diario missionario n.36

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M i s s i o n a r i o 36 Pasqua 2011 Foglio di corrispondenza con i missionari Ogni volta che viene ucciso un uomo, viene ammazzato un figlio di Dio. Negargli anche uno solo dei diritti fondamentali è uccidere la sua dignità, ma se noi Cristiani riusciamo ad operare affinché ogni diritto negato venga riconosciuto, contribuiamo alla sua resurrezione …. Buona Pasqua Incontri Missionari Skype Dicembre 10 Fratelli Dimenticati Stefano Maracuti Gino Mazzilli Ecuador Irene e Giulia Guatemale Indirizzo: Diario Missionario C/O Parrocchia San Lorenzo piazza Prandina 35010 San Pietro in Gu (PD) - ITALIA email: [email protected]

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Diario Missionario n.36

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Page 1: Diario Missionario n.36

M i s s i o n a r i o

n°36 Pasqua 2011

F o g l i o d i c o r r i s p o n d e n z a c o n i m i s s i o n a r i

Ogni volta che viene ucciso un uomo, viene ammazzato un figlio di Dio.

Negargli anche uno solo dei diritti fondamentali è uccidere la sua dignità, ma se noi Cristiani riusciamo ad operare affinché ogni diritto

negato venga riconosciuto, contribuiamo alla sua resurrezione ….

Buona Pasqua

Incontri Missionari

Skype Dicembre 10

Fratelli Dimenticati

Stefano Maracuti

Gino Mazzilli

Ecuador

Irene e Giulia Guatemale

Indirizzo: Diario Missionario C/O Parrocchia San Lorenzo piazza Prandina – 35010 San Pietro in Gu – (PD) - ITALIA

email: [email protected]

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13 Dicembre 10 dalla sala teatro dell’ Oratorio per mezzo SKYPE: il Gruppo Missionario ha organizzato il primo :

NATALE CON I MISSIONARI DI S. PIETRO IN GU

Lunedì 13 Dicembre è stata una giornata speciale per la comunità di San Pietro in Gu che si è sentita particolarmente vicina ai suoi missionari e ai volontari che operano in tante parti del mondo. Dopo la messa serale in comunione spirituale con i compaesani lontani, è seguito un incontro in oratorio con testimonianze dei volontari della parrocchia e per salutare e scambiare direttamente gli auguri con i missionari, grazie a un collegamento via internet. Una bellissima esperienza, da ripetere presto.

Abbiamo potuto vedere e parlare direttamente con suor Maria Cristina Pesavento, missionaria al Cairo, in Egitto: “Cerchiamo di fare la nostra missione prendendoci cura della vita delle persone attraverso la scuola, il lebbrosario, i centri per i profughi. Prima di tutto ci preoccupiamo di promuovere i diritti umani e ci impegniamo a valorizzare la figura della donna, aiutandola a prendere consapevolezza della sua dignità. I nostri sforzi si concentrano su chi ha più bisogno: i profughi sudanesi sono tra i più poveri e discriminati. La nostra missione è essere voce di chi non ha voce”. È questo il messaggio di Natale che ci ha dedicato.

Padre Attilio Prandina ci ha inviato il suo saluto dal Guatemala. “È appena passata la grande festa per la Madonna di Guadalupe” ci ha detto, spiegando che la conversione al cattolicesimo in Centro America è legata strettamente alla devozione per la Madonna apparsa al giovane indio. Ci ha anche resi partecipi che in questi giorni 14 ragazzi provenienti da tutto il Centro America iniziano il percorso di noviziato. Per padre Attilio il Natale quest‟anno è venuto il 13 Dicembre, grazie a questo momento di condivisione.

Padre Giuseppe Prandina dal Nicaragua ci ha raccontato le tradizioni religiose di questo periodo. “La sera del 7 Dicembre per tradizione si preparano altari votivi alla Madonna; la gente passa per pregare e aspetta di ricevere qualcosa. Davanti all‟altare della Madonna nella nostra chiesa sono passate più di duemila persone. Abbiamo distribuito zucchero, riso, farina che serviranno a quelle famiglie per festeggiare Natale.” Per capire

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cosa significa, padre Giuseppe ci ha ricordato che il Nicaragua è la seconda nazione più povera dell‟America latina; tanta gente ha fame, non ha niente da mangiare.

Padre Emilio Baldin ci ha contattati dalla Colombia. Da poco si trova in una parrocchia di 50 mila abitanti alla periferia di una metropoli. Lì si vive quotidianamente in mezzo alla violenza e alla morte, ai limiti dell‟umanità. Il suo messaggio per Natale è stato:“Cristo, facendosi uomo in mezzo a noi, ci aiuta ad essere più umani, a realizzarci come persone, a vivere meglio la nostra vita. Diventando più umani diventiamo anche più divini.”

