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Indagare il reale: trasfigurare? Interpretare? Testimoniare? La realtà come opportunità Quello che noi chiamiamo realtà è un insieme di fenomeni. Per quanto si tenti di controllarla, essa rimane più estesa, mutevole e fuori controllo di quanto ci piaccia ammettere. Reale non è solo ciò che viene comunemente accettato o dichiarato valido da una qualsiasi autorità: è tutto ciò che agisce. Non si tratta di una serie di eventi fissi ed immutabili, ma di un processo dinamico in continuo movimento. Per questo esistono numerose realtà, tanti quanti sono i modi di percepirla, viverla e tradurla in azioni. Nel campo della comunicazione artistica, questa varietà produce forme d’indagine assai differenti. Trasfigurare, ad esempio, è la possibilità di creare un mondo altro rispetto al reale, a partire dal reale. Significa lasciarsi incantare dai particolari, estendere e sviluppare dettagli pieni di senso, costruire una trama sorprendente annodata all’ordito dei fili di cui la realtà è fatta, ma che altrimenti rimarrebbero invisibili. Interpretare è tradurre, farsi portavoce di qualcosa, avvicinare il reale alle proprie corde sensibili e restituirlo in forme che ne esprimono il senso e la ragione d’essere così come viene percepito. Testimoniare è avvalorare qualcosa con il proprio esserci, la conoscenza diretta delle cose che si fa garanzia e dimostrazione, è documentare ciò che colpisce, appassiona, commuove, indigna o inorridisce della realtà, un’azione la cui forza sta nel divulgare, nel far sapere che esiste. Ognuna di queste modalità presume relazione, contatto, reazione. Ed è precisamente questo atteggiamento che fa del reale un processo dinamico, che si nutre e si modifica attraverso il rapporto tra i fenomeni e i soggetti che vi prendono parte. Naturalmente esiste anche un’altra modalità, assai diffusa: quella di negare, fuggire, snobbare, manipolare, distorcere la realtà. Sono i casi in cui il cambiamento e le possibilità insite nella dinamica naturale dei fenomeni cedono il posto alla staticità, priva di prospettive, spirito critico e speranze. Mi piace pensare all’Inverno come al momento in cui la morte apparente è invece lavoro sotterraneo e paziente, indispensabile per la nuova vita. E da questa prospettiva lasciarsi ispirare nel difficile compito di vivere la realtà come un’opportunità, superando la nostra paura atavica dovuta al fatto che nulla nella vita è stabile. Felice Inverno! (di Daniela Bestetti) pag. 1 I Quaderni - Editoriale I Quaderni di Nuova Scena Antica RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale. ANNO 6 N. 4 DICEMBRE 2014 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2014 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 4 Performance 6 I Quaderni nel mondo 8 GALLERY DICEMBRE 2014. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

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Page 1: di I QuaderniI Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo

Indagare il reale: trasfigurare? Interpretare? Testimoniare? La realtà come opportunità

Quello che noi chiamiamo realtà è un insieme di fenomeni. Per quanto si tenti di controllarla, essa rimane più estesa, mutevole e fuori controllo di quanto ci piaccia ammettere. Reale non è solo ciò che viene comunemente accettato o dichiarato valido da una qualsiasi autorità: è tutto ciò che agisce. Non si tratta di una serie di eventi fissi ed immutabili, ma di un processo dinamico in continuo movimento. Per questo esistono numerose realtà, tanti quanti sono i modi di percepirla, viverla e tradurla in azioni.

Nel campo della comunicazione artistica, questa varietà produce forme d’indagine assai differenti. Trasfigurare, ad esempio, è la possibilità di creare un mondo altro rispetto al reale, a partire dal reale. Significa lasciarsi incantare dai particolari, estendere e sviluppare dettagli pieni di senso, costruire una trama sorprendente annodata all’ordito dei fili di cui la realtà è fatta, ma che altrimenti

rimarrebbero invisibili. Interpretare è tradurre, farsi portavoce di qualcosa, avvicinare il reale alle proprie corde sensibili e restituirlo in forme che ne esprimono il senso e la ragione d’essere così come viene percepito. Testimoniare è avvalorare qualcosa con il proprio esserci, la conoscenza diretta delle cose che si fa garanzia e dimostrazione, è documentare ciò che colpisce, appassiona, commuove, indigna o inorridisce della realtà, un’azione la cui forza sta nel divulgare, nel far sapere che esiste.

