anticipazione dei fabbisogni professionali per il settore bancario e assicurativo
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SCENARI 2020 Anticipazione dei fabbisogni professionali
per il settore bancario e assicurativo
30 aprile 2014
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Lo studio di scenario settoriale, “bancario e assicurativo”, per l’anticipazione dei fabbisogni Professionali, è stato condotto da: Gruppo di lavoro ISFOL: Mario Gatti (Responsabile Struttura Lavoro e professioni), Maria Grazia Mereu (Responsabile gruppo di ricerca Professioni), Massimiliano Franceschetti (Ricercatore), Fabrizio Giovannini (Ricercatore), Maurizio De Simone (Ricercatore). Gruppo di ricerca SOGES S.p.A. e ARES 2.0 S.r.l.: Bartolomeo Avataneo (Coordinatore e Ricercatore), Clemente Tartaglione (Cura scientifica e Ricercatore), Lorenzo Birindelli (Statistico), Sara Corradini (Ricercatrice), Mauro Di Giacomo (Ricercatore), Luca Di Maio (Ricercatore), Elena De Luca (Segreteria organizzativa). Parti sociali: Nicola Cicala (FISAC – CGIL), Fabrizio Cirrincione (ABI), Federico Falcioni (ABI), Adalgisa Gherso (ANIA), Simona Brocanelli (FBA), Mario Malfatti (FBA), Paola Giovanna Minzon (UILCA – UIL), Andrea Scaglioni (FIBA-CISL). Esperto di dinamiche settoriali: Michele Di Franco
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Sommario
1. Scelte metodologiche
2. Delimitazione dei settori oggetto di indagine
2.1 Banche ed assicurazioni all’interno del sistema finanziario e assicurativo
2.2. Perimetro e struttura dei comparti bancario ed assicurativo
2.3 Dinamiche tra i censimenti 2001 e 2011
3. Caratteristiche strutturali del sistema bancario ed assicurativo: il presente ed il passato
3.1 Imprese e mercati: dimensione, specializzazione operativa e performance economico –
finanziaria
3.2 Il profilo dell’occupazione attraverso le principali variabili anagrafiche, di istruzione e di
posizione nel mercato del lavoro
3.3 Tendenze evolutive dell’occupazione nel medio-lungo periodo
3.3.1 L’evoluzione nell’ultimo decennio e l’impatto della crisi
3.3.2 Il profilo professionale dell’occupazione nel comparto bancario-assicurativo
4. Principali dinamiche del cambiamento che influenzeranno il settore bancario e quello
assicurativo
4.1 Concorrenza e internazionalizzazione
4.2 I fattori demografici, sociali e culturali
4.3 I fattori tecnologici
4.4 I fattori istituzionali e regolatori
5. Scenario 2020: una visione di insieme
5.1 Premessa metodologica
5.2 Una sintesi dei principali trends e drivers che guideranno il cambiamento
6. Strategia delle risorse umane per interpretare il cambiamento
6.1 implicazioni del nuovo scenario: principali competenze emergenti
6.2 le figure professionali coinvolte dal cambiamento
6.3 implicazioni per il sistema dell’istruzione e formazione
7. Le schede delle unità professionali
APPENDICE STATISTICA
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1. SCELTE METODOLOGICHE
Se l’analisi dei fabbisogni contingenti espressi dal sistema produttivo riveste un ruolo
fondamentale ai fini dell’adattabilità delle risorse umane, l’anticipazione dei fabbisogni
assume un ruolo strategico per lo sviluppo delle politiche di formazione del Paese.
Prefigurare la direzione del mutamento e ciò che ne deriva in termini di necessità future,
significa avere anche la possibilità di prevenire, con adeguate politiche, l’impatto che
determinati eventi possono avere sui sistemi economici, produttivi, organizzativi e
professionali.
Negli ultimi anni l’Isfol, su mandato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è
impegnato nella realizzazione di un sistema informativo su professioni, occupazione e
fabbisogni professionali. Il sistema si configura come l’interfaccia che consente la
comunicazione tra sistema economico-produttivo e mercato del lavoro da un lato, e sistema
istruzione/formazione professionale dall’altro, al fine di creare un canale che colleghi i due
versanti in un’ottica di sinergia, per favorire l’attivazione di politiche integrate del lavoro e
dell’education. Il sistema è organizzato intorno alla Nomenclatura e classificazione delle
Unità Professionali (NUP) . La NUP ha individuato 805 unità professionali, oggetto di una
ponderosa indagine campionaria che ha prodotto la rappresentazione media del lavoro in
Italia. Il sistema è concepito in modo speculare con fabbisogni occupazionali da un lato e
fabbisogni professionali dall’altro. Altra caratteristica del sistema è data dalla doppia
dimensione temporale: previsioni di assunzione a breve termine e fabbisogni professionali
contingenti; previsioni di occupazione di medio termine e anticipazione dei fabbisogni
professionali a cinque anni.
L’anticipazione dei fabbisogni nel settore bancario e assicurativo, che qui viene presentata, è
frutto della sperimentazione di una delle tecniche di foresight più diffuse: le metodologie di
scenario. L’utilizzo di tali metodologie è stato sviluppato in campo militare, negli anni
immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, per poi estendersi nella
società civile negli anni settanta con la prima crisi petrolifera. Da allora, sull’esperienza
pionieristica della Shell, che, attraverso la prefigurazione degli scenari riuscì a limitare i disagi
provocati dallo shock petrolifero, molte multinazionali hanno adottato questa metodologia
per definire le strategie aziendali di medio-lungo periodo. Dal campo aziendale l’utilizzo delle
tecniche di foresight si è esteso ai contesti di ricerca strategica a supporto della decisione
politica.
La rappresentazione delle opportunità e dei rischi correlati ai processi di cambiamento,
propria delle tecniche di foresight, consente, ai principali attori coinvolti nel processo, di
effettuare le scelte più adeguate e predisporre azioni e strategie meglio rispondenti ai bisogni
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espressi dal sistema delle professioni. Tra le diverse metodologie di foresight la più indicata
per valutare gli impatti di medio lungo termine sui sistemi professionali determinati dai
cambiamenti socio-economici, tecnologici ed organizzativi, è proprio quella degli scenari.
L’utilizzo delle metodologie di scenario per l’anticipazione dei fabbisogni professionali
Gli studi di scenario, come tutte le metodologie di foresight, si basano sulla prefigurazione e
la descrizione di probabili eventi che possono verificarsi nel futuro e sull’identificazione che
tali eventi possono avere all’interno dei contesti oggetto d’analisi – nel nostro caso i settori
bancario ed assicurativo - focalizzando l’attenzione sulle relazioni esistenti tra eventi possibili
e momenti decisionali.
Come sottolineato in premessa, l’utilizzo di tecniche e strumenti empirici e scientifici
permette di utilizzare le metodologie di scenario come elemento estremamente utile nella
lettura dell’anticipazione dei bisogni professionali a livello settoriale. Per il raggiungimento
dell’obiettivo un ruolo fondamentale, come mostra il lavoro che qui si presenta, è svolto da
un lavoro di gruppo estremamente sinergico e dall’intervento delle Parti Sociali datoriali e
sindacali che si sono impegnate nel prefigurare i fabbisogni futuri all’interno del settore in
oggetto.
Di regola, la costruzione di uno scenario risulta utile in situazioni in cui i problemi da
affrontare sono complessi, esiste una alta probabilità di cambiamenti significativi, i trend
dominanti possono non essere favorevoli e devono quindi essere analizzati, l’orizzonte
temporale è relativamente lungo. Questa tecnica consente di concentrare l’attenzione
direttamente sulle forze che guidano il cambiamento, immaginare i possibili percorsi di
evoluzione, tracciare la sequenza di eventi e cambiamenti critici.
Lo scenario si configura, quindi, come uno strumento pratico in grado di supportare il
decision making in contesti complessi, quando gli accadimenti futuri sono incerti, la società si
sviluppa in modo eterogeneo, i cambiamenti socio-culturali, tecnologici e organizzativi sono
rapidi e l’impatto della globalizzazione e la crescita della conoscenza e dell’informazione
sono complessi e contradditori. Le tecniche di scenario possono perciò essere utili in quanto
contribuiscono allo sviluppo di strategie alternative che consentono di esplorare
sistematicamente storie coerentemente costruite che contengono le tendenze più importanti
e le principali aree di incertezza, riducendo la complessità di un futuro sfaccettato che appare
contraddittorio, incerto e imprevedibile.
L'analisi di scenario, come vedremo nel dettaglio più avanti, ha impegnato un gruppo di
esperti in un processo di identificazione di trends e drivers poi utilizzati nell’esplorazione e
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prefigurazione degli scenari più probabili tra quelli possibili, attraverso un percorso di lavoro
che utilizza informazioni, fatti, esperienze di settore, conoscenze, deduzioni e intuizioni.
Le tecniche di scenario vengono, quindi, calibrate di volta in volta in funzione dell’utilizzo
delle indicazioni che scaturiscono dall’esercizio previsivo.
Nel caso dell’anticipazione dei mutamenti dei ruoli e dei contenuti professionali in un settore
di attività il gruppo di esperti segue i seguenti passi:
- definizione statistica del settore, mappatura di prodotti/servizi e processi di produzione
che caratterizzano l’attuale scenario;
- rassegna della letteratura e dei dati più recenti sui fenomeni in atto;
- trend economici e andamenti dell’occupazione in atto nel settore;
- identificazione dei trends e drivers che segneranno il prossimo futuro;
- la combinazione dei trend e dei driver nei fattori chiave del cambiamento;
- l’individuazione dei nodi di stress rispetto all’attuale scenario e la prefigurazione dei
cambiamenti della mission, dell’organizzazione e dei prodotti/servizi;
- identificazione, in rapporto a tali cambiamenti, delle trasformazioni dei ruoli e dei compiti
professionali;
- la ricognizione, in rapporto ai cambiamenti di ruolo e compiti, delle competenze
professionali emergenti;
- l’incidenza e le implicazioni di tali cambiamenti per le figure professionali impegnate nel
settore;
- il disegno del mutamento delle caratteristiche professionali e la sua rappresentazione.
In generale, negli esercizi di foresight vengono individuati più scenari alternativi da
sottoporre all’attenzione del decisore politico; nel nostro caso, poiché l’utilizzo della
metodologia di scenario è finalizzato all’anticipazione dei fabbisogni professionali e a fornire
conseguenti indicazioni al sistema dell’education, viene compiuto lo sforzo ulteriore di
individuare quello più probabile tra quelli possibili. Attraverso l’organizzazione di sessioni di
lavoro in plenaria (5 sedute plenarie di due giornate ciascuna) intervallate da riunioni del
sotto-gruppo di esperti, sono state esperite le seguenti attività:
- raccolta ed analisi della più recente letteratura e documentazione in campo bancario e
assicurativo per enucleare, discutere e sistematizzare le prime evidenze sulle prospettive
del settore;
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- identificazione dei principali trend e i driver per pervenire al contesto ed ai fattori del
cambiamento;
- focus sui nodi di stress che interesseranno le figure professionali che operano nel settore;
- prefigurazione dei mutamenti rilevanti nell’ambito delle caratteristiche professionali
richieste dal settore approfondendo, per ogni macro fattore individuato, le innovazioni e le
modificazioni prefigurabili;
- esplorazione delle implicazioni dei cambiamenti individuati sul sistema di competenze
richiesto dal settore e descrizione delle principali tendenze al 2020 rispetto alle figure
professionali del settore bancario assicurativo.
Nel corso delle sedute in plenaria gli esperti, sollecitati dal conduttore/facilitatore del gruppo,
hanno analizzato, discusso e interpretato i fenomeni che caratterizzano il settore bancario
assicurativo. Le idee scaturite dal brainstorming sono poi state oggetto di sistematizzazione
da parte del sotto-gruppo.
Tenuto conto anche del fatto che i settori bancario ed assicurativo sono per loro natura dei
sistemi complessi correlati a molti settori della vita economica e sociale, il primo problema da
risolvere è stata la definizione del perimetro di osservazione dello studio anticipatorio. Si è
poi proceduto alla selezione ed interpretazione dei principali trend che incidono sul mercato
bancario ed assicurativo, condizionandone le regole della competitività, e modificandone
anche il sistema delle competenze professionali degli addetti.
La numerosità delle variabili individuate non ha reso praticabile la costruzione di scenari
intesi in senso classico. Ciò era in parte prevedibile, data la trasversalità dei due comparti a
tutta una serie di fattori socio-economici-demografici, tuttavia si è cercato di procedere nella
elaborazione dello scenario partendo dai seguenti postulati:
- le variabili che lo compongono e descrivono sono fra loro interdipendenti;
- un processo di cambiamento comporta un riallineamento di tutte le variabili;
- non esiste un modello ottimale e statico ma soltanto un contesto dinamico e coerente con
l’azione delle variabili;
- il contesto è aperto all’azione anche di altri fattori che non sono stati elencati ma che
possono condizionare le variabili principali.
Si è perciò posto immediatamente il problema di circoscrivere gli ambiti e le variabili con
obiettivo precipuo di individuare quei fattori che maggiormente di altri hanno o avranno un
ruolo di maggiore centralità e maggiori capacità e peso per indirizzare e condizionare l’asset
dei due settori.
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La richiesta di abilità, conoscenze e competenze da parte dei sistemi produttivi è diretta
conseguenza degli asset che verranno assunti dai comparti modulandoli in modo diverso
anche a seconda del livello di coesistenza tra nuovi servizi e servizi tradizionali. Non va
dimenticato infatti che il settore bancario e quello assicurativo si presentano al momento
come un ambito caratterizzato da grandi cambiamenti ed innovazioni.
Va anche evidenziato che l’analisi dei trend è un’attività resa oggi ancora più complessa dai
fenomeni di crisi che stanno attraversando tutti i mercati, compreso quello bancario-
assicurativo. Il cambiamento nel settore è continuo ma presenta diversi livelli di gradualità.
Per questi motivi l’interpretazione dei cambiamenti dei contenuti professionali deve fare i
conti con le tendenze innovative ma anche con la persistenza di caratteristiche consolidate.
Le figure professionali, come si evince dalle schede, saranno infatti chiamate a svolge nuovi
compiti ma anche compiti tradizionali ma sicuramente innovati nelle loro modalità di
esercizio.
Lo scopo complessivo dell’attività è il raggiungimento per ciascuna delle unità professionali
selezionate alla definizione di:
- figure professionali maggiormente coinvolte e maggiormente trasformate da qui a 5 anni;
- nuove competenze;
- competenze innovate;
- aggiornamento-implementazione della banca dati Isfol;
- suggerimenti sugli elementi curriculari che andrebbero innovati/inseriti per adeguare
l’unità professionale al cambiamento.
Va qui sottolineato che uno degli elementi di maggiore innovazione e successo, che ha
integrato la metodologia di scenari del presente progetto Isfol, è stata l’introduzione – su
proposta dal gruppo di lavoro Soges/Ares2.0 – di audizioni ad esperti del settore che, nel
corso del lavoro plenario sono intervenuti fornendo elementi utilissimi per l’interpretazione
dei principali trend e driver del cambiamento, anche orientando il gruppo di lavoro nella
individuazione dello scenario più probabile.
In taluni casi gli esperti individuati hanno dato anche alcune suggestioni circa le potenziali
figure professionali che potrebbero essere passibili di cambiamenti e trasformazioni
all’interno dei settori, fornendo informazioni utili nelle fasi successive del lavoro.
In ognuna della riunioni plenarie si è seguito un percorso che è stato poi integrato dal lavoro
del sottogruppo. In particolare proviamo qui a raccontare brevemente come si è proceduto
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nelle 5 sessioni di incontro con gli esperti dei settori bancario ed assicurativo e con le parti
sociali alla definizione del lavoro che ha condotto alla stesura di del presente documento.
L’obiettivo della 1a Sessione plenaria è stato quello della delimitazione dei settori su cui
lavorare e l’individuazione dei possibili elementi di cambiamento. L’analisi di un aggregato
economico più o meno omogeneo non è caratterizzato da una configurazione standard e si
sono decisi gli snodi ed i comparti su cui concentrarsi e su cui sviluppare tutto il seguito del
lavoro, analizzando i modelli di business prevalenti e la struttura dell’occupazione.
Delimitati i confini del settore si sono analizzati i fattori che incideranno maggiormente sul
cambiamento (ad es. la competizione globale, le innovazioni tecnologiche, i fattori
demografici, il sistema di norme finanziare nazionali ed internazionali, i cambiamenti
nell’organizzazione del lavoro). Inoltre si è cominciato ad identificare i trends e i drivers che
influenzeranno maggiormente il settore indicando anche i contesti più interessati dal
cambiamento.
In questa sessione si è anche identificato un sottogruppo che ha lavorato da questo momento
in poi per la messa a sistema delle informazioni, delle evidenze e dei risultati emersi dalla
plenaria e lavori alla stesura di un documento da sottoporre poi all’attenzione degli esperti
nella II plenaria. Infatti, raccolte le informazioni emerse dalle due giornate il sottogruppo ha
sistematizzato gli esiti della riunione Plenaria e ha predisposto un documento che ha
individuato gli “ambienti” dello scenario che subiranno le maggiori trasformazioni
proponendo una prima prefigurazione di nuovi assetti/nuovi prodotti con orizzonte a 5 anni.
Nella 2a Sessione plenaria si è proceduto con l’identificazione di nuovi atteggiamenti,
sensibilità, competenze; infatti in questa fase il gruppo: ha analizzato e discusso il documento
elaborato dal sottogruppo, concordando eventuali modifiche o integrazioni. Ha seguito di
questa fase si sono prefigurati i nuovi elementi (competenze, atteggiamenti, sensibilità)
necessari per operare nella nuova situazione ipotizzata, proponendo una tassonomia di
“competenze emergenti”. Anche in questa seconda plenaria il ruolo del sottogruppo è stato
fondamentale per la sistematizzazione degli esiti della riunione e quindi per la
predisposizione di un documento che ha associa i nuovi elementi a ciascuno degli “ambienti”
individuati e redatto la tassonomia di “competenze emergenti”.
Nella 3a Sessione plenaria si è partiti con l’individuazione delle figure professionali
interessate al cambiamento. Il gruppo, infatti ha discusso il documento elaborato dal
sottogruppo; individuato le figure professionali maggiormente interessate dai processi di
cambiamento; ricondotto le figure professionali individuate alla classificazione delle
professioni; ed infine per ogni figura delineato il mutamento di ruolo, i nuovi compiti e/o le
modifiche introdotte nei compiti svolti.
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Anche stavolta il sotto-gruppo ha sistematizzato gli esiti della 3a riunione in plenaria e
predisposto un documento nel quale codificare tutte le figure professionali individuate per le
quali sono stati descritti:
- Compiti nuovi, compiti innovati;
- Il sotto-insieme specifico di nuove competenze per le singole figure professionali con
indicazione del livello di rilevanza;
- Estrapolando dai risultati della indagine campionaria delle professioni (scheda Unità
Professionale) i primi dieci valori di skills e conoscenze e sulla base delle nuove
competenze individuate e delle percezioni del gruppo di lavoro, indicazione di crescita,
diminuzione o stabilità di ciascun valore associato alle conoscenze e skills sia in termini di
importanza che di complessità.
Nella 4a sessione plenaria sono state elaborate le indicazioni da sottoporre al sistema
dell’education. Infatti il gruppo: ha validato/modificato le proposte di scheda delle unità
professionali e per ciascuna unità professionale proposto indicazioni per il sistema
dell’education, sia in termini di nuove iniziative educative/formative che di integrazioni dei
curricula coerenti con le nuove competenze individuate.
Il sotto-gruppo ha sistematizzato gli esiti della 4a riunione in plenaria e sulla base dei risultati
della riunione predisposto un documento unitario che ha sommato i contributi
precedentemente validati in plenaria.
Il documento contiene:
- La delimitazione del settore, i trends e i drivers del cambiamento con le trasformazioni
degli ambienti dello scenario;
- La tassonomia delle nuove caratteristiche/competenze e abbinamento di queste ai singoli
profili professionali in forma sinottica;
- Le schede delle unità professionali con indicazione di compiti nuovi, compiti innovati,
nuovo sistema di competenze, trend al 2020 del set di skills e conoscenze, indicazioni per il
sistema dell’education.
Infine nella 5a sessione plenaria il gruppo di lavoro ha validato la versione definitiva del
rapporto di scenario rivisto, integrato e trasmesso dal sottogruppo al gruppo della plenaria e,
quindi, ha concluso l’analisi degli impatti del cambiamento sulle professioni, estrapolando dai
risultati dell’indagine campionaria delle professioni (scheda Unità Professionale) i primi dieci
valori di skill e conoscenze e sulla base delle nuove competenze individuate e delle percezioni
del gruppo di lavoro, indicazione di crescita, diminuzione o stabilità di ciascun valore
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associato alle conoscenze e skill, sia in termini di importanza che di complessità. Infine si è
provveduto a elaborare le indicazioni da sottoporre al sistema dell’education in termini di
integrazioni dei curricula coerenti con le nuove competenze individuate.
Conclusa l’ultima giornata il sotto‐gruppo ha provveduto a sistematizzarne gli esiti e ha
avviato la stesura del documento unitario che ha raccolto i contributi precedentemente
validati in plenaria e che è il contenuto del presente lavoro e comprende :
- La delimitazione del settore, i trend e i driver del cambiamento con le trasformazioni degli
ambienti dello scenario;
- La tassonomia delle nuove caratteristiche/competenze e abbinamento di queste ai singoli
profili professionali in forma sinottica;
- Le schede delle unità professionali con indicazione di compiti nuovi, compiti innovati, nuovo
sistema di competenze, trend al 2020 del set di skill e conoscenze, indicazioni per il sistema
dell’education.
2. DELIMITAZIONE DEI SETTORI OGGETTO DI INDAGINE
2.1 Banche ed assicurazioni all’interno del sistema finanziario-assicurativo
Nella classificazione delle attività economiche ATECO 2007, adottata dall’ISTAT adattando la
classificazione internazionale NACE Rev.2, i settori relativi al nostro studio sono situati
all’interno della Sezione K (Attività finanziarie e assicurative). Si tratta, in particolare, del
Gruppo 64.1 “Intermediazioni monetaria” - le Banche nel linguaggio corrente - e della
Divisione 65 “Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione (escl. le assicurazioni sociali
obbligatorie)”, sinteticamente le Assicurazioni.
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Comparti bancario-assicurativi all’interno della Sezione K dell’ATECO 2007. Divisioni, Gruppi e Classi
Codice
Ateco 2007 Descrizione
64 ATTIVITÀ DI SERVIZI FINANZIARI (ESCLUSE LE ASSICURAZIONI E I FONDI PENSIONE)
64.1 INTERMEDIAZIONE MONETARIA
64.11 Attivi tà del le banche centra l i
64.19 Altre intermediazioni monetarie
64.30 Società fiduciarie, fondi e a l tre società s imi l i
64.9 ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI FINANZIARI (ESCLUSE LE ASSICURAZIONI E I FONDI PENSIONE)
64.91 Leas ing finanziario
64.92 Altre attivi tà creditizie
64.99 Altre attivi tà di servizi finanziari nca (escluse le ass icurazioni e i fondi pens ione)
65 ASSICURAZIONI, RIASSICURAZIONI,FONDI PENSIONE (ESCLUSE ASSICURAZIONI SOCIALI OBBLIGATORIE)
65.1 ASSICURAZIONI
65.2 RIASSICURAZIONI
65.3 FONDI PENSIONE
66 ATTIVITÀ AUSILIARIE DEI SERVIZI FINANZIARI E DELLE ATTIVITÀ ASSICURATIVE
66.1 ATTIVITÀ AUSILIARIE DEI SERVIZI FINANZIARI (ESCLUSE LE ASSICURAZIONI E I FONDI PENSIONE)
66.11 Amministrazione di mercati finanziari
66.12 Attivi tà di negoziazione di contratti relativi a ti tol i e merci
66.19 Altre attivi tà aus i l iarie dei servizi finanziari (escluse le ass icurazioni e i fondi pens ione)
66.2 ATTIVITÀ AUSILIARIE DELLE ASSICURAZIONI E DEI FONDI PENSIONE
66.21 Valutazione dei ri schi e dei danni
66.22 Attivi tà di agenti e mediatori di ass icurazioni
66.29 Altre attivi tà aus i l iarie del le ass icurazioni e dei fondi pens ione
66.3 ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI FONDI Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES dalla Classificazione delle attività economiche Ateco 2007 (ISTAT, 2009).
Accanto a tali comparti sono presenti1, nella Sezione K, attività economiche collegate
funzionalmente alle Banche e alle Assicurazioni in un logica di filiera: si tratta delle Ausiliarie
dei servizi finanziari e delle attività assicurative, che - come si illustrerà più avanti - hanno
una struttura dimensionale ed anche occupazionale completamente diversa da quella delle
Banche e delle Assicurazioni. Rientrano nella sezione K anche gli Altri servizi finanziari
(Leasing finanziario, Factoring, Merchant Bank, ecc.); anche in questo caso il collegamento,
che include legami proprietari, con il mondo bancario è rilevante; pure in tal caso, tuttavia, la
tipologia di impresa e la fisionomia occupazionale si distacca da quella del sistema bancario-
assicurativo.
All’interno dei servizi finanziari, nella continuità delle filiere le Banche (64.1) e le
Assicurazioni (65), o più precisamente le grandi imprese in tali settori, rappresentano
aggregati occupazionali molto consistenti, oltre che centri di produzione di valore e di
coordinamento, diretto ed indiretto, di gran parte del resto del sistema finanziario. Il legame
1 Nella classificazione ATECO 2007 fanno parte della sezione K anche le Società di partecipazione (Holding),
indipendentemente dal settore di attività delle società partecipate. Dal punto di vista occupazionale, si tratta di una realtà residuale (meno di 2 mila addetti nel 2011, di cui solo la metà circa dipendenti).
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funzionale è d’altronde richiamato nella definizione: Attività Ausiliarie dei Servizi finanziari e
delle Assicurazioni.
La numerosità delle micro-imprese assume proporzioni imponenti nelle Attività ausiliarie; in
particolare nelle Attività ausiliarie delle assicurazioni, in cui rientrano Agenti e Broker. In tale
ambito si registra, infatti, la presenza di oltre 50 mila micro-imprese, con oltre 95 mila
addetti; nelle altre Ausiliarie dei servizi finanziari il numero delle micro-imprese resta ingente
(quasi 31 mila, con quasi 38 mila addetti).
Numero di addetti interni ed imprese a fine 2011 per dimensione di addetti dell’impresa
fino a 9 10-49 50-249 250-499 500-999 1000 e + totale fino a 9 10-49 200-249 250-499 500-999 1000 e + totale
641: intermediazione monetaria 29 235 304 57 40 52 717 117 6.629 34.413 20.194 28.291 261.347 350.991
649: a l tre attivi tà di servizi
finanziari (escluse le
ass icurazioni e i fondi pens ione)
2.801 360 95 13 8 3 3.280 4.392 7.349 9.331 4.449 5.455 5.409 36.385
65: assicurazioni, riassicurazioni e
fondi pensione (escluse le
assicurazioni sociali obbligatorie)
70 67 49 14 6 10 216 286 1.600 5.784 5.261 4.445 26.335 43.711
661: attivi tà aus i l iarie dei
servizi finanziari , (escluse le
ass icurazioni e i fondi pens ione)
30.953 120 14 1 1 0 31.089 37.988 2.131 1.384 266 606 0 42.375
662: attivi tà aus i l iarie del le
ass icurazioni e dei fondi
pens ione
51.381 974 22 4 1 2 52.384 95.971 13.672 2.249 1.487 718 3.626 117.723
663: attivi tà di gestione dei fondi 101 64 19 2 0 0 186 416 1.219 1.828 697 0 0 4.160
TOTALE 85.335 1.820 503 91 56 67 87.872 139.170 32.600 54.989 32.354 39.515 296.717 595.345
numero imprese attive numero addetti delle imprese attive
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Tra i comparti risulta quindi evidente - come mostrato anche dalla Tabella - l’opposta
polarità, innanzitutto nella classe dimensionale di imprese, con le micro-imprese che sono in
termini numerici soverchianti nelle Ausiliarie e largamente prevalenti anche nel Gruppo di
attività economica delle Altre attività dei servizi finanziari.
Complessivamente, nei comparti considerati della Sezione K si registrano ben 85 mila micro-
imprese, con circa 140 mila addetti; le grandissime, con almeno 1000 dipendenti sono 67,
con poco meno di 300 mila addetti; quasi 150 imprese, con oltre 70 mila addetti, rientrano
nella fascia tra i 250 ed i 999 addetti (anch’essa ricompresa nelle “grandi imprese”).
Banche ed assicurazioni, da un lato, ed Ausiliarie, dall’altro, rappresentano mondi in qualche
modo speculari, pur condividendo spazi economici comunicanti ed interrelati. Le Altre
attività dei servizi finanziari si collocano in posizione intermedia, con una significativa
presenza di grandi imprese dai 250 addetti in su.
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Tra le imprese con almeno 1000 addetti, 52 sono Banche e 10 Assicurazioni, con
complessivamente 290 mila addetti, in gran parte bancari (oltre 260 mila). Nell’intera
economia, tali imprese rappresentano il 10% della classe dimensionale ed oltre il 13% in
termini di addetti.
Nella Intermediazione monetaria il 75% degli addetti è occupato nelle 52 imprese con
almeno 1000 addetti, cui si aggiunge il 12% delle imprese nella fascia dai 250 ai 999 addetti.
