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CULTURA II futuro dell' Europa nasce dall'arte e dalla conoscenza L'immaginario collettivo europeo è nato ed è alimentato da una pluralità di voci diverse, molte di immigrati. A cominciare da Apuleio. Lo racconta Carlo Ossola che tratteggia l'Europa a venire attraverso figure come quelle di Shakespeare, Cervantes e Leopardi di Simona Maggiorelli D i fronte all'avanzata di partiti populisti, xenofobi ed euroscettici abbiamo pensato di tornare a leggere il Manifesto di Vento- tene. Il filologo e critico letterario Carlo Ossola, che si è molto occupato di Europa, consiglia soprattutto di rileggerne la seconda parte. «È indubbio che la seconda parte del Manifesto ("I compiti del dopo guerra - L'unità europea") sia oggi la più pertinente», dice il docente del College de France. «Specialmente là ove pone l'esigenza di una unità sovranazionale (non già articolata quale som- ma di nazioni)». Ecco il passaggio cruciale del Manifesto di Rossi e Spinelli che il professore ci invita a rileggere: «II problema che in primo luogo va risolto, e fal- lendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in Stati nazionali sovrani». Ma, aggiunge Ossola, oggi di fronte alla «opacità politica di grandi Paesi quali la Cina e la Russia, e 26 LEFT 25 maggio 2018

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CULTURA

II futuro dell' Europa nascedall'arte e dalla conoscenzaL'immaginario collettivo europeo è nato ed è alimentato da una pluralità di voci diverse,molte di immigrati. A cominciare da Apuleio. Lo racconta Carlo Ossola che tratteggial'Europa a venire attraverso figure come quelle di Shakespeare, Cervantes e Leopardi

di Simona Maggiorelli

D i fronte all'avanzata di partiti populisti,xenofobi ed euroscettici abbiamo pensatodi tornare a leggere il Manifesto di Vento-tene. Il filologo e critico letterario CarloOssola, che si è molto occupato di Europa,

consiglia soprattutto di rileggerne la seconda parte.«È indubbio che la seconda parte del Manifesto ("Icompiti del dopo guerra - L'unità europea") sia oggila più pertinente», dice il docente del College deFrance. «Specialmente là ove pone l'esigenza di una

unità sovranazionale (non già articolata quale som-ma di nazioni)».Ecco il passaggio cruciale del Manifesto di Rossi eSpinelli che il professore ci invita a rileggere:«II problema che in primo luogo va risolto, e fal-lendo il quale qualsiasi altro progresso non è cheapparenza, è la definitiva abolizione della divisionedell'Europa in Stati nazionali sovrani».Ma, aggiunge Ossola, oggi di fronte alla «opacitàpolitica di grandi Paesi quali la Cina e la Russia, e

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agli ondeggiamenti regressivi degli Usa», torna di at-tualità anche un ulteriore paragrafo del Manifesto,là dove recita: «E quando, superando l'orizzonte delVecchio continente, si abbracci in una visione diinsieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità,bisogna pur riconoscere che la federazione europeaè l'unica garanzia concepibile che i rapporti con ipopoli asiatici e americani possano svolgersi su unabase di pacifica cooperazione, in attesa di un più lon-tano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politicadell'intero globo».L'unità sovranazionale invocata da Altiero Spinellied Ernesto Rossi è, oggi più che mai, un affascinanteprogetto da riprendere e da realizzare. Forse è un'u-topia ma tentare di attuarla significa anche criticareradicalmente l'Europa di oggi, che si è diventata unafortezza chiusa ai migranti. Una feroce contraddizio-ne in termini visto che le migrazioni - come ci ricor-da Ossola nel suo nuovo libro Vivaio delle comete.Figure di un'Europa a venire (Marsilio) - sono stateuna straordinaria leva di crescita culturale.«Gran parte della storia di Roma, che uni il Medi-terraneo e l'Europa continentale, il Medio Orientee il nord Africa, nel millennio della propria storia,è caratterizzata dalla coscienza della mobilità fecon-da delle popolazioni e degli individui», dice CarloOssola a Lefi. «Erano previsti gradi diversi {sodi, fo-ederati, cives, etc.) di partecipazione alla res publica.In essa, precocemente, osserviamo che Seneca era diCordova (Spagna). Da li vicino, Ucubi, provenivaanche la famiglia del più raffinato imperatore ro-mano, Marco Aurelio. Nordafri-cani furono Apuleio, Tertulliano,Agostino, Frontone, e moltissimialtri che hanno fondato il sapered'Occidente. E illusorio pensareche l'Europa non sia sempre stataplurale».

