e itsme la nuova olivetti?e dopo una decina di prototipi è finalmente pronto. itsme, che sposa...

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TRIPWIRE di PIERO LAPORTA* pag.tredici Hi-tech 7. 7-20aprile2008 B A C K S T A G E B A C K S T A G E N otizie non buone sulla sicurezza delle reti informatiche gover- native degli Usa, oppure fastidiosi tatticismi pre-elettorali. Tutto il mon- do è paese. Diventa dunque difcile talvolta distinguere, negli Usa come da noi, in determinati momenti della vita politica, le esigenze reali da quel- le elettorali. Mentre incombono le ele- zioni presidenziali, nel Senato Usa la sicurezza dei dati sensibili all’interno delle agenzie governative è divenuta, più del solito, un tema centrale. La si- curezza informatica, di per sé strategica, dopo l’11 settembre ha acquisito più im- portanza. Il Federal Information Security Management Act lo strumento attraverso cui il Congresso decise nel 2003 di tenere sotto control- lo la questione. Da allora, ogni anno a marzo, l’Ofce of Management and Budget della Casa Bianca presenta il proprio rapporto al Congresso sullo stato dell’arte delle predisposizioni contenute nel Fisma. È un sistema di controlli e certicazioni complesso, molto efcace - o almeno ritenuto tale sinora - per dare “il polso” della sicurezza informatica della articolata macchina federale. Il 12 marzo la Commissione “Homeland Security and Governmental affaire”, attraver- so un suo sottocomitato, ha dedicato una seduta al rapporto Fisma di quest’anno. Ascoltati i rappresentanti dell’Omb, del Dipartimento di Stato e di altre numerose agenzie governative coinvolte nella sicurezza informatica, la conclusione è stata che le reti gover- native rimangono alquanto vulnerabili all’intrusione. I rapporti Fisma degli anni scorsi sono passati con una certa facilità, mentre quest’ultimo del 2008 sembrerebbe più preoccupante. Con- soliamoci: reale o “elettorale” che sia questa minaccia, la tecnologia non ci annoia con certezze scontate. *Generale [email protected] Usa, la security è un’ esigenza pre-elettorale? La questione torna protagonista nei dibattiti politici La concorrenza non si farà certo sul prezzo di vendita Il nuovo dispositivo punta sulla fascia alta di mercato Rinasce il pc italiano Itsme la nuova Olivetti? S i chiamerà Itsme (‘sono io’), per connotare fortemente l’identità di chi la acquisterà, la nuova work- station ideata da Giorgio De Michelis, professore all’Università di Milano-Bi- cocca e neo-amministratore unico della società che porta il nome del prodotto, Itsme appunto. Il nuovo “oggetto”, che supera il concetto di personal computer, è frutto di un ventennio di attività di ricerca. E dopo una decina di prototipi è finalmente pronto. Itsme, che sposa l’open source non solo come tecnologia, ma soprattutto come modello di progettazione, vuole coniugare ricerca e design, sviluppo software e user esperience, Ict e made in Italy. Sullo sfondo lo spirito di Olivetti degli anni d’oro. E non a caso si sta valutando l’ipotesi di rilevarne il marchio. Le pre- messe dunque sono interessanti. “Voglia- mo superare la metafora del desktop che in questi anni ci ha aiutato, ma non è più in grado di risolvere i problemi di ricerca in- tuitiva di messaggi e documenti - spiega al Corriere delle Comunicazioni il professor De Michelis -. Lo schermo del pc è piccolo e diventa così sempre più difficile trovare ciò di cui si ha bisogno”. Professor De Michelis come si carat- terizza la nuova “creatura”? Il nostro progetto prevede un front-end radicalmente nuovo per Linux e una nuova macchina che ospiterà il sistema. Negli ultimi anni l’Ict non ha proposto novità reali nel campo delle workstation: sono stati messi a disposizione motori di ricerca, è aumentato il numero delle funzioni senza però migliorarle. Ma il business dei Pc paga ancora? Le persone a cui ci rivolgiamo compra- no una macchina e un servizio. L’oggetto che proponiamo non sarà un Pc, ma un oggetto ubiquo, né fisso né mobile, fatto di pezzi diversi che si possono comporre. Il kernel sarà una cpu collegata a un ta- blet senza tastiera, ma potrà connettersi, ad esempio, tanto ad un grande schermo interattivo quanto al telefonino. Chi si occuperà dell’hardware? Faremo un accordo con un costrut- tore: ci sono già contatti in corso e l’interesse non manca. Ci posizioniamo sulla fascia alta, una fetta pur sempre rilevante in un mercato da 200 milioni di pezzi e quindi su un segmento dove la concorrenza non si fa certo sul prezzo. Ambizioni da numero uno per la «creatura» di Giorgio De Michelis Come è strutturata la nuova società? È una società snella. Il nucleo di par- tenza è costituito da un club di investitori - siamo ora in 14 ma si arriverà ad una ventina almeno - che garantirà il primo anno di funzionamento. Gli investitori provengono dal mondo dell’informatica, della finanza, del design. Per il secondo anno prevediamo di ricorrere al capital venture e poi ci muoveremo attraverso partner. Nel nucleo dei fondatori ci sono anche l’Università Milano-Bicoc- ca, la Domus Academy, il Consorzio Milano Ricerche, la Fondazione Irso. Il comitato tecnico scientifico è com- posto da Alfonso Fuggetta, professore di informatica al Politecnico e Ad