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Country Report IRAQ Riservato-Confidenziale (maggio 2011)

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Country Report

IRAQ

Riservato-Confidenziale

(maggio 2011)

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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INDICE

CARTINA GEOGRAFICA 3

IL PAESE IN SINTESI 4 EXECUTIVE SUMMARY 5 CONTESTO POLITICO-ECONOMICO 7 POLITICA E ISTITUZIONI 7 CV DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 25 CV DEL PRIMO MINISTRO 26 CV DEL VICE PRIMO MINISTRO 27 CV DEL MINISTRO DEL PETROLIO 28 CV DEL PRIMO MINISTRO DEL GOVERNO AUTONOMO CURDO (KRG) 29 CV DEL MINISTRO DELLE RISORSE NATURALI DEL KRG 30 CV DEL GOVERNATORE DELLA BANCA CENTRALE 31 ECONOMIA E FINANZA 32 QUADRO ENERGETICO 39 BILANCIO ENERGETICO NAZIONALE 39 PETROLIO 40 GAS NATURALE 56 SETTORE ELETTRICO 59

Report ultimato il 31 maggio 2011

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 3

CARTINA GEOGRAFICA

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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IL PAESE IN SINTESI

Generalità

Popolazione: 31,5 milioni Superficie: 437 mila Kmq Lingue: Arabo e Curdo (ufficiali), Berbero e Francese

Religione: Musulmana (99%)

Principali cariche dello Stato

Capo dello Stato: Jalal Talabani Primo Ministro: Nouri al-Maliki Vice Primi Ministri : H. Shahristani; S.al-Mutlaq; R. Shaways

Indicatori economici e finanziari (stime preliminari 2010)

PIL nominale: 82,2 miliardi di dollari USA PIL nominale procapite 2.560 dollari USA

Tasso di crescita PIL reale: 0,8 % Tasso d’inflazione: 6,0 % Tasso di disoccupazione: 15,0 % Deficit Pubblico % sul PIL -10,0% (stima provvisoria) Bilancia commerciale: + 1,6 miliardi di dollari USA Principali paesi acquirenti: USA, UE27, India, Corea Sud e Cina Principali paesi fornitori: Turchia, UE27, Siria, Cina e Stati Uniti Debito Estero: 42,0 miliardi di dollari (prev. 2011) Riserve internazionali di valuta : 60,0 miliardi di dollari USA

Riserve, produzione e consumi idrocarburi (2010)

Riserve provate petrolio: 143 miliardi di barili Produzione di petrolio e condensati: 2,35 milioni di barili/giorno Rapporto riserve/produzione petrolio: oltre 150 anni Capacità di raffinazione: 820 mila barili/giorno Consumi petroliferi: 680 mila barili/giorno Riserve provate gas naturale : 3.170 miliardi di metri cubi Produzione lorda gas naturale: 16,6 miliardi di metri cubi (2009) Rapporto riserve/produzione gas: oltre 150 anni Consumi gas naturale : 1,2 miliardi di metri cubi (2009) Potenza elettrica installata 7.300 MW (2009) Generazione elettrica 46,4 Miliardi di kWh (2009) Consumi di elettricità 52, 0 Miliardi di kWh (2009) Importazioni energia elettrica 5,6 Miliardi di kWh (2009)

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 5

Executive Summary

Il compito di ricostruire il Paese dopo il 2003 è stato e rimane molto difficile. La riedificazione del paese richiede non solo il ripristino delle sue infrastrutture energetiche e petrolifere, stressate dalla mancanza di investimenti da guerre devastanti e anni di sanzioni, ma anche delle sue istituzioni politiche e dell’ambiente economico-sociale, oggetto di violenti attacchi e conflitti settari. Dal punto di vista istituzionale rimane ancora incompleta la formazione bicamerale del potere legislativo in quanto il Consiglio Federale (Majlis al-Ittihad, ovvero la Camera Alta) non è stato ancora costituito. La nuova Costituzione irachena ha riconosciuto la Regione Autonoma del Kurdistan, ma la richiesta curda di aggiungervi il distretto di Kirkuk è fortemente avversata dalla popolazione sunnita. Inoltre la presenza della Guardia Regionale curda (Peshmerga) rende la situazione estremamente delicata, complicando le relazioni tra il Governo centrale e le Autorità regionali curde. Nel dicembre 2010, un difficile compromesso raggiunto dopo nove mesi di complesse trattative seguite alle elezioni di marzo, ha permesso la formazione di un Governo di Solidarietà Nazionale, che sembra aver privilegiato i partiti sciiti legati all’Iran. Tuttavia, le elezioni hanno visto un maggior numero di partiti e una maggiore partecipazione popolare, soprattutto sunnita. La presenza nel paese di milizie e gruppi terroristici, che rischiano di accendere scontri tribali e confessionali e di compromettere i rapporti tra autorità centrali e quelle periferiche, rende ancora fragili le condizioni della sicurezza interna, anche in considerazione della partenza delle ultime forze americane (47.000 uomini), prevista entro la fine di dicembre 2011. Il Primo Ministro al-Maliki, pur avendo più volte affermato che le truppe straniere non sono più necessarie in Iraq, ha aperto uno spiraglio sulla inevitabilità che le truppe USA lascino il paese e ha invitato il Consiglio dei Rappresentanti a discutere al più presto la questione. Gli Stati Uniti, in occasione di una visita in Iraq del Segretario della Difesa, si sono dichiarati disponibili a considerare un possibile allungamento della presenza militare. I recenti accadimenti avvenuti in numerosi paesi del ME&NA hanno rinvigorito anche in Iraq il malcontento e le dimostrazioni di protesta, ma soprattutto a causa delle carenze tuttora permanenti nella fornitura dei servizi pubblici essenziali, come acqua ed energia elettrica. Nel 2010 è stata mantenuta una apprezzabile stabilità economica nonostante le notevoli incertezze presenti sul piano della politica interna e della

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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sicurezza, e le prospettive per il 2011-2012 sembrano notevolmente migliori, con una crescita economica dell’ordine del 12%. La Finanziaria 2011 prevede un forte aumento degli investimenti in infrastrutture e della spesa corrente, che potrebbe tradursi in un deficit di circa 12 miliardi di dollari. Ma l’aumento delle esportazioni petrolifere e dei prezzi internazionali del petrolio, notevolmente più alti del prezzo di riferimento di 76,5$ dollari/barile assunto per il budget iracheno, inducono a un certo ottimismo. In media, nel 2011 la produzione di petrolio è prevista a 2,75 milioni di barili/giorno, ma dovrebbe continuare ad aumentare considerevolmente nei prossimi anni, dopo gli importanti contratti di servizio firmati nel 2009-2010 con numerose compagnie internazionali. In base ai piani di produzione presentati al Ministero del Petrolio, la capacità di produzione irachena in teoria potrebbe raggiungere 12 milioni di barili/giorno nell’arco dei prossimi sette anni. Una nuova gara per l’assegnazione di nuovi 12 giacimenti di petrolio e gas naturale è stata annunciata per il gennaio 2012 L’intensa ripresa delle attività esplorative e di sviluppo ha consentito di innalzare le stime delle riserve provate di petrolio a 143 miliardi di barili, che pongono l’Iraq al terzo posto mondiale alle spalle di Arabia Saudita e Venezuela. La maggiore entità delle riserve sarà certamente in grado di influenzare la quota OPEC che in futuro sarà assegnata all’Iraq, a seguito del suo eventuale pieno rientro nel sistema dei paesi produttori OPEC. Il paese è dotato di circa una dozzina di raffinerie inefficienti e sotto utilizzate, con una capacità complessiva di circa 820.000 b/g, ma la costruzione di quattro nuovi complessi a Nassiriya (300.000 b/g), Kirkuk (150.000 b/g), Maysan (150.000 b/g) e Kerbala (140.000 b/g), entro il 2017, faranno aumentare la capacità di lavorazione del sistema di raffinazione iracheno a oltre 1,5 milioni di b/g. Le riserve provate di gas naturale, stimate in 3.170 miliardi di metri cubi, sono costituite prevalentemente gas associato al petrolio e solo una quota minima della produzione viene commercializzata. I progetti di sviluppo dei giacimenti di gas libero e la raccolta del gas associato palesano notevoli rallentamenti, rischiando di ritardarne l’utilizzo nelle nuove centrali a gas programmate dal Governo. Mentre la generazione elettrica risulta ancora basata quasi esclusivamente sull’olio combustibile, la capacità raggiunge attualmente solo 8.000 dei 13-15.000 MW necessari a soddisfare le esigenze quotidiane della popolazione irachena. Il Ministero dell’Elettricità punta ad attirare la partecipazione degli investitori privati e dei contractor internazionali in nuovi progetti elettrici, con l’obiettivo di triplicare la potenza installata a 27.000 MW in un decennio.

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 7

CONTESTO POLITICO-ECONOMICO

Politica e Istituzioni

Introduzione

Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, dalla primavera del 2003 fino al giugno 2004 l’Iraq è stato amministrato dalla CPA (Coalition Provisional Authority) sotto la guida americana. In seguito ebbe luogo la costituzione di un Governing Council (organo provvisorio costituito per lo più da esuli rientrati in patria) e venne approvata la Transitional Administration Law (TAL) che ha traghettato l’Amministrazione provvisoria irachena fino al trasferimento dei poteri a un Governo “ad interim” guidato dal Primo Ministro Iyad Allawi. Le prime elezioni del paese, nel gennaio 2005, permisero di istituire l’Assemblea Costituente incaricata di redigere la nuova Costituzione e venne formato un nuovo esecutivo provvisorio, guidato dal Primo Ministro Ibrahim al-Jaafari. Dopo l’approvazione della Costituzione con il Referendum popolare dell’ottobre 2005, nel successivo dicembre si tennero le elezioni per il Parlamento iracheno (Consiglio dei Rappresentanti), che videro un ampio successo della coalizione sciita Alleanza Irachena Unita (UIA), tuttavia senza l’ottenimento della maggioranza assoluta. Furono nominati il Presidente e i due Vice Presidenti dell’Iraq e dopo un lungo stallo politico venne data la fiducia (maggio 2006) al Governo del Primo Ministro Nouri al-Maliki, in un clima di violenza tra le diverse fazioni senza precedenti nel paese, durato tutto il 2006, che si chiuse alla fine di dicembre con l’esecuzione di Saddam Hussein. Nel 2007, per reprimere le dilaganti violenze, gli USA furono costretti ad aumentare il loro contingente di 30.000 unità (portando gli effettivi a 170.000 uomini) e alcune fazioni radicali sciite uscirono dal Governo, accusando al-Maliki di avere l'intenzione di reprimere le autonomie locali. Nel gennaio 2009, le elezioni Provinciali (tenutesi in 14 delle 18 Regioni irachene) hanno segnato un cambio di tendenza rispetto al 2005, a vantaggio delle forze politiche laiche e nazionaliste e a sfavore dei partiti religiosi autonomisti-federalisti, incolpati di corruzione e d’inefficienza nella gestione amministrativa. Per la prima volta, la popolazione sunnita ha partecipato al voto in numero appropriato, ribaltando i risultati sproporzionati usciti dalle urne a causa del loro vasto boicottaggio elettorale nel 2005. A seguito delle elezioni parlamentari del marzo 2010, dopo un lungo stallo politico durato fino a dicembre 2010, il Governo al-Maliki ha ricevuto la fiducia attraverso un compromesso con le principali formazioni rivali, che ha consentito il loro ingresso in un ampio Governo di solidarietà nazionale.

Il passaggio dalla

CPA, a guida USA,

all’Assemblea

Costituente

Approvazione della

nuova Costituzione

nel 2005

Nascita del

Parlamento (COR)

e prime nomine

istituzionali

Gli sviluppi politici

tra le elezioni

amministrative 2009

e le politiche 2010

Governo di solidarietà

nazionale dopo lo

stallo politico

nel 2010

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Le principali istituzioni del Paese L’Iraq, secondo la Costituzione adottata nel 2005, è una Repubblica federale parlamentare islamica. Il potere legislativo prevede una struttura bicamerale composta dal Majlis an-Nuwwâb Consiglio dei Rappresentanti (COR) e dal Majlis al-Ittihad Consiglio Federale, che tuttavia non è stato ancora costituito. I suoi membri devono essere eletti dalle Province, ma la sua esatta composizione e i compiti non sono spiegati dalla Costituzione e dovranno essere stabiliti dal COR.

Il Consiglio dei Rappresentanti è composto da 325 parlamentari (un seggio ogni 100.000 iracheni) con mandato quadriennale. Elegge il Presidente della Repubblica, approva le leggi federali, monitora le prestazioni dell’Esecutivo e ratifica i trattati internazionali. La Costituzione prevede che almeno il 25% dei deputati siano donne, ma la norma è largamente disattesa. Alcuni seggi sono riservati di diritto alle minoranze religiose.

Il Consiglio di Presidenza è composto da quattro membri, il Presidente della Repubblica irachena e tre Vice Presidenti. Tra i poteri del Consiglio della Presidenza, che prende le sue decisioni all’unanimità, rientrano la nomina del Primo Ministro e del Consiglio dei Ministri, la promulgazione delle leggi approvate dal Parlamento e l’emanazione di Decreti Presidenziali. L’attuale Presidente in carica è Jalal Talabani, leader del Partito Curdo PUK, eletto in Parlamento nella Kurdish Alliance (KA), lista unificata dei due maggiori partiti curdi. Le tre Vice Presidenze vedono in carica Khudayr al-Khuzaie sciita del partito Dawa, Tareq al Hashemi sunnita ex Segretario Generale dell'Iraqi Islamic Party (IIP), il principale partito religioso sunnita iracheno, e Adel Abdul Mahdi, economista sciita del Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica in Iraq-SCIRI (dimissionario dal 30.05.2011).

Il potere esecutivo è esercitato dal Primo Ministro (che è anche Comandante in Capo delle Forze Armate) e dal Consiglio dei Ministri, presieduto dallo sciita al-Maliki, del partito Dawa.

La Costituzione sancisce l’indipendenza della magistratura. L’Higher Judicial Council è l’organo di controllo incaricato di supervisionare l’andamento della giustizia, mentre la Corte Suprema Federale si pronuncia sulla costituzionalità delle leggi e sui conflitti di attribuzione tra governo federale e le autorità periferiche regionali.

Amministrativamente il paese è strutturato in 18 Province (Muhafazat, ovvero Governatorati), articolate in Distretti e Consigli Comunali. La nuova Costituzione ha riconosciuto l’autonomia della Regione del Kurdistan introdotta con la Legislazione del 1992, rimasta in vigore con tutte le sue regole, salvo quelle che contrastano con la Costituzione stessa. La Regione Autonoma del Kurdistan comprende i tre Governatorati di Arbil, Duhok e Sulaymaniyah, ha un Governo autonomo e una propria Guardia Regionale (Peshmerga).

Il sistema bicamerale

non si è ancora

integralmente

costituito

Il Consiglio di

Presidenza decide

all’unanimità

Il Parlamento

prevede un seggio

ogni 100 mila

abitanti

Dimissioni impreviste

di uno dei tre

Vicepresidenti

Le Forze Armate

rispondono al

Primo Ministro

Indipendenza della

Magistratura

La Costituzione

riconosce la

Regione Autonoma

del Kurdistan

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Coalizioni e partiti delle ultime elezioni politiche di marzo 2010 Nelle elezioni politiche del marzo 2010, numerosi partiti hanno partecipato alla competizione elettorale inserendosi in più larghe coalizioni. La Coalizione per lo Stato di Diritto, capitanata da Nouri al-Maliki leader del Partito Islamico Dawa (IDP), sciita e sostenitore, più di recente, della necessità di una maggiore centralizzazione dei poteri dello stato iracheno. Fondato nel 1957, nella città santa di Najaf, sotto la guida preminente del teologo Mohammad Baqir al-Sadr, il Dawa (Hizb al-Da'wa al-Islamiya, l’Appello Islamico) è stato a lungo perseguitato dal regime Baath, salito al potere con il colpo di stato militare del 1968. Numerosi suoi leader sono stati assassinati (tra cui lo stesso Baqir al-Sadr, nel1999), tanto che un Decreto del Consiglio del Comando Rivoluzionario presieduto da Saddam Hussein nel marzo 1980 dichiarava traditori dello Stato, condannandoli a morte, tutti i suoi iscritti e simpatizzanti, che in massa furono costretti a fuggire in esilio (principalmente in Iran e in Siria). Nel 2007, il Dawa ha eletto Segretario Generale al-Maliki, che ricopre oggi la carica di Primo Ministro. La Coalizione include il Fronte di Salvezza Anbar, guidato dal sunnita Sheikh Hatim al-Dulaymi, e il Movimento Arabo Indipendente di Abd al-Mutlaq al-Jabbouri. Nelle precedenti elezioni Provinciali del 2009, la coalizione aveva ottenuto un incoraggiante successo elettorale. L’Alleanza Nazionale Irachena (INA), formata nell’agosto 2009, è la coalizione sciita concorrente del Dawa, riconosciuta come più pronunciatamente islamista e autonomista. L’INA ha raccolto i seguenti partiti: Il Consiglio Supremo Islamico dell’Iraq (ISCI), del clericale Abd al-Aziz al-Hakim, originariamente noto come Supreme Council for the Islamic Revolution in Iraq (SCIRI) a suo tempo guidato dall’Ayatollah Baqir al-Hakim (fratello dell’attuale leader) che è stato assassinato nel 2003 dai militanti di al-Qaeda. Fortemente radicato nel Sud dell’Iraq, sostiene la creazione di una regione federale autonoma sciita composta da 9 Province, che consegnerebbe agli sciiti il controllo quasi completo delle riserve petrolifere irachene. Fin dalle elezioni provinciali del 2009 si è allontanato dalla sua storica coalizione (UIA) con il Dawa, a causa del crescente orientamento anti federalista di al-Maliki. Il Movimento Sadrista (Jaysh al Mahdi) guidato da Muqtada al-Sadr, figlio del popolare leader religioso fatto uccidere da Saddam. D’ispirazione nazionalista e munito di una nutrita milizia (filo iraniana), ha trovato popolarità soprattutto tra le classi più povere sciite. Si è opposto alla presenza delle forze USA nel paese, ma la sua forza militare si è affievolita, dopo un energico intervento delle Forze di Sicurezza Irachene e degli USA (battaglia di Sadr City, 2008) che ha costretto Muqtada al-Sadr a trovare temporaneo rifugio in Iran. Il movimento, anche se ridimensionato,