Distribuzione % degli addetti per dimensione di impresa. Fine 2011
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
641: intermediazione monetaria
649: altre attività di servizi finanziari
65: assicurazioni, riassicurazioni
661: attività ausiliarie dei servizi finanziari
662: attività ausiliarie delle assicurazioni
663: attività di gestione dei fondi
fino a 9
10-49
50-249
250-499
500-999
1000 e +
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Un altro elemento di caratterizzazione delle Banche ed Assicurazioni rispetto agli altri
comparti del settore finanziario, ed anche rispetto a larga parte dell’economia italiana, è
quello legato all’assoluta prevalenza occupazionale degli addetti interni dipendenti (98%
nelle Banche, 97% le Assicurazioni), mentre nelle Ausiliarie la quota si mantiene sotto il 50%.
Il nesso con l’ingente numero di micro-imprese riportato in precedenza è abbastanza ovvio.
Più vicino alle Banche e alle Assicurazioni è il piccolo comparto della gestione dei Fondi
(meno di 5 mila addetti a livello nazionale) e le Altre attività dei servizi finanziari, comparti
che vedono anch’essi una netta prevalenza dei dipendenti, con quote tra l’85% e l’89%.
Molto modesta complessivamente, almeno a fine 2011, la presenza dei lavoratori
temporanei (ex-interinali), mentre i lavoratori esterni rappresentano una presenza
15
abbastanza significativa, intorno al 9%, nelle Altre attività dei servizi finanziari e nella
Gestione dei fondi.
Occupati nelle imprese attive del sistema bancario-assicurativo per posizione professionale. Fine 2011
TOTALE
ADDETTI
(dipendenti
+indipende
nti)
641 intermediazione monetaria 348.326 98,3% 2.665 0,8% 350.991 817 0,2% 2.570 0,7% 354.378 100,0%
649 a l tre attivi tà di servizi finanziari
(escluse le ass icurazioni e i fondi
pens ione)
34.185 84,7% 2.200 5,4% 36.385 372 0,9% 3.617 9,0% 40.374 100,0%
65 ass icurazioni , riass icurazioni e fondi
pens ione (escluse le ass icurazioni socia l i
obbl igatorie)
43.689 97,2% 22 0,0% 43.711 649 1,4% 581 1,3% 44.941 100,0%
661 attivi tà aus i l iarie dei servizi finanziari
(escluse le ass icurazioni e i fondi
pens ione)
10.276 23,4% 32.099 73,2% 42.375 19 0,0% 1.443 3,3% 43.837 100,0%
662 attivi tà aus i l iarie del le ass icurazioni e
dei fondi pens ione55.470 45,6% 62.253 51,1% 117.723 117 0,1% 3.882 3,2% 121.722 100,0%
663 attivi tà di gestione dei fondi 4.108 88,6% 52 1,1% 4.160 48 1,0% 428 9,2% 4.636 100,0%
TOTALE 496.054 81,3% 99.291 16,3% 595.345 2.022 0,3% 12.521 2,1% 609.888 100,0%
numero
dipendenti delle
imprese attive
numero
indipendenti
delle imprese
attive
numero
lavoratori
temporanei
delle imprese
attive
numero
lavoratori
esterni delle
imprese attive
TOTALE
(Addetti+
Temporanei+
Esterni)
Nota2: per lavoratori esterni si intendono i collaboratori (co.co.pro, e co.co.co) e altre forme di lavoro atipico (associati in partecipazione, voucher, ecc.). I lavoratori temporanei sono gli ex interinali,. Per definizione, i lavoratori indipendenti sono presenti nelle imprese organizzate con forma giuridica individuale, società di persona e di capitale e cooperative Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Si osserva nel Rapporto ABI 2013 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria che nel
settore credito italiano la stabilità del posto di lavoro è da sempre un valore fondamentale,
come dimostrato dall’elevata incidenza dei contratti a tempo indeterminato (compresi gli
apprendisti) che si attesta secondo il rapporto oltre il 99%. Tra le principali caratteristiche del
personale bancario si confermano anche la qualità professionale in costante crescita (con il
36% di laureati) e il continuo aumento del personale femminile (44% sul complesso dei
dipendenti).
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle unità locali e dell’occupazione i
comparti finanziari ed assicurativi hanno una prevalenza di insediamento nelle regioni
settentrionali, che va ben oltre le quote relative demografiche. Ciò si verifica sia in termini di
2 ISTAT (2013), “9° Censimento dell’industria e dei servizi e Censimento delle istituzioni non profit. Primi
risultati”, Roma.
16
unità locali delle imprese sia, in modo più marcato, di dipendenti. Anche le regioni dell’Italia
centrale hanno sui comparti un peso più che proporzionale alla popolazione.
Conseguentemente, la presenza delle attività finanziarie nelle regioni meridionali è
largamente sottodimensionata in rapporto alla popolazione. Questa presenza relativamente
scarsa si può assumere come proxy del grado di sviluppo economico e benessere di ciascuna
area.
Unità locali delle imprese attive del sistema bancario-assicurativo per ripartizione geografica. Valori assoluti e % per comparto. Fine 2011
Nord Centro Mezzogiorno ITALIA
641: intermediazione monetaria 18.772 6.759 6.855 32.386
649: a l tre attivi tà di servizi finanziari 2.593 1.115 1.021 4.729
65: ass icurazioni , riass icurazioni e fondi 837 303 367 1.507
661: attivi tà aus i l iarie dei servizi finanziari 16.189 7.600 8.461 32.250
662: attivi tà aus i l iarie del le ass icurazioni 28.198 12.473 15.085 55.756
663: attivi tà di gestione dei fondi 193 31 9 233
TOTALE 66.782 28.281 31.798 126.861
641: intermediazione monetaria 58 21 21 100
649: a l tre attivi tà di servizi finanziari 55 24 22 100
65: ass icurazioni , riass icurazioni e fondi 56 20 24 100
661: attivi tà aus i l iarie dei servizi finanziari 50 24 26 100
662: attivi tà aus i l iarie del le ass icurazioni 51 22 27 100
663: attivi tà di gestione dei fondi 83 13 4 100
TOTALE 53 22 25 100
Popolazione residente cens. 2011 46 20 35 100
Valori assoluti
Valori %
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
17
Dipendenti delle unità locali del sistema bancario-assicurativo per ripartizione geografica. Valori assoluti e % per comparto. Fine 2011
Nord Centro Mezzogiorno ITALIA
641: intermediazione monetaria 209.247 77.408 61.671 348.326
649: a l tre attivi tà di servizi finanziari 20.178 9.776 4.231 34.185
65: ass icurazioni , riass icurazioni e fond 32.433 8.058 3.198 43.689
661: attivi tà aus i l iarie dei servizi finanziari 5.144 2.722 2.410 10.276
662: attivi tà aus i l iarie del le ass icurazioni e 33.239 11.999 10.232 55.470
663: attivi tà di gestione dei fondi 3.701 387 20 4.108
641: intermediazione monetaria 60 22 18 100
649: a l tre attivi tà di servizi finanziari 59 29 12 100
65: ass icurazioni , riass icurazioni e fond 74 18 7 100
661: attivi tà aus i l iarie dei servizi finanziari 50 26 23 100
662: attivi tà aus i l iarie del le ass icurazioni e 60 22 18 100
663: attivi tà di gestione dei fondi 90 9 0 100
Valori assoluti
Valori %
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
2.2. Perimetro e struttura dei comparti bancario ed assicurativo
Come evidenziato all’inizio di questo capitolo i comparti su cui si concentra l’attenzione del
presente lavoro sono le Banche (Intermediazione monetaria) ed il comparto Assicurativo
(Divisione 65).
L’intermediazione monetaria include la raccolta di fondi nella forma di depositi a vista, cioè
fondi a valore nominale certo, liberamente rimborsabili o trasferibili, e/o di strumenti ad essi
assimilati, nonché l’estensione del credito e la concessione di prestiti. La concessione di
crediti può assumere forme diverse, quali prestiti, mutui ipotecari, carte di credito, etc.
Il Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (D. Lgs. 385/1993 e succ. modifiche
ed integrazioni) fissa i confini del settore al Titolo II:
“1. La raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l'attività
bancaria. Essa ha carattere d'impresa.
2. L'esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche.
3. Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la
disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali.”
18
Distribuzione per aggregato dimensionale degli addetti: val. assoluti e % sul totale di comparto. Fine 2011. Intermediazione monetaria (Banche) e Assicurazioni Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Gli Istituti di credito sono censiti in un apposito albo anagrafico disponibile in formato
elettronico sul sito della Banca d’Italia, insieme agli Albi/Elenchi riportati nella Tabella
successiva.
Albi ed elenchi di vigilanza della Banca d’Italia
Albi / Elenchi Fonte normativa
Albo del le banche Art. 13 D.Lgs . 385/93
Albo dei gruppi bancari Art. 64 D.Lgs . 385/93
Albo del le società di gestione del ri sparmio (SGR) Art. 35 D.Lgs . 58/98
Albo del le società di investimento a capita le variabi le (SICAV) Art. 44 D.Lgs . 58/98
Elenco degl i organismi di investimento col lettivo del ri sparmio (OICR) Normativa vigi lanza sugl i OICR
Elenco specia le del le società finanziarie Art. 107 D.Lgs . 385/93
Albo degl i i s ti tuti di moneta elettronica (IMEL) Art. 114-bis D.Lgs . 385/93
Elenco del le succursa l i di banche Istruzioni Vigi lanza per le Banche
Elenco del le banche estere in l ibera prestazione di servizi Art. 16 del D.Lgs . 385/93
Elenco del le succursa l i di società di gestione armonizzate Art. 41 bis , co. 1, D.Lgs . 58/98
Elenco del le società di gestione armonizzate in l ibera prestazione di
serviziArt. 41 bis , co. 2, D.Lgs . 58/98
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES da Bankitalia.(http://siotec.bancaditalia.it/sportelli/jsp/layout/home.jsp.)
fino a 9; 117 ; 0,0% 10-49; 6.629 ; 1,9%
200-249; 34.413 ; 9,8%
250-499; 20.194 ; 5,8%
500-999; 28.291 ; 8,1%
1000 e +; 261.347 ;
74,5%
641: intermediazione monetariafino a 9; 286 ; 0,7% 10-49; 1.600 ; 3,7%
50-249; 5.784 ; 13,2%
250-499; 5.261 ; 12,0%
500-999; 4.445 ;
10,2%
1000 e +; 26.335 ;
60,2%
65: assicurazioni, riassicurazioni
19
La divisione 65 (Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione) della classificazione delle
attività economiche, include le rendite vitalizie e le polizze assicurative, nonché
l’investimento dei premi in un portafoglio di attività finanziarie da utilizzare per il pagamento
di indennizzi. È inclusa l’erogazione sia di servizi di assicurazione diretta che di
riassicurazione.
Il gruppo 65.1 Assicurazioni include in particolare, l’attività di assicurazione e riassicurazione
sulla vita, con o senza caratteristiche di strumenti di capitalizzazione, e le assicurazioni
diverse da quelle sulla vita.
Il Gruppo 65.2 Attività di riassicurazione comprende le attività di assunzione di tutto o parte
del rischio, connesso alle polizze assicurative già esistenti, originariamente sottoscritte dalle
compagnie di assicurazioni operanti nei rami vita e danni. Tale attività si concretizza
nell'assunzione e la gestione dei rischi ceduti da un'impresa di assicurazione o la
retrocessione dei rischi effettuata da un’impresa di riassicurazione.
Come nel sistema bancario, anche in quello assicurativo è richiesta l’iscrizione ad un albo.
Infatti il Codice delle assicurazioni private (D. Lgs. 209/2005) prevede l’Albo delle imprese
assicuratrici. Tale albo è disponibile sul sito dell’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle
Assicurazioni) succeduto all'ISVAP nell’estate del 20123 Il citato D. Lgs. 209/2005 stabilisce
che l'esercizio dell’attività assicurativa nei rami vita e nei rami danni è riservato alle imprese
di assicurazione.
Il Decreto lgs. 209/2005 stabilisce inoltre che l’impresa di assicurazione limita l’oggetto
sociale all'esercizio dei soli rami vita oppure dei soli rami danni e della relativa
riassicurazione. Tuttavia, è consentito l’esercizio congiunto dei rami vita e dei soli rami danni
infortuni e malattia, ma l’impresa è tenuta, in tal caso, a una gestione separata per ciascuna
delle due attività. L’impresa di assicurazione può inoltre svolgere le operazioni connesse o
strumentali all’esercizio dell’attività assicurativa o riassicurativa. Sono inoltre consentite le
attività relative alla costituzione ed alla gestione delle forme di assistenza sanitaria e di
previdenza integrative, nei limiti ed alle condizioni stabilite dalla legge.
Il massimo dettaglio settoriale disponibile nei dati di censimento della Categoria di attività
economica è riportato nella Tabella seguente, separatamente per imprese ed addetti. Viene
riportata anche la Categoria Merchant Bank inclusa insieme alla Cassa depositi e prestiti
nell’Albo delle banche di Bankitalia. La quasi totalità del settore è comunque rappresentata
dalla Categoria 64191 - Intermediazione monetaria d‘istituti monetari diversi dalle banche
centrali (Istituti di credito). Vi rientrano:
3 D.L. 6 luglio 95/2012 n. 95 convertito con L. 135/ 2012 .
20
banche (Spa);
casse di risparmio;
banche popolari;
banche di credito cooperativo;
attività di concessione di crediti per l’acquisto di abitazioni da parte di intermediari
specializzati autorizzati alla raccolta di depositi.
Imprese attive per Categoria di attività economica e dimensione (addetti). Fine 2011
fino a 9 10-49 50-249 250-499 500-999 1000 e + totale
64110: attivi tà del la banca centra le .. .. .. .. .. 1 1
64191: intermediazione monetaria di istituti
monetari diversi dalle banche centrali27 234 304 56 40 51 712
64993: attività di merchant bank 38 5 .. .. .. .. 43
64193: i s ti tuti di moneta elettronica (imel) 2 1 .. .. .. .. 3
64194: cassa depos iti e presti ti .. .. .. 1 .. .. 1
65110: ass icurazioni sul la vi ta 27 27 19 2 .. 3 78
65120: ass icurazioni diverse da quel le
sul la vi ta42 36 29 12 6 7 132
65200: attivi tà di riass icurazione 1 4 1 .. .. .. 6
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Per quanto riguarda le Assicurazioni, vi è una prevalenza in tutte le dimensioni delle
Assicurazioni diverse da quelle sulla vita, in termini di numero di imprese ed anche, sia pure
in misura meno marcata, di addetti. Davvero esigua è la presenza delle Riassicurazioni, che
hanno evidentemente solo un ruolo di supporto tecnico/giuridico alle attività delle
Assicurazioni.
21
Addetti delle Imprese attive per Categoria di attività economica. Fine 2011
fino a 9 10-49 200-249 250-499 500-999 1000 e + totale
64110: attivi tà del la banca centra le .. .. .. .. .. 7.009 7.009
64191: intermediazione monetaria di istituti
monetari diversi dalle banche centrali112 6.616 34.413 19.702 28.291 254.338 343.472
64993: attività di merchant bank 60 119 .. .. .. .. 179
64193: i s ti tuti di moneta elettronica (imel) 5 13 .. .. .. .. 18
64194: cassa depos iti e presti ti .. .. .. 492 .. .. 492
65110: ass icurazioni sul la vi ta 111 657 2.488 722 .. 10.976 14.954
65120: ass icurazioni diverse da quel le
sul la vi ta167 851 3.196 4.539 4.445 15.359 28.557
65200: attivi tà di riass icurazione 8 92 100 .. .. .. 200
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
2.3 Dinamiche tra i censimenti 2001 e 2011
L’intervallo intercensuario 2001-2011 è esplorabile al momento solo in modo aggregato, a
livello di Divisione di attività economica.
Nelle Divisioni 64 (costituita essenzialmente dalle Banche) e 65 (Assicurazioni) si è verificata
una forte riduzione del numero delle micro imprese (fino a 9 addetti), che si riflette in un
forte calo del numero complessivo di imprese. Una situazione che si differenzia nettamente
da quella delle Ausiliarie (Divisione 88), dove cresce fortemente anche il numero di micro
imprese. Tale riduzione trova nella Divisione 64 (che include le Banche) un riscontro anche in
termini di riduzione degli addetti. In termini occupazionali, micro e piccole rappresentano,
comunque, una quota residuale nelle Banche e nelle Assicurazioni.
Per quanto riguarda il numero medie e grandi imprese, nel sistema bancario-finanziario le
oscillazioni sono abbastanza modeste.
Relativamente contenuta è anche la flessione complessiva in termini occupazionali (-30,5
mila addetti, pari al -7,3%), per oltre i 2/3 determinata dalla flessione nelle micro e piccole
imprese.
Nelle Assicurazioni, le variazioni delle imprese per classe dimensionale coinvolgono numeri
piuttosto limitati, fatta salva la flessione consistente tra le medie imprese (50-249 addetti). Il
saldo occupazionale è leggermente positivo (+1,4 mila addetti, pari al +3,3%), come risultato
22
degli incrementi che si registrano nelle imprese grandissime ed in quelle nella fascia tra i 250
ed i 499 addetti, che compensano i cali delle medie imprese e di quelle nella fascia 500-999.
Nelle Ausiliarie, sia in termini di addetti che di imprese, il saldo è fortemente positivo, e
compensa la flessione in termini di imprese delle altre due Divisioni, e, con riferimento al
settore bancario-finanziario, il calo occupazionale. Un’ipotesi di lavoro è quella di una
migrazione, in termini di settore di attività economica, verso la Divisione delle Ausiliarie,
anche se con ogni probabilità non sono assenti elementi di tipo strutturale.
Dal punto di vista degli equilibri territoriali, il Mezzogiorno ha perso complessivamente
terreno in ambito bancario-finanziario, sia in termini di presidio del territorio (unità locali) sia
di dipendenti. Ciò si verifica anche per le unità locali delle imprese in ambito assicurativo,
mentre la quota in termini di dipendenti sul totale nazionale, peraltro molto bassa (7%),
resta sostanzialmente stabile. In aumento, invece, le quote relative di unità locali ed addetti,
nelle Attività ausiliarie, con valori che si eguagliano in termini di dipendenti e superano in
termini di imprese quelli dell’Italia centrale.
Divisione 64 - Attività di servizi finanziari (Banche etc.) per classe dimensionale di addetti. Numero di imprese attive, % sul totale per classe di addetti. 2001 e 2011
Val. ass. % Val. ass. % Val. ass. %
fino a 9 16.959 92,6% 5.786 83,0% -11.173 -65,9%
10-49 783 4,3% 607 8,7% -176 -22,5%
50-249 401 2,2% 404 5,8% +3 +0,7%
250-499 71 0,4% 71 1,0% = =
500-999 54 0,3% 48 0,7% -6 -11,1%
1000 e + 51 0,3% 55 0,8% +4 +7,8%
TOTALE 18.319 100,0% 6.971 100,0% -11.348 -61,9%
2001 2011 Variaz. 2011/2001
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
23
Divisione 65 - Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione (escluse le assicurazioni sociali obbligatorie). Numero di imprese attive e % sul totale per classe di addetti. 2001 e 2011
Val. ass. % Val. ass. % Val. ass. %
fino a 9 762 80,8% 393 71,6% -369 -48,4%
10-49 79 8,4% 77 14,0% -2 -2,5%
50-249 70 7,4% 49 8,9% -21 -30,0%
250-499 11 1,2% 14 2,6% +3 +27,3%
500-999 9 1,0% 6 1,1% -3 -33,3%
1000 e + 12 1,3% 10 1,8% -2 -16,7%
TOTALE 943 100,0% 549 100,0% -394 -41,8%
2001 2011 Variaz. 2011/2001
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Divisione 66. Attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative. Numero di imprese attive e % sul totale per classe di addetti. 2001 e 2011
Val. ass. % Val. ass. % Val. ass. %
fino a 9 62.848 98,7% 82.438 98,5% +19.590 +31,2%
10-49 807 1,3% 1.158 1,4% +351 +43,5%
50-249 44 0,1% 55 0,1% +11 +25,0%
250-499 3 0,0% 7 0,0% +4 +133,3%
500-999 . . 2 0,0% . .
1000 e + . . 2 0,0% . .
TOTALE 63.702 100,0% 83.662 100,0% +19.960 +31,3%
2001 2011 Variaz. 2011/2001
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
24
Divisione 64. Attività di servizi finanziari (Banche e altri serv. finanziari). Numero di addetti di imprese attive e % sul totale per classe di addetti. 2001 e 2011
Val. ass. % Val. ass. % Val. ass. %
fino a 9 24.510 5,8% 5.810 1,5% -18.700 -76,3%
10-49 17.556 4,2% 14.331 3,7% -3.225 -18,4%
50-249 44.006 10,5% 44.194 11,3% +188 +0,4%
250-499 25.604 6,1% 24.932 6,4% -672 -2,6%
500-999 37.563 8,9% 33.746 8,7% -3.817 -10,2%
1000 e + 271.028 64,5% 266.756 68,4% -4.272 -1,6%
TOTALE 420.267 100,0% 389.769 100,0% -30.498 -7,3%
2001 2011 Variaz. 2011/2001
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Divisione 65. Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione (escluse le assicurazioni sociali obbligatorie). Numero di addetti di imprese attive e % sul totale per classe di addetti. 2001 e 2011
Val. ass. % Val. ass. % Val. ass. %
fino a 9 438 1,0% 403 0,9% -35 -8,0%
10-49 1.712 4,0% 1.788 4,1% +76 +4,4%
50-249 7.500 17,6% 5.784 13,1% -1.716 -22,9%
250-499 3.790 8,9% 5.261 12,0% +1.471 +38,8%
500-999 6.086 14,3% 4.445 10,1% -1.641 -27,0%
1000 e + 23.096 54,2% 26.335 59,8% +3.239 +14,0%
TOTALE 42.622 100,0% 44.016 100,0% +1.394 +3,3%
2001 2011 Variaz. 2011/2001
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
25
Divisione 66. Attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative. Numero di addetti di imprese attive e % sul totale per classe di addetti. 2001 e 2011
Val. ass. % Val. ass. % Val. ass. %
fino a 9 113.847 86,8% 134.375 81,8% +20.528 +18,0%
10-49 11.805 9,0% 17.022 10,4% +5.217 +44,2%
50-249 4.467 3,4% 5.461 3,3% +994 +22,3%
250-499 1.017 0,8% 2.450 1,5% +1.433 +140,9%
500-999 . . 1.324 0,8% . .
1000 e + . . 3.626 2,2% . .
TOTALE 131.136 100,0% 164.258 100,0% +33.122 +25,3%
2001 2011 Variaz. 2011/2001
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
Divisioni 64, 65 e 66. Unità locali e addetti. Valori assoluti. 2010 e 2011
2001 2011 2001 2011
Nord 27.049 23.465 240.508 233.604
Centro 9.916 8.434 100.459 88.556
Mezzogiorno 10.440 8.051 76.188 67.205
ITALIA 47.405 39.950 417.155 389.365
Nord 942 836 28.005 32.449
Centro 328 302 9.408 8.064
Mezzogiorno 501 366 3.178 3.198
ITALIA 1.771 1.504 40.591 43.711
Nord 36.800 44.411 75.562 90.511
Centro 15.412 20.020 28.459 36.499
Mezzogiorno 16.007 23.469 27.084 37.248
ITALIA 68.219 87.900 131.105 164.258
unità locali attive addetti
64 attività di servizi finanziari
65 assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione
66 attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
26
Divisioni 64, 65 e 66. Unità locali e addetti. Valori assoluti. 2010 e 2011
2001 2011 2001 2011
Nord 57,1 58,7 57,7 60,0
Centro 20,9 21,1 24,1 22,7
Mezzogiorno 22,0 20,2 18,3 17,3
ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0
Nord 53,2 55,6 69,0 74,2
Centro 18,5 20,1 23,2 18,4
Mezzogiorno 28,3 24,3 7,8 7,3
ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0
Nord 53,9 50,5 57,6 55,1
Centro 22,6 22,8 21,7 22,2
Mezzogiorno 23,5 26,7 20,7 22,7
ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0
unità locali attive addetti
64 attività di servizi finanziari
65 assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione
66 attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).
CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEL SISTEMA BANCARIO ED ASSICURATIVO: IL PRESENTE
ED IL PASSATO
3.1 Imprese e mercati: dimensione, specializzazione operativa e performance economico –
finanziaria
3.1.1 Banche
Evoluzione dal 2000 per dimensione e categoria
Dai primi anni 2000 si è assistito ad una progressiva riduzione nel numero di banche in Italia.
A metà decennio, si verifica una temporanea inversione di tendenza fino al 2007,
essenzialmente per effetto della crescita del numero di filiali di banche estere.
Successivamente, esauritasi la dinamica positiva delle Estere, la flessione delle Spa e del
Credito cooperativo hanno determinato una consistente flessione complessiva.
27
Numero di banche per categoria a fine anno. 2000-2012
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Spa 240 253 253 244 242 243 245 248 248 248 234 215 198
Fi l ia l i di banche estere 58 61 60 61 60 66 74 79 82 82 75 78 78
Popolari 44 44 40 38 37 36 38 39 38 38 37 37 37
Credito cooperativo 499 474 461 445 439 439 436 440 432 421 415 411 394
TOTALE 841 832 814 788 778 784 793 806 800 789 761 741 707
L’aggregato comprende tutte le banche residenti in Italia; è inclusa la Cassa depositi e prestiti spa. Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati Bankitalia (Relazione annuale, v. a.).
Dal punto di vista della composizione dimensionale, il processo di concentrazione ha portato
fino al 2011 una riduzione del numero delle Maggiori e Grandi Banche, che è passato da 20
nel 2001 a 15 nel 2011. Consistente il calo anche delle Minori, che hanno perso circa 90
unità. Il confronto tra il periodo iniziale e quello finale per le Medie e le Piccole da un saldo
moderatamente negativo, essenzialmente per l’effetto di una crescita, poi rientrata,
verificatasi a metà decennio
Numero di banche per dimensione a fine anno. 2001-2011
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Maggiori 7 8 11 11 11 10 8 8 8 5 6
Grandi 13 9 11 11 11 13 12 12 12 11 9
Medie 33 33 31 33 33 39 39 36 35 34 31
Piccole 140 134 130 126 124 152 152 151 148 142 135
Minori 639 630 605 597 605 579 595 593 586 569 560
TOTALE 832 814 788 778 784 793 806 800 789 761 741
L’aggregato comprende tutte le banche residenti in Italia; è inclusa la Cassa depositi e prestiti spa. Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati Bankitalia (Relazione annuale, v. a.).
Tenendo conto dei legami di gruppo, il quadro 2012 vede 46 banche appartenenti a 5 Gruppi
maggiori ed altre 53 grandi banche indipendenti o appartenenti ad altri grandi gruppi. Le
piccole banche indipendenti sono 46 e 484 le Minori.
28
Numero di banche per dimensione a fine anno. 2012
2012
Primi 5 gruppi 46
Altre grandi o appart. a gruppi grandi 53
Fi l ia l i di banche estere 78
Piccole 46
Minori 484
TOTALE 707
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati Bankitalia (Relazione annuale, v. a.).
Elementi-chiave del quadro evolutivo recente e dello scenario futuro
L’ambiente economico nel quale le banche italiane stanno operando è tra i più difficili degli
ultimi decenni. Purtroppo, le capacità di crescita del nostro sistema produttivo si sono
significativamente assottigliate ed il succedersi di due consecutive recessioni in pochi anni,
insieme ad un’acuta crisi di finanza pubblica, hanno reso ormai molto stretti i margini di
azione del settore. In un tale contesto, mentre si confermano i caratteri di strutturale solidità
delle banche, emerge un problema di redditività che risente dei bassi livelli di domanda di
prestiti ed altri servizi bancari, di alti costi di raccolta a motivo delle perduranti difficoltà
riconducibili al rischio Paese e di un eccezionale incremento del costo del rischio.
Il recupero delle capacità reddituali del settore viene a dipendere, oltre che a misure interne
(di riduzione dei costi), da una ritrovata capacità di crescere della nostra economia, unita ad
interventi legislativi e regolamentari a sostegno dell’attività creditizia e capaci di rimuovere
le molte penalizzazioni di cui il settore soffre (come il trattamento fiscale delle perdite su
crediti).
Nel contesto europeo, coesistono diversi modelli di business bancario e, con ogni
probabilità, continueranno a coesistere nel prossimo futuro. Le banche italiane proprio
grazie al loro modello di business orientato in senso “tradizionale”, con la grande importanza
data alla raccolta presso la clientela e la minor esposizione sui prodotti finanziari derivati,
sono state colpite direttamente solo in modo marginale dalla crisi finanziaria. È invece la crisi
reale dell’economia italiana che ha colpito seriamente il sistema bancario, attraverso il calo
della domanda per i prestiti, l’aumento dei tassi di default, l’aumento dell’incertezza sugli
impieghi. Ciò si è riflettuto nella maggiore difficoltà di accesso delle banche italiane ai
mercati finanziari internazionali.
29
La ripresa economica generale rimane quindi un fattore chiave per la redditività delle banche
italiane. L'allentamento delle tensioni sul mercato finanziario, unito a politiche a livello
nazionale ed europeo, potrebbe riaprire i canali di accesso delle banche italiane ai mercati
internazionali dei capitali.
La negativa dinamica dei prestiti della fase recente è influenzata dalla mancanza di sviluppo
dell’economia italiana: aggiustati per l’andamento (negativo) del PIL i prestiti erogati non
risultano in Italia sottodimensionati nei confronti internazionali. Inoltre, anche guardando al
solo al tasso annuo di crescita dei prestiti (senza tenere conto della dinamica del PIL), dati
recenti indicano che la capacità di recupero del credito in Italia è più elevata rispetto a paesi
soggetti a simili stress.