del Cefriel, Roberto Polillo e Marco Susani, mentre l’advisory board è guidato da El- serino Piol, Presidente di Pino Ventures. Quale sarà la principale sda che la squadra dovrà affrontare? La metafora che abbiamo inventato si basa sull’esperienza umana fatta di più storie e ‘venue’ (luoghi), dove saranno organizzati messaggi, documenti, url che le riguardano. La sfida è dunque se saremo capaci di costruire una macchina in cui questa metafora ‘si legga da sola’. Il problema principale è realizzare un design adeguato, attraverso una elevata qualità della grafica, comandi autoesplicativi. Per vincere questa sfida adotteremo una logica ‘prosumer’, che prevede un ruolo attivo dei potenziali utenti fin dalla fase di progettazione e il coinvolgimento di tre comunità: ricercatori, Open source software e industria high-tech. ELISABETTABEVILACQUA Moretti perde il treno Sncf prima sul satellite C orreva il 2002 quando alle Ferrovie Italiane stapparono lo spumante: insieme ad Alenia Spazio si erano aggiudicati la gara per il “Progetto Fifth”. Un’idea avveniristica, allora, per offrire servizi Internet nei treni veloci. I collegamenti alla rete web, anche nei tratti più isolati, sarebbero stati garantiti dal satellite. Oltre che un vantaggio di immagine, per le Ferrovie nasceva l’opportunità di un business nuovo. Il progetto venne validato operativamente nel 2005. Ma nel 2006 tutto si fermò, complici i tagli agli investi- menti e un accantonamento dell’iniziativa. L’inziativa è stata ripresa da Sncf, le ferrovie francesi che, para- dosso, erano venute in Italia per acquisire know how in materia. Adesso in Francia il servizio di Internet via satellite è in una fase di avanzata sperimentazione su alcuni Tgv e presto sarà lanciato commercialmente. Da noi è rinchiuso in un cassetto. E poi ci si lamenta che in Italia non si fa innovazione. Troppo chiuso il giardinetto di Facebook e Second Life? Q ualcuno ricorda Aol prima maniera? O Com- puServe oppure Prodigy? A loro modo, erano i primi siti di social network. Offrivano e-mail, cha- troom, spazi di discussione condivisi. Il tutto pagando un abbonamento e con l’obbligo di restare ben chiusi dentro le comunità verticali di riferimento. Niente libere uscite nel web, insomma. Si sa come è andata a finire. L’esplosione del World Wide Web ha abbatto gli steccati ed i loro modelli di business. Compuserve e Prodigy sono scomparsi; sopravvive solo Aol in ver- sione assai diversa: un web portal aperto finanziato dalla pubblicità. La storia si ripete? Sembrerebbe. Al- meno a guardare le strategie di Second Life, Facebook o MySpace, anch’essi tutti imperniati sul giardinetto chiuso e su standard rigidamente proprietari. Se state in Facebook e volete farvi conoscere dalla community di MySpace non avete che una soluzione: partecipare ad entrambe. Nessuna società di traslochi trasferirà i vostri mobili da Entropia a Second Life. Durerà? C’è chi scommette di no. Ben presto si imporranno nuovi standard aperti per cui ciascuno potrà costruire il suo profilo dando vita community trasparenti e libere di dialogare con chiunque nel web. Negli Stati Uniti già cominciano a nascere aziende che forniscono tool per costruirsi mondi virtuali in proprio. Dopo la se- cond life è pronta una next life? Google senza licenza L a gara americana per le licenze a 700Mhz ha vi- sto la partecipazione, un po’ a sorpresa, di Goo- gle. Così come ha sorpreso il successivo abbandono del motore di ricerca quando l’asticella dell’asta si è alzata sopra un livello giudicato eccessivo. Addio alle ambizioni nel mobile? Niente affatto: Google alla navigazione in mobilità è più interessato che mai. Potrebbe andare su licenze non protette (se la tecnologia che sta sperimentando si dimostrerà efficace) o affittare le reti altrui (se la Fcc lo con- sentirà). Otterrebbe lo stesso risultato (non ha mai pensato di diventare un gestore telefonico mobile), ma avrebbe risparmiato parecchi miliardi di dollari di licenze. Non tutto il male viene per nuocere. Reti wireless, il record senese L’università di Siena si è dotata della rete wireless più estesa d’Italia. L’infrastruttura di connes- sione senza fili, denominata Unisi Wireless, permette a docenti, studenti e dipendenti di comuni- care fra loro, collegarsi a Internet e usufruire dei servizi telematici offerti dalla struttura accademica. Oltre a Siena, la rete compren- de i distaccamenti di Arezzo e Grosseto connettendo com- plessivamente 22 sedi, per un totale di 326 punti di accesso. L’investimento per la realizzazio- ne dell’infrastruttura di rete - si integra con la preesistente rete cablata - è stato di 325mila euro (per la fornitura e la configurazio- ne), cui si sono aggiunti 46mila euro per l’installazione e lo studio preventivo per il posizionamento degli access point. La progettazione della rete è sta- ta effettuata dal Centro universi- tario per l’Informatica e la telema- tica (Q.IT) dell’università senese, guidato da Giuliano Benelli. Le componenti tecnologiche sono targate Cisco Systems, mentre ad occuparsi della realizzazione fisica dell’infrastruttura sono state Telecom Italia e NextiraOne, che rispettivamente hanno fornito i materiali e configurato i disposi- tivi. HI-TECH UNIVERSITÀ