Suor Lucia Massarin, missionaria in Angola, è legata al nostro paese attraverso Don Gianni. Opera nella capitale, nel Centro Don Calabria, Cappella Nostra Signora della Pace. Lì le suore fanno attività educativa seguendo nel doposcuola più di 1700 persone tra bambini e adulti. “Le prime tre suore sono arrivate in Angola nel 1993, nel pieno di una lunga guerra che in trent‟anni ha devastato il paese; una scelta coraggiosa” - ci ha detto suor Lucia; solo in questi ultimi anni l‟Angola si sta avviando alla ricostruzione.

Chiara Leonardi e Luca sono due giovani volontari in Congo. Il collegamento con loro è stato difficoltoso: solo pochi secondi per farci capire come possa essere difficile lavorare in situazioni così, ma sufficienti per dimostrare loro la nostra vicinanza, e per ammirare il loro impegno.

Sono seguite poi le testimonianze di Teresa Marsetti e Gino Mazzilli che si sono soffermati sull‟esperienza di volontariato in Etiopia, accanto alle comunità delle suore Figlie di S. Anna.

Il calendario degli appuntamenti del Gruppo Missionario è ricco di attività per tutto il 2011, il gruppo si ritrova mensilmente ed è aperto a tutti coloro che desiderano partecipare

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Scopriamo India e Nepal,

questo è il titolo che ha visto la Fondazione Fratelli Dimenticati onlus

impegnata a San Pietro in Gu con una mostra etno-fotografica e l‟incontro

dibattito del 24 Gennaio u.s. tenuto dal Vice Presidente

dell‟organizzazione, Gino Prandina.

Durante la serata è stato proiettato il video “Ashalayam — Casa della

Speranza” che ci ha mostrato come i bambini e ragazzi cercano di

sopravvivere nelle grandi

metropoli indiane, dove droga

e prostituzione li avvolgono in

una ragnatela dalla quale non

è facile uscire se non con

l‟aiuto di centri, gestiti da

religiosi, che offrono

accoglienza e ascolto.

Successivamente ci è stata

illustrata la situazione

economico-politica e la

presenza delle caste che,

ancora oggi, discriminano i

più deboli.

Il numero dei partecipanti e le domande, alla fine dell‟incontro, hanno

stimolato positivamente la serata.

Ringraziamo ancora una volta don Giuseppe e il Gruppo Missionario per

aver pensato a Fratelli Dimenticati.

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Lunedì, 28 febbraio 11, alle ore 20,30

INCONTRO MISSIONARIO

con Stefano Maracuti

Come da programma,organizzato dalle nostre Suore presso il nostro

meraviglioso Oratorio dedicato a S. Giovanni Bosco, recentemente

inaugurato, si è svolto un incontro missionario vicariale sul tema

dell‟AFRICA e precisamente sull‟ ERITREA. Nella sala polifunzionale sono convenuti numerosi esponenti dei gruppi

missionari del vicariato per accogliere l’ingegner

STEFANO MARACUTI che ci ha raccontato la sua

esperienza di volontario in Africa. Dopo un

momento di preghiera predisposto da Suor A.

Giuseppina, con semplicità, ci ha comunicato

della sua crisi esistenziale, delle motivazioni che

lo hanno spinto in Africa come appassionato

sportivo; del suo graduale distacco

dall’agnosticismo e della decisione di rimanere

in Eritrea a collaborare con le nostre suore

dell’ISTITUTO FIGLIE Dl S. ANNA.

Da ben 11 anni egli mette a disposizione le sue

competenze in vari campi, affinché in questi

poveri villaggi eritrei la vita sia un pò meno difficile. (Vedi impianti di

energie alternative che sfruttano la potenza del sole africano!)

L’assemblea ha assistito incantata alla presentazione che l’ingegnere ha

fatto di se stesso, agnostico industriale milanese, che lascia l’Italia per

recarsi in Africa alla ricerca di... Con rara maestria, mediante video e

diapositive, accompagnate da brevi ma incisive didascalie e

sottolineature musicali, ha saputo farci entrare nei mondo africano. Ci

siamo avvicinati a quella rossa terra arida, senza acqua, attraverso

immagini di volti dolcissimi di Eritrei, di sperduti, poverissimi villaggi nei

quali vivono, meglio sopravvivono migliaia di bambini accuditi dalle

nostre eroiche SUORE “FIGLIE DI S. ANNA”. Ci ha fatto “toccare con

mano” la necessità assoluta di operare subito per creare pozzi,

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assistenza sanitaria...

