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DIO DOVE SEI? don Rino Ramaccioni SULLE ORME DI DIO L’ESPERIENZA DI “TESTIMONI VENUTI DALL’AVVENIRE”. DIO DOVE SEI? - Don Rino Ramaccioni

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- “Il vero ateo è l’egoista”.

(P. Ortenzio)

- Un non credente scrive: “Due cose mi stupiscono: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”

(Kant)

- “Ovunque il guardo giroimmenso Dio ti vedo;nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me”

(Quasimodo)

DIODOVESEI?

don Rino Ramaccioni

SULLE ORME DI DIOL’ESPERIENZA DI “TESTIMONI VENUTI DALL’AVVENIRE”.

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- “Il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere in Dio”

(Bruno Forte)

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INDICE

Cap. primo: Alla ricerca di Dio ......................... pag. 4

Cap. secondo: Dio dove sei? ............................ pag. 9

Cap. terzo: La storia di altri cercatori di Dio ...... pag. 30

Cap. quarto: Per incontrare Dio ........................ pag. 52

Cap. quinto: Cercare Dio nella Bibbia ............... pag. 59

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PREFAZIONE

Eravamo in Abruzzo con un gruppo di giovani della Parrocchia di S. Catervo di Tolentino per un Campo di lavoro. In programma, oltre alle sei ore di lavoro al giorno, c’era anche la proposta di un’ora di “deserto”, per “pensare”, da soli in una cappellina. Pensare a se stessi, pensare a Dio.

Ricordo ancora la risposta di Giulio, alla mia domanda:“Perchè sei venuto a questo Campo di lavoro?”.Mi rispose: “Perché voglio cercare Dio! Ho finito ieri l’esame di maturità. Voglio iscrivermi a medicina. Qui avevo la possibilità di “pensare”, allora son venuto qui perché, lontano da casa, lontano dal solito ambiente, voglio dedicare un po’ di tempo a cercare Dio, prima di iniziare l’Università”.

“Cercare Dio”!Nei miei lunghi anni di prete, quante “chiacchierate” con giovani e meno giovani su questo bisogno!

Mi colpiva vedere nella storia di ognuno la presenza di Dio, ma-gari non riconosciuto, ma seguito sulla strada dell’amore sincero verso la gente! Più di tanti cristiani cosiddetti praticanti! A volte erano le sofferenze a gettare la gente nelle braccia di Dio. Altre volte la costatazione che “il presente” non ci basta!

Mi colpiva scoprire nella loro storia quanto era capitato a tanta gente, che, spinta da una inquietudine misteriosa, si sentiva buttata tra le braccia di Dio, ma voleva che qualcuno li aiutasse a scoprire il volto vero di questo Dio.Sentirsi chiamare per nome proprio da Lui!Sentirsi chiamare “Tu”, al singolare!Sentirsi amato personalmente!

Allora ho pensato che la testimonianza di qualcuno che, magari in esperienze drammatiche, afferma di averLo incontrato, e di aver-ne avuto cambiata la vita, potrebbe incoraggiare alla ricerca di Dio anche chi, oggi, cercando felicità e camminando sulle vie dell’amore, non sa che il suo è bisogno di Lui.Bisogno dell’Assoluto!L’unico capace di rispondere a questa sete infinita.

È l’unica ragione di queste pagine.Don Rino

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CAPITOLO PRIMO

LE DOMANDE PIÙ PROFONDE

LE DOMANDE PIÙ PROFONDE

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LE DOMANDE PIÙ PROFONDE

LE DOMANDE PIÙ PROFONDE

IL BISOGNO DIFELICITÀ E AMORE

IL BISOGNO DIFELICITÀ E AMORE

LA RICERCA DELLA FELICITÀ

Tutti, da sempre, cerchiamo la gioia e la felicità.Di fronte a questo problema sorge subito una domanda: Quale felicità cerchiamo? Come la cerchiamo? Con quali mezzi?Qualcuno accusa i cristiani di opporsi alla voglia di felicità, di guar-dare troppo il futuro, dimenticando il presente.Qualche altro contesta ai cristiani l’eccessivo prezzo da pagare per assicurare la felicità.Qualcuno è arrivato alla deci-sione di dover liberare l’uomo da Dio, per ridargli il diritto alla felicità.Chi ama veramente la vita sa riconoscere sinceramente che non gli riesce di acconten-tarsi di proposte che legano la felicità solo al possesso, al sesso, al successo, al solo piacere, all’egoismo personale o di gruppo.

L’ESPERIENZA DELLA FRAGILITÀ

La vita è bella, ma quotidianamente sotto i nostri occhi la constata-zione che non è sempre, né per tutti così!Ci sono anche sofferenze procurate da altri o da noi stessi, dovute a nostri errori, o a errori di altri.La figura di Giobbe può essere un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono parlare del dolore. (Gb.3,3,11-12;7,2-3.7).

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QUALE FELICITÀ?

Nonostante tante nostre parole e proposte, il dolore resta un mistero: la sofferenza e la morte dei bambini, degli innocenti umanamente non trovano risposta, perché nessuno sa darcela e Dio stesso ha deciso di non darcela.La cultura moderna tenta di affogare il problema dentro dosi enormi di consumismo, di piaceri, di divertimento. Anzi, fa di tutto perché l’uomo non ci pensi.Nonostante questo lavoro di rimozione anche psicologica del dolore, l’esperienza della sofferenza, del limite e della morte può farsi maestra che insegna almeno queste tre grandi verità: che non siamo eterni; che non siamo onnipotenti (il benessere all’infinito non è possibile!); e che i beni più importanti sono la vita e l’amore. Nonostante tutto! Ma anche per i cristiani la sofferenza e la morte restano la più grande sfida contro Dio: perché il silenzio e l’assenza di Dio?Madre Teresa di Calcutta confidò al suo confessore che il “silen-zio” di Dio e la sua apparente “latitanza” sono stati il dramma interiore che l’ha accompagnata sempre nel suo impegno a favore dei poveri e dei sofferenti.Trovava la forza di amare solo confidando e sperando in Dio, nella preghiera quotidiana.Era questo mettersi nelle mani di Dio che la impegnava ogni giorno a curare le membra ferite del corpo di Cristo. Ed era sempre sorridente.Un giornalista, un giorno, le chiese:“Madre, ma perché il suo volto è sempre sorridente?”. Lei rispose: “Il mio volto è sempre sorridente perché le mie mani asciugano molte lacrime”. Le sue lacrime le affidava a Dio, l’unica sua Speranza.

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COSA POSSIAMO SPERARE?

Rassegnarci? Rimandare tutto a “dopo”?Eppure in noi c’è un forte bisogno di speranza.Non si può vivere senza sperare!Tutti abbiamo bisogno di una risposta all’interrogativo:“Perché sono al mondo?”.Ha senso sperare che ciò che desideriamo si realizzi?Ha senso lavorare perché ciò che si spera, anche nei rapporti umani, si realizzi?Ma soprattutto: ci può essere una speranza che ci viene come dono in modo imprevedibile, come intervento non soltanto umano?

AMORE E FALLIMENTI

Siamo fatti per amare: per amore si nasce e si vive.Essere amati procura gioia: senza amore la vita è vuota, è triste.

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L’amore è la storia più personale della nostra esistenza, ma spesso arrivano stanchezze e delusioni.Bisogna riconoscere che nella via dell’amore ci sono sempre tre cose: una provenienza – un’accoglienza – un avvenire.Ma tutto questo è difficile.Quali sono le cause di queste difficoltà?Le maggiori sono queste:- La ossessività.- L’ingratitudine.- La tentazione di catturare l’altro.Come superare queste resistenze?Come divenire capaci di amare oltre ogni ossessività, ingrati-tudine e prigione del cuore?Chi ci renderà liberi di amare?Grazie a Dio, però, non tutto è fallimento! La nostra esperienza di amore e le esperienze di amore riuscite nella vita degli altri ci danno speranza.Il problema è che bisogna imparare ad amare. In noi c’è una profonda, e in parte anche misteriosa, nostalgia di amore infinito, che va al di là di ogni nostra fragilità.Eugenio Montale, alla morte della moglie, scrive questa poesia: “Ho sceso milioni di scale, - dandoti il braccio, - non già per-ché con quattr’occhi - forse si vede di più. - Con te le ho scese - perché sapevo che noi due – le sole vere pupille, - sebbene tanto offuscate, - erano le tue”. Ma le domande si fanno forti anche per la presenza di soffe-renze incontrate nel lavoro, nei cambiamenti epocali del nostro tempo, nelle nuove insicurezze dovute alla crisi che il mondo sta vivendo.Altre sofferenze arrivano al cuore dell’uomo per i problemi della giustizia, della pace e anche delle difficoltà di un sano rap-porto dell’uomo col proprio ambiente, nella difesa del creato.

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CAPITOLO SECONDO

- CARLO CARRETTO- S. AGOSTINO

- CARLO CARRETTO- S. AGOSTINO

DIODOVESEI?

DIODOVESEI?

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LA RICERCA DI ALCUNICHE L’HANNO TROVATOLA RICERCA DI ALCUNI

CHE L’HANNO TROVATO

IPOTESI SU DIO

La nostra vita è attraversata da domande inquietanti, perso-nali e collettive: che senso ha tutto questo? Che senso ha

la nostra vita? Tutta la vita?La risposta di alcuni, a queste domande è quella di una finta indifferenza: si finge di non avvertirle.Altri invece scoprono queste domande in situazioni estreme, ma poi…le lasciano cadere, tirando a campare, facendo lo struzzo! Molti vivono “rosicchiando” la vita, accontentandosi!Tirano a campare! Ma nonostante queste tentazioni del cuore umano, nel profondo della domanda di senso e di speranza, c’è qualcosa (Qualcuno?) che ci orienta verso Dio: “Dio, chi sei? Dove sei? Dove è finito il tuo amore?»Il problema non è “se Dio esiste”, ma “chi è” Lui, dove è finito il suo amore, se tanta gente, tanti innocenti e tanti bambini soffrono?!?In realtà, anche chi ancora non ha trovato risposta alla domanda sul senso della vita, poi accoglie e ama la propria vita. Così facendo, così vivendo, la risposta che si cerca è nella vita che viviamo.Vivere con consapevolezza e responsabilità richiede un grande atto di fede: perché lo fo?Si tratta, allora, di aumentare questa fede, spingendola oltre se stessa. Come? Aprendomi a Colui che mi chiama dal profondo di ciò che siamo e che ha fatto risuonare la Sua voce nel tempo per ognuno di noi.

