dalla moldava al piave

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Sulle orme del legionario - Stopou legionáře František Viktora

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Viaggio a piedi dalla Rep. Ceca all'Italia sulle orme dei legionari cecoslovacchi

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Page 1: Dalla Moldava al Piave

Sulle orme del legionario - Stopou legionáře František Viktora

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Il giorno 19 giugno 2008 ricorreva il 90° anniversario dell’eroica morte del Legionario cecoslovacco František Viktora, del comune di Levín u Lišova, distretto di České Budějovice.

Il Legionario Viktora combatté sul fronte italiano, sotto il vessillo del 33° Reggimento Fanteria Doss Alto.

A ricordo di questo avvenimento è stato intrapreso un viaggio a piedi sulle sue orme fino al fronte presso il fiume Piave, in prossimità della città di San Donà Di Piave.

Onore alla memoria del suo amor patrio. Václav Viktora

V letošním roce dne 19.6.2008 připadá 90. výročí hrdinské smrti čs. legionáře Františka Viktory z obce Levín u Lišova v okrese České Budějovice.

Legionář Viktora bojoval na italské frontě pod praporem italského pěšího pluku 33. Doss Alto.

Jako připomínku této události bude podniknuta pěší cesta v jeho stopách na frontu u řeky Piave poblíž města San Doná Di Piave.

Čest jeho památce a lásce k vlasti.

Václav Viktora

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Itinerario

Hörhausen

Großraming

Riegersdorf

Gutau

Sankt Stefan

Levín

Santo Stino di Livenza

Steinbrucker

Villanova

Schifflend

Sankt Veit an der Glan

Trhové Sviny

Camporosso

Mauthausen

Calvecchia

Hiasbauer

Bivio Coseat

Tonner

Vidali

Kleinraming

Prefelnig

Pohorská Ves

Villotta

Niederwölz

Ospedaletto

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1. Levín – Trhové Sviny 28 km2. Trhové Sviny – Pohorská Ves 29 km3. Pohorská Ves – Gutau 29 km4. Gutau – Mauthausen 26 km5. Mauthausen – Kleinraming 30 km6. Kleinraming – Großraming 25 km7. Großraming – Schifflend 22 km8. Schifflend – Tonner 22 km9. Tonner – Hörhausen 15 km10. Hörhausen – Steinbrücker 16 km11. Steinbrücker – Hiasbauer 16 km12. Hiasbauer – Niederwölz 24 km13. Niederwölz – Sankt Stefan 26 km14. Sankt Stefan – Sankt Veit 29 km15. Sankt Veit – Prefelnig 30 km16. Prefelnig – Riegersdorf 33 km17. Riegersdorf – Camporosso 22 km18. Camporosso – Vidali 26 km19. Vidali – Ospedaletto 28 km20. Ospedaletto – Villanova 24 km21. Villanova – Bivio Coseat 20 km22. Bivio Coseat – Villotta 19 km23. Villotta – S. Stino di Livenza 24 km24. S. Stino di Livenza – Calvecchia 13 km

Casa natale di František Viktora a Levín (nel comune di Lišov), punto di partenza del viaggio. Una targa ricorda la sua partecipazione alla prima

guerra mondiale come legionario e la sua morte sul fronte del Piave.

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Tra gli alleati degli italiani nella Prima Guerra Mondiale ci sono anche alcune migliaia di cecoslovacchi. Si tratta di militari provenienti dalla Boemia, Moravia, Slesia, Vienna, Slovacchia ed altre regioni, al cui reclutamento, in realtà, l’Italia mostrò al principio una certa reticenza. Anzi, agli inizi, nei confronti dei prigionieri cecoslovacchi, che chiedevano di collaborare, i comandi italiani manifestarono addirittura disprezzo, in quanto disertori.Ne l 1916 s i cominc iò però a sos tenere l’opportunità di appoggiare la formazione di uno stato ceco, indipendente dall’Impero Asburgico, e quindi a favorire la causa dei nazionalisti cechi. A partire dai primi mesi del 1918 le truppe cecoslovacche (arruolate tra i prigionieri) divennero operative. A febbraio si pensò di costituire un loro battaglione di volontari da impiegare per le opere del fronte. Poi, con il riconoscimento italiano della Cecoslovacchia, quale nazione indipendente ed alleata, i volontari indossarono l’uniforme grigio-verde italiana, con coccarda cecoslovacca.   A metà aprile del 1918 la legione cecoslovacca venne finalmente riconosciuta ufficialmente dal governo italiano e quindi affidata al comando del generale Graziani. Il mese successivo, erano quasi dodicimila i soldati ed ufficiali (il massimo grado

