aria di fuoco e una cantina fanno bene alla sera e allamattina” o “Il vino non è buono se non rallegra l'uomo!”.Oppure: “Non ti mettere in cammino se la bocca non sadi vino!”. Indubbiamente la sintesi preferibile è: “L'acquafa male e il vino fa cantare!”. E poi ci sono i “meteorolo-gici” che richiamano date precise del calendario o i mesidell'anno: “A San Martino ogni mosto diventa vino!”, “Sepiove per San Michele si riempie il paniere, se piove perSan Pietro l'uva gli va dietro!”, “Pioggia d'Aprile ogni goc-cia un barile!”. O anche ”Neve marzolina addio la canti-na!”.Esistono, inoltre, i proverbi “filosofici”, un altro pasciutogruppo di sagaci metafore popolari che mirano a rivelarele verità fondamentali dell'esistenza umana: “Nella bottepiccola ci sta il vino buono!”, “Non puoi avere la bottepiena e la moglie ubriaca!”, “Il vino di casa non ubriaca!”.Ricordiamo poi i “moralisti”: “In vino veritas!”, “Pane alpane e vino al vino!”, “Per fare un amico basta un bicchie-re, per mantenerlo non basta una botte!”. E ancora: “Chinon beve in compagnia o è un ladro o è una spia!”.Potremmo annoverare anche detti dai toni “ammonitori”i quali puntano il dito verso il bevitore di vino mettendo-lo in guardia dal rischio di un consumo eccessivo dellabevanda: “Chi beve tutto è sempre all'asciutto!”, “Il panefinchè dura ma il vino su misura!”, “Gioco, donne, fumo

e vino portano l'uomo al lumicino!”.Per finire citeremo proverbi “apoca-littici” che condannano gli astemiaugurando loro immani supplizi:“A chi non piace il vino Dio tolgal'acqua!” o il classico “BenedettoNoè che piantò la vigna e a chi nonpiace il vino venga la tigna!”. Lasaggezza espressa in maniera tantopersuasiva quanto sintetica di questie altri detti popolari che si tramanda-

no di generazione in generazione fannointuire quanto il nettare di Bacco sia parteviva e integrante delle tradizioni di moltepopolazioni, “me lo ha detto il vino, e il vin

non erra” (Emilio Praga).

ProverbidiVin

Cari maestri, insegnate la verità!

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Prirus communis L./ Famiglia Rosacee

Il nome di tale varietà apparentemente è miste-rioso in quanto contiene in sé almeno una glos-sa d’origine greca e di conseguenza è radicatanel territorio da moltissimi secoli, e sembrereb-be difficile identificare il significato.Infatti, sicuramente greca è la seconda parte delnome, cissarica, che deriva dalla parola dialetta-le ormai desueta e non conosciuta nel significa-to, cissa, che deriva dal greco classico kìssa cheè identificabile con il nome pica, con cui i cac-ciatori e i vecchi contadini chiamavano l’uccelloin questione, che corrisponde però in italianoalla ghiandaia, denominata così perché frequen-ta preferibilmente i boschi di querce. Talvolta, nel territorio della Locride centroset-tentrionale il nome della kìssa è contenuto nelledenominazioni delle contrade, come ad esem-pio ci ricorda la contrada Ciassarè, tra il comu-ne di Gioiosa Jonica e quello di Martone, chesignifica località frequentata dalle kisse ossiadalle ghiandaie.La parte iniziale del nome è cola, con cui nellecomunità dell’entroterra aspromontano erachiamato affettuosamente il maiale, per cuipotremmo interpretare il nome completo come“la pera che piace molto ai maiali”, però taleinterpretazione sarebbe incoerente con laseconda parte della denominazione che richia-ma la kissa, ossia la ghiandaia, ma a questopunto ci soccorre il fantastico Gerald Rohlfs,che amò la Calabria cento volte più dei calabre-si e che nel suo “Nuovo Dizionario DialettaleDella Calabria” commenta il termine cola,prima come “nome vezzeggiativo che si dà almaiale”, ma poi aggiunge un altro significato altermine cola-cola che indica come “richiamoper la ghiandaia domesticata “ Di conseguenza il significato completo dellapera colicissarica è “la pera che piace tanto alleghiandaie”. Evidentemente tale varietà, oggipoco conosciuta, come del resto lo sono le altrecentinaia che arricchivano la Calabria tutta, eramolto frequente nelle aree a ridosso dei boschi

di querce, frequentati dalle ghiandaie, maodiernamente essa è rarissima ed è conosciutada pochissime persone, prima di tutto dal dott.Giuseppe Grenci, sindaco di Ardore, che pos-siede una collezione di 35 varietà, prevalente-mente del suo territorio, compresa la presente.Ad Ardore, Nicolino Zuccalà colleziona peri,meli, ulivi, fichi, viti e altre essenze del territorioe possiede anche la Colicissarica, come pureArturo Rocca nel suo campo nel comune diLocri, a ridosso della provinciale per Gerace, incontrada Cardà.A Ferruzzano sono sopravvissuti tre esemplariin contrade diverse e lontane tra loro, che sisono salvati dagli incendi in quanto sono statipiantati in campi che fino ad ora sono statiaccettabilmente coltivati. L’esemplare georefe-renziato è ubicato a ridosso della provincialeper Ferruzzano Superiore e potrebbe superare icento anni d’età e ricade nel campo del defuntoPedullà Vincenzo, ed essendo proprio sul ciglio

della strada è facile reperire gli innesti a tempodovuto.Tale varietà di pero maturava i propri frutti inun periodo in cui le pere, quelle delle varietàeccezionali erano ormai terminate da moltotempo; infatti il trionfo delle “pere di sorta”,ossia le varietà speciali, erano appannaggio deimesi di giugno e luglio e raramente s’inoltrava-no nei primi giorni di agosto, che offriva congenerosità pere di varietà più scadenti, ma forsepiù utili all’economia delle famiglie che doveva-no ricavare risorse per il futuro e le pere di ago-sto erano più adatte per preparare le pere sec-che (cottia, cortea ecc.) che sarebbero state utilid’inverno per gli animali e per gli uomini quan-do frutta fresca non c’era più tranne le mele,pere invernali o gli agrumi, arance e mandarini,che non tutte le famiglie avevano gli alberi cheli producevano.Le pere colicissariche erano considerate discre-te per l’uso umano d utili per preparare le peresecche ed arrivavano alla portata della genteche poteva consumarle tra la fine di agosto finoalla metà di settembre. Di solito i peri di questavarietà venivano innestati sui perastri che cre-scevano spontaneamente nei seminativi arbora-ti; essi infatti non potevano essere trapiantati inquanto, trasferendoli, anche quando le piantineerano piccolissime morivano, in quanto la radi-ce principale è fittonante e va subito in profon-dità; solo in novembre le piantine trasferitealtrove avevano la probabilità di attecchire, mala loro crescita sarebbe stata lentissima.I frutti sono di media pezzatura di forma noncompletamente piriformi, dai piccioli corti enon omogenei in quanto prevalentemente nonmantengono uno sviluppo verticale.Il colore della buccia è giallognola a maturazio-ne, cosparsa da ombreggiature che somiglianoad efelidi, mentre la polpa candida, abbastanzasuccosa è moderatamente granulosa, legger-mente e piacevolmente acidula; diventa scuraquando il frutto è eccessivamente maturo.

La Calabria appare come una terra di straor-dinaria bellezza che presenta invidiabili pano-rami caratterizzati dalla disomogeneità territo-riale e ambientale. Una costa in cui si alterna-no ampie spiagge e rocce che scendono a piccosul mare. I prodotti di questa regione nascono dalla tra-dizione, da tecniche antiche frutto di una terraancora incontaminata. Tante ricette profuma-te e saporite in grado di soddisfare gli appetitie di stuzzicare i palati più raffinati.L’agricoltura con la sua vasta produzione è unodei segreti della diversità gastronomica di que-sta regione. È terra di emigrazione ma anche ospitale,luogo di culture che si intrecciano, si condivi-dono e si rispettano. Dai coloni greci al popo-lo albanese, la Calabria per secoli è stata terradi accoglienza, di riparo, di protezione. Lecoste sono il fiore all’occhiello di una regioneche può vantare luoghi di grande turismo bal-neare e villaggi esclusivi su spiagge biancheincorniciate da un mare limpido. Non la si puògodere attraverso una descrizione. LaCalabria va vissuta, nelle sue tradizioni, nelsuo modo d’essere. Un modo che spesso sgo-menta perché non corrisponde alle frasi fattecon cui viene definita. A fare da contorno quest’estate gli innumere-voli turisti che hanno visitato la nostra regione. Sono stati in totale 4.578 i visitatori al MuseoArcheologico di Crotone (1.116 a giugno,1.420 a luglio e 2.042 ad agosto); i visitatori alMuseo Archeologico di Capo Colonna sonostati invece 6.131 (3.580 ad agosto, 1.154 a giu-gno e 1.397 a luglio). Il reperto più ammiratoè stato il diadema aureo di Hera rinvenuto aCapo Colonna negli anni Ottanta. Tanti sono stati anche i visitatori che, in occa-sione della prima domenica di settembre coningresso ai musei gratis offerta dal Ministeroper i Beni e le Attività Culturali, hanno affol-lato il Museo Archeologico Nazionale di

Reggio Calabria che ospita i Bronzi di Riace.Un risultato che conferma la struttura esposi-tiva reggina tra i luoghi della cultura italianapiù visitati dal pubblico. Un percorso, quello del Museo Archeologicodella città calabrese dello Stretto, che, oltre aidue guerrieri, offre la possibilità di vedere altriimportantissimi reperti come la Testa delFilosofo e alcune pregevoli collezioni di mone-te romane e greche.La Calabria è stata in grado di raccogliere lapreferenza sia dei viaggiatori stranieri, che diquelli italiani, raggiungendo un incremento trail 5 e il 10%.Il buon cibo unito ai luoghi meravigliosi sonostati fattori determinanti che hanno convintotutti.A sorprendere soprattutto i piccoli borghi.Centri marinari o dell'entroterra sconosciuti algrande pubblico, ma ricchi di storia e di beniculturali, affascinanti e ammalianti. Tesori cheaprono ad un nuovo tipo di turismo, non più dimassa, ma culturale e armonico. E soprattutto gli stranieri li scelgono e liapprezzano perché trovano arte, rapportiumani, tranquillità e offerte ludiche, musicali e

culturali di qualità.A confermarsi, quale regina del turismo cala-brese, è ancora Tropea, luogo ideale per levacanze al mare. La cittadina si raccoglie conle sue case strette l’una all’altra e le viuzze chesi aprono all’improvviso in deliziose piazzetteisolate. Offre un susseguirsi di scorci suggesti-vi e viste sulle abitazioni a picco sul mare di unintenso colore turchese. La perla del Tirreno,all’interno della Costa degli Dei, è sicuramen-te la località più apprezzata. Tanti gli stranieri,soprattutto tedeschi, che scelgono le spiaggebianche. Insieme anche Capo Vaticano e PizzoCalabro. Come mete da non perdere anche la rivieradei Cedri, il Golfo di Squillace, la maestosità diPraia a Mare con l’isola di Dino, l’incanto diSan Nicola Arcella, lo spettacolo di Scilla el’intera costa viola, le spiagge incontaminate ele dune della fascia ionica. La Calabria è anche natura, da non dimentica-re le riserve naturali e i parchi.Gli ultimi dati disponibili indicano che laCalabria è una delle regioni con i maggioritassi di crescita di visitatori nei musei.

