di pietro nicola ilponte anno xxxvi - 5 - euro...

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il ponte Settimanale Cattolico dell’Irpinia [email protected] ANNO XXXVI - 5 - euro 0.50 sabato 6 febbraio 2010 sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 - Filiale P.T. Avellino Associato alla FISC - Iscrizione ROC n. 16599 www.ilpontenews.it VANGELO pag. 7 “Et veritas liberabit vos” ECONOMIA pag. 4 MEDICINA pag. 8 G. Palumbo F. Iannaccone L’editoriale di Mario Barbarisi “In città corre voce …” N elle ultime settimane abbiamo appreso che la D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia), ha mostrato “interesse” per presunte infiltrazioni, malavitose, meglio dire camorristiche, in Irpinia, con particolare riferimento ai cantieri aperti nella città capoluogo. Da anni nei bar, tra una tazzina e l’altra di caffè, cor- rono voci su “strani collegamenti” con alcune ditte vicine ai clan della mala. Voci che, a giudicare dall’interessamento della D.I.A. , sembrano trovare fondamento e riscontro. Dai Palazzi della città non si leva alcuna voce, continua il silenzio, mentre il prezzo del- l’illegalità, ormai diffusa, è sotto gli occhi di tutti. Alcuni mesi fa scrivemmo dei cantieri al centro della città, rac- contando, con testi e foto, la violazione delle più elementari norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, previsti dalla Legge 626. Il tutto si è consumato, e continua, in pieno centro, sotto i Palazzi di Prefettura, Provincia e Comune. Basta aprire la finestra per vedere l’illegalità! Lo scorso anno, giova ricordarlo, l’Irpinia ha pagato il suo tributo per le morti bianche, aggiungendo dati loca- li a quelli nazionali. Oggi che in questo numero scriviamo del lavo- ro che non c’è, del lavoro nero, non possiamo tacere sul lavoro insicuro. Quello che costringe centinaia e centinaia di operai ad accettare il lavoro, anche se a rischio della propria vita, è il biso- gno del compenso da portare a casa per mantenere la famiglia. Ad offrire il lavoro insicuro, molto spesso, sono organizzazioni malavitose che, risparmiando sulla dotazione di sicurezza per i lavoratori, praticano tariffe al ribasso pur di aggiudicarsi gli appalti. Qui tutto ciò è ancora possibile. Non si può preten- dere dai cittadini il rispetto delle regole fino a quando le finestre dei Palazzi resteranno chiuse. La gente vede e osserva, in città, per le strade e nei bar corre voce… POLITICA pag. 4 A. Santoli DI PIETRO NICOLA dalla trivellazione alla depurazione fino a 800 metri per tutti i tipi di pozzi Trivellazioni Pulizia Istallazione pompe Depurazioni cell. 3470041938 Centro Acustico C.so V. Emanuele Avellino tel. 082526057 S.O.S. LAVORO In Irpinia diminuisce l’offerta di lavoro e aumenta il sommerso, insicuro e sottopagato

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il ponteSettimanale Cattolico dell’Irpinia

[email protected] XXXVI - 5 - euro 0.50sabato 6 febbraio 2010

sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 - Filiale P.T. Avellino Associato alla FISC - Iscrizione ROC n. 16599

www.ilpontenews.it

VANGELO pag. 7

“Et veritas liberabit vos”

ECONOMIA pag. 4 MEDICINA pag. 8

G. PalumboF. Iannaccone

L’editoriale di Mario Barbarisi

“In città corre voce …”

Nelle ultime settimane abbiamo appreso che laD.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia),

ha mostrato “interesse” per presunte infiltrazioni,malavitose, meglio dire camorristiche, in Irpinia,con particolare riferimento ai cantieri apertinella città capoluogo.Da anni nei bar, tra una tazzina e l’altra di caffè, cor-

rono voci su “strani collegamenti” con alcune ditte vicine ai clandella mala. Voci che, a giudicare dall’interessamento della D.I.A.,sembrano trovare fondamento e riscontro. Dai Palazzi della cittànon si leva alcuna voce, continua il silenzio, mentre il prezzo del-l’illegalità, ormai diffusa, è sotto gli occhi di tutti. Alcuni mesi fa scrivemmo dei cantieri al centro della città, rac-contando, con testi e foto, la violazione delle più elementarinorme di sicurezza sui luoghi di lavoro, previsti dalla Legge 626.Il tutto si è consumato, e continua, in pieno centro, sotto i Palazzidi Prefettura, Provincia e Comune. Basta aprire la finestra pervedere l’illegalità! Lo scorso anno, giova ricordarlo, l’Irpinia hapagato il suo tributo per le morti bianche, aggiungendo dati loca-li a quelli nazionali. Oggi che in questo numero scriviamo del lavo-ro che non c’è, del lavoro nero, non possiamo tacere sul lavoroinsicuro. Quello che costringe centinaia e centinaia di operai adaccettare il lavoro, anche se a rischio della propria vita, è il biso-gno del compenso da portare a casa per mantenere la famiglia.Ad offrire il lavoro insicuro, molto spesso, sono organizzazionimalavitose che, risparmiando sulla dotazione di sicurezza per ilavoratori, praticano tariffe al ribasso pur di aggiudicarsigli appalti. Qui tutto ciò è ancora possibile. Non si può preten-dere dai cittadini il rispetto delle regole fino a quando le finestredei Palazzi resteranno chiuse. La gente vede e osserva, in città,per le strade e nei bar corre voce…

POLITICA pag. 4

A. Santoli

DI PIETRONICOLAdalla trivellazione alla depurazionefino a 800 metri

per tutti i tipi di pozzi

TrivellazioniPulizia

Istallazione pompeDepurazioni

cell. 3470041938

Centro Acustico

C.so V. Emanuele Avellino tel. 082526057

S.O.S. LAVOROIn Irpinia diminuisce l’offerta di lavoro e aumenta il sommerso, insicuro e sottopagato

2 6 febbraio 2010 Il PonteIl PonteAttualità

La sicurezza dei cittadini scaturisce dal-l’efficacia dell’azione posta in essere

per contrastare i fenomeni di criminalitàdiffusa, di inciviltà, di conflittualità nell'usodello spazio pubblico e dalla capacità dirimuovere la percezione soggettiva diinsicurezza.Una politica della sicurezza che ambiscaad avere effetti sui processi di sviluppodel territorio deve tenere presente il rap-porto tra criminalità e insicurezza perce-pita perchè l’insicurezza rischia di inne-scare effetti negativi nei processi di svi-luppo e coesione sociale di un territorio.Alla base del divario tra “sicurezza ogget-tiva” e “sicurezza percepita” c’è il muta-mento del concetto stesso della funzionedella sicurezza, avvertita come un positi-vo fattore di innalzamento della libertà edella qualità della vita del cittadino.La percezione della sicurezza, come ènoto, è uno stato dell’anima individualeche però risente fortemente degli umoriche serpeggiano all’interno della società eche non necessariamente camminano dipari passo con l’andamento dei reati.In altre parole, può succedere che, in undeterminato periodo, i reati crescano mala paura rimanga stazionaria e in un altroche l’allarme sociale aumenti pur essen-do in presenza di una riduzione nelnumero dei reati.Quello che conta, nella percezione collet-tiva, sono altri fattori quali, ad esempio:- l’efferatezza, - l’identificazione con la vittima, (donneed anziani, innanzitutto);- la prossimità, - la risonanza dell’evento delittuoso,- la sensazione di impotenza.A fronte di una domanda crescente disicurezza si rende necessario rafforzaregli aspetti di prevenzione e di coesionesociale.Essere testimoni diretti di episodi che,pur senza rappresentare veri e propri attidi criminalità, fotografano la crescita deldisagio e del degrado sociale alimenta lapercezione di insicurezza, se non altroperché dà il senso dell’impotenza del pri-vato cittadino e anche delle Forzedell’ordine.Ad esempio, vedere spesso persone chelitigano, urlano, dicono parolacce, cosìcome gli atti di vandalismo, gente ubria-ca o che si droga.Attenzione va dedicata all’integrazionetra sicurezza e coesione sociale incentra-ta su interventi di accrescimento del capi-tale sociale, tramite la diffusione della cul-tura della legalità e della responsabilità (ela distruzione del fascino delle sottocultu-re criminali), l’inclusione delle fasce mar-ginali deboli o a rischio, la tutela delle vit-time. La dimensione “locale” dell’insicurezzapercepita e la sua forte connessione congli aspetti relativi alla gestione del territo-rio e dello spazio pubblico (soprattuttourbano) necessita di un pieno coinvolgi-mento della società civile, attraverso unadecisa azione di sensibilizzazione e ade-guamento culturale rivolta prevalente-

mente ai giovani ed ai giovanissimi, peruna modificazione del contesto socio-cul-turale, in grado di rappresentare unimportante elemento “di rottura” e didiscontinuità rispetto ad un tradizionaleatteggiamento di chiusura nei confrontidelle istituzioni in genere e della sicurez-za in particolare.Le iniziative di prevenzione e di reinclu-sione sociale costituiscono la base dellasicurezza a più diretto coinvolgimentodegli enti locali, che garantiscono risulta-ti di maggiore impatto, ma sicuramentenel medio-lungo periodo: ad esempio lacostituzione di un maggior numero dispazi di socializzazione e di aggregazioneper i giovani viene indicata come la ricet-ta per contrastare la criminalità, comeanche altri interventi che influirebberosulla morfologia dei centri abitati: unamaggiore illuminazione, più aree di verdepubblico attrezzate, negozi aperti fino atardi la sera.Del resto il decreto Maroni del 5 agosto2008 dà indicazioni molto precise suiconcetti e sulle attività da porre in essereda parte del Sindaco:

Art. 1.Incolumita' pubblica e sicurezzaurbanaomissis…”per incolumita' pubblica siintende l'integrita' fisica della popo-lazione e per sicurezza urbana unbene pubblico da tutelare attraversoattivita' poste a difesa, nell'ambitodelle comunita' locali, del rispettodelle norme che regolano la vita civi-le, per migliorare le condizioni di vivi-bilita' nei centri urbani, la convivenzacivile e la coesione sociale.”

Art. 2.Interventi del sindaco“Ai sensi di quanto disposto dall'art. 1, ilsindaco interviene per prevenire e con-trastare:a) le situazioni urbane di degrado o diisolamento che favoriscono l'insorgeredi fenomeni criminosi, quali lo spaccio distupefacenti, lo sfruttamento della pro-stituzione, l'accattonaggio con impie-go di minori e disabili e i fenomeni diviolenza legati anche all'abuso dialcool;b) le situazioni in cui si verificanocomportamenti quali il danneggia-mento al patrimonio pubblico e pri-vato o che ne impediscono la fruibili-

ta' e determinano lo scadimentodella qualita' urbana;c) l'incuria, il degrado e l'occupazioneabusiva di immobili tali da favorire lesituazioni indicate ai punti a) e b);d) le situazioni che costituisconointralcio alla pubblica viabilita' o chealterano il decoro urbano, in partico-lare quelle di abusivismo commer-ciale e di illecita occupazione di suolopubblico;e) i comportamenti che, come la pro-stituzione su strada o l'accattonag-gio molesto, possono offendere lapubblica decenza anche per le modali-ta' con cui si manifestano, ovvero turba-no gravemente il libero utilizzo deglispazi pubblici o la fruizione cui sonodestinati o che rendono difficoltoso opericoloso l'accesso ad essi.”Il concetto di sicurezza quindi abbracciaun amplissimo spettro di sfaccettature,che vanno dalle più normali funzioni divigilanza e controllo del territorio attra-verso la Polizia Locale fino ad arrivare allemolto più complesse competenze inmateria di protezione civile. Il controllo del territorio, ad esempio, puògià da solo essere attuato in forme e conatteggiamenti profondamente diversi, talida risultare eccezionalmente validi odassolutamente vessatori, pur determi-nando entrambi lo stesso risultato. Lecapacità e le attitudini professionali deglioperatori della nostra Polizia Locale, adesempio, sono da troppo tempo nonvalorizzate od addirittura penalizzate infunzione di una semplice, o meglio sem-plicistica, visione del servizio molto pocoprofessionale e principalmente indirizzataalla repressione di comportamenti scor-retti. La sfida, quindi, si gioca sull’atteggia-mento che si deve modificare, sullo spiri-to del servizio che deve essere di collabo-razione e guida per la popolazione e solonei casi più eclatanti di repressione. Il vero fulcro di tutta l’attività di unaamministrazione attenta è sicuramenteriuscire ad individuare quale sia il livello dipercezione del senso della sicurezza daparte della popolazione e quindi adegua-re le scelte strategiche, il doveroso uso ditecnologie adeguate e l’ovvia utilizzazio-ne di risorse umane competenti, perottenere il miglior risultato possibile, nonsolo in assoluto, ma principalmente per-ché sia avvertito un maggior senso disicurezza. Per esempio potrebbe essere sufficienteuna strada pulita, ben illuminata, con beinegozi e magari molto velatamente con-trollata dalle forze dell’ordine, piuttostoche da telecamere, per determinare unsenso diffuso di tranquillità, di ordine equindi di sicurezza.

Per assurdo anche comportamentipoco educati, ad esempio gettare cartea terra od avere toni della voce alti,potrebbero essere scoraggiati dal solosenso di ordine e di pulizia che vi sirespirerebbe. Quella strada sarebbesicuramente percepita ed indicata comeuna strada sicura. Quindi anche l’aspet-to della riqualificazione territoriale rien-tra a pieno titolo nel più ampio discorsodella sicurezza.Altro aspetto di non poca rilevanza èquello del controllo della movida nottur-na, attività assolutamente demandata

ad altre forze di polizia. Il problema dellaguida in stato di ebbrezza, come quellodella mescita di sostanze alcoliche aminori o fuori dai limiti consentiti, investepurtroppo sempre più vaste aree dellacittà che non possono e non devonoessere abbandonate e senza controllo.Basterebbe dotare di telecamere alcuniluoghi abitualmente frequentati dai gio-vani per avere almeno un controllo adistanza, ma sarebbe invece auspicabileuna attività di educazione e di sensibiliz-zazione sul problema da parte degli ope-ratori della Polizia Locale.

Pietro Marra

Lavoro e SicurezzaIl lavoro sommerso fa aumentare gli incidenti. In tempi di crisi, molte imprese risparmiano

sulla dotazione necessaria, stabilita dalla legge 626 in materia di sicurezza L’articolo 1 della Costituzione italiana sancisce che: “L’Italia èuna Repubblica fondata sul lavoro”. Ma non mi sembra che

preveda pure che il lavoro debba essere pericoloso e in alcunicasi letale! In questo periodo di grande crisi economica mondia-le, trovare un lavoro, o riuscirlo a conservare per chi c’è l’ha, èdavvero difficile. La nostra Italia, terra di arte e di cultura, di pae-saggi incantevoli, di terreni fertili e di persone laboriose, si ritro-va oggi a fare i conti con una realtà impensabile fino a qualcheanno fa. Grandi industrie in difficoltà con fatturati in caduta libe-ra, produzione agricola sempre più in panne, visti i bassi costi deiprodotti all’origine. Piccole e medie imprese che chiudono i bat-tenti per mancanza di commissioni, artigiani che non riescono amettere sul mercato i loro prodotti perché quelli industriali “simi-li” ai loro costano molto di meno! E così si potrebbe continuareall’infinito. Neanche il turismo, fino a qualche anno fa uno dei set-tori trainanti dell’economia italiana, riesce a farci risollevare unpo’. Tutto questo, mentre i nostri politici ci dicono che la crisi èpassata, che siamo oramai nella fase della risalita, e che fra qual-che tempo avremo tutti più soldi da poter spendere per far sì chele industrie possano produrre! Guardando la realtà dei fatti inve-ce ci ritroviamo a dover fare i conti con intere famiglie allo sban-do perché il lavoro precario e la cassa integrazione di molteaziende ha reso instabile la loro quotidianità. Se prima non si riu-sciva a superare la terza settimana del mese, ora si deve cerca-re di vivere giorno per giorno per cercare di racimolare qualcosaqua e là, soltanto briciole di fronte ai veri bisogni di una famiglia.Tutto questo costringe molte persone a cercare anche lavori incui le più elementari norme di sicurezza non vengono proprioprese in considerazione, o almeno non fino in fondo. L’insicurezzasui luoghi di lavoro: ecco una vera e propria emergenza che assil-la il nostro Paese, da nord a sud, e che ogni tanto riemerge pre-

potentemente sull’onda di gravi fatti di cronaca, come l’incendioalla Thyssen Krupp di Torino e di Terni, o gli incidenti all’Ilva diTaranto, resa famosa per l’appunto per la gravissima incidenzadegli infortuni sul lavoro, a cui si aggiunge il fatto di cronaca, veri-ficatosi a Bergamo, la settimana scorsa: un giovane operaio,coniugato, con due figli minorenni, è dato fuoco dopo esserestato licenziato. Basta un semplice numero a descrivere concre-tamente l’emergenza delle morti bianche: in Italia muoiono perlavoro circa quattro persone al giorno. Ecco perché occorre ini-ziare a monitorare i luoghi dell’insicurezza, i cantieri come le fab-briche e tutte quelle realtà che vedono in posizione di svantag-gio sin dall’inizio i lavoratori più inesperti, quelli saliti da qualchegiorno su un ponteggio o quelli che sotto un capannone dovreb-bero beneficiare del periodo di formazione e invece, magari subi-scono ricatti. Molto spesso il giogo dell’insicurezza mortale colpi-sce proprio i più deboli, i precari. Bisognerebbe perciò andare avedere che cosa succede nelle aziende. Molto spesso quandoavvengono incidenti del genere, si coglie la notizia quasi consuperficialità. Si dice magari che è stata una fatalità, oppuresemplicemente “stava facendo il suo lavoro”, oppure:era il rischiodel mestiere! È assurdo! Una persona esce al mattino per anda-re a guadagnare il pane e non sa che ogni cosa che lascia nongli apparterrà più, la casa, le cose guadagnate con tanti sacrifici,ma soprattutto gli affetti! È proprio il dolore di chi resta e chesicuramente non riuscirà a farsene una ragione, quello a cui noimolte volte non pensiamo. A volte i familiari delle vittime nonvengono neanche risarciti come dovrebbero, perché magari leimprese in cui lavoravano non erano preposte a fare determina-te cose, o fatto ancora più grave, non avevano assicurato queilavoratori! Noi speriamo sempre che chi governa stia un po’ piùattento non solo a fare le leggi, ma a farle applicare. Se ci sonodelle responsabilità dietro ogni morte o infortunio grave sul lavo-ro, bisogna punire chi è responsabile di non aver vigilato o resoinsicuro l’ambiente lavorativo. Perché non ci si può rassegnare alfatto che per poter vivere, un uomo deve rischiare di morire.