Così come non si può accettare • ^ ^ ^ H M B Hche l'Europa dei mercati sia l'ul-timo orizzonte della storia, come ci vogliono far cre-dere i neoiberisti.Da parte sua Carlo Ossola insiste molto su una realtàdell'Europa che oggi viene annullata da euroscetticie sovranisti, ovvero che fin dal medioevo il Vecchiocontinente è stato unito dalle Università e dai clericivagantes. «Rispetto al passato va osservato anzi chela mobilità sociale è fortemente diminuita in Europae questo è un pessimo segno», denuncia l'accademi-co dei Lincei. Che tuttavia avverte: «II processo diintegrazione attraverso il sapere è comunque irre-

«La mobilità socialeè fortemente diminuitain Europa e questoè un pessimo segno»

versibile, se si pensa alla lunga durata degliscambi Erasmus, alla validità dei dottora-ti internazionali bilaterali, ai progetti Ere,a molte istituzioni europee di ricerca, dalCern all'Università europea di Fiesole».Se è pur vero, come scrive Ossola, che perlungo tempo furono i francescani e i do-menicani a percorrere in lungo e in largo ilterritorio europeo, dal suo ultimo libro sievince che anche molti autori hanno con-tribuito a costruire un'Europa profonda-mente laica. Fin da Plutarco che combatte-va le credenze passando poi per Boccaccio,Leonardo da Vinci, Erasmo, Montaigne,Alfieri, Leopardi e oltre. Autori «tutti diuna dignità umana più grande dell'uomostesso, e anelanti tutti alla pace universale»,chiosa lo studioso. Un ruolo chiave nellacostruzione di una moderna Europa dellelettere ebbe anche Petrarca. Nella nostraconversazione Ossola sottolinea soprattut-to l'aspetto universale della sua lezione. «Petrarca èil primo dei moderni - spiega il professore - poichénel Secretum prende le Confessioni di Agostino e letrasforma in una drammaturgia del sé; l'uomo puòparlare del proprio temperamento e destino calando-lo nel tempo, in questo tempo sublunare nel qualeviviamo, pieno di turbamenti, illusioni, slanci».Ma c'è anche un altro aspetto da notare: il petrarchi-smo fu il primo genere poetico in cui si affermò lascrittura femminile. «La sua scrittura volgare, i suoi

sonetti, piani, in una lingua tersae imitabile - dice Ossola- furo-no il modello di una creazione alfemminile che si sviluppò soprat-tutto nel Cinquecento, pensiamoper esempio a Vittoria Colon-na, a Gaspara Stampa, VeronicaFranco». Nel Vivaio delle comete \ztradizione italiana innerva quella

europea intrecciandosi con molte altre. In questasua variegata biblioteca europea spiccano i nomidi Cervantes, Shakespeare, Leopardi, Dostoevskij,come autori cardine per l'Europa a venire. La no-stra memoria collettiva, sottolinea lo studioso, na-sce da una stratificazione di voci che hanno avutoun respiro che va ben al di là dei confini nazionali.«Nessun vero classico è puramente "nazionale". Adogni opera di questi "fari", come li defini Baudelaire,occorre ripetere, con il Rienzi di Wagner, "a tutto ilmondo appartenga Roma", come a tutto il mondo

Carlo OssolaNel vivaiodelle comete

11 professor CarloOssola. A sinistra Lanascita di Venere di

Botticelli (1484-1486)

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IN COPERTINA

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Uno scritto autografodi Leopardi, Un'operagrafica di Picassoche rappresentaChiscrotte e SanchoPanzadi Cervantese,a destra, un ritratto diShakespeare

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appartiene l'Iliade o l'Odissea, o l'Eneide, o la Divinacommedia», dice Ossola. «Insegno a Parigi - aggiunge- e nel giardino prospiciente al College de France,c'è una statua di Dante. E l'unica (eretta a fine Ot-tocento) che non abbia cartiglio di sorta, mentre nesono munite le statue vicine di Ronsard e di Mon-taigne. Perché Dante apparteneva e appartiene allamemoria collettiva dell'umanità. In questo le Letterehanno un valore politico: abituano alla cittadinanzauniversale».In un libro recente che è complemento del Vivaiodelle comete, e cioè Europa ritrovata, Carlo Ossolaripercorre «in luoghi piccoli, plurali e universali peril loro lascito, questo grande dono d'Europa: la co-scienza di un "oltre" che sia più inclusivo del "qui":dalla Treviri della romana Porta Nigra e di Karl Marxalla Belém dei sogni del "Quinto impero" alla Lisbo-na del trattato siglato nel 2007 che - nell'opinionedel professore - incrementa i principi di una Costi-tuzione europea». L'identità plurale dell'Europa siè espressa attraverso la lettura, ma anche attraversol'arte.

La gratuità dell'espressione artistica, dunque, è unaltro aspetto che caratterizza la storia d'Europa chenon è sempre stata legata solo ad una visione econo-micista incentrata sull'homo oeconomicusì«Con i loro studi, Lucien Febvre e Henry Kraushanno mostrato come l'Europa delle cattedrali siaanche il trionfo del simbolico sopra l'economico,del prestigio sopra la convenienza, del monumentosopra l'emolumento», risponde Ossola. «Le città siraccolgono intorno a un valore che "elevi a tenda"(come dirà nel Novecento Paul Celan), un po' comeoggi prosegue la costruzione della Sagrada familia aBarcellona. Da un lato il forum della mercé e dellaparola condivisa, dall'altro II Palazzo della Ragione- di senno e di giustizia -, appaiono come le arcateportanti dell'identità europea: li visitiamo ancora, inessi convergiamo ancora». «Bisogna pensare al futu-ro dell'Europa in quei termini - esorta Carlo Ossola- anche se ora le nostra città crescono secernendobidonvilles e ipermercati che le circondano e soffo-cano. Molto meglio ripensare a un valore comune darimettere al centro di una vita sociale condivisa!».

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