era tenente) arruolati tra le file dell’esercito italiano.Il 24 maggio 1918, anniversario dell’entrata in guer ra de l l ’ I ta l i a , un bat tag l ione d i rappresentanza di legionari cecoslovacchi sfilò davanti alle massime autorità politiche in Piazza Venezia, a Roma. Questi mil itari , poiché disertori per gli asburgici, erano consapevoli della loro sorte, in caso di cattura: la forca.Il 19 giugno 1918 avvenne la massima espansione del fronte a favore degli austro-ungarici nel Basso Piave. Tra il 19 ed il 20 giugno, a Losson, fecero il loro esordio in battaglia i soldati cecoslovacchi a supporto dei bersaglieri, fanti, carabinieri, arditi e cavalleggeri italiani. Già prigionieri degli italiani, ora ne erano decisi alleati.Questi legionari volontari, già facenti parte dell’esercito asburgico, erano stati catturati dagli italiani sul Carso.Arrivò il primo giorno dell’estate, il solstizio, giorno più lungo dell’anno e giorno in cui si rovesciarono le sorti della guerra. Durante quella che entrerà ne l la s tor ia appunto come la “Battaglia del Solstizio”, alcuni dei militari boemi vennero catturati a Fossalta dagli austro-ungarici.

Cecoslovacchi nel Basso Piave

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stemma dei legionari cecoslovacchi

rancio del legionario durante lo scavo di un fossato.

legionario esploratore legionario ciclista

foto delle impiccagioninel museo di san donà

VOLANTINO DI PROPAGANDA DELLA LEGIONE CECOSLOVACCA

lapide dedicata a Hynek Horák, Antonin Kahler, Josef Kríz, Emanuel Kubes e Franti!ek Viktora.

lapide dedicata a bed!ich havlena.

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Dopo un sommario processo - dall’esito scontato - con l’accusa di tradimento, furono portati a Calvecchia di San Donà ed impiccati su alberi di ippocastano e pioppo.Nella terribile logica della guerra, la posizione delle forche, lungo la Triestina (S.S. n. 14), fu scelta appositamente affinché i corpi, rimasti appesi per alcuni giorni con cartelli di scherno, fos sero d i moni to contro eventua l i “ripensamenti” dei combattenti che si recavano di rincalzo sul vicino fronte del Piave. Ora a Calvecchia quegli alberi non ci sono più. Furono, però, collocate due lapidi bronzee con iscrizioni in ceco ed italiano. Sulla lapide della casa prospiciente la S.S. n. 14, di fronte alla chiesa parrocchiale, vengono ricordati i nomi dei cinque legionari cecoslovacchi lì impiccati. Un altro di quegli sventurati catturati, l’eroico combattente B. Havlena, fu ucciso nel giardino dell’allora casa Sgorlon (presso Calvecchia) e poi sepolto ad una cinquantina di metri da lì. Dopo l’armistizio del 4 novembre 1918 suoi resti furono trasportati nel cimitero militare di San Donà, allora attiguo al cimitero civile (area tra le attuali via Don Bosco, via Cian e via Ciceri), e confusi con quelli dei connazionali.

Il suo ricordo era lasciato ad un’altra lapide, posta sul muro di una casa, presso Calvecchia. A cavallo tra il 2003 ed il 2004, in occasione del restauro de l l ’ ed i f ic io , approf i t tando de l provvisorio distacco della lapide, ignoti hanno trafugato questo prezioso reperto storico. Altre tre simili lapidi bronzee si trovano a Piavon, Oderzo, San Stino: ricordano le stesse tragiche az ioni dei mi l i tar i asburgic i nei confronti dei cecoslovacchi. Tutti questi soldati caduti nel Basso Piave riposano ora nel cimitero Olšany di Praga.

da www.sandonadomani.it

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Questo bassorilievo in ceramica a ricordo dei legionari cecoslovacchi è stato realizzato nel 2006 da Dario Virili.

È stato donato al comune ceco di Lišov da parte del Gruppo Alpini di Gradiscutta di Varmo.

