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DOMENICA09 APRILE 3www.rivieraweb.it CONTROCOPERTINA

Si chiamerà Fiesta, Siderno@festival. Si parte sabato e si chiu-de lunedì di Pasquetta. Tante le sorprese, tantissimi gli organiz-zatori che parteciperanno all’evento al fianco del Comune diSiderno e del Consorzio Bridge Erasmus+, principali organiz-zatori della tre giorni pasquale. La prima edizione vuole esse-re, appunto, una festa un po’ a sorpresa, a partire dalla sceno-grafia. Per adesso sveliamo alcuni momenti che, insieme aquelli religiosi, rappresentano i pilastri della kermesse: nellaserata della Domenica Santa la Colombella Pasquale, Lunedìdi Pasquetta la Sguta al bergamotto, il Raduno dei Giganticalabresi con suonatori a seguito e il concerto dei super getto-nati Etnosound. Non mancheranno i momenti culturali, a par-tire dalla prima giornata, verso il futuro, tra la fede di molti ela voglia di staccare la spina in altri. E non mancheranno gliartisti indipendenti, né gli sketch di cabaret in ordine sparsolungo il pulito Corso principale di una città che, specie neiweekend, soprattutto per merito degli operatori commerciali,sta nuovamente attraendo, numeri alla mano, quel turismoprossimo che l’ha resa leader a livello provinciale durante gliindimenticabili anni ’80/’90. C’è fiducia, stima di sé, sguardolungo in gran parte dei commercianti sidernesi, e questo perchi amministra è pappa reale.È Fiesta.

Ercole Macrì, Assessore Eventi e Turismo Comune di Siderno

L'economia sotto i piedi, Turismo Verde, il primo convegno organiz-zato dal GAL Terre Locridee, si è tenuto ieri, mercoledì 5 aprile, alle18:00, presso la Sala del Consiglio Comunale di Siderno, - Ad aprirei lavori del convegno Francesco Macrì Presidente del GAL TerreLocridee con la testimonianza di Sarà Borello, vice capitano delloSporting Locri, che ha ringraziato il Presidente del GAL per averorganizzato un evento per coinvolgere tutta la cittadinanza locrideaa prendere parte ai lavori per la realizzazione di un cammino condi-viso. Il tema all'ordine del giorno è stato illustrato dal direttore dellarivista Trekking e Vice Presidente Nazionale Feder Trek ItaloClementi, che ha indicato la Calabria come la migliore Regioned’Italia in cui fare trekking e ha spronato il GAL affinché collaboricon gli enti turistici per sviluppare il grande potenziale che la nostraregione possiede in tale ambito e ha chiuso l’intervento affermando:«In Calabria il cammino diventa viaggio e chi cammina è un viaggia-tore». Hanno dunque preso la parola il Presidente della F.I.S.E.Calabria Roberto Cardona e Roberta Cardona, capo dipartimentodel marketing e comunicazioni Fise Calabria, che hanno invece pre-sentato una proposta progettuale tendente alla creazione di una retesentieristica, una ippovia che si snoda lungo tutta la Calabria, perritrovare l’atavico legame che l'uomo dovrebbe possedere con lanatura. In seguito ad alcuni brevi interventi da parte del pubblico, leconclusioni sono state affidate al Presidente Ente Parcod'Aspromonte Giuseppe Bombino, che ha sottolineato la bellezzadella nostra terra, l’importanza della salvaguardia del suo patrimo-nio naturalistico attraverso l’impegno delle associazioni e dei giova-ni e ha chiuso il proprio intervento affermando che la Calabria nondeve essere solo terra di turismo: «I turisti vadano a Rimini. LaCalabria deve ospitare esploratori e intellettuali intenzionati a cono-scere davvero una terra meravigliosa». Durante i saluti finali, ilPresidente Francesco Macrì ha invitato i presenti a prendere parteattivamente ai lavori che il GAL Terre Locridee avvierà per avviareun cammino fatto di proposte progettuali concrete basate sulle realipeculiarità del territorio.

Pasqua: Siderno cala la sua “Fiesta”LUNEDÌ DI PASQUETTA IL PIATTO FORTE:SGUTA E CONCERTO DEGLI ETNO SOUND

Grande successo a Siderno del convegno“Turismo Verde - L’economia sotto i piedi”

MUSABA: un perfettopesce d’aprile diventa occasione di riflessioneIl migliore Pesce d’Aprile registrato lo scorso fine settimana sulnostro territorio è certamente quello organizzato da Nik Spatari eHiske Maas. Approfittando di un’inaspettata chiusura del MUSABAda loro gestito nella giornata di giovedì, i due artisti hanno fatto rea-lizzare un ottimo fotomontaggio nel quale sono ritratti in compagniadei reali d’Olanda, Re Guglielmo Alessandro e la consorte MáximaZorreguieta a testimonianza di una visita d’eccellenza che ha rida-to lustro e attenzione al museo mammolese. La foto, infatti, non hatratto in inganno solo gli utenti di Facebook, social attraverso il qualeè stata diffusa la notizia, ma anche nostri illustri colleghi, come quel-li del Corriere della Calabria, che hanno dato la notizia per vera sot-tolineando quanto fosse paradossale che il MUSABA ricevesse lavisita dei reali stranieri continuando invece a essere ignorato dainostri amministratori. Una considerazione che, al di là della visitainventata, centra una grandissima verità e che non possiamo fare ameno di condividere.

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DOMENICA 09 APRILE 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

L’utilizzabilità quale fonte di prova dellevideo riprese in luoghi pubblici o aperti alpubblico è sancita dalla “giurisprudenza dilegittimità”, che qualifica come prova atipicadisciplinata dall’art. 189 c.p.p. le videoregi-strazioni di condotte non comunicative nelcorso delle indagini preliminari anche sedisposte senza autorizzazione del giudiceposte in essere in luoghi pubblici e/o aperti alpubblico.Infatti, secondo la giurisprudenza di legitti-mità, “Sono legittime le videoriprese, esegui-te dalla polizia giudiziaria, in assenza di auto-rizzazione del giudice, mediante telecameraesterna all’edificio e aventi per oggetto l’in-quadramento del davanzale della finestra edel cortile dell’abitazione, trattandosi di luo-ghi esposti al pubblico e, pertanto, oggettiva-mente visibili da più persone. Ne deriva che,in virtù di detta percepibilità esterna, nonsussiste alcuna intrusione nella privata dimo-ra o nel domicilio e non sussistono, pertanto,le ragioni di tutela sub specie di diritto allariservatezza o alla privacy, ad essi connesse,potendosi, in tal caso, sostanzialmente equi-pararsi l’uso della videocamera ad una ope-razione di appostamento, eseguita nei limitidell’autonomia investigativa, senza alcunanecessità di autorizzazione da parte dell’au-torità giudiziaria” (Cass. Sez. IV, Sentenza n.10697 del 24.1.2012).Poiché tali servizi di video riprese sono statitutti autorizzati dal GIP o disposti d’urgenzadal PM (con successiva convalida del GIPnei termini previsti per le intercettazionitelefoniche e/o ambientali) i relativi esiti“sono utilizzabili anche con riferimento acomportamenti comunicativi registraticomunque in luoghi pubblici e/o aperti alpubblico, in quanto l’inutilizzabilità riguardasolo le video riprese effettuate all’interno deldomicilio o della privata dimora (Cass. Sez.Unite Sentenza n. 26795 del 28.3.2006;Corte Cost. Sentenza n. 135 del 2001)”.L’indagine della Dda reggina si è avvalsaanche di intercettazioni di conversazioni e/ocomunicazioni tra presenti attraverso l’utiliz-zo di captatori informatici (cc.dd. Trojans)inoculati in dispositivi elettronici portatili(PC, Tablet, Smartphone) la cui utilizzabilitànell’ambito dei procedimenti che, come ilpresente, riguardano reati inclusi nell’elencoprevisto dall’art. 51 co 3 bis c.p.p. è stata san-cita dalle Sezioni Unite della Corte diCassazione con la sentenza n. 26889/16 cheha espresso i seguenti principi di diritto:“deve escludersi la possibilità di compiereintercettazioni nei luoghi indicati dall’art.614 cod. pen., con il mezzo indicato in prece-denza, al di fuori della disciplina derogatoriaper la criminalità organizzata di cui all’art. 13d.l. n. 152 del 1991, convertito in legge n. 203del 1991, non potendosi prevedere, all’attodell’autorizzazione, i luoghi di privata dimo-ra nei quali il dispositivo elettronico verràintrodotto, con conseguente impossibilità dieffettuare un adeguato controllo circa l’ef-fettivo rispetto del presupposto, previsto dal-l’art. 266, comma 2, cod. proc. pen., che indetto luogo «si stia svolgendo l’attività crimi-nosa». E ancora: «È invece consentita la cap-tazione nei luoghi di privata dimora ex art.614 cod. pen., pure se non singolarmenteindividuati e se ivi non si stia svolgendo l’at-tività criminosa, per i procedimenti relativi adelitti di criminalità organizzata, anche ter-roristica, secondo la previsione dell’art. 13d.l. n. 152 del 1991». Infine: «per procedi-menti relativi a delitti di criminalità organiz-zata devono intendersi quelli elencati nel-l’art. 51, commi 3-bis e 3-quater, cod. proc.pen. nonché quelli comunque facenti capo aun’associazione per delinquere, con esclu-sione del mero concorso di persone nelreato».

GIUDIZIARIA

Alcune fonti diprova “atipiche”

I dato rea e L di Franco Crinò

I poveri stanno a zero a energie, a contestare tutto con forza è la classe media (che è diventata più povera). Ogni errore di chi governa oggi avvantag-gia i populisti. Fermo restando che i populisti si sono fatti partito, oramai. C'è la provocazione di Berlusconi "Populista sono io" e la prevaricazione diGrillo "Tutti all'infuori di me sono da buttare". I delusi del centrodestra votano Grillo, chi si sente in crisi “abbandonica" dal PD vota Grillo, tanti ses-santottini lo fanno, hanno un'altra occasione per attaccare capitale e borghesia. Grillo attacca TV e giornali, politica governante, i ricconi pirati (lui, ilGarante del Movimento non se la passa affatto male a Dinae). I populisti se la giocano dentro il sistema, non perdono tempo a parlare di rivoluzioni.Di solito se ne fregano dei sondaggi, se poi sono dati in testa, come lo è Grillo, possono pensare per tempo a prepararsi per le responsabilità di gover-no, sperando (per l'Italia) che il brutto inizio di Roma non venga replicato. Le elezioni francesi ci diranno dell'altro sui "populismi" e su Marine Le Pen.In attesa delle elezioni italiane, il cui risultato andrà ovviamente riconosciuto, sul Web si scatenano (finalmente) i pareri di chi non riusciva a parlare.

Mettiamo però che, tra gli"imbecilli" che indicava Eco egli opinionisti che giocano persé stessi, esistono quelli cheragionano sui problemi, sulvoto e sugli effetti. In medicina

si arriva a una diagnosi certa, a dire qual'è la malattia, è la prognosi incerta, perché dipende dallo sviluppo della malattia, è lì che c'è un margine percollocare la speranza. Nella politica di oggi abbiamo la certezza della profonda indignazione che c'è nel Paese, ma non è certo chi possa vincere le ele-zioni. Quelli che considerano ineluttabile la vittoria di Grillo non devono fare ricorso a una legge elettorale adatta allo scopo, ammesso che esista,devono pensare come uomini che risolvono i problemi e fanno superare l'indignazione. La speranza è questa, che "fioriscano gli uomini", come si augu-rava in punto di morte Giuseppe Massarenti (lo citava spesso Montanelli), un sindacalista socialista perseguitato dal fascismo.

Populisti? basta che funzionino

La Banca d'Italia, con provvedi-mento del 31 marzo 2017, hadisposto lo scioglimento degliorgani con funzioni di ammini-strazione e di controllo dellaBanca di Credito Cooperativo diCittanova e la sottoposizione dellastessa alla procedura dell'ammini-strazione straordinaria. È quantosi legge sul sito dell'istituto di cre-dito. All'origine della misura cisarebbe non il dissesto dei contidella banca ma la sospetta infiltra-zione della criminalità organizza-ta. Con il medesimo provvedi-mento, spiega ancora il comunica-to, sono stati nominati commissari

straordinari, Claudio Giombini eNicola Marotta, e componenti delComitato di sorveglianza,Ferruccio Auletta, GiovanniMottura e Adriana Petti. Lagestione della Banca è da adessoaffidata agli organi straordinari,che si sono insediati il 3 aprilescorso e che opereranno sotto lasupervisione della Banca d'Italia.L'adozione del provvedimento diamministrazione straordinarianon comporta alcuna interruzionedell’attività, pertanto la clientelapotrà continuare a operare pressogli sportelli della stessa.

La Bcc di Cittanova scioltaper infiltrazione mafiose

Si è appena conclusa l’edizione 2017 dellaBorsa Internazionale del Turismo, che rac-coglie operatori turistici, agenzie viaggio,travel blogger, appassionati di viaggio estampa. Grande apprezzamento per le ini-ziative messe in campo dalla RegioneCalabria per la promozione del brand regio-nale e dei vari attrattori all’interno di specifi-ci sistemi territoriali. Uno di quelli piùapprezzati è stato quello della Locride, rap-presentato da numerose realtà anche asso-ciative che hanno dimostrato che il lavorosinergico degli operatori locali è determina-te per rappresentare i punti di forza dellanostra offerta turistica e culturale. Presenteall’interno degli spazi messi a disposizionedalla Regione per il Consorzio degli alberga-tori Jonica Holidays anche il Centro Servizi

Turistici della Locride, attraverso l’iniziativadi valorizzazione delle “Eccellenze delGusto”, ovvero la presentazione di alcunetra le migliori realtà dell’enogastronomia edella ristorazione di qualità della Locride.Oltre alla presentazione dei beni culturali edelle risorse paesaggistiche e naturalistichedel territorio, si è puntato questa volta a faremergere anche la ricca e ormai famosa tra-dizione culinaria della Calabria. Un succes-so l’evento di degustazione coordinato dallaJonica Holidays che ha offerto a un pubbli-co selezionato di operatori turistici naziona-li e internazionli le tipicità gastronomicheselezionate dal Centro Servizi Turistici. Adimostrazione che il lavoro di rete tra istitu-zioni, associazioni e privati verso un unicoobiettivo è sempre vincente.