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“HO CERCATOE HO TROVATO”“HO CERCATO

E HO TROVATO”

TESTIMONIANZA DI CARLO CARRETTO

Nato ad Alessandria il 2 Aprile del 1910, terzo di sei fi gli, di cui quattro

si faranno religiosi (uno Vescovo missio-nario). Laureatosi in fi losofi a, nel 1946 diventa presidente nazionale della Gioventù di Azione cattolica. Dal 1948 al 1952 è pre-sidente di tutta l’Associazione. Lasciata l’Azione Cattolica, perché non accetta la scelta politica di alleanza con la destra, decide di far parte della congregazione re-ligiosa dei Piccoli fratelli di Gesù, fondata da Charles de Foucauld. Per dieci anni fa vita eremitica nel Sahara. Nel 1965 apre ai giovani l’esperienza di Spello (preghiera e lavoro). Scrive molti libri ed è cercato soprattutto dai giovani. Muore il 4 ottobre, festa di S. Francesco, di cui era stato grande ammiratore.

A Spello, un paesino vicino Assisi, Fratel Carlo Carretto negli anni sessanta ha realizzato un suo sogno: riempire il Monte Subasio di giovani in preghiera.Prima del terremoto, nei diciannove eremi sparsi sul monte, più di diecimila persone, per lo più giovani, ogni anno passavano un periodo di tempo dedicato al lavoro e alla preghiera. La proposta di questa esperienza continua ancora oggi.Tra i molti amici di Fratel Carlo, per diversi anni sono passati a Spello anche un medico del Nord Italia e un giovane inse-gnante di Roma.Più di una volta l’ho sentito raccontare questi due episodi.

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- Primo episodio:Un giovane insegnante chiede al “Piccolo fratello”.“Fratel Carlo, io continuo a venire qui a Spello, con la spe-ranza di poter ritrovare Dio. Che cosa mi consigli?”E lui: “Vedo che sei sposato”.- “Sì”.- “Ebbene, se vuoi ritrovare Dio, aiuta tua moglie a lavare i piatti! Dove abiti?”.- “Nella periferia di Roma”.- “Impegnati nel Comitato di quartiere! Che lavoro fai?”.- “L’insegnante”.- “Sii responsabile e non fare il ventisettista! Se ti comporterai così, è come se spalanchi la porta allo Spirito, all’amore di Dio, che non è lontano da te. Lo Spirito di Dio infatti è come il vento in montagna: se tro-va un fiorellino tra il muro e la porta, il vento entra dentro e spacca tutto. Anche il vento dello Spirito vuole trovare almeno un fiorellino nella porta del nostro cuore. Se così succede, Dio prima o poi si farà sentire”.Nell’ultimo libro della Bibbia - l’Apocalisse - Gesù dice: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me!”.S. Agostino scrive: “Ho paura di Dio che passa, perché, se passa ed io non lo sento? Chi sa se passerà più?!”.E il poeta indiano Tagore: “O Dio, se un giorno passerai davanti alla porta del mio cuore e la troverai sbarrata dal di dentro, ti prego, non passare oltre! Abbattila!”.Aprire la porta della propria camera, come ci chiede Gesù – avverte Fratel Carlo - è impegnativo, perché Lui non vuole qualcosa da me, vuole proprio me!

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- “Dio non costringe nessuno a credere: Infatti c’è luce suffi ciente per chi vuole credere, e c’è

penombra suffi ciente per chi non vuole credere”.(Pascal)

***- “Il tempo del mio ateismo è stato il tempo della mia infe-

licità. Da quando ho cominciato a credere, mi sembra di aver iniziato a vivere”.

(G. Papini)

- Un altro episodio:Un medico, amico d’infanzia di Fratel Carlo, gli chiede:“Carissimo Carlo, ti ringrazio che ogni anno posso passare un po’ di tempo con te, perché vorrei tanto ritrovare quella fede che tu hai e che vedo bene sul tuo volto”.Fratel Carlo, racconta anche in un suo libro, stanco di sentirsi dire questo gli risponde:“Senti dottore, ma è vero che ti interessa la fede?”“Certo - risponde subito il medico - se no, non verrei qui!”.“Allora - risponde Fratel Carlo - fammiti parlare sinceramente.Io so che tu hai la domestica e la tieni come tua amante. Bene, se vuoi la fede regalale una bella dote, perché tu sai che lei ci sta perché è povera. Poi lasciala libera.Ancora: tu abiti a Torino in una bella villa, mi hai detto che in città hai alcuni appartamenti vuoti. Perché non li fai abitare gratuitamente a tante famiglie che non si possono permettere di pagare l’affi tto, perché povere. Tanto…tu che ci fai con quelle case!?! Non ti basta abitare nella tua villa?Poi: so che attorno a Torino hai dei terreni abbandonati: per-ché non li fai lavorare gratuitamente a tante persone che in città hanno perso il lavoro. Tanto tu, come medico, guadagni già tanti soldi! Se farai queste cose, ti assicuro che dentro un anno tu ritroverai Dio!”

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Fratel Carlo conclude il racconto dicendo: “Ho indovinato tutto meno la data dell’incontro con Dio. Perché, non dopo un anno, ma dopo due mesi, il medico mi ha scritto una cartolina da un santuario mariano: “Caro Carlo, ti saluto dal santuario di…, dove, a sessant’anni, ho ritrovato la fede ed ho rifatto la mia seconda Comunione!”.Cosa gli aveva chiesto Fratel Carlo? Non di andare a confessar-si, né di ritornare a Messa, ma di togliere i muri dell’egoismo che gli impedivano di “vedere” Dio. Solo a queste condizioni avrebbe capito anche la necessità di farsi “ripulire” e “nutrire” da Dio, ricevendo i suoi Sacramenti.

* * * Ma un giorno, la lettura di un libro lo provocò così tanto da spingerlo a rispondere subito con un altro libro, che intitolò proprio così:

“HO CERCATO E HO TROVATO”

Ecco cosa scrive nel primo capitolo del libro:

“Qualche anno fa è uscito un libro di Augusto Guerriero (Ric-ciardetto) dal titolo: “Quaesivi et non inveni” (“Ho cercato e non ho trovato”). Era evidente che il motivo della ricerca era Dio.È possibile cercare Dio e non trovarlo?A me sembrò un assurdo. A parte che veniva contraddetta la parola di Gesù in cui credo fino in fondo: “Chi cerca trova”, mi chiedevo: Ma allora, che cos’è questo Dio, che non si lascia trovare? Gioca a rimpiattino?Si nasconde proprio a chi lo cerca onestamente?Un Dio di questo genere proprio non ha diritto di esistere, per-ché è la negazione della sua essenza che è Vita, Luce, Amore.No, non è possibile!Non è possibile mettersi davanti al sole e dire: il sole non esiste.

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Schiacciare il bottone di un cervello elettronico e trovare as-surda la risposta.Trasmettere un impulso magnetico ad un satellite che ti ri-sponde subito con una fotografia o un dato scientifico che stai cercando, e accontentarti di dire: È un caso!No, non è possibile!E allora mi venne la voglia di scrivere a Ricciardetto così: “Caro fratello, ho visto il titolo del tuo libro. Sai che cosa ho pensato? Sei andato al mare, ti sei spogliato, hai attraversato la spiaggia, hai messo i piedi nell’acqua, hai proseguito nella marcia mentre l’acqua ti saliva alle caviglie, poi alle gambe, poi al petto, poi al collo. Ti sei messo a nuotare, hai voluto provare anche la tentazione di nuotare sott’acqua. Sei tornato a riva, ti sei rimesso gli abiti, e hai detto a chi ti era vicino: Non ho visto l’acqua.So che c’è un detto ebraico che suona così: L’ultima cosa che vede un pesce è l’acqua…” Ma…Insomma! Anche l’uccello non vede l’aria in cui vive. Però… prova a togliergliela…, vedrai come si dibatte!

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Non sai, fratello, che siamo come i pesci e gli uccelli, per tanta parte della nostra vita, e che anche noi avvertiamo l’acqua e l’aria solo quando ce la tolgono?Forse è il modo più drastico di rivelarsi di Dio per rispettare la nostra immaturità. Si fa vedere in negativo. Non siamo pronti a vedere il suo Positivo.Ci vuole tempo.Difatti non ci accorgiamo della sua presenza quando tutto va bene, ma rabbrividiamo quando ci manca, o quando tace.A me viene voglia di sorridere, davanti alla tua affermazione, anche se è una frase di moda che ho risentito mille e mille volte, ma che proprio non mi convince.Io non metto in dubbio le tue affermazioni e le affermazioni di chi dice di aver cercato e di non aver trovato. Metto in dubbio il tuo linguaggio.Cosa intendi per Dio, per dirmi che non l’hai trovato?Ho l’impressione netta che siamo davanti ad un falso problema, e che il mastodontico spessore dell’ateismo contemporaneo, proclamato con tanta facilità dalle masse, sia più questione di linguaggio che di realtà.Ci troviamo come a Babele e non possediamo più la stessa lingua.Tu dici di non vedere Dio, e io che ti vedo immerso in Lui come un pesce nell’acqua, lo vedo.Non diamo più lo stesso nome alla stessa cosa”.E mi spiego.Molti, quando affermano: Non credo in Dio, non sanno con precisione che cosa intendono dire, e altri, pensando a Dio, se lo trovano davanti con un vestito antiquato e assolutamente inaccettabile per la loro formazione moderna.Se io leggessi oggi la Bibbia come la leggevo da giovane, prima del Concilio, pensando con scrupolosa certezza che l’albero dell’Eden era davvero un albero, che la mela era veramente una mela e che Adamo aveva la carta di identità in tasca col

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suo nome di battesimo, e che vicino a lui vi era la sua sposa, la signora Eva, che lo guardava con compiacenza, la troverei veramente inaccettabile.Quanta strada ci ha fatto fare lo Spirito, pur nella tempesta, e che vestito nuovo ci sta preparando per coprire la nostra nudità!Molti sono rimasti agli stracci e sentono la puzza di muffa e non possono più sopportare la foggia della loro cultura religiosa antiquata come gli abiti della nonna.Insomma – leggendo il libro di Ricciardetto e ascoltando co-loro che mi dicono: Ho cercato e non ho trovato – avverto una cosa molto chiara: marciano con la lancia in resta contro il loro passato.Sono diventati maturi, ma lo straccio che copriva il loro “sesso” e su cui avevano trovato scritto “Dio”, è uno straccio strano che non tiene più, che non capiscono più, come la foglia di fico dell’Eden.Credono fosse veramente una foglia di fico, mentre era solo un’immagine, un segno, per spiegare certe cose misteriose.