Anche nei primi mesi del 2013 è continuata la riduzione dei prestiti a residenti: infatti, a
maggio di quest’anno, il credito a residenti, escluse le operazioni con controparti centrali,
risultava in riduzione dell’2,4% su base annua. La flessione dei prestiti bancari al settore
privato non finanziario è proseguita, a un ritmo comparabile in estate (-3,6% ad agosto il calo
su base annua).
Tale riduzione delle consistenze è coerente con il ridotto volume di attività economica e con
gli andamenti prevalenti in Europa: la variazione annua dell’indice d’intensità creditizia,
infatti, risulta in Italia superiore a quanto sperimentato nella media dell’Area,
sostanzialmente in linea con l’esperienza dei paesi forti (Francia e Germania) e molto più
positiva della dinamica spagnola.
Nel rallentamento dei prestiti della Banca, per i residenti in Italia, nell'ultimo anno pesano le
difficoltà di accesso delle banche italiane al mercato finanziario internazionale ed una
contrazione nella qualità e quantità della domanda, in particolare per le imprese.
La diminuzione della domanda di credito deriva da una forte contrazione degli investimenti
da parte delle imprese, mentre la domanda di ristrutturazione del debito aumenta. Alcuni
dati in corso d’anno hanno mostrato i primi segnali di miglioramento della qualità della
domanda.
La tesi che la diminuzione del tasso di crescita dei prestiti sia determinato più dalla domanda
che dall’offerta trova conferma nelle indagini qualitative sulle condizioni dell’offerta e della
domanda di credito: ad esempio, se si elaborano le informazioni contenute nella Bank
Lending Survey (BLS) si può notare come lo stato della domanda di credito è collocato
attualmente sui livelli minimi; tensioni di offerta si sono segnalate nel trimestre finale del
2011, all’apice della crisi del debito sovrano, e sono poi rientrate. Anche l’indagine sulla
fiducia delle imprese manifatturiere dell’Istat fornisce evidenze analoghe; sondaggi più
30
recenti presso le imprese segnalano un’attenuazione delle tensioni sull’offerta di credito.
Sulla base del sondaggio trimestrale Banca d’Italia-Il Sole 24 Ore, la percentuale netta di
imprese che riporta difficoltà di accesso al credito è diminuita nel terzo trimestre 2013 a 17,5
(da 23,2 nel secondo trimestre). L’indagine mensile condotta dall’Istat presso le imprese
manifatturiere fornisce indicazioni qualitativamente simili: la percentuale netta di imprese
che riporta difficoltà di accesso al credito è scesa a 20,6 in settembre, da 34,0 in giugno.
A determinare un orientamento restrittivo per l’offerta di credito concorre un elevato rischio
creditizio che non può non risentire della durata della crisi. Il tasso di decadimento a fine
2012 risultava pari al 2,3% se riferito agli importi e all’1,6% se riferito ai numeri, valori elevati
rispetto ai livelli pre-crisi ma che tuttavia non sembrano collocarsi su livelli di particolare
allarme nel confronto storico, anche se particolare attenzione sembra doversi riservare alla
dinamica del rischio di credito alle imprese.
Dal punto di vista congiunturale, appare positiva la dinamica della raccolta presso residenti,
con una ricomposizione a favore dei depositi a tempo e a danno delle obbligazioni bancarie.
Dal punto di vista strutturale, tuttavia, è proprio la dinamica della raccolta uno dei vincoli
maggiori con cui si sono e dovranno confrontarsi le banche. Se si considera il complesso del
risorse di finanziamento, infatti, al diminuire dell’apporto incrementale del credito della BCE,
si riduce di pari passo il volume complessivo di risorse a disposizione delle banche.
Tale difficoltà di finanziamento non è legata a problemi di domanda di passività bancarie, ma
ad una forte riduzione dell’offerta di risparmio da parte delle famiglie: nel corso del 2012 il
flusso annuale lordo di acquisto di attività finanziarie da parte delle famiglie è stato pari a 20
mld di Euro, un valore di cinque volte inferiore ai dati pre-crisi.
La dinamica della raccolta a confronto con quella cedente degli impieghi ha determinato una
significativa riduzione del funding gap per il settore bancario italiano: a maggio di
quest’anno il gap di risorse era pari al 14,3% del totale degli impieghi al netto delle
svalutazioni, valore inferiore di 3,5 punti percentuali rispetto allo stesso dato di un anno
prima e sostanzialmente in linea con i valori di inizio millennio. Tuttavia, secondo le stime
dell’ABI, tale gap è ancora superiore di 5-8 punti percentuali rispetto ai paesi forti dell’Area
dell’Euro.
La politica monetaria espansiva della BCE dovrebbe consentire di mantenere al di sotto
dell’1% il livello dei tassi di mercato monetario lungo tutto l’orizzonte previsivo: nella media
del 2015 il tasso euribor a 3 mesi dovrebbe collocarsi allo 0,5%. All’interno di questo
scenario i tassi sul nostro debito sovrano dovrebbero proseguire nel loro sentiero di lenta
riduzione degli spread con i più bassi rendimenti dell’Eurozona.
31
La trasmissione di tali andamenti sui tassi bancari risentirà anche di notevoli evoluzioni nella
struttura della raccolta bancaria. In effetti, a fronte di una sostanziale stabilità dei tassi sui
depositi e delle obbligazioni, il costo medio della raccolta è previsto in diminuzione di 2
decimi di punto tra la media del 2012 e la media del 2015: in ciò si esplica l’effetto della
diminuzione di quota delle obbligazioni, cioè dello strumento più oneroso, nella raccolta
bancaria.
In prospettiva, comunque, il ridotto livello dei tassi, non consentirà una crescita dello spread
bancario: nel primo biennio di previsione il differenziale tra tassi attivi e passivi toccherà il
suo punto di minimo all’1,8%, valore inferiore di oltre 1 punto percentuale ai valori
prevalenti negli anni pre-crisi; solo nel 2015 lo spread troverà la possibilità di migliorare di 2
decimi di punto rispetto al livello prevalente nel 2012. In tutto il periodo di previsione il
differenziale tra tasso sui depositi e tasso euribor resterà negativo.
Nell’attuale scenario si disegna un settore bancario sottoposto a molteplici vincoli e urgenze
che alla fine trovano una soluzione nella riduzione dei tassi di crescita dei volumi di attività:
nella media del biennio 2014-2015 il tasso di crescita annuale dell’attivo sarà pari a 2 decimi
di punto.
Gli impieghi a residenti dovrebbero rimanere stazionari nel 2014; in seguito la previsione di
ripresa ciclica dovrebbe consentire una crescita dei finanziamenti ad un ritmo medio
dell’1,2%, significativamente inferiore alla prevista dinamica PIl.
Oltre alla bassa dinamica economica, a fermare la crescita dei prestiti concorre anche un
livello e una dinamica non positiva del rischio creditizio. Il tasso di decadimento per il totale
dei residenti dopo aver toccato il punto di picco nel 2013, con un valore dell’1,7%, dovrebbe
diminuire lentamente per 2 decimi di punto nell’anno finale di previsione.
Decisamente più problematico, invece, è il quadro della qualità dell’attivo, se si fa
riferimento agli stock. Infatti, il tasso di crescita delle sofferenze dovrebbe risultare sempre
superiore a quello del totale dei crediti, mantenendosi in doppia cifra fino a tutto il 2014. In
questo modo al 2015 il rapporto sofferenze/impieghi dovrebbe risultare pari all’9,5%, 3,3
punti percentuali in più del dato del 2012 e paragonabile con gli elevati valori raggiunti nella
seconda metà degli anni novanta.
Da un punto di vista congiunturale, migliore risulta la dinamica della raccolta bancaria, anche
se da un punto di vista strutturale è proprio nella dinamica del funding che bisognerà
riservare maggiore attenzione per lo sviluppo dell’attività bancaria. Nel biennio 2014-2015, il
totale della raccolta da residenti dovrebbe espandersi a tassi compresi tra l’1,1 e l’1,2% in
32
rallentamento rispetto al dato del 2013 e risultando meno dinamica della crescita del
prodotto.
La crescita della raccolta sarebbe il risultato di andamenti decisamente diversificati per
forma tecnica: in particolare la crescita dipenderebbe esclusivamente dalla buona
performance delle componenti più tradizionali dei depositi, mentre le obbligazioni, collocate
presso i settori diversi dalle banche, vedrebbero una continua e importante erosione delle
proprie consistenze in relazione, principalmente, ad un mutamento nelle politiche di offerta
delle banche che, dato il nuovo livello delle imposte sul reddito da interessi, potrebbero
favorire un maggior ruolo dei depositi a tempo.
Combinando i tassi di crescita degli impieghi con quelli della raccolta, il quadro previsivo
disegna un’importante riduzione dello squilibrio tra raccolta e impieghi che si era andato
formando nel corso dell’ultimo decennio: secondo le stime dell’ABI, il funding gap dopo
l’importante riduzione registrata nel 2013 dovrebbe in seguito stabilizzarsi su valori inferiori
al 10%, cioè di 5 punti percentuali in meno rispetto al dato del 2012. Tuttavia il tema del
finanziamento dell’attività bancaria per essere completato deve tener conto delle LTRO (long
term refinancing operations) della BCE alle nostre banche, che giungono a scadenza tra la
fine del 2014 e l’inizio del 2015. Se si considerano i flussi delle diverse forme di
finanziamento previsti per il triennio 2013-2015 si può notare come, una volta considerata la
restituzione del finanziamento a lungo termine della BCE, risulta molto contenuto (20 mld) il
flusso complessivo di risorse annuo che le nostre banche sembrano in grado di raccogliere,
nonostante una buona ripresa della provvista presso residenti e una inversione del deflusso
di capitali verso l’estero.
Il quadro descritto si traduce in un risultato di utili 2014-15 di 8 mld di Euro, valore pari alla
metà di quanto previsto nel Rapporto ABI di luglio 2013. Al 2015, ultimo anno di previsione il
Roe dovrebbe collocarsi su livelli solo di poco superiori all’1,5% ancora molto al di sotto dei
depressi livelli raggiunti nel 2008.
La deludente prospettiva di redditività è determinata dal contesto economico, sia nelle
forme di un elevato ammontare di accantonamenti, sia nella bassa dinamica delle quantità
intermediate e sia in un contenuto livello dei tassi di interesse di mercato monetario.
Il risultato complessivo di bassa redditività è quindi la combinazione di andamenti divergenti
tra reddito da interessi da clientela e reddito da altre attività finanziarie: con i primi che
distruggono risorse e i secondi che garantiscono il segno positivo alla dinamica generale.
Solo leggermente più dinamici dovrebbero risultare gli altri ricavi grazie alla previsione di
ritorno alla normalità delle condizioni finanziarie del nostro Paese.
33
È evidente che il ritorno ad una redditività normale o sufficiente per le banche italiane sarà
possibile solo se il Paese tornerà a crescere. In attesa di questo cambio di passo, le banche
possono affrontare le sfide di un ambiente sfavorevole continuando a migliorare la gestione
dei costi del proprio processo produttivo, effettuare un attento monitoraggio sulle
condizioni di solvibilità dei propri debitori e rafforzare l’innovazione nei modelli di services.
Evoluzione dell’operatività bancaria nel lungo periodo
La riduzione dei tassi e delle pressioni inflazionistiche determinata dal processo di adesione
all’euro e dalla bassa congiuntura post 2011 hanno determinato una tendenza alla riduzione
dall’ammontare degli Interessi attivi e passivi fino al 2005; nel triennio 2006-2008
contrassegnato da una breve fase espansiva e dalla “bolla” speculativa esplosa nel
settembre dell’ultimo dei tre anni si è invece registrata, in controtendenza, una brusca
impennata di entrambe le grandezze, che è repentinamente rientrata con la crisi più grave di
questo dopoguerra.
In questo quadro gli istituti di credito sono riusciti a mantenere relativamente stabili le
oscillazioni dei margini di interesse, che ancora nel 2012 sono rimasti a prezzi costanti
leggermente superiori al minimo di fine anni ‘90. Inoltre, tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio
degli anni 2000 si è registrata una grande trasformazione della natura operativa delle
banche, che si è manifestata con una crescita imponente degli Altri ricavi netti4, che hanno
finito per raggiungere e in molti anni superare l’ammontare dei i margini di interesse.
4 Commissioni nette, Risultato netto dell’attività di negoziazione, Risultato netto dell’attività di copertura, ecc.
34
Banche Italiane. Interessi attivi e passivi a prezzi costanti in milioni di euro/eurolire a prezzi 2005*. Anni 1990-2012
(*) Valori correnti deflazionati con il deflatore del PIL Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati Bankitalia (Base informativa pubblica on-line).
Banche Italiane. Margini di intermediazione, Costi operativi e Rettifiche, riprese di valore ed accantonamenti a prezzi costanti in milioni di euro/eurolire a prezzi 2005*. Anni 1990-2012
(*) Valori correnti deflazionati con il deflatore del PIL Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati Bankitalia (Base informativa pubblica on-line).
In conseguenza di tali orientamenti, il margine di intermediazione complessivo ha avuto una
tendenza di fondo positiva dal minimo del ‘95 al 2006, ed il calo innescatosi con la
35
recessione, e che in realtà in parte ha preceduto la recessione stessa, non è stato di
proporzioni apocalittiche.
I costi operativi, che in termini reali avevano avuto una crescita inferiore al margine di
intermediazione, sono effettivamente diminuiti meno nella fase recessiva del margine
operativo, mettendo evidentemente una qualche difficoltà la redditività delle imprese. In
particolare, nel 2011 l’incidenza dei costi operativi sul margine di intermediazione ha
superato il 67%, lo stesso valore del ‘97. Nel 2012 il rapporto è sceso al 63%, che resta un
dato abbastanza elevato nel periodo di osservazione. Tuttavia, è stato il fortissimo aumento
delle Rettifiche e riprese di valore e accantonamenti5, triplicate in termini reali in pochi anni a
costituire l’elemento di maggior rilievo per quanto riguarda la redditività. Il costo del rischio,
in particolare, è arrivato a superare nel 2013 i costi operativi. E’ indubbio che in questo
scenario assume rilievo anche un intervento che agisce dal lato dei costi.
A tali elementi nel 2011, ed in minor misura nel 2012, si sono uniti i Proventi straordinari che
hanno assunto un valore negativo. I problemi alla redditività delle banche sono quindi
derivati algebricamente negli anni recenti più dalla cattiva qualità del credito e alla gestione
straordinaria che da uno sviluppo fuori controllo dei costi operativi che, come abbiamo visto,
sono stati ridotti in termini reali.
Banche Italiane. Margini di intermediazione, Costi operativi e Rettifiche, riprese di valore ed accantonamenti a prezzi costanti in milioni di euro/eurolire a prezzi 2005*. Anni 1990-2012
(*) Valori correnti deflazionati con il deflatore del PIL Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati Bankitalia (Base informativa pubblica on-line).
5 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti e attività finanziarie, Accantonamenti netti ai
fondi per rischi e oneri, ecc.
36
3.1.2 Le imprese di assicurazione
Nel 2012 le imprese di assicurazione in esercizio in Italia sono 235: 135 hanno sede legale in
Italia e 100 sono rappresentanze di imprese estere (di cui solo due non comunitarie). A
queste si aggiungono 990 imprese con sede nell’UE che operano in regime di libera
prestazione di servizi6.
Rispetto alle macro aree di business e alle scelte di operatività, l’analisi ANIA consente di
fotografare un sistema imprenditoriale che si divide su quattro aree omogenee: 72 imprese
esercitano esclusivamente i rami vita (di cui 20 rappresentanze estere); 131 esclusivamente i
rami danni (di cui 62 rappresentanze estere); 25 imprese esercitano sia i rami vita sia i rami
danni (di cui 11 rappresentanze estere), 7 imprese esercitano la sola riassicurazione, tutte
rappresentanze di imprese estere.
Le imprese di assicurazione (anno 2012)
Imprese nazionali
Rappresentanze estere
Totale
Danni 69 62 131
Vita 52 20 72
Riassicuratrici 7 7
Multiramo 14 11 25
Totale 135 100 235
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ANIA
All’interno di queste imprese, senza far registrare variazioni particolarmente rilevanti nelle
caratteristiche della struttura occupazionale, nonché nella numerosità complessiva
dell’occupazione, operano al 2012, secondo i dati ANIA, 47.712 dipendenti.
Il numero dei dipendenti comprende il personale amministrativo (pari a 38.936 unità), il
personale addetto all’organizzazione produttiva e alla produzione (pari a 5.214 unità), il
personale addetto al call center (pari a 2.436 unità7) e il personale dirigente (pari a 1.126
6 L'attività in regime di libera prestazione dei servizi è quell'attività esercitata da una compagnia
assicurativa in un altro stato membro della Comunità Europea alle stesse condizioni dei professionisti che vi risiedono, senza dover per questo stabilirsi nello Stato in cui la prestazione è fornita, a differenza delle attività in regime di stabilimento. Gli intermediari assicurativi e riassicurativi, con re sidenza o con sede legale in Italia possono operare negli altri Stati membri, in regima di libera prestazione di servizi previa comunicazione all’ISVAP.
7 Il personale del call center si suddivide in personale addetto ai sinistri (sezione prima: 1.432 unit à) e personale addetto alla vendita (sezione seconda: 1.004 unità).
37
unità). Con riferimento all’intero personale del settore assicurativo, l’occupazione femminile
rappresenta poco più del 46% del totale dei dipendenti, il personale dipendente laureato il
40% del totale ed il personale diplomato il 51%.
Merita evidenziare, benché esterno al perimetro di analisi affidato a questo progetto di
ricerca, che includendo tutti gli addetti alle reti di vendita e alla distribuzione dei prodotti il
settore assicurativo dà impiego a circa 300 mila persone. Secondo i dati del Registro Unico
degli Intermediari assicurativi e riassicurativi (RUI) - riportati nella tabella che segue - i soli
iscritti, persone fisiche, con residenza in Italia nel 2012 sono 220.130.
Gli iscritti al Registro unico intermediari al 31 dicembre 2012
persone fisiche Società
Agenti 26.987 9735
Broker 3.663 1374
produttori diretti 14.050 ..
banche, intermediari fin., Sim, e bancoposta 676
collaboratori degli intermediari che operano in altra sede 175.430 13.342
Soggetti Intermediari con residenza o sede legale in altro stato 7.513
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati IVASS
Con questo assetto industriale, i premi complessivi (del lavoro italiano ed estero, diretto e
indiretto, al lordo della riassicurazione), raccolti nel 2012 sono stati pari a 108.321 milioni, di
cui 36.697 milioni sono stati raccolti nei rami danni e 71.624 milioni nei rami vita. Un
risultato che contabilizza il secondo anno consecutivo di riduzione del valore dei premi
raccolto rispetto ad un picco raggiunto nel 2009 e pari a 128.855 milioni. Come evidente
dalla tabella che segue, a questa riduzione del valore complessivo hanno contribuito
entrambi i comparti, anche se la contrazione più rilevante deve essere imputata al ramo vita.
A questa riduzione dei premi si associa una performance positiva in termini di capacità di
reddito. Il risultato del conto tecnico (danni e vita)8, dopo due anni di perdite è stato infatti
positivo per 9.707 milioni (-3,8 miliardi la perdita del biennio precedente), come positivo è
stato il risultato complessivo al netto della tassazione (5,8 miliardi, contro una perdita
cumulata nel biennio precedente pari a -4,4 miliardi). Il contributo più importante a questa
performance viene dal ramo vita, in cui il conto tecnico è stato positivo per 6,9 miliardi e
8 Il risultato del conto tecnico è il risultato della gestione strettamente assicurativa e comprende anche una
parte dei proventi degli investimenti attribuibili per i danni alla giacenza media delle riserve tecniche, per la vita del totale dei proventi degli investimenti al netto della quota da riconoscere ai mezzi propri sempreché non eccedente quanto contrattualmente garantito agli assicurati
38
l’utile è stato di 5,1 miliardi, a cui si sommano 2,8 miliardi di risultato tecnico del ramo danni
e 0,6 miliardi di utile.
Grazie a questi numeri, le performance di redditività operativa, misurate dall’incidenza % dei
risultati tecnici sui premi netti, e di redditività complessiva misurati dal ROE9, sono tornati sui
livelli pre-crisi.
L'andamento dei premi lordi - lavoro complessivo
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Valore dei premi lordi - in milioni di euro
Vita 75.577 72.786 63.389 56.450 82.931 92.061 75.767 71.624
Danni 39.342 40.044 39.945 38.543 37.794 36.794 37.752 36.697
Totale 114.919 112.828 103.334 94.993 120.727 128.855 113.519 108.321
Variazione dei premi lordi - in milioni di euro
Vita -2.791 -9.397 -6.939 26.481 9.130 -16.294 -4.143
Danni 702 -99 -1.402 -749 -1.000 958 -1.055
Totale -2.091 -9.494 -8.341 25.734 8.128 -15.336 -5.198
Variazione dei premi lordi (anno 2005 = 100)
Vita 100 96 84 75 110 122 100 95
Danni 100 102 102 98 96 94 96 93
Totale 100 98 90 83 105 112 99 94
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ANIA
Da un’analisi dei costi registrati sullo schema di conto economico del settore, emerge in
modo evidente una situazione che fa discendere il recupero della capacità di reddito
principalmente dalla significativa crescita degli utili da investimento10 che ha più che
compensato la crescita degli oneri per prestazioni agli assicurati11.
E’ utile notare che la crescita degli oneri per prestazioni dipende esclusivamente dal ramo
vita, che si muovono in modo opposto nel ramo danni, dove invece si assiste ad un notevole
abbattimento degli oneri nel 2012. Sempre nella direzione di un contributo alle performance
9 IL ROE è dato dal rapporto tra utile finale della compagnia e il patrimonio netto. Intende rappresentare il
rendimento conseguito dall’azionista nell’investimento nella società
10 Gli utili da investimento sono i risultati dell’insieme degli investimenti operati dalla compagnia in immobili, partecipazioni (del gruppo e non) e loro finanziamenti sottoforma di obbligazioni e finanziamenti 11
Le prestazioni agli assicurati e agli altri aventi diritto, al lordo della riassicurazione, sono ottenute come somma delle seguenti componenti: – oneri relativi ai sinistri e variazione della riserva premi per i rami danni; – oneri relativi ai sinistri e variazione delle riserve matematiche e delle altre riserve tecniche per i rami vita.
39
di reddito fatte registrare nel 2012 rispetto ad un biennio precedente di perdite, vanno
anche le spese di gestione12, che diminuiscono in entrambi i rami.
Il miglioramento delle condizioni di reddito, ha consentito anche un rafforzamento del
margine di solvibilità13. Pur partendo per entrambi i rami da posizioni di equilibrio rispetto ai
vincoli di legge, le performance del 2012 hanno fatto fare un balzo in avanti al margine di
solvibilità complessivo dell’11%. Attualmente, per i rami vita, il margine posseduto di 31,8
miliardi è pari a 1,99 volte il minimo richiesto ai sensi di legge (16,0 miliardi), e per i rami
danni il margine posseduto di 18,6 miliardi è pari a 2,76 volte il margine minimo di solvibilità
da costituire (6,7 miliardi).
12
Le spese di gestione del lavoro diretto e indiretto comprendono gli oneri per l’acquisizione dei contratti, per la riscossione dei premi, per l’organizzazione e il funzionamento della rete distributiva e per l’amministrazione relative alla gestione tecnica 13
Il margine di solvibilità è una sorta di riserva finanziaria supplementare alle riserve tecniche, che serve a garantire una massa di mezzi finanziari proporzionati all’attività svolta; eccedente rispetto ai mezzi necessari ad onorare i “normali” impegni già assunti. Esso deve fornire una misura superiore a coprire le normali esigenze proprio per il fatto che in tale settore, spesso, si rinviene la necessità di fronteggiare evenienze future impreviste. Da un punto di vista contabile esso è rappresentato dal c. d. “patrimonio libero o disponibile”, cioè quei mezzi patrimoniali che residuano dopo aver assolto alla copertura di tutti quegli accantonamenti previsti dalla legge.
40
Principali voci di conto economico e di performance (Valori al netto della quota a carico
della riassicurazione) 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
RAMO DANNI + VITA
Premi diretti e indiretti (al netto dei premi ceduti in riassicurazioni)
108.451 106.273 96.765 89.157 115.199 123.546 108.420 103.099
Oneri relativi a sinistri + variazione riserve 110235 103160 89515 68846 125160 124930 102482 108365
Spese di gestione 12.567 13.345 13.390 12.573 12.633 12.540 12.283 11.525
Altri oneri tecnici 1.241 1.434 1.631 2.035 2.230 2.311 2.272 2.538
Utile investimenti 20.064 15.132 10.835 -9.813 26.845 14.109 3.978 27.478
Altri proventi tecnici 1.321 1.337 1.433 1.527 1.448 1.484 1.429 1.558
Risultato conto tecnico 5.792 4.803 4.497 -2.583 3.470 -642 -3.210 9.707
Incidenza % sui premi netti contabilizzati 5,3% 4,5% 4,6% -2,9% 3,0% -0,5% -3,0% 9,4%
Utile/Perditadell’esercizio 5.857 5.161 5.349 -1.980 3.870 -703 -3.653 5.754
Return on Equity 13,8% 11,4% 12,5% -4,7% 8,5% -1,4% -7,1% 11,5%
SOLO RAMI DANNI
Premi diretti e indiretti (al netto dei premi ceduti in riassicurazioni)
34.663 35.458 35.211 34.328 33.791 32.954 34.052 32.723
Oneri relativi a sinistri + variazione riserve 24932 25687 25236 25668 26844 25602 25661 22951
Spese di gestione 8.184 8.366 8.646 8.462 8.465 8.141 8.322 8.005
Altri oneri tecnici 883 1.082 1.000 1.085 1.165 1.121 1.054 1.123
Utile investimenti 2.318 2.115 2.131 829 2.439 1.095 640 1.657
Altri proventi tecnici 319 371 365 423 472 440 451 469
Risultato conto tecnico 3.302 2.808 2.825 365 228 -375 106 2.770
Incidenza % sui premi netti contabilizzati 9,5% 7,9% 8,0% 1,1% 0,7% -1,1% 0,3% 8,5%
Utile/Perdita dell’esercizio danni 2.829 2.430 2.802 -167 63 -998 -1.016 622
Return on Equity –danni 14,7% 11,6% 14,6% -0,9% 0,3% -4,6% -4,7% 3,0%
SOLO RAMI VITA
Premi diretti e indiretti (al netto dei premi ceduti in riassicurazioni)
73.788 70.815 61.554 54.829 81.409 90.592 74.368 70.376
Oneri relativi a sinistri + variazione riserve 85303 77474 64279 43178 98316 99328 76821 85414
Spese di gestione 4.383 4.979 4.744 4.111 4.169 4.399 3.961 3.520
Altri oneri tecnici 358 352 631 950 1.064 1.190 1.218 1.415
Utile investimenti 17.745 13.017 8.704 -10.642 24.406 13.014 3.338 25.821
Altri proventi tecnici 1.001 967 1.068 1.104 976 1.044 978 1.089
Risultato conto tecnico 2.490 1.995 1.672 -2.948 3.242 -267 -3.316 6.937
Incidenza % sui premi netti contabilizzati 3,4% 2,8% 2,7% -5,4% 4,0% -0,3% -4,5% 9,9%
Utile/Perdita dell’esercizio vita 2.865 2.686 2.490 -1.813 3.807 295 -2.637 5.132
Return on Equity – vita 12,6% 11,3% 10,6% -7,8% 15,2% 1,1% -8,8% 17,3%
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
Il sistema assicurativo sin qui delineato nelle sue dimensioni e caratteristiche strutturali,
posiziona l’Italia al quarto posto in Europa e al settimo posto nel mondo per raccolta premi,
con una quota di mercato mondiale pari al 3,5%.
Secondo i dati Swiss RE, con riferimento all’anno 2011, rispetto ad un valore dei premi nel
mondo di 3.310 miliardi di euro, ad occupare la prima posizione sono gli USA con una quota
41
del 26%, seguititi dal Giappone (14,3%). Il primo paese europeo per quota di premi (danni +
vita) è la Gran Bretagna con il 7%, che distacca di poco più di un punto percentuale la Francia
(5,9%). Di poco più distante è la posizione della Germania con il 5,3%.
Da notare il dato della Cina, che - nonostante i suoi straordinari progressi economici - ancora
oggi assorbe solo il 4,8% del totale del premi assicurativi, una percentuale che corrisponde al
3% del PIL, segnalando quindi un risultato di penetrazione assicurativa ancora molto distante
dalle performance più avanzate come quelle raggiunte nel Regno Unito con 12,9% del PIL,
ma anche particolarmente distanti da paesi dove il livello di penetrazione del servizio
assicurativo descrive ampi margini di crescita, come l’Italia dove la quota di premi sul PIL
raggiunge il 6,9%.