Le “Eccellenze del Gusto”della Riviera dei Gelsominialla BIT Milano 2017

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LUOGHI COMUNI

Da eroi a criminali, l’am ILARIO AMMENDOLIA

Cento anni fa la “Copertinadella Domenica” è stata dedi-cata all’eroismo dei giovanicalabresi irreggimentati nella“Brigata Catanzaro”. Giànel 1917 di quei ragazzicirca la metà erano mortie la Calabria pagava un

tributo di sangue sconosciuto a molte altreregioni del Regno d’Italia! Nella primavera, il più autorevole settima-nale italiano indicava i calabresi come deicombattenti coraggiosi, capaci di andareall’assalto delle postazioni nemiche sfidan-do la morte. È evidente che ancora nell’o-pinione pubblica non era passata la vulga-ta dei calabresi “criminali”, mafiosi, indo-lenti e meschini. Anzi , nella letteraturanazionale, eravamo descritti come lavora-

tori tenaci, combattenti coraggiosi (sia purbriganti), abituati a una esistenza spartanaed essenziale.E infatti dei seimila fanti della brigataCatanzaro, più volti decorati in battaglia, ipiù morirono sotto il fuoco delle mitraglie“nemiche”, altri nelle trincee dove neimesi piovosi l’acqua era alta un metro;altri ancora per i patimenti, i pidocchi, iltifo, la dissenteria e la fame. Ma ci fu unmomento in cui i “nostri” poveri fanti sirifiutarono di essere trattati come bestie.Successe il 15 luglio 1917, la brigataCatanzaro era di stanza a Santa Maria LaLonga per un periodo di riposo dopo 40giorni passati in prima linea sul fronte delCarso. Erano soprattutto calabresi e sici-liani e si trattava di ragazzi strappati aicampi e considerati dai comandi menopreziosi di una pallottola.Il periodo di riposo di cui la brigata avreb-

be dovuto godere venne anticipatamenteinterrotto e i soldati, già provati dalladurezza degli scontri, ricevettero l’ordinedi tornare in prima linea. Un ordine cheera un invito al suicidio collettivo tanto daindurre molti di loro a ribellarsi.Fu una rivolta disperata, ingenua e senzasperanza! E infatti contro di loro furonomandati un numero quadruplo di militarie carabinieri armati di tutto punto che licostrinsero presto alla resa.La mattina dopo, 28 soldati, di cui 12 sor-teggiati all’interno della 6ª compagnia del142°, furono allineati presso il muro delcimitero del Paese e fucilati alla schiena.Gli ultimi superstiti furono sbattuti inprima linea, sotto scorta armata venendopuniti durante il viaggio con altre 10 fuci-lazioni sommarie.I fucilati non furono sepolti ma scaraven-tati in una foiba.

L’Italia fu l’unico Paese tra le potenze occi-dentali in cui era concessa ai comandi ladecimazione dei propri soldati. Un solda-to ogni dieci veniva messo al muro, e la vitadi molti ragazzi veniva affidata al merosorteggio. È la nostra storia anche se sui libri di testonon troverete neanche un accenno agliomicidi legali, ai processi farsa dei tribuna-li militari, alle fucilazioni vere contro ipoveri fanti. Vergogna e ignominia per i responsabilidei vergognosi eccidi.Onore e rispetto per quei poveri contadinimeridionali caduti senza colpa!Ho ripensato alla storia della brigataCatanzaro, leggendo il bel libro del pie-montese Lorenzo Del Boca “Il sangue deiterroni” e sono sempre più convinto chenoi dovremmo avere il diritto alla verità ealla conoscenza che ci è stato sempre

negato.Afferma Del Boca: “Figli delMeridione…lavarono con il loro sangue lepietraie del Carso ed i dirupidell’Altopiano….Si sacrificarono per gliinteressi di quelle élite economiche chesfruttavano la loro terra, succhiandone leenergie e rapinandone le risorse, e per iltornaconto di una classe politica che li trat-tava con ferocia e disprezzo...Venneromassacrati sull’Isonzo e a Caporetto, com-batterono con disperazione e con valoresu Piave, lanciati da ufficiali balordi e cri-minali contro un nemico che non conosce-vano e che non avevano motivo di odiare.Conobbero la paura e la morte, l’eroismo.Erano i nostri nonni, i nonni del nostroSud. L’esercito dei terroni!” Oggi i terroni sono stati degradati a crimi-nali.Non si capisce la realtà odierna se non si

di MastrosLa metamorfosi

Se anzichè la figliadi un boss, a

togliersi la vitafosse stata la figliadi un agente o di

un avvocatocorrotto, ci

saremmo azzardatianche solo a

ipotizzare chedietro l’insano

gesto ci fosse lavergogna per lapropria stirpe?

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Chi l’altro giorno, commentando il triste sui-cidio di una ragazza di 25 anni (il cui tuffonel vuoto sarebbe dovuto all’insostenibilepesantezza di un cognome), ha dichiaratoche “siamo tutti colpevoli” è lo stesso che

non molto tempo prima ha affermato che “nelterritorio di Reggio Calabria vi è una popola-zione totalmente soggiogata dalla forza di inti-

midazione della ‘ndrangheta”. Lo stesso che in un’altraoccasione sostenne che la ‘ndrangheta non è consideratauna priorità: le si riservano poche attenzioni, ne meritereb-be di più. Ma continuando a parlare di ‘ndrangheta, del suosconfinato potere, della sua forza-sopra-ogni-cosa, soggio-gante, paralizzante, quanti giovani ancora si toglieranno lavita (ammesso che sia stato il peso di un cognome ad averspinto Maria Rita al gesto estremo)? Quanti crescendo sirenderanno conto di essere nati con la “fedina sociale”sporca? Quanti continueranno a isolare un giovane nono-stante abbia scelto di redimersi dalla schiavitù di un pecca-to originale che gli è stato cucito al posto dell’ombra? La magistratura e le forze dell’ordine - buona parte dellamagistratura e delle forze dell’ordine - svolgono un ruoloeccezionale ma perchè si possa confidare senza riserve inchi fa rispettare la legge, bisognerebbe che toghe e divise si

premurassero di liberarsi della polvere nascosta sotto i pro-pri tappeti. Era stato lo stesso procuratore FedericoCafiero De Raho a rivelare che alcuni appartenenti infede-li alle forze dell’ordine hanno permesso a un indagato di‘ndrangheta di scoprire le microspie che consentivano leintercettazioni in casa sua. Ed era stato un avvocato ad avermanipolato alcuni pentiti di ‘ndrangheta per screditareNino Lo Giudice (zio di Maria Rita tra l’altro) collaborato-re di giustizia che aveva accusato i magistrati AlbertoCisterna e Franco Mollace di fare il gioco delle cosche, conla complicità di alcuni giornalisti vicini agli stessi magistra-ti. Se il figlio di quell’agente o il figlio di quell’avvocato si fossetolto la vita dopo aver scoperto che chi l’aveva cresciuto,secondo sani principi, aveva bluffato, ci saremmo azzarda-ti anche solo a ipotizzare che dietro l’insano gesto ci fossela vergogna per la propria stirpe? No, che non l’avremmofatto. E non ci saremmo azzardati neppure ad alzare il sipa-rio sulla sua vita privata com’è stato fatto, invece, conMaria Rita, della quale qualcuno si è addirittura spinto adelinearne un profilo psicologico dopo aver sbirciato sulsuo profilo facebook. Con il figlio dell’agente o dell’avvoca-to non ci saremmo permessi perchè oggi un guardianodella legge è in grado di far molta più paura di un boss. Efa così paura perchè ci sono stati casi in cui certi guardianihanno avuto il potere di decidere cosa farne di quel boss,

se redimerlo perchè poteva tornar loro utile o se infangar-lo proprio quando gli era saltato in mente di redimersi.Finchè i guardiani sani non si sbarazzeranno dei guardianiguasti, la lotta alla ‘ndrangheta che proclamano di portareavanti non sarà credibile. E certo che siamo tutti responsa-bili. Ma voi che dovreste ristabilire la legalità e la fiducianella legalità lo siete un po’ di più.Nel frattempo la ‘ndrangheta continua a ingrossare le suefila, crescendo e rigenerandosi, trascinandosi dietro chiun-que incontri al suo passaggio e non abbia il coraggio, lavoglia o l’interesse di opporvisi. Una torre di Babele in cuisi parla una sola lingua: quella del potere. Una torre forma-ta da strati senza fine che si alza e si perde all’infinito perpoi scendere e invischiarsi fino alle viscere della terra.Quando risucchia nelle sue onde, quella spirale diviene unlabirinto. Non c’è nè tetto nè fondo, nè riparo nè ritorno.Ogni giorno numerosi visitatori vi accorrono. Alcuni nerestano affascinati e finiscono per affittarne anche solo unvano, per poi magari un giorno acquistarlo e affittarlo adaltri. Pochi riescono ad uscirne una volta entrati e nel loropiccolo contribuiscono a tirarla a lucido. Altri vi si affaccia-no ogni tanto per accertarsi che tutto proceda per il meglioma proclamandosi fuori dai giochi. Perchè se si chiude bot-tega, restano fuori tutti: non ci sarà più potere, vanagloria,smania, nè tanto meno promozioni e avanzamenti continuidi carriera.

Un guardiano della legge fa più paura di un boss

Dal 6 aprile 2007 la 'ndrangheta non spara più nemmeno a Capodanno. Sitratta di un successo investigativo che ha assestato un duro colpo ai

“cumpari” di Siderno o di una scelta precisa della criminalitàorganizzata?Quel che è certo è che la 'ndrangheta continua a ingrossare lesue fila, crescendo e rigenerandosi, trascinandosi dietro chiunque incontrial suo passaggio e non abbia il coraggio, la voglia o l'interesse di opporvisi.

Una torre di Babele in cui si parla una sola lingua: quella del potere.

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www.rivieraweb.it DOMENICA 09 APRILE 07

mara sorte dei calabresiconosce la storia. Pensate che, ancora oggi,non si riesce a dire la verità su quei fanticostretti a uscire dalle trincee per farsi fal-ciare del fuoco nemico mentre alle spalleavevano puntate le mitraglie dei carabinie-ri che avevano l’ordine di sparare controchiunque si fosse rifiutato di “avanzare”.La guerra di massa fu la prima vera scuoladi violenza .Oggi non siamo più in guerra anche seconflitti assurdi e inumani dilaniano altripopoli a noi vicini e non risparmiano nean-che ai bambini.I governi istigano all’odio e i popoli sidistruggono a vicenda.E il popolo calabrese continua a non con-tare assolutamente nulla!Gli eredi - in linea storica - di quei “fanti”in maggioranza continuano a partire senzavoglia oppure si dibattono nella disoccupa-zione permanente, sempre in bilico tra cri-

minalità e rassegnazione.Gli eredi delle élite che hanno mandato inostri “nonni” al massacro sono ancorasaldamente al potere e per tenerlo saldonelle loro mani hanno bisogno di indicarciun “nemico”, di parlarci di “ordine” e“disciplina”. E noi cadiamo nel loro gioco come sem-pre.Ieri ci indicavano come nemici i perfidi“austriaci” anche se i nemici veri erano alleloro spalle. Se avessero potuto avvicinarsiai soldati contro cui sparavano, avrebberoscoperto che si trattava di giovani comeloro, ansiosi solo di tornare alle loro fami-glie. Avrebbero capito che i veri nemicierano il “re”, l’incapace Cadorna, lo statomaggiore strapieno di imboscati e dicodardi, le corti marziali che li condanna-vano a morte!Concludo con un episodio che apparente-

mente non c’entra nulla con le cose cheabbiamo finora detto. Nei giorni scorsi unaragazza di Reggio, Maria Rita, si è suicida-ta.Il padre è in carcere per ‘ndrangheta.Su questo dramma si sono scritte tantecose: alcune molto belle, altre inopportuneai limiti dell’oltraggio. Personalmente miinchino dinanzi al dolore straziante e irre-dimibile dei familiari della ragazza.Molti dovrebbero evitare scontate frasi dicircostanza e riflettere sul clima che s’ècreato in Calabria probabilmente al di làdella loro stessa volontà.Ovviamente non conosco i motivi chehanno spinto la ragazza al suicidio, mi limi-to a farmi una domanda: se invece di ucci-dersi, quel giorno si fosse sposata quantodi noi - se invitati - avrebbero avuto ilcoraggio di andare al suo matrimonio?Quanti avrebbero avuto il coraggio di farsi

fotografare in Sua compagnia?Quante “persone perbene” Le avrebberostretto la mano o baciata sulle guance? Conosco persone incensurate che sonofinite in rapporti di polizia per moltomeno. Se fosse vero quanto hanno scrittoalcuni giornali e cioè che Maria Rita aves-se un forte travaglio interiore per esserconsiderata “una donna di mafia” inveceche una ragazza all’alba della propria vita,molti di noi dovrebbero rispondere allapropria coscienza.Sta per esser pubblicato anche in Italia unlibro di un anonimo scrittore nord-corea-no. Il suo titolo è “L’accusa”. Narra dellevicende assurde che succedono in quelpaese dove il regime attribuisce ad ognifamiglia un numero in codice e tutti imembri della famiglia vengono ritenutiresponsabili di ogni comportamento siapur di timido dissenso verso qualche mani-

festazione del regime. Il codice “194”viene attribuito “ai traditori della patria edel partito” e chi nasce in una di questefamiglie è già colpevole senza speranza diredenzione...!Colpevole solo per esser nato in una fami-glia che non ha scelto, marchiati a sanguesin dalla nascita!Nel Nord Corea, il “regime” indica ancorail “nemico” e lo fa per coprire i propriorrendi delitti. In Italia siamo lontani daquella realtà ma non immuni del virus.C’è, nella nostra Regione, un clima dipaura che si riverbera sul nostro territorioin mille modi. Paura della ‘ndrangheta,paura dell’antindrangheta, dei potenti edei burocrati. Paura di telefonare, di fre-quentare i bar, di andare ai funerali o aimatrimoni, di stringere la mano e di scher-zare.Dove c’è la paura muore la libertà e trion-

sso

Dieci anni senzaomicidi a Siderno

Si può parlare disuccesso

investigativo che haassestato un duro

colpo ai “cumpari” di Siderno e nonsolo. Basti pensare

alle operazioni“Crimine”,

“Recupero”, “FalsaPolitica”, che, pur

con qualcheabbaglio, hanno

messo in crisil’organizzazione

‘ndrangheta che haspostato la sua base

operativa oltreOceano.

A Siderno, la ‘ndrangheta non spara dal 6 aprile del 2007, dal gior-no in cui morì Rocco Alì, assassinato a colpi di fucile. Un caso? Unascelta precisa della criminalità? Una vittoria delle Forzedell’Ordine? Difficile dare risposte certe a queste tre domande maprobabilmente tutti e tre gli interrogativi sono validi, e a tutti e tre iquesiti si potrebbe dare la stessa risposta: si! Non solo, seguendol’evoluzione della criminalità nel tempo, specialmente nellaLocride, si è visto come sono esistiti spesso lunghi periodi senza cla-mori criminali, periodi dettati dalla riorganizzazione dei ranghiinterni alle cosche dovuta alla decisa risposta dello Stato. E su que-sto punto, pochi giri di parole e pochi fronzoli, un plauso va aCarabinieri, Polizia e Guardia di Finanza che hanno supportato lamagistratura nell’azione di contrasto ai clan, azione che dall’otto-bre del 2005, data dell’omicidio di Franco Fortugno, è stata dura,costante e violenta. Già perché il delitto Fortugno ha segnato senzadubbio un cambio di passo e di rotta nella presenza e nell’atteggia-mento delle Forze dell’Ordine nella Locride. Dunque si può parla-re di successo investigativo che ha indebolito e assestato un durocolpo ai “cumpari” di Siderno e non solo. Basti pensare alle opera-zioni “Crimine”, “Recupero”, “Falsa Politica”, e diverse altre,inchieste che, pur con qualche abbaglio, hanno messo in crisi l’or-ganizzazione ‘ndrangheta che ha spostato la sua base operativaoltre Oceano, in Canada, e lì ancora si spara, eccome. E dunque selo Stato bastona e in un certo qual modo vince la ‘ndrangheta, chealla fine fessa non è, reagisce. Infatti tra le linee dei clan ci sono unamoltitudine di barbari e rozzi personaggi, ma le teste pensanti che

hanno il comando e una visione lucida sanno che spingersi troppooltre è controproducente e dunque la reazione è il silenzio. Pococlamore, poco rumore, il più invisibile possibile. Che non vuol direassenza di pericolo. Il pericolo c’è ma si vede poco. E quindi il nonuccidere non è un comandamento imposto dall’Altissimo, ma unascelta precisa dettata dalla necessità di calma piatta. Dunque il casovuole che a Siderno gli omicidi si sono fermati da un decennio, peril bene del paese e dei cittadini onesti. Anche perché mancavanosolo gli omicidi, dopo anni di commissariamento che ha azzerato lavita politica e sociale ed una alluvione che ha portato via un pezzodi paradiso in riva al mare. Ora che a Siderno ancora ci siano per-sone che credono che la “cristiananza” sia un valore è fuori di dub-bio, ma, fatta slava qualche eccezione, gli ultimi dieci anni a Sidernohanno portato via una di quelle abitudini fastidiose e ridicole cheavevano contrassegnato gli anni addietro: lo ‘nnacamento. Quelfenomeno primordiale di sub cultura che alla fine è stato il veromale di questo paese che vorrebbe risollevarsi ma non ha ancora laforza per farlo. L’unica via di uscita è un altro decennio di calmapiatta ed un lungomare nuovo. Il profumo di gelsomino in via mari-na, l'aria calda del Corso, e le processioni. I gelati, le vetrine illumi-nate dei negozi, e l'alba una sera d'agosto, e poi il tramonto. Un lun-gomare senza spazio per la folla, le luci, i panini a Porto Salvo e iclacson. Un mare azzurro e brillante. Ciao, Co, Ciao Ro, i mieiamici di infanzia... Però... quanto è bella Siderno!