DIO HA IL VOLTO DEL L’ A MORE

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Ho scoperto, nella lunga esperienza con i giovani, che la loro crisi di fede si sviluppa in due tempi. Nel primo si costruiscono l’idea di Dio assorbendo dalla pas-sata cultura tutte le immagini e tutti i disegni su di Lui, come se fossero cose reali. Nel secondo cancellano con rabbia le immagini e i disegni che si sono fatti perché la loro mentalità, divenuta scientifica e matura, li trova antiquati e inaccettabili.Anche a me è capitata la stessa cosa.Quanto mi sono battuto contro il mio passato!Quanti colpi ho sparato contro l’idea deformata che mi ero fatta di Dio!Ho smesso di sparare solo quando davanti a me non c’era più nessuna immagine.Ora non sparo più. Perché non saprei più dove sparare.Non vedo più il fantasma che mi ero costruito di Dio e cerco solo di sentire la sua Presenza.E mi basta.E la sento ovunque, anche se avvolta in un immenso, sublime, rude mistero.La sento nei segni che non mi lascia mancare e che mi annun-ciano la sua Realtà come l’acqua, il sole, la notte, il fuoco.La sento nella storia.La sento nel silenzio.La godo nella speranza.L’afferro nell’amore.Ora che ho capito, mi proibisco – pensando a Dio - ogni dise-gno, ogni immagine ogni fantasticheria e mi accontento di pen-sarlo come il Reale che mi circonda e in cui sono immerso.E il reale è lì che mi guarda con la sua Forza, con la sua Bel-lezza, la sua Logica, la sua Trasparenza e si impone con tre parole che non posso cancellare, pur con tutta la mia diabolica razionalità. La Vita, la Luce, l’Amore.

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Anche perché queste tre parole – ed è la meraviglia delle me-raviglie - sono diventate Persona:La Persona del Padre che è la Vita.La Persona del Figlio che è la Luce.La Persona dello Spirito Santo che è l’Amore.Sì, Dio è Persona per me e non mi stupisco.Forse che io non sono persona?Ed è per questo che il catechismo mi dice che sono creato a sua immagine e somiglianza, proprio perché sono persona e non mi posso negare, come non posso negare la realtà del mio corpo e del mio spirito in cui vivo e dai quali sono manifestato.Sì, Dio è per me Persona e con Lui comunico.Lo ascolto. Gli parlo. Mi dà pace e gioia di vivere.Mi sveglia ogni mattina con la sua parola (Is.50,4).Mi è così vicino.Mi conforta.Mi rimprovera.È il cuscino della mia intimità.È il mio tutto”.

“Dio è come un’innamorata: per curiosità, o per interesse non si lascia vedere, per amore sì”.

- Se dici: Fammi vedere il tuo Dio, io ti dirò: Fammi vede-re l’uomo che è in te, e io ti mosterò il mio Dio. Fammi vedere se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano”.

(Teofi lo d’Antiochia)***

- “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”.

(S. Giovanni)

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“TARDI T’HO AMATO!L’ESPERIENZA DI S. AGOSTINO

Nasce in Africa il 13 Novembre

del 354, a Tagaste. A 19 anni, abbandona la fede cristiana, ma, leggendo il libro di Ci-cerone “Hortentius”, che parlava della ve-rità, giurò a se stesso che non si sarebbe dato pace fi nché non avesse trovato la verità. Cerca la verità nella fi losofi a, nella politica, nelle donne, ma ne esce sempre più inquieto. Finché, arrivato a Milano, va ad ascoltare S. Ambrogio. Si converte e riceve il battesimo a 32 anni. Ritorna in Africa insieme ad altri amici. Studia, scrive tantissimi trattati di teologia e fi losofi a. Prega molto. Nel 397 è fatto Vescovo di Ippona. Qui muore il 28 Agosto del 430.

“IL NOSTRO CUORE È INQUIETO”

“Sei grande, Signore, e meriti ogni lode; grande è la tua poten-za, e la tua sapienza non ha limiti”.Sei tu, Signore, che susciti nell’uomo il desiderio di lodarti, perché tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto fi nché non riposa in te.Che io ti cerchi, o Signore, invocandoti, e ti invochi credendo in te, perché ormai ci sei stato annunciato. Ti invoca, Signore, la mia fede; quella che mi hai dato tu, che mi hai ispirato me-diante il tuo Figlio fatto uomo, mediante l’opera di Lui che ti ha annunciato a noi.

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“ENTRAI IN ME STESSO E VIDI UNA LUCE”

Stimolato a rie16ntrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nella intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto.Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso po-tesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza, quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la Luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità, conosce questa Luce.O Eterna Verità e vera Carità e cara Eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi, mi hai sollevato in alto, perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato la debo-

“VIDI UNA LUCE, LA LUCE CHE MI HA CR EATO” (S. A go s t ino)

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lezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi pareva di udire la tua voce dall’alto che diceva: “Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me”.Cercavo il modo di procurarmi la forza suffi ciente per godere di te, e non la trovavo, fi nché non ebbi abbracciato il “Mediatore” fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Egli mi chiamò e disse: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”; e unii quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché il Verbo si fece carne. Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.

- “Dio si serve dei venti contrari per condurci in porto”.(C de Foucauld)

***- “Il dolore ci butta tra le braccia di Dio”.

(B. Bianchi Porro)***

- “Non pensate che Cristo vi chieda di negare la vita! Egli vi chiede di divenire liberi per divenire capaci di amare”.

(E. Bianchi)***

- “Se fossi un medico e uno mi domandasse un consiglio, gli risponderei: crea il silenzio! Così soltanto si può udi-re la Parola di Dio”.

(S. Kierkegaard)

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“DIO, ASPETTA UN POCO !”Signore, io non sapevo cosa risponderti, quando mi dicevi: “Alzati, tu che dormi, e risorgi da morte: Cristo ti illuminerà”. Mi mostravi chiaramente di dire la verità, ed io, convinto di ciò, non sapevo proprio che cosa replicare, se non parole pigre e sonnolenti: “Ora”, “fra poco”, “aspetta un poco”. Ma quei “poco” non erano in realtà poco; quegli “aspetta un poco” in realtà andavano per le lunghe. Era inutile che io, nel mio intimo, mi dilettassi della tua legge, se poi c’era un’altra legge nelle mie membra che combatteva la legge dello Spirito e mi riduceva prigioniero della legge del peccato; era la forza-abitudine che teneva la mia anima incatenata nel male.Povero me! Chi poteva liberarmi da questo corpo di morte, se non la tua grazia mediante il Signore nostro Gesù Cristo?

Anche ILARIA è una “Seconda edizione del volto di DIO”.

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“DIO, COSA SEI TU PER ME?”

Chi mi darà la possibilità di riposare in te, di riceverti nel mio cuore perché tu lo inebri, e io dimentichi la mia malvagità e abbracci te, unico mio bene?Che cosa sei per me?Aiutami, e potrò parlare.Che cosa sono io per te, perché tu voglia essere amato da me al punto che ti inquieti, se non lo faccio, e mi minacci seve-ramente?Come se non fosse già una grossa sventura il non amarti!Dimmi, ti prego, Signore Dio misericordioso, che cosa sei per me?Dì alla mia anima: Io sono la tua salvezza. Dillo! Che io lo senta. Le orecchie del mio cuore, o Signore, sono davanti a te, aprile e dì alla mia anima: Io sono la tua salvezza.Rincorrerò questa voce e così ti raggiungerò. Tu non nascondermi il tuo volto: che io muoia, per non morire e contemplarlo.La casa della mia anima è troppo angusta, perché tu possa entrarvi. Dilatala tu: è in rovina. Restaurala tu; contiene cose che ti ripugnano. Lo so e non lo nego. Ma chi può purificarla? E a chi se non a te griderò: Purificami, o Signore, dalle mie colpe nascoste, e risparmia al tuo servo le colpe altrui. Credo, ed è per questo che parlo, Signore: tu lo sai. Non ti ho forse parlato contro di me, delle mie colpe, Dio mio, e tu hai perdonato la malizia del mio cuore?Non discuto con te, che sei la verità, e non voglio ingannare me stesso: la mia malvagità può bene ingannarsi.Dunque, non discuto con te, perché esamini le colpe, perché, se esamini le colpe, Signore, chi potrà sostenere il tuo sguardo?

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“TARDI TI HO AMATO”

Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova.Tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me, ed io ero fuori, e là ti cercavo. Ed io, brutto come ero, mi avventavo sulle cose belle create da te.Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quel-le creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero.Mi hai chiamato. Hai gridato, hai infranto la mia sordità.Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo, ed io l’ho respirato.Ed ora anelo a te.Mi hai toccato, ed ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.

“PER ME TU VAL I P IÙ DI MIL LE PASSER I”

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“ORMAI TE SOLO IO AMO”

Ormai io te solo amo, Signore; te solo seguo, te solo cerco e sono disposto ad essere soggetto a te soltanto, poiché tu solo con giustizia eserciti il dominio, ed io desidero essere di tuo diritto.Comanda e ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci e apri le mie orecchie, affinché possa udire la tua voce.Guarisci e apri i miei occhi, affinché possa vedere i tuoi cenni.Allontana da me i movimenti irragionevoli, affinché possa riconoscerti.Dimmi da che parte devo guardare affinché ti veda; e spero che potrò seguire tutto ciò che tu mi comanderai.Riammetti, ti prego, il tuo schiavo fuggitivo, o Signore e Padre clementissimo.Dovrei ormai aver sufficientemente scontato; abbastanza dovrei essere stato schiavo dei tuoi nemici, che tu tieni sotto i tuoi piedi; abbastanza dovrei essere stato ludibrio di cose ingannevoli.

Il DIO della gioia nel volto di Viola e Tommaso

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Ricevi me, tuo servo, che fugge da queste cose che mi accol-sero, non tuo, mentre fuggivo da te.Sento che devo ritornare a te: a me che busso, si apra la tua porta. Insegnami come si può giungere fino a te. Ho solo la buona volontà. So soltanto che le cose caduche e passeggere le devo lasciare, e che devo ricercare le cose im-mutabili ed eterne. Ciò so, o Padre, ma non so da dove partire per arrivare a te. Tu suggeriscimelo. Tu mostrami la strada e dammi tutto ciò che è necessario per questo viaggio.Se è con la fede che ti ritrovano coloro che tornano a te, tu dammi questa fede.Se è con la virtù, tu dammi la virtù.Se è col sapere, dammi il sapere.Aumenta in me la fede, la speranza, l’amore, Tu che sei bontà unica e ammirevole.A te, e proprio a te chiedo i mezzi con cui il mio anelito sia soddisfatto.Fa’, o Padre, che anche io ti cerchi, ma difendimi dall’errore, in modo che, mentre ti cerco, nessun’altra cosa rubi il posto tuo. Se non desidero altra cosa che te, concedi, ti prego, di trovarti, o Padre. Che, se in me c’è il desiderio di qualcosa di sbagliato, purifi-cami e rendimi degno di vederti.Prego soltanto la tua grande bontà che tu mi attrai interamente a te, e che non mi si creino ostacoli, mentre io cerco te. Mentre trasporto questo mio corpo, concedimi la grazia di essere temperante, forte, giusto, prudente, che sa amare senza sbagliare, e degno di apprendere la tua sapienza e di abitare felice nel tuo regno. Amen.

