disclaimer - ipnosi regressiva e progressiva, tra karma e
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DISCLAIMER Materiale confidenziale e riservato in fase di pubblicazione
Diffusione gratuita e limitata priva dei contenuti presenti nella appendice
Vietata la riproduzione e diffusione senza il consenso dell’autore
Bozza in fase di revisione al 30/04/2021
«Può darsi che non siate
responsabili per la situazione in cui
vi trovate, ma lo diventerete se non
fate nulla per cambiarla.»
(M. L. King)
Prefazione
Cara lettrice, caro lettore, ti ringrazio per l’attenzione e il
tempo che dedicherai alla lettura di questo libro.
Ho deciso di scriverlo per poter far luce su dei concetti
spesso ignorati, ma in altrettanti casi distorti, riguardo l’ipnosi e
l’ipnosi regressiva alle vite precedenti.
Mi auguro che ciò che leggerai ti possa aiutare a
comprendere e diffondere in maniera corretta i contenuti e a
guidarti a migliorare la vita tua e di altri.
INDICE
1 La mente 1 Conscio e subconscio 1
Onde cerebrali 5 Vibrazioni ed emozioni 6
2 L’ipnosi, tra magia e realtà 10 Chiarimenti 10
In cosa consiste nella pratica 11
Storia dell’ipnosi 13 Perché l’ipnosi fa paura 15 Una prassi quotidiana inconsapevole 15 I campi di applicazione dell’ipnosi 16
Applicazioni mediche 18 Ipnosi e dolore 18
Confronto tra ipnosi e alternative 21 Conclusioni 22
3 Autoipnosi: ciò che è utile sapere 23
Considerazioni 23 L’incoerenza egoica 25
Nati per soffrire? 27
L’autodidattica 27 Conclusioni 29
4 Ipnosi regressiva 31 Ripara il passato 31 Ipnosi regressiva alle vite passate 33
I benefici 35 Cosa e perché accade 38 Cenni storici sulle vite precedenti 38
L’ipnosi regressiva odierna 40
Studi medici e scientifici riguardo l’ipnosi regressiva 40
Conclusione 42
5 Svolgimento delle sedute 44 Domande frequenti 46
6 Fasi della seduta 57 A. Il dialogo verbale 57
B. Questionario conoscitivo 59 C. Incontro 59
D. Regressione alle vite precedenti 60 E. Lezioni di vita 61 F. Post seduta 62
7 La reincarnazione 64 Alcuni possibili indizi 64 La reincarnazione nella storia 65 Alcuni scritti cattolici 66
Il Vangelo indiano 67
Testimonials 68 La reincarnazione oggi 70
8 Il potere creativo nella tua vita 72 Karma 72
Destino 74
Scelte pregresse 75
9 Meditazione 77 Igiene quotidiana 78
Le scuse della mente 79 Come praticarla 80 Benefici 81
10 Perdono: Il percorso dalla rabbia alla gioia 83 Perdona, libera, vivi 84
Il falso perdono 84
Il perdono nella pratica 85
I vantaggi del perdono 86 Conclusione 88
11 Ipnosi e normativa 90 Conclusione 92
Appendice
Regressione guidata: “Riscopri il tuo passato”
Meditazione guidata: “La magica sfera di luce”
Contenuti gratuiti
1
IPNOSI E REGRESSIONE - False credenze e nascoste verità (Mauro Russo)
Bozza in fase di revisione al 30/04/2021 -Materiale confidenziale e riservato
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1
La mente
Conscio e subconscio
La nostra mente è ben più ampia di quanto noi possiamo
pensare e non è limitata alla parte razionale del cervello.
Ogni cellula del nostro corpo di per sé infatti immagazzina
informazioni dall’esterno e dal passato.
Per comprendere il funzionamento della nostra mente puoi
immaginare essa come un bibliotecario: custodisce, cataloga,
archivia informazioni a seconda dei criteri che ritiene validi per
la sua esperienza, frequenza di utilizzo, dimensioni dei testi,
anno di pubblicazione, ecc.
Il nostro conscio puoi immaginarlo come la parte facilmente
visibile e accessibile dei libri, mentre l’inconscio è assimilabile
ai volumi posti in alto sugli scaffali, nel seminterrato o in altro
luogo meno accessibile.
Come puoi facilmente comprendere il fatto che tu non veda
tali testi non vuol dire che non esistano, né che siano in misura
minore.
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IPNOSI E REGRESSIONE - False credenze e nascoste verità (Mauro Russo)
Bozza in fase di revisione al 30/04/2021 -Materiale confidenziale e riservato
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La nostra mente conscia è quella con la quale lavoriamo e
agiamo nella quotidianità e nella pratica: razionale, logica e
analitica.
Essa analizza i problemi, cerca di prendere decisioni e
custodisce i ricordi consapevoli che sono utili nella quotidianità
(telefoni, indirizzi, percorsi, nomi di persone, ecc).
Il subconscio, che si divide in preconscio e inconscio, non è
né critico né analitico.
Esso accetta e immagazzina le informazioni che riceve
come verità assoluta senza critica né analisi. Non giudica ciò
che è giusto o sbagliato, buono o cattivo, e crede a tutto ciò che
apprende.
Apprende le sue conoscenze e credenze come un bambino
che crede a tutto ciò che i genitori o il mondo esterno gli
trasmette.
Proprio come un bambino, non distingue il reale
dall’immaginario, ha un linguaggio molto semplice, costruito
verbalmente al tempo presente.
Non comprende, dunque, frasi con verbi al passato, al
futuro, al condizionale, al congiuntivo, e non conosce le
congiunzioni e le negazioni.
Sappi dunque che tutte le volte che hai ad es. pronunciato
delle frasi del tipo: NON voglio essere grasso, il tuo inconscio
l’ha percepita come: voglio essere grasso.
È meccanico, metodico e si impegna 24 ore al giorno a
portare a termine in modo inconsapevole il programma mentale
assorbito. Ciò al di là del fatto che sia un percorso verso un
successo o verso un insuccesso.
Nel subconscio è immagazzinata tutta la nostra conoscenza
e quindi la nostra memoria: ricordi, luci, suoni, odori, emozioni,
sensazioni, ecc.
Tutta la nostra memoria attinge alla nostra memoria
subconscia, nella quale nulla si perde e tutto rimane.
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Il conscio può dimenticare ma il subconscio custodisce
tutto.
Il nostro subconscio, così come governa le nostre funzioni
vitali (battito, respiro, bisogni fisiologici, ecc.), dirige altresì le
nostre scelte, decisioni, azioni, pensieri, emozioni ed intenzioni.
Ciò è stato dimostrato da studi scientifici condotti da
scienziati del Max Planck Institute for Human Cognitive e Brain
Sciences di Lipsia, in collaborazione con l'ospedale universitario
Charité e il Centro Bernstein di neuroscienza computazionale a
Berlino. Per cambiare dunque i risultati della propria vita è
importante conoscere quella parte nascosta della nostra mente. I
ricercatori del gruppo del professor John-Dylan Haynes ed il
team di scienziati hanno svelato come il cervello prepara
inconsciamente le nostre decisioni prima ancora della nostra
parte conscia.
«Già diversi secondi prima di prendere consapevolmente
una decisione il suo esito può essere previsto dall'attività
inconscia nel cervello. Molti processi nel cervello avvengono
automaticamente e senza il coinvolgimento della nostra
coscienza. Questo impedisce alla nostra mente di essere
sovraccaricata da semplici compiti di routine. Ma quando si
tratta di decisioni tendiamo a presumere che siano prese dalla
nostra mente cosciente. Questo è messo in dubbio dal nostro
risultati attuali. Molti processi nel cervello avvengono
automaticamente e senza coinvolgimento della nostra
coscienza, questo impedisce alla nostra mente di essere
sovraccaricata da semplici compiti di routine, ma quando si
tratta di decisioni tendiamo ad assumere che sono fatti dalla
nostra mente cosciente. Questo è messo in dubbio dal nostro
risultati attuali.»1
1 Haynes, J. D. (2008). Unconscious decisions in the brain. Retrieved
April 1, 2021, from Max Plank Gesellschaft
https://www.mpg.de/research/unconscious-decisions-in-the-brain.
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Per rendersi conto di quanto spesso accade nella quotidianità
basta far caso a tutte le volte che ad esempio: pensiamo
razionalmente di fare qualche attività ma ci ritroviamo a fare
tutt’altro; usando lo smartphone siamo diretti ad aprire una app
e ci ritroviamo ad aprirne un'altra vicina che usiamo più
frequentemente; ecc.
Altra interessante teoria degna di nota riguardo al cervello,
elaborata dal neurologo Mc Lean, è che l'essere umano ha tre
frazioni di cervello formatesi in epoche diverse e che occupano
aree cerebrali diverse.
1. Neocorticale, tipico degli esseri umani, governa la parte
razionale-logica, il dialogo e la comunicazione interna
ed esterna.
2. Limbico, creatosi in epoca precedente sui mammiferi in
generale, governa le emozioni e possiamo identificarlo
col nostro inconscio.
3. Rettiliano, risalente all'età preistorica, provvede
unicamente ai bisogni di sopravvivenza avendo solo due
funzioni: mordi o fuggi.
Ad esempio si pensi ai momenti in cui ci sentiamo in
pericolo, viviamo in uno stato di paura o siamo coinvolti
in una discussione: siamo portati ad arrabbiarci
aggredendo verbalmente (mordi) o lasciar perdere e
andar via (fuggi).
Quando i primi due, parte razionale ed emotiva, non sono
allineati entra in funzione il terzo con una delle due modalità
che conosce.
Essendo dunque la nostra mente ben più complessa e ampia
della nostra parte conscia, se vogliamo cambiare i risultati nella
nostra vita non basta pensare di farlo con la parte razionale.
Ben più importante è dunque che parte conscia e inconscia
siano allineate, altrimenti è come camminare con la gamba
destra in avanti e con la gamba sinistra all’indietro. Arriveremo
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a fine giornata sfiniti dalla fatica ma nello stesso tempo frustrati
per essere rimasti fermi nel punto di partenza.
Onde cerebrali
Il nostro cervello emette delle onde cerebrali diverse in
funzione dello stato in cui è e delle attività che stiamo
compiendo.
Le onde cerebrali, partendo da quelle con frequenza più alta
a quelle con frequenza più bassa, si distinguono in 5 tipologie,
di seguito riepilogate.
Onde Gamma (da 25 a 100 Hz) Sono state scoperte recentemente grazie alle neuroscienze e
alla nascita delle strumentazioni digitali per la misurazione.
Quando attive permettono uno stato di massima
concentrazione ed elaborazione cognitiva, aprendo dunque la
possibilità a una maggior attenzione, percezione e memoria.
A differenza di altri tipi di onde cerebrali, si attivano dopo
aver impiegato indicativamente circa 30 minuti in una specifica
attività con concentrazione.
Sono quelle che permettono di essere in uno stato creativo e
di concentrazione tipico degli atleti e degli artisti.
Quando si è in questo stato riusciamo a svolgere un’attività
ottenendo i massimi risultati, talvolta superiori alla media ma, se
veniamo interrotti da qualcosa o da qualcuno, non riusciamo poi
a riprendere la stessa concentrazione e creatività di prima.
Onde Beta (da 12 a 33 Hz) Queste onde cerebrali si attivano nel corso delle attività
quotidiane in cui mettiamo tutta l’attenzione, quando abbiamo
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bisogno di restare vigili e di essere consapevoli di molteplici
stimoli.
Onde Alfa (da 8 a 13 Hz) Sono presenti in uno stato di rilassamento, di relax e di
calma, ma non di sonno. È uno stato favorevole alla
meditazione.
Onde Theta (da 3,5 a 8 Hz) Sono legate alle capacità d’immaginazione, alla riflessione,
alla creatività, all’intuito, al sonno, alle emozioni profonde e al
rilassamento seguente ad uno sforzo.
Onde Delta (da 1 a 3 Hz) Sono le onde cerebrali del sonno profondo (ma senza sogni)
e delle attività corporee vitali involontarie, come la frequenza
cardiaca, la digestione e il respiro.
Durante lo stato d’ipnosi, che analizzeremo dettagliatamente
in seguito, la nostra mente è ad un livello di onde cerebrali
oscillante tra Onde Alfa e Theta.
Lo stato ipnotico corrisponde ad uno stato di coscienza
analogo al dormiveglia per un tempo prolungato, dove si è
dunque piacevolmente rilassati, con una forte capacità di
immaginativa.
Vibrazioni ed emozioni
Prima ancora che un corpo fisico siamo un corpo energetico
che emette delle vibrazioni sia pur non percepibili dai nostri
cinque sensi.
Senza entrare nello specifico, non essendo fondamentale ai
fini di questo libro, ci basta sapere che persino la fisica
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quantistica ha dimostrato come sia l’osservatore ad influenzare
la realtà.
La realtà dunque non è oggettiva bensì soggettiva e si
manifesta a noi secondo l’ulteriore principio fisico di risonanza
con quelle che sono le nostre vibrazioni emesse.
Esse, composte a loro volta dai nostri pensieri, ricordi,
intenzioni, azioni ed emozioni, sono dunque parte integrante e
dominante nel creare la nostra realtà che viviamo tutti i giorni.
Per semplificare il concetto possiamo vedere l’immagine di
seguito riportata. Essa rappresenta un circolo vizioso di come si
crea ciò che nella nostra vita si manifesta.
Fig. 1: Processo di creazione della realtà
È importante dunque poter avere sempre le emozioni in
linea con la vita che desideriamo vivere.
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Prima di spiegare come esse si memorizzano nel nostro
essere è importante almeno saperle riconoscere e collocarle
nella scala di guida emozionale di Hawkins.2
Fig. 2: Sequenza emozionale
Come si può vedere, le emozioni positive sono al di sopra di
quello che può essere considerato come il livello dell’acqua.
A livello energetico le emozioni negative sono memorizzate
prevalentemente nella parte subconscia, sotto al livello di
coscienza, ed hanno dei picchi di frequenza più bassi e una
maggior durata.
Le emozioni positive invece hanno dei picchi altissimi ma
una durata molto limitata nel tempo e avvengono quasi
totalmente nella parte conscia e razionale.
2 La scala di guida emozionale realizzata da Hawkins è qui riprodotta
nella versione rivista e semplificata di Leandro Author.
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Se ci pensiamo, la felicità o la gioia di un bel voto a scuola
del proprio figlio quanto dura prima di lasciar spazio alla
quotidiana routine?
Al contrario se lo stesso bimbo facesse qualcosa che scatena
nel genitore rabbia o paura, quanto più a lungo andrebbe avanti
quell’emozione negativa anche ben oltre il tempo dell’evento
scatenante?
Ciò accade perché il nostro cervello tende a farci ricordare a
lungo il dolore come autoprotezione e nello stesso tempo fa
durare poco le emozioni positive auspicandosi una frequente
ripetizione.
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L’ipnosi, tra magia e realtà
L’ipnosi si colloca tra magia e realtà, offrendoci la
possibilità di sviluppare le potenzialità mentali, ivi compresa la
possibilità di recuperare dei ricordi al fine di sciogliere i disagi
ad essi legati. Ciò avviene in maniera semplice e naturale
raggiungendo e beneficiando di uno stato prolungato analogo al
dormiveglia del mattino appena svegli o della sera prima di
addormentarsi.
Chiarimenti
Secondo lo psichiatra e psicoterapeuta statunitense Milton
Erickson (1901-1980) a cui va attribuito il merito della notorietà
e diffusione dell’ipnosi nel XIX secolo: «L’ipnosi non esiste,
tutto è ipnosi.»
A pensarci bene tale concetto non è poi così difficile da
comprendere. Ci troviamo spesso dinnanzi alla paura di essere
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ipnotizzati per il timore che l’ipnotista ci induca a fare, o non
fare, qualcosa, come abbiamo visto negli spettacoli televisivi.
Ciò accade in maniera fuorviante, poiché le modalità di
svolgimento delle sedute di ipnosi, con finalità diverse dallo
spettacolo, nulla hanno a che fare con quelle tecniche autoritarie
e plateali.
Al contrario, difficilmente riflettiamo sul fatto che passiamo
l’intera giornata o l’intera vita a riempire la nostra mente
conscia e inconscia di condizionamenti meno plateali ma
altrettanto manipolativi.
