cronache della comunita’ cristiana di pozzuolo … · la proposta pastorale non chiede alle...
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CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO MARTESANA
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LA FESTA PATRONALE
UN CUORE E QUATTRO
RIONI se-
L’EVENTO
LA CAVA ROCCA
E LA FEDE DI PADRE ALBERTO
VERSO LA VISITA
PASTORALE DEL
CARD.SCOLA
LA STORIA EDITORIALE
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EDITORIALE
Per un nuovo volto di Chiesa
S.E. mons. Mario Delpini*
Forse nei calendari parrocchiali e nelle agende degli impegnati non ci sono più date disponibili. Forse alla gente
l’anno pastorale appare come un insie-me di iniziative stentate perché “siamo sempre meno e sempre più vecchi”.
Forse sui bollettini parrocchiali non c’è più spazio per nuovi annunci. Al-
lora, pur con tutta la buona volontà, delle indicazioni dell’Arcivescovo per l’anno pastorale non se ne farà nulla.
L’Arcivescovo propone di lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio a confi-gurare un nuovo volto di Chiesa, una
Chiesa riformata dalla docilità allo
Spirito nell’assecondare la realtà.
La realtà è la famiglia nella comples-sità delle sue forme e delle sue storie: la proposta pastorale non chiede alle
famiglie ulteriori impegni per essere soggetti di evangelizzazione. Piuttosto trova modo di accompagnare la vita
ordinaria di ciascuna famiglia per aiu-tarla ad essere luogo di Vangelo: nel dare la vita e nel custodirne la buona
qualità si rivela anche il significato della vita e la sua vocazione. Che val-
ga la pena di propiziare l’ascolto della Parola di Dio in famiglia e la parteci-pazione alla Messa domenicale?
La realtà è la pluralità di presenze personali e associative: la proposta pastorale non vuole organizzare una
spartizione di compiti, spazi e potere, né includere alcuni ed escludere altri.
Piuttosto vuole alimentare un senso di comunione, così che il dono di ciascu-no sia per l’edificazione di tutti. Che
valga la pena di invitare tutti a parteci-pare alla Messa domenicale? La realtà è la società nella sua molte-
plicità di componente: la proposta pa-storale non presume di esercitare una egemonia nella società plurale, ma
offre a uomini e donne di questo tem-po la testimonianza di una speranza
affidabile. In altre parole vive la fede in modo che diventi cultura. Che valga la pena di incoraggiare i cristiani a
conversare con colleghi, amici, vicini di casa sulle cose serie della vita?
* Vicario Generale
Arcidiocesi di Milano
Indicazioni dell’arcivescovo
L'arcivescovo ha comunicato
che intende effettuare una “visita pastorale” prima di la-sciare il suo incarico per rag-
giunti limiti di età.
LA VISITA sarà strutturata in
un momento pubblico che pre-siederà personalmente e in una fase dedicata alle singole par-
rocchie che sarà svolta per mezzo di delegati. Il momento pubblico si svolgerà in un in-
contro serale durante il quale sanno presentate all'arcivesco-
vo alcune domande preparate in precedenza (nel nostro caso l'incontro sarà il 1 dicembre al
teatro Argentia di Gorgonzola e riguarderà tutte le 25 parroc-chie del decanato di Melzo).
Anche se non ci sarà tempo di raccontare al cardinale di ogni
singola parrocchia, né sarà pos-sibile per i fedeli interloquire direttamente con lui, si tratta di
un momento dal forte valore simbolico: il vescovo si fa vici-no e incontra i fedeli sul loro
territorio. Si manifesta così l'unità della chiesa ambrosiana e il legame delle singole par-
rocchie tra di loro e con il ve-
scovo.
C'È POI la fase che riguarda più analiticamente la parroc-chia e che sarà svolta - a nome
del vescovo - dal decano (don Gilberto Orsi parroco di Setta-la) e dal vicario episcopale di
zona (p. Michele Elli). Anzitut-to in questi mesi il Consiglio
pastorale elaborerà una descri-zione della parrocchia con i suoi punti di forza e i margini
di miglioramento, insieme ai progetti per il futuro. Questi aspetti saranno consegnati al
decano e al vicario. Successiva-mente, prima il decano e poi il vicario verranno in parrocchia.
La visita del decano sarà svolta
con il parroco: vidimerà i regi-
stri parrocchiali e si confronte-rà sullo stato della parrocchia. Più importante sarà l'incontro
con il vicario mons. Elli: sabato 14 gennaio incontrerà e ascol-
terà il Consiglio pastorale e degli affari economici e cele-brerà con tutta la comunità
l'Eucarestia prefestiva. Al ter-mine il vicario farà presente l'esito della visita al vescovo
che a sua volta invierà una let-tera alla parrocchia con alcune
indicazioni per il futuro.
LA VISITA PASTORALE, nelle procedure sopra descritte,
ci vuole richiamare ad almeno due cose. Anzitutto che la no-stra parrocchia è radicata in un
contesto più grande e universa-le. Non siamo soli, siamo parte
di un corpo e di una tradizione: la chiesa locale fa presente in un particolare territorio la
Chiesa diocesana e universale, alla quale è chiamata a confor-
marsi.
MA, IN SECONDO LUOGO, la visita è anche l'occasione di una verifica, di un ripensamen-
to, di qualche aggiornamento o modifica (ad esempio, a livello
centrale, il vescovo deve sem-pre più occuparsi del problema di parrocchie che restano sco-
perte per mancanza di sacerdoti e delle nuove forme di collabo-razione o di unione tra parroc-
chie vicine).
CI AFFIDIAMO all'interces-
sione della Vergine santa, che abbiamo così ben celebrato nei giorni della festa patronale,
perché ci suggerisca le vie mi-gliori per vivere oggi la parola del Vangelo e ci accompagni
sempre il suo aiuto.
don Alfonso
Verso la visita pastorale del card. Scola
Il card. Angelo Scola: incontrerà le parrocchie del nostro Decanato la sera del 1 dicembre al Teatro Argentia di Gorgonzola
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SI RICOMINCIA DA MARIA (E DAI QUATTRO RIONI) Un fervore di iniziative dal basso. Segno del bisogno di comunità e del desiderio di costrui-re. Ecco come abbiamo vissuto le novità di quest’anno e la riscoperta delle radici religiose della Festa
Non è stata banale la festa patrona-
le di quest’anno. Anzi. Sono stati a conti fatti ben dieci giorni - dal 7 al 17 settembre - di iniziative civili,
culturali, religiose, artistiche, ga-stronomiche e ludiche, all’insegna
del protagonismo per così dire “dal basso”. In pratica: gente che per un buona volta la smette di buttare la
croce addosso agli altri per le cose che non vanno (nel proprio condo-minio o nel condominio Italia, non
fa poi gran differenza) e si prende la briga e il gusto di mettersi in gio-
co. Per cose grandi o anche piccole, appariscenti o umili, ma tutte tese a riscoprire che la vita è migliore se
rinasce il senso della comunità. Una comunità civile in cui la plura-lità di idee e di espressioni diventa
una ricchezza comune e non il pre-testo per far fuori l’avversario. Pozzuolo ha riscoperto, in versione
i rioni, gli “storici” rioni Convento,
LA FESTA
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Processione
Fontanile, Casello e Villaggio che
aiutano a individuare non i confini di fazioni in lotta ma il primo ambi-to di un’appartenenza territoriale e
sociale. Si è giocato, ci si è sfidati, e il Fontanile ha vinto: ma non c’è
umiliazione per gli altri. RISORSE - In questa appartenenza comunitaria si sono potute meglio
riconoscere e apprezzare le risorse che il nostro paese possiede. Impos-sibile citare tutto. Citiamo lo spazio
per i giovani artisti, l’attenzione ai bambini, il ruolo della musica, della
banda e dei complessi pop, le espressioni della solidarietà come il Laboratorio per gli altri, la tradizio-
ne teatrale, il gusto per il cibo ge-nuino, la sapienza del dialetto. Ec-cetera. Tutti fattori civili positivi
che ci indicano la possibilità di pro-vare ad essere un popolo e non una
sarabanda di scannagatti. SCANNAGATTI - Ad ogni modo della sarabanda di scannagatti - co-
me ci ricorda sempre papa France-sco - il Signore ha avuto pietà. E il segno della sua Misericordia è la
figura di Maria. Maria Bambina, cioè il suo nascere per essere la no-stra Madre, è il cuore forse talvolta
dimenticato di questa Festa, cioè di questo “possibile” popolo. A lei è
dedicata la nostra chiesa parrocchia-le, (come anche il Duomo di Mila-no). Ha un senso grande la statua
della Madonna che portiamo in pro-cessione nelle nostre strade. RADICI - Nelle pagine che seguo-
no, immagini e articoli tentano di raccontare la festa di quest’anno ma
anche le sue radici, che sono princi-palmente religiose, ma che hanno coinvolto da subito - nello sforzo
collettivo di ripresa dopo la guerra - la dedizione di tutta la popolazione. Un tempo la dimensione religiosa
sembrava quasi coincidere con quel-la civile. Oggi non è più così. Oggi è il tempo di una fruttuosa ricerca di
“giuste forme di collaborazione - secondo le parole di Benedetto XVI
- “fra la comunità civile e quella religiosa”. E’ una cosa che ha ricor-dato con forza anche il presidente
Napolitano qualche anno fa, auspi-cando che così “si creino le condi-zioni di un rinnovato slancio della
società” in crisi e a rischio di deca-denza. Nel nostro piccolo, qualcosa
del genere, nella festa di quest’anno, è successa.