La Coalizione dello

Stato di Diritto

guidata da al-Maliki

mira a consolidare

i poteri centrali

dello Stato

L’Alleanza Nazionale

Irachena sciita, più

incline all’autonomia

federalista del sud

Il Movimento sadrista

raccoglie consensi

tra le classi sciite

più povere

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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continua a rappresentare un ampio serbatoio di voti, per le sue attività di sostegno sociale e beneficienza (simili a quelle di Hamas in Palestina). Le altre componenti dell’Alleanza, includono il National Reform Movement, fazione che si è separata dal Dawa ed è guidata dall'ex Primo Ministro Ibrahim al-Jafari; il Partito Fadilah (Virtù Islamica), radicato essenzialmente a Bassora e il Congresso Nazionale Iracheno di Ahmad Chalabi, ex esule che ha avuto un ruolo politico chiave prima dell’invasione USA del 2003 e artefice della istituzione di una Commissione incaricata di squalificare i candidati (non necessariamente sunniti) che hanno avuto legami con il partito Baath. Nell’insieme l’INA è ritenuta molto vicina all'Ayatollah Sistani, la massima guida religiosa dell’Iraq, pur non avendo ricevuto una sua formale approvazione. Altra importante aggregazione politica, formatasi nell’ottobre 2009, è quella del Movimento Nazionale Iracheno (Iraqiyya) guidato dall'ex Primo Ministro laico sciita Iyad al-Allawi aperto alla collaborazione con l’Iraq Front for National Dialogue sunnita, guidato da Saleh al-Mutlaq (ex-Baath) e con il Partito Islamico Iracheno (IPP), principale partito sunnita del Vice Presidente Tariq al-Hashimi, che accoglie anche altri preminenti sunniti, tra cui Osama al-Nujaifi (Partito Al Hadba) e Rafi al-Issawi. La Commissione incaricata di estromettere le personalità compromesse con il Baath, aveva squalificato al-Mutlaq e un altro importante candidato della sua lista, con sentenza confermata anche in Corte d'Appello. Ma in seguito la decisione è stata annullata con un provvedimento legislativo del novembre 2010. La Kurdistan Alliance (che governa la Regione Autonoma del Kurdistan) è fondata sull’accordo tra il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) presieduto da Masoud Barzani - che raccoglie i consensi socialdemocratici ma anche quelli delle frange tribali conservatrici del Kurdistan - e l’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), partito originariamente d’ispirazione socialista/leninista molto radicato nella città di Sulaymaniyah, di cui è fondatore (1975) e Segretario Generale il Presidente dell’Iraq Jalal Talabani. La solidità della coalizione e del PUK è stata messa in discussione in occasione delle elezioni amministrative di luglio 2009, a seguito del distacco dal PUK della fazione Gorran (Cambiamento) che ha partecipato alle elezioni con una propria lista, raccogliendo un apprezzabile risultato. Guidato da Nawshirwan Mustafa, vice di Talabani nel PUK fino al 2007, Gorran si oppone al Governo Regionale curdo e a quello nazionale. I partiti curdi indipendenti minori di opposizione si distinguono nell’Unione Islamica Curda, partito nazionalista e islamista sunnita (ispirato al movimento egiziano dei Fratelli Musulmani) che è radicato a Erbil e mantiene buoni rapporti con i due partiti maggiori dell’Alleanza Kurda, e nel partito sunnita Gruppo Islamico del Kurdistan, nato nel 2001 da una

L’Alleanza Curda

tra KDP e PUK

gestisce l’autonomia

del Kurdistan

Le altre fazioni sciite

fedeli alla guida

spirituale al-Sistani

Il movimento laico

Iraqiyya di al-Allawi

raccoglie l’adesione

sunnita

La fazione

emergente curda

Gorran

Gli altri partiti

islamici curdi

di opposizione

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 11

scissione della succitata Unione e sospettato di collegamenti con il gruppo terroristico sunnita Ansar al-Islam autore di attacchi alle istituzioni curde. Tra i rimanenti raggruppamenti si annoverano l’Alleanza per l’Unità dell'Iraq, guidata dal Ministro degli Interni Jawad Bolani (sciita moderato indipendente) che comprende la fazione tribale dello Sceicco Ahmad Abu Risha, fratello del leader del Movimento del Risveglio Sunnita. Radicata nella provincia di Anbar, l’Alleanza è stata la prima a collaborare con gli USA contro Al Qaida, ma è stata fortemente penalizzata dalla estromissione di numerosi suoi candidati dalle liste elettorali. Inoltre, il Fronte Iracheno dell’Accordo (al-Tawafuq), coalizione di capi tribali sunniti fuoriusciti dal Partito Islamico Iracheno (IIP). Guidato da Ayad al-Samarrai, portavoce uscente del Parlamento iracheno (COR), si è rivelato un debole concorrente rispetto alla coalizione Iraqiyya di Allawi. Tra i partiti minori comunque presenti nel paese, si citano inoltre l’Iraqi Turkomen Front (turcofilo, basato a Kirkuk), il People’s Union (laico e comunista, ex alleato in passato di al-Allawi), l’Islamic Action (partito sciita, basato a Karbala), la National Democratic Alliance (partito secolare), la Rafidain National List (partito assiro-cristiano) il Liberation and Reconciliation Gathering (partito secolare sunnita, legato alla tribù Jiburi) e la Lista Yazidi (rappresentante l’omonima piccola minoranza religiosa del Kurdistan settentrionale). Le elezioni legislative del marzo 2010 sono state contrassegnate dalla decisione dall’Alta Commissione Elettorale di escludere circa 500 politici sunniti e 15 liste elettorali (a prevalenza sunnita) dalla competizione, con la motivazione di evitare i pericoli di un ritorno di personaggi baathisti nella politica irachena. Il provvedimento ha fatto crescere il clima di scontro politico prima e dopo le elezioni, fin quando è stato corretto con un atto legislativo che ha riammesso alcuni eminenti candidati prima esclusi. Un ulteriore elemento di conflitto è scaturito dalla riallocazione (basata sulla popolazione dei Governatorati) dei nuovi seggi parlamentari, che la Legge elettorale del novembre 2009 ha fatto aumentare da 275 a 325. I risultati elettorali e la formazione del nuovo Governo Le elezioni hanno registrato una partecipazione elettorale del 62% e l’iscrizione di 85 coalizioni e di oltre 6.000 canditati. Il Movimento Iraqiyya, guidato dall’ex Primo Ministro Iyad Allawi, è stato il vincitore a sorpresa delle elezioni, ma i suoi 91 seggi non sono stati sufficienti a formare un governo. Nessuna lista ha ottenuto la maggioranza assoluta, in quanto la formazione di Allawi ha superato per soli due seggi la Coalizione per lo Stato di Diritto di al-Maliki. L’Alleanza Nazionale Irachena sciita, in regresso, si è

Le altre coalizioni

marcate da

interessi tribali

Lo scontro politico per

l’estromissione dei

sunniti dalle

liste elettorali

e la ripartizione dei

seggi aggiuntivi del

COR, aumentati

da 275 a 325

Affluenza elettorale

al 62%

Iraqiyya è il vincitore a

sorpresa delle elezioni,

ma nessun partito

ha conquistato la

maggioranza

assoluta

I partiti minori

e la polverizzazione

politica

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comunque confermata come terza forza parlamentare, grazie alla tenuta della componente sadrista che ha procurato 40 dei 70 seggi aggiudicati. In calo anche l’Alleanza per il Kurdistan (a vantaggio dell’emergente Gorran, che ha fatto leva sul malcontento nei confronti della gestione del potere dei due partiti maggiori della Regione Autonoma) e il Fronte iracheno di al-Samarrai. Cinque degli otto seggi riservati alle minoranze sono andati ai Cristiani e uno ciascuno ai gruppi dei Sabei, Mandei e Yazidi. Il Premier al-Maliki è risultato il candidato più votato (circa 623 mila preferenze) che ha preceduto al-Allawi (407 mila voti), Osama al-Nujayfi (275 mila voti) e Tareq al-Hashemi (201 mila voti), appartenenti a Iraqiyya, con sensibile vantaggio rispetto a tutti gli altri candidati. I risultati certificati il 26 marzo 2010 dall’Alta Commissione Elettorale Irachena sono riassumibili nella seguente composizione del Consiglio dei Rappresentanti del Popolo, che si è riunito per la prima volta a metà giugno 2010: La nuova composizione del Consiglio dei Rappresentanti (giugno 2010)

Il 21 dicembre 2010, dopo mesi di estenuanti trattative, al-Maliki ha formato un governo di solidarietà nazionale, che sembra aver privilegiato da un lato i partiti sciiti più legati all’Iran e dall’altro l’alleanza curda. Ha nominato un Gabinetto composto da 3 Vice Primi Ministri e circa una cinquantina di Ministri, tenendo per se, ad interim, Difesa e Interni.

Coalizioni e Partiti politici N.

Seggi

%

Seggi Voti

Popolari

%

Voti migliaia

Iraqiyya (al-Allawi) 91 28,0% 2.848,6 24,7%

Coalizione per lo Stato di Diritto (al- Maliki) 89 27,4% 2.792,1 24,2%

Alleanza Nazionale Irachena 70 21,5% 2.092,1 18,2%

di cui Movimento Sadrista (40) 12,3%

Kurdistan Alliance (KDP+PUK) 43 13,2% 1681,7 14,6%

Gorran (Nawshirwan Mustafa) 8 2,4% 476,5 4,1%

Fronte Iracheno della Concordia (al-Samarrai) 6 1,8% 298,2 2,6%

Alleanza per l’Unità dell'Iraq (Bolani) 4 1,2% 306,6 2,7%

Unione Islamica Curda 4 1,2% 243,7 2,1%

Gruppo Islamico del Kurdistan 2 0,6% 152,5 1,3%

Seggi riservati alle minoranze 8 2,5% 61,2

Totale Seggi 325 100,0% 11.526,4

Al-Maliki e tre

candidati di Iraqiyya

sono stati i più votati

Un difficile

compromesso

ha favorito i

partiti sciiti

I consensi della

maggioranza curda

erosi dal Gorran

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 13

Al-Maliki ha elevato alla carica di Vice Primo Ministro (con competenze per l’Energia) il laico indipendente Hussein al-Shahristani, in precedenza Ministro del Petrolio, promuovendo al suo posto il Vice Ministro Abd al-Karim al-Luaibi. Ha inoltre assegnato sette ministeri ad altrettanti esponenti della sua coalizione. Tra questi, Amer Hassan Al-Khuzaii è stato nominato Ministro di Stato per la Riconciliazione nazionale. La lista Iraqiyya ha visto la nomina a Vice Primo Ministro di Saleh al-Mutlaq (la cui estromissione politica era stata annullata dal COR appena una settimana prima), mentre Rafi al-Issawi ha ricevuto l’incarico di Ministro delle Finanze e Osama al-Nujaifi è stato nominato portavoce del Parlamento. Le ulteriori nomine hanno riguardato Ahmed Nasser Dalli all'Industria, Mohamad Tawfiq Allawi (cugino di Ayad Allawi) alle Comunicazioni e Abdul-Karim Yassin al Mininistero della Scienza e Tecnologia. L' Iraqi National Alliance, ha ottenuto la conferma di Adel Abdul Mahdi alla Vice Presidenza della Repubblica e 12 ministeri minori spartiti tra le diverse fazioni. In particolare il Movimento Sadrista ne ha ottenuti otto, tra cui Giustizia, Trasporti, Risorse Idriche, Lavoro, Abitazioni, Affari Sociali, Pianificazione, Turismo e Antichità. Principali Membri del Governo in carica Primo Ministro Nouri al-Maliki Vice Primo Ministro (supervisione Energia) Hussain Shahristani Vice Primo Ministro Saleh al-Mutlaq Vice Primo Ministro Rowsch Nuri Shaways Ministro degli Interni ad interim al-Maliki Ministro della Difesa ad interim al-Maliki Ministro Affari Esteri Hoshyar Mahmud Zebari Ministro delle Finanze Rafi al-Issawi Ministro del Petrolio Abd al-Karim al-Luaybi Ministro Elettricità Raad Shallal al-Ani Ministro Industria e Minerali Ahmad Nassar Dali al-Karbouli atre cariche

Governatore della Banca Centrale Sinan Al-Shabibi P residentedel Consiglio dei Rappresentanti (COR) Osama al-Nujaifi La Kurdistan Alliance ha incassato il rinnovo del mandato di Talabani alla Presidenza della Repubblica, la nomina del curdo Rowsch Nuri Shaways (veterano del KDP) come terzo Vice Primo Ministro e la conferma di Hoshyar Zebari (KDP), cognato del Presidente della Regione Autonoma del Kurdistan Massoud Barzani, agli Esteri. Ad altri due esponenti del PUK sono stati affidati il Ministero della Sanità e quello del Commercio.

La promozione

di al-Shahristani a

Vice Primo Ministro

La squalifica di Al-

Mutlaq è stata annullata,

ma il peso di Iraqiyya

nel Governo si è

rivelato marginale

Premiata la fazione

sadrista filo iraniana,

a scapito degli alleati

sciiti di al-Jafari

L’Alleanza curda

ricompensata per

l’incarico dato dal

Presidente Talabani

ad al-Maliki

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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Nel febbraio 2011, con la "seconda ondata" di nomine ministeriali, altri due esponenti di Iraqiyya sono entrati nel Governo. Il tecnocrate Raad Shallal al-Ani è stato nominato Ministro dell’Elettricità, con il compito di fronteggiare i gravi problemi dovuti al perdurare della carenza di energia elettrica nel paese. Jamal al-Battikh è stato nominato Ministro di Stato per gli Affari Tribali. Tra febbraio e aprile 2011, le proteste che hanno scosso la Tunisia e poi l’Egitto e la Libia si sono manifestate anche in Iraq, propagandosi in numerosi Governatorati, tra cui Baghdad, Maysan, Sulaymaniyah, Bassora, Anbar, Niniveh, e Kirkuk, registrando un picco di oltre 20 vittime il 25 di febbraio. La disapprovazione popolare ha riguardato tutte le fazioni politiche e ha portato alle dimissioni dei Governatori provinciali di Wasit, Bassora e di numerosi dirigenti provinciali e comunali della Provincia di Anbar. Ulteriori disordini nella Regione autonoma del Kurdistan, tra febbraio e marzo 2011, hanno offuscato la sua immagine di oasi di maggiore stabilità e benessere in Iraq. Dopo aver chiesto lo schieramento dei Peshmerga, contro gli insorti, per lo più sunniti, il Governatore e l’intero Consiglio Provinciale di Kirkuk è stato costretto a rassegnare le dimissioni (15 marzo 2011). Le tensioni nella provincia di Kirkuk riguardano in modo specifico le questioni relative alle risorse idriche. Lo sceicco Khaled al-Mafraji, uno dei leader dell'Arab Political Council, che raggruppa capi tribù locali in maggioranza arabi sunniti, ha accusato la Regione Autonoma del Kurdistan di privare i contadini arabi dell’acqua (diga Dukan), biasimando anche il governo centrale di Baghdad colpevole di “non muovere un dito” Il nuovo Governo ha cercato di disinnescare le tensioni, con alterne fortune almeno fino ad oggi. Ai primi di febbraio 2011, Maliki ha annunciato la riduzione volontaria del suo stipendio (da circa 350 mila dollari all'anno a circa la metà), assicurando che non cercherà un terzo mandato, alla scadenza del suo incarico nel 2014. Inoltre, ha proclamato l’intenzione di sottomettere a una “verifica dei primi 100 giorni” l’efficacia della sua azione di governo e del suo intero Gabinetto. Lo sforzo, indirizzato a ricondurre una maggiore responsabilità di governo nelle istituzioni nazionali, rispetto a quelle periferiche e regionali, ha comunque raccolto dei risultati. Un recente pronunciamento della Corte Suprema Federale ha infatti posto sotto la tutela del Consiglio dei Ministri alcuni organi indipendenti previsti dalla Costituzione, tra i quali la Commissione Elettorale, la Commissione d’Integrità e la Banca Centrale Irachena. Ciò nonostante la BCI sostiene che la sentenza non influirà di fatto sulla indipendenza del suo operato.

La nomina

del Ministro

dell’Elettricità

La primavera araba

ha raggiunto

anche l’Iraq

Il malcontento popolare

colpisce tutte le

fazioni politiche

Le proteste

riguardano problemi

di acqua ed elettricità

e non le libertà

democratiche

Al-Maliki ha promesso

una verifica dei primi

“cento giorni” del

suo Esecutivo

Il Governo ha rafforzato

il controllo sugli organi

indipendenti e sulla

Banca Centrale

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 15

I risultati delle elezioni politiche, in ogni caso, hanno contribuito a ridisegnare una nuova mappa degli equilibri parlamentari nei Governatorati.

La mappa geopolitica delle elezioni del 2010

Governatorato Capitale Seggi Appartenenza territoriale

COR

Centro Baghdad Baghdad 68 Maliki 26; Iraqiyya 24; INA 17;

Babil Hillal 16 Maliki 8; INA 5; Iraqiyya 3;

Wassit Wasit 11 Maliki 5; INA 4; Iraqiyya 2;

Diyala Baqubah 13 Iraqiyya 8; INA 3; Maliki 1; Kurdistan Alliance 1;

Salah al-Din Tikrit 12 Iraqiyya 8; Bolani 2; Samarrai 2;

Nord Dohuk Dohuk 10 Kurdistan Alliance 9; altri Curdi 1;

Erbil Erbil 14 Kurdistan Alliance 10; altri Curdi 4;

Sulaymaniyah Sulaymaniyah 17 Kurdistan Alliance 8; Gorran 8; altri Curdi 1;

Tamim (Kirkuk) Kirkuk 12 Iraqiyya 6; Kurdistan Alliance 6;

Nineveh (Mosul) Mosul 31 Iraqiyya 20; Kurdistan Alliance 8; INA 1; Samarrai 1; Bolani 1;

Ovest Anbar Ramadi 14 Iraqiyya 11; Samarrai 2; Bolani 1;

Karbala Karbala 10 Maliki 6; INA 3; Iraqiyya 1;

Najaf Najaf 12 Maliki 7; INA 5;

Sud Basra Basra 24 Maliki 14; INA 7; Iraqiyya 3

Muthanna Al Samawah 7 Maliki 4; INA 3;

Maysan Al Amarah 10 INA 6; Maliki 4;

Qadisiyah Diwanya 11 INA 5; Maliki 4; Iraqiyya 2;

Dhi Qar Nasiriya 18 INA 9; Maliki 8; Iraqiyya: 1;

Totale 310

Seggi Riservati 8 Minoranze: Cristiani 5; Altre 3;

Compensatori 7 Maliki 2; Iraqiyya 2; INA 2; Kurdistan Alliance 1;

Totale 325

Nuovi equilibri

parlamentari nei

Governatorati

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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Caratteristiche etnico-religiose e tribali dell’Iraq

Con una popolazione stimata in circa 32 milioni, l’Iraq è una nazione multi etnica, formata prevalentemente da Arabi (75%-80%) e Curdi (15%-20%) e per circa il 5% da Turcomanni, Caldei, Assiri ed altre etnie. E’ tuttavia doveroso precisare che l’ultimo Censimento Generale della Popolazione risale al 1987. I tentativi volti ad eseguire il nuovo censimento della popolazione sono stati ripetutamente rinviati, a causa dei contrasti tra il Governo Centrale e quello Regionale del Kurdistan sulla Provincia di Kirkuk e su aree di altri Governatorati (Niniveh, Salahuddin e Diyala) caratterizzate da contesti etnico-religiosi molto complessi. Secondo l’Articolo 25 della Costituzione irachena, l’Islam è la “religione ufficiale”, professata da circa il 97% dei cittadini, ma è garantita la libertà religiosa delle minoranze. I musulmani iracheni sono in maggioranza sciiti (oltre il 60%) e sunniti (circa il 35%). Vi sono poi numerosi cristiani, di ogni rito, ed ebrei, yazidi e sabei. L’Arabo e il Curdo sono le due lingue ufficiali, ma sono anche presenti le lingue turcomanna (un dialetto turco), assira e armena. Dal punto di vista etnico e linguistico gli sciiti iracheni, in ogni caso, sono in maggioranza arabi e tengono alla loro diversità rispetto agli iraniani sciiti. In Iraq si possono contare circa 150 Tribù (ashira), composte da circa 2.000 Clan (fukhdh) di diverse dimensioni. Le loro specificità in termini di fedeltà e influenza superano i legami di appartenenza alle diverse etnie e confessioni religiose. I membri del Clan infatti si prestano un’assistenza reciproca nel lavoro, con prestiti economici, negli interventi burocratici e nella politica. Inoltre, in ogni clan o tribù vige un rigoroso codice d’onore e il dovere della vendetta. La maggior parte degli iracheni si identifica fortemente con la propria tribù, prestandole una fedeltà sicuramente maggiore di quella data alle autorità costituite. L'unità di base della struttura tribale irachena è la Khams (la famiglia allargata) composta da tutti i maschi che condividono lo stesso bisnonno. Gruppi di Khams si raccolgono in Biet (case) che a loro volta in un certo numero possono formare un Clan. Gli interessi del Clan sono rappresentati da un Sceicco, le cui prerogative riguardano la composizione delle dispute interne ed esterne e la rappresentanza a livello politico. I Clan sono associati in Tribù, guidate da uno Sceicco superiore (Sheikh of Sheikhs), che possono contare da alcune migliaia a più di un milione di membri. Un gruppo di tribù forma una Confederazione (qabila). La tribù di Saddam Hussein fa parte di una federazione che prende il nome dalla sua città natale, di Tikrit (al-Tikriti). Le confederazioni tendono riunificarsi solo quando sono minacciate dall'esterno, come in tempo di guerra.