Bakhita Ranieri *archeologa

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Il giorno 2 ottobre si terrà a Siderno Superiore una com-memorazione ai martiri di Gerace, gli eroi calabresicaduti il 2 ottobre del 1847 in nome di un’unità italianache anelavano più di ogni cosa, spinti dal loro fervoregiovanile e colto, poiché frequentanti, alcuni, l’universitàdi Napoli, la più facoltosa dell’epoca. I bambini di alcu-ne scuole parteciperanno attivamente travestiti da popo-lani, da esercito e da martiri. Alla fine ci sarà la fucilazio-ne, e a seguire uno sbandieramento tricolore in nomedella libertà. Per fare ciò si sono tutti prodigati ad acqui-stare fucili e bandiere in tutti i negozi di giocattoli, per lagioia dei negozianti, in nome della libertà, dicevamo. Maio, al solito, ho i miei dubbi. Non so cosa riusciranno acapire di tutta questa storia dei bimbi che in questo esat-to momento stanno studiando i fenici e che si vedonocatapultati oltre 1500 anni dopo, in un contesto storicodel quale non conoscono né il passato e né il futuro.Sanno solo che ci sono dei martiri, e martiri sono stati,pace a loro, ma purtroppo non videro mai realizzato ilsogno di un’italia (minuscolo voluto) unita e uguale dasud a nord. Ora probabilmente si staranno rivoltandonella tomba perché non doveva andare così. Le loro ideeliberali viaggiavano sui venti della rivoluzione francese,che fischiavano forte fino a qui portando rinnovamenti ecostituzioni in tutta Europa, e credevano giusto ottenerelo stesso nella loro terra amata. Non potevano sapereche da lì a poco le loro genti sarebbero state ingannate ederubate, che tutte le ricchezze sarebbero volate aTorino. Non potevano sapere che sarebbero stati tratta-ti come delinquenti e macchiati per sempre con l’epite-to: “terroni”. Credevano in una costituzione e invecearrivò la legge “Pica”. Credevano nella libertà e inveceneanche adesso siamo liberi di viaggiare perché nonabbiamo le strade, i treni e mancano le comunicazioniaeree. Mancano pure le informazioni, perché i docentinon sempre informano gli allievi che i libri di scuola liscrivono i vincitori, che molti pezzi di storia sono occul-tati o top secret ancora adesso. Se ci fosse MichelleBello, sono sicura che vorrebbe la verità, perché la veritàrende liberi.

La Calabria e i suoi turisti

Piru Colacissaricu

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DOMENICA01 Ottobre 14www.larivieraonline.com CULTURA

Il 2 ottobre del 1847, sulla piana di Gerace,con la fucilazione di cinque giovani, si conclu-deva in modo tragico l’insurrezione deldistretto di Gerace, attraverso la quale cin-que giovani, seguiti da una moltitudine dipopolo, avevano cercato di far uscire laCalabria dal secolare isolamento e di smuo-vere la mentalità feudale che ancora l’attana-gliava.La finalità perseguita dai cinque eroi fucilatia Gerace era anche quella di liberare laCalabria dallo stato di sotto sviluppo socio-culturale in cui era tenuta “ostaggio” da ungruppo minoritario di signorotti appartenen-ti alla borghesia latifondista, che detenevanoil potere politico ed economico, e di avvici-narla sempre più all’Europa e alle idee dilibertà e di uguaglianza che si erano diffusedopo la Rivoluzione francese.Michele Bello da Siderno, Gaetano Ruffo daBovalino, Rocco Verduci da Caraffa,Domenico Salvadori da Bianco e PietroMazzone da Roccella, passati alla storiacome i Cinque Martiri di Gerace, nel settem-bre del 1847 agirono con lo stesso coraggio econ lo stesso amore per la terra natia, con cuiil grande filosofo calabrese TommasoCampanella aveva agito nel 1599, tentandodi far insorgere la Calabria per liberarla dalgiogo spagnolo.La cronaca del moto insurrezzionale scrittadal conte Domenico Antonio Grillo - chevenne arrestato insieme ai Cinque Martiri –ci fa conoscere gli eventi di quel tragico 2ottobre.Nello scritto del Grillo, Memorie storiche sugliavvenimenti politici avvenuti nel distretto di

Gerace nel Settembre dell’anno 1847, pubbli-cate postume a cura di chi scrive, tra l’altro silegge:Alle due pomeridiane quindi furon menatinella contigua chiesa una volta dei Conventualidi San Francesco d’Assisi per gli ultimi confortidi religione, e furono a guisa di giumenti impa-stoiati.Mazzone legate ambo le mani ed inceppato neipiedi disse: voglio provarmi se con questepastoie si possa alla meglio ballare un walzer. Venuti cinque confessori, sulle prime si mostra-rono renitenti a confessar le peccata, ma poiadempirono a questo atto religioso.Quando la natura e gli uomini, asserivaChatheaubriand, si mostrano senza pietà, èbello trovare un Dio pronto a perdonare.Salvadori disse le sue colpe al canonico Sculli,segretario del Vescovo, Bello al canonico arci-prete Bova, Ruffo al canonico Frascà, Mazzoneal canonico teologo Gerace suo concittadino eVerduci al canonico protonotario De Muià diSiderno. Poi il carissimo Ruffo contemplandouna tomba, declamò le seguenti sestine diWalter Scott dal Guido Mammering. [...]. Alle quattro pomeridiane furon essi cinque perla via più popolata della città, con miserandospettacolo, bendati gli occhi, tradotti nel desti-nato locale per essere sacrificati in olocaustodella libertà.Avrebber voluto quei reverendissimi sacerdotiche gli assistevano, impartire ad essi l’indulgen-za plenaria in articulo mortis; ma questo atto direligione venne impedito dal tenente Pomarpalermitano, che come dissi, la fece daCommissario del Re nella Commissione.Quando si doveva metter la benda a Mazzone,

egli non voleva tollerare quest’ultimo oltraggio,indignato dicendo, non velate i miei occhi chenon temono mirar in faccia la morte. AncheCristo Salvatore degli uomini fu bendato, glisuggerì il suo confessore canonico Gerace, eMazzone allora rispose: bendatemi!Nel doloroso viaggio, il mio amatissimoparente Salvadori volle confessare qualchecolpa dimenticata e baciò più volte compuntoil Crocefisso. Ruffo e Bello erano rassegnati;Mazzone impassibile; Verduci procedeva consublime noncuranza, quanto uno Spartanoimperterrito. Tutti andarono alla morte con calma, qualenon si può avere che da un sentimento religio-so, e da una gran fede nella santità della causaper la quale si muore. E quale causa più santadella libertà? Dal momento che abbandonarono il carcere,la campana della chiesa dell’antico conventoora convertito, come ho detto, in luogo dipena, squillava in suono di lugubre lamento,segno ed officio mesto e pietoso in uso quandosi menano i condannati all’ultimo supplizio,ed invitava i credenti alla preghiera.La curiosità stolida, l’istinto fisico a scapito delsentimento morale ed il gusto feroce di osser-vare quella tragica scena, quell’assassinio poli-tico, trassero gran folla di popolo sotto la cosi-detta chiana, estesa ed amena pianura sotto-stante a Geraci, nella quale vi esistono duecase, dei Francescani della riforma una, deiCappuccini la seconda.Bendati com’erano i miseri, vennero fatti fer-mare non lungi dal chiostro dei Riformati, dovesu piedistallo lapideo, sorge il riverito segno del-l’umano riscatto.Svincolatesi quindi da loro i sacerdoti del Diodella pace e di mansuetudine, che commossifino allora aveano confortati i morenti conparole di rassegnazione e di perdono, costoro sipersuasero di essere arrivata l’ora suprema, eche stava per consumarsi l’opera nefanda, econsacrando il pensiero e l’affetto alla patriacarissima, per lei, mandarono dal petto l’estre-mo magnanimo sospiro. Salvadori il primo, e gli altri a coro intrepidi gri-darono: Fratelli coraggio: siamo innocenti;moriamo da forti. Viva l’Italia, Viva... e più nondissero, che quel grido fu strozzato a mezzo daquaranta archibugiate, che esplosero come uncolpo solo, e fulminarono quei petti generosi, egli troncarono la voce, e con essa la vita. Ahi!dura terra, perche non ti rattristi?Per la vicinanza dei moschetti i vestimenti diRuffo e di Bello presero fuoco ed avrebbe bru-ciato i cadaveri onorati se non fossero accorsitaluni degli spettatori a spegnerlo con acqua.Miserando spettacolo di compassione e ribrez-zo.Compagni in vita, non furono divisi in morte,ed ebbero senza onore o conforto di esequiecomune il sepolcro, ove è senza effetto l’orgogliodei potenti e dove è muta ed inerte la nequiziaumana.Noi dal carcere abbiamo sentito il rimbombodella fragorosa esplosione dei colpi fraticidi e cisiamo persuasi che oramai il sacrificio delleinnocenti vittime era consumato. Costernati, indignati, attoniti ci guardavamocon istupida taciturnità.Oh! Vi sono dolori che per la loro estrema vio-lenza cagionano una specie di sbalordimento, epur che l’animo fosse restio a prestarvi fede.Quindi, le mie forze si affievolirono, le miemani tremavano per convulsione nervosa; mi siabbuiò la vista.

