diabolus in musica - luglio
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Periodico mensile sulle attività dell'associazione e del territorioTRANSCRIPT
PE R IO D IC O IN FO R M AT IV O SU L L E AT T IV IT À D E L L ’ A SS O C I AZ I O NE E D E L T E RR I T O R IO
“A tutti gli uomini liberi e forti, che sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della Nazione, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme
propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia, libertà e solidarietà”.
A S S O C I A Z I O N E C U L T U R A L E M U S I C A L E E D I V O L O N T A R I A T O INARTE
Anno I num. 1
Luglio
Diabolus in Musica
Così può iniziare l'appello che facciamo dal
primo numero del giornalino ai cittadini di
questa nostra città affinché si uniscano a noi
per creare ed alimentare la passione per l'as-
sociazionismo e per il confronto che di esso
deve essere il fondamento. Crediamo ferma-
mente nei princìpi iscritti nella nostra Costitu-
zione, nella democrazia e nella centralità del
cittadino e per questo vogliamo che tutti pos-
sano sentirsi partecipi all'interno della vita
della nostra associazione e della nostra città
per cercare di creare cultura e sintesi fra idee
differenti. Pensiamo che l'Associazione InArte
abbia le potenzialità per fare questo, per far
parlare i propri soci, farli confrontare fra loro
e con chi ne sa più di loro, incentivare lo scam-
bio di patrimoni culturali preziosi per la cre-
scita individuale e collettiva. Siamo consape-
voli del fatto che negli ultimi tempi si tenti in
mille modi di limitare e frenare i momenti di
confronto, lo vediamo anche all'interno della
nostra associazione. La cultura e lo scambio di
idee si sono appiattite e la formazione, di con-
seguenza, ha perso il suo valore e la sua im-
portanza fondamentali. La nostra associazio-
ne si propone di unire cittadini, giovani, don-
ne e uomini che credono nell'importanza del
Sapere. Questo è il compito che spetta anche a
noi, nel nostro piccolo, all'interno della nostra
comunità: riunire chi ha a cuore l'associazio-
nismo come strumento di proposte. Riaccen-
dere, per quanto possibile, il dibattito su pro-
getti concreti e non su macrosistemi e aria
fritta. Il cammino è lungo, ma l'entusiasmo e la
determinazione che molti hanno dimostrato in
questi giorni ci fa ben sperare per il futuro.
Eugenio Bognanni
L’editoriale
Mazzarino
Direzione editoriale: Eugenio Bognanni - Direttore responsabile: Concetta Santagati - Redazione: via G. Marconi 6/8 , Mazzarino - Reg. Tribunale di Gela n° 1/2011 del 24 Giugno 2011
Imperversano le vandalo-bombolette: Mazzarino dove sei? Pag. 9
Giovanni Falcone e la nostra lotta alla mafia Pag.6
111 000 anni dalla nascita di uno stato: gli
uomini che vollero l’Unità Pag.13
Il sanguigno Totò La Marca e il pacato Peppe Scambiato: esempio di carica etica e morale
Intervista all‟autore del libro
“Fatti di terra e pane” Pag. 10
“Dobbiamo essere noi quel cambiamento
che vorremmo vedere realizzato nel mondo”
Mahatma Gandhi
Don Luigi Sturzo
Che cos’è il “Diabolus in musica”?
“Diabolus” si presenta...
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M i rivolgo direttamente a te, lettore tra-
felato e pensieroso, che osserverai svoglia-
tamente queste parole, probabilmente men-
tre t'incammini verso qualche meta. Stai già pensando
di accartocciare questo giornalino quando ti fermo con
questa frase, o almeno ci provo. Potresti perderti l'inizio
di un progetto speciale che forse vorresti condividere:
abbiamo appena creato questo giornale, un gruppo di
dialogo, siamo tanti, simpatici, belli (almeno alcuni).
Troppe volte penso che in una giornata ci sono dei mo-
menti in cui non si riesce a far nulla, un po' come una
pausa lavorativa, quella in cui non ti pagano e sei co-
stretto a non pensare a niente, speri solo che ci sia un
amico accanto a te per poter scambiare due chiacchiere.
Proviamo, insieme, a “riempire” quei momenti di dibat-
titi. Vogliamo ascoltare, capire, dialogare, progettare e
perché no, informarci l'un l'altro e informare. Non but-
tare via queste pagine, mettile momentaneamente in
borsa, nello zaino, in qualunque altro luogo da cui potrai
tirarle fuori, spiegazzate o stropicciate, purché leggibili.
Gli articoli, i temi trattati, o semplicemente il modo di
scriverli, sono il nostro biglietto da visita personale. Con-
siderale come un foglietto su cui hai appena appuntato il
numero di una persona speciale che hai appena cono-
sciuto. Noi speriamo che le nostre idee stimolino la tua
critica, o il tuo consenso, non l'indifferenza!
Nella teoria musicale il tritono è l'intervallo di quarta ecce-
dente: vuol dire che tra una nota e l'altra c'è una distanza di
tre toni; questo intervallo è una delle maggio-
ri dissonanze (insieme di suoni aspro e stridente) del-
la scala musicale. Durante il Medioevo era chiamato ap-
punto diabolus in musica, per le difficoltà che si incontra-
vano nel tentativo di riuscire ad intonarlo, a renderlo meno
aspro. Oggi tuttavia, se perfettamente intonato, il diabolus
dona un colore per nulla spiacevole a ciò che si sta ascol-
tando.
Perché “Diabolus in musica”?
Abbiamo scelto una “figura” musicale che descri-
vesse il nostro scopo, che descrivesse ciò che il no-
stro giornalino vuole rappresentare: da una parte
una dissonanza, una voce fuori dal coro, una voce
pungente, stonata e discordante di fronte a tutto ciò
che non va, dall’altra una voce intonata, una voce
che sia in accordo con ciò che di bello e buono esi-
ste nelle nostre realtà. Ecco perché.
In Redazione:
Direttore Editoriale: Eugenio Bognanni
Direttore Responsabile: Concetta Santagati
Guendalina Calandra
Flavia Cosentino
Carmelo Di Vara
Serena Fazi
Anna Lisa Ferrigno
Luigi Galati
Giovanni Gotadoro
Debora Marino
Matteo Quattrocchi
Gaetano Scebba
Giuseppe Siciliano
Scrivici : [email protected]
Tipografia Litografia Sergio Vinci
Grafica computerizzata - Stampa digitale Via Roma n.63, 93013 Riesi - Tel. 0934/928387 Cell. 339 1015033
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Attività dell’ LL’Associazione VIVA LA BANDA
L‟Associazione InArte vide i suoi albori il 23 maggio
del 2006. Chi la pensò, aveva già in mente gli scopi di
una realtà sociale dalle mille e svariate sfaccettature:
InArte, infatti, è un’Associazione Culturale, Musica-
le e di Volontariato.