Bassorilievo

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8 cerimonia commemorativa a cui hanno partecipato gli alpini di gradiscutta e le autorità del comune di varmo (2006)Pam"tní ob#ad, jeho$ se zú%astnili p#edstavitelé magistrátu Varmo a vojáci z&útvaru „Alpini“ (2006)

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Nato il 24 dicembre 1874 a Purkarec, fino al 1900 visse con il padre Jakub e la madre Maria a Levín, dove lavorava come stagnino. Con l’inizio della prima guerra mondiale combatté su l f ronte i ta l iano, fu fatto prigioniero dall’esercito italiano e diventò l eg ionar io . Fu a r res ta to in bat tag l i a dall’esercito austriaco e il 19 giugno 1918 fu giustiziato per tradimento a San Donà di Piave. Dopo la guerra il suo corpo, insieme a quelli dei suoi commilitoni, fu disseppellito e tumulato il 24 aprile 1921 al cimitero Olšany di Praga con una solenne cerimonia: la sua tomba è la numero 37. I l g iorna le de l l ’ epoca pubb l i cò un bell’articolo sul suo funerale:„Malinconico incontro tra il padre e il figlio. Durante i l funera le dei nostr i mart i r i nazionali abbiamo assistito a una scena che ha commosso profondamente tutti coloro che l’hanno vista. Tra la folla vicino alla Torre delle Polveri che attendeva la processione del funerale, stava un vecchietto, silenzioso ma in fervida attesa, e con lo sguardo fisso verso la

piazza della Città Vecchia aspettava l’inizio del la processione solenne. Finalmente suonarono l e campane susc i tando l’inquietudine dei presenti. Da lontano si sentiva il rumore degli zoccoli dei cavalli. Passata la cavalleria, arrivò con gran fragore un convoglio di cannoni e carrozze che portava i corpi degli eroi. Tutti guardavano le semplici bare con profonda commozione, e onoravano i cari defunti. Anche il nostro vecchietto si era levato il cappello e la sua inquietudine cresceva. Con le labbra tremanti e gli occhi pieni di lacrime osservava una bara dopo l’altra, sembrava che stesse cercando qualcosa. Questo comportamento non sfuggì ai presenti, e finalmente una signora gli chiese: „Chi sta cercando, nonnino?“ Lui la guardò con gli occhi pieni di lacrime e rispose tremando: „Cerco mio figlio e non riesco a trovarlo. Si trova in mezzo a loro...“ – „Tra i giustiziati? E come si chiama?“ – „Viktora – František Viktora di Hrůtov – Levín.“

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František Viktora

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La signora, ora anche lei sconvolta, guardava le targhette sulle bare ed esclamò: „Ecco un Viktora!“ – Il vecchietto, guardando nella direzione indicata, disse singhiozzando: „Sì, è lui... è il mio František! Sono riuscito ad accompagnarlo... ma non so come fare a entrare!“ Questo incontro inatteso del padre, che non era in grado di avvicinarsi a suo f i g l io , emoz ionò tut t i i p resent i e l i commosse fino alle lacrime. La donna, dopo aver visto la situazione del padre disperato, si rivolse all’ispettore di polizia e velocemente gli spiegò la situazione. Costui senza indugio prese il vecchietto per il braccio e lo portò fino alla carrozza che portava i resti di suo figlio – le persone vicine lo fecero salire sulla carrozza tra i soldati. E così i l vecchio Viktora poté accompagnare suo f ig l io nell’ultimo viaggio attraverso Praga fino al cimitero di Olšany...“Il 28 novembre 1928 a Levín al nr. 16 venne inaugurata una targa con una cerimonia in onore di František Viktora. Alla festa era presente i l Coro mi l i t a re de l p r imo regg imento de i fuc i l i e r i e una par te

dell’esercito, i legionari in divisa, i pompieri di Lišov, di Hůrky, di Velechvín e di Červený Újezdec, il gruppo Sokol, la gendarmeria e i rappresentanti della città di Lišov, il gruppo Havlíček e anche delegati di diversi villaggi. La festa iniziò con il discorso di František Novotný, sindaco di Levín, dopo di lui parlò il segretario dei legionari di Praga, poi il colonnello del 33° reggimento fanteria di Cheb e un professore di Praga. Alla fine il sindaco ringraziò tutti e la festa terminò con un concerto a Lišov, presso l’albergo Obec.

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11partenza da levín per il viaggio a piedi fino a san donà di piave.Odchod z!Levína. P"#í cesta kon$ící v!San Doná di Piave.

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12 GLI ULTIMI METRI PRIMA DEL TRAGUARDO. VACLAV VIKTORA è ACCOMPAGNATO DALLA NIPOTE ANETKA E DAGLI ALPINI ADRIANO TONIZZO E GINO IOP.Poslední metry do cíle. Václav Viktora je doprovázen svojí vnu"kou Anetkou a vojáky z#útvaru „Alpini“ Adriano Tonizzo, Gino Iop.

