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Dispense di approfondimento prima lezione di archeologia della Sardegna romana (2 marzo 2010)

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Page 1: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

Archeologia della Sardegna Romana

Lezione 2 marzo 2010

Dispense di approfondimento

SULLA LUPA CAPITOLINA E LA SARDEGNA (presentazione lez 1, diapo da 18 a

23)

Dalla tesi di dottorato “Le valenze del lupo nel mondo romano: periodo arcaico ed età

repubblicana”, cap. IV, materiali figurati significativi, di Nadia Canu, AA 2004-2005

2.La lupa Capitolina

2.4.1.Da Alghero, località Calabona (SS), a Roma Particolare interesse riveste il dato della provenienza del rame utilizzato per la

realizzazione della statua dal contesto di Calabona. La località prende il nome da una

piccola insenatura e dall’omonimo rio, nell’immediata periferia meridionale della

cittadina di Alghero, in provincia di Sassari, sulla strada provinciale 105 che conduce a

Bosa1, caratterizzata da speroni rocciosi molto scoscesi.

In questa zona, all’inizio del secolo scorso, fu avviata dalla società di Monteponi

un’intensa attività estrattiva, articolata in diversi cantieri2, mentre non sono mai state

effettivamente messe in luce tracce di una coltivazione in età antica.

Dal punto di vista archeologico, non si ha notizia di reperti ne tantomeno insediamenti

databili tra la fine del VI e l’inizio del V secolo3.

Questo dato deve essere iscritto nell’ambito della tematica relativa ai rapporti tra

l’Etruria e la Sardegna centro-settentrionale, in particolare allo sfruttamento delle

risorse minerarie4. Secondo la logica, è più probabile che questo avvenisse da una zona

priva di particolari risorse minerarie piuttosto che il contrario; combinando questa

ipotesi con il dato archeometrico, che restringe il centro di produzione alle aree

adiacenti al Tevere, i centri di produzione più probabili potrebbero essere la stessa

Roma, Veio, meno probabilmente Fidenae, Falerii5 e Volsinii, città dalla quale, nella

conquista del 264, si portarono via immense ricchezze tra cui più di duemila statue6. In

effetti lungo la valle tiberina non sono dislocate risorse minerarie di notevole entità.

Questi dati possono essere confrontati con le notizie di Polibio sul primo trattato tra

Roma e Cartagine, che sicuramente ricalca precedenti trattati stipulati con le città

dell’Etruria meridionale e che cronologicamente viene fatto coincidere con l’inizio

della repubblica7. Com’è noto, in questo trattato la Sardegna viene considerata come

territorio punico, in seguito alle vittorie riportate da Asdrubale e Amilcare: le

restrizioni al commercio che vi sono indicate (le transazioni commerciali potevano

avvenire esclusivamente al cospetto di un funzionario punico), sembrano implicare che

1 Sez. IGM, 478, I, Alghero, coordinate 442000; 4488000 (proiezione UTM, datum ED 50). 2 DE MICHELE 1974, pp.178-180.

3 Non risultano notizie in bibliografia. Anche la ricerca mirata, effettuata presso l’archivio della

Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro grazie all’interessamento della

dr.ssa Daniela Rovina, non ha prodotto risultati apprezzabili. Le prove archeologiche dello sfruttamento

minerario in età antica andrebbero pertanto ricercate mediante ricognizione sul campo. 4 Sull’argomento ZIFFERERO 2002, pp.201-208.

5 In territorio falisco si trovava il santuario del Soratte, che presenta forti collegamenti col lupo. Vedi Cap.

VII, 4.1. 6 Plin. N.H. XXXIV, 16, 34.

7 Ultima analisi del trattato in MASTINO 2005, pp.45 e 63.

Page 2: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

nel periodo precedente mercanti e/o emissari romani trafficavano (troppo) liberamente

nella zona rivendicata da Cartagine. L’indebolimento dei rapporti con la Sardegna è

testimoniato anche dalla cessazione delle importazioni nei centri dell’isola di

vasellame etrusco da mensa e da toeletta, databile appunto alla fine del VI secolo.