Col suo sorriso accattivante, i suoi occhi radiosi, Stefano ha toccato il

nostro cuore. Quante necessità ha questo popolo gentile, gioviale.., che

non chiede nulla! Sta a noi POPOLO DELLOPULENZA aprire gli occhi.

Insieme si può fare molto!

Terminato l’intervento dell’ingegnere, c’è stata una passerella di amici

eritrei in vestiti tradizionali.

E seguito un momento conviviale in cui abbiamo ammirato i prodotti

tipici locali esposti nell’atrio dell’oratorio: recipienti, indumenti,

paramenti sacri ricamati a mano, libri... Assaggiando alcuni cibi

tradizionali dell’Eritrea, pane di vari tipi, grano abbrustolito... ponevamo

alcune domande a Stefano ed agli amici eritrei per conoscere meglio

alcuni aspetti della loro vita. Ci siamo gustati anche il caffé, preparato

secondo la loro usanza, che aveva invaso con il suo aroma tutti i locali!

Suor A. Abeba aveva un bel daffare a sciacquare le tazzine! Ai termine

di questo breve ma intenso incontro possiamo dire: “GRAZIE STEFANO

!" Grazie per il tuo sorriso che ha contagiato e fatto commuovere tutta

l’assemblea! Siamo certi che la tua crisi esistenziale non c’è più.

Hai trovato la LUCE nell’alba e nei tramonti dell'Africa, all’ombra della

dimora delle Suore! Nell’anno dedicato al VOLONTARIATO, speriamo

che molti seguano la tua strada.

N.B.

Erano presenti alla riunione anche il nostro parroco Don Giuseppe

Secondin, tornato venerdì 25-02-2011 dal Brasile, dopo una visita ai

suoi ex parrocchiani e Maria Teresa Marsetti ,reduce, pure lei venerdì,

dalle missioni delle nostre suore in Etiopia.

E’ STATA PROPRIO UNA SERATA FAVOLOSA!

Una simpatizzante del

GRUPPO MISSIONARIO

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Gino Mazzilli Dopo la Bolivia e l‟Etiopia, ho vissuto una nuova esperienza di volontariato

in Ecuador. Questa volta ho condiviso il viaggio con un volontario di

Castelfranco. Siamo partiti ai primi di Novembre e tornati alla metà di

Dicembre 2010. Ho lavorato nella missione di Padre Alberto Panerati

Salesiano a Facundo Vela, sulle Ande Ecuadoriane, nella provincia di

Guaranda, a 2000 metri d‟altezza, in mezzo alle montagne.

Per arrivare nel posto si deve intraprendere un lungo viaggio: in aereo da

Venezia ad Amsterdam, da Amsterdam a Boneire (Antille Olandesi) ,

quindi Guyaquil e finalmente Quito.

Da Quito si prosegue con il

fuoristrada lungo la strada

Panamericana verso sud

passando sotto i vulcani

giganteschi di Cotopaxi e di

Tumburagua . Giunti ad Ambato

si prosegue, deviando per

Guaranda. La strada si innalza

fino a 4300 metri e puoi

ammirare il Chimborazo un

grande vulcano spento alto 6300,

una visione mozzafiato che ti ripaga almeno in parte del disagio che ti

procura l‟altezza: lì davvero ti senti la testa scoppiare. Si prosegue su una

specie di mulattiera, in mezzo ad un panorama tipicamente andino, dove

vivono con i loro animali, pecore , lama, vigogna , qualche mucca, gli

indios Checiua che coltivano per il loro fabbisogno piccoli appezzamenti

di terreno riparati dal vento e dal gelo.

Dopo una sessantina di kilometri,

percorsi fra monti e nuvole si arriva a

Facundo Vela, 2000 m sul livello del

mare, il centro di una vasta area, dove vivono piccole comunità. Alcune sono

collegate dalla strada , altre sono

raggiungibili solo dopo qualche ora di

cammino a piedi o a dorso di muli o

cavalli e lì manca l‟ acqua potabile e la corrente elettrica.

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È in questo ambiente che il missionario, con il supporto e aiuto dei

volontari di OMG ( operazione Mato

Grosso ) svolge la sua opera fra infiniti

problemi e difficoltà, sostiene e realizza

progetti a favore della popolazione locale

costituita dai campesinos Checiua.

Visita le comunità sparse nel territorio,

incontra le persone, ascolta i loro

problemi, consiglia, fa catechesi,

amministra i sacramenti.

