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DOSSIER GOBBIA Analisi e riqualificazione bacino fluviale ver. 01 febbraio 2014 1 DOSSIER TORRENTE GOBBIA Analisi e riqualificazione bacino fluviale

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DOSSIER TORRENTE GOBBIA

Analisi e riqualificazione bacino fluviale

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INDICE

1 - Quadro conosciuto del bacino del torrente Gobbia

- Valgobbia

- Il Gobbia

- Il sistema insediativo

- Le criticità idro qualitative fiume Mella

- Inquinamento delle acque del torrente Gobbia

2 - Monitoraggio in continuo del torrente Gobbia - Monitoraggio in Continuo dei Corpi Idrici Superficiali (MCCIS).

- Relazione ARPA monitoraggio Gobbia.

- Stampa e comunicazione

3 - Bunker Cesio 137 Lumezzane - Stampa e comunicazione

-

4 – Stoccaggio Cesio 137 Sarezzo - Stampa e comunicazione

5 - Mortalità e prevalenza delle patologie cardiovascolari e respiratorie del comune di Lumezzane

- Richiesta dei dati al sindaco e all’asl Brescia

- Dati asl di Brescia

- Stampa e comunicazione

6 - Iniziative sul territorio - Autofinanziamento per pulizia Gobbia

- I colori del Gobbia – sensibilizzazione e pulizia del torrente 2011

- I colori del Gobbia – sensibilizzazione e pulizia del torrente 2012

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1 - QUADRO CONOSCIUTO DEL BACINO DEL TORRENTE GOBBIA

1.1 - VALGOBBIA

La Valgobbia o Valle di Lumezzane è situata a lato della Val Trompia. Prende il suo nome dall'omonimo torrente che l'ha generata; corso d'acqua che, nascendo nei pressi del Passo del Cavallo, l'attraversa da est ad ovest e ha permesso negli anni (già in epoca romana), grazie al suo flusso, lo sviluppo delle attività della lavorazione dei metalli nella città di Lumezzane.

1.2 - IL GOBBIA

Si tratta di un grande corpo idrico tributario sinistro del Fiume Mella che scende lungo la valle omonima scorrendo in senso ENE-WSW fino al tratto finale (N-S) prima della confluenza con il Mella. In esso recapitano 10 aste di gerarchia minore, appartenenti al territorio comunale di Sarezzo e di Lumezzane. Sulla base dello studio ideologico ed idraulico del bacino dell’alto fiume Mella e dei torrenti Redocla, Gombiera e Faidana a cura del comune di Sarezzo si segnala la presenza di aree esondabili in sponda idrografica destra inglobanti la gran parte dell’area industriale.

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1.3 IL SISTEMA INSEDIATIVO

Un primo quadro della realtà attuale del sistema insediativo del territorio considerato è sintetizzato nella definizione che viene proposta per le Valli bresciane dal Piano del Paesaggio Lombardo: “già anticamente designate come aree produttive paleoindustriali, grazie ai giacimenti ferrosi e alla ricchezza di acque e di legname, si propongono oggi come proiezioni digitiformi del sistema urbano bresciano. L’urbanizzazione con vasti comparti industriali, occupa per intero il fondovalle entrando per lunga tratta nell’ambito prealpino Nel caso di Lumezzane, poi, l’articolazione degli insediamenti si protende sull’intero versante montuoso dando vita a un singolare contesto urbano”, dove i preesistenti nuclei “un tempo sparsi sulle pendici, sono stato saldati da un insieme residenziale - produttivo - terziario caotico e indifferenziato privo di qualunque gerarchia funzionale” che ha cancellato la vecchia trama insediativa senza dar luogo alla formazione di un nuovo centro”.

Anche “i segni impressi nel paesaggio dall’antica organizzazione agraria sono stati pressoché cancellati”dalla valle; non solamente dai violenti processi di urbanizzazione, ma anche dal degrado derivante dall’abbandono dell’agricoltura e dall’accentuarsi della crisi della montagna e dallo spopolamento delle sedi più elevate solo in parte compensato dall’emergere di iniziative per la valorizzazione turistica delle risorse ambientali, dove, in alcune parti, la diffusione di un’edilizia sparsa di “seconde case” ha in parte stravolto l’originaria struttura dell’abitato, come ad esempio a Bovegno, un tempo organizzato intorno ai due nuclei di Piano e di Castello.

Più consistenti e di più facile lettura sono i segni lasciati dalle attività paleoindustriali: le miniere, i resti di fucine e di forni fusori disseminati presso i corsi d’acqua (di cui alcuni come a Taverne di matrice quattrocentesca), le derivazioni fluviali, le calchiere di Sarezzo e Ponte Crotti. Un grande patrimonio di archeologia industriale che costituisce un vero e proprio “sistema di paesaggio”, reso oggi riconoscibile e parzialmente fruibile dall’itinerario della “Via del Ferro e delle miniere in Valtrompia”,il più caratterizzante tra quelli individuati dal Sistema museale della Valle. Gli studi disponibili descrivono la Valtrompia come un’area geografica storicamente ben delineata,i cui graduali mutamenti interni sono stati caratterizzati da ritmi assai lenti e da una persistente e duratura autonomia politica e istituzionale: “è noto come le tre valli bresciane Camonica,Trompia e Sabbia, venivano considerate dal Dominio veneto ‘terre separate’...Questa constatazione attestava ovviamente non soltanto una particolare attenzione giuridicamente riconosciuta, ma anche un processo storico che, nel lungo fluire dei secoli, aveva mantenuto significato formale e sostanza reale. In questo senso si può parlare di area storica in quanto ci troviamo di fronte a una configurazione fisica del territorio (fenomeno tipico delle vallate alpine e appenniniche) che ha certamente favorito lo sviluppo di insediamenti abitativi legati tra loro da rapporti economici, politici, militari, sociali e religiosi che hanno costituito il naturale tessuto su cui la valle ha costruito le sue forme di autonomia. Le ragioni insediative primarie e l’autonomia della Val Trompia sono dunque principalmente legate alla contemporanea presenza di materie prime e di fonti energetiche: i giacimenti minerari, i boschi e il fiume Mella con i suoi affluenti. Uno straordinario sistema di elementi su cui si è costruita fin da epoca remota la sua peculiare identità in rapporto a due condizioni particolari: - gli intensi e persistenti legami economici e culturali con Brescia, e con le altri valli bresciane, in particolare con la Valcamonica e la Val Sabbia, a sua volta testata-luogo di passaggio tra il Nord Europa e la pianura padana;

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La forte complementarità tra i ruoli e i caratteri ben distinti dell’Alta, Media e Bassa Valle, basata non solo sul ciclo produttivo del ferro ma anche sulla “convivenza fra agricoltura e industria” che per un tempo lunghissimo ha sostenuto “l’equilibrio insediativo e il suo mirabile paesaggio”, legando fortemente la valle alla pianura e alla montagna. Condizioni che appaiono oggi profondamente mutate a seguito del rapido processo di trasformazione compiutosi nella seconda metà del secolo scorso: da un lato, verso un sempre maggiore consolidamento della conurbazione della media e bassa valle che attrae anche le valli laterali annullandone le differenze in un processo di forte semplificazione dei caratteri identitari; dall’altro, verso l’originarsi e il progressivo consolidarsi di una sempre più marcata dicotomia tra l’Alta Valle e le restanti parti con la perdita delle loro storiche relazioni di interdipendenza e una loro conseguente sempre più netta separazione. Questo processo è fortemente legato ai cambiamenti di scala dell’area urbana di Brescia che tende parallelamente ad assumere una forte caratterizzazione metropolitana : se la Media e la Bassa Valle si presentano sempre più come aree dense di espansione della citt{, l’Alta Valle tende a identificarsi come il “giardino dei bresciani” che si va sempre più costellando di seconde case. In questo processo di omologazione il ruolo paesistico - ambientale del fiume, e più in generale delle acque, fin dalle origini uno dei protagonisti fondamentali dell’intero sistema territoriale, nella media e bassa valle è stato completamente negato dallo sviluppo insediativo dell’ultimo cinquantennio, con le note gravi conseguenze sulle condizioni di criticità, e la loro stessa memoria quasi del tutto cancellata.

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Solo negli ultimi tempi la consapevolezza della gravità di tale perdita si è maggiormente diffusa a partire soprattutto da contributi di tipo prevalentemente storico-culturale come quello dedicato nel 2002 alla riscoperta del fiume Garza: “Oggi, nella memoria e nella quotidianità della vita urbana, il fiume Garza è un elemento non noto, da tanto tempo eliminato sia dalla città storica, che comunque conserva tracce del suo antico corso nella forma di alcune strade e nella presenza di manufatti architettonici, sia dal suo contesto territoriale, dalla vallata a nord fino alla campagna. Il rapporto tra questi luoghi e il Garza è oggi da considerare come fatto secondario, mal vissuto, quasi che il fiume fosse altro dal paesaggio, elemento da nascondere, combinato o fortemente arginato tale da renderlo illeggibile alla percezione, separato dagli edifici con cui ancora confina da muri altissimi o argini in cemento oltrepassato da viadotti, percorsi ferroviari ed automobilistici indifferente alla sua presenza. Nella parte a nord è stato deviato più volte, suddiviso in più rami ed inglobato all’interno di cartiere e ferriere o quello del 2004 dedicato ai canali industriali di Gardone Val Trompia: “I canali industriali a Gardone sono ormai da lungo tempo una presenza marginale. Mantengono ancora un certo richiamo visivo nella frazione d’Inzino, mentre nella zona centrale del territorio comunale l’unico canale rimasto s’inabissa per chissà dove e non interessa più il distratto cittadino in genere motorizzato, del duemila. Passa imprigionato in tubi d’acciaio e di resina, scivola silenzioso sotto l’asfalto e si rituffa anonimo nelle acque di origine dell’inquinato Mella, il fiume che il paese ha dimenticato. Eppure sicuramente dal Medioevo al secondo dopoguerra, i canali artificiali sono stati il motore dell’economia gardonese e quindi delle possibilità di vita di questa popolazione. Il controllo delle acque è stato insieme al rifornimento delle ferrarezze, il cardine del potere in questa zona; eppure appena queste risorse localmente sono risultate insufficienti e sono quindi arrivate da lontane, la gente del posto ha perso di vista il loro valore. Così le miniere i ferro e i canali d’acqua sono scomparsi prima dal vissuto e poi dalla cultura locale. O, infine quello dedicato molto recentemente, 2006, al fiume Mella : “E’ difficile ricostruire le trame naturali di un percorso fluviale che si snoda quasi completamente in un paesaggio intensamente urbanizzato, causa ed effetto ad un tempo delle alterazioni morfologiche e biologiche. La copertura vegetazionale delle sponde d’alta e bassa valle e, ancora più fortemente di pianura, è ridotta in ambienti ‘frammentati e discontinui, l’artificializzazione di alcuni importanti tratti del fiume ha alterato l’ecosistema fluviale. Tale consapevolezza ha portato recentemente, oltre alla firma del Protocollo d’Intesa, ad alcune significative iniziative progettuali e pianificatorie come ad esempio la pista ciclopedonale lungo il Mella, la sistemazione di alcune aree verdi a Sarezzo, e la classificazione delle aree spondali nel PGT di Lumezzane come aree ad alta sensibilità paesistica. 1.4 - LE CRITICITÀ IDROQUALITATIVE FIUME MELLA Il presente paragrafo sintetizza le informazioni sullo stato della qualità delle acque del bacino del Mella (per il periodo 2000 – 2004) tratte dalla ricerca ARPA- Regione Lombardia ACQUANET 2004 che rappresenta il riferimento più recente ed autorevole ad oggi disponibile. Parametri di base Da monte a valle si registra un progressivo incremento del valore della conducibilità a cui il torrente Gobbia contribuisce in maniera significativa (434 - 605 μS/cm ); le temperature medie per trimestre si mantengono di norma sotto ai 21°C con relativa costanza nel trimestre,

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con l’eccezione del 2003 caratterizzato da forte siccità; la temperatura del torrente Gobbia si presenta sempre superiore, anche per più di 5 °C nei periodi freddi, a quelle del Mella. La concentrazione idrogenionica presenta valori medi compresi tra 7 e 8 unit{ pH. L’ossigeno presenta valori medi di percentuale di saturazione e di concentrazione abbastanza costanti nei tre anni pur mostrando le ovvie variazioni stagionali; i valori risultano sempre superiori all’80% di saturazione, il torrente Gobbia mostra sempre valori di saturazione prossimi al 100% probabilmente favoriti dalla turbolenza delle acque. L’azoto nitrico e quello totale nel Mella mostrano un rapporto che si avvicina sempre al valore unitario, indicando una regolare ossidazione dell’azoto da parte dei microrganismi aerobi; il Gobbia al contrario mostra un valore basso (0,3) del rapporto indice presumibilmente di reflui non trattati o non sufficientemente depurati. La qualità batteriologica si mantiene bassa per tutto il corso del Mella; nei tre anni considerati in val Trompia i valori di Escherichia coli aumentano da monte a valle; il Gobbia contribuisce notevolmente ad incrementare l’inquinamento microbiologico del Mella. Metalli Le concentrazioni di Rame, Zinco, Piombo e Cromo sono fortemente influenzate dalli afflusso del Gobbia e subiscono una progressiva diluizione lungo l’asta fluviale. Il Ferro mantiene un’elevata concentrazione in tutte le stazioni, evidenziando apporti di origine antropica lungo tutto il corso. La concentrazione del Rame e del Cromo registra un incremento a Villa Carcina, subito dopo l’immissione del Gobbia ove superano i valori limite; per il piombo la concentrazione a Bovegno è contenuta ma si incrementa a Villa Carcina a valle dell’immissione del Gobbia ove supera anch’esso il valore limite. Anche per lo Zinco si evidenzia il medesimo andamento sebbene non si verifichi superamenti del valore limite. Gli indici I.B.E. , L.I.M. e S.E.C.A. rispetto ai valori ottenuti a Bovegno mostrano un peggioramento significativo dopo la confluenza del Gobbia in Mella a Villa Carcina. Andamento dei diversi indici dal 2000 al 2003

Concentrazioni im mg/kgSS dei metalli e loro valore medio

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L’elemento presente in maggiore quantit{ è l’alluminio (valore medio 13.122 μg/gSS) seguito dallo zinco (647,1 μg/gSS) e manganese (555,5 μg/gSS); le loro concentrazioni nei sedimenti mostrano valori medi variabili nelle differenti stazioni. Arsenico, cadmio e piombo al contrario mostrano una certa costanza di concentrazione lungo il corso del fiume; al contrario cromo, rame e nichel mostrano una elevata variabilità in particolare subito a monte e a valle di Brescia. Il mercurio risulta presente in tutte le stazioni con concentrazioni molto variabili. L’indagine evidenzia come il Cr VI, molto solubile, non si accumula nei sedimenti al contrario delle altre forme ioniche che presentano concentrazioni elevate. Il cromo totale presenta valori elevati tra Villa Carcina e Manerbio; il nichel aumenta dopo la confluenza del Gobbia in modo costante fino a Castel Mella ove supera il limite del DM 471/99. Zinco, PCB e Rame esclusa Bovegno per quest’ultimo, presentano tutti valori superiori ai limiti utilizzati; concentrazioni di mercurio di rilievo (considerando la sua tossicità sulle componenti biotiche) si presentano a poco a sud della Città di Brescia; in ogni caso presenta concentrazioni relativamente basse in tutte le stazioni della val Trompia. Cadmio e stagno risultano presenti in tutte le stazioni e presentano valori decisamente elevati a Sarezzo. I pesticidi clorurati presentano sempre concentrazioni inferiori a 0,005 mg/KgSS.