Ciò accade spesso, in qualsiasi relazione e rapporto
quotidiano, ad esempio quando ci sentiamo in dovere di
assecondare la richiesta di qualcuno o di agire/reagire in virtù
del suo atteggiamento.
Secondo la scuola dello psichiatra Brian Weiss, ancora in
vita ed operante, a cui va attribuito il merito della diffusione nel
nostro secolo dell’ipnosi regressiva alle vite precedenti, l’ipnosi
è: uno stato semplice e naturale di concentrazione rilassata, un
vero e proprio “sogno da svegli”.
In tale stato indotto di trance la frequenza raggiunta dalle
onde cerebrali permette di poter entrare in contatto con il nostro
vero sé, che influenza circa il 90% della nostra vita. Entrando in
contatto con la nostra parte inconscia, abbiamo la possibilità di
espandere le nostre capacità mentali, recuperare ricordi e
persino imprimere in essa i nostri desideri.
In cosa consiste nella pratica
Lo stato che noi oggi definiamo ipnotico o di trance è di
fatto uno stato naturale della mente in cui essa si rifugia
inconsapevolmente in diversi momenti della nostra giornata. La
nostra macchina biologica, durante il giorno, vive diverse fasi di
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trance di pochi minuti, mediamente ogni 90/120 minuti di
attività, al fine di ricaricare le proprie energie.
L’ipnosi è altresì lo stato naturale della mente, ad esempio,
di quando siamo immersi e assorti in un tramonto o quando alla
guida dell’auto svolgiamo delle funzioni in automatico senza
pensarci o in altre occasioni della nostra vita quotidiana, in
modo spontaneo e senza saperlo.
Quando ci abbandoniamo in modo rilassato e piacevole ad
un sogno ad occhi aperti, tanto profondamente da dissociarci
dalla realtà circostante, siamo in uno stato speciale di
consapevolezza che è chiamato ipnosi.
Alla stessa maniera lo siamo nei momenti in cui mentre
qualcuno ci parla noi non siamo focalizzati sulle sue parole.
Possiamo dunque affermare che essa ci accompagna spesso
nella nostra vita quotidiana, in modo spontaneo, senza saperlo.
Nella sostanza lo stato ipnotico permette di isolarci dalla
dimensione spazio temporale, di ridurre la critica e la razionalità
della nostra mente, focalizzandoci su una monoidea, e di ridurre
i pensieri confusi della nostra mente.
Treccani nel suo dizionario definisce l’ipnosi come «stato
fisiologico, in genere indotto artificialmente, apparentemente
simile al sonno, che permette una grande varietà di risposte
comportamentali alla stimolazione verbale. L’individuo
ipnotizzato sembra essere in comunicazione soltanto con
l’ipnotista e seguirne in maniera acritica, automatica, le
suggestioni, ignorando gli stimoli dell’ambiente.»
Durante l’ipnosi rimane comunque attiva, a differenza del
sonno, la parte mentale che permette di rifiutare induzioni a cui
non si ritiene opportuno dar seguito.
L’ipnosi, in modo semplice e naturale, permette di
raggiungere uno stato di rilassamento profondo analogo al
dormiveglia.
L’utilità di essere in uno stato diverso di coscienza,
ottenibile grazie alla trance indotta con l’ipnosi, rende possibile:
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– la disattivazione temporanea del senso critico inteso sia
come paura del giudizio degli altri che come autocritica;
– l’interruzione della generazione inconsapevole e
incontrollata dei pensieri.
Come afferma Alex Raco, massimo esperto in Europa di
ipnosi regressiva alle vite precedenti, nello stato di ipnosi sei in
uno stato di espansione delle facoltà mentali mentre il corpo è
piacevolmente rilassato.
Durante l’ipnosi, a differenza del sonno, la parte mentale,
non solo rimane attiva, ma si espande.
Pertanto, contrariamente a quanto molti pensano, si possono
sempre rifiutare quelle induzioni a cui non si ritiene opportuno
dar seguito per ragioni etiche o morali.
Grazie alla guida vocale dell’ipnotista, la persona sottoposta
a ipnosi, abbassando gradualmente le onde cerebrali, può entrare
in contatto con il suo inconscio e dialogare con esso.
Nello stato di ipnosi infatti la parte conscia, maggiormente
attiva nelle ore diurne, e la parte inconscia, maggiormente attiva
durante il sonno, trovano un loro equilibrio naturale.
Storia dell’ipnosi
Gli uomini primitivi utilizzavano lo stato di trance nella
pratica dei riti religiosi e medici, per beneficiare del
cambiamento che essa generava a livello di sensazioni,
percezioni, pensieri e comportamento.
Alla stessa maniera alcune culture e popolazioni la usano
ancora oggi nella quotidianità ai fini curativi.
Questa pratica è stata sempre più ostacolata nella nostra
cultura con la crescita del Cristianesimo che ha sviluppato la
credenza che la trance indotta fosse opera di stregoneria e di
magia nera e che le persone indotte in trance divenivano preda
del demonio.
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Parimenti per centinaia di anni chi praticava tale tecnica
veniva accusato di stregoneria e spesso addirittura condannato al
rogo.
La riscoperta e l’evoluzione di tale pratica nella nostra
cultura, in epoca recente, è stata possibile grazie agli studi
sull’inconscio susseguitisi negli ultimi secoli.
Franz Anton Mesmer (1734-1815), filosofo e medico
austriaco, attraverso le sue teorie del “mesmerismo” prima e del
“magnetismo animale” poi arrivò ad affermare che si potesse
influenzare una persona mesmerizzata unicamente parlandole.
Ben presto le sue teorie sul magnetismo, non essendo
dimostrabili, furono confutate ma le sue idee non scomparvero.
De Puysegur, suo allievo, riuscì a provare che i soli
comandi verbali potevano produrre risultati positivi.
Nel 1830 il medico inglese J. Braid osservò che, facendo
concentrare i pazienti su un singolo fuoco d’attenzione, essi
diventavano profondamente influenzabili dalla suggestione
verbale. Coniò così il termine ipnosi, dal greco hypnos ‘sonno’.
Ben presto, però, resosi conto che i soggetti in realtà erano
svegli, sostituì il termine ipnosi con il termine con
monoideismo. Tuttavia tale neologismo non ebbe alcuna
diffusione.
Nel 1884, la scoperta dell’anestesia chimica causò la fine
dell’uso dell’ipnosi nell’alleviare il dolore.
L’evoluzione di tale pratica nella nostra cultura e nella
nostra epoca è stata possibile a partire dagli studi sull’inconscio
da parte di:
– Sigmund Freud (1856 – 1939) neurologo, psicoanalista e
filosofo austriaco, padre della odierna psicoanalisi;
– Carl Gustav Jung (1875 – 1961) psichiatra, psicoanalista,
antropologo, filosofo e accademico svizzero, tra le
principali figure intellettuali del pensiero psicologico e
psicoanalitico.
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Perché l’ipnosi fa paura
La paura che si genera in una buona parte di persone che
non ha mai provato lo stato d’ipnosi nel sentir parlare di essa
deriva di fatto da due principali false credenze limitanti.
In realtà nessuna delle due è possibile si verifichi durante la
seduta di ipnosi.
Paura di non ricordare nulla Durante lo stato di trance ipnotica la persona è comunque
sveglia e interagisce con l’ipnotista a livello verbale e/o non
verbale e ricorda perfettamente ciò che accade.
Essa è infatti in uno stato di onde cerebrali intermedio tra
quelle che si hanno nella quotidianità e quelle che la stessa
avrebbe durante la fase di sonno profondo.
Paura di perdita del controllo Il timore di perdere il controllo durante l’ipnosi e di essere
vittima inconsapevole dell’ipnotista è un pensiero totalmente
errato. Esso è conseguenza di ciò che si è visto, riguardo
all’ipnosi, durante gli spettacoli da palcoscenico o televisivi.
In tali spettacoli infatti, la prova ipnotica riesce solo perché
la persona sul palco è indotta a staccare il giudizio e a
focalizzarsi solo sulla voce dell’ipnotista. Così non si
preoccuperà di ciò che può pensare o dire il pubblico presente.
Inoltre c’è da considerare che la persona sceglie sempre
spontaneamente di andare sul palco o da il proprio consenso
all’operatore.
Una prassi quotidiana inconsapevole
Se, come molti erroneamente pensano, diamo alla parola
ipnosi il significato di “essere controllati inconsapevolmente da
altri”, possiamo affermare che ciò che chiamiamo:
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– ipnosi è lo stato di presenza e consapevolezza;
– quotidianità è in buona parte uno stato d’ipnosi.
Passiamo infatti l’intera giornata o l’intera vita a riempire la
nostra mente conscia e inconscia di condizionamenti esterni.
Essi sono meno plateali di uno spettacolo di Jucas Casella
ma altrettanto manipolativi.
Alcuni esempi?
– Genitore con cui ci sentiamo in dovere di assecondare la
richiesta o di far propria la sua idea.
– Capoufficio o collega che ci ordina di fare qualcosa.
– Partner a cui ci sentiamo nella condizione di assecondare
la richiesta.
– Vicino di casa che agisce o reagisce condizionando il
nostro atteggiamento.
– Istruttore della palestra che ci indica gli esercizi da
eseguire.
I campi di applicazione dell’ipnosi
Come puoi aver compreso dalla lettura di queste poche
pagine «l’ipnosi di per sé non è dunque una terapia bensì una
tecnica che può essere usata per facilitare la terapia» come la
definisce l’American Psychological Association. Per tale
ragione essa può essere utilizzata in diversi ambiti e per varie
finalità.
Per semplicità possiamo dividerla in due macro-categorie.
La prima diretta, classica, autoritaria, che viene utilizzata
principalmente per spettacoli da palcoscenico o in campo
conversazionale e verbale.
La seconda invece indiretta, permissiva, guidata attraverso
un rilassamento.
Quest’ultima a sua volta può essere utilizzata con due
diversi finalità.
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– Da parte di personale sanitario/medico nella medicina
convenzionale con applicazioni cliniche per la cura di
malattie di vario genere o con finalità analgesiche in sala
operatoria.
– Nel mondo olistico per guidare la persona verso una
crescita personale e spirituale, stimolare la maggior
conoscenza di sé e permettere alla persona stessa,
attraverso un percorso di consapevolezza, di sbloccare in
autonomia i propri disagi.
In tale ultimo caso, le attività proposte pur utilizzando la
tecnica dell’ipnosi, di per sé non rientrano nelle attività
canoniche applicate e riconosciute della medicina tradizionale.
Se applicata a tal fine dunque l’ipnosi è assimilata a quelle
attività formative e trasformative che, pur non essendo
identificate come attività mediche, migliorano il benessere della
persona - come ad es. lo yoga, il pilates, i fiori di Bach, la
naturopatia, il reiki, la cristalloterapia, l’omeopatia, l’osteopatia,
la pranoterapia, la naturopatia, la metamedicina, la medicina
ayurvedica, ecc. – inquadrabili, appunto, tra le attività olistiche.
In questi casi il processo di miglioramento del proprio
benessere avviene non per effetto farmacologico, bensì in
maniera spontanea attraverso un processo di trasformazione di
sé, che da origine ad un miglioramento della propria qualità di
vita, dei propri disagi, ecc. come naturale e spontaneo percorso
autonomo.
Un pò come togliere del ghiaccio dal congelatore. Lo
scioglimento non richiede alcuno sforzo e impegno.
D’altro canto, come diceva C.G. Jung: «Tutto è terapeutico
se finalizzato al benessere della persona.»
In effetti, basta pensare a quante variegate attività ci
possono essere che aiutano la persona a star bene e ridurre i
propri disagi spontaneamente: dallo sport al bricolage, dagli
hobby alla lettura, ecc.
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Applicazioni mediche
Come detto, grazie ai benefici che offre, l’ipnosi può essere
utilizzata da parte di personale medico ai fini terapeutici per
curare malattie psicosomatiche: ansia, depressione, allergie e
sintomi fisiologici, ecc.
Può essere altresì praticata per applicazioni analgesiche
anche durante gli interventi chirurgici di vario genere e durante
il parto.
Quando usata ai fini analgesici offre i seguenti vantaggi:
– eliminare gli effetti collaterali dannosi;
– economicità;
– l’uso ripetuto ne aumenta sempre più l’efficacia,
contrariamente a quanto si manifesta con i farmaci
analgesici dove può subentrare il fenomeno della
assuefazione.
Ipnosi e dolore
Il desiderio dell’uomo di alleviare il dolore attraverso
tecniche ipnotiche, riti, erbe, minerali, piante officinali, risale
agli albori dell’umanità.
L’analgesia come soluzione al dolore attraverso l’ipnosi era
già nota al tempo dei Sumeri migliaia di anni addietro.
Anche negli scritti di Sant’Agostino (354-414 d.C.) si parla
di analgesia ipnotica.
Nello stato di analgesia, la persona non prova dolore
nonostante un trauma o uno stimolo al dolore stesso.
Falsa credenza Quando si manifesta un danno periferico, per esempio una
ferita al piede, i neurotrasmettitori segnalano questo al cervello
attivando così la percezione soggettiva del dolore.
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Di fatto il dolore non è un filo che unisce le parti, ma
piuttosto è analogo ad un circuito integrato molto complesso, un
sofisticato computer.
In tale sistema complesso, una serie di strutture cerebrali
può aumentare il dolore a dismisura, oppure attenuarlo.
Si pensi agli atti di eroismo, ai soldati al fronte, che con una
gamba rotta riescono ancora a combattere, qui il dolore è
attenuato.
Al contrario si pensi a quelle esperienze emotive che la
persona può aver vissuto definendole dolorose, ma difatto non
generate né legate ad un trauma fisico.
Cosa è il dolore? Il dolore è un fenomeno funzionale molto complesso diviso
in:
1. Una parte percettiva, che costituisce la modalità
sensoriale e permette la ricezione e il trasporto al sistema
nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per
l’organismo.
2. Una parte esperienziale soggettiva, la vera e propria
esperienza del dolore, che è lo stato psichico collegato
alla percezione di una sensazione spiacevole.
A ciò si aggiunga il fatto che si pensa che il dolore si provi
nel momento presente, ma in realtà esso è un costrutto formato
da tre tipi di dolore:
– passato che viene ricordato;
– attualità;
– futuro che viene anticipato.
Il dolore immediato è dunque circa 1/3 dell’esperienza
complessiva vissuta, maggiormente ridotto in percentuale da
quanto detto nel precedente capoverso.
Analgesia naturale: vantaggi
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Una delle possibilità che la persona ha di alleviare il proprio
dolore è la meditazione analgesica, che una volta appresa aiuta
dunque a trovare in sé le capacità per ridurre il disagio del
dolore, di qualunque origine sia.
Essa permette dunque di imparare a gestirlo in autonomia
ogni volta che se ne sente il bisogno.
Si differenzia dall’anestesia poiché nella parte soggetta ad
analgesia si mantiene comunque una sensibilità ma eliminando
l’effetto del dolore.
Un esempio potrebbe essere quando vai dal dentista. Senti
gli attrezzi e su quale tuo dente sta lavorando.
Ciò nonostante non provi dolore per effetto dell’analgesia
indotta.
Una leggera analgesia ipnotica si produce dunque tutte le
volte che una persona per una ragione qualsiasi non sente un
dolore.
A chi non è mai capitato di essere immerso nella visione di
un film o una trasmissione, al punto tale di dimenticarsi di avere
un disagio fisico o di accorgersi a distanza di giorni di un livido
o una ferita?
Se risulta difficile comprendere ciò, basta concedersi
qualche minuto per guardare questo intervento chirurgico:
https://www.youtube.com/watch?v=a7aVj_UgsTQ.
In esso si può vedere come la gestione del dolore con
l’ipnosi è stata applicata in sala operatoria.
Alla paziente è stato asportato un tumore alla coscia.
Il video contiene la testimonianza del dott. Enrico Facco,
professore di Anestesiologia e Rianimazione presso l'Università
di Padova, esperto di terapia del dolore e ipnosi clinica, riguardo
ai vantaggi derivanti dell’ipnosi per gestire il dolore come
sostituta dell’anestesia chimica.
La meditazione analgesica permette, dunque, con assoluta
naturalezza della metodica e quindi mancanza di tossicità e di
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reazioni allergiche, di ridurre il dolore in autonomia entrando in
un naturale stato di analgesia.