M.V.
Numerosi pozzuolesi, nell’ordine delle centinaia, hanno accompagnato in preghiera la statua della Madonna per le vie del Paese.
Addobbi
La banda in proces-sione alla rotonda da via Oberdan a via Carducci, dove è stata collocata un’effigie illuminata della Madonna. Nelle foto sotto: altri “segni” che la gente ha spontaneamente collocato lungo il percorso della pro-cessione: fiori, lu-mini, statuette della Madonna.
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In principio fu la Sagra del Formag-
gio. Erano appena iniziati gli anni
settanta quando Pozzuolo scoprì una
peculiarità che la stava caratterizzan-
do in quel periodo: la presenza sul
territorio di un numero notevole di
commercianti, produttori e stagiona-
tori di formaggi. E così nacque l’idea
di associare la festa del paese al for-
maggio.
FURMAGIÀT IN GARA - L’Am-
ministrazione comunale di allora
sposò l’iniziativa, nacque un apposito
comitato organizzatore ed ebbe ini-
zio il periodo della Sagra del For-
maggio che da semplice esposizione
e vendita divenne presto gara fra i
vari “furmagiàtt” a chi allestiva la
bancarella più originale o a chi offri-
va la varietà di formaggi più comple-
ta ed esclusiva.
Il successo della Sagra superò presto
l’ambito comunale per avviarsi a
diventare un appuntamento atteso ed
apprezzato in tutto il circondario.
Poi come succede spesso, senza un
motivo specifico, la spinta iniziale
si attenuò, l’entusiasmo iniziò a scemare e così, eravamo dopo la metà degli anni settanta, si chiuse
l’esperienza della Sagra del for-maggio. Esperienza che in diversi periodi successivi si è cercato di
riproporre ma senza successo: evi-dentemente l’alchimia di quegli
anni non si è più ricreata. IDEA GIUSTA - Per qualche anno la festa patronale non trovò la pro-
pria caratterizzazione fino a quan-do, si era all’inizio degli anni ottan-ta, il neonato Comitato parrocchiale
per la festa non ebbe l’idea giusta per coinvolgere la gente di Pozzuo-
lo: dar vita al Palio dei Rioni.
Il paese venne suddiviso nei quattro
rioni storici :Convento, Casello, Fon-
tanile, Villaggio Farinotti, suddivisio-
Un palio rinato per la voglia di partecipare
Casello & Villaggio
Fontanile
Convento
In Cort de la Cope-rativa, foto d’epo-
ca, dipinti della vecchia Pozzuolo,
gnocco fritto e musica con il dj Aladyn di Radio Deejay, Roberto
Pace e Rayna
In Cort del Farma-cista, happy hour e una mostra sui
“fontanili visti dai
nostri bambini”
In Cort di Meroni, foto sulla vecchia
Pozzuolo, oggetti e strumenti legati al latte e alla produ-zione del formag-
gio e... una trucca-trice per trasfirma-
re i bambini nel personaggio dei
loro sogni
Ieri & Oggi Dalla Sagra dei furmagiàtt alla “sfida” tra i quattro rioni: il piacere di appartenere a una comunità
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ne che si è conservata fino ad oggi.
Dopo il necessario rodaggio la mani-
festazione prese piede alla grande,
caratterizzandosi veramente come un
momento nel quale la gente trovava
piacere a stare insieme a fare festa.
CONVIVIALITÀ - Il momento con-
viviale, che in tutte le feste è quello
che raggruppa ed unisce maggiormen-
te, si svolgeva all’aperto nei quattro
rioni, una sera per rione, dal martedì
al sabato della settimana dopo la fe-
sta. Le sedi erano: il cortile delle suo-
re per il Convento, lo spazio antistan-
te il palazzo comunale per il Fontani-
le, l’oratorio per il Casello e l’area di
via Taranto per il Villaggio, che per
unire la propria festa a quella del pae-
se, proseguiva anche al sabato.
E dopo la convivialità, via alla gara.
Ogni rione preparava una serie di
giochi nei quali si cimentavano i con-
correnti. Giochi Senza Frontiere im-
pallidiva di fronte all’inventiva degli
organizzatori che riportarono in auge
giochi ormai dimenticati e ne appron-
tarono di nuovi ed esilaranti che olk-
tre a servire a stilare una classifica,
servivano soprattutto a far divertire
protagonisti e spettatori e a perpetuare
per qualche settimana sfottò e prese in
giro. All’inizio degli anni duemila le
nuove normative su igiene e sicurezza
obbligarono gli organizzatori a trasfe-
rire in oratorio tutte le attività, la-
sciando l’organizzazione dei giochi e
dell’intrattenimento ai singoli rioni.
Il palio andò avanti ancora per qual-
che anno, con l’entusiasmo che si
andava affievolendo e nel 2005 si
concluse, lasciando orfana la festa
patronale di un momento di coinvol-
gimento della comunità.
AGGIORNAMENTO - Quest’anno,
dopo dieci anni, l’Amministrazione
comunale ha cercato di riproporre il
palio, ovviamente con metodi e modi
di coinvolgimento dei rioni adeguati
ai tempi cambiati rispetto ad allora.
Questo palio 2.0 che abbiamo potuto
apprezzare nei giorni scorsi può rap-
presentare un buon inizio per ripro-
porre, senza nostalgie, un coinvolgi-
mento di tutta la comunità nel vivere
la propria festa patronale.
Ci piace pensare che queste iniziative
siano il tentativo di ritrovare le ragio-
ni ed i momenti per stare insieme. E’
un segnale che non va lasciato cadere,
sintomo speriamo di una voglia di
trovare spazi comuni di impegno, che
vadano nel senso di vivere appieno il
proprio paese anche in periodi in cui
si tende a prediligere l’isolamento ed
il disimpegno.
Giacomo Bossi
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La banda e il suo concerto
In scena Quei de l’uratori
Nei giardini di Palazzo Fuma-galli, sede del Comune, il
corpo musicale di Pozzuolo, diretto da Eris Elemi, ha offer-
to un concerto che ha cucito capolavori di diverse tradizio-
ni musicali e di diversi paesi del mondo. con musiche. Al
termine, l’Inno di Mameli con la gene che spontaneamente
si è alzata in piedi e un ap-plauso calorosissimo a Tino Elemi, storico trombettista e
direttore della banda, e al presidente del Corpo musica-le, Franco Morandi, succedu-
to al padre in questo ruolo.
Due momenti della commedia in due atti rappresentata nel
salone dell’oratorio, dal titolo “El prugrèss l’è minga mal”.
Una godibilissima e benevola presa in giro di certi atteggia-menti, goffaggini, modi di dire
della vita popolana di paese fra conservazione del passato e
apertura alle nuove realtà, sim-boleggiata nell’esilarante bal-letto finale in costume con la
partecipazione di tutti gli attori. La regia è stata di Alessandra
Secchi.