Ognuna di queste modalità presume relazione, contatto, reazione. Ed è precisamente questo atteggiamento che fa del reale un processo dinamico, che si nutre e si modifica attraverso il rapporto tra i fenomeni e i soggetti che vi prendono parte. Naturalmente esiste anche un’altra modalità, assai diffusa: quella di negare, fuggire, snobbare, manipolare, distorcere la realtà. Sono i casi in cui il cambiamento e le possibilità insite nella dinamica naturale dei fenomeni cedono il posto alla

staticità, priva di prospettive, spirito critico e speranze.

Mi piace pensare all’Inverno come al momento in cui la morte apparente è invece lavoro sotterraneo e paziente, indispensabile per la nuova vita. E da questa prospettiva lasciarsi ispirare nel difficile compito di vivere la realtà come un’opportunità, superando la nostra paura atavica dovuta al fatto che nulla nella vita è stabile.

Felice Inverno! (di Daniela Bestetti)

pag. 1I Quaderni - Editoriale

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RIVISTA ON LINE !!!!ARTE MUSICA PERFORMANCE

I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale.

ANNO 6 N. 4 DICEMBRE 2014

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2014 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

SOMMARIO Editoriale 1

Arte 2

Musica 4

Performance 6

I Quaderni nel mondo 8

GALLERY DICEMBRE 2014. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

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Marco Codutti (fotografo) “Non sono interessato al genere di fotografia per la quale, portandosi la fotocamera

sempre appresso, si è pronti a cogliere qualunque cosa. Non mi interessa la "cronaca del reale". Sono molto più attratto da un approccio meditativo e ponderato di un soggetto, mi piace cercarne l'essenza celata, contemplarlo, ed, infine, trasfigurarlo, trascenderlo: tendere ad una fotografia che sconfini quasi nell'infinito astratto della pittura. E questo deve accadere - con mio sommo godimento - stando nella natura. Respirandola." Sono gli occhi di Marco Codutti, fotografo friulano, con cui proviamo anche noi a guardare il suo mondo e quello che ci circonda.

Che cosa ti cattura di un soggetto? Quando senti che vale la pena soffermarsi abbastanza a lungo da scoprire quel qualcosa che ti permette di trasfigurarlo? MC: Di un soggetto mi cattura la sua purezza, l’essenzialità, il suo spirito. Per questo un posto non vale l’altro. Prima di tutto c’è la ricerca di un luogo dove la natura sia intatta (o, perlomeno nella mia regione, che sembri tale), un luogo isolato in cui l’incanto scacci tutti i pensieri e le preoccupazioni e mi lasci dentro solo la gioia tranquilla di essere lì. Poi c’è l’osservazione, il fermarsi a guardare, a perlustrare con gli occhi, senza fretta, anche i più minimi dettagli. Un bel paesaggio mi attira nel suo complesso, ma poi, in definitiva, è l’analisi dei particolari che mi interessa, e soprattutto i soggetti in movimento, che sono quelli che mi permettono di “dipingere”, di astrarre.

Che cosa significa “respirare la natura”? Come hai scoperto questo rapporto e cosa desideri trasmettere a coloro che guardano le tue fotografie? MC: “Respirare la natura” è una metafora per dire la gioia e la calma che mi infondono stare per ore sul greto di un ruscello di montagna, non sentendo altro rumore che il gorgoglio dolce e tranquillo dell’acqua; è guardare le foglie mosse dalla brezza e sorridere perché la perfezione del momento ti fa sentire di non aver bisogno di nient’altro… Questo rapporto l’ho scoperto vivendolo! In realtà l’ho intuito da sempre dentro di me, come un “che bello sarebbe!”, ma ovviamente, da questo a provarlo, il salto è stato potente. Non penso a trasmettere qualcosa in particolare, con le mie foto: credo che per me sia molto importante come nascono; poi, forse, nell’animo di qualcuno risuoneranno per consonanza di vibrazione. E questo penso che sia bello…

pag. 2I Quaderni - Arte

ARTE ZOOM ON MARCO

!1. Il tuo maggior pregio Lo slancio entusiastico nel fare quello che mi piace, credo.