Vladimir Condarcuri

È DI NUOVO SANGUE A SIDERNO. UN GIOVANE, ROCCO ALI, È STATO ASSASSINATO ACOLPI DI ARMA DA FUOCO NEI PRESSI DEL CENTRO COMMERCIALE LA GRU, POCOFUORI CITTÀ. SULLE MODALITÀ DELL’OMICIDIO STANNO INDAGANDO GLI INQUIRENTI. UNOMICIDIO QUESTO CHE GIUNGE IN UN MOMENTO DU CALMA APPARENTE NELLA LOTTATRA CLAN. UN VENERDI SANTO CHE SI TINGE DI SANGUE PER LA CITTADINA JONICA.

L’ultimo omicidio è quello di Rocco Alì

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DOMENICA 09 APRILE 08www.larivieraonline.com IN BREVE

Crescita e uovasenza sorprese

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

A volte credo che inmolti si domandinose siamo o meno laterra delle occasionimancate o dell’ab-

bandono. Ovvero se,per casualità storica o

per responsabilità politica, siamodestinatari di una sorta di rasse-gnata consapevolezza della diffi-coltà a far decollare qualunqueprogetto di crescita di impresa osociale dopo esserci illusi, ognivolta, che potesse essere la voltabuona. Non solo. Se dovessimorileggere un inserto di un autore-vole quotidiano torinese, potrem-mo trovare termini come rasse-gnazione, frammentazione e altrelocuzioni e circonlocuzioni chetentano di disegnare una realtà,quella calabrese, che ancora oggiin molte occasioni viene vistacome non unica, ma ridefinita ericondotta in un’antica definizioneche vede nelle Calabrie il sopravvi-vere di un modo di agire localmen-te avulso da ogni raccordo nonsolo politico, ma identitario. Unaconsiderazione che fa scrivere a unalto magistrato che […] La societàcalabrese è realmente isolata dalresto del Paese… […] e, questo,perché […] … non esiste laCalabria, ma le Calabrie… […].Ora, che non vi sia una visione diinsieme di una terra che proget-tualmente va per conto suo misembra che i dati di fatto dimostri-no chiaramente più delle intenzio-ni quali siano i risultati ottenuti.Così come ogni occasione è propi-zia per lanciare nuovi programmi,indicare passaggi fondamentaliper raggiungere obiettivi di cresci-ta, ma ci si dimentica di un aspettofondamentale: la necessità di un’i-dea comune di sviluppo a monte,le modalità attraverso la quali rea-lizzarla e come renderla sinergica-

mente adeguata alle capacità diproduzione della regione in un’ot-tica di programmi condivisi daogni singola realtà locale. Un per-corso direi logico, non certo pro-dotto da chissà quale valutazioneaccademica o da illuminati propo-siti. Un percorso ragionevole efondato sulla ragionevolezza disapere cosa si vuole nel futuro perun futuro che vede partecipe ognicomunità locale trasformando il“locale” in una parte fondamenta-le del “globale”. L’azione localenon è, quindi, solo un qualcosa checontraddistingue la possibilità diinvestire e creare progetti di valo-rizzazione di un territorio. È unraccordo tra territorio e regione etra questa e il Paese nella misurain cui lo spirito dell’agire è dettatodal sentirsi parte di un disegno piùgrande e di cui si dovrebbe essereun tassello importante. Tuttavia,guardando anche alle sole vicendedella locride, che si tratti del Gal,o di iniziative di indirizzo impren-ditoriale provenienti da altre isti-tuzioni, ci si rende conto che ognu-no fissa e interpreta la propriaazione al di fuori di un modello dicrescita condiviso. Come se ognisingolo futuro imprenditore o pro-duttore possa fare a meno di unmercato, del lavoro o dei beni, cheinteragisca con tutte le diverseforme di produzione che dovreb-bero contraddistinguere il modelloeconomico regionale. E, allora,probabilmente è vero che esistonopiù Calabrie, dove ognuna inter-preta a modo proprio le funzionidi un Gal o il sostegno all’impresa.Realtà diverse, ognuna delle qualiinizia sempre il suo percorso con-vinta di essere giunta finalmenteall’uovo di Colombo. Peccato chele uova siano sempre tante e ognu-na, alla, fine senza la sorpresa spe-rata.

In occasione della Giornata Mondialedell’Autismo Blue Day, lo scorso 1 aprile, pressoil Centro Polifunzionale di Siderno è stato proiet-tato il film Ocho Passo Adelante. Dopo i salutiistituzionali del Sindaco di Siderno Pietro Fuda,l’evento è stato introdotto dalla Presidente OnlusPrometeo, Psicologa, Psicoterapeuta Az.Osp.RCAngela Vinci. Al termine della proiezione sulladiagnosi precoce dell’autismo, raccontata attra-verso stralci di storie vere senza scivolare nel pie-tismo, ha avuto luogo il dibattito con gli studentidelle scuole superiori della Locride. Le conclu-sioni sono state affidate all’Assessore dellaRegione Calabria Federica Roccisano.

Mentre la tifoseria del Locri, in occasione del derby dello scorso 26

marzo, dedicava agliavversari del Siderno lo striscione “Solitaiella a noi Mattarella a voi Carbonella”, il

signor Antonio Ferreri, da gran gentiluo-mo, ha omaggiato le belle tifose del Locri

con 200 rose gialle.

Siderno aderisce allaGiornata Mondiale

dell'Autismo

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DOMENICA 09 APRILE 10www.rivieraweb.it POLITICA

Tutti sanno che domenica scorsa si è votatonei circoli del PD per indicare i candidatida presentare alle primarie aperte per lascelta del prossimo segretario nazionale.Io avrei voluto partecipare a quelle vota-zioni, ma non ho potuto. E questo mi èfortemente dispiaciuto.

Ovviamente non userò questo spazio che mi ha con-cesso la Riviera per parlare del mio dispiacere, argo-mento che, non avendo io doti politiche, culturali omorali di particolare rilievo, al più potrebbe interessa-re qualche mio intimo amico. Utilizzerò questo spa-zio, invece, per proporre una riflessione che speropossa essere di un qualche interesse generale, anchein relazione alle considerazioni, molto più autorevolidelle mie, fatte nelle scorse edizioni del giornale sullacampagna (?) di tesseramento 2016 promossa dal PDin provincia di Reggio.Una campagna emergenziale, con tutti i limiti di untesseramento di emergenza e che nessuno, ritengo,possa considerare come punto di partenza di unanuova stagione che superi l’attuale fase di commissa-riamento. Una campagna che, però, ha fatto venirealla luce un problema di una qualche rilevanza, che sisbaglierebbe a relegare come mera “questione loca-le”. Parlo della presenza sul territorio di militanti –che spesso ricoprono ruoli di rappresentanza istituzio-nale – che non hanno potuto iscriversi ai rispettivi cir-coli cittadini del PD.La Commissione di Garanzia, all’indomani dellachiusura delle iscrizioni, si è trovata a discutere di unaserie articolata di situazioni nelle quali i circoli cittadi-ni hanno rifiutato di consegnare la tessera ad alcunirichiedenti. Le motivazioni sono state diverse, ovvia-mente nessuna di carattere personale e tutte quindi,nella loro diversità, di natura comunque politica, inspecie nel caso di rifiuto di iscrizione di esponentidelle istituzioni comunali. Come nel mio caso. Anzi, come nel caso di Roccella, dove la tessera non èstata concessa al Sindaco Certomà, al Presidente delConsiglio Comunale Ursino e a me. E dove il PD haperso anche l’iscrizione di un altro assessore e di unconsigliere di maggioranza. A Roccella, su 13 compo-

nenti del Consiglio Comunale, 6 avrebbero voluto epotuto iscriversi al PD, ma di questi solo uno è iscrivi-bile al circolo cittadino, ed è un consigliere di mino-ranza. 5 consiglieri di maggioranza su 8, invece, comenel mio caso, si vedrebbero impedita l’iscrizione.Perché?La storia politica locale recente ci racconta di una frat-tura profonda che si è registrata nel circolo in occasio-ne delle elezioni del 2009. Assieme a tantissimi iscrit-ti non condivisi la linea politica del circolo e, convintiche quella linea avrebbe portato il PD fuori dal gover-no cittadino (che il PD aveva sostanzialmente guidatoper 10 anni dal 1999), arrivammo ad abbandonare ilcircolo promuovendo una lista civica. Lo facemmoperché l’allora dirigenza provinciale non ascoltò lenostre ragioni, e tentò di imporre dall’esterno scelteche non condividevamo e che pensavamo avrebberoportato al suicidio politico di 10 anni di buon governocittadino.In democrazia c’è un momento preciso in cui è possi-bile giudicare una linea politica: le elezioni, il momen-to in cui si chiede al popolo di scegliere. In quelle ele-zioni i cittadini roccellesi scelsero la nostra proposta,

portando alla guida di Roccella lo stimatissimoCertomà, un uomo che ha fatto parte della storia delPCI di Reggio Calabria. E scelsero di lasciare addirit-tura fuori dal Consiglio Comunale i rappresentantidel circolo PD di Roccella, tra i quali alcune delleintelligenze più attive della nostra comunità. Per 5anni, poi, pur continuando l’impegno instancabile afavore del PD, tutti rimanemmo fuori dal circolo diRoccella. Nel 2014 la storia si ripete. Ancora unavolta, senza nessuna analisi critica di quello che erasuccesso nel 2009, la dirigenza del circolo si attesta suuna posizione di estrema opposizione al governo cit-tadino e promuove una lista civica, in verità alquantovariegata, che si presenta alle elezioni e viene clamo-rosamente bocciata dai cittadini. Il circolo del PD rie-sce a eleggere uno dei 4 consiglieri di opposizione gra-zie alla legge sulla preferenza doppia uomo-donna.Ho voluto raccontare in sintesi 8 anni si vita politicalocale per una precisa ragione. A Certomà, a Ursinoe a me è stata rifiutata l’iscrizione al circolo non certoper motivi personali o di indegnità morale. Ma peruna ragione politica: ovvero, perché il circolo ha unalinea politica diversa e opposta alla nostra per ciò checoncerne l’amministrazione di Roccella. Una motiva-zione vera e incontrovertibile.Il problema, però, è diverso e supera la questioneRoccella. Riguarda, invece, l’affermazione di unavisione dogmatica e proprietaria del partito. Cerco dispiegarmi meglio. Se per due elezioni comunali con-secutive la linea politica del circolo PD viene bocciatadall’elettorato, mentre una cospicua parte dei militan-ti che erano iscritti nel 2004 propongono una lineapolitica diversa che porta alla guida della cittadina unuomo del PCI e consegna una giunta formata perintero (nel 2004) e per tre quinti (oggi) da militanti delPD. Se tutto questo è successo, come è successo, uncircolo serio si interrogherebbe sulla bontà della sualinea politica. Se non lo fa o è perché ha una visionedel partito come movimento a vocazione minoritaria;oppure è perché ritiene la sua linea politica un dogmaindiscutibile e che il circolo debba essere costituito daun gruppo chiuso e ristretto di fedelissimi che nondiscutono.

Roccella è un caso isolato? Leggendo le cronachecredo di no. È utile che i dirigenti provinciali continui-no ad ignorare queste situazioni in vista del tessera-mento 2017? Penso di no e, se posso, suggerirei diavviare al più presto sul territorio – nei casi comeRoccella - una discussione che possa portare nontanto a decidere chi ha ragione (in politica le ragioni,come gli errori, non stanno mai da una sola parte)quanto a ricercare, ove possibile, soluzioni che con-sentano di allineare le ragioni dei circoli con il senti-mento dei cittadini. Una discussione serena, laica enon dogmatica sulle ragioni di chi ha scelto di nonseguire la proposta del proprio circolo cittadino con-sentirebbe al partito di non chiudersi nella difesa di unfortino che, spesso, diventa sempre di più vuoto dipersone e, soprattutto, di idee e passione politica.Non so se i dirigenti provinciali del PD leggerannoquesto articolo e se vorranno considerare questo miopunto di vista. Non ci sono certo ragioni di tattica poli-tica perché lo facciano. Credo che tutti i militanti noniscritti, come farò io, alle primarie voteranno comesempre numerosi. E lo faremo anche nei prossimiappuntamenti elettorali che vedono impegnato il PD.E continueremo a organizzare e a partecipare amomenti di discussione pubblica sul partito. Per que-sto l’utilità a considerare queste ragioni, da un puntodi vista di profitto elettorale, è nulla. Si tratta piuttostodi decidere se dare nuovo slancio al partito nellerealtà locali o lasciare che queste si consumino in con-trapposizioni tra difese dogmatiche e ragioni colletti-vamente condivise. Se ricercare strade che portinonon ad abiure o forche caudine (che in politica nonservono a nulla), ma ad aperture e discussioni chediano linfa vitale ai circoli. O continuare a celebrare icongressi in tristi angoli all’interno di locali pubblici.Noi, che amiamo la politica come massimo eserciziodel vivere civile, a questa discussione saremmo inte-ressati. Per il bene del PD di Reggio Calabria, e noncerto per esigenze personali, speriamo che anche altrilo siano.

Vittorio Zito – Militante non iscritto al PD e Vicesindacodi Roccella Ionica

Perchè non posso iscrivermi al circolo del PD della mia città?

Querelle ATC -Francesco Ferraro:la smentita delComitato di GestioneL'Ambito Territoriale di Caccia RC2, con lapresente, in riferimento all'articolo del giorna-lista Jacopo Giuca pubblicato in data19.03.2017 sulla “Riviera”, dal titolo “ATC:NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE”,chiede quanto in appresso: con riferimento aquanto da voi pubblicato e diffuso il 19 marzo2017 sotto il titolo “ATC: NIENTE DINUOVO SOTTO IL SOLE”, a firma JacopoGiuca, vogliate pubblicare la seguente smenti-ta integralmente senza tagli o sintesi, con lastessa evidenza dell'articolo citato e con lachiara ammissione dell'errore commesso.“L'Ambito Territoriale Caccia non ha mai vio-lato lo statuto o posto in essere condotte lesi-ve dei diritti dei singoli Soci e dei Componentidel Comitato di Gestione. Infatti, al contrariodi quanto viene affermato nell’articolo ATC:“NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE”non è stato posto in essere alcun atto in con-trasto con le norme che regolano la vita asso-ciativa dell’ATC con norme imperative dilegge”. Nel caso trattato nel vostro articolo, ilcomitato di gestione dell’ATC, nei limiti enella stretta osservanza delle sue competenze,ha avviato l’iter burocratico amministrativoper l'adozione dei provvedimenti disciplinari.Pertanto, essendo le notizie divulgate false,non verificate e lesive dell’immagine dell’ATCRC2, nonché dei Soci e dei Componenti delComitato di Gestione, Vi diffidiamo dall'insi-stere nel fornire notizie dal contenuto diffa-matorio.