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Quale è stata negli anni dell’immediato dopoguerra
la caratteristica più impor-tante della nostra festa pa-tronale? Era quasi esclusiva-
mente una festa religiosa che riusciva a coinvolgere nella preparazione tutta la
popolazione. ARCHI DI TRIONFO - Caratteristiche erano le por-
te trionfali che le varie zone del paese approntavano in
occasione della festa. Veri e propri archi di trionfo che caratterizzavano l’ingresso
nelle diverse vie e che impe-gnavano per diversi giorni le persone nell’allestimento.
Chi non riusciva a preparare le porte predisponeva co-
munque un altarino o una scenografia adatta a rendere omaggio al passaggio della
statua della Madonna porta-ta in processione. SCENOGRAFIA - Proces-
sione che era il punto clou della festa , con un apparato scenografico imponente a
partire dai bambini vestiti da angioletti, passando per co-
loro che aprivano la proces-sione portando la croce grande ed i due candelabri,
per arrivare alle varie con-gregazioni, ognuna con la sua divisa: gli uomini con la
veste bianca ed il copri-spalle rosso, le Figlie di Ma-
ria col velo bianco, i terziari francescani, l’accompagna-mento, allora come oggi,
della banda, sotto l’occhio vigile della statua di Maria. La partecipazione era impo-
nente, non si poteva manca-re: era la funzione che chiu-
deva la festa e che allora si teneva la sera della domeni-ca. Solo dagli anni ottanta la
processione venne spostata al lunedì sera per permettere la risistemazione di vie e
piazze occupate dalla sagra. Dicevamo che la festa era in quegli anni essenzialmente
religiosa, anche se non man-cavano alcune bancarelle e
le “giostre” localizzate all’ingresso del paese nel prato dei “Galbià” di fronte
al fontanile San Francesco.
TAGLIO DELLA BOC-CIA - Ma era anche a tavola
che si assaporava il sapore della festa con il taglio della
“boccia” di salame: allora era consuetudine uccidere il maiale in inverno e conser-
varne (se ci si riusciva…) il salame migliore, a forma di boccia appunto, per il pran-
zo della festa patronale. E non poteva mancare il risot-to giallo, piatto caratteristico
per il quale i pozzuolesi erano famosi. Risotto che,
per una consuetudine ormai non più attuale, veniva of-ferto a pranzo, il lunedì do-
po la festa, a tutti i bambini dell’asilo delle suore. Come si vede si tratta di
piccoli momenti, che oggi possono sembrarci anche un
po’ demodé, ma che riem-pivano la voglia di tutti di ricominciare a far festa dopo
un periodo critico come quello della guerra.
GB
Porte trionfali e risotto giallo offerto all’asilo
All’origine, una festa decisamente religiosa, che coinvolgeva tutti nella preparazione e in processione
Amarcord
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“
“
Una scultura di grande valore artistico che da oltre 100 anni alimenta la devozione
Le tradizioni sono fatte anche di segni e di simboli. Segni di
bellezza e di cura, «come negli angoli belli del nostro paese»; e simboli del ritmo della nostra
comunità, «dove qualcuno va più veloce e qualcun altro più lento, ma si cammina insieme»,
come ha ricordato don Alfonso al termine della solenne proces-sione che lo scorso 12 settem-
bre ha portato la statua di Ma-ria per le vie di Pozzuolo.
Proprio la statua della Vergine Maria, la “Madonna di Pozzuo-lo” custodita nella nostra chiesa
parrocchiale, è uno dei simboli più importanti della devozione che anima la nostra comunità.
Ogni anno da più di un secolo la portiamo in processione e
accendiamo di fronte a lei le nostre candele e le nostre spe-ranze. Ma la conosciamo dav-
vero? OPERA D’ARTE - La statua della Madonna di Pozzuolo,
infatti, non è solo bella, ma ha anche un valore artistico in gran parte sconosciuto in paese.
Le fotografie e la memoria sto-rica dei sacrestani la ricordano
incoronata da don Pietro Moz-zanica, indimenticato parroco di Pozzuolo Martesana negli
anni ’50. La statua, però, è molto più antica. È stata infatti realizzata nel 1911, e non da un
artista qualunque, bensì in una delle più celebri botteghe di
arte religiosa di inizio Nove-cento: la Ditta Nardini di Mila-no, fondata nel 1870 da Giu-
seppe Nardini, apprezzato scul-tore di statue in gesso e in le-gno distribuite per mezza Lom-
Quella statua segno di cura e di bellezza
bardia. «La prima fabbrica italiana di statue religiose, Via
Crucis artistiche e bassorilievi in ogni stile, dimensioni o ma-teria», diceva di sé stessa la
Ditta, che poteva vantare an-che di essere tra i fornitori dell'Arcidiocesi di Milano e di
numerose missioni all’estero.
Alla Ditta Nardini si deve la realizza-zione di numerose
statue della Vergi-ne e di santi custo-dite da secoli in
cappelle e portate in processione per
tutta l'area milane-se e lombarda. Fra queste quelle che
raffigurano la Nostra Signora di Caravaggio e Giannetta, traslate a fine Ottocento dalla
chiesa milanese di San Gottar-do in Corso al santuario di via Meda: un «lavoro riuscitissi-
mo», le definì nel 1902 “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei
Gesuiti, lo stesso ordine reli-
gioso di papa Francesco. Sta-tue dei Nardini si trovano ad
Imbersago, in provincia di Lecco, nel Santuario della Ma-donna del Bosco, nel varesotto,
nel comasco, nell’Alta Val Trebbia e in Valsassina, preci-samente nella chiesa di Sant'A-
lessandro di Bar-zio, per la quale
nel 1929 i Nardini realizzano una statua di Maria per
la grotta di Lour-des approntata nella chiesa, molto
apprezzata dal cardinale Schuster.
VAL GARDENA Proprio dalle mon-tagne arrivano
anche altre due statue pozzuo-lesi: quelle di Maria e di san Giuseppe lavoratore custodite
nella chiesa del Villaggio Fari-notti. Meno antica rispetto a quella della chiesa parrocchia-
le, la statua della Madonna del Villaggio – portata in proces-
sione in occasione della ricor-
L’opera fu
realizzata nel
1911 dalla ditta
Nardini di
Milano, una delle
più rinomate
Simboli di fede
Anni ‘50 nella chiesa parroc-
chiale di Pozzuo-lo: l’Incoronazio-
ne della Vergine e del Bambino,
voluta dal parro-co don Pietro
Mozzanica
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Mia nonna Bambina come Maria
Mia a nonna si chiamava Bambina. Quando l’ho sentito per la prima volta l’ho trovato molto stra-
no. Tradotto in tedesco questo nome non dice un bel niente: kleinkind. Pensavo: “Chi chiama una bambina kleinkind? Già la bambina è piccola
(klein) e poi i genitori danno il nome Bambina... Volevano sottolineare che la piccola sarebbe rima-sta piccola per tutta la sua vita? Gente strana, que-
sti bisnonni. Pensavo così nella mia testa, con la solita ignoranza di chi non capisce gran che. Ma continuavo a pensare e vedendo sempre la foto
della nonna Bambina sul frigorifero in cucina dei miei suoceri il pensiero non usciva della mia testa.
Purtroppo non ho conosciuto la nonna e non pote-vo chiedere a lei il perché del suo nome. Quindi ho chiesto alla mia suocera e allo zio. Certamente me
lo hanno spiegato: i bisnonni hanno voluto dedica-to la vita della bambina a Maria.IN ONORE DELLA MADONNA - Questo mi
ha colpito: i genitori hanno dedicati la vita in ono-re della Madonna chiamando la figlia “Bambina”.
Mi è stata spiegato che un tempo moltissime veni-vano chiamate “Bambina” oppure “Maria Bambi-na”.