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Page 1: E Itsme la nuova Olivetti?E dopo una decina di prototipi è finalmente pronto. Itsme, che sposa l’open source non solo come tecnologia, ma soprattutto come modello di progettazione,

TRIPWIRE di PIERO LAPORTA*

pag.trediciHi-techN°7. 7-20aprile2008

B A C K S T A G E

B A C K S T A G E

Notizie non buone sulla sicurezza delle reti informatiche gover-

native degli Usa, oppure fastidiosi tatticismi pre-elettorali. Tutto il mon-do è paese. Diventa dunque difcile talvolta distinguere, negli Usa come da noi, in determinati momenti della vita politica, le esigenze reali da quel-le elettorali. Mentre incombono le ele-zioni presidenziali, nel Senato Usa la sicurezza dei dati sensibili all’interno delle agenzie governative è divenuta, più del solito, un tema centrale. La si-

curezza informatica, di per sé strategica, dopo l’11 settembre ha acquisito più im-portanza. Il Federal Information Security Management Act lo strumento attraverso cui il Congresso decise nel 2003 di tenere sotto control-lo la questione. Da allora, ogni anno a marzo, l’Ofce of Management and Budget della Casa Bianca presenta il proprio rapporto al Congresso sullo

stato dell’arte delle predisposizioni contenute nel Fisma. È un sistema di controlli e certicazioni complesso, molto efcace - o almeno ritenuto tale sinora - per dare “il polso” della sicurezza informatica della articolata macchina federale. Il 12 marzo la Commissione “Homeland Security and Governmental affaire”, attraver-so un suo sottocomitato, ha dedicato una seduta al rapporto Fisma di quest’anno. Ascoltati i rappresentanti dell’Omb, del Dipartimento di Stato e

di altre numerose agenzie governative coinvolte nella sicurezza informatica, la conclusione è stata che le reti gover-native rimangono alquanto vulnerabili all’intrusione. I rapporti Fisma degli anni scorsi sono passati con una certa facilità, mentre quest’ultimo del 2008 sembrerebbe più preoccupante. Con-soliamoci: reale o “elettorale” che sia questa minaccia, la tecnologia non ci annoia con certezze scontate.

*Generale [email protected]

Usa, la securityè un’ esigenza

pre-elettorale?