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“SIGNORE, CHE IO NON SMETTA DI CERCARTI”

Signore, mio Dio, unica mia speranza, fa’ che, stanco, non smetta di cercarTi, ma cerchi il tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarti. Davanti a te sta la mia forza e la mia debolezza:conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che intenda te, che ami te, amen!

“COME LA CERVA ANELA AI CORSI D’ACQUA, COSÌ L’ANIMA MIA ANELA A TE, MIO DIO” (Sal. 42)

“COME L A CERVA ANELA AI CORSI D’ACQUA, COSÌ L’ANIMA MIA ANELA A TE, MIO DIO” (Sal. 42)

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“SVEGLIATI, È VENUTO PER TE”

Svegliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo. Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illumi-nerà.Per te, dico, Dio si è fatto uomo.Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo.Non avresti ricevuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte.Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso.Saresti perito, se non fosse venuto.Prepariamoci a celebrare in letizia la venuta della nostra sal-vezza, della nostra redenzione.Prepariamoci a celebrare il giorno di festa, in cui il grande ed eterno giorno venne in questo nostro giorno temporaneo così breve.Egli è diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

Nel sorriso di Veronica il volto sorridente di Dio

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CAPITOLO TERZO

LA STORIA DI ALTRI CERCATORI DI DIO

LA STORIA DI ALTRI CERCATORI DI DIO

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“UN PELLEGRINO RUSSO IN CERCA DI DIO”

A. de Saint-Exupery

“Signore Dio, ho passato la vita in cerca di te. Ho chiesto il tuo nome e il tuo indirizzo. Voglio sapere dov’è che abiti. Voglio incontrarti e parlare con te. Ma mi hanno dato tanti nomi e indirizzi tuoi che mi sono smarrito. Mio Dio, dove abiti?Alcuni mi indicavano grandi templi e chiese. Dicevano: “Il suo nome è Dio”. Supremo! Sono andato in quei luoghi, ma non ti ho incontrato. Vi ho trovato solo belle pietre e persone soddisfatte, che dicevano di sapere tutto al tuo riguardo. Per quanto lo desiderassi, non sono riuscito a credere. Il cuore mi diceva: “Dio non è così!”. Volevano infatti unicamente insegnarmi delle cose e mettermi in testa le loro idee, quasi fossi del tutto ignorante. In mezzo a loro non ho trovato né la giustizia, né l’amore. Altri mi indicavano i gruppi ribelli, che vivono nell’ombra. Dicevano: “Il suo nome è Dio vendicatore e giustiziere!”.Sono andato anche da loro, ma sono rimasto nel dubbio. Ho incontrato della brava gente, ma non ho trovato l’umiltà. Anche essi volevano solo insegnarmi delle cose e mettermi in testa le loro idee, quasi fossi del tutto ignorante. Non ho trovato in loro la libertà di cui tanto parlano.Ho continuato a camminare alla ricerca della tua dimora, della tua presenza. Stanco e sudato da tanto camminare, mi sono fermato a casa di un povero. Se ne stava seduto sul marciapiede di fronte alla sua casupola a godersi l’aria fresca del tramonto. Gli chiesi il tuo indirizzo e il tuo nome. Ed egli mi disse: “Amico mio, perdona la mia ignoranza. Mi chiamo Severino. Non so darti alcuna informazione.

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Ma entra pure da me e riposati un po’. Hai l’aria di uno che va in giro stanco. Trattieniti qui con me: sei a casa tua!”.Entrai e vi rimasi. Ancora oggi sono là, mio Dio!Non so se tu abiti nella casa di Severino. Lui mi dice che non ti conosce. Ma accanto a lui ho trovato pace e umiltà, condivisione e per-dono, solidarietà e lotta per la giustizia, ho trovato la libertà piena. Dio, rispondi alla mia domanda: “È in casa di questo povero che ti nascondi?”.Non può che essere così. Lui infatti non si presenta come un professore, e mi ha già insegnato tante cose! Non possiede nulla, e mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno.Dice di essere un ignorante, ma sa molto più di me. È debole e senza mezzi, ma finora nessuno è riuscito a scon-figgerlo nella sua lotta per la giustizia. Vive pieno di sofferenze, ma non ho mai trovato tanta gioia! Vive lottando, e non fa che comunicare pace. Se non fosse questa la tua dimora, Signore, ormai non saprei più dove cercare.Qui trovo e ricevo ciò di cui andavo in cerca. E qui rimango pieno di riconoscenza, finché non mi indichi un indirizzo migliore.Spero solo che un giorno mi riveli il tuo nome.Amen!”.

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GIOVANNI PAPINIscrittore

Nasce a Firenze il 9 Gen-naio del 1881 da padre

anticlericale e madre catto-lica (che lo fa battezzare di nascosto). Cresce sofferente, anticlericale e appassionato di cultura. Fonda molte riviste. Scrive molti libri. “Da anni senza fede, vuole ri-spondere alla sua inquietudine interiore. Cerca certezze per la sua vita. Scrive: “Non cerco Gloria, pane, né compassione. Ma vi chiedo in ginocchio: datemi qualche certezza”.La certezza è questa: Dio non è lontano da noi.Nel 1921 annuncia la sua conversione al cattolicesimo, pub-blicando, con grande successo la “Storia di Cristo”, pentito com’era di aver scritto in precedenza un libro di protesta an-ticristiana (“Le memorie d’Iddio”).

* * *Tra i suoi scritti c’è anche questa preghiera: “Gesù, tutti abbiamo bisogno di te, anche quelli che non lo sanno. E quelli che non lo sanno assai di più di quelli che lo sanno. L’affamato si immagina di cercare il pane, e ha fame di te.L’assetato crede di volere l’acqua, e ha sete di te.Il malato si illude di cercare la salute, e il suo male è l’assenza di te. Tu sai, Signore, quanto sia grande per me e per tutti noi il bisogno del tuo sguardo e della tua parola.Tu, che fosti tormentato per amore nostro, ora ci tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore”.

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L’INNOMINATOda “I Promessi Sposi”

È un personaggio misterioso e particolarissimo del romanzo

“I Promessi Sposi”. È il potente a cui Don Rodrigo si rivolge per far rapire Lucia. L’autore del romanzo, Alessandro Manzoni, presenta questa fi gura senza nome (appunto “inno-minato”) nel momento del passaggio da una vita malvagia e scellerata ad una vita di bene. Ora che la morte si avvicina sempre di più, è tormentato dal pensiero del suo futuro? Il nulla eterno? Oppure Dio? Il suo dramma: “Invecchiare, morire, e poi?”. Ma le parole di Lucia, che gli ricordano la grande misericordia di Dio, lo fermano. Al mattino va in chiesa, dove decide di convertirsi a Dio.

* * *

Nel romanzo da “I Promessi Sposi”, il Manzoni racconta che in un momento in cui l’Innominato ha l’inferno nel cuore, grida, davanti al Cardinal Federico: “Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio?”.Il Cardinale gli risponde: “Voi me lo domandate? Voi? E chi più di voi l’ha vicino? Non ve lo sentite in cuore che vi opprime, che vi agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v’at-tira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d’una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l’imploriate?”.Per sentire la vicinanza di Dio, è necessario capire che nessu-no di noi è autosuffi ciente, ma, nel profondo, ognuno di noi è povero, è tanto povero.

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VITTORIO MESSORIscrittore e giornalista

Nasce a Sassuolo (Modena) il 16 Aprile 1941 da una famiglia

anticlericale. Si reca a Torino con la famiglia. Diventa allievo di Norberto Bobbio. Si laurea in scienze politiche. Si converte nel Luglio del 1964. Gior-nalista e scrittore, Vittorio Messori, ha raccontato in un libro (“Ipotesi su Gesù”) la sua ricerca e il suo approdo a Dio. Poco più che trentenne, decide di rispondere alla sua profonda inquie-tudine interiore, mettendosi alla ricerca di Dio. Incomincia a farsi delle ipotesi: “E se Dio si lasciasse incontrare sulla strada della fi losofi a?”. Si butta nello studio della vita di grandi fi losofi . Scopre che pochi credevano in Dio.Allora, conclude che la strada della fi losofi a non è via certa per incontrare Dio. Cambia ipotesi: “E se Dio si lasciasse incontrare nella scienza?”Scruta nella vita di grandi scienziati, ma anche lì scopre che alcuni erano credenti e altri no!Conclude: “La scienza non è via sicura per incontrare Dio”.Non si dà per vinto. Fa un’altra ipotesi:“E se Dio si lasciasse incontrare sulla via di quel Libro che per duemila anni è stata la guida della vita per milioni di persone?”. Apre la Bibbia con cuore sincero, ignorando che “Dio si lascia incontrare da chi lo cerca con cuore sincero”.Scopre Gesù, via a Dio, anzi il Dio fatto volto concreto per noi uomini. La sua ricerca, la sua “ipotesi su Gesù” viene premiata con l’incontro: ha cercato e Lui si è lasciato trovare.Il giornalista sentirà il bisogno di rivelare a tutti il suo percorso interiore e l’incontro-innamoramento con Dio, scrivendone i passi nel libro “Ipotesi su Gesù”.

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“SIGNORE, MA TU ESISTI ?”(Dal diario di un ragazzo suicida a 16 anni)

“S ignore, io non sono capace di pregare: Mai nessuno me lo ha insegnato.

Anche adesso non so cosa dirti: ma tu esisti?Se esisti, perché non ti fai vedere da me?Forse pretendo troppo!Le vette, il mare, i fi ori: tutto il creato parla di te.Ma io non sono capace di scoprirti.Dicono anche che l’amore sia una prova della tua esistenza:forse è per quello che io non ti ho incontrato:non sono stato mai amato in modo da sentire la tua presenza.Signore, fammi incontrare un amore che mi porti a te.Un amore sincero, disinteressato, fedele e generoso, che sia un poco l’immagine tua”.

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- “Smettiamola di insistere sull’uomo. È ora di pensare a Dio”.