Inoltre offre alcuni vantaggi:
– nessun effetto collaterale dannoso;
– economicità;
– efficacia crescente.
Per la persona, infatti, in seguito all’apprendimento, la
meditazione analgesica diventa sempre più proficua e rapida con
l’uso.
Per concludere possiamo affermare che grazie ad un
percorso guidato di induzione e meditazione ognuno può trovare
in sé gli strumenti per ridurre o eliminare in autonomia il dolore.
Ciò è possibile, nonostante lo stimolo doloroso, gestendo in
autonomia la sensibilità ad esso collegata, senza ovviamente
escludere la necessità di proseguire le cure prescritte da
personale medico o la necessità di rivolgersi ad esso.
Confronto tra ipnosi e alternative
Uno studio da parte del dott. Alfred Barrios pubblicato nel
19703 confronta i risultati dell'ipnosi rispetto ad altre
metodologie sostitutive, portando a tali risultati:
Applicazione % di successo Tempo impiegato
Psicoanalisi 38% 600 sedute
Terapia
comportamentale
72% 22 sedute
Ipnosi 93% 6 sedute
3 Barrios, A. A. (1970) Hypnotherapy: a reappraisal. Retrieved April 1,
2021, from Self Programmed Control Center
http://www.stresscards.com/hypnotherapy_reappraisal.php
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Come si può notare dai numeri, ci sono distanze abissali nel
numero di sedute, che comportano un importante risparmio
economico e temporale.
Conclusioni
L’ ipnosi NON è:
– sonno;
– perdita di coscienza
– perdita di controllo
– amnesia al termine dell’esperienza
– esser controllati dall’ipnotista
come alcuni ancora credono.
L’ipnosi guida al naturale processo dello stato di trance con
due figure:
1. la persona che sceglie di andare in trance, protagonista
attivo del processo di cui prende parte e che non assume,
quindi, un ruolo passivo e sottomesso.
2. l’ipnotista, che guida la persona riconoscendo e
rispettando le sue caratteristiche e la sua naturale libertà di
pensiero, senza alcuna forma autoritaria né metodi impositivi e
manipolativi.
Lo stato di trance raggiunto durante l’ipnosi può essere utile
per permettere alla persona di spaziare dai ricordi del passato
alla consapevolezza del presente, dalla possibilità di guidarla
verso un mondo quantico delle infinite possibilità al darle un
focus e una direzione per realizzare i propri sogni, fino al
permettere di gestire disagi fisici e il dolore in autonomia.
Grazie ai benefici che offre, l’ipnosi può anche essere
utilizzata per gestire il dolore, a fini terapeutici, e per le
applicazioni analgesiche da parte di personale medico, anche
durante gli interventi chirurgici.
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Autoipnosi: ciò che è utile sapere
Si definisce autoipnosi la capacità di una persona di entrare
in uno stato di trance ipnotica in autonomia.
Tale eventualità stimola alcune persone a provare a svolgere
una sessione di autoipnosi in autonomia, come sostituta della
seduta di ipnosi regressiva guidata dal professionista.
Ciò, sovente, avviene avvalendosi di vari video, audio, testi
tutorial che si possono trovare su Youtube o altri social.
Prima di procedere nel tentativo di fare ciò sono opportune
alcune valutazioni riguardo le criticità connesse e che ne
potrebbero derivare.
Considerazioni
L’essere umano, tanto più in una epoca di estrema facilità
nel reperire informazioni in rete, potrebbe essere in grado di
apprendere qualunque disciplina.
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Ciò, a livello teorico, potrebbe valere anche per
l’autoipnosi.
Per fare ciò, in ogni caso, come prima cosa, è necessario
investire la risorsa più importante e limitata che ha per reperire i
materiali e informazioni: il suo tempo.
Successivamente è opportuno accertarsi della autorevolezza
e affidabilità della fonte, dal momento che sul web tutti sono
tuttologi.
Altra valutazione da tenere in considerazione è il proprio
stato emotivo e psico-fisico prima di cimentarsi nell’ardua e
inopportuna impresa di una seduta di autoipnosi.
I risultati che potrebbero emergere da una sessione di auto-
ipnosi potrebbero essere i più disparati, tra cui:
– un (sia pur gradevole) addormentarsi velocemente;
– la difficoltà a ridurre l’influenza della parte mentale
razionale;
– la difficoltà a concentrarsi;
– un disallineamento temporale tra voce guida registrata e
pause udite nel file e i ritmi soggettivi della persona;
– il raggiungimento dello stato ipnotico per un tempo
molto limitato dell’intero tempo di ascolto,
– la difficoltà a comprendere e/o rielaborare a livello
emozionale eventuali ricordi o visioni;
– la mancanza della necessaria personalizzazione
dell’induzione guidata a seconda di ciò che emerge;
– la qualità dell’audio registrata con delle frequenze che
non agevolano il rilassamento e/o lo stato di trance;
– una interruzione durante l’ascolto per ragioni di
pubblicità, danneggiamento file, ecc.;
– parti non udibili correttamente;
– una voce guida non adeguata a creare il giusto feeling
inconscio con la persona che ascolta;
– auto-boicottaggi consci o inconsci;
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– incapacità a vedere e osservare il dialogo corporeo non
verbale da parte della stessa persona (indicatore
importante e fondamentale nell’ipnosi;
– ecc.
Con ogni probabilità dunque l’esperimento di autoipnosi si
conclude, nella quasi totalità dei casi, con una visione distorta
ed errata di ciò che può accadere durante una seduta di ipnosi
regressiva guidata da un ipnotista.
I files audio o video, che possono essere facilmente reperiti
in rete, hanno dunque valenza esemplificativa della metodologia
applicata dall’ipnotista, ma non hanno la medesima utilità.
Pensare di poterli sostituire a tale prestazione professionale
sarebbe come pensare di imparare a guidare l’auto guardando
dei tutorial o ascoltando le indicazioni registrate che l’istruttore
di guida ha dato a qualche altro allievo mentre era alla guida.
L’incoerenza egoica
Ritengo buffo osservare spesso una incoerenza tra il nostro
agire per riparare ciò che è fuori di noi e il nostro atteggiamento
invece quando abbiamo qualcosa da cambiare al nostro interno.
Quando si parla di un disagio, o di qualcosa che si vuole
conoscere o risolvere che riguarda un qualcosa di tangibile,
materiale e visibile, non si esita a chiedere aiuto ad un
professionista.
Ciò accade tanto se abbiamo un malessere fisico importante
o un disturbo intimo, quanto se abbiamo una perdita d’acqua in
casa o un problema meccanico all’auto.
Nel fare ciò, altrettanto spesso, scegliamo con cura e
attenzione il professionista a cui affidarci e non badiamo né a
spese né a distanze nel fidarci e affidarci a colui/colei che
percepiamo come il migliore disponibile sul mercato.
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Abbiamo inoltre anche la premura che la riparazione o il
parere ci venga espresso quanto prima possibile.
Chi avesse dei dubbi su questa affermazione dovrebbe fare
una debita riflessione.
Chi andrebbe mai da un oncologo, un ginecologo, un
dentista, un avvocato, un commercialista, un carrozziere, un
massaggiatore, un insegnante di lingue di cui non ci si fida o
scegliendolo solo per il costo più basso o la distanza minore?
Chi rimanderebbe mai al mese prossimo la riparazione di
una importante perdita d’acqua nella propria casa o di un
problema meccanico alla propria auto o l’eliminazione di un
dannoso virus dal computer o dallo smartphone?
Quando invece si tratta di risolvere un problema che
riguarda il nostro inconscio, la nostra vera essenza, di files
nascosti che recano danni al nostro sistema mentale ed
emozionale, si è tentati dall’agire in maniera opposta.
Abbiamo in questo ultimo caso la presunzione egoica di
essere capaci a farlo in autonomia.
Nel presumere ciò non teniamo conto che il tentativo messo
in atto è di poter risolvere un problema con la stessa visione e la
stessa mente con cui lo abbiamo noi stessi creato.
Tale atteggiamento equivale a pensare che:
– Il muratore per demolire una parete usi la stessa cazzuola
con cui lo ha costruito.
– Il carrozziere per riparare un’auto può usare lo stesso
muretto su cui il guidatore è andato a sbattere.
– Il virus al computer può essere eliminato rivisitando il
sito in cui è stato infettato.
Evidenziato ciò ognuno è libero di procedere come crede
per migliorare se stesso.
Personalmente la vita mi ha insegnato che “riparare” se
stessi è il passo primario per cambiare anche la realtà attorno a
noi. Ciò in maniera magica, spontanea, celere, senza sforzo né
fatica.
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Se invece ci facciamo prendere dalle auto-giustificazioni e
rimandiamo a un giorno migliore il prendersi cura di noi non
basterà una vita terrena per farlo.
Nati per soffrire?
Non ritengo che siamo nati col solo fine di:
– svegliarci per correre al lavoro che non ci piace;
– tornare a casa stanchi per mangiare;
– andare a letto stanchi e insoddisfatti;
– svegliarci l’indomani nella stessa giostra che ripete lo
stesso giro.
Tanto meno se il solo panorama che si vede in questo giro è
composto dal cercare di pagare, anche con fatica, le scadenze
mensili e quotidiane o dalla paura di rimanere senza un lavoro
che magari inoltre non ci soddisfa.
La vana speranza che si allontana giorno dopo giorno è che,
quando avremo un lavoro diverso, quando i figli saranno grandi,
quando avremo finito le rate, ecc., qualcosa cambierà.
Come diceva A. Einstein: «Follia è fare sempre la stessa
cosa e aspettarsi risultati diversi.»
L’autodidattica
Autodidatta è colui che apprende nuove conoscenze, abilità
e materie senza l’aiuto di qualcuno.
Certo che ciò può accadere se parliamo di doti innate, che
hanno origine da vite precedenti, o, qualora non volessi credere
a ciò, comunque ad un arco temporale precedente alla nostra
nascita. Si tratta di bambini definiti dal terminologia
anglosassone gifted children, bambini regalo, bambini prodigio.
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Un esempio tra tutti potrebbe essere la genialità di Mozart
che a 3 anni iniziò a esternare le sue doti musicali in maniera
spontanea.
Rimanendo nella quotidianità non sempre abbiamo modo di
esprimere delle doti innate con facilità. Ciò a causa di mancati
riconoscimenti, condizionamenti sociali e culturali, limiti
mentali, mancato sostegno della famiglia d’origine, ecc.
Alla stessa maniera, potremmo sentire l’utilità di portare
nella nostra vita l’apprendimento di nuove conoscenze e
competenze.
Supponiamo di dover apprendere un nuovo sport come il
basket, una lingua nuova come il cinese, l’abilità del guidare
l’auto o del suonare la chitarra.
In ogni caso abbiamo 3 strade tra cui scegliere.
1. Andare a lezioni private.
In tal caso investiremo denaro per la remunerazione di chi
passo dopo passo ci guida e ci insegna dedicando il suo
tempo a ciò.
2. Andare a scuola assieme ad altri allievi.
In questo caso avremo con ogni probabilità come risultato:
Minor denaro investito + Minori risultati ottenuti +
Maggiore tempo da dedicare per raggiungere una soglia di
risultati.
3. Ergersi Autodidatta.
In questo caso, dietro alla presunzione delle proprie
capacità di poter fare a meno della guida di un
professionista ci si può imbattere in diversi ostacoli:
– il doversi procurare comunque libri, testi,
conoscenze investendo del denaro;
– tempi di apprendimento maggiori;
– rischio di incostanza nell’apprendimento
mancando lo stimolo ed il controllo esterno;
– il ritardare la possibilità di mettere in pratica le
abilità apprese;
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– il non avere qualcuno che possa valutare la nostra
abilità in maniera imparziale e oggettiva.
Ciò equivarrebbe a dire che potremmo da soli
autogiudicarci se capaci o meno di guidare, di insegnare, se
colpevoli o innocenti, ecc.
Tali considerazioni, nel caso dell’autoipnosi, vengono
amplificate essendo necessario, per andare in trance, ridurre al
minimo l’influenza ed il controllo della parte razionale durante
lo stato di trance.
Conclusioni
Chiunque pensi di fare su sé stesso/a dell’autoipnosi, spero
che ora sia chiaro che è opportuno che tenga conto di alcuni
fattori.
1. Prima di farla abbia una oggettiva valutazione del
proprio stato emotivo, oltre che psicofisico.
2. L’autoipnosi è sconsigliata per le ragioni indicate sopra.
3. Se si vuole migliorare la propria vita si dovrebbe
scegliere la miglior soluzione in grado di guidarci nella
direzione auspicata in tempi rapidi.
4. È preferibile affidarsi ad un professionista estraneo,
esperto, che può guidare la persona passo dopo passo.
5. Sono passi fondamentali fidarsi della guida, staccare il
giudizio e lasciare da parte la presunzione di sapere e le
aspettative.
6. Usando una analogia col pc: per aiutarci a trovare e
riparare i file nascosti e virus del nostro sistema di
credenze e conoscenze ci vuole un esperto.
7. Eventuali file audio che si possono reperire ed ascoltare,
piuttosto che essere usati per autoipnosi, sono un buon
esempio di come si potrebbe svolgere una seduta di
ipnosi guidata da un ipnotista esperto.
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8. Il denaro che investiamo per migliorare noi stessi, oltre
ad essere la base, è il miglior regalo che si possa fare a
noi stessi e contestualmente ad altri.
Se, nonostante tali considerazioni, si dovesse scegliere di
cimentarsi nella pratica di autoipnosi, si è liberi di vivere questa
esperienza, ma bisogna essere consapevoli che è come pensare
di imparare a guidare l’auto ascoltando un file audio standard
dell’istruttore di guida e, alla fine, se non si è causato incidenti
nel frattempo, darsi una autovalutazione della propria capacità
di guida.
Se, al contrario, ci si ritiene meritevoli e di avere il diritto di
migliorare la propria vita e il proprio essere, non bisogna esitare
dal farsi aiutare da chi è in grado di farlo al meglio.
D’altro canto quell’incontro, quell’appuntamento, è il più
importante della propria vita: l’incontro con sé stessi nella parte
più nascosta e sconosciuta.
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Ipnosi regressiva
Ripara il passato
Tra le molteplici applicazioni dell’ipnosi troviamo l’ipnosi
regressiva. Come il termine stesso indica, si definisce tale
quando la guida ci aiuta ad andare indietro nel tempo.
La pratica dell’ipnosi, infatti, come già chiarito in
precedenza, permette attraverso una espansione della propria
coscienza e delle proprie facoltà, tra le varie applicazioni, di
poter fare un viaggio alla scoperta di sé stessi, del proprio
inconscio, portando la persona fuori dal tempo ed al di là dello
spazio.
L’utilità di essere in uno stato diverso di coscienza e di
sviluppare le potenzialità mentali può permettere, grazie
all’induzione da parte dell’ipnotista, di recuperare ricordi ed
emozioni nascosti che influenzano la propria vita attuale, e così
trasmutarli.
Nello stato indotto di trance la frequenza raggiunta dalle
onde cerebrali permette di poter entrare in contatto con il nostro
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vero sé, con l’inconscio, che influenza circa il 90% della nostra
vita.
Durante lo stato d’ipnosi regressiva è possibile dunque
recuperare e lasciar andare informazioni, emozioni,
condizionamenti riguardo al proprio passato e il potenziale utile
per migliorare il presente.
Permette inoltre di comprendere il nostro Karma al fine di
mettere in atto le opportune azioni correttive per vivere una vita
serena guardando gli accadimenti con altri occhi.
Il passato è oggi Il nostro passato è assimilabile alle fondamenta di una casa
o le radici di un albero. Sia pur nella loro invisibilità,
influenzano la stabilità o i frutti.
Attraverso il recupero dei passati accadimenti si può
acquisire la giusta consapevolezza di come essi influenzano la
vita attuale.
La regressione ipnotica di per sé è una tecnica utilizzabile
anche da personale sanitario in dei percorsi di psicoterapia
guidando espressamente la persona a momenti più o meno
traumatici della vita attuale.
La regressione alle vite precedenti ha ben altra finalità.