Domenico Romeo

FORTUNATO NOCERA

La figura del cavaliere Antonio Alvaro comparein molti scritti del figlio, a volte sotto altro nome,ma soprattutto in Memoria e vita, piccolo gioiellodella letteratura italiana. Già leggendo questobreve ritratto del padre che ne esalta i caratteriprincipali: intelligenza, arguzia, cultura, naturacalabrese, senso dell’onore e della famiglia, reli-giosità, si ha l’idea della straordinaria caraturaumana del maestro Alvaro. Ma a dare maggiorrisalto alla personalità del padre di Corrado ci hapensato la pronipote professoressa Maria Saccà,pubblicando, presso l’Editore Pancallo, alcunedelle lettere che don Antonio ha indirizzato alfiglio tra il 1921 e il 1933.La prima diretta alla moglie di Corrado, LauraBabini, riecheggia lo stile epistolare ottocentesco,ma è scritta in italiano perfetto, con contenuto

affettuoso, cordiale e conciliante. Dalla letturadelle altre lettere si apprendono episodi e senti-menti famigliari e paesani inediti: che il bambinodi Corrado, Massimo, a soli quattro anni era accu-dito amorevolmente dai nonni di San Luca perconsentire ai genitori, in non buone condizionieconomiche, di dedicarsi al lavoro; che lo stessobambino giocava con gli zii più giovani Massimo eLaura, di poco più grandi; la ripetuta disponibilitàdel padre di venire incontro alle necessità delfiglio; la raccomandazione di avere cura del fra-tello minore Guglielmo, anche lui a Roma.Nella lettera del 23 dicembre de 1925, il cavaliereparla della maramaldesca “impresa” (16 dic.1925) di tre picchiatori fascisti (tra cui un regginodi nome Genovesi) dai quali veniva malmenatoselvaggiamente assieme al Prof Adriano Tilgher.Il cavaliere Alvaro si compiace della presa di posi-zione in sua difesa di D’Annunzio, e del fatto che

molti intellettuali abbiano stigmatizzato il vile epi-sodio, come pure della risposta data dallo stessoscrittore sui giornali. Apprendiamo pure che l’edi-tore Carabba affidava allo stesso padre di Alvarola correzione delle bozze delle opere del figlio.Molte altre notizie paesane inedite, come il pros-simo arrivo della strada carrozzabile in paese e ilbando d’appalto dell’acquedotto comunale. IlCavaliere teneva informato lo scrittore di ogninovità paesana. Non manca il compiacimento paterno per le pub-blicazioni alvariane; di Vent’anni dice: il libro èpoderoso, straordinario, meraviglioso…, un capo-lavoro, come molti opinano, ed io tra loro.Grazie professoressa Maria, a noi alvariani haifatto un bellissimo regalo. Anche dal punto divista editoriale il libro è apprezzabile, secondo lostile del nostro editore locrese.

Lettere di AntonioAlvaro al figlio Corrado

Il kiwianisclub premiail magistratoGiuseppeCarbone

Ulivo d’argento allacarriera per l’exprocuratore nell’ambitodel convegno su“Minorenni, deviazionisociali e legalità”

Il Kiwanis Club ha premiato con “l’Ulivo d’argento” ilMagistrato Giuseppe Carbone che è stato, durante lasua brillante carriera, anche Procuratore dellaRepubblica di Locri. Il premio, giunto alla sua 9ª edi-zione, è organizzato dalla Divisione 13 Calabria delKiwanis, coordinato per l’anno sociale 2016/2017 dalLuogotenente Governatore Giuseppe Luciano, e hacome finalità la valorizzazione di personalità o di asso-ciazioni attive nella tutela dei soggetti più deboli comei minori, attraverso la partecipazione e l’impegno chesi decifrano non solo nell’abrogazione degli impedi-menti che fermano la loro crescita intellettuale, maanche nelle azioni finalizzate a garantire la loro difesa.In questo senso il Kiwanis della provincia reggina, chefa riferimento alla 13ª Divisione Calabria del DistrettoItalia-San Marino, fa della solidarietà verso i bambini ilnucleo centrale della sua azione programmatica diogni anno sociale e questa programmazione vienepresa in considerazione non soltanto dall’angolo diveduta del soggetto debole, ma principalmente daquello del soggetto chiamato a impegnarsi per consen-tire il pieno sviluppo dell’attività solidaristica finalizza-ta all’aiuto reale verso i bambini. Il premio è stato inse-rito nell’ambito del convegno tematico “minorenni,deviazioni sociali e legalità” che ha avuto come relato-ri Santina Cova, Giudice onorario per i minorenni delTribunale di Catanzaro e Maria Pia Santoro,Neuropsichiatra infantile e Psicoterapeuta e sull’argo-mento è intervenuto anche il Procuratore Carbone cheha illustrato alla platea i principi che regolano il proces-so penale minorile. Tre relazioni dettagliate che sonostate accolte con applausi di consenso dal pubblicopresente in sala composto dalle autorità kiwaniane deiclub service della provincia reggina i quali hanno ascol-tato argomenti attinenti i temi della psicopatologiaadolescenziale, della prevenzione e del disadattamen-to minorile e dei metodi necessari per ridurre i proble-mi aiutando nella crescita i minori, specie quelli conproblemi e patologie di disadattamento. In questosenso sono state esaustive sia Santina Cova che MariaPia Santoro, davvero brave a spiegare il nodo contraledel problema, precedendo le conclusioni del giàProcuratore della Repubblica di Locri. Al tavolo dei relatori anche l’immediato Past-luogote-nente Governatore e segretario del Distretto Italia-San Marino, Domenico Castagnella a cui è toccato ilcompito di premiare il Magistrato Giuseppe Carbonementre Maria Torre Ciprioti ha letto il prestigioso cur-riculum e le motivazioni che sono la base del premio“Ulivo d’argento” conferito al valente Magistrato.All’evento che si è svolto all’interno della sala del con-siglio comunale di Locri, hanno partecipato ancheFrancesco Garaffa, Luogotenente Governatore desi-gnato della Divisione 13 Calabria, e Andrea Casile,Luogotenente Governatore eletto della Divisione 13Calabria oltre, ovviamente, a tutte le altre autorità checompongono il direttivo della Divisione e i membriprincipali dei club service della provincia reggina.

IL SOGNO DI LIBERTÀ DEICINQUE MARTIRI DI GERACE

Il 2 ottobre del 1847,con la fucilazione di

cinque giovani diGerace, si

concludeva in modotragico

l’insurrezione deldistretto di Gerace,

attraverso la qualecinque giovani,seguiti da una

moltitudine di popolo,avevano cercato di

far uscire laCalabria dal

secolare isolamento

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SERVIZIO DI INFORMAZIONE PER I CITTADINI, numero verde:SERVIZIO DI INFORMAZIONE PER I CITTADINI, numero verde: 800 678 910 11800 678 910 11

INDIRIZZO INDIRIZZO Tutti i bandi sono disponibili sul sito dell’Unione Europea e della Commissione

Europea Rappresentanza in Italia: www.europa.eu.int - www.europa.eu.in/italia - Per maggiori informazioni è possibile contattare i

nostri uffici: Centro di informazione dell’UE - Europe Direct “Calabria&Europa”

info: Palazzo Ameduri, piazza dei Martiri 89046 Gioiosa IonicaTel: 00 39 0964 412400 - fax 0964 342022

email associazioneeurokom@tiscali. itwww.eurokomonline.eu

“ CALABRIA & Europa”“ CALABRIA & Europa”

L’Italia e la Grecia campionidi solidarietà in Europa

Il 13 Ottobre aSiracusa il Dialogocon i cittadini ed ilVicecommissarioFrans Timmermans

Bandi e programmiin scadenza"Invito a presentare pro-poste per assicurare unalto livello di protezione deidati privati e personali" -Diritti, Uguaglianza eCittadinanza"

Scadrà l’11 Gennaio 2018l’Invito a presentare pro-poste per assicurare unalto livello di protezione deidati privati e personali, conlo scopo di promuovere:I diritti del bambino;I principi di non discrimi-nazione: “Di razza od orig-ine etnica, religione, con-vinzioni personali, disabil-ità, età o orientamento ses-suale”;La parità di genere:“Progetti per combattere laviolenza contro donne ebambini”.Compito dello stesso saràinoltre quello di contribuireall'ulteriore sviluppo di unospazio in cui l'uguaglianzae i diritti delle persone,quali sanciti dal TUE, dalTFUE, dalla Carta e dalleconvenzioni internazionaliin materia di diritti umanicui l'Unione ha aderito,siano promossi, protetti edattuati in modo efficace.Per saperne di più Link:https://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/rec/topics/rec-rdat-trai-ag-2017.html

Programma COSME:"Pubblicati due Inviti a pre-sentare proposte nelSettore della Moda e delTurismo"

Scadranno il 19 Ottobre2017 i due Inviti a pre-sentare proposte pubblicatinell’ambito del ProgrammaCOSME nel Settore dellaModa e del Turismo.Compito degli stessi saràquello di sostenere lacreazione, lo sviluppo delbusiness e il rafforzamentodelle imprese nel settoredella moda e del turismograzie a incubatori e accel-eratori che integrano cre-atività, arte e capacità diprogettazione delle CCI(Cultural and CreativeIndustries), tecnologia,scienza e altre competen-ze pertinenti. Per sapernedi più:Link:http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/cosme/topics/cos-2017-3-04-1.htmlhttp://ec.europa.eu/research/participants/portal/desk-top/en/opportunities/cosme/topics/cos-2017-3-04-2.html

Con oltre 29.000 persone ricollocate finora, ilprimo meccanismo di ricollocazione su larga scalacoordinato dall'UE ha contribuito a ridurre forte-mente la pressione sui sistemi di asilo dell'Italia edella Grecia. La priorità immediata è adessogarantire la rapida ricollocazione di tutte le rima-nenti persone ammissibili giunte in Grecia e inItalia entro il 26 settembre. In tutto, sulla base diquesto meccanismo, dovrebbero essere effettiva-mente ricollocate circa 37 000 persone. La pres-sione migratoria sull'Italia e sulla Grecia resta tut-tavia elevata, a causa dei ritardi accumulati rispet-to agli arrivi del 2016 e della prima metà del 2017.La Commissione è disponibile a fornire sostegnofinanziario agli Stati membri che proseguono i lorosforzi di ricollocazione al di là dei meccanismiattuali. L'assistenza fornita dall'EASO e da altreagenzie dell'UE all'Italia e alla Grecia dovrebbeproseguire e, laddove necessario, essere ulterior-mente rafforzata. Non possiamo però continuare acontare su misure ad hoc: la Commissione invitapertanto i co-legislatori ad approfittare delmomento propizio e progredire decisamente nellariforma del sistema europeo comune di asilo, spe-cialmente del regolamento Dublino. Rafforzare ipercorsi legali: almeno 50 000 nuovi posti di reinse-diamento. La Commissione raccomanda un nuovoprogramma di reinsediamento dell'UE per portare

in Europa almeno 50 000 delle persone più vulner-abili bisognose di protezione internazionale neiprossimi due anni. La raccomandazione rientra trale iniziative prese dalla Commissione per offrirealternative praticabili sicure e legali a coloro cherischiano la vita mettendosi nelle mani di reti crim-inali di trafficanti. Il nuovo programma si svolgeràfino all'ottobre 2019 e si baserà sui buoni risultatidegli attuali programmi di reinsediamento che,dopo avere offerto nuove dimore a più di 23 000persone nell'UE, stanno ora per terminare. LaCommissione Europea ha destinato 500 milioni diEUR al sostegno degli sforzi di reinsediamentodegli Stati membri. Infatti se da un lato occorreproseguire il reinsediamento dalla Turchia e dalMedio Oriente, dall'altro va prestata maggioreattenzione al reinsediamento di persone vulnera-bili dal Nord Africa e dal Corno d'Africa, in parti-colare da Libia, Egitto, Niger, Sudan, Ciad edEtiopia. Ciò contribuirà a stabilizzare ulterior-mente i flussi migratori lungo la rotta delMediterraneo centrale e specialmente ad aiutarel'UNHCR a stabilire un meccanismo per l'evac-uazione di emergenza dalla Libia. La raccoman-dazione odierna segue e completa il ciclo di impeg-ni di reinsediamento avviato il 4 luglio 2017, chefinora ha prodotto 14 000 impegni da parte di 11Stati membri, e servirà a colmare il periodo fino

