d onne e politica - media.vaticannews.vabianca di castiglia, che ha svolto un ruolo politico di...

23
DONNE CHIESA MONDO MENSILE DELLOSSERVATORE ROMANO NUMERO 77 MARZO 2019 CITTÀ DEL VATICANO Donne e politica

Upload: others

Post on 14-Aug-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND OMENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO NUMERO 77 MARZO 2019 CITTÀ DEL VAT I C A N O

D onnee politica

Page 2: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

numero 77marzo 2019

IN T E R V I S TA A ELISABETH DUFOURCQ

Francesi e cristianeMARIE-LUCILE KUBACKI A PA G I N A 3

HILDEGARD BURJAN

Santità e politicaHANNA-BARBARA GERL- FA L KO V I T Z A PA G I N A 9

DOROTHY DAY E LE A LT R E

Le donne cattoliche e la politicastatunitense

KAT H L E E N SPROWS CUMMINGS A PA G I N A 14

DONNE ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE

Il successo delle alleanzeGIULIA GALEOTTI A PA G I N A 19

IN MARO CCO

Diritti umani, rappresentanza politica,teologia

MARTINA BIONDI A PA G I N A 24

CO N S A C R AT E

Sguardo alla vita religiosa

CARMEN LANAO A PA G I N A 29

SIMBOLI NELLA BIBBIA

La dimensione nuziale tra realtà e allegoriaESTER AB B AT T I S TA A PA G I N A 32

ME D I TA Z I O N E

Una tenue luce che vince il maleA CURA DELLE SORELLE DI BOSE A PA G I N A 39

Page 3: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 2 D ONNE CHIESA MOND O3

IN T E R V I S TA A ELISABETH DUFOURCQ

Fr a n c e s ie cristiane

Giuseppe Sartorioallegoria dell’Italia

nel fregiodella camera dei deputati

Donne e politica, e in particolare donne cattoliche e politica: ecco iltema di questo numero che analizza quindi, nei loro reciproci rap-porti, la politica, la religione e le donne. Come sempre quando losguardo è esteso a contesti temporali e spaziali diversi, il quadro cheemerge è mosso e differenziato. L’elemento di maggiore omogeneitàè il grande interesse delle donne per la politica e, ancora, il fatto chel’istanza religiosa non affievolisce, anzi semmai motiva e incrementa,l’impegno politico. Questo anche nel saggio dedicato a un’esp erienzanon cristiana, quello sul Marocco, dove si sottolinea l’emergere di unfilone d’impegno politico femminile volto a conciliare l’affermazionedei diritti delle donne con la possibilità di non rinunciare alla religio-ne in favore della politica. Di grande interesse anche quanto si coglienell’articolo sull’Italia, e più esattamente sulle elette all’assemblea co-stituente, per l’impegno trasversale nei confronti dei diritti delle don-ne che accomunava cattoliche, socialiste, comuniste; queste infatti sivedevano più come donne che fanno politica a favore delle donneche non come esponenti di partiti in confronto anche aspro tra loro.Il caso francese porta al medioevo, prima che nel Trecento le donnefossero estromesse dalla successione al trono, e alle donne munite dipotere politico, dalle principesse alle badesse. La vita di HildegardBurjan, ebrea tedesca convertita al cattolicesimo, unica donna elettanel 1918 al parlamento austriaco, molto impegnata socialmente e bea-tificata nel 2012, ci interroga anche sul ruolo che il passaggio di reli-gione ha avuto sui percorsi politici. In tutte queste donne, o almenonella loro maggioranza, come dimostra anche l’esperienza delle catto-liche negli Stati Uniti, l’attenzione è rivolta alla fascia più debole,meno rappresentata, dell’umanità, quasi che il modo di fare politicadelle donne fosse in sé diverso da quello degli uomini. Una differen-za che sembra attenuarsi, però, quando la presenza femminile nellavita politica si rafforza e normalizza, e che sembra appartenere piùalle fasi in cui rappresenta ancora un elemento nuovo e disturbante,una speranza di cambiamento difficile da realizzarsi. (anna foa)

L’EDITORIALE

D ONNE CHIESA MOND O

Mensile dell’Osservatore Romanodiretto da

LU C E T TA SCARAFFIA

In redazioneGIULIA GALEOTTI

SI LV I N A PÉREZ

Comitato di redazioneCAT H E R I N E AUBIN

MARIELLA BALDUZZI

ANNA FOA

MARIE-LUCILE KUBACKI

RI TA MBOSHU KONGO

SAMUELA PAGANI

MA R G H E R I TA PELAJA

NICLA SP E Z Z AT I

Progetto graficoPIERO DI DOMENICANTONIO

w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v ad c m @ o s s ro m .v a

per abbonamenti:d o n n e c h i e s a m o n d o @ o s s ro m .v a

di MARIE-LUCILE KUBACKI

Autrice di un’importante opera, Histoire des Chrétiennes, ristampata nel2015 da Tallandier, ma anche di uno studio sulle religiose missiona-rie, Les Aventurières de Dieu (JC Lattès, 1993), che ha ricevuto la me-daglia di bronzo dell’Académie Française, Elisabeth Dufourcq è dot-tore in scienze politiche, già membro del comitato nazionale e già se-gretario di stato per la Ricerca. A settantotto anni insegna storia del-le scienze all’Institut Catholique di Parigi.

Quando s’incontrano nella storia le prime cristiane impegnate in politica in

Fra n c i a ?

Se s’intende il territorio, dato che il termine Francia è apparso solopiù tardi, alcune figure emergono subito dopo la fine dell’impero ro-mano. Il genio del cristianesimo, dopo la caduta dell’impero, è di es-sere riuscito a evangelizzare i nuovi conquistatori, nuovi arrivati, e diaver saputo cristianizzarli in modo relativamente pacifico. Papa Gre-gorio Magno ha saputo organizzare matrimoni tra sovrani che hannoprodotto una sorta di effetto domino: Clotilde si è sposata con Clo-doveo, poi le figlie di Clodoveo si sono sposate con principi sassoni

Page 4: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 4 D ONNE CHIESA MOND O5

li, tenuto conto del fatto che Genoveffa si colloca nella fase inizialedel feudalesimo. È però indubbio che sia stata una donna che potevaparlare con i grandi di questo mondo. Ma l’analisi della sua Vita ciriconduce all’idea che l’autorità di una donna è sempre legata a unagrande frugalità. Che sia Genoveffa, o Radegonda, sposa di un so-vrano franco venerata come santa, o Giovanna d’Arco, o persinoBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo pianocome reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo era alla crociata. In Francia, ma più in generale in Europa, ledonne hanno svolto un ruolo politico fondamentale fino all’epoca diFilippo il Bello, quando è stata introdotta la legge salica.

Le crociate hanno avuto un impatto sull’impegno delle donne nelle questioni

politiche?

Sì, certo. Nella famosa battaglia di Hattin, nel 1187, la cavalleriafranca viene decimata. Per un’intera generazione, trent’anni, sono ledonne a gestire i castelli. All’inizio del XIII secolo, quando i castellivengono abbandonati dai cavalieri partiti o morti nella crociata, tuttii giuramenti di fedeltà al sovrano si trasferiscono alla vedova. Tuttigli atti del diritto feudale sono firmati da lei. In Francia, la reginaBianca di Castiglia, alla morte del re assume il ruolo di reggente, equesto molto prima che suo figlio diventi maggiorenne. In assenza diLuigi IX, partito in crociata, è lei a seguire la costruzione della Sain-te-Chapelle. E quando sale al trono, il sovrano dimostra grande defe-

in Inghilterra. E i sassoni dall’Inghilterra sono andati a evangelizzarei loro nonni originari della Sassonia. Ma ancor prima c’è stata unafase molto interessante, quella delle grandi aristocratiche gallo-roma-ne e della Cappadocia. Qui la figura più emblematica è senza dub-bio quella di Macrina, a cui uno dei suoi fratelli, Gregorio di Nissa,ha dedicato la Vita di Ma c r i n a . Ricevuta fin dall’infanzia un’accurataeducazione biblica, Macrina vive in modo estremamente semplice e,alla morte del padre, decide di consacrarsi a una “vita immateriale esp oglia”, monacale, al punto di possedere, al momento della morte,solo una croce e un anello di ferro. Santa Macrina ha vissuto in anti-cipo l’o ra et l a b o ra dei benedettini: lavora con le sue mani e recita iSalmi. E questo stesso modello viene imitato nella regione di Borde-aux.

La cultura del lavoro deve essere stata molto importante tra le prime figure di cri-

stiane che segneranno il loro tempo.

Sì, il culto del lavoro ha segnato l’Europa al punto che viviamoancora oggi nella sua nostalgia. Nella Regola di Benedetto c’è unaformula molto bella: se non hai lavoro, lo devi richiedere. Ci sonocosì state religiose che hanno copiato manoscritti, che hanno inse-gnato, che sono state attive negli ospizi. Fin dal IV secolo alcune ari-stocratiche lavorano e vivono molto modestamente: filano, cuciono.Ma questo culto del lavoro è indissociabile dal quello della frugalità.Da qui emerge un’idea a mio parere molto interessante: c’è una pari-tà tra uomo e donna proprio dal momento in cui si pratica una gran-de frugalità. Questo spirito, quello delle Madri del deserto, anima findai primi secoli cristiani un intero arco che si estende dall’Egitto finoall’Irlanda, passando per i monasteri di Jouarre, non molto lontanoda Parigi.

È il caso di santa Genoveffa, in qualche modo patrona delle donne cattoliche impe-

gnate nella città.