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1.5 INQUINAMENTO DELLE ACQUE DEL TORRENTE GOBBIA I dati a disposizione riguardanti la qualità delle acque superficiali nel territorio di Lumezzane confermano una situazione di forte criticità, con un giudizio complessivo di "pessimo", a seguito dei monitoraggi del triennio 2001-2003. Guardando a una serie temporale più lunga (a partire dai monitoraggi del 1988), emerge come non si tratti di una situazione momentanea, quanto, piuttosto, di una situazione ormai cronica, che non manifesta particolari discontinuità e che è ovvio riportare, visto l'andamento dei macrodescrittori, all'assenza di un sistema di depurazione delle acque reflue. Oltre al carico inquinante di natura organica, si è ritenuto opportuno guardare anche alla contaminazione da metalli, la cui presenza rimanda alle numerose e caratteristiche attività manifatturiere della lavorazione dei metalli. Significativi, a questo proposito, anche i dati dei campionamenti, effettuati nel 2005, dalla Provincia di Brescia e dal Comune di Lumezzane, che hanno riscontrato la presenza di metalli superiore ai limiti normativi in più punti e in più occasioni. La situazione particolarmente complessa del sistema di raccolta delle acque reflue e del reticolo idrico, rende problematica l'individuazione di possibili strategie di intervento per contenere l'impatto sulle acque superficiale derivante dagli scarichi urbani, che potrà essere risolto solo con un unico sistema di calettamento delle acque reflue esterno e indipendente dal reticolo idrico e dal Gobbia. Diversa la situazione indotta dagli scarichi derivanti dalle attività produttive, a cui si ritiene possa essere ricondotta la presenza di inquinanti come i metalli, che non potranno essere accettati nella rete fognaria se non a condizione di un pieno e costante rispetto dei limiti normativi. L'Ufficio Ambiente, sotto la direzione dell'arch. Pedretti e il coordinamento tecnico del geom. Dusi, nel 2005 ha attuato una serie di iniziative per il monitoraggio della qualità delle acque - pubbliche fognature (PF) e corpi idrici superficiali (CIS) - nel territorio lumezzanese. La (cattiva) qualità delle acque è ritenuta la priorità ambientale per l'Amministrazione del Comune di Lumezzane. La situazione di partenza nel 2004 mostrava come sui 23 campioni dei 100 e oltre terminali che affluiscono al Gobbia, che sono stati analizzati dall'Arpa su richiesta della Provincia, 5 risultavano fuori dai limiti per la presenza di metalli come Cromo, Rame, Zinco, Piombo, Alluminio. Per l'anno 2005 si è deciso di attuare un monitoraggio puntuale, facendo campionare ed analizzare il Gobbia, gli scarichi delle aziende a rischio, le aste (i corpi d'acqua secondari che affluiscono nel Gobbia) più inquinate in diversi punti, in modo da risalire gradualmente alle possibili fonti di inquinamento. Nel 2005 si sono quindi effettuate

32 analisi di campioni presi dal Torrente Gobbia, in diversi punti del corso 82 analisi in CIS minori o in PF, di cui: 23 x 2 volte = 46 analisi, sugli stessi terminali analizzati dall'Arpa nel 2004 36 analisi in altri 36 punti, concentrati nelle aste più inquinate (il nr totale di punti di

recapito delle PF nei CIS è 174)

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Inoltre si sono svolte 42 analisi di reflui uscenti da aziende:

2 volte in ogni attività galvanica relative alla presenza Cromo e metalli 2 volte per attività di finitura superficiale metalli relative alla presenza di metalli 1 volta per altre 5/6 attività di servizio potenziali fonti di inquinamento 1. Ad alcune aziende che dichiarano di utilizzare acqua nei processi produttivi con ciclo

chiuso, si sono richiesti i formulari di smaltimento dei rifiuti per verificare l'utilizzo di acqua degli impianti e il corrispondente aumento di rifiuti smaltiti. 2. Insieme al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri sono state effettuati 3 sopralluoghi presso aziende. I passi futuri, legati anche alle disponibilità di bilancio e al probabile passaggio a soggetti diversi della gestione del Servizio Idrico Integrato, sono a nostro parere i seguenti: 1. Continuare l'attività di analisi estendendole alle altre aste finora non monitorate in dettaglio 2. In parallelo a questa analisi di dettaglio, costituire un database del territorio e del reticolo idrico, collegando ogni punto di ispezione alle attività produttive che vi scaricano. 3. Al termine, determinare un campione di punti adeguatamente distribuiti sul territorio, da tenere monitorati con periodicità costante (i dati delle analisi sono stati opportunamente archiviati). 4. Dotarsi di un servizio di guardia attiva, dotato di attrezzature di monitoraggio in continuo, capaci di trasmettere i dati come fa una centralina della qualità dell'aria, in grado di essere spostate con facilità nei vari punti del territorio, offrendo un monitoraggio anche dei momenti più "a rischio" come le giornate di pioggia, le festività, ecc. Il servizio di guardia attiva per il presidio del territorio potrebbe essere istituito anche insieme ad altri Comuni ed enti (Provincia, Comunità Montana..). Una riflessione: le analisi e il monitoraggio non risolveranno mai del tutto il problema dell'inquinamento delle acque. La coscienza del tema ambientale è il vero centro del problema, e questa coscienza va cresciuta e curata nel lungo periodo, più con l'educazione che con la repressione. Compito delle istituzioni, però è quello di istituire un sistema di controllo attivo, efficace, scientifico, come un deterrente per i comportamenti illegali.

(Sito internet comune di Lumezzane)

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2 - MONITORAGGIO IN CONTINUO DEL TORRENTE GOBBIA 2.1 - Monitoraggio in Continuo dei Corpi Idrici Superficiali (MCCIS). Nel novembre 2011 la UO Monitoraggi Ambientali del Dipartimento di Brescia ha avviato nel Comune di Lumezzane la sperimentazione del monitoraggio in continuo del torrente Gobbia e dei suoi immissari più significativi per mezzo di sensori di misura dotati di modulo wireless. Lo scopo del progetto è la realizzazione della vigilanza permanente dei corsi d’acqua indagati, finalizzata ad individuare e ad impedire la reiterazione degli scarichi abusivi ricorrenti, che alterano in modo significativo la qualità delle acque. Il sistema di monitoraggio assemblato consta di quattro linee di campionamento, ciascuna dotata di sonda multi parametrica, per il rilevamento della conducibilità elettrica specifica, della temperatura e del livello dell’acqua e di un apparato di registrazione e trasmissione GSM/GPRS di dati e allarmi. La capacit{ del sistema di rilevare l’avvenuta alterazione dell’acqua e di inviare in tempo reale l’allarme al responsabile del progetto rende possibile un celere intervento in loco di operatori, per inseguire a ritroso nel corpo idrico, per mezzo di un conduttimetro portatile o di test da campo, la coda dell’inquinamento segnalato. Oltre agli allarmi trasmessi in tempo reale, generati in caso di superamento dei valori di offset preimpostati o per malfunzionamenti (es. batteria scarica), le sonde trasmettono con frequenza giornaliera i dati registrati al server centrale per la successiva analisi ed archiviazione. Il progetto è stato creato quale utile integrazione alla sorveglianza manuale periodica condotta nelle stazioni fisse della rete di monitoraggio, rispetto alla quale assicura il vantaggio di poter garantire una vigilanza senza soluzioni di continuità. Nel gennaio 2012 il sistema di monitoraggio in continuo è andato a regime; la sua gestione è garantita da Arpa ed il Comune di Lumezzane assicura la sua piena collaborazione, intervenendo su richiesta di Arpa con i propri operatori dell’Ufficio Ecologia e della Polizia Locale. Dal novembre 2012 prestano il proprio ausilio nel progetto anche le Guardie Ecologiche Volontarie della Comunità Montana di Valle Trompia. Risultati del monitoraggio Dal novembre 2011 al maggio 2013 sono stati eseguiti per il progetto MCCIS n. 160 interventi per complessive 440 ore di attività; 70 interventi sono stati indotti dagli allarmi del sistema e 90 interventi per manutenzioni / sopralluoghi / incontri. L’attivit{ di monitoraggio dell’area nel periodo ha permesso di inviate alla magistratura nove comunicazioni di notizia di reato per smaltimento abusivo di rifiuti, tre delle quali contro ignoti. Complessivamente, nell’arco della settimana i giorni più critici per gli scarichi abusivi sono risultati il venerdì (nel 42% dei casi) ed il sabato (nel 30% dei casi). Nell’arco del giorno sono stati registrati picchi di conducibilità in tutte le fasce orarie e, particolarmente, nelle ore pomeridiane (il 36% nella fascia ore 14‐18 ed il 31% nella fascia 18‐22) e notturne (il 14% nella fascia 22‐02). Dal gennaio 2012 al maggio 2013 sono stati prelevati per le analisi di laboratorio 93 campioni, di cui 81 conoscitivi e 12 ufficiali, eseguiti con le procedure previste per il diritto alla difesa. Gli inquinanti solitamente riscontrati sono risultati i metalli, rame, zinco, ferro, cromo (trivalente ed esavalente), l’alluminio ed i tensioattivi. L’analisi dei campioni ufficiali ha generato 6 comunicazioni di ipotesi di reato all’A.G. con contestazione dello smaltimento abusivo di rifiuti. Dopo circa un anno di monitoraggio la frequenza degli allarmi per picchi di conducibilità è significativamente diminuita.

(fonte – ARPA Lombardia “Stato del le acque superficiali della provincia di Brescia)

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2.2 – Relazione ARPA monitoraggio Gobbia.

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2.4 – STAMPA E COMUNICAZIONE

12 Aprile 2011 Bresciaoggi Marco Benasseni

LUMEZZANE. L'ennesimo sversamento illegale colpisce il torrente Il Gobbia nel mirino: un «sabato di veleni»

I dispositivi di controllo promessi non si vedono e così nei fine settimana qualcuno se ne approfitta. Passano gli anni ma le cattive abitudini restano. I lumezzanesi da decenni lamentano un Gobbia sempre più inquinato e poco controllato; ma gli scarichi illegali non si fermano. L'ultimo episodio segnalato risale a sabato, e Nevio Polotti lo ha documentato con le foto che vediamo qui accanto: l'illecito è stato individuato in località «Cargne», verso la strada per la «Calora». Lo scorso agosto, l'assessore all'Ambiente Andrea Capuzzi aveva ribadito che il Comune aveva stipulato un accordo con l'Arpa per controllare 24 ore su 24 il Gobbia con sensori distribuiti su tutto il corso: «Questo ci aiuterà a risalire a chi commette reati»; aveva spiegato. Dopo otto mesi cosa è cambiato? «Assolutamente nulla - risponde Veronica Cavagna, che abita vicino al torrente -: devo continuare a tenere le finestre chiuse e, la sera dopo le otto e nei fine settimana l'aria è spesso irrespirabile e il corso d'acqua brilla di colori non certo naturali». Per ora, di dispositivi di controllo non se ne vedono.

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Bresciaoggi 28/02/2012 Marco Benasseni

Schiuma nel Gobbia: caccia agli inquinatori

Non bastano le quattro centraline installate dall´Agenzia regionale per l´ambiente per fermare i versamenti illeciti nel Gobbia da parte di inquinatori senza scrupoli, che continuano a scaricare veleni. Ieri mattina l´ennesimo caso è stato segnalato dai residenti di Faidana che hanno riscontrato della schiuma bianca che galleggiava nell´acqua. Purtroppo è un episodio come tanti. Ma la gente non si è affatto rassegnata. «LE CENTRALINE hanno segnalato l´allarme - spiegano dal Comune -: abbiamo fatto alcuni sopralluoghi nelle aziende limitrofe ai pozzetti sospetti, ma purtroppo non abbiamo trovato alcun riscontro». La comunicazione in tempo reale dei dati e l´invio dell´allarme consentono una più facile individuazione delle fonti inquinanti, ma le attività investigative restano complesse. Per placare la rabbia dei cittadini, che denunciano poco interesse da parte degli enti competenti, è giusto sottolineare che ieri, insieme al tecnico comunale, era presente anche il dirigente Arpa Sergio Resola. Nei giorni scorsi le centraline hanno inoltre rilevato metalli pesanti e cromo esavalente, ben più rischiosi dei tensioattivi che causano effetti schiumogeni. Parliamo di sostanze cancerogene. Se i responsabili riescono a sfuggire ai controlli, almeno la vergogna dovrebbe prima o poi convincerli a smetterla.

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Bresciaoggi 02/04/2012 Marco Benasseni

Gobbia, la vigilanza fa acqua

Le schiume e i liquami apparsi nelle scorse settimane nel torrente Gobbia di Lumezzane, e la più recente, massiccia moria di pesci avvenuta nel basso corso del Mella hanno riacceso i riflettori su un problema mai risolto in Valgobbia. Un problema affrontato anche in consiglio comunale. Tutto è partito da un´interpellanza con la quale il consigliere della «Civica per Lumezzane» Dario Lentini ha chiesto un bilancio del nuovo sistema di controllo dell´inquinamento idrico attivato con l´Arpa. Gli ha risposto l´assessore all´Ambiente Andrea Capuzzi, negando un nesso tra le schiume nel Gobbia e la vicenda del Mella (il Gobbia è un affluente): «Come ha detto anche il dirigente dell´Arpa Giulio Sesana - ha commentato l´assessore - il problema sul fiume sarebbe stato causato da un prodotto industriale scaricato tra Concesio e Villa Carcina. Non abbiamo a che fare con l´episodio». Una magra consolazione per la Valgobbia, che deve comunque affrontare il problema degli sversamenti nel torrente. Le risposte? Ricordiamo che il municipio ha avviato insieme all´Arpa un progetto sperimentale unico in Europa per testare le acque: quattro sonde, a pieno regime da circa tre mesi, disposte su alcuni punti del letto registrano 24 ore su 24 i valori di conducibilità, e in caso di variazione allarmano l´Arpa, che poi avvisa l´ufficio Ambiente valgobbino per cercare la fonte dell´inquinamento. Ma visto proprio il recente episodio, i miglioramenti non sembrano entusiasmanti. Tra le difficoltà operative c´è il difficile coordinamento tra Arpa, uffici comunali e polizia locale sulle 24 ore; e anche nei fine settimana e di notte, quando il rischio di scarichi illegali si moltiplica. «Perché non aggiungere dei volontari per aumentare la vigilanza?», chiede l´interpellanza di Lentini. «È già arduo mettere insieme tre enti diversi - ha risposto l´assessore -, e aumentando le persone da mobilitare le difficoltà aumenterebbero». Secondo Capuzzi, comunque, il progetto sta andando bene, e in tre mesi l´Arpa ha effettuato 52 sopralluoghi con la scoperta di due presunti casi di scarico illegale.