Perché culturale?
L‟Associazione InArte vuole rappresentare una porzio-
ne di società in cui poter stare assieme CREANDO. Al
giorno d‟oggi, in cui regna sovrana la superficialità,
soprattutto dei rapporti umani, stare insieme può es-
sere più che semplice. Tutti, più o meno, hanno la ca-
pacità di stare a contatto con altre persone (riuscivano
a farlo pure i lontani uomini della Preistoria). Tuttavia
non risulta facile stare insieme e CREARE. Cosa
CREARE? Creare rapporti sociali grazie ai quali possa-
no trovare spazio: la PAROLA, il CONFRONTO, il
RAPPORTO CON GLI ALTRI. Bene, potrete chiedervi:
cosa c‟entra tutto questo con la cultura? Cos‟è la cultu-
ra se non la nascita di una parola, che diventa discorso,
che diventa idea, che diventa idea da confrontare con
gli altri, che una volta confrontata, spulciata, sconvol-
ta, a volte distrutta, ma poi ricostruita, sempre più for-
te e sicura, esce fuori come riassunto di un lavoro co-
mune? Un lavoro svolto da quella porzione di società,
di cui all‟inizio si parlava, che vuole rappresentare una
„cellula‟ nuova, rigenerante, in un „organismo‟ sociale,
spesso e volentieri, malato.
Perché musicale?
Chi ha concepito e partorito quest‟Associazione è stato
sempre un amante della musica. Musica, dalla defini-
zione che ne dà lo Zanichelli, è: arte di combinare più
suoni in base a regole definite. Bene, chi ha pensato
l‟Associazione ha voluto completare tale definizione,
senza alcuna presunzione o peccato di arroganza: la
Musica è l‟arte di combinare più suoni in base a regole
definite, le quali regole, da sole, in un territorio come
Mazzarino, non sono sufficienti, di per sé, a concludere
nulla. L‟Associazione “InArte”, infatti, ha assunto la
Musica anche, e soprattutto, come strumento di EDU-
CAZIONE E DISCIPLINA SOCIALE. La Musica è una
buona Maestra: insegna a leggere, permette di espri-
mere e di tirar fuori ciò che di più profondo si ha, aiuta
a star a contatto con gli altri, impone ordine e discipli-
na, insegna a cadere e risalire.
Perché di volontariato?
Operando socialmente, L‟Associazione InArte porta alta la
voce del volontariato. Il motto e l‟urlo dei soci, sensibili e
tenaci, è: VIETATO NON FARE NIENTE PER NIENTE.
Oggi, più che mai, si sente parlare di persone che si spen-
dono a 360°. A questa affermazione InArte risponde: NOI
PURE E NESSUNO CI FERMA. Attenzione però: il vo-
lontariato va sostenuto; volontariato significa, in soldoni,
agire senza aspettarsi compenso o alcuna retribuzione.
L‟Associazione non si aspetta nulla, ma come agisce? A
buon intenditor, poche parole...
L‟Associazione InArte, dunque, dall’anno della sua fonda-
zione non ha perso tempo nell‟allargare le vedute e nell‟e-
spandere gli orizzonti. Racchiude al suo interno diverse
realtà che interagiscono fra loro e che, volendo, si comple-
tano pure. Questa sezione del giornale, dunque, vuole oc-
cuparsi, numero per numero, di una, volta per volta diver-
sa, situazione associativa.
Pilastro fondamentale dell‟Associazione, presieduta dal
prof. Eugenio Bognanni (altri componenti del Consiglio
d‟Amministrazione: Matteo Quattrocchi, vice-presidente;
Davide Farruggia, segretario; M°Paolo Bongiovanni, teso-
riere; Filippo D‟Alberti, consigliere), è il Corpo bandistico
S. Cecilia, su cui ci si soffermerà a parlare. Il Corpo bandi-
stico di Mazzarino, dedicato a S. Cecilia, protettrice della
musica e dei musicisti, seppur di recente costituzione, può
considerarsi una rifondazione della Banda Musicale già
a cura di Matteo Quattrocchi
Viaggio alla scoperta di una MICROSOCIETA’.
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esistente in paese fin dagli anni „40.
A ricoprire il ruolo di Direttore artistico del
Complesso bandistico è il Maestro Rosario Pal-
meri, diplomato in tromba, coadiuvato dal Ca-
pobanda, Maestro Paolo Bongiovanni, diplo-
mato in trombone. Tale fruttuoso sodalizio ha
prodotto un vigoroso accrescimento dei com-
ponenti della banda musicale, suscitando inte-
resse soprattutto fra bambini e ragazzi, affasci-
nati dalla musica e dall‟arte in generale.
Che cos’è la banda?
Spesso per mancanza di dovute conoscenze si
chiede ad un violinista: perché non suoni nella
banda? Caro lettore, Diabolus in Musica vi
consiglia di non fare mai una domanda del ge-
nere ad una persona che suona il violino, po-
trebbe pure arrabbiarsi e prendervi per igno-
rantelli, ATTENZIONE! Una banda è un com-
plesso musicale formato ESCLUSIVAMENTE
da strumenti a fiato e percussioni, ecco perché
non troverete mai un violino: il violino fa parte
non della famiglia dei fiati, né tanto meno delle
percussioni, ma della famiglia degli archi. Gli
strumenti a fiato si distinguono
in legni e ottoni (per intenderci:
fa parte dei legni il clarinetto, fa
parte degli ottoni la tromba).
L‟accrescimento dell‟organico
della banda, con l‟introduzione
di strumenti che, seppur a
fiato, sono più usati in
orchestra sinfonica (per
intenderci: l‟orchestra
sinfonica comprende
oltre a strumenti a
fiato e a percussione,
anche quelli ad arco),
la propensione verso un
certo tipo di repertorio,
trasforma la banda in
un‟orchestra di fiati
(talvolta con l’introduzio-
ne di strumenti ad arco quale il contrabbasso).
Cosa suona la banda?