Questo mi ha fatto pensare anche in un‘altra dire-zione. E cioè: si dedicava la vita della figlia a Ma-ria e allo stesso tempo la nostra chiesa era intitola-
ta a Maria Bambina. Questo non è certo senza si-gnificato. Maria appena nata, piccola, fragile e all’inizio di
un cammino che nessun’altra donna ha mai per-corso. Maria ha dato vita al figlio di Dio e poi ha
dovuto assistere alla morte cruenta dello stesso
figlio. Tre giorni dopo ha vissuto la sua risurrezio-
ne. In tutto questo lei non ha mai smesso di cam-minare. Non si è mai fermata. Andava avanti fino
alla fine e dava sempre tutto di se stessa al Signore e agli altri. Guardando da questo punto ai miei bisnonni fa un
certo effetto. Essi hanno dedicato la vita della pic-cola Bambina a Maria. Più tardi nella sua vita la nonna Bambina ha sposato il nonno Carlo, “il
Biondo”, e insieme hanno fatto crescere i figli. Per il loro matrimonio un amico ha regalato loro una
Bambina di ceramica. Un simbolo della vita. Que-sto tipo di regalo era comune a quei tempi. I figli di Carlo e Bambina si sono a loro volta sposati e
tanti anni dopo è capitato che io mi trovo qui, avendo sposato la nipotina della nonna Bambina. Non mi sembra più per niente strano che tutto ab-
bia avuto inizio con la nonna Bambina. Sembra di più che dedicando la vita a chi presenta la vita stessa è la cosa più bella che si possa fare.
La Bambina che è stata regalata c’è ancora nella nostra famiglia. Maria è con tutti noi.
Peter Elmer
renza dell’Addolorata – proviene da Ortisei, in Val Gardena, e si
deve al talento di un altro artista del legno, Vittorio Moroder. Nella celebrazione di Maria a
Pozzuolo hanno poi un ruolo im-portante le reliquie, segni che uniscono Cielo e terra. La chiesa
parrocchiale ne conserva molte. Testimonianze umili, nascoste nella modestia dei reliquiari che
le custodiscono, che quasi le sot-
traggono all’occhio frettoloso. Fra di esse, la nostra chiesa ne
possiede una della Vergine Ma-ria, custodita insieme alla reliquia di un’altra Maria, santa Maria
Goretti, anch’essa emblema di verginità. TENEREZZA DI DIO - Passata
la festa, non lasciamo che il vec-chio proverbio popolare abbia la meglio. Rallegriamoci della sen-
sibilità e del buon senso di chi ha
conservato per tutti noi la memo-ria dei segni e dei simboli della
nostra comunità. Salutiamo allora Maria con le parole di papa Fran-cesco, contenute nella bolla di
indizione del Giubileo straordina-rio della Misericordia: «La dol-cezza del suo sguardo ci accom-
pagni in questo Anno Santo, per-ché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio».
(S.V.)
L’usanza di avere in casa una piccola culla con la Madonna piccina in fasce. E di dare il suo nome
La culla con Maria Bambina in ceramica avvolta in un candido vestitino da neonata. Un oggetto che in fogge più o meno raffinate e più o meno preziose non era
infrequente trovare nelle nostre case.
Devozione
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Corsa per la vittoria
Applauso allo staff di cucina
Il Palio dei Rioni si è disputato nel cortile
dell’oratorio con vari tipi di giochi e di sfide
tra cui immancabili quelle a base di corsa
con le carriole e di corsa con i sacchi.
Alla fine la coppa è andata al Fontanile che ha regolato di
stretta misura il Con-vento (1195 punti con-tro 1175. Segue il Vil-laggio con 1005 men-
tre il Casello ha chiuso quarto con 755 punti.
Ecco il validissimo staff della cucina, che per varie serate ha fatto
contenti i palati di centi-naia di persone di tutte le età che si sono ritro-vate a cena in oratorio. Meritano il grazie finale per la dedizione e per la
bravura.
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Parla padre Alberto Rocca, superiore della Famiglia del Cuore Immaco-lato di Maria di Bisentrate. La vocazione accesa dall’episodio di Gesù dodicenne ritrovato nel tempio e la devozione alla Madonna di Fatima
L’ultimo sole di un bel giorno di metà settembre colora di
luce calda il cortile della casa dei padri di Bisentrate, aia della vecchia cascina e chiostro, ad
un tempo, del nuovo convento, e il fondale di cielo al tramonto e di lago della cava. La nota
“cava del Rocca”. Padre Alber-to, superiore della comunità dell’Opera della Famiglia del
Cuore Immacolato di Maria, dedicata a No-
stra Signora del Santo Rosario di Fatima, è il figlio (cinquantunenne)
del Rocca “cavatore”, che ha raggiunto i 90 anni. Lo conoscono be-
ne, padre Alberto, i poz-zuolesi che frequentano
l’Opera in occasione degli incontri, dei ritiri spirituali o dei rosari
meditati, come anche i pozzuolesi che l’Opera non frequentano ma
riconoscono lui, o qual-cuno dei suoi confratel-li, accanto al nostro par-
roco, o in sua sostituzione, sull’altare della Messa, in pro-
cessione o nel confessionale. AMICIZIA IN CRISTO - Ciò accade, lo si capisce subito, per
un’amicizia cristiana, un senso di comunione, non per un ac-cordo organizzativo.
“Non c’è un antagonismo da conciliare ma una ricchezza da
condividere - spiega padre Al-berto – Io non mi concepisco come uno che ‘si mette a dispo-
sizione della parrocchia’ ma che appartiene all’unica chiesa, la quale si esprime nei suoi vari
doni e carismi. Lo Spirito che
anima me è lo stesso che anima tutti. Se si parte da questo, le correzioni di rotta, le necessarie
messe a punto, diventano dei dettagli”.
- Come ha maturato questa
convinzione? “Sin da piccolo ho sentito la
Chiesa come mia famiglia, una famiglia di respiro più grande della famiglia naturale”
- Lei è anche esperto di diritto
canonico, una disciplina che
studia con precisione natura,
compiti, differenze e confini dei
vari soggetti giuridici...
“Lo spirito del Diritto canonico, come ricordò Giovanni Paolo II, è la comunione con Dio e con la
Chiesa”. LE SUE PASSIONI - Padre
Alberto è figlio di un imprendi-tore sabiunatt (così erano nomi-nati una volta i cavatori), venuto
alla luce in quel di Agrate nel ’65. Ha fatto lo studente dalle elementari al liceo nelle scuole
cattoliche di Monza. Fin da gio-vane appassionato di auto di formula uno, di meccanica ed
aerodinamica, ha studiato inge-gneria all’Università di Milano, e
poi di Fisica nei secondi anni ’80. Poi, per farsi prete, ha fatto studi di Filosofia, di Teologia e, infine,
come dottorato, di Diritto canoni-co.
- La passione per la scienza e la
vocazione sacerdotale. Sembre-
rebbero due dimensioni antiteti-
che.
“No. Almeno, non in me. La mia passione per la scienza nasceva
dall’amore per la natura, per l’ar-monia, l’ordine, la bellezza del creato visto nella relazione con il
suo Creatore”.
- La vocazione al sacerdozio
quando si manifestò?
“Posso dire fin da ragazzino. Du-rante le lezioni e i ritiri per il ca-
techismo della prima comunione, ad Agrate, fui particolarmente
colpito dal Mistero evangelico del ritrovamento di Gesù dodicenne fra i dottori della Legge nel tempio. I genitori, Maria e Giuseppe, era-no angosciati perché non lo tro-
vavano più. E Gesù a loro: Ma non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio? Ecco,
I NOSTRI AMICI
Anch’io volevo occuparmi delle cose del Padre mio
La statua della Madonna di Fatima
a Bisentrate, presso l’Opera Nostra
Signora del Rosario di Fatima. A destra:
il lago della cava.
13
“
“
mi sentii come identificato in quelle parole; attraverso di esse
cominciai a scoprire il mio desi-derio di dedicarmi totalmente
all’opera del Signore”
- E questo spunto rimase? “Sì. Come una pietra miliare nel
cammino della mia vita. A parti-re dal catechismo per la prepara-zione alla Cresima, che feci a
Monza nella neonata parrocchia di San Pio X, che facevamo nel-
la casa del parroco perché non erano state ancora costruite le aule). Rimase in tutta la mia
giovinezza un punto fisso che mi fece sentire la Chiesa come la mia famiglia, come un orizzonte
più ampio, cui dedicarmi”.