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Giornale di Brescia 02/04/12 Angelo Seneci

Lumezzane consulto sul Gobbia

Ancora l'inquinamento del fiume Gobbia e il controllo delle sue acque sono stati al centro di un Consiglio comunale. Ad aprire il dibattito è stata l'interpellanza presentata dal consigliere del Pd Dario Lentini. Lentini, tra l'altro, scrive: «Nonostante da qualche mese in collaborazione con Arpa siano stati posizionati dei sensori di rilevamento dell'inquinamento del Gobbia, non sono stati notati significativi miglioramenti. Al contrario i cittadini hanno denunciato situazioni drammatiche con schiume colorate ed odori sgradevoli». Ricordiamo che il progetto Arpa era stato presentato qualche anno fa al Comune di Lumezzane e l'assessore all'Ambiente Andrea Capuzzi lo portò subito in Giunta per studiarne l'adozione. «Lumezzane ha dato subito la sua disponibilità per il supporto logistico e personalmente - dice l'assessore - ho chiesto più volte il completamento del progetto. Ricordo, che si tratta di un progetto sperimentale ed unico in Europa. Nei mesi di attivazione, abbiamo eseguito 52 sopralluoghi, compresi quelli per le manutenzioni. Gli uffici comunali hanno partecipato per 26 volte ai sopralluoghi». «A fronte di questi interventi in tre mesi c'è stata quindi una buona pressione e i risultati sono stati la scoperta di alcuni illeciti e da parte di Arpa la conseguente comunicazione all'autorità giudiziaria. Nel caso si evidenziassero delle responsabilità seguiranno i provvedimenti sanzionatori previsti dalla legge. Inoltre è in corso una verifica su uno scarico da parte dei tecnici di Arpa, per identificare se questo sia assimilabile al civile oppure industriale, con i conseguenti provvedimenti. Il lavoro di coordinamento effettuato per facilitare i controlli da parte degli enti interessati, non è stato facile, dal momento che essendo enti diversi a collaborare, le esigenze e i tempi d'intervento sono spesso differenti. I controlli, avvengono comunque in tutte le ore da parte di unità di Arpa. Con le continue uscite sul territorio inoltre il personale incaricato riesce a conoscere sempre più il territorio e quindi a velocizzare gli interventi per avvicinarsi il prima possibile alla fonte inquinante». «Il comportamento degli inquinatori - ha ricordato Flavio Pelizzari dell'Udc - sia assolutamente delinquenziale». In collaborazione con l'Arpa, l'amministrazione intende porre un punto fermo da cui partire per garantire che «vengano eliminati gli sversamenti volontari e ripetuti di sostanze inquinanti nel Gobbia», dice il sindaco Silverio Vivenzi, per tutelare l'ambiente e la qualità delle acque superficiali del territorio. «Sottolineo che il processo di controllo è innovativo e che non vogliamo colpire nessuno a tradimento. Abbiamo avvisato tutti a mezzo stampa quando abbiamo iniziato i controlli e proprio per questo non verranno ammesse scuse».

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Giornale di Brescia 13/04/12

Egidio Bonomi

Lumezzane Mare di schiuma nel Gobbia

Eh, il Gobbia! Ieri mattina, alle prime luci, ribolliva di candida schiuma, lentamente trascinata a valle, in barba a tutti proclami, ai dichiarati controlli, alle ispezioni, ai progetti speciali e sperimentali che hanno occupato un intero Consiglio comunale, come si è riferito nella nostra edizione del 3 aprile scorso. Sono passati nemmeno dieci giorni e il torrente è tornato a... risplendere di schiuma non propria, macilento e bistrattato. Verso la tarda mattinata la schiuma si era disciolta in gran parte, ma non del tutto, come mostra la fotografia scattata nel tratto di Gobbia sotto Vicolo Levante, a Sant'Apollonio, in fregio alla strada per Santa Margherita. Tutto lascia intuire che lo scarico abusivo sia avvenuto nella valle di Premiano, perché proprio da lì originava la schiuma, in certi tratti ammassata ad altezza d'uomo. Con più d'una probabilità, ben presto al mattino, qualche officina si è voluta liberare delle acque di risulta dal lavaggio dei prodotti in metallo (acciaio soprattutto) che vengono trattati con sostanze chimiche, chiamate, semplicemente, «shampoo», ma che non prefigurano affatto una profumata messa in piega quanto piuttosto un progressivo danno all'ambiente, a volte accompagnato da afrori non esattamente inebrianti. È così da cinquant'anni e per quante condanne verbali, lamentazioni, esecrazioni siano fiorite, il Gobbia resta la cloaca massima di Lume. La sostanza vera è che non ci sono proclami, progetti, controlli che tengano se non cambia la testa degli inquinatori, se non avviene un piccolo (grande) processo culturale che faccia finalmente capire che se si inquina non ci vanno di mezzo «gli altri», ma tutti, autori dei misfatti in testa. Non è dato sapere se le abbondanti piogge cadute in precedenza abbiano spinto all'ennesimo scarico. Quando piove, infatti, è più agevole liberarsi di sostanze che andrebbero trattate da rifiuti tossici industriali le cui rilevanti spese di smaltimento spingono al disonesto risparmio sui costi di produzione. Nell'ultimo Consiglio comunale la parola d'ordine era: «Non ammettiamo scuse». Vero, ma la schiuma è lì da vedere, per la millesima volta.

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Giornale di Brescia 14/05/12

Gobbia, venerdì appuntamento con la schiuma

Spumeggia di nuovo il Gobbia nell'insipienza di chi se ne ride dell'ambiente e sembra lanciare una folle sfida, quasi coccolando l'emozione diabolica dell'impunità. E che la sensazione di sfida abbia fondamento si può spremere dal fatto che proprio domani mattina, domenica, i ragazzi delle scuole inferiori, sono chiamati a ripulire il torrente, nell'ambito della manifestazione ecologica e culturale intitolata «I colori del Gobbia». Ma dicevamo di ieri. Il corso d'acqua ha iniziato a ribollire di schiuma biancastra, striata di marrone, tre le 17 e le 18 di ieri. Il punto cruciale è sotto il ponticello di Via Levante, sulla stradetta che porta alla Callora. L'inquinamento viene da Premiano, senza alcun dubbio, perché risalendo il Gobbia schiumante si arriva proprio sotto la frazione dove, in zona Cargne, è nato un piccolo polo industriale. Mentre si fotografava il malfatto, è transitato un ex assessore ai lavori pubblici, anni Ottanta, semplicemente indignato: «Possibile che non si riesca a scoprire chi inquina? Ogni venerdì sera si ripete la stessa solfa, qualcuno in Comune si deve dare una mossa» e riparte incavolato. Ma non è certo l'unico. Gli fa eco una signora, capitata sul posto, dove una vecchia officina è stata trasformata in luogo di taglio e deposito di legna dai suoi parenti: «Tutti i venerdì compare la schiuma, se poi le previsioni dicono pioggia o piove è ancora peggio». Poi, forzando una rete metallica, ci porta un duecento metri più in basso dove la schiuma è ammucchiata in modo impressionante, liberando un indefinibile odore acido. Di fronte a tanta demenzialità si esauriscono aggettivi e parole. La signora indica anche una fotocellula installata in un'ansa del torrente. A che serve monitorare? Meglio indagare, di venerdì, tra le fatidiche cinque e sei della sera.

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Bresciaoggi 31/07/12 Fabio Zizzo

Gobbia, dopo il rogo i veleni

Ancora una volta, purtroppo, il Gobbia è finito sotto i riflettori per un episodio negativo. Ovvero per un caso di (molto) probabile inquinamento da sostanze tossiche. L´incriminato, se così si può dire, non è l´imprenditore di turno che fa il furbo versando liquami, ma l´incendio che nella notte tra sabato e domenica ha ridotto in macerie la galvanica della «Pbb Pasotti Barber» di via Santa Margherita, nella frazione di Sant´Apollonio. I vigili del fuoco valgobbini, di Gardone e Brescia arrivati sul posto avevano impiegato oltre sei ore per domare le fiamme, e il timore decisamente fondato è che l´acqua degli idranti, mescolandosi per forza di cose con i liquidi industriali presenti nelle vasche, sia finita in parte proprio nel fiume che scorre sotto l´azienda, a poche decine di metri. Per questo all´alba di domenica, subito dopo il rogo, alcuni tecnici dell´Arpa di Brescia hanno prelevato alcuni campioni dal torrente. L´incendio, come è stato scritto nell´edizione di ieri, ha provocato anche due infortunati: una coppia di anziani genitori di uno dei titolari residenti al primo piano dello stabile parzialmente intossicati dal fumo. Sul fronte dell´inquinamento atmosferico, però, l´Agenzia regionale per la protezione dell´ambiente ha scongiurato qualsiasi rischio: a preoccupare è il Gobbia, un corso d´acqua già troppo vessato. «I campioni di acqua sono in laboratorio per essere analizzati - confermano dall´Arpa - ma ancora non abbiamo i risultati e per verificare l´impatto ambientale, finora circoscritto, bisogna aspettare i prossimi giorni. L´intervento è comunque tra le nostre priorità». L´ente di via Cantore preferisce parlare genericamente di «metalli» senza entrare nel dettaglio di cosa è finito nel torrente; ma è facile immaginare che possa trattarsi di cromo, nichel e acidi inquinanti vari presenti nelle vasche di una galvanica. Per l´azienda colpita, che si occupa di pressofusione di maniglie e rubinetti e impiega 14 operai, oltre al danno c´è anche la beffa dell´inquinamento incolpevole del fiume.

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Bresciaoggi 03/10/12 Fabio Zizzo

Schiuma velenosa nel Gobbia: nuovi casi nonostante le sonde

A Lumezzane il Gobbia torna - purtroppo - alla ribalta. L´allarme rosso, l´ennesimo, è scattato nei giorni scorsi, dopo che sono stati segnalati nuovi casi di sversamenti. Schiuma bianca, che di solito rivela la presenza nelle acque del torrente dei liquidi utilizzati per la pulitura e sgrassatura dei metalli, ha fatto la sua comparsa in vari punti e a più riprese. E questo nonostante dall´inizio dell´anno, nelle zone ad alto rischio, lungo i margini del corso d´acqua, siano state installate quattro sonde che, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, rilevano i valori della conducibilità elettrica, trasmettendo le anomalie (in tempo reale) con un sms all´Arpa, che si occupa dei controlli con l´ufficio Ambiente del Comune. LE SENTINELLE elettroniche sono tra le prime installate e sperimentate in Europa. Ma, evidentemente, non sono riuscite a mettere un freno agli sversamenti. Così come non ci sono riusciti gli anatemi del sindaco Silverio Vivenzi, che disse, quando furono installate, di «non voler colpire nessuno a tradimento» e che si stava lavorando per mettere fine a «un´abitudine delinquenziale». MA IN VALGOBBIA a questo punto in molti si chiedono se le sonde funzionino. «Le centraline segnalano anomalie all´Arpa solo in casi di gravissimo inquinamento - fanno sapere dall´ufficio Ambiente -. Ci rechiamo spesso la mattina per verificare le segnalazioni arrivate. Ma quando raggiungiamo il posto non troviamo alcuna traccia utile per risalire all´azienda incriminata». L´assessore Andrea Capuzzi aveva spiegato le difficoltà di coordinamento tra uffici e forze dell´ordine per cogliere in flagrante chi commette il reato, soprattutto se, come capita spesso, agisce di notte. «Dove abbiamo installato le centraline non ci sono molte aziende, quindi il raggio d´azione è abbastanza preciso - confermano ancora da via Monsuello -, ma già da qualche giorno abbiamo attivato con Sergio Resola - dirigente dell´Arpa - dei campionamenti casuali lungo il Gobbia. E presto partiremo con i controlli a tappeto direttamente nelle aziende». Intanto, sono stati già segnalati alle forze dell´ordine alcuni episodi, tra cui anche recidivi. L´azione per contrastare il fenomeno quindi dovrebbe essere ancora più mirata. Infine un aggiornamento sull´incendio che lo scorso 29 luglio aveva devastato la ditta galvanica Pbb di via Santa Margherita a Sant´Apollonio, con il timore che qualche refluo velenoso si fosse mischiato con l´acqua degli idranti dei vigili del fuoco prima di finire nel Gobbia sottostante. «Tutti i liquidi della galvanica sono stati recuperati prima - confermano dall´ufficio Ambiente -: qualcosa sicuramente è arrivato nell´acqua, ma nulla di grave».

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quibrescia.it 12 ottobre 2012

Gobbia, ora le acque si tingono di rosso

Dopo la schiuma bianca, il torrente Gobbia si tinge di rosso. Questa volta la strana colorazione è stata notata nella giornata di venerdì 12 ottobre, negli ultimi 150metri, da Valle fino alla frazione Termini di Sarezzo. Subito si è levata la voce dei residenti, che, preoccupati per lo stato di salute del torrente, hanno contattato l’Arpa. Una delle ultime analisi era stata a fine luglio 2012, quando, a causa di un incendio in una galvanica, le sostanze usate dai vigili del fuoco e il materiale fuoriuscito da un’azienda, si erano riversati nel Gobbia. Ora, la nuova colorazione crea sconcerto. Non ci sono ancora le analisi, ma il timore, o meglio, la certezza, è che, come già successo in passato, la causa siano i versamenti di inquinanti da parte delle aziende della zona, nonostante il monitoraggio fatto con appositi strumenti dalle amministrazioni di Lumezzane e Sarezzo.

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Bresciaoggi 20/10/12 Marco Benasseni

Torna il veleno del venerdì Il Gobbia è ancora rosso

Ci risiamo. Ieri nel tardo pomeriggio, puntualmente come ormai avviene da alcuni venerdì, il Gobbia è stato nuovamente avvelenato (e colorato) dall´ennesimo scarico abusivo. Attorno alle 18, rispettando quasi una «consuetudine», lungo il tratto del torrente che scende dalla località Valle di Lumezzane verso Sarezzo l´acqua si è nuovamente colorata di rosso, esattamente come una settimana fa. E questa volta, in aggiunta all´enigmatico colore si è presentata anche la schiuma: altro fenomeno non nuovo per quest´asta fluviale che giorno dopo giorno viene privata della sua naturale dignità. Testimoni della triste vicenda sono stati i soliti residenti di via Turati, nelle vicinanze del Crocevia, che ormai da settimane denunciano alle autorità questi episodi, frutto del totale disinteresse di alcuni ignoti nei confronti dell´ambiente. I cittadini del quartiere, che vivono a pochi metri dal Gobbia, sono esausti per una situazione che si protrae da anni, e per il quarto venerdì consecutivo hanno dovuto assistere indignati all´illegalità. Numerose le segnalazioni arrivate da chi nel tardo pomeriggio stava camminando lungo la pista ciclopedonale che da Sarezzo scende verso Villa Carcina. Molte persone si sono fermate a guardare attonite quello che sembrava un fiume di sangue che si mescolava con l´acqua, apparentemente limpida, in arrivo dall´alta valle. Nel tardo pomeriggio sono stati chiamati i carabinieri, i quali avrebbero a loro volta informato l´Arpa. Ma a tarda sera la situazione era ancora invariata.