La MARCIA è la composizione che da sempre
rende nota la banda. Marce militari, brillanti,
festose, ecc. sono quelle che un complesso ban-
distico esegue durante le sfilate. Per capire me-
glio cos‟è una marcia, caro lettore, prova a cam-
minare, partendo col piede sinistra e
pronunciando “un, due, un
due” (ovviamente l‟alternanza dei nu-
meri corrisponderà all‟alternanza dei
passi, sinistro=uno, destro=due). Ri-
prova poi questo esperimento quando
ci sentirai suonare una marcia, capirai
molto meglio. Accanto alle marce mi-
litari, brillanti, c‟è la marcia sinfonica.
Diverso come discorso perché su una
marcia sinfonica non si può marciare:
cambia il tempo e anche il ritmo. La
marcia sinfonica si distingue da quella
militare per il carattere più melodico
che ritmico.
La banda, come ben vi siete accorti, si esibisce pure in
concerti, durante i quali non vengono eseguite marce,
piuttosto si predilige un repertorio che abbraccia la musi-
ca clas- sica, ma anche quella leggera. Bisogna rende-
re noto che, comunque, le nuove
composizioni per banda cerca-
no di marcare e di
valorizzare le
potenzialità che
gli strumenti a fiato
hanno. Oggi, infatti,
le bande preferisco-
no affidarsi a un re-
pertorio volto alla
musica cosiddetta
originale per fiati.
Come lavora la
banda?
Una banda ha biso-
gno di una costante
preparazione. Ha pro-
prio bisogno di studia-
re: ogni elemento della
banda ha il compito di
studiare la propria par-
te da solo e poi di studiarla
insieme agli altri. Oltre allo
studio che ogni bandista fa a casa, infatti, c‟è poi quello
fatto in sala-prova con il direttore, che provvederà ad uni-
re ogni singola parte alle altre, facendole dialogare e
amalgamare. Il Corpo bandistico S. Cecilia è impegnato
tutti i giorni della settimana in questo lavoro. Quattro
giorni della settimana sono dedicate allo studio di gruppo
o, per meglio dire, di classe o di sezione, che dir si voglia
M° Rosario Palmeri M° Paolo Bongiovanni
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(esempio: un giorno della settimana è dedicato alla sezione dei clarinetti, un altro alla
sezione dei flauti, ecc.). Due giorni alle settimana sono dedicate, invece, alla prova
generale o la prova d‟insieme, in cui tutte le sezioni di strumento suoneranno e stu-
dieranno insieme.
Chi può entrare a far parte della banda?
Il Corpo bandistico S.Cecilia, come del resto tutte le altre bande, è una realtà sociale
che non fa alcuna discriminazione. Nemmeno l‟età risulta essere un problema (è
chiaro che bisogna avere delle competenze elementari, quali quella della lettura). Si
accede alla banda, come del resto all‟Associazione, compilando un apposito modulo
d‟iscrizione, a seguito del quale si prenderà a far parte delle lezioni, tenute dal M°
Palmeri. Si inizia con delle lezioni di teoria e solfeggio, in cui si apprendono i primi
elementi musicali fondamentali che permettono di iniziare a leggere la musica: come
bisogna conoscere l‟alfabeto, quindi le lettere per poter leggere, così bisogna appren-
dere l‟abc della musica per poter leggere e, quindi, suonare. Avendo raggiunto una
buona lettura musicale, si provvederà allo studio dello strumento, che ogni allievo
potrà scegliere, sotto la guida del Maestro.
Associazione InArte. Ebbene sì, un bi-
nomio perfetto. Sì, perché è proprio
questo che vuole intendere il termine:
adesione, simbiosi, fratellanza. Sinoni-
mi che esprimono qualcosa di grande,
di intenso. E poi InArte. Non potevano
che scegliere un nome più azzeccato, un
termine all‟apparenza semplice ma che
cela qualcosa di straordinario. L‟arte
con le sue mille sfaccettature prende
corpo all‟interno dell'associazione.
“La musica esprime ciò che non può
essere detto e su cui è impossibile ri-
manere in silenzio”. Cosa avrebbe volu-
to dire Hugo con questa frase? Sicura-
mente, quanto importante possa essere
la musica e ciò che essa riesce a tra-
smettere. Sarà mai vero? L‟associazione
comprende un corpo bandistico, che va
sotto il nome della protettrice dei musi-
cisti Santa Cecilia, il quale si impegna
ad animare tutte le feste cittadine non
solo a Mazzarino ma anche in altri pae-
si, e si rende partecipe di altre iniziative
quali concorsi musicali e raduni bandi-
stici. A questo segue la Corale Polifoni-
ca Santa Cecilia, la cui formazione risa-
le a un anno fa. Quella della corale
è stata una delle iniziative che mi
ha coinvolto maggiormente. In
precedenza, avevo già dato il mio
sostegno all‟interno del corpo ban-
distico con uno strumento a per-
cussione. Ma visto che una delle
mie più grandi passione è quella
del canto, quando venne fuori l‟i-
dea di creare questa corale, ne fui
davvero entusiasta. Per il futuro si
progettano anche dei piccoli “tour”
per la corale, progetti che saranno
sicuramente realizzati visto che
l‟impegno e la costanza sono i no-
stri punti di forza. Ovviamente,
questi erano dei punti sui quali
volevo soffermarmi ma su un ar-
gomento vorrei porre la mia e la
vostra attenzione. La banda musi-
cale, la corale, le diverse iniziative
sono solo aspetti materiali dell‟as-
sociazione. Con la mia personale
esperienza ho capito che sono altre
le cose importanti. La sintonia,
l‟aiuto, il bene dell‟altro sono, in-
vece, aspetti sui quali è importante
soffermarsi. Sono rimasta stupita
di come lì dentro, ci si possa sentire
a proprio agio, sentirsi a casa pro-
pria in un certo senso, come si pos-
sano trovare delle persone vere con
le quali instaurare rapporti speciali
e soprattutto nei momenti di biso-
gno, sai che lì dentro troverai qual-
cuno. Alla fine di tutto sono sicura
di una cosa: non rimpiango nulla di
quello che finora ho fatto, anzi sarei
felice se un giorno i membri dell‟as-
sociazione aumentassero e si riu-
scisse a fare più di quanto non si sta
facendo. Io ci sarò sempre.