Essa:
– guida la persona a vedere e lasciar andare in autonomia e
senza sforzo dei disagi profondi che possono aver
condizionato la attuale esistenza;
– aiuta a scoprire e capire come ognuno di noi sia il
creatore del proprio Karma e Destino;
– non riguarda l’attuale esistenza;
– non guida verso un evento particolare, ma permette di
lasciar emergere ciò che la propria anima ritiene utile
che affiori in quel momento della nostra vita.
Quest’ultima non ha finalità mediche bensì, come detto in
precedenza, è inquadrabile tra le attività olistiche, permettendo
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all’individuo di avere spontaneamente una maggior
consapevolezza di se e dei propri accadimenti.
È una possibilità unica che permette di ritrovare, nelle scelte
e azioni del passato più profondo, le ragioni del perché la
propria anima ha preferito nascere in quella famiglia, in quel
luogo geografico e in quel corpo, proprio per vivere quelle
esperienze di cui aveva bisogno per evolversi, al fine di
arricchire e completare passo dopo passo il suo percorso.
Fatto ciò, è possibile iniziare un percorso evolutivo di
trasmutazione e rielaborazione del presente.
La forza di ogni catena infatti è pari alla forza dell’anello
più debole.
Grazie alla comprensione e allo sblocco vibrazionale dei
disagi appartenenti al passato, la persona ha l’opportunità di
riconoscere finalmente l’anello debole della catena e rafforzarlo.
La regressione è di per sé un viaggio verso la
consapevolezza della propria responsabilità nel creare e gestire
la vita, necessario per vedere il vero cambiamento.
Infatti, comprendere ed accettare la propria responsabilità è
il vero cammino di crescita e di guarigione spirituale.
Continuando a percepirsi come vittima passiva di
circostanze esterne, porterà vibrazionalmente sempre più a
subire senza poter mai essere liberi di scegliere veramente.
Ipnosi regressiva alle vite passate
I percorsi di ipnosi regressiva alle vite precedenti hanno,
nella quasi totalità dei casi, origine dagli insegnamenti di Brian
Weiss, per cui inducono la trance ipnotica attraverso un
rilassamento progressivo guidato.
Quanto sotto riportato riguardo a tale pratica è una sintesi e
reinterpretazione delle tecniche e conoscenze congiunte dei tre
esponenti di spicco in tale campo:
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– Brian Weiss, massimo esperto mondiale;
– Alex Raco, massimo esperto in Europa;
– Antonio Valmaggia, massimo esperto in Italia.
Prima di spiegare i benefici e le dinamiche è opportuno
sapere che per goderne appieno i benefici:
– è meglio non avere aspettative;
– non necessariamente bisogna credere nella reincarnazione
e nelle vite passate;
– è fondamentale la volontà della persona di essere
ipnotizzata;
– è opportuno partecipare attivamente al dialogo guidato
dall’ipnotista;
– è utile accogliere tutte le informazioni che arriveranno
durante lo stato di trance, senza criticarle né filtrarle. Così
facendo si permetterà alle suggestioni di passare dal
conscio al subconscio.
In rari casi, di persone che incontrano difficoltà a lasciarsi
guidare in tale esperienza è possibile utilizzare tecniche
denominate confusive, che permettono di superare tali resistenze
nell’interesse della persona stessa di poterne godere appieno i
benefici.
In un’atmosfera di graduale liberazione dalle tensioni e dai
blocchi che la mente si pone, la persona, nello stato di trance
ipnotica indotta dall’ipnotista, potrà sperimentare l’espansione
delle proprie capacità mnemoniche, sensoriali ed emotive.
Nella persona immersa in uno stato di rilassamento ed
ascolto delle proprie percezioni potranno emergere i misteri e le
meraviglie del proprio passato.
Gli effetti positivi della seduta di ipnosi regressiva alle vite
precedenti non finiscono con le visioni e percezioni emerse
durante la seduta stessa, ma hanno solo inizio da quel momento.
Un pò come l’imparare a guidare da soli l’auto. Non finisce
col conseguimento della patente di guida, bensì inizia da quel
momento in poi.
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Il processo di emersione, sblocco e cambiamento
vibrazionale può continuare per diversi giorni in automatico:
– facendo affluire alla mente ricordi, idee e
consapevolezze tramite nuove sensazioni;
– dando inizio ad una serie di eventi sincronici;
– attivando l’attenzione selettiva.
Per tale ragione, per esperienza, alle persone che a me si
rivolgono con fiducia, consiglio di fare le eventuali ulteriori
sedute a distanza di tre settimane circa.
I benefici
Sinteticamente potremmo definire il beneficio di una seduta
di ipnosi regressiva alle vite precedenti come la possibilità per la
persona di sciogliere blocchi, disagi, dinamiche ricorrenti
attraverso un cambio vibrazionale spontaneo che avviene
durante l’esperienza, legati a ciò che l’inconscio fa emergere e
indipendente dalla maniera in cui emerge.
Le sedute di ipnosi regressiva alle vite precedenti
permettono, dunque, attraverso la riscoperta del passato più
remoto, di riconoscere il proprio essere immortale e migliorare
la vita attuale.
La finalità è guidare l’individuo a comprendere il perché
delle scelte della propria anima ancor prima di nascere, e da
cosa esse siano state influenzate.
Come asserito, per godere dei benefici di tali sedute, non è
necessario credere nella reincarnazione, argomento,
quest’ultimo, che verrà trattato in un capitolo successivo.
Ciò che è importante sapere è che l’emergere dei ricordi,
visioni o altro, va ben al di là del conoscere chi eravamo e cosa
facevamo in altre esistenze.
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IPNOSI E REGRESSIONE - False credenze e nascoste verità (Mauro Russo)
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Ciò che è importante è guidare la persona a trovare,
attraverso una graduale guida in base ai suoi stessi feedback, le
lezioni e le emozioni legate ai ricordi che emergeranno.
Se si crede nelle vite precedenti durante la trance si potrà
scoprire i vissuti del passato e comprendere le lezioni utili da
trasmutare nella esistenza attuale e spontaneamente far emergere
dei miglioramenti.
Se al contrario NON si crede nelle vite precedenti, nessun
problema. Neanche Brian Weiss ci credeva, come si può
ascoltare e vedere nel video presente al link:
https://youtu.be/5fTadNg4IGs.
Grazie allo stato di trance indotto dalla regressione si potrà,
comunque, beneficiare dei messaggi metaforici che la mente
profonda ci propone e, elaborandone in tal modo il significato,
acquisire la consapevolezza di elementi in ogni modo utili alla
propria crescita ed evoluzione.
Per chiarire in maniera più dettagliata i benefici delle sedute
di ipnosi regressiva alle vite precedenti preferisco riprendere le
parole dei tre esponenti sopra citati: Milton Erickson, Brian
Weiss, Antonio Valmaggia.
Milton Erickson Tra le più citate affermazioni attribuibili al padre dell’ipnosi
regressiva nel secolo scorso si può facilmente reperire sul web
la seguente: «Nello stato di trance puoi lasciare che la tua
mente inconscia passi in rassegna il vasto deposito di cose che
hai appreso nel corso della tua vita. Ci sono molte cose che hai
imparato senza saperlo e molte delle conoscenze che ritenevi
importanti a livello conscio sono scivolate nella tua mente
inconscia.»
Brian Weiss Lo psichiatra, ancora in vita e massimo esperto mondiale di
ipnosi regressiva alle vite precedenti, a cui va il merito di aver
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permesso la conoscenza di tale tecnica al di fuori del campo
medico nel suo libro Molte vite, molti maestri, racconta come ha
scoperto l’esistenza delle vite passate nonostante l’incredulità
sua e della sua paziente.
Egli sostiene:
«Per ricordare le vite passate non è necessario andare in ipnosi
regressiva alle vite precedenti. Alla stessa maniera nell’andare
in regressione non necessariamente si vedono le vite passate. Le
sedute di ipnosi regressiva sono semplicemente esperienze in
cui potresti:
– ricordare chi eri;
– acquisire consapevolezze;
– sentire magicamente migliorare o scomparire disagi
fisici;
– sciogliere blocchi;
– avere esperienze medianiche e mistiche in generale;
– incontrare l’anima gemella;
– incontrare esseri spirituali o Angeli;
– ricevere messaggi dall’aldilà da parte delle persone a te
care.»
Antonio Valmaggia Italiano, 30 anni di esperienza di fenomeni paranormali e
ipnosi regressiva alle vite precedenti, afferma: «L’ipnosi
regressiva alle vite precedenti è la possibilità per la nostra
anima di recuperare dei contenuti, delle emozioni, dei vissuti,
che prima sarebbero stati inimmaginabili. È un metodo o
meglio un insieme di metodi per fare in modo che la persona
possa recuperare delle memorie molto importanti, molto antiche
di vite precedenti. La persona che si sottopone ad una seduta di
ipnosi regressiva alle vite precedenti cerca sicuramente di stare
meglio nella sua vita attuale, nel presente. Grazie all’ipnosi
regressiva alle vite precedenti può sciogliere quei nodi, fobie,
tic, traumi, che ha in questa vita, che hanno sicuramente radici
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in una vita passata. Quando una persona ha la possibilità di
rivivere una vita precedente in genere ha la possibilità di
poterla rivivere tutta, fino al momento della morte, traendone
un ampio beneficio nella attuale esistenza.»
Pertanto potremmo concludere che l’utilità delle sedute va
al di là della credenza o meno di vite precedenti e dalle modalità
con cui possono affiorare ricordi, emozioni, percezioni,
sensazioni.
Cosa e perché accade
Il soggetto riesce a comprendere facilmente che eventi,
situazioni, disagi, segni caratteriali e fisici sono stati all’origine
di ciò che fino a quel momento non era in grado di spiegare
nella sua vita.
Acquisita tale consapevolezza, senza alcuna altra necessità
di rielaborazione mentale, si riesce facilmente ad arrivare a
sbloccare inconsciamente quel disagio, quell’emozione, quel
ricordo che per tanti anni ha influenzato la vita della persona.
Per esemplificare, potremmo immaginare di recuperare nel
nostro congelatore di casa un blocco di ghiaccio nascosto dietro
a tanti altri alimenti, che occupa spazio. È sufficiente metterlo
fuori e magicamente esso si scioglierà.
Ciò è possibile grazie al fatto che durante la seduta di ipnosi
regressiva alle vite precedenti la persona è in uno stato di onde
cerebrali bassissime, a cavallo tra Theta e Delta, come spiegato
in precedenza.
Cenni storici sulle vite precedenti
I più antichi manoscritti che parlano di ipnosi regressiva
risalgono intorno al 1000 a.C.
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A distanza di secoli, nel XVIII secolo tale pratica è stata
recuperata e sviluppata nel nostro continente.
Nella nostra cultura, il riconoscimento recente dell’utilità
dell’ipnosi regressiva, può essere datato tra la seconda metà
dell’800 e la prima metà del ‘900.
J. M. Charcot, S. Freud e C. G. Jung, vissuti in tale periodo,
hanno diffuso e chiarito, anche nella cultura occidentale,
l’esistenza di una parte inconscia. Essa influenza la nostra realtà
e la nostra vita in maniera maggiore rispetto alla parte conscia e
razionale.
Uno spunto importante avvenne nel 1862. In maniera del
tutto casuale emerse la possibilità che sotto ipnosi si potessero
ricordare vite precedenti.
Ciò ad opera del principe Galitzin, allievo del medico
Mesmer (padre del movimento denominato mesmerismo), il
quale, provando la trance ipnotica su una prostituta poco
istruita, assoldata per fare pratica, udì un qualcosa di
impossibile.
La donna, pur essendo tedesca, esprimendosi correttamente
francese, riferì di aver compiuto nella sua vita precedente un
delitto in Francia e che esso era alle origini delle sue attuali
difficoltà.
Trattasi in questo caso di un fenomeno di xenoglossia, ossia
il parlare una lingua sconosciuta, fenomeno che può verificarsi
durante l’ipnosi regressiva alle vite precedenti.
Avendo udito diversi particolari su come si erano svolti i
fatti, sul luogo e sulle persone coinvolte, Galitzin si recò in
Francia, alla ricerca di testimonianze. La gente locale gli
confermò di aver udito dai propri avi la veridicità di quel
racconto.
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L’ipnosi regressiva odierna
Tra i padri della ipnosi regressiva, interpretata in chiave
moderna, possiamo trovare R. Moody e M. Erickson, ma il
merito alla diffusione su ampia scala di tale pratica tra il
pubblico è da attribuire a B. Weiss.
A lui, ancora oggi in vita e massimo esperto a livello
mondiale di ipnosi regressiva alle vite precedenti, va il merito di
aver dato luce, tra le masse, all’interno della nostra cultura e
società occidentale, ad un’antica pratica. Ciò grazie alla
pubblicazione di diversi libri non destinati al mondo medico e
scientifico come in precedenza, ma redatti in maniera facilmente
comprensibile da qualunque individuo.
Come egli stesso cita nel suo libro Molte vite, molti maestri,
durante una seduta di ipnosi medica al fine di tentare di aiutare
una sua paziente ad uscire da una profonda depressione, essa
iniziò a raccontare di altre epoche, di altre esistenze. La stessa
inoltre riferì messaggi giunti a lei da altri piani esistenziali,
indirizzati proprio a Brian Weiss, in cui si citava un figlio di cui
lui stesso e la moglie, avevano vissuto il dolore della morte
prematura. Nessuno tranne loro conoscevano quel vissuto
risalente a diversi decenni prima.
Stupito da tali messaggi e cogliendo i netti miglioramenti
della paziente stessa, Brian Weiss iniziò a ricredersi e sviluppare
sempre più tali conoscenze, tecniche, teorie e a raccogliere
prove.
Studi medici e scientifici riguardo l’ipnosi regressiva
Il mondo medico, pur non riuscendo ancora oggi a spiegare
in maniera scientifica l’origine di tali ricordi, guarda con sempre
maggior interesse tali pratiche e i benefici che ne derivano.
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Dopotutto, abbiamo numerosi esempi di conoscenze che in
passato la scienza stessa ignorava o non aveva dati a supporto di
esse.
Si pensi che alla Virginia University, una delle università
più rinomate al mondo, esiste fin dal 1987 un apposito
dipartimento dedicato agli studi e ai fenomeni percettivi,
fondato dal Dr. Ian Stevenson, professore di psichiatria.
Una rigorosa valutazione di considerevoli prove empiriche,
raccolte in oltre cinquant’anni di ricerca evidenzia che:
– la coscienza può effettivamente sopravvivere alla morte
fisica;
– la mente e il cervello appaiono distinti e separabili.
Ian Stevenson e vite passate Il Dr. Ian Stevenson con i suoi studi sulle vite passate è stato
in grado di determinare molteplici aspetti della reincarnazione.
Egli ha determinato che l’anima possa reincarnarsi in
qualcuno di una diversa razza, sesso, nazionalità, religione e
appartenenza etnica, così come può mantenere spesso
personalità, segni fisici quali voglie e cicatrici, disagi fisici,
talenti, ecc.
Al riguardo si può vedere un breve video di un servizio al
riguardo da parte della trasmissione Voyager-Rai2 condotta dal
giornalista Roberto Giacobbo:
https://www.youtube.com/watch?v=0RiGqDB8_Z8.
Uno studio simile è stato fatto da un altro gruppo medico
della stessa Virginia University.
Il Dr. Jim Tucker ha esaminato vari casi di regressione di
bambini con chiari ricordi di vita passata ed è arrivato alle stesse
conclusioni del suo collega.
Di fatto i bambini, data la loro giovane età e l’assenza di
condizionamenti tra ciò che noi oggi giudichiamo reale o non
reale, sono spesso capaci di ricordare il loro passato in maniera
spontanea.
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Conclusione
Durante una seduta di ipnosi regressiva alle vite precedenti,
ci si può limitare a comprenderne il significato o acquisire la
consapevolezza di elementi utili alla propria crescita ed
evoluzione.
Ciò al di là del fatto che ciò che è emerso possa appartenere
al passato, alla fantasia, a realtà o universi paralleli,
immaginazione o altro.
Il contenuto che affiora durante una seduta di ipnosi
regressiva, nonostante le difficoltà della nostra mente razionale
a comprenderlo, è molto più importante dunque rispetto
all’origine e al modo in cui esso emerge.
D’altro canto uno dei bugs del cervello è proprio quello di
non distinguere il reale dall’immaginario e di comportarsi,
dunque, alla stessa maniera.