Continuando in questo esercizio di lettura comparata dell’Italia nel quadro internazionale, e
circoscrivendo il confronto ai principali paesi europei, è possibile mettere in evidenza
almeno 4 punti di particolare interesse per fotografare l’attuale assetto assicurativo
nazionale:
- l’Italia, come gli altri principali Paesi europei, mostra nel periodo 2007-2011 una strategia
di concentrazione che è possibile sintetizzare nella riduzione del numero degli operatori
assicurativi e nell’incremento del valore medio premi per impresa. A muoversi in una
direzione divergente c’è solo il Regno Unito;
- in questo processo di concentrazione, il risultato raggiunto dall’Italia sembrerebbe essere
particolarmente performante. Da un confronto europeo emerge, infatti, che le imprese
italiane contabilizzino mediamente un volume premi superiore a quello rilevato negli altri
paesi europei: 461 milioni di premi rispetto a un valore pari a 227 milioni a livello europeo
nel 2011. Dopo l’Italia, segue la Francia, con 438 milioni (per 434 imprese), l’Olanda, con
347 milioni (per 227 imprese di assicurazione) e la Germania con 307 milioni (per 580
imprese);
- l’incidenza dei premi (danni e vita) sul Prodotto Interno Lordo - il c.d. indice di
penetrazione assicurativa - è in Italia pari al 6,9%, un risultato che se confrontato con gli
altri principali paesi europei e analizzato rispetto alla sua composizione (vita, danni, e
danni non auto), conferma le potenzialità di sviluppo del mercato assicurativo nazionale,
ed in modo particolare gli spazi di crescita nel ramo danni non auto, la cui incidenza sul
PIL è anormalmente troppo bassa rispetto agli altri Paesi.
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L’Italia nel quadro europeo: alcune cifre
Belgio Francia Germania Italia Olanda Regno Unito
Spagna
Numero di imprese nei paesi UE
2007 157 464 609 243 316 1.017 357
2011 149 434 580 239 227 1.213 279
Premi per impresa nei paesi UE15 (Valori in milioni)
2007 199 422 268 408 237 360 152
2011 196 438 307 461 347 170 214
Premi vita/PIL (valori espressi in %)
2011 4,8 6,2 3,2 4,7 3,5 8,9 2,7
Premi danni/PIL (valori espressi in %)
2011 2,9 3,3 3,5 2,3 9,4 3,7 3
Premi danni non AUTO/PIL (valori espressi in %)
2011 1,9 2,3 2,7 1,0 8,6 2,6 1,9
Dipendenti per impresa
2011 160 340 372 199 247 96 180
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ANIA - Insurance Europe
Per affrontare in modo più approfondito il tema delle potenzialità di sviluppo del settore,
diventa fondamentale condurre una analisi separata tra caratteristiche e performance del
ramo danni e del ramo vita.
In questa prospettiva, e cominciando l’analisi dal ramo danni, i dati della dinamica
nell’ultimo decennio riportati nel rapporto ANIA, descrivono un comparto che nonostante la
crisi ed il suo effetto in termini di contrazione della raccolta, non mostra modificazioni
strutturali e significative nel suo volume di attività.
Gli ultimi dati disponibili sul 2012 contabilizzano un volume di premi diretti del lavoro
italiano di 35.407 milioni, pari al 33,7% del totale premi assicurativi (danni + vita) raccolti
nello stesso periodo.
All’interno di questo perimetro di attività, è il settore auto (corpi veicoli terrestri, r.c. auto,
r.c. autoveicoli marittimi, lacustri e fluviali) quello che contribuisce in modo determinante
con una quota di premi danni pari al 57%. In termini di volume di premi, dopo l’auto segue il
settore degli infortuni e malattie (14,4%), quello property, ossia, incendio e altri danni ai
beni (13,9%), R.C generale (8,3%) ed infine gli altri rami danni, tra cui le aree principali sono
crediti e cauzioni, perdite pecuniarie e tutela legale ed assistenza.
43
Premi per singoli rami danni
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
R.c. auto e r.c. marittimi.
Premi raccolti delle 54 imprese operanti nel ramo (in milioni di €)
18.198 18.416 18.239 17.637 16.994 16.913 17.794 17.576
Incidenza dei premi sul totale premi rami danni (in %)
50,1% 49,5% 48,4% 47,1% 46,3% 47,5% 48,9% 49,6%
Corpi di veicoli terrestri,assicurazioni contro ogni danno subito da veicoli terrestri.
Premi raccolti delle 61 imprese operanti nel ramo (in milioni di €)
3.154 3.205 3.284 3.208 3.132 2.950 2.891 2.648
Incidenza dei premi sul totale premi rami danni (in %)
8,7% 8,6% 8,7% 8,6% 8,5% 8,3% 8,0% 7,5%
Altri rami danni (infortuni e malattie, property (incendi e altri danni ai beni), R.C
generale, altri rami (crediti e cauzioni; perdite pecuniarie, tutela legale ed assistenza).
Premi raccolti (in milioni di €) 14.957 15.563 16.132 16.608 16.559 15.743 15.673 15.183
Incidenza dei premi sul totale premi rami danni (in %)
41,2% 41,9% 42,8% 44,3% 45,1% 44,2% 43,1% 42,9%
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
Entrando nel dettaglio dei premi del lavoro diretto italiano raccolti nei rami danni e diversi
dal settore auto (ossia escludendo i rami corpi veicoli terrestri, r.c. auto e r.c. veicoli
marittimi) possiamo osservare che quelli che al 2012 esprimevano la maggior consistenza
per volume di attività erano (in milioni di euro):
Infortuni 2.976
R.C generale 2.939
Altri danni ai beni 2.604
Incendio ed elementi naturali 2.306
Malattia 2.138
Assistenza 473 Perdite pecuniarie di vario genere 463
Cauzioni 388
Tutala legale 278
corpi veicoli marittimi, lacustri e fluviali 256
Merci trasportate 214
Credito 84
Corpi veicoli aerei 37
R.C aeromobili 19
Corpi veicoli ferroviari 9
Ad una lettura di questo ramo rispetto alle performance, il decennio in osservazione,
evidenzia una fase di rafforzamento dei margini che coincide proprio con gli anni della crisi, e
questo discende anche da una inversione di tendenza degli oneri per sinistri e delle spese di
44
gestione che perdura da tre anni, una dinamica in controtendenza ad una lunga fase di
costante crescita del periodo 2005 - 2009. L’effetto di questo miglioramento trova una sua
sintesi nell’indicatore che rapporta il costo dei sinistri e delle spese di gestione ai premi
(combined ratio) che scende a un livello pari a 95,8% dopo aver toccato il picco del 103,7%
nel 2009. Tema importante rispetto alle dinamiche descritte è senza dubbio il calo dei sinistri
del ramo R.C Auto, la cui frequenza è scesa al 5,64% dopo un lungo periodo che vedeva il
livello di incidentalità sempre oscillare tra i 7,5% e l’8%14.
Combined ratio danni
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Loss ratio (quota spese risarcimenti su totale premi)
69,7 70,7 70,3 74,2 79,1 75,8 73,8 71,8
Expense ratio (quota spese gestione su totale premi)
23,1 23,3 24,4 24,5 24,7 24,4 24,1 24
Combined ratio (loss ratio + expensive ratio)
92,7 94 94,7 98,7 103,7 100,2 97,9 95,8
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
Passando al ramo vita, i premi del lavoro diretto italiano (l.d.i.) nel 2012 sono stati pari a 69,7
miliardi (pari a due terzi del valore complessivo dell’attività assicurativa). Diversamente dal
ramo danni, la rappresentazione storica di questo settore, descrive una maggiore dinamicità
sia rispetto al volume di premi complessivi raccolti sia rispetto alla tipologia di ramo
assicurativo.
A questo riguardo, il ramo I (Assicurazioni sulla durata della vita umana) ha raggiunto oltre il
73% della raccolta, partendo nel 2005 da un ruolo più limitato fermo al 46%, un risultato in
controtendenza con il ramo III Assicurazioni sulla vita connesse con fondi di investimento o
indici – LINKED e ramo V (Operazioni di capitalizzazione), che invece, nello stesso periodo,
fanno registrare una forte contrazione. È interessante notare la dinamica del ramo VI, quello
delle pensioni, che ad oggi secondo i dati COVIP coinvolge 5.828.674 di iscritti, di cui
4.160.898 dipendenti; un risultato importante e in costante crescita, che però esprime
ancora dei straordinari margini di crescita.
14 Secondo alcune stime questa drastica riduzione è da attribuire al minor utilizzo degli autoveicoli (dovuto sia al considerevole rincaro del prezzo della benzina sia alle limitate disponibilità economiche delle famiglie italiane a causa dell’inasprirsi della crisi economica) ma anche al maggior ricorso da parte degli assicurati all’autoliquidazione dei sinistri di importo contenuto al fine di evitare maggiorazioni del premio pagato e al più incisivo contrasto alle frodi assicurative. Inoltre, sempre rispetto alla riduzione dei sinistri un contributo importante è anche l’introduzione dell’obbligo di accertamenti clinico - strumentali per le lesioni micro permanenti. Intervento normativo che ha senza dubbio inciso sui sinistri di lieve entità.
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Premi per singoli rami vita 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Ramo I – Assicurazioni sulla durata della vita umana (65 imprese operanti nel ramo)
Premi contabilizzati 33.871 32.746 27.166 31.430 64.741 67.844 56.698 51.193
Incidenza sul totale premi rami vita
46,1% 47,2% 44,2% 57,6% 79,8% 75,3% 76,8% 73,4%
Ramo III – Assicurazioni sulla vita connesse con fondi di investimento o indici – LINKED (raccolti dalle 57 imprese operanti nel ramo)
Premi contabilizzati 26.389 27.385 29.053 18.558 9.732 15.409 12.496 13.800
Incidenza sul totale dei rami vita
35,9% 39,5% 47,3% 34,0% 12,0% 17,1% 16,9% 19,8%
Ramo IV – LTC e malattia di lunga durata (raccolti dalle 28 imprese operanti nel ramo)
Premi contabilizzati 24 23 30 25 26 27 32 43
Incidenza sul totale dei rami vita
0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,1%
Ramo V – Operazioni di capitalizzazione (raccolti dalle 55 imprese operanti nel ramo)
Premi contabilizzati 12.692 8.938 4.469 3.196 5.078 5.154 3.131 2.815
Incidenza sul totale dei rami vita
17,3% 12,9% 7,3% 5,9% 6,3% 5,7% 4,2% 4,0%
Ramo VI – Gestione di fondi pensione (raccolti dalle 39 imprese operanti nel ramo)
Premi contabilizzati 495 285 720 1.356 1.539 1.679 1.512 1.864
Incidenza sul totale dei rami vita
0,7% 0,4% 1,2% 2,5% 1,9% 1,9% 2,0% 2,7%
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
Nonostante il presente progetto abbia escluso dal perimetro assicurativo i produttori, ossia,
la fase a valle della commercializzazione del servizio, è stata fatta la scelta di ampliare la
fotografia del settore fino alla distribuzione, in quanto alcuni cambiamenti sull’assetto della
distribuzione, trainati anche da opportunità tecnologiche, non mancheranno di influenzare
l’assetto strategico/organizzativo delle compagnie di assicurazione e per questa via la
struttura delle competenze strategiche.
Fatta questa premessa, e cominciando questo esercizio di analisi dal ramo danni, gli ultimi
dati disponibili ANIA, consegnano un quadro in cui nel 2012 l’81% delle polizze vendute nel
settore danni viene venduto attraverso il canale agenziale. Va precisato che i dati ANIA
evidenziano che una quota importante, pari a oltre il 23% dei premi del canale agenziale, è
effettivamente originata dal canale broker e presentato alle agenzie e non direttamente alle
imprese; per effetto di questo fenomeno, la quota di mercato degli agenti scenderebbe al
58%, mentre quella dei broker salirebbe al 31%. In questa ricostruzione, come evidente dalla
tabella che segue, comincia ad assumere particolare consistenza anche il canale diretto che
ha raggiunto una quota dell’8,1% ciò lo si può far discendere in larga parte da un
rafforzamento del canale telefonico/internet. Più limitato è il contributo dello sportello
bancario (3,2%), mentre assume consistenza del tutto marginale quella relativa alla quota
dei promotori finanziari (0,1%).
46
Composizione della raccolta ramo danni per canale di vendita
Premi lordi contabilizzati (valori in mil. di €). Quota di mercato %
2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012
Agenti 31.381 30.516 29.329 29.748 28.687 83,8 83,0 82,4 81,8 81,0
Broker(*) 2.854 2.921 2.730 2.768 2.691 7,6 7,9 7,7 7,6 7,6
Vendita Diretta 2.359 2.187 2.357 2.549 2.858 6,3 6,0 6,6 7,0 8,1
Sportelli Bancari e postali 804 1.070 1.142 1.247 1.123 2,1 2,9 3,2 3,4 3,2
Promotori Finanziari 54 51 48 47 49 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1
Totale 37.451 36.746 35.606 36.358 35.407 100 100 100 100 100
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
(*) L’incidenza dei broker nei vari anni non tiene conto di una quota di premi (stimata nel 2012 in 23,1 punti percentuali) originati da questo canale ma presentati alle agenzie e non direttamente alle imprese
Passando ad una analisi per singolo ramo danni, la forte concentrazione di attività sugli
agenti diminuisce in modo particolarmente consistente solo nel ramo assicurativo
“trasporto” a favore dei broker, che gestiscono il 64,5% di quel mercato. Anche se meno
marcata, la riduzione di ruolo degli agenti sempre a favore dei broker si registra nel ramo
“infortuni e malattie”, nel ramo “property” e nel ramo “crediti e cauzione”.
Pur svolgendo un ruolo molto limitato nella media del comparto danni, il canale degli
sportelli bancari e postali, si è ritagliato un ruolo nel ramo “infortuni e malattie” con il 6,3%
del totale premi, nel ramo “property”, con una quota del 6,2% e nel ramo “crediti e
cauzione” con una quota del 6,9%.
In questa ricostruzione dei canali distributivi, merita una particolare attenzione il canale
della vendita diretta (telefonica + internet) che nel segmento auto oggi rappresenta il 7,5%
dei premi assicurativi raccolti.
47
Composizione della raccolta dei singoli rami danni per canale di vendita
Agenti Broker* Sportelli bancari e
postali
Promotori finanziari
agenzie in economia
VENDITA DIRETTA Totale
telefonica Internet
R.C .Autoveicoli terrestri
87,3 2,9 1,6 0,0 0,6 2,9 4,8 100,0
Corpi di veicoli terrestri
83,7 6,3 1,6 0,0 2,0 2,5 3,9 100,0
Totale Auto 86,8 3,3 1,6 0,0 0,8 2,8 4,7 100,0
Infortuni e malattia 66,9 12,2 6,3 0,7 12,6 0,6 0,8 100,0
Trasporti(**) 28,4 64,5 0,0 0,0 7,1 0,0 0,0 100,0
Property(***) 77,5 11,5 6,2 0,1 3,3 0,6 0,8 100,0
R.C. Generale 84,2 9,2 2,2 0,1 4,1 0,1 0,1 100,0
Credito e cauzione 73,1 15,9 6,9 0,0 4,1 0,0 0,0 100,0
Totale Non Auto 73,4 13,3 5,2 0,3 6,8 0,5 0,6 100,0
Totale Rami Danni 81,0 7,6 3,2 0,1 3,4 1,8 2,9 100,0
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
(*) L’incidenza dei broker nei vari anni non tiene conto di una quota di premi (stimata nel 2012 in 23,1 punti percentuali) originati da questo canale ma presentati alle agenzie e non direttamente alle imprese
(**) Il settore Trasporti include: i Corpi Veicoli Ferroviari, i Corpi Veicoli Aerei, i Corpi Veicoli Marittimi, lacustri e fluviali, le Merci Trasportate e la R.C. Aeromobili
(***) Il settore Property include: l’Incendio e gli Elementi Naturali, gli Altri Danni ai Beni, le Perdite Pecuniarie, la Tutela Legale e l’Assistenza
Come evidente dalle tabelle che seguono, il ramo vita è organizzato in modo molto diverso
da quello danni nelle scelte dei canali di distribuzione. In questo comparto, il principale
canale di distribuzione è infatti quello bancario e questo nonostante nel 2012 si registri per il
secondo anno consecutivo una contrazione della quota di rappresentatività che passa dal
54,7% al 48,5%. Il secondo canale di vendita è quello dei promotori finanziari, in costante
crescita (23% dei premi dal settore nel 2012), seguito dal canale degli agenti con una quota
stabile che dal 2009 si muove intorno ad una quota del 16% e dal canale diretto che
all’interno di una dinamica molto irregolare si posiziona nel 2012 al 10,7% del mercato.
Assume invece un ruolo marginale il canale dei broker fermo a poco più di un punto
percentuale di commercializzazione dei premi assicurativi nel settore vita.
Passando ad una analisi per singolo ramo, si scopre che la vendita diretta rappresenta il
primo canale di vendita nel ramo V/Capitalizzazione con il 45,2% (seguito dagli agenti con
una quota del 29,5%) e nel ramo VI/Fondi pensione (66,7%). Questo ruolo di primo canale di
vendita può essere riconosciuto allo sportello bancario e postale nel ramo I/Vita umana
(52,4%) e nel ramo III/Fondi di investimento (45,3%); ramo quest’ultimo su cui l’altro grande
player è il promotore finanziario, che assorbe il 49% dei premi. Nel settore della malattia,
protagonista primario è invece il broker, con una quota di premi raccolti pari al 50%, seguito
dalla figura dell’agente con il 27%.
48
Composizione della raccolta ramo vita per canale di vendita
Premi lordi contabilizzati (valori in mil. €) Quota di mercato %
2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012
Sportelli bancari e postali 28.688 47.210 54.310 40.419 33.807 52,5 58,1 60,3 54,7 48,5
Promotori finanziari 5.409 13.141 14.367 13.582 16.272 9,9 16,2 15,9 18,4 23,3
Agenti 12.852 12.897 13.811 12.103 11.385 23,6 15,9 15,3 16,4 16,3
Vendita diretta 6.811 7.057 6.689 6.994 7.458 12,5 8,7 7,4 9,5 10,7
Broker 805 811 936 771 791 1,5 1,0 1,0 1,0 1,1
Totale 54.565 81.116 90.114 73.869 69.713 100 100 100 100 100
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
Composizione della raccolta dei singoli rami vita per canale di vendita
Agenti Broker Sportelli bancari e
postali
Promotori finanziari
Vendita diretta
Totale
I – Vita umana 18,7 1,0 52,4 18,4 9,5 100,0
III - Fondi di investimento 5,0 0,0 45,3 49,1 0,6 100,0
IV – Malattia 27,1 49,9 18,5 0,1 4,4 100,0
V – Capitalizzazione 29,5 8,1 16,9 0,4 45,2 100,0
VI - Fondi pensione 15,1 0,6 14,1 3,5 66,7 100,0
Piani individuali pensionistici PIP * 38,5 0,1 22,0 27,4 12,0 100,0
Totale rami vita 16,3 1,1 48,5 23,3 10,7 100,0
Fonte: ARE2.0/SOGES su dati ANIA
(*) I premi relativi ai PIP (contratti ex art. 13, co. 1, lett. b, d.lgs. 252/05) rappresentano un sottoinsieme dei premi relativi a polizze individuali del ramo I - vita umana e del ramo III - fondi di investimento
3.3 Tendenze evolutive di medio-lungo periodo dell’occupazione
3.3.1 L’evoluzione nell’ultimo decennio e l’impatto della crisi
In una prospettiva di lungo periodo è possibile esaminare l’evoluzione dell’occupazione nel
sistema finanziario e assicurativo in Italia attraverso i Conti economici nazionali. Il perimetro
dei servizi finanziari coincide sostanzialmente con quello del credito bancario e lo stesso vale
per le Assicurazioni.
Per il Credito, si assiste ad una continua pressione dei livelli occupazionali espressi in
equivalenti a tempo pieno (quindi al netto del part-time) dal ‘92 al 2005, con una perdita di
circa 31 mila unità, ossia circa l’8% dei livelli iniziali. Dopo un recupero, di breve durata, nel
49
2006-2008, in cui in connessione con i buoni livelli di redditività e produttività del settore, il
calo è ripreso, sia pure in termini non particolarmente drammatici, vista la fase economica.
Nelle Assicurazioni la flessione è stata abbastanza rilevante negli anni ‘90, e a partire
dall’inizio degli anni 2000 il settore, secondo i dati di contabilità nazionale, si assesta poco
sotto le 40.000 unità15.
Tali tendenze si possono mettere a confronto con quella delle attività ausiliarie del credito e
delle assicurazioni che sono cresciute in modo continuo e consistente dalla metà degli anni
‘90 fino al 2007, per poi stabilizzarsi intorno alle 250.000 unità, includendo dipendenti ed
indipendenti, regolari e “non regolari”.
Comparti delle Prestazione di servizi finanziari (Credito) e Assicurazioni. Evoluzione dell’’occupazione in equivalenti annui a tempo pieno (Unità di lavoro). 1992-2012
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT (Conti economici nazionali, ed. marzo 2013).
Concentrandosi sulle sole Grandi imprese (con almeno 500 dipendenti) della specifica
rilevazione Istat, si delinea per quanto riguarda settore bancario-finanziario (in primo luogo il
Credito, considerato il peso nel settore delle grandissime imprese) sostanzialmente la stessa
15
Il differenziale di stima occupazionale con ANIA dipende da differenze di unità di misura e di metodologia di rilevazione
50
evoluzione dei Conti economici nazionali, con una flessione interrotta solo nel 2006-2007 e
ripresa già nel 2008.
Nelle Assicurazioni, invece, la flessione in termini di occupati nella prima metà del degli anni
2000 e la ripresa del 2007-2008 sono più accentuate di quanto si verifichi nei Conti
economici nazionali, ed il saldo complessivo (come d’altronde nei dati di censimento) è
leggermente positivo. Si tratta, nella rilevazione Istat delle grandi imprese, di occupati
dipendenti non corretti per il part-time, mentre sono stati riportati dai Conti economici
nazionali gli occupati espressi in equivalenti a tempo pieno (unità di lavoro).
Servizi finanziari (Banche ed Altri servizi fin.) ed Assicurazioni. Evoluzione dell’occupazione nelle grandi imprese (500 dipendenti e +). Indici in base 2010=100. Medie annue 2000-2013
* Primo semestre. Fonte: elaborazioni su dati ISIAT (Indagine sulle Grandi imprese).
A fronte dei saldi occupazionali del grafico precedente, si riportano per le grandi imprese
anche i flussi cumulati in entrata e in uscita16 espressi in rapporto dell’occupazione media
annua. Dopo una prima metà degli anni 2000 con un livello di mobilità piuttosto contenuto
gli anni dal 2007 al 2010 sono invece caratterizzati da forti flussi sia in ingresso sia in uscita,
con prevalenza di questi ultimi. Nel 2010, in particolare, i flussi cumulati sia in entrata sia in
16
Sono compresi i passaggi di qualifica.
51
uscita superano il 20% dell’occupazione media, indizio questo di un ricambio generazionale
di notevole portata. Nel 2011-2012 i flussi complessivamente si riducono di molto, tornando
sotto i livelli di inizio decennio. Nel 2013, pur nella cautela di una ricostruzione che dispone
solo dei dati relativi al primo semestre dell’anno, si registra già una prima ripresa della
mobilità esterna, nonostante i limiti imposti della nuova normativa previdenziale.
Servizi finanziari (Banche). Grandi imprese. Flussi occupazionali cumulati in ingresso ed in uscita in rapporto allo stock di occupazione medio annuo (%). Anni 2000-2013*
(*) Stima in base all’andamento del primo semestre. Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Indagine sulle Grandi imprese).
Anche nelle Assicurazioni si è assistito a tre anni, dal 2007 al 2009, di flussi di ricambio
occupazionale di notevole entità, in questo caso una prevalenza dei flussi di ingresso rispetto
ai flussi in uscita. Già nel 2010 tale fase si poteva considerare conclusa e, negli anni
successivi, si è assistito ad una progressiva riduzione dei flussi in ingresso e, in modo ancora
più consistente, di quelli in uscita.
52
Assicurazioni. Grandi imprese. Flussi occupazionali cumulati in ingresso ed in uscita in rapporto allo stock di occupazione medio (%). Anni 2000-2013*
(*) Stima in base all’andamento del primo semestre. Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Indagine sulle Grandi imprese).
Sia le banche sia le assicurazioni quindi si sono avvantaggiate, quasi gli stessi anni, di una
finestra di opportunità in termini di disponibilità economiche e di regime previdenziale per
effettuare un consistente ricambio generazionale al loro interno. Gli anni futuri faranno
emergere quali prospettive occupazionali e quale ricambio sarà possibile col nuovo scenario.
3.3.2 Il profilo professionale dell’occupazione nei comparti bancario ed assicurativo
Le tendenze di medio periodo della composizione per gruppo professionale hanno visto nel
Credito un aumento consistente delle figure medio-alte, “Ad elevata specializzazione” e
Tecniche, a scapito di quelle Esecutive nel lavoro d’ufficio. Stabili o in flessione, le figure
professionali agli estremi della scala gerarchica, dirigenti da un lato e lavoro non o poco
qualificato dall’altro.
Nel complesso, nel settore bancario-finanziario, le professioni ad elevata specializzazione
sono passate tra il 2005 e il 2012 da meno del 6% ha più dell’11% e le professioni tecniche
dal 39% al 48%; nello stesso periodo la quota delle professioni esecutive si è ridotta di ben
10 punti percentuali, scendendo dal 43 al 33%.
53
Il tratto comune alle Assicurazioni è l’incremento del peso relativo delle professioni ad
elevata specializzazione, che nel comparto assicurativo crescono di quasi tre punti, dal 4,3 al
7,2%. Nelle Assicurazioni, a differenza delle Banche si riduce di nove punti il peso delle
professioni tecniche, che rimangono comunque prevalenti, con oltre la metà degli addetti
complessivi. Diversamente dal credito, inoltre, c’è un incremento consistente delle
professioni esecutive impiegatizie, che passano dal 33% a quasi il 39%.
Servizi finanziari (Banche). Occupati nel 2012 e nel 2005 per professione aggregata. % sul totale
8,1
5,9
39,4
43,1
0,8
2,7
6,1
11,1
48,4
33,1
0,6
0,8
IMPRENDITORI E ALTADIRIGENZA
PROFESSIONIINTELLETTUALI,
SCIENTIFICHE E DIELEVATA
SPECIALIZZAZIONE
PROFESSIONI TECNICHE
PROFESSIONI ESECUTIVENEL LAVORO D'UFFICIO
PROFESSIONI
QUALIFICATE NELLEATTIVITA' COMMERCIALI E
NEI SERVIZI
LAVORO MANUALE E NONQUALIFICATO
2005 2012
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).
54
Assicurazioni. Occupati nel 2012 e nel 2005 per professione aggregata. % sul totale
Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).
BOX 1. Una breve ricostruzione dei principali accordi di riorganizzazione e razionalizzazione del personale
La riorganizzazione del settore del credito non è, in via esclusiva, riconducibile al periodo della crisi.
Scorrendo in rassegna l’insieme degli accordi che le parti sociali hanno sottoscritto a partire dagli
anni ’90 ci rendiamo conto che, piuttosto, è in atto da ormai vent’anni una riorganizzazione del
settore destinata a segnare, ancora, i prossimi cinque/sette anni.
Possiamo, per semplicità e senza nulla togliere alla nostra analisi, individuare due ben distinti periodi.
Il primo, ha inizio nei primi anni ’90 e si conclude nel 2008, il secondo riguarda i successivi anni sino al
2018 e sul quale, data la sede, ci concentreremo maggiormente.
Il riposizionamento delle banche post privatizzazioni
Collochiamo tra gli anni ’90 e gli anni 2000 la prima grande riorganizzazione in termini occupazionali
(e non solo) del settore del credito in Italia. A caratterizzare questi anni sono state le molteplici
fusioni che anno profondamente segnato questo periodo rimodellando molti istituti di credito
italiani.
Questa prima fase, durante la quale (in gran parte) le banche hanno avuto ingenti margini di
redditività (ricordiamo il “Roe a due cifre”), prescindeva dall’esigenza che invece segna
profondamente la seconda fase: il contenimento dei costi.
Possiamo, in breve, ricondurre a quattro linee guida principali questo primo periodo, caratterizzato
d’accordi aziendali che hanno consentito:
55
Mobilità professionale: utilizzando in maniera estensiva le potenzialità dell’art. 2103 c.c.;
Mobilità territoriale: interventi su condizioni, modalità e trattamenti (da sottolineare che la
contrattazione aziendale ha perlopiù migliorato quanto previsto a livello nazionale);
Aspetto fondamentale è quello della costituzione del “Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito,
dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito”,
convenuta con accordo nazionale del 28 febbraio 1998, poi recepito con DM 28 aprile 2000.
Quest’ultimo, finalizzato a contenere le ricadute sociali della contrazione occupazionale, pur dando
risposte concrete già dai primi anni ’90, assume valenza centrale con la crisi e l’aggravante di meno
favorevoli parametri legislativi in tema di accesso alla pensione.
Le banche nella grande crisi
Quella che temporalmente facciamo
partire nel 2008 inquadrandola
come una seconda, seppur
consequenziale, fase di
riorganizzazione del settore, ha
avuto come caratteristica principale
il contenimento dei costi. In
particolare della voce di costo del
personale.
La crisi ha agito come un grande
acceleratore di un percorso in atto già da diversi anni e in qualche modo ne ha anche influenzato la
direzione. Secondo gli indicatori strutturali diffusi dalla Banca centrale europea sul settore del credito
nell’Eurozona, nel 2012, il numero dei dipendenti è sceso a circa 2,1 milioni di persone, in flessione di
oltre 128 mila unità dal 2008 e con una riduzione pari a quasi 43 mila soggetti nel solo 2012. In
questo quadro è la Spagna a fare registrare la contrazione maggiore.