Io che vivo l’Associazione di Anna Lisa Ferrigno
Sono passati diciannove anni dal 23 maggio del 1992,
giorno in cui Cosa Nostra attentò alla vita del giudice
Giovanni Falcone, morto insieme alla moglie, France-
sca Morvillo, e ai suoi tre uomini della scorta, Vito
Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Sono pas-
sati diciannove anni d‟allora ma il ricordo del magi-
strato è ancora vivo. Giovanni Falcone era prima di
tutto un uomo; un “errore” del sistema destinato a
divenire mito. Un uomo ben saldo nelle proprie idee,
nei propri valori, primi fra tutti onestà e legalità. Sì,
perché Falcone ci credeva fortemente in un Paese
realmente migliore; credeva fortemente in uno Stato
in grado di tutelare i propri cittadini, i loro diritti e le
loro libertà; sosteneva la necessità che ognuno di noi
dovesse adempiere al proprio dovere. E lui il suo lo ha
onorato fino alla fine, nonostante le derisioni e l‟isola-
mento, pagandolo con il sacrificio estremo della vita.
Un uomo, non un eroe immune alla paura, sempre
spinto “soltanto dallo spirito del servizio” nella sua
lotta alla mafia, un istinto insito e primario, e accom-
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“(…) ed io per questo cerco di non dimenticare.”
pagnato dalla confortante convinzione che la popola-
zione facesse “il tifo” per lui e per l‟amico e collega
Paolo Borsellino: non un semplice appoggio morale
per il lavoro svolto ma un tifo che suonava come un
incoraggiamento e un grido di speranza nato dal biso-
gno di un effettivo cambiamento, speranza che era
anche del giudice che vedeva e continuava a sperare
che il suo lavoro smuovesse le coscienze. La mafia-
diceva - è un fatto umano e come tale ha un inizio e
deve avere una fine. La strage di Capaci, la sua morte,
non ha posto fine a questa speranza: le idee di Giovan-
ni Falcone, la sua speranza nel cambiamento, nel ri-
scatto morale di questa terra, “bellissima e disgrazia-
ta” avrebbe detto Borsellino, adesso sono le nostre.
Non rimane che ricordare il 23 maggio solo come il
giorno che tolse la vita al magistrato e non relegare a
questa data il ricordo immenso di un eroe del nostro
tempo che fu sempre un uomo prima di tutto.
Giovanni Falcone e la nostra lotta alla mafia. di Flavia Cosentino
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La sovranità dei Mass Media:
disinformazione e manipolazione
La nostra vita quotidiana è, or-
mai, bombardata da informazioni,
da messaggi, da pubblicità di ogni
tipo. Il mezzo di comunicazione di
massa più diffuso è la televisione.
Nei tempi passati, essa rappresen-
tava un vero e proprio privilegio,
adesso, invece, si presenta come
il mezzo di comunicazione di
massa più diffuso, come un sem-
plice “aggeggio” dal sogghigno
crudele che ha acquisito il potere
di manipolare le nostre menti e i
nostri pensieri. Il compito di ma-
novrare la trasmissione di infor-
mazioni viene affidato al telegior-
nale. È giusto parlare di informa-
zione quando i dati e le notizie
sulle guerre non vengono appro-
fondite o quando variano e si di-
versificano da Paese a Paese? È giusto parlare di sana e
corretta informazione quando si tende ad isolare gli
avvenimenti dal contesto entro il quale si sono svilup-
pati? È giusto creare dei servizi giornalistici artefatti,
artificiali, con lo scopo di occultare alcune notizie? For-
se, non è più corretto parlare di informazione, bensì di
disinformazione. I telegiornali non parlano mai delle
regole e delle procedure della Banca Mondiale, del Fon-
do Monetario Internazionale, organismi causa di molti
problemi legati a diversi Paesi del Sud del Mondo. Nes-
sun telegiornale parla delle condizioni reali in cui versano
moltissimi somali, etiopi e nessuno ha espressamente
chiarito le reali cause della fame nel mondo. I servizi gior-
nalistici mettono in evidenza notizie che possono toccare
la sensibilità degli spettatori, cercando di suscitare emo-
zioni e commozione presso chi passivamente assiste ad un
vero e proprio decadimento dei puri valori informativi. Ci
si concentra su alcune notizie, trasmesse per mesi e mesi,
per distogliere lo sguardo sui reali problemi, creando la
cosiddetta “sovrinfomazione”. Si colpevolizzano quei Paesi
definiti “nemici” solo perché deciso dagli Stati Uniti o da
un‟altra potenza mondiale. Ma perché questa manipolazio-
ne? Forse perché l‟opinione pubblica influisce sulla stabili-
tà di un sistema, una stabilità ormai ottenuta grazie al
bombardamento mediatico. I telegiornali sono ambigui,
confusi e assumono più le forme di un vero sistema televi-
sivo che lascia trapelare informazioni orientate allo spetta-
colo, ai gossip, alle mediocrità, elementi di una realtà che
non può più appartenerci. Apriamo gli occhi, evitiamo di
inghiottire tutto ciò che passa attraverso i mass media,
assumiamo un approccio critico che permette di ritrovare
la nostra identità, sempre più strumentalizzata e gestita
dall‟alto.
di Guendalina Calandra
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Dalla musica all'emozione
Sono diversi gli aspetti della mu-
sica che ci portano a sentire un'e-
mozione. Prima di tutto la strut-
tura del brano musicale. Esiste
infatti una relazione tra l'intensi-
tà delle emozioni provate e la
struttura del brano musicale.
Questa relazione ci permette di
spiegare come un brano che all'i-
nizio ci dà una sensazione di cal-
ma divenga poi gioioso, per finire
con un tono malinconico.
Fra i diversi fattori strutturali che
giocano un ruolo nell' espressio-
ne dell'emozione in musica, il
tempo sembra avere un ruolo
privilegiato. Non a caso alcune
delle indicazioni usate dai com-
positori per segnalare a che tem-
po una determinata opera debba
essere eseguita hanno una con-
notazione emozionale (ad es. al-
legro, vivace). Anche il modo
( sistema organizzato di intervalli
che definisce rapporti gerarchici
tra i vari gradi della scala) ha un
ruolo importante, e questo era
noto fin dall'antichità. I Greci
infatti utilizzavano diversi modi
e ognuno prendeva il nome da un
popolo ( lidio, dorico, frigio) e a
seconda del popolo prendeva una
connotazione caratteriale ben
definita. Nel sistema tonale occi-
dentale i modi maggiori e minori
hanno un'importante influenza
sulla dimensione della valenza,
con il modo maggiore a connota-
zione positiva e il minore negati-
va.
Un altro fattore importante sem-
bra essere il timbro degli stru-
menti, che è ovviamente legato
al registro( acuto-medio-grave)
nel quale essi suonano. Anche la
complessità armonica e ritmica
di un brano gioca un ruolo im-
portante. Non a caso musiche
troppo dissonanti o con ritmi non
regolari, come è spesso il caso della
musica contemporanea, hanno una
connotazione negativa e sgradevole.