L‟economia del posto, in gran parte, è

legata alla coltivazione della canna da zucchero, lavoro molto faticoso,

perché svolto a mano e in zone montuose.

Quando la canna è matura viene schiacciata da una macchina, che gira per

mezzo di un palo tirato da un cavallo; ne esce un succo che in minima

parte viene trasformato in zucchero,

mentre la maggior parte viene distillato

per ottenere il trago, un prodotto

alcolico, minimo 70°, che viene

consumato in loco e venduto nelle città

come prodotto tipico, con effetti

disastrosi sulla popolazione.

Il trago ultimamente viene raccolto

dalle multinazionali per produrre

cosmetici e profumi.

Il lavoro più consistente che ho svolto nella missione è stato quello di fare

l‟impianto elettrico in una nuova costruzione, utilizzata soprattutto per gli

adolescenti come scuola.

Nel complesso, oltre al laboratorio di falegnameria e carpenteria metallica,

ci sono la cucina, la mensa, il dormitorio e i servizi igienici che ho dotato

di un semplice impianto per il riscaldamento dell‟acqua.

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dal Guatemala- Irene e Giulia

A tre mesi dal nostro arrivo in

Guatemala, abbiamo sufficiente materiale

informativo ed esperienziale per

condividere il nostro viaggio con voi.

Dopo i primi giorni di assestamento in

capitale siamo giunte a Zacualpa, piccolo

paese di montagna a quattro ore dalla

capitale raggiungibile attraverso un‟ora di

strada sterrata e con tornanti. Qui stiamo

alloggiando e dando il nostro contributo.

Siamo ospitate nella comunità delle Suore Francescane di Sant‟ Antonio, a

fianco della quale sorge il “Centro Pastoral de la Mujer”, costruito

esattamente in questo luogo, grazie alla tenacia di Fray Attilio Prandina e

del suo compagno Fray Luis Rama (con i fondi della “Fondazione P. Alessi

Fratelli Dimenticati”), che hanno lottato per acquistare questo terreno ricco

di significati. Qui nel 1994 è stato avviato un programma di riesumazione

dei corpi delle vittime della guerra civile degli anni „80, con il contributo di

professionisti. L‟analisi dei resti ha permesso di comprovare le torture e le

barbarie che il popolo aveva subito; questo ha dato modo di far loro

giustizia e di garantirgli una degna sepoltura. Due luoghi in particolare

testimoniano l‟accaduto: la stanza delle torture e il pozzo dove venivano

gettati i corpi agonizzanti di gente torturata. Ora questi sono luoghi di pace

e di preghiera. Qui abbiamo potuto condividere l‟emozione di rituali in

memoria di fatti accaduti pregando attorno ad un fuoco formato dalle nostre

candele fuse assieme su un letto di fiori colorati. E‟ stata la prima volta dal

nostro arrivo in cui sono state toccate le corde più fragili della nostra

sensibilità... un sentire con il corpo e con il cuore... profondo.

A poco a poco abbiamo scoperto il valore del passato di questi luoghi,

siamo state letteralmente condotte e accompagnate “per mano” dalla gente

del posto in terre dove si può ancora respirare la storia, la sofferenza e il

sacrificio che molta gente indigena è stata costretta a subire.

Abbiamo riscontrato sul campo quello che avevamo letto sui libri prima di

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partire: la gente indigena è ancora molto ancorata al passato e alle

tradizioni, ne va fiera. Conserva con dignità e riservatezza un bagaglio

prezioso che sa tramandare e rivivere con cura minuziosa e passione che

noi non conosciamo. E‟ decisamente questa la cosa che più emoziona e che

fa sentire il cuore della comunità.

Il “Centro Pastoral de la Mujer” è sorto con la finalità di offrire occasioni

di espressione, emancipazione e crescita della donna indigena, ancora in

condizioni di sfruttamento e sottomissione. La maggior parte di queste non

lavora e non gode di un‟indipendenza economica; vengono considerate più

che donne, madri e mogli.

Il centro è oggi adibito anche a progetti organizzati dalla pastorale sociale e

coordinati da Sor Ana Maria, persona dinamica e attiva responsabile di

molte iniziative per i cittadini. Qui si conducono riunioni con l‟equipe della

comunità composta da figure molto presenti nel villaggio che collaborano

con passione e con disponibilità piena a risvegliare e a far crescere queste

terre. Si è creata una collaborazione anche con le scuole del villaggio e

delle aldee che consiste nell‟offrire aule e

banchi laddove siano carenti. Inoltre si

svolgono degli incontri mensili con un

gruppo di giovani scolarizzati (becados). A

questo proposito c‟è stato affidato il compito

di affrontare alcuni temi con loro. Abbiamo

stilato un programma che verte sul tema

dell‟interazione e della condivisione

sviluppando in particolare le capacità di

conoscersi, ascoltarsi, esprimersi. Questa

decisione è stata concordata con Sor Ana

Maria dopo aver anche personalmente

sperimentato e osservato la difficoltà dei giovani a esibirsi, esporsi o

semplicemente identificarsi.