Il presidenteRenato Meleca

LA CONTROVERSA CAMPAGNA DI TESSERAMENTO RECENTEMENTE ATTUATA DAL PARTITODEMOCRATICO, CHE IN DIVERSE CITTÀ DEL NOSTRO COMPRENSORIO HA VISTO MOLTI ATTORIPOLITICI VEDERSI RIFIUTARE IL RINNOVO DELL’ISCRIZIONE ALLE SUE LISTE, HA PRODOTTO LA

RIFLESSIONE DI UN MILITANTE DI PRIMO PIANO DELLA POLITICA LOCALE.SI TRATTA DI VITTORIO ZITO, VICESIDACO DI ROCCELLA JONICA OGGI NON PIÙ MEMBROEFFETTIVO DEL PD, CHE SI DOMANDA SE L’ATTEGGIAMENTO TENUTO DA MOLTI CIRCOLI

LOCALI SIA DEGNO DEL PRIMO PARTITO DEL PAESE.

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La legge 6 novembre 2012, n. 190, ricor-data come legge Severino, “Disposizioniper la prevenzione e la repressione della cor-ruzione e dell’illegalità nella pubblicaamministrazione”, è una legge dellaRepubblica Italiana, - chiaramente, ed èsuperfluo ricordarlo, non per l’enclavePalazzo -. (A proposito, perché ancoranei tribunali alla scritta “La legge è ugua-le per tutti, non si aggiunge, realistica-mente, tranne che per gli intoccabili cit-tadini del Palazzo?) Allora, contro havotato l’Idv, e anche la Lega si è espressaa favore del disegno di legge. In dissensodal gruppo, Alfredo Mantovano (Pdl) siè astenuto, così come si sono astenuti iradicali. I sì sono stati 480, i voti contrari19 e gli astenuti 25. Al senato l’astensioneè equiparata a voto contrario. La Giuntaper le autorizzazioni, il 18 luglio 2016,aveva votato la revoca del mandato par-lamentare al senatore Minzolini sulla

base della legge Severino. Ma dopo 7mesi di rinvii, l’epilogo è che la Casta simette al di sopra della legge che, quindi,non è più uguale per tutti. All’annunciodel presidente Pietro Grasso, di fronte auna confusa scolaresca che, probabil-mente, pensava a una clamorosa conqui-sta dell’Italia, scrosciano applausi, pacchesulle spalle, qualche lacrima e abbraccitra i sodali avversi alla cacciata del sena-tore di Forza Italia. “Sono pronto a berela cicuta”, aveva detto Minzolini a con-clusione del suo discorso prima del voto.Pochi minuti dopo può brindare a cham-pagne. Le dimissioni dovranno esserecalendarizzate e, poi, votate. E potrannoessere respinte. Così che Minzolini,supercazzola gigantesca, – benché dimis-sionario a parole – “Perché sono una per-sona seria” nei fatti potrà rimanere al suoposto e maturare anche la pensione. Ilsenatore Caliendo (FI) “Vorrei rivolger-

mi essenzialmente al PartitoDemocratico, di cui ho apprezzato ladecisione di questa stamattina di lasciarelibertà di coscienza”, che mette tutti isenatori sull’avviso: “Il mio intervento,quindi, è in favore non del senatoreMinzolini, ma del Senato e di tutti noisenatori”, il che, tradotto, significa“Colleghi, il voto di oggi è un significativoprecedente. Attenzione, oggi tocca aMinzolini ma un giorno (secondo voiprobabile?) potrebbe interessare ciascu-no di noi. E il senato della repubblica, perpura utilità, ha agito non secondo macontro la legge. “Io so’ io e voi non sieteun c…!” È proprio vero che è impossibi-le vincere contro chi non si arrende mai!Il difensore ha chiesto che Minzolinipossa svolgere l’affidamento in provapresso la Comunità di Sant’Egidio.continua

Antonio Carneri

ll letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo - 9

Vorrei sentirti dire:“Me ne sono soloandato nella stanzaaccanto”

IN RICORDO DI FRANCESCO GENTILE

L’OPINIONE DI BELLIGERANTE

PELLEGRINAGGIO ALLA MADONNA DELLO SCOGLIO

Caro Francesco,ho lasciato passare il clamore deltuo allontanamento, non il dolore,perché il senso di smarrimento checi hai lasciato è indelebile. Così, inquesti giorni, a volte, la mia mentevaga fino all’oblio e al silenzio, e nellungo cammino a ritroso spessoincontra malinconicamente i ricor-di e tutte circostanze del tuo sorri-so mai spento.Poi, ancora, la lotta per la vita, lasperanza, la resistenza, la volontàfino agli ultimi momenti di trepi-dante attesa di ripresa. Il tuo cuore,sincero e puro, ha sempre retto allacattiveria e alla meschinità che lavita spesso ci chiede ed è per que-sto che sento il desiderio di usciredall’oblio e mandare alle nuvole lemie “inquietudini” per recuperarei tuoi “segni” e uscire dal disorien-tamento, ridando un senso anchealla morte. Diresti, come l’ultimavolta che ci incontrammo, ormaiprovato, che “la vita può essere capi-ta solo all’indietro; ma deve esserevissuta in avanti”.

Il rischio di dire cose banali e scon-tate è reale, spero di non cadere inquesta trappola, ma io stesso nonavrei mai immaginato di provareciò che sto provando da quando tene sei andato. Un doloroso e incol-mabile senso di vuoto, una malin-conia quieta e soffocante, maanche un senso di rabbia impoten-te, perché una persona speciale èstata sottratta all’affetto della suafamiglia e a me stesso.

Io, allora, che non sono di molteparole “Chiedo silenzio” con ilpensiero alla tua cara famiglia.

“Ora, lasciatemi tranquillo. Ora, abi-tuatevi senza di me. Io chiuderò gliocchi e voglio solo cinque cose, cin-que radici preferite. Una è l’amoresenza fine. La seconda è vedere l’au-tunno. Non posso vivere senza che lefoglie volino e tornino alla terra. Laterza è il grave inverno, la pioggia cheho amato, la carezza del fuoco nelfreddo silvestre. La quarta cosa è l’e-state rotonda come un’anguria. Laquinta cosa sono i tuoi occhi.Matilde mia, beneamata, non vogliodormire senza i tuoi occhi, nonvoglio esistere senza che tu mi guar-di: io muto la primavera perché tucontinui a guardarmi. Amici, questo è ciò che voglio. Èquasi nulla e quasi tutto. Ora se vole-te andatevene. Ho vissuto tanto che un giornodovrete per forza dimenticarmi, can-cellandomi dalla lavagna: il miocuore è stato interminabile. Ma per-ché chiedo silenzio non crediate cheio muoia: mi accade tutto il contra-rio: accade che sto per vivere. Accadeche sono e che continuo. Non saràdunque che dentro di me crescerancereali, prima i garni che rompono laterra per vedere la luce, ma la madreterra è oscura: e dentro di me sonooscuro: sono come un pozzo nellecui acque la notte lascia le sue stellee sola prosegue per i campi. È cheson vissuto tanto e che altrettantovoglio vivere. Mai mi son sentito cosìsonoro, mai ho avuto tanti baci. Ora,come sempre, è presto. La luce volacon le sue api. Lasciatemi solo con ilgiorno. Chiedo il permesso di nasce-re”.(Pablo Neruda)

La vita è così Francè, senza girarsi,continua e ci porta verso mete sco-nosciute, ma quando anche è spez-

zata lascia riprendere il valore deisentimenti, quelli veri fra i qualiancora oggi non conosco nulla dipiù inestimabile che una vera e sin-cera amicizia, il cui valore è rara-mente conosciuto fino a quandonon l’hai persa. La tua la ricorderòper sempre come una dolceresponsabilità, mai come opportu-nità.

“Il vostro amico è il vostro bisognosaziato.È il campo che seminate con amoree mietete con riconoscenza.È la vostra mensa e il vostro focola-re.Poiché, affamati, vi rifugiate in lui elo ricercate per la vostra pace.Quando l’amico vi confida il suopensiero, non negategli la vostraapprovazione, né abbiate paura dicontraddirlo.E quando tace, il vostro cuore nonsmetta di ascoltare il suo cuore:Nell’amicizia ogni pensiero, ognidesiderio, ogni attesa nasce in silen-zio e viene condiviso con inesprimi-bile gioia.Quando vi separate dall’amico nonrattristatevi:La sua assenza può chiarirvi ciòche in lui più amate, come allo sca-latore la montagna è più chiaradella pianura”.(Kahlil Gibran)

Ci siamo cresciuti nel “cortile deiGentile”.Ci siamo frequentati a Roma, nelperiodo universitario.Ci siamo scambiati i reciproci servi-zi nella professione.“… Chissà se ci rivedremo ancora,intanto ci mancherai molto”.

Vorrei immaginare sentirti direLa morte non è niente. Non conta.Io me ne sono solo andato nellastanza accanto. Non è successonulla. Tutto resta esattamente com’e-ra. Io sono io e tu sei tu e la vita pas-sata che abbiamo vissuto così beneinsieme è immutata, intatta. Quelloche siamo stati l’uno per l’altro, losiamo ancoraChiamatemi con il mio vecchionome. Parlate di me con la facilitàche avete sempre usato. Non cam-biate il tono della vostra voce. Nonassumete un’aria forzata di solennitào di dolore. Ridete come abbiamosempre riso degli scherzi che faceva-mo insieme. Sorridete, pensate a mee pregate per me. Fate che il mionome rimanga per sempre quellaparola familiare che è stata.Pronunciatelo senza sforzo, senzache diventi l’ombra di un fantasma.La vita significa tutto ciò che ha sem-pre significato. È la stessa che è sem-pre stata. C’è una continuità assolu-ta, ininterrotta. Cos’è questa morte senon un incidente insignificante?Perché dovrei essere lontano dalvostro cuore dal momento che nonsono con voi? Va tutto bene. (HenryScott Holland)

Nando Errigo – aprile 2017

Ciao Dio…Padre!!!Eccomi qui dopo due anni e sei mesi, per rin-graziarti pubblicamente della Grazia ricevuta…la guarigione di mia figlia Monica. La mia sto-ria è iniziata con la Madonna di Portosalvo, ècontinuata con la Madonna dello Scoglio ed èfinita con la Divina Misericordia “Gesù confidoin Te”. Il Tuo amore illimitato, la Tua presenzaindiscutibile e la Tua misericordia senza confinihanno risvegliato in me la sicurezza che con “Teaccanto non temo di nulla”. Pian piano, passo dopo passo, la mia fede si èrafforzata e l’amore che provo per Te, non sipuò calcolare. Ho raggiunto la felicità senzaconfronto! Come vorrei che tutto il mondo Ticonoscesse! I filosofi dicono che “L’uomo sarà eternamenteinfelice!”Io aggiungo: “Fino a quando non conoscerà ilTuo immenso amore!”Amo tanto il figlio Tuo Gesù, che ha soffertoper il genere umano, facendoci dono delloSpirito Santo, di cui noi non concepiamo ilsignificato. Dio, a che punto siamo arrivati!Pensiamo solo a correre per vestirci, lavorare,mangiare, ballare, ecc… e non ci fermiamo unsolo minuto per ringraziarti per tutti i doni checi elargisci in una giornata. Quanto siamo squal-lidi!Ma la fede senza le opere a che cosa serve?A nulla.Allora ascolti le mie preghiere e mi metti accan-to coloro che hanno bisogno del mio aiuto:anziani, ammalati, gente che non può fare tuttoda sola perché bloccata da malattie!Io ringrazio il Signore per avermi donato una“salute di ferro”, come si dice da noi. Quindi ini-zia il mio “donarmi agli altri” e nello stessotempo con parole semplici e col sorriso parlo di

Te e del figlio Tuo.Egli è “la Luce venuta nel mondo per rischiara-re le tenebre”.Leggo e rileggo la Sacra Scrittura, cominciandodai Vangeli perché lì, secondo me, sta il modopiù semplice per giungere a Te. In quest’era incui l’uomo è provato dalle malattie che portanoanche alla morte, “Speranza contro ogniSperanza” sei solo Tu o Dio, nostro Padre!!!La preghiera che viene dal cuore, pulisce pianol’anima, sporca del peccato, mentre la letturadella Bibbia ti porta a parlare con Dio.Il Padre ascolta sempre tutte le richieste dei suoifigli e vuole donare a loro sempre il bene. Manoi, cosa chiediamo a Dio in caso di malattia?Le nostre richieste continue saranno ciò cheLui ci darà.Io ho chiesto la grazia della guarigione comple-ta di mia figlia senza chemio e radio, e l’ho otte-nuta e di ciò rendo grazie a Te mio caro Dio,

Santissima Trinità.A Lui ho fatto una promessa ed ora per attuar-la chiedo aiuto a tutti voi. Vorrei che tanta gentefosse con me in questo pellegrinaggio verso ilSantuario della Madonna dello Scoglio, per rin-graziare la Madonna per aver interceduto afavore di mia figlia.Ella è madre nostra e avvocata. Viene semprein nostro aiuto e perciò come figli dobbiamoamarla. Andiamo verso di lei in questo pellegri-naggio, che ci porterà consiglio, chiediamole diproteggere tutte le famiglie, portare la pace nelmondo è tanta salute ai nostri cari.Dalla Siracide 38.14Il Signore loda i medici per le loro prestazioni.Egli si avvale di loro per guarire gli uomini.Inoltre ha creato le medicine dalla terra, e l’uo-mo di senno non li detesta. Il Signore ha dato lascienza agli uomini perché fosse glorificato conquesti poteri meravigliosi. I dottori pregano ilSignore perché conceda loro di dare conforto eguarigione ai loro pazienti.Perciò svegliamoci ed insieme lottiamo per ilnostro ospedale, affinchè almeno i reparti piùnecessari siano riaperti e pian piano ripristinatol’intero stabile. Chiediamo di salvaguardare la vita nascente: ibambini, dono di Dio!!!Reparto Pediatria ormai ridotto a poche stanzeadibite malamente a poter intrattenere un bam-bino ammalato.Oggi in piazza questa brutta verità:Raccogliamo fondi per comprare qualcosa diconcreto per questo reparto. Che sia il primoappello alla cittadinanza della Locride per scen-dere in piazza e a gran voce reclamare:“VOGLIAMO IL NOSTRO OSPEDALE!!!”

Macrì Maria

Lettera a Dio: camminarepregando per la vita

Giorni fa è stata proclamata come una delleuniversità migliori d’Italia.Ne ha parlato Rai1 dedicandogli un lungo ser-vizio, per farla conoscere meglio. Ne ha ripar-lato Rai3 qualche giorno dopo riportando laclassifica del Times Higher Education che lapone al terzo posto tra le dieci università italia-ne in classifica e nella top 100 assoluta.Per essere ammessi, la selezione si fa sul votodi maturità.Ho sempre pensato che fosse la prima univer-sità al sud: si tratta, infatti, di un Campus comepochi in Italia. In poco più di due chilometric’è tutta una grandissima comodità, impensa-bile in una qualsiasi città.Si respira solo aria universitaria e di verde coni suoi tantissimi alberi e piante che permetto-

no, in primavera ed estate, di studiare all’aper-to sulle tantissime panchine, respirando ariapura e il profumo dei fiori.Sto parlando dell’università della CalabriaArcavata di Rende (CS), con i suoi 27milaiscritti, fra i quali molti stranieri che la scelgo-no grazie al progetto Erasmus.