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Bresciaoggi 02/12/12 Fabio Zizzo

Gobbia sotto la lente Le guardie ecologiche con Arpa e Comune

Si sta allestendo un vero «Grande fratello» attorno al caso eterno del torrente Gobbia di Lumezzane: per contrastare i continui episodi di avvelenamento, alle quattro centraline già installate dall´Arpa un anno fa si affiancano gli occhi delle guardie ecologiche volontarie incaricate direttamente dalla Comunità montana della Val Trompia. L´operazione di vigilanza, lo ricordiamo, è stata avviata nel dicembre 2011, quando l´Agenzia regionale per la protezione dell´ambiente aveva lanciato in Valgobbia una sperimentazione unica in Europa, installando quattro sonde mobili in punti segreti per individuare l´origine dei veleni che fino a poche settimane fa hanno provocato schiume e colorato il torrente. L´ultimo di questi episodi, che si è ripetuto per quattro settimane ogni venerdì, proprio quando alcune aziende puliscono le vasche, aveva fatto arrossire il Gobbia; in particolare nel tratto finale verso Sarezzo. Le centraline sono collegate elettronicamente con l´Arpa e registrano 24 ore su 24 la conducibilità elettrica: a ogni anomalia viene inviato un sms all´agenzia che poi allerta l´ufficio Ambiente del Comune e la polizia locale. E con questo nuovo sistema, conferma l´assessore competente Andrea Capuzzi, sono già stati segnalati alla magistratura alcuni illeciti. E adesso, per stringere ancora la morsa, il Comune ha stipulato una intesa con la Comunità montana: un protocollo che la giunta ha recepito pochi giorni fa. In sostanza, nei casi in cui l´ufficio Ambiente non può intervenire e l´Arpa sta raggiungendo la posizione, le guardie ecologiche coordinate da Roberto Mondinelli saranno le prime a muoversi, misurando i valori nel punto indicato e risalendo la rete fognaria fino a controllare i pozzetti alla ricerca del colpevole. Anche di notte e nei fine settimana.

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Bresciaoggi 08/12/12 Marco Benasseni

Il Gobbia nel mirino

A Lumezzane tornano i “veleni del venerdì”

La collaborazione tra la giunta lumezzanese e le guardie ecologiche della Valtrompia non ferma gli sversamenti illeciti nel Gobbia. Ieri mattina attorno alle 11, il tratto di torrente attraversato dal ponte nella zona di via Levante, in località Sant´Apollonio, era nuovamente invaso da schiuma bianca. Numerosi i passanti fermi a scattare fotografie, ma dei tecnici competenti nemmeno l´ombra. «Non siamo stati avvisati da nessuno in merito a questo episodio - spiega Aldo Bugatti dell´ufficio Ambiente di Lumezzane -. Nelle prime ore del pomeriggio sono stato occupato col ripristino di una sonda in località Faidana ma non ho visto nulla: ho appena sentito anche un dirigente dell´Arpa e nemmeno lui era stato informato». Può anche essere che nessuno si sia preoccupato di avvisare le autorità competenti, ma ormai è risaputo che il venerdì pomeriggio numerose aziende puliscono le vasche inquinando il Gobbia, e i residenti si chiedono perché ieri non ci fosse nessuno ad aspettare la schiuma in via Levante. «Non è raro vedere il torrente così - raccontano i passanti -; quindi i controlli dove sono?».

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Bresciaoggi 23/12/12 Marco Benasseni

Inquinatori del Gobbia: la caccia è a buon punto

Le immagini pubblicate nei giorni scorsi del torrente Gobbia nuovamente vittima di sversamenti industriali hanno ulteriormente scosso una popolazione esasperata per un disastro ambientale che si ripete da decenni. Per ore i residenti di via Turati, vicino al Crocevia di Sarezzo, hanno atteso un intervento che non è mai arrivato; ma in seguito alle segnalazioni ricevute dalle centraline installate lungo il corso d´acqua, i tecnici degli enti incaricati dei controlli hanno raggiunto direttamente la zona dalla quale è ripetutamente partito l´inquinamento. «Lo scorso venerdì, col supporto garantito dai tecnici dell´ufficio Ambiente e dagli agenti della polizia locale, hanno raggiunto il posto il dirigente Arpa Sergio Resola e le guardie ecologiche della Comunità montana - spiega Andrea Capuzzi, assessore all´Ambiente di Lumezzane -. Grazie ai dati forniti dalle centraline e dai controlli nei diversi pozzetti abbiamo individuato nelle frazioni basse della Valgobbia il punto di origine del problema». I tecnici e l´amministratore lumezzanese spiegano che le ricerche non sono semplici visto il percorso del torrente, ma che chi ha trasformato il Gobbia in un fiume rosso ha agito tra la località Pieve e Gazzolo. L´Arpa ha poi recuperato un campione di acqua per identificare gli inquinanti. Dagli uffici di via Monsuello fanno sapere poi che dall´inizio dell´anno sono stati fatti una cinquantina di controlli in diversi pozzetti, e che si sta facendo tutto il possibile per risalire agli inquinatori. L´Arpa ha già verbalizzato alcuni episodi ora al vaglio della magistratura, e segnala che in alcuni tratti del Gobbia la situazione è migliorata; ma rimane aperto il problema della schiuma, che invece sembra nascere nelle frazioni alte.

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Bresciaoggi 12/01/2013 Fabio Zizzo

Scarichi nel Gobbia: il vento inizia a girare

Protagonista principale della cronache valgobbine dell´anno scorso, il Gobbia è tornato nuovamente sulla scena; stavolta per via del bilancio, presentato ieri, di un anno del servizio di controllo sperimentale degli sversamenti abusivi finanziato dall´Arpa lombarda e provinciale e dal Comune. Un sistema rappresentato da quattro rilevatori piazzati nel letto del fiume che misurano 24 ore su 24 la conducibilità elettrica e la temperatura: a fronte di ogni anomalia l´Arpa di Brescia riceve un allarme subito girato alla polizia locale e, da qualche tempo, anche alle guardie ecologiche volontarie della Comunità montana. «Questo è stato il primo tema che abbiamo affrontato al nostro insediamento nel 2009 - ha esordito il sindaco Silverio Vivenzi - e ora stiamo avendo i primi risultati positivi. Ma siamo ancora lontani dall´obiettivo che vorremmo raggiungere». A fornire i numeri sui dodici mesi di attività, iniziata nel novembre 2011, sono stati il direttore del Dipartimento ambientale Arpa Giulio Sesana e il coordinatore Sergio Resola. Nel 2012 l´Agenzia ha effettuato 145 interventi; 56 per l´allarme lanciato dalle sonde e 86 per i lavori di manutenzione. A questi si aggiungono 66 campioni di acqua prelevati e analizzati dal laboratorio che hanno permesso di denunciare quattro responsabili di inquinamento (i procedimenti sono ancora in corso). E come ha confermato anche l´assessore all´Ambiente Andrea Capuzzi, il Comune è stato protagonista di 100 uscite nell´anno, una ogni tre giorni. «Il nostro obiettivo è migliorare le acque del Gobbia al di là dell´individuazione di chi sversa - ha detto l´assessore -; vogliamo convincere i valgobbini a non inquinare». E alcuni indicatori fanno pensare che la situazione stia migliorando, visto che dall´aprile scorso gli allarmi sono calati. Anche la concentrazione di cromo nel tratto finale del torrente a Sarezzo è quasi dimezzata, passando dai 22 ai 13 microgrammi per litro; ma va anche detto che diverse aziende hanno chiuso i battenti.

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3 - BUNKER CESIO 137 LUMEZZANE 3.1 – STAMPA E COMUNICAZIONE

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17 Febbraio 2011 Bresciaoggi Marco Benasseni

Lumezzane, le scorie radioattive nel sarcofago

LA STORIA. All'epilogo la vicenda dei rifiuti di fonderia contaminati dal Cesio usciti nel 2008 dalla «Rivadossi srl - Raffinerie Metalli»

Restituiti al mittente da una azienda tedesca ora finiranno in un bunker Il sindaco: «Nulla da temere» La questione delle scorie di fusione contenenti tracce di cesio 137 uscite dalla "Rivadossi srl Raffineria Metalli" di Lumezzane Premiano, in via Madonnina, giungerà presto ad epilogo. Il problema nasce a fine 2008 quando arrivò nella fonderia una partita di rottami con all'interno del materiale radioattivo schermato, cioè non rilevabile dalle strumentazioni utilizzate per il controllo della radioattività. I rottami vennero poi fusi e 30 tonnellate di scorie furono inviate ad un'azienda tedesca per il consueto stoccaggio. All'arrivo del materiale in Germania l'impianto radiometrico all'ingresso della North Deutsche Raffinerie di Lunen diede l'allarme, i Rivadossi vennero informati dell'alto tasso di radioattività del materiale e le scorie furono rispedite al mittente che avrebbe dovuto preoccuparsi de! l relativo stoccaggio. Immediato l'intervento dei vigili del fuoco i quali stabilirono che l'isotopo radioattivo non aveva contaminato l'ambiente, vennero poi controllati il forno fusorio e l'impianto di abbattimento fumi con l'obiettivo di sondare la radioattività e la presenza di eventuali contaminazioni all'interno dello stabilimento. Furono effettuati anche prelievi ed esami delle urine sui 14 lavoratori impiegati nell'azienda ma tutto ebbe esito negativo. Celere l'intervento dell'Arpa per analizzare i diversi campioni di terreno, polvere, vegetali e muschio per estirpare ogni preoccupazione e confermare che non vi era contaminazione all'esterno della raffineria. Gli unici risultati non rassicuranti arrivarono dall'Asl che riscontrò leggermente radioattivi i semilavorati prodotti , probabilmente a causa della presenza nel forno di rottami e pani già contaminati dal cesio 137. Da quel momento la Prefettura di Brescia istituì un tavolo tecnico per stabilire un protocollo per la messa in sicurezza delle! scorie preventivamente confinate in appositi container. Dato che in Italia non esistono siti per lo stoccaggio di materiale radioattivo il protocollo impose all'azienda di adoperarsi per mettere in sicurezza le polveri incriminate. E così è stato fatto. I Rivadossi hanno creato una sorta di “bunker” all'interno di uno dei capannoni della ditta. La struttura antisismica e antialluvione, totalmente costruita con cemento armato spesso 40 centimetri, sarà il sarcofago di 6 container contenenti i big bag, grossi sacchi che possono contenere fino ad una tonnellata di scorie di fonderia. Come fece all'inizio della vicenda Silvano Corli, precedente sindaco di Lumezzane anche Silverio Vivenzi, attuale primo cittadino, vuole rassicurare tutta la popolazione. «Al tavolo tecnico partecipò anche il Comune di Lumezzane da sempre a conoscenza della situazione – ricorda Vivenzi -. Grazie ai controlli effettuati dagli enti di vigilanza possiamo rassicurare i cittadini e confermar loro di aver sempre seguito in maniera scrupolosa il protocollo concordato con la Prefettura. Dal 2008 ad oggi non ci sono mai stati pericoli di contaminazione per l'ambiente esterno né per la popolazione, la problematica ha riguardato esclusivamente l'azienda e i processi produttivi della stessa». I titolari della raffineria si dicono fiduciosi di poter terminare a breve il “bunker”. «Siamo sempre stati disponibili e collaborativi con l'amministrazione e i vari enti competenti – spiegano i titolari -, a lavori ultimati potremo riprendere ad utilizzare il capannone oggetto dell'intervento senza nessun rischio per la salute», Oggi, all'interno dello stabilimento, si effettuano costanti controlli quotidiani per monitorare i processi produttivi e per far si che quanto accaduto non si ripeta.

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Bresciaoggi 3 Marzo 2011 Marco Benasseni

Assemblea calda sull'ambiente e nasce un comitato Sul sito di stoccaggio alla Rivadossi rassicurazioni dagli addetti ai lavori

Le rassicurazioni del primo cittadino lumezzanese, Silverio Vivenzi, non sono bastate a tranquillizzare la comunità valgobbina in merito al sito di stoccaggio in costruzione nell'area della raffineria metalli Rivadossi. IL CINEMA «ASTRA» di San Apollonio era gremito di gente durante l'incontro pubblico organizzato dall'amministrazione comunale due sere fa: una folla in cerca di risposte ma soprattutto di certezze e garanzie per il futuro. Il dottor Giugni, esperto qualificato in radioprotezione, ricorda quel 25 ottobre del 2008 quando fu convocato dai titolari della raffineria per eseguire i controlli di legge. «Tutto è stato fatto secondo le indicazioni della prefettura - garantisce il dottor Carasi, responsabile del Servizio Ambientale dell'Asl di Brescia -: è stato verificato che l'ambiente circostante non fosse contaminato! e sono stati immediatamente messi in sicurezza i "big bag" contenenti polveri contaminate in attesa della costruzione del sarcofago a carico di Rivadossi». Ma la platea non si è placata. Le accuse sono state le più svariate: tra il pubblico c'è chi ha lamentato poca trasparenza nel gestire la situazione, oltre a chi ha sostenuto che il bunker non dovrebbe esistere in una zona soggetta a vincolo e adiacente al centro abitato. E non è mancato chi ha sollevato questioni ambientali vecchie di decenni e sempre prese sotto gamba. L'atmosfera si è fatta rovente quando la signora Fiammetta Guagnetti si è diretta verso il palco sventolando diverse documentazioni inviate negli anni alle autorità competenti per denunciare l'aria irrespirabile della zona, con conseguenze disastrose sulla propria salute. Ora la preoccupazione dei lumezzanesi, che amano il proprio paese e non vogliono scappare dalla propria terra, si manifesterà presto nella formazione di un comitato ambientalista che, all'unisono con il sito internet del Comune sul quale sono stati pubblicati gli atti riguardanti la costruzione del bunker, potrà dispensare utili informazioni e accertare la continua vigilanza delle autorità in merito al sarcofago che verrà presto terminato. I cittadini chiedono un'ulteriore incontro per approfondire la vicenda, magari invitando anche un medico che possa far chiarezza sull'aspetto sanitario.

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06 Aprile 2011 Bresciaoggi Gianpietro Patelli

CESIO 137, ECCO COSA SI PUÒ FARE Lettera al direttore

Caro direttore, nel recente consiglio comunale di Lumezzane si è tornati a discutere della vicenda che riguarda la contaminazione da Cesio 137 che ha interessato la comunità lumezzanese, il tutto in conformità a un'interpellanza delle opposizioni e di nuovi chiarimenti portati dall'amministrazione comunale. Il sindaco ha in sostanza rifatto la cronaca e aggiornato il consiglio sul tavolo tecnico, i modi di nuovi controlli e lamentato di non avere più avuto notizie del costituente comitato di cui era emersa l'esigenza nell'assemblea dell'1 marzo. Le opposizioni si sono lamentate della poca informazione ricevuta prima dell'assemblea pubblica, hanno proposto al sindaco di farsi carico di chiedere al governo la necessità di costruire da qualche parte un sito idoneo allo stoccaggio dei materiali radioattivi e di dotare i vigili del fuoco lo! cali dello strumento idoneo per fare i controlli. Fine. Una discussione a mio avviso povera, senza entrare nel vero problema, che non riguarda solo ciò che è accaduto e le conseguenti azioni intraprese, che hanno un preciso percorso "istituzionale", ma quello che si dovrebbe fare per impedire che ciò accada ancora. Non comprendo perché tutti fingano di non sapere che fermo restando la situazione altri casi di grave portata potrebbero ripetersi. Nessuno ha avanzato una proposta minima come quella di un censimento preciso di tutte le aziende a rischio. A Lumezzane le fonderie sono molte, probabilmente nessuna è dotata di strumenti idonei per i necessari controlli e le possibilità che qualche sorgente radioattiva sia nuovamente immessa nel ciclo produttivo sono molto probabili. E' necessario un censimento preciso e dei controlli non affidati solo alle aziende, che i materiali avviati alla fusione soprattutto quelli provenienti dall'estero siano! rigorosamente controllati, che vi siano certificazioni di accompagnamento dove sia indicata con precisione la loro provenienza, un più rigoroso e severo controllo da parte della Guardia di finanza per stroncare il malaffare degli acquisti in nero. Queste sono alcune delle cose che si dovrebbero sollecitare e fare, una base di lavoro che il comitato potrebbe intraprendere coinvolgendo associazioni che hanno anche esperti come ad esempio Legambiente. Sull'intera vicenda le forze politiche hanno tenuto un bassissimo profilo, forse ancora prevale nelle forze politiche lumezzanesi il complice silenzio sullo stato di degrado del nostro ambiente e dei rischi che ogni giorno corriamo?