(A. Siniavski)***

- “Dio è come il mare: sorregge chi vi si abbandona”.(G. Morselli)

***- “La vita ci è data per cercare Dio, la morte per trovarlo,

l’eternità per possederlo”.(P. Nouet)

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“SE TI AVESSI CONOSCIUTO PRIMA!…”(Preghiera trovata nelle tasche di un giovane morto in guerra)

Ascolta, mio Dio.Mi hanno detto che non esistevi, e io, come uno stupido,

ho creduto che avessero ragione.L’altra sera, dal fondo di una voragine, scavata da un obice, ho visto il tuo cielo.Di colpo mi sono accorto che mi avevano imbrogliato.Avessi preso un po’ di tempo per guardare le cose, mi sarei accorto benissimo che quelle persone si rifiutavano di chiamare un gatto “gatto”. Mi chiedo, mio Dio, se ti andrebbe di stringermi la mano…Eppure sento che non ti sarà difficile comprendermi.È curioso che sia dovuto venire in questo luogo d’inferno per avere il tempo di vedere il tuo volto.Ti amo terribilmente: ecco quello che voglio che tu sappia.Tra poco ci sarà un orribile attacco.Chi sa! Può darsi che proprio questa sera io bussi alla tua porta. Noi due fino a questo istante, non siamo stati buoni amici, e mi chiedo se mi aspetterai sulla soglia della tua casa.Lo vedi? Adesso piango. Sì, proprio io, piango come un bambino.Se ti avessi conosciuto prima!... È l’ora, bisogna che vada.È strano, da quando ti ho incontrato non ho più paura di morire. Arrivederci!

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“TI LAVERÒ I PIEDI CON LE MIE LACRIME”Preghiera di una ragazza malata terminale di AIDS, appena

ricevuta la Comunione, pochi giorni prima di morire, a 32 anni, bruciati da 16 anni di droga.

S ignore, ti ringrazio di avermi dato la vita, di avermi dato una famiglia buona, a cui però io ho fatto tanto del male.

Adesso che ho ricevuto il tuo corpo, sono pronta a venire su, in cielo, a dirti prima di tutto di perdonarmi, perché ho pecca-to molto. Perdonami, Signore, delle cose brutte che ho fatto, perché non ci stavo con la testa. Se potessi tornare indietro, non le farei più: vorrei vivere sempre volendo bene a chi non mi vuole bene.Signore, perdonami, perché tu sai che mi hanno portato a sbagliare la curiosità di volere sempre di più, il poter avere tante cose materiali. Il mio spirito era molto povero, vuoto del Signore, perché io avevo perso la fede.Signore, perdonami, perché sono andata dietro alla droga: ne sono rimasta succube per quindici anni! Ho dato retta al diavo-lo, anziché a te. Quando sarò davanti a te, ti chiederò perdono, come la Maddalena: ti laverò i piedi con le mie lacrime, a te li asciugherò con i miei capelli.E poi ti dirò: “Papà, è tornata la tua pecorella smarrita. Ti chiedo perdono per essermi smarrita. Non sono stata con te. Adesso invece eccomi qui con te.Signore, vorrei venire su, in cielo, prima possibile, accanto a te, perché ho tanta voglia di vederti”.

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“DOMANDAI A DIO TUTTO, PER GODERE LA VITA”

(Kirk Kilgour, cestista rimasto paralizzato giocando a Roma)

Nato a Los Angeles (USA) il 28 Dicembre del 1947,

diventa un grande atleta della nazionale USA di pallavolo. Viene a giocare in serie A in Ita-lia nel 1973. L’anno dopo cade e resta paralizzato per tutta la vita. Dalla sedia, con grande coraggio e forza d’animo, ha continuato a svolgere varie at-tività: scrittore, commentatore sportivo, assistente-allenatore.È morto il 10 Luglio del 2002, compianto e ammirato da tanta gente.

* * *Colpì tutti questa sua preghiera: “Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi, ed egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.Domandai a Dio che mi desse la salute, per realizzare grandi im-prese, ed egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.Gli domandai la ricchezza per possedere tutto, e mi ha lasciato povero, per non essere egoista.Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me, ed egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.Domandai a Dio tutto, per godere la vita, e mi ha lasciato la vita perché io potessi essere contento di tutto.Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non feci furono esaudite.Sii lodato, o mio Signore: fra tutti gli uomini nessuno possiede più di quello che ho io”.

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ARRIGO CAVALLINAcondannato per terrorismo

Nato nel 1947, oggi risiede a Verona.

È il fondatore dei Pac, i Proletari armati per il comunismo. Veniva dal-l’Azione Cattolica. Fu condannato a 22 anni di carcere. Dissociatosi dal-la lotta armata, per buona condotta e indulto, esce dal carcere dopo soli 12 anni effettivi di reclusione. È impegnato come educatore nelle comunità per ex-tossicodipendenti. Sposato ad una farmacista, studioso e autore di libri, tra cui uno sul perdono, ora da anni condivide l’impegno dei volontari della Fraternità nel seguire le problematiche della realtà carceraria. In camera tiene un inginocchiatoio per pregare.Tra gli altri suoi scritti c’è un adattamento del salmo 50 di David alla sua storia di terrorista.

* * *

IL SALMO DI UN EX-TERRORISTA“Fammi grazia, Dio, secondo la tua costante tenerezza: nel grande amore delle tue viscere, nella tua capacità di immede-simarti nella mia situazione, cancella la mia ribellione al tuo ordine.Lavami dalla mia disarmonia, tirami fuori dal mio smarrimento in un progetto alternativo. Oggi ti rallegri di me, mi accogli così come sono; rivelati a me perché ti possa conoscere; fammi accettare gli altri come tu accetti me, dammi la forza e suggeri-scimi cosa posso fare per il loro bene e per cambiarli in bene.Tu sai, mi guardi per interrogarmi, mi rimetti in discussione

anni effettivi di reclusione. È impegnato come educatore nelle

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e io ascolto il tuo rimprovero. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre davanti. In quello che ho fatto agli altri e alla natura, contro te, contro te solo ho peccato.Nell’analizzare le mie responsabilità non mi deprimo inutil-mente ma dialogo con te. Com’è stato possibile fare quello che è male ai tuoi occhi, al tuo amore? Eppure l’ho fatto. Quoti-dianamente mi chiedo che cosa mi pesa e mi rende inquieto, come avrei dovuto diversamente comportarmi. Se tu fossi solo giudice, per me non ci sarebbe scampo; ma tu sei parte ferita e il tuo giudizio è il perdono. Il mio dolore nasce da questa proposizione: come ho potuto offendere che ancora mi contraccambia con la sua amicizia? E quante volte lo offendo trascurando un rapporto con gli altri. Anch’io, quando mi ritengo leso, voglio ricambiare col perdono e l’amicizia.Purifi cami e sarò pulito; lavami e sarò più bianco della neve. Non guardare i miei peccati, cancella tutte le mie colpe… Cer-to del tuo amore e del tuo perdono, ti chiedo di confermarmi diverso da quello che sono stato. E come l’hai fatto con me, so che puoi sempre correggere e convertire gli altri.Rendimi strumento di salvezza mediante il perdono, l’amicizia, la testimonianza di gioia. Fammi praticare con gioia opera di penitenza utili non solo a me, ma a tutta l’umanità, del cui cammino di conversione sono corresponsabile.”

- “Dal diavolo sono arrivata a Dio. Certo la conversione è dura nei primi mesi e nei primi anni: si passa in un momento dalle tenebre alla luce. Ma quando fi nalmen-te viene il giorno della vittoria, della vittoria su se stessi, che gioia, che beatitudine”.

(Eva Lavaliere, attrice che aveva pensato al suicidio)***

- “Ci piacerebbe una religione “portafortuna”. Però il se-gno dei cristiani non è un quadrifoglio, ma una croce”.

(P. Claudel)

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DON TONINO BELLO

Nato ad Alessano (Lecce) il 18 Marzo 1935, da una famiglia di contadini,

entra in Seminario ed è consacrato sa-cerdote l’8 Dicembre del 1957. Si impe-gna con i lavoratori, per i poveri e per la pace. Svilupperà la sua idea di Chiesa (la “Chiesa del grembiule”). Rinuncia ai “segni di potere” e sceglie il “potere dei segni”. Presidente di “Pax Christi”, si impegna a proporre percorsi di pace. Muore, colpito dal cancro il 20 Aprile 1993. È iniziata la causa di beatifi cazione.

UN’ALA DI RISERVAVoglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto:possono volare solo rimanendo abbracciati.A volte, nei momenti di confi denza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto. L’altra, la tieni nascosta: forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me.Per questo mi hai dato la vita:perché io fossi tuo compagno di volo.Insegnami, allora, a librarmi con te.Perché vivere non è “trascinare la vita”,non è “strappare la vita”,non è “rosicchiare la vita”.Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebrezza del vento.Vivere è assaporare l’avventura della libertà.Vivere è stendere l’ala, l’unica ala,con la fi ducia di chi sa di avere nel voloun partner grande come te!

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“NELL’INQUIETUDINE CERCAVO QUALCOSA DI NUOVO”Testimonianza di una ragazza di 16 anni

S i arriva ad un certo periodo della nostra vita, in cui siamo inevitabilmente costretti a lasciare dietro di noi quel mondo

fatato, che ha riempito tutta la nostra infanzia…La sicurezza, le speranze, i sogni, i castelli in aria, che hanno per tanto tempo sostenuto la nostra esistenza, crollano, a poco a poco, non appena ci affacciamo alla realtà del mondo… Un mondo che ci offre tante cose che accendono in noi una grande curiosità e soprattutto che ci fanno credere di diventare “adulti”….: ecco, quindi, la discoteca, il motorino, la musica assordante, le riviste non troppo garbate, il look, e tante altre pietanze succulenti che la società di oggi ci offre su un piatto d’argento. Nell’incertezza della mia prima adolescenza e nella debolezza di un io ancora troppo fragile e vulnerabile per affrontare un mondo nuovo, mi sono fatta coinvolgere anch’io da questo disordine di cose che mi portava quasi in un’altra dimensione, dove tutto era strano, ma allettante. Mi sono trovata a ricominciare una nuova vita, come se la mia vita, pur breve esperienza passata, fosse stata completamente scoppiata da tutti questi nuovi “piaceri”…Ma qualcosa non andava: la discoteca mi appariva grigia, la musica mi procurava un forte mal di testa, e tutto si perdeva nella nullità; provavo una grande nausea, e sentivo dentro di me un disagio ed una inquietudine che mi rendevano triste e persa. Era il modo di vivere che non mi realizzava affatto.Della solitudine, e nella crudezza di quest’io impostomi dal-l’età, dalla società e dal tempo, ho sentito dentro un grande bisogno di trovare un punto fermo, un fine ultimo verso il quale tendere, e per il quale valesse veramente la pena faticare a vivere.Ho parlato di bisogno, ma credo sia stato un istinto, come il gemito del mio cuore pieno di tanto niente; gemito che, molto