Genoveffa è al tempo stesso molto ricca e molto frugale. Viene dauna famiglia di grandi condottieri franchi, ai quali i romani hannodato molte terre, e a vent’anni prende il velo. Ha molta autorità per-ché la sua pratica del digiuno le conferisce prestigio, esercita le fun-zioni di c u ra t o r, ossia di responsabile della manutenzione viaria edell’approvvigionamento, e dunque occupa una posizione chiave aParigi. Quando Attila minaccia la città nel 451, riunisce le madri difamiglia nel battistero della città per esortarle a mettersi in preghierae proibisce ai notabili di trasferire i loro beni in città più sicure.L’esercito di Attila si ritira e il prestigio di Genoveffa aumenta. Nonsono però assolutamente certa che questo modello sia tra i più attua-

Santa Genoveffa(XIX secolo)

Page 5: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 6 D ONNE CHIESA MOND O7

renza verso la madre, attribuendole spesso un ruolo preminente. Nel1241 le consente di presiedere il capitolo generale di Cluny e i monacis’inginocchiano davanti a lei per renderle omaggio. Va anche sottoli-neata l’importanza della nascita dell’amor cortese. In realtà s’ignoraancora il motivo per cui nel XII secolo si è sviluppata questa poesiaattorno alla donna, ma di fatto è così. Anche prima delle crociate, al-cune donne hanno svolto un ruolo molto importante. È il caso dellapotente contessa Matilde di Toscana, che ha sostenuto la riforma gre-goriana. In piena lotta per le investiture, quando Gregorio VII è mi-nacciato e in conflitto armato con l’imperatore, è nel suo castello chesi rifugia. Ed è nella sua fortezza di Canossa che nel 1077 riceve l’im-peratore Enrico I V, alla fine sottomesso.

In Francia Giovanna d’Arco ha svolto un ruolo importante, al punto da essere an-

cora oggi oggetto di molte strumentalizzazioni politiche. Eppure, leggendo il suo pro-

cesso, colpisce constatare quanto si sia battuta contro la strumentalizzazione della

spiritualità.

Tutto ciò è molto moderno! Ecco una donna che non ha un avvo-cato né una formazione giuridica ma che è tanto intelligente da ri-mandare sempre i suoi accusatori alla natura delle loro accuse. Habuon senso e istinto, ha capito ciò che è politico e ciò che è spiritua-le. E quando le viene chiesto di giurare su ciò che le verrà domanda-to “in materia di fede su quel che sa”, risponde: “Non so su cosa mivolete interrogare. Forse mi domanderete delle cose che io non vi di-rò”. Invitata a recitare il Pater Noster, si rifiuta dicendo: “Ascoltatemiin confessione, e ve lo reciterò volentieri”. Prima di essere imprigio-nata, ha un’ascendente straordinario sull’esercito, impressiona i solda-ti. E quell’ascendente lo ha per il suo modo di pregare, per il suorapporto diretto con Dio. Aveva certamente un carisma straordinario.

Il destino di Giovanna d’Arco mi porta a pensare a quello, non meno straordinario

ma più discreto, di quelle avventuriere di Dio, le missionarie, a cui lei ha dedicato i

quattro volumi della sua tesi. Pur non essendo donne politiche, svolgono un ruolo

importante nelle società in cui s’insediano.

Certo, anche il loro destino è stato straordinario. Donne uscite dal-la Sarthe che hanno fondato opere in Cile, Brasile e Perú, che sonoconsiderate monumenti in quei paesi, pur essendo del tutto scono-sciute nei loro villaggi di origine. Esempi come questi ce ne sonotantissimi. Una suora di San Giuseppe di Chambéry che in Brasile sistabilisce a San Paolo quando è ancora un paesino. O Justine Raclot,madre Matilde, prima missionaria in Giappone nel 1872, della con-gregazione delle Suore del Bambino Gesù. Nicolas Barré, pionieradell’educazione delle giovani. Ci sono molte tesi da fare! L’emulazio-

Giovanna d’Arc o(1485)

Page 6: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 8 D ONNE CHIESA MOND O9

ne nella vita spirituale e il misticismo sono nel XIX secolo i motori diuno spirito d’iniziativa femminile molto creativo. In un secolo quelledonne hanno costruito nei cinque continenti imperi ospedalieri ededucativi.

Al XIX secolo delle avventuriere di Dio segue il XX secolo con le sue guerre mon-

diali. Quali sono per lei le grandi figure di donne cattoliche francesi in tempo di

g u e r ra ?

Penso subito a Geneviève de Gaulle, la nipote del generale, depor-tata nel 1944 a Ravensbrück. Nel campo c’erano 40.000 deportate edal 1942 vi era proibita ogni attività religiosa. Ad agosto arrivano 500donne, tra le quali Yvonne Baratte, cristiana, morta la domenica diPassione del 1945. Le sue compagne hanno testimoniato che ogni do-menica le cristiane del campo si riunivano per recitare insieme qual-che brano che ricordavano delle preghiere della messa. Fra quelledonne c’era Geneviève de Gaulle, arrivata lì nel febbraio del 1944,con il corpo coperto di piaghe, dopo essere stata picchiata da un SS.Parlava tedesco ed è grazie a lei che il campo è venuto a sapere dellaliberazione di Parigi. Allora quelle donne hanno intonato il Ma g n i f i -

cat. Vicina a padre Wrezinski, si è poi impegnata nell’AT D QuartMonde, di cui è stata presidente in Francia per una trentina d’anni.Per tutta la vita si è dedicata ai più bisognosi. Sono donne che, seb-bene prigioniere, hanno portato dentro di loro il Vangelo e resistitograzie al cristianesimo. Donne della tempra di una Giovanna d’A rc o ,che vedevano gli errori dei loro giudici e dei loro carnefici, o di unaMadeleine Delbrêl, dotata di un enorme buon senso e di grande in-tuito psicologico. Parlando di lei, bisogna riconoscere l’imp ortanzadel movimento scoutistico femminile nell’emancipazione di moltedonne: dava ruoli di responsabilità e una dimensione ecologica. Èstata una scuola di autonomia straordinaria.

Lei è cristiana e ha una carriera politica; cosa è più difficile in politica: essere cri-

stiana o essere donna?

Le due cose vanno di pari passo. Dopo il 1981 ho fondato un sin-dacato indipendente e la mia azione politica è dunque iniziata con ilsindacalismo, attraverso una ricerca di libertà. Allo stesso modo, so-no molto sensibile all’indipendenza cristiana, all’indipendenza dipensiero. Ho frequentato molti ambienti ricchi, e non ne sono rima-sta impressionata. Quel che è certo è che nel sindacalismo non homai incontrato l’arcaismo e il maschilismo degli ambienti politici.Una frase che ho sentito spesso è “dice così perché è una donna”. Èin politica che ho riscoperto di essere una donna.

Santitàe politica

di HANNA-BARBARA GERL- FA L KO V I T Z

La vita di Hildegard Burjan è stata fitta di eventi tragici: «Se Dio, almomento della morte, mi domandasse se voglio continuare a vivere acosto di dover sopportare tutto di nuovo, sceglierei senza esitare lamorte». Il fatto di non aver ceduto allo sconforto, anche se avrebbevoluto sbattere la testa dolorante “contro il muro”, dipende dal suo“essere redenta”. Un’esistenza estrema, certo, ma non per la tragicità,bensì per il carisma dell’offerta di sé. Chi altro potrebbe riassumerela propria vita con le parole da lei pronunciate poco prima dellamorte, l’11 giugno 1933: «La domenica della Santissima Trinità! Chebel giorno per morire!»? Ottant’anni dopo, il 29 gennaio 2012, Hil-degard è stata beatificata a Vienna, nella cattedrale di Santo Stefano.

La sua vita si è svolta nel pieno degli sconvolgimenti politici e so-ciali che tra l’altro danno il via allo stravolgimento dell’immaginedella donna nel Novecento. Hildegard ha sofferto molte fratture fisi-che e spirituali, pagando molto presto con la salute e infine, appena

HILDEGARD BURJAN

Page 7: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 10 D ONNE CHIESA MOND O11

cinquantenne, con la vita. Ma in poco tempo è riuscita a svolgerenumerose attività politiche, giuridiche, sociali, e molti suoi sforzi do-po la sua morte hanno portato frutto.

Nello spettro spirituale di Hildegard si mescolano tratti noti conaltri meno noti. Tra i primi, la generosità e la liberalità (che ha in co-mune con l’amatissima Elisabetta di Turingia), l’offerta della soffe-renza alla causa di Cristo, l’essere consumata molto presto dal lavoroe dal dolore, il nascondimento interiore. L’opera della sua vita è natada grande sofferenza. Spesso ignorata, è diventata il segreto di unagrande fecondità. Tra i tratti meno noti, il passaggio dall’ebraismoagnostico al cattolicesimo, l’impegno politico e legislativo, soprattut-to a favore delle donne, il buonsenso molto concreto nel sociale, lafondazione e la guida di una comunità celibataria nonostante fossesposata, infine l’unione quasi lacerante tra matrimonio, maternità ep olitica.

Nata il 30 gennaio 1883 a Görlitz an der Neiße nella Slesia prus-siana dalla famiglia ebrea Freund, riceve una buona formazione. Ap-partiene per nascita all’ebraismo borghese nella sua forma liberale il-luminata. Nel certificato di nascita alla voce “religione dei genitori”si legge “nessuna”. Il suo atteggiamento prima della conversione po-trebbe essere definito umanesimo idealista, che era di fatto il modellodell’ebraismo tedesco (basti pensare ai progetti sociali da Marx aLassalle e alle fondazioni ebraiche filantropiche). Anche HildegardFreund istituì, da studentessa agnostica, un fondo d’assistenza per icompagni di studi.

Il fatto di conseguire la maturità a Basilea e di studiare filosofia egermanistica all’università di Zurigo è il frutto, appena maturato, delmovimento femminista del XIX secolo. Impegnata nella lotta perl’educazione delle donne, vi aggiunge anche quella per i diritti civili(e in particolare per il voto alle donne) e la tutela giuridica, ma purele questioni relative al matrimonio e alla morale. Le associazioni con-fessionali femminili si unirono al movimento: nel 1900 l’unione evan-gelica delle donne, nel 1903 quella cattolica, nel 1904 quella ebraica.