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07 Aprile 2011 Bresciaoggi Marco Benasseni

Pronto il bunker, presto al via lo spostamento del Cesio 137 Il tavolo tecnico conferma la sicurezza dal punto di vista sanitario dei dipendenti e

nessuna contaminazione all'esterno Nessuna contaminazione da Cesio 137 ne problemi di salute all'interno e all'esterno della «Raffineria Metalli Rivadossi» di Lumezzane Premiano. La sostanza radioattiva fu rilevata nel 2008 in Germania durante l'accettazione del carico di pani di ottone giunti dall'azienda valgobbina. La situazione fu sollevata in un'assemblea pubblica organizzata dal Comune il 1 marzo 2011, insieme ad alcuni tecnici del tavolo di lavoro promosso dalla Prefettura, per rispondere alle domande dei cittadini. Le risposte sono state date ieri, in una conferenza stampa indetta dal sindaco Silverio Vivenzi e preceduta da altri controlli realizzati dai tecnici, così come avvenne il 31 marzo scorso. Al nuovo sopralluogo a Premiano hanno partecipato il tecnico dei Vigili del fuoco Alessandro Granata, la responsabile dell'Arpa di Brescia Mariagrazia Santini, la dirigente dell'Ispettorato del Lavoro locale Francesca Notartomaso ed esperti dell'Asl di Brescia (Filomena Schettino e Sergio Carasi); con loro anche il viceprefetto aggiunto Onofrio Vito Padovano e il dirigente dell'ufficio Tecnico comunale Gian Piero Pedretti. IL TAVOLO tecnico assicura la sicurezza dal punto di vista sanitario tra i dipendenti della raffineria e nessuna contaminazione nel raggio di 200 metri all'esterno. Per quanto riguarda il contestato «bunker» che dovrà ospitare 150 tonnellate di materiale contaminato, diviso in sei container, il capannone esterno per contenerlo è pronto e nei prossimi 2-3 mesi sarà completato, con lo spostamento del materiale nel deposito. La struttura è in cemento armato, accanto all'edificio dove lavorano gli operai, già verificata dall'ufficio Tecnico del Comune dal punto di vista sismico e geologico (può resistere a tutti gli eventi fino a 500 anni)! . Le autorità hanno confermato che, allo stato attuale, l! e scorie nei «bags» sono conservate al sicuro. Sarà la «Rivadossi» a farsi carico del riempimento del deposito e della chiusura blindata. L'accesso sarà consentito solo ai tecnici, che sorveglieranno la zona con controlli periodici, stabiliti dalla prefettura. E' da sottolineare che una parte del materiale ritornato dalla Germania non era contaminato; anche parte del rottame in azienda è a basso grado di contaminazione e nei prossimi 20-30 anni potrebbe essere tirati fuori dal capannone. La stima è che nell'arco di 100-150 anni (rispetto ai 300 anni ipotizzati) tutte le scorie saranno smaltite. Nel caso di chiusura o trasferimento dell'azienda saranno le istituzioni a farsi carico del problema. L'idea del sindaco Vivenzi di costituire un comitato dei cittadini cui fare riferimento non è stata ancora presa in considerazione, quindi non ci saranno altre assemblee pubbliche.

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17 Aprile 2011 Bresciaoggi Marco Benasseni

LUMEZZANE. Dopo il problema del cesio 137

Il Comitato civico è pronto per nascere Il Comitato dei cittadini di Lumezzane non ha ancora un nome ma è pronto a nascere. Ma serve l'aiuto di tutti. L'idea, nata in seguito all'incontro organizzato dall'amministrazione comunale in merito alla questione del sito di stoccaggio del cesio 137, si sta concretizzando. I primi incontri si sono conclusi nei giorni scorsi e alcuni volenterosi cittadini si stanno muovendo per capire come gestire le pratiche burocratiche necessarie a formalizzare l'organizzazione. I promotori e Generazione Lumezzanese, gruppo facebook che sostiene il neo Comitato, fanno sapere che le buone intenzioni necessitano di adesioni e partecipazione: «Lumezzane ha diversi problemi in sospeso, non vogliamo focalizzarci solo sul «cesio» o limitarci alle problematiche ambientali; abbiamo bisogno di persone motivate e rappresentanti delle diverse frazioni che possano far da ponte tra la popolazione e il Comune». Informazioni all'indirizzo e-mail comitatoxlumezzane@gmail.

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20 Aprile 2011 Bresciaoggi Marco Benasseni

Cesio alla Rivadossi «Il bunker offre adeguate garanzie»

L'Arpa difende il sito dello stoccaggio Il Pd protesta: «Soluzione rischiosa» Tranquilli, il sito è sicuro. Secondo l'Arpa, il materiale contaminato da Cesio 137 è contenuto in condizioni di sicurezza all'interno del capannone dell'azienda Rivadossi. Sono speciali bag, tuttora nei container IP2 con cui sono rientrati dalla Germania. «Non ci sono rischi nè per la popolazione nè per gli operai nè per l'ambiente. Tuttavia la situazione va considerata provvisoria, in attesa di un deposito definitivo che dia maggiori garanzie». Solo che, in mancanza in Italia di spazi adibiti, lo stoccaggio avverrà nel cortile stesso della ditta, in un locale con pareti e copertura in calcestruzzo, ispezionabile e accessibile. Il materiale sarà dunque dentro il bag, dentro il container, dentro la stanza, come le scatole cinesi. Si è parlato ieri nella Commissione seconda del Broletto della situaz! ione delle scorie che dal 2009 giacciono a Lumezzane, rimandate indietro dai tedeschi perché radioattive. La «tomba» definitiva sarà pronta fra due mesi circa, per i sei container con 25 sacchi ciascuno. Cinque container sono a bassa contaminazione, uno a più alta; misurano 2,80x 2,80x6 metri e pesano ognuno 25 tonnellate. «È pazzesco che si pensi di seppellire il Cesio per 300 anni a Premiano in pieno paese, vicino alle case, sulla falda» ha commentato Diego Peli del Pd - E poi, se l'accomodamento attuale viene definito non pericoloso, perché se ne prevede un altro? La zona sta diventando veramente a rischio, perché poco più a valle il medesimo caso di è verificato alle Acciaierie Venete». «Potremo chiedere di valutare la possibilità di creare il deposito finale altrove» è stata la risposta dell'assessore Mario Dotti, ferma restando la difficoltà di trovare il consenso su un'altra ! collocazione. Le decisioni spettano comunque alla Prefettura, ! essendo i rifiuti di questo genere di competenza dello Stato. Prefettura che, tramite un tavolo tecnico, ha seguito la vicenda sin dall'inizio, nel 2008 con la prima segnalazione delle contaminazione della Rivadossi. E che assicura, dopo il seppellimento totale, periodici controlli.

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Il Fatto Quotidiano 21 Aprile 2011 Elisabetta Reguitti

Lumezzane, i cittadini condannati a vivere con le scorie radioattive in casa

Nel paese del bresciano è stato costruito un bunker dove verranno depositate 150 tonnellate di materiale contaminato. Ma nessuno dei residenti ne era a conoscenza

Lumezzane, provincia di Brescia. La strada arriva fin nel profondo della valle. Da un lato le montagne, dall’altro le mille aziende. Siamo nel cuore dell’industria del tondino. Un tempo, negli Anni 80, questa era considerata la “Valle dell’oro”, ai vertici delle classifiche dei redditi pro-capite più alti d’Europa.

Si continua a salire verso le frazioni aggrappate ai dossi della Valgobbia, si arriva al piccolo borgo di Premiano, dove improvvisamente appare una costruzione nuova di zecca dal tetto bianco. E qui, se qualcuno non lo impedirà, che verranno depositati sei container di materiale contaminato da Cesio 137. Sono 150 tonnellate di rifiuti di cui non si conosce esattamente il grado di nocività. La certezza è che sono scorie radioattive prossime allo stoccaggio destinate ad essere “tombate” per oltre 300 anni in un sarcofago messo nel bunker di proprietà , costruito e gestito dalla “Raffinerie Metalli Rivadossi Srl”. È un’industria nella quale si lavorano bronzo, rame e ottone, inserita, tra l’altro, nell’inventario del ministero dell’Ambiente – aggiornato al giugno 2008 – degli stabilimenti suscettibili “di causare incidenti rilevanti”.

Il bunker confina con la casa madre Rivadossi, incastonata nella piccola valle lambita dal fiume Gobbia. Una zona scoscesa, una stretta gola di terra, fatta di roccia e materiale di riporto, circondata da case e piccoli orti. Solo la folta vegetazione trattiene la terra delle sponde dell’avvallamento.

É proprio qui che è stato deciso di costruire il bunker maledetto. I lavori di costruzione del capannone sono terminati in questi giorni, ma gli abitanti del luogo hanno saputo solo a gennaio che quella nuova costruzione altro non sarà che un cimitero di rifiuti radioattivi. Il tam-tam si è diffuso sui blog e nei siti. Il primo incontro ufficiale organizzato dall’amministrazione comunale di centrodestra c’è stato a marzo. Eppure l’attenzione avrebbe dovuto essere alta, visto che la vicenda era iniziata gi{ nell’ottobre 2008, durante la giunta di centrosinistra, quando all’interno dell’industria venne bruciata una sorgente radioattiva (cioè l’elemento che ha generato la contaminazione). Seguirono i controlli e l’impianto venne fermato per quattro mesi.

Di quel periodo a Lumezzane ricordano anche le terribili emissioni “moleste” nell’aria. Fu la stessa Arpa (con un documento mandato a Prefettura e Comune) a suggerire di spostare l’attivit{, in burocratese: “Avviare tutte le possibili soluzioni amministrative atte a favorire una diversa collocazione dell’insediamento”. Ma torniamo alla sorgente radioattiva bruciata nella fabbrica: “Fu il primo caso mondiale di contaminazione di materiale non ferroso”, sostiene Paolo Ghidini, che abita a poche centinaia di metri dalla fabbrica. Insieme ad altri cittadini si sta facendo portavoce delle preoccupazioni su quello che riguarderà la gestione e il controllo del bunker Rivadossi.

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Una pericolosa partita di giro. Infatti dopo il processo di fusione, la Rivadossi vende il materiale radio contaminato alla Germania che però lo rispedisce al mittente che dovrà occuparsi del suo stoccaggio.

Perché? Come? Sul perché la versione ufficiale è che le scorie erano troppo altamente contaminate, mentre un’altra ipotesi è che non sia stato pagato il prezzo pattuito equivalente a diversi milioni di euro.

Sul come, invece, basta leggere il progetto di “ampliamento dello stoccaggio e di immagazzinamento dei materiali contaminati” del marzo del 2009. Questa operazione è prevista “all’interno dello perimetro aziendale, nel cortile destinato a parcheggio e zona di manovra automezzi, adiacente al deposito dei rottami di fonderia”.

Al momento, quindi, i “bags” di materiale contaminato si troverebbero in un’area scoperta “normalmente non frequentata da lavoratori che vi accedono sporadicamente ed esclusivamente per movimentazione di materiali vari”. Nella relazione si parla di pavimentazione in calcestruzzo ed una semplice parete separa l’area da un altro magazzino. Insomma, c’è qualcosa di peggio del bunker e riguarda chi ha lavorato e lavora nei pressi di materiale il cui contatto può sviluppare forme leucemiche e in alcuni casi anche malformazioni fetali. Eppure, quello che accade in azienda, sembra essere perfettamente a norma. Così come del resto la scelta di costruire il bunker in corrispondenza di una scarpata. Del materiale contenuto nei container sono stati resi pubblici i livelli di contaminazione di cinque nulla si sa invece del sesto e rispetto alla collocazione della costruzione ci sono 20 righe di relazione geologica commissionata dalla Rivadossi.

Tutto ciò non basta ai cittadini. “Nessuno si è mai preoccupato di informarci su cosa stavano costruendo. È mancata la partecipazione della popolazione rispetto a una questione che non riguarda solo un privato ma tutti noi – riferisce Ghidini -. Ormai il materiale contaminato è sotto le finestre delle nostre case ma chi ci assicura che la gestione verrà condotta in modo regolare? Che interesse può avere un imprenditore a occuparsi della salute pubblica e spendere per i controlli? Inoltre se questa società a responsabilità limitata chiudesse i battenti quali certezze avrebbe la popolazione di Lumezzane? Il piano di protezione civile è stato adeguato alla presenza di un sito di questa portata? Non abbiamo garanzie. Siamo preoccupati e non poco per le ricadute sulla nostra salute”. C’è un altro aspetto che preoccupa: uno dei titolari di questa stessa azienda è agli arresti domiciliari per un’indagine iniziata proprio nel 2008. Tutto maturato nel giro del commercio dei rottami metallici: un’operazione da 180 milioni di euro di fatture fittizie, 8 arresti nella sola Lumezzane e 15 società coinvolte. Sul bunker della Rivadossi, oggi, la Procura di Brescia ha aperto una serie di accertamenti.

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28 Aprile 2011 Bresciaoggi Marco Benasseni

A Lumezzane nasce il «Comitato dei cittadini»

Stasera giovedì 28 aprile la formalizzazione nella sede dell'Udicon (Unione per la difesa dei consumatori )sul tavolo la recente questione del Cesio 137, l'inquinamento del

Gobbia, la questione ambientale. Lumezzane è attraversata negli ultimi tempi da un significativo fermento sociale e ambientale che questa sera vivrà una nuova puntata, col primo incontro sulla strada della nascita del «Comitato dei cittadini». L'appuntamento è alle 19 nella sede dell'U.Di.Con. (l'Unione per la difesa dei consumatori) che, pur non rappresentando in via ufficiale il gruppo, ha messo a disposizione la sede di via Monsuello 37. Durante la serata si parlerà di obiettivi, idee e motivazioni che hanno spinto alcuni giovani lumezzanesi a prendersi carico di numerosi problemi che pesano sulla Valgobbia: il sito di stoccaggio del cesio 137, l'agonia del Gobbia e la realtà ambientale in generale ma non solo. Poi saranno assegnate le cariche e letto lo statuto. Saranno presenti all'assemblea i rappresentati di «Generazione Lumezzane», un gruppo facebook che intende muovere le coscienze, informare e creare interesse su quanto accade e che, con buone probabilità, verrà confermato portavoce del neo Comitato. «Gl» dichiara di non voler «crocifiggere nessuno, né giunta né opposizione, ma di pretendere maggiore informazione». Negli ultimi giorni anche il programma «ANNOZERO» si è interessato alla vicenda del cesio e del Comitato: sono stati contattati alcuni valgobbini, ma nessuno ha voluto esporsi e partecipare alla diretta di questa sera su Rai due; tutti hanno preferito attendere che la rappresentanza fosse formalizzata. «Mi spiace non poter raccontare che una mattina ho aperto il giornale e ho saputo che a due chilometri da casa mia stavano costruendo un bunker nel quale stoccare materiale radioattivo; ma mi è stato chiesto esplicitamente di non farlo e non posso assumermi la responsabilità di mettere in difficoltà un Comitato in cui credo fermamente», spiega Alessandro Zanetti.