L’Iraq è una nazione

multietnica

complessa

L’Islam è fonte

della Costituzione,

nessuna legge può

contraddirla

La struttura

tribale dell’Iraq

La Khams,

famiglia allargata,

è alla base di

Clan e Tribù

I poteri di mediazione

e rappresentanza

dello Sceicco

L’Arabo e il curdo

sono lingue

ufficiali

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 17

Le principali associazioni tribali dell’ Iraq

La Shammar è nota per essere la più grande confederazione tribale dell'Iraq. Con più di un milione e mezzo di persone. E’ maggiormente identificabile nel nord-ovest, ai confini con la Siria, e include gruppi sunniti e sciiti. Il gruppo di tribù Dulaym, vanta origini saudite ed è concentrato nella Provincia occidentale di al-Anbar. Numerosi iracheni portano il cognome "Dulaym" per segnalare la loro appartenenza a questa confederazione tribale. Molte tribù Dulaymi hanno sostenuto Saddam nel passato.

La Shammar è

la confederazione

tribale irachena

più numerosa

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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Le tribù Jibur comprendono sunniti e rami sciiti. Migliaia di loro appartenenti vennero utilizzati per combattere la guerra contro l'Iran, ma in seguito alcuni dei loro leader vennero eliminati per aver ordito un complotto contro Saddam. Recentemente hanno collaborato con le forze americane contro Al-Qaeda. Il clan di tribù Tikriti nel passato ha riempito le fila delle forze armate e del partito Baath. Prima tra tutte naturalmente quella di al-Bu Nasir, la tribù di Hassan al-Bakr e di Saddam Hussein. Il suo Sceicco Mahmoud al-Khattab nel 2003 è stato ucciso dopo che aveva pubblicamente sconfessato Saddam. Le tribù al-Khazal, raccolte prevalentemente nell’area di Najaf, sono di origini nomadi al pari della Confederazione Anizah, che è ritenuta il più grande gruppo di tribù nomadi arabe. Quest’ultima è nota anche la sua storica inimicizia con la confederazione Shammar.

Problemi regionali, sicurezza interna e terrorismo La Provincia di Kirkuk (o Tamin, di cui è capitale la città di Kirkuk), dove vivono arabi, curdi, turcomanni e assiri-caldei, si trova formalmente fuori dal Governo Regionale del Kurdistan (KRG), tuttavia la presenza della milizia armata (Peshmerga) del KRG è un elemento di forte tensione con il Governo centrale iracheno. Dal momento che l’art.140 della Costituzione irachena demanda a un Referendum dei residenti la decisione sul destino della Provincia, arabi e turcomanni si oppongono al riconoscimento dello status dei curdi giunti nella regione dopo il 2003. Il referendum, che avrebbe dovuto svolgersi entro la fine del 2007, è stato continuamente rimandato per evitare di peggiorare la critica situazione all’interno della regione. Nonostante la Costituzione preveda che i Peshmerga siano disposti soltanto entro i confini regionali del KRG, l’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), il partito curdo più importante a Kirkuk, sostiene la necessità della loro presenza per il mantenimento della sicurezza. Ulteriori problemi riguardano il Governatorato di Nineveh (che include la città di Mosul), uno dei più turbolenti dell’Iraq. La maggioranza della popolazione è sunnita (85%), ma vi sono anche curdi (10%) e la più numerosa comunità di cristiani caldei presenti in Iraq, insieme a piccole minoranze religiose di curdi Yazidi e curdi sciiti Shabak. A Mosul, dove la divisione etnica è marcata dal fiume Tigri (con il lato occidentale arabo e quello orientale preminentemente curdo) si sono registrati frequenti attacchi non solo contro le minoranze curde sciite e gli yazidi, ma soprattutto contro i numerosi cristiani, che a partire dal 2003 sono migrati in massa nella città provenienti da Baghdad.

Il clan Tikriti

serbatoio storico

del regime Baath

La richiesta curda di

includere Kirkuk nel

KRG è contestata

dai sunniti

Le minoranze religiose

nella facinorosa

Provincia di

Nineveh

Le grandi Tribù di

origini nomadi

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 19

31

25

76

175

112

607

1.541

43

68

81

226

238

1.129

1.032

0 500 1.000 1.500 2.000

Iran

Russia

Somalia

Afghanistan

India

Pakistan

Iraq

11/9/2008-11/9/2009 11/9/2009-07/6/2010

La progressiva riduzione della presenza militare americana (il ritiro delle attuali 47.000 unità a supporto dell’esercito iracheno avverrà nel 2011), potrebbe portare a un riacutizzarsi della violenza anche in altre aree del paese. Nonostante i progressi ottenuti delle forze di sicurezza irachene, lo scenario nel 2011 continua a presentare segnali inquietanti dovuti a diversi attentati terroristici. L’integrazione di parte delle milizie sunnite nelle forze regolari nazionali ha certamente aiutato a migliorare la situazione in generale, ma non tutti i militanti sono stati integrati anche a causa di espulsioni ed epurazioni successive. L’organizzazione di al-Qaeda in Iraq (AQI) è nota per essere stata fondata nel 2003 dal terrorista giordano al-Zarqawi. La sua organizzazione ha subito una evoluzione in relazione ai conflitti sostenuti con gli USA e con le organizzazioni sciite e sunnite. La sua più recente denominazione è quella di Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al- Rafidayn (QJBR), ovvero “l’Organizzazione di Base della Jihad nel Paese dei Due Fiumi". Dopo una lunga serie di attentanti che hanno causato la morte di centinaia di cittadini iracheni, nel 2006 una trentina di Tribù di Anbar hanno costituito un’alleanza (Anbar Salvation Council) e una milizia (Sunni Awakening) per combattere al-Qaeda, schierandosi apertamente con le Forze di Governo e le truppe USA.

Numero di vittime causate da attentati con più di 15 morti

in alcuni paesi tra settembre 2008 e giugno 2010 Nel 2007, al-Qaeda ha rivendicato l'assassinio dello Sceicco sunnita Abdul Sattar Abu Rishawi, leader del "Risveglio" di Anbar, la milizia costituita dai “Figli dell’Iraq”, circa 80.000 combattenti sunniti irregolari che sono stati armati e pagati dagli USA per combattere al-Qaeda. Questa strategia,

La sicurezza interna

rimane delicata

La presenza di

al-Qaeda in Iraq

Il “Risveglio” delle

tribù sunnite di Anbar

contro al-Qaeda

I “Figli dell’Iraq”

arruolati dagli USA

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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molto controversa, si è dimostrata efficace per garantire la sicurezza in molte situazioni. Tuttavia, nel 2009 al-Qaeda ha sferrato una serie di micidiali attacchi suicidi a Baghdad, presso i ministeri degli Esteri, delle Finanze, della Giustizia, dei Lavori Pubblici e contro Moschee e pellegrini sciiti. La successiva reazione congiunta degli USA e degli alleati sunniti iracheni ha comunque permesso di decapitare i vertici dell’Organizzazione (Abu Omar al-Baghdadi e Abu Ayyub al-Masri sono stati entrambi uccisi nei pressi di Tikrit). Secondo recenti stime rilasciate dal Generale USA Odierno circa l'80% dei militanti di al-Qaeda e dei suoi leader più pericolosi (circa una quarantina) in Iraq sono stati uccisi o catturati. Ma la lentezza con cui il governo al-Maliki ha attivato il proprio impegno nella piena integrazione dei combattenti “Figli dell'Iraq" nelle Forze di Sicurezza Irachene (ISF) ha creato molto scontento. Nel gennaio 2011, circa la metà (quasi 50.000 uomini) risultavano integrati nell’ISF o assegnati a posti di lavoro nel settore pubblico civile. Ma le cifre sono contestate dagli sceicchi sunniti, in quanto numerosi "Figli dell'Iraq" sarebbero stati eliminati dai libri paga, messi in disparte o addirittura arrestati. E alcuni scorgono in ciò il segnale che il Governo Maliki voglia affossare il programma d’inserimento. Altre formazioni terroristiche sunnite in Iraq sono rappresentate dal gruppo radicale salafita Jamaat Ansar al-Sunnah, il Gruppo dei Seguaci della Fede e dal Al-Jaysh Al-Islami fil-Iraq, la Milizia Islamica dell’Iraq. Il primo trae origine da una organizzazione islamica curda basata nell’area montagnosa di Halabja, nel nord-est dell’Iraq. Ha iniziato a operare nel settembre 2003 contro le forze di occupazione USA, con operazioni concentrate nel Triangolo Sunnita arrivando a controllare perfino alcune città (Fallujah, Ramadi, Samarra e Baquba); successivamente ha proseguito le sue operazioni contro il Governo di Al-Maliki. Si è reso responsabile di numerosi attacchi suicidi che hanno causato centinaia di vittime, presso le sedi dei due maggiori partiti curdi, tra le forze USA e spagnole, tra gli agenti dell’intelligence canadesi e britannici, i dipendenti di società contractor straniere (Halliburton). La sua attività in Iraq si è comunque affievolita nel 2009-2010, ma si sospetta una sua presenza a Gaza, dove il sequestro e assassinio dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni di metà aprile 2011 è stato attribuito proprio a un gruppo terrorista ultraradicale salafita. La Milizia Islamica dell'Iraq è un’organizzazione armata, di matrice sunnita nazionalistica, particolarmente radicata a Falluja, che ha iniziato ad operare nel 2004 e si è resa protagonista di clamorosi sequestri di giornalisti stranieri, tra cui quello dell’italiano Enzo Badaloni e della sua guida irachena, che si concluse con il loro assassinio nell’agosto 2004.

L’80% dei militanti di

Al-Qaeda sono stati

uccisi o catturati

L’integrazione dei

“Figli dell’Iraq”

nell’ISF rimane

incompleta

I gruppi salafiti

sunniti più pericolosi

La Jamaat

Ansar al Sunnah

La Al Jaysh Al-Islami,

colpevole della

uccisione dell’italiano

Enzo Badaloni

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Il 10 maggio scorso l’organizzazione ha rivendicato l’uccisione di un soldato USA, nella città di Kirkuk, per opera di cecchini della Brigata i Leoni di Bagdad. In un recente comunicato l’Esercito Islamico dell’Iraq ha così riepilogato le azioni compiute tra gennaio-marzo 2011: 42 soldati americani e/o iracheni uccisi, una novantina di attacchi con razzi, mortai e granate, 26 lanci di missili (che hanno colpito anche la base USA di Baiji).

Dal lato sciita, le odierne principali militanze armate si distinguono in tre formazioni che hanno avuto origine dalla milizia Jaysh al-Mahdi (l’Esercito di al-Mahdi): la Liwa al-Youm al-Mawud (Brigata del Giorno Promesso), l’Asa'ib Ahl al-Haq (la Lega dei Giusti) e le Kata'ib Hezbollah (Brigate del Partito di Dio). Pur avendo mantenuto un basso profilo nell’ultimo biennio, sono ben addestrate e finanziate e potrebbero essere facilmente mobilitate ed estremizzate.

La Jaysh al-Mahdi (JAM) è stato il braccio militare del Movimento Sadrista guidato da Muqtada al-Sadr e ispirato dall’Ayatollah iracheno Kazem al-Haeri (rifugiato in Iran) che nel 2003 lo nominò suo rappresentante in Iraq. Il movimento sadrista riaprì rapidamente molte moschee riuscendo a capitalizzare la rabbia degli sciti più poveri e guidando due rivolte (fallite) contro le forze della Coalizione. La JAM ha effettuato innumerevoli attacchi alle forze USA e irachene e a civili sunniti, rendendosi responsabile di violenze settarie. Tuttavia nel 2005 alcuni esponenti clericali e politici della JAM hanno scelto di rientrare nel solco politico partecipando alle elezioni politiche del gennaio 2006 (ottenendo peraltro 30 seggi in Parlamento). A seguito della campagna repressiva condotta dalle forze USA e irachene a Bassora, Sadr City e Amarah nella primavera 2008, Muqtada al-Sadr ha sciolto la sua milizia riparando nella città santa di Qom in Iran, annunciando la trasformazione del suo movimento in una organizzazione non-violenta. Muqtada al-Sadr tuttavia ha mantenuto un gruppo ristretto di miliziani chiamato la Promised Day Brigade (PDB) che si ritiene legittimato ad agire contro le forze della Coalizione. La PDB ha infatti dichiarato di essere pronta a lanciare attacchi mirati alle forze “occupanti” se il loro ritiro non avverrà come previsto entro il 31 dicembre 2011. Nell’ottobre 2009 la PDB si è scontrata militarmente contro la Lega dei Giusti, altra fazione nata dalla JAM, per affermare il suo controllo su Sadr City, ma in seguito è rimasta praticamente inattiva.

L’ Asa'ib Ahl al-Haq (AAH, Lega dei Giusti) è emersa nel 2006 sotto la guida di Qais Khazali, ex leader della JAM contrario alla sua mutazione politica. Trasferitosi con i suoi seguaci in Iran, ha ricevuto assistenza e addestramento da parte del Corpo paramilitare delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane - Qods Force (IRGC-QF) che lo ha nominato capo di una rete di Gruppi Speciali, in seguito rinominata Lega dei Giusti. Dopo il suo arresto a Bassora, nel 2007, altri ex membri dalla JAM si sono alternati al comando dell’organizzazione, continuando ad effettuare rapimenti e attentati.

La Milizia Islamica è il

gruppo terroristico più

attivo in Iraq

Le milizie sciite nate

dalla Jaysh al-Mahdi,

il braccio militare

sadrista

Minacce della PDB

contro la permanenza

delle truppe USA

La frantumazione

politica e militare

della JAM

La Lega dei Giusti,

sostenuta dall’Iran,

non ha deposto

le armi

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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Nel 2009, tuttavia, l’AAH ha negoziato con il Governo al-Maliki un cessate il fuoco in cambio della liberazione di Khazali. Tornato in Iran dopo aver ottenuto la libertà, Khazali ha smentito la volontà di deporre le armi. Tra il 2006-2010, l’AAH ha condotto centinaia di attentati. I servizi USA hanno identificato quattro Brigate al suo interno (intitolate agli Iman Al Alì, Al Kazem, Al Hadi, Al Haskeri) attive in varie zone del paese (Baghdad, Diyala e Kirkuk). Tra i suoi obiettivi rientra quello di assassinare politici sunniti. Uno dei suoi capi più pericolosi, Taj Shalal Sharhan, è riuscito a scappare dalla prigione di Taji nel gennaio scorso.

Le milizie sciite Kata'ib Hezbollah (KH), Brigate del Partito di Dio, hanno manifestato la loro attività in Iraq a partire dal 2007, principalmente nelle zone di Baghdad e nel sud del paese, operando autonomamente rispetto alle altre milizie sciite. Filo iraniane mantengono collegamenti con il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane che ha il compito di esportare l’ideologia rivoluzionaria iraniana e da cui ricevono assistenza e addestramento militare. Sono inoltre in contatto con gli Hezbollah libanesi. Hanno condotto attacchi alle forze USA anche con l’impiego di mortai.

Il Primo Ministro al-Maliki, pur avendo più volte affermato che le truppe straniere non sono più necessarie in Iraq, sembra intenzionato ad aprire uno spiraglio sulla inevitabilità che le truppe USA lascino l’Iraq entro la fine del 2011. Al-Maliki ha invitato tutti i blocchi politici del Consiglio dei Rappresentanti a discutere al più presto la questione definendola un grande problema nazionale, in quanto alcune organizzazioni terroristiche sembrano ancora in grado di sferrare attacchi tremendi (il 18 maggio 2011 a Kirkuk tre autobombe hanno causato 28 morti e un centinaio di feriti).

Numero di attacchi settimanali verificatisi in Iraq nel semestre dicembre 2010 – maggio 2011

I miliziani delle

Brigate Hezbollah

operano in autonomia

La partenza USA

sarà discussa

in Parlamento

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Le Relazioni Internazionali

Le relazioni bilaterali USA-Iraq sono guidate dallo Strategic Framework Agreement (SFA) e dal Security Agreement (SOFA), firmati nel novembre 2008. L’Art. 24 del SOFA prevede che tutte le truppe USA lascino l’Iraq inderogabilmente entro il 31 dicembre 20011. Gli Stati Uniti, in occasione di una visita in Iraq del Segretario della Difesa Robert Gates, si sono dichiarati disponibili a considerare un possibile allungamento della presenza militare. Una eventuale decisione in tal senso dovrebbe comunque essere presa entro agosto, considerati i tempi necessari al trasferimento delle truppe e delle attrezzature militari. Complessivamente gli aiuti USA all’Iraq tra il 2003 e il 2010 sono ammontati a circa 58 miliardi dollari.