Durante le sedute si ha la guida e gli strumenti per elaborare
in autonomia come le cause di disagi, frustrazione, malesseri di
vario genere, sono originati da ciò che è inconsciamente
immagazzinato nel nostro mondo sommerso.
Il viaggio fuori dal tempo e dello spazio permette di
ritrovare gli eventi del passato che influenzano oggi la vita e di
rielaborarli per progettare un futuro migliore.
Tale viaggio si articola in diverse fasi come meglio
chiariremo in seguito.
Ai seguenti link si possono trovare due brevi registrazioni
anonime tratte da alcune sedute:
– La bimba che parla con la natura:
https://www.youtube.com/watch?v=2nCeGB447Vc
– Suicidio assistito:
https://www.youtube.com/watch?v=0Q89xeC8NpM&t=
2s
Esse, come si può constatare potrebbero sembrare
razionalmente agli antipodi, toccanti, traumatiche sotto certi
versi, ma, come accade nella pratica, emergendo il ricordo si
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scioglie il disagio e migliora spontaneamente quell’aspetto della
vita.
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Svolgimento delle sedute
La trance ipnotica, indotta gradualmente mediante uno stato
di rilassamento progressivo, porta la persona in uno stato di
espansione di coscienza mentre il suo corpo sarà piacevolmente
rilassato.
Ciò, come detto, può permettere di recuperare ricordi
inconsci che influenzano oggi il suo agire.
Durante la seduta di ipnosi regressiva, lo stato di trance si
raggiunge mediante una serie di induzioni e suggestioni verbali.
Ascoltando la voce guida dell’ipnotista potranno emergere
non solo immagini, ma anche voci, percezioni, sensazioni, ecc.
da cui scaturiranno delle nuove consapevolezze.
Non scordiamoci che le sedute d’ipnosi regressiva alle vite
precedenti, come già accennato in precedenza, hanno finalità di
crescita personale, spirituale o di maggior conoscenza di sé.
Ciò di per sé non è da intendere curativo secondo i canoni
della medicina, bensì un inizio di un naturale e spontaneo
percorso autonomo di trasformazione da cui può aver origine un
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miglioramento della propria qualità di vita, dei propri disagi,
ecc.
Le sedute proposte rientrano dunque in quelle attività
formative e trasformative come ad es. lo yoga, il pilates, la
cristalloterapia, i fiori di Bach, la naturopatia, il reiki, ecc. che si
inquadrano tra le attività olistiche.
Hanno dunque la finalità di migliorare la vita delle persone,
ma non possono né intendono sostituirsi alle cure mediche.
Prova a pensarci, ti è mai capitato di sentirti nervoso o di
aver avuto un dolore fisico e anche solo la passeggiata nel bosco
o la lettura di un libro ha fatto scomparire o ridurre quel disagio
senza ricorrere a dei farmaci?
Le sedute dunque di ipnosi regressiva alle vite passate,
permettono dunque di attivare in maniera spontanea e autonoma
un miglioramento della propria esistenza.
Ciò grazie ad una serie di induzioni e suggestioni adattate
con cura e professionalità a seconda della persona.
Per tale ragione è fondamentale un dialogo preventivo per
permettere all’ipnotista di conoscere la persona e alla persona di
fidarsi e affidarsi del/al professionista.
Le sedute di ipnosi proposte si svolgono:
– solo su richiesta e consenso scritto da parte della persona
interessata;
– previa valutazione di un questionario (informativo e
conoscitivo) utile per conoscere la persona che intende
sottoporsi alla seduta;
– mediante un rilassamento sempre graduale, in un
ambiente controllato e protetto.
L’ipnosi conduce attraverso un rilassamento progressivo al
naturale processo dello stato di trance, sospendendo il giudizio e
il chiacchiericcio mentale.
Delle due figure coinvolte durante una seduta di ipnosi:
– La persona che sceglie spontaneamente di andare in
trance è il protagonista attivo del processo di cui
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prende parte. Essa non assume quindi un ruolo passivo e
sottomesso.
– L’ipnotista, che riconosce e rispetta le caratteristiche
della persona e la sua naturale libertà di pensiero, agisce
dunque senza alcuna forma autoritaria, né metodi
impositivi e manipolativi.
Domande frequenti
Numerose sono le informazioni e i chiarimenti che è
opportuno che il professionista dia per etica e professionalità a
chi si avvicina, o intende avvicinarsi, a tale pratica.
Opportuno, corretto e utile è un dialogo telefonico
conoscitivo col professionista.
D’altronde il contatto verbale, l’empatia e la fiducia sono i
tre ingredienti base per una seduta di ipnosi.
Nessuno andrebbe mai da un ipnotista la cui voce non ispira
tali caratteristiche, così come non andrebbe da un avvocato o
commercialista che non stima, o una donna da un ginecologo di
cui non si fida.
È importante, dunque, che l’interessato, al fine di affrontare
al meglio l’esperienza, prenda contatto col professionista in
maniera diretta, e non per interposta persona, per trovare
risposta ai suoi dubbi e raccogliere le utili informazioni.
Per esperienza, le domande comuni che la mente pone sono
di seguito elencate.
– Che benefici si possono avere?
– Ricordo quello che accade durante la seduta?
– Cosa succede se vado o non vado in trance?
– Come arrivano i ricordi?
– Come si svolgono dal punto di vista pratico?
– Quanto dura?
– Quanto costa?
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– Quante sedute occorre fare e ogni quanto?
– Come si fissa un appuntamento?
L’ipnosi è sconsigliata? L’ipnosi regressiva alle vite precedenti di per sé, non
essendo come già esplicitato una terapia bensì una tecnica, non
ha particolari controindicazioni. Nonostante ciò è opportuno
considerare alcuni casi in cui è sconsigliata.
Lo è a persone in cura da personale medico senza la
valutazione e preventivo consenso dello stesso in merito alla
utilità o eventuali controindicazioni.
Per meglio chiarire, a titolo esemplificativo e non esaustivo,
si ritiene opportuno sconsigliare le sedute a persone in cura da
medici/psicologi/psichiatri, con psicofarmaci e antiepilettici, per
casistiche quali psicosi, schizofrenie, disturbi di personalità,
depressione, bipolarità, tendenze suicidarie, donne in
gravidanza, minori, cardiopatici, epilettici, ecc.
Cosa accade? Cosa accade, cosa ricordo di ciò che accade durante la
seduta? È una delle domande più frequenti derivante dalla
estrema disinformazione che c’è sul tema.
Essendo come abbiamo già detto lo stato d’ipnosi:
– uno stato diverso di coscienza e di concentrazione
– una focalizzazione monoidea
– uno stato di trance analogo ad un dormiveglia
prolungato, guidato e indotto
la persona ascolta e ricorda tutto ciò che le viene detto e che lei
stessa dice e, qualora non ritenga opportuno proseguire
nell’induzione, ha la piena libertà di interrompere la seduta in
qualunque momento.
Tutti vanno in ipnosi? Molti affermano: “Io ho difficoltà a staccare la mente, la
mia parte razionale. Cosa accade se non vado in ipnosi?”
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Prima di rispondere a questa domanda ci tengo a chiarire
che questo di per sé non è né un limite né un difetto.
Ciò in quanto lo stato di trance ipnotica indotto per
ricordare le proprie vite precedenti è uno stato in cui la nostra
parte conscia e razionale non deve essere né aggirata né isolata o
spenta, come potremmo erroneamente pensare.
Dal punto di vista statistico, una ridotta percentuale di
soggetti potrebbe avere resistenze, la prima volta, ad andare in
ipnosi, così come potrebbe essere che alcuni bambini che
salgono su una bicicletta la prima volta abbiano difficoltà a
pedalare, ovvero che dei neomaggiorenni abbiano difficoltà a
cambiare marcia durante la loro prima esperienza di guida.
Nulla dunque di drammatico se la mente ha delle resistenze
a lasciarsi andare in ciò che non conosce.
Ciò non vuol dire né che non vada in ipnosi la prima volta,
né che non possa mai andarci.
Come ho detto prima, l’ipnosi è uno stato naturale in cui
spontaneamente ci andiamo tutti più e più volte al giorno e, se
abbiamo la capacità di passare la fase del dormiveglia almeno
due volte al giorno, saremo in grado di andarci ancor più se
sapientemente e con fiducia guidati.
Se e qualora dovessero emergere, la prima volta che ci si
avvicina all’ipnosi regressiva alle vite precedenti, delle
resistenze razionali a lasciarsi andare, ci sono comunque diversi
modi per poterle superare e per poterne, comunque, trarre
beneficio dall’incontro.
Contrariamente dunque a quello che la mente potrebbe
pensare, o ipotizzare, quello mi sento di assicurare alle persone
che a me si rivolgono è che, anche se una persona durante la
prima esperienza non dovesse andare in ipnosi, dopo la seduta
non è certamente più la stessa persona di prima.
Comunque sia andata, al di là di ciò che potrebbe emergere,
ha comunque maturato delle nuove consapevolezze: è una
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persona diversa, sicuramente diversa anche a livello
vibrazionale, rispetto a com’era prima della seduta.
L’esperienza della prima volta dunque è sempre utile,
necessaria per sviluppare nuove conoscenze e consapevolezze;
essa è semplicemente da vivere senza aspettative, fidandosi ed
affidandosi a chi sia in grado di aiutarci a viverla al meglio.
E tanto più in questo caso, la prima volta diventa ancora più
importante.
Quante farne? Quante sedute? Basta una? Se e quando tale domanda emerge posso dire, per
esperienza, che si tratta di una pura resistenza che vorrebbe
ostacolare noi stessi al cambiamento.
Di fatto è una domanda a cui nessuno con coscienza, etica e
professionalità potrebbe rispondere con un numero fisso, oppure
dire Sì o No.
La risposta non dipende infatti dall’ipnotista, bensì da ciò
che la persona, vera protagonista della seduta, vorrebbe
conoscere, risolvere, sciogliere della propria vita e da ciò che da
lei stessa emerge in occasione della seduta stessa.
Avere dunque una risposta certa a queste domande sarebbe
un pò come aspettarsi senza neanche sottoporsi ad una visita,
che un dietologo risponda al nostro quesito: “È sufficiente un
mese di dieta per perdere 5 kg.?”. O ancora come chiedere ad un
istruttore di nuoto: “Quanto ci metterò ad imparare a nuotare?”.
Oppure come porre ad un medico, senza che neanche ci abbia
visitati, il quesito: “Con una sola pastiglia può passarmi la
febbre e l’infezione?”
La risposta non dipende certo dal medico, bensì varia a
seconda del disagio che intendiamo curare, dalla sua origine, e il
tempo della eventuale terapia che ci potrebbe essere prescritta
potrebbe passare per vari step e, magari, dopo aver preso solo
una pillola, o forse due, potrebbe abbassarsi la febbre o ridursi il
sintomo, il dolore.
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Nello stesso caso forse per la completa remissione
dell’infezione dovrei prendere successivamente alcune pillole.
Non c’è, di fatto, un numero standard di sedute da fare.
Ognuna ha la sua utilità singolarmente presa come fossero
frammenti di uno stesso puzzle.
La persona è libera, una volta toccata con mano l’utilità
della seduta, di scegliere se farne altre oppure no.
Che siano ad es. 1, 3, o 5, lo si decide strada facendo, ma
questo perché, oltretutto, come detto prima, i ricordi sono pezzi
di un puzzle, ma nello stesso tempo assimilabili ad una cipolla.
Utilizzo la similitudine della cipolla, dove è utile togliere la
parte esteriore per raggiungere il cuore, per far comprendere
quanto essi possono venir fuori a strati; potrebbero, quindi,
inizialmente venir fuori dei ricordi che solo apparentemente non
hanno nulla a che fare con ciò che si vuole risolvere o
migliorare della vita attuale. Nello stesso tempo, essi sono un
elemento del puzzle dove parti apparentemente insignificanti
hanno comunque la loro utilità e permettono di avere una
visione più chiara rispetto all’analisi dei singoli frammenti.
La cosa certa è che nessun ricordo, che la nostra anima
sceglie di far riaffiorare, mai si manifesterà per farci del male e
che ogni ricordo emergerà nel momento in cui è giusto che si
manifesti.
Come avvengono i ricordi? Premesso che il ricordare è un processo più veloce
dell’inventare, i risultati che emergono di una seduta possono
essere diversi da persona a persona.
Come insegna Brian Weiss infatti: «per ricordare le vite
passate non è necessario andare in regressione, e nell’andare in
regressione, non necessariamente si vedono le vite passate.»
I ricordi, il vissuto, ciò che emerge dall’ inconscio può venir
fuori con l’immaginazione, con una percezione, una
visualizzazione, così come con delle emozioni e sensazioni.
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Certo è che la visualizzazione non sarà una proiezione 3D in
dolby surround, ma la persona riesce comunque ad avere ben
chiaro l’accaduto ed ha la possibilità di sciogliere in autonomia
e senza disagio né fatica, il blocco legato all’accaduto che
emergerà.
Online? Come tante altre attività, tanto più alla luce dei cambiamenti
epocali avvenuti nel 2020 con la situazione pandemica, la
persona ha la possibilità di fare la seduta sia in studio che
online.
Entrambe sono due alternative valide.
Al di là della resistenza iniziale della mente (nel dire che
farla online potrebbe funzionare meno rispetto che a farla di
persona), lavorando da tempo in entrambi i modi, posso dire,
per esperienza, che spesso è vero il contrario.
Questo perché nel primo caso vengono eliminati tutta una
serie di stress inconsci legati al tempo, costo e organizzazione
del viaggio, dal momento che comunque un professionista serio
ed esperto in tale disciplina, di cui fidarsi, non si trova in ogni
quartiere, ma spesso neanche in ogni città o provincia.
Oltretutto la persona, facendola da casa, come l’esperienza
mi conferma, ha la possibilità di scegliere gli orari più comodi,
usufruisce sicuramente di uno stato di maggiore rilassamento e
ha una disponibilità di opzioni temporali superiore rispetto al
raggiungere lo studio dell’operatore.
Confrontando, sotto altri aspetti, le due opzioni
online/offline sono opportune alcune ulteriori considerazioni.
Come dimostrato dalla fisica quantistica, la connessione fra
particelle avviene indipendentemente dalla distanza e questo è
vero tanto più nel caso dell’ipnosi, dove comunque non è
necessario un contatto fisico tra i due soggetti, né un contatto
visivo della persona verso l’operatore.
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Infatti, appena iniziato il processo di guida in uno stato di
trance, la prima cosa che viene chiesta alla persona è quella di
chiudere gli occhi, rimanendo la voce l’unico elemento
sensoriale di comunicazione.
Se dunque è possibile oggi fare degli interventi chirurgici
dove il cardiochirurgo può non essere accanto al paziente col
bisturi in mano, ma essere dietro un monitor di un computer, si
può immaginare come questo sia altrettanto possibile nel caso
dell’ipnosi, offrendo alla persona la possibilità di essere
rilassata, sulla sua poltrona, sul suo divano, sempre che,
ovviamente, ci siano una serie di prerequisiti che son da valutare
propedeuticamente assieme.
Nel dettaglio, requisiti di base in termini di:
– tranquillità nell’abitazione il giorno e l’ora
dell’appuntamento;
– una buona connessione wi-fi e disponibilità illimitata di
banda;
– disponibilità di un pc (e non uno smartphone) con
videocamera e microfono.
Sconsiglio dunque l’uso dello smartphone, sia per evitare di
essere disturbati da squilli e notifiche, che per assicurarsi che
non si vada incontro al surriscaldamento o spegnimento del
telefono stesso.
Se cade la linea? Uno dei maggiori timori da parte della nostra mente è cosa
potrebbe accadere se ci fosse una interruzione della
connessione.
«Rimango in ipnosi a vita?» mi chiese una volta una
persona.
La rassicurai che così non è. «Quello che accade è:
semplicemente nulla» le risposi.
La nostra mente, dopo 30/40 secondi circa, se non sente più
la voce dell’ipnotista, salvo sue indicazioni e induzioni
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contrarie, torna gradualmente, in maniera del tutto spontanea, in
uno stato quotidiano di coscienza.