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07 Marzo 2012 Bresciaoggi Fazio Zizzo

Nel bunker di Lumezzane messa in sicurezza lampo

Entro giugno sarà disinnescata la «bomba» radioattiva su cui è seduta Lumezzane. Il crono programma della bonifica delle scorie contaminate da cesio 137 stoccate nel bunker della «Rivadossi Metalli» avrà dunque tempi record anche grazie all´efficienza del Tavolo tecnico coordinato dalla Prefettura. Gli scarti saranno collocati nella vasca impermeabile in cemento armato già pronta accanto allo stabilimento. Un «sarcofago» che azzererà ogni potenziale rischio di fuga radioattiva. L´aggiornamento sul percorso di messa in sicurezza della «discarica» aziendale è stato illustrato nell´ultima seduta del Consiglio comunale. A portare il tema in aula un´interpellanza firmata dall´esponente del Pd Francesco Becchetti. Prima del trasferimento delle scorie, però, bisogna attendere che sia pronto il piazzale esterno dove una gru potrà muoversi liberamente per la delicata operazione. «Lo spiazzo - ha confermato il sindaco Silverio Vivenzi - sarà pronto entro maggio. Poi in pochi giorni si procederà allo spostamento dei bags». Attualmente, custoditi in sicurezza si trovano sei container da 150 tonnellate di materiale contaminato dal cesio che nel 2008 venne rispedito al mittente in Valgobbia da un´azienda di Duisburg, in Germania, che aveva riscontrato un tasso di radioattività in alcuni pani di ottone lavorati dall´azienda di via Madonnina. La bonifica sarà conclusa ben prima del 2013, scadenza inizialmente fissata dal tavolo tecnico. «I tre anni - ha spiegato il primo cittadino - è il tempo massimo che la Prefettura dà per legge, ma abbiamo sollecitato la Rivadossi ad accelerare l´operazione». LE SCORIE PIÙ CONTAMINATE rimarranno stoccate per decenni. Strade alternative? In Consiglio comunale si è parlato anche del piano di smaltimento (ancora non approvato) presentato in Prefettura dalle Acciaierie Venete di Sarezzo che prevede di affidare il materiale a una ditta specializzata in Germania. Anche lì, infatti, nel 2007 si era verificato un problema con dei rottami contaminati. «La Rivadossi si era mossa prima dell´azienda di Sarezzo per cercare altre soluzioni - ha spiegato ancora il sindaco - ma non avrebbe avuto le necessarie garanzie di sicurezza per spostare tutto il carico». Se dovessero aprire siti di stoccaggio esterni o spuntassero soluzioni alternative, la Rivadossi è pronta a percorrerli. Intanto, sono stati fatti altri sopralluoghi per verificare la sicurezza del lavoro in azienda. L´ultimo è stato il 27 febbraio quando non sono stati segnalati problemi.

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7 marzo 2012 Generazione Lumezzanese

Nel bunker di Lumezzane messa in sicurezza lampo

La replica di Generazione Lumezzanese

Entro giugno sarà disinnescata la «bomba» radioattiva su cui è seduta Lumezzane

La “bomba” non verr{ disinnescata, non si interverr{ sul grado di radioattivit{ del materiale contaminato)

Il crono programma della bonifica delle scorie contaminate da cesio 137 stoccate nel bunker della «Rivadossi Metalli» avrà dunque tempi record anche grazie all´efficienza del Tavolo tecnico coordinato dalla Prefettura.

(I tempi non sono assolutamente record, i tre anni sono il tempo limite e sopratutto il lavoro non è ancora concluso. Non è prevista nessun tipo di bonifica, ma bensì uno stoccaggio)

Gli scarti saranno collocati nella vasca impermeabile in cemento armato già pronta accanto allo stabilimento. Un «sarcofago» che azzererà ogni potenziale rischio di fuga radioattiva.

(Falso, il bunker non azzererà il potenziale rischio di fuga radioattiva, ma lo diminuirà)

L´aggiornamento sul percorso di messa in sicurezza della «discarica» aziendale è stato illustrato nell´ultima seduta del Consiglio comunale. A portare il tema in aula un´interpellanza firmata dall´esponente del Pd Francesco Becchetti. Prima del trasferimento delle scorie, però, bisogna attendere che sia pronto il piazzale esterno dove una gru potrà muoversi liberamente per la delicata operazione. «Lo spiazzo - ha confermato il sindaco Silverio Vivenzi - sarà pronto entro maggio. Poi in pochi giorni si procederà allo spostamento dei bags». Attualmente, custoditi in sicurezza si trovano sei container da 150 tonnellate di materiale contaminato dal cesio che nel 2008 venne rispedito al mittente in Valgobbia da un´azienda di Duisburg, in Germania, che aveva riscontrato un tasso di radioattività in alcuni pani di ottone lavorati dall´azienda di via Madonnina.

(Il materiale contaminato dichiarato è stoccato in 6 container contenti 25 bags cadauno per un peso complessivo di 150 tonnellate e non 900 come riportato nell’articolo)

La bonifica sarà conclusa ben prima del 2013, scadenza inizialmente fissata dal tavolo tecnico. «I tre anni - ha spiegato il primo cittadino - è il tempo massimo che la Prefettura dà per legge, ma abbiamo sollecitato la Rivadossi ad accelerare l´operazione».

(Si ribadisce erroneamente il termine “bonifica”)

Le scorie più contaminate rimarranno stoccate per decenni

(Il termine decenni è improprio. Sarebbe più corretto parlare di centinaia di anni, visto che il periodo stimato per tornare alle condizioni di assenza di radioattività è di circa 300 anni).

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Strade alternative? In Consiglio comunale si è parlato anche del piano di smaltimento (ancora non approvato) presentato in Prefettura dalle Acciaierie Venete di Sarezzo che prevede di affidare il materiale a una ditta specializzata in Germania. Anche lì, infatti, nel 2007 si era verificato un problema con dei rottami contaminati. «La Rivadossi si era mossa prima dell´azienda di Sarezzo per cercare altre soluzioni - ha spiegato ancora il sindaco - ma non avrebbe avuto le necessarie garanzie di sicurezza per spostare tutto il carico».

(Anche al comitato il Vivenzi ha detto che la Rivadossi si era già informata per lo smaltimento e che quest’ultima aveva ritenuto la procedura poco sicura. Non è stato però specificato il progetto in questione, il perché l’azienda riteneva poco sicuro lo spostamento delle scorie, chi e quali organi competenti sono stati coinvolti e soprattutto il comitato non a potuto visionare nessun tipo di documento che dimostrasse quanto detto verbalmente.)

Se dovessero aprire siti di stoccaggio esterni o spuntassero soluzioni alternative, la Rivadossi è pronta a percorrerli.

Intanto, sono stati fatti altri sopralluoghi per verificare la sicurezza del lavoro in azienda. L´ultimo è stato il 27 febbraio quando non sono stati segnalati problemi. Fabio Zizzo

Ognuno è libero esprimere la propria opinione sull’argomento cesio, Generazione Lumezzanese chiede gentilmente di riportare le notizie e i dati con più attenzione.

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Lumezzane, 4 Aprile 2012 Comitato per Lumezzane

Oggetto: Stoccaggio materiale radioattivo c/o Rivadossi S.r.l. in Lumezzane - Affitto di ramo di azienda - Durata dei lavori - Soluzioni alternative (comunicazione inoltrata alla Prefettura Ufficio Territoriale del Governo di Brescia, Comune di Lumezzane, Provincia di Brescia, A.R.P.A. – Brescia, A.S.L. – Brescia)

Con la presente, siamo a richiedere chiarimenti in merito alla vicenda che vede la Rivadossi S.r.l. cedere (a quale titolo se definitivo o in godimento non ci è dato sapere, si suppone in godimento) la propria attività alla società RVD S.r.l. (vedasi visure allegate). Il Comitato chiede quali conseguenze possa avere tale operazione sulla vicenda dello smaltimento delle scorie radioattive e più precisamente: 1) ad oggi chi è l’interlocutore degli organi pubblici competenti in ordine all’adempimento delle prescrizioni degli stessi per la realizzazione del bunker, dello stoccaggio del materiale radioattivo e del monitoraggio del manufatto presente e futuro? 2) che riflesso può avere tale operazione sul rinnovo dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) di cui la Rivadossi S.r.l. è titolare e prossima alla scadenza di legge (Luglio/Agosto 2012)? Facciamo presente che a tutt’oggi sono passati 3 anni e 6 mesi circa dall’evento di contaminazione da cesio 137, e circa 2 anni dal rientro delle scorie in Italia non ancora poste in sicurezza come da prescrizione del Tavolo Tecnico. Esprimiamo, a nome della popolazione di Lumezzane, sconcerto e profonda preoccupazione per il dilatarsi del tempo sine die finale per la messa in sicurezza del materiale contaminato: nessun organo pubblico ha imposto tempistiche certe alla Rivadossi. Perché? Si sta giocando con la salute dei cittadini? Ci auguriamo che non sia così. Le scorie devono essere stoccate nel bunker e ad oggi non lo sono. E chi ha imposto tale procedura è il Tavolo Tecnico. Si attivi nel far rispettare nel più breve tempo possibile le proprie decisioni. Inoltre chiediamo con forza, vigore e gran voce il perché una situazione analoga a quella della Rivadossi S.r.l. (Acciaierie Venete site in Sarezzo - Comune confinante con Lumezzane - episodio di contaminazione da cesio 137 nel 2007) sia arrivata ad una conclusione ben diversa: il materiale contaminato sarà trasportato nel corso del 2012 in Germania, e li rimarrà per essere trattato senza più tornare in Italia. La Rivadossi S.r.l. è al corrente che esiste tale possibilità? Ha effettuato uno studio di fattibilità per una soluzione analoga? Se si quali sono stati i risultati? In questo caso si produca la documentazione che li comprovi. Se no, perché non si attiva in tal senso? Noi del problema, dato che le scorie devono rimanere in loco per trecento anni salvo trovare una soluzione diversa, non ce ne siamo scordati. Voi? Certi di una Vostra risposta, salutiamo cordialmente.

Comitato per Lumezzane Il Presidente

Paolo Ghidini COMITATOXLUMEZZANE

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Lumezzane novembre 2012 Generazione Lumezzanese

Faccia a faccia tra il sindaco e i moderatori di Generazione Lumezzanese La settimana scorsa abbiamo ricevuto via mail una sorpresa, l’incaricato della pagina facebook del Comune ci comunica che il Sindaco ha chiesto la nostra disponibilità per un incontro. Gli farebbe molto piacere, dice la nota, incontrare i referenti del vostro gruppo per un incontro per discutere sulle principali problematiche del paese. Dopo un rapido consulto e voto unanime, accettiamo, concordando una data che verrà fissata per giovedì 18 cm, compatibilmente con gli impegni del Sindaco e selezionano poi tra di noi, le argomentazioni più sentite sulla nostra bacheca, da esporre all’incontro, non sapendo con precisione di che cosa si sarebbe discusso e quanto tempo avessimo avuto a disposizione. Vuoi andare a mani vuote? Abbiamo pensato anche ad un presente. Ieri alle ore 18:30 in compagnia dell’Assessore al bilancio Elena Berna, al segretario direttore generale Dott.ssa Maria Concetta Giardina e al Dottor Nicola Salvinelli, che tra le varie mansioni gestisce le piattaforme multimediali, il primo cittadino ci accoglie nel suo ufficio e dopo le presentazioni di rito, abbiamo consegnato il nostro dono: Una bottiglia di Gobbissima riempita con acqua del nostro Gobbia. “Pensavo mi portaste qualcosa di peggio” il commento divertito. Generazione Lumezzanese, ci spiega Vivenzi, è diventato in breve tempo uno strumento immediato ed efficace per percepire in tempo reale le reazioni e punti di vista di una parte della cittadinanza che utilizza gli strumenti virtuali “provate a chiedere qui in Comune, quando arrivo in ufficio, spesso chiedo aggiornamenti sulle discussioni che emergono dalla rete”. E dopo un breve cappello che introduce alle problematiche strettamente legate al nostro territorio la parola passa a noi. “Abbiamo accettato questo invito - spiega Alessandro - perché abbiamo riflettuto sul fatto che è una opportunità per esporre e spiegare quanto è emerso in questi mesi. Siamo qui in rappresentanza dei nostri iscritti, condividiamo e difendiamo le loro idee, siamo distanti dalla politica di parte, e al tempo stesso godiamo di una certa credibilità per coerenza e trasparenza. L’incontro di stasera è aperto e sar{ reso pubblico, le chiedo quindi il permesso di registrare quanto emerger{ dalla serata” L’incontro è stato molto ampio, abbiamo toccato molti argomenti e riportiamo qui di seguito i punti principali. E’ emersa fin da subito da parte del Sindaco la volontà a spiegare i retroscena e le dinamiche di alcune scelte ed iniziative e non ultimo, la disponibilità di ascoltarci per tre ore. Il problema del cesio è ancora sentito tra la popolazione. E’ nato un comitato in cui noi ci riconosciamo e riteniamo che sia il migliore interlocutore per affrontare una tematica così spinosa e controversa. Detto questo, e tralasciando i tecnicismi, il desiderio di molti sarebbe quello di vedere il nostro primo cittadino prendere una posizione più netta a riguardo. Il fatto che il bunker sia a norma di legge non significa che sia salutare, il fatto che le normative prevedono quanto fatto in questi mesi non significa che la giunta possa prendere una posizione nettamente in contrapposizione con quanto sta accadendo. La responsabilità politica va oltre le competenze, e va oltre le rassicurazioni che gli enti in questi mesi hanno monitorato la situazione. “Signor Sindaco, come fa a dire ai nostri cittadini di stare tranquilli?

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Perché non si siede dalla parte di quella cittadinanza che non vuole questo problema sul proprio territorio?” “ Io mi sento tranquillo perché credo nelle istituzioni e credo negli enti che mi hanno fornito, attraverso un tavolo tecnico, tutta la documentazione per dire in serenità che la situazione è sotto controllo - sostiene Vivenzi - Sono venuto a conoscenza del problema cesio, successivamente alla mia nomina e ho cercato nel limite del possibile di tranquillizzare i cittadini attraverso un incontro aperto e chiedendo garanzie alle autorità competenti, nel momento in cui il “coperchio“ sul bunker verr{ posizionato, la situazione torner{ alla normalità. In conclusione, vogliamo ringraziare per la disponibilità il nostro Sindaco e le persone presenti, sperando che il nostro umile contributo sia servito per far emergere le problematiche in modo costruttivo. Un grazie particolare a coloro che leggono, che scrivono, che ci aiutano (spesso dietro le quinte) a far vivere questo strumento, con i suoi pregi e i suoi difetti. Siamo a disposizione dei nostri utenti per ogni ed eventuale chiarimento Generazione Lumezzanese

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4 - STOCCAGGIO CESIO 137 SAREZZO 4.1 – STAMPA E COMUNICAZIONE

L’altracitt{ 14 marzo 2009

Sarezzo: Radiocontaminazione da Cesio 137.