Se fino ad ora abbiamo parlato di
emozioni come proprietà intrinse-
che alla musica, quindi indipenden-
ti dalla nostra coscienza, una parte
importante dell' emozione in musi-
ca è invece influenzata dall' esterno,
ossia dall'esperienza e dalla cono-
scenza. Una certa musica si può
legare ad un evento importante nel-
la nostra vita come l'incontro con
una persona cara; altre volte l'asso-
ciazione sarà fatta con un film o
con una pubblicità; o spesso la mu-
sica viene associata ad
ideali diversi, e utilizza-
ta spesso proprio per-
ché si crei un legame
emozionale forte tra chi
ascolta e l'ideale che si
vuole mettere in risalto
( basti pensare ai canti
partigiani o agli inni
nazionali).
Hoffmann diceva: “La
musica dischiude all‟uomo un regno
sconosciuto; un mondo che non ha
nulla in comune con il mondo sensi-
bile esterno che lo circonda e in cui
egli si lascia alle spalle tutti i senti-
menti definiti da concetti per affi-
darsi all‟indicibile”
Per spiegare con meno difficoltà
questo concetto ci addentriamo in
un episodio della vita di un grande
compositore. Chopin innamorato di
Maria Wodzinska scrive il Valzer
Op. 69 n. 1 a lei dedicato quando,
dopo un periodo abbastanza lungo
ed intenso trascorso insieme, si de-
di Debora Marino
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Imperversano le vandalo-bombolette:
Mazzarino dove sei?
“Se il pericolo c‟è, è rappresentato
dall‟uomo che può agire contro se
stesso”. Quando sentii queste parole,
l‟argomento di cui si parlava era affe-
rente a un campo completamente
diverso ma l‟affermazione è sicura-
mente generalizzabile. In generale,
appunto, tale pericolo c‟è ma dire “in
generale” ingloba il fatto che possano
presentarsi eccezioni significative: e,
parlando di pericoli, le eccezioni so-
no sempre ben accette. Ma non a
Mazzarino. Qui il pericolo rappresen-
tato dall‟uomo non è un fatto genera-
le ma una realtà universale che non
viene mai smentita in alcuna occasio-
ne. Risse notturne, lavoro in nero,
omicidi, rapine, racket, politica,
niente di tutto ciò, cari lettori. Non è
la solita minestra riscaldata anzi,
inspiegabilmente, è una minestra che
nessuno (se non l‟azione di qualche
gruppo politico che ha messo in rete
un illuminante reportage fotografico)
ancora ha pensato di offrire alla sen-
sibilità pubblica, alla pubblica re-
sponsabilità. Entro nel merito: la
chiesa San Francesco di Paola,
all‟ombra del monumento simbo-
lo della città (per cui non può non
essere notata da visitatori), “u
Cannuni”, una delle chiese più
antiche del paese (secolo XIII), le
cui pareti sono diventate punto su
cui poter disegnare, con bombo-
lette spray, scritte variopinte in-
comprensibili, pesci, cani dei car-
toni animati e stilizzati organi
genitali maschili. L‟opera di pittu-
ra delle vandalo-bombolette è
cominciata anche sulle pareti del
Castello e della Basilica della pa-
trona. Tanti sono gli interrogativi
che nascono dalla visione di un
tale scempio. Come possono veri-
ficarsi cose del genere in una città
d‟arte? Come si può sporcare una
chiesa, per giunta con disegni del
genere, in un paese abitato da
persone, solitamente, molto
“timorate di Dio”? Ma cose ben
più gravi vanno sottolineate. Per-
ché non ne parla nessuno? Perché
nessuno denuncia tale scempio,
perché non si riesce a scovare
questi colpevoli che spesso usa-
no “pseudonimi” a firma di que-
sti “capolavori”, per fargli pagare
tutti questi orrori e sbatterli al
fresco per danneggiamento ag-
gravato ai beni culturali? Dov‟è
finito l‟orgoglio per il nostro pa-
trimonio? Dove sono tutti quelli
che parlano di incrementare il
turismo senza poi né affrontare
né conseguentemente risolvere
gravissimi problemi come que-
sto? Problemi, catastrofe! Una
catastrofe e tanto, troppo silen-
zio di noi cittadini che in questo
modo distruggiamo quello per
cui un giorno un turista visiterà
la nostra città, distruggiamo la
nostra fama di città d‟arte, la
nostra ottima reputazione, senza
in fondo averla mai avuta, ahi-
mè, forse mai voluta.
vono separare e giunge il momento
di salutarsi. Fryderyk avverte un‟in-
spiegabile angoscia; inspiegabile
perché sa che il tempo della separa-
zione sarà breve, inoltre Maria è ad-
dolorata per la sua partenza, gli do-
na persino una rosa che vuole sia
conservata per tutta la vita. Mentre
Maria lo guarda senza parlare lui si
siede al pianoforte e le “dice addio” a
suo modo, componendo il Valzer che
lei chiamerà il Valzer dell‟addio.
Ascoltando il brano si può immagi-
nare il loro addio, si può rivivere un
“proprio personale addio” o, se non
si conosce il contesto dell‟opera si
può ricordare un episodio struggente
della propria vita.
A questo punto ci si potrebbe chiede-
re: “Perché la musica ha un cosi alto
impatto emotivo?”
Sappiamo che la musica non ha un
referente semantico preciso, non vi è
alcuna relazione definita tra un bra-
no musicale e la realtà non musicale.
Allo stesso tempo una delle caratteri-
stiche dell'uomo è cercare sempre di
attribuire un senso alle cose. Quando
si ascolta la musica è quindi pos-
sibile che il senso che si presta
più facilmente a legarsi a essa sia
un senso emozionale. La musica
è in questo senso un contenitore
di rappresentazioni non definite,
chi ascolta ha la possibilità di
riempirlo con le emozioni del
momento , e queste si fissano in
quanto diventano parte del senso
di quella determinata musica.
a cura di Giovanni Gotadoro Attività dell’ Il Territorio
Pagina 10
La seconda metà del „900 mazzarinese è stata
“scritta” da uomini che con la forza della parola e l‟e-
nergia dei fatti hanno dato dignità al popolo di Maz-
zarino, da secoli vessato dal feudalesimo. Salvatore
La Marca (deputato parlamentare nel 1948 e nel
1972, e poi sindaco dal 1954 agli inizi anni 60 e dal 75
al 79) e il “sindaco contadino” Giuseppe Scambiato
(primo cittadino dal 1969 al 1975 e poi consigliere
provinciale) furono tra coloro che seppero travolgere
questo stato di cose. Il loro ricordo e la trasmissione
del loro operato appaiono indispensabili a quanti og-
gi hanno responsabilità politiche e sociali, a quanti
subiscono il peso greve della crisi, dell‟ingiustizia,
perché dal ricordo scaturisca la speranza che il cam-
biamento è possibile, basta crederci, basta individua-
re le persone giuste. Salvatore La Marca e Giuseppe
Scambiato furono le persone giuste al momento giu-
sto, entrambi amministratori di Mazzarino, hanno
segnato, con le lotte contadine per la conquista del
diritto alla terra, una svolta democratica per il paese e
la provincia di Caltanissetta.