Nel 1907 sposa l’ingegnere ungherese Alexander Burjan, un ebreoagnostico che inizia la propria carriera a Berlino. Nel 1908 la giovanemoglie si ammala gravemente, e il sabato santo il marito viene chia-mato nell’ospedale Sankt Hedwig di Berlino. Hildegard Burjan, chesi sta spegnendo lentamente, si era stupita della gentile, e per leisconcertante, pazienza delle religiose. In quella notte inspiegabilmen-te tutto cambia: sperimenta un incontro con Cristo e, a partire dalladomenica di Pasqua, si riprende e rapidamente guarisce. Nel 1909 ri-

Tom von Dreger«Hildegard Burjan»

(1934)

Page 8: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 12 D ONNE CHIESA MOND O13

do rivoluzionario ed era disposta per questo a sacrificare anche viteumane, Burjan cerca altre vie. Accanto alla pratica politica, forma an-che una squadra d’azione per le emergenze: le sorelle di Caritas so-cialis, che vivono in povertà, castità e obbedienza. «Nei malati pos-siamo curare sempre il Salvatore sofferente e quindi essere unite alui» scrive in una lettera. Dal profondo della povertà di Cristo sicomprende quella stessa povertà. Stanno qui le radici spirituali diun’opera feconda. Per questo Burjan può essere a ragione consideratatra le costruttrici del moderno stato sociale. Le sue affermazioni reli-giose appaiono semplici, pur espresse in linguaggio simbolico. Ma inquell’epoca confusa fanno crescere il lievito del Vangelo: l’immuniz-zazione contro le ideologie, anche contro il comunismo, la motivazio-ne all’azione “gratuita”, l’unione di forze partitiche eterogenee sullabase di ragionevoli compromessi.

Hildegard Burjan ha definito la sua fondazione «un fiore poco ap-pariscente sul tronco della Chiesa». In piena Babilonia nascono cosìle case di Gerusalemme, che si affidano a risposte divine inattese.«La benedizione di Dio rende ancora possibile l’impossibile» scrive,e anzi «il buon Dio dona spesso benedizione e successo dove non celo aspettiamo affatto». E ancora: «Il buon Dio ci butta tra le bracciacose alle quali non avremmo mai osato ambire o per le quali nonavremmo mai osato lottare».

D all’apparente semplicità delle parole trapela la semplicità delcammino. In questo rientra anche l’accettazione della propria morteprematura. Amare Gesù è il messaggio; e amarlo significa condivide-re la sua passione, obbedirgli. Agli occhi del mondo letterario e arti-stico questo alfabeto spirituale sfiora l’incomprensibile. «Rendili tuttiricchi — incommensurabilmente ricchi — attraverso te, solo attraversote!» chiede al Salvatore poco prima di morire. E ancora scrive:«Conta molto poco il sapere scolastico, ma solo il grado dell’unionecon il caro Salvatore. A lui dobbiamo tutto, e senza di lui siamo po-verissimi. È così rassicurante e rasserenante dover fare solo quel tantoquanti sono i talenti che abbiamo, e tutto il resto ci verrà dato in ag-giunta».

Simone Weil ha parlato del sociale come della «sottile tentazionedel cristianesimo». Una cristianità spenta può coprire il proprio vuo-to con l’attività sociale. Continuerà a “f u n z i o n a re ”, ma la fonte èesaurita. C’è dunque la tentazione di celare la sofferenza con l’o rg a -nizzazione. O di abolire la sofferenza eliminando chi soffre. Hilde-gard Burjan non ha invece ceduto a tale tentazione: le “s o re l l e ” sipongono nello spazio della redenzione. In questo stanno il motivo el’efficacia dell’agire per gli altri.

ceve il battesimo e si trasferisce a Vienna con il marito, che qui rag-giunge l’agiatezza e viene introdotto nell’alta società.

Nel 1910 nasce l’unica figlia, Lisa, che prende il nome dalla vene-ratissima Elisabetta di Turingia. Ma Hildegard paga il parto conun’emorragia cerebrale e con una perdurante debolezza: le costa qua-si la vita non avere acconsentito all’ab orto.

In seguito intraprende una straordinaria attività sociale. Nel 1912fonda il Verband der christlichen Heimarbeiterinnen, che riunisce lelavoratrici domestiche cristiane per un salario equo, e la tutela giuri-dica per le puerpere, anche per quelle nubili. L’aiuto legale per ledomestiche, l’accompagnamento e la formazione spirituale vengonochiaramente ancorati alle esigenze del cristianesimo.

Durante la prima guerra mondiale organizza l’invio di molti aiuti,soprattutto nella Sassonia colpita da carestia, rivolgendosi diretta-mente all’alta aristocrazia e alla corte imperiale. Nel 1918 viene eletta,unica donna, nell’assemblea nazionale dell’Austria tedesca. Il cardi-nale Gustav Piffl la definisce “la coscienza del parlamento”. Prestoriesce a ottenere un’estensione della tutela delle madri e dei neonati,l’assunzione per le puerpere di assistenti a domicilio pagate dalla cas-sa malattia, l’equiparazione tra uomo e donna nel servizio statale, co-me anche la promozione della formazione delle donne. In accordocon il gruppo socialdemocratico, fa approvare una legge sulle colla-boratrici domestiche che ne tutela lavoro e salario.

Nel 1920 fonda, insieme al dottor Ignaz Seipel, la comunità inter-nazionale femminile Caritas socialis. L’impegno diviene così impor-tante da farle rinunciare, nel 1920, all’incarico politico di deputata.Sviluppa però nuovi progetti sociali per gruppi emarginati, lotta perottenere condizioni giuridiche eque, approfittando delle sue cono-scenze alto-borghesi ma andando incontro a pregiudizi antisemiti.

Accortasi molto presto dell’ascesa del nazionalsocialismo, mette in-sistentemente in guardia contro Hitler. Il marito e la figlia riusciran-no poi a sottrarsi con la fuga alla Shoah.

Malgrado problemi ricorrenti di salute, continua a fondare caseper madri e bambini destinate alle donne sole malgrado molte ostili-tà e a dedicarsi all’assistenza sociale per i giovani e i senzatetto. Ilsuo ultimo obiettivo è un grande centro sociale e quando ne collocala prima pietra è ormai in fin di vita.

Il compito, in apparenza impossibile, di Hildegard Burjan è statoquello di arginare la miseria strutturalmente, attraverso la legislazio-ne, e di progettare una risposta politica in grande stile. Mentre RosaLuxemburg riusciva a immaginare i cambiamenti sociali solo in mo-

Page 9: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 14 D ONNE CHIESA MOND O15

gno di César Chávez e degli United Farm Workers, sindacato dei la-voratori agricoli, in sciopero in California. Lo storico David O’Brienl’ha definita «la persona più importante, significativa e influente nel-la storia del cattolicesimo americano» e nel 2015 parlando al Con-gresso il Papa ha elogiato “il suo impegno sociale, la sua passioneper la giustizia e per la causa degli oppressi”, indicandola come mo-dello per risolvere i problemi sociali e politici.

Molto meno conosciuta di Day, ma più rappresentativa del coin-volgimento politico delle cattoliche statunitensi nell’era dell’Azionecattolica, è Jane Hoey (1892-1968). Laureata al Trinity College forCatholic Women a Washington, ebbe tra i suoi ispiratori sacerdotiprogressisti come John Ryan, principale autore del Bishops’ P ro g ra m

on Social Reconstruction (1919, il programma dei vescovi per la rico-struzione sociale), poi diventato un importane consigliere del presi-dente Franklin Delano Roosevelt. Nel 1936, dopo aver lavorato alBoard of Child Welfare, la commissione per il benessere dell’infanziadi New York, alla Croce rossa nazionale e alla commissione dello sta-to di New York per il crimine, Hoey fu chiamata a far parte del So-cial Security Board, un’agenzia federale creata per gestire i program-mi stabiliti dal Social Security Act, importante misura legislativa delNew Deal di Roosevelt. Tra i massimi dirigenti nell’amministrazione,Hoey ha aiutato a spianare la strada alle donne nel governo federale.

L’era del Vaticano II ha inaugurato un drammatico nuovo capitolonel rapporto delle donne cattoliche con la politica americana. In-fluenzate da Perfectae caritatis, da Gaudium et spes e da altri documen-ti conciliari, verso la fine degli anni sessanta le religiose americanesono entrate nell’arena politica americana a un livello senza prece-denti. Mary Luke Tobin, già superiora generale delle suore di Loreto,una delle sedici donne presenti come osservatori nel terzo e nel quar-to periodo del concilio, è stata in prima linea nel riorganizzare laConferenza delle superiore maggiori alla luce degli insegnamenticonciliari sulla vita religiosa e la giustizia sociale. Tobin e altre reli-giose insistevano sulla necessità che la spiritualità delle religiose cat-toliche fosse “contemporanea e americana”. Per molti questo signifi-cava lavorare per aiutare gli Stati Uniti a essere all’altezza dei suoiideali, utilizzando l’insegnamento sociale cattolico come guida.

Gli sviluppi nella società americana suscitarono l’attivismo anchedelle “nuove suore” degli anni sessanta. Nel 1965, per esempio, uncerto numero di religiose confluì a Selma, in Alabama, per unirsi agliattivisti per i diritti civili guidati da Martin Luther King in una mar-cia sulla capitale dello stato, Montgomery, per protestare contro lerestrizioni sui diritti di voto degli afroamericani. Selma non fu solo la

Le donne cattolichee la politica statunitense

di KAT H L E E N SPROWS CUMMINGS

Con l’avvicinarsi negli Stati Uniti del centenario del diritto di voto alledonne è opportuno ricordare i momenti e i personaggi chiave nellastoria dell’impegno delle cattoliche nella politica americana. La catto-lica statunitense più nota del secolo scorso è forse Dorothy Day(1897-1980), che nel 1933 fondò il Catholic Worker Movement. Purnon essendo una politica in senso tradizionale — era un’anarchica di-chiarata che ha sempre contestato il governo statunitense — Day, in-sieme al movimento dei lavoratori cattolici, ha avuto un effetto pro-fondo e duraturo sulla cultura politica del paese.