La questione tornaprotagonista

nei dibattiti politici

La concorrenza non si farà certo sul prezzo di venditaIl nuovo dispositivo puntasulla fascia alta di mercato

Rinasce il pc italianoItsme la nuova Olivetti?Si chiamerà Itsme (‘sono io’), per

connotare fortemente l’identità di chi la acquisterà, la nuova work-

station ideata da Giorgio De Michelis, professore all’Università di Milano-Bi-cocca e neo-amministratore unico della società che porta il nome del prodotto, Itsme appunto. Il nuovo “oggetto”, che supera il concetto di personal computer, è frutto di un ventennio di attività di ricerca. E dopo una decina di prototipi è finalmente pronto. Itsme, che sposa l’open source non solo come tecnologia, ma soprattutto come modello di progettazione, vuole coniugare ricerca e design, sviluppo software e user esperience, Ict e made in Italy.

Sullo sfondo lo spirito di Olivetti degli anni d’oro. E non a caso si sta valutando l’ipotesi di rilevarne il marchio. Le pre-messe dunque sono interessanti. “Voglia-mo superare la metafora del desktop che in questi anni ci ha aiutato, ma non è più in grado di risolvere i problemi di ricerca in-tuitiva di messaggi e documenti - spiega al Corriere delle Comunicazioni il professor De Michelis -. Lo schermo del pc è piccolo e diventa così sempre più difficile trovare ciò di cui si ha bisogno”.

Professor De Michelis come si carat-terizza la nuova “creatura”?

Il nostro progetto prevede un front-end radicalmente nuovo per Linux e una nuova macchina che ospiterà il sistema. Negli ultimi anni l’Ict non ha proposto novità reali nel campo delle workstation: sono stati messi a disposizione motori di ricerca, è aumentato il numero delle funzioni senza però migliorarle.

Ma il business dei Pc paga ancora?Le persone a cui ci rivolgiamo compra-

no una macchina e un servizio. L’oggetto che proponiamo non sarà un Pc, ma un oggetto ubiquo, né fisso né mobile, fatto di pezzi diversi che si possono comporre. Il kernel sarà una cpu collegata a un ta-blet senza tastiera, ma potrà connettersi, ad esempio, tanto ad un grande schermo interattivo quanto al telefonino.

Chi si occuperà dell’hardware?Faremo un accordo con un costrut-

tore: ci sono già contatti in corso e l’interesse non manca. Ci posizioniamo sulla fascia alta, una fetta pur sempre rilevante in un mercato da 200 milioni di pezzi e quindi su un segmento dove la concorrenza non si fa certo sul prezzo.

Ambizioni da numero uno per la «creatura» di Giorgio De MichelisCome è strutturata la nuova società?

È una società snella. Il nucleo di par-tenza è costituito da un club di investitori - siamo ora in 14 ma si arriverà ad una ventina almeno - che garantirà il primo anno di funzionamento. Gli investitori provengono dal mondo dell’informatica, della finanza, del design. Per il secondo anno prevediamo di ricorrere al capital venture e poi ci muoveremo attraverso partner. Nel nucleo dei fondatori ci sono anche l’Università Milano-Bicoc-ca, la Domus Academy, il Consorzio Milano Ricerche, la Fondazione Irso. Il comitato tecnico scientifico è com-posto da Alfonso Fuggetta, professore di informatica al Politecnico e Ad del Cefriel, Roberto Polillo e Marco Susani, mentre l’advisory board è guidato da El-

serino Piol, Presidente di Pino Ventures.Quale sarà la principale sda che la squadra dovrà affrontare?

La metafora che abbiamo inventato si basa sull’esperienza umana fatta di più storie e ‘venue’ (luoghi), dove saranno organizzati messaggi, documenti, url che le riguardano. La sfida è dunque se saremo capaci di costruire una macchina in cui questa metafora ‘si legga da sola’. Il problema principale è realizzare un design adeguato, attraverso una elevata qualità della grafica, comandi autoesplicativi. Per vincere questa sfida adotteremo una logica ‘prosumer’, che prevede un ruolo attivo dei potenziali utenti fin dalla fase di progettazione e il coinvolgimento di tre comunità: ricercatori, Open source software e industria high-tech.