Cinque mense ispezionate spesso che, per laqualità del cibo, sembrano grandi ristornati.La biblioteca d’Ateneo ha più di 400 volumi e1.000 posti lettura.Il sottoscritto l’aveva capito dalle prime voltein cui vi era andato che si tratta di un’eccellen-za per il sud e non.Non vorrei sembrare presuntuoso, ma di uni-versità in Italia ne ho viste e frequentate tantecon amici universitari e mi sento di dare unconsiglio ai giovani: provate a studiare a casavostra, all’UniCal, fiore all’occhiello dellanostra terra! Contribuirete alla crescita dellanostra regione con le tasse, che sono solidiniche rimangono nella nostra martoriataCalabria.

Giuseppe Belligerante

Un’eccellenza in Calabria

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POLITICA

La Locride prepara le tessere elettorali: ecco i candidati alle comunali

Si avvicina la data delle elezioniAmministrative, fissata dalMinistro dell’Interno MarcoMinniti la scorsa settimanaper il prossimo 11 giugno. Dei1.021 comuni chiamati a rin-novare il proprio consigliocomunale su tutta la penisola

83 saranno quelli calabresi, dei quali 25 rica-dono nell’area di competenza della CittàMetropolitana di Reggio Calabria e 12 nelnostro comprensorio. Il grande fermentopolitico che si vive in questi giorni adAntonimina, Bivongi, Bovalino, Caraffa delBianco, Caulonia, Ciminà, Ferruzzano,Grotteria, Placanica, Portigliola, San Luca eStaiti si sta traducendo nel naturale disvela-mento dei nomi dei primi aspiranti sindacidella Locride, cui tuttavia potrebberoaggiungersi (o sottrarsi) quelli di tanti altriconcorrenti intenzionati a migliorare la vivi-bilità dei nostri centri.Nel dettaglio, ad Antonimina sembra ormaicerto che il sindaco uscente AntonioCondellidovrà vedersela con Giuseppe Pelle,giovane di belle speranze, presidente dellaConsulta Giovanile prossimo alla laurea,nonché figlio dell’ex sindaco Luciano e per-tanto, certo non digiuno di politica locale.Anche a Bivongi il sindaco uscente, FeliceValenti, ha intenzione di inserire nuovamen-te il proprio nome nella lista dei candidatiaccanto a quello di Franco Carnovale,imprenditore della Cogeur e promotore delprogetto città/albergo che sta donandonuova linfa vitale al borgo del paese, che hatrovato il favore e il sostegno di ErnestoReggio e Ivan Leotta.Il fermento politico tipico del periodo post-commissariamento, poi, ha colpitoBovalino, dove la corsa alla carica di sinda-co coinvolgerà ben quattro soggetti di com-provata esperienza politica: ci riferiamo aFrancesco Gangemi, Vincenzo Maesano,Alessandra Polimeno e FrancescoZappavigna, cui potrebbero addiritturaaggiungersi altri nomi. La speranza, nell’in-teresse della cittadinanza, è naturalmenteche il confronto tra i diversi candidati non sitrasformi in una lotta senza quartiere, ma inuno scambio costruttivo di idee che possaportare alla vittoria del concorrente piùconvincente per i cittadini e, al contempo, auna collaborazione attiva da parte deglisconfitti.A Caraffa del Bianco, invece, è probabileche alla nuova candidatura del sindacouscente Stefano Marrapodi non si aggiungaun secondo nominativo, a meno di coups de

théâtre dell’ultimo minuto non totalmenteda escludere, considerato il gran fermentodell’ambiente politico locale.Sembra sempre più sicura, invece, la candi-datura a sindaco della ConsiglieraMetropolitana Caterina Belcastro aCaulonia. A contenderle la poltrona diprimo cittadino Francesco Cagliuso, vicesin-daco durante l’ultima amministrazioneAmmendolia.Cercasi disperatamente giovane candidato,invece, a Ciminà, dove il sindaco uscenteDomenico Polifroni, disposto a ripresentarela propria candidatura nel caso in cui nessu-no si faccia avanti, sta tuttavia cercando dilasciare spazio a un suo sostituto.A Ferruzzano sono sempre più sicuri i nomidi Nino Crea e del cavallo di ritornoFrancesco Marando, già primo cittadino delComune attualmente guidato da MariaRomeo, intenzionata invece a cedere la pol-trona a qualcun altro.A Grotteria è ormai certo il gran ritorno diVincenzo Loiero che, sostenuto con convin-zione dal sindaco uscente SalvatoreLeoncini, non ha ancora trovato un degnoavversario nella corsa allo scranno di primocittadino del centro agricolo della Vallatadel Torbido.A Placanica sarà, invece, Gerardo Clemenoa vedersela con il sindaco Antonio Condemi.Tra i due litiganti, l’outsider CelestinoGagliardi, consigliere comunale di compro-vata esperienza e già vicesindaco del paese.In quel di Portigliola, poi, alla candidaturadel sindaco uscente Rocco Luglio si con-trapporrà quella di un altro ex sindaco delpaese. Ci riferiamo a quel DomenicoPanetta che venne spodestato dal primo cit-tadino attualmente in carica.A San Luca, secondo paese chiamato alleurne dopo un periodo di commissariamen-to, l’assenza di candidati non deve trarre ininganno. La tradizione comunista del paese, infatti,sembra intenzionata a mettere definitiva-mente in archivio l’ultima sconfitta diMammoliti e a dare nuova linfa vitale a uncentro che, nonostante l’illuminata gestionedel commissario Salvatore Gullì, ha comun-que vissuto un periodo estremamente com-plicato.Anche a Staiti, infine, come a Caraffa delBianco, per il momento si parla di una solalista capeggiata da un nome ben noto, quel-lo di Antonio Domenico Principato, primocittadino uscente.

Jacopo Giuca

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

IL MINISTRO DELL’INTERNO MARCO MINNITI HA FISSATO, LA SCORSA SETTIMANA, LA DATA DELLEPROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE ALL’11 GIUGNO. SU TUTTA LA PENISOLA, SARANNO CHIAMATI

AL VOTO I CITTADINI DI BEN 1.021 COMUNI, DEI QUALI 83 IN CALABRIA, 25 NELLA CITTÀMETROPOLITANA DI REGGIO E 12 NELLA NOSTRA LOCRIDE.

ECCO UNA VELOCE CARRELLATA DEI PRIMI ASPIRANTI SINDACI DEL NOSTRO COMPRENSORIO.

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L’INTERVISTA

DOMENICA 09 APRILE 17

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Lo scorso 13 febbraio è stata nomi-nata dal Prefetto Michele di Bariuna commissione d’accesso agliatti del Comune di Marina diGioiosa che, fino allo scadere delterzo mese dall’insediamento(scadenza prorogabile per ulterio-ri tre mesi), dovrà passare al setac-

cio l’attività svolta dall’amministrazioneVestito. Solo nel caso in cui, a seguito degliaccertamenti, emergano elementi su collega-menti diretti o indiretti con la criminalità orga-nizzata o su forme di condizionamento checompromettano la libera determinazione degliorgani elettivi e il buon andamentodell’Amministrazione Comunale, il Consiglioverrà sciolto. In questi casi, chi siede sulle pol-trone della minoranza non ci pensa due volte asferrare il colpo di grazia, avventandosi comelupi famelici su un corpo moribondo, per met-tere K.O. chi governa e propugna da sempre lasvolta. Una svolta che, purtroppo, l’arrivo dellacommissione, ha reso trasparente come lanebbia in Valpadana. Seppur ciondolanti tra la nebbia, dove, comecantavano Cochi e Renato, “ci son cose che adirle non ci credi, non ci credi nemmeno se levedi, a parte il fatto che non le vedi”, i consi-glieri di minoranza Maria Teresa Badolisani ePasquale Mesiti, non hanno dato seguito all’al-tro verso della canzone “le mani si puliscono, ipiedi se la squagliano” e, per quanto possibile,vogliono vederci chiaro. Per questo invocano“un surplus di trasparenza”. Lunedì scorsoabbiamo incontrato il capogruppo di ProgettoPaese, Maria Teresa Badolisani. Nel paese dilagavano le più disparate e fanta-siose ipotesi in ordine alle potenziali ragioniper cui sarebbe stato disposto l’accesso ispet-tivo al comune di Marina di Gioiosa. Per que-sto motivo è stata indetta un’assemblea pub-blica per sabato 25 marzo. Perché non discu-terne il consiglio?La decisione di quell’assemblea è stata soffer-ta. Avevo chiesto ripetutamente, a nome ditutto il gruppo, la possibilità di prevedere unpunto aperto durante il consiglio comunaleper discutere sull’invio della commissioned’accesso. Mi è stato negato. Ho chiesto successivamente al sindaco Vestitodi organizzare insieme un incontro per dare lapossibilità ai cittadini di confrontarsi con l’am-ministrazione, ma mi ha risposto che non erasua intenzione. Di conseguenza, PasqualeMesiti, su proposta di alcuni cittadini attivi, hapensato di organizzare un’assemblea.Il sindaco era presente?È stato invitato insieme a tutta la maggioranzama hanno deciso di non prendervi parte.Ritiene che ha già convocato una conferenzastampa subito dopo l’insediamento della com-missione, quindi, a suo dire, non c’era niente dinuovo da aggiungere. A seguito dell’assem-blea pubblica e, a mio parere, vista la grandepartecipazione registrata, il sindaco ha avutoun ripensamento e ha deciso di aprire ilConsiglio Comunale dello scorso 29 marzocon una comunicazione in merito alla nominadella Commissione d’accesso. A quali conclusioni si è arrivati dopo l’assem-blea pubblica?Nessuno di noi ha la palla di vetro per conosce-re i motivi che hanno spinto il Prefetto a invia-re le commissioni. Circolano voci che ovvia-mente rimangono tali. È tutto in fase di inda-gine. I cittadini sono comunque stati informatiche una commissione d’accesso può essereinviata non soltanto per sospetti di infiltrazionimafiose ma anche nel caso in cui si verifichinoreiterate violazioni di legge. Ampliando il raggio d’indagine, in un certosenso, avete difeso l’amministrazione…Bisogna essere garantisti fino alla fine. Nonconoscendo le reali motivazioni non è correttodare adito a supposizioni. Lo scioglimento èun fatto grave per l’intera comunità, e aGioiosa Marina non si tratta della prima volta:tutti conoscono quale sia l’onta di una commis-sione d’accesso. Il decreto di scioglimento è unatto asettico, interessa tutto il consiglio comu-nale: è ovvio che non possa avere piacere chevenga sciolto. Se ci sono delle responsabilità è

giusto che emergano così da sgomberare ilcampo da ogni dubbio. Dopo lo scioglimentoper mafia del 2010, è stato consegnato all’at-tuale amministrazione il dovere di evitare ilripetersi di situazioni che potessero intaccarela corretta gestione della cosa pubblica. Lacomunità si aspettava che si sarebbe operatoavendo bene in mente i principi di legalità etrasparenza. Avete qualcosa di cui rimproverarvi?Come gruppo di minoranza abbiamo semprerichiamato l’attenzione verso quanto, di voltain volta, non ci convinceva, sottoponendoall’amministrazione anche questioni delicate.Oggi, proseguiamo su questa strada, e con unamozione, avanzata in Consiglio Comunale loscorso 29 marzo dal consigliere Mesiti, è statochiesto all’amministrazione Vestito un surplusdi legalità e trasparenza per agire d’anticiporispetto alla commissione d’accesso. Nonappena presentata questa mozione, il sindacoci ha risposto che i dati richiesti sono già pron-ti. Se dietro l’invio della commissione d’accessoci fossero i dubbi da voi sollevati in passato?Noi abbiamo presentato diverse interpellanzesu situazioni poco chiare… vorrebbe dire cheabbiamo fatto bene il nostro lavoro e che inostri dubbi e le nostre perplessità erano fon-dati. Che ricordi avete di questi anni di ammini-strazione Vestito?Le aspettative erano alte: a comprovarlo l’am-pio consenso ricevuto durante le elezioni.Quello che è stato fatto, secondo me, non èproporzionato a quanto ci si attendeva.In particolare quale promessa è stata disatte-sa?Ultimamente ho posto l’attenzione sulla rac-colta differenziata, tema assai caro al sindacoVestito in campagna elettorale. Nel corso didue consigli in cui si parlava delle tariffe Tari,mi sono posta una domanda: i cittadini hannoun servizio proporzionato alla tariffa imposta?Credo proprio di no. Nel consiglio che si terràoggi, 3 aprile, si discuterà del piano di gestioneintegrata dei rifiuti. Un piccolo passo avantianche se a tre anni dall’insediamento dell’am-ministrazione Vestito. Questo piano si prefiggeun obiettivo oggi più che ambizioso: arrivare al65% di raccolta differenziata entro il 2020,adesso siamo tra il 4 e il 6%. Oltre a questo ritardo nel far partire la raccol-ta differenziata, ho segnalato più volte l’esi-stenza nel territorio di Marina di Gioiosa diaree che costituiscono delle vere e propriediscariche a cielo aperto, in cui vengonoabbandonati, oltre a pneumatici, lastre di eter-nit. In alcune zone si sono registrati anchedegli incendi – ricordo, ad esempio, quelloverificatosi nel cortile delle scuole elementari“Enrico Rodinò”, in occasione del quale pre-sentammo più di un’interrogazione al Sindaconella qualità di supremo garante della salute,sicurezza e igiene pubblica. In questi casi nonsi può certo parlare di un servizio all’altezzadelle aspettative. C’è qualche atto positivo che riconoscete aquest’amministrazione?Rispetto a quello che era il loro programma, lasituazione non è cambiata di molto dall’epocadei commissari. Quello che è stato fatto è statasolo ordinaria amministrazione.In qualità di sindaco che cosa avrebbe volutofare di diverso?Avevo un programma abbastanza vasto,incentrato in particolare sul decoro urbano.Da questo punto di vista ho criticato l’ammini-strazione Vestito che non ha realizzato nullaper migliorare l’aspetto di Marina di Gioiosa. De Gregori in “Leva calcistica del 68” dice:“Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altrui-smo dalla fantasia”, un sindaco?Un sindaco dovrebbe essere innanzitutto pro-teso verso la comunità. Essere il meno possibi-le staccato dalla realtà per capire quali sono levere esigenze dei cittadini. Il sindaco Vestitoforse è poco legato alla comunità e non sem-pre comprende i reali bisogni dei suoi cittadi-ni. Un sindaco deve dedicare parecchio tempoall’attività amministrativa, e questo, credo, cheil primo cittadino di Marina di Gioiosa lo fac-cia. E in ultimo, un sindaco deve ammettere ipropri errori: riconoscerli lo rende umano.Assai spesso Domenico Vestito non lo fa.

MARINA DI GIOIOSA:Una buona minoranza non ti abbandona mai nel momento del bisogno

Dopo l’invio della Commissione d’Accesso al Comune diMarina di Gioiosa, i consiglieri di Progetto Paese, MariaTeresa Badolisani e Pasquale Mesiti, non si sono avventatisulla maggioranza come avvoltoi su una carcassa ma si sono mostrati comprensivi e solidali.