Infatti questo tipo di vasellame, prima diffuso capillarmente, viene di colpo sostituito

dalle ceramiche attiche.

In conclusione sembra più probabile che l’approvvigionamento di metallo proveniente

da Calabona e diretto verso la valle tiberina per la lavorazione fosse avvenuto in età

precedente al trattato, quando ancora Cartagine non deteneva il controllo dell’isola e

per esteso delle risorse minerarie8.

8 Ringrazio sia Piero Bartoloni che Carlo Tronchetti, che hanno discusso con me di questa problematica,

contribuendo alla chiarificazione del quadro storico e archeologico.

Page 3: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

SULLA PRIMA COLONIZZAZIONE ROMANA IN SARDEGNA (FERONIA)

(presentazione lez 1, diapo da 36 a 49)

Dalla tesi di diploma triennale “Riflessioni sulla figura di Camillo attraverso l’analisi

della documentazione archeologica”, cap. VI, Roma dopo l’incendio gallico, di Nadia

Canu AA 1999-2000

5- La colonizzazione in Sardegna. Nello stesso clima si inserisce il contemporaneo impianto di una colonia in Sardegna

1.

Questo episodio è riportato da fonti greche, che riferiscono dei tentativi dei Rhomaioi di

installarsi in Corsica e Sardegna nei decenni iniziali del IV secolo.

Teofrasto2, che scrive alla fine del IV secolo, riferisce il fatto come accaduto in passato

e parla di 25 navi romane inviate in Corsica per un’apoikia, ma la fondazione della

colonia sarebbe fallita per la natura selvaggia dei luoghi.

Diodoro3 registra l’invio di 500 coloni romani in Sardegna, datato all’anno 378-377,

corrispondente al 386 nella cronologia liviana, lo stesso anno della condanna di Manlio

Capitolino. Nel resoconto di Diodoro, per il 387, l’anno precedente dell’invio dei 500

coloni in Sardegna, è registrato un momento molto difficile per Cartagine: infatti oltre

alla guerra contro Siracusa, la città africana fu colpita da una grave pestilenza e in più si

verificò una ribellione in Sardegna4. E’ stato notato come i due eventi siano presentati

da Diodoro strettamente collegati tra loro e, vista la rivolta e le difficoltà dei

Cartaginesi, è possibile che la potenza romana abbia cercato di attestarsi nell’isola

proprio sfruttando tale momento critico per gli africani5.

Tra gli storici moderni, il fatto è stato negato da De Sanctis6, che attribuisce ad epoca

posteriore l’ingresso di Roma sul mare. Più recentemente si è mostrato in disaccordo

Didu7 che, basandosi sulla situazione della documentazione archeologica nella Sardegna

nord-orientale, ritiene incompatibile una presenza punica, seppur episodica, con uno

stanziamento coloniale romano. Effettivamente Barreca8 riscontra in quest’area tracce di

presenza punica e di frequentazione commerciale, precisamente a Olbia e presso i

nuraghi Nuragheddu e Mannu di Dorgali, ma questi si trovano rispettivamente ben 38

km a nord e 38 km a sud dalla località in cui si pensa sia stata fondata la città, cioè

presso Posada, per cui è possibile che i diversi insediamenti coesistessero, vista la

notevole distanza9.

Tra gli storici che invece accettano la fondazione coloniale romana, Sordi10

vede la

colonizzazione sarda in funzione anti siracusana, Momigliano11

in funzione anti

cartaginese.