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probabilmente, sarebbe stato subito sopito e soffocato, se non avessi avuto accanto a me per-sone davvero care, che mi avessero proposto un cammino.A poco a poco, nel de-serto della mia anima, sentivo crescere con me una presenza grande che non potevo esprimere, ma che mi toglieva l’amarezza.Anche i miei interessi andavano spostandosi: addio alla discoteca, ho trovato una nuova sorgente di vita, più interessante e vivace: l’oratorio, la par-rocchia, i bambini del catechismo, le stelle, le montagne, i fiori, il cielo…Tutto mi apriva a qualcosa di grande! Era difficile, ma una carica interiore mi incitava a sperimentare questo qualcosa di nuovo, che ha preso progressivamente un nome: Dio!E questo Dio, che mi ha manifestato la sua grazia nel momento in cui mi prostravo dinanzi a tanti falsi idoli, mi ha affidato a qualcuno che mi guidasse nel cammino che, seppure con fatica, volevo intraprendere a tutti i costi.Ora sento la grandezza e la bellezza del Suo amore soprattutto quando, nel silenzio della mente, il mio cuore si apre alla pre-ghiera, nella quale lo spirito parla e mi costringe a confidare a Dio ogni cosa, anche quella che la ragione non ha saputo cogliere.Ma anche questo incontro matura e, come ogni avvenimento che sia vero, non è fine a se stesso. Infatti il nuovo cammino

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implica delle scelte, delle responsabilità, delle prove spesso dure e senza compromessi. Comunque, la cosa più grande che ho costatato, e che voglio dire a ciascuno, è che incontrare Dio non vuol dire per forza di cose diventare preti, o suore, ma vivere la realtà d’ogni giorno, portando sempre il segno di questo grande tesoro che è stato trovato.Però c’è una cosa da sottolineare, e cioè, che vivere in questo mondo vuol dire andare contro-corrente, contro quella mentalità assurda che ci vuole schiavi dei tanti miraggi che essa ci pro-pone, perché vivere in Dio vuol dire smascherare ogni falsità. Ma è bello ricordare che solo la Verità ci farà liberi.Anche oggi mi trovo molto spesso nel deserto del mio misero cuore, ma so che è qui che Dio mi farà sentire la sua presenza: in quella parola di quella persona, in quel sorriso vero, in quel-l’attenzione regalata, in quella quotidianità che spesso stanca…: qui c’è il ristoro dell’anima!Ora so che la cosa che Dio chiede a me è il sorriso, che è l’espressione del suo amore e il segno del completo abbandono a Lui. Infatti è tutto ciò che la ragione si illude di cogliere da se è, per lo più, vano.Dio è vicino e dentro ciascuno di noi: non dobbiamo aspetta-re nessun intervento straordinario per accorgerci di Lui, ma incontrarLo nel nostro “oggi”, con il bisogno di voler vivere pienamente la nostra vita.Ora mi accorgo di quanto vagamente ho illustrato la mia piccola esperienza di vita cristiana, ma prego per ciascuno, e soprat-tutto per i giovani, affinché trovino il vero senso della propria esistenza, e vivano sempre nella consapevolezza che Dio è per tutti e per ciascuno in particolare, e che non ci chiede altro che farci amare da Lui, e cercare di ricambiare il suo dolce amore, offrendoGli il nostro niente. Io devo (= voglio!) essere una piccola luce che cerca di rischia-rare, anche se molto debolmente, questa notte fredda e tanto buia, recando la testimonianza della Luce vera.

(OGGI È MONACA DI CLAUSURA)

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LUIGI ROCCHI, UN INNAMORATO DELLA VITA

Muore a Tolentino a 47 anni, dopo averne passati 27 im-mobile in un letto.

Qui resta crocifi sso all’età di 19 anni imprecando. A 25 anni, una notte di dolore, decide di mettersi nelle mani di Dio, pre-gando: ha un’estasi. Ne esce trasformato. La sua vita sarà un inno di lode al Signore “che è tanto buono con me: E decide di voler “vivere per consolare i crocifi ssi vivi come me”. Lo farà scrivendo fi no a 20 lettere al giorno. Negli ultimi anni, non potendo più muoversi neppure le dita, scriverà le sue 20 lettere al giorno battendo i tasti della macchina elettrica con un bastoncino tenuto sulla fronte.La sofferenza lo fece maestro di tanta gente soprattutto soffe-renti, che gli scrivevano o andavano a visitarlo /compreso il Cardinale Tonini) diceva di voler imitare Gesù: “Per questo, come Lui, non amo la croce, ma voglio amare a costo della cro-ce”. È in corso la causa di beatifi cazione. Ecco una preghiera per i sofferenti e le vittime delle ingiustizie.

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“CHE IO VENGA CON TE, SIGNORE” “Senti, Gesù, io ho qui un grosso mucchio di soffe-renza. Sta ingom-brando la mia ani-ma e soffocando il mio cuore. Perché non lo prendi su tu, perché non lo fai tuo? Se lo tengo per me, mi diventa un mucchio di immondizia, e a me non piace stare seduto su di un mucchio di immondizia. Se lo dono a te, se lo unisco alla tua sofferenza, allora so che non andrà perduto e la mia non sarà una sofferenza inutile, perché tu ne farai mezzo di redenzione e di salvezza.“In se e per se, la mia sofferenza è buio e angoscia, tu ne farai luce e letizia; è prigionia, e tu ne farai libertà.Gesù, una cosa ti chiedo: non permettere che il mio cuore si rinserri in se stesso e che io giri sempre attorno al mio dolore come un cane alla catena gira sempre attorno al gancio, che la fi ssa al suolo. Sollevami, Gesù, sulle tue braccia, sollevami tanto in alto da vedere tutte le sofferenze del mondo.“Che io scenda con te, o Gesù, nei sotterranei di quelle infi nite prigioni della terra, dove languono tanti nostri fratelli colpevoli solo di desiderare un mondo più giusto, più umano, più libero. Fammi essere vicino a loro, quando saranno torturati, affi nché possa dissetarli col mio pianto e possa dire al mio cuore: “Non lamentarti mai”.

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Vedi quali atroci supplizi questi uomini sopportano pure per te, per darti più giustizia, più libertà, più amore?E, se proprio vuoi piangere, piangi su quei loro carnefici, che hanno prostituito la loro umanità e la loro dignità uccidendo in sé la pietà”.O Gesù, che io sia accanto alle loro famiglie che li attendono invano, ai loro figli, alle loro madri, per lenire un poco la loro angoscia immensa.“Che io venga con te, Gesù, lungo le corsie degli ospedali, nelle camerate dei manicomi, nei padiglioni dei Cottolenghi per ingi-nocchiarmi di fronte a quelle croci ben più grandi delle mie.“Che io venga con te nelle celle dei penitenziari, nei campi di prigionia, sulle frontiere dell’odio, dove si muore e si maledice, dove uomini sono opposti a uomini, divorati dall’inimicizia che viene loro inculcata da interessi altrui.“Che io venga a visitare con te quei ghetti dove languono uo-mini colpevoli solo di avere la pelle di altro colore e le idee di altro colore.“Che io venga con te presso quei giovani drogati, prigionieri della disperazione e nauseati dalle brutture di questa nostra cosiddetta civiltà, che potrebbe dare a tutti un lavoro, una casa, un pane, una gioia e pensa solo ad accumulare strumenti di morte.“Che io sia con te, o Gesù, quando bussi e ribussi alla porta di quegli uomini che l’egoismo, il tornaconto, la cupidigia hanno reso sordi, ciechi, muti. Questa sì è la più grande delle disgrazie: morire dentro e vegetare fuori.“Che io sia con te, o Gesù, quando, inginocchiato sotto gli ulivi del Getzemani, senti pesarti sul cuore tutto il male e la sofferen-za del mondo; e che io possa darti un granello di consolazione offrendoti la mia sofferenza”.

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“LA FIDANZATA MI HA CAMBIATO LA VITA”

La testimonianza di un giovane sposato nel 2009

A colloquio con don Rino per avere i documenti per la cele-brazione del matrimonio, il parroco mi parla di “percorso

di coppia, come cammino di fede”… Io spontaneamente dico: “Oh, don Rino, sapesse che cambiamento c’è stato nella mia vita. Da quando ho vicino Giulia!...”, e lui, con occhi raggianti, mi parla di quanti ragazzi fi danzati ha nella sua parrocchia, che faticano ad avvicinarsi alla Parola di Gesù, e di cosa si potreb-be fare insieme per testimoniare a queste persone che cosa sta accadendo alla mia vita.A loro io mi sento di dire questo: Avete mai avuto l’impres-sione di camminare di notte per una strada buia e senza luce? Magari il tempo è mite e tutto sommato non fa così freddo… Continui a camminare, annasando nell’oscurità, senza vedere bene cosa c’è intorno a te, senza distinguere bene le sagome, o i profi li di ciò che ti circonda. Non vedendo bene, a volte ti capita di sbattere con altre persone, persone che come te si trovano nella stessa tua situazione, e quando ti capita ti trovi…

Giulia e Andrea nel giorno del loro “SI” al DIO-AMORE

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bene… Cosa volere di più? Nessuno ti chiede nulla, nessuno pretende da te qualcosa; nessuno ti importuna con la sua pa-rola, e…tutto sommato non fa così freddo! Però ti accorgi che manca qualcosa…- Ti accorgi che è buio, e sei immerso nell’oscurità.- Ti accorgi che non vedi e ti senti menomato.- Ti accorgi che nessuno ti parla, che la paura ti assale… perché manca la speranza e che, tutto sommato, non fa così freddo…, anzi fa abbastanza caldo, anzi! Tutto intorno a te brucia! insom-ma: in inferno! Poi però un giorno, non sai perché o per come, vedi una luce, che ti chiama e ti dice: “ciao, mi chiamo Giulia”. E se anche sei di spalle e sembra che non parli con te.., Tu la senti e la riconosci… e dici “è lei!!”, e ti risulta così famigliare che pensi che è tutta la vita che la stavi conoscendo.Certo, sarebbe bello poter raccontare a tutti che da quel giorno tutto è cambiato ed è diventato semplice e facile: Invece no! Da quel giorno tutto è diventato bellissimo…, perché signori miei…, la luce, quando arriva, è forte, e ti apre gli occhi; e per un cieco non c’è cosa più scioccante di riacquistare la vita tutto in una volta.Ti accorgi che al mondo esistono i colori, le forme, i panorami e che tutti i sensi ci risvegliano. Allora, e solo allora, riesci a vedere vicino a te le altre persone…la vita. Vedi gioia e soffe-renza, vedi amore e rabbia, carità e indifferenza.Però solo da lì in poi inizia la tua storia, la tua vera esistenza, fatta da un te e una lei insieme uniti nel nome di LUI. E capisci che tutta la vita non può essere affrontata, se, come dice la mia “lei” “non capisci che sopra di noi c’è Qualcosa - LUI - più grande di noi a cui affidarci?”. Non capisci che “solo la fede alimenta la speranza e allontana la paura”?.Auguro allora a tutti di riacquistare la “vista”, abbagliati dalla luce più bella che possa esserci… Solo in quel momento, tutto sommato, sarete sicuri che nel vostro cuore non farà più… tanto freddo!