- Tuttavia non entrò subito in
seminario. “Devo la decisione all’incontro con un confessore, padre Raschi,
di Genova. In realtà non mi par-lò della vocazione, ma mi ha fatto emergere con maggior
chiarezza il mio desiderio di dedicarmi al Signore. Attraverso
“
“
Buona la
partecipazione
alle iniziative
dell’Oratorio.
Cresce il
gruppo
animatori di lui conobbi anche il Messag-
gio della Madonna di Fatima, che mi sembrava alquanto sotto-valutato nella Chiesa”.
- Che cosa in particolare? “Primo, che la Madonna legge
con perspicacia la radice dei mali del nostro tempo e indica i rimedi: la preghiera e la peniten-
za. Cioè la domanda a Dio e il sacrificio della propria presun-zione e della propria violenza.
Secondo: che attraverso la Ma-dre Dio dimostra tutta
la sua attenzione mise-ricordiosa verso l’uo-mo”.
- E come mai scelse la
Famiglia dei Servi del
Cuore Immacolato di
Maria? “Perché ebbi modo di
incontrare, alle fine degli anni ’80, il suo fondatore, di parte-cipare ai primi incontri e ai ritiri
spirituali, sino al campo voca-zionale, al noviziato e all profes-sione definitiva”.
* * * La Famiglia si articola in tre Istituti, i Servi (80 sacerdoti e 15
fratelli), le Serve (40 suore), e i Laici. Per l’Italia essa ha avuto
nel il riconoscimento ecclesiasti-co da parte del presidente della
Conferenza episcopale, card.
Ruini. La sede centrale è a Ro-ma, le “opere” italiane sono at-tualmente a Birgi (Trapani),
Forlì, Montignoso (Firenze), Ostuni (Brindisi) e naturalmente
Bisentrate (Milano). Altre opere sono insediate in Portogallo, a Fatima, e in Brasile.
L’ATTRATTIVA - Il polo di Bisentrate esercita una forte at-trattiva: incontri per i giovani,
per le giovani famiglie, ritiri spirituali, rosari
(molto suggestivo quello in processio-ne sulle rive del
lago il giorno 13 dei mesi della bella stagione) a cui par-
tecipano centinaia e centinaia di perso-
ne, anche più di mille. Im-pressionante.
- Provo tuttavia a fare l’avvoca-
to del diavolo: vi è certamente
nella nostra società così forte-
mente scristianizzata, un diffu-
so bisogno di spiritualità. D’al-
tro canto è facile constatare, in
chi continua ad essere pratican-
te, una divaricazione tra la fede
e la vita. Si va in chiesa, si fa
fare la comunione e la cresima
ai figli, ma i criteri con cui si
Nel 1996.le Cave R.P.R. con-
tribuirono a ristrutturare
l’antica chiesa del borgo, d’in-
tesa con il parroco di Pozzuolo
don Arrigo Fogagnolo, ed il
presidente delle Cave, Mario
Rocca, propose di collocarvi
una effigie della Vergine di
Fatima, fatta venire proprio
dal Portogallo.
Si organizzò una missione, e
negli anni successivi si tennero
alcuni Convegni di spirituali-
tà.
* * *
Nell’ottobre 2002 venne eretta
la Comunità religiosa dei Ser-
vi del Cuore Immacolato di
Maria, dedicata a Nostra Si-
gnora del Santo Rosario di
Fatima, con il consenso
dell’allora Arcivescovo di Mi-
lano, il card. Carlo Maria
Martini, il quale benedisse
l’iniziativa come centro di spi-
ritualità in piena comunione
con la Chiesa locale. Da allora
si sono moltiplicate le iniziati-
ve e gli incontri e si è comin-
ciato a ristrutturare i luoghi
messi a disposizione con gene-
rosità dalle Cave R.P.R., con
un preciso piano di sviluppo.
* * *
Il nome dell’Opera è stato
ispirato dalla particolare de-
vozione alla Vergine di Fati-
ma, il cui Santuario in Porto-
Maria conosce i
mali del nostro
tempo e i rimedi
“
La cava, don Arrigo e... il Portogallo
Dal restauro della chiesetta al “sì” del cardinale Martini
Padre Alberto Rocca, 51 anni, nel cortile dell’”Opera”
di Bisentrate.
14
FATTI & PROGETTI
Scopo e attività del gruppo anziani, inserito nella pastorale diocesana e presente anche nella nostra parrocchia. L’adesione è libera
Terza età: sempre in movimento
giudicano le cose che contano –
gli interessi, il rapporto con gli
altri, i soldi, il sesso, ecc. – sono
facilmente gli stessi di chi non
crede. Condivide? E se sì, come
cercate di affrontare il proble-
ma? “Il nostro arcivescovo, card.
Scola, ha detto bene: la fede se non diventa cultura è morta. Cultura non nel senso di erudi-
zione, ma di consapevolezza e di capacità di giudizio. Si tratta di
avere sulla realtà lo sguardo di Gesù, che ci insegna Maria. Nei nostri raduni stimoliamo sempre
a un confronto tra il richiamo religioso e l’esperienza di vita, cercando di aiutarci insieme in
un cammino”.
- Che ha come meta ideale?
La consacrazione al Cuore Im-macolato di Maria. Nello spirito di Giovanni Paolo II che, dopo
l’attentato subito il 13 maggio del 1981, volle realizzare quanto chiedeva la stessa Madonna di
Fatima, e cioè la consacrazione della Russia e del mondo intero al suo Cuore Immacolato, come
strada del ritorno a Cristo. In questo spirito il card. Martini
approvò la fondazione della no-stra opera qui a Bisentrate, indi-candole come missione anche la
collaborazione con le parroc-chie”.
- A proposito di cardinali di
Milano: Montini, futuro Paolo
VI, già nel 1957 volle indire
una Missione al popolo rivolta
alla città, a tutti i suoi settori,
fabbriche e quartieri, scorgen-
do già i segni di uno scollamen-
to tra la Chiesa e la gente. “Abbiamo in animo un’azione
evangelizzatrice straordinaria anche qui. L’anno prossimo è il
centenario di Fatima. Avremo in ottobre la statua ufficiale della Madonna di Fatima, è sarà l’oc-
casione per una peregrinatio, cioè per momenti di celebrazio-ne e di preghiera itineranti che
possono preparare una vera e propria missione”.
Maurizio Vitali
Informazioni sull’opera e il calen-dario dettagliato delle iniziative sono reperibili sul sito
http://www.icmf.it.
Il Movimento Terza Età è un organizzazione laicale che opera
all’interno del piano pastorale della Diocesi di Milano, con specifico riferimento alla realtà
degli anziani. Nasce nel 1972 su intuizione dell’allora Arcivescovo Giovan-
ni Colombo che, in risposta al fenomeno del progressivo au-mento delle aspettative di vita,
favorì la nascita di un progetto pastorale specifico a favore de-
gli anziani. Nel 1995 il 47° Sinodo Diocesa-no ne riconfermò la funzione ed
il valore e nel maggio del 1997 il cardinale Carlo Maria Martini ne approva lo statuto.
Fondamento del movimento è “l’evangelizzazione e la promo-
zione umana dell’anziano”. In altre parole favorire la scoper-ta del senso cristiano di questa
età della vita proponendo e pro-muovendo lo sviluppo mediante la formazione permanente reli-
giosa, spirituale, culturale e so-ciale.
Il Movimento si rivolge princi-palmente alle persone credenti
(ma anche ai non credenti) in età pensionabile. E’ presente in molte parrocchie
della Diocesi e si articola in gruppi a livello parrocchiale che fanno riferimento a organi deca-
nali, zonali e diocesani. Il gruppo parrocchiale è la strut-tura base del movimento, il luo-
go privilegiato dove si concre-tizzano la formazione, l’amici-
zia, la solidarietà ed il piacere di stare insieme. La partecipazione è libera anche
se è prevista un’adesione forma-le (un iscrizione di 10 euro l’an-no) che dà diritto a ricevere sei
numeri della rivista Il Dialogo ed il Catechismo del M.T.E.
(Movimento Terza Età). Nel prossimo numero potrete
trovare ulteriori notizie ed infor-mazioni sul Movimento.