2. Il tuo peggior difetto Sono un po’ orso: nella mia attività mi piace molto stare solo. Funziono così. Molti mi hanno chiesto di venire con me a fotografare. Invano.

3. Progetti per il futuro Nei miei sogni ci sono l’Islanda, i salares e le lagune della Bolivia e del Cile, l’isola di Socotra… Luoghi incontaminati, dove la Natura regna sovrana. Ma anche piccoli, limpidi ruscelli friulani. Sconosciuti e solitari, ma sublimi. !!!!

In alto Theo

© Marco Codutti !!In basso Akasha

© Marco Codutti !!!!Bio in sintesi di Marco Codutti Classe 1962, svolge la professione di fotografo pubblicitario e industriale dal 1987. Autod idat ta , da sempre affascinato dalla Natura e dal contatto coi suoi elementi, nel 2008, dopo aver individuato i punti cardine per lo sviluppo di un proprio linguaggio creativo, compie i primi passi in direzione della fotografia artistica, e della Fine-Art. Il suo stile non si adatta al ruolo comunemente attribuito alla f o togra f ia qua le s t r umen to d i registrazione del vero. Al contrario, egli ne indaga le potenzialità trasfigurative, ricercando evidenti contaminazioni pittoriche e spingendosi, talvolta, fino al limite dell’astrazione. Attraverso l’uso sistematico di esposizioni prolungate mirate a stravolgere l 'ordinaria percezione delle cose, conduce a stati di trascendenza indefiniti, dove astrazioni di forme si amalgamano a trionfi di colore, che si fondono in impeti di movimento. !!!

(prosegue alla pagina seguente)

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La natura immortalata nelle tue opere non si esprime solo con i colori, ma anche attraverso la rarefazione del bianco e nero: quali valutazioni ti orientano verso questa scelta decisiva in uno scatto? E’ un fatto squisitamente estetico?

MC: La scelta tra colore e bianconero è dettata dal tipo di soggetto: trovo che il colore mi si adatti meglio per le astrazioni in assoluto, mentre il bianconero - ancorché pulito e minimale - è essenzialmente descrittivo. In quest’ultimo caso, l’astrazione è ricercata mediante l’adozione di tempi di scatto particolarmente lunghi.

Trasfigurare. Interpretare. Testimoniare: le diverse possibilità di indagine del reale sono il tema di questo numero. Che cosa ti intriga nel rapporto tra realtà ed opera d’arte e perché? MC: Assolutamente l’originalità nella lettura personale del reale. Nel mio caso credo che la scrupolosa ed instancabile indagine di minuti dettagli, unita all’analisi del mosso, possano produrre immagini che ad occhio nudo risultano effettivamente invisibili nella realtà. E trovo tutto questo semplicemente esaltante!

Grazie, Marco. (intervista a Marco Codutti del 10.12.2014)