Graziella Testa

SI PUÒ MORIREPER VIVERE?

36 febbraio 2010Il PonteIl Ponte AttualitàIntervista con il Segretario della CISL Mario Melchionna

Segretario, il 2010, secondo fonti gover-native, è l’anno della ripresa economica.In Irpinia possiamo dire di essere fuoridalla crisi?Assolutamente no. Non ci riconosciamo affat-to in questa previsione.Qual è, allora, la situazione vista da unosservatorio privilegiato qual è un sinda-cato, come la CISL, fortemente radicatosul territorio?Noi raccontiamo la realtà, siamo in possessodi dati precisi, non sono cifre a caso. E sullabase di questi dati sentiamo di lanciare, comepiù volte fatto, un appello a tutte le forze poli-tiche, e sottolineo tutte, per offrire un contri-buto ad uscire dalla crisi.Crisi, quindi, che c’è ancora?Dati alla mano sfido chiunque a dire il contra-rio. E dirò di più: per i prossimi sei mesi aspet-tiamoci il peggio. Solo intervenendo con deci-sione, e subito, potremo raccontare di unasituazione sempre critica ma almeno stabile.La sua è una previsione?Certo, lo è! Ma sulla base di dati. Non so fran-camente altri come facciano a parlare di ripre-sa senza avere elementi. Noi li abbiamo e citeniamo a diffonderli sulla stampa e anchesugli istituti di statistiche. Glieli consegno, lipubblichi pure. Li abbiamo presentati nelcorso di una conferenza lo scorso mese didicembre.Con quale risultato?Quasi zero. Vale a dire che non c’è stata larisposta desiderata. Per un problema lavoro

che è un emergenza ritengo ci sia stato unimpegno della politica quasi nullo.Perchè la politica è assente?Non c’è radicamento, i politici non sentono lagente e di conseguenza non avvertono i pro-blemi delle comunità.Come rimediare?C’è assoluto bisogno di cambiare l’attualelegge elettorale. I cittadini devono poter sce-gliere, a mio avviso, i loro rappresentanti nelParlamento.Il lavoro è, oramai, un emergenza nonpiù solo del Sud ma nazionale…A maggior ragione! Considerando i problemipreesistenti c’è da aspettarsi di più.Cosa intende quando dice di più, cosa sidovrebbe fare?Innanzitutto non consentire insediamentiindustriali a carattere temporaneo. Per farquesto bisogna realizzare una programma-zione e un piano industriale che tengano effet-tivamente conto delle potenzialità e dellerisorse del territorio.In effetti, le industrie irpine insediatesidall’’80 in poi sono: o ad alto indice diinquinamento, o hanno subito trasforma-zioni, o in tantissimi casi hanno addirittu-ra chiuso.Quello della chiusura è poi un altro capitolo,perché noi come sindacato dobbiamo tutelarei lavoratori e non possiamo certo permettereche le fabbriche chiudano lasciando senzaassistenza alcuna i dipendenti.L’ultimo appello lanciato dalla CISLriguarda la FMA, quale futuro?Dipenderà solo dalla volontà della politica.Non si può consentire alla FIAT di riceverecontributi dallo Stato, quindi da tutti i cittadi-ni, e poi di guardare al mercato scegliendo didelocalizzare le proprie industrie, sia le princi-pali che quelle dell’indotto FIAT, all’estero per-ché la manodopera costa meno.Noi ci batteremo come sindacato affinché ciònon avvenga, ma per vincere non dobbiamoessere soli. Questo ovviamente vale ancheper la politica: se decide di impegnarsi nonpuò fare a meno del sindacato.

Secondo il Segretario Generale della Cisl Irpina Mario Melchionna, l’annun-cio della Fiat di mettere in cassa integrazione 30 mila lavoratori per 2 setti-mane è una decisione inaspettata e singolare: “Non si può arrivare ad unaconclusione rispetto alla vicenda Fiat nel pieno delle trattative con ilSindacato, soprattutto considerando l’ imminente incontro del 29 gennaio!La Cisl chiede a tutti i politici e parlamentari campani, di qualsiasi corrente,di attivarsi in ogni modo, affinché questo pericolo sia scongiurato. In parti-colare, dovrebbero farsi promotori nei confronti della Fiat e quindi diMarchionne , di una proposta che possa evitare la chiusura di tutti gli stabi-limenti Fiat in Campania. Al Governo, in questo caso al Ministro dello svilup-po e delle attività produttive Claudio Scajola, si chiede che il rinnovo degliincentivi sia legato unicamente al mantenimento dei livelli occupazionalinelle aziende e alla produzione nel nostro Paese. Questa è la posizione dellaCisl, anche rispetto agli altri settori del mercato”.

Mentre in Italia diminuisce il numero degli infortuni sul lavoro, l’Irpinia per le morti bianche, invece, è al decimo posto della graduatoria nazionale. Negli ultimi cinque anni la media è rimasta invariata. Ma il dato preoccupante resta il rapporto tra infortuni e morti che colloca l'Irpinia tra le prime 1O province italiane.

DA LUGLIO AD OTTOBRE 2009Centro impiego Iscritti Avviati Licenziati

Avellino Uomini 16.812 4.995 2174

Donne 25.326 3.095 1986

Totale 42138 8.090 4160

Ariano Irpino Uomini 1.274 695 622

Donne 2.812 546 437

Totale 4.086 1.241 1059

Calitri Uomini 2.320 512 513

Donne 2.206 384 435

Totale 4.526 896 948

Grottaminarda Uomini 6.855 1.091 812

Donne 5.821 902 708

Totale 12.676 1.993 1.520

S. Angelo Dei L. Uomini 6.889 1.365 805

Donne 5.914 838 431

Totale 12.803 2.203 1.236

Totale Uomini 34.150 8.658 4.926

Provinciale Donne 42.079 5.765 3.997

Totale 76.229 14.423 8.923

Una cena barocca che nobiliti ed esalti isapori ed i prodotti tipici dell'Irpinia. E' ilprincipio ispiratore della seconda iniziativadel progetto dell’EPT di Avellino, FuocoBarocco, intitolata “Alla Corte del principediVino” che si terrà presso il CastelloBaronale di Taurasi, sede dell'enotecaregionale, il prossimo 12 febbraio 2010. Per l’occasione, dalle ore 20,00, il centrostorico di Taurasi si trasformerà in unagrande festa dove i visitatori , accolti dal-l’animazione dello Studio Festi e da gigan-tesche dame dalle enormi gonne trapun-tate di luci da proiezioni caleidoscopiche eda una spettacolare danzatrice in una cio-tola d’acqua, potranno degustare, inappositi stand allestiti lungo la strada cheporta al castello, prodotti tipici locali sele-zionati dalla Coldiretti e dallo S.T.A.P.A.Ce.P.I.C.A. di Avellino e, soprattutto, i treimportanti vini DOCG d’Irpinia, il Taurasi,il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo.La tradizione e la cultura popolare irpinasarà rappresentata da alcuni gruppi fol-kloristici e da suonatori e cantori a bracciomentre i falò e la cucina tipica di Taurasi

saranno curati dalla locale associazione “Ilcampanile”.Molto interessanti anche il laboratorio delgusto con prodotti del territorio e delle“Comunità del Cibo di Terra Madre” a curadi Slowfood Irpinia Colline dell’Ufita eTaurasi e la degustazione di vini irpiniDOCG curati dall’ Associazione ItalianaSommelier di Avellino (ingresso su pre-notazione);Per l’appuntamento gastronomico all’in-terno del castello, invece, saràl'Associazione Cuochi Avellinesi, presiedu-ta da Luigi Vitiello e l' I.P.S.S.A.R. - Istitutoalberghiero "Manlio Rossi-Doria" diAvellino - a proporre una cena in perfettostile barocco, con portate finemente ela-borate che riprendono gli usi culinari delSeicento. Nulla è lasciato al caso, considerando chedietro la scelta delle portate c'è stato unlungo lavoro di ricerca che ha confermatoil tratto tipicamente barocco che caratte-rizza la cucina irpina. Dopo la fase rinasci-mentale, infatti, la cucina del temposposò i canoni della nuova era, affidando-

si all'elaborazione di portate dai gustidecisi. Proprio nell'arte culinaria irpina, siindividuano i caratteri più pregnanti delBarocco che hanno influenzato la provin-cia di Avellino. Il 12 febbraio, “Alla Corte del PrincipediVino”, gli ospiti del castello di Taurasisaranno accolti da un pasticcio di cinghia-le al tartufo nero, per poi passare ad unazuppa di farro, con fagioli, castagne e fun-ghi.“Tutti ingredienti – spiega Luigi Vitiello,presidente dell'Assocuochi – utilizzati nel-l'epoca Barocca, come testimonia anchela ricerca effettuata dalla docente di lette-re del Manlio Rossi Doria, la professores-sa Mariacarmela Sete. Non saranno solole pietanze, a veicolare un salto tempora-le di oltre 4 secoli – aggiunge Vitiello – maanche la cura nei dettagli scenograficidelle tavole imbandite per l'occasione, chericalcheranno le illustrazioni del tempo”.Il Barocco, del resto, soprattutto perquanto riguarda le realizzazioni pittoriche,non è per niente avaro di proposte cheper colori, scenografia e luci, risaltano i

temi dell'agricoltura e dei prodotti dellanatura. La cena prevede, dopo le prime due por-tate, una chiusura con maialata e pepero-ni con “codognata”. Ovviamente nonpotevano mancare i vini locali di grandepregio ad una corte così riccamenteimpreziosita. Saranno il re Taurasi ed iprincipi Fiano e Greco i degni protagonistidi supporto alla cena barocca, proposti inabbinamento dal presidentedell'Associazione Italiana Sommelier diAvellino, Angelo Maglio. Per i dolci Assocuochi e Ipssar si sonoorientati su un babà ed una cioccolata conmousse al caffè alimenti che iniziarono atoccare le sponde italiane circa un secolodopo la scoperta dell'America da parte diCristoforo Colombo, caratterizzando lacucina dell'età Barocca. La torta finale sarà realizzata, in perfettostile barocco, da Carmen Vecchione diDolciArte.I posti per la cena al castello saranno apagamento e fino ad esaurimento delladisponibilità. Il ricavato sarà interamente

devoluto in beneficenza alla fondazione“Francesca Rava” che sta assistendo lapopolazione terremotata di Haiti. Il biglietto per la cena, fissato in 35,00

euro a persona, potrà essere acquistatoon line sul sito internet ufficiale, www.fuo-cobarocco.it o presso l’Info-Point dell’EnteProvinciale per il Turismo di Avellino in viaDue Principati, 32 A ad Avellino.Per informazioni è possibile contattarel’EPT di Avellino al numero 0825/747321

•Sito ufficiale: www.fuocobarocco.it/ -E. mail [email protected]

Comunicazione e Marketing on line.

Contatti telefonici 0825.781203 – 347.6246171

S.O.S. LAVORO

4 6 febbraio 2010 Il PonteIl PontePolitica ed Economia

FISCO A MISURA DI FAMIGLIA:

IL QUOZIENTE FAMILIARE

““AA TTUU PPEERR TTUU CCOONN IILL FFIISSCCOO”” a cura di Franco Iannaccone

Nei giorni scrsi durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, nel-l’aula magna del Palazzaccio a Roma, il Procuratore della Corte

di Cassazione Vitaliano Esposito, alla presenza delle massimecariche dello Stato, e del Presidente della Repubblica GiorgioNapolitano, nella sua ampia relazione ha , tra l’altro, messo inevidenza anche i ritardi della giustizia civile che penalizzano,soprattutto, le aziende. Ad esempio, secondo l’alto Magistrato, inItalia occorrono 1.210 giorni (quasi 4 anni) per recuperare uncredito; la durata media di un giudizio civile in Corte d’Appelloè di 1.549 giorni (circa 5 anni); per un giudizio di separazio-ne bisogna attendere, quando tutto va bene, 740 giorni (oltre 2anni).Secondo l’indagine della Banca Mondiale, l’Italia sui tempi ecosti della giustizia occupa il 156° posto della classifica mon-diale. Si trova tra Guinea Bissau e Gibuti (Africa), mentre glialtri paesi della Comunità Europea si trovano quasi tutti nei primi29 posti.I costi maggiori per la giustizia lenta li sostengono laLombardia (20% dei ritardi), il Lazio il 13,4%, la Campania il10,7%, l’Emilia Romagna l’8,8%.In Italia troviamo 4.809 procedimenti ogni 118mila abitanti,contro i 2.345 della Germania. Meno della metà si trovano inUmbria, Basilicata e Sardegna.La Presidente della Corte d’Appello Manuela Romei Passetti, laprima donna a ricoprire tale prestigioso incarico, ha denun-ciato che “con un organico irrisorio è impossibile assicurare ilrispetto della legge… A fronte di una sopravvenienza media per unanno di 3.151 processi se ne prescrivono almeno il 25%, unquarto del lavoro della Polizia Giudiziaria, delle Procure, deiGiudici di 1° grado… A causa della cronica assenza dei magistra-ti, infatti trascorrono mediamente 272 giorni (quasi un anno)tra la sentenza di 1° grado e l’arrivo alla Corte d’Appello...un processo su sei arriva oltre un anno dalla pronuncia della sen-tenza di primo grado.Dopo queste fosche tinte, occorre, oggi più che mai, riordinare lagiustizia con la riforma del “Sistema processuale civile che vasfrondato” – secondo il Presidente della Cassazione VincenzoCarbone, il quale si chiede se sia possibile mantenere “il lussodi tre gradi di giurisdizione…”

4 anni per recuperare un credito,

oltre 2 anni per una separazione.

L’Italia al 156° posto mondiale

assieme al Guinea – Bissau (Africa)di Alfonso Santoli

Le famiglie italiane hanno un carico fiscale tra i più alti d’Europa.

L’attuale sistema fiscale rispecchiala famiglia tipo del secolo scorso,

nella quale un solo componente, di rego-la l’uomo, percepiva un singolo redditocon cui provvedeva alle esigenze dellamoglie e figli: nella famiglia contempora-nea il quadro è cambiato, perché un soloreddito medio di lavoro non è più suffi-ciente per la famiglia, e quindi, per sceltao necessità, il lavoro della donna, ove pos-sibile, diventa indispensabile, perchéanche se il numero dei figli è diminuito, èdi converso aumentato il loro costo. Inpassato il reddito familiare coincideva

con quello dell’uomo, mentre, oggi, acausa del fatto che le famiglie differi-scono per numero di figli e percettoridi reddito, diventa indispensabileprendere come esplicito riferimento ilreddito familiare e tenerne conto ai finidell’imposizione fiscale. In effetti il sistemafiscale italiano si va trasformando, correg-gendo la base individuale di imposizionein modo da tenere conto del numero e tipidi componenti attraverso meccanismi didetrazione: il reddito familiare è il punto diriferimento per l’erogazione degli assegnial nucleo familiare, così come si diffondel’utilizzo dell’ISEE (Indicatore dellasituazione economica equivalente),per numerose prestazioni sociali quali adesempio gli asili nido. Va prendendoforma un sistema misto, che privilegia l’in-dividuo nella fase del prelievo, e tieneinvece conto, in molti casi,del redditofamiliare nel momento della spesa: inquesto modo per il cittadino diventa piùcomplicato ricollegare il sacrificio dell’im-posta al beneficio delle prestazioni. Inmateria fiscale la semplicità è virtù dellademocrazia. Un modo semplice ed intuiti-vo per basare l’imposta sulla dimensionedel nucleo familiare è quello del quozien-

te familiare.Infatti il quoziente familiare è unmeccanismo che prevede un’impostasui redditi delle persone fisiche che,in sostanza, cala all’aumentare delnumero dei componenti il nucleofamiliare. Ad esempio quello adottato inFrancia si applica all’intera famiglia e si dif-ferenzia dallo “splitting”, che è limitato,invece, ai redditi dei coniugi e che è invigore in Germania. La “famiglia fisca-le” in Francia comprende contribuen-te, coniuge e figli minorenni, maanche familiari invalidi conviventi. A

ciascuna di queste persone viene asse-gnata una quota numerica, la cui sommaè utilizzata per ottenere il quoziente fami-liare e l’imposta da versare. In estremasintesi, in una coppia sposata i figli valgo-no metà quota, ma a partire dal 3°, val-gono una quota intera. Questo sistemaconsente di ridurre la progressività del-l’imposta, a tutto vantaggio delle famiglie.Per questi motivi sopra rappresentati, lefamiglie italiane sognano la Francia: nonsognano, certo, di espatriare, ma di averelo stesso sistema di tassazione , basatoOltrealpe su quel quoziente familiare che,invece, da noi è confinato, da anni, neldibattito teorico, senza mai trovare con-creta applicazione. E’ solo di pochi gior-ni fa l’ultimo rinvio sancito dal pre-mier Berlusconi, che non fa altro chepromettere, per poi fare, regolar-mente, marcia indietro.Invece da uno studio portato avantidalla Cgia, la prolifica associazione, infatto di studi e ricerche, degli artigia-ni di Mestre, si ha la dimostrazione -cifre alla mano – dell’estrema convenien-za che i nuclei familiari avrebbero se inItalia si adottasse lo stesso sistema tran-salpino (vedi tabella).