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La legione cecoslovacca in Italia

Il 15 aprile 1918 la legione viene ufficialmente riconosciuta dal governo italiano. Il 21 aprile l’atto di costituzione è sottoscritto a Palazzo Braschi dal capo del governo Orlando e dal ministro della guerra Zupelli. Per il Consiglio Nazionale cecoslovacco firma il generale Štefánik.L’Italia riconosce l’unità e l’indipendenza dell’esercito cecoslovacco che, soggetto al Consiglio Nazionale di Parigi, combatterà contro le potenze centrali. Le sue truppe in Italia dipendono dal comando supremo italiano. Gli ufficiali superiori della legione saranno italiani. I soldati cecoslovacchi saranno equiparati a tutti gli effetti a quelli ital iani , con la facoltà di optare per la cittadinanza italiana. La legione arruolerà nuovi volontari fra i prigionieri sopraggiunti.Il comando della legione viene affidato al generale Andrea Graziani, nato a Bardolino nel 1864, distintosi nella campagna di Eritrea del 1885, prodigatosi nell’opera di soccorso a

Messina distrutta dal terremoto. Il suo tratto cordiale e aperto gli guadagna subito le simpatie dei legionari.Comincia immediatamente la formazione dei reparti armati , att inti soprattutto dai “battaglioni di lavoro”. Dei 1600 uomini del VI bat tag l ione ader i scono in 1 372 . A scaglioni, a partire dal 22 aprile, i volontari affluiscono a Foligno, sede del deposito speciale per l’armamento e la sussistenza della legione, alle dipendenze del generale Carlo Riveri. Il 26 aprile sono già approntati quattro reggimenti su tre battaglioni. Inizia subito l ’addestramento. Soldati scelt i vengono inviati a Milano per impratichirsi con lanciafiamme e lanciabombe; altri partono per Parma per addestrarsi nell’uso delle maschere antigas.Quale omaggio al valore cecoslovacco, i legionari ricevono due contrassegni delle nostre truppe migliori: il cappello degli alpini e il pugnale degli arditi. L’armamento dei soldati è costituito dal fucile modello 91, quello degli ufficiali da pistola e moschetto.

Dalla Moldava al Piave

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Il 4 maggio 1918 la legione conta 11473 soldati e 365 ufficiali, compresi i 1235 soldati e 166 ufficiali italiani. Il massimo grado coperto dai cecoslovacchi è quello di tenente. La lingua ufficiale è l’italiano, ma i comandi vengono impartiti in ceco. La legione possiede 1856 tra cavalli e muli, 306 carri e 26 automobili.L ’atmosfera è eufor ica , a l imentata da continui festeggiamenti. Il 6 e 7 maggio i legionari sfilano a Perugia davanti al generale Graziani. L’esultanza culmina in una grande manifestazione al teatro Morlacchi, gremito d i fo l l a anche ne i cor r ido i . Sp iccano numeros i s s imi i ber re t t i go l i a rd ic i . L’ambiente si esalta via via con l’esecuzione degli inni nazionali, la Marcia Reale , la M a r s i g l i e se , l ’ amer icano e l ’ ing le se , intervallati dalle urla “Morte agli Asburgo!”, “Viva l’Italia!”, “Viva gli Alleati!”, “Viva Praga indipendente!”. L’inno nazionale boemo viene intonato dal legionario Peral. Indossa per la circostanza il costume nazionale; frenetici applausi lo accolgono quando sale sul palco. Il deputato locale Francesco Innamorato saluta il generale Graziani “Bixio

secondo”. Il barone Franco Spada, segretario italiano del “Comitato per l’indipendenza cecoslovacca”, legge i l giuramento dei volontari cui la folla fa eco con il triplice grido “Na zdar!”.Altre parate hanno luogo l ’11 maggio a Foligno, davanti a Štefánik, e il 18 davanti al ministro del la guerra Zupel l i . Reparti cecoslovacchi vengono festeggiati i l 19 maggio a Narni e Assisi.Il 24 maggio, terzo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, i legionari ricevono a Roma, in Piazza Venezia, la bandiera di combattimento. Circa mille uomini di un battaglione di rappresentanza sfilano davanti al presidente del consiglio Orlando, ai ministri Sonnino, Bissolati, Miliani, Meda, Nitti, al ministro francese Simon, alla colonia cecoslovacca a Roma, a deputati e senatori, sl s indaco d i Roma pr inc ipe Co lonna . Pronunciano discorsi Orlando, l’ambasciatore americano e il generale Graziani.