Nel primo grafico di fonte ISRF Lab – Fisac Cgil è mostrata la contrazione occupazionale che si è avuta
nei principali gruppi bancari nel quinquennio della crisi. Nel secondo grafico, sempre della stessa
fonte invece, sono riportati i dati relativi alle uscite di personale previste ancora fino al 201517.
Nel complesso nella seconda fase della crisi sono stati, sin qui, coinvolti circa 40.000 lavoratori che, in
poco più di un decennio, avranno lasciato un settore che a fine 2015 dovrebbe contare circa 300 mila
dipendenti (pari a poco più del 13%).
I principali accordi sottostanti questa seconda fase di riorganizzazione sono:
Gestione delle eccedenze di personale attraverso il ricorso al Fondo di solidarietà di settore,
principalmente per il personale prossimo alla maturazione dei requisiti di legge per il
conseguimento della pensione;
Disdetta e rimodulazione di alcuni contratti integrativi;
Introduzione di nuovi orari, flessibilità e mobilità professionale diffusa;
17
per quanto riguarda il Monte dei Paschi di Siena, le indicazioni europee potrebbero portare ad un incremento del numero di personale in uscita di ulteriori mille unità
56
Ferie, permessi e festività soppresse: programmazione e abolizione degli stock arretrati;
Contenimento degli straordinari, delle prestazioni aggiuntive e ricorso alla banca ore;
Ampliamento dei passaggi da full time a part time;
Inquadramenti: procrastinati tempi di maturazione inquadramento e/o indennità
economiche e modifica di alcuni profili professionali;
Riduzione e riposizionamento sul territorio della rete e dei compiti degli sportelli, verso una
concentrazione su sportelli capofila dell’attività operativa.
In questo quadro di razionalizzazione dell’assetto occupazionale, per agevolare un necessario turn
over, la contrattazione tra le parti ha attivato un percorso di inserimento di giovani lavoratori nel
perimetro del contratto del credito. Sempre per andare nella stessa direzione, il dibattito si sta
esercitando, soprattutto al livello nazionale, su soluzioni come i contratti di solidarietà espansiva, che
prevedono l’alternanza tra un giovane (che entrerebbe con contratto a tempo indeterminato) e un
anziano (impiegato negli ultimi anni della propria attività lavorativa con part time) senza che
quest’ultimo sia penalizzato ai fini pensionistici.
FINE BOX
57
4. PRINCIPALI DINAMICHE DEL CAMBIAMENTO CHE INFLUENZERANNO IL SETTORE
BANCARIO E QUELLO ASSICURATIVO
4.1 Concorrenza ed internazionalizzazione
Sistema bancario
Per affrontare alcuni passaggi di interesse affidati a questo paragrafo, è utile fare un
brevissimo passo indietro che consenta di contestualizzare meglio l’analisi. A questo
riguardo, va ricordato che la riforma dell’ordinamento bancario italiano, con l’emanazione
del Testo Unico approvato con D.Lgs. 1° settembre 1993, ha contribuito in modo
determinante alla realizzazione di un sistema del credito concorrenziale, in cui
l’abbattimento di alcuni vincoli esistenti, ha offerto alle banche la possibilità di operare con
una logica imprenditoriale e confrontandosi con il mercato.
Alcuni risultati sul fronte strategico/organizzativo di questa importante fase di ridefinizione
dell’assetto regolatore del sistema bancario possono essere così sintetizzati:
l’abbandono dei vincoli di specializzazione temporale (gli Istituti di Credito Speciale che
concedevano credito a medio – lungo termine distinte dalle Banche Commerciali che
concedevano credito a breve termine);
la crescita dimensionale degli intermediari con l’avvio di un processo di
concentrazione;
la diversificazione dell’attività bancaria;
la possibilità di assumere partecipazioni anche di imprese industriali, entro prestabiliti
limiti.
Ovviamente, i cambiamenti sopra enunciati sono stati accompagnati da una evoluzione della
vigilanza, che oggi più di prima, per effetto di una crisi che ha una radice finanziaria, è in
costante sviluppo, con conseguenze che possono essere visualizzate anche nelle nuove
scelte di business del sistema bancario.
Entrando più nel merito dell’attuale assetto strategico - organizzativo del sistema bancario,
un primo dato da cui partire è che in Italia il processo di aggregazione e di riassetto
proprietario, che ha caratterizzato il sistema bancario italiano dagli anni ’90, si può
considerare concluso: infatti il peso della proprietà pubblica, che negli anni novanta era del
75%, si è quasi azzerato mentre il divario del grado di concentrazione del sistema bancario,
che era poco più della metà rispetto a quello europeo, non solo è stato annullato ma è stato
58
anche superato: nel 2008 l’indice CR518 (calcolato sulla base dell’attivo dei primi 5 gruppi
bancari italiani) era del 54,6% contro il 48,6% del 2000 e contro il 46% dei primi 5 gruppi
bancari europei.
Alla fine il processo di consolidamento ha portato alla costituzione di due fra i maggiori
gruppi bancari europei (Unicredit e Intesa SanPaolo) e di tre gruppi nazionali di grandi
dimensioni allocati nelle aree economiche più avanzate del paese (Banca Monte dei Paschi di
Siena, Banco Popolare e Unione Banche Italiane - UBI Banca). Accanto a questi istituti,
operano in Italia altre realtà come le Banche di Credito Cooperative - più legate al territorio e
alle realtà economiche locali - e le Banche Popolari, che costituiscono un fenomeno del tutto
particolare del sistema bancario italiano19, che sta vivendo una fase di forte pressione al
cambiamento, elemento questo che le rende un oggetto di particolare interesse per la
nostra analisi di scenario.
A partire da questo nuovo assetto, un tema ricorrente nella rappresentazione delle scelte
strategiche e concorrenziali delle banche è senza dubbio quello di un paese in cui il sistema
economico è costituito da poche imprese di livello internazionale e da una pluralità di
imprese piccole e medie (PMI), spesso micro imprese a carattere familiare, fortemente
dipendenti dal credito bancario: una condizione strutturale dell’assetto economico nazionale
che riconosce al localismo bancario, ossia alla presenza e vicinanza della banca al territorio,
una condizione di competitività fondamentale per sottrarsi dal rischio di arretrare nella
concorrenza con altri operatori.
Alcuni vantaggi competitivi che possono essere attribuiti alla scelta del radicamento
territoriale sono:
l’acquisizione di informazioni sulla clientela che opera sul territorio e che, quindi, è
conosciuta e permette alla banca di avere un patrimonio informativo importante;
la possibilità di avere un rapporto diretto e personale con il cliente;
la possibilità di velocizzare l’erogazione degli affidamenti.
18
Con l’indice CR5 si suole indicare il Concentration ratio, ossia la quota di mercato delle principali imprese di un settore (di solito cinque). Questo indicatore dà la possibilità di comprendere se il mercato è dominato da poche e grandi imprese oppure da molte e piccole imprese: a valori elevati corrisponde un livello di concentrazione più alto. Si deve tenere presente che, per il suo calcolo, nel mercato bancario vengono utilizzati i total asset delle banche analizzate. È opportuno, inoltre, prendere in considerazione i gruppi bancari in modo da evitare errori di misurazione (singole banche potrebbero non risultare in concorrenza tra loro perché appartenenti al medesimo gruppo). 19
Nelle banche popolari: il socio rappresenta una figura centrale ed ha diritto ad un solo voto qualsiasi sia il numero di azioni possedute; sono fissati dei limiti per il possesso delle azioni; il potere di nomina degli amministratori e dei sindaci spetta esclusivamente all’assemblea dei soci
59
Va detto che con l’introduzione dei vincoli patrimoniali dettati dall’accordo di Basilea II, in
cui si richiede di assegnare alla clientela un rating, ossia di valutare il merito di credito del
cliente ai fini della concessione dei finanziamenti, nonché dell’applicazione delle condizioni
economiche in termini di spread creditizio, i vantaggi sopra elencati in parte si sono
ridimensionati.
Infatti parte delle decisioni sulla concessione di finanziamenti passano dalle Direzioni
Generali (o Centrali) delle banche, dove sono concentrate le strutture che valutano il cliente
sulla base dei dati quantitativi e qualitativi da questi forniti o di cui dispone la banca. Ciò
spesso rischia di tradursi in una procedura che allontana dal territorio con l’innesco di effetti
che producono un arretramento del rapporto banca – impresa, e quindi, un arretramento
non solo in termini di sviluppo del territorio e delle sue imprese ma anche di redditività e
sviluppo della banca.
Una condizione per ridurre il rischio di una perdita di competitività per effetto di un
allontanamento dal territorio è indubbiamente la capacità di dare una risposta coerente sul
piano delle competenza delle risorse umane presenti nelle strutture periferiche rispetto a
quelle che sono le richieste e le esigenze del mercato. Per fare questo, è necessario garantire
una capacità di gestire la concessione del credito combinando due livelli: quello tradizionale
delle garanzie reali e/o personali, della generazione di flussi di cassa adeguati alle esigenze
aziendali per il rimborso del prestito, e alla presenza di un reddito con il quale si dimostri di
poter coprire il costo annuo del finanziamento per tutta la sua durata; e quello più
strettamente riconducibile alla valutazione del merito del progetto e del modello di business,
ossia, valutazione del piano strategico sottostante la richiesta, verifica della bontà del
progetto, conoscenza del settore merceologico in cui l’impresa opera.
Tale approccio assume ancora di più rilievo quando una impresa medio – piccola si trova
nella fase di start up ed ha necessità più che mai di fondi per sviluppare un suo progetto
industriale, realizzare un’idea, innovare un prodotto o un processo produttivo.
Rispetto a questa condizione ottimale, è importante che le risorse umane presenti presso gli
sportelli bancari, che vengono a contatto diretto con le richieste di credito delle imprese
medio - piccole, ma anche in generale le risorse umane delle strutture commerciali e
creditizie centralizzate, sappiano valutare la domanda di credito secondo parametri e
variabili non solo puramente finanziari ma anche e soprattutto operativi e industriali. In altri
termini, tutte le analisi non mancano di evidenziare che in una prospettiva di aggiornamento
delle competenze, uno sforzo rilevante dovrà essere fatto per attrezzare gli operatori
bancari nella capacità di valutare se una idea o un progetto abbia possibilità di affermarsi sul
mercato nazionale e/o internazionale, se abbia prospettive di sviluppo nel settore di
60
pertinenza, se rappresenti una innovazione di prodotto o di processo produttivo, ecc; oltre
naturalmente alla capacità di trasformare in “numeri” una idea attraverso la redazione di un
business plan con cui verificare la fattibilità della idea in termini di raggiungimento del break
even e della capacità di generare un ritorno economico adeguato.
Questo investimento sulle competenze, si rivela ancora più importante se si accede ad una
valutazione comparata con altri paesi esteri, da cui emerge in modo evidente che in Italia il
sistema bancario è centrale per l’economia, in quanto il credito bancario costituisce la
principale forma di finanziamento esterno per le imprese - diversamente da altri paesi - in
particolare anglosassoni, in cui è particolarmente estesa la presenza di organismi (venture
capital) o figure (angel investor) che provvedono al finanziamento di una start up in cambio
di una quota percentuale sulla proprietà o di un debito convertibile in denaro.
Altrettanto importante, per completare queste primo esercizio di connessione tra
competitività-concorrenza e competenze, è uno sforzo di qualificare sempre di più la
capacità dell’operatore bancario nella gestione della ricchezza delle famiglie e delle imprese,
nella direzione di un rapporto sempre più trasparente e coerente alla loro propensione al
rischio e obiettivi di investimento.
In questo esercizio di lettura ragionata del sistema bancario rispetto alle caratteristiche del
mercato e prospettive competitive, un elemento da portare all’attenzione di un confronto
finalizzato alla costruzione di uno scenario utile alla identificazione delle competenze
strategiche è la peculiarità molto italiana di una commistione nelle grandi banche tra attività
della divisione di Investiment Bank e le funzioni tradizionali di banca commerciale da queste
svolte20. Una condizione che alla luce del fenomeno della crisi nella sua componente
finanziaria e della conseguente necessità di recuperare un rapporto di fiducia e trasparenza
con il mercato, introduce ad una riflessione sia sul piano dei più generali modelli di business
sia sul piano delle competenze degli operatori bancari. Per meglio contestualizzare la
situazione, va anche aggiunto, che il sistema bancario italiano si caratterizza per una maggior
concentrazione sulle attività di tipo tradizionale (retail e corporate) piuttosto che in attività
di investment in senso stretto (asset management, mergers & acquisitions, proprietary
trading, ecc.), differenziandosi quindi dall’evoluzione registrata dal sistema a livello
internazionale che invece ha fortemente sviluppato la sua componente di Investment bank.
Questo sbilanciamento, se da un lato ha maggiormente protetto il sistema bancario italiano
dall’impatto della crisi, dall’altro lato evidenzia un’area di potenziale sviluppo del business.
20
Come noto, una delle differenze fondamentali tra le Investment Bank e le banche commerciali è che le prime, per lo svolgimento della loro attività, devono prendere in prestito il denaro dal mercato dei capitali mentre le seconde, per lo svolgimento dell’attività di intermediazione creditizia, attingono ai depositi dei risparmiatori.
61
In tale ottica le banche di maggiori dimensioni ma anche quelle locali di piccole dimensioni
hanno la possibilità di riarticolare le scelte di business verificando i possibili spazi di sviluppo
rispetto ad un allargamento delle attività oltre i servizi bancari tradizionali. In questo senso,
sul piano organizzativo, molti esperti invitano a pensare alla possibilità di accordi e joint
venture tra piccole e grandi realtà bancarie per generare condizioni di valore aggiunto tra
capacità di presidiare il territorio e capacità di offrire servizi finanziari innovativi.
Tuttavia, nonostante l’evoluzione competitiva registrata dal sistema bancario italiano in
questi ultimi anni, sussistono ancora ostacoli al pieno manifestarsi della concorrenza. Ciò
appare evidente in particolare nelle politiche commerciali che spesso sfruttano un vantaggio
di fidelizzazione, alto uso dei contanti e basso accesso alle opportunità tecnologiche che
consente di praticare prezzi e condizioni del servizio alcune volte non ottimali. Una
situazione che dovrà sempre di più misurarsi con l’entrata nel settore bancario di istituti che,
operando attraverso internet, forniscono servizi di tenuta e movimentazione dei conti
correnti online con costi per il cliente finale che possono diminuire anche del 30% rispetto ad
un conto tradizionale
Tuttavia, nonostante l’apertura di conti correnti online abbia registrato dal 2009 al 2011
incrementi annuali dell’ordine del 50%-60% fino al 2010 e del 10% nel 2011, la quota di
correntisti che usufruiscono di tali conti rimane estremamente contenuta (500.000 c/c circa
nel 2011 rispetto al totale dei conti correnti), tanto che essi rappresentano ancora una
nicchia del mercato in Italia.
Crescita del numero di conti correnti online (*)
Quota c/c
online sul totale (%)
Incremento annale num.c/c
(%)
2007 0,49%
2008 055% 31,5%
2009 0,89% 60,8%
2010 1,15% 51,0%
2011 2,69% 129,2%
(*)Si fa riferimento al numero di c/c accesi presso le banche attive esclusivamente online
Fonte: ARES2.0/SOGES su dati AGCM
Ciò è da imputare, come si avrà modo di argomentare anche quando parleremo degli aspetti
tecnologici del sistema bancario, alla mancanza di cultura informatica e all’elevata diffidenza
della clientela nei confronti delle innovazioni tecnologiche, in generale, e dei sistemi di
62
pagamento online, in particolare, che non permette un adeguato sviluppo e diffusione
dell’home banking in Italia rispetto agli altri paesi europei.
A questo dobbiamo aggiungere anche un’altra caratteristica tipicamente italiana, ossia la
forte propensione all’utilizzo del contante da parte dei consumatori che ostacola l’utilizzo di
forme alternative di pagamento. Si pensi che da un studio della European Commission,
risulta che il 64% del totale delle transazioni in Italia viene effettuato utilizzando il contante.
Il risultato derivante dalla combinazione di tutti questi fattori è che il consumatore finale ha
potuto beneficiare solo in parte di una riduzione effettiva dei prezzi dei servizi bancari da lui
utilizzati e, pertanto, non ha visto realizzarsi appieno i vantaggi derivanti dai cambiamenti
intervenuti negli ultimi anni dal processo di concentrazione, privatizzazione e avanzamento
tecnologico che ha interessato il sistema bancario italiano.
Altro aspetto da non sottovalutare in questa analisi dei costi è la mobilità dei correntisti che
si conferma molto bassa: l’incidenza dei conti correnti accesi ed estinti sul totale è compreso
tra il 10% e il 12%, un livello sostanzialmente stabile nel corso degli ultimi anni. Altro dato
che ci aiuta a leggere la situazione è quello della concentrazione dei conti correnti: i primi tre
istituti hanno il 55% del totale dei conti correnti mentre i primi sei arrivano al 70%. Quindi la
maggior parte dei correntisti tende a rivolgersi ad un numero ristretto di istituti di credito (3
banche). Questo comportamento s’inserisce in un quadro più generale di concorrenza, in cui
per i conti allo sportello la differenza tra il prezzo massimo e minimo applicato alla tenuta e
gestione del conto è di circa 100 euro (90 euro per i conti online), situazione che quindi
descrive una elevata possibilità di risparmio potenziale.
Quanto ricostruito fa emergere in modo evidente un dato particolarmente interessante e
tipico della realtà italiana, ossia l’elevato grado di fidelizzazione della clientela che
difficilmente cambia banca alla ricerca di condizioni migliori.
Passando ad un altro fronte, quello del mercato estero, si rileva il basso grado di
internalizzazione del sistema bancario italiano e questo nonostante un quadro nazionale di
forte concorrenza straniera. Attualmente in Italia operano 24 filiali di banche estere e in
alcuni casi, attraverso l’acquisto di banche italiane, figurano tra i principali operatori nel
Paese, con una quota delle attività prossima al 10%.
Le banche italiane presentano filiali in Svizzera, nei paesi dell’area dell’euro, in particolare
Austria, Lussemburgo e Germania e in alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale mentre
svolgono un ruolo secondario sui principali mercati Extra UE in forte espansione come i
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), nonostante sono proprio questi i paesi verso
cui si dirigono le imprese italiane, alla ricerca di nuovi mercati di sbocco per i loro prodotti e
63
per tutto quello che all’estero è conosciuto ed apprezzato come il Made in Italy (vini,
agroalimentare, abbigliamento, arredamento, gioielleria, accessori per l’abbigliamento e la
casa, ecc).
Naturalmente si tratta di una asimmetria su cui è auspicabile si riuscirà ad intervenire anche
attraverso nuove modalità di interconnessioni delle filiali presenti nei diversi paesi,
superando quindi quelle condizioni che spesso denunciano le imprese di mancanza di
affiancamento nei loro piano di investimento all’estero. Infatti, l’impresa ha sempre di più
necessità di rivolgersi direttamente alla propria banca in Italia ed essere seguita
direttamente dall’Italia per tutta la sua operatività sui mercati esteri, evitando quindi di
dover rivolgersi alle filiali estere della sua banca come nuovo cliente, posizione certamente
inefficace rispetto ad un rapporto favorito dalla sua storia con la casa madre della stessa
banca.
Di fronte a questa prospettiva, molto spesso le imprese tendono a rivolgersi in Italia
direttamente alle filiali delle banche estere che hanno la loro sede nei paesi dove intendono
esportare. Un caso eclatante in questa direzione è l’apertura in Italia in tempi recenti di filiali
di Bank of China cui si rivolgono ormai le imprese italiane che esportano in Cina perché
trovano una assistenza adeguata per le loro transazioni commerciali verso quel paese e
soprattutto per tutte le problematiche connesse al regolamento delle suddette transazioni.
In queste filiali è presente personale italiano ma anche cinese che conosce norme,
regolamenti, ma anche usanze, costumi di quel paese e, quindi, riesce facilmente ad
affrontare e risolvere problematiche che dovessero insorgere per qualsiasi transazione o
pagamento confrontandosi direttamente con la controparte in Cina parlando entrambi la
stessa lingua, determinando ovviamente una perdita di competitività del nostro sistema
bancario a vantaggio di quello di altri paesi.
Quanto sin qui riportato in termini di criticità del sistema, diventa argomento ancora più
centrale in una prospettiva di rafforzamento competitivo se pensiamo che le banche italiane
si distinguono da quelle europee perché la loro attività è incentrata sul modello di banca
commerciale: a fine 2012 l’incidenza degli impieghi a famiglie e imprese sull’attivo totale
delle banche italiane era pari al 61% contro il 41% delle banche europee; al contrario la
percentuale delle attività finanziarie sul totale attivo risultava del 25% per le banche italiane
contro il 40% delle banche europee.
In questa disamina non può sfuggire il fattore più generale di tassazione che grava in modo
più rilevante sulle imprese italiane, comprese le banche, rispetto ai concorrenti europei. Su
questo fronte, un tema specifico per le banche riguarda il trattamento fiscale delle perdite e
svalutazioni sui crediti delle banche che, fino alle modifiche introdotte con la legge di
64
stabilità 2014 approvata 27 dicembre 2013, erano deducibili in ciascun esercizio nel limite
dello 0,30% del valore dei crediti risultanti in bilancio. L’ammontare delle svalutazioni e
perdite che eccedevano questo limite, erano deducibile in quote costanti nei 18 esercizi
successivi. Tale elemento è stato ovviamente particolarmente penalizzante in questi anni in
cui la redditività delle banche ha risentito in maniera importante del peso delle perdite su
crediti.
Rimanendo sempre sullo stesso tema, una delle sfide particolarmente urgenti cui è chiamato
il sistema bancario nei prossimi anni sarà quello di sapere governare il processo di
deterioramento dei crediti. Questo implica una maggiore capacità di analisi, di valutazione e
di conoscenza da parte delle banche sia degli aspetti quantitativi ma anche qualitativi delle
aziende.
In tale contesto anche lo Stato deve fare la sua parte prevedendo un regime fiscale più
favorevole per le svalutazioni e le perdite sui crediti mentre a livello europeo si sente la
necessità di una armonizzazione della classificazione e valutazione dei crediti deteriorati.
Infine, altro fattore oltre quelli sin qui riportati, è quello degli adempimenti burocratici
obbligatori che per il ruolo affidato alle banche nel rapporto con il cliente/contribuente non
sono destinati a diminuire, introducendo quindi alla necessità sempre maggiore di dare una
risposta più efficiente attraverso un costante aggiornamento delle proprie strutture
amministrative ed organizzative, nonché un costante aggiornamento delle professionalità e
competenze.
Sistema assicurativo italiano
Per quanto riguarda il sistema assicurativo italiano, un primo dato da cui partire per parlare
di concorrenza ed internazionalizzazione è l’attuale assetto nazionale in cui i dati ANIA
fotografano una realtà organizzata su 235 operatori di cui 135 aventi sede legale in Italia e
100 rappresentanze di imprese estere, per la maggior parte comunitarie (98). Un assetto che
prende forma all’interno di un processo di concentrazione e consolidamento che continua ad
avanzare anche nel 2013 con la recente costituzione del Gruppo Unipol - Sai, attraverso la
fusione delle compagnie Unipol Assicurazioni, Premafin, Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni.
Questo assetto che sta raggiungendo condizioni ottimali di concentrazione, ancora oggi si
caratterizza per una vocazione internazionale delle compagnie italiane particolarmente
contenuta, su cui però non mancano segnali di rafforzamento. Su questo ultimo fronte,
leader incontrastato è Generali che ha consolidato la propria posizione tra i maggiori gruppi
assicurativi mondiali, acquisendo una crescente importanza sul mercato europeo dove si
colloca tra i primi quattro maggiori gruppi con Allianz, Axa e Zurich. Naturalmente, quelli
65
brevemente riportati in questa introduzione (concentrazione e internazionalizzazione), sono
due temi di particolare consistenza anche rispetto al loro impatto sul fronte occupazionale in
termini di riorganizzazione delle risorse umane e di definizione di nuove figure professionali.
Continuando in questo esercizio di rappresentazione del sistema assicurativo nella sua
dimensione di concorrenza ed internazionalizzazione, merita riportare al centro
dell’attenzione il ruolo fondamentale nello sviluppo del business assicurativo del ramo Vita
che oltre ad aver superato ampiamente il ramo Danni in termini di premi incassati, descrive
una tendenza di forte progressione su alcune forme assicurative (ramo I e ramo VI) che molti
esperti pensano non verrà intaccata in modo strutturale da questa lunga fase di crisi.
Da notare in questo quadro, il ruolo predominante del canale bancario nella raccolta vita. Il
binomio banca-assicurazione ha avuto una notevole accelerazione almeno fino all’inizio della
crisi, rappresentando una possibilità di coniugare redditività e sicurezza. Una prospettiva che
offre la possibilità di progettare prodotti in cui la componente assicurativa e quella
finanziaria sono complementari tra loro: si pensi ad esempio alla copertura in caso morte di
un cliente affidato dalla banca oppure al rimborso delle quote capitali di un mutuo con una
polizza vita ad accumulazione, oppure, alle polizze vita che acquistano caratteristiche
finanziarie (polizze index linked oppure unit linked)21.
Va anche aggiunto, in questa rappresentazione del processo di commistione delle attività
bancarie ed assicurative, che sono diversi quegli analisti convinti che tale commistione, oggi
concentrata sulle polizze vita possa in qualche modo estendersi in futuro anche a quelle
danni.
In Italia, il mercato della bancassurance Danni si trova infatti ancora in una fase embrionale,
in quanto, lo sviluppo commerciale è ancora limitato a poco più del 3% del totale della
raccolta assicurativa danni a livello nazionale. Da notare però che non mancano esempi
internazionali di Bancassurance Danni ben più avanzata: un esempio importante è
sicuramente la Francia dove la raccolta della Bancassurance Danni ha raggiunto il 9% del
totale; di rilievo è anche il peso di questo modello di business in Spagna dove la quota è circa
il 6% del totale e in Portogallo dove la quota ha raggiunto il 7,5% del totale.
In questa ricostruzione, un aspetto importante di cui tener conto in Italia, per le implicazioni
che potrà avere nei prossimi anni sullo sviluppo del settore assicurativo, è quella del welfare
(pensioni, sanità, sicurezza). La gestione del welfare da parte dello Stato italiano si sta infatti
21 Le polizze "linked" costituiscono forme assicurative il cui valore dipende direttamente dall’andamento di un parametro finanziario di riferimento: nelle polizze index linked il parametro di riferimento è rappresentata da uno o più indici azionari mentre nelle polizze unit linked il parametro di riferimento è rappresentata da fondi comuni di investimento.
66
rivelando non più pienamente sostenibile, per cui si rende necessario integrare
l’assicurazione pubblica con quella privata. In questo senso, proprio la crisi economica
attuale, con crescenti vincoli alla spesa pubblica, può rappresentare un acceleratore di
questo nuovo bilanciamento del servizio tra pubblico e privato. Il sistema assicurativo
privato può infatti intercettare in modo efficace i bisogni di sicurezza dei cittadini operando
accanto allo Stato:
nel campo della previdenza, con la pensione integrativa, che in Italia non è ancora
sufficientemente sviluppata. I dati COVIP sull’andamento delle adesioni alla previdenza
complementare aggiornati al 31 dicembre 2012 confermano una lenta ma costante
crescita che oggi ha raggiunto 5,8 milioni di lavoratori (il 22,6% dei circa 25,6 milioni di
occupati);
nel campo sanitario, laddove le spese sanitarie sono spesso sostenute direttamente dai
cittadini nonostante il pagamento di contributi da parte dei cittadini stessi per il
mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale;
nel campo della protezione delle persone e delle cose, come il reddito e la proprietà
immobiliare.
Da parte delle famiglie e delle imprese c’è quindi un urgente bisogno di protezione dai rischi
che le assicurazioni possono soddisfare, e questa prospettiva di business introduce a scelte
strategiche ed organizzative che avranno effetti anche sul capitale umano in termini di
competenze e professioni.
Un’analisi su concorrenza ed internazionalizzazione nel settore assicurativo non può
mancare di affrontare il ramo auto che oggi rappresenta ancora la metà della raccolta premi
danni. In questa specifica area di business alcuni temi chiave sono: la dinamica dei sinistri e
degli oneri collegati; il fenomeno delle frodi, la dinamica dei prezzi delle polizze; le modifiche
dell’assetto regolativo sulle assicurazioni danni tra le quali assume particolare rilievo l’area
delle assicurazioni obbligatorie.
Sul primo punto, quello dei sinistri e dei risarcimenti, i dati e le previsioni disponibili
descrivono una dinamica positiva sia per effetto della riduzione della frequenza dei sinistri
(trainato anche dal minor uso dell’auto22), sia per effetto dell’introduzione di norme che
22
La frequenza sinistri è definita come il rapporto tra tutti i sinistri accaduti e denunciati con seguito (che hanno cioè dato o daranno luogo a un risarcimento) nell’anno di generazione e i veicoli esposti al rischio (misurati in base ai giorni di esposizione in un anno, cosiddetti veicoli-anno). Nel il 2012 il risultato si è fermato al 5,64% il valore più basso registrato dl 2000
67
hanno ridotto in modo notevole il numero dei piccoli risarcimenti23, nonché i comportamenti
fraudolenti.
Per quanto riguarda le frodi, i dati dell’IVASS segnalano una riduzione, assestandosi nel 2011
al 2,04% nel 2012 di tutti i sinistri denunciati. Questo risultato va attribuito soprattutto alle
aree dove l’incidenza dei sinistri con frode risulta più elevata: nell’Italia meridionale si passa
infatti sempre nello stesso pèriodo dal 6,55% al 5,66%, un risultato importante anche se quel
territorio continua a mantenere il primato dei sinistri connessi con comportamenti
fraudolenti24.