Infatti prendendo come parametro quellodi una famiglia composta da marito emoglie con due figli a carico, titolare di unsolo reddito da lavoro dipendente, è statoevidenziato che la perdita netta per ilnucleo che vive nel nostro “Belpaese”varia da 4.662 euro se il redditoimponibile annuo è di 30mila euro,fino a salire a 32.346 euro, se il reddi-to, invece, ammonta a 150mila euro.Mentre al livello intermedio di 55milaeuro, l’importo che la famiglia italianadeve versare al Fisco supera di 13milaeuro rispetto alla somma versata dallasua “equivalente” francese. Le cifre siriducono,invece, se nella famiglia italianasono sia il marito che la moglie a portarea casa un reddito (nel nostro sistema,come è noto, i nuclei a doppio redditosono avvantaggiati): in questo caso leoscillazioni variano da 2.494 euro dirisparmio fiscale, a quota 30mila di reddi-to, ai 25mila, al livello di 150mila euro direddito.Da tutto questo studio emerge chia-ramente che nonostante gli sgravifiscali concessi in questi decenni daivari governi che si sono succeduti, siadi sinistra che di destra, il peso delleimposte sulle famiglie italiane è anco-ra troppo eccessivo, in special modoper quelle mono reddito che costitui-scono quasi la metà dei nuclei fami-liari ed una tipologia familiare con-centrata prevalentemente al sud e trale più colpite dalla crisi economicaancora in atto.A questo maggiore carico fiscale rispettoagli altri paesi europei, le famiglie italianesono, altresì, oggetto di ulteriori costi,dovuti all’inefficienza del nostro sistemapubblico a partire dai lunghissimi tempi diattesa per effettuare visite specialistichepresso i nostri ospedali che costringonomolte persone a rivolgersi a strutture pri-vate con aggravi di costi. Oppure all’ina-deguatezza del nostro sistema di traspor-to pubblico che spesso obbliga molti italia-ni ad usare l’automobile privata per recar-si al lavoro. L’auspicio è che anche nel nostropaese, al più presto, si possa arrivaread un sistema di tassazione chetenga conto della composizione delnucleo familiare. Solo così si potràattuare la tanto agognata giustiziafiscale ed alleggerire il carico di impo-sta che affligge le famiglie italiane eportarlo, non dico, a quello auspicabi-le dei nostri “cugini” francesi, macertamente ad una misura più equa egiusta, considerata la grossa spere-quazione che esiste, tuttora, nei paesimembri dell’Unione Europea, dovel’Italia è la “cenerentola” dal punto divista fiscale.

I ritardi della Giustizia civile

TASSE A CONFRONTOIl carico fiscale Irpef sulla famiglia (*)

Dati in euro

Reddito (imponibile irpef)

della famiglia: 30.000 euro

FRANCIA

Mono e bireditto

ITALIAMono reddito Bireddito

Carico fiscale sulla famiglia

Maggiore imposta pagata in Italia

348 5.010

4.662

2.842

2.494

Reddito (imponibile irpef) della famiglia 55.000 euro

Carico fiscale sulla famiglia

Maggiore imposta pagata in Italia

2.988 15.989

13.001

10.530

7.542

Reddito (imponibile irpef) della famiglia 150.000 euro

Carico fiscale sulla famiglia

Maggiore imposta pagata in Italia

25.324 57.670

32.346

50.331

25.007

(*) Nucleo familiare composto da marito e moglie e due figli a carico. I redditi sono da lavoro dipendente

56 febbraio 2010Il PonteIl Ponte Chiesa e Cultura

Negli articoli prece-denti, ci siamo sof-

fermati sulle verità fon-damentali dell’Eucaristia.Alla loro luce, ora avvia-mo lo svolgimento diquanto ci eravamo pre-

fissato: trovare le ragioniteologiche dell’affermazio-

ne di San Tommaso d’Aquino,secondo cui nel sacramento eucari-stico è contenuto tutto il mistero dellanostra salvezza. Ma per procederelungo tale percorso, in buonaparte inesplorato, è necessario,come già si è accennato negliarticoli introduttivi, avvalersi diuna nuova metodologia teologicache integri la prospettiva storico-salvifica, adottata quasi in sensoesclusivo dalla moderna indagineteologica, con quella del“Mysterion” e con quella, stretta-mente ad essa collegata, dellamistica.Per avere contezza di quanto detto, cisembrano significative queste paroledel primo scrittore che ci offre unasintesi teologica della fede cristiana,Sant’Ireneo di Lione: “Dobbiamocercare di risolvere le questioni…stu-diando il mistero e l’economia di Dioquale è e crescere nell’amore di Coluiche ha fatto e continua a fare cosìgrandi cose per noi” (AdversusHaereses, II, XLI, 1). Bisogna,quindi, studiare insieme il miste-ro e l’economia di Dio. In San

Paolo, nella Lettera agli Efesini1,9-10, i due termini, mysterion edoikonomia, esprimenti concetti erealtà diversi, sono così connessi:“Egli (il Padre del Signore GesùCristo) ci ha fatto conoscere il‘mysterion’ della sua volontà…diricapitolare in Cristo tutte le cose nell’‘oikonomia’ della pienezza deitempi”. L’ “oikonomia” è l’attua-zione storica, nei tempi, del“mysterion” eterno di Dio. NellaPrima Lettera ai Corinzi 4,1, SanPaolo si considera come “oikono-mos”, economo, amministratore“mysterion Theou”, dei misteri di Dio,segnatamente del mistero del Cristo.L’ “oikonomia” è lo sviluppo deimisteri di Dio nella loro successionelungo il corso della storia della salvez-za. Ma tale sviluppo è inseparabiledal “mysterion” della volontà di Dio.Ancora nella lettera agli Efesini 3,9,San Paolo parla dell’ “oikonomia toumysteriou”, dell’economia, delladispensazione del mistero, nascostoda secoli nella mente di Dio. Il miste-ro eterno della volontà di Dio si rea-lizza nella storia, nell’economia dellastoria della salvezza, ritmata dallasuccessione dei misteri divini (crea-zione, alleanza, incarnazione delVerbo ecc.). Il “mysterion” è la

volontà di Dio, tesa ad attuarlonell’ “oikonomia” storico-salvifi-ca; l’ “oikonomia” è l’attuazionestorico-salvifica del “mysterion”della volontà di Dio. Nel Mistero ècontenuta tutta l’economia, nellasua concezione, nella sua previ-sione, nella sua progettazione;nell’economia è contenuto tutto ilMistero, nella sua dispensazionestorico-salvifica. Questa compenetrazione tra“Mysterion” ed “oikonomia” ci sem-bra venga scissa dalla gran partedella teologia moderna, segnata-mente dalla sua tendenza “narrati-va”. Le conseguenze negative siriversano, in particolare, sulla intelli-genza dell’Eucaristia, confinata in unlembo della storia della salvezza edisancorata dagli altri misteri salvifici,mentre alla luce del “Mysterion” essaè rivelata come il centro della storiadella salvezza e la sintesi di tutti imisteri. San Tommaso questo haintuito. Ma c’è di più. Sant’Ireneo col-lega lo studio del mistero e dell’eco-nomia con la crescita nell’amore diDio. E’un chiaro riferimento a quel-l’esperienza della vita di amore inDio, che si chiama mistica. Il“Mysterion”, che si realizza nell’“oikonomia”, rinviene il suo com-pimento nella nostra unioned’amore con Dio, unione mistica,spirituale. Una teologia, che nonpreveda tale compimento mistico,che non sia innervata dalla mistica, si

riduce o ad una sterile narrazione oad un’arida speculazione.L’insegnamento teologico corrente,che emargina la mistica dai suoi pro-grammi, ristagna su una compren-sione parziale, limitata, superficialedella Parola di Dio, con effetti deva-stanti sulla formazione cristiana. Lacrisi, che oggi attanaglia l’ecclesialitàitaliana, incomincia dai Seminari edalle Facoltà teologiche.La nostra investigazione sul misteroeucaristico, diretta alla penetrazione,quanto più possibile profonda, dellasua verità rivelata, è tutta incentratasull’unità tra Mistero, economia stori-co-salvifica e mistica. Sotto questoaspetto, siamo coscienti di inoltrarcisu sentieri tutti da esplorare. Il “Mysterion”, da cui dipendono sial’economia della salvezza, sia lamistica che ci inserisce in essa, è larealtà salvifica fondamentale, origi-naria ed escatologica, cui va rivolta lanostra attenzione, radicata sulla rive-lazione biblica, sulla sua tradizioneecclesiale, sulla sapienza magisteria-le della Chiesa cattolica.Il teologo del “Mysterion” di Dioè San Paolo. Il termine “mysterion”,nel Nuovo Testamento, è appan-naggio, quasi esclusivo, dell’epistola-rio paolino. Tuttavia, uno studio del

Padre D. Deden, che porta la datadel 1936, ha mostrato che la prepa-razione remota del pensiero di SanPaolo come dell’uso della parola“mistero” affonda le sue radicinei libri sapienziali dell’AnticoTestamento e nel profeta Daniele.Il Padre Louis Bouyer ha fatto anco-ra di più, risalendo le fasi dell’AnticaAlleanza, fino a giungere alla Paroladivina del Mistero, nella sua origina-ria purezza, nell’inizio in cui si è fattaascoltare da Abramo, padre dei cre-denti, accendendo in lui un’esperien-za di Dio, che è propria della mistica.Ritornando al Nuovo Testamento, vasottolineato che nel Vangelo di SanGiovanni, anche se il termine“mistero” non è mai usato, quanto inesso è contenuto riceve un ulterioreapprofondimento, in particolare, perquanto riguarda il rapporto tra ilMistero e la mistica. La fede, perl’evangelista, infatti, è un credere cheapre alla visione e alla contemplazio-ne. Il prologo giovanneo, poi, comeha evidenziato R.H. Lightfoot, ha unsuo riscontro nelle prime parole concui si apre il Vangelo di San Marco,mentre la rivelazione dei misteri e delmistero del Regno di Dio costituisce ilcuore dell’insegnamento di Gesù, neiVangeli sinottici. Dunque, il Mistero di Dio, evange-lizzato dalla Parola, che “in prin-cipio” era presso Dio e che neltempo si incarna, dimorando inmezzo a noi, è il filo conduttore di

tutta la storia della salvezza, cosìcome ci è rivelata dall’interaSacra Scrittura. Il “Mysterion”, dicui San Paolo ci offre un’ampia e arti-colata comprensione, è tutto sedi-mentato nella tradizione biblica, findal principio della Parola che erapresso Dio. Questa Parola nonsolo dice, ma realizza ciò chedice; è una Parola in atto, chenon si rivolge all’uomo solo perfarsi udire, ma per entrare nellasua vita e per attuare in luiun’esperienza di Dio. Mistero emistica sono inscindibili, fin dalprincipio.Il “Mysterion” è l’inizio e la con-sumazione escatologica dellastoria della nostra salvezza edella sua “oikonomia”, è il lorodinamismo mosso dalla volontàeterna di Dio, è la loro normaregolatrice, è il loro criterio diintelligibilità, è il principio di unitàdegli eventi-misteri che l’attra-versano. Come si può capire la sto-ria della salvezza senza la luce del“Mysterion”, rivelato dalla Parola cheera presso Dio e vissuto nell’espe-rienza mistica?Cercheremo di far emergere, dallanostra ricerca, la verità che propriol’Eucaristia è il “Mysterion” di Dio.

“Mysterion”, “oikonomia” e mistica

di MicheleZappella

Michelangelo Buonarroti: Dio creatore - Cappella Sistina, Città del Vaticano

SECONDO IL SUO CUORE

“Vi darò pastori secondo il mio cuore”, promette ilSignore per bocca del profeta Geremia. E il sorriso

di Albino Luciani, papa per trentatré giorni col nome diGiovanni Paolo I, sembra suggerire l’eco di questa pro-messa. Nel sorriso di Luciani si scorge il cuore di Dio, e laSua tenerezza, la Sua Misericordia. Quella Misericordiacui, nel testo originario delle Scritture, in ebraico, ci si rife-risce come alle viscere di una donna. La lingua ebraica è

lontana dai sofismi del greco o del latino, è una lingua fattadi carne, di terra: la misericordia di Dio non è un sentimen-

to, un concetto astratto; è la sensazione fisica delle viscere di una madreche soffre insieme al figlio. Il sorriso di Luciani, però, non parla solo dellamisericordia del Padre; parla anche del cuore del Figlio. Cuore innanzitut-to umile e obbediente. Umiltà e obbedienza sono proprio le due cifre dellavita sacerdotale di Albino Luciani. Invero, il sacerdote o è umile ed obbe-diente, come Maria, o non è. Tantomeno può immaginarsi che l’una o l’al-tra virtù possa essere slegata dall’altra: l’umiltà che non è obbediente èvuota modestia; e l’obbedienza che non si fondi sull’umiltà si riduce ameschino servilismo. L’aveva capito Luciani, che scelse come motto epi-scopale quell’ “Humilitas” che già San Carlo Borromeo aveva scelto comeproprio programma e stemma. Un’umiltà che porta innanzitutto a rico-noscere la propria miseria, a prendere cognizione della realtà di polveredell’uomo. Per il futuro Giovanni Paolo I ciò significa, tra l’altro, lasciareche il primato nella nostra vita sia di Dio, e quindi della preghiera. Predicaad alcuni novelli sacerdoti, durante un corso di esercizi spirituali: “Comesi fa a questo mondo, inclinati al male come siamo, deboli come siamo,a non pregare? A non chiedere la grazia, l’aiuto di Dio? Vuol dire che nonsi ha proprio cognizione della realtà, che non si è capito proprio niente...non si può mica andare avanti senza preghiera!”. La presa di cognizionedella nostra miseria, tuttavia, non atterrisce il cristiano, ma lo spinge acercare con cuore sincero Dio e la sua Divina Misericordia. “Miseria etMisericordia”, secondo l’endiadi di Sant’Agostino. “Il Signore è un padreche aspetta sulla porta. Che ci scorge quando ancora siamo lontano, es’intenerisce, e correndo viene a gettarsi al nostro collo e a baciarci tene-ramente... Il nostro peccato allora diventa quasi un gioiello che gli pos-siamo regalare per procurargli la consolazione di perdonare”. Il giovaneAlbino, sacerdote da poco, trascorre molte ore nel confessionale, aspet-tando in preghiera le anime bisognose della misericordia che solo Dio puòconcedere. Da vescovo, ritornando nella prima parrocchia dove avevaprestato servizio, guardando il confessionale, sussurrerà: “Quanto hoconfessato!”. Per Luciani – come per i grandi santi sacerdoti – la confes-sione rappresenta, insieme al Sacrificio della Messa, il compito specificodel presbitero, al quale egli dovrà dedicare la maggior parte, se non latotalità, delle sue energie. Davvero il futuro Pontefice vivrà sempre, ancheda vescovo, quel suggerimento che un altro santo sacerdote, SanJosemarìa Escrivà, dava ai suoi confratelli: “Quando qualche penitente tichiamerà per confessarti, tu lascia tutto per dedicarti a lui”. Ma don Albinoimpone anche a se stesso un frequente ricorso al confessionale, consi-gliando ai suoi seminaristi e confratelli la confessione con frequenza alme-no settimanale: “Cercate di essere fedeli. Un po’ di fatica, ma poi si stameglio, si è più contenti, si riprende forza. Anche il continuo pentimento,il continuo umiliarsi è utile e salutare”. In questa umiltà è radicata l’obbe-dienza del sacerdote Luciani; obbedienza che durerà sempre, fino all’ul-timo istante della sua vita, e che sempre lo porterà a conformare il pro-prio cuore e la propria mente alla mente e al cuore del Sommo Pontefice.Appena eletto papa, nell’omelia per la presa di possesso della BasilicaLateranense, confiderà: “Io ricordo come uno dei punti solenni della miaesistenza il momento in cui, messe le mani in quelle del mio vescovo, hodetto: «Prometto». Da allora mi sono sentito impegnato per tutta la vitae mai ho pensato che si fosse trattato di una cerimonia senza importan-za”. L’obbedienza è certamente la promessa più dura di quelle compiutedal sacerdote: con la povertà e la castità si rinuncia a “qualcos’altro”,mentre con l’obbedienza si rinuncia a qualcosa di proprio: alla propriavolontà. Ma è la rinuncia che fece Cristo, e quella che Cristo chiede aisacerdoti. Se è vero che oggi il mondo ha bisogno di sacerdoti santi, ciòsignifica che oggi il mondo ha bisogno di sacerdoti obbedienti. Poco primadel conclave che lo elesse pontefice, Luciani, Patriarca di Venezia, ad ungruppo di Focolarini citò questo pensiero di Bernanos: “Io la amo questaChiesa, così com’è. Se per caso domani mi trovassi fuori dalla Chiesa nonci starei neanche cinque minuti, a costo di trascinarmi in ginocchio, car-poni, ma io farei di tutto per rientrarci”. Con questo spirito, Luciani vissesempre il suo sacerdozio, lasciando nel cuore di chiunque avesse avuto ache fare con lui la sensazione di stare dinanzi a niente altro che ad unsacerdote.