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15Arrivo a San Donà: václav viktora porta con sé il baule utilizzato da suo padre durante il servizio militare.P#íchod do San Doná : Václav Viktora s&sebou p#inesl vojensk' batoh svého otce, kter' pou$íval b"hem vojenské slu$by.

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Si diffondono le note degli inni nazionali in un silenzio commosso. Una squadriglia di aerei da combattimento passa a bassa quota.A fine maggio i legionari ricevono gli elmetti e completano le esercitazioni con granate “Sipe”. Il 2 giugno, anniversario della morte di Garibaldi, non possono mancare alle celebrazioni. L’armamento si completa sui colli Berici con granate e alcuni cannoni da montagna. Il 9 giugno Vittorio Emanuele III ispeziona la legione presso Orgiano, avallando in tal modo l’appoggio ufficiale dell’Italia alla causa cecos lovacca . I l g iorno dopo i suo i contingenti vengono aggregati al corpo d’armata del generale Grazioli assieme a una divisione di arditi, nell’ambito della IV armata al comando del generale Montuori. Al numero originario dei reggimenti viene anteposto il 3 per ricordare il 3 giugno, giorno dell’inserimento della legione nell’unificata armata cecoslovacca comprendente anche le unità combattenti in Russia e in Francia. Le spese militari, anticipate dal governo italiano,

sono a carico del Consiglio Nazionale di Parigi, come in precedenza concordato.La legione conta ora 13653 soldati di cui 1270 italiani, e 489 ufficiali, 164 dei quali italiani. È pronta per il fuoco del Solstizio.

Le esecuzioni capitaliDavanzo (San Donà di Piave)Non tutti i legionari si trovavano il 9 giugno 1918 ai piedi dei Berici per la parata dinnanzi a Vittorio Emanuele III. Alcuni operavano già sul fronte alpino, e gli 868 uomini del 1° battaglione del 33° reggimento, che passavano per i meglio addestrati, avevano lasciato in maggio l’Umbria per essere acquartierati a vil la Marchesi in località Morocco, tra Mestre e Mogliano Veneto.Pochi giorni dopo, metà di loro era già sul fronte del Basso Piave. Avevano il compito di esploratori e in caso di attacco austriaco un’intesa tra il nostro comando supremo e il consiglio nazionale di Parigi ne prevedeva l’immediato ritiro. Ma al fronte nessuno ne

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17Commemorazione a San Donà DI PIAVE, IN LOCALITà CALVECCHIA Uct"ní památky v&San Doná di Piave, na míst" zvaném Calvecchia..

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era informato e i legionari rimasero sul posto quando gli austro-ungheresi scatenarono l’offensiva all’alba del 15 giugno. Il mattino seguente giunse anche l ’a ltra metà del battaglione. Le quattro compagnie unite furono impiegate sul tratto casa Fasan-Fossa delle Mille Pertiche, che all ’alba del 17 dovettero abbandonare per ritirarsi lungo la linea ferroviaria Ca’ Tron – Meolo. Alle ore 17 fu ordinato il contrattacco. Sulla destra i legionari erano protetti dalle paludi, sulla sinistra dalla brigata “Sassari”. Comandava i legionari l’incerto maggiore Sagone. I suoi ordini contraddittori crearono confusione tra i cecoslovacchi che attaccarono con mezz’ora di ritardo. Avevano di fronte a sé la 10° divisione austriaca formata da cechi come loro. Pioveva. Superato il canale Fasan, la 1° e la 2 ° compagnia raggiunsero al le 18 g l i avampost i dove e rano a t tese da una cinquantina di arditi. La 3° giunse mezz’ora dopo , l a 4 ° non s i p resentò e i l suo comandante subì una denuncia al tribunale militare. Senza attendere la 3° e 4° compagnia, il trombettiere degli arditi diede il segnale

dell’assalto. Colte di sorpresa, le avanguardie austriache furono fatte prigioniere. Arditi e legionari proseguirono l’azione spalleggiati da aerei italiani a bassa quota. L’attacco si arrestò contro la munita difesa della 10° divisione austriaca, bloccato dai nidi di mitragliatrici nelle case di campagna. Al contrattacco nemico legionari e arditi si ritirarono. In loro aiuto accorsero truppe della brigata “Bisagno”. Al crepuscolo cessò il combattimento.I legionari avevano catturato duecento prigionieri ed otto mitragliatrici. Otto di loro erano morti, sessantatré feriti o dispersi. Il 4 luglio Vittorio Emanuele III decorò personalmente i legionari a Bassano con una medaglia d’argento, quattordici di bronzo e tredici croci di guerra. L’azione venne esaltata dalla stampa nazionale, fra gli altri da Mussolini sul “Popolo d’Italia”.Sei dei legionari dichiarati dispersi erano caduti nelle mani dei loro connazionali della 10° divisione, comandata dal generale polacco Gologorsky, con sede a Ceggia.