1 Torelli in Gli etruschi e Roma, pp. 72-82.

2 Teof., Hist. Plant. V, 8, 2.

3 Diod., XV, 27, 4.

4 Diod., XV, 24, 2. 5 D’ORIANO 1985, p.239, nota 42.

6 DE SANCTIS II, p.442 nota 93.

7 DIDU 1972, p.310.

8 BARRECA 1967, pp.103 sgg. 9 D’ORIANO 1985, p.238.

10 SORDI 1960, p.92.

Page 4: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

Se anche si pensa ad una fondazione formale, il silenzio delle fonti latine sulla colonia,

deve far pensare che essa abbia avuto carattere effimero e non abbia lasciato tracce

molto vistose12

. Ciò risponde anche alla situazione storica: con il secondo trattato

stipulato con Cartagine infatti, i divieti di fondare città e di commerciare in Sardegna

che Cartagine impose a Roma, presuppongono che da quel momento in poi

un’eventuale base romana sull’isola non potesse più avere un ruolo politico e

commerciale rilevante13

.

L’episodio si inscrive comunque nel periodo di conflitti sociali seguiti all’incendio

gallico, quando Roma aveva ottenuto il dominio sul territorio veiente e quindi, in

qualche modo si trova a sostituire Veio nei rapporti con gli etruschi e nel controllo sul

Tevere14

, e il tentativo di colonizzazione in Sardegna è in primo luogo il frutto

dell’alleanza con i Ceriti, stanziati stabilmente in Corsica e alleati di Cartagine (quindi

con molti interessi nel Tirreno), di cui Camillo era il principale fautore15

, e ha come

scopo sia di alleviare le forti tensioni sociali, sia di favorire un’espansione di natura

emporica a matrice plebea16

: infatti la città fondata in Sardegna era chiamata Feronia17

,

proprio come la divinità venerata dalle liberte in opposizione a Giunone Regina durante

la seconda guerra punica18

, richiamando quindi un conflitto di classe19

cui si cercò una

risposta, seppur episodica, con la colonia di Feronia, e in modo analogo anche con

quella di Satricum, che testimoniano come la plebe romana fosse interessata a terra e

emporìa20

, malgrado poi la colonia di Satricum prosperasse e quella in Sardegna invece

no.

Le valenze espresse dal culto di Feronia21

non riguardano solo il carattere “sociale” di

dea delle liberte. Essa è anche una divinità legata all’asylìa: infatti nel santuario di

Terracina, una delle principali filiali del Locus Feroniae 22

, il bosco sacro presso

Capena, si praticava l’affrancamento degli schiavi23

. Per questo motivo è stato proposto

di riconoscere nella colonia anche un rifugio per i ribelli sardi nei confronti dei

Cartaginesi, postulando così anche una caratterizzazione militare dello stanziamento,

perlomeno in senso difensivo24

. Feronia è inoltre una dea agrorum sive inferorum 25

, e

la prima valenza può essere relazionata al fatto che la colonia sorse in una delle poche

zone costiere pianeggianti della Sardegna nord-orientale26

, visto che la plebe romana era

interessata sia alla terra che all’emporìa 27

.

11

In St. Doc. Hist Hir 11 1936. 12

Torelli in Gli etruschi e Roma, p.73, 76. 13

D’ORIANO 1985, p.241. 14 COLONNA 1986, p.96. 15

Vedi Cap. IX, par. 4.2 pp.143-149. 16

Torelli in Gli etruschi e Roma, pp.79-81. 17

Ptolem., III, 3, 4. 18 Liv., XXII, 1, 18. 19

Torelli in Gli etruschi e Roma, p.79. 20

ib. p.81. 21

Sul culto di Feronia TORELLI 1981, p.173. 22 Luogo di incontro di Veienti, Capenati, Falisci e Latini già dall’epoca di Tullo Ostilio. Liv., I, 30, 5;

Don. Hal. III, 32, 1. 23

Serv., Ad Aen. VII, 564. 24

D’ORIANO 1985, p.239. 25 Torelli in Gli etruschi e Roma, p.88. 26

D’ORIANO 1985, p.240. 27

Torelli in Gli etuschi e Roma, p.81.