Mario Vidari
Preghiera dell’anziano
Signore, insegnami a invecchiare! Convincimi che la società non compie alcun torto verso di me, se mi va esonerando da responsabilità, se ha indicato altri a subentrare al mio posto. Che io colga, in questo graduale distacco dalle cose, uni-camente la legge del tempo, e avverta, in questo avvicendamento la tua Provvidenza che nel susseguirsi delle stagioni rinnova continua-mente la vita Fa, o Signore, che io sia ancora utile, contribuendo con l'ottimismo e con la preghiera , guardando con fiducia al mondo in trasfdorma-zione senza rimpianti sul passato. Perdona se solo oggi, giunto quasi alla sera della mia lunga giornata, riesco a capire quanto tu mi hai amato e aiutato. Signore aiutami.
15
ORATORIO & DINTORNI
MILANO, 1 LUGLIO
Appena arrivati a Milano siamo entrati in una chiesetta dove ci stava aspettando una signora: la
nostra guida; ci ha consegnato dei librettini su cui c'erano tutte
le informazioni sui luoghi che avremmo visitato quel giorno. Abbiamo visito tanti posti e fat-
to dei giochi tutti insieme. Prima di salutarci la guida ha detto che c'era un premio: tutti si aspetta-
vano qualcosa di materiale, in-vece era l'avventura vissuta quel
giorno! Questa gita mi è piaciuta perchè abbiamo visitato moltis-simi luoghi e perchè ho vissuto
una divertente avventura a Mila-no.
(Nadia, I media)
Hanno tra gli 11 e i 13 anni. Hanno partecipato alle “escursioni del venerdì”: Parco avventura dei Piani d’Erna, Floating Piers sul lago d’Iseo, Museo diocesano, Acquatica Park. Ecco i loro racconti
Sofia, Luca, Nadia e Maxim: piccolo diario delle gite estive
PIAN D’ERNA, 17 GIUGNO Quando siamo arrivati al parco sospeso abbiamo iniziato la
giornata facendo il percorso basso, di istruzione, per capire
come muoverci. Dopo abbiamo fatto un percorso più lungo e più alto mentre i bambini piccoli ne
hanno fatto uno basso con la carrucola. Dopo un'ora e mezza siamo andati a valle dove c'era
una pista dove giocare con dei gommoni. Abbiamo pranzato e
nel pomeriggio siamo rimasti nel parco a giocare. Prima di prendere la strada in salita che
portava alla funivia, per concludere la giornata, siamo andati in una piccola chiesa a
pregare. Questa gita mi è piaciuta perchè mi piacciono le
avventure e quel giorno ne ho vissuta una bellissima.
Sofia, V elementare
Turisti a Milano
Caccia ai tesori
con sorpresa
Cammino sull’acqua
Acquapark e ombra
Ma come oscilla
quella passerella
Avventura
in carrucola
LAGO D’ISEO, 24 GIUGNO
Quando siamo arrivati abbiamo
preso un pullman che ci ha ac-compagnati fino alla passerella. Abbiamo attraversato il lago e
siamo arrivati a Montisola, do-ve abbiamo pranzato. Dopo aver attraversato di nuovo il
lago, ci siamo fermati all'orato-rio di Iseo dove abbiamo gioca-to tutti insieme e poi siamo tor-
nati in oratorio a Pozzuolo La gita mi è piaciuta molto per-
chè mi immaginavo che la pas-serella si muovesse di meno e che fosse più stretta.
Luca, V elementare
ACQUATICA, 8 LUGLIO - Arrivati al parco acquatico abbiamo cercato una zona all'ombra che diventasse il nostro punto di ritrovo. Dopo siamo entrati in piscina e abbiamo provato tutti gli scivoli del
parco, divisi per età e accompagnati dagli animatori. Abbiamo pran-zato tutti insieme e poi fatto alcuni giochi. Nel pomeriggio siamo
tornati sugli scivoli e per concludere la giornata, una volta tornati a
Pozzuolo, abbiamo fatto merenda insieme con un ghiacciolo.
Maxim, II media
Il ghiacciolo dopo la piscina
Parco sospeso
16
ORATORIO & DINTORNI
ste tre giornate abbiamo potuto
verificarci su quanto accaduto nel-le lunghe settimane estive, proget-tare le nostre personali scelte di
"Bene" -in linea con il tema propo-sto agli oratori milanesi per i pros-
simi mesi ovvero la scelta del bene - e poi renderle concrete e da rea-lizzarsi nel nostro oratorio, ognuno
in base ad un proprio ruolo e se-condo un preciso calendario. Serviva recuperare l'idea del pen-
sare insieme e costruire qualcosa che nascesse da un lavoro di grup-
po, il tutto scandito da alcuni mo-
menti di riflessione che aiutas-
sero a spalancare la mente. Ci siamo fatti quindi guidare da alcune parole di Santa Ma-
dre Teresa che ci spinge a dare sempre il meglio di sé; abbia-
mo letto tra le righe dei salmi l'importanza della ricerca della verità e infine abbiamo prega-
to guardando il cielo e le stelle che non si stancano di inse-gnarci a tenere lo sguardo
aperto sull'infinito e sul Bene più prezioso. Si è parlato tanto
e ci si è confrontati su diversi aspetti dell'essere parte dello stesso oratorio, lontano dal
solito cortile ma con la voglia di tornare a casa per esserne l'anima.
Gabriele Pendola
Il 16 luglio alle ore 9.30 noi, ra-
gazzi dell’oratorio, siamo partiti per trascorrere una settimana a Grumes. Non appena siamo arri-
vati abbiamo lasciato le valigie in ostello e ci siamo sistemati nella
camere, prima di visitare il paese. Durante la settimana abbiamo fatto quattro passeggiate: una
breve per ambientarci, una verso i masi, una a Potzmauer e durante l’ultima siamo giunti a un torren-
te percorrendo la strada degli antichi mestieri.
Quest'anno, come oratorio, ab-
biamo scelto di ritagliarci i primi 3 giorni del mese di settembre per pensare insieme all'anno pa-
storale che ci attende. Quindici animatori insieme ai loro educa-
tori e responsabili hanno scelto di tornare in montagna (la stessa meta scelta per il campo estivo
coi ragazzi nel mese di luglio), a Grumes (TN) dove regna il mot-to "Vivi slow!", luogo dunque
ideale per riposare il corpo e far lavorare la mente. Obiettivo rag-
giunto in quanto nell'arco di que-
La chitarra e i falò sui monti di Grumes
IL BOSCO E I MULINI - Con l’aiuto della guida natura-
lista Sandro abbiamo iniziato un percorso che ci ha condotto prima attraverso il bosco a ve-
dere una segheria, due mulini e una fucina e poi ci ha spiegato alcune cose su animali e piante.
Abbiamo scoperto che la radice della felce selvatica, una volta pulita, si può mangiare ed è
dolciastra. Siamo arrivati alla fine del sentiero, fino al fiume
Avisio dove alcuni hanno avu-
to la possibilità di fare il bagno e rinfrescarsi. Il ritorno è stato
difficile e meno istruttivo ma si è concluso con una buona me-renda.
Giovedì siamo andati a visitare Trento. All’inizio della giornata ci siamo recati a un castello.
Abbiamo visto il Duomo e poi siamo andati al Museo: un edifi-cio a sei piani di cui ognuno
aveva un tema diverso (la gla-ciazione e la preistoria, i dino-
sauri). La sera gli animatori han-no organizzato un gioco specia-le: un mistero di paurosa da ri-
costruire per indovinare il colpe-vole. DESIDÉRI - La sera prima di
partire abbiamo aiutato gli ani-matori a prendere la legna per il
falò che era stato organizzato in una parte del giardino dell’ostel-lo. Ci siamo messo tutti in cer-
chio, Gabriele e Beatrice Galbi-gnani suonavano la chitarra e tutti abbiamo cantato alcune
canzoni insieme. Ognuno di noi ha poi scritto su un bigliettino un suo desiderio e per conclude-
re la serata, a turno, abbiamo bruciato i nostri desideri nel
falò. Questa vacanza ci è pia-ciuta molto perché siamo stati insieme ad amici e animatori;
nonostante le camminate, è stata proprio una bella esperienza.