pag. 3I Quaderni - Arte

ZOOM ON MARCO

!Elemento ispiratore d’elezione è l’Acqua, parte essenziale di una Natura concepita come sublime espressione di Bellezza e Purezza. Colta nelle sue cristalline trasparenze mentre fluisce, riflette, guizza, turbina o ristagna, l’Acqua è energia potente, materia viva che consente la creazione di prodigiosi e infiniti “affreschi” naturali. In questa visione, l’uomo, percepito come minaccia per l’integrità dell’ambiente stesso che lo ospita, come elemento spurio e profanatore, è assente. Solo alle tracce della sua remota presenza - marginali e trasfigurate - viene concessa qualche rarissima apparizione, tollerata esclusivamente in ragione di una pressante urgenza compositiva. Sulla sua opera hanno scritto: Claudio Domini (docente di Storia della Fotografia Università di Udine), Daniela Zanella, il designer Virgilio Forchiassin, lo scultore Loris Castenetto e Gabriella Bucco. Mostre personali: ...di Pietre e d’Acqua (2009 Palazzo Elti, Gemona del Friuli e Palazzo Comunale, Fagagna), Mi ha catturato il sole (2009 Galleria Tiepolo, Udine e Palazzo Frangipane, Tarcento), Volute di Luce, Sussurri dell’Anima (2010 Castello di S. Vito al Tagliamento), Aetherea (2010 Polveriera Foscarini, Palmanova), Respiro (2010 Castello di Ragogna), Silenzi (2010 Sala Brumat, Valvasone), Penumbra (2010 Libreria Einaudi, Udine), Mimesis (2011 Galerie Neues Rathaus, Wiener Neustadt), Continuum (2011, Abbazia di Rosazzo), Genesis (2011 Castello di Brazzà), Chronos (2012 Villa Conti Toppo, Toppo di Travesio), Cibeles (2013 Spazio Arte Bejaflor, Portogruaro). !www.marcocodutti.500px.com

Facebook: Marco Codutti Fine Art Photography !!!!

In alto Umbriel

© Marco Codutti !!In centro Meridium

© Marco Codutti !!In basso Diluvium

© Marco Codutti

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Michel Frequin (pianista, compositore, direttore di coro e orchestra) Pianista poliedrico ed abile improvvisatore. Una presenza scenica attenta e

sensibile. Curiosità e padronanza di stili diversi. Compositore eclettico e raffinato. E’ Michel Frequin, musicista a tutto tondo italo-olandese, che abbiamo scelto di conoscere da vicino.

Come nasce il tuo amore per la musica? Quando hai compreso di poterti esprimere attraverso questo linguaggio? MF: Ricordo che quando non avevo che 6 anni, ascoltavo con grande emozione i molti vinili di musica classica di mio padre e nello stesso tempo mi domandavo come mai chi stava attorno a me non avesse il mio stesso interesse per la musica. In fondo nemmeno mio padre l’aveva, cui la musica piaceva e piace ancora oggi. Per interesse intendo però una forma di entusiasmo e di curiosità che oggi definirei fuori dal comune e che allora mi sembrava di essere il solo ad avere. Ed era tanto travolgente che trovavo molto strano che altri non la provassero. Comunque fossero le mie sensazioni, la cosa importante fu che compresi di voler studiare musica. L’occasione si presentò soltanto in prima media, quando ebbi la fortuna di incontrare un sacerdote, Don Luigi, che si metteva a disposizione di coloro che volevano avere i primi rudimenti musicali. Fu una grande gioia mettere per la prima volta le mani su un pianoforte e iniziare a creare i miei primi suoni. Da lì non ho mai smesso di studiare e approfondire, di improvvisare o scrivere. Ho la certezza che la mia vita senza la musica sarebbe stata immensamente più povera.

Che tipo di musica componi? Esiste un repertorio, un genere, un organico che prediligi? MF: Amo molto le voci e il pianoforte, per cui sovente mi rivolgo a questi strumenti nella mia ricerca e nella mia composizione. Quando l’organico è differente, spesso penso come se scrivessi per questi strumenti, riadattando poi il tutto alle differenti tecniche. Più che parlare di “genere”, però, preferisco parlare di “forme”. Potrei dire che delle volte utilizzo forme estrapolate da diversi generi, che mi permettono di “rileggerli”, privandoli però degli aspetti che comunemente li determinano. Quasi fosse una citazione nascosta, pronta a mostrarsi all’occasione giusta. Per quanto riguarda l’organico, certamente preferisco le sonorità che provengono da strumenti tradizionali. Strumenti o musica elettronica mi danno sempre la sensazione di essere meno “umani”. Mi spiego meglio. Da esecutore, considero lo strumento musicale un prolungamento dell’essere umano, non solo un mezzo attraverso il quale l’uomo comunica se stesso, ma alla stregua di una parte del nostro corpo, né più, né meno dello sguardo o delle mani. Questa espansione di senso non mi riesce quando penso a qualcosa di elettronico, pertanto trovo che gli strumenti elettronici siano spersonalizzati rispetto a quelli tradizionali. Ovviamente ciò non toglie che siano estremamente utili e delle volte molto piacevoli all’ascolto.