Per portare un esempio, immaginiamo per un attimo che sia
una domenica pomeriggio autunnale e piovosa e di essere sul
divano sotto un caldo plaid, nonostante il vociare di fondo dei
propri figli e della tv o di un sottofondo musicale. Siamo in uno
stato di dormiveglia e all’improvviso sopraggiunge un silenzio
assoluto in cui sparisce improvvisamente il rumore di fondo.
Cosa accadrebbe? Ci si addormenterebbe, come sarebbe
logico che sia, o apriremmo gli occhi stupiti dall’improvviso e
inaspettato silenzio?
Assodato che una serie di test e valutazioni prima
dell’incontro riducono fortemente tale rischio, ciò di cui è utile
essere consapevoli è che, se dovesse cadere la linea, non sarebbe
più drammatico di quello che potrebbe accadere se durante una
seduta dal vivo, o durante un intervento chirurgico, l’ipnotista o
il chirurgo o l’anestesista fosse colto da un malore.
Sarebbero molto peggiori le conseguenze in questo
malaugurato caso piuttosto che nella remota ipotesi in cui
dovesse avere un vuoto la connessione dati del pc.
Durata e frequenza delle sedute Per quanto concerne la durata, stando al mio modo di
lavorare e alla mia esperienza, ogni incontro, che sia di persona
o online - tenuto conto della seduta in sé e dell’utile e opportuno
dialogo preventivo e consuntivo - ha una durata indicativa
verosimilmente di circa due ore e mezza. Tuttavia io invito
sempre le persone a calendarizzare una irreperibilità di tre ore.
Tre ore in cui spegnere il cellulare ed essere certi di non
essere disturbati.
Quelle tre ore infatti sono l’appuntamento più importante
della loro vita, l’appuntamento col proprio destino, prima ancora
che con l’ipnotista.
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È ovvio che in caso di incontro personale il tempo da
investire aumenta in relazione al tempo impiegato per lo
spostamento.
La conclusione della seduta non rappresenta la fine di una
azione, bensì equivale all’inizio di un processo di cambiamento
spontaneo, non derivato dalla ragione, dalla persona o
dall’ipnotista, bensì attivato direttamente dal proprio inconscio.
Per rendere l’idea ritengo utile la similitudine con del
ghiaccio, che una volta messo fuori dal freezer inizia a
sciogliersi spontaneamente e naturalmente.
Lo stesso vale per i disagi interiori. Una serie di
cambiamenti e di sincronicità iniziano ad accadere in maniera
magica e incomprensibile per la nostra mente razionale.
Per tale ragione, è opportuno che tra una seduta e l’altra, si
debba far trascorrere un ideale lasso di tempo di tre settimane;
ciò affinché si possano godere appieno i benefici e lasciare il
tempo che, successivamente alla seduta, altro emerga o si
sedimenti.
Nonostante ciò, limitatamente al mio personale operato, mi
permetto di suggerire alle persone che a me si rivolgono di fare
alcune attività in autonomia a partire dai giorni a seguire che
possono agevolare il cambio di direzione.
Sono in genere attività variabili da caso a caso, che non
portano via più di 10/15 minuti nell’arco delle 24 ore, che
possono spaziare da alcuni momenti di meditazione a delle
affermazioni scritte, orali, verbali, o altro a seconda di ciò che
emerge durante il colloquio.
Sono sempre e comunque attività che:
– la persona è libera ovviamente di non svolgere;
– possono essere svolte in totale sicurezza, ovunque e
senza sforzo;
– nulla hanno a che vedere col campo medico.
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Il costo di una seduta Essendo l’ipnotista un libero professionista, non c’è una
tariffa standard, così come non c’è un costo fisso e determinato
per un consulente di marketing, un medico, un architetto, un
grafico o un pittore.
Il compenso richiesto dal professionista dipende dalle
proprie esperienze, dal proprio know-how, dal proprio modo di
operare, dalla formazione, dal supporto che intende dare alla
persona anche dopo la seduta, ecc.
In linea di massima, un professionista con una buona
esperienza, difficilmente avrà un costo medio inferiore a
150/200 euro.
Se tale costo può sembrare esoso, basti pensare che è
probabilmente ben più basso del costo di un idraulico nel
riparare una perdita o del meccanico nel riparare la propria auto,
con la differenza che si parla del riparare la propria vita.
Parlando di valore della seduta e del servizio ricevuto o reso
è importante altresì conoscere il contenuto del paragrafo
successivo.
Debiti e crediti karmici Nell’Universo non esiste il commercialista che tiene la
nostra contabilità e redige un bilancio, così come non esiste
l’Agenzia delle Entrate che verifica il nostro karma.
Ciononostante si parla di debiti e crediti karmici per rendere
chiara l’idea di due principi universali molto semplici:
– la legge di causa-effetto;
– l’equilibrio a cui tutto tende.
È evidente, dunque, se si comprende ciò, che con ogni
nostra intenzione, pensiero, azione, è come se mettessimo un
sassolino per far sì che il piatto della bilancia tenda
all’equilibrio piuttosto che metterlo dalla parte opposta.
Di conseguenza creo disequilibrio sia quando, per esempio,
dono un servizio senza ricevere un correlativo congruo
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compenso, sia quando ricevo il servizio senza dare nulla in
cambio.
Per un naturale equilibrio, dunque, mi si presenterà la
situazione in cui dovrò ricevere un aiuto senza nulla dover dare
in cambio e dare aiuto senza nulla ricevere in cambio.
Un esempio citato da Brian Weiss in un seminario dal vivo
è quello di un bambino ad esempio nato con gravi
malformazioni. Il neonato pone in questo caso, secondo
l’autorevole parere, sé stesso nella situazione di ricevere amore
e aiuto e i genitori nella situazione opposta di dare
illimitatamente e incondizionatamente, al fine di equilibrare ciò
che è arrivato dal passato in maniera sbilanciata.
Le parti e i contesti possono essere diversi, può piacere o
no, ma di fatto tali principi universali funzionano di per sé.
Un altro esempio di disequilibrio che non agevola né chi
offre l’aiuto né chi lo riceve potrebbe essere la situazione di
relazioni familiari malsane in cui i figli perennemente fungono
spesso da genitori per la propria madre o padre.
Che sia il genitore a pretenderlo o il figlio nel sentirsi in
dovere di farlo o in colpa del non farlo poco importa.
In ogni caso si crea un disequilibrio e nello stesso tempo si
ostacola l’evoluzione di entrambe le parti.
Al di là di situazioni contingenti e transitorie legate ad
esempio ad un infortunio momentaneo, naturale dovrebbe essere
per un genitore donare ad un figlio senza nulla pretendere o
aspettarsi in cambio, così come fa qualunque animale o albero
che dona le sue energie ai frutti in una percorso unidirezionale.
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Fasi della seduta
Per le ragioni finora espresse, una seduta di ipnosi
regressiva alle vite precedenti è ben più complessa rispetto al
semplice ascolto in autonomia di file audio che contengano
tracce di regressione guidata.
La seduta nella sua complessità passa attraverso vari step.
A. Il dialogo verbale
Gli ingredienti fondamentali per la riuscita della seduta sono
l’empatia e la fiducia da parte della persona che intende
sottoporsi ad ipnosi.
Nessuno potrebbe mai essere ipnotizzato da una persona
con cui non riesce a sentirsi sicuro.
Alcune volte capita che persone mi contattino per chiedere:
Chi mi consigli?
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Ad essi spiego che per ragioni etiche e professionali, non
ritengo corretto, né opportuno, parlare di altri professionisti per
le ragioni che di seguito espongo.
Poiché:
– una donna non andrebbe mai da un ginecologo che non
le ispira fiducia, solo perché suggerito da una sua
conoscente o perché ha lo studio vicino alla propria
abitazione
– nessuno si rivolgerebbe ad un avvocato o ad un
commercialista di cui diffida
– non sceglieremmo mai un socio in affari sconosciuto
solo perché qualcuno ce lo ha suggerito,
con ogni probabilità, ognuno di noi ragionevolmente
sceglierebbe, di contro, un medico specialista, o altro esperto, in
base alla professionalità e non solo in base al costo o alla
distanza inferiore dalla propria abitazione.
Per le suddette ragioni sarebbe poco utile e sensato chiedere
ad altri la scelta del professionista a cui affidarsi per entrare in
profondità dentro di sè e scoprire la propria intimità più
profonda e nascosta.
Tale decisione dunque:
– non può essere delegata ad altri
– non dipende dalla distanza
– non dipende dal costo.
Fiducia ed empatia sono entrambe sensazioni personali e
soggettive.
Per tale ragione, professionalmente, oltre a pubblicare tutte
le opportune informazioni sul mio sito in totale trasparenza, ci
tengo ad avere sempre personalmente, senza delegare ad altri,
un primo colloquio telefonico conoscitivo ed informativo con
chi ha interesse a sottoporsi ad una seduta di ipnosi.
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B. Questionario conoscitivo
Prima di fissare l’appuntamento è utile ed opportuno che il
professionista, previo consenso della privacy, raccolga una serie
di informazioni sulla persona che decide di sottoporsi ad ipnosi.
Tali informazioni aiutano il professionista ad approfondire
la conoscenza ed eventualmente valutare, qualora dovesse
rientrare nelle casistiche in cui l’ipnosi è sconsigliata, di
rimandare il cliente al proprio medico.
Nello stesso tempo il questionario, per la sua stessa natura,
invitando a rispondere a delle domande (tanto più in forma
scritta) può aiutare la persona ad acquisire nuove
consapevolezze.
C. Incontro
Di persona o online che sia, esso si articola a sua volta nei
seguenti steps.
1. Riflessioni condivise sui punti del questionario Questa fase ritengo sia fondamentale proprio per valutare
anche dal punto di vista razionale i disagi della persona e
nello stesso tempo per sciogliere la tensione legata alla
prima volta ed al cosa accade.
2. Chiarimenti sulle aspettative È importante che la persona sappia che ciò che potrà
emergere varia da soggetto a soggetto, a seconda di quali
sensi ognuno di noi ha maggiormente sviluppati. La PNL
(programmazione neuro-linguistica) fa una distinzione tra
persone visive, uditive e cinestesiche, a seconda che
abbiano più sviluppati la vista, l’udito o i restanti sensi
(olfatto, gusto, tatto).
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Come detto, durante una regressione possono arrivare
visioni, ma come più frequentemente accade anche flash,
percezioni, intuizioni, voci, parole, sensazioni
inequivocabili.
È utile chiarire alla persona da ipnotizzare che non dovrà
filtrare né giudicare ciò che emergerà e che più risponderà,
con i propri tempi e ritmi, alle domande personalizzate
formulatele dall’ipnotista, meglio quest’ultimo riuscirà a
guidarla passo passo nell’esperienza.
3. Test di valutazione dell’ipnotizzabilità della persona Tale test serve a valutare lo stato della persona, che può
altresì variare di volta in volta, ed individuare quale tra le
varie possibili alternative e induzioni utilizzare.
4. Induzione Consiste nel guidare la persona a chiudere gli occhi
facendogli percepire non un ordine perentorio bensì una
spontaneità e gradevolezza nei successivi passaggi guidati.
5. Rilassamento generale progressivo muscolare.
6. Approfondimento e valutazione dello stato.
7. Spostamento spazio-temporale.
D. Regressione alle vite precedenti
Dopo lo spostamento spazio-temporale, inizia la fase del
recupero dei ricordi che si articola in genere attraverso tre
momenti che vengono rivissuti nella medesima seduta.
– Scena iniziale
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Con tutte le domande utili a guidare la persona a
identificare e recuperare dei dettagli a partire da essa.
– Momento più importante della stessa esistenza Il fine è la ricerca di dettagli e della comprensione da parte
del soggetto dell’utilità da trarne da quel ricordo o
comunque da ciò che emerge.
– Momento della morte Per quanto pauroso e difficile possa sembrare alla nostra
parte razionale rivivere questo momento, posso dire, per
esperienza professionale, che tutte le persone che ho
conosciuto hanno tratto beneficio del rivivere tale momento
al di là che si sia trattato di suicidio, assassinio, morte
naturale, in solitudine o in compagnia.
Con tale esperienza la persona può lasciare andare la madre
di tutte le paure.
E. Lezioni di vita
– Insegnamento/Sblocco Ogni esperienza che la nostra anima ci guida a ricordare
riesce sempre a darci un insegnamento e a sciogliere dei
disagi in maniera spontanea e magica, semplicemente
lasciando andare ciò che è stato identificato col ricordo
stesso.
– Esperienza ultraterrena È definita tale quella fase susseguente alla separazione
dell’anima dal corpo, di vita tra le vite.
Spesso la persona, durante la seduta, riesce a percepire e
vedere, sotto la guida dell’ipnotista, l’intera esistenza con
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altri occhi (per quanto drammatica possa sembrare per la
nostra parte razionale) e non di rado a fare esperienze
mistiche con inaspettati e gradevoli incontri dei propri
defunti, maestri di luce, figure angeliche o guide di varia
origine.
F. Post seduta
1. Ritorno cosciente Con questo ultimo passo guidato si chiude la parte
esperienziale dello stato di trance.
2. Chiusura della seduta In questa fase la persona spontaneamente sente lo stato di
leggerezza conseguente; è totalmente consapevole di ciò che ha
vissuto e dei ricordi, al punto tale da aggiungere spesso ulteriori
dettagli e riflessioni non riferiti verbalmente prima.
Inoltre constata che quello che in stato di trance gli è
sembrata una esperienza di pochi minuti è stata molto
attendibilmente non inferiore ad un lasso di tempo ben più
esteso, di un’ora e mezza circa.
3. Consigli e Follow-up Terminata la seduta, è mia prassi, per accompagnare la
persona a godere e rafforzare il beneficio dalla stessa, darle dei
suggerimenti e consigli da utilizzare nella quotidianità.
La persona, inoltre, ha la possibilità di informarmi nei giorni
seguenti su indizi e considerazioni spontanee che ritiene utili
trasferirmi e normalmente ci congediamo fissando un breve
follow-up telefonico, che viene fissato dopo circa 10 giorni, che
sarà propedeutico alla successiva eventuale seduta.
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4. Ritorno a casa Terminato l’incontro inizia il vero processo spontaneo di
trasformazione della persona.
Meno la persona si sofferma sul ricordare dettagli o sulla
elaborazione di pensieri su ciò che è accaduto mentre era in
trance, più permetterà al suo inconscio di agire attraverso
ulteriori emersioni spontanee, sogni, visioni, intuizioni, ecc.
Potrebbe accadere che per un lasso di tempo, che varia da
alcune ore fino a 24/48 ore, la persona possa avvertire:
– un differente stato di energia o della stanchezza;
– un diverso ritmo sonno-veglia;
– la temporanea comparsa di disagi fisici o la loro magica
scomparsa.
Queste premesse e approfondimenti ci portano ad asserire
fermamente che la seduta individuale che un professionista è in
grado di offrire va ben oltre il semplice ascolto in solitario di un
file audio reperibile online e con essa i benefici ne risultano di
tanto amplificati.
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La reincarnazione
«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.»
(A.L. de Lavoisier 1743–1794 chimico, biologo, filosofo ed
economista).
Alcuni possibili indizi
Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di vivere in
prima persona o di udire testimonianze di persone trovatesi di
fronte a fenomeni apparentemente inspiegabili.
Alcuni esempi?
– Un talento, una predisposizione naturale ed innata, un
hobby molto diverso dal contesto familiare e/o sociale
dell’infanzia.
– Fenomeni di Dejà-vù.
– Una forte sensazione di familiarità verso una persona
mai conosciuta prima.
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– Una repulsione immotivata, sin dal primo incontro, per
alcune persone.
– Sogni che possono riferirsi ad una vita precedente.
– Segni di nascita sul corpo.
– Intuizioni o ricordi spontanei riguardo l’esistenza in una
vita precedente.
– Attrazione o repulsione verso un luogo, una cultura,
un’epoca.
– Paure di ignote origini.
Lo sforzo richiesto al lettore è di considerare tali fenomeni
non come verità assoluta ma come possibili indizi di un
qualcosa di più remoto rispetto alla attuale esistenza.
La reincarnazione nella storia
La reincarnazione nel mondo antico era credenza diffusa in
tutte le popolazioni ad eccezione dei pagani e dei romani.