Ci risiamo col Cesio. Ancora contaminazione radioattiva di Cesio 137 in Valtrompia. Ancora pericolo per la salute dei lavoratori, dei cittadini e gravi conseguenze per l’ambiente. E ancora messaggi di rassicurazione a piene mani da parte delle autorità preposte. Un film già visto!

Al centro della scena questa volta la ditta “Assisi Raffineria Metalli”, una raffineria di Sarezzo che seleziona e trasforma il rottame in materia prima. In questa occasione le apparecchiature radiometriche di controllo – diversamente da quanto successe oltre un anno fa alle Acciaierie venete di Sarezzo e alla Fonderia Rivadossi di Lumezzane – hanno funzionato, anche se non immediatamente all’entrata, bensì durante la fase della tritatura del materiale prima della fusione. Così e stato dato l’allarme abbastanza tempestivamente. Tecnici della’ARPA, Vigili del Fuoco e Carabinieri sono immediatamente intervenuti per valutare lo stato di contaminazione degli impianti che sono stati cautelativamente messi sotto sequestro. E’ stato individuato anche il camion che ha effettuato il trasporto e, presumibilmente, sarà stata individuata la provenienza del materiale radioattivo. Ci auguriamo quindi indagini rapide, approfondite e provvedimenti adeguati dalle autorità preposte..

Come noto il Cesio 137 è un prodotto scoria proveniente prevalentemente dal combustibile delle centrali nucleari, è ancora presente nell’atmosfera ed in residua ricaduta sulla terra a seguito dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986. Questo ennesimo episodio in Valtrompia dimostra ancora una volta che esiste un traffico, senza scrupoli, drammaticamente pericoloso quanto redditizio, collegato allo smaltimento di materiale radioattivo. Smaltimento che funziona tramite il riciclo, che investe, probabilmente anche inconsapevolmente, l’industria metallurgica. Ipotesi quest’ultima avvalorata indirettamente dai tecnici ARPA quando hanno dichiarato di essere frequentissimamente chiamati dalle industrie a verificare livelli di radioattività di rifiuti metallici prima della fusione.

E’ evidente quindi la necessit{ di contrastare questo fenomeno con indagini più approfondite rispetto al passato, ed è necessario un aumento della vigilanza in particolare sul traffico e la provenienza dei rottami. L’informazione ufficiale rilasciata sia dalle autorità sanitarie che dalle istituzioni è gravemente deficitaria, al pari dei media che si limitano sempre e solo ad amplificare, fin dai titoli, messaggi di ingiustificata rassicurazione.

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Quibrescia.it 19 ottobre 2007

Acciaierie di Sarezzo: è emergenza

E’ una vera e propria emergenza ambientale quella che si è verificata alle Acciaierie Venete (ex Lucchini) di via Antonini a Sarezzo. Lo ha scoperto l’ispezione del Nita (il Nucleo investigativo territoriale ambientale) e dei carabinieri dei Noe, che l’altra sera hanno controllato meticolosamente le emissioni radioattive presenti nell’impianto siderurgico. Ebbene, i contatori geiger, rilevatori di radioattività, hanno segnalato più volte il superamento del limite di 500 becquerel per metro cubo, previsto dal decreto legislativo n.241 del 26 maggio 2000 che stabilisce questa soglia massima per i luoghi di lavoro. Le tracce di Cesio 137 individuate nelle polveri derivanti dalla fusione dei metalli, segnalavano che nei forni di Sarezzo è stato impiegato materiale contaminato e le indagini lo avrebbero confermato. L’impianto è stato quindi posto sotto sequestro su disposizione del pm Paolo Abbritti: sono stati messi i sigilli a forni fusori, laminatoi e magazzino di stoccaggio. Ora gli investigatori dovranno verificare per quale motivo i sensori d’allarme radiometrici installati all’ingresso dell’azienda, che servono per rilevare l’entrata di metalli pericolosi, non abbiano funzionato. Ricordiamo che la presenza di scorie radioattive è stata scoperta casualmente quando un camion carico di polveri (residuo della lavorazione) è arrivato da Sarezzo in una discarica della provincia di Bergamo dove doveva avvenire lo stoccaggio. Subito è suonato l’allarme antiradiazioni posto all’ingresso e le verifiche effettuate da Asl, Arpa e carabinieri hanno portato gli inquirenti all’impianto siderurgico valtrumplina. Le polveri radioattive della Acciaierie Venete sono state trovate ieri anche su un altro camion di scorie che era fermo a Genova al terminal della Grendi Tarros, da cui doveva raggiungere via nave una discarica della societ{ Portovesme, nel Sulcis, in Sardegna. E’ stato richiamato indietro e nel cassone (per fortuna sigillato) c’erano tracce di radioattivit{. Ora l’indagine dovrà individuare la provenienza del rottame contaminato che è finito nei forni fusori di Sarezzo. Una delle ipotesi è quella di rifiuti metallici sanitari stoccati illecitamente come rottami normali. Non è infrequente in siderurgia: quando i forni devono lavorare al massimo perché la domanda tira, si rischia di non andare tanto per il sottile nella ricerca dell’indispensabile rottame di ferro e di rivolgersi a fornitori non affidabili. Tutti i bresciani ricordano i metalli radioattivi scoperti all’Alfa Acciai di San Polo parecchi anni fa: provenivano dall’Est europeo. Ma si ricorda anche un caso analogo alla Capra Metalli di Catelmella. O ancora, sempre negli anni passati, le notizia di rottami radioattivi arrivati nel Bresciano dalla Polonia.

Il problema dei controlli interni assume quindi molta importanza. In questo caso la direzione dell’azienda di Sarezzo ha spiegato che il Cesio 137 era circondato da piombo. Per questo i sensori radiometrici non lo hanno segnalato. Il rilevatore posto all’ingresso e quello all’interno non hanno suonato perché il piombo impediva l’uscita della radioattivit{. Anche per questo sarebbe stata contaminata solo la zona dell’impianto fumi. Nel frattempo sono stati decisi controlli sanitari per tutti i 267 lavoratori che occupa l’acciaieria di Sarezzo, per i quali il sindacato chiede la garanzia del salario e la cassa integrazione. Ma si temono ripercussioni anche per il laminatoio aziendale di Mura, che da Sarezzo riceve il semilavorato e occupa 137 dipendenti.

In un secondo tempo le autorità sanitarie dovranno procedere anche all’analisi della zona circostante all’impianto, visto che la popolazione di Sarezzo è piùttosto preoccupata.

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5 - MORTALITÀ E PREVALENZA DELLE PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI E RESPIRATORIE DEL COMUNE DI LUMEZZANE 5.1 - RICHIESTA DEI DATI AL SINDACO E ALL’ASL BRESCIA

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5.2 – DATI ASL DI BRESCIA

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5.3 – STAMPA E COMUNICAZIONE Bresciaoggi 09/12/12

Marco Benasseni

Generazione Lumezzanese torna in campo

e chiede dati ed indagini a tema

Senza dubbio i social media hanno spalancato le porte alla comunicazione, e a livello locale, il gruppo facebook «Generazione Lumezzanese» è certamente stato pioniere di un nuovo modo di informare. Sono davvero tante le segnalazioni postate dagli oltre 4000 utenti che consultano la pagina, e nei giorni scorsi i « giellini » si sono fatti portavoce di un´esigenza nata proprio in rete e hanno consegnato agli uffici comunali una richiesta specifica. «Al fine di verificare il grado di incidenza e di mortalità delle numerose patologie, in particolar modo cardiache, neoplastiche e infantili che da anni interessano la popolazione lumezzanese - si legge nel documento protocollato - chiediamo al primo cittadino di inoltrare la richiesta al servizio Epidemiologico dell´Asl di Brescia e di rendere pubblici i risultati che l´ente fornirà». Secondo i promotori il campione di circa 24 mila abitanti, pur essendo piccolo, è comunque statisticamente significativo: anche altri comuni e aggregati simili hanno richiesto e messo a disposizione dei cittadini questi dati. La richiesta è stata presentata con spirito collaborativo e con l´obiettivo di avviare un percorso partecipato per migliorare la qualità della vita. «Per favorire la comprensione da parte di tutti - chiariscono da GL - si richiede di spiegare la metodologia utilizzata e di commentare i risultati delle analisi e in particolare quelli relativi al comune di Lumezzane rispetto a provincia, regione e media nazionale». Questi stessi dati, lo ricordiamo, erano già stati chiesti in via informale durante un incontro a meta novembre dello scorso anno tra gli amministratori del gruppo e il sindaco Silverio Vivenzi, ma dal municipio non si sono più avute notizie.

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Bresciaoggi 01/04/13 Marco Benasseni

La salute in Valgobbia

Generazione Lumezzanese non demorde

Gli amministratori di «Generazione Lumezzanese» non mollano la presa, e continuano nella missione che si sono imposti di portare a termine: verificare il grado di incidenza (e il livello di mortalità correlato) delle patologie cardiache, neoplastiche e infantili che da anni sembrano colpire con forza la popolazione valgobbina. Dopo aver esaminato i risultati forniti dall´Asl, i giellini hanno chiesto un incontro pubblico per poterli illustrare alla popolazione. «Lucilla Zanelli si è confrontata con il suo direttore generale, Carmelo Scarcella, e ci ha comunicato che l´azienda non ha intenzione di organizzare nessun incontro, in quanto i dati emersi dallo studio non sono particolarmente significativi - spiegano dagli uffici comunali -. In passato hanno presentato ricerche alla popolazione quando emergevano problemi allarmanti che giustificavano un intervento chiarificatore. Evidentemente non ravvisano queste circostanze nella situazione attuale. I rapporti con l´Asl proseguono comunque nell´ambito del progetto "Salute in Comune", e auspichiamo che possano esserci occasioni migliori per contribuire al miglioramento delle condizioni generali dei nostri cittadini». Perplessi da questa risposta, quelli di Generazione Lumezzanese non si sono arresi, e hanno chiesto all´amministrazione Vivenzi di organizzare un incontro pubblico con altri esperti, non dipendenti Asl, per fornire i chiarimenti richiesti. Constatando il profondo interesse sul tema, il sindaco ha deciso di fare un nuovo tentativo con la dottoressa Zanelli dell´Asl, proponendo, invece di un´assemblea pubblica, un incontro aperto anche agli amministratori giellini. A queste persone della Valgobbia raccolte in un gruppo Facebook, spinte esclusivamente da spirito di iniziativa e dall´interesse per la trasparenza, bisogna almeno riconoscere la caparbietà e la determinazione. In effetti, attraverso una rete di fitte conoscenze sono riuscite a consegnare i risultati forniti dall´Azienda sanitaria a un conosciutissimo primario di un importante ospedale italiano, che ora li sta analizzando per redigere una dettagliata interpretazione delle informazioni.

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Bresciaoggi 03/04/13 Marco Benasseni

Trasparenza sul tema salute

Ora l’Asl spiega i dati a Generazione Lumezzanese

Le domande sullo stato di salute della comunità valgobbina circolano in rete da molti mesi ormai, e adesso, finalmente, dovrebbero ricevere risposte. Nelle scorse settimane, lo ricordiamo, il gruppo Facebook «Generazione Lumezzanese» si era fatto portavoce di un´esigenza nata proprio sul social, e aveva presentato una richiesta in municipio per conoscere il grado di incidenza e di mortalità di una serie di patologie, in particolar modo cardiache, neoplastiche e infantili, che da anni interessano la popolazione valgobbina. In seguito gli uffici comunali hanno trasmesso agli amministratori del gruppo (seguito da quasi cinquemila «amici») i dati richiesti, comunicando però che, a causa dei risultati non significativi, l´Asl non riteneva opportuno organizzare un´assemblea pubblica per rassicurare la popolazione: l´alternativa poteva essere rappresentata da un incontro «riservato» al quale invitare i richiedenti, i «giellini», appunto. Nel frattempo, i documenti rilasciati sono stati interpretati da un medico contattato da «GL» che effettivamente conferma, in una relazione, dei dati non molto allarmanti. E adesso? «Non esiste alcuna ragione che possa spingere l´Asl di Brescia a negare la propria disponibilità a spiegare nel dettaglio i risultati contenuti nella relazione “Mortalit{ e prevalenza delle patologie cardiovascolari e respiratorie nel comune di Lumezzane” che è stata consegnata al municipio - si legge in una nota aziendale - L´Asl si adopera affinché questo tipo di dati abbiano una corretta e chiara lettura e siano comprensibili alla popolazione. Per questo motivo nei giorni scorsi il direttore generale, Carmelo Scarcella, ha dato disposizione al direttore sanitario Francesco Vassallo di promuovere un momento di informazione con l´associazione di cittadini Generazione Lumezzanese e chiarire ogni dubbio». Lo scorso 28 marzo, Vassallo ha quindi comunicato all´amministrazione comunale l´intenzione di convocare i membri dell´associazione a Brescia, nella sede aziendale di viale Duca degli Abruzzi, e l´incontro si terrà nella mattinata di giovedì: per l´ente sanitario parteciperanno l´epidemiologo Michele Magoni e il direttore della Direzione gestionale distrettuale 3 Valtrompia Lucilla Zanetti. «Siamo soddisfatti della novità - dichiarano i tre giellini che presenzieranno -in questo modo potremo fare le domande necessarie per comprendere in maniera corretta i dati che per noi risultano troppo tecnici. Nel pomeriggio, o al massimo entro il giorno successivo, pubblicheremo una relazione chiara sulla nostra pagina Facebook».

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6- Iniziative sul territorio 6.1 AUTOFINANZIAMENTO PER PULIZIA GOBBIA

Giornale di Brescia 19 Dicembre 2011

Le t-shirt in dialetto per pulire il Gobbia

Un’idea davvero molto originale per i regali di Natale arriva da Lumezzane. Il gruppo «Generazione Lumezzane» ha infatti creato e messo in commercio una serie di t-shirt che serviranno a finanziare un nuovo progetto ambientale: ripulire il torrente Gobbia. Il ricavato dalla vendita delle maglie, infatti, servir{ a comperare l’attrezzatura necessaria per potere realizzare l’operazione ecologica. L’iniziativa è coordinata dagli operatori di Boyzone, emanazione della cooperativa Il Mosaico, in collaborazione con l’assessorato ai Servizi Sociali del comune di Lumezzane, ha visto la partecipazione attiva anche dei gruppi Scout di S. Apollonio, del Gruppo volontari Protezione civile Lumezzane, del Photo club, degli Amici dell’Arte e di ColChiDeA che hanno tradotto in rappresentazioni statiche o dinamiche quanto fatto nella giornata. «La parlata tanto cara ai lumezzanesi, viene utilizzata per un uso ed un intento intelligente: quello di ripulire il Gobbia nella zona del vecchio «Rudù», la ruota del mulino. Sono cinque le magliette ideate che riportano diverse frasi in dialetto. E sono in vendita da Vins Music in via Montini a S. Apollonio, G.A.I.M. in piazza Roma ed Edicola Dante in Via Artigiani a S. Sebastiano, Videopiù in Via Matteotti a Piatucco.