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19Commemorazione in località Calvecchia, DAVANTI ALLA LAPIDE CHE RICORDA I LEGIONARI CECOSLOVACCHI QUI GIUSTIZIATI..Uct"ní památky na míst" Calvecchia, p#ed pam"tní deskou popraven'ch %s. legioná#(.

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20 i 4 fratelli viktora.Brat#i Viktorovi.

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21I FRATELLI VIKTORA INSIEME AL GRUPPO A.N.A. DI GRADISCUTTA DI VARMO.Brat#i Viktorovi spole%n" se skupinou A.N.A. Gradiscutta z&oblasti Varmo.

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22 erano presenti alla commemorazione il vicesindaco di san donà, il sindaco di li!ov e il vicesindaco di varmo.Uct"ní památky se zú%astnili také místostarosta ze San Doná, starosta obce Li!ov a místostarosta z&Varma.

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Essi erano:Hynek Horák, nato i l 25 marzo 1899 a Bohdane (Boemia), fatto prigioniero dagli i t a l i an i i l 2 agos to 1917 a Hermada . Contadino, sposato, due figli.Antonín Kahler, nato il 6 giugno 1883 a Praga. Caduto prigioniero degli italiani sull’Isonzo il 15 settembre 1917. Orefice, sposato, una figlia.Jose f Kr íž , na to i l 3 1 magg io 1888 a Šebanovice (Boemia), fatto prigioniero dagli italiani il 9 ottobre 1916 presso Jamiano. Scalpellino, sposato, un figlio.Emanuel Kubeš, nato l’8 agosto 1880 a Praga, arresosi agli italiani il 7 agosto 1916 sul Monte Sabotino. Imbianchino, sposato, due figli.František Viktora, nato il 24 dicembre 1875 a Purkarec (Boemia), caduto prigioniero degli i t a l i an i i l 5 magg io 1917 a J amiano . Macchinista, celibe.Una ferita alla coscia con frattura del femore salvò la vita del sesto prigioniero, catturato, Antonin Vokřínek. Nel lazzaretto di San

Stino fu interrogato, ma ottenne il rinvio del processo. Trasferito a Udine, alla fine di o t tobre e ra g i à tornato a casa in convalescenza. Pochi giorni dopo cessava per lui, con la guerra perduta, ogni presupposto di colpa.I l 18 g iugno i c inque leg ionar i furono processati dal tribunale della 10° divisione. Condannati a morte per alto tradimento, vennero impiccati alle 14 del giorno seguente, fra gli insulti del capitano di cavalleria Maier che comandava l’esecuzione, agli ippocastani davant i a l l a scuo la , p res so l ’ agenz ia Giustiniani , con i l privi legio di avere ciascuno un albero per sé. Alla sera furono sepolti nel vicino vigneto.

San Stino di Livenza

Nell’offensiva austriaca del 15 giugno 1918 caddero prigionieri della 10° divisione ceca anche i legionari Alois Herzig, nato il 1 aprile 1895 a Pilsen (Boemia) , operaio, celibe, catturato dagli italiani il 19 agosto 1917 e František Turpiš, nato il 7 gennaio 1898 a

im

med

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24 alla commemorazione erano presenti le associazioni d’arma, combattenti e reduci.Ob#adu se zú%astnila Vojenská sdru$ení, b'valí bojovníci a veteráni.

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Dolni Chractava (Boemia), operaio, celibe, arresosi agli italiani il 17 agosto 1917.Con le mani legate a una corda fissata alla sella di un cavallo, furono fatti camminare dai pressi di San Donà di Piave fino al comando del 23° corpo d’armata che si trovava a San Stino di Livenza, alle dipendenze del generale Csicserics. Secondo la testimonianza resa anni dopo dal dottor Antonin Simek, capo del lazzaretto militare di San Stino, la difesa assunta dal tenente Pelikan nulla poté contro l ’ accusa d i a l to t rad imento mossa da l maggiore Vacek, stiriano. I due legionari furono impiccati a un gelso accanto al lazzaretto alle ore 16 del 19 giugno. Non fu facile trovare gli esecutori fra i soldati cechi. I condannati si comportarono con molta calma. Turpiš non disse nulla. Herzig invece gridò: “Na zdar bratř i !” (“Viva, fratelli!”), il saluto della legione. Poiché faticava a morire, il contabile del lazzaretto, l’appuntato Paukert, gli si aggrappò alle gambe. La stessa notte furono sepolti nel cimitero

del paese.