Rimanendo sempre nel settore danni, un elemento importante che introduce ad una
possibile area di sviluppo è quella dei rami non auto. Su questo fronte, l’analisi comparata
tra Italia gli altri principali Paesi europei raccontano di un gap anormalmente ampio con
quote di premi sul PIL che in Italia si fermano intorno all’1% contro livelli pari al doppio per il
Belgio e per la Spagna (2,0%), più del doppio per la Francia (2,4%), la Germania (2,7%) e il
Regno Unito (2,6%).
Da questi dati, ma anche dal confronto sull’insieme dei premi, appare evidente come l’Italia
rimane ancora un paese sottoassicurato e tra i vari motivi c’è certamente anche quello della
mancanza di una adeguata “cultura assicurativa” da parte delle famiglie, soprattutto nel
ramo danni che tutela l'assicurato da eventi che possono danneggiare il suo patrimonio e le
sue possibilità di guadagno, reintegrandone l'entità al momento della liquidazione del
risarcimento, Ancora oggi, sia gli italiani sia le stesse imprese italiane, non riescono a
modificare il loro atteggiamento nei confronti della gestione del rischio, in particolare per i
danni contro le cose, i danni contro le persone, la responsabilità civile (obbligatoria), i rischi
commerciali e i rischi finanziari.
In conseguenza di ciò è possibile individuare delle aree di intervento nei prossimi anni da
parte delle imprese assicurative che vanno nella direzione di una sostanziale revisione sia
degli attuali modelli distributivi sia della tipologia di servizio assicurativo. Una prospettiva
23
Ad incidere in modo importante è stato il maggior ricorso da parte degli assicurati all’autoliquidazione dei sinistri di importo contenuto al fine di evitare maggiorazioni del premio pagato, nonché l’obbligo della diagnosi specialista per attivare un risarcimento sulle piccole lesioni
24 Considerando, il livello dei premi si osserva come il premio medio in Italia sia più del doppio di quello di
Francia e Portogallo, superiore a quello tedesco dell’80% circa e del 70% a quello olandese. A questi risultati si giunge dopo una crescita in Italia che solo dal 2006 al 2010 è stata quasi il doppio di quella della zona Euro e quasi il triplo di quella registrata in Francia.
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che inoltre assume crescente priorità anche rispetto ad un vincolo per il sistema assicurativo
di garantirsi migliori performance di redditività25 .
Ovviamente, anche per il sistema assicurativo, come per quello bancario, esiste in Italia un
problema legato all’esistente regime di fiscalità, che non manca di impattare su prezzi delle
polizze e sulla capacità di generare reddito. Il carico impositivo sui premi di assicurazione in
Italia si conferma, infatti, ormai da lungo tempo, tra i più elevati in Europa. In particolare, nel
ramo R.C. Auto si è assistito nel corso degli ultimi due anni a un progressivo aumento
dell’imposta sui premi secondo quanto deliberato a livello locale dalle singole province
italiane. In base ai dati della Direzione Federalismo Fiscale del Dipartimento delle Finanze,
alla fine del mese di aprile 2013 soltanto nove province italiane non avevano deliberato
alcun aumento di aliquota e solo quattro avevano provveduto a ridurla. A fine dicembre
2012 l’imposta sui premi era pari al 15%; prima di ogni delibera era pari a 12,50%. Se a
quest’ultimo valore si aggiungono gli oneri parafiscali pari al 10,5%, sui premi R.C. Auto si
arriva ad un’aliquota complessiva pari al 25,5%. Il confronto con la situazione dei singoli
Paesi mostra una tassazione notevolmente più contenuta nel Regno Unito (6%), in Spagna
(8,15%) ed in Austria (11%). Un valore di poco superiore alla media si registra in Germania e
in Olanda (rispettivamente 19% e 21%), mentre in Francia l’aliquota complessiva ha superato
il 34%.
4.2 I fattori demografici, sociali e culturali
I fattori sociali e culturali hanno una particolare rilevanza per lo sviluppo dei settori in esame
e, a loro volta, sono influenzati dalle condizioni economiche del Paese. Capire le dinamiche
future significa prevedere esigenze e potenzialità in termini occupazionali e formativi,
cercando di immaginare quale potrà essere il trend evolutivo del sistema bancario e di quello
assicurativo. Le tendenze culturali, sociali, demografiche ed immigratorie in relazione con il
contesto di riferimento rappresentano elementi imprescindibili per tentare di rispondere a
queste domande.
25
Il confronto con i principali paesi europei, ricavato sempre dal Rapporto dell’ANIA, mostra che la redditività delle compagnie di assicurazione italiane, misurata dal ROE (Return on Equity -ROE, ossia, il rapporto tra l’utile e capitale proprio definito come somma del capitale sottoscritto, delle riserve per azioni proprie, delle riserve di perequazione, altre riserve), risulta inferiore a quella delle compagnie di Francia, Inghilterra e Germania, che hanno raggiunto una redditività rispettivamente del 9,8%, 12,4% e 15,5% contro un 5,6% delle compagnie italiane.
69
Indebolimento del sistema di welfare pubblico
Negli ultimi decenni sono intervenuti consistenti cambiamenti sociali che hanno spinto alla
trasformazione dei modelli di welfare. Alle dinamiche del mercato, primo fattore importante
di trasformazione che ha indebolito il nostro sistema di welfare - originariamente basato sul
ruolo del lavoro del male bread winner e della famiglia come nucleo di protezione dai rischi -
si sono aggiunte trasformazioni che hanno colpito le società postfordiste nella loro
generalità. Il mutamento è stato caratterizzato principalmente da: 1) una progressiva
segmentazione dei sistemi sociali in gruppi portatori di bisogni variegati che allargano la
gamma di servizi e prestazioni richiesti; 2) il nascere di aree di nuova povertà accanto alle
aree di povertà tradizionale; 3) la trasformazione delle domande di salute; tutti elementi che
hanno portato perciò a sostanziali ripensamenti degli assetti di welfare. Nonostante i
tentativi di trasformazione del welfare, che non analizziamo in questa sede e su cui c’è ormai
una ampia letteratura (si vedano ad esempio i lavori di Esping Andersen, Saraceno, Ferrera,
Paci, Pugliese), un dato certo è che oggi il sistema italiano di stato sociale non è più in grado
di soddisfare appieno i bisogni dei cittadini. Il tema del welfare è strettamente legato al tema
delle diseguaglianze: di reddito, di salute, di istruzione, di partecipazione alla vita sociale, di
cura.
In tale situazione, in Italia si è proceduto da parte dei cittadini ad una ricerca di alternative
sul mercato sia in risposta all’arretramento/assenza dell’intervento pubblico sia per ottenere
servizi di migliore qualità. Ciò, va comunque sottolineato, con la consapevolezza di un
copertura pubblica nel caso dei rischi più gravi, come nel caso del sistema sanitario, e nella
fornitura di una vasta gamma di servizi e prestazioni, come nel caso dell’istruzione e della
previdenza (welfare mix). Con il tempo si è ridotta la fiducia nella copertura dei bisogni
attraverso l’intervento pubblico, con la conseguenza di un ripensamento collettivo
dell’approccio ai servizi socio-assitenziali. Analoga riflessine può essere fatta per il tema della
previdenza complementare.
Allo stato, la propensione da parte dei cittadini ad servirsi di strumenti assicurativi dedicati
appare ovviamente più diffusa tra chi ha reddito maggiore, anche se non è completamente
estranea ai livelli di reddito medi e anche bassi (ANIA-Censis 2012).
Ed è proprio con la capacità di relazionarsi efficacemente con nuovi interlocutori e di
personalizzazione del servizio che il settore dovrà confrontarsi, declinando nuove specifiche
attività e nuovi prodotti e quindi adattando anche le competenze delle risorse alle nuove
esigenze.
70
L’invecchiamento della popolazione
L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale ma colpisce in modo molto più
deciso alcune aree del pianeta tra cui l’Italia. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella
storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello
dei bambini al di sotto dei 5 anni e a livello mondiale, entro il 2050 la proporzione di anziani
tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale.
Per tale ragione l’analisi dei fattori che contribuiranno al cambiamento dei settori bancario
ed assicurativo, deve tener conto anche delle evidenti trasformazioni demografiche in atto
anche nel nostro Paese.
Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione a sua volta è determinato da due
fenomeni concomitanti: l’aumento della speranza di vita e la riduzione della natalità
(quest’ultima controbilanciata soltanto in parte dalla crescita della presenza straniera).
Ciò comporta un cambiamento sempre più decisivo della piramide demografica, che dalla
classica forma mantenuta per molti decenni sta evolvendo verso un restringimento della sua
base ed un ingrossamento sempre più consistente della sua parte centrale e alta.
Popolazione per grandi classi di età e ripartizione geografica-scenario centrale26 ed intervalli di variazione – anni 2011-2030-2065, in milioni.
2011 2030 2065
0-14 anni
15-64 anni
65 anni e più
0-14 anni 15-64 anni 65 anni e
più 0-14 anni
15-64 anni 65 anni e
più
Nord-ovest
2,2 10,5 3,5 2,2 10,5 4,6 2,3 9,8 5,5
(2,0:2,4) (10,3:10,7) (4,4:4,7) (1,7:2,9) (8,6:10,8) (4,8:6,0)
Nord-est 1,6 7,6 2,5 1,7 7,9 3,3 1,8 7,7 4,3
(1,5:1,8) (7,8:8,1) (3,2:3,4) (1,4:2,3) (6,8:8,6) (3,8:4,7)
Centro 1,6 7,8 2,6 1,6 8,0 3,4 1,7 7,4 4,2
(1,5:1,7) (7,9:8,2) (3,2:3,5) (1,3:2,1) (6,5:8,2) (3,7:4,7)
Sud 2,1 9,5 2,5 1,7 8,4 3,6 1,3 5,8 4,1
(1,5:1,7) (8,3:8,5) (3,4:3,7) (1,0:1,6) (5,3:6,4) (3,6:4,6)
Isole 1,0 4,5 1,3 0,8 4,0 1,7 0,6 2,9 1,9
(0,8:0,9) (4,0:4,0) (1,7:1,8) (0,5:0,8) (2,6:3,1) (1,7:2,2)
Italia 8,5 39,8 12,3 8 38,9 16,6 7,8 33,5 20
(7,4:8,6) (38,3:39,4) (15,9:17,2) (5,9:9,7) (29,8:37,2) (17,7:22,3)
Fonte: Istat – previsioni demografiche – 2011
26
Va sottolineato, per meglio interpretare la tabella, che l’Istat articola le previsioni demografiche secondo tre distinti scenari. Con il primo di essi, lo scenario centrale, viene fornito un set di stime puntuali ritenute “verosimili” che, costruite in base alle recenti tendenze demografiche, rappresentano quelle di maggiore interesse per gli utilizzatori. Accanto allo scenario considerato più “probabile” sono stati costruiti due scenari alternativi che hanno il ruolo di disegnare il campo dell’incertezza futura. Tali due scenari, denominati rispettivamente basso e alto, sono impostati definendo una diversa evoluzione per ciascuna componente demografica rispetto allo scenario centrale.
71
Piramide per età sesso e cittadinanza della popolazione – 2011
Fonte: Istat
Il fenomeno del “global ageing” rappresenterà nel prossimo decennio un mega trend che
influenzerà anche in Italia i consumi in moltissimi settori tra cui anche quelli bancario ed
assicurativo.
L’impatto che l’invecchiamento della popolazione avrà è collegato anche al cambiamento del
sistema previdenziale (di cui parleremo più avanti), che nei prossimi anni probabilmente
dovrebbe comportare, anche a causa dell’inefficacia del sistema nel rispondere alle esigenze
dei cittadini, una crescita sostenuta del ricorso a forme pensionistiche integrative.
Uno dei primi elementi da rilevare riguarda i mutamenti sostanziali anche nell’ambito di
numerosi schemi pensionistici privati, che si sono registrati negli ultimi anni e che
continueranno a registrarsi. A questo proposito, merita ripetere ancora una volta i dati
raccolti dalla COVIP, al 31 dicembre 2012, dai quali risultano aderenti alle forme
pensionistiche integrative circa 5,8 milioni di lavoratori, ossia, solo il 22,6% dei circa 25,6
milioni di occupati.
Dati che devono essere inquadrati in un contesto dove l’ultima riforma delle pensioni ha
lasciato aperto il problema a cui la previdenza è chiamata a rispondere: “come dare
copertura reddituale adeguata agli anziani di domani visto che, al di là delle varie posizioni, è
difficile non concordare sul fatto che i redditi pensionistici di origine pubblica saranno molto
inferiori rispetto a quelli attuali e assolutamente bisognosi di integrazioni con redditi di fonte
diversa”(ANIA –Censis 2012).
72
I fondi pensione, oggi un elemento importante per le compagnie di assicurazione, sono
quindi destinati a diventare probabilmente in futuro uno dei prodotti di punta del settore.
La tendenza verso schemi pensionistici integrativi non costituisce la sola reazione
all’invecchiamento della popolazione; infatti è noto che l’incremento dei costi sanitari
rappresenta un altro elemento di minaccia alla sostenibilità dei bilanci pubblici che
spingeranno probabilmente a stabilire molte più polizze sanitarie e vita.
La scarsità dei servizi pubblici da un lato e l’allungamento della speranza di vita dall’altro
porteranno quindi all’avvicinamento progressivo dei cittadini al sistema assicurativo, ma tale
processo sarà ovviamente correlato anche a età, luogo di residenza, livello di reddito, titolo
di studio, tutti fattori questi che determinano l’approccio verso la previdenza, generando in
gran parte della popolazione estraneità rispetto ai processi di costruzione di posizioni
previdenziali come possibili fonti di reddito per la vecchiaia.
Quello che appare chiaro è, in definitiva, che le trasformazioni del paese dal punto di vista
demografico non potranno non avere un impatto importante sul settore oggetto di indagine,
che implicherà prodotti finanziario/assicurativi rivolti verso nuovi segmenti di mercato con
conseguente adattamento delle competenze alle nuove esigenze.
La crescita della popolazione straniera
Nel corso degli ultimi due decenni è cresciuta in modo consistente la presenza di cittadini
provenienti da Paesi terzi oppure nati in Italia ma di origine straniera. Gli stranieri residenti,
stando ai dati elaborati dall'Istat, sono passati da 1,3 milioni nel 2001, a 4,8 milioni nel 2012
(anche se le stime dell’ultimo dossier sull’immigrazione parlano di 5,1 mln di immigrati nel
nostro Paese). Questa realtà influisce anche sulle strategie commerciali di banche ed
assicurazioni, dato che trova conferma anche nelle scelte di specializzare sempre più la
propria attività.
Interessante a questo riguardo è il caso dell’Agenzia Tu di Unicredit: il progetto si è
concentrato su alcune regioni, quali il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-
Romagna, la Toscana ed il Lazio, nelle quali sono state aperte 12 sedi distribuite tra diverse
città, quali Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Milano, Modena, Roma, Torino, Treviso e
Verona. La scelta di questi territori è imputabile al fatto che qui, più che altrove, la presenza
di immigrati non solo è decisamente più consistente in termini numerici, ma soprattutto è
più radicata da un punto di vista occupazionale. Questo insieme di elementi, unitamente
anche ad una maggiore fruibilità dei servizi, hanno fatto emergere la necessità di rendere le
banche dei luoghi più familiari ed i servizi bancari più comprensibili agli stranieri stessi.
73
Sempre per andare nella direzione di un servizio su misura, Il gruppo Unicredit, nella scelta
del personale destinato ad operare in queste filiali, ha posto una particolare attenzione nel
capire quali fossero le nazionalità prevalenti cercando in questo modo di scegliere operatori
bancari che rappresentassero le comunità maggioritarie. I risultati di questo esperimento
hanno dimostrato l’efficacia di questa strategia: da una indagine condotta dalla Fisac Cgil è
emerso infatti che la quasi totalità dei clienti nelle diverse filiali coinvolte è straniera. Questo
dato è la riprova di come la presenza di operatori provenienti da paesi terzi sortisce proprio
il meccanismo auspicato dal progetto stesso, per cui un immigrato è più invogliato ad andare
in banca nel momento in cui sa che dall’altra parte c'è una persona che parla la propria
lingua e che conosce le stesse tradizioni e le stesse abitudini, bancarie e non.
Crisi economica e peggioramento delle condizioni di reddito
La grande crisi che stiamo vivendo e dalla quale facciamo difficoltà ad usciere ha
determinato un aumento dell’indice di concentrazione della ricchezza delle famiglie italiane.
L’indice di Gini che misura proprio questo fenomeno è aumentato negli ultimi trent’anni di
12 punti percentuali.
Inoltre se osserviamo la povertà relativa delle famiglie in Italia, si scopre che tra il 2011 e il
2012 si è assistito ad un aumento sia dell'incidenza di povertà relativa sia di quella assoluta,
e si scopre che secondo gli ultimi dati disponibili (anno 2012) il Italia il 12,7% delle famiglie è
relativamente povero (3 milioni 232 mila famiglie) e il 6,8% lo è in termini assoluti (1 milione
725 mila). E in termini di popolazione, sono in condizioni di povertà relativa il 15,8% della
popolazione (9 milioni 563 mila), e condizioni in povertà assoluta l'8% (4 milioni 814 mila).
Per quel che attiene la povertà assoluta, oltre che tra le famiglie di operai (dal 7,5% al 9,4%)
e di lavoratori in proprio (dal 4,2% al 6%), aumenta tra gli impiegati e i dirigenti (dall’1,3% al
2,6%) e tra le famiglie dove i redditi da lavoro si associano a redditi da pensione (dal 3,6% al
5,3%).
74
Incidenza di povertà relativa per ripartizione geografica. Anni 2009-2012, valori percentuali
Fonte: Elaborazioni Ares2.0/Soges su dati IStat
La forte concentrazione nella distribuzione della ricchezza e la crescita della povertà relativa
e assoluta ha effetti anche nei settori oggetto del presente studio. Famiglie con redditi più
bassi hanno una propensione più bassa ad effettuare investimenti. La conseguenza per le
banche è che la domanda potenziale di servizi ad alto valore aggiunto anziché espandersi si
riduce e polarizza. Mentre si amplia la fascia di clientela che richiede servizi minimi e a basso
valore aggiunto. Questa situazione spinge gli istituti di credito a ripensare l’offerta di servizi
con conseguenze per le figure professionali impiegate allo svolgimento di mansioni più
semplici.
Naturalmente, decrescita economica e diseguaglianze hanno effetti anche nel settore
assicurativo. In questo caso, a parità delle condizioni di prezzo e servizi previsti dalle polizze,
l’effetto è una perdita di quote di mercato; emerge quindi la necessità di rispondere alle
esigenze di una fascia di popolazione, purtroppo crescente, caratterizzata da bassi redditi,
che verrà in contatto con il settore assicurativo, con un conseguente adattamento alle
richieste del mercato da parte del comparto, ricorrendo a modalità personalizzate nella
creazione, vendita e distribuzione dei di prodotti.
Il ritardo della popolazione nell’accesso alle opportunità tecnologiche
La crescente diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione favorisce la
nascita di nuovi modelli economici generali e, conseguentemente, imprenditoriali, di
75
competitività, di creazione del valore determinando altrettante evoluzioni
nell’organizzazione e gestione delle risorse d’impresa (umane, tecnico-produttive, finanziare,
informative). Parallelamente si sviluppano modi alternativi di fruizione dei servizi offerti,
azienda produttrice e cliente si influenzano vicendevolmente mentre sono al contempo
condizionati da fattori esterni di carattere socio culturali e demografico.
Nel caso dei servizi bancari ed assicurativi assistiamo ad un ripensamento del modello
distributivo anche in funzione del radicamento nella vita quotidiana delle tecnologie
informatiche da leggere in associazione con una scolarizzazione media superiore al passato.
La fruizione di alcuni servizi, in particolar modo bancari, diventa diretta.
Le potenzialità della rete telematica sono state, nell’ultimo decennio, crescenti seppur
fortemente limitate dalla ridotta intersezione tra l’insieme di utenti Internet e l’insieme di
clienti bancari. Siamo in presenza, specialmente in Italia, di una divergenza dei due insiemi:
praticamente tutti gli adulti e le persone giuridiche sono clienti bancari mentre solo un
piccolo sottoinsieme dei possessori di computer, che oggi ha raggiunto la quasi totalità delle
imprese e circa il 60% delle famiglie, è un utente Internet abituale e di questo una buona
parte non è costituita da adulti.
Tale situazione è destinata a cambiare nei prossimi anni. La diffusione degli strumenti per la
fruizione telematica dei servizi bancario assicurativo cresce costantemente e nulla lascia
presagire una inversione di tendenza. A questo dobbiamo aggiungere la diffusione di accesso
ad Internet via telefono ed alla conseguente necessità per le banche di creare le premesse
culturali e di consuetudine d’uso nella base della clientela. Esempi in questa direzione già
sono presenti nelle maggiori banche nazionali che hanno dato il via a partnership
commerciali tra banche e produttori di telefoni e personal computer.
L’uso di Internet ed il conseguente accesso ai servizi online è evidentemente correlato anche
a fattori demografici. Le fasce di popolazione con età più alta hanno una minore propensione
all’uso dei mezzi telematici per l’accesso ai servizi bancari ed assicurativi.
Il segmento tradizionalmente più forte (25-44 anni) è oggi la metà delle persone che fanno
uso della rete. Una fascia più estesa di adulti, dai 25 ai 54 anni, è il 65 % del totale (84% nel
caso dei collegamenti dal luogo di lavoro). Rimane invece ancora molto debole la diffusione
della rete fra gli adulti con oltre 54 anni, anche se si cominciano a notare piccoli segni di
miglioramento.
In prospettiva è certo che quanti oggi fanno uso di computer ed Internet ne faranno uso
anche tra dieci anni. Delle semplici proiezioni ci mostrano come nel medio periodo l’uso dei
canali telematici sarà crescente nel prossimo futuro per tutte le fasce di età. Per i più giovani
76
in modo naturale fin dai primi anni di vita, mentre per gli anziani per effetto del ricambio
generazionale.
Distribuzione della popolazione e degli utenti digitali per calsse di età
11,0
15,0
28,0
23,0
17,0
6,04,0
8,0
18,0 18,017,0
35,0
0
5
10
15
20
25
30
35
40
14-17 18-24 25-34 35-44 45-54 oltre 54
% degli utenti
% della popolazione
Fonte: Istat
Il fenomeno delle frodi assicurative
In Italia il fenomeno delle frodi nel settore assicurativo, come accennato anche in
precedenza, soprattutto per quel che riguarda il ramo danni e in particolare l’assicurazione
obbligatoria R.C. Auto, sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti che comportano
effetti negativi sia sulle compagnie sia sugli assicurati.
L’Italia settentrionale è l’area del Paese dove si registrano meno sinistri connessi con episodi
fraudolenti, anche se questa è l’unica zona dove l’incidenza dei sinistri con frode è
aumentata. L’Italia centrale mostra un’incidenza dei sinistri connessi con episodi fraudolenti
sostanzialmente stabile (1,27%). Un dato positivo è rappresentato dal fatto che si sta invece
abbassando la percentuale di frodi registrata nell’Italia meridionale (da 6,55% a 5,66%) che
continua però a detenere il primato dei sinistri connessi a comportamenti fraudolenti; ha
contribuito a tale andamento la Campania, unica regione del Sud in cui l’incidenza è
diminuita significativamente (da 9,58% a 7,32%), riconfermandosi comunque la Regione
d’Italia in cui il fenomeno è più diffuso. Di poco sopra la media nazionale è la percentuale dei
sinistri con frode nelle Isole. E’ opportuno rammentare che il fenomeno delle frodi
77
assicurative è strettamente legato, a livello territoriale, anche a quello della circolazione di
veicoli non assicurati (ANIA 2012).
L’assicurazione auto risulta il ramo più interessato dalle frodi. Il fenomeno delle frodi fa
aumentare il costo della liquidazione per le compagnie, aumento che in parte si scarica
sull’incremento dei premi pagati dagli assicurati, incentivando l’evasione dell’obbligo
assicurativo, con tutto quello che consegue in termini di insicurezza, illegalità e nuovi illeciti
per legati ai sinistri causati da soggetti senza copertura assicurativa.
Le compagnie, in attesa di soluzioni concrete da parte dell’Autorità di vigilanza e del Governo
mediante interventi legislativi e l’attività degli organismi di prevenzione e controllo, nella
maggior parte dei casi si sono dotate di strutture organizzative e di risorse dedicate al
monitoraggio ed al contrasto delle frodi. La creazione di un’Agenzia anti-frode, con compiti
investigativi funzionali alla segnalazione di fenomeni fraudolenti all’autorità giudiziaria, può
rappresentare un’iniziativa importante.
L’ANIA nel suo ultimo rapporto (2012) propone che l’autorità di vigilanza venga supportata
nell’attività di prevenzione delle frodi RC auto da un nucleo operativo presso le Forze
dell’Ordine, con poteri investigativi indispensabili per attuare con successo le iniziative di
lotta alle frodi stesse27. Insomma, il fenomeno delle frodi sembra imporre un’ulteriore spinta
al rinnovamento del settore, che ha la necessità di attrezzarsi dal punto di vista
dell’organizzazione e delle competenze per tentare, congiuntamente al lavoro delle autorità,
di procedere verso una auspicabile riduzione del fenomeno.
4.3 I fattori tecnologici
Sistema bancario italiano
La tecnologia ha aperto nuove prospettive per i modelli di business delle banche italiane e ha
contribuito ad aumentare la loro efficienza operativa.
Una conferma dell’impegno profuso dal sistema bancario sul fronte della spesa per l’ICT
(Information and Comunication Tecnology) ci viene dall’indagine dell’ABI Lab, il Centro di
Ricerca e Innovazione per la Banca promosso dall’Associazione Bancaria Italiana. Da questa
indagine risulta che complessivamente, le banche italiane hanno investito in ICT circa 4,3
27
Si sottolinea, al riguardo, che sarebbe opportuno implementare la Banca Dati Sinistri costituita presso l’IVASS.
78
miliardi di euro (stima per il 2012), sostanzialmente in linea con la spesa in tecnologia del
2011 (circa 4,5 miliardi).
Se guardiamo alle previsioni di spesa formulate dalle banche per l’ICT 2013, sempre
dall'indagine ABI Lab emerge che oltre un terzo delle banche (37,5%) non prevede di
apportare variazioni alla spesa rispetto al 2012, mentre quasi un altro terzo (32%) del settore
pensa di aumentare gli investimenti in tecnologia nonostante la difficile congiuntura.
Dalla stessa indagine è possibile ricavare utili indicazioni sulla ripartizione della spesa
sostenuta dal sistema bancario nel 2012 per tipologia di investimento. Si rileva così che:
il 43% dei progetti d'investimento ritenuti prioritari dalle banche italiane ha riguardato i
canali di accesso ai servizi e i processi interni;
Il 27% è stato dedicato alla compliance normativa,
il 18% allo sviluppo delle telecomunicazioni e dei sistemi informativi;
il 12% ha riguardato i diversi aspetti della sicurezza, in particolare quella dei canali
remoti.
Per quanto riguarda i canali, gli investimenti sono stati finalizzati sia verso un ulteriore
potenziamento dei servizi alla clientela (mobile e internet banking) sia verso la realizzazione
di nuove piattaforme e di sportelli automatici sempre più evoluti. Sul fronte della maggiore
efficienza dei processi interni, invece, gli investimenti sono stati finalizzati soprattutto a
progetti di dematerializzazione e a rendere più snelli ed efficienti processi e back office.
Sul fronte della compliance, gli investimenti maggiori hanno riguardato l'allineamento ai
requisiti di Basilea3, l'adeguamento alla disciplina contabile e fiscale e alla normativa
antiriciclaggio, l'implementazione delle direttive europee (PSD28 e MIFID29) e le attività di
business continuity e disaster recovery.
28
PSD, Payment Services Directive è il nome attribuito ad una iniziativa di regolamentazione della Commissione
Europea (Direzione Generale del Mercato Interno) che regola i servizi di pagamento e i prestatori di servizi di pagamento in tutta l’Unione Europea (UE) e nello Spazio Economico Europeo (SEE). Lo scopo è quello di aumentare la concorrenza e la partecipazione paneuropea nel settore dei pagamenti (anche da operatori non bancari), oltre a prevedere un piano di parità, armonizzando la tutela dei consumatori e dei diritti / obblighi per i fornitori di pagamento e gli utenti. 29
MiFID, Markets in Financial Instruments Directive, è il nome con cui è nota la direttiva 2004/39/CE del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004. Essa costituisce un passo importante verso la costruzione di un mercato finanziario integrato efficace e competitivo all'interno dell'Unione Europea (UE) e si inquadra nel più ampio Piano di Azione per i Servizi Finanziari (FSAP), varato nel 1999 e che si è concretizzato successivamente in ben 42 direttive.
79
Da quanto emerge dall’indagine appare evidente come il sistema bancario abbia effettuato
in quest’ultimi anni importanti investimenti nel campo dell’ICT, nella convinzione che
l’innovazione tecnologica rappresenti ormai una chiave fondamentale per essere
competitivi.
Questi investimenti seguono un periodo in cui il sistema bancario, impegnato nelle
operazioni di consolidamento e privatizzazioni, è stato interessato più che altro da un
sostanziale assestamento dell’informatica per gli sforzi profusi nel processo di Merger &
Acquisition. I sistemi informativi bancari sono infatti stati soggetti a opere di
razionalizzazione per eliminare ridondanze e sfruttare le sinergie derivanti dai processi di
integrazione. Con i piani industriali post fusioni e acquisizioni, sono stati messi in atto
processi di re-engineering che rappresentano tuttora una priorità per i principali gruppi
bancari per cercare di recuperare sacche di inefficienza tuttora presenti nelle loro
organizzazioni.