Questi ragazzi sono fondamentalmente tutti “becados”, ossia destinatari di

borse di studio provenienti da benefattori italiani. Il lavoro che occupa la

maggior parte delle risorse umane e di tempo in questo centro ha infatti a

che vedere con questo processo. La quota annuale che ogni becados riceve

è destinata in primis a coprire le spese per l‟istruzione. Quando queste

siano state soddisfatte la borsa di studio si converte nell‟acquisto di animali

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come capre o galline, se non per la costruzione di latrine, beni di cui

possono godere tutti i familiari del ragazzo, che continua a gestirli

personalmente con responsabilità in quanto destinatario della borsa di

studio.

A questo proposito abbiamo avuto modo di seguire sul campo l‟andamento

di questi progetti visitando alcune abitazioni nelle aldee.

In generale il nostro contributo qui ha a che fare con il programma delle

borse di studio in senso ampio dove c‟è necessità.

Inoltre stiamo impartendo delle lezioni di italiano alla comunità delle Suore

Francescane e ad alcune persone che si occupando dei rapporti con i

padrini dei “becados” in Italia.

Oltre a questi impegni siamo totalmente immerse nella quotidiana vita di

comunità, e contribuiamo nella

gestione del centro.

Abbiamo avuto la possibilità di visitare alcuni luoghi rappresentativi del

Guatemala con la gente del posto, la cosa migliore per comprendere

appieno le dinamiche del Paese. Siamo state una settimana in capitale

ospitate da una Signora conosciuta durante il nostro soggiorno e qui

abbiamo potuto vivere e comprendere appieno le contraddizioni di questo

Paese povero e moderno, legato alle tradizioni e industrializzato.

L‟influenza della globalizzazione nella città si respira tanto quanto il fumo

nero delle sue grosse automobili, cartelli pubblicitari di dimensioni

mastodontiche invitano la gente a mangiare cibi statunitensi, a votare

questo piuttosto che l‟altro candidato politico, a scegliere il piano

telefonico “Tigo” piuttosto di “Claro”. Ogni 5 km c‟è un centro

commerciale con dentro la rappresentazione di un mondo che si vorrebbe

far passare per reale e fruibile a tutti.

A Zacualpa i ragazzini percorrono ogni giorno strade di terra in salita,

fanno anche due ore di cammino per raggiungere la loro scuola dalle pareti

di legno. Fratellini di 10 e 7 anni si caricano la legna sulle spalle per

venderla in cambio di fagioli, passano l‟intera giornata al paese finché non

l‟hanno venduta tutta e se sono fortunati faranno la strada di ritorno salendo

nel pick-up di qualcuno. Qui il telefono mobile è giunto solo nel 2004, la

propaganda politica arriva fino alle aldee più isolate colorando rocce e

alberi in base al partito, i voti si comprano in cambio della tinteggiatura

delle case più povere che si dipingono con i colori del partito. I

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supermercati sono rari e molta gente trasforma la sua casa in piccola

bottega o “comedor”.

Bambine e bambini sono costretti a crescere velocemente abbandonando

studi e giochi in età ancora precoce per accudire i fratelli più piccoli,

lavorare le terre e badare alla casa.

E‟ sconcertante questo abisso tra due luoghi così vicini geograficamente,

ma con una realtà così differente.

Nonostante la città sia così

sviluppata e industrializzata

scarseggiano i posti di lavoro e

la gente è costretta ad emigrare

nella costa o negli Stati Uniti

per raggiungere il fatidico

“sogno americano”.

Ci rimangono ancora alcuni

mesi per poter comprendere ed

assaporare la ricchezza di

questo popolo, cerchiamo di sfruttare al meglio questo tempo e di tornare

cariche di una nuova energia.

Un caro saluto a tutti voi

Irene e Giulia

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Maggio Missionario

nella preghiera del Santo Rosario

ricorderemo: Lunedì : le persone senza lavoro

Martedì: i giovani e le vocazioni

Mercoledì: le famiglie

Giovedì: i missionari

Venerdì: gli ammalati e gli anziani

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