e la cena che il signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione e...
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E’ la cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione e anticipazione delle nozze dell’Agnellonella Gerusalemmeceleste.
Questo rito, tipicodella cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quandobenediceva e distribuiva il panecome capo della mensa, soprattuttodurante l’ultimacena.
Mediante questo sacramento,ci uniamo a Cristo,il quale ci rendepartecipi del suoCorpo e del suo Sangue per formare un solo Corpo.
E’ un “fare memoria”per dire“io credo, io accetto” epartecipare con fedea questo rivivereodierno dello “ spezzare il pane”, così come allora.
La liturgia nella quale si è compiuto il mistero della salvezza si conclude con l’invio dei fedeli (“missio”) affinchè compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana.
17. E’ perciò di somma importanzache la celebrazionedella Messa, oCena del Signore, sia ordinata in modo tale che i sacri Ministrie fedeli, partecipandovi ciascuno secondoil proprio ordine e
grado, traggano abbondanza di quei frutti, per il conseguimento dei quali CristoSignore ha istituitoil sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue e lo ha affidato, come memoriale della
sua passione erisurrezione, alla Chiesa, sua dilettissima sposa.
18. Si potrà ottenere davveroquesto risultato, se, tenuto contodella natura e delle altre caratteristiche di ogni assemblea liturgica, tutta lacelebrazione verrà ordinata in modo tale da
portare i fedeli ad una partecipazione consapevole, attiva e piena,esteriore e interiore,ardente di fede, speranza e carità;partecipazione vivamente desiderata dalla
Chiesa e richiesta dalla natura stessadella celebrazione, e alla quale ilpopolo cristiano ha il diritto e dovere in forza del battesimo.
“liturgia della Parola”
e
“liturgia eucaristica”
28. La Messa è costituita da due parti,la «Liturgia della Parola» e la «Liturgia eucaristica »; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di
culto.
Nella Messa, infatti, viene imbandita tanto lamensa della Parola quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzionee ristoro.Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione.
46. I riti che precedono la liturgiadella Parola, cioè l’introito, il saluto , l’atto penitenziale, il Kyrieeleison, il Gloria e l’orazione (o colletta), hanno un carattere diinizio, di introduzione e di preparazione.
Scopo di questi riti è che i
Fedeli, riuniti insieme,
formino una comunità, e si
dispongano ad ascoltare
con fede la Parola di Dio e
a celebrare degnamente
l’Eucaristia.
Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suoingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla
celebrazione,favorire l’unionedei fedeli riuniti,introdurre il lorospirito nel misterodel tempo liturgicoo della festività,e accompagnarela processionedel sacerdote e dei ministri.
49. Giunti in presbiterio, il sacerdote, il diacono e i ministri salutano l’altare con un profondoInchino.
Quindi in segnodi venerazione, il sacerdote e ildiacono lo baciano e il sacerdote, secondo le opportunità,incensa la croce e l’altare.
50. Terminato il
canto d’ingresso,
il sacerdote,
stando in piedi
alla sede, con
tutta l’assemblea
si segna col
segno di croce.
Poi il sacerdote con il saluto annunzia alla comunità lapresenza del Signore. Il saluto sacerdotale e la risposta del popolomanifestano il mistero dellaChiesa radunata.
51. Il sacerdote invita all’atto penitenziale che, dopo una breve pausa di silenzio, viene compiutoda tutta la comunità medianteuna formula di
confessione generale, e si conclude con l’assoluzione delsacerdote, che tuttavia non ha lostesso valore delsacramento della Penitenza.
53. Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello.
Il testo di questo inno non può essere sostituito con un altro.Lo si canta o si recita nelledomeniche fuori del tempo diAvvento e Quaresima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazioni di particolare importanza.
54. Poi il sacerdote invita il popolo a pregare e tutti insieme con lui stanno per qualche momento in silenzio, per prendere coscienza di essere alla presenza di Dio e poter formulare nel cuore le proprie intenzioni di preghiera.
Quindi il sacerdote dice
l’orazione, chiamata
comunemente «colletta»,
per mezzo della quale
viene espresso il carattere della
celebrazione.
55. Le letture scelte dalla sacra
Scrittura con i canti che le
accompagnano costituiscono la
parte principale della Parola;
l’omelia, la professione di fede e
la preghiera universale
sviluppano e concludono
tale parte.
Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il ministero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua Parola, tra i fedeli.
58. Nella celebrazione della Messa
con il popolo, le letture si proclamano
sempre dall’ambone.
59. Il compito di proclamare le letture,
secondo la tradizione, non è
competenza specifica di chi presiede,
ma di altri ministri.
Le letture quindi siano
proclamate da un
lettore.
1. Il lettore deve leggere in anticipo il testo e averne capito il significato per poterlo comunicare agli altri in maniera efficace.2. I lettori devono aspettare che la collettasi concluda con l’amen prima di avviarsi all’ambone. L’invito a pregare è rivolto anche ai lettori.
3. Come leggere-se ci sono frasi interrogativeimpostarle all’inizio, evitandodi trascinare la voce al terminedella frase;-non si affretti lalettura e si ricordi che dal primo bancoall’ultimo, devonoriuscire a capire,perciò le parole siano pronunciate in modo chiaro.