Per un maggiore approfondimento consiglio di acco-
starvi alla lettura di due testi del sommatinese Filippo
Falcone: “Fame di Terra e pane” (edizioni Novagraf,
prefazione di Francesco Renda) e “Il sindaco contadi-
no e le lotte bracciantili in Sicilia” (edizioni Paruzzo).
Sono documenti dai quali si traccia chiaramente il
percorso politico sociale avviato da un gruppo
di “intellettuali”, con e senza titolo, tra cui il
prof Filippo Siciliano.
Ed è allo scrittore Filippo Falcone che ho ri-
volto alcune domande per un giudizio più
approfondito su queste due personalità.
Salvatore La Marca e Giuseppe Scam-
biato, cosa li accomuna e cosa li sepa-
ra ? Filippo Falcone: Furono due perso-
naggi che, nel particolare contesto storico
della Sicilia del secondo dopoguerra, seppur
con modi differenti, lottarono per il miglio-
ramento delle classi più deboli; a Mazzarino
rappresentati, soprattutto, da braccianti
poveri e contadini. Lo fecero, certo, in modi e
con impostazioni diverse. Da un lato il san-
guigno La Marca, assurto nelle alte cariche parla-
mentari, dall‟altro il pacato Scambiato, “sindaco-
contadino”. Ma si trattò, comunque, di due ricche
personalità; risorse importanti del movimento
democratico siciliano di quegli anni.
Cosa rappresentarono in quegli anni per
Mazzarino e per la Sicilia ?Sicuramente due
guide autorevoli e generose della sinistra mazzari-
nese e più in generale del movimento popolare
isolano, al quale diedero un contributo assai gene-
roso; come d‟altronde, costume comune - in quella
classe politica e sindacale del tempo - fu quella
carica etica e morale che manca fortemente all‟I-
talia e alla Sicilia di oggi. Il loro esempio di vita e
di impegno - nonostante le epoche differenti - sono
convinto, potrebbero insegnarci molto ancora og-
gi.
Quali altri personaggi della seconda metà
del 900 politico mazzarinese sarebbe dove-
roso ricordare? Mi vengono in mente Luigi Car-
damone, primo segretario della federazione pro-
vinciale comunista e poi insigne matematico e do-
cente all‟Università di Pisa. Antonietta Marino,
guida del movimento delle donne e dirigente
dell‟UDI (Unione Donne Italiane) in Sicilia; non-
ché moglie dello storico e senatore Francesco Ren-
Attività dell’ Intervista a... di Concetta Santagati
Il sanguigno Totò La Marca e il pacato Peppe Scambiato: esempio di carica etica e morale
Il sindaco Salvatore La Marca
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da. Su queste figure già mi sono occupato in al-
cuni articoli, ma le loro storie andrebbero appro-
fondite. Altra figura importante è quella del Prof.
Filippo Siciliano che ha curato la postfazione e la
prefazione dei libri su La Marca e Scambiato, e
che mi onora della sua amicizia.
Sta lavorando o pensa di lavorare ad altre
figure politiche locali? C‟è in itinere una mia
collaborazione su un bel libro fotografico, che
ripercorre la storia di Mazzarino nel „900, frutto
della ricca e pregiata collezione della famiglia
Roncati. Anche la testimonianza fotografica è, in
parte, studio di una comunità, di un territorio o
di un popolo. Il sottoscritto, in merito, ha infatti
pubblicato, nel 2007, “Lotte e conquiste del lavo-
ro”, che è un percorso fotografico sulle lotte nella
nostra provincia, con in copertina proprio una
foto di donna, con il proprio figlio in braccio,
scattata nelle campagne di Mazzarino negli anni
‟50.
Per dovere di cronaca si ricorda che il libro su
Scambiato in autunno sarà presentato anche a
Cinisello Balsamo, grosso comune lombardo, ge-
mellato con Mazzarino, dove vive una folta comu-
nità mazzarinese. Il gemellaggio tra le due cittadi-
ne fu voluto proprio dall‟allora sindaco Scambia-
to, molto attento alle problematiche migratorie.
Il presidente dell‟associazione culturale “u cannuni” di Ci-
nisello, Giuseppe Seggio, fornirà maggiori dettagli sulle
origini del gemellaggio.
Mazzarino - Cinisello Balsamo. Un “binomio” che i
mazzarinesi solitamente associano ad esperienze
di emigrazione e di lavoro.
Giuseppe Seggio: Si le due comunità sono strette da un
patto di amicizia che dura 40 anni, basta ricordare che da
una ricerca effettuata con l'ausilio dell'ufficio anagrafe,
emerge che a Cinisello sono residenti circa 7.000 siciliani
e che la nostra comunità é la più numerosa superando le
5.000 unità, precisamente 1.580 famiglie nate a Mazzari-
no e residenti a Cinisello. Dal giorno che sono arrivato qui
mi sono sempre chiesto il perché i mazzarinesi hanno scel-
to Cinisello e chi fu il primo "anello della catena". Ebbene,
dopo tante ricerche posso confermare che il primo mazza-
rinese che arrivò in terra cinisellese fu Domenico Foresta
durante la seconda guerra mondiale, mentre è stata una
donna a trasferire la prima residenza a Cinisello, Maria
Stella La Manna nel febbraio 1950.
Quando fu siglato il gemellaggio? Il 15 Aprile 1971 si
gemellarono con Cinisello due città siciliane: Mazzarino e
Piana degli Albanesi, la prima per la numerosa presenza
dei suoi cittadini e la seconda in onore e memoria dei la-
voratori e dei martiri uccisi nel 1947. La richiesta partì
dalle comunità locali di immigrati perché l'anno prima vi
fu un massiccio afflusso di famiglie di lavoratori immi-
g r a t i p r o v e n i e n t i d a l s u d .