Calvecchia (San Donà di Piave)Il 21 giugno 1918 fu giustiziato a Calvecchia, nella campagna di San Donà di Piave, sulla strada per Ceggia, il legionario Bedřich Havlena, nato a Nova Lhota (Boemia) il 18 maggio 1888, impiegato delle imposte, celibe, catturato dagli italiani a S. Michele del Carso il 28 novembre 1915. Nell’offensiva del Solstizio si era arreso ai cech i de l 98 ° , i l suo regg imento d i provenienza. Lo condussero a Calvecchia, nella fattoria Bertolotti, detta, in virtù del l ’ intonaco, la “Casa rossa” sede del comando della 10° divisione cui subentrò, all’arrivo del legionario, quello della 46° che lo prese in consegna nella stalla.Come riferì il cappellano militare presente al processo e a l l ’ esecuzione, i l pubbl ico accusatore de l la 46° , i l capitano ceco Machalek, formulava le domande in modo da aiutare l’accusato:

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26 OMAGGIO ALLA TARGA COMMEMORATIVA DEL LEGIONARIO BEDRICH HAVLENA (la targa originale è stata trafugata da ignoti nel 2004).Uct$ní památky legioná!e Bed!icha Havleny (p%vodní deska byla zcizena v#roce 2004 neznámou osobou).

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- “Siete forse un ceco residente in Russia o in America?”- “No, sono un ceco cittadino austriaco arruolato nel 98° reggimento di fanteria e so cosa mi attende. Fate il vostro dovere e fatelo presto.”Condannato a morte, si dovette attendere che inchiodassero un legno al palo del telegrafo davanti alla “Casa Rossa” per ricavare il braccio della forca. Alle 11.30 il legionario si diresse con passo sicuro verso il luogo dell’esecuzione. Aveva ottenuto che gli slegassero le mani. Accanto all’improvvisato patibolo, anticipò gli esecutori aggrappandosi con una mano alla traversa e infilandosi con l’altra il capestro, ma il sostegno cedette al suo peso. Lo ricondussero nella stalla. La consuetudine voleva che fosse graziato e in tal senso si pronunciò dapprima il comando interpellato. Ma il presidente del tribunale, capitano von Fröhlich, insistette affinché l’operazione fosse ripetuta. Alle 14.30 il legionario fu fatto uscire nuovamente dalla stalla, dove aveva scritto una cartolina ai

familiari. Accanto al palo si aggrappò ancora al sostegno, il quale resistette. Parendogli tuttavia troppo basso, pregò che sterrassero il suolo. Lo accontentarono. Alla base del palo fu posta una cassetta. Bedřich Havlena vi salì sopra per infilarsi il cappio. Un militare diede un calcio alla cassetta. Lo tolsero Alle 19 per seppe l l i r lo ne l campo davant i a l pa lo telegrafico.

Piavon

Fino a una decina d’anni fa, subito fuori della piazza di Piavon, sulla destra della strada per Fossalta Maggiore, sorgeva un grande gelso detto “delle anime”, perché la sua foglia, venduta all’asta, serviva a soccorrere con una messa le anime del purgatorio. Pare che cominciasse a intristire, ragion per cui, venuta anche meno l’importanza della foglia di gelso per allevare i bachi da seta e alleviare le pene del purgatorio, fu deciso di porre fine a quelle della pianta abbattendola. Ma al tempo della Grande Guerra era un gelso vigoroso e il comandante della 14° divisione

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28 Foto di gruppo presso la sede A.n.a. di San Donà di PiaveSpole%ná fotografie p#ed sídlem A.N.A. v&San Doná.