A sostegno di ciò esistono fonti che parlano di
reincarnazione sia tra gli scritti delle varie religioni antiche che
in importanti scritti storici: nei Sumeri nel lontano 3200 a.C. e
negli Egiziani nel 3100 circa a.C.; negli Indiani e Veda nel
1000-600 a.C. come nel Buddhismo fin dal 600-500 a.C.; in
diversi Padri della Chiesa Cattolica (Origene, S. Paolo, S.
Giustino, S. Agostino, S. Ippolito, S. Clemente, S. Girolamo)
fino al VI secolo d.C.
Nel 553 d.C. con il Concilio di Costantinopoli la
reincarnazione fu dichiarata un’eresia; furono bruciati i libri che
la insegnavano nonché perseguitati i sostenitori.
Ciò avvenne per ordine non già del Papa Virgilio, forte
oppositore del concilio stesso, bensì per opera dell’Imperatore
romano Bizantino Giustiniano.
Il fine dell’imperatore era quello di controllare
maggiormente la popolazione imponendo una uniformità di
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credenza tra i popoli. Poiché non in tutti i popoli era diffusa la
credenza nella reincarnazione, fu evidentemente più facile
tentare di debellarla.
Successivamente, per la Chiesa Cattolica, non fu difficile
disconoscere il concetto della reincarnazione, ritenendo più utile
far credere di detenere il potere terreno, di conoscere e assolvere
i peccati commessi come via d’accesso al paradiso, solo a
condizione che tutto fosse confessato alle figure ecclesiastiche.
Ciononostante la credenza della reincarnazione non smise
mai di avere sostenitori tra le sette gnostiche detentrici della
conoscenza.
Alcuni scritti cattolici
Dimmi, Signore, dimmi se la mia infanzia successe ad altra mia
età morta prima di essa? E prima ancora di quella vita, o Dio,
mia gioia, fui io forse in qualche luogo o in qualche corpo?
(S. Agostino - Confessioni)
L’anima non ha principio né fine. Ogni anima entra in questo
mondo fortificata dalle vittorie oppure indebolita dai difetti
della vita precedente. Il suo posto in questo mondo, quasi
dimora destinata all’onore o al disonore, è determinato dai suoi
precedenti meriti. Il suo operato in questo mondo determina il
posto che essa avrà nel mondo successivo Non è forse più
conforme a ragione che ogni anima, per certe misteriose
ragioni, venga introdotta in un corpo e ivi introdotta secondo i
suoi meriti e le sue precedenti azioni?
(Origene - De Principiis)
Ma non è irrazionale che le anime debbano essere introdotte in
corpi secondo i loro meriti e azioni precedenti?
(Origene – Contra Celsum 1.32)
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Gesù e i suoi discepoli passeggiavano e videro un uomo nato
cieco. I discepoli gli chiesero: Maestro, chi peccò, lui o i suoi
genitori, affinché nascesse così?
(Vangelo di Giovanni - 9,1)
Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse
non sono in grado di comprendere.
(S. Girolamo)
Il Vangelo indiano
La Bhagavad Gita è un poema sanscrito di 700 versi,
traducibile come “Canto del Divino”. Esso può essere
considerato il Vangelo dell’India, essendo il testo sacro per
l’Induismo.
Al capitolo 2 riporta i seguenti versi:
13. Come l’anima incarnata passa, in questo corpo,
dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima
passa in un altro corpo all’istante della morte. La persona
saggia non è turbata da questo cambiamento.
16. Coloro che vedono la verità hanno concluso che non vi è
durata in ciò che non esiste (il corpo materiale) e non vi è
cambiamento in ciò che è eterno (l’anima). Studiando la natura
di entrambi, essi sono giunti a questa conclusione.
17. Sappi che non può essere distrutto ciò che pervade il corpo.
Nessuno può distruggere l’anima eterna.
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20. Per l’anima non vi è nascita né morte. La sua esistenza non
ha avuto inizio nel passato, non ha inizio nel presente e non
avrà inizio nel futuro. Essa è non nata, eterna, sempre esistente
e primordiale. Non muore quando il corpo muore.
22. Come una persona indossa abiti nuovi e lascia quelli usati,
così l’anima si riveste di nuovi corpi materiali, abbandonando
quelli vecchi e inutili.
Testimonials
Socrate (470-399 a.C.): «Ho fede che esiste davvero la
possibilità di una nuova vita e penso che i vivi rinascono dai
morti.»
Pitagora (575-495 a.C.) affermò di ricordare le sue vite
passate.
Platone (428-399 a.C.) lasciò nelle sue opere principali
resoconti dettagliati sulla reincarnazione.
Origene (185-254), teologo e filosofo greco antico, uno dei
padri della Chiesa e massimo conoscitore della Bibbia, scrisse:
«Ogni anima è esistita dall'inizio; è passata prima attraverso
alcuni mondi e passerà attraverso altri, ancor prima di
raggiungere il compimento finale. Essa arriva nel mondo
rafforzata dalle vittorie o indebolita dalle sconfitte della sua
vita precedente.»
Giordano Bruno (1548-1600), filosofo e frate domenicano,
riportò: «Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali. I
Cattolici insegnano che non passano da un corpo in un altro,
ma vanno in Paradiso, nel Purgatorio o nell’Inferno. Ma io ho
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ragionato profondamente e, parlando da filosofo, poiché
l’anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può
essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo
all’altro.»
Arthur Schopenhauer (1788-1860) attesta: «Se un
abitante dell'Asia più evoluta mi chiedesse di definire l'Europa
dovrei rispondergli: è quella parte del mondo in preda all'ira
pazza e inaudita secondo cui l'uomo è sorto dal nulla e che
nascendo è entrato per la prima volta nella vita.»
Honoré de Balzac (1799-1850) nel suo romanzo sulla
reincarnazione Seraphita scrive: «Ogni essere umano ha
attraversato una vita precedente.»
Charlie Dikkens (1812-1870) nel suo romanzo intitolato
David Copperfield descrive un'esperienza basata su ricordi di
vite passate: «Tutti proviamo occasionalmente la sensazione di
dire e fare cose che abbiamo già detto e fatto prima, in un
tempo lontano, di essere già stati attorniati in epoche remote,
dagli stessi volti, oggetti e circostanze.»
Paul Gauguin (1848-1903): «Quando l'organismo smette
di funzionare l'anima sopravvive e assume un altro corpo,
degradandosi o elevandosi secondo i propri meriti e demeriti.»
Henry Ford: (1863-1947): «Ho accettato la tesi della
reincarnazione all'età di 26 anni. Il genio scaturisce
dall'esperienza. Alcuni pensano che sia un dono o un talento,
invece è il frutto di una lunga esperienza acquisita nel corso di
molte altre vite.»
Mahatma Gandhi (1869-1948): «Non posso pensare
un'eterna inimicizia fra gli uomini e poiché credo nella tesi
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della rinascita, vivo nella speranza di essere capace, anche se
non in questa vita in un'altra, di stringere tutta l'umanità in un
abbraccio fraterno.»
Carl Gustav Jung (1875-1961): «Potrei addirittura
immaginare di aver vissuto in secoli passati e di essermi
imbattuto in domande a cui non ho saputo dare una risposta.
Ho dovuto quindi rinascere per assolvere il compito che mi è
stato assegnato.»
Hermann Hesse (1877-1962), premio Nobel nel 1946, in
Siddharta scrive: «Vide tutti quei volti e quelle forme uniti in
mille relazioni. Nessuno di loro moriva, non facevano che
trasformarsi rinascendo sempre, assumendo costantemente volti
nuovi. Solo il tempo separava un volto dall'altro.»
Erik Erikson (1902-1994), psicologo e psicoanalista di
rilievo per la psicoanalisi infantile, riportava: «Ammettiamolo,
nessuna persona sana di mente riesce a concepire la propria
vita senza immaginare di essere sempre esistita e di continuare
ad esistere.»
George Harrison (1943-2001) ex Beatles: «Gli amici sono
anime che abbiamo conosciuto in altre vite. Ci attraiamo a
vicenda, questo è ciò che sento riguardo agli amici. Poco
importa se li ho conosciuti solo per un giorno. Non aspetterò
due anni per dire che ci siamo già incontrati nel passato.»
La reincarnazione oggi
Oggi la credenza della reincarnazione è sostenuta
scientificamente da numerosi ricercatori e dall’esistenza di
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migliaia di persone che ricordano le vite passate con
meticolosità di dettagli.
Le indagini successive ai racconti, oggi molto più semplici
da svolgere rispetto al passato, accertano spesso l’esistenza di
luoghi e dettagli riferiti.
Tanti sono i numerosi casi riportati soprattutto dai bambini
che ricordano la vita precedente con naturalezza fino ai 6‐7 anni
di età.
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Il potere creativo nella tua vita
Questo breve capitolo ha lo scopo di chiarire due termini
tanto usati ma spesso interpretati erroneamente in maniera
limitante: Karma e il Destino.
Partire da come si generano è utile per comprendere quanto
noi siamo ciò che abbiamo fatto e saremo ciò che facciamo.
Karma
Il termine Karma ha origine nell’antica civiltà religiosa
devica (XX a.C.) e filosofica indiana. Karma in sanscrito
significa “azione”.
Gli elementi che costituiscono il Karma sono:
– i pensieri
– le parole
– le azioni
– le intenzioni.
I tre principi fondamentali alla base sono:
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1. L’energia sopravvive alla morte del corpo; tutti i
pensieri, le parole, azioni, intenzioni, producono karma
futuro e compensano, attenuano o incrementano gli
effetti del karma passato.
2. Ogni incarnazione costituisce una nuova possibilità
d’evoluzione. L’esistenza delle persone non è retta da
entità esterne, ma è determinata dagli uomini stessi
attraverso causalità karmiche create in prima persona
dalle loro azioni.
3. Ogni fatto della nostra vita, anche quando saremmo
tentati di attribuirlo al caso, è l’effetto di un’azione
compiuta in precedenza.
Il Karma, ricollegabile alla legge di causa-effetto, detta
anche legge di azione-reazione che troviamo tra le 7 leggi
universali, non rappresenta dunque l’idea di punizione.
La fisica ci insegna con la legge di azione-reazione che più
forte do un pugno contro un muro, più male mi farò. Ciò in
quanto il muro eserciterà contro di me una forza analoga e
contraria a quella del mio pugno.
Il mio dolore in questo caso non è dunque una punizione da
parte del muro bensì il risultato della mia azione di forza.
I nostri risultati nella vita attuale dunque non sono né più né
meno che il risultato di azioni passate.
Importante è al riguardo comprendere che avere un
determinato karma non vuol dire essere rassegnati ad un
presente più o meno gradito, poiché originato dal passato.
Al contrario, la comprensione del proprio karma, che si
stima influenza per circa 1/3 la nostra vita terrena, permette la
possibilità di “purificarlo” attraverso una serie di azioni etiche
ed utili a tal fine.
Fondamentale dunque, dopo averlo elaborato, comprendere
la necessità di una azione attiva e non di una rassegnazione
passiva.
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Fig. 3: Composizione del Karma
In sintesi il Karma è la sommatoria di tutte le nostre scelte e
non scelte azioni e non azioni, di questa e altre vite passate, che
creano un risultato nella nostra vita attuale.
La legge del Karma è anche conosciuta come legge di
Causa-Effetto. Ogni cosa dunque che ci accade nella vita è
l’effetto di una causa da noi stessi generata in maniera
consapevole o inconsapevole.
Destino
Per comprendere facilmente come si crea il destino basta
immaginare per un attimo di dover compiere un viaggio verso
una destinazione.
Esso prima del suo inizio sarà preceduto da una serie di
azioni e scelte, già di per sé complementari e influenzabili tra
esse stesse.
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1. Preferenza del tipo di viaggio da fare.
2. Decisione di quanto spendere.
3. Scelta della destin-azione (sinonimo di destino).
4. Mezzo di trasporto da utilizzare.
5. Orario di partenza.
6. Gli eventuali accompagnatori.
7. Cosa mettere in valigia.
8. Dove dormire.
9. Ecc.
Una volta pianificato il tutto, ha inizio lo spostamento e
durante lo stesso si ha comunque la libertà di apportare
modifiche a quanto pianificato ad es. per questioni di:
– meteo
– traffico
– notizie varie
– cambiamento di scelte
– ecc.
Lungo lo stesso percorso si può scegliere a sua volta la
velocità, se sorpassare, quando fare delle soste, ecc.
Alla fine l’arrivo a destino sarà la somma di tutte le singole
scelte istante per istante.
Scelte pregresse
Siamo energia prima che materia. Non siamo il frutto di una
casualità infausta.
La nostra vita oggi è il risultato di tutte le nostre scelte
pregresse, iniziate ancor prima di nascere:
– segno zodiacale
– genitori e famiglia
– luogo di nascita
– esperienze da vivere
– corpo fisico.
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Se si comprende ciò, risulta chiaro come ognuno crea
sempre e comunque il proprio karma e destino istante dopo
istante.
Se:
– al termine viaggio sostituiamo il termine vita;
– alle scelte fatte prima della partenza sostituiamo il
termine Karma;
– alle azioni e scelte compiute durante il viaggio
sostituiamo le scelte che compiamo in ogni momento
della vita,
diventa evidente che le nostre scelte prima della partenza
influenzano l’Arrivo, il Karma, il Destino, e in ogni momento
abbiamo la possibilità di cambiare i risultati finali.
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Meditazione
La meditazione permette il controllo e la consapevolezza
del pensiero.
Per farlo ci si serve della respirazione e di una postura
corporea il più possibile comoda ma ferma e vigile.
Si basa semplicemente sul controllo della respirazione ed è
una tecnica molto vicina all’ipnosi.
Per comprendere meglio potremmo considerare:
– la meditazione come andare a bordo piscina e muovere
le braccia;
– l’ipnosi come l’iniziare a nuotare in acqua.
Alla fine della sessione di meditazione possono esserci due
tipi di reazioni:
– pace interiore e calma, maggiore consapevolezza e
lucidità mentale, sensazione di rilassatezza e comfort;
– rabbia, tensione, aggressività, disagi corporei, ecc. nel
caso in cui la sessione abbia aiutato a scardinare blocchi
interiori.
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La meditazione ci insegna a rallentare e osservare i nostri
pensieri, a capire che possiamo sceglierli, smettendo di farci
guidare dai traumi e dalle paure in un turbinio incontrollato.
Igiene quotidiana
La versione occidentale della meditazione vede spesso la
proposta calendarizzata nei centri olistici come momento di
svolgimento di tale pratica.
In realtà per avere dei concreti ed esponenziali benefici
dovrebbe diventare una prassi di routine quotidiana di pulizia
mentale e cellulare.
Ciò perché noi siamo ben oltre il nostro corpo visibile.
Siamo energia e siamo miliardi di cellule.
Cosi come praticando l’igiene personale quotidiana ci
prendiamo dunque cura di specifiche parti esterne del nostro
corpo, con la stessa cadenza dovremmo prenderci cura del
nostro corpo energetico, cellulare, muscolare, nervoso.
Il consiglio dunque che do a chi a me si rivolge per
migliorare la propria vita, al di là delle sedute e dei percorsi che
svolge con me, è di far diventare la meditazione una routine.
Per tale ragione la meditazione dovrebbe diventare una
nostra prassi:
– simile al bere l’acqua, da usare ogni volta che
percepiamo un qualcosa da migliorare a livello
energetico e vitale;
– analoga al lavarsi i denti, in dei momenti fissi della
giornata e nella nostra quotidianità, in maniera
preventiva o curativa che sia.
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Le scuse della mente
La nostra mente è brava a tirar fuori le peggiori scuse e ad
attrarre le più indesiderate realtà pur di non permetterci tale
pratica con costanza.
Alcune affermazioni che ci possono far comprendere quanto
siamo da ostacolo a noi stessi:
– non ho tempo, non ci riesco, non sono capace;
– non riesco a mettere a tacere i pensieri;
– mi inquieta;
– ho difficoltà a…;
– ecc.
Tutto ciò per impedirci di ottenere pochi minuti di silenzio
interiore e di ascolto di noi stessi in una giornata di ben 1.440
minuti.
Tutto ciò per impedirci di ottenere pochi minuti di silenzio
interiore e di ascolto di noi stessi in una giornata di ben 1.440
minuti.
Le difficoltà che si manifestano davanti a noi dovrebbero
farci comprendere quanto sia necessario intensificare, anziché
sospendere, la frequenza e la pratica quotidiana.