I protagonisti principali di questa azione comune sicura-
mente furono il sindaco di Cinisello Enea Cerquetti e il
sindaco di Mazzarino Giuseppe Scambiato.
In quell’occasione fu donato un quadro del castello
“u cannuni” di Italo Zoda, che si trova nella sua
stanza presso il comune di Cinisello. E’ così? Il qua-
dro simbolo del gemellaggio é sempre stato posto nei loca-
li dell'ufficio anagrafe ben visibile a tutti i cittadini. Qual-
che anno addietro, gli uffici vennero ristrutturati e il qua-
dro fu posto nell'ufficio del nostro concittadino Maurizio
Anzaldi, allora funzionario degli uffici affari generali,
oggi distaccato nell'Azienda multiservizi e Farmacie rico-
prendo l'importante incarico di Direttore.
Il quadro oggi si trova ben custodito nel mio ufficio grazie
alla segnalazione del carissimo amico Prof. Filippo Sici-
liano che mi parlò del quadro simbolo del gemellaggio.
Un ricordo di Scambiato. Non conoscevo Scambiato
perché ero troppo giovane ma a casa ne parlava sempre
mio zio Domenico Bevilacqua allora responsabile della
Camera del lavoro e quindi molto amico del "Sindaco
Contadino".
Attività dell’ Intervista a...
I regimi dittatoriali in Tunisia e in Egitto che
cadono in meno di un mese; l'onda della li-
bertà e il desiderio di partecipazione dei cit-
tadini che attraversano il mondo arabo; mi-
gliaia di cittadini a Tunisi e in altre città del
Nord Africa che si radunano nelle strade per
celebrare le dimissioni di Mubarak.... Tutte
queste sono manifestazioni dei profondi e rapidi
cambiamenti che stanno avendo luogo nel mondo
arabo, trasformazioni non previste dagli “analisti
ufficiali” delle potenze internazionali. Proprio come
non erano state previste la caduta dell'Unione Sovie-
tica o la recente crisi economica. In questi eventi
possiamo chiaramente vedere una volta di più la
vera forza delle persone e la loro capacità di trasfor-
mazione, che in breve tempo può produrre cambia-
menti impensabili senza l'uso della violenza.
La cosa più importante successa in queste settimane
non è stato l'allontanamento dei Presidenti Ben Ali e
Hosni Mubarak, la cosa più importante è stata l'u-
nione di queste persone in una protesta nonviolenta,
la cosa più importante è stata la resistenza alla vio-
lenza degli agenti provocatori, la resistenza alla vio-
lenza della polizia. Gli eserciti egiziani e tunisini non
sono stati sconfitti da armi o battaglie, ma piuttosto
da abbracci e mani tese. I soldati, quelli inviati, sono
alla fin fine degli esseri umani e per quante armi
possano avere, in nessun modo sono in grado di
sconfiggere attraverso la violenza un popolo che re-
siste e dimostra fermamente, chiedendo il rispetto
dei propri diritti in modo pacifico. Il popolo può es-
sere represso per un po', ma questo screditerebbe ancora
di più i repressori e accrescerebbe la posizione morale delle
persone disarmate.
Tutto ciò ricorda le battaglie di Gandhi e Martin Luther
King. Il popolo egiziano si è liberato da un dittatore con la
nonviolenza proprio come l'India si era liberata dagli in-
glesi. La differenza con quella battaglia è che l'India poteva
contare su di un leader, Gandhi, mentre in questa occasio-
ne non era stata identificata alcuna guida, il protagonista
assoluto è stato il popolo.
Questo tremito di nonviolenza, di richiesta di trasforma-
zione sociale in modo pacifico, di preoccupazione per la
libertà e partecipazione democratica è solo all'inizio. Sulla
stessa strada ci sono la Libia, lo Yemen, l'Algeria e il Ma-
rocco. Cosa succederà negli Emirati Arabi? Cosa succederà
in Cina dove questo intero fenomeno di libertà viene cen-
surato? I popoli egiziani e tunisini hanno dato al mondo
una lezione di nonviolenza e di pacifismo. Hanno tenuto al
resto del mondo un corso di perfezionamento sulla rivolu-
zione nonviolenta. Ci hanno dato una prova, un'efficacia
dimostrativa che avrà conseguenze e ripercussioni. E alla
fine è doveroso evidenziare che i protagonisti sono stati
principalmente i giovani. Tutti i popoli, nei loro momenti
migliori, hanno contribuito al processo umano. Ringrazia-
mo e celebriamo queste rivoluzioni nonviolente perché
aprono il futuro all'intera umanità.
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La rivoluzione della nonviolenza
Focus a cura di Eugenio Bognanni
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Nel Risorgimento italiano: Clara Maffei e Carlo Tenca. La cultura per la
costruzione della coscienza nazionale
L a Contessa, così veniva chiamata a Milano Clara
Carrara Spinelli, moglie del poeta Andrea Maf-
fei, fu una grande donna del Risorgimento ita-
liano.
Era il 1834 quando nella sua abitazione in Via Monte Pietà
nacque il salotto letterario più celebre di tutta Italia che
per mezzo secolo fu centro di riunione di patrioti, letterati
e artisti italiani.
Colta e raffinata, Clara non era forse quella che comune-
mente si può definire una mente eccelsa ma, come scrisse
Raffaello Barbiera, il più noto dei suoi biografi: “la sua po-
tenza consisteva nell‟arte di ricevere bene(…)” sembrava
nata per ricevere, per guidare una conversazione eletta”. Il
suo salotto, frequentato da uomini di cultura del calibro di
Manzoni, D‟Azeglio, Hayez e Balzac, uscì ben presto
dall‟ambito provinciale e divenne noto in tutta Europa.
Carlo Tenca, mazziniano e giornalista di modesta condi-
zione sociale, negli anni Quaranta dell‟Ottocento si era
affermato con
il suo ingegno
negli ambienti
culturali colla-
borando con
vari giornali.