Il trend registrato in questi ultimi anni nel campo dell’ICT bancario è destinato a proseguire e
anzi a crescere in modo rilevante anche nei prossimi anni per una serie di tendenze che
stanno emergendo in campo sociale, del business e della stessa tecnologia che
influenzeranno il modo di fare banca.
Sul fronte sociale, come riportato nelle pagine precedenti, la popolazione italiana sta
subendo e subirà, come abbiamo in parte osservato, evidenti e rilevanti trasformazioni
demografiche, quali l'invecchiamento della popolazione, il formarsi di una società multi
etnica caratterizzata dalla coesistenza, più o meno integrata, di persone appartenenti a etnie
diverse, l'aumento delle differenze sociali e la sempre maggiore focalizzazione sui bisogni
personali, che porteranno a cambiamenti nelle abitudini, negli stili di vita, nei
comportamenti e nelle scelte in genere. Le banche dovranno necessariamente adeguarsi a
questi cambiamenti modificando le modalità di offerta dei propri prodotti e servizi, con
riferimento ai prodotti di base e ai canali distributivi, e ricercare un sempre maggior
rapporto personalizzato con il cliente finale.
Dal punto di vista del business bancario, è prevedibile che si assisterà ad un aumento
dell'approccio al servizio piuttosto che alla vendita di prodotti, ad un aumento della
delocalizzazione della produzione (sia processi di back office sia informatici) ed il passaggio
ad un approccio incentrato sulla trasparenza proattiva nei confronti del cliente finale.
Sul fronte tecnologico, infine, fenomeni come la forte crescita della diffusione di dispositivi
connessi a internet (mobile devices) e applicazioni IT per il consumatore finale, il costante
collegamento a e-mail e strumenti di lavoro in mobilità, l'esplosione dei contenuti
informativi disponibili porteranno un forte cambiamento delle modalità di accesso alla banca
80
e di fruizione dei suoi servizi. Ormai ci accorgiamo nella realtà quotidiana come smartphone
e tablet siano diffusi e sempre più integrati nelle attività delle persone, sia per il passatempo,
sia per il lavoro. Nel 2011 le vendite di smartphone e di tablet hanno superato per la prima
volta quelle di personal computer e nel 2012 sono state addirittura il doppio. La crescita
continuerà nei prossimi anni e secondo gli analisti raggiungerà nel 2016 un volume pari a 1,6
miliardi di dispositivi diffusi in tutto il mondo (50 milioni nel nostro Paese nel 2015, pari a
quasi un mobile device per ogni abitante).
Tutti questi fattori e la diffusione di tecnologie digitali dovranno essere alla base di un
processo di innovazione che deve semplificare radicalmente i processi bancari e cambiare la
relazione con i clienti.
Se guardiamo alla rete periferica, il sistema bancario ha iniziato ad affrontare negli anni
scorsi il tema del modello distributivo praticando politiche commerciali e comunicative
nuove, per adeguarsi alle trasformazioni comportamentali della clientela, prendendo spunto
anche da quanto fatto in altri settori come quello della Grande Distribuzione Organizzata
(GDO): in questo ambito vanno inseriti i dispositivi self – service e l’internet banking.
Molte agenzie sono già dotate di dispositivi self-service, ossia di apparecchi che hanno
superato le capacità del bancomat in quanto consentono oltre all’erogazione del denaro
anche il versamento di contanti e il riutilizzo di quest’ultimi per le erogazioni, naturalmente
dopo severi controlli elettronici sull’autenticità.
Sotto la denominazione di internet Banking, o anche Home Banking, sono ricompresi tutti
quei servizi che consentono al cliente di effettuare operazioni bancarie da casa, mediante
collegamento telematico.
L’estensione di questi nuovo canale, oltre ad interessare le banche tradizionali già esistenti,
ha permesso negli anni scorsi la nascita di banche totalmente on-line, per le quali le
operazioni bancarie possono essere effettuate esclusivamente in rete, in quanto tali istituti
di credito non possiedono sportelli aperti al pubblico. Queste ultime praticano condizioni, in
termini di tassi di interesse applicati, spesso migliori rispetto a quelle praticate dalle banche
"tradizionali" e con costi di tenuta conto pari, o prossimi, allo zero. Ciò è reso possibile
dall'abbattimento dei costi del personale e delle infrastrutture necessarie all'attività
bancaria.
I principali vantaggi di questo modello di business posso essere così sintetizzati:
• riduzione dei costi delle singole transazioni;
• risparmio di tempo e assenza dei limiti operativi legati agli orari di apertura dello
sportello bancario;
81
• rapida esecuzione delle operazioni e controllo tempestivo dei flussi informativi;
• eliminazione degli errori generati in fase di compilazione delle distinte cartacee per la
trasmissione in filiale;
• facilità di utilizzo, grazie a un'interfaccia grafica intuitiva.
Istituti bancari come, ad esempio Banca 121, Fineco e WeBank hanno adottato questo
approccio attirando numerosi clienti con un'offerta di home banking gratuito.
Va evidenziato che attualmente l’Internet Banking è utilizzato per lo più dalla clientela già
presente in banca, rivelandosi invece un canale non particolarmente efficace per
l’acquisizione di nuova clientela, e questo nonostante da una indagine Audiweb sulla
diffusione dell'online in Italia risulta che nei primi nove mesi del 2012, il 79% della
popolazione italiana compresa tra gli 11 e i 74 anni (circa 38 milioni di individui) dichiara di
accedere a internet; il 33% (16 milioni di individui) accede a internet da telefono
cellulare/smartphone e il 4,9% (2,4 milioni di individui) da tablet.
Nel rapporto annuale sul mobile banking messo a punto da ABI Lab, si legge: lo smartphone
e il tablet sono oggi sempre più utilizzati dalla clientela per dialogare quotidianamente con la
propria banca e fare operazioni e pagamenti in mobilità. Nel 2012 il mobile banking ha fatto
registrare una crescita di oltre il 40% rispetto all'anno precedente, superando i 2,5 milioni di
clienti che operano su questo canale. Nello stesso rapporto si legge che coloro che
preferiscono gli sms per ricevere informazioni, alert e servizi dalla propria banca sono
divenuti più di 4,5 milioni con un incremento di quasi un terzo (+30%) rispetto al 2011.
Riguardo ai servizi preferiti dai clienti di mobile banking, sempre secondo la ricerca di ABI
Lab, lo smartphone viene usato soprattutto per consultare il saldo e i movimenti di conto
corrente (83%), ricaricare il cellulare (55%), fare bonifici (40%), trovare lo sportello bancomat
o la filiale più vicina grazie ai servizi di geolocalizzazione (rispettivamente 45% e 41%)
Per quanto riguarda la frequenza di utilizzo, emerge come il 76% dei clienti di mobile banking
acceda ai servizi bancari in mobilità una o più volte alla settimana, a testimonianza del fatto
che chi prova questo canale ne apprezza i vantaggi di comodità, velocità e semplicità di
utilizzo e, per questo, é portato a riutilizzarlo.
E’ evidente come da un lato il mobile banking sia un fenomeno già sufficientemente diffuso
mentre dall'altro ci siano ancora ampi margini per un'ulteriore crescita, soprattutto grazie
alla rapida diffusione di nuovi strumenti, servizi bancari sempre più innovativi e pagamenti
via cellulare.
82
Nei prossimi anni, complice anche la crisi economica che richiede una riduzione dei costi, le
banche saranno chiamate a dover affrontare l’adeguamento ai fattori di trasformazione in
maniera più incisiva con una presenza più selettiva sul territorio e, quindi, una riduzione
significativa delle agenzie e delle filiali sul territorio a fronte di una clientela più consapevole
che richiede prodotti e servizi specifici.
Il cambiamento del modello di business implica la ridefinizione del modello distributivo: le
filiali dovranno essere in numero minore rispetto ad oggi, sempre più accoglienti e sicure e
operare come ‘centri servizi’ alla clientela. Da un lato serviranno meno agenzie e filiali che
assicurino una operatività ampia, con livelli di servizio adeguati (orari, supporto specialistico,
collegamenti, ecc.), posizionati in luoghi strategici e più trafficati e con orari di apertura
estesi. Dall’altro si dovrà puntare molto su sportelli “leggeri”, totalmente automatizzati e
molto diffusi sul territorio, che dovranno servire per effettuare tutte quelle operazioni di
routine che non richiedono la presenza e l’intervento del personale.
Nelle filiali che dovranno fornire una operatività completa occorrerà, pertanto,
automatizzare, snellire e semplificare il più possibile i processi tradizionali, superando
l’attuale assetto che costringe, per esempio, il personale delle filiali a ricercare le
informazioni in modo disaggregato con perdite di tempo ed energie e dando, invece, al
personale la possibilità di visualizzare in modo immediato ed elementare, per esempio in
un'unica schermata, tutte le informazioni (operative, commerciali e di marketing) necessarie
per gestire il cliente.
Ciò significa che tutti gli operatori di filiale dovranno operare con una applicazione
informatica che consenta l’accesso automatico a tutte le altre applicazioni e sistemi che sono
utili per mostrare tutti i dati necessari per erogare un servizio e gestire il cliente (dai dati del
conto alla movimentazione titoli, dai prodotti sottoscritti a quelli acquistati e venduti, ecc).
Tali informazioni devono consentire all’operatore di fornire al cliente la consulenza
personalizzata di cui necessita sulla base dei suoi bisogni. La “cassa”, così come intesa oggi, è
destinata a perdere la sua centralità a favore della postazione consulenziale.
Questo percorso, che deve portare a modificare la figura del personale di filiale da operatore
a consulente, necessiterà di una azione integrata che coinvolgerà oltre che una innovazione
tecnologia anche una modifica degli assetti organizzativi e non ultimo una adeguata
formazione del personale che dovrà essere riconvertito. L’obiettivo deve essere quello di
massimizzare la qualità dei servizi offerti alla clientela, approntare gli strumenti idonei per
monitorare le modalità di erogazione di tali servizi in modo da adeguarli alle nuove richieste
del mercato, così da rendere il lavoro del personale non più esecutivo ma, oserei dire, più
“creativo” e quindi efficace anche nell’ottica di riduzione dei costi.
83
Alcune banche sono già partite con questi mutamenti strutturali ma il momento del cambio
vero e proprio a livello di sistema non è ancora arrivato anche per effetto della crisi che non
facilita investimenti cospicui per rivoluzionare le filiali.
Sulla base della impostazione sopra delineata, KPMG30 ha elaborato un modello per stimare
la potenziale riduzione del numero di sportelli in Italia, dal quale risulta che la rete target
sarebbe costituita da 20.000 – 22.000 sportelli contro i circa 33.000 sportelli rilevati nel
2012, con una riduzione di 11.000-13.000 sportelli e con effetti a regime sui costi
quantificabile in un range compreso tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro.
In questa prospettiva è facile immaginare che occorrerà prevedere una struttura e una
organizzazione innovativa anche nelle Direzioni Centrali o Generali per adeguarli ai
mutamenti sopra delineati per la rete distributiva. Sarà necessario creare team composti da
personale specialistico (informatici, commerciali, personale di filiali, personale
dell’organizzazione) che dovranno :
studiare e far realizzare all’IT applicazioni elementari, di immediata comprensione e
appropriati per gli sportelli “leggeri”, per le filiali che erogano servizi nonché per gli
utilizzi tramite mobile banking;
analizzare i dati raccolti con il monitoraggio dei servizi erogati alla clientela per adeguare
le strutture e le applicazioni alle nuove esigenze del mercato e della clientela.
Si tratta di creare dei team che condividano le informazioni, abbiano uno scambio
costruttivo di opinioni e di idee, abbiano un accesso privilegiato al mondo della ricerca
tecnologica applicata al fine di riconoscere e sviluppare in tempi brevi nuove soluzioni da
introdurre nelle reti commerciali o da proporre direttamente alla clientela.
Sul fronte dell’efficienza operativa vanno considerate la dematerializzazione dei processi
che, secondo l’indagine di Abi Lab è tra le priorità d’investimento delle banche italiane, e il
fenomeno dell’outsourcing.
La dematerializzazione riguarda l’operatività interna delle banche, in particolare la gestione
documentale in senso stretto e si incentra sugli aspetti della lavorazione e tracciabilità dei
documenti e dei flussi. In termini operativi, come rilevato anche dalla già citata indagine, le
banche hanno cominciato ad avviare analisi, studi di fattibilità e progetti pilota relativi alla
possibilità di dematerializzare ab origine alcune tipologie documentali, come si può rilevare
dal grafico di seguito riportato.
30
Fonte : KPMG – Sportelli bancari e nuovi modelli distributivi -
84
Ma al di là delle analisi e delle iniziative rilevate presso diverse realtà, l’eliminazione del
cartaceo fin dalla fase di produzione è tuttavia ad oggi effettuata solo su poche tipologie di
documenti, soprattutto interni alla banca, e si limita ad attività di carattere puramente
sperimentale.
Su tale argomento assume particolare rilevanza l’aspetto normativo che disciplina i processi
di dematerializzazione e che risulta ampio, stratificato e spesso di complessa
interpretazione. I dubbi interpretativi che sussistono ancora riguardano l’evoluzione delle
categorie di firma e della relativa efficacia giuridica, l’identificazione di opportune procedure
che potranno rendere non obbligatoria la presenza del notaio o del pubblico ufficiale per
l’autenticazione della conformità della copia per immagine di un documento rispetto
all’originale cartaceo.
Il fenomeno dell’outsourcing, invece, riguarda l’esternalizzazione sia dei processi di back
office sia informatici, seguendo una tendenza generale a portare all’esterno della banca
tutta l’operatività non strettamente bancaria.
In questo senso, si assiste ad un crescente affidamento a realtà esterne specializzate, nella
maggioranza dei casi partner o società controllate, lo svolgimento di tutta una serie di
incombenze operative ed amministrative ripetitive (amministrazione titoli, segnalazioni di
vigilanza, lavorazioni delle informazioni richieste dall’Agenzia delle Entrate/Guardia di
Finanza, gestione dei libri bollati) e l’affidamento esterno delle attività strettamente
riconducibile all’area dell’Information Tecnology. Su quest’ultimo punto, numerose banche,
in particolare le realtà di minore dimensione e complessità operativa, hanno infatti da tempo
85
affidato in outsourcing il sistema informativo, con l’obiettivo di accrescere l’efficienza e
condividere gli investimenti necessari all’adeguamento del sistema informativo.
I mutamenti sopra delineati sono stati indicati anche dal Governatore della Banca d’Italia in
occasione dell’ultima relazione all’assemblea del 31 maggio 2013, che così recita: “Il
cambiamento nell’impiego dei fattori produttivi e dei canali distributivi va favorito,
sfruttando appieno le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Negli ultimi quindici anni è
cresciuta l’importanza del canale telematico nei rapporti con la clientela. Modeste sono
state, tuttavia, le implicazioni sulla rete tradizionale. La differenziazione nell’utilizzo di questi
canali, rispettivamente per la distribuzione di servizi standardizzati e per l’offerta di prodotti
e servizi più complessi e personalizzati, potrebbe contribuire a invertire la tendenza alla
crescita del rapporto tra costi e ricavi registrata nell’industria bancaria italiana negli ultimi
dieci anni. Resta comunque centrale il rapporto di fiducia con la clientela. Su questo fronte
sono stati compiuti progressi, ma si deve ancora migliorare, per accrescere la qualità e la
completezza delle informazioni, per garantire la piena rispondenza tra le condizioni
contrattuali pubblicizzate e quelle effettivamente applicate, per evitare l’imposizione di oneri
indebiti alla clientela”.
Sistema assicurativo italiano
Anche per il settore assicurativo, come per quello bancario, l’evoluzione tecnologica e
digitale imporrà alle compagnie un ripensamento del proprio modello di business,
superando gli attuali schemi tradizionali in termini di prodotto, commercializzazione e
vendita. In altri termini, la continua evoluzione della tecnologia informatica, l’uso diffuso di
internet e la crescita esponenziale degli strumenti smartphone e tablet sono inevitabilmente
condizioni che potrebbero incidere in maniera significativa su tutto il ciclo di produzione del
servizio assicurativo.
Dal punto di vista del consumatore, la facilità di accesso ai prodotti ed alle loro
caratteristiche e, la possibilità di confrontare i prezzi su ogni classe di prodotto, fa emergere
due fattori chiave sui quali le compagnie di assicurazione italiane dovranno fare opportune
riflessioni: trovare soluzioni personalizzate per la clientela, da un lato, e ridurre i prezzi delle
polizze dall’altro.
Ciò posto, nei prossimi anni le Compagnie dovranno utilizzare tutti gli strumenti necessari
per incontrare sempre meglio esigenze e bisogni del cliente. Esse dovranno dotarsi di
piattaforme in grado di fornire in tempo reale una visione unitaria della posizione del cliente,
potenziare le tecnologie che consentono di prevederne i comportamenti d'acquisto in modo
da anticiparne i bisogni, personalizzare la relazione con il cliente, trasformare il momento del
86
bisogno (come in caso di sinistro) in un’opportunità per promuovere la fidelizzazione,
puntando su agilità operativa e velocità esecutiva.
Se si guarda all’estero, si scopre che quello descritto è un percorso già in fase molto
avanzata. In Italia, invece, un dato emblematico degli spazi di miglioramento è quello della
distribuzione ancora oggi sostanzialmente incardinato sui canali tradizionali.
In alternativa alle compagnie tradizionali, esistono poi anche le compagnie assicurative
dirette o online, così definite perché non hanno agenzie e operano soltanto via telefono o
via internet eliminando passaggi relativi alla intermediazione. Tra queste, in Italia le più
importanti sono Dialogo (del gruppo Fondiaria Sai), Direct Line, Genertel (del Gruppo
Generali), Onlife e Genialloyd (del gruppo Allianz), Linear (del Gruppo Unipol) e Zuritel (del
Gruppo Zurich Italia).
L’operatività delle compagnie dirette italiane è tuttora concentrata solo sul’RC Auto dove
esse detengono comunque una quota non elevata: i dati forniti dall’ANIA mostrano che le
polizze RC Auto di questo tipo rappresentano il 5,9% del mercato, ben al di sotto dei volumi
di altri Paesi europei come in Gran Bretagna dove si registrano percentuali dell’ordine del
30%.
E’ plausibile pensare che, nei prossimi anni, questo settore potrà avere notevoli margini di
crescita, anche perché esse rappresentano una opportunità di risparmio per il cliente.
Eppure, nonostante sia particolarmente “agile” e conveniente, la vendita diretta stenta
ancora a decollare in Italia. Le ragioni di questo “insuccesso” sono da attribuire a fattori
culturali, economici e di opportunità:
in Italia i giovani, che hanno una maggiore famigliarità con il web, si affidano più di buon
grado al canale diretto, mentre invece per la popolazione più adulta l’agente rappresenta
ancora il punto di riferimento preferenziale;
nelle imprese l’innovazione tecnologica è poco associata allo sviluppo del business e
nelle famiglie non viene ancora percepita come possibilità di risparmio, anche in
relazione al fatto che le compagnie dirette applicano tariffe scontate soltanto alla
clientela a basso profilo di rischio, mentre per le altre categorie di clienti, il prezzo delle
polizze influenzato anche dai relativi fattori di rischio non riesce a attestarsi su livelli
visibilmente vantaggiosi;
Il trend della vendita online in campo assicurativo non è ancora pienamente diffuso
anche a causa dei conflitti d’interesse all’interno dell’organizzazione dei canali
distributivi. Le compagnie tradizionali si affidano ancora ad agenti propri, alle agenzie, ai
87
broker ma anche agli istituti di credito: tutti canali che vedono l’online come un forte
rivale e una minaccia alla loro stessa esistenza e, quindi, ne ostacolano in tutti i modi lo
sviluppo.
Sul fronte della distribuzione si ritiene, comunque, che nei prossimi anni le compagnie
italiane tenderanno ad adeguare i propri processi verso un'ottica di maggiore multicanalità,
mettendo al centro del modello di business le esigenze ed i comportamenti d'acquisto dei
clienti.
Dai risultati emersi dal World Insurance Report 2013 (WIR 2013) pubblicato da Capgemini31
ed Efma32, in seguito ad un’indagine condotta su oltre 16.500 clienti finali e 114 top
executive di compagnie assicurative in 41 Paesi, tra i quali anche l’Italia, le compagnie
assicurative considerano la revisione dei propri modelli di servizio in ottica di multicanalità
integrata una delle priorità strategiche per il prossimo biennio.
La stessa indagine ha evidenziato che la crisi economica – finanziaria che sta interessando i
paesi industrializzati impone alle compagnie assicurative una revisione delle loro priorità
strategiche che dovranno essere dirette da un lato ad effettuare interventi nell’ottica di
riduzione dei costi e dall’altro a porre in essere azioni mirate per migliorare la capacità di
acquisizione e fidelizzazione dei clienti.
In tale ottica oltre il 50% delle imprese assicurative considera le nuove tecnologie Mobile
non solo come un canale di vendita addizionale a quelli già presenti (agenzie, broker,
sportelli bancari), ma anche e soprattutto come una occasione per migliorare l’esperienza
relazionale con il cliente (ciò che in campo commerciale e di marketing va sotto il nome di
customer experience) in tutte le fasi della relazione: dal primo contatto che si identifica
spesso con la richiesta di un preventivo fino alle fasi di post – vendita ed assistenza.
Anche i clienti intervistati nel corso della predetta indagine attribuiscono ai canali digitali ed
in modo particolare a quelli mobile una importanza crescente ma auspicano un più intenso
livello di implementazione da parte delle compagnie assicurative è ancora inadeguato.
Tenendo conto di queste nuove tendenze, le compagnie considerano l’investimento in
tecnologie mobili uno tra gli investimenti primari per sviluppare la multicanalità e nelle loro
intenzioni gli ambiti di applicazione di siffatte tecnologie dovrebbero riguardare per il 91%
31
Capgemini, con 125.000 dipendenti in 44 paesi nel mondo, è uno dei maggiori provider di servizi di consulenza, information technology e outsourcing. 32
Efma è un associazione no-profit che riunisce oltre 3.300 compagnie di servizi finanziari retail in 130 Paesi. Con circa un terzo delle principali banche mondiali associate, Efma offre alla community dei servizi finanziari retail un accesso esclusivo a una moltitudine di risorse, database, studi, articoli e pubblicazioni.
88
l’accessibilità alle informazioni e ai contratti, per il 73% la gestione dei sinistri, per il 70% la
compilazione di preventivi, per il 55% l’attivazione automatica di servizi e per il 50%
l’attivazione automatica di variazioni contrattuali.
Allo stesso modo il 67% delle compagnie si dichiara interessata alle potenzialità dei social
network, considerate capaci di aiutarle a raggiungere gli obiettivi di miglioramento delle
performance in particolare quanto alla acquisizione e alla fidelizzazione della clientela.
A questo proposito risulta dai dati a disposizione che a livello globale ben il 59% delle
imprese analizzate abbia avviato delle iniziative “pilota” anche se non sono stati affrontati le
problematiche legate all’integrazione di questi canali con le altre applicazioni. In ogni caso, è
possibile ipotizzare che nei prossimi anni i social network saranno un elemento strategico
anche per le compagnie, in quanto consentiranno loro di valorizzare al meglio il patrimonio
informativo proveniente dai network integrandolo con gli altri dati a disposizione in modo da
costituire delle forme nuove ed evolute di CRM (Customer Relationship Management) In
questo scenario appare evidente come i gruppi assicurativi anche a livello centralizzato
avranno bisogno di migliorare i loro sistemi informatici in modo da organizzare in forma
sistematica ed efficace i dati in loro possesso, accorciando al contempo i tempi tra
elaborazione, analisi, proposte e azioni. E’ abbastanza chiaro che la capacità di analisi
rispetto a queste nuove possibilità con la conseguente assunzione di decisioni strategiche
coerenti e ragionate sarà un fattore di successo e rappresenterà per le compagnie un
vantaggio competitivo.
Le compagnie dovranno riuscire a sfruttare al meglio i contatti con il cliente avvalendosi
anche della comunicazione multicanale, dei dispositivi mobili e della disponibilità di mezzi
quali i social network e il web, in modo da avere profili dettagliati e aggiornati dei loro clienti
e costruire con questi ultimi una relazione duratura nel tempo, fare proposte personalizzate,
essere tempestivi e gestire in maniera adeguata e proficua ogni contatto.
Da una indagine su “Innovazione nella gestione dei rami vita”, realizzata dal CETIF e dalla
multinazionale di consulenza e tecnologia INDRA, è emerso che lo sviluppo del ramo vita è
legato anche alla presenza di sistemi informativi che devono evolvere sia da un punto di vista
funzionale sia da quello tecnologico per permettere lo sviluppo di nuovi prodotti e garantire
una visione unitaria della posizione del cliente sotto il profilo dei prodotti, dei diversi canali
distributivi e delle potenzialità.
Appare evidente il ruolo strategico che deve assumere in questa nuova dinamica la
formazione del personale affinché in tutte le occasioni di contatto con il cliente sia in grado
di mostrarsi professionalmente preparato a rispondere alle aspettative in termini di servizi
resi.
89
E’ bene però evidenziare che sono molti gli studiosi del settore che fanno notare come la
realizzazione compiuta di un approccio di tipo consulenziale, in grado di rispondere al meglio
alle esigenze mutate e mutevoli della clientela, deve necessariamente trovare una soluzione
equilibrata tra canale on line e quello territoriale di prossimità. Quelli on line sono infatti
canali distributivi che possono dare il loro miglior contributo aumentando il livello di
standardizzazione e semplicità. Su questo presupposto, per puntare ad una
personalizzazione del prodotto, è quindi indispensabile che le compagnie di assicurazioni
garantiscano anche la presenza sul territorio.
Una territorialità, e quindi, una prossimità non solo in termini di offerta ma anche per quel
che riguarda la rete liquidativa. Gli ispettorati sinistri sono infatti i centri in cui, coloro che
hanno stipulato una polizza, hanno la prova se la promessa fatta dall’assicurazione (la polizza
assicurativa non è null’altro) viene mantenuta o meno. E’ attraverso tale attività che la
compagnia di assicurazione eroga il servizio per cui incassa i premi.
4.4 I fattori istituzionali e regolatori
Il presente paragrafo, come quelli sin qui sviluppati in questo capitolo 4, a partire dalle
principali evidenze emerse dal primo Focus di questo progetto (30 settembre e 1 ottobre
2013), intende mettere in luce i principali effetti che i cambiamenti istituzionali e normativi,
che stanno prendendo forma negli ultimi anni - sia quelli più generali di regolazione del
sistema economico-lavoristico nazionale, sia quello più mirato di disciplina del sistema
finanziario - avranno sui settori bancario ed assicurativo.
Nelle prossime pagine verranno perciò riportate, in una prima parte, alcune riflessioni sulla
riforma pensionistica e del mercato del lavoro ed, in seconda battuta, alcune novità attinenti
la regolamentazione del sistema creditizio ed assicurativo, osservandone in entrambi i casi i
possibili impatti strategico/organizzativo sui due settori di indagine.
La riforma del mercato del lavoro e delle pensioni
Una questione più volte ripresa nel dibattito tra gli esperti è stata quella relativa all’impatto
che la legge 28 giugno 2012, n. 92 (nota come “Riforma Fornero”), quanto in particolare alla
dichiarata volontà di superare alcune distorsioni del mercato del lavoro, avrà sulle strategie
aziendali di implementazione dell’attuale assetto occupazionale. L’obiettivo è infatti quello
di “realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla
creazione di occupazione e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione”, come
recita l’art. 1, co. 1 della legge. L’obiettivo viene perseguito attraverso un minore flessibilità
dei contratti diversi da quello a tempo indeterminato. L’irrigidimento delle dinamiche di
90
ingresso al mercato del lavoro rischia di rappresentare un ostacolo ingiustificato alla crescita
proprio di settori, come il bancario ed assicurativo, che – è stato già osservato nella prima
parte di questo rapporto – hanno interpretato la flessibilità in entrata come opportunità di
rinnovamento del loro assetto occupazionale e non come strumento di sostituzione delle
forme di lavoro stabili.
Una valutazione degli effetti sul mercato del lavoro della riforma Fornero non può
prescindere da una analoga riflessione sull’impatto della quasi concomitante riforma delle
pensioni la quale, come noto, ha comportato l’innalzamento dei requisiti di età ed anzianità
(legge 214/2011). Gli spazi di rinnovamento dell’assetto occupazionale rischiano di ridursi
ancora di più a fronte di un significativo allungamento dei tempi per il ritiro dal mercato del
lavoro.
Si può argomentare che rispetto ai vincoli sempre più incalzanti di aggiornamento delle
competenze, in realtà produttiva caratterizzate da una notevole stabilità occupazionale, la
questione della durata della vita attiva rappresenta un tema ancora più delicato rispetto a
quello della flessibilità in ingresso.
Le competenze e professionalità potrebbero conseguentemente non essere più in linea con
le nuove modalità organizzative e gestionali che, anche nei settori bancario e assicurativo
dovranno via via tener conto dell’allungamento della vita lavorativa con fenomeni ad
esempio di scarso turn over, e di riduzione delle opportunità di inserimento di nuovi
occupati, di necessità che il complesso di conoscenze rimanga patrimonio aziendale potendo
essere trasferito dai lavoratori più anziani a quelli più giovani. Tale contesto sempre più
necessario calibrare gli interventi di formazione e di innovazione delle competenze.