Il “Mysterion ”, che si realizza nell’ “oikonomia”, rinviene il suo compimentonella nostra unione d’amore con Dio, unione mistica, spirituale.

L’anno Sacerdotale e i Papi: Giovanni Paolo I

di LuigiTesta

6 6 febbraio 2010 Il PonteIl PonteDiocesi

Sono un frequenta-tore assiduo della

parrocchia del Rosarioma in genere nondelle celebrazioniEucaristiche. In real-tà, quando scendo

per il Corso con unpasso piuttosto rapido,

all’altezza della Banca d’Italia, senzarendermene conto, incomincio a ral-lentare ed ogni volta, con mio stessostupore, mi accorgo che ho un granbisogno di incontrare il Crocifissodella Chiesa del Rosario… quel Cristoche sembra, guardarlo a lungo,come animarsi di spasmi di dolore.È un amore antico, iniziato ai tempidel Liceo (quando il Colletta era ospi-tato nell’attuale Convitto); allora eraun rapporto strumentale, legato aduna possibile interrogazione oppurea qualche disavventura sentimentale(ricordo, in particolare, un amoreadolescenziale molto infelice, da cuinon riuscivo a liberarmi). Chiedevo aquel volto coperto di aculei “protezio-ne sindacale”: del resto la mia fedeera allora in pieno subbuglio, strettanel binomio “se Dio c’è, perché alloratante ingiustizie?... vuol dire allorache non c’è”. Eppure anche alloranon potevo fare a meno di sostarenella penombra della navata davantia quel corpo piagato e quello sguar-do velato di serena accettazione;sentivo che lì vi era la risposta ai mieitormenti ma il messaggio non supe-rava la barriera delle tensioni intellet-tuali e ormonali di me diciassettenne,che studiavo Kant, Heghel e Marx ecominciavo a prendere contatto conla psicanalisi. Ritorno dopo tanti anni “in veste uffi-ciale” per intervistare Padre GiovanniBotta, dell’ordine domenicano; hoascoltato già qualche sua conferenza(una molto puntuale sul tema delpeccato) ma soprattutto leggo sul “ILPONTE” le settimanali esegesi del

Vangelo della domenica. Ne ho rica-vato la sensazione di un sacerdotericco di cultura biblica, ma capaceanche di assumersi la piena respon-sabilità di guida sicura non solo dellacrescita spirituale delle persone sin-gole ma di un intero gruppo e comu-nità.L’inizio del colloquio sembra confer-mare questa sensazione: infatti,mentre sostiamo nella sacrestia,entra una signora ed annuncia che ilviaggio diocesano quest’anno toc-cherà Santiago de Compostela (in

coincidenza dell’anno santo di SanGiacomo)……. È come invitarmi anozze, avendo io fatto a piedi unaparte consistente del “Camino”.Subito ne magnifico gli effetti positivisulla mia vita e, poi, aggiungo conenfasi: “Vi deve essere lì un’energiaparticolare, che tocca chiunque, sia icredenti che gli atei”. Il commento diPadre Botta è esemplare: “Noncredo a questi aspetti esoterici;sono, invece, convinto che il pel-legrinaggio sia di per se stessoun modo di ritrovarsi: il cammi-nare, il tendere verso una meta,il procedere da soli favoriscono ilraccoglimento interiore, creandole condizioni di un dialogo since-ro con le proprie radici spirituali.Del resto già S. Girolamo include-va la peregrinatio tra le più altedimensioni di fede”. La capacità del mio interlocutore diricondurre ad una centralità di fedel’esperienze interiori, depurandoledai rischi di un miracolismo dispersi-vo, diviene il leitmotiv del nostroincontro. In effetti, questa tematicaritorna immediatamente, appena cisediamo in una stanzetta-studiomolto sobria e funzionale.“Padre, ho notato che le sue ese-gesi sulle pagine de “IL PONTE”sono accompagnate sempre dauna preghiera che ha accenti divero e proprio lirismo. È come sein lei ci siano due livelli: quellodottrinario, molto fecondo, eduno più nascosto pervaso di spi-rito contemplativo”“Dobbiamo intenderci sul signifi-cato della parola contemplazio-ne. In genere viene consideratacome una specie di estraniamen-to o fuga dal mondo. Al contrario,io sono convinto che l’uomo con-templativo è chi riesce ad avereuna percezione ed una consape-volezza della realtà molto piùprecisa e dettagliata di quella

abituale. Ti voglio fare un esem-pio…… quando Pietro e Giovannicorrono al sepolcro per verificarela strabiliante notizia dellaResurrezione del Cristo, è proprioGiovanni, da vero contemplativoa cogliere per primo tutti i segnidella avvenuta Resurrezione (lebende per terra)…. E poi giungePietro”.Dalle parole di Padre Giovanni intui-sco che questa qualità davvero raradi contemplazione attiva è proprio ilcentro intorno a cui orbita l’intera

parrocchia del Rosario. Questacomunità si svela soprattutto comeun luogo di formazione dellecoscienze:“Siamo impegnati ad offrire aicredenti un itinerario di fede, checonsenta di leggere la realtà allaluce del Cristo. In questo senso,se vi è una forma di carità, intesacome solidarietà concreta ai fra-telli più bisognosi, vi è anche unacarità della Parola, che aiuta adincontrare Dio, che ci parla nelprofondo di ognuno di noi”. “Ho notato che in molte parroc-chie vi sono due grosse proble-matiche legate alla pastorale: ildifficile rapporto con i giovani e ilSacramento della Riconciliazionespesso trascurato dai fedeli”.“Sono problematiche che affron-tiamo (insieme agli altri due con-fratelli) con la necessaria sereni-tà. Cominciamo dai giovani!Bisogna trovare il giusto equili-brio tra il giovanilismo superficia-le e il moralismo sterile. Lasobrietà e l’accoglienza sono isegni concreti della nostra sensi-bilità alle tensioni ed allo sbanda-mento delle nuove generazioni.Credo che questo sia il motivo diuna forte presenza organizzativadi A. C. nella nostra parrocchia(quest’anno circa 120 iscritti).Noi puntiamo ai tempi lunghi,spesso silenziosi e nascosti, dellaformazione spirituale; per questonon cerchiamo di organizzaremanifestazioni eclatanti, chelasciano il tempo che trovanosenza modificare in nulla la real-tà. Usando un’immagine culina-ria, potrei dire che noi offriamo laricetta per mangiare ma bisognache chi la riceve abbia la volontàe i tempi giusti per cucinarla.Comunque, i risultati della nostraazione sono evidenti; basta veni-re alla messa domenicale delle12.00 e delle 18.00 per scorgeretantissimi giovani. Noi cerchiamodi offrire una vera e propria dire-zione spirituale, seguendo un

metodo educativo, che poggia suuna serie di premesse e tappe dacondividere. È lo stesso processodi crescita, che cerchiamo difavorire per il Sacramento dellaRiconciliazione”.Mentre illustra queste notazioniPadre Giovanni mi porge degli opu-scoli (scritti da lui) che raccolgonocon un linguaggio semplice e profusodi spiritualità un serie di indicazioni econsigli, accompagnati da opportuniriferimenti biblici. Sembrano quasi iprovvidenziali Bignami del liceo, checi accompagnavano lungo i ripidi espesso scoscesi sentieri degli esami;non posso fare a meno di osservaredentro di me quanta cura e sensibili-tà questo sacerdote profonde perservire la parola di Dio. Queste pagi-ne sono come i semi evangelici, che,piantati nel terreno della vita fruttifi-cano irraggiati dal calore della fede.In particolare il mio interlocutore mimostra alcune pagine del librettodedicato alla Misericordia di Dio e delSacramento della Riconciliazione.“Vedi, per noi il cosiddetto esamedi coscienza non è un oscuroelenco di colpe…. Anzi è l’occa-sione provvidenziale per cercareinsieme al sacerdote di districarei nodi che soffocano la spirituali-tà personale. Non a caso noi sud-dividiamo la confessione in trefasi (seguendo le riflessioni del

Cardinale Martini): Confessio Laudis = in che cosaposso ringraziare Dio in questotempo?Confessio Vitae = individuaretutto ciò che blocca la maturazio-ne della propria fede, non solo lecolpe gravi ma il viluppo, il sotto-bosco delle mancanze più lievi,che, però, alimentano i peccatipiù dannosi. Confessio Fidei = la scopertadella misericordia di Dio, per cuil’atto di dolore diventa manife-stazione di fede.Una confessione di questo tiponon è solo un lavacro purificato-re ma diviene la base per unarinascita interiore. Forse per que-sto registriamo una sovrabbon-danza di confessioni, a cui cer-chiamo di rispondere, nonostan-te il nostro numero ristretto”.“Un’ultima domanda: la parroc-chia del Rosario viene spessoidentificata con la cosiddetta“Avellino bene”, cioè la borghe-sia ricca, che abita lungo il Corso.È proprio così?”La risposta di Padre Giovanni Bottava diritta al bersaglio ed è come ilsuggello a questo sorprendenteincontro: “Esiste ancora una borghesia adAvellino?”

Comunità di fede e formazione spiritualela parrocchia del Rosario

Padre Giovanni Botta

A colloquio con Padre Giovanni Botta, parrocco della Chiesa del Rosario

di AmletoTino

NNEELLLLAA CCAASSAA DDEELL PPAADDRREE

Sono trascorsi sei anni dal giorno che lo stimato dottor AntonioVolpe ha lasciato questa terra per tornare alla Casa del Padre.Originario di Paternopoli, medico condotto d’altri tempi, preparatoe umile, ha dedicato la sua vita per i suoi numerosi pazientiPremuroso verso quanti avevano bisogno di cure e di un consi-

glio. Il dottore Antonio non si è mai risparmiato, vivendo la sua professione comeuna vera e propria missione. Ancora oggi, parenti,amici e pazienti ne sentono lastruggente mancanza. Una Santa Messa in suffragio sarà officiata da Don GiovanniGraziano e Padre Andrea Cardin, sabato 6 febbraio, alle ore 17.30 presso la Chiesadi Torrette di Mercogliano. Alla vedova Maria Cappuccio e ai due figli, che hannoentrambi continuato la professione medica, Pino e Linda, va il cordoglio solidale del-l’intera redazione del settimanale Il “Ponte”.

Con la sentenza diseparazione, ma

ancora prima quando iconiugi compaionodinanzi al Presidente delTribunale per i provvedi-menti cautelari in attesa

del giudizio vero e proprio, il giudicedeve decidere a quale dei coniugiaffidare i minori.La prospettiva da privilegiare è sem-pre quella della massima tutela dellepersone deboli, che in questo casosono i figli. Se quindi il rapporto con igenitori è arrivato a tal punto di con-flitto da non consentire l’affidamentocongiunto o condiviso, si possonoavere due tipi di soluzioni: l’affida-mento può essere in favore di unodei due coniugi o addirittura di unterzo, se entrambi i genitori hannodimostrato di non poter garantire allaprole l’affetto e l’educazione di cuihanno bisogno. In questo senso affi-datario sarà quel genitore che abbiadimostrato, con la sua condottaprecedente alla separazione di potergarantire ai figli di ridurre al massimoi danni derivati dalla disgregazionedel nucleo familiare, assicurando loroil migliore sviluppo della personalità.Perciò il giudice dovrà compiere ungiudizio prognostico (cioè una previ-sione basata su concreti elementi difatto) circa la capacità del padre odella madre di crescere ed educare ilfiglio nella nuova situazione di geni-tore singolo, giudizio che, ancoran-

dosi ad elementi concreti, potrà fon-darsi sulle modalità con cui ilmedesimo ha svolto in passato ilproprio ruolo, con particolare riguar-do alla sua capacità di relazione affet-tiva, di attenzione, di comprensione,di educazione, di disponibilità ad unassiduo rapporto, nonché sull'ap-prezzamento della personalità delgenitore, delle sue consuetudini divita e dell'ambiente che è in grado dioffrire al minore.Ecco che allora dove queste con-dizioni non sussistano, l’affidamentodel minore o dei minori potràavvenire anche all’esterno del nucleofamiliare, considerando però talesituazione non solo suscettibile diessere rivisitata dopo un brevetempo, ma anzi da sottoporre anecessaria revisione, al fine diricondurre il minore nel suo ambientefamiliare nel più breve tempopossibile.Uno dei casi in cui il giudice deveapprofondire bene se ricorrono gliestremi di un affidamento ad unterzo (un parente o addirittura unastruttura apposita), è quello che siverifica quando c’è una separazionecon addebito a carico di uno dei coni-ugi per violazione dei doveri fonda-mentali verso la famiglia (come unrapporto stabile con un personadiversa dal coniuge), a cui cor-risponde nell’altro coniuge il desideriodi soddisfare il proprio istinto distrut-tivo della figura dell’altro.

Infatti i meccanismi psicologici, che siscatenano nel minore nel quale sisuscita continuamente odio versol’altro genitore e verso le personecoinvolte nella situazione, possonoavere effetti non solo deleteri maaddirittura devastanti dell’immaturapersonalità del soggetto, fino a deter-minarne l'esaurimento di tutti i mec-canismi difensivi fisiologici, con il ris-chio di farlo scivolare dallo stato pre-morboso ad uno stato psicotico di dif-

ficile o impossibile remissione; effettipermanenti sulla personalità delminore che le decisioni sull’affida-mento devono in tutti i modi pre-venire o almeno limitare.Il giudice, quindi, deve esprimere ungiudizio globale, estesa alla misura eal modo con cui ciascuno dei genitorideve contribuire al mantenimento,alla cura, all'istruzione, e all'edu-cazione dei figli nel modo migliore etutti i provvedimenti che riguardano

la prole ne sono la naturale con-seguenza. È allora sbagliato ritenereche dal comportamento reciproco deigenitori scaturisca necessariamenteuna decisione sui figli, perché questadeve tenere in considerazione esclu-sivamente il loro interesse morale,sociale ed economico e non trasfor-marsi nel mezzo per premiare opunire uno dei coniugi.

*dottore in diritto canonico

76 febbraio 2010Il PonteIl Ponte Vangelo

Raffaello: Arazzo "La pesca mira-colosa"Raffaello dipinse per la CappellaSistina nove cartoni poi trasformati inarazzi nella bottega di Rieter VanAelst a Bruxelles (1514-1519).Contenevano le storie di Pietro e diPaolo per rafforzare il tema teologicodel ministero apostolico del Papa.In questo arazzo, oggi conservatocon gli altri nella Pinacoteca Vaticana,è rappresentata la vocazione di Pietrodopo la pesca miracolosa. Un lembodi terra con piante erbacee e treuccelli sulla riva (sorpresi anch'essiper il miracolo della pesca sovrab-bondante sembrano avvertire la pre-senza del Messia); uno specchiod'acqua disteso in diagonale che siallunga in lontananza; un altro lembodi terra obliquo; infine, sull'orizzontemolto alto, un cielo variato di nubileggere e chiare, con uccelli in voloche segnano la profondità. Un pae-saggio mattutino incantevole. Vicinoal primo piano, sull'acqua limpida daimolti riflessi, le due barche in lineatrasversale, sproporzionatamente

piccole per far risaltare l'importanzadei personaggi. Gesù è maestoso e

calmo. Gli altri sono eccitati ed emo-zionati per il miracolo. Pietro eAndrea riconoscono il Salvatore e loadorano. Invece sull'altra barcaZebedeo e i suoi due figli sono anco-ra assorti nel lavoro.

Le letture di questa domenica,che la Chiesa italiana dedica allavita, possono essere lette in modounitario perché le lega un temacomune: la vocazione. Si tratta divocazioni diverse, ma tutte hannouna cosa fondamentale in comune:ogni chiamata viene capita e accetta-ta se c'è l'esperienza di incontro per-sonale con Dio e con Cristo.Si comincia con la visione di Isaia: neltempio di Gerusalemme egli contem-pla il "Signore seduto su un trono altoed elevato". È un incontro improvvi-so che lo segnerà per tutta la vita.Dio appare in tutta la maestà di Re,attorniato dai "serafini" ("i brucianti")pronti ad eseguire gli ordini divini,che cantano e proclamano Dio come

il "Santo, Santo, Santo", Signore del-l'universo e assolutamente trascen-dente, infinitamente perfetto e di ine-sauribile ricchezza, di una bellezzairresistibile. Dio è mistero "tremendoe affascinante", vederlo con occhi èmorire perché è troppo bello e "Tuttala terra è piena della sua gloria", cioèè piena di Lui. A contatto col Dio tre volte "santo"Isaia avverte, con angoscia, la pro-pria indegnità di peccatore. Dio lopurifica da ogni colpa, a iniziare dalle"labbra", perché Isaia dovrà parlarein nome di Dio. Una è la parola delprofeta: "Eccomi".

Nel Vangelo Gesù è seduto sullabarca di Simone mentre la folla glifa ressa intorno. Gesù ordina di tor-nare a pescare dopo un'intera nottedi lavoro senza frutto. Simone si affi-da alla parola del Maestro, poco gliimporta di un nuovo insuccesso. Ilmiracolo strepitoso dice ancora unavolta che ci si può fidare della parola

di Gesù. È a questo punto cheSimone fa la stessa esperienza diIsaia. Da una parte riconosce lapotenza di Dio in Gesù; dall'altra lapropria condizione di peccatore esupplica Gesù di allontanarsi perchési sente indegno di stare alla sua pre-senza. Gesù, "l'amico dei peccatori",non si allontana, ma lo chiama e lotrasforma in pescatore di uomini. Gliapostoli e la Chiesa non faranno altroche questo, nei secoli e nei millenni:portare salvezza e accogliere tuttinella barca dove sta Gesù, vivo epresente in mezzo a loro.Anche Paolo, nella lettera ai Corinti,afferma che se lui e gli apostoli siaffaticano nell'annunziare il Vangelo,è perché hanno incontrato Gesùrisorto: "Apparve a Cefa, ai Dodici,...a Giacomo ...a me". È questaesperienza che li trasforma in testi-moni appassionati.