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CULTURA

Dei Mad Vintage abbiamo giàrecensito il loro, per altro ottimo,esordio discografico "All'origine".Da questo album è stato girato ilvideo del primo singolo "Luna II". La "banda" come amano definirsiIlario, Michele, Vincenzo, Stefanoe Gianluca per il videoclip delsecondo singolo "Spingersi al limi-te", hanno chiamato uno dei piùvalidi filmmakers presenti inCalabria, ovvero BernardoMigliaccio Spina.Il regista calabrese, un vero mae-stro del cinema onirico, attraversole immagini del video, ha proiettatola band in una dimensione vaga-mente luciferina, piena degli stessifumi che hanno avvolto la lorovicenda artistica fatta di eccessi,separazioni e baratri emotivi.Bernardo aveva completa libertàsul set, mentre la band e i parteci-panti al video (Fabio Noce, AngeloSantucci, Emanuela Bova, ArturoSpanò, Vincenzo Milano, AndreaSchirripa, Cinzia Saraco, DanielaLocri, Fabrizio Ruffo, Bruno diTypoon, La Banda di Caulonia e ilbarbuto Fabrizio Agostino, assolu-to protagonista) improvvisavanosenza alcun copione alla mano. Il film è composto da strati visiviche si sovrappongono, attraverso iquali il regista racconta la parte piùoscura e controversa, quella diffici-le da intravedere. Un viaggio oscu-ro e visionario dentro le paure piùprofonde dei membri della band.Ognuno di loro mette a nudo leproprie paure e fobie, con un'asso-luta, selvaggia, quasi esibizionistalibertà nell'esprimerle, nello spin-gersi oltre...nello SPINGERSI ALLIMITE!Stefano, il cui incubo peggiore èrimanere paralizzato a letto, com-pare legato, senza poter suonare lasua amatissima chitarra; Vincenzo,per la sua paura dell'oscurità siritrova a ballare con un'affascinanteragazza dark, quasi un faccia a fac-cia con il buio; Michele che inveceha paura del futuro, del tempo checorre in fretta, si ritrova in una stan-za con degli orologi; Ilario, per lasua fobia di restare solo in vec-chiaia, si ritrova in una stanza pienazeppa di personaggi assurdi;Gianluca, invece ha paura dell'i-gnoto.Un videoclip concepito come unmini-film, all'interno del qualeBernardo avvia una sorta di puliziadella mente dalle cose negative chebloccano la creatività e l’aperturamentale a nuovi concetti, comel’ansia e le paure di tutti i giorni.A fare da sfondo alle immaginigirate nelle stanze di un albergo(ogni stanza una paura), una galle-ria di personaggi assurdi: un prete,un personaggio che sembra uscitodirettamente dagli anni '70, vaga-mente diabolico, donne affascinan-ti in abiti succinti, dark e non dark,uomini barbuti, militari nascostisotto le coperte, ecc.Un ottimo prodotto che non faaltro che confermare lo stato di gra-zia della band e del regista.Un video che potete guardare sulcanale youtube della band calabre-se (https://www.youtube.com/chan-nel/UCs4aKEvDUTCWq_IEBeGvbWw).

"Spingersi allimite", il nuovosingolo deiMad Vintage

Per il videoclip delsuo secondosingolo la "banda"ha chiamato unodei più validifilmmakers presentiin Calabria,BernardoMigliaccio Spina.

Torna il “Carmelitano d’Oro”, concorso canoro per gio-vanissimi. Dal 7 al 9 luglio 2017, il piazzale della ChiesaCattedrale della città di Locri sarà ancora palcoscenicoper le meravigliose voci di talenti da scoprire. Un appun-tamento atteso da tempo, per la cui realizzazione è statodeterminante l’arrivo del nuovo parroco, Don FabrizioCotardo. In pieno spirito di collaborazione e condivisio-ne, la comunità parrocchiale insieme a Don Fabrizio hafortemente voluto la ripresa dello storico concorso.Il Carmelitano, nato nel lontano 1985, negli ultimi venti-sei anni, purtroppo, si è svolto solo due volte, nel 1992 e2011. In queste ultime due edizioni tantissimi gli ospiti etra questi, nel 1992, vogliamo ricordare la tredicenneAnnalisa Panetta, oggi in arte Lisa, che nel 1997 ha trion-fato a Sanremo ottenendo il secondo posto tra i giovani enel 1998 ancora seconda tra i giovani e terza tra i campio-ni con la canzone “Sempre”. Nella successiva e ultimaedizione, 2011, vinta da Sofia Certomà (cat. Bambini) e

Noemi Catalfamo (cat. Junior), vogliamo ricordare icomici Battaglia&Misefari, la regista Grenci, i giovanicantanti Manuela Foti, seconda a Sanremo Giovani,Ermes Nizzardo e ancora i Marvanza e la Scuola di danza“Voci di Primavera” che ha coreografato le canzoni delletre serate. Ricordiamo anche che la serata finale è statatrasmessa in diretta da Studio 54 Network. «Da subito, alfine di conoscere i suoi parrocchiani, Don Fabrizio si èmesso all’ascolto e, grazie anche alla sua gioventù, ha por-tato nuova linfa e sono nate, sin dai primi incontri, delleproficue collaborazioni – spiegano gli organizzatori delconcorso - La collaborazione è fondamentale per unacomunità parrocchiale che vuole guardare avanti e cre-scere, quanto più possibile, in comunione. E’ normalevedere sacerdoti e laici lavorare e progettare insieme. E’dal lavoro d’insieme che si forma la Comunità normale epoi, nella normalità, si cresce. I diversi carismi e i diversidoni bisogna esercitarli anche e soprattutto al servizio

della Chiesa, casa di tutti. I Pastori, che sono la guida, nonpossono assumersi tutto il peso della Missione. A loro ilcompito di riconoscere i carismi e poi insieme cooperare,programmando attività condivise, per il bene comune.Così facendo la Chiesa potrà essere APERTA e, se aper-ta, potrà essere PARTECIPATA e, se partecipata, a suavolta potrà essere VIVA».Lo staff del “Carmelitano” è costituito da Don CosimoCastanò, parroco di Sant’Agata del Bianco, compositoree cantante di testi sacri, Renato Gargiulo, co-fondatoredel Coro Diocesano Laetere e compositore di testi sacri,Ernesta Castanò cantante, Leonardo Mollica cantante emusicista, Elisabetta Fazzari professoressa e maestra diviolino, Stefania Gratteri, farmacista e cantante coro dio-cesano, Cosimo Damiano Marafioti storico, scrittore,maestro di scherma medioevale e musicista.Coordinatore Marcello Pezzano. Il concorso, che si avva-le ancora della collaborazione di STUDIO 54

Locri: torna il Carmelitano d

Viviamo in una terra così ricca distoria da, effettivamente,dimenticarla. Continuiamo acitarne le auliche origini, aricordare la Magna Grecia con

scintille di orgoglio negli occhi ma, pur-troppo, la storia d’amore con la nostraCalabria finisce lì, perché i veri segretidella nostra civiltà appartengono solo ailibri e agli studiosi. L’errore in cui cadia-mo è quello di pensare alla storia comeun sapere accademico distante dalle per-sone comuni, la storia ci circonda ed ècosì attuale che rileggendo l’Odissea cirenderemmo conto di quanto sia mera-vigliosa. Eppure la fertile e soleggiataCalabria che Omero tratteggiava permano di Ulisse è tanto vicina quantodistante nel contesto sociale, morale edeconomico.L’antica terra dei Feaci sorge sul marelimpido e brillante sulle cui coste appro-da Ulisse, preda delle tempeste, cheviene accolto magnanimamente daAlcinoo alla sua corte, senza esitazioni,senza pregiudizi. Alcinoo rappresental’emblema del cittadino greco e dell’ospi-talità: conduce Ulisse alla sua reggia, nonesita a concedergli abiti puliti né tantomeno ad accoglierlo alla sua tavola imban-

dita, perché si sa, nell’antica Grecia l’ospi-talità era sacra, dietro ogni sconosciutopoteva celarsi una divinità e di questa erapossibile acquistarne la benevolenza.“ Al primo / raggio del Sole in numero piùspessi / ci adunerem, perché da noi s’ono-

ri / l’ospite nel palagio, e più superbe / vit-time immoleransi: indi con quale / scortaal suol patrio, per lontan che giaccia, /possa, non pur senza fatica, o noja, / malieto, e rapidissimo condursi, / diviseremo.”

Sebbene siano passati migliaia di anni e itempi si siano evoluti oltre che maturati,siamo pronti ad accogliere lo stranierosenza diffidenza? Tutt’oggi la nostra terraè meta di migranti che, come Ulisse, cer-cano un riparo, un attimo di pace, eppurenonostante le peripezie da loro passate enonostante i molteplici esempi avuti, nontutti siamo pronti ad ospitarli con il sorrisostampato sul viso, come si converrebbealle origini e all’umanità. È una questionemolto delicata, in ballo entra la moralitàdell’individuo e la sua capacità di empatia:il diritto all’ospitalità appartiene a tutti. Gli antichi greci potrebbero insegnarcimolto anche sull’aspetto economico,“quanto i Feaci sono sapienti sugli uominitutti a reggere l’agile nave sul mare altret-tanto le donne son tessitrici di tele; alloraAtena donò in grado massimo di fareopere belle ed aver saviamente”.� Quando Ulisse arrivò in Calabriatrovò una terra florida e ricca di potenzia-lità: non solo il territorio in sé si presenta-va come la perla del Mediterraneo con ilsuo mare limpido e le coste tuttora invidia-te da tutto il mondo, ma gli stessi cittadini,sia uomini che donne, impegnavano leloro giornate nella produzione di benidestinati al commercio, tra cui le magnifi-

Il MONDO DI ULISSE E LA ROTTA CALABRESE

Lawrence Ferlinghetti rotto “finalmente” gli s

Lo scorso 1 aprile, presso la Villa Romana di Casignana, ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazionedel lavoro di monitoraggio civico sul progetto "Magna Graecia Teatro Festival 2013" del team "Megale Hellas", dicui fanno parte i ragazzi del Liceo classico "Francesco La Cava" di Bovalino. Il liceo ha aderito al progetto "AScuola di OpenCoesione", un percorso innovativo di didattica interdisciplinare che abitua i giovani alla cittadinan-za attiva e che permette loro di acquisire delle nozioni in merito ai Fondi Strutturali stanziati dall'Unione Europeae alle politiche di coesione. L'evento è stato introdotto dalla professoressa Maria Caterina Lo Giudice, referente del progetto. A seguire i salu-ti della dirigente scolastica, la professoressa Caterina Autelitano per poi passare agli interventi del sindaco diCasignana, Antonio Crinò, del Presidente dei sindaci della Locride, Rosario Rocca, e del presidente e vicepresi-dente del Centro dell'Europe direct Gioiosa Jonica, Alessandra Tuzza e Loredana Panetta. È stato poi presenta-to il lavoro di monitoraggio dei fondi da parte del Project Manager del team, lo studente Giuseppe Strati, che nonha mancato di sottolineare i numerosi visitatori accorsi presso la Villa Romana di Casignana grazie all'attuazionedel progetto e ai risvolti mediatici che ne hanno fatto seguito.

I ragazzi del Liceo "La Cava" di Bovalinoprotagonisti di un progetto ambizioso

I striscipedonali a LocriCocchi misata arretu, cu na Poesia, riferia o Comuni, a accui funzioni facia,ca di “Strisci Zebrati” chiamati PEDONALI,non c’era cchiù nu signu, mancu nte laterali.

Pregava l’incaricatu, cu grandi cortesia,a questioni nteressava, non sulamenti ammia.Noncifù risposta, forzi mancu a leghiru,e s’a leghiru sindifricaru, o megghiu sindifuttiru!

Nta Via I° Maggio 70, da tempi lontani,scumapariru totalmenti, i strisci pedonali.Nci sunnu Uffici e Nigozi, assai frequentati,e i Machini vannu fujendu, a velocità sfrenati.

Si cocchi cosa succedi, o s’ammazza cocchiunu,u ndaviti nta cuscienza, e noncesti perdunu!Approfittati mò, chi strati sunnu asfaltati,natt’occasioni a stessa, cusapi quando a trovati.

Nicola Pelle

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DOMENICA09 APRILE 18www.larivieraonline.com

NETWORK, vuole offrire a ragazzi e giovani di ogniparte, attraverso la musica, l’opportunità di esprimersi,divertirsi, far divertire e, vivendo sani momenti di aggre-gazione, favorire nuove conoscenze e migliorare quelleesistenti.Al concorso possono partecipare i bambini/e che abbia-no compiuto cinque anni e i giovani/e che al 9 luglio 2017non abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. I con-correnti saranno suddivisi in due categorie: “Ragazzi” da5 a 12 anni e “Giovani” da 13 a 17 anni. Il 7 e l’8 luglio siterranno le qualificazioni e domenica 9 luglio la finale.«La competizione ci sarà, la formula prevede dei vincito-ri, ma dovrà essere una competizione sana dove tutti ipartecipanti dovranno essere l’uno sostenitore dell’altro,come lo sono state le edizioni precedenti. Solo così potre-mo al termine dire di essere tutti veri vincitori» spieganoancora gli organizzatori. Sulla pagina facebook“Carmelitano d’Oro” sono disponibili regolamento emodello d’iscrizione.

d’Oro7-8-9 luglio 2017 alla Chiesa Cattedraleil concorso canoro per ragazzi

che opere tessili di accurata raffinatezza ebeni agricoli; è quindi particolare come nes-suno potesse anche solo immaginare unavita quotidiana senza lavoro e come ciòabbia comportato la comunità dei Feaci cheal giorno d’oggi corrispondono agli abitanticalabresi e il loro regno ad uno stato di ric-chezza, non solo economica ma anche intel-lettuale. Il progresso analogamente ad unacatena, si costituisce di tanti anelli l’uno con-catenato all’altro: menti pronte ad accen-dersi alla lampadina delle invenzioni fannoscaturire una migliore condizione di vita ecosì via. Allo steso modo i Feaci riuscironoin questa impresa a costruire una catenasolida e forte. Purtroppo però, anche il ferroè sottoposto alla corrosione e al giornod’oggi la catena idealmente fondata dainostri avi greci non si è mantenuta così soli-da come si sperava. Servirebbe infatti risco-prire, come fece Ulisse, le potenzialità eco-nomiche della nostra terra, imperniandosiin questa riportarla all’antico splendore.Avvolta da un alone magico fra storia e leg-genda, questa parte della Calabria, predilet-ta dai popoli che di volta in volta si sono sus-seguiti lasciando tracce visibili della loropermanenza, potrebbe diventare un’importante e rinomata area turistica. Senzaaspettare che l’altro agisca, ogni cittadino

deve sentirsi attivamente partecipe e contri-buire al progresso, perché si sa, il cambia-mento non viene mai da un solo singoloindividuo. Insieme per il cambiamento.Uniti per il progresso. Un progresso chedeve essere rumoroso, scatenare sconcertoin tutti coloro che vogliono una Calabriazitta e soffocata in se stessa. Dobbiamo, inprimis, noi giovani fare rumore, così comelo fecero gli autori della “Beat Generation”negli anni ’90 come ci insegna uno dei piùgrandi ed importanti nomi tra questi,Lourence Ferlinghetti, che ci ha consegna-to una nuova versione di Ulisse, non quelloclassico ma un avventuriero e un uomo acui piaceva essere attorniato da moltedonne. Ancora una volta Ferlinghetti harotto completamente i legami con la tradi-zione, dandoci così un esempio di ciò chedovremmo fare. Che sia nel suo esempio lascintilla del fuoco che dobbiamo noi saperfar scoppiare? Sia Lourence il nostro men-tore e lasciamoci condizionare non dal vole-re dei potenti ma dalle nostre anime e dal“Beat” che scandisce i battiti dei cuori, all’i-nizio alzati verso il progresso per unaCalabria migliore. �

Alunni alternanza scuola-lavoroLiceo Classico “Ivo Oliveti” Locri

ha schemi

L'attore Steve Schirripa, originario di Riace e famoso soprattutto per aver impersonato il ruolo di Bobby"Bacala" Baccalieri nella pluripremiata serie televisiva dell'HBO "I Soprano", sarà nel cast del prossimofilm di Woody Allen, "Wonder Wheel". Della prossima fatica del genio statunitense si sa ancora poco.Dalle uniche indiscrezioni emerse, pare che il film sia ambientato negli anni ’50 e che si svolgerà a ConeyIsland."Abbiamo ricreato il Parachute Jump - ha dichiarato il regista. - Anche le spiagge soleggiate. Non è più ilmio compito correre in giro per trovare le location giuste. Oggi viviamo nel futuro. Mentre sono a casamia, qualche nerd con gli occhiali in un ufficio davanti a un computer pigia dei tasti e crea spiagge soleg-giate". Oltre Steve Schirripa, i protagonisti saranno Kuno Temple, Kate Winslet e il noto JustinTimberlake.