Attivista e socialista prima di convertirsi al cattolicesimo nel 1927,Day fondò il movimento per incoraggiare intellettuali e lavoratori avivere gli insegnamenti evangelici e a vedere nei poveri il volto diGesù Cristo. Dotato di un’organizzazione libera, il Catholic WorkerMovement pubblicò un mensile, ancora distribuito, e aprì case di ac-coglienza prima a New York e poi in tutti gli Stati Uniti (oggi sonocirca 230). Day si oppose all’entrata in guerra del suo paese nella se-conda guerra mondiale e poi in quella del Vietnam e più volte fu ar-restata per le sue proteste, come nel 1973, mentre manifestava a soste-

DOROTHY DAY E LE A LT R E

Page 10: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 16 D ONNE CHIESA MOND O17

vare gli altri nella Chiesa cattolica ad assumersi una maggiore re-sponsabilità civile. Promuovendo la collaborazione tra le congrega-zioni, presentando una leadership incentrata sulle donne e sostenen-do una partecipazione energica alla politica statunitense, la fondazio-ne di Network segnò un distacco dai modelli passati nella storia cat-tolica americana.

Con l’inizio delle cosiddette guerre culturali, tra gli argomenticontroversi nella politica statunitense emersero le questioni legate algenere e alla sessualità. In questi dibattiti c’erano donne cattolicheschierate su entrambi i fronti. Una tra le più influenti è stata PhyllisSchlafly (1924-2016). Scrittrice e attivista del partito repubblicano,raggiunse la notorietà a livello nazionale nel 1972 quando annunciòla sua opposizione all’Equal Rights Amendment (Era) alla costituzio-ne americana, emendamento sugli uguali diritti che vietava la discri-minazione basata sul sesso e che fu approvato quello stesso anno dalCongresso. Schlafly istituì l’organizzazione lobbistica Stop Era, con-ducendo una campagna ben organizzata nel respingere l’emenda-mento dopo che questo non venne ratificato dalla necessaria maggio-ranza degli stati.

prima mobilitazione di massa di bianchi nel movimento per i diritticivili, ma anche un segnale molto visibile dell’impegno della Chiesanell’ambito del problema sociale più pressante. I partecipanti bianchialla marcia di Selma erano per la stragrande maggioranza cattolici, ele suore nei loro abiti attirarono molto l’attenzione dei media. SuorMary Peter Traxler (o Margaret Ellen Traxler, come fu chiamata do-po aver ripreso il nome di battesimo), delle Scolastiche di Nostra Si-gnora, trovò l’esperienza di Selma talmente potente da sentirsi obbli-gata a ridefinire la propria vita di religiosa. Nell’articolo After Selma,

Sister, You Can’t Stay Home Again (“Dopo Selma, sorella, non potraipiù rimanere a casa”), Traxler esortò le religiose cattoliche a usciredalle aule e dai conventi e a lavorare per la giustizia nel mondo.

All’inizio degli anni settanta, Tobin e Traxler fondarono Network,una lobby organizzata da religiose cattoliche per applicare gli inse-gnamenti della Chiesa sulla giustizia sociale alla politica federale.Cercando di incanalare il potenziale non sfruttato delle suore per in-fluenzare una legislazione giusta, Network sottolineava che i voti reli-giosi permettevano di svolgere attività lobbistiche senza che vi fosse-ro interessi personali e le ponevano in una posizione unica per moti-

Dorothy Day

Page 11: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 18 D ONNE CHIESA MOND O19

Geraldine Ferraro (1935-2011), rappresentante democratica newyor-kese al Congresso, nel 1984 è stata la prima donna a puntare alla vi-cepresidenza in un importante partito politico, quando fu candidatacome vicepresidente di Walter Mondale. Ferraro è stata anche la pri-ma democratica cattolica nominata dopo che l’aborto era diventatoun tema importante nelle campagne politiche. Come tanti altri de-mocratici cattolici dopo di lei, Ferraro affermava di essere personal-mente contraria all’aborto, ma pubblicamente ne sosteneva la legali-tà. Il suo voto sull’aborto attirò le critiche del cardinale John O’Con-nor, arcivescovo di New York.

Oggi le donne cattoliche sono più attive che mai nella politicaamericana, sebbene in maggior parte non si identifichino come can-didate cattoliche. L’italo-americana Nancy Pelosi (1940) è stata elettanel gennaio 2018 presidente della Camera dei rappresentanti dopoaver svolto la stessa funzione dal 2007 al 2011. Come Jane Hoey, si èlaureata al Trinity College for Catholic Women a Washington. È ladonna eletta con l’incarico più alto nella storia degli Stati Uniti ed èseconda nella linea di successione alla presidenza, subito dopo il vi-cepresidente. Pelosi presiede un organo di governo che include uncerto numero di donne cattoliche progressiste giunte a Washingtonsull’onda “ro s a ” delle elezioni di metà mandato del 2018. Tra lorospicca Alexandra Ocasio-Cortez (1989), deputata democratica di NewYork, che critica apertamente l’amministrazione Trump. Ocasio-Cor-tez viene spesso identificata come socialista, ma l’enfasi che pone sul-la giustizia, sui diritti umani e sulla dignità si fonda anche sul suo es-sere cattolica, ed essa ha indicato nel comandamento di Gesù tra-smesso dal vangelo di Matteo nel capitolo 25 di prenderci cura dei“fratelli più piccoli” il suo principio guida.

Un’altra donna cattolica di spicco attiva nella politica americanacontemporanea è Simone Campbell (1945), delle Suore del serviziosociale, che dal 2004 è direttore esecutivo di Network. Nel 2012 la re-ligiosa ha organizzato il primo tour Nuns on the Bus (“suore sul pul-lman”) attraverso gli Stati Uniti per protestare contro il bilancio fe-derale proposto da un eminente deputato cattolico, Paul Ryan delWisconsin. Da allora suor Campbell ha continuato a girare il paesecon Nuns on the Bus, coinvolgendo gli americani in un dialogo spi-rituale sull’assistenza sanitaria, l’immigrazione, la partecipazione de-gli elettori, i diritti delle donne e la polarizzazione in politica. Il tourpiù recente è partito da Los Angeles l’8 ottobre scorso e ha tenuto 54eventi in 21 stati prima di concludersi, il 2 novembre, a Mar-a-Lago,in Florida, dove si trova una residenza del presidente DonaldTru m p .

DONNE ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE

Il successodelle alleanze

di GIULIA GALEOTTI

«P rima di uscire dall’albergo mi vesto d’azzurro, con cu-ra. Mi spazzolo i capelli lunghi, biondi ramati, lumi-nosi e fini, li lascio sciolti. Mi guardo allo specchio:la bocca è un po’ imbronciata, ma sorriderò. Gli oc-chi hanno lo sguardo deciso, forte riflettono il pensie-ro e la volontà di riuscire. In complesso sono abba-stanza soddisfatta del mio aspetto. Ma ora ho paura,tanta paura. Ho l’impressione che dalla gola serratacome un pugno non esca neppure una parola. “Hachiesto la parola l’onorevole Bianca Bianchi: ne ha fa-

coltà”. (…) Scendo dallo scanno come una sonnambula: gli occhi e imormorii di tutti sono su di me. Salgo in tribuna. Appena si fa silen-zio comincio a parlare con calma e saggezza (…). Quando finisco ilpresidente si alza, viene verso di me, mi stringe la mano e si congra-tula: l’assemblea si leva in piedi con un applauso prolungato. I mieicolleghi di partito mi accolgono sorridenti con gli occhi umidi di tri-

Page 12: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 20 D ONNE CHIESA MOND O21

glia morta». Quello della socialista Bianca Bianchi è uno dei primiinterventi femminili all’Assemblea costituente, il 22 luglio 1946, ed èun trionfo, anche se il giorno dopo la stampa si mostrerà colpita piùdalla sua capigliatura che dalle sue parole.

La redazione del progetto della Costituzione italiana era stata ap-pena affidata a una commissione composta da 75 membri. Tra questivi erano cinque donne: Maria Federici, democristiana, Lina Merlin,socialista, Teresa Noce e Nilde Iotti, comuniste, la qualunquista Ot-tavia Penna prima e la democristiana Angela Gotelli poi.

A sua volta la commissione decise di articolarsi in tre sottocom-missioni, affidando a ciascuna di esse l’elaborazione di una particola-re sezione del futuro testo. Della prima, che doveva disciplinare iprincipi fondamentali e la dichiarazione dei diritti, fece parte Iotti,alla terza, che ebbe il compito di regolamentare i rapporti economici,furono chiamate Federici, Merlin e Noce, mentre nessuna donna en-trerà nella seconda, cui competeva tutta l’organizzazione dello stato.Le donne saranno assenti anche dal comitato di redazione, a cui fuaffidata la stesura definitiva del progetto di Costituzione.

Le sottocommissioni trasmisero il progetto di Costituzione all’as-semblea a fine gennaio 1947, dando così inizio alla discussione in au-la. Nonostante la frequenza di scontri ideologici anche molto accesi(e reiterati in aula), i lavori delle sottocommissioni furono assai co-struttivi. Nel concreto si riuscì a superare le divergenze, partendo daposizioni molto spesso in assoluto contrasto.

Per le donne italiane fu fondamentale il primo comma dell’articolo3 che recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono egualidavanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, direligione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Lasua genesi è emblematica. Poiché la formulazione della prima sotto-commissione non conteneva nessun riferimento a distinzioni sessuali,Lina Merlin propose di aggiungere «di sesso», al che alcuni colleghiosservarono che con le parole «tutti i cittadini» si indicavano già uo-mini e donne: il suo emendamento, dunque, era superfluo. «Onore-voli colleghi — dirà Merlin — molti di voi sono insigni giuristi e iono, però conosco la storia. Nel 1789 furono solennemente proclamatiin Francia i diritti dell’uomo e del cittadino, e le costituzioni degli al-tri paesi si uniformarono a quella proclamazione che, in pratica, fusolamente platonica, perché cittadino è considerato solo l’uomo con icalzoni, e non le donne, anche se oggi la moda consente loro di por-tare i calzoni. Insisto sul mio emendamento anche in vista degli svi-luppi d’ordine legislativo che ne seguiranno». L’emendamento passò.