Page 5: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

La presenza romana in Sardegna in questo periodo può trovare conferma indiretta nel

trattato tra Roma e Cartagine del 348, che esclude molto più categoricamente del primo

la presenza di mercatores romani in Sardegna, segno che c’era una maggiore pressione

dei romani nell’isola28

anche se alcuni ritengono che si tratti solamente di una

“affermazione di principio”29

.

A questo punto è opportuno sondare le prove archeologiche riguardanti l’esistenza della

colonia. Nel 1923 è stata rinvenuta presso Posada, in località sconosciuta, una statuetta

bronzea (alta circa 30 cm, quindi di dimensioni doppie rispetto ai “normali” bronzetti

votivi sardi) di un Eracle di tipo italico la cui cronologia è stata stabilita da Colonna30

alla metà del V secolo, ma che per Torelli si deve abbassare alla fine del V- inizi del IV

secolo31

; tale abbassamento di cronologia è stato accettato dallo stesso Colonna32

. Il

rinvenimento, secondo Torelli33

, sarebbe da collegare alla fondazione presso Posada di

un insediamento romano-etrusco, avvenuta nella prima metà del IV secolo. La presenza

di una statua di Ercole è in perfetta sintonia con il culto di Feronia; in particolar modo

l’Eracle venerato a Roma all’ara Maxima presenta, così come Feronia, legami sia con

l’asylìa sia con l’emporìa 34

. Vista la fattura campana del pezzo, secondo alcuni35

la

dedica della statuetta potrebbe essere stata effettuata proprio da mercenari campani,

assoldati dai Cartaginesi al fine di sedare l’agitazione in Sardegna relativa al 387.

Questo rinvenimento è certo il più eclatante, nonostante la sua attribuzione incerta, a

coloni romani o a mercenari campani. Esistono però altre testimonianze che sembrano

indicare l’esistenza di una presenza romana nella zona di Posada: in una ricognizione

effettuata dallo stesso Torelli e da Lilliu nel territorio di Posada, sono stati trovati dei

blocchi squadrati in calcare di origine non locale. In seguito si sono aggiunti altri

rinvenimenti36

, pertinenti a materiale ceramico:

1) Frammento di parete di cratere italiota (apulo) a figure rosse37

, rinvenuto in una

grotta situata alle pendici nord-orientali del Monte Albo, presso Posada (vedi

fig.9).

Il frammento è stato riconosciuto in base alla decorazione come un’opera del Pittore

dell’Ipogeo Varrese, databile pertanto attorno alla metà del IV secolo; l’importanza del

pezzo ne presuppone la pertinenza all’attività commerciale di un centro urbano

probabilmente non punico, vista l’assenza di questi materiali nei contesti punici sardi; il

suo rinvenimento in una grotta può essere riferito o ad un culto ctonio (una delle

caratteristiche ricordate per quello di Feronia) oppure ad un uso funerario, generalmente

riconosciuto per le raffigurazioni della ceramica apula. Il pezzo sembra essere molto

importante per una presenza romana, in quanto lo stesso genere di frammenti,

ugualmente datati alla metà del IV secolo, sono stati trovati negli strati più profondi

della colonia di Ostia38

.

28 Torelli in Gli etruschi e Roma, p.81. 29

DIDU 1972, p.320. 30

COLONNA 1970, pp.126-127. 31

Torelli in Gli etruschi e Roma, p.76. 32 Colonna in Gli etruschi e Roma, p.85. 33

Torelli in Gli etruschi e Roma, p.76. 34

TORELLI 1981, p.173; D’ORIANO 1985 p.240. 35

COLONNA 1970, p.127; MASTINO 1994, pp.52-53. 36 Pubblicati in D’ORIANO 1985. 37

D’ORIANO 1985, pp. 229-238, fig.2.1 a p.232, fig.3 a p.233 e fig.4 a p.234. 38

ib. p.236, nota 27.

Page 6: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

La presenza di tali materiali, assenti invece nei contesti punici, indica una differenza

negli usi funerari, o comunque rivela una diversa committenza, non appartenente

all’ambito punico, e si inquadra perfettamente nel contesto “italico” rivelato dalla

statuetta di Eracle.