Luca Tauriello-Giovanni Cucè
Animatori, mini-convention con lo sguardo all’Infinito
VACANZE Sopra: Il gruppo
dei ragazzi durante una visita a Trento.
In basso a destra: animatori a
Grumes.
17
“
“
ORATORIO & DINTORNI
L’esperienza di Cracovia per l’incontro mondiale dei giovani con il Papa
Noi, Francesco e milioni di amici
Alla GMG (giornata mondiale
della gioventù) del 2016 hanno partecipato anche 12 animatori dell’oratorio di Pozzuolo Marte-
sana. Con lo zaino in spalla sia-mo partiti lunedì 25 luglio, ab-
biamo fatto un viaggio in aereo tutti insieme per arrivare a Cracovia,
in Polonia, dove avremmo trascorso una settimana insieme ai
milioni di altri ragazzi provenienti da tutto il
mondo cristiano. Noi di Pozzuolo abbia-mo alloggiato in alcune
famiglie che si sono rese dispo-nibili appena fuori Cracovia, in un paesino di nome Wiélizcka,
insieme a molti altri ragazzi ita-liani.
MINIERE DI SALE - Durante
la settimana abbiamo partecipato a diverse attività organizzate dai responsabili della GMG, come la
catechesi alla mattina, la messa nel campo all’aperto, la Via Cru-
cis. Una mattina abbiamo anche visitato le famose miniere di sale del paesino dove erano ospiti,
scendendo scalini fino ad arrivare a 130 metri sotto terra. ENGLISH - Un giorno siamo
entrati nel castello di Cracovia, sulla cima di una collina, dentro a
cui abbiamo visitato le stanze reali e tutto il corredo. Gli orga-nizzatori avevano fornito moltis-
simi oggetti ai pellegrini, tra cui zaino, mappe, radio, pile, teli enormi, cappellini, k-way e molto
altro. Durante la settimana mangiavamo
in giro per Cracovia, conoscendo giorno dopo giorno sapori diversi da quelli soliti. Per la durata della
vacanza si è parlato principal-mente inglese, dando sfoggio del-le nostre “fantastiche abilità lin-
guistiche”… e non sono mancati momenti imbarazzanti e spiritosi per questo.
FAMIGLIE OSPITALI - Le famiglie presso cui alloggiavamo
erano molto ospitali verso di noi, sempre pronti a portarci dove dovevamo andare e ad offrirci a
qualsiasi ora del giorno (e della notte, ahimè) qualcosa da man-giare o bere, per farci sentire a
nostro agio. Un giorno ci hanno perfino prepa-
rato un pranzo tipico polacco, e noi alla sera, per sdebitarci, ab-biamo cucinato per loro un bel
piatto di pasta al sugo, che ha
riscosso successo. Così, per
circa otto giorni abbiamo preso parte a tutte le attività organiz-zate, incontrando anche amici
di paesi vicini a Pozzuolo, cosa molto difficile, tenendo conto
della marea di gente che girava per le strade. In treno, in pullman, lungo le
vie di Cracovia bastava poco per farsi riconoscere da tutti come italiani, l’inno d’Italia
urlato a squarciagola, o qual-siasi canzone tipica italiana
faceva partire un coro a cui si aggiungevano, quando riusci-vano, persone di qualsiasi na-
zione. Era molto comune lo scambio di bandiere, di cappellini, di
bandane tra i ragazzi che si incontravano per strada, e que-
sto accentuava ancora di più il sentirsi tutti uguali, tutti più vicini di quanto si pensi, tutti
pronti a regalare quell’oggetto amato a qualcuno che lo vuole, anche se non l’hai mai visto
prima.
VEGLIA CON FRANCE-SCO - Una notte abbiamo assi-
stito, dormendo in un campo d’erba all’aperto, alla veglia di
Papa Francesco, insieme ad altri milioni di persone. È stata un’esperienza fantasti-
ca, sembrava di essere tutti parte di qualcosa di grande, tutti collegati da questi teli
enormi di plastica che sono stati il nostro letto quella notte.
Quando siamo tornati abbiamo capito di aver lasciato là un po’ di noi stessi.
Francesca Nolli
Quella notte di veglia
con il Papa e con
milioni di giovani
sentivamo di far parte
di qualcosa
di più grande
22
“ spettacolo Ambrogio il Vescovo.
Si è trattato di una rilettura da parte del gruppo teatrale LabAr-ca di Milano di alcune delle pre-
diche più interessanti del Santo Patrono della nostra diocesi.
IN DIALETTO - Due attori hanno letto le prediche prima in latino e poi in italiano mentre un
terzo interprete, l’attore dialetta-le pozzuolese Claudio Banfi, ne ha dato un’interpretazione in
dialetto come succedeva a quei tempi per far sì che anche il po-
polo potesse essere reso parteci-pe della parola del Vescovo. Il tutto arricchito da musiche
dell’epoca e dall’austerità archi-tettonica della nostra chiesa fran-cescana
MOSTRE - Il tradizionale ap-puntamento con la festa patrona-
le è stato dedicato alla Misericor-dia con una Mostra che, con pan-nelli, scritti e documenti, invita-
FATTI & PROGETTI
“
Sono state molte le iniziative promosse in chiesa San France-sco per la ricorrenza dell’anno
della Misericordia. Per celebrare gli ottocento anni
del Perdono di Assisi (2 agosto 1216-2 agosto 2016) la Parroc-chia di Pozzuolo e l’associazio-
ne Cardinale Peregrosso hanno invitato a celebrare la S.Messa del 2 agosto in chiesa San Fran-
cesco a Pozzuolo Martesana il vescovo ausiliario della Diocesi
di Milano mons. Paolo Martinel-li. Mons. Martinelli è un france-scano appartenente all’ordine
dei Frati Minori Cappuccini ed è stato nominato vescovo da Papa Francesco nel 2014. A concele-
brare con lui erano presenti il nostro parroco don Alfonso,
don Giuseppe Cardani, parroco emerito di Trecella e padre Al-berto Rocca, della Famiglia del
cuore immacolato di Maria di Bisentrate. QUASI UNA LECTIO - La
partecipazione, nonostante il periodo di ferie ed il caldo, è stata grande, confermando la
grande devozione della nostra comunità per la ricorrenza del
Perdono di Assisi. Perdono di Assisi che, come ha eloquente-mente spiegato mons. Martinelli
nel corso della sua omelia (quasi una lectio), è un indul-genza chiesta da San Francesco
di Assisi a Papa Onorio III so-prattutto per i poveri. Infatti, a
differenza di quanto era prassi in quei tempi, Francesco fece ri-chiesta al Papa che ai fedeli non
venisse richiesto alcun esborso economico, ma fosse sufficiente
recarsi in visita alla chiesetta
della Porziuncola. Successiva-mente la possibilità dell’indul-genza venne estesa anche ad una
qualsiasi chiesa francescana o basilica minore o chiesa parroc-
chiale. Quest’anno, inoltre – ha conclu-so Padre Martinelli - la ricorren-
za assume un particolare signifi-cato in quanto l’ottavo centena-rio del Perdono di Assisi coinci-
de con l’anno Santo della Mise-ricordia.
IMMAGINETTA - E per ricor-dare questa felice coincidenza l’associazione Cardinale Pere-
grosso ha stampato un’immagi-netta commemorativa che è stata distribuita ai fedeli intervenuti
alle celebrazioni. * * *
Terminate le celebrazioni per il Perdono la Chiesa di San Fran-cesco ha riaperto i battenti ve-
nerdì 9 settembre per ospitare lo
Giubileo con S. Ambrogio Dante e il perdono di Assisi
La celebrazione nella chiesa di San Francesco con mons. Paolo Martinelli, frate minore cappuccino e vescovo ausiliare di Milano. Le lettere del Padre della Chiesa tradotte in dialetto per il popolo
Un’indulgenza
speciale che
Francesco
chiese a Papa
Onorio III
per i poveri:
non c’era da
fare offerte
in danaro
23
“
Il Poverello di Assisi e il Sommo Poeta: va in scena un Canto memorabile della Commedia. Parla l’autore e interprete, Riccardo Moratti
va il visitatore fare un breve viaggio nel mondo della Miseri-
cordia Francescana. Inoltre sono state esposte una decina di opere a rappresentare
come il gruppo dei pittori poz-zuolesi ha interpretato l’Anno
Santo della Misericordia. * * *
IN PROGRAMMA -
Questo per quanto riguarda il già avvenuto, mentre per il futu-ro e per concludere degnamente
questo anno della Misericordia, l’Associazione Cardinale Pere-
grosso ha messo in cantiere altri due momenti dedicati alla ricor-renza di San Francesco ad otto-
bre. Sabato 1 ottobre alle ore 18 la messa prefestiva in chiesa San
Francesco sarà celebrata da Mons .Paolo Martinelli e alle ore 21 potremo assistere ad uno
spettacolo inedito che avrà co-me filo conduttore San France-
sco e la Divina Commedia di Dante Alighieri.(vedi articolo qui accanto).