La spiegazione del Vangelo dioggi è semplice, basta paragonarsiagli apostoli e riconoscersi loro com-pagni nell'insuccesso ma anche stra-biliati di come possa cambiare la vita– dentro e fuori – quando ne percor-riamo pure un solo tratto alla seque-la di Gesù, guidati dall'eco delle sueparole. Il sentirci niente somiglia alla"crisi" di Isaia, di Pietro e di Paolo.Anche noi ci percepiamo falliti e sup-plichiamo salvezza. Che è come dire:Signore, resta con noi. La missioneche realizza una vocazione è tuttaqui, nel far sentire questa presenza diDio alla folla di solitudini che fa ressaintorno.Sulle rive del lago di Genesaret le retiquasi si strappavano per il troppopesce. È stato così per la Chiesa degliapostoli e delle prime comunità cri-stiane, sebbene perseguitate. Puòesserlo anche oggi, attraversando lacrisi di ogni chiamata. Perché dasempre l'avventura di uno trascinaradicalmente anche gli altri.

Angelo Sceppacerca

“Signore, allontanati da me che sono un peccatore”.... “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”

La liturgia della Parola: V domenica del Tempo Ordinario

La rubrica - La famiglia nel diritto a cura di Enrico Maria Tecce*

Luca 5,1-11Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e lafolla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due bar-che ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salìin una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra.Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate lereti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta lanotte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Eavendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompeva-no. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiu-tarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasiaffondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù,dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stu-pore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per lapesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo,che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poisarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e loseguirono.

8 6 febbraio 2010 Il PonteIl Ponte

BOOM DEGLI INVALIDI AL SUD

MEDICINA E SALUTE a cura di Gianpaolo Palumbo

La scorsa settimanasottolineammo di

come potevamo esserecontenti perché viviamopiù a lungo degli altripaesi occidentali. Il

clima, l’alimentazione mediterranea,la sanità disponibile per tutti e perogni tipo di patologia, prestazionisociali garantite anch’esse a tutti i cit-tadini, ci pone al vertice della pirami-de della buona salute generale.L’aspettativa di vita è altissima per cuila popolazione invecchia sempre piùe gli invalidi civili, di conseguenza,aumentano negli anni. L’I.N.P.S. (Istituto Nazionale dellaPrevidenza Sociale) ha pubblicato lasettimana scorsa i numeri relativi agliinvalidi civili nel nostro paese per l’an-no 2009 che sono molto eloquenti: 2milioni e seicentomila a fronte dei2.262.048 dell’anno precedente. Unbel balzo in avanti che riguardasoprattutto le regioni del meridioned’Italia.Pur considerando che l’invecchia-mento della popolazione è fisiologicol’INPS ha deciso di intensificare i con-trolli contro i falsi invalidi soprattuttoin quattro regioni: Campania, Sicilia,Calabria e Puglia. Quasi a voler sotto-lineare di come ci sia il sospetto chele organizzazioni malavitose “territo-riali” possano in qualche modo entra-re nel discorso più ampio e serio dellasalute. L’Istituto non parla di questiargomenti in maniera diretta maafferma che la distribuzione geografi-ca degli invalidi parla chiaro, almenoper l’anno 2008 e fa l’esempio delconfronto tra sette regioni del Nord

(Lombardia, Piemonte, Liguria,Veneto, Friuli Venezia Giulia, EmiliaRomagna e Toscana) e sette del Sud(Molise, Campania, Puglia, Basilicata,Calabria, Sicilia e Sardegna).Nelle prime vi sono 960.826 invalidiper 28 milioni di residenti, mentre inquelle meridionali su 19 milioni diabitanti si pagano 907.891 assegni diinvalidità.

In base a questo rapporto tropposproporzionato l’INPS ha deciso chenel 2010 si effettueranno 100.000verifiche in aggiunta alla normaleattività di verifica della permanenza omeno dei requisiti sanitari e redditua-li. A questi controlli si aggiungonoquelli che dall’aprile del 2009 l’INPSgià effettua e che rientrano nel pianodei 150.000 già previsti. Quindi allafine dell’anno in corso le revisionistraordinarie arriveranno al numerodi 250.000. Un primo e “benefico” effetto questesuper revisioni lo hanno già ottenuto.Infatti ben al 15% dei controllati sonostate revocate le pensioni. C’è undato da leggere con molta attenzionee da approfondire: 20.000 personenon si sono presentate alle visite.A fine di maggio del 2009 le visitecosiddette “straordinarie”, adottateper il la prima volta nel nostro paese,avevano sortito un alto numero diannullamento delle prestazioni. Veroè che per il passato c’erano ognitanto controlli a campioni, ma le cifreerano modeste. Oggi si parla di gran-di numeri e per il futuro l’obiettivo èdi essere ancora più larghi nella veri-fica coinvolgendo un numero moltomaggiore di invalidi. Ovviamente il

controllo sarà esercitato su pensioni,assegni ed indennità di accompagna-mento. Le verifiche straordinariedell’INPS sono entrate a far parte delpacchetto welfare della legge finan-ziaria. Se si mantiene l’alto indice direvoca, come è accaduto fin’ora, lostato recupererà dalla mancata ero-gazione degli assegni, solo per l’annoin corso, ben 50 milioni di euro.Si parla sempre male della nostraCampania, anche perché l’ultimoscandalo dei “falsi pazzi” è stato sco-perto a Napoli il mese scorso, manelle revoche al maggio 2009 i nostri

corregionali non sono poi andatitanto male. Nel senso che la percen-tuale delle revoche non ci ha colpitoallo stesso modo di altre regioni. Si è riscontrata l’anomalia dellaSardegna che con la sua percentualedel 21,37% è seconda solo alla Sicilia(21,97%) e che nonostante questodato è esclusa dai prossimi centomi-la controlli che l’INPS sosterrà in regi-me di straordinarietà.

Nella speciale classifica delle revo-che la Campania è quinta con il suo15,61%, perché dopo la Sicilia e laSardegna, al terzo posto troviamo la

Calabria con un 18,68%, la Pugliacon un 16,50%.La regione più “virtuosa” è statal’Umbria con il suo 3,88%. Hannofatto di peggio sia le Marche (3,87%)che il Molise (4,35%).L’unico argomento su cui dissentire èperché la Sardegna con tutte le suerevoche non verrà più controllata pertutto il 2010 in via straordinaria eperché tra le uniche quattro da con-trollare è stata inserita la Campaniache è sola quinta nella classifica dellerevoche? Gradiremmo sapere ilperché.

96 febbraio 2010Il PonteIl Ponte

“Opera di Giovanni Spiniello. Copyright © Associazione Culturale Giovanni Spiniello. Tutti i diritti riservati 2009” www.giovannispiniello.it

Nei precedenti duearticoli si è analizzato

(sinteticamente e senzaalcuna pretesa di esaus-tività) il ciclo dei rifiuti inIrpinia. Si è quindi prova-to a valutare cosa suc-cede nelle fasi della pro-duzione, raccolta, tratta-mento e smaltimento. Le

criticità, nel ciclo dei rifiuti, vengono datutte quelle attività che non rientranonella gestione e sono a monte e a valle.Nella fase di produzione, oltre alle con-suete difficoltà, tipiche di ogni societàpost industriale, derivanti dall’imballag-gio e confezionamento dei prodotti,bisogna considerare il fenomeno del-l’abbandono indiscriminato in mon-tagna dei rifiuti. Problematica che noninteressa a molti, visto che fannonotizia solo le pile dei rifiuti in città eormai nemmeno quelle. Un esempio?Le aree di sosta sul tratto autostradaledella Avellino-Salerno! Nessuno sisconvolge più di tanto nel vedere unincremento di rifiuti che prosegue indis-turbato da mesi e mesi, mentre nes-suna attività di ripulitura è in atto.Figuriamoci cosa può succedere sullenostre montagne, nei fiumi, nei boschiirpini. Per quanto riguarda la raccolta,la fase più debole è quella del controllodella qualità del conferimento, ma quisi può realmente intervenire. C’è lacentralizzazione del servizio a livelloprovinciale e abbiamo dalla nostra ladimensione dei centri della provincia.La raccolta porta a porta in Irpinia sipuò realizzare ovunque. Non abbiamocerto i problemi del napoletano e caser-tano. Inoltre ci sono percentuali di rac-colta differenziata molto alte in diversi

comuni piccoli e medi. Questo è unbuon segnale. Resta il nodo centrale: il trattamento elo smaltimento dei rifiuti. Fra non moltola discarica di Savignano sarà piena e sidovrà decidere se e dove costruire unanuova discarica. Premesso che DifesaGrande non è stata bonificata (e questodovrebbe essere il passo propedeuticoa qualunque altro nuovo “progetto”), sipossono considerare altre opzioni.Proviamo a scartare l’inceneritore, otermovalorizzatore che dir si voglia.Perché? Perché comunque la pensino ipolitici di destra e sinistra inquina l’ariae non risolve il problema delle ceneri.Ceneri altamente tossiche che poiandrebbero in discarica in ogni caso.Discariche che insistono sul cuore delpiù importante bacino imbrifero dell’in-tero appennino meridionale e quindidel sud. Non dimentichiamo che forni-amo acqua a milioni di persone inCampania, Puglia e Basilicata. Quindicosa fare? Si può intervenire a monte,attraverso campagne di comunicazionemirata e controlli e sanzioni sulla dif-ferenziazione, arrivando ad una sogliaabbastanza alta e, in parallelo, prog-ettare un impianto TMB. Il TMB è ilTrattamento Meccanico-Biologico, unatecnologia di trattamento a freddo deirifiuti indifferenziati che abbina proces-si meccanici e processi biologici (diges-tione anaerobica e compostaggio). Inquesto modo, dopo aver raggiunto unabuona percentuale di differenziazione,ciò che resta può essere avviato in unimpianto TMB, dove avviene l’ulteriorepassaggio. Nell’impianto automatizzato la frazioneumida (l’organico da bioessicare) vieneseparato dalla frazione secca (carta,

plastica, vetro, ecc.). La frazione seccain parte viene riciclata, in parte usataper produrre combustibile derivato dairifiuti (CDR) rimuovendo i materialiincombustibili.I processi biologici sono la digestioneanaerobica e il compostaggio.Nella digestione anaerobica, semplifi-cando, particolari microrganismiscindono la componente biodegrad-abile dei rifiuti. In questa fase si pro-duce biogas (quindi combustibile) e unprodotto derivante dai rifiuti riutilizz-abile in agricoltura. Il compostaggiotratta l’organico con microrganismiaerobici producendo anidride carbonicae compost. Se si fa un piccola ricerca si vedrà cheil TMB è una alternativa proposta datutti i Comitati antidiscarica e anti

inceneritore, tra gli altri il ComitatoAntidiscarica di Chiaiano, che ho avutola possibilità di ascoltare in un incontroa Napoli. Puntualmente, alle loro pro-poste, si sono sentiti rispondere che ilTMB non era possibile. L’Irpinia rispettoa quel territorio, però, ha davvero lapossibilità di passare a questo sistema.Possiamo arrivare a buone percentualidi differenziazione, siamo 400.000 per-sone, non abbiamo inceneritori sul nos-tro territorio, non abbiamo ancora chiu-so il ciclo dei rifiuti con un’altra discari-ca e non abbiamo un termovalorizza-tore in costruzione.Nell’impianto TMB di Vedelago, inprovincia di Treviso, (che non gestiscela frazione umida e utilizza solo sistemimeccanici), riutilizzano il 99% del rifiu-to conferito dalla raccolta differenziata

residenziale porta a porta e dai rifiutiindustriali di commercianti ed artigiani.Nell’impianto, diretto dalla Dott.ssaCarla Poli, il rifiuto non differenziabileviene estruso e tritato finemente finoad ottenere un granulato provenienteprincipalmente da residui di plastica. Inquesto modo si ottiene una sabbia sin-tetica che viene utilizzata come materi-ale di alleggerimento in edilizia e per lacreazione di oggetti quali sedie e pan-chine, ad esempio. Con la realizzazionedi un impianto del genere (unitamentead una soluzione per il trattamento del-l’umido e il controllo e aumento delladifferenziata) si potrebbe chiudere,definitivamente, il ciclo dei rifiuti inIrpinia. E non è un’invenzione, né unafolle proposta, si tratta solo di fatti.Verificabili.

VirginianoSpiniello

Foto V. Spiniello

Rubrica “TERRAVERDECIELOAZZURRO”Il ciclo dei rifiuti in Irpinia: Trattamento Meccanico Biologico a Freddo. Terza ed ultima parte

E’ una pianta acquati-ca perenne originaria

del nord America, appar-tiene al genere di cuifanno parte numerosepiante ornamentaliperenni e annuali molto

coltivate nei nostri giardini. Si presentacome una rosetta compatta di grandifoglie verde scuro, in primavera dallarosetta cresce lo stelo di colore rosso, car-noso, molto ramificato, che raggiungefacilmente i 100-120 di altezza, su cuisono presenti numerosi boccioli rossovivo; questi ultimi sbocciano a partire dallabase della rosetta, rivelando bellissimi fioricolor carminio con petalo basso tribolato equello più alto bilobato; gli stami sono riu-niti a formare un tubo. In tarda estate pro-duce delle capsule legnose piene di semi.Preferisce le posizioni soleggiate, ma sisviluppa senza problemi anche a mez-z’ombra, purchè sia posta in luogo lumino-so. Non teme il freddo, anche se nei luo-ghi con inverni molto rigidi è opportunoriparare la rosetta basale dalle gelate trop-po persistenti; in estate è preferibileombreggiare nelle giornate particolar-mente calde. Gradisce terreni molto

umidi, sulle rive di corsi d’acqua o di baci-ni; volendo può essere coltivata anchelontano dall’acqua, sia in piena terra che invaso, ricordando però che necessita digrandi quantità d’acqua e che quindi vaannaffiata abbondantemente e spesso,senza mai lasciare asciugare il terreno. Inprimavera è possibile seminare le lobelie,in un miscuglio di torba e sabbia in partiuguali, ricordando di mantenere il terrenosempre umido; coltivare le nuove piantinein vaso per almeno un anno e porle adimora primavera successiva. In primave-ra e in autunno è possibile dividere i cespidi rosette basali, ottenendo nuove pianti-ne, che vanno fatte svernare in luogo ripa-rato, prima di essere poste a dimora l’an-no successivo. Esiste pure una varietà dilobelia cosidetta “erinus”, dal portamentoprostrato, che la rende adatta come pian-ta per angoli rocciosi o panieri appesi. Hasottili fusti flessibili, elastici, di colore verdee piccole foglioline; raggiunge i 10-15 cen-timetri di altezza. Da aprile fino a i primifreddi, produce un cascata di fiori tubolari,di colori viola, blu o azzurri. Di facile colti-vazione, è molto diffusa nei giardini delNord Europa .