L’Unione Europea e l’Iraq hanno firmato un Memorandum of Understanding On Strategic Energy Partnership per lo sviluppo delle relazioni nel settore energetico. I temi principali della collaborazione riguardano la politica energetica del Paese, le fonti rinnovabili e la potenziale collaborazione nel settore del gas, in relazione alle prospettive di sviluppo di progetti di esportazione verso l’Europa (Arab Gas Pipeline). Il Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione tra Italia e Iraq, firmato nel gennaio 2007, dopo la conclusione della missione militare italiana nel dicembre 2006, è entrato in vigore nel luglio 2009. Prevede uno stanziamento di 400 milioni di Euro in crediti d’aiuto, di cui 100 riservati a progetti nel campo agricolo-alimentare. L’Iran ha notevolmente accresciuto la sua influenza nelle vicende politiche irachene, sostenendo fazioni politiche filo-iraniane e milizie armate. Ha ispirato l’ingresso sadrista nel Governo, silurando la possibilità di una eventuale nomina di al-Allawi. Sono in atto tentativi di miglioramento dei rapporti con i paesi arabi sunniti della regione, in quanto la crescente influenza iraniana dovuta alla maggioranza sciita all’interno dell’esecutivo iracheno desta preoccupazione nei vicini paesi a maggioranza sunnita, come Arabia Saudita e Giordania. Alcune indicazioni di una maggiore accettazione del Governo iracheno da parte degli Stati sunniti della regione, provengono dallo scambio di visite con il Kuwait dei rispettivi Primi Ministri, avvenute tra gennaio e febbraio 2011. L’Iraq ha anche ospitato nel marzo 2011, per la prima volta dopo venti anni, una riunione della Lega Araba. Tuttavia, l'Arabia Saudita non ha ancora provveduto all’apertura di una sua Ambasciata a Baghdad, nonostante le sollecitazioni mosse da tempo dagli Stati Uniti.

Il Trattato di Amicizia

dell’Italia prevede

crediti d’aiuto per

400 milioni di Euro

Accordo quadro

di collaborazione

della UE nel campo

dell’energia

Le relazioni regionali

con i paesi arabi

tendono a migliorare

USA disponibili

a prolungare

la presenza

militare

I rapporti con

l’Arabia Saudita

rimangono freddi

L’influenza dell’Iran

è cresciuta

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Inoltre la questione dei debiti, dei prigionieri iracheni ancora detenuti in Kuwait e la decisione kuwaitiana di costruire un grande porto sull’isola di Mubarak in concorrenza al vicinissimo nuovo progetto portuale iracheno di Fao rischiano continuamente di innervosire le relazioni con il Kuwait.

La Siria, che ha ospitato sul suo territorio numerosi profughi iracheni, ha ristabilito buone relazioni diplomatiche con l’Iraq. Il Governo sciita iracheno è favorevole al mantenimento del regime Baas in Siria, temendo un maggior potere dei sunniti a Damasco. La legge irachena proibisce ai propri rappresentanti politici di avere rapporti con Israele. La prima visita di un parlamentare iracheno in Israele, nel 2008, gli è valso un attentato che lo ha ferito e ha causato la morte di due suoi figli.

La Turchia è il principale fornitore commerciale dell’Iraq. Tuttavia le relazioni sono complicate dalle tensioni tra Ankara e il Governo Regionale del Kurdistan a causa delle storiche attività dei guerriglieri del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) nella regione sud-orientale della Turchia. I negoziati avviati nel 2009 tra Turchia, Iraq e Stati Uniti mirano a ottenere il disarmo del PKK, in cambio dell’amnistia per i suoi militanti e di concessioni turche (uso della lingua curda, ripristino dei nomi originari nelle città, ecc.) per disinnescare le rivendicazioni in Anatolia orientale.

La Russia in passato ha sostenuto l’integrità territoriale dell’Iraq, rispetto a un temuto smembramento federalistico. Le relazioni diplomatiche si sono intensificate nel 2009 con una visita a Mosca di Al-Maliki, che ha portato in seguito alla firma di contratti petroliferi delle compagnie Lukoil e Gazprom. La Cina mira a promuovere il lavoro delle imprese cinesi nei progetti di ricostruzione in corso nel paese. In particolare la corporazione cinese CNPC è stata la prima compagnia petrolifera estera rientrata in Iraq nel 2008, dopo la visita di Stato del Presidente Talabani in Cina nel 2007. La collaborazione riguarda anche la formazione dei quadri iracheni in varie discipline, attraverso borse di studio.

Le relazioni della

Turchia mirano a

disinnescare le

rivendicazioni

curde

I rapporti con

la Russia

La legge irachena

vieta i rapporti

con Israele

L’esecutivo sciita di

al–Maliki favorevole

al regime siriano

I problemi aperti

con il Kuwait

La diplomazia cinese è

interessata a favorire

il lavoro delle

imprese cinesi

in Iraq

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Profilo di Jalal Talabani Presidente della Repubblica dell’Iraq

Nato nel 1934 nel villaggio di Kelkan, nel Kurdistan iracheno. Laureatosi in legge all’Università di Baghdad, ha iniziato la sua carriera politica giovanissimo nel Partito Democratico Kurdo (KDP), nel quale fece rapidamente carriera, diventando membro del Comitato Centrale a soli 18 anni. Lasciato il KDP, nel 1976 fondò il Patriotic Union of Kurdistan (PUK) e ne divenne il leader. Per anni ha sostenuto l’azione militare contro Saddam Hussein, opponendosi anche contro la fazione curda rivale del KDP. Rientrato in Iraq nel 2003, dopo l’invasione USA, è stato scelto fra i membri dell’Iraqi Governing Council (IGC), di cui ha avuto anche la presidenza a rotazione. Alle elezioni del 2005, è stato eletto in Parlamento nella lista della Kurdish Alliance (KA), la colazione dei due principali partiti curdi che si è rivelata come seconda forza parlamentare divenendo pertanto determinante per la formazione del governo. Eletto nel 2005 Presidente della Repubblica dall’Assemblea Costituente. Nell’aprile del 2006 è stato rieletto Presidente della Repubblica della Prima Legislatura. Nel novembre 2010 è stato prescelto per un altro mandato Presidenziale, dopo le lunghe trattative seguite alle elezioni di marzo 2010.

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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Profilo di Nouri Kamel al-Maliki (Jawad Al Maliki) Primo Ministro della Repubblica dell’Iraq

Nato nel 1950, a Qharq Abi - Babel, Iraq. Appartenente alla confessione islamica sciita, si è Laureato in Teologia, frequentando l'Università Pilastro della Religione di Baghdad e l'Università di Saladin, Saladin, sostenendo una Tesi sulla vita del poeta Abu Al Mahasin (nonno di al-Maliki, uno dei promotori della sollevazione di Najaf contro l'occupazione britannica). Arruolatosi giovanissimo nel partito sciita Dawa, nel 1980 venne condannato alla pena di morte per la sua attività politica. Fuggito all’estero ha vissuto diverso tempo in esilio a Damasco e Teheran coprendo incarichi nel Dawa durante gli anni del regime di Saddam Hussein. Rientrato in Iraq nel 2003, divenne membro del Governing Council, Capo del Comitato per la Sicurezza e Difesa sotto il Comando Bremer e Membro del Comitato per la stesura della Costituzione. Ancora poco conosciuto a livello internazionale, è stato designato alla premiership nel maggio 2006, quando i partiti curdi e sunniti si rifiutarono di rinnovare il mandato del Primo Ministro Ibrahim al-Jafari. I primi due anni del suo mandato sono stati caratterizzati da una violenza dilagante. La sua firma della condanna a morte per Saddam Hussein, nel corso della festa musulmana dell’Eid, ha scatenato proteste in tutto il mondo arabo. Le sue reputazione è comunque cresciuta dopo aver contrastato con l’esercito iracheno le milizie sciite. A seguito delle elezioni del gennaio 2010, è stato nuovamente nominato Primo Ministro dopo aver ottenuto la fiducia per il suo secondo Esecutivo il 21 dicembre 2010.

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Profilo di Dr. Hussain Al-Shahristani Vice Primo Ministro delle Repubblica dell’Iraq

con competenza per l’Energia

Nato a Karbala nel 1942. Dopo aver studiato a Mosca, si è laureato in Ingegneria Chimica nel 1965 presso l’Imperial College di Londra, conseguendo un PhD nel 1970 in Scienza Nucleare presso l’Università Toronto, in Canada. Tra il 1970 e il 1979, ha svolto varie attività scientifiche: ricercatore presso l’Atomic Research Centre irakeno (1970-1973); professore e assistente presso le Università di Mosul e di Baghdad (1973-1974); capo del Dipartimento di Chimica Nucleare (1977–1979) e consulente presso l’Iraqi Atomic Energy Organization. Il rifiuto di collaborare con il regime nello sviluppo di armi atomiche portò al suo arresto per tradimento dello Stato. Come prigioniero politico ha trascorso oltre un decennio (1979-1991) nel carcere di Abu Ghraib, a seguito di una condanna a 20 anni di carcere. Riuscì ad evadere durante la guerra del Golfo, riparando a Kirkuk e poi in Iran, Canada e UK. Negli anni seguenti, ha ricoperto le cariche di Capo dell’Organizzazione Vittime della Guerra del Golfo (1991–1995), del Comitato per i Rifugiati Iracheni (1995–2003) e dell’Unione Prigionieri Politici (2003). E’ stato anche Capo dell’Accademia Nazionale delle Scienze Irachena (2003), Professore “ospite” presso la Surrey University, UK, (2002–2004) e Professore presso l’Università Scientifica di Baghdad (2004). Dopo essere stato eletto, nel 2005, membro del Parlamento e Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale, nel maggio 2006 è stato nominato Ministro del Petrolio. Dal dicembre 2010, ricopre la carica di Vice Primo Ministro, con competenza sull’Energia.

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Profilo di Abdul al-Karim al-Luaibi

Ministro del Petrolio della Repubblica dell’Iraq

Abdul-Karim Al-Luaibi è un tecnocrate specializzato nel settore petrolifero che ha trascorso molti anni della sua carriera lavorando nella raffineria irachena di Daura. Nominato Vice Ministro del Petrolio sotto la guida di al-Shahristani, ha supervisionato le due principali tornate contrattuali dei contratti di servizio affidati alle compagnie petrolifere internazionali. E’ stato nominato Ministro del Petrolio nel dicembre 2010.

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 29

Profilo di Dr. Barham Saleh Primo Ministro del Governo Regionale del Kurdistan

Il dr. Barham Saleh è nato nel 1960 nella città di Suleimaniah, nel Kurdistan irakeno. Si è laureato in Ingegneria Civile presso l’Università di Cardiff e ha conseguito un Dottorato in Statistics & Computers all’Università di Liverpool. Nel 1976 si unì al Patriotic Union of Kurdistan (PUK) - guidato da Jalal Talabani. Arrestato più volte, nel 1979 riuscì a raggiungere l’Inghilterra, divenendo il portavoce del PUK a Londra. Successivamente, dal 1991, ha rappresentato per un decennio il PUK e il Kurdistan Regional Government (KRG) negli Stati Uniti. Dal 2001 al 2004 è stato Primo Ministro della regione curda, fino a quando nel giugno 2004 è stato nominato Vice Primo Ministro sotto il Governo di Ayad Alawi. In seguito ha ricoperto la carica di Ministro della Pianificazione fino alla fine del 2005; nel maggio 2006, è stato nominato Vice Primo Ministro del Gabinetto Al Maliki. Nel luglio 2009, ha guidato la lista del PUK alle elezioni Parlamentari della Regione del Kurdistan vincendo 59 seggi su 111. Dal 30 settembre 2009, ricopre la carica di Primo Ministro del sesto Governo Regionale del Kurdistan (KRG).

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Profilo di Ashti Hawrami (Abdullah Abdulrahman Abdullah) Ministro per le Risorse Naturali del Governo Regionale

del Kurdistan

Nato a Suleimaniah nel 1948. Laureato in Ingegneria del Petrolio presso la Baghdad University, 1971. Dopo aver lavorato tra il 1971-1974 come ingegnere presso la Iraqi National Oil Company (INOC) a Bassora, si trasferì in Inghilterra, coprendo vari incarichi, tra il 1975-1982, nel Mare del Nord e in Scozia per conto della British National Oil Company. Nel 1978 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Ingegneria delle Riserve Petrolifere , in Scozia. Dal 1982 al 1985 Senior Engineer presso la società Intera Eng., a Londra, e consulente petrolifero fino al 1988. Successivamente ha fondato e diretto una propria società di ingegneria e servizi (DUK). Nominato Presidente e Amministratore Delegato di ECL Group Plc., nel 1999. Dopo aver lasciato la compagnia, nel maggio 2006 è stato nominato Ministro delle Risorse Naturali in seno al Governo regionale curdo.

A seguito delle elezioni parlamentari regionali del Kurdistan tenutesi nel luglio 2009, è stato confermato Ministro delle Risorse Naturali nell’ottobre 2009.

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Profilo del Dr. Sinan Al-Shabibi

Governatore della Banca Centrale dell’Iraq (CBI)

Nato nel luglio 1941 Laurea in Economia, con Onore di Prima Classe nel 1966 presso l’Università di Baghdad, Facoltà di Economia e Scienze Politiche. Tra il 1970 e il 1975 si è specializzato in Inghilterra, conseguendo un diploma MA presso l’Università di Manchester e ottenendo un PhD in Econometria presso l'Università di Bristol. Responsabile della Sezione Marketing e Importazioni del Ministero del Petrolio iracheno tra il 1975-1977. Capo della Divisione di Coordinamento e Preparazione del Piano, presso il Ministero della Pianificazione, tra il 1977 e il 1980. Economista senior presso la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) con competenze in Debt Management e Financial Analysis System (DMFAS) nei paesi OPEC dal 1980 al 2001. Tra il 1994 e il 2000 ha tenuto corsi d’insegnamento presso l’Università di Ginevra. Dal 2003, ricopre la carica di Governatore della Banca Centrale Irachena.

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

32

Economia e Finanza Introduzione La ricostruzione dell’economia del paese è basata essenzialmente sui proventi petroliferi, che contribuiscono al 40% del Prodotto Interno Lordo e al 90% cento delle esportazioni e delle entrate governative. Tuttavia, nonostante le enormi riserve di petrolio, il settore petrolifero iracheno soffre ancora per la dalla mancanza di investimenti dovuta ad anni di sanzioni e di guerre. Il completo recupero del settore energetico ed elettrico è una componente fondamentale per il successo della riedificazione dell'Iraq. Il sistema economico rimane vulnerabile alle variazioni dei prezzi e dei consumi internazionali del petrolio, come provato dalla crisi globale del 2009, anno in cui la posizione fiscale del paese è notevolmente peggiorata. Le prospettive per il futuro sono comunque positive, in quanto gli impegni assunti nel paese dalle compagnie petrolifere internazionali (IOCs), in base a contratti di appalto pluriennali, sono destinati a far aumentare la capacità di produzione di idrocarburi nei prossimi anni. Nel 2010, è stata mantenuta una apprezzabile stabilità economica nonostante le notevoli incertezze ancora presenti sul piano della politica interna e della sicurezza. Il nuovo Governo è stato formato soltanto alla fine di dicembre 2010 a circa nove mesi di distanza dalle elezioni di marzo; la tendenza di fondo di miglioramento della sicurezza interna è stata più volte interrotta da episodi di violenza settaria. Nel 2010 tuttavia, i proventi petroliferi hanno superato le previsioni, per via dei prezzi del petrolio più elevati che hanno compensato i volumi risultati invece inferiori alle attese, riuscendo a mitigare in parte il deficit del budget pubblico. I più recenti accadimenti avvenuti in numerosi paesi del ME&NA hanno rinvigorito anche in Iraq il malcontento e le dimostrazioni di protesta contro le carenze tuttora permanenti nella fornitura dei servizi pubblici essenziali, come acqua, energia elettrica, sanità, istruzione e contro l’elevata disoccupazione. Resta ancora molto da fare per migliorare l'erogazione dei servizi e ricostruire le infrastrutture necessarie al paese, anche nel settore petrolifero. Nonostante le prospettive economiche siano positive per il futuro, rimangono elevate le incertezze e i rischi legati alla instabilità politica, al possibile deterioramento della sicurezza interna, alla volatilità dei prezzi del petrolio e agli eventuali ritardi nello sviluppo delle risorse petrolifere irachene.

La ricostruzione

è basata sui

proventi petroliferi

L’economia è

vulnerabile alla

volatilità dei

prezzi petroliferi

I rischi

rimangono elevati

I proventi petroliferi

superano le

previsioni

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 33

-0,7

6,2

1,5

9,5

4,2

0,8

12,211,0

-2

0

2

4

6

8

10

12

14

2005 2006 2007 2008 2009 2010 Prev.

2011

Proiez.

2012

Pil, tasso d’inflazione e altri indici economici Nel 2010 il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese è stato stimato in 82,2 miliardi di dollari, in aumento dello 0,8% in termini reali rispetto all’anno precedente. Nel precedente biennio l’economia aveva registrato tassi di crescita superiori in termini reali. Nonostante ciò, nel 2010 la componente non petrolifera del PIL ha segnato comunque un tasso superiore di crescita, pari al 4,5%. Il prodotto economico del 2010 in termini pro-capite si può ricapitolare in circa 2.560 dollari per abitante. Tuttavia, secondo stime della World Bank circa il 23% della popolazione irachena vive sotto la soglia di povertà (2,2 $/giorno per persona). Le prospettive per il 2011, secondo le più recenti valutazioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale irachena, dovrebbero essere migliori (+12% del PIL) e il trend positivo dovrebbe continuare anche nel 2012, con incrementi ancora abbastanza elevati (+11%).

La crescita reale del Prodotto Interno Lordo (%)

La Banca Centrale irachena (CBI) mira a tenere bassa l’inflazione attraverso la difesa della stabilità del tasso di cambio del dinaro iracheno, permettendo all’occorrenza il suo apprezzamento (come avvenuto 2006). In sincronismo con la ripresa della valuta USA è stato ripristinato il regime di cambio fisso con il dollaro e, dall’inizio del 2009, il dinaro continua a mantenersi stabile senza mostrare problemi sintomatici di sopra/ sottovalutazione. Il cambio del nuovo dinaro iracheno è di 1170 IQD/$. Il tasso d’inflazione, stimato al 6% nel 2010, ha ripreso a crescere dopo la notevole discesa registrata tra il 2008 e il 2009, ma continua a mantenersi a cifra unica, nonostante le tensioni registrate dai prezzi dei generi alimentari e dell’abbigliamento. In aprile il tasso risultava pari all’8% vs. aprile 2010.