1946, per la prima voltail voto delle donne

Page 13: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 22 D ONNE CHIESA MOND O23

Più in generale, considerando l’esiguo numero delle costituenti, ilrisultato che esse riuscirono a raggiungere fu incredibile. «La presen-za delle donne alla Costituente — ha affermato Maria Federici — è ri-sultata incisiva e determinante in modo particolare per le questionifemminili (…). Oltre al riconoscimento dei diritti individuali, a ga-ranzia delle libertà giuridiche, [la donna] mirava ad acquisire quei di-ritti che le erano sempre stati negati: diritto di eguaglianza, diritto diesprimere una effettiva presenza sociale, diritto all’accesso a determi-nati posti fino allora esclusivamente riservati agli uomini, diritto divedere salvaguardato il proprio lavoro da ogni sfruttamento».

Quando definiamo prezioso il lavoro delle donne costituenti,intendiamo riferirci a qualcosa di molto concreto. Nel tempo infattila Costituzione risulterà cruciale per l’abrogazione, sia pure lentissi-ma e faticosa, di tanta parte di quella legislazione civilistica e penali-stica di stampo ottocentesco, fascista e misogino che, nella vita quoti-diana e nei tribunali, riduceva le donne italiane a cittadine di serie B.Ad esempio, grazie agli articoli 3 e 29, solo nel 1968 la Corte costitu-zionale rifiuterà la disuguaglianza dei sessi nella punizione dell’adul-terio.

Quello che si produsse fu una tacita alleanza, un forte legame tra-sversale che, al di là delle differenze politiche, unì strettamente ledonne costituenti. Anche se «non avevamo ancora l’abitudine adavere degli scambi di idee fra di noi — dirà Iotti — successe però chequasi istintivamente riuscimmo a trovare delle posizioni comuni con-ducendo anche un lavoro prezioso, anche se non molto visibile,all’interno dei nostri gruppi parlamentari per arrivare alla stesura de-gli articoli fondamentali della Costituzione, che riguardano l’ugua-glianza di fronte alla legge, nel lavoro e nella famiglia». Accresciutasicuramente dall’esiguità del loro numero, una solidarietà di sesso leavvicinò per istinto. «Nel guardarmi intorno e incontrando nell’aula,nel transatlantico le colleghe democristiane, socialiste, monarchiche,

comuniste — dirà la democristiana Filomena Delli Castelli — ci sorri-devamo pronte a riconoscere le responsabilità e le attese che gli elet-tori si attendevano dalle donne elette deputate (…). La pattugliafemminile alla Costituente serrava i ranghi quando erano indiscussione e da risolvere problemi inerenti il lavoro, la famiglia, lascuola».

La forte trasversalità che unì le donne costituenti ha una spiega-zione: esse si sentivano infatti, più che rappresentanti delle elettrici odegli elettori comunisti, democristiani o socialisti che fossero, le rap-presentanti delle donne, del «nuovo delle donne». Il mandato loro«affidato da un elettorato prevalentemente femminile aveva chiara-mente indicato la direzione verso la quale le elette dovevano muover-si: conseguimento dei diritti della donna, diritti della lavoratrice, di-ritti della famiglia» racconterà anni dopo Maria Federici.

D’altra parte, esattamente come rappresentanti delle donne essevenivano percepite dai loro colleghi. L’ambivalenza di questa situa-zione è evidente: da un lato è indubbio che paternalisticamente i de-putati maschi lasciarono all’impegno delle donne costituenti i temipiù tipicamente femminili, ma d’altro canto è indubbio che questi al-trimenti sarebbero stati scarsamente affrontati. Nota ancora Federici:«L’Assemblea Costituente accolse le donne con simpatia e con unpizzico di condiscendenza; lasciò loro l’onore e l’onere di sostenere lecosiddette questioni femminili, ma non sapeva di avere nel suo senodonne che pur partendo da posizioni ideologiche e politiche diverseerano decise a battersi per i diritti delle donne». Così, quando le de-putate presero la parola, sia nelle commissioni sia in seduta plenaria,parlarono di assistenza, di famiglia, di istruzione, di donne lavoratri-ci, di donne nei pubblici uffici e in magistratura.

Insomma, l’alleanza nata (nonostante o contro i partiti) tra demo-cristiane, comuniste e socialiste nella Costituente portò all’elab orazio-ne e all’approvazione di articoli che nei decenni successivi avrebberopermesso di smantellare una legislazione fortemente discriminatorianei confronti delle donne. Ma fu proprio allora che nacque il proble-ma della democrazia italiana: l’idea, radicata ancora oggi nella classepolitica ma anche in molti settori dei nuovi movimenti femministi,che le donne rappresentano solo le donne.

Eppure la passione politica femminile si esprimeva già allora an-che sui grandi temi che riguardano il futuro dell’umanità: quando inassemblea si trattò di votare l’articolo 11 della Costituzione relativo alripudio della guerra, le costituenti scesero al centro dell’aula e sistrinsero in una catena.

Le donne dell’As s e m b l e acostituente in un manifesto

per la festadell’8 marzo 2018

Page 14: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 24 D ONNE CHIESA MOND O25

vo secolo, quando elaborazione teologica e pratica movimentistaaprono alla cosiddetta terza via, che mira ad armonizzare le posizionifra riconoscimento dei diritti umani e piena adesione all’islam.

Donne nazionaliste e mobilitazione anticoloniale

La prima figura di spicco nella storia contemporanea marocchina èMalika al-Fasi (1919-2007), nazionalista proveniente da una facoltosafamiglia di Fès. Suo cugino e marito, Muhammad al-Fasi, negli anniquaranta era stato rettore della Qarawiyyin, prestigiosa istituzioneuniversitaria tra le più antiche al mondo, fondata nell’859 da unadonna, Fatima al-Fihri, mentre un altro suo cugino, Allal al-Fasi, èleader del partito Istiqlal (“indip endenza”), che lotta in prima lineaper sollevare il Marocco dal protettorato francese, instaurato nel 1912con il trattato di Fès. Fin da bambina riceve in casa un’a p p ro f o n d i t aeducazione, e ben presto matura una consapevolezza anticolonialeche la spingerà a schierarsi contro l’occupazione francese, divenendonel 1944 l’unica donna fra sessantasei firmatari a sottoscrivere il Ma -

nifesto per l’indipendenza. A quindici anni aveva pubblicato con unopseudonimo sul giornale «al-Maghreb» il suo primo articolo in cuisottolineava l’importanza dell’educazione femminile e, quando laprincipessa Lalla Aicha riceve il diploma di formazione primaria, nesaluta il valore simbolico in un articolo intitolato La rinascenza delle

donne marocchine, notando al contempo come alle bambine fosse an-cora preclusa l’educazione secondaria. Con altre donne s’imp egnapoi a devolvere donazioni affinché la Qarawiyyin ammetta anche ra-gazze, obiettivo che infine viene raggiunto.

Negli anni quaranta si registra la formazione della prima associa-zione femminile marocchina, che raccoglie anch’essa donne dellaborghesia di Fès vicine all’Istiqlal. Le Sorelle nella Purezza si fannopromotrici del primo documento ufficiale in cui si richiede l’ab olizio-ne della poligamia, la custodia materna dei figli in caso di divorzio,pari valore legale fra uomo e donna in sede di testimonianza giudi-ziaria. Oltre la mobilitazione delle esponenti della borghesia, neglianni cinquanta si ha una certa adesione di donne alla lotta armatacontro l’occupazione francese. La partecipazione femminile al rag-giungimento del Marocco indipendente sarà poi testimoniata dallaconcessione di trecento tessere alle donne veterane di guerra, anchese si stima che l’apporto femminile sia stato di gran lunga numerica-mente maggiore.

di MARTINA BIONDI

Fenomeno in apparenza marginale, il protagonismo politico femminilein Marocco è una realtà di lungo corso che percorre il Novecentodalla prima metà fino a oggi, animando la lotta nazionalista anticolo-niale e le nascenti organizzazioni femminili, attraversando formazionipolitiche tradizionalmente maschili, sfidando la censura e la repres-sione del regime di Hasan II (1961-1999). Dagli anni quaranta le don-ne si mobilitano per ottenere migliori riconoscimenti in termini di di-ritti, mentre a partire dagli anni settanta anche fra le formazioni fem-minili prende corpo l’articolazione tra quelle islamiste e quelle secola-ri. Questa polarizzazione si dimostra tuttavia meno marcata nel nuo-

IN MARO CCO

Diritti umanirappresentanza politica

teologiaHai parlato di un mondo meraviglioso

che verrebbe perché noi lo vogliamo.In questo mondo, dicevi,

i bambini non conosceranno più la miseria,le madri non abbandoneranno i loro figli,

le donne non saranno più picchiate,

disprezzate, vilipese.Marciamo, ancora e sempre,

come dei pazzi e dei dannati.Quando noi siamo arrivati,

ho già sognato.(Saida Menhebi, 1952-1977)

Page 15: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 26 D ONNE CHIESA MOND O27

sce pure El Bouih. E all’indomani dei cambiamenti del 1999 dopo lamorte di re Hasan II e la definitiva uscita dagli anni di piombo,Jbabdi è membro fondatore dell’Observatoire marocain des prisons edel Forum pour la vérité et la justice. Sfruttando le quote femminilida poco introdotte, è parlamentare dal 2007 al 2011 ed è coinvoltanella commissione istituita nel 2004 per offrire una compensazionealle vittime degli anni di piombo e alle loro famiglie. Già fondatricee direttrice dal 1983 al 1994 del giornale «8 Mars», è attiva in nume-rose associazioni per i diritti umani in Marocco ed è stata membrofondatore anche dell’Association démocratique des femmes du Ma-ro c.