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di fanteria slovacco-ungherese di stanza a Piavon, il sottotenente maresciallo Ferenc von Szende, lo ritenne adatto, anche perché vi passavano davanti tante persone, per impiccarvi i tre legionari cechi catturati dal 71° reggimento a Ponte di Piave il 15 giugno 1918. Essi erano:Karel Cudlín, nato a Divisov (Boemia) il 22 ottobre 1891, garzone di fornaio, celibe, caduto prigioniero degli italiani in Trentino nel giugno del 1916.František Koudelka, nato a Brezí (Boemia) il 16 luglio 1891, carpentiere, celibe, arresosi agli italiani sul Carso il 23 maggio 1916;Rudolf Kouřimský , nato a Hostěrndice (Boemia) il 13 aprile 1893, operaio, celibe, fatto prigioniero dagli italiani sull’Isonzo nell’agosto del 1917. La sera stessa furono interrogati, processati e condannati a morte per alto tradimento. L’esecuzione avvenne alle 13 del giorno dopo. Ai diciassette soldati della 6° compagnia che avevano compiuto la cattura fu liquidata una

taglia di 710 lire e 55 centesimi.Nel 1923 il console cecoslovacco a Trieste, recatos i a P iavon per r accog l i e rv i testimonianze sulle impiccagioni, ebbe un co l loqu io con una nobi l e de l posto , probabilmente con Lilli Rechsteiner, nella cui villa si era insediato il comando della 14° divisione. Da lei apprese quanto le aveva riferito un ufficiale magiaro presente all’esecuzione: “Credetemi, odio i cecoslovacchi, ma devo dir le che i l Kouř imský s i comportò da autentico eroe. Non solo morì da valoroso, ma negli ultimi istanti trovò anche la forza di rincuorare i suoi due compagni.”Furono sepolti il giorno dopo nel cimitero di Piavon. Sulla fossa comune il comando della divisione lasciò un cartello con scritto in tedesco: “Qui giacciono tre uomini della legione cecoslovacca giustiziati per alto tradimento.” Alla fine della guerra se ne aggiunse un altro, in italiano: “Ai martiri della guerra, i loro fratelli del 39° reggimento cecoslovacco.”

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Oderzo

Nel tardo pomeriggio del 18 giugno 1918 furono impiccati a tre forche dietro il ponte di Stalla sul Monticano, subito fuori del centro di Oderzo, i legionari Vinzenz Hytl, nato a Trnovany (Boemia) il 31 agosto 1895, ve t ra io , ce l ibe ; Vác lav Rípa , nato a Kostomlaty (Boemia ) i l 31 luglio 1890, calzolaio, celibe, fatto prigioniero dagli i t a l i an i su l Carso i l 3 1 magg io 1917 , e Frant išek Tomaides , nato a Š těpánov (Boemia) il 6 dicembre 1892, panettiere, sposato, caduto prigioniero degli italiani il 5 luglio 1916.Si erano arresi sul Piave ai fanti della 64° divisione ungherese, con sede a Oderzo, che insieme alla 70°, pure ungherese, costituiva la punta del cuneo destinata a penetrare fino a Treviso attraverso Breda di Piave.Al quartier generale della 64°, esacerbato dal fallimento dell’impresa, cui aveva contribuito la piena del fiume travolgendo la notte avanti le opere costruite nell’offensiva, si procedette il 18 giugno a un sommario processo.

Un militare testimone, Josef Suchý, scrisse il 3 aprile 1920 all’Archivio di Stato di Praga: “Volevo congedarmi dai nostri eroi almeno con uno sguardo e perciò attesi vicino alla prigione che venissero prelevati. C’era un quadrato di dieci ungheresi con la baionetta inastata e un carro. I condannati furono fatti salire ed invitati a sedere. Uno di loro era sposato, credo il più anziano, padre di tre ragazzi. Piangeva e invocava la moglie e i figli. Gli altri due erano invece calmi. Uno di loro cercò di rincuorare quello che piangeva dicendogli: “Non piangere, presto sarà tutto finito. Arriverà il giorno della vendetta.” Quindi si accese una sigaretta e cominciò a cantare. Il terzo restava invece silenzioso.”Li seppellirono ai piedi dell’argine. Alla fine della guerra le salme furono traslate al cimitero di Ormelle e successivamente a Olšany, il cimitero centrale di Praga.

da Eugenio Bucciol“Da'a Moldava al Piave - I legionari cecoslovacchi sul )onte italiano ne'a Grande Guerra”ed. nuova dimensione 1998

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31Un gruppo di amici friulani ha donato un ritratto di franti!ek viktora realizzato a mosaico con le pietre raccolte sul greto del piave.Skupina p"átel z Friuli darovala portrét Franti!ka Viktory. Mozaika je vyrobená z#oblázk$ nasbíran%ch u "eky Piave.

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Impaginazione: Astrid Virili

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