Le prospettive

per il 2011

sono migliori

Crescita modesta

nel 2010

Stabilità del

dinaro iracheno

L’inflazione

rimane a

cifra unica

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

34

19,3

55,5

9,1

24,0

35,030,7

6,8

-2,8

6,08,5

-10

0

10

20

30

40

50

60

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Prev

2011

Variazione % dei prezzi al consumo

L’andamento dell’inflazione in Iraq (%)

Nei primi mesi del 2010, la CBI ha abbassato il tasso di sconto dal 7% al 6%, lasciandolo in seguito invariato. La Banca mantiene abbastanza costanti anche le masse di valuta vendute all’asta ogni mese (circa 3-4 miliardi di $). La disoccupazione è stimata in circa il 15%, ma un ulteriore 28% della forza lavoro è sotto-occupata. I posti di lavoro nel settore pubblico sono quasi raddoppiati rispetto al 2005, e il settore fornisce il 43% dei posti di lavoro in Iraq. Secondo un’analisi condotta dalle Nazioni Unite del 2008, il numero dei disoccupati sotto i 34 anni è molto elevato (più di un milione di persone). La Finanziaria del 2011, oltre al forte aumento degli investimenti in infrastrutture, prevede un aumento della spesa corrente, dopo che era rimasta pressoché costante in termini nominali nel corso dell’ultimo triennio. Tale aumento è ascrivibile principalmente alle maggiori spese per la sicurezza interna, per il Sistema di Distribuzione Pubblico (la principale rete di protezione sociale del Paese) per i previsti aumenti salariali degli insegnati (già deliberati nel 2010, ma poi rinviati a causa della peggiorata situazione fiscale). Il 25 Aprile 2011 il Governo ha approvato un programma d’investimenti in nuove infrastrutture per 37 miliardi di dollari, che riguardano tra l’altro Trasporti (10 mld$) e Autostrade (1,5 mld$), Educazione (5 mld$), Istruzione Superiore (2 mld$), Risorse Idriche e Depurazione (5mld$), Agricoltura (5 mld$) e Sanità (3 mld$).

La disoccupazione

è al 15%

Riduzione del

tasso di sconto

al 6%

La Finanziaria 2011

prevede un aumento

della spesa corrente

Nuovo piano

d’investimenti per

le infrastrutture

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 35

Per il Budget 2011 si prevede un volume di esportazioni di petrolio pari a 2,2 milioni di barili/giorno e si è assunto un prezzo medio all’esportazione del greggio iracheno di 76,50$ dollari/barile. Le entrate dello Stato, basate su tali assunzioni, non sarebbero però sufficienti a coprire le maggiori spese previste e dovrebbero comportare un deficit dell’ordine del 14% del PIL, (superiore a quello del 2010, stimato intorno al 10%) ma le autorità di Baghdad minimizzano il problema, ritenendo che in realtà la copertura potrà provenire dai maggiori proventi petroliferi e dagli aiuti internazionali. E’ proseguito inoltre il miglioramento della posizione debitoria dell’Iraq. All’inizio del 2009, il debito iracheno era stimato in circa 92 miliardi di dollari, costituiti per 87,7 miliardi da debiti esteri e per 4,6 miliardi da debiti interni. Il debito estero era composto prevalentemente da debiti bilaterali con i Paesi del Club di Parigi (42,5 miliardi di $) e Paesi non appartenenti al Club (circa 25 miliardi di $), debiti commerciali (circa 20 miliardi di $) e debiti multilaterali (0,5 miliardi $). Le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), basate su ipotesi di ulteriori cancellazioni dei debiti comparabili a quelle già avvenute nell’ambito del Club di Parigi, valutano una riduzione del debito a circa 42 miliardi di dollari nel 2011. Le riserve di valuta internazionali derivanti dai proventi petroliferi confluiscono nel Development Fund for Iraq (DFI), che è ancora sotto la supervisione internazionale dell’ONU in base alla Risoluzione 1483. Alla fine del 2010 sfioravano i 60 miliardi di dollari. La legge internazionale le protegge dalle rivendicazioni di qualsiasi creditore; una loro quota del 5% è annualmente destinata al rimborso dei danni di guerra spettanti al Kuwait. Quando la supervisione dell’ONU verrà a scadenza, il 30 giugno 2011, la gestione del DFI tornerà sotto il controllo sovrano del Governo iracheno, ma verrà anche meno la garanzia internazionale sulla protezione dei fondi. Con un recente e clamoroso annuncio, il Presidente del Parlamento iracheno Osama al Nujaifi ha denunciato la sparizione di 17 miliardi di dollari dal Fondo. "Potrebbero essere stati spesi da qualche parte, ma nei nostri rendiconti non compaiono" è quanto ha dichiarato al-Nujaifi aggiungendo che sono state formate due Commissioni per indagare dove sia finito il denaro. L’andamento della bilancia commerciale è previsto in lieve attivo nel 2010 (2% del PIL). La graduatoria dei paesi di proveniena delle importazioni irachene, nel 2009, vedeva in testa la Turchia (24%), seguita dalla UE27 (17%), Siria (16,6%), Cina (8,5%) e Stati Uniti (8%). Le esportazioni irachene erano invece dirette principalmente negli Stati Uniti (26,3%), UE27 (23,8%), India (15,6%), Corea del Sud (10,3%) e Cina (8,7%).

Saldo commerciale

in attivo, nel 2010

Il Budget 2011 è

basato sul prezzo

di 76,50 $ al barile

Il Deficit Pubblico potrebbe sfiorare il 14% del PIL

La posizione debitoria dell’Iraq migliora, avvalendosi della cancellazione dei debiti

La supervisione ONU sul “Development Fund for Iraq” scadrà il 30 giugno 2011

Clamorosa sparizione di 17 mld$ annunciata dal Presidente del Parlamento

I principali partner

commerciali

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

36

713 808

1.6442.215

2.929

3.936

2.5353.047

-570 -607-1.352

-2.085-2.833

-3.726

-1.956-2.602

44657920995130291201144

-5.000

-4.000

-3.000

-2.000

-1.000

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Importazioni dall'Iraq Esportazioni verso l'Iraq Saldo

L’interscambio commerciale con l’Italia I dati relativi al valore dell’interscambio commerciale tra Italia e Iraq sono rapidamente cresciuti nell’ultimo triennio, raggiungendo un livello di circa 3,5 miliardi di Euro all’anno, ma con esborsi dovuti alle importazioni decisamente superiori agli introiti derivanti dalle esportazioni italiane. I dati relativi al 2010, pur se provvisori, evidenziano un deficit commerciale sfavorevole per l’Italia di 2,6 miliardi di euro, a fronte di importazioni per circa 3,05 miliardi di euro ed esportazioni per 446 milioni di euro. Le importazioni italiane ordinariamente sono dominate dagli acquisti di petrolio greggio (96,5% nel 2010), mentre le esportazioni italiane riguardano in genere macchinari, motori, prodotti chimici e autoveicoli.

Interscambio commerciale dell’Italia con l’Iraq Milioni di Euro

Nella classifica del Rischio Paese, aggiornata dalla SACE al 31 marzo 2011, l’Iraq risulta nella massima categoria di rischio OCSE (settima) con un outlook negativo per il rischio politico e operativo, ma stabile per quello economico e finanziario. Le condizioni di assicurabilità prevedono apertura con condizioni per il rischio Sovrano e caso per caso per i rischi bancari e privati e un Plafond Paese di 50 milioni di euro. Nel 2010 circa 160 aziende di 35 diversi paesi hanno concluso accordi e contratti di fornitura d’impianti e servizi e di altre attività commerciali per un valore stimato in circa 50 miliardi di dollari. Circa il 40% di tale volume di affari ha riguardato la capitale Baghdad, dove si stima che viva circa il 18% della popolazione irachena, seguita da Bassora (34%) e dalla KRG (7%), Karbala (4%), Maysan (3%), Wasit (3%), Najaf (2,8%) e le rimanenti aree.

L’interscambio commerciale italiano è

in crescita

Il giudizio SACE: massimo rischio

con outlook politico-operativo

negativo

Deficit a 2,6 MLD di euro nel 2010

Il 75% del valore delle commesse 2010 risulta concentrato

a Baghdad e Bassora

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 37

0,7

0,8

0,9

1,2

1,2

1,2

1,3

1,7

2,0

3,3

4,2

8,0

14,9

0 2 4 6 8 10 12 14 16

Giordania

Russia

Australia

UK

Italia

Canada

UAE

Cina

USA

Sud Corea

Francia

Iran

Turchia

Miliardi di dollari

Il Consorzio Italiano Infrastrutture e Trasporti per l'Iraq (40% Anas), si è aggiudicato i lavori di pre-progettazione (47 milioni di $) dell’area portuale di al-Faw, a Bassora. Il porto, che avrà una capacità di movimentazione di circa 100 milioni di tonnellate, rappresenterà la più grande struttura mai realizzata in Iraq negli ultimi vent’anni. Il pool di aziende italiane (di cui fanno parte Technital, Impregilo, Fincosit, Todini, Moratti, Condotte, Progetto Europa, Sima, e Rsg Progetti) dovrebbe completare gli studi entro i primi mesi del 2012, quando si procederà all’affidamento della progettazione di dettaglio del progetto, il cui costo finale è valutato nell’ordine di 5 miliardi di Euro. La Danieli, in joint venture con un’impresa giordana, ha acquisito un contratto per uno smelter/acciaieria nella regione autonoma del Kurdistan. La FgTecnopolo si è aggiudicata una gara per la progettazione della metropolitana di Erbil, capoluogo dell’omonimo Governatorato e capitale del Governo Regionale del Kurdistan (KRG). Si tratta di un progetto del valore di circa 400 milioni di dollari. L'offerta presentata da FGTecnopolo ha avuto la meglio su quelle di altre società internazionali che avevano partecipato alla gara, quali Siemens e Doppelmayr.

Valore dei contratti per forniture d’impianti, beni e servizi ottenuti da imprese straniere in Iraq nel 2010

(Miliardi di dollari)

Le commesse italiane del 2010

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

38

1,0%

2,0%

3,0%

4,0%

13,0%

14,0%

14,0%

16,0%33,0%

0 0 0 0 0 0 0 0

Agricoltura

Salute

Acqua e Depurazione

Settore commerciale

Petrolio e Gas

Industria

Elettricità

Infrastrutture per i Trasporti

Costruzioni Residenziali

Valori percentuali

Nonostante i numerosi contratti petroliferi firmati con le compagnie internazionali per l’esecuzione di servizi di esplorazione e perforazione petrolifera, nel 2010 il maggior volume di affari ha riguardato il settore delle costruzioni e dell’edilizia (abitazioni, scuole e moschee). I primi di dicembre 2010 infatti è stato annunciato un mega contratto per la ricostruzione di Sadr City e dintorni di Baghdad, affidata a un consorzio di imprese Turche, per un valore stimato in 11,28 miliardi di $. La Iraqi National Investment Commission insieme con il Ministry of Planning iracheno prevede la necessità di costruire 3,5 milioni di abitazioni entro il 2020, con un fabbisogno ritenuto pari a circa 25 miliardi di $ che spera possa essere finanziato per circa l’85% dal settore privato. Infrastrutture per i trasporti, settore elettrico, industria e idrocarburi hanno assorbito gli altri maggiori importi contrattuali del 2010.

Ripartizione del valore dei contratti per impianti, beni e servizi stipulati da imprese straniere in Iraq nel 2010

(Valori percentuali )

Le commesse nel settore dell’edilizia

ai primi posti nel 2010

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 39

34,0

90,3

0,67,2

117,7

0

20

40

60

80

100

120

Produzione Importazioni Esportazioni Bunkers &

Var. Stocks

Consumo

Primario

Totale

Petrolio e prodotti Gas Naturale Idroelettrico Rinnovabili

QUADRO ENERGETICO

Bilancio Energetico Nazionale Secondo i dati della IEA, la produzione di energia primaria dell’Iraq nel 2008 sfiorava 118 milioni di tonnellate di petrolio equivalente, con un contributo proveniente prevalentemente dal petrolio (98,6%) e dal gas naturale (1,3%). Il consumo complessivo delle fonti primarie (al netto dei bunkeraggi e delle variazioni degli stock) risultava di poco inferiore a 34 milioni di TEP, ed era coperto per il 95% dal petrolio, per il 4,4% dal gas naturale e per il resto dall’energia idroelettrica (0,1%) e altre fonti rinnovabili e biomasse (0,5%). Le esportazioni lorde, pari a circa 90 milioni di TEP, erano costituite essenzialmente da petrolio, a fronte di importazioni di prodotti petroliferi per oltre 7 milioni di tonnellate, alle quali il paese è ancora costretto a ricorrere.

IL BILANCIO DELL’ ENERGIA PRIMARIA NEL 2008

(Milioni di tonnellate equivalenti petrolio – TEP)

La distribuzione degli usi finali dell’energia (24,9 milioni di TEP, dopo le trasformazioni, gli autoconsumi e le perdite) vedeva al primo posto il settore dei trasporti (41% circa), seguito dagli usi industriali (31%), residenziali (13%) e gli altri impieghi (15%)

Produzione e consumi nazionali sostenuti dal petrolio

L’export petrolifero netto è in crescita

Consumi finali prevalenti nei trasporti

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

40

87,2%

12,8%

Petrolio Gas naturale

Petrolio Riserve e Produzione Nel decennio trascorso le riserve provate di petrolio dell’Iraq sono state costantemente stimate intorno ai 115 miliardi di barili (ovvero circa il 10% delle riserve convenzionali globali), ponendole quindi al quarto posto nella graduatoria mondiale dopo l’Arabia Saudita, Venezuela e Iran (escludendo le sabbie bituminose del Canada). Il patrimonio delle riserve di petrolio nel 2003 era distribuito tra 66 giacimenti già individuati, di cui almeno dieci classificati nella dimensione dei supergiganti e dodici tra quelli giganti. Le riserve appartengono per circa il 72% a reservoirs del periodo Cretaceo, per il 20% circa a strutture del periodo Terziario e per il resto al periodo Giurassico e Triassico. Tuttavia su circa 540 strutture geologiche conosciute, soltanto 136 erano quelle accertate mediante la perforazione di pozzi, con le restanti 400 non ancora testate da pozzi esplorativi (wildcats) o di delimitazione. L’Iraq per molti anni ha registrato una delle medie più basse a livello mondiale per numero di pozzi esplorativi eseguiti annualmente per 1.000 Kmq Nel settembre 2010, fonti irachene hanno annunciato che a seguito degli aggiornamenti delle valutazioni eseguite dalle compagnie petrolifere internazionali presenti nel paese, le stime delle riserve provate “ufficialmente certificate” sono state innalzate a 143 miliardi di barili. Ove considerate le riserve di gas associato ai giacimenti di petrolio e quelle di gas libero, il totale delle riserve provate di idrocarburi assommerebbe a 164 miliardi di barili di petrolio equivalenti.

Ripartizione delle riserve totali di idrocarburi dell’Iraq nel 2010

.

Inoltre, secondo dichiarazioni rilasciate dal Vice Primo Ministro Hussain al-Shahristani durante l’International Oil Summit di Parigi di aprile 2011, sarebbero quantificabili in almeno 30 miliardi di barili le riserve aggiuntive - pur se non ancora definitivamente certificate - che sono tuttora oggetto di valutazioni nei nuovi giacimenti della Regione Autonoma del Kurdistan. Qualora venissero accreditate, queste stime farebbero crescere le riserve provate irachene di petrolio a 173 miliardi di barili.

Le risorse sono distribuite in 66

giacimenti conosciuti

Le riserve ufficiali di petrolio innalzate a

143 miliardi di barili

Le nuove riserve di petrolio nella Regione

Autonoma del Kurdistanpotrebbero ammontare

a 30 miliardi di barili

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 41

Il più grande dei giacimenti fino ad oggi rinvenuti in Iraq è quello di Majnoon, ubicato nel sud del paese, le cui riserve sono state stimate in circa 23-25 miliardi di barili, seguito dai campi Rumailah (20+), West Qurna (20+), East Baghdad (11+), Kirkuk (10+), Bin Umar (6+), Halfaya (4+), Rattawi (3+), Nassiriya (2-3), Badra (3+), Suba-Luhais (2), Tuba (1,5), Khurmala (1), Gharaf (1), Al-Ahdab (1), Najmah (0,9), Qayarah (0,8), Rafidain (0,7) e Amara (0,5).

Le principali strutture petrolifere dell’Iraq

Le attività produttive sono condotte dalla North Oil Company-NOC (nei governatorati di Kirkuk, Ninive, Erbil, Baghdad, Diyala e parte di Hilla e Kut), dalla Missan Oil Company-MOC (nel governatorato di Maysan) e dalla South Oil Company-SOC nei rimanenti campi meridionali del paese.

I campi petroliferi supergiganti dell’Iraq

Le tre principali oil company irachene

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

42

1.378

2.1071.853 1.957 2.035

2.281 2.336 2.350

2.750

0

1.000

2.000

3.000

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Prev

2011

Petrolio greggio e altri liquidi

Il petrolio iracheno presenta un qualità variabile, tra i 24° e i 42° API, con un contenuto di zolfo in media al di sotto del 3%. Le due principali qualità di greggio sono il Basrah Light (33,6 °API, zolfo 2,1%), che fa parte del basket di riferimento dei greggi OPEC, e il Kirkuk (36 °API , zolfo 2%).

La produzione irachena nel corso del 2010 è stata mediamente pari 2,35 milioni di barili/giorno ed è prevista in crescita a 2,75 milioni di barili giorno nel 2011.

La produzione petrolifera (2003-2010) Migliaia di barili/giorno

La produzione di petrolio dovrebbe aumentare considerevolmente nei prossimi anni, dopo che tra il 2009 e il 2010 sono stati firmati una decina di importanti accordi di sviluppo petrolifero con alcune compagnie internazionali. In base ai loro piani di produzione presentati al Ministero del Petrolio, la capacità produttiva irachena in teoria potrebbe raggiungere 12 milioni di barili/giorno nell’arco dei prossimi sette anni. Tuttavia si dubita che l'Iraq possa raggiungere un tale livello di produzione entro il 2017, rispetto ai livelli attuali – non solo in considerazione degli enormi investimenti necessari nella logistica per adeguare in proporzione le strutture portuali, gli oleodotti e gli impianti di stoccaggio, ma anche per le logiche di mercato e di domanda – e pertanto alcuni istituti, tra cui la IEA, ritengono più realistico, entro il 2017, un livello di produzione più basso. Inoltre dovrà essere affrontato il problema dell’eventuale rientro dell’Iraq nell’OPEC, che quasi certamente obbligherà gli altri paesi membri dell'Organizzazione a ritagliare le proprie quote di produzione di greggio, per evitare una eventuale sovrapproduzione. Per molti anni l'Iraq è stato esentato dalle restrizioni della produzione imposte dall’OPEC, ma è molto probabile che in futuro gli sarà richiesto di rientrare nel sistema e di regolare la sua produzione nel rispetto dei criteri dell’OPEC.