all'adozione del nuovo quadro permanente dell'UEper il reinsediamento, proposto dalla Commissionenel luglio 2016. In più, la Commissione incoraggiagli Stati membri a istituire meccanismi dipatrocinio privato che consentano a gruppi privatio a organizzazioni della società civile di organiz-zare e finanziare reinsediamenti in conformitàdella legislazione nazionale. A questo scopo laCommissione ha invitato l'EASO a coordinare unprogetto pilota su meccanismi di patrocinio privatocon gli Stati membri interessati. Per trasformare iflussi irregolari in una migrazione economica negliStati membri dell'UE basata sulle esigenze, laCommissione propone di coordinare e sostenerefinanziariamente progetti pilota per la migrazionelegale con i paesi terzi. Inizialmente dovrebberoconcentrarsi su paesi che abbiano dato prova diimpegno politico nel trovare soluzioni comuni percombattere la migrazione irregolare e per lariammissione dei migranti irregolari. Il Parlamentoeuropeo e il Consiglio dovrebbero inoltre raggiun-gere rapidamente un accordo e adottare la propos-ta della Commissione sulla revisione della Cartablu UE, che migliorerà la capacità dell'UE di atti-rare e trattenere lavoratori altamente qualificati egarantirà che gli Stati membri possano contaresulla forza lavoro di cui hanno bisogno, quando nehanno bisogno.

Ancora una volta a Siracusa si discuterà di Come stal'Europa? Quali nuove sfide dobbiamo affrontare? Comeè evoluta la crisi migratoria? C'è più o meno fiducia rispet-to ad un anno fa? Le sfide restano complesse, le risposte difficili. Un annodopo il primo Dialogo, tenutosi nel settembre 2016, i citta-dini potranno confrontarsi direttamente con il PrimoVicepresidente della Commissione europea sui progres-si registrati, i problemi irrisolti, gli sviluppi positivi e lenuove sfide per l'Europa. L'incontro si terrà il 13 ottobrealle ore 17.00 in piazza Duomo. L'evento potrà essere seguito in diretta in webstreaming collegandosi al sitohttp://ec.europa.eu/italy/index_it.htm o sull'account twit-ter della Commissione europea, @europainitalia,#EUdialogues.Dalla Locride partiranno uno o più bus a seconda dell’esi-genza del territorio. L’evento sarà aperto dal coro GlobalChorus diretto dal prof. Carlo Frascà. Su proposta dell’EdicCalabria&Europa di Gioiosa Jonica, infatti, spetterà alcomplesso multietnico “Voci dal Mare” dare il là all’eventoper fare il punto sulle politiche migratorie in con i cittadinied il Vice Commissario Timmermans, che coordinal’azione sulla nuova politica di migrazione in Europa.GLOBAL CHORUS ha preso il via per volontà dellaCooperativa Pathos di Caulonia e del Consorzio SocialeGOEL, nell’ambito dei progetti SPRAR di accoglienza edintegrazione presso le comunità di Caulonia e Benestare.Global Chorus vuole anche sottolineare il valore altissimodella musica che, in un'epoca in cui guerre, divisioni, violen-ze, soprusi calpestano la vita e la dignità di tantissime per-

sone e ne violano i diritti fondamentali - rappresenta il lin-guaggio universale della fratellanza, dell'armonia, del dialo-go, dell'unità e della pace.Il gruppo vocale annovera, oltre agli ospiti delle comunitàdi accoglienza, anche un nutrito numero di persone delposto, che hanno accettato la proposta di mettere in giocola loro passione per la musica e per il canto come strumen-to di incontro reale e concreto in una sorta di laboratorio dicooperazione al fare nel rispetto reciproco e nella con-sapevolezza della difficolta che lingue, usi e culture diversepongono ai processi di integrazione.L’iniziativa siracusana, organizzata dalla CommissioneEuropea e della sua Rappresentanza in Italia, sarà di nuovoun’occasione per un confronto aperto con i cittadini e lediverse componenti della la società civile e dei media. Percomprendere l’importanza del confronto cui sono invitatetutte le componenti impegnate nell’accoglienza dei territoricalabrese e siciliano si deve ricordare che nell'assumere l'in-carico di Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha affidato a un Commissario con compe-tenza speciale per la Migrazione – Dimitris Avramopoulos– il compito di elaborare in cooperazione con gli altriCommissari, coordinati dal primo Vicepresidente FransTimmermans, una nuova politica di migrazione: è questauna delle dieci priorità dei suoi orientamenti politici. Perinformazioni ed iscrizioni si prega di visionare il sitowww.eurokomonline.eu e per info contattare il l’EDICCalabria&Europa di Gioiosa Ionica , tel. 0964 1901574,[email protected]

Alessandra Tuzza

La CommissioneEuropea conferma l’impegno per i migrantibloccati in LibiaDa quando, un anno fa, è stato istituito ilquadro di partenariato sulla migrazione,sono stati ottenuti risultati notevoli nellagestione comune dei flussi migratori coni paesi di origine e di transito. Oltre asostenere questi progressi, bisognaimpegnarsi di più in alcuni settori essen-ziali. Innanzitutto occorre rafforzare ilFondo fiduciario dell'UE per l'Africa especialmente la componente per l'Africasettentrionale mediante finanziamentiaggiuntivi degli Stati membri. Con ildiminuire degli arrivi e del numero didecessi in mare, bisogna proseguire illavoro comune lungo la rotta delMediterraneo centrale. Alcune attivitàdevono essere intensificate: migliorare lasituazione dei migranti bloccati in Libiain cooperazione con l'UNHCR e l'OIM,specialmente nei centri di detenzione,promuovere opportunità socioeco-nomiche per le comunità locali, intensifi-care l'azione per i rimpatri volontariassistiti e rafforzare le capacità delleautorità libiche di controllare le frontieremeridionali. Occorre poi continuare aimpegnarsi lungo altre rotte migratorie,soprattutto a causa della crescente inter-connessione tra tali rotte. L'UE e gli Statimembri devono inoltre collaborare stret-tamente per ottenere un ambizioso pattomondiale delle Nazioni Unite ("GlobalCompact") per una migrazione sicura,ordinata e regolare e lo sviluppo delpatto mondiale sui rifugiati e del quadroglobale di risposta per i rifugiati con ipaesi pilota.

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L’intervista

Essere giornalisti significa misurarsicon l'istante immergendosi nel flussodella storia. È quello che ha fattoMarco Lupis, giornalista, fotoreportere scrittore, originario di Grotteria, per25 anni a spasso per il mondo araccontare la guerra, la libertà, lalotta contro l'ingiustizia, la ricercadella verità nella politica, nellaletteratura, nell'arte e nel cinema.

Da Grotteria in giro peril pianeta a incontrare i giganti della storia

per il Corriere della Sera poi e, infine, per LaRepubblica e l’Espresso; dopo essere stato, inol-tre, collaboratore della Rai, lavorando con lastruttura di Giovanni Minoli e successivamenteper il Tg2 e il Tg3, Marco Lupis ha deciso di farritorno a casa per garantire alla sua famiglia unavita finalmente stabile e serena. Ma questi 25anni di incontri, scoperte e adrenalina non sonoandati perduti: Marco li ha raccolti in unlibro,”Interviste del secolo breve”, un viaggioattraverso le testimonianze degli attori principa-li della cultura, della politica e dell’arte degli ulti-mi decenni.Tra gli intervistati, protagonisti della politicamondiale, premi Nobel, ribelli, figli di uominiimportanti come il generale Pinochet e l’artistaMirò, ma anche personaggi dello showbiz comeClaudia Schiffer, lo stilista Givenchy, PeterGabriel, Franco Battiato, Tinto Brass...L’intervista di cui va più orgoglioso?È sempre molto difficile istituire “classifiche”,però credo che l’intervista che ricordo ancoraoggi con notevole emozione è quella con il lea-der dei rivoluzionari zapatisti, il subcomandanteMarcos, che incontrai dopo giorni di camminonella giungla del Chiapas, al confine tra Messicoe Guatemala.Interviste a dissidenti e oppositori politici neiregimi dittatoriali: sono queste le più adrenali-niche?Sono quelle che in me hanno lasciato un segnopiù profondo. Infatti – almeno per quanto miriguarda – aver incontrato celebrità mondialicome Claudia Shiffer o Peter Gabriel, mi haemozionato, inutile nasconderlo. Trovarsi achiacchierare come due vecchi amici con qual-cuno – parlo per esempio di Peter Gabriel – cheè stato uno dei miti musicali della mia adolescen-za, è stata un’esperienza difficile da dimenticare.Ma come scrivo nell’introduzione del libro, l’e-mozione più forte e più duratura l’ho provataincontrando appunto alcuni “giganti” della lottacontro l’ingiustizia. Un requisito imprescindibile di una buonaintervista è che si venga a creare la giusta empa-tia. Con quali intervistati è riuscito a entrare insintonia con più facilità?Come ho detto ho sentito nascere spontanea-mente un “legame” empatico con donne ouomini come Marcos, appunto, oppure AungSan Suu Kyi. Averli di fronte e pensare “ io nonce la farei mai ad essere come loro” è statotutt’uno.Il giornalismo l’ha portata in 57 Paesi delMondo. È stato anche in Antartide. Com’è fini-to lì?Ho avuto la grande fortuna e il grande privilegiodi poter praticare un tipo di giornalismo cheormai va scomparendo, quello dell’inviato cheva e rende conto al lettore, di persona, di ciò chevede e vive. Oggi questo ruolo va estinguendosi,ucciso dall’invasione istantanea di valanghe diinformazioni immediate, che spesso però