Che cosa cambia quando la musica deve convivere con altri linguaggi, come l’arte visiva o la scena teatrale? Quali elementi diventano importanti per creare il giusto ambiente o colonna sonora? MF: Per me non cambia molto, in quanto la mia dimensione musicale di compositore non può prescindere da una visione teatrale o poetica. Il mio pensiero interiore, ossia ciò che non è direttamente percepibile attraverso l’ascolto ma che sta alla base della creazione

pag. 4I Quaderni - Musica

MUSICA ZOOM ON MICHEL

1. Il tuo maggior pregio Saper trovare sempre una soluzione creativa in qualunque situazione, artistica o quotidiana che sia.

2. Il tuo peggior difetto Non riuscire a dare una forma definitiva alle cose. La convinzione frustrante che tutto sia continuamente perfettibile nel tempo.

3. Progetti per il futuro Sicuramente portare a termine la revisione del mio Oratorio di Natale, eseguito in prima assoluta il 21 dicembre 2014, per la pubblicazione entro Natale 2015. Dedicarmi alla stesura di un’opera musicale a cui lavoro da circa un anno. E, alla luce delle mie esperienze, perfezionare la mia tecnica nella direzione d’orchestra e nella direzione di coro. !!!!

In alto Michel Frequin

al pianoforte nello spettacolo Tramonti

foto di A. Gaetani !!!

!Sopra

Michel Frequin in un ritratto degli anni ‘90 !

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!musicale (anche quando scrivo la cosiddetta “musica assoluta”), include una miriade di suggestioni, immagini, movimenti, sensazioni derivanti da contesti differenti, che compartecipano nel creare la mia dimensione musicale. Scrivere una colonna sonora significa per me avere una guida tematica e temporale dettata dall’esterno e nello stesso tempo creare brani che debbono “funzionare” in abbinamento ad altro, senza prevaricare all’interno di un contesto ricco di molti elementi diversi. Trovo che sia molto stimolante dare un obiettivo registico a un brano musicale e cercare di guidare lo spettatore verso una precisa sensazione.

Il tema di questo numero considera le arti e l’indagine del reale: trasfigurare? Interpretare? Testimoniare? Qual è il rapporto di Michel e la sua musica con la complessa realtà che ci circonda? MF: Credo che l’arte non abbia lo scopo di mostrare la realtà così com’è, né di interpretarla, ma debba porsi ad un livello di trasfigurazione del reale. La musica certamente è l’arte dei suoni, ma soprattutto credo sia l’arte del tempo. La sua vera materia è la più impalpabile che esista. Ma il tempo è anche la vita stessa, ciò che ne scandisce il passaggio dal desiderio di nascere al concepimento, dalla nascita alla morte, e infine alla memoria. La musica sublima e condensa questi passaggi, li cristallizza, così da poterli replicare infinitamente, cosa che con la vita non è possibile fare. Suggestiona ma non descrive. Racconta ma non parla. Cattura la realtà e la restituisce, lasciandone una memoria.