Produzione 2011 in crescita a

2,75 milioni b/g

Capacità teorica a 12 milioni b/g

in 7 anni

Previsioni conservative della produzione

di petrolio

La questione del rientro dell’Iraq

nell’OPEC

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 43

Il Ministero del Petrolio comunque sostiene che l’Iraq ha sopportato per circa tre decenni esportazioni molto limitate e quindi dovrebbe poter compensare tali perdite rimanendo esente dal sistema delle quote, almeno fino a quando la sua produzione non avrà raggiunto 4,5 milioni di barili/giorno (nel 2013, secondo il target delle compagnie internazionali). L’esame storico della quote di produzione irachene del passato mette in evidenza che tra ottobre e dicembre 1989 la quota dell’Iraq arrivò a toccare un massimo del 15,6% e che si è mantenuta superiore al 15% nell’intero periodo intercorso tra il gennaio 1989 e luglio 1990. Un’altra peculiarità consiste nel fatto che l’Iraq ha goduto della stessa identica quota concessa all’Iran, sia nel periodo aprile 1982 - marzo 1983 sia nel periodo intercorso tra il gennaio 1989 e l’agosto del 1990.

Quote OPEC assegnate all’Iraq tra il 1982-1990

E’ ragionevole supporre che l’Iraq possa pretendere una quota analoga a quella del 1989-90 (pari al 15% del totale OPEC) quando gli sarà richiesto di rientrare nel sistema. Semmai potrebbe richiedere una sostanziale parità della sua quota con quella dell’Iran, che attualmente sfiora il 14%. Ma è tuttavia quasi certo che la produzione irachena supererà quella dell’Iran, che mostra evidenti segni di declino per il futuro (per scarsi investimenti). Le riserve sono un ulteriore elemento importante nella definizione delle quote OPEC. Tuttavia l’OPEC prevede che la chiamata per i suoi greggi sarà di circa 33 milioni b/g nel 2020 e 39 milioni di b/g nel 2030. Nella ipotesi che venisse riconosciuta una quota del 16%, all’Iraq potrebbe esser concesso di esportare circa 5,3 milioni b/g di petrolio nel 2020 e 6,3 milioni di barili/giorno di greggio nel 2030. Ulteriori 1,5 milioni di b/g potrebbero essere assorbiti, entro il 2020, dai consumi interni e dalle esportazioni di prodotti raffinati.

Periodo

Allocation

Iraq

Allocation OPEC Quota % Iraq

Su OPEC

Migliaia b/g Migliaia b/g Aprile 1982 - Ottobre 1984 1.200 16.050 7,5%

Novembre 1984 - Ottobre 1986 1.200 14.674 8,2% Gennaio 1987 - Giugno 1987 1.466 14.515 10,1%

Luglio 1987 - Dicembre 1987 1.540 15,251 10,1% Gennaio 1989 - Giugno 1989 2.640 17.094 15,4% Luglio 1989 - Settembre 1989 2.783 18.018 15,4%

Ottobre 1989 - Dicembre 1989 2.926 18.942 15,6% Gennaio 1990 - Luglio 1990 3.140 20.515 15,3%

Agosto 1990 3.140 20.920 15,0%

Produzione Iraq aprile 2011

2.655 28.985 (OPEC+Iraq)

9,2%

Produzione Iran aprile 2011 3.666 26.329 (OPEC senza Iraq)

13,9%

Le quote OPEC dell’Iraq nel passato

La parità con l’Iran negli anni ’80

Il peso delle riserve nella determinazione delle quote

L’Iraq aspira a recuperare i decenni di export perduto

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

44

2,28 2,38 2,35 2,75 3,34,5

6,5

8,3

10,5

12,2

7,06,56,0

5,04,2

0

2

4

6

8

10

12

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Capacità Produttiva Contrattuale Scenario Produttivo Conservativo

Lo scenario della capacità di produzione petrolifera dell’Iraq al 2017 Milioni di barili/giorno

I volumi in questione dovrebbero provenire dai mega contratti di servizio ventennali stipulati a seguito delle due gare succedutesi tra il 2009-2010. Il Primo Bid Round di assegnazioni, nel 2009, ha interessato i giacimenti di Zubair (jv Eni-operatore/Sinopec/Oxy/Kogas), Rumailah (joint venture BP-operatore/CNPC) e West Qurna I (jv ExxonMobil-operatore/Shell), mentre le offerte per Kirkuk sono state giudicate tutte inadeguate.

Con il Secondo Bid Round del 2010, che ha visto una più nutrita partecipazione di compagnie petrolifere, sono stati conclusi sette contratti riguardanti i giacimenti di: Badra (jv Gazpromneft-operatore/TPAO/Kogas/ Petronas), Gharaf (jv Petronas-operatore/Japex), Halfaya (jv CNPC-operatore/Petronas/Total), Majnoon (Shell-operatore/Petronas), Najmah (Sonangol-operatore), Qayarah (Sonangol-operatore) e West Qurna II (Lukoil-operatore/Statoil). Soltanto il giacimento di East Baghdad, invece, non ha attratto alcuna offerta.

Dai nuovi campi petroliferi meridionali gestiti dalla irachena South Oil Company inoltre proverrà un contributo produttivo aggiuntivo (circa 140 mila b/g già nel primo trimestre 2011) che dovrebbe salire a 240 mila b/g nell’ultimo trimestre 2011.

I nuovi campi meridionali della South Oil Company

Anno 2011 1° Trimestre 2° Trimestre 3° Trimestre 4°Trimestre Nahr Bin Umar 45.000 50.000 60.000 70.000 Ratawi 10.000 14.000 18.000 25.000 Luhais 60.000 70.000 80.000 85.000 Tuba 10,000 15.000 20.000 30.000 Nassiriya 15,000 20.000 30.000 30.000 140.000 169.000 208.000 240.000

Primo Bid Round Contratti Servizio

del 2009

Secondo Bid Round Contratti Servizio

del 2010

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 45

Principali contratti di servizio affidati a JV e compagnie internazionali

Dopo essersi aggiudicato nell’ottobre 2009 la licenza per lo sviluppo del giacimento giant di Zubair, ubicato in prossimità di Bassora, il consorzio formato dall’Eni (32,81%), la statunitense Oxy (23,44%) e la sud coreana KOGAS (18,75%) ha firmato nel gennaio 2010 un Technical Service Contract ventennale con le compagnie di Stato irachene South Oil Company (SOC) e Missan Oil Company (con sede nel Governatorato di Maysan) che prevede di aumentare entro sei anni la produzione del giacimento di Zubair a 1,2 milioni di barili/giorno di petrolio (e di mantenerlo almeno per altri sette anni), con un incremento di circa un milione di b/g rispetto alla produzione iniziale di circa 183.000 b/g. L’accordo, che ha comportato un Signature Bonus di 100 milioni di $ (non recuperabile), prevede che il consorzio riceva 2 dollari a barile sulla produzione incrementale una volta raggiunto un aumento produttivo del 10% rispetto al livello di produzione iniziale e un meccanismo di recupero delle spese (cost oil recovery) che il consorzio prevede di sostenere (circa 20 miliardi di dollari d’investimenti) nel corso dei 20 anni di durata del contratto. Le operazioni di perforazione sono affidate alla compagnia Iraqi Drilling Company che nel maggio 2011 ha avviato l’esecuzione dei primi nuovi pozzi previsti (23), nel quadro di un contratto biennale da 250 milioni di dollari che prevede anche la modernizzazione di 63 vecchi pozzi.

Contratti di

Servizio

Plateau di

produzione previsto

Produzione

iniziale

Compenso

per le compagnie

Joint Ventures e

Compagnie petrolifere

I Bid Round Milioni b/g Milioni b/g Dollari/bbl Rumailah 2,850 1,066 2,00 BP/CNPC

West Qurna I 2,325 + 0,500 0,244 2,00 ExxonMobil/R.D. Shell

Zubair 1,200 0,183 1,90 ENI/Sinopec/Oxy/Kogas

II Bid Round Badra 0,170 5,50 Gazpromneft/TPAO/Kogas/Petronas

Gharaf 0,230 1,49 Petronas/Japex

Halfaya 0,535 0,003 1,40 CNPC/Petronas/Total

Majnoon 1,800 0,045 1,39 R.D. Shell/Petronas

Najmah 0,110 6,00 Sonangol

Qayarah 0,120 5,00 Sonangol

West Qurna II 1,800 1,15 Lukoil/Statoil Totale 11,6 1,6

Lo sviluppo di Zubair assegnato alla jv. guidata dall’Eni

Remunerazione di 2,00 $/BBL sulla produzione incrementale

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

46

La BP sta lavorando con la China National Petroleum Corporation (CNPC) sul campo petrolifero di Rumailah, per il quale si stima siano recuperabili almeno 20 miliardi di barili di petrolio, nell'ipotesi di un fattore di recupero del 40% delle riserve (53 miliardi di barili in situ, dopo 12 già prodotti). In passato i pozzi di Rumailah sono arrivati a produrre circa 1,6 milioni di b/g. Il consorzio formato dalla BP (38%), CNPC (37%) e l’irachena State Oil Marketing Organisation-SOMO (25%) ha l'obiettivo di triplicare la produzione a 2,85 milioni di barili giorno, che lo renderebbe il secondo giacimento petrolifero più grande del mondo (dopo quello saudita di Ghawar). La remunerazione stabilita dal contratto ventennale, che ha comportato un Signature Bonus di 500 milioni di dollari (che sarà interamente recuperabile) è di 2,00 $/bbl. Dopo aver aumentato la produzione del giacimento di circa 170.000 barili/giorno con il primo anno di lavoro (oltre il 10% previsto rispetto alla produzione iniziale di circa 1 milione di b/g), nel maggio 2011 il consorzio ha potuto ritirare un primo carico di greggio del valore di circa 200 milioni di dollari. Il contratto relativo allo sviluppo di West Qurna Fase I (circa 9 miliardi di barili) è stato assegnato al consorzio guidato dalla ExxonMobil (60%), insieme a R.D. Shell (15%) e alla irachena Oil Exploration Co.(25%). La produzione è stata già aumentata di 100 mila b/g a 340 mila b/g e si prevede di raggiungere 400 mila b/g entro la fine del 2011. Il target produttivo inizialmente previsto in 2,3 milioni di barili/giorno per il 2017 è stato innalzato nel novembre scorso a 2,825 milioni di barili/giorno. Il progetto dovrebbe comportare un costo di circa 50 miliardi di $ (25 relativi a investimenti e 25 a spese correnti), che secondo il Ministero del Petrolio dovrebbe creare circa 100.000 posti di lavoro. Il progetto include la perforazione di 1.500 nuovi pozzi che si aggiungeranno ai circa 370 già esistenti. La remuneration fee prevista è di 1,90 $/bbl, rispetto ai 4$ richiesti inizialmente. Alcuni contratti di perforazione e assistenza sono stati affidati a Schulmberger e Halliburton.

Le riserve del giacimento di Badra, che è situato nel Governatorato orientale di Wassit, sono stimate in circa 3 miliardi di barili di petrolio. La gara relativa al suo sviluppo è stata vinta dal consorzio internazionale costituito da GazpromNeft (30%) in veste di operatore, dalla coreana

Lo sviluppo di Rumailah

guidato dalla jv BP/CNPC

La remunerazione di West Qurna fase I

a 1,90 $/BBL

Lo sviluppo di Badra, assegnato alla jv a

guida Gazpromneft, prevede un compenso

di 5,50 $/BBL

Produzione di Rumailah prevista

a 2,85 milioni di b/g

Il target produttivo è stato innalzato a

2,83 milioni di b/g

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 47

KOGAS (22%), la malese Petronas (15%) e la TPAO turca (7,5%), nel quale il governo iracheno è rappresentato dalla Oil Exploration Company (OEC) con una quota del 25%. La remunerazione è di 5,5 $/bbl. Il progetto di sviluppo di Badra dovrebbe durare per 20 anni con un'opzione di proroga di cinque anni. La produzione di petrolio è prevista in 170.000 b/g mentre gli investimenti dovrebbero ammontare a 2 miliardi di dollari. GazpromNeft ha assegnato un contratto per l’esecuzione del Front End Engineering Design (FEED) del progetto alla francese Technip, che prevede di completarlo entro la fine di giugno 2011. Successivamente sarà possibile selezionare i contractor onde poter avviare i lavori nel 2013, come previsto contrattualmente. Il campo petrolifero, posto sul confine orientale, richiede un coordinamento congiunto con l’Iran.

La malese Petronas e la Japan Exploration Co. (JAPEX) si sono aggiudicate lo sviluppo del campo petrolifero di Gharaf, le cui riserve sono stimate in circa 900 milioni di barili di petrolio. La partecipazione della Petronas nel progetto è del 45%, con il 30% detenuto dalla JPEX e il 25% da una società di stato irachena. Il contratto ventennale comporterà un costo di circa 7 miliardi di $ e una produzione al 2017 di 230 mila barili giorno, attraverso una ventina di pozzi. Entro l’ultimo trimestre del 2011 la produzione dovrebbe comunque arrivare a 35 mila b/g. La remunerazione prevista è di 1,49 $/bbl. Petronas inoltre collabora con R.D.Shell nel progetto Majnoon.

Il contratto relativo allo sviluppo del giacimento di Halfaya è stato assegnato al consorzio formato da China National Petroleum Company (37%), Total (18,75%) e Petronas (18,75%) a fronte di un bonus non recuperabile di 150 milioni di dollari. Il gruppo sarà ricompensato con una remunerazione di 1,40 dollari al barile. Le riserve di Halfaya sono stimate in 4,1 miliardi di barili di petrolio, ma potrebbero ammontare fino a 15 miliardi di barili. Il consorzio si è impegnato a incrementare la produzione fino a 535 mila barili/giorno rispetto a una produzione di poco superiore ai 3.000 barili/giorno nel 2010. Il consorzio ha emesso un tender, che scadrà alla fine di giugno, che mira a poter avviare le operazioni di perforazione entro il 2011. Sono previsti almeno 300 pozzi in cinque anni.

La corporazione cinese CNPC è stata la prima compagnia rientrata nel paese, nel 2008, con la firma di un contratto di servizio (di 23 anni) relativo allo sviluppo del giacimento Al-Ahdab (con riserve stimate in 1 miliardo di barili), per il quale si prevede una produzione di 23 mila barili/giorno nei primi tre anni e di 115 mila b/g a partire dal settimo anno. Collabora inoltre con la BP allo sviluppo di Rumailah.

Per Halfaya il compenso è di 1,40 $/BBL

Contratto Gharaf aggiudicato alla jv Petronas/Japex remunerato con 1,49 $/BBL

FEED del progetto affidato alla Technip

La CNPC è stata la prima compagnia a rientrare nel paese, nel 2008

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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La Joint Venture capitanata dalla Royal Dutch Shell (45%) e Petronas (30%) in associazione con la compagnia irachena (25%), ha assunto il contratto di servizio relativo allo sviluppo delle riserve di Majnoon, a fronte di un corrispettivo di 1,39 $/barile, risultando vincitrice rispetto a circa una quarantina di concorrenti. Scoperto nel 1975 dalla brasiliana Braspetro, il giacimento di Majnoon è il maggior reservoir iracheno; tuttavia a causa della guerra con l’Iran il giacimento è stato gravemente danneggiato. Il consorzio prevede di aumentare la produzione fino ad un plateau di 1,8 milioni di barili/giorno entro un periodo di sette anni. Il contratto di servizio comprende la perforazione di più di 40 pozzi di produzione, la costruzione di tre stazioni di separazione del gas e di due raffinerie di petrolio greggio con una capacità 100 mila barili/giorno ciascuna. Nella prima fase del progetto, il consorzio intende aumentare la produzione da 45.000 a 175.000 barili/giorno entro la fine del 2012. nella seconda fase verranno perforati più di 1.000 nuovi pozzi produttivi e circa 500 pozzi di iniezione di acqua.

La società angolana Sonangol National Oil Company ha vinto le offerte relative allo sviluppo di due giacimenti di petrolio, Najmah e Qayarah, ubicati nella provincia di Nineveh, una delle più turbolente dell’Iraq. La società riceverà per ogni barile di petrolio prodotto compensi di 6,00 $ a Najmah e di 5,00 $ a Qayarah, che tengono conto dei maggiori rischi operativi nelle due aree. Entrambi i contratti hanno comportato dei Signature Bonus non recuperabili di 100 milioni di $. Lo sviluppo del campo petrolifero di Najmah è stato affidato al Consorzio formato dalla Sonangol (75%) con la North Oil Company irachena (25%). Il progetto prevede di raggiungere una capacità produttiva di 110.000 barili/giorno entro il 2017. Le sue riserve sono stimate in circa 900 milioni di barili di petrolio. Il petrolio di Qayarah, che presenta una gravità API di 15°, è di gran lunga il più pesante tra i greggi iracheni. Le sue riserve sono stimate in 800 milioni di barili. Dovrà essere opportunamente alleggerito (a 21-24 °API) per consentire il suo trasporto mediante oleodotto. Gli investimenti si aggireranno intorno a 2 miliardi di $ e il plateau di produzione è previsto in 120 mila barili/giorno.

Sonangol vincitrice a Najmah e Qayarah,

con compensi più elevati per i maggiori

rischi operativi

Sviluppo di Majnoon affidato alla jv

Shell/Petronas con un compenso di

1,39 $/BBL

Plateau produttivo previsto a

1,8 milioni di b/g

Il greggio extra pesante di

Qayarah

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 49

Il consorzio Lukoil (85%) - Statoil (15%) si è aggiudicato lo sfruttamento del campo petrolifero di Qurna Ovest Fase II, nel sud dell'Iraq. L'obiettivo è di produrre 1,8 milioni di barili al giorno entro sei anni. Le riserve producibili del campo più esteso del sud del Paese nella Fase II sono stimate in 12,8 miliardi di barili. La produzione del giacimento sarà avviata nel 2013 e dovrebbe raggiungere raggiungere un livello di 150 mila barili/giorno, con la previsione di arrivare a 400 mila entro il 2014. Il compenso, stabilito in 1,15 $/bbl è risultato il più basso tra tutti i contratti del primo e secondo round di assegnazioni. Il contratto ha comportato un Signature Bonus di 150 milioni di dollari, non recuperabile. Alcune rivendicazioni tribali irachene pongono tuttavia potenziali problemi e rallentamenti allo sviluppo del progetto. Lo sceicco Rashash, ex generale dell'esercito iracheno, della tribù al-Imara rivendica risarcimenti per l’utilizzo dei terreni e il Governo è stato costretto a istituire comitati di negoziazione con la comunità locale. Problemi simili si sono verificati anche con la tribù Mansour Bani nel caso dello sviluppo di West-Qurna 1 (ExxonMobil) e di Majnoon (Shell/Petronas).