rischiano di diventare informazioni-spazzatura,prive come sono di qualsiasi chiave di lettura, diqualsiasi mediazione culturale. Ed è sempre pertestimoniare in prima persona le cose che vede-vo che, nel 2002, partecipai a una spedizionescientifica internazionale imbarcandomi su unanave rompighiaccio russa, che andava inAntartide per verificare lo stato di inquinamen-to del “Sesto continente”. Fu un’esperienza chericorderò per sempre.Il suo giornalismo è stato anche denuncia delleviolazioni dei diritti umani. Quale violazione vaparticolarmente fiero di aver portato a galla? Sinceramente parecchie. Credo di essere stato ilprimo a far sapere al pubblico italiano – sulCorriere della Sera - che davvero i comunisti“mangiavano i bambini”. Non per motivi ideolo-gici , però, bensì perché le folli politiche di svilup-po di Mao durante il cosiddetto “Grande Balzoin avanti” in Cina, costrinsero il popolo cinese auna tale condizione di povertà e disperazioneche si verificarono – e furono documentati –molti casi di cannibalismo. Venti anni di corrispondenze da zone di guerra,colpi di stato e attacchi terroristici. Anni intensiche hanno inciso profondamente sulla sua vita.Cos’è cambiato in lei quando ha scoperto laguerra in diretta?Quando ci si trova in zona di guerra, o di conflit-to o sullo scenario di un attentato terroristicodevastante, interviene un meccanismo chepotrei definire “di auto-conservazione”. Ci sideve mantenere lucidi, sufficientemente distac-cati dagli orrori che si svolgono di fronte agliocchi, ma conservando comunque l’empatia,senza cadere nel cinismo. Nel momento in cui sideve lavorare, non si pensa davvero ai rischi chesi stanno correndo o a quanto siano realmenteorribili le cose che si devono raccontare. La con-sapevolezza piena viene dopo, quando bisognafare i conti con i proprio fantasmi.Tornato in Calabria le è stata diagnosticata unaforma di Sindrome da Stress Post Traumatica.Una guerra privata di cui racconta nell’ultimocapitolo del suo prossimo libro che uscirà aNatale per Rubbettino “Il Male Inutile- Guerree orrori dimenticati”. Vale la pena sacrificare lapropria salute pur di adempiere alla missione di“storico dell’istante”?Non è una scelta consapevole. È una conseguen-za alla quale non si pensa se non dopo averlasperimentata sulla propria pelle. Io mi dicevo:“Non ho problemi”, “A me va tutto bene”, “Cela faccio”. Invece le cose entrano in profondità epoi vengono fuori quando abbassi la guardiadella coscienza. Per questo, nel momento in cuimi sono detto: “Ecco, adesso finalmente possorilassarmi e dare stabilità e ordine alla mia fami-glia e a me”, tutto quello che pensavo fosse “sci-volato via” è tornato a presentarmi il conto.È tornato nella sua Grotteria solo in cerca diserenità?Come diceva Cesare Pavese: “Un Paese civuole…”, per questo dopo aver trascorso lamaggior parte della mia vita adulta correndo dauna parte all’altra della Terra, avvicinandomi algiro di boa del mezzo secolo di vita ho capito chequella fase della mia vita ormai doveva lasciare ilposto a un’altra. Insieme a mia moglie non pen-sammo neppure per un attimo di tornare a vive-re in una delle grandi città dove entrambi erava-mo cresciuti, Roma o Milano. C’era per me unfortissimo senso di appartenenza che sentivo conil luogo dove la mia famiglia aveva vissuto perquasi cinque secoli, lasciandovi un’improntaindelebile, Grotteria, appunto. Così decidemmodi tornare a vivere proprio lì, imbarcandoci nel-l’impresa (titanica, ma allora non lo sapeva-mo…) di restaurare il palazzo di famiglia, prati-camente disabitato da oltre trent’anni. Una scel-ta che ogni mattina benedico e un istante dopomaledico. Penso sia la dialettica che ci uniscetutti alla nostra Calabria.Chi avrebbe voglia di intervistare oggi?L’uomo più potente del Mondo: Vladimir Putin

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

È stato uno dei pochi giornalisti italiani a copri-re eventi drammatici come i massacri a TimorEst all’indomani del referendum per l’indipen-denza nel 1999, l’insorgenza dei rivoluzionariZapatisti nel Chiapas, gli scontri sanguinosi tracristiani e islamici alle Molucche e la Strage diBali. È stato testimone, attraverso i suoi scritti, dimolti conflitti internazionali, tra cui quello delKosovo, e di altri avvenimenti importanti quali ibombardamenti USA a bordo della portaereiUss Theodore Roosvelt o il passaggio delle excolonie di Hong Kong e di Macao alla Cina o,ancora, l’epidemia della SARS in Cina.Si chiama Marco Lupis, è originario diGrotteria, ed è stato il primo giornalista italianoa riuscire a incontrare il sub-comandanteMarcos, leader dei ribelli zapatisti, un tempo iltormento del governo messicano. I giornalistipiù autorevoli fecero a gara per ottenere un’in-tervista con il subcomandante, considerato larisposta moderna a Che Guevara e divenuto unmito tra rivoluzionari idealisti ma anche sempli-ci romantici. Marco Lupis lo incontrò nella giun-gla Lacandona, “uno dei pochi posti al mondocompletamente inesplorati”.Dopo 25 anni vissuti in giro per il pianeta, dainviato e corrispondente per Panorama prima,

Foto di Filippo Bardazzi

Marco Lupis nella sua casa di Grotteria

Marco Lupis a bordo di un elicottero dell’esercito americano nel corso di una missione durante la guerra dell’ex Jugoslavia

Foto di Teru Kuwayama/ Time Magazine

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DOMENICA01 Ottobre 17www.larivieraonline.com

JACOPO GIUCA

In Italia abbiamo la pessima abitudinedi permettere ai talenti di emergere soloin età avanzata. Per fortuna, anche nelnostro comprensorio, esiste qualcherara eccezione in grado di confermareuna regola che è sempre più urgentesovvertire. Questa settimana abbiamoincontrato Roberta Tassone, di Locri,18 anni, da quattro impegnata nella ste-sura di “21”, un romanzo pubblicato loscorso 1° agosto. La storia che ci rac-conta Roberta è quella di Allison, giova-ne sopravvissuta a un’esperienzaagghiacciante, che cerca di ricomporre icocci di una vita infrantasi diversi anniprima, quando il suo aguzzino l’hastrappata all’affetto dei suoi cari facen-dole compiere cose terribili. Lo stileessenziale e il ben dosato susseguirsi dicolpi di scena fanno di “21” una sor-prendente opera prima e di RobertaTassone un diamante grezzo che, conl’esercizio, potrebbe divenire una dellepiù preziose pietre che la Locride abbiamai offerto al mondo. Forse non è uncaso, infatti, se il 21 che Roberta hascelto di dare per titolo al proprioromanzo d’esordio, nella cultura ebrai-ca, viene considerato il numero dellaperfezione in quanto prodotto di duenumeri sacri e perché 21 sono le qualitàdella sapienza…Come nasce la tua passione per lascrittura e quali difficoltà hai incon-trato nella stesura di questo tuoprimo romanzo?La passione per la scrittura nasceinnanzitutto dall’amore per la lettura,elemento che ritengo requisito di basedi ogni buon scrittore. Questa dedi-zione alla lettura, a sua volta, mi èstata inculcata dapprima in famiglia,quindi a scuola, dove ho avuto mododi partecipare a stimolanti progetti dilettura spesso affiancati a validi labo-ratori di scrittura. Ho sempre amatoscrivere e, ancor più, ho sempreamato inventare e raccontare storie,una buona pratica che ho affinato nar-randone la sera a mio fratello, primadi andare a dormire. È proprio dallavolontà di condividere con gli altri lemie fantasie che, un po’ per gioco, hocominciato a comporre la mia storia,senza immaginare, in principio, chesarebbe divenuta il libro che è oggi.Nel corso dei quattro anni di gestazio-ne del romanzo ne ho più volte ripre-so e interrotto la stesura per la diffi-coltà a coordinare gli impegni scola-stici, famigliari e i momenti di svago,ma ho cercato in ogni momento libe-ro di scrivere, anche solo per aggiun-gere una riga o perfezionare passi chenon mi sembravano adeguatamentescorrevoli. Vedere il testo finalmentepubblicato è stato il coronamento delmio sogno più grande, quello che rin-correvo fin da quando ero bambina,quando già mi affascinava l’idea che lagente potesse leggere un libro da mes c r i t t o .Certo, hoaf f ronta totante diffi-coltà, comerifiuti o criti-che che mihanno spes-so demora-lizzata ma,alla fine, riu-scire a farleggere ilmio roman-zo mi haripagato ditutti questi sforzi.È per questo che hai scelto di dedicar-lo ai tuoi lettori?Certamente. Quella dedica è un rin-graziamento a tutti coloro che si sonopresi la briga di riservare la propriaattenzione e il proprio tempo a qual-cosa scritto da me. Inoltre ho unabassa autostima, spesso fiaccata dapiù parti, e questo ha fatto sì che riu-scire a pubblicare il romanzo, metten-do a nudo i miei pensieri, sia stato ilraggiungimento di un traguardo chela dedica vuole sottolineare ai lettori ea me stessa, spronandomi ad andareavanti.“21” stupisce per la delicatezza deltema trattato, in relazione dell’età incui hai cominciato a scriverlo. Comeviene in mente, a una ragazza di 14anni, una vicenda così cruda?

L’idea originale non prevedeva nem-meno tutti i particolari che potete leg-gere oggi nel libro. Il nucleo originaledella storia riguardava infatti unaragazza dal non meglio definito passa-to burrascoso. Non era delineata lasua storia così come non lo erano levicende future che l’avrebbero coin-volta. Il mio interesse risiedeva nelraccontare una storia di rinascita cheha preso indubbiamente spunto datanti film, serie TV e libri dalle trameun po’ “crude” che ho amato per que-sta loro caratteristica.La protagonista,Allison, è una ragazzaestremamente determi-nata. Considerato cheogni scrittore utilizza oidealizza degli elementidella propria persona-lità per caratterizzare ipropri personaggi, lei èciò che sei o ciò che vor-resti essere?È indubbiamente ciòche vorrei essere. Per

lungo tempo ho avuto lapresunzione di conside-rarmi una personacoraggiosa e determina-ta ma, crescendo, misono resa conto di esse-re l’opposto. Ho infattidovuto far fronte a pro-blemi e paure che mihanno dimostrato dinon essere esattamenteciò che avrei voluto,consapevolezza che,oggi, regala ad Allisonuna versione idealizzatadel mio carattere.Nel tuo romanzo le figure maschilisono tutte laide, corrotte, spietate,ingannatrici… nel migliore dei casiperfetti idioti. Odi così tanto il sessoforte?