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“MOSTRATI, SIGNORE”D.M. Turoldo

N acque nel 1916 a Coderno, in Friuli da famiglia poverissima

e molto religiosa. Nel 1940 fu ordi-nato sacerdote entrando nell’Ordine religioso dei “Servi di Santa Maria”. Soggiornò a Milano negli anni ‘40 fi no a circa il 1953..

“A tutti i cercatori del tuo volto mostrati, o Signore;

a tutti i pellegrini dell’assoluto, vieni incontro, o Signore;con quanti si mettono in cammino e non sanno dove andare, cammina, o Signore;affi ancati e cammina con tutti i disperati sulle strade di Emmaus;e non offenderti, se essi non sanno che sei Tu ad andare con loro, tu che li rendi inquieti e incendi i loro cuori:non sanno che ti portano dentro:con loro fermati, perché si fa serae la notte è buia e lunga, Signore”.

- “La vita è una risposta, non un soliloquio”.(Brecht)

***- “Gli ostacoli sono il segno che la cosa piace a Dio”.

(C. de Foucauld)***

- “Solo chi non cammina non ha bisogno di chiedere la strada”.

(don Alberione)

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CAPITOLO QUARTO

PERINCONTRARE

DIO

PERINCONTRARE

DIO

Dalla “Lettera ai cercatori di Dio”(Mons. Bruno Forti)

“Tu, Dio, mi desideri”(scrive un monaco)

Dalla “Lettera ai cercatori di Dio”(Mons. Bruno Forte)

“Tu, Dio, mi desideri”(scrive un monaco)

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L’INCONTRO COL DIO DI GESÙDalla “Lettera ai cercatori di Dio” dei Vescovi italiani

Mons. Bruno FORTE nato a Napoli il 1° Agosto del

1949, laureato in fi losofi a, ha studiato teologia dogmatica a Tubinga e Parigi. Autore di molte pubblicazioni di teolo-gia, fi losofi a e spiritualità. È stato nominato Arcivesco-vo di Chieti il 26 Giugno del 2004.Come Presidente della Com-missione Episcopale per la Dottrina della Fede e la Catechesi, ha pubblicato la “Lettera ai cercatori di Dio”.

“La fede cristiana non è una delle tante visioni del mondo o interpretazioni della storia personale e collettiva. Per un cristiano la fede è incontro con Gesù di Nazaret, condannato alla morte di croce dagli uomini, ma che Dio ha risuscitato dai morti, ribaltando la sentenza di condanna.L’incontro con Gesù, che i primi discepoli riconoscono e pro-clamano Messia e Signore, fa nascere e alimenta la fede in lui. La testimonianza di tutti gli altri credenti in Gesù ci sostiene nella fatica di accettare il rischio di una decisione che attra-versa l’esistenza. Nella persona e nella vicenda di Gesù Cristo il Dio lontano e invisibile si fa vicino a ogni essere umano, in un insperato e gratuito gesto d’amore. Contemplando il volto di Gesù e ascoltando le sue parole, scopriamo chi siamo, intravediamo qual è la fonte ultima della nostra esistenza e verso quale mèta tende il nostro cammino quotidiano. Con forza, ma anche con trepidazione, ricordiamo il nostro con-

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vincimento: le dottrine si spiegano, le persone si incontrano; le teorie si discutono, le persone si riconoscono e si scelgono. Anche noi ci poniamo la domanda: possiamo incontrare oggi Gesù di Nazareth, come è avvenuto duemila anni fa per le donne e gli uomini nei villaggi della Galilea o a Gerusalemme? Possiamo pensare seriamente che nella sua esistenza terrena Gesù abbia percorso i sentieri della nostra vita quotidiana? È possibile stabilire un rapporto vitale con Gesù, che è vissuto in una cultura e in una trama di relazioni tanto diverse dalle nostre?Chi è Gesù? Su che cosa si fonda la sua pretesa di mettere in relazione ogni essere umano con Dio e di garantire la vita piena e defi nitiva persino contro il dolore, l’ingiustizia e la morte?

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COME INCONTRARE IL DIO DI GESÙ?

Gesù stesso risponde a questa domanda facendoci ascoltare la sua parola nella Bibbia e nella sua Comunità, la Chiesa.La Chiesa ci ha trasmesso la buona notizia di Gesù, il Signo-re, e ci aiuta a interpretare le inquietudini che attraversano il nostro cuore.Dal vissuto stesso dei cristiani affiora la risposta: la preghiera, la parola di Dio, i sacramenti, il servizio, l’attesa della casa futura, sono le esperienze concrete in cui è possibile incontrare il Dio di Gesù Cristo.Certo, siamo costretti a trascrivere “parole”. Sappiamo però che dietro di esse ci sono persone e fatti: i tanti discepoli di Gesù, testimoni di santità, le tante donne e uomini che hanno dato speranza ad altri nella storia. Ci sono anche i nostri volti, che le parole interpretano e forse… abbelliscono. Ci sei anche tu che stai leggendo, sollecitato a rivisitare più intensamente la tua vita per diventare un “volto” che si fa “parola”, proposta per tutti.”

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COSA FARE PER CERCARE DIOCON CUORE SINCERO?

La fede è solo dono di Dio.Se non entra Lui nel cuore dell’uomo, nessuno può “con-

vincere” un altro sulla verità di Dio. Nessuno può incontrarlo, ascoltarlo e amarlo al posto mio!Dio stesso dice: “Io mi lascio trovare da chi mi cerca con cuore sincero”. Ma quando il cuore è sincero?È sincero quando tra Lui e il “Sole-Dio” non mette dei “muri”.In pieno giorno, se il sole non mi illumina, vuol dire che tra me e lui c’è qualche ostacolo, un nuvolone, una pianta, un muro…Per essere illuminati da Quel Sole occorre abbattere tutti i nostri “muri”. - Concretamente cosa devo fare, come debbo vivere perché Dio ritorni a illuminare la mia vita?Ecco la risposta che era solito dare Fratel Carlo Carretto a coloro che gli ponevano questa domanda:- Primo: non barare con te stesso e con gli altri. Cioè non chia-mare “bene” ciò che è solo “comodo”! S. Agostino ti direbbe: “Cerca di vivere in maniera di poter credere che Dio esiste! Se no, sarà facile affermare che Dio non esiste!”- Secondo: cerca di essere un uomo che si sforza di amare ogni giorno di più. Perché, se sei egoista, non incontrerai mai Dio, perché sei sulla strada opposta: Lui è Amore!Ed è vero anche il contrario: Mons. Bettazzi, nel suo libro “Ateo a 18 anni?”, scrive ai giovani: “Se dici di non credere in Dio, anzi, che neppure vuoi credere in Dio, ma ti impegni sincera-mente ad amare con tutte le forze il tuo prossimo, prima o poi ti troverai a bussare a quella porta, dietro cui abita l’Amore in persona!”.- Terzo: Se dici di essere interessato a cercare Dio, ricordati che Dio è come un innamorato, una innamorata:

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per interesse, o per curiosità non si lascia vedere! Per amore sì! Allora fai qualcosa, prendi qualche iniziativa per dire a te stesso che vuoi cercare sinceramente l’incontro con Lui.E quando l’incontro avverrà non sarà solo la certezza che Lui esiste. Ma avvertirai che dentro di te è successo qualcosa capace di cambiarti in profondità la tua vita: è nato l’innamoramento con Lui.E quando accoglierai Dio nel cuore, avrai un ospite che non ti lascerà più dormire tranquillo! Ogni giorno avvertirai un invito pressante e misterioso a cam-biare la tua vita: a ripulirla dentro, a farla generosa fuori e capace di molta preghiera.

“Un cristiano così inquieto…, può stare tranquillo!”

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“TU, DIO, MI DESIDERI”(Un monaco immagina che anche Dio

preghi l’uomo così - Sir.10,28-29)

Ti prego, amati. Accogli te stesso con bontà! Te lo dico io, Gesù. Amati, guardati come io ti guardo, con gioia. Ricevi

te stesso come persona, come spirito il cui valore costa il mio sangue.Considerati dono, dono da mettere tutto, così com’è, al ser-vizio. Amati! È importante! Allo specchio ammira i tuoi occhi, a cui ho dato la luce, aiutato da chi ti generò. Gioisci del tuo corpo, abitazione del mio Spirito, dal battesimo in poi. Sii contento del tuo nome. Lo uso per chiamarti, per stringerti a me, per parlarti dentro la tua coscienza. Prendi la coscienza, tira fuori dal tuo tesoro (che ti ho conse-gnato) tutte le tue bellezze, le doti, le capacità, le qualità, le competenze. Ti ritroverai immerso, sommerso. Esulta! Ricono-sciti grande, per il mio merito. E poi abbraccia la tua storia in tutti i singoli momenti. È la tua storia, è la nostra storia: mia, perché io ti conducevo o ti attraevo; tua, perché è la tua vita, sono le tue esperienze. Vedila nella sua realtà, senza manipo-lazioni o finzioni. Sii sincero con te stesso, lodami per tanti avvenimenti positivi. Chiedimi misericordia per le cose brutte. Ma pure accettati, perdonati, amati. Non punirti. Non essere spietato nel rinfacciarti le colpe. Anzi, una volta pentito, rafforza i tuoi fratelli nella fede.Sii generoso nel perdono! Cancella miserie, inadempienze, cadute. Guarisciti con la speranza.Tutto io so trasformare in grazia, perfino il male più ripugnante. Non affliggerti! Fa’ scendere sul tuo passato la mia compassio-ne, la tenerezza di mia Madre. Il futuro ti spalanchi la pace, la riconciliazione non solo con te, ma con tutti. Gioiello mio, dilata il tuo cuore pensando a te stesso. La tua preziosità è fondata su di me, che ti amo da morirne.