VITA NEL VERDE di Oksana Coppola

LA LOBELIA

10 6 febbraio 2010 Il PonteIl Ponte

La giornata dell’orro-re, della vergogna

per l’Europa, dellacaduta nel baratro perla Germania., è quellache si è celebrata il 27gennaio scorso, chesimbolicamente viene

denominata la “Giornata dellaMemoria”. Tale ricorrenza serve asottolineare l’impossibilità di dimenti-care l’Olocausto degli ebrei ed ancheil ricordo di quanto accadde, dellemostruosità che hanno indelebil-mente macchiato la storia delNovecento: sia di monito alle gene-razioni future. Le immagini a cuiabbiamo assistito, attraverso lastampa o la televisione, possonodare davvero il senso di quel cheaccadde, di cosa è stata la Shoah:gruppi di donne nude con in braccio iloro bambini, fosse piene di cadaveriammucchiati.A settant’anni dall’istituzione deicampo di sterminio e a sessantacin-que della liberazione, il 27 gennaio1945, l’orrore è ancora evidente eanche l’umiliazione, la forzata perdi-ta di ogni dignità. I filmati ci hannomostrato delle scene orribili: bambi-ni abbandonati agonizzanti per stra-da, passaggio di carretti carichi dicadaveri, anche loro nudi, come spo-gliati non solo dei poveri vestiti, maanche di uno sguardo pietoso,ammonticchiati comes sacchi. Certamente, le parole rischiano dirisultare vuote di senso, addirittura

fastidiose, mentre dovrebbero averela forza di comunicare la verità e farrivivere l’emozione di quel che èaccaduto.La “Giornata della Memoria”, che rac-chiude in sé uno dei momenti piùdrammatici della nostra storia con-temporanea è stata istituita, in Italia,dal Parlamento con la legge numero211 del 20luglio 2000 e che ci fariflettere sulla Shoah, termine che inebraico significa desolazione, cata-strofe e disastro.. “La RepubblicaItaliana – si legge nel primo articolodella suddetta legge – riconosce il

giorno 27 gennaio, data dell’abbatti-mento dei cancelli di Aushwitz, gior-no della memoria, al fine di ricorda-re, la Shoah (sterminio del popoloebraico), le leggi razziali, la persecu-zione italiana dei cittadini ebrei, gliitaliani che hanno subito la deporta-zione, la prigionia, la morte, nonchécoloro che si sono opposti al proget-to di sterminio, e rischiando la pro-pria vita hanno salvato altre vite eprotetto i perseguitati”.Ad Avellino, oltre a varie manifesta-zioni che si sono svolte in alcuni isti-tuti scolastici, è stata allestita una

mostra, nello spazio socidell’Ipercoop , dal titolo “A forza diessere vento”. La suddetta mostra,che comprende diversi pannelli, èuna iniziativa del Comitato Soci diAvellino e della Direzione Didattica“Camillo Renzi” di Mugnano delCardinale. A rendersi promotrice didetta esposizione è stata la professo-ressa Gaetana Aufiero, nota studiosadi storia locale, che ogni anno èimpegnata nella ricerca e nello studiodei temi legati alla Shoah. Alcuni diquesti pannelli ritraggono le immagi-ni dello sterminio degli zingari rastrel-

lati in ogni Paese europeo e gasatitutti ad Aushwitz nel campo B HEnella notte tra il 31 luglio ed il 1° ago-stro del 1944. Questo è un olocaustoignorato, al quale l’intellettuale romJan Hancoch ha dato il nome diPorrajmis (divoramento). La mostrasi concluderà il prossimo 9 febbraio.L’Irpinia, ad onor del vero, in questavicenda delle deportazioni, occupaun ruolo molto importante, spessevolte risultato “sconosciuto”. Infatti,nei comuni di Ariano Irpino, diSolofra e di Monteforte Irpino furonoallestiti i campi di concentramento,che ospitavano gli internati. ASolofra, per esempio, vi era uno deisei campi di internamento femminiliche esistevano, in quel periodo, inItalia. Le donne “ospiti” di questocampo erano per lo più compagne omogli di appositori politici o loro stes-se antifasciste; altre, invece, si trova-vano in Italia per motivi di lavoro o distudio, provenienti in quel momentoda diversi Paesi e considerati nemici.Il 29 settembre ’43 i soldati delle-’esercito statunitense resero nulloogni provvedimento restrittivo neiconfronti dei cittadini stranieri.Concludiamo questa nota, ricordan-do la giornata in argomento partico-lare, che ci invita a guardare in facciail peggiore evento del secolo appenatrascorso. Il nostro monito è quelloche nelle giovani generazioni siasempre vivo il rispetto per la dignitàumana, che in quegli anni orribilidella guerra è venuto meno.

di Alfonsod'Andrea

Celebrata ad Avellino ed in diversi centri dell’Irpinia la “Giornata della Memoria”

ECO FLASH NEWS di Virginiano Spiniello

Confindustria denuncia la Provincia al Tar

La Provincia di Avellino ha deciso di renderepubblica la gestione dei rifiuti. Nelle dichiarazio-ni dell’Assessore Gambacorta lo ha fatto permotivi ben precisi: evitare rischi di infiltrazionecamorristica strettamente collegati alla gestio-ne privata. Ma la costituzione della società pro-vinciale dei rifiuti a totale capitale pubblico non

va giù a Confindustria che ha avviato il ricorso al TAR. Un’altragrana per la gestione dei rifiuti in Irpinia.

Pavoncelli bis, continua la guerradell’acqua tra la Puglia e l’IrpiniaQuando si tratta del bene più prezioso e inso-stituibile, l’acqua, è importante cercare di capi-re tutte le posizioni, ma poi prenderne un pro-pria. Tra Caposele e Conza della Campania fucostruita in muratura, agli inizi del ‘900, la

Galleria Pavoncelli che trasferisce la nostra acqua irpina fino inPuglia. L’Acquedotto Pugliese, che Vendola ha voluto pubblico,ha nelle sorgenti di Cassano e Caposele la sua principale fontedi approvvigionamento, servendo circa un milione e mezzo dipersone. Cosa sta succedendo, allo stato attuale, con i trasferi-menti d’acqua dalle nostre sorgenti? Succede che il più grandebacino imbrifero dell’Appennino meridionale vede costantemen-te diminuire le sue fonti idriche sia per cause naturali che antro-piche. Ora, nel caso si raddoppiasse la Galleria Pavoncelli con unnuovo tratto denominato Galleria Pavoncelli Bis, gli effetti sulnostro territorio sarebbero mostruosi. Verrebbe innanzitutto amancare il minimo deflusso vitale per il Sele e per il Calore e sicomprometterebbe l’intero ecosistema del Parco Regionale deiMonti Picentini, il più bel parco del Meridione. L’altro punto divista è quello dei pugliesi che, sinceramente, non hanno nessunproblema a far costruire un’altra opera altamente impattantesul nostro territorio. E a loro favore c’è stata la dichiarazionedello stato di emergenza da parte del consiglio dei Ministri nelnovembre 2009. La Regione Puglia attendeva, quindi, solo l’at-to di formale di intesa della Regione Campania per poter inter-venire, ma la Provincia di Avellino, l’Alto Calore Irpino e l’EnteParco Regionale dei Monti Picentini, hanno presentato ricorso alTar Lazio e al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Ipugliesi dicono che si difenderanno “col coltello tra i denti”(Fonte Corriere del Mezzogiorno 29 gennaio), ma gli irpinihanno fatto fronte comune, dopo che la Regione non avevadato prova di essersi accorta minimamente delle nostre ragio-ni. Adesso non resta che attendere: un altro fronte è apertosulla lotta per l’approvvigionamento delle risorse. Il primo passosarebbe quello di iniziare a mettere in sicurezza le nostre sor-genti, preservandole dal rischio di inquinamento e dagli sversa-menti selvaggi nei nostri boschi. In fondo quell’acqua, in ognicaso, sarà bevuta da qualcuno. Lo stato d’emergenza è giàattuale per tutte le nostre sorgenti, i nostri boschi, le nostremontagne.

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Fumata bianca”, sabato scorso 30 gen-naio, per la firma del protocollo d’inte-

sa tra il presidente della Provincia, onore-vole Cosimo Sibilia, e il presidentedell’Ordine Regionale dei giornalisti dellaCampania. Ottavio Lucarelli.Il Circolo della Stampa Irpina per il passa-to è stato luogo d’incontro tra professioni-sti, uomini di cultura, giornalisti e, perchéno, di politici. Questi ultimi, infatti, si ritro-vavano in qualche angolo del sodalizioavellinese soprattutto la domenica sera, edopo ampie discussioni, ponevano,magari, le basi per proposte legislative opolitiche, che poi all’indomani trasferivanonei Palazzi del Parlamento.Il Circolo della Stampa, infatti, dopo la for-zata chiusura, per danni riportati in segui-to all’evento sismico del 23 novembredell’’80, dopo diversi lustri di inattività,torna ad essere luogo di incontro per igiornalisti irpini, che oggi, a differenza

degli anni passati, tra professionisti e pub-blicisti, si sono moltiplicati.Il sodalizio avellinese non sarà soltanto,come dicevamo innanzi, luogo di incontrotra gli operatori della carta stampata e diquella televisiva, ma come giustamenterecita l’articolo 3 del protocollo d’intesasarà “a uso della stampa irpina per con-vegni, conferenze, studi, corsi di forma-zione per la promozione della cultura delterritorio dell’Irpinia”. Il Circolo dellaStampa di Avellino sarà un modello per

tutta la Campania. E’ l’unico capoluogo diprovincia, per il momento, ad avere uncircolo per i giornalisti.La proposta che fu lanciata il 23 novem-bre 2009, all’atto della inaugurazione, eripresa il 9 gennaio scorso, nel corso diun’assemblea con i giornalisti, può esse-re considerata oggi una vera realtà esoprattutto il fiore all’occhiello per lastampa irpina.Il circolo della Stampa è custode di unpassato glorioso. Infatti, si sono formatediverse generazioni di giornalisti, che nelloloro attività, svolte nelle redazioni deigiornali o delle televisioni, hanno datolustro alla nostra città.Il rinato sodalizio ha anche offerto, per laprima volta, di versare la quota annualeall’Ordine Regionale, in loco, evitando cosìagli iscritti di portarsi a Napoli.

Alfonso D’Andrea

Avellino - Circolo della Stampa: firmato il protocollo d’intesa

116 febbraio 2010Il PonteIl Ponte

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TERREMOTO HAITI 12 gennaio 2010Indicazioni alle Caritas diocesane da diffondere nelle parrocchiee nelle comunità relativamente ad alcuni aspetti particolari sui

quali siamo continuamente interpellati.

1 - Per coloro che offrono VolontariatoSul posto sono attivi più di 500 operatori di Caritas Haiti, oltre a migliaiadi volontari locali dalla stessa coordinati.Per motivi logistici, tecnici e di sicurezza, in questa prima fase non è oppor-tuno inviare ulteriori operatori/volontari con competenze generiche. Per lefasi successive si valuterà la presenza di altri volontari in modo organizza-to e in coordinamento con la Caritas di Haiti.2 - Per coloro che offrono Accoglienza a bambiniPremessa Caritas Italiana non si occupa direttamente ed operativamente di adozio-ni né di affido temporaneo, né di sostegno a distanza come altre organiz-zazioni.Tuttavia, le fasce più vulnerabili della popolazione (minori, donne, anziani…) sono da sempre i destinatari della sua azione di sostegno in tutte lefasi, a partire dalla prima emergenza e così prevediamo sarà anche in que-sta occasione, attraverso progetti di collaborazione con le Caritas/Diocesilocali, in modo da cercare di garantire lo sviluppo integrale del bambinonel suo contesto familiare e sociale.2.1 - Adozione internazionaleEsiste un iter giuridico-amministrativo per ottenere l’idoneità medianteDecreto del tribunale e maggiori informazioni si possono trovare sul sitohttp://www.tribunaledeiminori.it e www.commissioneadozioni.it.Il Governo haitiano è attualmente l’unica autorità in grado di dichiarare lo“stato di abbandono” di un bambino haitiano e quindi di renderlo “adotta-bile”. L’adozione internazionale dovrebbe essere ultima ratio da perseguire dopoaver tentato senza esito percorsi alternativi che mirino a trovare localmen-te la soluzione alla condizione di abbandono (strutture ecclesiali comuni-tarie, case famiglie, affido temporaneo ad haitiani non colpiti dal disastro,ecc.) Dalle informazioni in nostro possesso, sappiamo che lo Stato Italiano nonha bambini haitiani in attesa di adozione.2.2 - Sostegno a distanza (“adozione a distanza”)Normalmente sono intese quale segno di solidarietà per sostenere mino-ri come accompagnamento nella crescita evolutiva (scolastica, psicologi-ca, etc..); in questo momento, tuttavia, non sembra lo strumento più ido-neo per rispondere ai bisogni di una popolazione colpita dal terremoto. 2.3 - Affido temporaneoQuesta soluzione non viene esclusa, ma è ancora allo studio della reteCaritas, in particolare con Caritas Haiti. E’ una opzione per la quale soltanto il Governo haitiano può stabilire, conautorizzazione all’espatrio, modalità, condizioni, tempi e luoghi special-mente in dipendenza di situazioni di salute particolarmente gravi (neces-sità di cure immediate, etc.). Al momento non si dispone di informazioniprecise da parte delle autorità competenti (Governo Italiano in accordocon Governo haitiano, agenzie ONU, …)Vedi www.tribunaledeiminori.it/affidamento-temporaneo.php.Al di là di tali particolari situazioni, occorre valutare molto attentamentebenefici, controindicazioni e ricadute psicologiche che tale opzione potreb-be generare nel bambino.Tutta questa apertura può essere, comunque, utile strumento di anima-zione nelle nostre comunità ecclesiali e civili per promuovere percorsi disensibilizzazione ed educazione alla mondialità.Ogni tipo di disponibilità e solidarietà espressa va comunque ringraziata eraccolta, sollecitando tutti, in questo momento, a sostenere finanziaria-mente l’attività di Caritas Italiana.

Ècronaca di questi giorni il tremen-do terremoto che ha devastato

l’isola caraibica di Haiti, il quale oltreche provocare migliaia di morti e feri-ti e raso al suolo molte città, ha resoancora più drammatica la situazionedi un popolo e di uno stato fra i piùpoveri al mondo. I telegiornali hannomandato in onda continuamentescene raccapriccianti di case, alber-ghi, ospedali e centri turistici comple-tamente rasi al suolo, corpi di donne,bambini e uomini abbandonati per lestrade e la disperazione dei soprav-vissuti per aver perso quel loro tutto,che per ironia della sorte era niente inconfronto a tutto ciò che noi quotidia-namente abbiamo! Ogni volta cheguardiamo queste scene di catastrofinaturali che negli ultimi anni si stan-no ripetendo con frequenza in ogniparte della Terra, ci meravigliamocome con le ricerche sempre più

avanzate, con i mezzi tecnologicisempre più sofisticati, l’uomo non siaancora in grado di prevedere quandoe dove, fenomeni naturali come ter-remoti, maremoti ed eruzioni vulca-niche , che fin dalla creazione hanno“sconvolto” le varie terre emerse delnostro pianeta, possano più o menovenire a devastare non solo ciò cheabbiamo costruito negli anni, masoprattutto le nostre vite. Propriol’anno scorso con il terremoto inAbruzzo si era sollevato il caso delricercatore Giampaolo Giuliani, chedopo uno sciame sismico di alcunesettimane precedenti il 6 aprile, gior-no del terremoto, aveva messo inallerta la popolazione annunciandoche di li a pochi giorni ci sarebbe statauna forte scossa. Aveva avvisatoanche la protezione civile e il sindacodell’Aquila, il quale gli chiese disegnalargli tutto perché preoccupatoper la stabilità di alcune scuole. Allafine Giuliani verrà denunciato da poli-zia e carabinieri per procurato allar-me. Intanto la notte tra domenica 5Aprile e lunedì 6 Aprile 2009 la terrad’Abruzzo trema paurosamente, cau-

sando quello che sappiamo! Che cosaaveva notato Giuliani con le sue ricer-che per essere così sicuro che cisarebbe stata in quei giorni una fortescossa? E soprattutto ci sono dellespie che annunciano la venuta di unterremoto? Da anni i ricercatori pen-sano quasi di essere ad un passo daquesta scoperta, ma in quello stessoistante tutto sfuma e si allontana. Ècosì da trent’anni, per limitarci alperiodo in cui le ricerche sulla previ-sione sismica hanno conosciuto unmaggiore impulso. A turno, alcunifenomeni che effettivamente prece-dono o accompagnano le crisi sismi-che, sono stati indicati come efficacisegnali premonitori. La frenetica agi-tazione di animali da cortile comecani, gatti, polli e mucche. Le varia-zioni di livello di fluidi sotterranei chesi evidenziano, per esempio, comeoscillazione di acqua nei pozzi. I cupi

boati che preannunciano la rotturadelle faglie per effetto delle tensioniaccumulate nella crosta terrestre.Saette, globi e altri fenomeni lumi-nosi che solcano l’atmosfera elettriz-zata. E poi c’è il radon, un gas figliodell’uranio radioattivo che può emer-gere dal sottosuolo in quantità supe-riore alla norma, quando la dinamicainterna del nostro pianeta piega ecomprime le rocce fino a spezzarle. Èproprio analizzando l’emissione delradon nei giorni precedenti il terre-moto in Abruzzo, che GiampaoloGiuliani aveva lanciato l’allarme.Invece c’è chi sostiene che questonon basta per prevedere con sicurez-za il sopraggiungere di una scossapiù o meno violenta. Secondo ilsismologo Massimo Cocco,dirigentedi ricerca dell’Istituto nazionale digeofisica e vulcanologia (INGV), l’er-rore commesso da alcuni che si sonoimpegnati negli studi di previsionesismica è stato quello di credere checi fosse una relazione univoca dicausa ed effetto tra la comparsa diuno di quei fenomeni e la scossa diun terremoto. E invece non si tratta

di indizi sufficienti, perché molte volteci sono stati i presunti segnali premo-nitori e poi non c’è stato nessun ter-remoto, altre volte il terremoto colpi-va improvvisamente, senza esserepreceduto da alcun segnale e solooccasionalmente si sono verificatiinsieme precursori e sisma. Gli ame-ricani furono i primi, agli inizi deglianni ’80, ad annunciarci che la previ-sione deterministica, cioè la capacitàdi predire dove e quando avverrà unterremoto era dietro l’angolo grazieall’individuazione di preavvisi naturaliaffidabili! Ma è stato proprio quelgrande laboratorio naturale di scuoti-menti tellurici che è la California, adeludere le aspettative. Poi c’è statala mobilitazione degli scienziati giap-ponesi, che pensavano di risolvere ilproblema con un apparato osserva-torio tecnologicamente sofisticato ecapillare; ma la loro ondata di studi edi monitoraggi si è infranta contro ildisastro di Kobe del 1995: oltre5.000 morti, una magnitudo di 7,3Richter che si è fatta beffa di moltecostruzioni antisismiche e, manco adirlo, nessun precursore utile ad atte-nuare il disastro! Sempre secondo ilsismologo Massimo Cocco, una rispo-sta meno vaga al nostro interrogati-vo iniziale, potremo averla dagli studidelle faglie sismo genetiche, che cistanno portando a formulare delleprevisioni di tipo probabilistico. Sipotrà sapere, per esempio, che il ter-remoto, in quella certa zona sismicalacunosa, avverrà con la probabilitàcerta del 50% entro un anno. Non sipotrà tenere lontana la popolazionedalle proprie abitazioni per 365 giornima, in un Paese moderno e previ-dente, tanto dovrebbe servire a met-tere in sicurezza il territorio con operedi consolidamento degli edifici piùvulnerabili. Quanto al radon e aglialtri precursori, forse bisogneràseguire l’esempio dei giapponesi, chedopo la mazzata di Kobe, hanno deci-so di riformare il loro sistema diosservazioni, andando a caccia di altriindicatori geofisici più efficaci e affida-bili. I californiani invece hanno lancia-to un programma internazionale inti-tolato “Studi collaborativi per la pre-vedibilità dei terremoti”, al qualel’Italia, attraverso l’INGV, ha pronta-mente aderito, nella speranza che dalcoordinamento degli sforzi interna-zionali arrivi la soluzione del proble-ma. A noi, che abbiamo ancora inde-lebili nella mente i ricordi del terre-moto dell’80, quando quell’intermi-nabile minuto cambiò il volto e larealtà della nostra Irpinia, non restache affidarci a questi studi, o meglioancora, a nostro Signore, la cuivolontà a nessuno e dato sapere, mache di sicuro fa ogni cosa per un pro-getto divino.