Assolutamente no (ride)!Semplicemente nella stesura delromanzo mi è servito descriverle cosìper necessità nei confronti dell’econo-mia della storia.Costituiscono un’eccezione Lucas,Michael e Tommy, perfetti esempi diresilienza. Come nascono le figure deicoprotagonisti?A essere onesta non mi sono mai sof-fermata sulle singole caratteristiche diogni personaggio. Nel procedere conla scrittura sono emersi con le loro

peculiarità in maniera del tutto natu-rale. Se i personaggi principali dove-vano infatti rispondere a determinatecaratteristiche, gli altri evolvevanoassieme alla vicenda.Il romanzo è incentrato su un gruppo

di protagonisti adolescenti o, comun-que, molto giovani. Le poche compar-se adulte sono attorniate da un alonedi inadeguatezza che raggiunge il pro-prio apice in una scena che si svolgeall’interno di un commissariato.Un’inettitudine quasi sveviana che ladice lunga sull’idea che hai dellasocietà moderna…Ho una visione pessimistica dellasocietà adulta. Credo fermamente cheil futuro siamo noi giovani ma sonoconsapevole che spesso non siamo ciò

di cui abbiamo bisognoper cambiare le sortidella nostra civiltà. Perquanto la società adultaabbia creato enormiscempi in ambito sociale,infatti, temo che la gene-razione che si avvia arimpiazzarla possa farepersino peggio. ComeAllison è un mio meidealizzato, quindi, iragazzi sono la versioneidealizzata degli adole-

scenti di oggi, ciò chevorrei diventassimo peressere adulti migliori diquelli che ci hanno pre-ceduto.Unico adulto non inade-guato è Olivia, personag-gio marginale eppurechiave grazie a unaforma di altruismo chela pone a metà strada trala figura del buon sama-ritano e quella a delbuon vicino di casaLocrideo. Quanto c’è

dell’uno e quanto dell’altro?È un personaggio che non ha nessunnesso con la vicenda di Allison néalcun motivo di aiutarla. Rappresental’adulto come dovrebbe essere: coluiche si prodiga nell’aiutare i giovani

anche se non ne avrà nulla in cambio.Una persona completamente votataagli altri, proprio come solo nellaLocride se ne riescono a trovare…La vicenda si svolge nella zona piùdegradata di una periferia america-na, che hai ribattezzato Draclyn. Ilcentro abitato, spettrale e violento, apochi passi dalla montagna e daiboschi ricorda il nostro comprenso-rio. Ma quanta Locride c’è, davvero,in Draclyn?Non si tratta di una descrizione volu-ta, anzi, non mi è mai piaciutoambientare le mie storie in luoghi checonosco e “21” non fa eccezione. È unluogo di fantasia non volutamentelegato alla Locride. Certo, ci sono ele-menti comuni tra i due ambienti, manon voglio accostare nessuno deglielementi distintivi di Draclyn a Locri.Si tratta di assonanze generate inmaniera del tutto inconscia.Il finale del libro è deflagrante malascia l’impressione che ci sia unsostrato di non detto che potrebbedare il la a un seguito della storia di

Allison o auna vicendanuova che sisvolga nelmed e s imouniverso coe-rente. Staipensando aqualcosa delgenere o tidedicheraiad altri pro-getti?Il finaleaperto non èun espedien-

te per continuare la storia di Allison,ma un tentativo di lasciare al lettore lalibertà di interpretare come megliocrede la vicenda. Gli ultimi capitoli,infatti, hanno un andamento anticli-matico che li rende irrilevanti rispettoal resto della trama. Ho fatto questascelta stilistica per dare uno spunto diriflessione.Una volta terminato il liceo, Robertavorrebbe iscriversi all’Università per stu-diare medicina, ambito nel quale speradi poter emergere così come le è giàcapitato con la narrativa.E la scrittura?Vuole continuare a ritagliarsi del tempoper coltivare la sua passione, ma senzafarne la sua occupazione principale.Una scelta che le auguriamo possadarle grandi soddisfazioni, con buonapace di chi non ha creduto in lei.

Viene da Locri, è appenamaggiorenne e, negli ultimi 4 anni, ha sfruttato ogni

momento libero della propriagiornata per realizzare un

sogno: diventare scrittrice.Abbiamo incontrato Roberta

Tassone, di Locri, studentessadel Liceo Scientifico con il

desiderio di studiare medicinache il primo agosto ha

finalmente messo in commercio la sua opera prima

“Le 21 qualitàdi Roberta

L’intervista

Il romanzo si intitola “21” e, a dispetto

dell’età della sua autrice,tratta

un tema estremamentedelicato e di drammatica

attualità: gli abusi su minori.

“21” ha per protagonistaun’adolescente che riescea fuggire al proprioaguzzino e che dovràimbarcarsi inun’avventura ricca dicolpi di scena per riunirsialla propria famiglia.

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CULTURA

percorso estivo delle intel-ligenti iniziative promosse aGioiosa Jonica dal genialeNicodemo Vitetta, presi-dente del locale ClubUnesco, non poteva avereuna più ricca manifestazio-ne conclusiva.Sabato 23 settembre, nelsontuoso contesto architet-tonico delle dimore nobilia-ri del centro storico, ha

avuto luogo un autentico cenacolo culturale,per la singolare idea di Vitetta di una “Cenacon l’autore”.Ospite illustre e graditissimo il campione dellacultura, del giornalismo e della scena televisivanazionale Marino Bartoletti.Accolti con vivo compiacimento anche dalSindaco Salvatore Fuda, dagli assessori Lidia eLuca Ritorto, dal Procuratore dellaRepubblica Vincenzo Lombardo, dai giornali-sti Ilario Balì e Pino Albanese, oltre che danumerosi sostenitori dei valori alti della cultu-ra, hanno animato la discussione con MarinoBartoletti il giornalista Tonino Raffa, storica“nostra” voce di “Tutto il Calcio minuto perminuto”, e il Ugo Mollica, appassionato culto-re di letteratura e di sport.Con piglio di giovanile freschezza e di sicuracompetenza, ha coordinato gli interventi lagiornalista Annamaria Implatini.Il profumo delle prelibatezze gastronomichedello chef Giuseppe, nella Locanda del Palazzodi Rocco Novembre e Giuseppe Palermo, hadimostrato convenientemente come la cultura,orchestrata sulle note di una sensibile dolcezzad’animo e di pensiero, sappia rendere fascino-so e coinvolgente un dialogo a più voci, quan-do sono dotate di particolare sintonia.Con diverse coloriture si è parlato della inci-denza dello sport e di taluni messaggi televisivisulle dinamiche sociali dell’Italia del dopoguer-ra, sfogliando pagina dopo pagina uno straor-dinario libro-documentario, carico di vivacità edi brio, ma pure denso di elevata luce di veritàe di sentimento.Bartoletti, estraendo dalle sue rigogliose riser-ve un primo gruzzolo di perle di memoria, hadipinto un suggestivo panorama dei personag-gi e degli avvenimenti che per lunghi annihanno fatto vibrare di interesse e di emozionel’anima popolare della nostra terra.Sollecitato adeguatamente da misurate consi-derazioni e rilievi, Marino Bartoletti si è disim-pegnato con validissime strategie di pensiero,muovendo con scientifiche retrospezioni daitimidi accenni di risveglio degli anni ‘45/’46, perrisalire alla magica stagione olimpica di Italia’60 e poi al successivo compiersi di quello stra-no e squilibrato sviluppo, che, senza mai conse-guire una configurazione omogenea equamen-te distribuita, lentamente è naufragato in un

mare di grossolane presunzioni e di incomple-tezze allarmanti.Incursioni sempre spontanee nella storia civilee artistica dell’Italia di tanti decenni, accompa-gnate da acute valutazioni e da sentite, spessosofferte, riflessioni.Il Giro d’Italia, prima affettuosa cerniera diriunificazione della Patria, per una nazionetutta da reinventare dopo tante sciagure;l’Olimpiade di Roma, primo approdo di soddi-sfazione e di sollievo, dopo la l’affannosa feb-bre di ripartenza, durata per tutti i nostri mera-vigliosi anni cinquanta.Oltre questo periodo di umile e limpido entu-siasmo, una realtà di diversa consistenza, entrocui una grande, virtuosa famiglia, dotata diumanità, di sapienza artistica e di vigore spor-tivo ha saputo comunque coprire di nobiliimprese il territorio culturale e socialedell’Italia.Tra le tantissime figure che il bellissimo volumeBAR-TOLETTI richiama a nuova vita e di cuiAnnamaria Implatini ha declamato abilmenteun’intelligente selezione di brani, citiamo sol-tanto alcune, rimandandovi per il resto allagodibilissima lettura del testo, che raccoman-diamo vivamente agli amici dello sport e dellamusica leggera, ma soprattutto agli amantidella buona lettura e del linguaggio elegante egentile.Ricordiamo la grandiosa immagine di GinoBartali, il cui nome è impresso sul muro d’ono-re del Giardino dei Giusti a Gerusalemme, dadove, evento straordinario, partirà il Girod’Italia 2018. E poi, in una successione che,essendo necessariamente molto parziale, nonvorremmo fosse considerata irriguardosa,segnaliamo, senza alcun ordine di tempo o dicategoria, la tappa di Trieste del Giro del ’46;l’intelligente umorismo e la giovialità di AnnaMarchesini; il candore sportivo di GaetanoScirea e di Giacinto Facchetti; il purissimoslancio di generosità degli angeli del fango diFirenze ’66, la formidabile dimensione danumero uno di Sandro Ciotti, che la raucedineè riuscita soltanto a esaltare; l’estro inimitabiledi Omar Sivori, che vivrà sempre di leggendanella poesia del calcio universale; la delicatatenerezza di Mia Martini; la voce vellutata diGiorgio Gaber, davanti al cui ricordo Bartolettioffre soltanto l’omaggio del suo doveroso silen-zio. E poi tanti e tanti altri nostri compagni diviaggio, saliti a bordo della nostra giovinezza,per lasciarvi durevolmente segni consistenti diemozione.E mentre rinnovo le lodi per l’infaticabileNicodemo Vitetta, ideatore di un incontro dipensieri e parole (c’è pure la pagina di Battistiad aspettarvi) così nobili e chiare, torno a invi-tarvi a leggere il libro, che vi regalerà senz’altroun volo dolcissimo ed emozionante nella favo-la degli eroi veri della vostra gioventù.

Ugo Mollica

Il campione della culturavisita la Locride

IL

Casadonte aVenezia perconsegnareil premioRotella aGeorgeClooney

A Roccella il simposio

d’arte “I colori e la natura”

Continua a promuo-vere tra i VIP di

Hollywood la nostrabellissima regione

Gianvito Casadonte,presentatosi a

Venezia in occasionedella Mostra del

Cinema per conse-gnare il Premio

Rotella nientemenoche a George

Clooney. Durante lakermesse veneziana,infatti, Casadonte,

direttore artistico delPremio, ha voluto

consegnare un atte-stato di stima a

Clooney presente inItalia per promuove-re il suo nuovo film

Suburbicon. Durantel’incontro, Casadonteha sottolineato qualeonore sia stato conse-gnare a uno dei più

prestigiosi protagoni-sti del cinema con-temporaneo il rico-noscimento che pro-muove l’immaginedella nostra regioneprendendo a prestitoil nome dall’artista

Mimmo Rotella, unosuoi più prestigiosifigli della Calabria.