2) Frammenti di piattelli “Genucilia”, provenienti da Olbia39

tra i quali:

a) frammento di orlo e vasca40

, databile alla seconda metà del IV secolo,

riconducibile a produzione ceretana (vedi fig.10);

b) frammento di orlo41

, databile alla seconda metà del IV secolo (vedi fig.11).

Questi due ultimi frammenti fanno parte dei materiali di produzione laziale e dei

numerosi frammenti di coppe dell’atélier des petites estampilles rinvenuti nell’area

urbana di Olbia42

. Essi testimoniano la presenza perlomeno commerciale di Roma e

Caere nella Sardegna nord-orientale, che basandosi sulle datazioni dei materiali sopra

esposti, permane anche dopo l’estromissione di Feronia da attività autonome nei

confronti di Cartagine, causata dal trattato del 348. La presenza dei piattelli “Genucilia”

è importante perché si tratta di una produzione connessa proprio con il Locus Feroniae e

con i liberti43

, in quanto si trovano tali piattelli dedicati da persone liberate di recente44

.

L’ultimo indizio che sembra confermare l’esistenza di un centro urbano antico nel tratto

di costa relativo a Posada, è la presenza, su alcune carte geografiche del XVI-XVII

secolo, di una città chiamata “Obia” o “Olbia Dirutta”, spesso accompagnata dal

simbolo di rovine45

, costantemente ubicata nel tratto di costa a sud di Olbia. Forse i

cartografi, imbattutisi in rovine di tale consistenza da far pensare ad un’area urbana, la

riferirono a Olbia antica, nell’ignoranza che quest’ultima si celasse invece sotto il nome

di Terranova46

. E’ possibile che tali rovine fossero proprio pertinenti all’antico impianto

di Feronia.

Tutte queste tracce sembrano fornire conferma della presenza romana in Sardegna nei

primi decenni del IV secolo, e la stessa scarsità dei documenti è la prova che

l’occupazione ebbe carattere episodico, ma comunque effimero, forse legato ad attività

di natura piratica47

e finalizzata a guadagnare una base nelle vie commerciali del

Tirreno. Del resto l’entrata di Roma sulla scena internazionale era stata sancita già un

decennio prima della dedica del cratere aureo a Delfi48

, dove già esistevano i thesauroi

di Caere e Spina49

, il che è ancora conferma che furono gli stretti legami con gli

etruschi, in particolar modo i Ceriti, a fungere da catalizzatore per queste imprese. Tutti

gli indizi confermano la notizia pervenutaci da Diodoro sulla colonizzazione in

Sardegna e puntano alla sua identificazione con la Feronia tolemaica, che deve essere

ancora ben localizzata nella piana di Posada attraverso capillari ricognizioni.

39 ib. pp.242-244. 40

ib. fig.2.3 a p.232 e fig.5 a p.235. 41

ib. fig.2.2 a p.232 e fig.6 a p.237. 42

ib. p.238, nota 38. 43 CRISTOFANI-PROIETTI 1980; D’ORIANO 1985, p.243. 44

CRISTOFANI-PROIETTI 1980, p.71. 45

D’ORIANO 1985, p.243, note 58-60. 46

ib. 47 Torelli in Gli etruschi e Roma, pp.75-76. 48

Vedi Cap. II, par. 3.3 pp.29-30. 49

COLONNA 1986, p.96.

Page 7: Dispense Lez1, Lupa Capitolina e Sardegna, Feronia

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

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DE MICHELE 1974 = V. DE MICHELE, Guida mineralogica d’Italia, vol.2, Novara,

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DE SANCTIS II = G. DE SANCTIS, Storia dei romani II, Firenze, rist. 1970

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tirrenica: alcune osservazioni sui rapporti tra Etruria e Sardegna, in Etruria e

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Convegno di Studi Etruschi e Italici, Sassari, Alghero, Oristano, Torralba, 13-17

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