I TERREMOTI SI POSSONO PREVEDERE?

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12 6 febbraio 2010 Il PonteIl Ponte

Spazio Giovani a cura di Eleonora Davide

In principio, niente. Poi, il BigBang. Da quel breve attimo,

che ha dato il via al tutto, sipuò dire che siano accadutiun’infinità di eventi … Dallesemplici invenzioni della prei-storia, dalla ruota ad internetl’uomo ha scalato i propri limi-ti, passo dopo passo, alla ricer-ca della massima evoluzione …anche se, guardandoci indietro,l’impressione che si ha, è che lastoria del mondo si possa rias-sumere in: religione, guerra epotere. Tre cose, che sono ine-vitabilmente intrinseche ehanno generato la totalità delleazioni umane, sia nel campodelle invenzioni, dove l’uomocerca costantemente di arriva-re a Dio (per il momento si èfermato alla conquista dellospazio…) sia nel campo delle

conquiste dove l’uomo cerca diprevaricare gli altri (con il risul-tato che, guardandosi indietroma anche guardando al pre-sente, non si fa altro che pen-sare a guerre,guerre ed ancora

guerre…).Insomma c’è da chiedersi: allaluce della storia, i cui protago-nisti di solito sono grandi con-dottieri che hanno ammazzatoun’infinità di persone (proprio

lo scorso 27 gennaio si è com-memorata la liberazione daAuschwitz degli ebrei, che furo-no salvati da un mostro graziead una guerra di dimensionienormi), l’uomo si è evoluto

veramente? Oppure la storiadel mondo è un semplice, infi-nito susseguirsi dei medesimiuomini e quindi dei medesimierrori?Meditate umani, meditate…

Con un esercizio di sintesi estrema Claudia ci propone questa settimana iltema della storia del mondo, riassunto in quindici righe, come le è statorichiesto di fare durante il “primo seminario di avvicinamento al giornali-smo” che sta avendo luogo a Monteforte Irpino, con il supporto didatticodi giornalisti di consolidata esperienza. Il tema è stato proposto a tutti igiovani partecipanti che si stanno “sfidando” in descrizioni e considerazio-ni che meritano di essere proposte nella rubrica a loro dedicata.

Un’ “Evoluzione fittizia”?

Interessante deci-sione quella intra-

presa nello scorsomese di dicembredalla Corte Supremadi Cassazione, IIIsezione civile, recanten. 25396, in materiadi risarcimento danni

subiti da turisti.I supremi giudici hanno sancito, insintesi, che in caso di danni subiti daun turista, che abbia acquistato unpacchetto tutto compreso da un touroperator, quest’ultimo ne debbarispondere in toto.Nel caso di specie si era verificatoche una turista, in vacanza a

Zanzibar con un pacchetto all inclu-sive, era stata morsa da una scim-mietta presente nel suo albergo conlo scopo di divertire gli ospiti, ripor-tando lesioni personali.Nonostante i primi due gradi di giu-dizio avessero dato ragione all’alber-gatore, ritenendo che il pacchettoacquistato era conforme al prezzopagato e che l’hotel prescelto dall’or-ganizzatore del viaggio era tra imigliori esistenti sull’isola, nonpotendo peraltro quest’ultimo essereritenuto responsabile per l’incolumitàdei viaggiatori anche in situazioni deltutto estranee alle caratteristiche delviaggio, la Suprema Corte ha valuta-to in modo completamente diverso

la questione, applicando l’art. 14 deldecreto n. 111/95, ora confluito nelnuovo codice del consumo.Tale articolo prevede che “in tutti icasi in cui vi è responsabilità delprestatore di servizi (ad esempiodell’albergatore), il consumatorepuò rivolgersi all’organizzatore,che è comunque tenuto a garan-tire il buon andamento del viag-gio prenotato, nell’ambito delrischio d’impresa, rispondendo-ne comunque, anche se ha scel-to bene il suo collaboratore loca-le o se ne ha preventivamentecontrollato le sue modalità ope-rative”.Nel caso specifico, dunque, ha anco-

ra ritenuto la suprema Corte, “chilascia un animale girovagare asuo piacimento nella strutturaalberghiera dove è ospitato ilcliente, correndo il rischio cheesso possa far del male ai suoiospiti, ne deve rispondere in soli-do con il tour operator che haorganizzato la vacanza”.

***Interessante convegno quello svol-tosi presso l’Hotel de la Ville ed aven-te per oggetto la presentazione dellanuova rivista locale dal titolo “LeCorti dell’Irpinia”.Organizzato dall’A.I.G.A., il convegnoha voluto rappresentare il primo ten-tativo di raccogliere le migliori mas-sime dei Tribunali di Avellino, ArianoIrpino e S. Angelo dei Lombardi enasce dall’esigenza, come ha preci-sato il Presidente Mauriello, “di col-mare l’assenza sul territorio di unaraccolta organica e sistematica dellepronunce e degli organi giurisdizio-nali locali”.Alla presentazione erano presenti idocenti Modestino Acone, GiuseppeOlivieri, Paola D’Addino e PietroPerlingieri, il procuratore della repub-blica Antonio Guerriero, i Presidentidei Tribunali dei tre distretti di Corted’Appello e i Presidenti dei rispettiviConsigli dell’ordine di Avellino, ArianoIrpino e S. Angelo dei Lombardi.Tutti gli intervenuti hanno lodato l’ini-ziativa, lusingato la carriera degliavvocati, la dialettica esistente tra la

parzialità del difensore e la terzietàdel giudice, nonché il ruolo della rivi-sta, che avrà anche una sezione sto-rica dedicata ai grandi del passatoche saranno ricordati attraverso lariproduzione testuale delle loro arrin-ghe o la trascrizione fedele degliscritti che hanno lasciato.Al termine di tutti gli interventi, hapreso la parola il Vice Presidente delC.S.M. sen. Nicola Mancino, il qualeha parlato di “una giustizia malata,alla cui guarigione devono concorre-re tutte le forze politiche, nonbastando più i diversi palliativi che divolta in volta le vengono sommini-strati”. Un grosso nodo da sciogliere,ha detto ancora il senatore, “restaancora conciliare la ragionevoledurata con il giusto processo, quelloin cui i diritti di difesa sono salva-guardati”; inoltre egli non si è dichia-rato sfavorevole “ad un incrementodel lavoro destinato ai Giudici di pacee ha fatto notare come oggi ci sianopiù magistrati onorari che togati”.Ha concluso ricordando il periodo incui ad Avellino era redattore dellarivista “Il foro irpino”, dove si lavora-va fino a sera tarda e si usciva soloquando il direttore, il giornalista exDirettore dell’Osservatore RomanoMario Agnes, aveva tutti gli articoligià scritti, nonché i giorni in cui per ilcorso principale della città si com-mentavano le sentenze più impor-tanti della Corte Suprema diCassazione con l’avvocato Storti ed ilgiudice Sabeone.

OSSERVATORIO GIURIDICO (a cura dell'avv. Ernesto Pastena)

Avellino - Palazzo di Giustizia

In occasione del 150° anniversario della spedizione dei Mille e dell'Unitàd'Italia, il Teatro dell'Osso di Lioni porta in scena “Viva Garibbardi!”, uno

spettacolo teatrale destinato agli studenti delle scuole medie e superiori diAvellino e della Campania.Il 5 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi partiva dallo scoglio di Quarto, a Genova,alla guida di mille volontari per avventurarsi in una spedizione in Sicilia e nelSud che, a dispetto di ogni previsione, avrebbe cambiato il corso della storiad'Italia. 150 anni dopo, la ricorrenza del 5 maggio 2010 sarà il punto di iniziodelle celebrazioni per la nascita dell'Italia unita, che si concluderanno il 17marzo 2011, a 150 anni esatti dalla proclamazione del Regno d'Italia.“Viva Garibbardi!”, scritto e diretto da Mirko Di Martino, è uno spettacolo che,come consuetudine per gli spettacoli del Teatro dell'Osso, unisce il divertimen-to alla cultura, il sorriso alla didattica. Due attori, Orazio Cerino e Emilio Polcaro, ripercorrono le tappe della spedi-zione dei Mille impersonando volta per volta i protagonisti di quell'evento,mescolando il dialetto piemontese al siciliano e il toscano al napoletano, utiliz-zando i testi scritti da quelli che vi parteciparono, scrittori garibaldini comeCesare Abba e Giuseppe Bandi, e le memorie dello stesso Garibaldi.Lo spettacolo, alternando eroismo e comicità, accuratezza storica e ironia, rac-conta l'impresa dei garibaldini da un altro punto di vista, quello dei tantissimigiovani che si lanciarono in un'avventura di cui non sapevano quasi nulla,ragazzi di vent'anni che abbandonavano le loro famiglie e i loro amici perseguire il Generale in una terra lontanissima e sconosciuta, convinti che il lorocoraggio sarebbe bastato a sconfiggere un esercito cinquanta volte più nume-roso.“Viva Garibbardi!” racconta di un'Italia che si è persa per strada, di un entu-siasmo di cui non c'è più traccia, di un'occasione perduta, di italiani a cui nonimportava essere piemontesi o siciliani, purchè si gridasse tutti insieme “VivaGaribbardi!”.Lo spettacolo andrà in scena il 23 febbraio 2010 a Lacedonia, il 24 adAriano Irpino, il 25 ad Avellino e il 26 a Lioni. Successivamente prose-guirà la sua tournèe presso le scuole della Campania e del Sud.Intanto continuano con molto successo le repliche di “Plautobus”, lo spettaco-lo recitato in lingua latina che il Teatro dell'Osso sta proponendo presso i liceidella Campania. E ad aprile andrà in scena la nuova produzione per le scuoleelementari: “Aladino e la lampada magica”, uno spettacolo ricco di divertimen-to e magia.Sul sito dell'associazione, www.teatrodellosso.it, sono disponibiliinformazioni, foto e video degli spettacoli.

Vittorio Della Sala

150 anni dell'Unità d'Italia: in scena "Viva Garibbardi!"

di Claudia Tucci

136 febbraio 2010Il PonteIl Ponte

DDooppppiioo//ssgguuaarrddoo di Antonietta Gnerre

Cultura, Arte & Spettacoli

Anche quest’anno è giusto tornaresulla questione del confine italiano,

che portò decine di migliaia di personealla tortura e alla morte per il solo fatto diessere e di dichiararsi italiani nella pro-pria terra. Questo il motivo per cui lalegge n.92 del 2004 ha istituito per il 10

febbraio, con l’apporto bipartisan dellecomponenti di maggioranza e di opposi-

zione dell’allora governo Berlusconi, il Giorno delRicordo della tragedia delle Foibe e dell’Esodo degli ita-liani da Istria, Fiume e Dalmazia. Le persone che per-sero la casa e tutto ciò che avevano per finire ramin-ghi, vittime del regime del maresciallo Josip Broz Tito,pronto alla totale pulizia etnica, sono state per tantotempo guardate con sospetto: vergogna per il nuovostato democratico, residui di un passato che dovevaessere cancellato e rimosso anche dalla nuova Italia.Degli italiani residenti nelle zone che alla fine dellaseconda guerra mondiale erano finite nelle mani di Titomolti furono atrocemente torturati prima di subirel’esecuzione per “infoibamento”, cioè prima di esseregettati, nudi e legati con filo di ferro, nelle aperture car-siche naturali, che si aprono nei boschi del Carso trie-stino e Sloveno. Tra queste la Foiba di Basovizza, vici-no Trieste, così chiamata pur non essendo classificatatra le aperture di origine naturale, è divenuto il simbo-lo della ritrovata pace tra gli italiani ed i martiri di quelperiodo. Fu il presidente Carlo Azeglio Ciampi ad ingi-nocchiarsi su quella tomba e a rendere omaggio aitanti caduti in una guerra che non si combatte conarmi alla mano da entrambe le parti. Una guerra nellaguerra, che aveva spinto gli estremisti slavi a rispon-dere con l’odio ai decenni di regime fascista che ave-vano sottomesso quelle popolazioni privandole spessodei loro cognomi slavi, dove tutto doveva necessaria-mente essere vestito di italianità. Quella italianità chedivenne motivo di condanna per gli innocenti, tra iquali furono scelti quelli appartenenti alle categoriesociali che rappresentavano meglio la struttura di unconsesso civico. Così dal medico, al sacerdote, all’oste-trica, al farmacista, al carabiniere, al finanziere furonocondotti alla vergogna e alla morte. Ora che quest’odiosi è placato, nonostante una certa reticenza dimostra-ta dalle rappresentanze istituzionali dei paesi in cui si

svolse l’eccidio, un giorno serve a ricordare, a comme-morare, ad inorridire di ciò che è avvenuto e che pur-troppo sta ancora avvenendo, oggi, in tutti i paesi incui continuano a perpetrarsi eccidi e persecuzioni raz-ziali, in cui la cancellazione e l’annientamento delnemico e del suo patrimonio genetico finisce perdiventare l’obiettivo “bestiale” delle “azioni di guerra”.Il silenzio di tutte queste vittime innocenti, prive di uncanale di comunicazione, deve però far rumore perchénon c’è niente oggi che non possa essere conosciuto,grazie alla grande disponibilità di reti libere nel web.Tocca a noi amplificare questo rumore affinché abbia-no fine tutte le nefandezze che ancora vengono ope-rate sotto i nostri occhi a danno di innocenti. Perché ilGiorno del Ricordo non finisca per diventare uno steri-le momento di commemorazione, occupiamo quellagiornata ad aprire gli occhi sugli orrori che l’uomo staoggi compiendo verso il suo simile, discutiamone,diamo voce a questi silenzi. E facciamo che l’impegnonon si esaurisca in quella data.

di EleonoraDavide

10 FEBBRAIO: UN GIORNO PER DARE VOCEAI SILENZI DI TANTI INNOCENTI

Le opere di Tonino D’Amore vibrano oltre la luce del tempo e dellamemoria. Ogni corporeità si sfoglia attraversando una verità, che

non si mimetizza. L’attenzione dell’artista è particolarmente rivoltaverso i ricordi che fabbricano tanto respiro vivo. Il colore costituisce ilbaricentro dello sguardo di chi dipinge. Infatti, Kandinsky sostenevache il colore fosse un mezzo per stimolare senza intermediari: l’ani-

ma. In D’Amore c’è una conferma del colore, dolcemente chiaroscurale le cuioscillazioni gettano qua e là per tutto lo spazio dell’immagine, autentiche sfuma-ture. Il trasvolare dell’ombra e la natura degli spazi costituiscono il ventaglio delleemozioni sulla quale procede il colore cogliendo quei silenziosi particolari che abi-tano le schegge di una società distratta. Scrive Ernesto D’Orsi, in una nota intro-duttiva alle opere di D’ Amore: <<I suoi personaggi sembrano appartenere adun mondo ormai scomparso, anche se uno di loro ha all’orecchio un telefonino.Passato e presente si mischiano magicamente in colori caldi, improbabili, densidi memoria e di sospeso stupore. C’è una specie di infinito nel finito. C’è il sogno,e non intendo con questa parola il cafarnaum della notte ma la visione prodottada una intensa meditazione e da una felice visione delle diverse cose che ci cir-condano. In una parola, Tonino D’Amore dipinge soprattutto “l’anima”nelle sueore più belle, più poetiche in cui la luce si diffonde come un plasma rivestendo ipersonaggi e gli ambienti di un’aura impalpabile che dà all’insieme dell’opera unadimensione particolare in cui realtà e fantasia si incontrano e si fondono in unasintesi equilibrata e particolarmente originale>>. Questo ininterrotto domanda-re si autoalimenta e rigenera nel colore tenace dell’ascolto un nuovo tempo, l’as-senza del rumore imprigionata negli spazi dei sampietrini, che l’artista tratteggiaa china. Piccoli e straordinari particolari sbucano come tesori offuscati sotto l’ap-parente conformità di tutte le cose. Questa è una pittura capace di pronunciareun’intensa osservazione sui folti e misteriosi percorsi dell’anima. Il Nostro s’inter-roga, attraverso una ricerca fatta di luce e d'immagini. Scrive Paolo Cristiano alriguardo: <<Le sue composizioni, sempre leggibili e sapide, colgono lo spirito delsuo tempo con arguzia, ironia e passione. Mai rabbia, né violenza, ma fermezzain un controllo senso critico e lirico in armonia con l’interno ardore. Quell' ardoreche crea, modella, incide, spazia, senza voler stupire, pur cogliendo aspettiemblematici della propria epoca nelle ricorrenze quotidiane, con quell' acume checontiene ed esprime le contraddizioni intrinseche non facili da superare e che lameditazione artistica muta in messaggio indelebile di quel che si vede e che non

si vorrebbe vedere, di quel che è e non sempre si vorrebbe vedere. Tonino sache l’arte è un misterioso segreto percorso verso la verità e una naturale denun-cia che non può sanare il male oscuro che assedia il proprio tempo, ma ne puòessere una conferma e un confronto, l’invito, sia pur laico, a riemergere le reti.E, come ogni vero artista, sa anche, con il segno e il colore, cogliere, dove menote lo aspetti, quello spirito del suo tempo, che è e resta uno dei compiti propridell’arte più autentica al di là d’ogni spericolata avventura, pur necessaria a vivi-ficarla>>. Una grande arte quella di Tonino, che sa adeguarsi verso quei rinno-vamenti artistici della nuova società, con un fascino che tenta di superare l’ap-parenza. Scrive Luciana Di Salvo in questa bellissima nota: <<Tutto in questidipinti concorre a porre l’attenzione al tempo che corre e cancella il passato: lafontana che scompare, i vestiti delle figure in giacca e cravatta e perfino quei lar-ghi cappelli che ci rimandano indietro con nostalgia alla femminilità delle donneche lui definisce “ rigurgito epocale”. Anche il sole è al tramonto, i colori si spen-gono e si sfumano inviandoci a riflettere, a fermarci, a guardare con attenzioneciò che ci circonda, a non essere indifferenti o, peggio ancora, a profanare ilnostro passato>>.