Sabato 8 ottobre infine la con-clusione della stagione con il VII convegno francescano in-
centrato su San Francesco e la Misericordia.
G.B.
Nel mezzo del cammin di sua e
nostra vita…. Sarà Riccardo Moratti, sabato 1 ottobre, con la prima del suo
spettacolo: “Dante e Francesco nel mezzo del cammin di sua (e
nostra) vita”, ad inaugurare le iniziative previste in chiesa San Francesco per la ricorrenza del-
la festività del santo patrono d’Italia. Lo spettacolo fa parte del pro-
getto Letterevive che si propo-ne di offrire occasioni per (ri)
scoprire i grandi capo-lavori della letteratura sotto una luce nuova ed
accattivante. Di questo nuovo impe-gno abbiamo parlato
con l’autore.
- Riccardo come è nata
l’idea di questo spetta-
colo? “Dopo l’esperienza
dello scorso anno, con le serate dedicate alla Divina Commedia, ho accolto
con piacere l’invito dell’Asso-ciazione Cardinale Peregrosso di approfondire due delle figure
più importanti della storia ita-liana come Dante Alighieri e
Francesco d’Assisi, che hanno certamente prodotto un cambia-mento profondo nella religione
e nella letteratura. E poi devo dire che l’ambientazione dello spettacolo nella chiesa di San
Francesco a Pozzuolo mi ha stimolato moltissimo per le
sensazioni e le atmosfere che può trasmettere” .
- Pur senza entrare nel detta-
glio, puoi darci qualche indi-
San Francesco del Paradiso
L’attore pozzuolese Claudio Banfi, durante lo spettacolo teatrale “Ambrogio il Vescovo”, messo in scena nella chiesa di San Francesco il 9 settembre
cazione sullo spettacolo? “Partendo dal Canto XI del Pa-
radiso (quello di Francesco ap-punto) cercheremo di arrivare a mettere in luce quanto il model-
lo di San Francesco abbia rap-presentato per Dante molto più che un semplice riferimento cul-
turale. Fin dagli anni della sua giovinezza Dante trova in Fran-cesco un vero e proprio maestro:
ai suoi occhi è lui il sole a cui gli uomini del suo tempo devo-
no guardare se vogliono co-struire un mondo nuovo e se vogliono
ridare vita non solo ad una Chiesa in crisi, ma anche ad
una società che sta perdendo i suoi valo-
ri fondanti.”
- Conoscevi già la
chiesa San France-
sco di Pozzuolo? “Si, ho avuto occa-sione di apprezzarne
la bellezza e l’austerità alcuni anni fa quando mi sono esibito durante la stagione musicale di
maggio con l’orchestra melzese Guido d’Arezzo”.
Due notizie ora su Riccardo Mo-ratti: nasce a Melzo nel 1975. Oltre alla laurea in Lettere è
diplomato in violino presso il Conservatorio di Milano. Attual-mente è docente di Lettere pres-
so il liceo dei Salesiani di Trevi-glio.
I suoi spettacoli sono stati repli-cati in vari teatri della zona , dal Trivulzio di Melzo, all’Argentia
di Gorgonzola al Teatro Nuovo
G.B.
“
Per il poeta
è lui il sole
cui guardare
per costruire il
mondo nuovo
24
[email protected] SCRIVICI
N. 5 - AUTUNNO 2016 - Supplemento de “La domenica” -
Autorizzazione Tribunale di Milano 16.5.1978 - Direzione e
amministrazione: Parrocchia Natività di Maria, 20060 Pozzuo-
lo Martesana, Via Manzoni 2 - Stampato in proprio
Battesimi
Cantoni Anna Marie
Cantoni Linda Marie
Matrimoni
Testa Marco e
Politi Laura
Cantoni Davide e
Galbiati Elena
Funerali
Perego Maria Carmen
Pavesi Alessandro
Scioscioli Calogera
Brambilla Mario
Corti Armando
Bruschi Lorenzo
Invernizzi Pierina
Sala Luciano
ANAGRAFE APPUNTAMENTI IN PARROCCHIA
Anghinoni Cristina
Astone Melania
Barzaghi Andrea
Betti Aurora
Bossi Daniele
Buzzini Erika
Carboni Federica
Carboni Gabriele
Carta Davide
Colombo Matteo
Conti Sbaratozzo Alice
De Quarto Francesca Diella Michele
Di Maggio Francesco Dragone Elisa
Fassari Giorgia
Ferrari Rossella
Fucci Anna Maria
Gallonzelli Giulia
Giuliani Arianna
Grassi Giorgia
Lanzini Chiara
Luzietti Davide
Maltecca Gabriele
Mallozzi Emanuele
Mallozzi Thomas
Meregalli Jacopo
Muggiolu Matteo
Ndrenaj Denisa
Nisselino Luca
Orsini Christian
Papasidero Eugenio
Papetti Lorenzo
Pavesi Matteo
Pezzaglia Nadia
Pezzaglia Maxim
Serbelloni Jacopo
Sudati Sara
Tartaglia Giulia
Trezzi Tommaso
Trovato Fabrizio
Vertua Giorgia
CATECHISMO CRESIMANDI
SOMMARIO
EDITORIALE
Verso la visita pastorale del card. Scola
LA FESTA
3 Si ricomincia da Maria
e dai quattro rioni
5 Un palio rinato per partecipare
8 Amarcord: le porte
trionfali
9 La statua in processione
segno di bellezza
10 Maria Bambina era mia nonna
I NOSTRI AMICI
12 Intervista a
Padre Alberto Rocca:
FATTI & PROGETTI
14 Terza età in movimento
ORATORIO & DINTORNI
15 Piccolo diario delle gite
estive
16 La chitarra e i falò
sui monti di Grumes
17 La mini convention
degli animatori
17 A Cracovia dal Papa coi giovani di tutto il mondo
18-21
La bacheca dell’oratorio
22 S.Francesco nel Paradiso
di Dante
SABATO 1 OTTOBRE ore 15 in chiesa parrocchiale: s. Cresima amministrata
da S.E. mons. Paolo Martinelli ofm cap, vescovo ausi-liare.
ore 18 nella chiesa di s. Francesco: s. Messa presiedu-
ta da mons. Martinelli.
ore 21 nella chiesa di s. Francesco: spettacolo "Dante e
Francesco: nel mezzo del cammin di sua (e nostra)
vita" di Riccardo Moratti.
DOMENICA 2 OTTOBRE ore 15.30 in chiesa parrocchiale: preghiera di affida-
mento a Maria dei bambini battezzati nell'ultimo anno.
Segue rinfresco in oratorio offerto dalla parrocchia
DOMENICA 9 OTTOBRE
Festa dell'oratorio
ore 10.30 mandato ai catechisti e agli animatori.
Nel pomeriggio in oratorio: iscrizione al catechismo e giochi genitori-figli
DOMENICA 16 OTTOBRE
ore 10.30: anniversari di matrimonio (10, 25 anni e poi ogni quinquennio, specialmente 50). Iscrizioni in casa
parrocchiale o in sagrestia dopo le messe
ELEMENTARI
ore 16.45- 17.45
seconda: giovedì
terza: venerdì
quarta: martedì
quinta: mercoledì
MEDIE
ore 15.30-16.30
prima: giovedì
seconda: venerdì
terza giovedì
ANIMATORI E
GRUPPO GIOVANI
martedì
ore 20.45 - 21-45