ELISABETTABEVILACQUA

Moretti perde il trenoSncf prima sul satellite

Correva il 2002 quando alle Ferrovie Italiane stapparono lo spumante: insieme ad Alenia

Spazio si erano aggiudicati la gara per il “Progetto Fifth”. Un’idea avveniristica, allora, per offrire servizi Internet nei treni veloci. I collegamenti alla rete web, anche nei tratti più isolati, sarebbero stati garantiti dal satellite. Oltre che un vantaggio di immagine, per le Ferrovie nasceva l’opportunità di un business nuovo. Il progetto venne validato operativamente nel 2005. Ma nel 2006 tutto si fermò, complici i tagli agli investi-menti e un accantonamento dell’iniziativa. L’inziativa è stata ripresa da Sncf, le ferrovie francesi che, para-dosso, erano venute in Italia per acquisire know how in materia. Adesso in Francia il servizio di Internet via satellite è in una fase di avanzata sperimentazione su alcuni Tgv e presto sarà lanciato commercialmente. Da noi è rinchiuso in un cassetto. E poi ci si lamenta che in Italia non si fa innovazione.

Troppo chiuso il giardinettodi Facebook e Second Life?

Qualcuno ricorda Aol prima maniera? O Com-puServe oppure Prodigy? A loro modo, erano

i primi siti di social network. Offrivano e-mail, cha-troom, spazi di discussione condivisi. Il tutto pagando un abbonamento e con l’obbligo di restare ben chiusi dentro le comunità verticali di riferimento. Niente libere uscite nel web, insomma. Si sa come è andata a finire. L’esplosione del World Wide Web ha abbatto gli steccati ed i loro modelli di business. Compuserve e Prodigy sono scomparsi; sopravvive solo Aol in ver-sione assai diversa: un web portal aperto finanziato dalla pubblicità. La storia si ripete? Sembrerebbe. Al-meno a guardare le strategie di Second Life, Facebook o MySpace, anch’essi tutti imperniati sul giardinetto chiuso e su standard rigidamente proprietari. Se state in Facebook e volete farvi conoscere dalla community di MySpace non avete che una soluzione: partecipare ad entrambe. Nessuna società di traslochi trasferirà i vostri mobili da Entropia a Second Life. Durerà? C’è chi scommette di no. Ben presto si imporranno nuovi standard aperti per cui ciascuno potrà costruire il suo profilo dando vita community trasparenti e libere di dialogare con chiunque nel web. Negli Stati Uniti già cominciano a nascere aziende che forniscono tool per costruirsi mondi virtuali in proprio. Dopo la se-cond life è pronta una next life?

Google senza licenza

La gara americana per le licenze a 700Mhz ha vi-sto la partecipazione, un po’ a sorpresa, di Goo-

gle. Così come ha sorpreso il successivo abbandono del motore di ricerca quando l’asticella dell’asta si è alzata sopra un livello giudicato eccessivo. Addio alle ambizioni nel mobile? Niente affatto: Google alla navigazione in mobilità è più interessato che mai. Potrebbe andare su licenze non protette (se la tecnologia che sta sperimentando si dimostrerà efficace) o affittare le reti altrui (se la Fcc lo con-sentirà). Otterrebbe lo stesso risultato (non ha mai pensato di diventare un gestore telefonico mobile), ma avrebbe risparmiato parecchi miliardi di dollari di licenze. Non tutto il male viene per nuocere.

Reti wireless, il record seneseL’università di Siena si è dotata della rete wireless più estesa d’Italia. L’infrastruttura di connes-sione senza fili, denominata Unisi Wireless, permette a docenti, studenti e dipendenti di comuni-care fra loro, collegarsi a Internet e usufruire dei servizi telematici offerti dalla struttura accademica. Oltre a Siena, la rete compren-de i distaccamenti di Arezzo e Grosseto connettendo com-plessivamente 22 sedi, per un totale di 326 punti di accesso. L’investimento per la realizzazio-ne dell’infrastruttura di rete - si integra con la preesistente rete cablata - è stato di 325mila euro

(per la fornitura e la configurazio-ne), cui si sono aggiunti 46mila euro per l’installazione e lo studio preventivo per il posizionamento degli access point. La progettazione della rete è sta-ta effettuata dal Centro universi-tario per l’Informatica e la telema-tica (Q.IT) dell’università senese, guidato da Giuliano Benelli. Le componenti tecnologiche sono targate Cisco Systems, mentre ad occuparsi della realizzazione fisica dell’infrastruttura sono state Telecom Italia e NextiraOne, che rispettivamente hanno fornito i materiali e configurato i disposi-tivi.

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