Dal 25 a29 settembre si è svolta a Roccella Jonica la terza edizio-ne del simposio d’arte “I colori e la natura” a cura di MariellaCosta, con la presenza della Storico dell’Arte Laura Dominici.Sponsor della manifestazione artistica l’Hotel Mediterraneo,gestito dal giovane proprietario Michele Archinà, che ha ospitatonella bella struttura alberghiera sita in pieno centro gli artisti:Augusto Ambrosone, Lamberto Correggiari, Mariella Costa,Maria Teresa Di Nardo, Rosalia Ferreri, Nicola Guarino, GianniMastrantoni, Enrico Meo, Rosa Spina.Gli artisti hanno realizzato delle opere, ispirati dalla natura e dalfascino della cittadina jonica, presentate al pubblico giorno 29 set-tembre.L’imponente macchina organizzativa, si è avvalsa della direzioneartistica dalla scultrice e pittrice roccellese Mariella Costa, laquale ha voluto creare un evento artistico a 360°, avvalendosidella collaborazione dell’amministrazione comunale e del sindacodott. Giuseppe Certomà per la messa a disposizione della splen-dida struttura del Convento dei Minimi.Nella bella location, infatti, si sono svolti una serie di eventi cul-turali di grande prestigio: Nella serata del 26 settembre è statainaugurata la mostra internazionale “La via dell’angelo” a curadel maestro Enrico Meo, nella quale una cinquantina di artisti

provenienti da varie parti d’Italia e del mondo hanno esposto leloro opere di notevole livello artistico: pittura, scultura, ceramica,fotografia, poesia visiva. La mostra è stata arricchita dall’interessantissima presentazionedella critica dott.ssa Vittoria Butera. All’esposizione è stata affiancata la mostra dei lavori artistici diAlessandro Spataro, talentuoso ragazzo disabiledell’Associazione Comma Tre di cui Simona Coluccio ne è la pre-sidente.Nella serata del 27, momenti di pura magia con la presentazionedel libro “Il pianto della luna” dell’autore avellinese NicolaGuarino.Nicola ha dialogato con la bravissima scrittrice Rossella Scherl, laquale ha anche stupito la platea con il suo melodioso canto.Meravigliose le note del giovane Micheal Marzano che hannoallietato la serata.La sera del 28 è stata la volta di Vanessa Riitano, giovane talentolocale, la quale ha presentato il libro “Fractalia- Amando d’amo-re amato”.L’autrice ha dialogato con la stessa Rossella Scherl e ha incantatola platea con la sua splendida voce, sulle note del bravissimo musi-cista Paolo Mancinelli.

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DOMENICA 01 Ottobre 18www.larivieraonline.com CULTURA

Il campione della culturavisita la Locride

Un bar per tuttiFacciamo in tempo a opporci al massacro della lingua italianache ormai impera sui social e che rischia di far diventare lameravigliosa scoperta di Internet il regno dell’irresponsabilità edella libertà di offendere? Se consideriamo il dilagare dellenotizie false e l’amplificazione giornaliera della fiera degliinsulti e delle bestialità, dovremmo dire di no. Ma se diamoun’occhiata all’ultimo di libro di Marino Bartoletti (dal titolo“Bar Toletti - così ho sfidato Facebook”) allora possiamo ricre-derci. Nel suo vorticoso giro d’Italia di queste settimane, ilpopolare giornalista romagnolo ha fatto tappa a GioiosaJonica, dove, su invito della Pro Loco e del Club Unesco, hapresentato il volume alla “Locanda” dello storico PalazzoMantegna, nel cuore del vecchio borgo. La formula, ideata dalpresidente del club Nicodemo Vitetta, è stata quella dell’incon-tro dell’autore con gli amministratori e con un pubblico selezio-nato, nel corso di una cena a base di prodotti tipici della cucinacalabrese.Mentre sullo schermo scorrevano le pagine della sua straordi-naria carriera, Bartoletti ha dialogato sui contenuti dell’operacon il giornalista Rai Tonino Raffa (che ha svolto la relazionedi base), con l’inviata di “Telemia” Annamaria Implantini e conl’opinionista Ugo Mollica. È venuto fuori un interessante epacato Talk show, che, introdotto dallo stesso NicodemoVitetta, ha coinvolto anche il sindaco Salvatore Fuda, gli asses-sori Lidia Ritorto e Luca Giuseppe Ritorto, il magistratoVincenzo Lombardo già Procuratore Capo a Catanzaro. Èintervenuta all’evento anche la signora Vania Tigani, mogliedell’indimenticato capo ufficio stampa della Lega Professionistidi Milano, Michele Tigani, che fu a lungo amico di Bartoletti edi tutti i big della stampa sportiva italiana. L’autore (che ha con-dotto tante celebri trasmissioni televisive e ha diretto numero-se testate, tra cui lo storico “Guerin Sportivo”) ha spiegatocome, dopo una iniziale diffidenza, si è avvicinato a Facebookcon l’intento di dimostrare che anche sul web si può scrivere inmaniera incisiva, piacevole e coinvolgente, restando fedele allaformula del buon giornalismo tradizionale. Ogni giorno, sulsuo profilo, Marino racconta tutto come se parlasse ai tantiamici di un Bar immaginario (appunto il “Bar Toletti”) apertoa tutti coloro che amano lo sport, la musica, lo spettacolo, e,soprattutto, la lingua italiana. E così fa incontrare gli avventoridi questo ritrovo ideale con tutti i personaggi che lui ha cono-sciuto: da Federica Pellegrini ad Alex Zanardi, da ValentinoRossi a Bob Dylan, da Enzo Ferrari a Ezio Pascutti, da GiorgioGaber a Marco Pantani, da Beppe Viola a Sandro Ciotti, daDorelli a Paolo Rossi, da Freddy Mercury a John Lennon, daOmar Sivori a Gigi Proietti, da Renato Carosone a EnzoBearzot, da Miranda Cicognani a Mia Martini. A furia di posta-re un pensiero al giorno, dopo un anno Bartoletti si è accortoche il libro lo aveva già scritto. La prima edizione è andata subi-to esaurita, la casa Editrice Minerva ha già sfornato la ristam-pa. Il pubblico intervenuto alla “Locanda del PalazzoMantegna”, è rimasto affascinato dalla sincerità e dal linguag-gio scorrevole dell’autore, che ha confermato che lo sport è unafonte narrativa fenomenale, perché contiene tutto: la figuradell’eroe, il senso della sfida, la lotta per la vittoria, gli insegna-menti della sconfitta, l’affresco sociale che nasce da certeimprese. L’attività della Pro Loco e del Club Unesco proseguiràcon cadenza settimanale proponendo altri eventi di grandeprofilo. L’obiettivo di Vitetta e Soci è quello di far parlare dellaCalabria così come l’ha descritta Marino Bartoletti, definendo-la terra meravigliosa.

Tonino Raffa

Il percorso estivodelle iniziativepromosse dal Club perl’Unesco di NicodemoVitetta a GioiosaIonica si è concluso,sabato 23 settembrecon la “cena conl’autore” dedicata aMarino Bartoletti, cheha presentato la suaultima faticaletteraria.

L’imponente macchinaorganizzativa dell’evento,giunto alla sua terzaedizione, si è avvalsa delladirezione artistica dallascultrice e pittriceroccellese Mariella Costa,la quale ha voluto creareun evento artistico a 360°

C'è un'avversaria più pericolosa e più tenace dei terremoti di cui averpaura a Reggio. Rischia di privarci della bellezza, della memoria edel futuro, si chiama ignoranza. Non so come altro definire chi haconsentito che la speculazione trasformasse il cineteatro Margheritain un anonimo negozio e che forse, se non ci opporremo, consentiràuno scempio simile ma più grave: la destinazione del teatro Siracusaa negozio di alta moda. Ogni volta passo accanto al teatro Siracusanon posso fare a meno di ammirare la sua eleganza liberty e leggosempre la locandina che ne pubblicizzava gli ultimi spettacoli. Quelmanifesto che resiste alle ingiurie del tempo rappresenta la speranzae il desiderio di una riapertura. Come la madeleine di Proust, miricorda tanti spettacoli musicali, poetici e di prosa. Ricordo in parti-colare le belle rappresentazioni dei più famosi scrittori calabresi chePino Michienzi mise in scena quasi senza spettatori a parte me equalche altro. Mi sentivo un privilegiato nell'assistere quasi da soloalla interpretazione della vita e delle opere di Lorenzo Calogero,Fortunato Seminara, Mario La Cava, Corrado Alvaro e LeonidaRepaci. No, non bisogna consentire che l'arte e i suoi luoghi perisca-

no, sono la più grande ricchezza per una comunità. Reggio ha troppeferite, non diamogli il colpo di grazia e aiutiamola a risorgere. Alcuniamici mi raccontarono che quando il re dei videopoker acquistò ilMargherita, lo contattarono preoccupati delle sorti del piccolo maprezioso cinema. Il sig. Campolo assicurò che avrebbe lasciato il cine-ma integro e mantenne la parola. Dopo il sequestro dei suoi beni,furono le istituzioni a compiere il misfatto e a consentire lo smantel-lamento del cinema che diventò negozio di abbigliamento.Il teatro Siracusa, che ha ereditato il cognome del fondatore, e il pro-prietario Nino furono oggetto di una satira pungente del poetaNicola Giunta che rimproverava l'impresario di svuotare le tasche deigiovani con spettacoli volgari. Nella poesia dialettale di Giunta l'im-presario, durante i suoi funerali, esce dalla bara e prende in giro lepersone che seguivano il carro facendo pettegolezzi su di lui.Speriamo che anche il funerale di questo teatro sia solo una finzione,una leggenda metropolitana o un goffo tentativo che non si realiz-zerà, ma bisogna vigilare, l'ignoranza è sempre in agguato, con la suamiopia e la sua violenza. (Giuseppe Gangemi)

Classe ‘47 ma non lo dimostra. Dopo intensi allena-menti, due mesi senza interruzioni, sostenuti sul maredi casa a “SIDERNO”, sveglia alle 5 del mattino finoalle 7, affiancato dai suoi amici Cosimo Gimondo eAttilio Ozzimo, il Canoista Sidernese, Renato Audino,ha partecipato alle gare previste dal calendario del 2017dalla federazione italiana Canoa – Kayak, riportandobuoni risultati.- Sul fiume Adige località Arcè, frazione di Pescantina(VR), ha partecipato a due gare di discesa sprint il 3 set-tembre 2017 conseguendo:1) Primo posto nei 4000 m su canoa C2 Cat. E - concompagno Roberto Bussolino;2) Secondo posto nei 500 m su canoa C2 Cat. E – concompagno Roberto Bussolino;Il 15 settembre 2017 ha partecipato ai campionatiItaliani di velocità tenutesi sulle acque dell’Idroscalo diMilano:3) Medaglia d’oro nei 1000 m in C2 cat. G, con il com-pagno Alvise Poggi;4) Secondo posto nei 1000 m in K1. cat. H.