6 febbraio 2010

Auditorium Edificio Scolastico Montemarano ore 16,30Il Centro di Documentazione della Poesia del Sud

e l’Associazione Amo Montemaranopresentano

La poesia dalla tradizione popolare irpina ai poeti dialettali

a cura di Franca Molinaro interverranno:

Beniamino Palmieri Pres. Associazione “Amo Montemarano” Aldo De Francesco Giornalista Scrittore

Giuseppe Gammarino Resp. Commiss. Cultura Associazione “Amo Montemarano” Luigi D’Agnese Responsabile Museo Civico Etnomusicale di Montemarano

Salvatore Salvatore Direttore di VicumPaolo Saggese e Giuseppe Iuliano

del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sudè prevista la presenza dell’Amministrazione Comunale

letture poetiche di:Carmine Palatucci (Montella)Agostino Astrominica (Nusco) Angelo Cristofaro (Volturara)

Aldo De Francesco (Montemarano) Gaetano Calabrese (Nusco)

Fernando Antoniello (Torella) Giovanni Famiglietti (Aquilonia)

Rosa Battista (Avellino)Andrea Sichinolfi (Nusco)

Rossella Ripa (Pratola Serra)Tullio Barbone (Montella)

La ricerca della luce nell’arte di Tonino D’Amore

SCHEDA BIOGRAFICA

Tonino D’Amore nasce a Pratola Serra (AV) il 19 novembre del1941. Compie gli studi all’Istituto d’Arte di Napoli e frequenta sce-nografia all’Accademia di Belle Arti della stessa città. Si perfezionacome pittore, disegnatore, ceramista e figurativo moderno. Vive eopera a Roma. Predilige paesaggi e figure ed utilizza tecniche inolio, acrilico, china ed acquarello. Ha allestito numerose mostrepersonali in Italia e all’estero, in America, Germania e Svizzera,ottenendo numerosi riconoscimenti. Hanno scritto di lui critici comeBiagioni, Cristiano, Davide, Di Salvo, D’Orsi, Italia, Marchesini,Proteo, Ricci, Romagnoli, Sacconi, Scarpati, Delle Fave.

14 6 febbraio 2010 Il PonteIl Ponte

Questa rubrica intendeoffrire una lettura quantomai ampia delle canzonipiù conosciute, più amate,più cantate o fischiettate.Ricerca, informazioni ecuriosità che proponi-amo da veri appassionatidi canzoni, convinti comesiamo che non sempre …

sono solo canzonette.Richiedete notizie sulla vostra canzone,lasciando i vostri dati, all’indirizzo: [email protected]

Bella senz’anima

Riccardo Cocciante nasce in Vietnam il 20febbraio 1946 da padre italiano di originiabruzzesi e madre francese. Incide, nel1968, un 45 giri con lo pseudonimoRiccardo Conte, disco che però passainosservato. Utilizzando il nome RichardCocciante incide, nel 1971, un 45 giri cheha sul lato A Down memory lane e sullato B Rhythm e, nello stesso anno, lacanzone Don't put me down, contenutanella colonna sonora del film “Romabene” di Carlo Lizzani. Anche queste inci-sioni non ottengono però riscontri pressoil pubblico. Il primo disco pubblicato comeRiccardo Cocciante è Poesia del 1973che, al contrario del precedente, è com-posto da canzoni nello stile con cuiCocciante diventerà poi noto in seguito. Ilsuccesso arriva nel 1974 con la canzoneBella senz'anima e con l'album da cui ètratta, Anima, arrangiato da EnnioMorricone e Franco Pisano che contiene,tra le altre, Quando finisce un amore."Bella senz'anima" viene presentata nellafortunata trasmissione televisiva "AdessoMusica". Il brano contiene già le caratter-istiche dello stile che Cocciante riproporràin quasi tutti i suoi album: motivi senza laconvenzionale suddivisione in strofa eritornello, costituiti da un inesorabile

crescendo, sottolineato dall'arrangiamen-to in cui entrano ad uno ad uno tutti glistrumenti dell'orchestra, e dalla voce viavia più roca e più "arrabbiata" del can-tante. In questo brano, poi, c’è quellaparticolare esplosione finale, rappresen-tata dalla frase "E adesso spogliati comesai fare tu" che all'epoca fece scandalo,ma che si è rivelata efficace per con-tribuire al successo e alla riconoscibilitàdell'interprete. Dopo una sola settimananei "dischi caldi", il 45 giri entra nei primiposti della Hit Parade e vi rimane ben seimesi, seguito a ruota dall'album "Anima".La canzone riscuote un enorme successoanche in Francia, Germania, Spagna eAmerica Latina, e rimarrà per moltissimianni un vero e proprio marchio di fabbri-ca per Cocciante. Come tutte le canzonipiù amate, anche Bella senz’anime puòvantare un buon numero di cover, tra lequali non poteva mancare quella di Mina,

ammiratrice dichiarata del cantautore colquale ha duettato più volte. Anche inquesta versione Cocciante compare conla sua inconfondibile voce a caratterizzareil finale del brano. Bella senz’anima èstato il primo grande successo diCocciante che si era fatto comunque

conoscere un paio di anni prima con"Uomo". Ma è grazie a questo brano cheil cantante italo-francese ha collaudato lasua singolare interpretazione: all'inizioparte piano, quasi in maniera confiden-ziale eseguendo il ritornello con grintasempre maggiore per poi concludere inun emozionante crescendo. Anche sequalche critico ha bollato il testo giudican-dolo, in qualche passaggio molto crudo,possiamo con certezza affermare chesiamo davanti a una splendida canzone,certamente una delle più rappresentativedegli anni '70. Bella senz’anima ha seg-nato una tappa fondamentale anche pergli altri coautori: Paolo Amerigo Cassellae Marco Luberti. Il primo ha conosciuto iprimi successi proprio come paroliere conRiccardo Cocciante, scrivendo poi, tra lealtre, Maledetta primavera per LorettaGoggi. Il secondo è stato anche produt-tore di Cocciante che con lui ha pubbli-

cato proprio l’album Anima. "Bellasenz’anima" è stata tradotta inSpagnolo, Francese ed Inglese, ed haguadagnato la vetta della classifica anchein Spagna, Venezuela, Cile, Argentina eBrasile.

Una canzone…una storia

E adesso siediti su quella seggiolastavolta ascoltami senza interrompereE’ tanto tempo che volevo dirtelovivere insieme a te è stato inutiletutto senza allegria, senza una lacrimaniente da aggiungere, nè da dividerenella tua trappola ci son caduto anch'ioavanti il prossimo gli lascio il posto miopovero diavolo che pena mi fae quando a letto lui ti chiederà di piùglielo concederai perchè tu fai cosìcome sai fingere se ti fa comodo.Adesso so chi sei e non ci soffro piùe se verrai di là te lo dimostreròe questa volta tu te lo ricorderaie adesso spogliati come sai fare tuma non illuderti io non ci casco piùtu mi rimpiangerai bella senz'anima.

Nulla come una canzone può ricordarti una storia, una persona,

un periodo della vita… Ognuno, nelle parole di una canzone,

ritrova un po' anche la sua storia.

di PellegrinoVillani

Continua il trend negativo della Scandone, uso

esterno, che ha dovuto incassare, col punteg-

gio di 94-86, l’ennesima battuta di arresto a Pesaro

ad opera degli ex dal dente avvelenato, Green e

Williams. La formazione di Pancotto conferma

l’idiosincrasia per le partite lontano dal

Paladelmauro. E’ dall’inizio di novembre, vittoria a

Varese, che non si riesce a vincere una gara esterna

e nelle ultime trasferte di Biella e appunto quella

marchigiana, si è buttata la vittoria per colpa della

difesa che ha lasciato molto spazio all’avversario

nei minuti finali. Gli ex Green e Williams hanno

riproposto il pick-and-roll che ci hanno proiettato,

meno di due anni fa, in Europa e alla conquista della

Coppa Italia.

Ed è proprio il torneo delle Final Eight nella mente

dei tifosi, un impegno di prestigio, cui dobbiamo

farci onore poiché costituisce anche la leva che

dovrà gonfiare a dismisura il petto del Presidente

Ercolino, che, nelle prospettive, dovrà generare

significativi margini di crescita della società ed

aumentare flussi di cassa tali da permettere la recu-

perabilità delle esposizioni del sodalizio avellinese.

A tal uopo la società irpina non ha lasciato niente al

caso, invitando, per una fattiva collaborazione, il

promoter Sabatini, patron del Motor Show di

Bologna e Presidente del team bolognese di basket,

già organizzatore delle ultime tre edizioni.

Siamo sicuri che sarà un torneo spettacolare e di

grosso spessore che attirerà sportivi da tutte le con-

trade d’Italia.

In vista del gravoso impegno, sotto l’aspetto tecni-

co, non resta che recuperare la forma migliore di

uomini e squadra, in questo doppio impegno casa-

lingo con Napoli e Roma. Con la Martos

Napoli sarà un allenamento-esibizione, per

la conclamata inferiorità dei boys di Papalia,

mentre con la Lottomatica del “nemico”

Boniciolli sarà un impegno severissimo per

la coda di polemiche che si è trascinato il

coach triestino dopo la rinuncia alla perma-

nenza sulla panchina della Scandone.

Pancotto dovrà lavorare sodo sulla difesa

che nelle ultime gare ha concesso molti punti

agli avversari, specialmente nelle condizioni

di uno contro uno. Bisognerà stringere d’as-

sedio ogni giocatore avversario e non lascia-

re spazi ai tiri in faccia. Anche se mancano

solo dieci giorni alla competizione nazionale

si può benissimo rimediare per organizzare

una difesa più stringata e accorta.

Antonio Mondo

Doppio impegno in casa per l’AirBasket - Air Scandone

Passa... Tempo

Riccardo Cocciante

156 febbraio 2010Il PonteIl Ponte Ecclesia

Santa Scolastica Vergine

10 febbraio

Scolastica ci è nota dai “Dialoghi” di san Gregorio Magno. Vergine Saggia, antepo-se la carità e la pura contemplazione alle semplici regole e istituzioni umane, comemanifestò nell’ultimo colloquio con il suo fratello s. Benedetto, quando con la forzadella preghiera “poté di più, perché amò di più”. (Mess. Rom.)

Patronato: Suore

Emblema: Colomba, Giglio

Martirologio Romano: Memoria della deposizione di santa Scolastica, vergine,che, sorella di san Benedetto, consacrata a Dio fin dall’infanzia, ebbe insieme conil fratello una tale comunione in Dio, da trascorrere una volta all’anno aMontecassino nel Lazio un giorno intero nelle lodi di Dio e in sacra conversazione.

Il nome di Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia, richiama al femminile gli inizidel monachesimo occidentale, fondato sulla stabilità della vita in comune.Benedetto invita a servire Dio non già "fuggendo dal mondo" verso la solitudine ola penitenza itinerante, ma vivendo in comunità durature e organizzate, e dividen-do rigorosamente il proprio tempo fra preghiera, lavoro o studio e riposo. Da gio-vanissima, Scolastica si è consacrata al Signore col voto di castità. Più tardi, quan-do già Benedetto vive a Montecassino con i suoi monaci, in un altro monastero dellazona lei fa vita comune con un gruppetto di donne consacrate.La Chiesa ricorda Scolastica come santa, ma di lei sappiamo ben poco. L’unico testoquasi contemporaneo che ne parla è il secondo libro dei Dialoghi di papa GregorioMagno (590-604). Ma i Dialoghi sono soprattutto composizioni esortative, edifican-ti, che propongono esempi di santità all’imitazione dei fedeli mirando ad appassio-nare e a commuovere, senza ricercare il dato esatto e la sicura referenza storica.Inoltre, Gregorio parla di lei solo in riferimento a Benedetto, solo all’ombra delgrande fratello, padre del monachesimo occidentale.Ecco la pagina in cui li troviamo insieme. Tra loro è stato convenuto di incontrarsisolo una volta all’anno. E Gregorio ce li mostra appunto nella Quaresima (forse) del542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casetta sotto Montecassino. Un colloquioche non finirebbe più, su tante cose del cielo e anche della terra. L’Italia del tempoè una preda contesa tra i Bizantini del generale Belisario e i Goti del re Totila, deva-stata dagli uni e dagli altri. Roma s’è arresa ai Goti per fame dopo due anni di asse-dio, in Italia centrale gli affamati masticano erbe e radici. A Montecassino passanovincitori e vinti; passa Totila attratto dalla fama di Benedetto, e passano le vittimedella violenza, i portatori di tutte le disperazioni, gli assetati di speranza...Viene l’ora di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedettorifiuta: la Regola non s’infrange, ciascuno torni a casa sua. Allora Scolastica si rac-coglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo cheblocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare per un po’ ancora. Infine,fratello e sorella con i loro accompagnatori e accompagnatrici si separano; e que-sto sarà il loro ultimo incontro.Tre giorni dopo, leggiamo nei Dialoghi, Benedetto apprende la morte della sorellavedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba. I monaci scendonoallora a prendere il suo corpo, dandogli sepoltura nella tomba che Benedetto hafatto preparare per sé a Montecassino; e dove sarà deposto anche lui, morto inpiedi sorretto dai suoi monaci, intorno all’anno 547.

fonte:www.santiebeati.it

7 Domenica S. Teodoro

8 Lunedì S. Girolamo

9 Martedì S. Rinaldo

10 Mercoledì S. Scolastica

11 Giovedì N.S. di Lourdes

12 Venerdì S. Eulalia

13 Sabato S. Maura

La settimana

IL SANTO

Numeri utiliEmergenza Sanitaria 118Vigili del fuoco 115Carabinieri 112Polizia 113Guardia di Finanza 117Guardia medica Avellino 0825292013/0825292015Ariano Irpino 0825871583Segnalazione GuastiEnel 8003500Alto Calore Servizi 3486928956Sidigas Avellino 082539019Ariano Irpino 0825445544Napoletana Gas 80055300

Farmacie di Turnocittà di Avellino

dal 8 al 14 febbraio 2010servizio notturnoFarmacia TulimieroVia Circumvallazione

servizio continuativo Farmacia Mazza

Via Tedescosabato pomeriggio e festivi

Farmacia SabatoVia Carducci

il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc

Proprietà Diocesi di Avellinofondazione “Opus solidarietatis pax onlus”

Editrice “Coop. Il Ponte a.r.l.”

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PELLEGRINAGGIO DIOCESANOA FATIMA E A SANTIAGO DE COMPOSTELA

In occasione dell’Anno Giubilare Compostelano

21 – 28 AGOSTO 2010

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI RIVOLGERSI

PRESSO CARITAS DIOCESANA, PALAZZO VESCOVILE,

TEL 0825 760571

10-11-12 febbraio 2010“IL VESCOVO PELLEGRINO DELLA CARITÀ”

In comunione con il Papa Benedetto XVI e tutti i Vescovi d’Europa,Mons. Francesco Marino, Vescovo di Avellino, nei giorni 10-11-12febbraio, visiterà alcune Opere Segno della Caritas Diocesana diAvellino, inaugurando così, come chiesa locale, l’anno Europeodella lotta alla povertà, indetto dal Parlamento dell’UnioneEuropea.

MERCOLEDÌ 10 FEBBRAIOCOPERATIVA SOCIALE ONLUS “KOINÒN”

Mercogliano: via Porta dei Santi 7

Ore 17,30 Celebrazione Eucaristica nella chiesa dell’ AnnunziataOre 18,30 Fiaccolata della Parrocchia al centroOre 19,00 Incontro del Vescovo con i residenti e gli operatori di casa De Angelis

MERCOLEDì 10 FEBBRAIOCOPERATIVA IRPINA ASSISTENZA ANZIANI

Via Annarumma, 120 - Avellino

Ore 17,00 Celebrazione S. Messa nella chiesa del Cuore Immacolato di MariaOre 17,30 Con il Vescovo in cammino verso il centroOre 18,00 Incontro del Vescovo con gli anziani e celebrazione eucaristica

VENERDÌ 12 FEBBRAIOCASA DELLA FRATERNITA’ “MONS. A. FORTE”

Avellino: via Morelli e Silvati snc

Ore 17,30 Celebrazione Eucaristica presso la parrocchia SS. Trinità dei PoveriOre 18,30 Fiaccolata della Parrocchia al centroOre 18,30 Incontro del Vescovo con gli ospiti della Casa e gli operatoriOre 19;00 Cena con i poveri (servirà a tavola Mons. Francesco Marino)

AVVISOVenerdì 12 febbraio 2010 alle ore 17.00,

ad Avellino, presso il Carcere Borbonico,

verrà presentato, dal professor Michele Zappella,

il volume di pregio:

“SINDONE” edito dalla UTET

16 6 febbraio 2010 Il PonteIl Ponte