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CAPITOLO QUINTO

CERCARE DIONELLA BIBBIACERCARE DIONELLA BIBBIACERCARE DIONELLA BIBBIA

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“IL SIGNORE È VICINO A CHI LO CERCA CON CUORE SINCERO”

Sal.145,18

CERCARE DIO SECONDO LA BIBBIA

- Con tutto il cuore io ricerco. (Sal.119,10)- Ogni notte il mio cuore ti cerca. (Is.26,9)- Mio Dio, io ti cerco, sono assetato di te, ti desidero con tutto

me stesso. (Sal.63,2) - Vado errando come pecora smarrita: vieni a cercare questo tuo

servo. (Sal.119,176)- Il Signore dal cielo guarda sulla terra per vedere se qualcuno

è saggio, se c’è un uomo che cerca Dio. (Sal.14,2)- Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. (Mt.7,7)- Volgetevi al Signore, non stancatevi di cercare la sua

presenza. (Sal.105,3)- Dice il Signore: ero pronto a rispondere, ma nessuno mi ha

chiesto nulla. Mi sono fatto trovare da chi non mi cercava.- Quelli che mi cercheranno, mi troveranno. (Pro.8,17)- Il Signore è buono con tutti quelli che lo cerca-

no. (Lam.3,25)- Volgetevi al Signore, non stancatevi di cercare la sua

presenza. (1Cron.16,11)- Mi cercherete e mi troverete. Poiché mi cercherete con tutto il cuore, io mi lascerò trovare,

ve lo prometto. (Ger,29,13)- Gioiscono e si rallegrano coloro che ti cercano. (Sal.40,17)- Signore, tu non abbandoni chi ti cerca. (Sal.9,11)- Quando sono in angoscia, cerco il Signore, tutta la notte, senza

stancarmi tendo le braccia verso di Lui. (Sal.77,22)- Ho cercato il Signore e mi ha risposto. (Sal.34,4)- Signore, chi ti conosce ha fiducia in te: Tu non abbandoni

chi ti cerca. (Sal. 9,11)

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- Voi che cercate Dio, riprendete coraggio. (Sal.69,32) - Loderanno il Signore coloro che lo cercano, e il loro cuore

vivrà in eterno. (Sal.22,26)- Felice chi cerca il Signore con tutto il cuore (Sal.119,2)- Dice il Signore: “Cercate me, se volete vivere, ma non cerca-

temi nel santuario.Cercate di fare ciò che è bene non il male, se volete vivere.Allora il Signore Dio dell’Universo, sarà veramente con voi, così come voi dite” (Amos 5, 4.14)- È l’ora di pensare al Signore vostro Dio, e di impegnarsi a

cercare la sua volontà con tutto il cuore. (1Cron.22,19)- Il Signore legge nel cuore e conosce pensieri e propositi.Se tu lo cercherai, Egli si farà trovare. (1Cron.28,9)- Il nostro Dio protegge quelli che lo cercano. (Esd.8,22)- È il momento di cercare me, il Signore; e io verrò e spargerò

su di voi la salvezza. (Os.10,12)- “Ascolta, Signore, la mia voce: di te mi dice il cuore”:Il tuo volto io cerco, o Signore. Non mi nascondere il tuo volto. (Sal.27,7)- Se lo cercate, lui si farà trovare.Ha cercato Dio e lui si è lasciato trovare. (2Cro.15,2.4)- Cercate l’Eterno, mentre si fa trovare. (Is.55,6)- Chi cercate? (Gv.18,7)- Io stesso mi occuperò e avrò cura del mio gregge, andrò in

cerca delle mie pecore.Cercherò le pecore perdute, ricondurrò nel gregge quelle andate lontano. (Ez.34,11.16)- Lascia le novantanove e va in cerca della pecora smar-

rita. (Mt.18,12)- Non cerco i vostri beni, ma voi. (2Cor.12,14)- Dio ha fatto tutto questo, perché gli uomini lo cerchi-

no e si sforzino di trovarlo, anche a tentoni, per poterlo incontrare. (At.17,27)

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LA GIOIA E LA PACE, DONO DI DIO AGLI UOMINI

CHE LO CERCANO

PAROLA DI DIO

LA GIOIA:

- Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia. (Rom. 15,13)- Cerca la gioia nel Signore. (Sal.37,4)- La mia gioia è nel Signore. (Sal.104,34)- Una grande gioia mi viene dal Signore (Bar.4,22)- La gioia del Signore è la vostra forza (Neem.8,10)- Dio concede a chi gli è gradito la gioia (Qo.2,26)- Dio ricondurrà Israele con gioia (Bar.5,9)- Tutti vedranno la gloria del Signore.Arriveranno gioiosi al monte Sion: sul loro volto felicità a non finire.Gioia e felicità rimarranno con loro. (Is.35,10)- Davanti a te, Signore, c’è pienezza di gioia, vicino a te felicità

senza fine. (Sal.16,11)- Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la

vostra gioia sia piena (Gv.15,11)- Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. (Gv.16,22)- Chiedete e riceverete, così la vostra gioia sarà perfetta

(Gv.16,24)- Padre, dico a te queste cose perché essi abbiano tutta la mia

gioia. (Gv.17,13)- In cambio della gioia Gesù si sottopose alla croce

(Eb.12,2)- Gli ordini del Signore fanno gioire il cuore (Sal.19,9)- Dio ama chi si dona con gioia (2Cor.9,7)- Chi semina nel pianto, mieterà con gioia! (Sal.126,5)

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LA PACE:- La pace sia con te (3Gv.15)- Il Signore ti conceda pace (Nu. 6,26)- Il Dio della pace sia con tutti voi (Rm.15,32)- Il Signore del cielo vi conceda la sua pace (Tb.7,12)- Dio è chiamato Principe della pace (Is.9,5)- La pace di Dio custodirà i vostri cuori. (Fil.4,7)- Signore, tu ci concederai la pace (Is.26,12)- Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura. (Gv.14,27)- Vi ho dette queste cose perché abbiate pace in me

(Gv.16,33)- Cristo è la nostra pace (Ef.2,14)- È venuto ad annunciare la pace (Ef.2,17)- Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace. (2Tes.3,16)- I desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace

(Rm.8,6)- Il frutto dello Spirito è gioia e pace (Gal.5,22)- L’uomo di pace avrà una discendenza (Sal.37,37)- Io sono per la pace (Sal.120,7)- Dio vi ha chiamati alla pace (1Cor.7,15)- Vivete in pace con tutti (Rm.12,18)- Diamoci alle opere della pace (Rm.14,19)- Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati fi gli di

Dio. (Mt.5,9)

- “Quando tu preghi, tu parli a Dio, ma quando leggi la Sacra Scrittura è Dio che parla a te!”.

(S. Agostino)***

- “I Cristiani sono l’ultima Bibbia che i popoli leggono, l’ultimo messaggio di Dio scritto in parole ed opere”.

(M. Pomilio)

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“PADRE MIO, MI ABBANDONO A TE”Fratel Charles De Foucauld, convertitosi, dopo anni di vita sbandata

Nasce a Strasburgo, in Francia, il 15 Settembre

del 1858. Presto orfano, farà carriera militare. Nell’adole-scenza si allontana dalla fede, conducendo una vita tutta sballata. A 28 anni, nel 1886, ritrova Dio e scrive: “Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui”. Va in terra santa e senta la vocazione al sacerdozio. Ordinato prete a 43 anni, decide di andare a vivere a Beni Abbès, nel deserto del Saha-ra, dedito alla preghiera, nella condivisione più piena con i poveri. Voleva “gridare il Vangelo con la vita”. La sera del 1° Dicembre del 1916 viene ucciso da una banda di predoni. È beato.Ecco la più celebre sua preghiera (che lui stesso dichiarava trovare diffi cile ripetere ogni giorno al Signore).

* * *“Padre mio, mi abbandono a te. Fa’ di me ciò che a te piace!

Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio.Sono pronto a tutto, accetto tutto,

purché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature.Non desidero niente altro, mio Dio.

Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio,con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo.

Ed è per me un’esigenza d’amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani, senza misura, con la confi denza infi nita,

poiché tu sei il Padre mio”.

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SANTA MARIA, DONNA DEI NOSTRI GIORNIPreghiera a Maria del Vescovo don Tonino Bello

Santa Maria, donna dei nostri giorni, liberaci dal pericolo di pensare che le esperienze spirituali vissute da te duemila

anni fa sono improponibili oggi per noi…Facci comprendere che la modestia, l’umiltà, la purezza sono frutti di tutte le stagioni della storia, e che il volgere dei tempi non ha alterato la composizione chimica di certi valori, quali la gratuità, l’obbedienza, la fi ducia, la tenerezza e il perdono. Sono valori che tengono ancora e che non andranno mai in disuso.Ritorna, perciò, in mezzo a noi, e offri a tutti l’edizione ag-giornata di quelle grandi virtù umane che ti hanno reso grande agli occhi di Dio.

PREGHIERA DI ANSELMOGRANDE CERCATORE DI DIO

“Il tuo volto Signore io cerco. Signore, Dio mio, insegnami dove e come cercarti, dove e come tro-varti. Che cosa farà, altissimo Signore, questo esule così distante da te ma che aspira a te? Che cosa farai al tuo servo, tormentato dall’amore per te e lontano dal tuo volto? Anche il tuo volto è lontano. Desidero avvicinarti ma la tua abitazione è ingesti-bile. Insegnami a cercarti, mostrati quando ti cerco. Non posso cercarti se tu non mi insegni; né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti”.

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A TERRA DO CIELOCercavo na’ terra, na’ terra assai bella a do’ non ce stanno dolore e miseria:a terra do Cielo.Cercavo na’ terra, na’ terra assai bella a do’ non ce manca pane e fatica:a terra do Cielo.Cercanno sta terra, sta terra assai bella… venni a bussà a la porta do Cielo.La voce m’ha ditte:“Vattenne, vattenne chè m’agge nascuseind’ a povera ggente”.Cercanno sta terra, sta terra assai bella, co a povera ggente avimme truvate a porta do Cielo.

Traduzione in sintesi: Cercando questa terra, questa terra assai bella, con i poveri abbiamo trovato la porta del Cielo.

(Mons. Bruno Forte)

(Pro manuscripto)

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“TI PREGO PADRE, PER TUTTI COLORO CHE CREDERANNO IN ME” (Bibbia)

“NON ABBIATE PAURA!”“NON ABBIATE PAURA!”

- “Il vero ateo è l’egoista”.

(P. Ortenzio)

- Un non credente scrive: “Due cose mi stupiscono: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”

(Kant)

- “Ovunque il guardo giroimmenso Dio ti vedo;nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me”

(Quasimodo)

DIODOVESEI?

don Rino Ramaccioni

SULLE ORME DI DIOL’ESPERIENZA DI “TESTIMONI VENUTI DALL’AVVENIRE”.

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- “Il credente è un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere in Dio”

(Bruno Forte)