Nel prossimo film di Woody Allen l'attoreSteve Schirripa, originario di Riace

Con il ricordo è possibile viaggiare neltempo. Il tempo che scorre, dall’inizio adoggi, sempre con le stesse scadenze, milio-ni e milioni di anni, non si è mai perso unappuntamento, con le piogge o con ilperiodo del sole che picchia, ma sempreun passaggio dolce, da un periodo all’altro.Quel tempo regalatoci dal meccanismo delvario movimento dei corpi celesti, che aloro volta devono questo movimento a duefattori fondamentali: la distanza dal sole ela loro massa. Ma lasciamo queste nozionidi fisica agli studenti, torniamo al primodetto: possiamo viaggiare nel tempo?Materialmente per ora, ancora no, mal’uomo è dotato di tante possibilità positi-ve, tra le quali, il ricordo! Ricordare è unpo’ rivivere episodi lontani nel tempo, e seil ricordo è vivido si ha un trasferimento,quasi materiale, nel passato! Quando, gliarcheologi ritrovano antiche vestigia diciviltà di tanto tempo trascorso, di migliaiadi giri della terra intorno al sole, ecco venirfuori storie epocali, l’Egitto, la Grecia...Trovando, scoprendo, si viaggia nel tempo,per andare alle origini dei popoli. Percostruire la storia umana!Si ricostruiscono periodi del viaggio del-l’uomo, nel tempo. I reperti archeologici cidanno la vera, materiale visione delle mete

raggiunte dalle società umane che li hannoprodotti. Accanto agli oggetti materiali, aimonumenti, agli immobili che hannosuperato la furia della lontananza tempo-rale, c’è un altro prodotto dell’uomo cheappare nei ritrovamenti: il prodotto delsuo pensiero, tramandatoci con i ritrova-menti grafici, cioè gli scritti. Ed ecco appa-rire i grandi personaggi, i guerrieri, i con-quistatori, i filosofi e la nascita della filoso-fia, quindi la Grecia, anche se molti attri-buiscono qualche merito all’oriente, seb-bene qui si tratti solo di religione. Sin daiprimi anni di scuola, nei giovani di oggi, dimente sana, nasce il desiderio del sapere,che con il passare dei momenti importantidell’età, si indirizza verso una branca delloscibile. Ma dai primi anni incomincia sem-pre, e per tutti, la scoperta delle origini. Lastoria del popolo di appartenenza, cosaindicano i reperti trovati scavando nellanostra terra… ed ecco diventare semprepiù impellente la domanda della cono-scenza, il desiderio di vedere, di viaggiareper trovare da dove arrivarono i nostriantichi progenitori. Dal generale, è d’uo-po, scendere un po’ al particolare.Precisare luoghi della posizione del sitodella nostra provenienza: Calabria, zonaionica, ma compresa nei luoghi denomina-

ti nel passato MAGNA GRECIA! Sicilia,Calabria, Campania, Puglia abbondano divestigia lasciateci a conferma della meravi-gliosa civiltà raggiunta dai nostri progeni-tori! Certo è che pochi sono i popoli attua-li che possono vantare tali origini! Originicosì lontane, che si contano in migliaia dianni trascorsi. Le vicende storiche susse-guitesi nei vari momenti, ci portano oggi aldesiderio di partire e andare a trovare inostri progenitori. Ecco perché dallaMagna Grecia ci si organizza per partire e

andare a scoprire la Grecia attuale. Oggi,le vicende storiche, ci hanno separati, cisono stati molti cambiamenti, conflitti ter-ribili, ma non tra i nostri due popoli.Finalmente, nel 1980, uniti in associazione,con molte persone di cultura dellaLocride, si riesce a formare un gruppo perintraprendere un viaggio alla scopertadella nostra madre terra. Bisogna dare unnome al gruppo riunito: dopo molte sedu-te, si stabilisce di partire con amicizia, masolo amicizia è troppo poco; il viaggio del-l’amicizia è certamente, ma l’amicizia checos’è se non pace? Ecco allora che, ancheper suggerimento del socio dott.Gemelli,nasce e si forma il nome dell’associazione“Amicizia è Pace”. Quante furono lenostre sorprese in quella Pasqua del 1980!Fummo accolti come fratelli, arrivati dopotanti secoli dalla terra lontana, chiamaronoil nostro viaggio nestos, ritorno, dei figlialla loro madre! Quanta gioia provammonello scoprire tante parole greche nell’usodel nostro dialetto! Da allora a oggi sonpassati molti anni, son cambiate moltecose, ma siamo ritornati molte volte nellanostra Grecia e molti greci sono venuti aSiderno. Ricordiamo tra gli altri il gruppofolcloristico Kristallis, formato da più ditrenta giovani, compresi i musicanti, ospi-

tati per giorni all’hotel President, per con-tributo dell’allora assessore regionale alturismo. Andare in Grecia, ancora oggi,non è solo un viaggio nello spazio, ma èper noi magnogreci, un viaggio veramentenel tempo. È vero che troviamo molteparole delle nostre zone, ma oltre questoc’è un comportamento della gente piùumano. I buoni e i cattivi sono ovunque,questo è noto, ma bisogna sottolineare chead Atene l’accoglienza degli italiani è favo-losa! Chi scrive, sin da quel 1980 vi è sem-pre ritornato in gruppo, e ogni volta tuttihanno sempre avuto questa buona impres-sione sentimentale di Atene. Anche oraimportanti avvenimenti culturali ci leganoal passato greco: in questo periodo aSiracusa, al teatro greco, si rappresentanoopere di Eschilo (andato in scena per laprima volta nel 467 a.C.) e di Euripide del410 a. C. È dagli anni ‘70 che continuamente con inostri soci ci siamo recati ad assistere aquesti importanti avvenimenti culturali, eanche quest’anno vi andremo! Invitiamo,quindi, tutti coloro che vorranno unirsi anoi in questa straordinaria “riscoperta” apartecipare al nostro viaggio a Siracusa e alviaggio ad Atene.

Brown Gio’

Athína, mon amour

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I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

DOMENICA 09 APRILE 21www.rivieraweb.it CULTURA E SOCIETÀ

Tra le centinaia di nerelli che arricchivano lemigliaia delle vigne calabresi, fino agli inizidegli anni ’50 del ‘900, prima del cataclismadell’emigrazione di massa che annientò nonsolo la viticoltura, ma l’agricoltura tutta dellaCalabria, spiccava per la sua qualità superio-re il Nerello Campoto, ossia il nerello diCampo Calabro, che era conosciuto sulloStretto perché dava vino di qualità.Le vigne furono le prime a deperire in quan-to rappresentavano la coltura che aveva biso-gno più delle altre di cura e, di conseguenza,di manodopera.Per avere un’idea di cosa rappresentò la fugadalla Calabria di tutti i suoi figli migliori e piùintraprendenti, essa attualmente produce intutti i settori , specie nell’agricoltura, cin-quanta volte in meno rispetto ai primi deglianni ‘50.Si può restare increduli a quest’affermazio-ne, ma andando nei dettagli ci si convince:manca completamente la produzione di lino,di canapa, di seta, di ginestra; la lana nonviene più lavorata perché è scomparsa la tes-situra artigianale, la produzione della calceidrata nelle fornaci tradizionali venne subitomeno, così pure quella delle tegole, dei mat-toni, dei vasi, la concia delle pelle, mancò la

produzione di resina, quella di cicerchia, dilenticchia, di favetta, di ceci, di lupini, vennemeno la coltivazione del grano persino nelgranaio della Calabria ossia l’area diCrotone, quella dell’orzo, mentre la coltiva-zione della vite, prima presente in tutto il ter-ritorio calabrese, si ridusse in poche aree conproduzione di rilievo: Cirotano, il Lametino,l’area del Savuto.Ritornando a Campo, dai paesi circonvicinie da quelli relativamente lontani vi arrivava-no dei commercianti per comprare il suovino e i più vecchi, quelli che si attestano suinovant’anni, sospirando per la nostalgia,ricordano che prima della 2ª GuerraMondiale, arrivavano, a partire dai primigiorni di dicembre, dei carri a sponde altetrainati faticosamente da coppie di buoibianchi.Portavano dentro due botti, dalla capacità dicirca duecento litri ognuna, che venivanoriempite sui carri stessi trainati dai buoi e chepoi riprendevano la via del ritorno. Alla finedegli anni quaranta del ‘900 i carri si viderovenir meno perché cominciarono a essereusati i camion, ma già verso la metà deglianni ’50 del ‘900, i commercianti che arriva-vano a Campo diminuirono di numero per

una serie di motivi.Tanto per cominciare la gente cominciò aemigrare in maniera massiccia, raggiungen-do specialmente l’America del Nord, quella

meridionale, l’Australia, e marginalmente ilNord Italia e qualche paese Europeo.Inizialmente emigrarono gli uomini, i consu-matori di vino pertanto, e tra di essi gli zap-patori di vigne, coloro che lo consumavanopiù degli altri.Infatti i proprietari di vigne avevano scoper-to che quando gli zappatori cominciavano adiventare un po' euforici per via del vino nonsentivano più la fatica e zappavano di più; diconseguenza ogni tanto passavano tra i lavo-ratori dei contenitori di coccio pieni di vinoda cui si beveva a fontanella, tramite dei bec-cucci, oppure direttamente dagli stessi reci-pienti.Nel dopoguerra, inoltre, cominciò a diffon-dersi l’uso della birra, che entrò in concor-renza con il vino che continuò, anche perquesto motivo, a perdere terreno.Nello spazio di pochi decenni le vigne scom-parvero dai paesaggi agrari calabresi e anchea Campo successe la stessa cosa, per cui, se cisi reca attraverso la provinciale che raggiun-ge il paese, si nota che essa non è più fian-cheggiata da vigneti come nel passato.Di recente, andando a Campo, ho constata-to amaramente che qualcuno che possiedeuna vigna ereditata dal padre non conosce

neppure il nerello del suo territorio, che ivigneti sono ormai rari e quelli impiantati direcente sono costituti da vitigni internazio-nali, specialmente francesi, mentre di quelliitaliani i più apprezzati risultano il Nerod’Avola o Nerello calabrese, il Mascalese;ma supera tutti gli altri per la preferenza chegli viene accordato il S.Giovese.Quelli di Campo non sanno, però, che quasisicuramente il loro Nerello Campoto ha atti-nenza con il S. Giovese, per cui si scopre ilperché da tale vitigno si produceva il migliornero della provincia di Reggio, considerandoche dal S.Giovese si produce uno dei miglio-ri vini d’Italia.Secondo le indicazioni degli anziani interpel-lati il vino di Campo e dei paesi vicini venivaprodotto usando come base le uve delNerello Campoto, ma ad esse venivanoaggiunte le uve del Petroneri, del Castiglionee, in minima parte, quelle del Giacchinè.Tale Nerello è a maturazione medio-precocee già ai primi di settembre nelle aree costie-re della Ionica reggina, in cui le sue uveerano pronte per essere raccolte.Il suo grappolo è elegante, a forma pirami-dale, dagli acini quasi sferici, non fitti, che amaturazione diventano ricchi di pruina.

PASQUALE GIURLEOPROBABILMENTE ARCHITETTO

Vi parlerò questa settimana di un libroche ho trovato in un mercatino dell’u-sato a Londra che si intitola “Storie dicase: abitare l’Italia del boom” dellaDonzelli. Il ritrovamento non mi hasorpreso, in Gran Bretagna c'è unaseguita branca degli studi storici che si

chiama House History e dal 2000 la Bbc ha mandato inonda la fortunata serie televisiva House Detectives cheriesumava segreti e misteri di cottage e magioni. Ci sonoesperti che consigliano agli appassionati di scavare negliarchivi, ma anche in cortile o sotto la carta da parati delproprio villino a schiera. In Italia non siamo così sensibi-li a questi temi, ma si potrebbe cambiare idea leggendoproprio questo libro. Sfogliando le 524 pagine del libro sisprofonda in un romanzone sociale in 23 capitoli (quan-ti sono i palazzi, i grattacieli, i falansteri e le città giardinopresi in esame fra Roma, Torino e Milano) redatto da unmanipolo di architetti, storici e urbanisti che sfoderanomappe catastali, licenze edilizie, deroghe ai piani regola-tori, storie di vicinato, ricordi di famiglia, metamorfosidella vita e degli spazi domestici con la televisione che hasostituito il caminetto e il tinello rimpiazzato dall'office,ma solo negli appartamenti di un certo tono. Troppo faci-le definirli anonimi i palazzi e le palazzine dell'ediliziaeconomica e speculativa, o tutte e due insieme, che hasfigurato le città italiane nell'inarrestabile boom ediliziodal Dopoguerra agli anni ’70. Sono in molti casi brutti,sgraziati, abusivi, ma anonimi proprio no. Quei casermo-ni o quelle strane geometrie in forma di villino che noncomunicano niente, se non alienazione e squallore,custodiscono in realtà un patrimonio di storie, sogni,ambizioni, impicci e conflitti degni di Balzac. La conqui-sta di un tetto sicuro da parte dell'Italia povera e inurba-ta, l'aspirazione tenace al decoro domestico della piccolaborghesia vogliosa di distinzione, le ambizioni di moder-nità, sicurezza e simil-lusso dei ceti un po' più alti che,all'improvviso, hanno deciso di abbandonare la città perisolarsi in certi condomini periferici sul modello delsuburbi americani pieni di verde, a volte cupissimo.Anche nelle «case per i lavoratori», tirate su con i rispar-mi faticosissimi delle famiglie monoreddito e le agevola-zioni della legge Tupini del 1949, l'idea che il sospiratoappartamento dovesse rappresentare (o millantare) ilraggiungimento di uno status e costituire un baluardocontro i pericoli, ma anche la volgarità o la semplicemiseria del mondo esterno era un pensiero fisso. Che simaterializzava con l'attenzione ai dettagli: la signorilitàdell'androne, la rispettabilità della sala, in seguito diven-tata soggiorno, il ricorso ai mobili in stile antico che simu-lavano improbabili eredità di antenati benestanti.Prendiamo il complesso con piscina di via AcquaBullicante al Prenestino, periferia non proprio agiata diRoma; nei primi anni Sessanta, la Società GeneraleImmobiliare, che fa capo allo Ior del Vaticano, cementi-fica a tutto spiano finché non finisce tra le mani di