Sento spesso di persone che iniziano a praticare la
meditazione, ma decidono poi di abbandonarla pur godendone i
benefici, ritenendola non più necessaria o inutile, o perché
qualcosa di indesiderato accade nella propria vita.
Riprendendo l’esempio sopra citato del lavaggio dei denti,
credo che chiunque di noi lavi i denti per due principali ragioni:
– ridurre l’alitosi;
– scongiurare il rischio di carie e malattie dentali.
Nonostante ciò, credo che a tutti sia capitato di doversi
rivolgere ad un dentista.
Un mal di denti, o la necessità di cure dentarie, ci stimolano
di fatto ad intensificare le attenzioni e le pratiche quotidiane alla
nostra bocca.
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Pertanto sarebbe opportuno non solo iniziare a meditare
nonostante gli apparenti ostacoli, ma, a maggior ragione, farlo
soprattutto col crescere degli ostacoli e dei disagi
trasformandola maggiormente in una attività fondamentale.
Non saranno certo dieci minuti in più o in meno al giorno di
affannosa corsa a risolvere i problemi della vita.
Al contrario son certo che quei pochi minuti in più di
meditazione, soprattutto fatta con costanza quotidiana, aiutino a
cambiare le proprie vibrazioni, percezioni, emozioni e persino
reazioni dinnanzi agli imprevisti e problemi che nella
quotidianità possiamo incontrare.
Inevitabilmente ciò permetterà di cambiare sempre più ciò
che siamo in grado di attrarre e manifestare nella propria vita.
Ad ognuno la scelta di darsi il diritto di cambiare la propria
vita o rimanere nella stessa zona che alcuni definiscono di
“comfort” ma che di fatto è verosimilmente una zona di “s-
confort-o”.
Come praticarla
Gli esperti meditano eseguendo delle asana, le posizioni
dello yoga. Ciononostante può essere eseguita nella quotidianità
seduti per terra con gambe incrociate o su una poltrona o sedia
con la schiena dritta.
Attraverso l’inspirazione e l’espirazione si inizia a svuotare
la mente da ogni pensiero.
Per farlo bisogna concentrarsi unicamente sull’osservazione
dei muscoli che permettono la respirazione stessa.
All’inizio questo esercizio apparentemente banale risulta
molto difficile.
Nella maggior parte dei casi infatti non siamo abituati a
monitorare con distacco i nostri pensieri, ma piuttosto ad
esserne delle vittime.
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All’inizio meditare da soli può risultare alquanto difficile.
Per questa ragione ci si affida spesso ad una voce guida che
possa indirizzare e ridurre il flusso dei pensieri, isolando quelli
dannosi o limitanti. Ciò per restituirci una sorta di spazio vuoto
da poter riempire con i nostri personali desideri.
La meditazione dunque non è altro che una interruzione del
flusso incontrollato dei pensieri a favore di uno più consapevole.
Ci sono meditazioni guidate di ogni genere, relative ad ogni
aspetto della nostra vita che vogliamo migliorare: salute,
situazione finanziaria, rapporti interpersonali, superamento di
blocchi emotivi, ecc.
Benefici
Grazie a questa tecnica ci viene insegnato che non siamo
condannati ad un certo tipo di vita, ma che lavorando sui nostri
pensieri possiamo scegliere quanto di meglio essere, fare, avere,
nella nostra esistenza.
La pratica della meditazione è un viaggio all’interno di noi
stessi alla scoperta delle paure limitanti, dei traumi, dei
condizionamenti e della possibilità di cambiarli.
Essa non ci dice chi dobbiamo essere o come dobbiamo
comportarci, ma ci mostra la possibilità di scegliere e lasciar
andare.
La meditazione inoltre ci responsabilizza, ci aiuta a capire
che se facciamo del male o del bene a qualcuno è perché
l’abbiamo scelto. Parimenti, se ci fanno del male o del bene è
perché noi lo abbiamo permesso.
Essa permette che maturi nel praticante una spiccata
consapevolezza e coscienza circa chi siamo e le piccole scelte
che compiamo in ogni istante della nostra giornata.
Questo è possibile una volta raggiunta la consapevolezza
che lo spazio vuoto, privo di elementi depotenzianti, si possa
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riempire con la migliore espressione della nostra fantasia e dei
nostri desideri.
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Perdono: Il percorso dalla rabbia alla gioia
Il perdono ha la sua importanza per trasmutare accadimenti
del passato, sciogliere disagi interiori che influenzano
negativamente la nostra vita, far emergere una versione migliore
di noi stessi.
Il perdono è:
– il cambiamento più profondo della nostra vita;
– un evento fondamentale nel cammino
dell’individuazione e dell’affermazione autentica del
nostro Sé;
– uno dei regali più belli da concedere a sé stessi nella
vita.
Prima di andare avanti nella lettura proviamo a chiederci:
– C’è una persona in questa vita che non si è disposti a
perdonare?
– Chi è la vittima di quella situazione o persona che non
abbiamo perdonato?
– Quali sono le emozioni e vibrazioni di quella vittima che
riconosciamo in noi?
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Perdona, libera, vivi
Non perdonare è come bere del veleno sperando che l’altro
muoia.
Come cita la scrittrice Daniell Koepke: «Perdonare non
significa:
– Condonare il suo comportamento.
– Dimenticare il modo in cui ti ha ferito.
– Concedergli di farti ancora del male.
Perdonare significa:
– Fare pace con ciò che è successo.
– Riconoscere la tua ferita, dandoti il permesso di sentire
dolore.
– Comprendere che quel dolore non ti serve più.
– Lasciar andare il dolore ed il risentimento per poter
guarire ed andare avanti.
Il perdono è un dono a te stesso. Ti libera dal passato e ti
consente di vivere nel tempo presente. Quando perdoni te stesso
e perdoni gli altri, sei veramente libero. Perdonare significa
liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.»
Il falso perdono
Contrariamente a ciò che molti credono, il Perdono NON è:
a. Rinuncia ai propri diritti.
b. Paura.
c. Dimenticare.
d. Superiorità.
e. Aspettarsi delle scuse.
f. Ritrovarsi come prima.
g. Essere deboli e impotenti.
h. Vittimismo.
i. Mancanza di coraggio.
j. Rinfacciare.
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k. Condizione.
l. Convenienza.
La vita ci insegna che:
– chi odia soffre perché non è nella la pace e nell’amore;
– solo chi soffre è in grado di fare del male.
Ogni “attacco” è una richiesta di amore o aiuto.
Di fatto nelle parole di Gesù: «Padre, perdona loro, perché
non sanno quello che fanno!» si cela un importante
insegnamento.
I persecutori di Gesù non erano consapevoli della natura e
delle conseguenze del loro odio.
I carnefici di Gesù erano innocenti non perché non si
macchiarono di sangue ma erano innocenti perché “ignoranti”
dell’amore.
Il perdono nella pratica
Il perdono non va inteso nel senso di assolvere qualcuno da
un misfatto.
Il perdono:
– è la scelta evoluta di accettare gli altri così come sono;
– è la rinuncia consapevole a ciò che ci è già stato tolto;
– redime noi stessi, non gli altri.
Lasciamo andare il passato per aprirci pienamente al
presente.
Se non riusciamo a perdonare vuol dire che siamo ancora
attaccati a ciò che avrebbe dovuto essere ma la realtà è ciò che è
stato.
Ciò che avrebbe dovuto essere non esisterà mai.
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I vantaggi del perdono
Il Prof. Robert Enright, docente di Psicologia Educativa alla
Wisconsin University, ideatore del “Percorso del perdono” e
autore del libro Il perdono è una scelta, con i suoi studi ha
dimostrato che l’ira, l’odio, il risentimento e ogni rifiuto di
perdono sono la causa profonda di un’infinità di disturbi,
funzionali prima e organici poi.
L’autore ha provato con i suoi studi che l’amore così come
l’odio si diffondono dal nostro cuore al nostro corpo per poi
contaminare tutto ciò con cui entriamo in relazione, sia
nell’ambito lavorativo che familiare.
Benefici fisici L’alchimia è il processo capace di trasformare la materia.
Il perdono è un processo alchimico interiore attraverso il
quale riusciamo a trasmutare la dolorosa difesa eretta intorno
alle nostre ferite.
Perdonare, e spesso anche perdonarsi, significa concedersi
finalmente quella carezza morbida che mai prima di allora era
stata concessa.
La scienza ha dimostrato i benefici terapeutici del perdono.
I ricercatori hanno scoperto gli effetti terapeutici di quella
che era considerata solo come una virtù insegnata dalla
religione, constatando altresì come rabbia e risentimento causati
dal NON PERDONO aumentano enormemente il rischio per la
salute.
Parimenti hanno constatato come la nostra respirazione
cambia al variare degli stati emotivi di seguito riassunti.
Stato emotivo Respirazione
Sofferenza e dolore per il torto
subito Spasmodica e superficiale
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Paura e ansia Rapida, superficiale, irregolare e
sfilacciata
Rabbia per il torto subito Inspirazione superficiale,
espirazione forte e affannata
Senso di colpa per l’offesa
causata all’altro
Respirazione limitata, senso di
soffocamento
Perdono Profonda, regolare, spontanea
Con il perdono, nelle persone, si sono riscontrati i seguenti
cambiamenti :
– serenità
– pace interiore
– rilassamento psico-fisico
– minore depressione
– diminuzione della pressione
– minor rischio di infarto
– aumento del 100% di DHEA, l’ormone che contrasta il
processo di invecchiamento
– diminuzione del 23% di cortisolo, l’ormone dello stress.
Parola alla medicina Di seguito alcune testimonianze del mondo medico.
«Ci siamo chiesti cosa succede nel cervello quando un
individuo, che ha subito un torto da una persona a cui è legato,
deve decidere come superare la situazione di conflitto, se
perdonare o meno la persona. Il perdono fa bene alla salute.»
Dip. di Medicina di Laboratorio e Diagnostica Molecolare
dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa, che ha condotto,
uno studio chiamato “The Moral Brain”.
«Si sa per certo che gli scatti d’ira aumentano le aritmie, gli
attacchi cardiaci e la pressione sanguigna.»
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Los Angeles Times, Dott. Douglas Russell, cardiologo e artefice
nel 2003 del Corso del Perdono, con il quale ha dimostrato il
miglioramento nei soggetti partecipanti delle funzionalità
coronariche dopo solo 10 ore di partecipazione allo stesso.
«Il rancore, la ruminazione mentale è uno degli aspetti chiave
in questo tipo di disturbi.»
Dott. Stefano Pallanti, neuropsichiatria e direttore dell’Istituto di
Neuroscienze dell’Università di Firenze.
«Perdonare permette di superare una situazione di stallo che, se
protratta, porterebbe altrimenti ad un’alterazione
dell’omeostasi biochimica e psicologica dell’individuo.»
Dott. Emiliano Ricciardi
Conclusione
Se sei arrivato/a fin qua nella lettura di questa pagina hai
compreso che il perdono è uno dei più bei regali che ci si possa
concedere.
Il perdono dunque ha un profondo significato e beneficio,
non solo dal punto di vista etico, ma anche nel migliorare il
proprio stato di salute, le proprie relazioni e i risultati nella
propria vita.
Perdonare implica dunque:
– debellare la negatività stagnante nella propria vita;
– togliere i “pesi” dal cuore, per rasserenarci;
– godere di quella “grazia” quotidiana che ci fa usare al
meglio e con più lucidità le nostre abilità e propensioni.
Ciononostante sono molte le persone che non si permettono
il perdono, preferendo continuare a vivere con delle emozioni di
rabbia, odio, rancore verso una qualche situazione, cosa o
persona.
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Conducono, pertanto, la loro esistenza inconsapevoli di aver
scelto di vivere in prima persona con queste emozioni negative;
di averle dunque innalzate a compagno di vita più fedele, 24 ore
su 24, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
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Ipnosi e normativa
Poiché l’ipnosi, come finora descritto, spazia in diversi
campi, regna molta confusione riguardo alla figura
dell’ipnotista, che a tutti gli effetti è un libero professionista.
Per poter professare non è di per sé richiesto un diploma o
una laurea in ipnosi; così come non è laureato in “Ipnologia”
Jucas Casella o altri suoi colleghi.
Lo stesso C. L. Hull, psichiatra statunitense che insegnò
l'ipnosi a Milton Erickson sosteneva ciò quando affermava:
«L’ipnosi pone il ricercatore di fronte ad innumerevoli
difficoltà. È molto più facile provocare fenomeni ipnotici ed
ottenere successi terapeutici sorprendenti che stabilire le leggi
esatte che regolano il processo ipnotico.»
La normativa italiana vigente in materia risale al 1930, in
cui molto poco si sapeva riguardo all’ipnosi. Essa permette la
pratica dell’ipnosi a condizione che:
– ci sia il consenso;
– non ci sia un pericolo grave per l'incolumità della
persona;
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– se è svolta a fini terapeutici, sia un medico a praticarla.
Il vigente codice penale redatto quasi un secolo addietro e
basato sulle conoscenze di allora, menziona l'ipnosi in due
articoli riducendola erroneamente ed esclusivamente ad una
pericolosa pratica di plagio psicologico della persona4:
“Chiunque mediante suggestione ipnotica o in veglia, sostanze
alcooliche o stupefacenti o con qualsiasi altro mezzo, pone una
persona, senza il di lei assenso, in stato d'incapacità d'intendere
o volere… è punito con…”
“Chiunque ponga taluno, col suo consenso, in stato di narcosi
od ipnotismo ovvero esegua sul medesimo un trattamento che ne
sopprima la coscienza o la volontà è punito, se dal fatto deriva
pericolo per l'incolumità della persona…”
Quanto citato dal codice penale è di fatto inapplicabile
all’ipnosi in quanto, come si evince da tutta la letteratura
scientifica seguita alla sua redazione, con essa non è possibile
rendere incapace di intendere e di volere la persona, né far
commettere un reato o sopprimerne la sua coscienza o la
volontà.
La regressione ipnotica alle vite precedenti è nella sostanza
un antico metodo per migliorare la conoscenza di sé stessi che
non rientra nelle attività mediche, ma può essere considerata,
come detto in precedenza, una disciplina olistica.
L’operatore dunque che, mediante l’ipnosi, guida la persone
alla regressione alle vite precedenti, è un libero professionista
che svolge un’attività di promozione al naturale processo di
trasformazione e crescita della coscienza di Sé.
Egli svolge la sua attività, come consulente di crescita
personale, libero professionista intellettuale, ai sensi della
L.4/13, direttiva del Parlamento europeo del 2004 e degli art.
2.222 e seguenti del C.C.
Come ben chiarito da una recente sentenza della Cassazione
«…la PNL quanto l’ipnosi non costituiscono necessariamente
4 art. 613 e art. 728 C.P.
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forme di psicoterapia, ma divengono tali se impiegate
nell'ambito di un processo psicoterapeutico, con conseguente
necessità che chi intende avvalersene sia a ciò legittimato, per
aver conseguito i titoli abilitanti ed essere iscritto nei relativi
albi professionali.» 5
Il medico laureato e iscritto all’albo a sua volta può usare
l’ipnosi per finalità terapeutiche inerenti alla attività per cui è
abilitato (es. anestesia, psichiatria, ecc).
L’esercizio dell’ipnosi invece in ambito psicoterapeutico
richiede oltre che la laurea in psicologia o in medicina e
chirurgia6, anche “la formazione mediante corsi di
specializzazione almeno quadriennali che prevedano una
specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il
conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e
chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno
quadriennali che prevedano adeguata formazione e
addestramento in psicoterapia7”.
Conclusione
L’ipnotista che guida la persona in una regressione alle vite
precedenti non pratica l’ipnosi per finalità cliniche, diagnostiche
o terapeutiche ma per fini di crescita personale e spirituale,
utilizzando la trance solo come induzione e non come terapia.
Ciò permette di svolgere un’opera di promozione al naturale
processo di consapevolezza, trasformazione ed evoluzione della
coscienza di coloro che consapevolmente scelgono di fare delle
sedute di ipnosi regressiva alle vite precedenti.
5 Sentenza 3784/19- 6° sez. penale. 6 Art. 3 della legge n. 56 del 18 febbraio 1989.. 7 Attivati ai sensi del D.P.R. n. 162 del 10 marzo 1982.
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