Il canoista siderneseassuefatto ai record

Arba Chjara, l’eco lontanadel mondo contadino

Lo scorso 12 agosto l’amministrazione comunale di Benestare, incollaborazione con l’unione dei poeti dialettali calabresi, ha pre-sentato il libro di poesie di Saverio Macrì “Arba Chjara”,Edizioni Nosside. “Il libro – racconta l’autore– a livello emotivo,è permeato del ricordo di mia madre e mio padre, di quando,ancora bambino, vivevamo in una casetta piccola e accogliente,dove respiravo il profumo della campagna, del pane appena sfor-nato, e mi cibavo dei valori della famiglia, ormai caduti in disu-so. Nella memoria conservo ancora lo sventolio delle lenzuolaappese al sole, mentre la vita scorreva lenta, quasi immobile,come un quadro che ricordo appeso al muro, da quando sononato. Questo libro, arrivato a tarda età, come un frutto fuori sta-gione, racconta i silenzi della mia terra e le albe chiare della miainfanzia; racconta quello che ero e quello che è rimasto nella miamemoria di quel mondo contadino che, per me, è stato una verae propria scuola di vita. Una lezione che, nel corso degli anni, hocercato di trasmettere, con l’esempio della mia vita, ai miei figliClaudio e Martina”.

Il funerale del Siracusa

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DOMENICA01 Ottobre 21www.larivieraonline.com LA SCOMPARSA

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La scomparsa di Mimmo Agostinilascia interdetta la Locride. Quella,per lo meno, che aveva imparato adapprezzarlo e che aveva riconosciutoin lui il vero giornalismo, ormai dive-nuto una rarità. Uno dei pochi giorna-listi dal pensiero non allineato, masempre lucido e disinteressato,Mimmo Agostini era un giornalista,ma soprattutto un gran signore, ingrado di tracciare un solco nel mondodell’informazione locale non solo perle sue indiscusse qualità professionali,ma per quelle umane, che avevanocontribuito a renderlo una delle firmepiù seguite del “Quotidiano dellaCalabria”, direttore della testata onli-ne “Il paese” e l’autore e promotoredel “Festival della Memoria” che hacontribuito a dare lustro alla Locridee alla sua Bovalino. Da qualchetempo Mimmo Agostini non uscivapiù di casa, impegnato a lottare con-tro un male che lo ha strappato all’af-fetto dei suoi cari e di noi colleghidavvero troppo presto. Ma, forse, lasua figura era così incisiva che dirgliaddio ci avrebbe colto impreparatianche se la sua luce avrebbe continua-to a guidarci per molti altri anni.Addio, Mimmo… grazie per averreso la Locride un luogo un po’ piùinformato e acculturato.

La Redazione di Riviera

Grazie peressere statoun punto diriferimento

CiaoMimmo Agostini

È venuto a mancare Domenico Agostini,coordinatore del n.Cdu di Bovalino eVice Presidente Nazionale U.N.L.A.. Sene va un galantuomo, ricco di cultura e diumanità. Aveva una grande fede testimo-niata ogni giorno. La Sua lotta contro ildisordine morale e per la giustizia sonogli aspetti che hanno contrassegnato ilSuo vivere. Avvertiva la debolezza di unaclasse dirigente che si allontanava daivalori, patrimonio di storia, andandoincontro ad avventure pericolose. È statocoerente fino alla fine. Di fronte allasuperficialità dei tempi contrapponevauna visione alta dei problemi che nonpotevano essere risolti con arrangiamentie rattoppi. Aveva una forza di volontàgrande che solo gli uomini dagli ideali edai convincimenti forti posseggono. Eraun ottimo giornalista. Era soprattutto ungeneroso e agiva con un fervore genuino,con slancio giovanile senza badare adostacoli e difficoltà. Nel momento in cuiDomenico ci lascia, Gli debbo una testi-monianza personale, mista a gratitudine.Nei momenti di scoramento mi ha soste-nuto e mi ha spinto ad andare avanti.Quando le battaglie, diceva Domenico,sono giuste bisogna farle fino in fondoanche se si va incontro ad incomprensio-ni. E oggi questa Sua lezione mi ritornachiara. Ho capito che é importante nonarrendersi. Questo sarebbe l'inganno piùcocente. Le ottusità, le piccolezze, lemiserie non sono state e mai saranno vin-centi. Domenico Agostini é stato sconfit-to dal male, ma ha vinto la battaglia dellavita. Il Suo ricordo resterà nel cuore ditanti che lo hanno conosciuto. Allamoglie,ai figli e ai familiari, in particolarea Mario Mazza, le condoglianze con isentimenti di cristiana partecipazione aloro dolore.

Mario Tassone

Poi, d’improvviso, mi dicono che è venu-ta la morte e ti ha piallato le gambe, ilsorriso, la paura. E ripeto il tuo nome emi emoziono. E prendo tra le dita tutti inostri ricordi, e mi schiarisco la voce percoprire il pianto, e ho voglia di mettermial sicuro dal dolore, di smetterla di tre-mare. E mi do spiegazioni spirituali, ecerco scappatoie pur di non scoprire l’in-ganno della vita. Se poi a morire sei statotu, mi si spacca il cuore: l’Uomo che miha avviato alla conoscenza e alla curio-sità, come un fratello maggiore.Taurianova la ricordo, indifferente epiatta, al momento del tuo arrivo. Ciguardavi come fossimo anime da mette-re all’asciutto. E ci facevi ascoltare le vocie i segnali di pensieri diversi: un poeta inmezzo al deserto. Quanti ne hai salvati,dall’assedio della criminalità; per ognu-no aprivi un libro, un giornale o l’imma-gine di un film.Ci hai fatto vivere un tempo illustre conil centro servizi culturali, la radio, la tele-visione, i cineforum, il teatro. Negli annisettanta, e poi ancora oltre. Come avessiuna cima magica ci tenevi legati alla cul-tura, e alla tua umanità.E io, ti seguivo al passo. In quell’ambien-te pesante fatto di ignoranze e arrogan-ze. Non sapevi riposare, e volevi rivolu-zionarci liberarci dall’amarezza dellenostra terra. Dopo di te Taurianova nonha più saputo riaprire quella parentesi.Sei stato il taglio forte, in una comunitàpersa, addormentata. Dio ha fissato aoggi le lancette del tuo tempo, e da fede-li dobbiamo accettarlo. Da uomini, inve-ce, cerchiamo di far cadere le pietre e letombe, di avere una speranza che larisurrezione sia cosa vera. E ci danniamonon comprendendo perché avviene lamorte.Io mi ribello nell’unica forma possibile,piangendo. E non so più davvero chiinvocare per farti proteggere nell’altromondo.Addio Mimmo.

Michele Caccamo

Con una cima magica citenevi legati alla cultura

Addio MimmoL’attesa inesorabile

Una vita a lottare contro il disordine morale

I giorni scorrono lenti, le ore i minuti sonoscolpiti nella mente di chi veglia l’attesa ine-sorabile della fine di un cammino, impoten-te, senza poter fare nulla, solo attendere e leore passano e segnano gli attimi, perforandole menti di chi ti sta accanto, avvolti nel dolo-re.Quando con un sorriso sereno, ci hai saluta-to per l’ultima volta, nella tua pace e tran-quillità, resterai nei nostri cuori, l’amico disempre, caro Mimmo Agostini.Un pezzo di storia, se ne va via. Lui che l’a-veva scritta con la sua penna instancabile,aveva raccontato la vita, la storia, i misfatti, lapolitica, la cultura, eventi religiosi e non, enel commentarli faceva riflettere non solonoi a Bovalino, ma tutta la costa ionica, cheil giornale in cui lui scriveva, raggiungeva.Addio uomo semplice, col sorriso sempresulle labbra, con la tua bontà, indiscutibile.La costa jonica, o la costa dei gelsominicome si fa chiamare, con i suoi profumi tiaccompagni al di là, nell’altra vita.

Domenico Savica

Mimmo Agostini attraverso la storia: A partire dall’alto, da sinistra a destra, il nostro compianto col-lega in compagnia di Saverio Strati durante un convegno dell U.N.L.A.; con l’allora Presidente dellaRepubblica Carlo Azeglio Ciampi, con Masino Mittica e altri amici in una foto che lo ritrae da giova-ne; nel 1967 con i Nuovi Gabbiani, gruppo musicale da lui fondato con Renato Fragomeni, MarioTallarico, Peppe Platani, Ninì Ingrati e Mimmo Alvaro; una foto storica in cui posa in compagnia diLuigi Lombardi Satriani e a Taurianova con il giornalista Gigi Malafarina.

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DOMENICA01 Ottobre 22www.larivieraonline.com BLOB

“Ma la mia tessera?”In quel di Agnana, durante la consegnadelle borse di studio organizzata dal-l’amministrazione, c’è stato lo storico

incontro tra Sebi Romeo e PinoMammoliti, che ancora si sente credito-

re di una tessera del PD.

Taglio OutdoorNon li sopportavadavvero più, il sindacodi Palizzi WalterScerbo, i suoi lunghis-simi capelli. Per que-sto, saputo di esserestato assolto con for-mula piena dalle accu-se che gli erano statemosse negli ultimimesi, ha festeggiatofacendoseli tagliarenel suo giardino dicasa.

Separati alla nascitaDurante una bellissima cerimonia svoltasila scorsa settimana a Siderno Superiore,

tra gli invitati, figuravano anche LeleNucera e Pasquale Simone che, in questafotografia, ci mostrano la loro sorpren-

dente somiglianza.

Dietro le quinteSempre a Siderno Superiore, al termine

della bellissima cerimonia, gli sposi Fabioe Serena hanno voluto omaggiare tutto lo

staff del loro matrimonio posando per una foto di gruppo.

L’amicizia che ti legaLoredana Pisciuneri abbraccia con gioiaNicoletta Candido e Mimma Guarnieriricordandoci che solo la vera amicizia è

un efficace scacciapensieri!

Tre quarti di GeraceL’imprenditore Totò Marzano e il vicesinda-co Salvatore Galluzzo mostrano in questafoto tutte le qualità della città d’apparte-

nenza: la bellissima Gerace!

Impara l’arte…Durante la sua mostra tenuta a Cauloniaalla fine di agosto, il professore Zucco ha

affascinato con la sua arte e le sue spiega-zioni Fabio Macagnini e Nicoletta Nesci.

A coronamento della serata…Durante la sue breve visita nella Locride, ilcantautore Mogol, dopo essere rimastomeravigliato dall’arte del MUSABA, ha

deciso di trascorrere la serata in compa-gnia di alcuni amici al “Palazzo” di

Moschetta.

Un’altra estate sene va…

Chicco Gerace eMichele Macrì

posano assiemeper una foto sem-plice, eppure ingrado di rappre-sentare la fine

anche morale del-l’estate 2017. Alprossimo sole! Sfogliando i ricordi…

Emigrante calabrese negli Stati Uniti, rientrato aSiderno dopo 50 anni da cittadino americano.

Nei secoli fedeleIl nostro caro amicoArturo Rocca, aman-te della natura sel-vaggia, ci invia lo

spettacolare scattodi una quercia da

sughero secolare: sistima abbia circa 500

- 600 anni.L’esemplare si trovanei pressi di Gerace.

RIVIERA

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