* * * Se le produzioni di tutti i campi saranno conformi ai piani di sviluppo contrattuali, si stima che circa 15 miliardi di barili di petrolio potranno essere prodotti durante il periodo di build-up settennale della produzione, seguiti da circa 30 miliardi di barili durante il periodo di mantenimento del plateau (7 anni) e infine da circa 25 miliardi di barili nel rimanente periodo di declino, fino alla fine dei contratti. A dispetto dello scetticismo di alcuni analisti, è indubbio che le compagnie petrolifere internazionali saranno interessate a rispettare gli impegni contrattuali assunti e massimizzare i loro compensi, recuperando pienamente gli enormi investimenti e costi che saranno sostenuti nel ventennio stabilito. Le esportazioni petrolifere Le esportazioni irachene di petrolio, usualmente risultano dirette soprattutto nell’Area Asiatica (43,5%), in Europa (27%), Nord America (25%) e in minor misura in America Latina (3,%) e altri paesi del Medio Oriente. I quantitativi riguardano prevalentemente il greggio Basrah Light (70-80%) caricato nei terminal portuali meridionali e il Kirkuk blend (20-25%) destinato al terminal di Ceyhan, sul Mediterraneo. Il sistema iracheno di misurazione e verifica delle esportazioni risulta tuttavia ancora molto carente. Secondo un report della Price Waterhouse & Coopers e dell’ International Advisory and Monitoring Board (IAMB)

Sviluppo West Qurna Fase 2 affidato alla JV Lukoil /Statoil

Compenso minimo di 1,15 $/BBL per West-Qurna 2

Oltre 40% dell’export petrolifero è diretto in Asia

Rallentamenti dovuti a rivendicazioni tribali

I piani di sviluppo in 20 anni produrrebbero circa il 50% delle riserve provate di petrolio

Il sistema di misura e verifica dell’export è ancora carente

Le Major petrolifere internazionali sono interessate a onorare gli impegni contrattuali

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

50

920

8.8498.8888.8278.456

3.4564.041

5.855

6.801

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

10.000

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Gen-Mar

2011

Petrolio Semilavorati

dell’ONU, la sua messa a punto finale, prevista per il 2012, arriva finora a coprire meno del 40% del programma di procedura previsto. Nei mesi di marzo-aprile 2011 il Ministero del Petrolio ha registrato un record delle entrate petrolifere. Il rialzo dei prezzi combinato con l’aumento delle esportazioni (superiori per il quarto mese consecutivo a 2 milioni di barili/giorno), ha portato nelle casse irachene oltre 26,6 miliardi di $, con valori medi mensili mai registrati dal 2003. La lieve flessione dei volumi in Aprile è stata determinata da condizioni climatiche avverse.

Esportazioni irachene di greggio Basrah Light e Kirkuk Blend

BASRAH CRUDE KIRKUK CRUDE TOTALE

ANNO

QUANTITA’

MILIONI

BARILI

VALORE

MILIONI

DOLLARI

QUANTITA’

MILIONI

BARILI

VALORE

MILIONI

DOLLARI

QUANTITA’

MILIONI

BARILI

VALORE

MILIONI

DOLLARI

PREZZO MEDIO

US$/BBL

LUGLIO 44,4 3.137 11,9 872 56,3 4.009 71,21 AGOSTO 44,9 3.191 10,5 766 55,4 3.957 71,43

SETTEMBRE 45,2 3.280 15,4 1.148 60,6 4.428 73,07 OTTOBRE 46,2 3.533 12,5 993 58,7 4.526 77,10

NOVEMBRE 46,0 3.693 11,3 925 57,3 4.618 80,59

2010

DICEMBRE 47,4 4.078 13,1 1.144 60,5 5.222 86,31 GENNAIO 54,0 4.880 13,0 1.202 67,0 6.082 90,78 FEBBRAIO 47,8 4.701 13,8 1.363 61,6 6.064 98,44

MARZO 52,3 5.551 14,6 1.616 66,9 7.167 107,13

2011

APRILE 49,7 5.638 14,5 1.704 64,2 7.342 114,13

Nel 2010 l’Italia ha importato circa 64 milioni di barili (8,8 milioni di tonnellate di petrolio), mentre nel primo trimestre del 2011 le importazioni hanno sfiorato circa 7 milioni di barili (poco meno di 1 milione di tonnellate).

Importazioni di petrolio e semilavorati dell’Italia dall’Iraq (Dei committenti nazionali - Migliaia di tonnellate)

Le importazioni italiane di

greggio

Record dell’export petrolifero nei primi

mesi del 2011

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Le infrastrutture per il trasporto del petrolio L’Iraq possiede una rete di trasporto del petrolio che risulta ancor oggi pesantemente menomata da anni di guerre e sanzioni. La principale infrastruttura interna è rappresentata dallo Strategic Pipeline,

che collega i giacimenti meridionali di Rumailah con gli oleodotti del nord, e viceversa, permettendo all’Iraq una flessibilità nei flussi di esportazione. Costruito inizialmente con un sistema di condotte da 18-42 pollici nel 1970, è stato ampliato nei primi anni ’90 con una seconda linea da 42-48 pollici che duplicò la sua capacità a 1,4 milioni di barili/giorno. La sua estensione totale è di circa 760 km, con un tratto di 655 km che congiunge Rumailah con Haditha (a nord) e una sezione di 105 km. che da Rumailah raggiunge gli impianti di stoccaggio di Fao (105 km), a loro volta collegati con oleodotti sottomarini ai terminali di caricamento di Mina Al Bakr e Khor Al Amaya. La stazione principale di pompaggio della linea (K-3 di Haditha) e tre stazioni intermedie vennero quasi totalmente distrutte durante la guerra del 1991 e sono state riparate nel lontano 1992. Oggi, la rotta di esportazione verso sud è in grado di portare fino a 1,7 milioni di barili giorno sul Golfo Arabico, ma il suo pessimo stato di conservazione rischia, ogni giorno, di provocare un disastro ambientale. L’oleodotto Iraq-Turchia, che collega i campi di Kirkuk a Ceyhan, è lungo 960 chilometri ed è costituito da due condotte parallele: la prima è stata progettata per trasportare 1,1 milioni di barili/giorno; la seconda ha invece una capacità di 0,5 milioni di barili. La capacità complessiva dell’oleodotto, lungo il cui tracciato sono presenti cinque stazioni di pompaggio, sarebbe in teoria di 1,65 milioni di barili al giorno. Tuttavia il sistema per difficoltà tecniche e problemi di corrosione è in grado di sostenere soltanto il trasporto di 500 mila barili/giorno; inoltre è bersaglio di continui attentati che hanno spesso interrotto il suo funzionamento dal 2003 ad oggi. L’oleodotto Iraq Petroleum Saudi Arabia (IPSA), costruito durante la guerra Iran-Iraq per eludere gli attacchi alle petroliere irachene nel Golfo Persico, aveva una capacità di trasporto di 1,6 milioni di barili/giorno, raggiungendo dai giacimenti meridionali iracheni il porto saudita di Yanbu, a nord di Gedda, sul Mar Rosso. Venne chiuso dai sauditi a seguito della invasione irachena del Kuwait. Dopo essere rimasto inattivo per molti anni è stato utilizzato dall’Arabia Saudita per il trasporto del proprio greggio. L’Arabia Saudita ne rivendica la proprietà, anche se l’Iraq non è d’accordo. L’ipotesi di un suo utilizzo, per gli scopi iracheni, oggi è impensabile. L’Oleodotto Iraq-Siria, attraverso un percorso di circa 800 km, collega i giacimenti di Kirkuk con Banias sulla costa mediterranea. E’ rimasto inattivo per più di 20 anni, anche se tra il 2001-2003 è stato utilizzato per trasportare illegalmente del petrolio (circa 150-200 mila barili/giorno) al di fuori degli

Lo Strategic Pipeline asse portante del sistema di trasporto petrolifero

La capacità dell’ITP è ridotta a meno di un terzo

L’opzione IPSA, in Arabia Saudita è impercorribile

Il revamping del vecchio oleodotto vs la Siria è stato accantonato

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Wec Italia, Country Report Iraq – Maggio 2011

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schemi ONU. Un progetto per renderlo nuovamente operativo portandone la capacità dagli attuali 300 mila a 1,4 milioni di barili al giorno, è stato accantonato perché ritenuto troppo oneroso rispetto alla costruzione di una nuova condotta.

Le infrastrutture di trasporto del petrolio e del gas

Il Ministero del Petrolio iracheno si è pertanto deciso a intraprendere un vasto progetto di potenziamento del network di trasporto interno ed estero

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WECItalia, Country Report Iraq – Maggio 2011 53

del petrolio (e del gas naturale) che potrebbe comportare una spesa di circa 50 miliardi di dollari. A tal fine, nella metà di maggio 2011, ha firmato un contratto di 13,3 milioni dollari con la società di consulenza canadese SNC-Lavalin per sviluppare una rete di nuovi oleodotti che potenzieranno la capacità dello Strategic Pipeline (con una terza linea) e le capacità dell’export verso Siria e Turchia. Una prima fase comprenderebbe un nuovo oleodotto di 650 km con una capacità di 1,75 milioni di barili/giorno che dall’area di Bassora, dove si trovano i due terzi delle riserve petrolifere irachene, dovrebbe raggiungere Haditha, nel Governatorato di Anbar. Di lì, due nuove linee correrebbero verso la Siria e mentre una terza dovrebbe ricollegarsi con l’oleodotto diretto in Turchia. Nel settembre 2010 Baghdad ha già siglato un accordo con la Turchia per la riabilitazione e l’ampliamento dell’oleodotto che trasporta il greggio dai campi petroliferi settentrionali di Kirkuk al terminale portuale turco di Ceyhan, sulla costa orientale del Mediterraneo. La condotta da 30 pollici presenta problemi di corrosione e necessita della riparazione della stazione di pompaggio IT-2, nei pressi della città di Mosul. I nuovi piani farebbero aumentare la capacità di export verso la Turchia di 1,25 milioni di b/g. Inoltre l’Iraq e la Siria hanno annunciato un piano per costruire due nuove linee con una capacità complessiva di 2,75 milioni di barili/giorno. La prima (1,25 milioni di b/g) dovrebbe collegare Kirkuk con il porto siriano di Banias, mentre la seconda (1,5 milioni di b/g) proveniente dall’area di Bassora dovrebbe raggiungere Baghdad e poi Tartous, sul Mediterraneo. Baghdad avrebbe anche intenzione di costruire un oleodotto verso la Giordania, storico acquirente del petrolio iracheno, ma non è stata ancora resa nota la sua capacità. Certamente dovrebbe superare gli attuali 10.000 barili/giorno di greggio che l’Iraq esporta nel Regno Ascemita mediante autobotti (presso la raffineria di Zarqa a nord di Amman). Riabilitare anche i terminal petroliferi vicino a Bassora, che gestiscono le esportazioni verso sud attraverso il Golfo Persico, sarà essenziale per accogliere l’aumento di produzione atteso dai giacimenti “giant” del sud, che sono in fase di sviluppo da parte delle compagnie petrolifere internazionali. La South Oil Co,. nel marzo 2009, ha affidato a Foster Wheeler un contratto di ingegneria per l'espansione della capacità a 4,5 milioni di barili/giorno.

Nuovo Master Plan affidato alla canadese SNC Lavalin

Nuova costola per lo Strategic Pipeline

Il potenziamento dell’ITP verso la Turchia

Due nuovi oleodotti vs Banias e Tartous, sul Mediterraneo per 2,75 milioni di b/g

Ipotesi non ancora definite vs la Giordania

Ingegneria per ampliamento terminali di Bassora affidata a Foster Wheeler

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Raffinazione e petrolchimica L’Iraq possiede una dozzina di raffinerie, con una capacità di distillazione totale di 824 mila barili/giorno. Gli impianti maggiori sono quelli di Baiji, nel Nord (due unità, Salahiddin e Baiji North, con una capacità complessiva di 310 mila b/g), di Bassora, nel Sud del paese con una capacità di 140 mila b/g, e Daura, a sud di Baghdad con una capacità di 142 mila b/g. Presso i rimanenti impianti di Khanaqin, Samawah, Haditha, Mufthiah, Qayarah, Najaf, Mosul e Kirkuk le capacità variano tra 30.000 e 4.000 barili/giorno. Le raffinerie complessivamente evidenziano un tasso di utilizzazione molto basso (55% circa nel 2009, a causa delle loro pessime condizioni) e una bassa qualità dei prodotti raffinati. La produzione di prodotti raffinati nel 2009 si aggirava sui 460 mila barili giorno, determinando un deficit di virgin nafta, benzine e distillati medi, a fronte di un consumo interno di prodotti petroliferi valutato in oltre 600 mila barili giorno. Per ovviare a tali problemi, il piano decennale 2008-2017 prevede di aumentare la capacità di raffinazione del paese a circa 1,6 milioni di barili/giorno, attraverso la costruzione di quattro nuove raffinerie e l’espansione di alcune unità presso siti già esistenti. Gli investimenti richiesti potrebbero superare i 23 miliardi di dollari.

Le nuove raffinerie previste

Il Parlamento iracheno, nel tentativo di attirare gli investitori stranieri nella costruzione delle nuove raffinerie, ha migliorato gli incentivi già previsti, aumentando dall’1% al 5% lo sconto offerto sul prezzo del greggio acquistato dalle raffinerie. Lo sconto, valido per un periodo di 50 anni, avrebbe comunque dei limiti, compresi tra un minimo di 4$/barile e un massimo di 8 $/barile. La progettazione di front end della nuova raffineria di Kerbala, che tratterà 140.000 barili al giorno di greggio, è stata affidata all’italiana Technip Italy SpA, mentre lo Studio Tecnologie e Progetti-STP ha acquisito alcuni lavori relativi alla raffineria di Daura.

Capacità prevista Investimenti Status dei lavori barili/giorno miliardi di $ Kerbala 140.000 5 Bn $ FEED assegnato a Technip Italia Missan 150.000 5 Bn $ FEED assegnato a Gruppo Shaw Kirkuk 150.000 5 Bn $ FEED assegnato a Gruppo Shaw Nassiriyah 300.000 8 Bn $ FEED assegnato a Foster Wheeler Totale 740.000 23 Bn $

La capacità nominale di raffinazione è di 820 mila b/g

I tassi di utilizzo e le rese sono

molto bassi

Previste quattro nuove raffinerie, per 740 mila b/g

Sconto del 5% sul prezzo del greggio

offerto agli investitori nella raffinazione

FEED della raffineria di Karbala affidato

a Technip Italia

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La UOP-Honeywell è stata selezionata per la fornitura dei suoi processi (reforming, isomerizzazione, fluid catalitic cracking-FCC, hydrotreating e catalizzatori) alle raffinerie di Missan, Kirkuk e Nassiriyah. Attività upstream nella Regione Autonoma Curda

La prevista Legge irachena sugli Idrocarburi, che attende in Parlamento la sua approvazione definitiva fin dal 2008, è articolata intorno a quattro principali obiettivi: gestire gli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo delle risorse petrolifere; gestire il gettito petrolifero tra compagnie Province e Governo federale; ristrutturare il Ministero del Petrolio; ricostituire la società nazionale Iraq National Oil Company (INOC). Tuttavia poiché la Costituzione irachena attribuisce ai governi regionali il diritto “ to explore for, and develop petroleum from new fields ( those not already in commercial production) on their territory” il Kurdistan Regional Goverment-KRG (formalmente costituito nel maggio 2006) ha approvato nel 2007 una propria Legge sugli idrocarburi, nonostante la mancanza della Legge nazionale, che ha portato al riconoscimento di 37 accordi di tipo Production Sharing Contract (PSC) con 42 compagnie straniere relativi allo sviluppo di nuovi giacimenti. Alcuni contratti, firmati addirittura negli anni precedenti (2002-2004), hanno portato alla produzione odierna di circa 50 mila b/g di greggio 24 °API nel campo di Tawke (operato dalla compagnia norvegese Det Norske Oljeselskap-DNO) e allo sviluppo del campo di Taq Taq (circa 40 mila b/g) da parte della joint venture costituita dalla turca Genel Energy con la canadese Addak Petroleum Corporation (acquisita nel giugno 2009 dalla cinese Sinopec). Tali contratti sono divenuti oggetto di una contesa tra il Governo nazionale e il KRG nel 2009, che è sfociata nella temporanea sospensione dei pagamenti e delle esportazioni. Tuttavia il Governo centrale nel febbraio scorso ha accettato, in linea di principio, il pagamento di un anticipo di 243 milioni di dollari, da parte delle autorità locali alle compagnie DNO, Genel Enerji e Sinopec, sulla base di un accordo che secondo indiscrezioni prevedrebbe che una quota del 17% dei ricavi petroliferi sia a favore del KRG. Il Vice Primo Ministro al-Shahristani ha comunque affermato che tutti i PSC firmati dal KRG con le compagnie internazionali dovranno essere trasformati in Contratti di Servizio, per essere approvati dal Governo centrale. Intanto il Ministro del Petrolio al-Luaibi ha annunciato la messa all’asta di dodici giacimenti, cinque relativi al petrolio e sette riguardanti il gas, che saranno offerti alle imprese estere entro fine gennaio 2012. I nuovi giacimenti potrebbero portare a un aumento delle riserve di 10 miliardi di barili di petrolio e di oltre 700 miliardi di metri cubi per il gas naturale.

Processi UOP per le raffinerie di Missan, Kirkuk e Nassiriyah

La Legge irachena sugli Idrocarburi è ancora in gestazione

I contratti PSC del KRG sono contestati dal Governo centrale

Sbloccati gli anticipi agli operatori esteri nel Kurdistan

I PSC dovranno essere convertiti in Contratti di Servizio

Il KRG ha approvato nel 2007 una propria legislazione petrolifera

Annunciato quarto Bid Round per nuovi 12 giacimenti, nel gennaio 2012

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10.50011.350 11.900

13.60014.780

16.580

9.500

1.560 1.000 1.450 1.450 1.460 1.880 1.1490 500 800 800 763 900 968

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

18000

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Produzione Lorda Produzione Commercializzata Produzione Reiniettata

Gas naturale Riserve, produzione e consumi Le riserve provate di gas naturale dell’Iraq sono stimate in 3.170 miliardi di metri cubi, equivalenti all’l,6% delle riserve mondiali di gas, che pongono il Paese al tredicesimo posto della graduatoria alle spalle dell’Indonesia. Oltre il 70% delle riserve sono costituite da gas associato a giacimenti di petrolio, come quelli Kirkuk a nord e di Majnoon, Halfaya, Nassiriya, Rumailah, West Qurna e Zubair a sud. Nel 2009 l’Iraq registrava una produzione lorda di gas di circa 16,6 miliardi di metri cubi standard, di cui soltanto 1,15 miliardi di metri cubi risultavano commercializzati, con il resto dei quantitativi re-iniettati nei giacimenti di petrolio (1 miliardo di mc), bruciati in torcia (7 mld di mc) e perduti (7,5 mld di mc). Tale situazione poneva l’Iraq al penultimo posto tra i paesi produttori del Medio Oriente, davanti soltanto allo Yemen e alla Giordania.