Grazie, Michel. (intervista a Michel Frequin del 14.12.2014)

pag. 5I Quaderni - Musica

ZOOM ON MICHEL !Bio in sintesi di Michel Frequin Ho sempre studiato il pianoforte attraverso una lettura che avrebbe dato un compositore o un direttore d’orchestra, per cui è stato naturale nel mio iter scolastico, svoltosi principalmente presso il Conservatorio G. Verdi di Milano, dedicarmi anche allo studio della composizione, della direzione di coro e della direzione d’orchestra. Paral le lamente ho conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica di Milano. Ho frequentato diversi corsi di perfezionamento musicale e ho incontrato e seguito molti maestri che hanno inciso nel mio percorso artistico; ne menziono solo tre: K. Bogino per il pianoforte, E. Brusa per la composizione, S. Fermani per la direzione d’orchestra. Ho scritto brani musicali e testi teatrali, molti dei quali eseguiti in diverse città italiane e svizzere, nella rassegna MITO, al Parco della Musica di Roma, al Teatro Dal Verme di Milano e al Festival della mente di Sarzana, nonché colonne s o n o re p e r t e a t r o , c i n e m a e televisione. Nella mie performance musicali-teatrali spesso propongo mie composizioni, che pare riscuotano sempre particolare successo. Con mia moglie, il soprano Marine Guliashvili, h o c r e a t o i l d u o m u s i c a l e Ventimariscelti, con lo scopo di proporre nuove forme di espressione musicale. Dal debutto dello spettacolo Linee marine (2010) sono scaturiti nuovi progetti musicali, costituiti da brani originali e improvvisazioni. !www.michelfrequin.com www.ilmulinomusicale.it www.ventimariscelti.it www.dagma.it !!

In alto Michel Frequin

dirige il suo Oratorio di Natale (2014)

foto di V. Mancino !!A lato

Michel Frequin dirige

Gloria di Vivaldi (2012) foto di F. Ghisi

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!Umma Umma Dance (danza contemporanea)

Potenza, precisione, sorprendente dinamica del gesto, sono alcune delle caratteristiche che si adattano a presentare Umma Umma Dance, compagnia di danza contemporanea emergente creata e diretta da Guido Sarli, danzatore e coreografo romano di nascita e catalano d’adozione, che abbiamo intervistato per conoscerne il lavoro.

Come nasce Umma Umma Dance? Che cosa ti ha portato dall’Italia in Spagna? GS: Umma Umma Dance nasce dalla necessità di canalizzare la mia ricerca coreografica in un progetto, che all'inizio era composto principalmente da collaboratori amici. In Spagna sono arrivato prima per un ingaggio in una compagnia come danzatore, IT Dansa (Barcellona), e poi sono rimasto perché sentivo che era il posto dove volevo sviluppare la mia ricerca creativa e con Barcellona è stato subito amore.

I riconoscimenti degli ultimi anni testimoniano un grande impegno riuscito. Che cosa distingue a tuo avviso il vostro lavoro? Quali sono i principali elementi su cui si fonda? GS: Non saprei dire esattamente cosa distingue il nostro lavoro perché è in continua evoluzione. Personalmente credo che si basi sulla ricerca di un linguaggio che cerca di trascendere i limiti dell'astrazione del movimento, fortemente contaminato da un’estetica cinematografica, con il quale cerchiamo di raccontare storie invisibili.

pag. 6I Quaderni - Performance

PERFORMANCE ZOOM ON UMMA UMMA DANCE

1. Il vostro maggior pregio La sincerità.

2. Il vostro peggior difetto La troppa sincerità.

3. Progetti per il futuro Sto lavorando alla scrittura di una nuova creazione, di cui ancora non è stabilita la data di presentazione e, parallelamente con Manuel Rodriguez, a quella per l'Opera di Graz, che presenteremo ad aprile 2015. !!