Sempre sul versante della rappresentanza parlamentare, BadiaSqalli è nel 1993 la prima donna a varcare le soglie del parlamentomarocchino insieme con Latifa Bennani-Smires, del Istiqlal, mentreNouzha Sqalli, pure attiva nella difesa dei diritti umani, è la primadonna marocchina a essere nominata ministro nel 2007. Riguardo allarappresentanza lavorativa, notevole è la figura di Khadija Rhamiri

Tra repressione e difesa dei diritti umani

All’indomani dell’indipendenza e della formazione del nuovo re-gno del Marocco avvenuta nel 1956, mentre le formazioni femminilid’élite vengono inquadrate in associazioni caritatevoli a favore di mi-nori e bisognosi, di fronte alla sostanziale derubricazione delle istan-ze femminili dalle agende di partito e all’approvazione di un “co dicedella persona” (Mudawana, 1957) che minimizza i diritti civili femmi-nili, si hanno la formazione di compagini movimentiste più radicali el’ascesa delle donne sull’arena politica. Contestualmente ai primi an-ni di piombo marocchini (1962-1999) emerge infatti un protagonismofemminile dai molteplici volti: sindacale, studentesco, associativo epolitico in senso stretto. Partiti di orientamento progressista apronoalla rappresentanza interna femminile, mentre nel 1962 a Casablancaha luogo il primo congresso sindacale dell’Union progressiste desfemmes marocaines, sezione femminile dell’Union marocaine du tra-vail. Come risposta il sovrano dà avvio al cosiddetto femminismo distato, che prevede alcune iniziative a favore delle donne saldamentegestite dall’alto, con l’aiuto dell’Union nationale des femmes maro-caines, fondata nel 1969 e presieduta dalla principessa Lalla Fatima.

Negli anni settanta, nel quadro del crescente movimentismo laico,le donne si mobilitano nelle associazioni in difesa dei diritti umani,come l’Association marocaine des droits humains nata nel 1979. Inquesto contesto, a seguito della crescente e feroce repressione del re-gime di Hasan II verso ogni forma di dissidenza, numerosi opposito-ri, tra cui donne, vengono sottoposti a sequestri e detenzioni arbitra-rie. Celebre è il caso di Saida Menebhi. Già animatrice del movimen-to studentesco, Menebhi è una giovane insegnante di inglese iscrittaall’Union marocaine du travail e membro di spicco del movimentoIla al-Amam (“avanti”), che viene arrestata nel 1977 per la sua affilia-zione alla cosiddetta Nuova Sinistra ed è sottoposta a tortura. Dalcarcere scrive struggenti componimenti poetici sulla condizione didetenuta e muore a venticinque anni in seguito a uno sciopero dellafame per i diritti dei detenuti protrattosi per trentaquattro giorni.

Come lei, sul finire degli anni settanta partecipano al movimentostudentesco e sono poste in arresto anche Rabea Ftouh, Fatima Ou-kacha, Fatna El Bouih, Latifa Jbabdi, che però riescono a sopravvive-re alle sevizie del regime. Anche El Bouih scrive dal carcere le suememorie (Hadith al-’At a m a h , “Narrazioni dall’oscurità”). Dopo il ri-lascio El Bouih e Jbabdi, entrambe legate al movimento marxista 23Mars, hanno proseguito la loro attività politico-attivistica. Jbabdi(1955) è tra le fondatrici dell’Union de l’Action Féminine, a cui aderi-

Page 16: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 28 D ONNE CHIESA MOND O29

CO N S A C R AT E «PER E VA N G E L I C A CONSILIA»

S g u a rd oalla vita religiosa

di CARMEN LANAO

La vita religiosa apostolica merita senza alcun dubbio uno sguardo at-tento e scrupoloso, perché in essa vanno riconosciuti e valorizzatitanto la sua capacità di gestire le novità del Vangelo quanto il suosforzo di trasformazione in questi ultimi decenni.

Sono molte e sono molto diverse tra loro le congregazioni religio-se. Inoltre, anche se attualmente bisogna constatare un movimento diconvergenza abbastanza generalizzato, le istituzioni si trovano in mo-menti anch’essi molto differenziati del loro processo nel realizzare enell’attualizzare il proprio carisma.

La vita religiosa apostolica, nel corso del tempo e a seconda deidiversi carismi, ha risposto ai bisogni degli ambiti ai quali si è rivolta,creando progetti portatori e datori di senso e che inevitabilmente sisono rivelati culturalmente in controtendenza, poiché essa ha scom-messo sui valori del Regno. Ma, come ha affermato Marisa Moresco,invitandoci alla riflessione e al discernimento, «se non cambiamo inostri progetti controculturali, questi risponderanno alla cultura deisecoli precedenti, ma non a quella del nostro secolo».

(1950). Sindacalista di lungo corso, Rhamiri si è battuta per l’accetta-zione della rappresentanza sindacale femminile, con particolare riferi-mento al settore agricolo, poco sindacalizzato. E nel 1987 fonda la se-zione sindacale femminile in seno all’Union marocaine du travail,che oggi ha una crescente presenza femminile anche in posizioni diri-genziali, come quella ricoperta di recente da Amal El Amri, che neglianni dieci del nuovo secolo diviene parlamentare nel Parti du progrèset du socialisme.

Laiche e islamiste verso una convergenza

Come si è visto, l’adesione all’associazionismo e alla lotta per i di-ritti umani è stata per molte donne il trampolino di lancio verso lapartecipazione politica e la rappresentanza parlamentare. In Maroccoil movimentismo storico, coadiuvato dalle associazioni, ha due fonda-mentali volti: quello laico, appena descritto, e quello islamico, che ri-spetto alla questione femminile sostiene che «l’islam abbia già libera-to la donna». Fra le islamiste emerge la figura carismatica di NadiaYassine, afferente al gruppo Giustizia e spiritualità, che muovendodalla tradizione sufi si oppone sia al regime alawita di Hasan II siaall’indirizzo politico secolare che spinge il Marocco alla firma di con-venzioni internazionali per i diritti umani come la Cedaw, per l’elimi-nazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, sotto-scritta dal Marocco con alcune riserve.

Oggi tuttavia si parla di una terza via fra secolarismo e islamismo,intrapresa da chi come Asma’ Lamrabet, teologa e già direttrice delCentro di studi e ricerche sulla donna nell’islam di Rabat, attraversouna rilettura dei testi sacri mira a conciliare il riconoscimento dei di-ritti umani con la piena adesione all’islam. Lamrabet, d’altra parte,raccoglie l’eredità intellettuale della celebre sociologa marocchina Fa-tima Mernissi (1940-2015) che, partendo da posizioni laiche, con lasua ultima produzione ha inteso recuperare le radici islamiche diuguaglianza e libertà grazie a una rilettura della tradizione della Sun-

na, cioè dei detti e fatti del profeta. Come sottolinea Sara Borrillo,autrice di Femminismi e Islam in Marocco. Attiviste laiche, teologhe e pre-

dicatrici (Esi, 2017), in Marocco il teologico è politico. Questa sfidateologica è significativa, poiché mira a far riconoscere l’autorità poli-tico-religiosa di una voce femminile, ed è promettente nella direzionedi un reale miglioramento delle condizioni di vita delle donne mu-sulmane che non intendono rinunciare alla pienezza di una vita nelsegno della fede.

Page 17: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 30 D ONNE CHIESA MOND O31

Va riconosciuto che da alcuni decenni la vita religiosa apostolicafemminile sta a poco a poco diminuendo numericamente. Le comu-nità stanno invecchiando e le vocazioni alla vita religiosa sono po-che. La fragilità delle istituzioni è un dato di fatto. Per questo dinan-zi a tale realtà bisogna domandarsi con la lucidità di Elena Lasida: lafragilità è un ostacolo o un’opp ortunità?

Ogni istituzione è un ambito che permette di organizzare la vitadi un gruppo con un progetto comune. A partire da questa fragilità,alle istituzioni si sta schiudendo la possibilità di diventare istanze dicambiamento, ma ciò sarà possibile solo se le istituzioni stesse riman-gono in movimento. La fragilità non starà forse nel consentire il pas-saggio dalla forza alla fecondità? Dal controllo, come forza del nu-mero e dell’uniformità, all’alterità e all’integrazione della differenza?Dal dominio, inteso come intento puramente direttivo, alla formazio-ne e al dispiegamento delle potenzialità dei membri? In queste chia-vi, ricordate da Elena Lasida, si possono vedere aspetti che toccanola dimensione relazionale e la comunicazione, cioè qualcosa di costi-tutivo sul piano antropologico, al di là di questa o di quella attività.La fragilità diviene allora occasione per mostrare una ricchezza na-scosta. E lo Spirito si serve della fragilità, che non possiamo più na-scondere, per promuovere trasformazioni che non saremmo state ca-paci di attuare in momenti considerati di maggior forza.

Sta così emergendo nella vita religiosa femminile un cambiamentodi paradigma. Questo si osserva nella riflessione di molti capitoli ge-nerali, nello sforzo di formazione permanente, nella crescente colla-borazione tra le diverse congregazioni, nella cura dell’ascolto edell’accoglienza inclusiva. Si sta facendo strada un modo di darenuovo significato al contenuto dei voti, un significato cioè che siapiù centrato sullo scopo e sulle persone a cui ci vogliamo rivolgere.Come stare con i poveri oggi e come vivere il Vangelo con loro? Co-me amare concretamente? Come vivere a partire dalla parola di Dioascoltata con assiduità e praticata in una realtà determinata? Comesituarsi nel nostro mondo in cambiamento a partire dal Dio che simanifesta nella storia? Il nuovo paradigma si gioca più nel modo divivere che nel cambiamento o nel mantenimento di opere apostolichee di attività.

La vita religiosa apostolica femminile, al di là del minore o mag-giore riconoscimento che può ricevere dalla Chiesa istituzionale, èovviamente qualcosa di più di una impresa di servizi. La sua identitàsi dispiega attraverso i segni del Regno che scopre, che cerca di vive-re e che potenzia nella missione che realizza. E spunti per rifletteresu tre chiavi da custodire e da coltivare vengono dai film Dead Man

Wa l k i n g (1996), Degli uomini e degli dei (2010) e Marie Heurtin (2014),dove troviamo chiaramente riflesse queste dimensioni su cui possia-mo concludere queste riflessioni.