Produzione lorda, commercializzata e re-iniettata, di gas naturale (Miliardi di metri cubi)

Le produzioni più importanti nel Nord dell’Iraq sono provenienti da Kirkuk, Ain Zalah, Butma e Bai Hassan, mentre al Sud si distinguono quelle di Rumailah, West Qurna e Zubair. L’unica produzione di gas naturale non associato al petrolio proviene dal giacimento di al-Anfal, nelle vicinanze dei campi di Kirkuk, le cui riserve sono stimate approssimativamente in 50 miliardi di metri cubi. Gli impianti più importanti per la raccolta e il trattamento del gas naturale risiedono nella “Southern Area Gas”, progettata nel 1985 e diventata operativa nel 1990. E’ costituita da nove punti di raccolta, da un impianto di trattamento del gas, con una capacità di circa 40 milioni di metri cubi giorno e da un gasdotto che trasporta il gas agli impianti di Zubair e di

Le riserve di gas, pari a 3.170 mld mc, sono costituite per il

70% da gas associato al petrolio

Una minima parte della produzione è commercializzata

I principali giacimenti di gas

libero e associato

La Southern Gas Area

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Basrah. Altri gasdotti non ancora completamente riabilitati riguardano la linea tra West Qurna e Baghdad e il gasdotto tra Rumailah e il Kuwait (da 40 pollici e 8 milioni di mc/giorno, costruito negli anni ‘80) che lungo un percorso di 160 km raggiunge il centro di raccolta kuwaitiano di Amadh (attualmente è in funzione solo il tratto tra Rumailah sud e Rumailah nord). Altri quattro importanti giacimenti di gas non associato non ancora in produzione, Chemchamal (59 mld mc), Jaria Pika (25 mld mc), Khashm al Ahmar (40 mld mc) e Mansuriya (100 mld mc), sono ubicati nelle province del Kirkuk e di Diyala. Nell’ottobre 2010, l'Iraq ha lanciato una gara (Terzo Bid Round) per l’assegnazione di contratti ventennali di sviluppo di tre giacimenti di gas naturale non associato, le cui riserve complessive sono valutate in circa 300 miliardi di metri cubi di gas. Le offerte sono state aggiudicate in base alla tariffa di retribuzione richiesta dalle compagnie in dollari per barile di olio equivalente (boe) prodotto a fronte degli obiettivi di produzione espressi in milioni di metri cubi standard giorno (MMSCFD) di gas secco, che saranno interamente ritirati dalla controparte irachena. Per Mansuriya l’offerta vincente è stata quella relativa a un compenso di 7,00$/boe a fronte di un plateau di produzione previsto a 320 MMSCFD. La quota di compenso vincitrice per Siba è stata di 7,50 $ per boe a fronte di un plateau di produzione previsto a 100 MMSCFD.

Terzo Bid Round di Assegnazione di giacimenti di gas naturale

Il campo gas di Akkas è situato nel deserto vicino al confine siriano, nel Governatorato di Anbar a forte maggioranza sunnita. Il consorzio guidato dalla coreana KOGAS in collaborazione con la kazaka KazMunaiGas ha avanzato una richiesta 5,50$ per boe, con un plateau di produzione di 400 MMSCFD, battendo la richiesta della cordata franco-turca Total/TPAO di 19,00 $ per boe e una produzione mirata a 375 MMSFCD.

Giacimenti Provincia Riserve Mld mc

Compenso Compagnie

Joint Ventures & Compagnie Internazionali

Akkas

Anbar 160 5,50$/boe Korea Gas Corporation-KOGAS (75%, operatore), Iraq North Oil (25%)

Mansuriyah Diyala 110 7,00$/boe TPAO (50%,operatore), Kuwait Energy (30%) e Korea Gas Corporation-KOGAS (20%)

Siba Bassora 30 7,50$/boe Kuwait Energy (60%, operatore), TPAO (40%)

Totale 300

Il Terzo Bid Round di aree relative al gas naturale

I compensi per i giacimenti di Mansuriyah e Siba

Il campo gas Akkas assegnato alla sud coreana Kogas

Il vecchio gasdotto Rumailah-Kuwait è inattivo

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Tuttavia le rivendicazioni locali del Governatorato di Anbar, in disaccordo con il Governo centrale, hanno ripetutamente impedito la firma del contratto, inducendo la KazMunaiGas ad abbandonare l’iniziativa nei primi di maggio 2011. Il Ministero successivamente si è affrettato a firmare l’accordo. Ora si presume che la KOGAS possa incoraggiare l’ingresso di un nuovo partner nel progetto di sviluppo, dopo che ha raddoppiato la sua partecipazione dal 37,5 al 75% (il restante 25% è detenuto dalla Iraq North Oil , in nome del Governo). Tuttavia, le prospettive per il settore del gas naturale in Iraq, dopo la lunga fase intercorsa per attirare gli investimenti stranieri nel paese, sembrano aver subito un serio contraccolpo, tenuto conto che il Consiglio dei Ministri iracheno non ha ancora definitivamente approvato le offerte finali per Mansuriyah e Siba. Anche l’importante progetto venticinquennale affidato alla joint-venture mista irachena Basrah Gas Company (44% R.D. Shell, 5% Mitsubishi e 51% South Gas Company-SGC) per ridurre il flaring del gas e recuperare le frazioni liquide nei campi meridionali del paese sembra a rischio. La firma dell’accordo iniziale risale al 2008, ma l’operazione (il cui valore si aggira sui 12 miliardi di $) ha subito una serie interminabile di battute d’arresto per cause legali e politiche. Alla fine di maggio il Vice Ministro del Petrolio, Ahmed al-Shamma, ha lanciato un ultimatum alla Shell minacciando di annullare ogni ulteriore negoziato, se non verrà finalizzato presto un accordo. La Shell da parte sua pretende maggiori garanzie sulle quantità di gas associato che dovrebbe ricevere dai tre campi meridionali di Rumailah (BP), Zubair (Eni) e West Qurna Fase Uno (ExxonMobil), poiché minori quantitativi potrebbero mettere a rischio l’economicità del progetto di raccolta (circa 20 milioni di metri cubi giorno di gas). Le compagnie che stanno sviluppando i tre campi infatti sono autorizzate ad utilizzare il gas per produrre l’energia necessaria per le loro operazioni. Intanto il Commissario UE all'Energia, Guenther Oettinger, e il Vice Primo Ministro iracheno per l’Energia al-Shahristani hanno recentemente firmato una dichiarazione comune per un partenariato strategico per la politica energetica e la futura fornitura di gas iracheno all’Europa attraverso il corridoio meridionale (Nabucco gas project). L’accordo firmato da Shahristani e Oettinger peraltro riconosce l’esclusiva competenza del Governo federale iracheno su qualsiasi contratto di esportazione di petrolio e gas del Paese, ivi inclusi i giacimenti compresi nella Regione Autonoma del Kurdistan.

I contrasti tra regione di Anbar e Governo

centrale hanno indotto la KazMunaiGaz ad abbandonare

il progetto

Ritardi nella convalida finale degli accordi

per Mansuriyah e Siba

L’accordo con la Shell per ridurre il flaring

del gas è a rischio

Dichiarazione UE-Iraq sul futuro export di gas

all’Europa riconosce l’esclusiva competenza

del Governo centrale iracheno

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32,736,2

45,8

2,33,0

5,6

0,60,60,50

10

20

30

40

50

2007 2008 2009

TW

h

Fonte Idrica Fonte Termica Importazioni Nette

Settore Elettrico La maggior parte delle centrali elettriche esistenti in Iraq sono state costruite tra la metà degli anni 1970 e 1980. Pertanto sono sostanzialmente dotate di capacità termica tradizionale impostata sul petrolio, fatta eccezione per quelle idroelettriche e per gli impianti a gas commissionati a partire dal 2003. Le principali centrali termoelettriche storiche sono quelle di Daura-Al Taji Musayab (dotata di 4 gruppi da 300 MW), Yousfiyya (660 MW), Diwaniyya (250 MW), Rumailah (500 MW), Samawa (60 MW) e la centrale a gas di Al Quds situata nella zona di Rashidiyah, a nordest di Baghdad, composta da 10 unità per complessivi 800 MW. Tra le quattro centrali idroelettriche dislocate nel paese si citano quella di Mosul (quattro turbine da 200 MW, ma si ritiene che la potenza effettiva sia ridotta a 320 MW), quella di Haditha (660 MW), di Dukam (400 MW) e di Darbandikhan (249 MW) nella KRG. Complessivamente nel 2009, la generazione irachena era stimata in 46,4 miliardi di kWh, a fronte di un consumo di circa 52 miliardi di kwh e di importazioni di energia elettrica per 5,6 miliardi di kWh (provenienti da Giordania, Turchia ed Iran).

La generazione elettrica in Iraq Miliardi di TWh

La situazione del settore elettrico rimane molto precaria pur con alcuni segnali positivi. La capacità installata raggiunge attualmente solo 8.000 dei 13-15.000 MW necessari a soddisfare le esigenze quotidiane della popolazione che è costretta a sopportare frequenti interruzioni di elettricità, soprattutto nel periodo estivo quando le temperature arrivano spesso a superare i 50 gradi. I consumi pro-capite (1.650 kWh) registrano valori ancora molto lontani dalla media degli altri paesi del Medio Oriente, nonostante nel 2010 sia aumentata la potenza elettrica disponibile.

La generazione elettrica è ancora basata sul petrolio

La generazione elettrica è insufficiente

Le principali centrali termo e idroelettriche

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Nel giugno 2010 il Ministro dell’Elettricità Karim Wahid al-Hassan è stato costretto a dimettersi dopo le violente proteste popolari avvenute a Bassora per il razionamento elettrico imposto alla città. Al-Maliki ha incaricato al-Shahristani come suo provvisorio successore, fin quando nel febbraio 2011 ha nominato Ministro dell’Elettricità Raad Shallal al-Ani, ingegnere, che dal 1987 ha svolto la sua carriera nell’ambito del Ministero. Gli iracheni non pagheranno i primi 1.000 kilowattora (kWh) consumati ogni mese. Questa è stata la risposta data dal Ministero dell'Elettricità alle proteste popolari dei mesi scorsi. La decisione di sovvenzionare l'energia elettrica per tutti i cittadini, anche se il provvedimento mirava ad aiutare soprattutto gli otto milioni di iracheni con redditi più bassi, è stata presa da al-Shahristani, poco prima di lasciare l'incarico. Chi consumerà più di 1000 kWh, invece, pagherà l'eccesso di consumo a tariffa regolare.

Media giornaliera di ore di elettricità somministrata in Iraq

Un raddoppio delle tariffe elettriche in Iraq, varato nell'ottobre 2010, mirava a incoraggiare il risparmio di energia. Per i primi 1.000 kWh, il prezzo era passato da 10 a 20 dinari iracheni, l'equivalente di due centesimi di dollaro. Ora, con il nuovo schema, si pagheranno 50 dinari al kWh per i consumi compresi fra 1000-2000 kWh, 80 dinari se superiori a 2000 kWh. Il Ministero dell’Elettricità punta ad attirare la partecipazione degli investitori privati e dei contractor internazionali in nuovi progetti elettrici, con l’obiettivo di riuscire a triplicare la potenza installata, a 27.000 MW, in un decennio.

L’obiettivo è di triplicare la potenza

installata entro il 2020

Gli iracheni non pagheranno i

primi 1000 kWh consumati ogni mese

Ma sarà mantenuto il raddoppio delle

tariffe oltre i 1000 kWh

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Gli investimenti nel settore elettrico sono regolati dalla Legge n.13 del 2006, che mira a promuovere gli investimenti stranieri e del settore privato iracheno, tutelando i diritti di proprietà e il trasferimento di tecnologie nella generazione, trasporto e distribuzione dell’energia elettrica. Peraltro è prevista una esenzione fiscale decennale. Il Ministero dell’Elettricità negli anni scorsi ha finalizzato contratti di fornitura di turbine a gas da Siemens (1.965 MW) e General Electric (2.750 MW), del valore complessivo di 3,6 miliardi di dollari, ma deve ancora procedere alla loro istallazione ed attivazione. Inoltre deve far fronte a una inefficace pianificazione degli approvvigionamenti delle fonti energetiche impiegate nella generazione elettrica. Infatti le difficoltà sopracitate nello sfruttamento del gas naturale ai fini interni potrebbero comportare l’uso di combustibili meno efficienti, considerato che per il 2015 il Ministero dell’Elettricità prevede di elevare la potenza istallata a 20.065 MW, con 9.500 MW prestati da unità termiche, 14.210 MW alimentati a gas naturale e 1.355 MW a gasolio. Per ovviare a tale situazione il Ministero dell’Elettricità iracheno ha recentemente firmato un protocollo d’intesa con l'Iran per l'importazione di gas naturale per produrre energia elettrica. L’Iraq acquisterà a prezzi internazionali circa 25 milioni di metri cubi/giorno di gas per cinque anni, per alimentare una potenza di circa 2.500 MW. Il gasdotto costruito da parte iraniana passerà attraverso il giacimento di Mansuriyah, nella provincia Diyala, raggiungendo le centrali di Sadr City e della periferia settentrionale di Baghdad. Il MOU dovrà essere comunque approvato dal Governo e dal Parlamento iracheno. Nel quadro degli accordi internazionali, la Franco Tosi ha concluso un contratto con il Ministero dell’Elettricità per la fornitura di parti di ricambio per le turbine della Centrale di al-Hartha (800 MW), la cui consegna è prevista nel corso del 2011, e si è aggiudicata gare per parti di ricambio per una centrale a Baiji. È stata inoltre assegnata a Electroconsult la progettazione di una centrale Termo-elettrica nei pressi di Erbil (500 MW) che sarà alimentata a metano. Il Gruppo Trevi e Bauer partecipano attraverso sudi tecnici al progetto per la manutenzione della Diga di Mosul, commessa del valore di circa 2,2 miliardi di dollari, per la quale le autorità irachene stanno definendo le procedure finali di assegnazione dell’appalto. La società elettrica iraniana Sunir alla fine di aprile ha inaugurato una nuova centrale da 320 MW a Baghdad (a seguito del contratto da 150 milioni di dollari), ubicata nella baraccopoli di Sadr City e corredata da due

Nuova centrale di Sadr City, da 320 MW, fornita dall’Iran

Forniture italiane della Franco Tosi e di Electroconsult

Studi tecnici del Gruppo Trevi per la manutenzione della diga di Mosul

I contratti finalizzati con Siemens e GE

La potenza a gas dovrebbe salire a 14.000 MW già nel 2015

MOU per l’importazione di gas dall’Iran

Gli incentivi previsti dalla Legge n.13 del 2006

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gruppi da 160 MW ciascuno (gas naturale/fuel oil), di cui uno soltanto per ora è stato collegato alla rete. La Sunir conta di firmare entro i prossimi mesi un nuovo contratto per estendere la capacità a 640 MW. La sua iniziale alimentazione a olio combustibile, che richiede carichi giornalieri di 80 autobotti al giorno, pone notevoli problemi logistici anche dal punto di vista della sicurezza. Nel febbraio 2011, Iraq e Iran hanno firmato un nuovo accordo in base al quale le imprese iraniane costruiranno undici nuove centrali elettriche nel paese. I siti suggeriti dal Ministero dell’Elettricità per gli insediamenti di nuove centrali riguardano i Governatorati di Kirkuk, Muthanna, Qadisiya, Basra e Dhi Qar.

Siti Capacità Tipologia dei combustibili e periodi

di alimentazione

Note

MW Fuel Oil (HFO)

Gas Naturale

Dibis 1 Governatorato di Kirkuk

2 x 160 2011 2014 Inizialmente verrà utilizzato HFO fornito dalla raffineria di Kirkuk. A partire dal 2014 la centrale sarà alimentata con gas naturale fornito dal Northern Gas Pipeline.

Dibis 2 Governatorato di Kirkuk

2 x 160 2011 2014 Inizialmente sarà impiegato HFO proveniente dalla raffineria di Baiji, via autobotte. Dal 2014 sarà utilizzato il gas naturale trasportato dal Northern Gas Pipeline.

Samawah Governatorato di Muthanna

4 x 125 2 unità 2011

2 unità 2014

Due unità opereranno a partire dal 2011 impiegando HFO fornito dalla raffineria di Samawa. Le altre due unità inizieranno a operare nel 2014 usando gas naturale trasportato dal Northern Gas Pipeline.

Dewaniya Governatorato di Qadisiya

4 x 125 2 unità 2011

2 unità 2014

Due unità opereranno a partire dal 2011 utilizzando HFO fornito dalla raffineria di Dewaniya. Le altre due unità inizieranno a operare nel 2014 usando il gas naturale.

Rumailah Governatorato di Basra

5 x 265 … 2011 La centrale utilizzerà gas naturale proveniente dal campo petrolifero di West Qurna, dopo che si sarà provveduto alla installazione delle attrezzature di trasporto e ricevimento del gas.

Shat al-Basra Governatorato di Basra

10 x 125 2011 … Inizierà ad operare utilizzando HFO fornito dalla raffineria di Bassora. In seguito dovrebbe utilizzare il gas naturale.

Nassiriya Governatorato di Dhi Qar

4 x 125 2 unità 2015

2 unità 2014

Due unità saranno alimentate a gas naturale a partire dal 2014. Altre due unità useranno HFO fornito dalla raffineria di Nassiriya a partire dal 2015, oppure con combustibile fornito dagli eventuali investitori.

Nuovi accordi con l’Iran

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La società turca Çalık Holding ha iniziato a costruire la centrale elettrica Al-Khairat di Karbala (1.250 megawatt di potenza, a gas naturale) a fronte di un contratto da 445 milioni di dollari. La Çalık si è anche aggiudicata la costruzione della power station di Chamchamal (750 MW, a gas) nella Regione Autonoma del Kurdistan a fronte di un contratto di circa 388 milioni di dollari, dove è prevista una ulteriore centrale a Dohuk (400 MW). I primi di maggio il nuovo Ministro dell’Elettricità, Raad Shallal, ha annunciato un piano da 6,2 miliardi di $ per costruire entro il 2012 nuove 50 centrali da 100 MW ciascuna che saranno alimentate a gasolio, e più di recente ha siglato un accordo con la società coreana STX Heavy Industries per costruire entro i prossimi 13 mesi i primi 25 impianti, per una potenza di 2.500 MW, nella regione che va da Bassora a sud di Baghdad. Intanto in considerazione dell’inizio dell’estate e dei problemi tuttora presenti nella generazione elettrica, il Governo ha deciso di offrire gratuitamente gasolio ai proprietari di gruppi elettrogeni di quartiere privati a condizione che siano in grado di assicurare una generazione continuativa di elettricità per almeno 12 ore giornaliere e che l’elettricità venga venduta a prezzi ragionevoli. Il Ministero del Petrolio vende abitualmente gasolio ai proprietari di tali generatori, che tuttavia ora potranno ricevere gratuitamente 30 litri di gasolio per ogni kilowatt di potenza impiegata.

Piano per 50 centrali a gasolio da 100 MW I primi 25 impianti già assegnati alla coreana STX Heavy Industries

Gasolio gratuito per i generatori di quartiere capaci di generare elettricità per almeno 12 ore giornaliere

Assegnata alla turca Çalık la costruzione delle centrali di Karbala e Chamchamal