L‟incontro tra Il
giovane patrio-
ta e la Maffei
avvenne nel
‟44, tra i due
nacque un pro-
fondo legame
che ben presto
si rivelò essere altro
che una semplice amicizia. Alcuni anni dopo in-
fatti, la contessa prese la decisione di separarsi
dal marito che da sempre la trascurava e di legarsi
a Tenca, con il quale iniziò una storia d‟amore
nutrita di stima reciproca e collaborazione. Du-
rante l‟insurrezione del Quarantotto dal salotto
Maffei si organizzarono soccorsi e si distribuirono
aiuti ai caduti e fu proprio nei giorni immediata-
mente successivi alla rivolta che gli indirizzi di
quel circolo di eletti divennero più spiccatamente
politici. Quel luogo divenne punto di incontro dei
redattori della rivista culturale patriottica Il Cre-
puscolo, fondata e diretta da Tenca nel 1850. Il
giornale durò quasi un decennio e durante quegli
anni il suo direttore si impegnò nella promozione
di una coscienza culturale nazionale. Per Tenca
non esisteva letteratura slegata dall‟impegno civi-
le dunque, partendo da questa idea, si prodigò
per la diffusione di una cultura popolare a cui tut-
ti i cittadini dei diversi strati sociali potessero
accedere, con lo scopo di coinvolgerli direttamen-
te nel processo di unificazione nazionale. Dopo il
fallimento dell‟insurrezione del „53 e la caduta
dell‟astro Mazzini, il salotto cominciò a seguire
linee politiche più moderate, ma continuò ad es-
sere importante centro di discussione politica ed
intellettuale, da cui si irradiarono in tutta la Peni-
sola quelle idee patriottiche elaborate da scrittori
e uomini di cultura che, sfidando carceri e patibo-
li, infusero a poco a poco nelle masse il sentimen-
to della patria.
150 anni dalla nascita di uno Stato… storie di italiani
che vollero l’Unità a cura di Serena Fazi
Clara Carrara Spinelli
Carlo Tenca
Perché si forma l’arcobaleno?
Come fa un cantante a rompere i bicchieri?
Cosa sono i fulmini?
Un fenomeno un po' meno rassicurante
dell'arcobaleno, ma, comunque, affascinante,
è il fulmine. Si tratta di una scarica elettrica,
la stessa che fa funzionare i nostri elettrodo-
mestici a casa. Una scarica elettrica viene ge-
nerata quando vengono a trovarsi vicine delle
zone a diverso contenuto di energia. All'inter-
no delle nuvole ci sono miliardi di particelle
che in ogni secondo si urtano e ognuno di
questi urti fa crescere il valore di energia, così
da creare una situazione di instabilità tra le
nuvole e la terra. Quando la differenza di
energia tra le nuvole e la terra è abbastanza
grande, la scarica elettrica parte, ristabilendo
l'equilibrio.
Avete mai visto almeno nei film il soprano che intonando una nota riesce a rompere
un bicchiere? Beh, non è fantascienza, né un trucco cinematografico, si tratta di una
conseguenza di un fenomeno fisico chiamato risonanza. La materia è formata da tan-
te piccole particelle, gli atomi, animate da un continuo e incessante movimento di
oscillazione, detto agitazione termica. Il suono, prodotto dalle corde vocali del sopra-
no, crea un'onda sonora che aumenta l'oscillazione delle particelle di vetro fino al
punto di rottura dei legami che le tengono unite, così da causare la rottura del bic-
chiere.
L'arcobaleno è uno degli avvenimenti che fin da
bambini ha sempre suscitato in noi stupore e cu-
riosità. Questa meraviglia della natura non è altro
che un fenomeno di rifrazione della luce. Imma-
giniamo la luce come una corda attorcigliata su se
stessa, in cui ogni filamento di essa è un colore,
ed essendo attorcigliata, non riusciamo a vederne
i filamenti. Quando la luce colpisce le goccioline
d'acqua ogni filamento della corda viene srotolato
in una particolare direzione, così da permetterci
di distinguere ogni filamento e, quindi, ogni co-
lore.
Sai Perché….? Pagina 14
a cura di Gaetano Scebba
Pagina 15
StuzzicaMente
Frase: 3 , 7 , 10.
Rebus 1
Le otto persone indicate dalle lettere pronunciano contempora-
neamente, ma non nell'ordine, le seguenti frasi:
1. Perfetto! - 2. Prego, signori!... Il guardaroba è da questa parte
- 3. Consiglierò loro un vino d'annata, molto caro - 4. È il no-
stro miglior tavolo - 5. Io vorrei del pâté... - 6. Va bene qui,
cara? - 7. Che cosa desiderate? - 8. Niente affatto, Ugo! Ricor-
dati che sei ancora a dieta.
Sapreste assegnare a ciascuna persona la rispettiva
frase?
(Associate lettera e numero e seguite l'ordine alfabetico)
5 Enigma
Sudoku 2
3 Tre musicisti
I tre batteristi del complesso musicale suonano, in que-
sto momento, contemporaneamente i loro strumenti.
Tra quanti secondi li suoneranno di nuovo con-
temporaneamente per la prima volta, sapendo
che il primo musicista batte la sua batteria ogni 2 secon-
di, il secondo ogni 3 secondi e il terzo ogni 4 secondi?
4 Tre sorelle
Tre sorelle hanno un‟età complessiva pari a 75 anni. La
maggiore delle tre ha un‟età pari ai tre mezzi dell‟età
della minore delle tre. La sorella di mezzo ha cinque
anni in meno della sorella maggiore. Quanti anni ha la
sorella maggiore?
a cura di Giuseppe Siciliano
Associazione Culturale Musicale e di Volontariato “InArte” Corpo Bandistico “Santa Cecilia”
via Tripoli, 14 – 93013, Mazzarino (CL) tel: 320/6203069 - fax: 0934/383810
C.F: 90017800856 - P.IVA: 01773320856 sito web: www.bandamazzarino.it
e-mail: [email protected]
Fettuccine all’agrigentina
Ingredienti per 4 persone:
Fettuccine: 450 gr.
Mandorle (tritate): 200 gr.
Pancetta: 250 gr.
Pomodorini: 200 gr.
Olio extravergine d‟oliva: q.b.
Cipolla: q.b.
Sale: q.b.
Prezzemolo: q.b.
Noce moscata: q.b.
Vino bianco
PROCEDIMENTO
1) Fate soffriggere la cipolla con olio extravergine d‟oliva;
2) Aggiungete la pancetta, tagliata a listarelle e le mandorle tritate;
3) Fate rosolare il tutto e sfumate con del vino bianco;
4) Aggiungete i pomodorini tagliati a pezzi;
5) Sale e pepe in giuste quantità;
6) Cuocere a fuoco basso e, dopo dieci minuti circa, aggiungete del prezzemolo tritato e un pizzico di noce moscata;
7) Buttate la pasta in acqua bollente e salata e scolate al dente;
8) Fate saltare la pasta insieme alla salsa per due minuti, poggiatela sul piatto e decorate con le mandorle
rimanenti.
BUON APPETITO!!!
La ricetta dello Chef... a cura di Luigi Galati