In alto Loser Kings

foto © Costin Radu !In basso Crossfire

foto © Guido Sarli !Bio in sintesi di Umma Umma Dance Compagnia emergente diretta da Guido Sarli, dalla sua fondazione (Barcelona, 2010) è stata invitata in festival internazionali, tra cui Festival Salmon (Barcelona), Festival Mes de Danza (Sevilla), Zurich Tanz Festival, Temporada Alta Festival (Girona), Dancing Roads Festival (Bremen), Festival Danza Urbana (Bologna), European Contemporary Dance Festival (Cyprus). Le prime creazioni Barking Beauty (2010), Bad Dog No Cookie (2011), Nini-Funi (2011) sono state r iconosciute con divers i premi coreografici. Loser Kings (2012), che nasce dalla collaborazione con Manuel Rodriguez, ha ricevuto due aiuti alla creazione ed è stato selezionato per il circuito europeo Aerowaves, Dance Across Europe 2013, presentato al Festival Salmon, Mercat de les Flors (Barcelona) e in molti altri festival europei. La versione breve intitolata Fifth Corner ha ricevuto il p r i m o p r e m i o n e l C e r t a m e n Internacional de Coreografía Burgos New York 2012, la menzione speciale alla coreografia e agli interpreti nel Festival Internacional de Danza C o n t e m p o r á n e a d e C a n a r i a s Masdanza 2012, il primo premio, premio della critica e della giuria giovane al Conservatorio Superior de Danza María de Ávila de Madrid, il premio co-produzione dell’auditorio di Tenerife Certamen Coreográfico de Madrid 2012. !

(prosegue alla pagina seguente)

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Che rapporto sussiste tra la partitura coreografica di un pezzo e l’interpretazione dei

tuoi danzatori? Che cosa chiedi e su cosa lavori principalmente con loro? GS: Normalmente lavoro a un pezzo come se dovessi girare un film, quindi parto spesso da una sceneggiatura con dei personaggi definiti. Questi personaggi devono essere interpretati dai danzatori, pertanto per me è fondamentale instaurare con loro un rapporto intimo dove poter stabilire il giusto equilibrio tra le due realtà e scoprire insieme il "terzo lato del foglio", quella dimensione autentica che solo emerge quando entrambi cerchiamo la verità nella stessa direzione.

Questo numero è dedicato all’indagine del reale. Trasfigurare? Interpretare? Testimoniare? Che tipo di rapporto s’instaura nelle tue coreografie con la complessa realtà che ci circonda? GS: Mi piace osservare la realtà da diversi punti di vista, quindi il rapporto delle mie creazioni con la realtà è simile a una prospettiva mobile, dove l'occhio esterno è invitato a partecipare attivamente nella lettura della realtà del quadro in movimento.

Grazie, Guido.  (intervista a Guido Sarli del 10.12.2014)

pag. 7I Quaderni - Performance

ZOOM ON UMMA UMMA DANCE !!

Nel 2013 vince il secondo premio nel C o p e n h a g e n I n t e r n a t i o n a l Choreography Competition ed il production award for Tanzcompanie of G r a z O p e r a - I n t e r n a t i o n a l Choreography Competition No Ballet 2013. Nel 2013 crea Stuntman, presentato al Festival Salmon, Mercat de les Flors (Barcelona), al Temporada Alta F e s t i v a l 2 013 e a l F e s t i v a l I n t e r n a c i o n a l d e D a n z a C o n t e m p o r á n e a d e C a n a r i a s Masdanza 2013. Nel 2014 crea Crossfire, presentato al Festival TNT (Terrassa). La compagnia ha ricevuto residenze coreografiche in vari centri di creazione, quali Graner, Fábrica de Creación (Mercat de les Flors), Aud i to r io de Tener i f e , Cen t ro Coreografico La Gomera e Compañía Nacional de Danza. E’ attualmente compagnia residente al Graner, Fábrica de Creación (Barcelona). !!www.ummaummadance.com !!!!!!!!!!

In alto Stuntman

foto © Jaime Abascal !!A lato

Loser Kings foto © Manuel Rodriguez !