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Bresciaoggi 19 Dicembre 2011 Marco Benasseni

I regali? C'è la t-shirt per il Gobbia

Il gruppo Facebook «Generazione Lumezzane» rilancia la campagna per la salvaguardia del torrente con una offensiva natalizia

L'operazione servirà a finanziare una nuova pulizia del torrente Intanto con altre associazioni si studia una Settimana ecologica

Mancano le idee per l'acquisto di regali natalizi con un minimo di originalità? Nessun problema: alla soluzione dell'incertezza ci ha pensato «Generazione Lumezzane», l'ormai conosciuto gruppo Facebook di cui parla tutta la Valgobbia. Dopo il successo delle prime magliette stampigliate con frasi in dialetto, le persone che ruotano attorno a questa realtà sociale hanno deciso di reinvestire il ricavato e di procedere con una nuova produzione con uno scopo preciso. Detto, fatto! Da qualche giorno sono in commercio le nuove t-shirt a colori che aiuteranno «GL» a realizzare il progetto tanto atteso. Quale? Ripulire il torrente Gobbia. Per facilitare l'acquisto del gadget natalizio-ambientale sono cresciuti anche i punti vendita: in questi giorni di acquisti più o meno frenetici sarà infatti possibile reperire le magliette anche nella cornice della biblioteca comunale, e durante le serate d'apertura del teatro «Odeon». Restano poi confermati i soliti punti di distribuzione: l'edicola «Zanetti» (lungo via De Gasperi), il negozio «Vins music» di via Montini e «Video+» (altro esercizio commerciale che si trova in via Matteotti. Ma le novità in tema ambientale e sociale non finiscono qui, e sembra che in Valgobbia si stia aprendo realmente una nuova era di grande sensibilità ecologica. Nei giorni scorsi, il gruppo «Boyzone» in qualità di coordinatore del progetto, l'associazione culturale «Colchidea», gli «Amici dell'arte», il Photoclub e la protezione civile si sono incontrati per iniziare a parlare di un'importante iniziativa: la «Settimana ecologica di Lumezzane». Il tutto è ancora nella fase embrionale ma le idee sono assolutamente interessanti. «In occasione del nostro primo incontro - spiega Marco Palladino di Colchidea - abbiamo pensato a una possibile data (quella del 12 maggio) per organizzare una seconda edizione della giornata di sensibilizzazione ecologica "I colori del Gobbia", inoltre, è emersa la volontà di coinvolgere la popolazione con proiezioni serali, spettacoli teatrali legati a temi ambientali, una visita al "Centro Riciclo di Vedelago" (a Treviso) che riesce a riciclare il 98.5 per cento dei rifiuti raccolti. Ma abbiamo anche progettato di proporre alle scolaresche di ripulire qualche parco cittadino». Palladino ha poi parlato della possibilità di far ruotare la Settimana ecologica attorno all'inaugurazione primaverile dell'atteso parco Avogadro, facendo appunto della serata inaugurale dell'area verde attrezzata l'evento clou. Oppure dell'eventualità di organizzare gli eventi direttamente all'interno dello stesso parco. Generazione Lumezzane e tutte le realtà che lavorano a questa iniziativa confidano comunque molto nel risultato della vendita dei già citati capi d'abbigliamento per poter finanziare questo singolare progetto. Ma per far cassa ci potrebbe essere anche un'altra strada: «Avremmo pensato - conclude Palladino - a un'asta di beneficenza dedicata alle opere realizzate dagli Amici dell'arte con il materiale recuperato dalla scorsa pulizia del Gobbia. Il ricavato potrebbe essere condiviso con la Consulta sociale permanente». Infine, per concludere i sette giorni dedicati alla tutela del territorio valgobbino, i promotori dell'operazione proporrebbero un incontro con l'assessorato all'Ambiente e con il gestore della raccolta dei rifiuti per far chiarezza su come effettuare una corretta «differenziata».

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6.2 I COLORI DEL GOBBIA 2011 28 maggio 2011

Sabato pomeriggio alle ore 14:00 si è svolta la manifestazione I COLORI DEL GOBBIA promossa da BOYZONE per ripulire e riutilizzare i rifiuti depositati sulle rive del torrente. Con una puntualità svizzera il gruppo di ragazzi, in compagnia dei componenti del PHOTOCLUB, AMICI DELL’ARTE e BOY SCOUT sono risaliti lungo il letto del Gobbia ripulendo il torrente dai rifiuti depositati nei decenni a venire. Il materiale raccolto è stato subito separato in due gruppi: da un lato i rifiuti da consegnare in discarica dall’altro quelli che selezionati per comporre l’opera d’arte (l’idea è quella comporre un’unica installazione) I tutto coordinato dal gentilissimi volontari della PORTEZIONE CIVILE che hanno contribuito alla buona riuscita di questa iniziativa. A fine lavori l’associazione “mondo in casa” ha offerto un rinfresco con in prodotti del commercio equo e solidale. “E’ un iniziativa che serve per sensibilizzare la cittadinanza e soprattutto io giovani in merito alle tematiche legate all’ecologia, al rispetto per l’ambiente e più in generale al senso civico” spiega Gabriella, organizzatrice dell’evento “ questa del Gobbia è una delle tante iniziative similari che sono in programma,. Chi vuole può venirci a trovare in sede (Villaggio Gnutti) o iscriversi al gruppo facebook” L’unica nota negativa è stata la scarsa partecipazione della cittadinanza, eppure l’evento era stato pubblicizzato su molte teste giornalistiche locali e sulla rete. Infine la protezione civile ci ha indicato che durante la fase di preparazione all’evento è stata individuata una rottura nella tubazione fognaria appena sopra il torrente. In questi giorni segnaleranno la falla al comune.

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L’Eco dell Valli Maggio 2011 Redazione

La pulizia del Gobbia diventa arte in “readymade”

Nell’anno europeo del volontariato, il centro di aggregazione giovanile locale “Boyzone” ha accolto la proposta lanciata dalla Consulta sociale valgobbina per alcune iniziative sul territorio e coinvolgendo la cittadinanza e le associazioni culturali per sensibilizzare la comunità. Una di queste, nata come “I Colori del Gobbia”, si è svolta lo scorso sabato 28 maggio per incentivare sui temi dell’ecologia, impegno e responsabilità civica. Nello specifico è stato ripulito dei rifiuti solidi un tratto del torrente a livello della superficie, rimuovendo solo gli oggetti emersi e presenti sulle sponde senza intaccare o modificare il letto del corso d’acqua. Protagonisti dell’operazione sono stati il “Gruppo Volontari Protezione Civile Lumezzane ”coordinati da Emilio Gozzini e alcune realtà culturali come l’”Agesci Lumezzane 1°”, “ColChiDea”, “Photo Club” e gli “Amici dell’Arte”. Gli ultimi due sodalizi, in particolare, continueranno il loro percorso con un laboratorio sulla fotografia e la riabilitazione dello scarto civile e industriale trasformato in oggetti artistici. Intanto, l’equipe di “Boyzone” non si ferma qui e anzi sta già pensando ad altre attività simili cercando che possano coinvolgere ancora di più i cittadini.

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6.3 I COLORI DEL GOBBIA 2012 12 maggio 2012

DI COSA SI TRATTA

E’ una giornata di sensibilizzazione ecologica suddivisa in due momenti: Interventi di pulizia e cura dell’ambiente da parte della scuole lumezzanesi. Raccolta dei rifiuti su di un tratto del torrente Gobbia Il secondo momento vedrà invece il coinvolgimento della cittadinanza, in particolare dei giovani e di tutte le associazioni, nell’opera di ripulitura di un breve tratto del torrente Gobbia. Nel pomeriggio i bambini potranno partecipare in loco ad un laboratorio didattico-espressivo sul riciclo di materiali, reperiti grazie ad una raccolta differenziata all’interno delle scuole partecipanti. A partire delle 14:00 del 12 maggio 2012 In caso di maltempo l’iniziativa sar{ rimandata a sabato 19 maggio 2012 DOVE Ritrovo dalle ore 14:00 in via Levante, in prossimità del ponticello. Da quell’ora verranno organizzati piccoli gruppi, coordinati ed accompagnati nel percorso da un rappresentante della Protezione Civile. E’ indispensabile dotarsi autonomamente di stivali e guanti in gomma per questioni di sicurezza. E’ necessario che i minori siano accompagnati da persone adulte.

L'iniziativa è promossa da: Cooperativa Sociale Il Mosaico ONLUS / Boyzone, Assessorati ai Servizi Sociale, all'Ambiente e alla Cultura del Comune di Lumezzane, Associazione Culturale ColChiDeA, Amici dell'Arte di Lumezzane, Photoclub Lumezzane, A.G.E.S.C.I., Gruppo Volontari Protezione Civile Lumezzane

Hanno aderito: Biblioteca Civica "Felice Saleri", Generazione Lumezzanese, Consulta Permanente del Sociale di Lumezzane ONLUS, C.I.F. Centro Italiano Femminile sez di Lumezzane, C.A.I. Club Alpino Italiano sez. di Lumezzane, A.S. I Faggi di Eva, A.S. Rugby Lumezzane, Protezione Civile di Lumezzane ONLUS, G.A.I.M. Giovani Amici in Missione, Il Delfino ONLUS, Croce Bianca Lumezzane ONLS, G.P.M., Cooperativa La Fontana, A.N.C. Associazione Nazionale Carabinieri sez di Lumezzane, Associazione Il Mondo in Casa, Associazione Quelli della Piazza, ComitatoXLumezzane.

Presentazione del progetto

Vol-Arte 2 “to be continued”, nasce in accordo con tutte le parti in causa, da quella istituzionale alla rete delle associazioni coinvolte attivamente nel progetto dello scorso anno. L’intenzione è quella, partendo dalla base esistente del progetto Vol-Arte 1 (a suo tempo sviluppato in collaborazione con la “Consulta Sociale Permanente” di Lumezzane) di continuare il lavoro di riflessione ed approfondimento con le associazioni “culturali” intorno ai temi del volontariato, introducendo la variabile “Ecologia ed Ambiente”.

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L’idea che non si abbandonasse il progetto precedente deriva soprattutto dalla consapevolezza che buona parte delle azioni promosse avessero ancora un ampio margine di sviluppo.

Giornata del Riuso e del Riciclo

DI COSA SI TRATTA E’ un evento dedicato alla sostenibilit{, all’educazione ambientale ed al riciclo.

COME SI SVOLGERA’ La popolazione potrà sperimentare in modo attivo alcune proposte relative al tema dell’ambiente quali: Mostra di opere di “vari artisti” realizzate con materiali di scarto e curata dagli “Amici dell’Arte” di Lumezzane Esposizione di alcune fotografie relative al territorio lumezzanese curata dal “Photoclub Lumezzane” Laboratorio attivo dell’artista Gabriella Goffi Dialogo sull’ambiente condotto da Antonio De Matola ed Egidio Bonomi: “L’incontro vuole essere una riflessione partecipata sulla gestione della cosa pubblica, sui temi dell’ambiente, incentrato sul dialogo tra generazioni.” (Il Dialogo sull’ambiente avr{ un’anteprima presso l’Istituto Moretti nella giornata di Sabato 12 Maggio dalle ore 9.00 alle 11.00) Momento musicale con aperitivo preparato dalla “Bottega Equo e Solidale” A CHI E’ RIVOLTO A tutta la cittadinanza QUANDO Domenica 13 maggio a partire dalle 14.00 DOVE Presso lo Spazio della MTT Costruzioni sito in piazza Giovanni Paolo II a Lumezzane S. Sebastiano.

Laboratorio teatrale

DI COSA SI TRATTA

Un laboratorio teatrale condotto dagli operatori del “Treatro Terre di Confine”, finalizzato alla costruzione di una performance sui temi dell’ambiente, dell’ecologia e del riciclo.

COME SI SVOLGERA’

Attraverso una modalità laboratoriale si acquisiranno tecniche di teatro e di improvvisazione per passare poi ad un lavoro sul materiale specifico da utilizzare, finalizzato al montaggio della rappresentazione performativa finale.

A CHI E’ RIVOLTO

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Il laboratorio è rivolto ai giovani del territorio a partire dai 16 anni.

Non è fondamentale avere una precedente esperienza di teatro, semplicemente basta la voglia di mettersi in gioco.

QUANDO Martedì 19, Giovedì 21, Martedì 26, Giovedì 28 Giugno, Martedì 3, Giovedì 5 Luglio 2012 Gli incontri saranno di due ore ciascuno; la data dell’ultimo incontro e l’orario si definiranno all’interno del gruppo in base alle esigenze degli iscritti.

DOVE Il luogo degli incontri verrà definito più avanti e comunicato personalmente ai partecipanti. Per l’iscrizione rivolgersi agli operatori del Boyzone al numero 030-8920447 nei giorni di lunedì e giovedì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 o via mail al seguente indirizzo: [email protected]

Video-Art

DI COSA SI TRATTA

Si è avviato un “percorso laboratoriale” all’interno di alcune classi dell’Agenzia formativa Don Angelo Tedoldi per approfondire i temi del volontariato con una declinazione specifica sull’ ambiente, tenendo conto della personale esperienza degli studenti e delle loro idee.

COME SI SVOLGERA’

Gli studenti hanno condotto una breve esperienza in ambito video-cinematografico giungendo alla realizzazione di un lavoro che ha tratto ispirazione dal linguaggio della Video-Art, grazie all’ausilio di due giovani videomakers.

A CHI E’ RIVOLTO

Alle studentesse e agli studenti della IV e III “Estetiste” e “O.S.I.” dell’Agenzia Formativa Don Angelo Tedoldi di Lumezzane

QUANDO Da Febbraio a Maggio 2012

DOVE Presso l’Istituto Don Angelo Tedoldi

Rassegna Cinematografica

DI COSA SI TRATTA Una rassegna cinematografica imperniata sui temi ambientali.

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A CHI E’ RIVOLTO A tutta i cittadini di Lumezzane, in modo particolare ai giovani. TITOLO DEL PRIMO FILM IN RASSEGNA “Una scomoda verità” Film-documentario diretto da Davis Guggenheim, riguardante il problema mondiale del riscaldamento globale, avente come protagonista l'ex vicepresidente degli Stati Uniti d'America, Al Gore. Si basa in larga parte su una presentazione multimediale che Gore crea e sviluppa durante molti anni come parte della sua campagna di informazione sui cambiamenti climatici. QUANDO La proiezione si terrà Venerdì 11 Maggio 2012 alle ore 20:30.

Le proiezioni successive verranno comunicate durante la serata.

DOVE Presso lo Spazio della MTT Costruzioni sito in piazza Giovanni Paolo II a Lumezzane S. Sebastiano.

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Questo dossier è un contenitore che racchiude il lavoro di vari gruppi che hanno operato in questi anni sul territorio di Lumezzane.

Un ringraziamento particolare a Gabriella, Cristian, Veronica e agli amici di Generazione Lumezzanese, a Paolo, Bruno, Roberto, Stefano del Comitatoxlumezzane, a Gabriella e Marco di Boyzone e Colchiedea, a Marco e Fabio di Bresciaoggi, ai volontari della Protezione civile,Vigili del Fuoco, Croce Bianca e in generale a tutte le persone che si sono adoperate per sensibilizzare i cittadini sul problema dell’inquinamento ambientale che il nostro territorio e il nostro torrente stanno subendo.

Gli scarichi civili, gli sversamenti industriali abusivi, la costruzione del bunker di stoccaggio di materiale contaminato al cesio 137 di Lumezzane (150 tonnellate), lo stoccaggio del materiale contaminato al cesio 137 di Sarezzo (267,4 tonnellate) hanno reso il nostro torrente una discarica pericolosa.

I documenti raccolti in questi anni sono davvero molti e sono a disposizione di tutte le persone che vogliono contribuire a risolvere questo problema e per chi spera e sogna in un paese più sano e vivibile.

Lista Civica Lumezzane 5 stelle