- La lettura non va proclamata leggendo dal foglietto – sussidiodei fedeli, ma dal Lezionario cheè il testo liturgico ufficiale;
-Non si assuma aria malinconica. La Parola di Dioè sempre paroladi vita;
-Non si abbia paura di fare lepause adeguate al momento giusto, ossia alla fine del periodoo dopo il senso compiuto.
Nei brani dovericorrono elenchi diparole, èpreferibile farelo stacco ogni due o tre parole,tenendo conto del significato delleparole stesse e della lunghezzadel periodo.
Un breve stacco,
invece, è
necessario alla
fine della lettura,
prima di proclamare:
«Parola di Dio».
Quando si proclama il salmo, i presenti, se non hannoil testo sotto gli occhi,difficilmente riescono a capire che la strofa è terminata e si deve rispondere col ritornello.
Pertanto ,alla fine di ogni strofa,occorre rallentare, abbassare iltono della voce, alzare la testa eguardare verso l’assemblea.E’ preferibile fare un cenno con la mano.
L’omelia
65.L’omelia fa parte della liturgia
ed è vivamente raccomandata:
è infatti necessaria per
alimentare la vita cristiana.
67. Il simbolo, o professione di fede, ha come fine che tuttoil popolo riunito risponda allaParola di Dio, proclamata nellalettura dellasacra Scrittura espiegata nell’omelia
La professione di fede
La preghiera universale69. Nella preghiera universale,o preghiera dei fedeli, il popolorisponde in certo modo allaParola di Dio accolta con fedee, esercitando ilproprio sacerdoziobattesimale,offre a Diopreghiere per la salvezza di tutti.
70. La successione delle intenzioni sia ordinariamente questa:per le necessità della Chiesa;per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo;per quelli che sono in difficoltà;
per la comunità
locale.
Tuttavia in qualche celebrazione particolare, nella Confermazione, nel Matrimonio, nelle Esequie, la successione delle intenzioni può venire adattata maggiormente alla circostanza particolare.
Le intenzioni che vengono proposte siano sobrie, formulate con una sapiente libertà e con poche parole, ed esprimano leintenzioni di tutta la comunità.
Le intenzioni si leggono dall’ambone
o da altro luogo conveniente, da
parte del diacono o del cantore o
del lettore o da un fedele laico.
73. All’inizio della
Liturgia
eucaristica si
portano all’altare
i doni, che
diventeranno il Corpo
e il Sangue di Cristo.
.
Prima di tutto siprepara l’altare,o mensa del Signore, che è il centro di tutta laLiturgia eucaristica,ponendovi sopra il corporale, il purificatoio, il Messale e il calice,se non viene preparato alla credenza.
Poi si portano le offerte: è bene che i fedeli presentino il pane e il vino; il sacerdote, o il diacono, li riceve in luogo opportuno e adatto e li depone sull’altare.
Si possono anche fare offerte in denaro, o presentare altridoni per i poveri o per la Chiesa, portati dai fedeli o raccolti in chiesa. Essi vengono deposti in luogo adatto, fuori della mensa eucaristica.
74. Il canto dell’offertorio
accompagna la processione
con la quale si portano i doni;
esso si protrae almeno fino
a quando i doni sono stati
deposti sull’altare
78. A questo punto ha inizio il
momento centrale e
culminante
dell’intera celebrazione.
Riti di Comunione
80. Poiché la celebrazione Eucaristica è unconvito pasquale, conviene che, secondo il comando del Signore, i fedeli ben disposti
ricevano il suo Corpo e il suo Sangue come cibo spirituale.A questo mirano la frazione del pane e gli altri riti preparatori, che dispongono immediatamente ifedeli alla Comunione.
Rito della pace
82. Conviene
tuttavia che
ciascuno dia la
pace soltanto a chi
gli sta più vicino,
in modo sobrio
Il sacerdote spezza il pane e mette una parte dell’ostia nel Calice, persignificare l’unitàdel Corpo e del Sangue nell’opera della salvezza, cioè del Corpo di Cristo Gesù
Frazione del pane
vivente e glorioso.Abitualmente l’invocazione “Agnello di Dio” viene cantata dalla schola odal cantore, con la risposta del popolo, oppure la si dice almeno ad alta voce.
Comunione
84. Il sacerdote
si prepara con
una preghiera
silenziosa a ricevere con frutto
il Corpo e il Sangue di Cristo.
Lo stesso fanno i fedeli pregando
in silenzio.
86. Mentre il
sacerdote
assume il
Sacramento,
si inizia il canto
di Comunione.
88. Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote e ifedeli, secondo l’opportunità, pregano per un po’ di tempo in silenzio.
Tutta l’assemblea può anchecantare un salmo, un altro cantico di lode o un inno.
Riti di conclusione90. I riti di conclusione comprendono: brevi avvisi se necessari;Il saluto e la benedizione del sacerdote, che in alcuni giorni e in certe circostanze si può arricchire e sviluppare con l’orazione sul popolo da parte del diacono o del sacerdote perché ognuno ritorni alle sue opere di bene lodando Dio.
Il bacio dell’altare da parte del
sacerdote e del diacono e poi
l’inchino profondo all’altare da
parte del sacerdote,
del diacono e di
altri ministri.
Ordinamento generale delMessale RomanoAi lettori e animatori delle assemblee liturgiche, Romano Gozzelino, ed. PaolineSacrosanctum ConciliumLumen Gentium
Bibliografia