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Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo

pag. 8I Quaderni nel Mondo

I Quaderni nel mondo (ES) Daniela De Marchi

Il cante flamenco si basa da sempre su u n r e p e r t o r i o d i melodie tradizionali, t r a m a n d a t e o r a l m e n t e d i g e n e r a z i o n e i n generazione, frutto

della creatività di artisti nati e vissuti almeno due secoli fa. La melodia è un tabù, quasi un oggetto di venerazione e non si può cambiare. La si può adattare ad un testo diverso (mantenendone lo spirito), aggiungere qualche abbellimento o cambiarne il ritmo, ma il suo profilo deve rimanere riconoscibile. La tradizione è la realtà a cui attinge il flamenco, e il ruolo dell'interprete è di immergere le passioni universali degli antenati nel f lusso mutante del presente, nutrendolo dell'istante in cui si esprime. Il reale non si confonde perciò con il presente: lo amplia e lo trasfigura, complice la dedizione e maestria di coloro che l'hanno fecondato e tramandato per il nostro attuale godimento.

www.danielademarchi.es !(BR) Sergio Nunes Melo Torno a un discorso molto ricorrente oggi, per cui si afferma che l’arte

n o n d e v e a v e r e nessun riscontro con la realtà. In questo senso, i testi possono e s s e r e – a n z i , d e v o n o e s s e r e - soltanto pretesti per allestimenti retorici di un prodotto scenico.

Credo, al contrario, che non si debba fare a meno della realtà come opportunità. Mentre la danza o il cinema possono ritrattare pure astrazioni, il teatro avrà sempre b i s o g n o d e l l ’ a z i o n e , n o n necessariamente realistica, ma concreta. Una messa in scena, se vuole inchiodarci, deve tenere conto di una vera lettura. Ad esempio, l’allestimento di Le Tre Sorelle di A. Cechov di Traço Companhia de Teatro non sarebbe riuscito senza lo sforzo di raccontare una storia, che merita rispetto, oltre al fatto di costituire un capitale culturale.

In questo numero Daniela ha scelto per noi

NIVES MOLINA. Bailaora y cantaora flamenca. En flamenco se habla mucho de DUENDE. Tú, que eres un artista del cante y del baile, ¿como lo vives? NM: Para mí, el Duende es el momento en que se produce

una comunicación profunda, casi telepática entre los músicos y bailaores, una comunión.

A veces la circunstancias de la vida hacen más difícil encontrar el punto mágico, la inspiración al momento de actuar. Entonces, ¿qué pasa? NM: Entonces uno debe recogerse y buscar esa inspiración dentro de uno mismo; encontrando de una forma creativa una afinidad entre lo que se está diciendo (lo que dice la letra, por ejemplo) y el estado propio emocional del cantaor o el bailaor.

Ahora hay escuelas que enseñan a cantar, tocar y bailar flamenco. ¿El duende se puede aprender? NM: Una buena técnica podría ayudar a encontrar el Duende, pero ayuda más la capacidad de transmitir del intérprete y eso, no se puede enseñar, o lo tienes, o no lo tienes. !http://molinanieves.wix.com/nieves-molina

In questo numero Sergio ha scelto per noi

TRACO COMPANHIA DE TEATRO. The three sisters. Chekhov’s The Three Sisters staging by Florianopolis-based Traço Companhia de Teatro is a stylish masterpiece of clownery. Who would say that this play, originally produced in 1901, fits perfectly into a comic genre, confirming Chekhov’s legendary argument that

Stanislavsky used to transform his intended good-humored pieces into dramas? The adaptation also takes the risk of suppressing all secondary characters; audience members selected by the performers are addressed whenever the protagonists mention them. During the supper scene, the chosen theatregoers are talked into going to the stage and sit down on the floor, as if for a picnic. In this production Chekhov’s lightness reaches its heights: the impossible search for the ultimate meaning of life implied in the metaphoric Moscow that never materializes sounds like the most appropriate reading ever, because the pathetic reality that is dramatized by the script emerges with absolutely appropriate defamiliarization. For a sneak preview, check out the following link or watch the whole thing on the same webpage:

https://www.youtube.com/watch?v=iGaCzEi1Lu4

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pag. 9I Quaderni di Nuova Scena Antica

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RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 6 N. 4 - DICEMBRE 2014 !IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) !Desideriamo ringraziare: Marco Codutti Michel Frequin Guido Sarli e Umma Umma Dance !ARTE MUSICA PERFORMANCE

!Il prossimo appuntamento è per marzo 2015

con un nuovo numero de I QUADERNI. Felice Anno Nuovo!