Bisogna crescere e aiutare a crescere perché parlare di crescita èparlare di vivere e di dare vita. E vivere crescendo significa, partendodalla parola di Dio e dalle scienze umane, prendere pian piano co-scienza delle chiavi che ci muovono dalla nostra interiorità e vivereimpegnandoci nella realtà a partire dal Vangelo. La vita religiosafemminile apostolica ascolta la chiamata ad andare nelle periferie esi-stenziali e ad annunciare il Regno dal basso, dal didentro, da vicino.In particolare, dove sono in gioco la vita dei poveri e la dignità dellapersona, in comunione con colui che cammina dinanzi a noi.

La vita in comunità permette poi di costruire un ambito per acco-gliere la singolarità di ognuna, liberandola, per fare di lei una singo-larità aperta all’aiuto reciproco e alla scommessa sulla cooperazione esull’amicizia. La vita comunitaria cerca dunque di essere luogo di ac-coglienza, di misericordia e di emancipazione, al di là della competi-tività, sulla base del sostegno reciproco nella vita quotidiana. Questostile di vita alternativo vuole essere uno spazio aperto in cui altrepersone possano sperimentare la fraternità, qualunque sia la lorocondizione. La fraternità comunitaria si allarga a laici e presbiteriquando il cammino diventa comune. E il dinamismo comunitario èun processo che presuppone interagire riconoscendo la ricchezzadell’altro. Gli ostacoli nei rapporti non mancano, ma attraverso que-sti la persona e il gruppo possono crescere.

Infine, la presenza dello Spirito e la sequela di Gesù alla luce del-la sua Parola studiata e contemplata stanno portando la vita religiosaapostolica a iniziare processi e ad accompagnarli, a esercitarsinell’ascolto e a praticare il discernimento, a mettersi dalla parte degliemarginati della storia. Nel caso del carisma domenicano, soprattuttoattraverso la predicazione.

Page 18: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 32 D ONNE CHIESA MOND O33

La dimensione nuzialetra realtà e allegoria

di ESTER AB B AT T I S TA

Il tema della nuzialità abbraccia la Bibbia dalle prime pagine dellaGenesi fino alla scena finale, sospesa, delle nozze definitive tral’agnello e la sua sposa (cfr. Ap o c a l i s s e 19, 6-9; 21, 1-2). Nell’articola-zione del tema, però, sono due i livelli che per loro natura e caratterenon andrebbero mai confusi. Se da una parte il tema nuziale riguar-da un uomo e una donna in carne e ossa, dall’altra questa immagineè ampiamente utilizzata nella narrazione biblica anche per descriverela relazione tra Dio, sposo, e il popolo, sposa. Ovviamente in questocaso il modello nuziale è di tipo analogico e qualsiasi tentativo di ap-plicarlo a questa o quella precisa persona storica con un ruolo, anchevicario, può portare a visioni riduttive e fuorvianti.

Sicuramente la prima scena è quella descritta in Genesi 2, 24: «Perquesto l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie,e i due saranno un’unica carne». Ma vale la pena fare un passo in-dietro e soffermarsi sull’antefatto descritto poco prima. «E il SignoreDio disse: non è bene che l’uomo sia solo, voglio fargli un aiuto chegli corrisponda» (Genesi 2, 18). Parafrasando in un linguaggio moder-no il testo, Dio, avendo constatato la solitudine esistenziale dell0

‘Ad a m , ovvero dell’essere umano in generale, dopo vari tentativi dicolmare tale vuoto con la compagnia degli animali, decide che l’uni-co compagno dell’essere umano, che possa davvero essere «un aiutoche gli corrisponda», sia l’essere umano stesso. Pertanto, avendo ad-dormentato lo ‘Ad a m , ne prende un fianco (traduzione più conformeal termine ebraico che solo in questo versetto verrebbe tradotto con“costola”) e plasma così, dalla metà, un altro essere umano. Da que-sto momento lo ‘Ad a m originario può riconoscersi nell’altro (altra) dasé. Un riconoscersi che indica una mancanza e nello stesso tempo undesiderio, la nostalgia dell’altro (altra) che dice appartenenza e nellostesso tempo alterità poiché non è più a fianco, ma di fronte. Ed èproprio questo riconoscersi l’uno parte mancante dell’altra che porte-rà l’uomo e la “uoma” (se si vuole in qualche modo rendere l’effettofonico dell’allitterazione dei due termini in ebraico) a desiderarel’unione e realizzare così lo ‘Ad a m primigenio: «L’uomo lascerà suopadre e sua madre e si unirà a sua moglie (“uoma”) e i due sarannoun’unica carne». Poi quello che sarebbe dovuto essere una relazionee un legame paritetico e complementare in realtà volgerà nel suocontrario con tutte le conseguenze e le relative lotte che l’umanità diieri come quella di oggi conosce molto bene. Ma l’idea fondante chepermane, per esempio nella tradizione ebraica, è che solo sotto lachuppah, ovvero il baldacchino nuziale, l’uomo e la donna possonodiventare lo ‘Ad a m secondo il disegno originario di Dio: specchi ri-flettenti la «sua immagine e somiglianza».

Tale riflesso non può che essere pura reciprocità; per questo nelsalmo che celebra le nozze tra una principessa e un re, troviamo l’ecoal femminile dell’invito rivolto all’uomo in Genesi 2, 24: «Ascolta, fi-glia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa dituo padre» (Salmi 45, 11). Una reciprocità che si esprime nella bellez-za riconosciuta: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo», e poi «en-tra la figlia del re, è tutta splendore» (Salmi 45, 3 e 14). Tutto questoè però possibile solo se non viene meno l’ingrediente fondamentale,il collante necessario di questa unione, ovvero l’a m o re .

E proprio all’amore tra una amata e un amato è dedicato un interolibro della Bibbia: il Cantico dei cantici. Si tratta di uno dei più bei

SIMBOLI NELLA BIBBIA

Page 19: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 34 D ONNE CHIESA MOND O35

di un’analogia che perderebbe tutto il suo senso se si cedesse a unasua applicazione alla realtà unicamente umana.

Il primo profeta in ordine temporale che utilizza questa metafora èOsea. L’infedeltà del popolo e la sua idolatria vengono descritte co-me la denuncia da parte di un marito dell’adulterio messo in atto dasua moglie: «Accusate vostra madre, accusatela, perché lei non è piùmia moglie e io non sono più suo marito!» (2, 4). Ma tale accusanon è mai l’ultima parola, poiché il fine è sempre quello di riconqui-stare la propria donna (il popolo): «Ti farò mia sposa per sempre, tifarò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevo-lenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (2,19-22).

Circa un secolo più tardi, e prima della distruzione di Gerusalem-me, il profeta Geremia utilizza la metafora sponsale dove, come giàin Osea, il primo momento fondamentale è il ricordo del tempodell’innamoramento e del fidanzamento che coincidono con l’esp e-

Ester Abbattista si èlaureata in lettereall’università diUrbino e ha poicontinuato gli studifilosofici e teologicipresso la Pontificiauniversità Gregoriana,dove ha conseguito ildottorato in teologiabiblica con una tesi sulcommento di Origeneal libro di Geremia.

poemi di amore mai scritti dove la bellezza riconosciuta reciproca-mente nel volto dell’altro (altra) suscita un legame che è più fortedella morte: l’amore. Tutto il libro, salvo qualche intervento di un co-ro fuori campo, è costituito da un dialogo amoroso tra due amanti,promessi sposi, che si cercano, si desiderano, si amano in una appar-tenenza reciproca che è mirabilmente espressa in questo versetto,cuore pulsante di tutto il poema: «Io sono del mio amato e il mioamato è mio» (6, 3).

Il secondo livello della dimensione nuziale, quello più simbolico, èespresso in termini di una metafora: la relazione sponsale tra Dio e ilsuo popolo. I principali cantori di queste nozze e soprattutto dellavita matrimoniale che ne segue sono i profeti, in particolar modoOsea, Geremia, Ezechiele e Isaia. In questa metafora sponsale Dio èil marito fedele, il suo è un amore monogamo, tenace, a volte geloso,ma sempre pronto a riaccogliere il suo popolo, sposa infedele. Ov-viamente questa non è l’unica metafora biblica che esprima la relazio-ne tra Dio e popolo; altrove nella Bibbia tale relazione viene espres-sa, per esempio, in termini di paternità e anche maternità di Dio neiconfronti del suo popolo. Inoltre, anche se è difficile pensare, per lanostra sensibilità odierna, che la fedeltà matrimoniale sia una prero-gativa solo del marito (cosa che nelle storie umane trova un’evidentesmentita nei fatti), bisogna tenere conto dell’antichità dei testi e dellamentalità del tempo per cui Dio non avrebbe potuto avere altro ruo-lo che quello del marito. Ma, come si è accennato all’inizio, si tratta

L’autrice

Marc Chagall«Cantico dei cantici»

Attualmente è docentedi Antico Testamento,teologia biblica edebraico a Bolzano e aTrento. Tra i suoicampi di interessespicca una riletturadella Bibbia in dialogocon la tradizioneebraica e con laculturacontemp oranea.

rienza del popolo nel deserto e con l’alleanza del Si-nai: «Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinez-za, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quandomi seguivi nel deserto, in terra non seminata» (2, 2).Il secondo momento è caratterizzato dalla denunciadell’idolatria e dell’infedeltà del popolo nei confrontidell’alleanza che vengono descritte come un tradimen-to. La conseguenza è l’atto di ripudio da parte delmarito, atto che una volta sancito non potrebbe esserepiù revocabile: «Se un uomo ripudia la moglie ed ellasi allontana da lui per appartenere a un altro, torneràil primo ancora da lei? Quella terra non sarebbe tuttacontaminata? E tu, che ti sei prostituita con moltiamanti, osi tornare da me?» (3, 1). Di fatto, però, nel terzo momentoDio rimane un marito perennemente innamorato della sua sposa (delpopolo), ed è per questa sua fedeltà di amore che la sposa potrà ri-tornare a lui, non solo perdonata, ma addirittura restituita nella suaverginità: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esser-ti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israe-le» (31, 3-4).