Michele Sindona, responsabile del suo fallimento, riem-pie i quotidiani locali con questo genere di inserzioni:«Con meno di due milioni in contanti una casa vostra» o«Al Prenestino ci si può affacciare sul blu di una piscina».Questa cosa della piscina, objet trouvé improbabile,diventa un tratto di distinzione in tutto il quartiere e per-fino un toponimo: si dice dove c'è la piscina. Tutti conten-ti e distinti. Si socializza, si risparmia sulle vacanze perchénon c'è quasi più bisogno di andarci, i bambini sguazza-no e fanno amicizia con i figli degli altri condomini, lemamme che cominciano a lavorare stanno tranquilleperché chiamano le nonne a sorvegliarli mentre lorosono via. Poi però le mamme invecchiano, diventanononne e si presenta il problema dell'accesso alla benedet-ta piscina: interdetta ai non residenti anche se sono gliadorati nipotini delle residenti della prima ora. E poi c'èil problema del giardino: i giovani di notte si riunisconosotto gli alberi e fanno caciara. Gli anziani protestano, sidecide di assumere un metronotte, ma quello che costadi meno, perché le disponibilità economiche non sonocerto quelle di un condominio di lusso. Va a finire che ilmetronotte è un ragazzetto del quartiere, amico dei gio-vani inquilini rumorosi: si unisce alla comitiva e alza illivello degli schiamazzi invece di abbassarlo. Anche isogni più blu possono diventare un incubo condominia-le. La signorilità è una buona chiave di lettura di queste

avventure edilizie, soprattutto se intrecciata alle normedella legge Tupini: a Milano, nel Condominio Anelli divia Bianca di Savoia, zona di professionisti, l'approvazio-ne della legge ridimensiona di molto le pretese dei pro-gettisti e dei futuri inquilini. Il motivo è semplice: la leggepromuove il rilancio dell'attività edilizia, ma anche ilrisparmio. Quindi, non si esageri con i lussi, enunciati dallegislatore in 19 attributi: basta che un edificio abbia cin-que di questi attributi e saltano le agevolazioni. Che nonsono da poco: la più rilevante è l'esenzione per 25 annidall'imposta sui fabbricati. Così il Condominio Anellirinuncia alla facciata in pietra naturale, all'ingresso e allescale in marmo, all'ascensore di servizio, all'office davan-ti alla cucina e all'impiego di legni pregiati per porte efinestre. Stessa procedura per la torre di piazzaleBiancamano con vista parco Sempione: uno degli edificiche negli anni ‘50 ha cominciato a modificare lo skylinemilanese. In questo modo, il lussoso diventa signorile. Eanche oggi, salendo le scale di un palazzo elegante masobrio dell'epoca, un avvertito house detector potrà rico-noscere gli indizi della legge Tupini: le rampe con l'alzatain marmo e la pedata e lo zoccolo in ceramica racconta-no gli accorgimenti adottati da un'assennata borghesiaanni Cinquanta che cercava di conciliare le pretese deldecoro con quelle del fisco. In questa irresistibile ma giu-diziosa avanzata verso lo status, ci si sposta in periferia,

barattando la comodità di una casa più grande, moder-na, luminosa e soprattutto protetta, con la scomodità deitrasporti più lunghi per andare e tornare dal lavoro.Negli anni Settanta, a Milano, fanno gola i Giardini LaViridiana, «42mila metri quadri di parco privato intera-mente cintato» punteggiati da torri e villette, dalle partidi Baggio, quartiere che all'epoca non aveva proprio unabuona fama: «Non andare a Baggio se non hai coraggio»si diceva. Ai primi tempi in portineria c'era la guardiaarmata, ma l'appartamento campione allestito in cantie-re aveva un coloratissimo arredo curato da Cassina persuggerire ai futuri condomini come sistemare in modonuovo, razionale e confortevole quelle case-fortino tantomoderne. Le successive liti sull'uso della piscina e dei ser-vizi comuni mantennero invece un tono piuttosto tradi-zionale: i primi colonizzatori ingrigiti contro i giovani e inuovi venuti. Pulsa la modernità a Collegno, nella primacintura torinese. Dai piani alti dello Sky Residence sivedono le Alpi millenarie e le casette di paese, ma neidue blocchi bianchi e blu le ultime novità dell'architettu-ra e del design ci sono tutte. E gli inquilini sono ancoraoggi estremamente gratificati dalla qualità estetica che licirconda. È una storia anni ‘60: l'architetto MassimoCotti non può firmare il progetto perché è solo un geo-metra. Studente lavoratore, si iscrive alle scuole serali perprendere la maturità artistica che poi gli permetterà diandare all'università e laurearsi in Architettura, nel 1975,a 42 anni, quando la costruzione dello Sky è già termina-ta da cinque. A proposito di rapporti di vicinato, altro filorosso del racconto, si potrebbe desumere che meno soldicircolano meno si litiga. Anche perché una delle peggio-ri cause di conflitto sono gli abusivismi, che una certadisponibilità economica la richiedono. Nella palazzinaromana dei Parioli dove abitò Eduardo De Filippo(inquilino peraltro mitissimo dotato di due mastini altret-tanto miti che temevano il gatto dei vicini) il tasso di litigiudiziarie per soprelevazioni, cedimenti strutturalidovuti a demolizioni disinvolte e appropriazioni indebitedi spazi comuni è percentualmente il più alto. Invece,nelle «case per lavoratori» del Consorzio Pitagora,miscela potenzialmente esplosiva di cooperative bianchee rosse di Torino, le cose sono filate relativamente piùlisce. È insomma una grande autobiografia collettiva cheracconta di quelle aspirazioni potenti e desideri di unaclasse media nazionale (l'Italia è il Paese d'Europa con ilpiù alto numero di proprietari di case) che si sono tra-sformate rapidamente in consumo di territorio e, quindi,nuova, problematica forma delle nostre città. Ma questolibro è anche testimonianza della fragilità di un immensopatrimonio immobiliare che sta rapidamente invecchian-do, al pari di quella borghesia che lo aveva desideratocon tanta forza. Come scrive giustamente De Pieri nel-l’introduzione “le case del boom rappresentano unasfida e una risorsa, un punto di passaggio per immagina-re un possibile futuro urbano”. Credo che proprio que-sto sia un ulteriore, importante contributo che il libro cioffre e che punta dritto al cuore malato di molte nostrecittà in attesa di soluzioni diverse e sostenibili.

Vitis vinifera L.Nerello Campoto

Un libro che ricorda “La vita. Istruzioni per l’uso”, famoso e celebrato romanzo esistenziale ecatastale di Georges Perec, accompagnato dalle immagini di “Mon Oncle”, film di Jacques Tati. Ci

troviamo in Italia, tra tinelli, cantinetteabitabili, taverne, attici e superattici,ammezzati, seminterrati, rogiti, mobili instile, androni e cancelli, tutti gliingredienti e gli aggeggi della prudenza

e della demenza domestica, come diceva Gadda, costruiti e progettati, subito dopo la secondaguerra mondiale, tra Roma, Milano e Torino e imitati nelle mille periferie italiane.

ROMANZO CATASTALE

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Tre PanettaMimmo Panetta e Peppe Panetta,

compagni del vecchio PartitoComunista, attorniano con affettoBarbara Panetta, compagna del

nuovo Partito Democratico che harecentemente ritrovato la serenitàgrazie alla consegna della sua ago-

gnata tessera.

Facce illustriMaurizio Baggetta,

Maurizio Reale e l’attorePaolo Ruffini posano insie-me per un selfie esplosivoalla Borsa Internazionaledel Turismo di Milano.

Ospiti d’eccellenzaCecilia Rodriguez posa conLuigi “il Gomma” Rescigno

durante l’inaugurazione delnuovo centro scommesse

di Marina di Gioiosa Jonica.Nuove sinistreMassimo D’Alema eSanto Gioffrè, munitidi coloratissimo pass,si incontrano al con-gresso nazionaledella nuova sinistraitaliana.

Riconoscimenti politiciNinì Scordino e il presidente dell’as-semblea dei sindaci della LocrideFranco Candia siedono vicini duranteun’incontro politico nel quale il primocittadino è costretto a riconoscere alprofessore le grandi doti del suo mae-stro, anche se uno militava nel PCI el’altro nella DC.

Destre convinteIl granitico della destra calabre-se, Giuseppe Scopelliti, si strin-ge al giovane baluardo Filippo

Savica, mai così convinto didover continuare sulla strada

intrapresa a suo tempo.

Accordi navaliLa storica stretta dimano tra Giorgio

Sotira e il responsabiledella nave da crocieraArtemis, approdata lascorsa settimana alPorto delle Grazie.

Discese ardite Angelo Pasqualino, orga-nizzatore della gara diMotocross svoltasi duesettimane fa sulla spiag-gia di Siderno, abbraccia igenitori dopo una rovi-nosa caduta che, fortuna-tamente, non ha avutoalcuna conseguenza.

Saluti ballatiAlfredo fa un grande in bocca

al lupo a i suoi fratelliOsvaldo, Carmelo, Antonio eFrancesco e alle sue sorelle

Giulia, Luana, Federica, Paolae Francesca, che hanno

recentemente iniziato le tra-smissioni su Radio Dance.

Festeggiamenti moderatiIl nostro amico Sergio

Delfino festeggia così lavittoria della sua squadra

di Bovalino nel campionatodel calcio a cinque.

Reggini europeiUna delegazione di giova-ni amministratrici reggine

si lascia immortalaredinanzi al ParlamentoEuropeo, a Bruxelles.

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DOMENICA 09 APRILE 23www.larivieraonline.com

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

“Costa Viola”IGT : il vino dei terrazzamenti eroiciPropaggini dell’Aspromonte occi-dentale si tuffano tra le acque cristal-line del periglioso mare di Scilla eCariddi. Pareti di roccia in cui siaprono anfratti di una eleganza ruvi-da si alternano alle strette lingue disabbia o di ciottoli che ammorbidi-scono l'inflessibile scenario.Cangiante amalgama di elementistruggenti e diabolici, inghirlandatada pendici foderate di macchia

mediterraneaframmisti a pic-cole fette diterra strappa-te a ripidecolline etrattenutedai caratte-ristici muret-ti a seccoc h i a m a t ia r m a c ì e .

Davanti all'im-mobilità apparen-

te e vertiginosa deicrinali aspromontani,

sui quali è difficileanche mantenere l'equi-librio, si intravedono lesagome di una schiera diviticoltori definiti a ragio-ne eroici. Con sfibrantecura praticano una viti-

coltura in uncontesto estre-

mo che si snoda da Capo Barbi allarupe di Scilla, lungo il litorale tirreni-co, toccando diversi comuni (Palmi,Seminara, Bagnara Calabra e Scilla),valorizzando vitigni autoctoni, ter-roir difficilie producendo opere pre-giate, autentiche e irripetibili. Qui,dove la natura gironzola a brigliesciolte e i tramonti si colorano diriflessi violacei, nascono i vini aIndicazione Geografica Tipica«Costa Viola» bianchi, rossi e rosati.Stappiamone uno rosso: color rubi-no carico e luminoso nel calice.L'olfatto rimanda a immediateatmosfere marine, cui si affaccianole note caratteristiche e intense deivitigni autoctoni che lasciano gra-dualmente il posto a profumi di frut-ta rossa con un potente sentore diprugne. Di buona struttura, in boccavince l'eleganza, giocata sulla sobriacombinazione dimorbidezza, giustolivello di tannicità e freschezza,allungata da una salinità appagante eun'acidità succosa con echi fruttatisul finale. Retrolfatto in linea con iricordi fruttati in concerto con l’intri-gante mineralità. Un vino controcor-rente, intenso e senza spigolature,sensuale e non scontato, partorito inuna natura ai limiti del selvaggio checonvive con l'uomo in un perpetuo,emblematico, braccio di ferro nelquale nessuno dei due contendenti,in realtà, vuole vincere.

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

‘Ndavìanu 14 anni, cocchiunu 16. Quandu jìa bbonu‘ndavìanu 18. Chista era l’età giusta pemmu, a Patriamatrigna, u ti chiama ‘nta guerra. “La grande guerra”a’ chiamaru. Era a guerra giusta, chiglia chi ‘ndavìa u‘ggiusta tutti i cosi ‘nta penisola appena unificata (ca’forza). Era a guerra chi ‘ndavìa u faci l’italiani, pecchìfinu a tandu non esistìanu l’italiani. E quali megghiuoccasioni pemmu si utilizzanu risorsi umani frischi,tantu acerbi chi mancu sapìanu chi stava succedendu?Infatti sti poveri cotrarelli eranu chiamati u combat-tunu pe’ na’ Patria chi non volìa a sapìri si eri preparatu,si ‘ndavivi figghi, si eri picciulu, si eri idoneo. Si tilamentavi o disertavi era peju, pecchì u comandanti silavava a coscienza cu nu corpu siccu ‘nta testa. Tutti sticosi chi dicu, avundi si trovanu? A nuglia parti, pecchì‘nte libri da’ scola non dinnu nenti, e peju ancora si sìfaci na ricerca supa a google, nesciunu sulu sfilzi inumeri e mosse, tipo “risiko”: tanti morti, tanti feriti,sordati caduti, generali chi ordinanu l’avanzata, a guer-ra i trincea, l’alleanzi, i patti segreti… e cu vincìu. Acosa peju è ca sti pagini friddi ennu chigli chi si ‘mpara-nu i studenti pemmu pigghianu armenu 6 all’inter-rogazioni. Ma a guerra cu a cumbatti? I sordati ennua cosa secondaria pe’ cu scrivi libri i storia, ma cu ‘staguerra scumpariru quasi tri generazioni i omini, e chiglichi pagaru cchiù assai furu propriu i meridionali, chifuru carni i macellu senza u sannu pecchì, difendirul’interessi i na para i perzuni chi mancu a combattiru‘sta guerra. E ‘ndavi u m’è propriu nu piemontisi chi‘ndi comunica tutti sti dati? Pari ca si: Lorenzo DelBoca, il sangue dei terroni.

U sangu di’ Terroni

Recentemente ho partecipato alla festivitàpopolare e religiosa dedicata ai legumi: laciceriata a Maida (CZ). Al vecchio con-

vento dedicato a San Francesco di Paola, ognianno, si ripete la sagra votiva alla quale parteci-pa tutto il paese e pellegrini da tutta la Calabria.I partecipanti, portando le loro pentole che ven-gono riempite di pasta e ceci, consumano ilpasto sotto gli ulivi tutt’intorno alla chiesa e airuderi del convento.Sono utilizzate circa 30 “coddare” per prepara-re a cura dei cuochi volontari i circa 300 kg diceci insieme ai circa 600 kg di pasta cucinata econdita con più di 150 litri d’olio extra vergined’oliva, tutti donati dai cittadini Maidesi.Vista l’atmosfera religiosa mi è venuto sponta-neo fare anch’io un’offerta e ricevere in cambioun dolce votivo, a “vuturejia”, preparato da un

fedele che ha ricevuto una grazia in donazioneal Santo. Poi dopo aver parlato con il Parrocoche mi ha raccontato che la festa è organizzatadall’Associazione ONLUS di volontariato,colto dall’emozione di questa bella iniziativa hopromesso che ad ottobre, dopo la raccolta delleoliv,e potrò provvedere alla potatura degli ulividel giardino del convento dove ci sono i tavoliallestiti per i pellegrini, naturalmente sempre incompagnia di Costantino Voci, che mi ha ancheaccompagnato in questa occasione ed è tornatoa riprendermi nel pomeriggio. Mi auguro chequesta festa possa diventare uno degli appunta-menti divulgativi di valorizzazione dei legumidel mio progetto “recupero e valorizzazioneantiche leguminose da granella della Calabria”.

Giovanni Gatti

Il recupero dei legumi Calabresiattraverso la ciceriata di Maida

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