Anche nel profeta Ezechiele la metafora nuziale è presente, soprat-tutto nel capitolo dove la storia di Israele fino all’esilio viene rilettain questi termini. All’inizio è descritta la nascita di una bambina su-bito abbandonata: «Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti futagliato il cordone ombelicale e non fosti lavata con l’acqua per puri-

Page 20: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 36 D ONNE CHIESA MOND O37

ficarti; non ti fecero le frizioni di sale né fosti avvolta in fasce. Oc-chio pietoso non si volse verso di te per farti una sola di queste cosee non ebbe compassione nei tuoi confronti, ma come oggetto ripu-gnante, il giorno della tua nascita, fosti gettata via in piena campa-gna» (16, 4-5). L’occhio amorevole di Dio che le passa accanto si po-sa su di lei prendendosene cura, e così la bimba cresce e diventa unagiovane nell’«età dell’amore» (16, 8). È giunto quindi il momentodelle nozze tra Dio e Israele: «Io stesi il lembo del mio mantello sudi te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi alleanzacon te e divenisti mia» (16, 8). Di queste nozze vengono descritti concura i preparativi della sposa, il suo vestito, i suoi gioielli e, infine, ilpranzo nuziale. Ma Israele, divenuta una regina la cui «bellezza eraperfetta» (16, 14), anziché essere fedele e grata a un marito così buo-no, premuroso e generoso, non solo si prostituisce, ma trasforma tuttii doni del marito in oggetti di prostituzione fino a sacrificare i figlidel loro matrimonio. Inevitabile è la condanna in cui Dio descrive leconseguenze di quanto Israele ha commesso (cfr. 16, 35-59). La rovi-na di questa moglie adultera non è però l’ultima parola, dato che ilcapitolo si conclude con un’ultima scena dove Dio, fedele al suo vin-colo matrimoniale, «l’alleanza conclusa con te al tempo della tua gio-vinezza», rivela il suo intento finale: una nuova alleanza «eterna»(16, 60), dunque indistruttibile, poiché fondata sul perdono, «quan-do ti avrò perdonato quello che hai fatto» (16, 63).

Nel libro di Isaia uno dei brani più significativi è senz’altro il poe-ma nuziale del capitolo 54 dove di nuovo si ripercorre lo stesso sche-ma: la sposa, questa volta rappresentata simbolicamente da Gerusa-lemme (Sion), ripudiata per i suoi misfatti da Dio, suo sposo, non ri-marrà a lungo separata da lui. Così anche nel capitolo 62 la visionesponsale apre a un futuro escatologico in cui il vincolo matrimonialesarà per sempre rinsaldato tra Sion e il suo sposo: «Nessuno ti chia-merà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, masarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signoretroverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo» (62, 4). Tut-to questo apre a ulteriore sviluppo dove Sion è sposa da un lato delcreatore e dall’altro dei suoi figli: «Sì, come un giovane sposa unavergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per lasposa, così il tuo Dio gioirà per te» (62, 5). Nulla di strano nell’ana-logia, ma ancora una volta segno evidente dell’impossibilità di appli-care la metafora a qualsiasi tipo di relazione tra esseri umani. In que-sto caso la figura di Sion, quasi sdoppiata nella sua dimensione cele-ste, come sposa del creatore, e terrestre, come sposa dei suoi figli, as-sume un nuovo ruolo: è lei la donna della mediazione, la donna (Sa-

Giotto«Il profeta Isaia»(XIV secolo)

Page 21: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 38 D ONNE CHIESA MOND O39

MARCO 9, 14-29

Nel vangelo secondo Marco que-sto episodio di guarigione di unfanciullo indemoniato o, comesi pensa, affetto da epilessia, èincastonato fra due annunci del-

la passione di Gesù: infatti alle parole sul ritor-no di Elia che precedono questo testo Marco neaggiunge alcune sulla passione del Figliodell’uomo (cfr. 9, 12), che fanno da cornice conquelle che seguono nel secondo annuncio dellapassione (cfr. 9, 30-32). Il presente testo, dun-que, richiede di essere letto alla luce del misteropasquale, alla luce di quella passione, di quelladiscesa nelle tenebre della sofferenza e dellamorte a cui Gesù andrà incontro, ma che nonavrà su di lui l’ultima parola, come ha prefigu-rato e annunciato l’episodio, appena precedenteal nostro testo, della trasfigurazione di Gesù aopera del Padre. Trasfigurazione che è annuncioe primizia della vita nuova del risorto (cfr. 9, 9-10) e, con lui, di ogni creatura.

ME D I TA Z I O N E

Una tenue luceche

vince il male

a cura delle sorelle di Bose

Raffaello Sanzio e Giulio Romano«Trasfigurazione» (1518-1520)

A pagina 40Omar Galliani «Blu oltremare» (2018)

pienza) capace di mediare tra Dio e gli uomini per condurre questiultimi a lui.

Anche il Nuovo Testamento, in continuità con l’Antico, è ricco dimetafore nuziali dove il ruolo dello sposo, e mediatore tra Dio e ilsuo popolo (l’umanità), è il Figlio: il messia di Israele e delle genti.Numerosi sono i testi evangelici che richiamano questa tematica ilcui sfondo è sempre di carattere escatologico. Ed è da notare che intutti questi testi la sposa non compare: l’attenzione si concentra solosullo sposo che sta arrivando o che è atteso. Saranno le lettere diPaolo (1-2 Corinzi) o attribuite a lui (Efesini) che individueranno nel-la comunità dei credenti la sposa. Ma il matrimonio annunciato nonè ancora compiuto; tutta la storia si addensa e concentra in questaattesa: l’avvento definitivo dello sposo e la celebrazione delle nozzecon tutta l’umanità redenta nel canto trionfante dell’amore che nonconosce morte. Occorre però, come afferma l’Ap o c a l i s s e (cfr. 19, 7),che la «sposa» sia pronta, che la sua umanità sia completa, cioè chela donna e l’uomo riscoprano l’assoluta necessità dell’altro (altra) la-sciandosi guidare dallo Spirito. E solo così «lo Spirito e la sposa di-cono: vieni!» (Ap o c a l i s s e 22, 17).

«L’agnello vincitore»miniatura dal Commento

all’Ap o c a l i s s edi Beato di Liébana

(X secolo)

Page 22: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo

D ONNE CHIESA MOND O 40

In questo tempo di grazia che è la quaresima,la luce della risurrezione guida e orienta il cam-mino dei credenti, gli conferisce senso e criteriodi discernimento, fonda la speranza dei cristia-ni, li sostiene e incoraggia nella lotta contro ilmale.

Questa pagina del vangelo, infatti, ci annun-cia che non esiste devastazione esistenziale incui la luce della risurrezione non sia già presen-te e operante. Magari come un tenue barlumein fondo all’abisso di una tenebra, ma tenuebarlume che possiede in sé la forza, la “p oten-za” o “p ossibilità” — è il linguaggio connesso al-la radice di dýnamis, “p otenza”, che ricorre neiversetti 22-23 — che gli viene dalla vita nuovaormai presente e operante in Gesù crocifisso erisorto. Per questo Gesù dice che «questa speciedi demoni non può uscire con niente altro senon con la preghiera» (versetto 29): perché lapreghiera si pone come apertura e accoglienzadi una vita e di una forza vitale che l’uomo nonpuò darsi da solo, ma che può solo ricevere daD io.

Vi sono forze del male, come quella che siimpossessa di questo fanciullo, che devastano lavita degli uomini, perché più forti della capacitàdella ragione di dominarle e della volontà uma-na di contenerle. L’uomo sperimenta talvolta diessere come posseduto, abitato, trascinato, spin-to da forze negative di cui si sente preda, di cuinon conosce l’origine e che lo inducono a fare ilmale, a distruggere vite, compresa la sua. L’uo-mo fa l’esperienza che ci sono in lui forze più

forti di lui a cui sente di non essere in grado diresistere. Il Vangelo non nega questo, e non cidice neanche perché ciò avvenga. Ci porta sol-tanto la buona notizia che di fronte a colui chesi presenta come forte, di una forza anche deva-stante nella vita degli umani, il Signore Gesù sipone come colui che è più forte, capace di im-prigionare e di togliere la preda a chi dell’uomosi è impossessato (cfr. Ma rc o 3, 27).

Per questo Marco dice che «Gesù, presa lasua mano, lo fece alzare ed egli si levò»: Gesùafferra, prende (verbo k ra t è o ) la sua mano, conatto che indica la sua presa di possesso, la suadefinitiva vittoria sul male e il suo potere sullamorte. E poi ci sono due verbi che nei vangeliindicano la risurrezione: «Lo fece alzare» (ver-bo e g h è i ro , cfr. Ma rc o 16, 6), e il fanciullo «si le-vò» (verbo anístemi, cfr. Ma rc o 16, 9).

Nessun trionfalismo, però, da parte dei cri-stiani, sia perché nella storia la morte e il malesono ancora operanti, sia perché, ci dice Marco,i discepoli stessi di fronte a questo lieto annun-cio restano increduli (cfr. versetto 19) e inade-guati (cfr. versetti 28-29), così come lo sarannodi fronte all’annuncio della risurrezione di Gesù(cfr. Ma rc o 16, 8). E tuttavia, consapevoli dellapropria incredulità, essi sono chiamati a doman-dare quella fede che è apertura all’azione delDio a cui «nessuna parola è impossibile» (Luca

1, 37), e che perciò rende «tutto possibile a chicrede» (Ma rc o 9, 23). E ad annunciare così aogni creatura la buona notizia della risurrezione(cfr. Ma rc o 16, 15).

Page 23: D onne e politica - media.vaticannews.vaBianca di Castiglia, che ha svolto un ruolo politico di primo piano come reggente del figlio, Luigi IX, il futuro santo, quando quest’ulti-mo