Una prospettiva certamente più complessa se si pensa che formare i lavoratori adulti è
certamente un percorso che introduce complessità maggiori di quelle che si possono
incontrare relativamente ai giovani. Il personale più adulto e vicino alla fuoriuscita dal
mercato tende ad essere più restio ad adattarsi dalle nuove esigenze rispetto ai lavoratori
più giovani e di nuovo ingresso nel mercato del lavoro, questi ultimi naturalmente più
motivati ed aperti all’assimilazione di nuove competenze.
"L’accelerazione nella crescita degli attivi maturi è difatti da leggere come una frenata delle
uscite” … La frenata dei flussi in uscita ha avuto un impatto sul mercato del lavoro italiano: è
come se ci fosse stato uno shock di offerta, dovuto al brusco mutamento nei profili di uscita
dalla vita attiva, in un anno di domanda di lavoro in calo … la tendenza a prolungare l’attività
lavorativa è in aumento, e lo sarà ulteriormente nei prossimi anni” 33
33
CNEL-REF (2013), “Rapporto sul mercato del lavoro 2012 – 2013”, Roma.
91
Vale qui la pena di accennare, in relazione alla gestione del turno-over occupazionale, allo
strumento della cosiddetta “staffetta generazionale”, misura discussa in questi mesi e che
permetterebbe di coniugare la riforma del sistema previdenziale con la lotta alla
disoccupazione giovanile: attraverso questo strumento, il lavoratore negli ultimi anni di
attività, può decidere di accettare una riduzione del suo orario consentire l’assunzione di un
giovane che, cominci a svolgere parte delle sue mansioni (come accennato nel paragrafo
3.4). A fronte della riduzione del proprio orario, il lavoratore anziano non avrebbe
penalizzazioni quanto alla contribuzione, che continuerebbe ad essere integrata dal datore
di lavoro come se lavorasse a tempo pieno, si potrebbe andare nella direzione di creazione
di sistemi di tutoraggio da parte dei lavoratori anziani verso i nuovi assunti, fattore che
sarebbe utile a non disperdere patrimonio aziendale
Box 2 - Ruolo del Fondo intersettoriale di solidarietà e di sostegno al reddito ed all’occupazione
Nel settore assicurativo l’adeguamento del Fondo di solidarietà alle nuove disposizioni previste dalla legge di
riforma del mercato del lavoro, ha portato, in data 20 maggio 2013, ANIA, AISA (Associazione Italiana Società di
Assistenza) e Sindacati alla creazione di un “Fondo intersettoriale di solidarietà, che costituirà uno strumento
efficace anche per la gestione di quei processi di ristrutturazione delle imprese che possono avere ricadute
sull’organizzazione del lavoro e sui livelli occupazionali” (ANIA 2013).
Il 20 dicembre 2013 è stato raggiunto l’accordo per l’adeguamento del Fondo di Solidarietà dell’ABI a quanto
richiesto dalla riforma Fornero. Il Fondo di solidarietà ha consentito al settore di affrontare gli impatti sociali
della crisi e delle ristrutturazioni bancarie. Dalla sua costituzione a oggi ha gestito, a carico delle banche e del
sistema, circa 48.000 prestazioni straordinarie di accompagnamento alla pensione e, attualmente, eroga circa
15.000 assegni.
Box 3 – Principali misure contenute nella riforma Monti-Fornero, legge n. 214/2011, operativa dal 2012
Metodo contributivo pro-rata. Estensione anche a chi andrà in pensione con il sistema retributivo, applicando
il calcolo contributivo ai contributi versati dal 1° gennaio 2012.
Pensione di vecchiaia ordinaria. Dal 1° gennaio 2012 l’età minima di pensionamento viene innalzata;
l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne e degli uomini, a 66 anni, avverrà entro il 2018.
Pensioni di anzianità. Dal 1° gennaio 2012 scompare il sistema delle quote, ora in vigore solo per i lavoratori
impiegati in attività usuranti. Dal 2013 l’accesso anticipato alla pensione prevede un’anzianità di 41 anni e 5
mesi per le donne e 42 anni e 5 mesi per gli uomini (la pensione di anzianità che s’incassava con 35 anni di
contributi ed una determinata età o 40 anni di contributi indipendentemente dall’età è stata eliminata), con
penalizzazioni percentuali sull’importo retributivo della pensione, per disincentivare il pensionamento
anticipato.
Altre innovazioni sono scattate nel 2013, come il meccanismo che aggancia i requisiti anagrafici alla speranza di
vita e che sposterà sempre più avanti il traguardo. Infatti, in base alle speranza di vita saranno via via ridotti
anche i coefficienti di calcolo delle pensioni contributive determinando una riduzione del 2-3 per cento delle
pensioni erogate (sulla sola parte contributiva). Per contro, coloro che ritarderanno la pensione potranno
godere di importi di pensione più elevati.
92
Il sistema regolatorio del settore finanziario
Per quel che attiene il settore bancario-assicurativo, il legislatore comunitario sta spingendo
verso una forte integrazione del sistema a livello europeo, abbracciando una numerosa serie
di ambiti regolamentari complessi. In questa prospettiva, il sistema finanziario viene ad
essere interessato da cambiamenti di ampia portata, i quali introducendo processi nuovi sul
piano tecnico, obbligheranno, in maniera sempre crescente, banche ed assicurazioni a
riorganizzarsi per rispondere alle nuove esigenze, prospettiva che ovviamente sta avendo un
impatto anche sul piano delle competenze e professionalità
Gli Accordi di Basilea
I nuovi accordi del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria hanno come obiettivo quello
di rafforzare la regolamentazione, la vigilanza e la gestione del rischio, non solo migliorando
la capacità del settore bancario di assorbire shock derivanti da crisi economiche e finanziarie,
ma anche potenziando la capacità di informazione e trasparenza delle banche.
Le riforme danno il via perciò ad una complessità e rigore sempre maggiore nella gestione
del credito. Ovviamente alla sostanziale rilevanza dei cambiamenti introdotti dalle riforme
del sistema finanziario, si accompagna la necessità da parte delle imprese stesse di
attrezzarsi alle nuove esigenze emergenti dal punto di vista organizzativo e delle
competenze.
In altri termini, le banche, con un’intensità che è funzione anche della loro complessità,
stanno cominciando a riconsiderare, la struttura organizzativa per dotarsi di risorse umane e
tecnologiche in grado di presidiare costantemente le nuove funzioni (si pensi ad esempio a
quella di “risk management”).
Gli accordi di Basilea introdotti a dicembre del 2010 (versione rivista a giugno 2011)
riguardano tutti i paesi membri del Comitato di Supervisione Bancaria di Basilea. Le nuove
norme comprendono non solo l’innalzamento dei coefficienti patrimoniali minimi, ma anche
altri parametri di controllo del rischio, tra cui:
la “leva finanziaria” (rapporto tra le attività, non ponderate per il rischio, e il capitale),
il “liquidity coverage ratio” (LCR, costituito dal rapporto tra lo stock di attività liquide
di elevata qualità e il totale dei deflussi di cassa netti nei 30 giorni di calendario
successivi),
93
il “net stable funding ratio” (NSFR, definito come il rapporto tra l’ammontare
disponibile di provvista stabile e l’ammontare obbligatorio di provvista stabile).
Sebbene la piena applicazione di Basilea3 è prevista solamente per il 2019, alcune norme
sono previste entrare in vigore gradualmente, a partire già dal 2013. Inoltre, fin da subito i
mercati hanno cominciato a valutare la solidità dei singoli istituti in base alla capacità di
soddisfare i nuovi, più stringenti, requisiti.
Tuttavia, nel corso degli ultimi anni il percorso che avrebbe dovuto portare alla piena
realizzazione di Basilea3 è stato più volte modificato: sia per i numerosi ritardi di
implementazione da parte dei singoli paesi aderenti al Comitato di Basilea (cfr. il documento:
Basel Committee on Banking Supervision; Progress report on implementation of the Basel
regulatory framework; April 2013), sia perché molte sue norme sono state oggetto di
revisione, in generale in senso meno restrittivo (per il combinato disposto delle pressioni
delle lobby bancarie e delle condizioni di effettiva difficoltà delle banche).
Dal primo gennaio 2014 sono entrate in vigore importanti soglie patrimoniali: del 4% per il
“common equity”, il 5,5% per il patrimonio di base (Tier1) e l’8% per il patrimonio totale
(compreso il buffer di conservazione del capitale).
Il Comitato di Basilea ha introdotto nel gennaio 2014 anche delle modifiche che in sostanza
consentono alle banche di introdurre gradualmente il “liquidity coverage ratio” (LCR), di
modo da non ostacolare l’erogazione del credito alle famiglie e alle imprese.
“Le modifiche dell’LCR elaborate e approvate dal Comitato di Basilea nell’arco degli ultimi
due anni prevedono l’ampliamento della gamma di attività liquide di elevata qualità (HQLA)
nonché l’aggiustamento di alcuni tassi ipotizzati di afflusso e di deflusso volto a rispecchiare
meglio le condizioni effettivamente sperimentate in periodi di tensione. Il Comitato di Basilea
ha inoltre concordato una nuova tabella di marcia per l’introduzione graduale dello standard
e disposizioni aggiuntive per dare seguito all’intenzione del Comitato di consentire l’utilizzo
dello stock di attività liquide nelle fasi di tensione.” (Il Comitato di Basilea pubblica la
versione modificata del Liquidity Coverage Ratio di Basilea3 - Comunicato stampa del 7
gennaio 2013). “Nello specifico, l’LCR verrà introdotto come previsto il 1° gennaio 2015, ma il
requisito minimo sarà fissato inizialmente al 60% e innalzato gradualmente ogni anno in
misura uguale fino a raggiungere il 100% il 1° gennaio 2019.” Inoltre:
“Il Comitato continua inoltre a essere del parere che nei periodi di tensione sia del tutto
appropriato che le banche attingano allo stock di HQLA (attività liquide di elevata qualità),
portandolo così al disotto del minimo. Le autorità di vigilanza valuteranno successivamente
la situazione e forniranno indicazioni riguardo alle possibilità di utilizzo a seconda delle
94
circostanze. In aggiunta, i singoli paesi che ricevono assistenza finanziaria a scopo di riforma
macroeconomica e strutturale potranno adottare per i rispettivi sistemi bancari nazionali una
tempistica di attuazione alternativa, coerente con l’impostazione del programma più ampio
di ristrutturazione economica.”(Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria; Basilea 3 - Il
Liquidity Coverage Ratio e gli strumenti di monitoraggio del rischio di liquidità; Gennaio
2013).
Sempre a gennaio 2014, il Comitato di Basilea è giunto a un accordo per una definizione
comune del “leverage ratio” (definito come il rapporto come il capitale tier1 e il totale degli
attivi), superando le differenze delle singole normative nazionali che finora hanno impedito
un corretto confronto internazionale, e con l’obiettivo di trasformare l’indice in requisito
minimo nell’ambito del primo pilastro. Il Comitato continuerà comunque a monitorare
l'attuazione del coefficiente di leva finanziaria: la taratura finale, ed eventuali ulteriori
aggiustamenti, saranno completati entro il 2017.
Il progetto di unione bancaria europea
La crisi del debito sovrano e le modalità con cui tale crisi si è trasmessa all’intero sistema
bancario europeo, hanno reso evidente la necessità di accelerare il processo di unificazione
economica e finanziaria dell’area dell’euro. Il legame tra crisi delle banche e dei paesi
sovrani, infatti, è biunivoco.
(a) Da un lato, il rischio sovrano si trasferisce alle banche: innanzitutto, generalmente le
banche detengono ingenti quantità di titoli pubblici nazionali; inoltre, in un paese sottoposto
a forti tensioni di finanza pubblica, le risorse per salvaguardare la stabilità del sistema
finanziario possono essere insufficienti. Per entrambi questi motivi, le condizioni di stabilità
delle banche dipendono strettamente da quelle del proprio paese, con immediate ricadute
in termini di rating delle banche, e quindi di condizioni (disponibilità e costo) alle quali poter
accedere ai mercati del capitale e della Di conseguenza, le banche insediate nei paesi con
maggiori tensioni di finanza pubblica si troveranno in una condizione di svantaggio
competitivo rispetto alle altre concorrenti.
(b) Dall’altro, il rischio bancario si riversa in quello degli stati: le difficoltà di alcuni sistemi
bancari, in particolare in paesi dove le prassi di vigilanza si sono rivelate carenti, hanno dato
origine ad ingenti aiuti di Stato per salvaguardare la solvibilità degli istituti creditizi, di entità
tale da produrre un rapido deterioramento dei conti pubblici.
L’esistenza di meccanismi europei per la risoluzione delle crisi può contribuire a spezzare
questo legame, ma la disponibilità a mettere in comune risorse per la costituzione di una
rete di sicurezza europea è difficile da ottenere senza controlli anch’essi condivisi. In
95
particolare, le asimmetrie informative nell’esercizio dei controlli prudenziali possono creare
situazioni di azzardo morale: per evitare tale pericolo è quindi necessaria una autorità unica
di supervisione. Una supervisione comune europea consentirebbe di superare gli interessi
nazionali che in passato hanno consentito l’accumulo di squilibri nei bilanci delle banche
(generalmente al fine di proteggere i cosiddetti “campioni” nazionali).
Sotto l’urgenza di spezzare il circolo vizioso tra crisi dei paesi sovrani e crisi dei sistemi
bancari, le autorità europee hanno avviato i primi concreti passi verso la realizzazione
dell’unione bancaria europea, sulla base dello schema delineato nel rapporto “Verso
un’autentica Unione economica e monetaria” (preparato dal Presidente del Consiglio UE,
Van Rompuy e presentato al Consiglio europeo di fine giugno 2012). Il primo passo è stato la
l’accentramento delle funzioni di vigilanza in capo alla Banca Centrale Europea.
Il 29 ottobre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE) il
Regolamento n. 1024 del 2013 del Consiglio che attribuisce alla Banca Centrale Europea
(BCE) compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti
creditizi.
La nuova architettura di vigilanza per gli Stati membri che parteciperanno all’unione bancaria
prevede l’accentramento dell’esercizio della funzione di vigilanza e di buona parte dei
relativi poteri presso un network privo di personalità giuridica, appositamente istituito, il
Single Supervisory Mechanism (SSM), composto dalla BCE e dalle autorità nazionali degli
Stati membri partecipanti.
Pertanto, le banche di rilevanza sistemica verranno vigilate direttamente dalla BCE mentre
quelle che non hanno rilevanza sistemica continueranno ad essere vigilate direttamente
dalle autorità nazionali, ma secondo l’approccio di vigilanza e sotto la responsabilità della
BCE.
L’accordo è stato raggiunto sulla base della proposta di compromesso avanzata dalla
delegazione italiana, che in sintesi prevede l’attribuzione alla BCE della vigilanza su tutte le
banche, unitamente alla decentralizzazione anche decisionale della vigilanza sulle banche
senza rilevanza sistemica ma con potere della BCE di avocare a sé in qualsiasi momento la
vigilanza diretta sulle singole banche.
In particolare, una banca sarà soggetta alla vigilanza diretta BCE solo se il valore totale delle
attività a livello consolidato supera i 30 miliardi di euro o, a livello individuale, il 20% del PIL
nazionale o su richiesta dell’autorità nazionale competente o perché ha ricevuto aiuti
pubblici da parte dell’EFSF o del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES).
In questo modo, sarà possibile conseguire un’effettiva omogeneità delle regole e pratiche di
96
vigilanza nel pieno rispetto del principio della proporzionalità.
Dalle funzioni devolute allo SSM restano esclusi, e continueranno a far capo alle singole
autorità nazionali, tutti i compiti relativi alle materie dell’antiriciclaggio, della protezione del
consumatore, della vigilanza sulle succursali di banche extraeuropee insediate negli Stati
membri partecipanti e sui soggetti non rientranti nella definizione di “ente creditizio”,
adottata nella CRD, dei servizi di pagamento, nonché le eventuali competenze che
consentano l’applicazione di strumenti macro prudenziali riservati alle autorità nazionali
dalla CRD.
La BCE avrà competenza esclusiva in tema di rilascio e revoca dell’autorizzazione agli enti
creditizi e la valutazione delle domande di acquisto o di cessione di partecipazioni qualificate
in enti creditizi nei confronti di tutte le banche dei Stati membri partecipanti.
Per evitare commistioni con le funzioni di politica monetaria, le funzioni di vigilanza
prudenziale saranno funzionalmente separate dalla BCE. Il nuovo organo decisionale della
BCE deputato alla vigilanza sarà il Supervisory Board, composto da un Presidente e da un
vice a tempo pieno designati dal Consiglio su proposta della BCE in consultazione con il
Parlamento europeo, da 4 rappresentanti del Consiglio BCE e da un rappresentante per
ciascun Stato membro del SSM.
Nell’assolvimento dei compiti di vigilanza prudenziale, la BCE sarà tenuta ad applicare il
diritto dell’Unione e, ove lo stesso sia costituito da direttive, anche la legislazione nazionale
di recepimento delle stesse.
La BCE assumerà i nuovi compiti di vigilanza tra un anno, a partire dal mese di novembre
2014. In questo anno di tempo la BCE, oltre che a predisporre le proprie strutture dedicate ai
nuovi compiti di vigilanza e gli accordi operativi con le autorità nazionali, condurrà in
collaborazione con l’EBA, le autorità nazionali e con il supporto di soggetti terzi indipendenti
una valutazione approfondita (comprehensive assessment - CA) delle grandi banche di
rilevanza sistemica (34).
Per completare l’unione bancaria, all’accentramento delle funzioni di vigilanza prudenziali in
capo alla BCE è stato necessario affiancare un meccanismo unico di risoluzione delle crisi.
Il 20 marzo il Consiglio e il Parlamento europeo (PE) hanno trovato un accordo in merito al
progetto di Regolamento istitutivo del Meccanismo Unico di Risoluzione (SRM). Per la
definitiva approvazione del progetto di Regolamento e la relativa pubblicazione in GUUE per
(
34) Le banche italiane coinvolte nell’esercizio BCE sono 15 (cfr.
http://www.bancaditalia.it/media/comunicati_bce/com_bce/2013/pr-20131023/PR_2013-10-23-comprehensive-assessment_it.pdf).
97
l’entrata in vigore mancano ora solo i passaggi formali del voto del PE in plenaria a metà
aprile, e successivamente del Consiglio a maggioranza qualificata.
Il nuovo meccanismo si basa sulle regole per il risanamento e la risoluzione delle banche in
crisi recentemente approvate, e riguarderà tutti gli istituti che ricadono sotto la supervisione
della BCE.
Più specificatamente, il nuovo quadro normativo non si discosta molto da quello in vigore in
Italia ai sensi del TUB per quel che riguarda i poteri di intervento precoce in capo alla nuova
autorità di risoluzione europea (Single Resolution Board – SRB), che in casi estremi può porre
la banca in amministrazione straordinaria.
Ciascuna banca dovrà predisporre, e aggiornare con cadenza annuale, un Piano di
risanamento (Recovery Plan) nel quale sono descritte tutte le azioni da intraprendere in caso
di emergenza.
Le autorità di risoluzione dovranno invece predisporre per ciascuna banca un piano di
risoluzione (Resolution Plan), che descrive invece gli interventi da porre in essere nel caso in
cui si renda necessario porre la banca in crisi in una procadura di risoluzione.
La direttiva stabilisce tre condizioni che devono essere tutte rispettate per avviare la fase di
risoluzione, e quindi evitare la liquidazione coatta di una banca in crisi: d’intesa con l’autorità
di vigilanza, l’autorità di risoluzione ritiene che la banca sta per fallire, non ci sono altre
alternative (di natura privatistica o usando strumenti di vigilanza) per evitare il fallimento e
la risoluzione è necessaria per interesse pubblico.
Se le tre condizioni sono rispettate, per la risoluzione delle crisi bancarie la proposta di
direttiva mette a disposizione del SRB 4 strumenti: la vendita anche solo di alcune linee di
business; la creazione di una banca ponte (bridge bank); la separazione in bad bank/good
bank e il bail-in (traducibile come “strumento di riduzione del debito”: consente alle autorità
di risoluzione di ridurre gli importi dovuti ai creditori non garantiti di una banca in dissesto e
di convertire tali crediti in capitale).
Tali misure saranno finanziate dal nuovo Fondo unico di risoluzione (Single Resolution Fund)
che sarà alimentato con contributi obbligatori a carico delle banche e che dovrà raggiungere
il livello obiettivo in 8 anni (2016-2023) e non 10 come previsto dalla direttiva sul
risanamento e la risoluzione delle banche (BRRD) per gli Stati membri che non partecipano
all’unione bancaria; l’impatto di tale decisione sul settore bancario italiano non sarà
comunque drammatico visto che in realtà agli 8 anni richiesti per la costituzione del SRF si
deve affiancare la dotazione che sarà raccolta, a partire dal 2015, per la costituzione del
fondo nazionale che dovrà essere costituito ai sensi della BRRD e che nel 2016 confluirà
98
appunto nel SRF.
In ossequio alla c.d. “Dottina Meroni”, la Commissione sarà chiamata a omologare le
decisioni adottate dal SRB; il Consiglio avrà comunque diritto di opposizione, entro 12 ore, se
ritiene che non è rispettato il requisito dell’interesse pubblico e quello della “materialità” del
contributo richiesto al Fondo unico europeo (SRF – Single Resolution Fund).
Infine, si deve ricordare che un serio dibattito sullo schema unico di assicurazione dei
depositi non è ancora iniziato e al momento non è possibile nemmeno prefigurare un
possibile accordo di base.
Come si evince dal testo la normativa europea e le sue conseguenze caratterizzeranno
l’intero periodo di osservazione del “Progetto Scenari” con risvolti anche in termini
occupazionali e professionali.
Strumenti di pagamento elettronico
Uno degli elementi d’interesse emersi dal focus e che avrà molto probabilmente
un’influenza anche sullo sviluppo di nuove competenze nel settore bancario, è il
cambiamento in atto in merito alla liquidità nei pagamenti.
La dematerializzazione dei pagamenti, priorità messa in campo anche per arginare il
fenomeno dell’evasione fiscale e del riciclaggio, porta sempre di più verso una consistente
riduzione del contante, anche in risposta alle direttive35 2007/64/CE (Payment Services
Directive – PSD) e 2009/110/EC (Electronic Money Directive – EMD).
In particolare la Payment Services Directive (Direttiva 2007/64/EC), recepita in Italia nel
Marzo 2010 con il D.Lgs. n. 11/2010, ha l’obiettivo di favorire la diffusione di strumenti di
pagamento elettronico e creare regole condivise a cui banche, Istituti di Moneta Elettronica
(IMEL), uffici postali, Pubbliche Amministrazioni, banche centrali nazionali ed Istituti di
Pagamento (categoria introdotta con la nuova normativa) devono attenersi quando
compiono operazioni di intermediazione del pagamento.
In tale ambito va evidenziato che tra i pagamenti elettronici un ruolo sempre maggiore sarà
ricoperto dalle transazioni ‘mobile’ che secondo recenti ricerche36 aumenteranno nel mondo
del 40% nei prossimi quattro anni: i servizi che faranno registrare un incremento più elevato
35
L’interesse della Comunità Europea per il tema dei pagamenti elettronici è confermato dalla pubblicazione del Libro Verde intitolato “Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile”. 36
Juniper Research, Mobile Payment Strategies Report, Luglio 2011.
99
saranno il mobile ticketing, il mobile proximity payment (pagamenti elettronici per cui è
necessaria una vicinanza fisica tra l’acquirente ed il venditore del prodotto/servizio
acquistato, il cellulare emula un pagamento tramite carta) e il mobile money transfer
(trasferimento di denaro da persona a persona).
La regolamentazione Solvency
Nell’ambito assicurativo va evidenziato che l’intera materia è stata ridisegnata in un testo
unico che costituisce il Codice delle assicurazioni private con la legge n. 209/2005. A livello
europeo, l’esigenza di vigilare a tutela degli assicurati ha portato all’adozione di Solvency I;
mentre Solvency II37 ha poi introdotto più stringenti criteri per garantire clienti e mercato dai
rischi indotti dalla grave crisi della finanza, emersi con prepotenza sui mercati mondiali dal
2008.
Come nel caso di Basilea per il comparto bancario, l'adozione della direttiva Solvency II sta
richiedendo alle compagnie di assicurazione l’introduzione di modalità gestionali e strategie
operative diverse dalle attuali, basate su valutazioni di classi di rischio tradizionale e nuove
che influenzano le pratiche gestionali. La complessità di tale intervento è dovuta sia alla
portata del cambiamento sia alla molteplicità degli ambiti d'impatto della direttiva. Solvency
II avrà quindi degli effetti sul mercato che evidenziano la necessità di un riallineamento delle
aree dell’organizzazione del settore con l’introduzione di nuove e specifiche competenze: nel
campo dell’IT, legale, delle politiche commerciali e della comunicazione.
Le azioni anti frode nel settore assicurativo
Senza dubbio a livello nazionale uno degli elementi di rinnovamento del settore è legato
all’avvio di politiche di contrasto delle frodi soprattutto nell’ambito del r.c auto. Nel 2012 in
Italia, circa 3 milioni di veicoli, pari al 7,0% del totale dei veicoli circolanti, era senza
copertura assicurativa, con picchi nel Mezzogiorno (12%) ed in particolare a Napoli, in cui
raggiunge quasi il 30%; mentre nel Centro Italia l’incidenza dei veicoli non assicurati è pari
all’6,4% e al Nord scende al 4,6%.
Uno dei passi più importanti che si sta mettendo in atto per fronteggiare questo fenomeno è
rappresentato dall’attuazione del processo di “dematerializzazione” dei contrassegni
37
L’EIOPA (European Insurance and Occupational Pension Authority) ha pubblicato le Linee Guida per la preparazione a Solvency II che le Autorità di Vigilanza nazionali dovranno applicare sulla base del principio “comply or explain” (adozione o spiegazione dei motivi di mancata adozione). Le Linee Guida prevedono una graduale applicazione delle disposizioni nel periodo 2014-2015 e la valutazione prospettica del rischio, basata sui requisiti di cui all’art. 45 della Direttiva Solvency II.
100
assicurativi con il quale si prevede la sostituzione dei documenti cartacei con sistemi
elettronici e telematici che consentano la verifica della regolarità della copertura assicurativa
tramite la consultazione di banche dati (Legge 27/2012 – Stato di attuazione delle norme in
materia di assicurazione RC. auto). Inoltre, sempre nell’intento di riduzione delle frodi, la
norma prevede anche che le polizze RC auto possano essere abbinate all’installazione di
scatole nere per la registrazione dell’attività dei veicoli.
Questi elementi, rappresentano senza dubbio l’avvio di un processo di rinnovamento del
settore che richiederà un’esigenza di risposta in termini di organizzazione tecnica e di
competenza.
Focus prodotti assicurativi: pensioni integrative, sanità integrativa e nuovi obblighi
assicurativi
Come riportato nel paragrafo 4.2 fattori culturali nonché di evoluzione dei modelli socio
economici su cui poggia il funzionamento di un paese, ma anche fattori di equilibrio dei
bilanci pubblici non mancheranno di influenzare il mercato assicurativo, nella direzione di un
ruolo crescente all’interno del sistema di welfare, cambiandone probabilmente anche le
attuali specializzazioni nei rami assicurativi.
Pensioni integrative/Previdenza complementare
I cambiamenti in atto stanno riorientando senza dubbio il sistema previdenziale italiano,
cambiando di fatto il ruolo dei pilastri del sistema pensionistico, quello pubblico con la
prestazione erogata dall’Inps, quello privato dei fondi pensione e quello individuale
costituito dal risparmio personale, aprendo sempre di più la strada a politiche di
investimento in forme previdenziali del settore assicurativo.
Tende a divenire perciò sempre più centrale il segmento delle pensioni integrative, che
ricoprirà nel settore assicurativo una quota maggiore di mercato ed un peso crescente sul
piano regolativo. La delibera COVIP del 16 marzo 2012, recante disposizioni in materia di
politiche di investimento delle forme previdenziali, va proprio in questa direzione. Si va
infatti verso l’implementazione di un articolato sistema di risk management e la
formulazione da parte delle imprese assicurazione di un documento in cui predisporre le
politiche di investimento da adottare per la gestione del patrimonio delle forme
previdenziali, la definizione dei criteri da seguire nell’attuazione del processo di tale politica,
i controlli e verifiche dei risultati conseguiti e, infine, compiti e responsabilità da assegnare ai
soggetti coinvolti nel processo di attuazione della politica di investimento.
101
A tal proposito, l’ANIA, con l’obiettivo di facilitare una fase così delicata, ha avviato un
gruppo di lavoro finalizzato a fornire alle imprese associate indicazioni utili all’applicazione
delle nuove norme con riferimento alle diverse forme previdenziali istituite nel settore
assicurativo, dalle scelte da adottare alla presentazione di esempi standard di politiche di
investimento.
Sanità integrativa/Assicurazione sanitaria integrativa
Il preoccupante persistere di divari territoriali sul fronte della qualità e dell’efficienza dei
servizi offerti dal sistema pubblico e inoltre, l'introduzione di misure di compartecipazione
dei cittadini alla spesa sanitaria a decorrere dal 1° gennaio 2014, porteranno, secondo
l’ANIA, alla necessità non più rimandabile di riflettere sul ruolo e gli ambiti di operatività dei
due pilastri di finanziamento – pubblico e privato – del nostro sistema sanitario, al fine di
garantire una migliore copertura dei bisogni dei cittadini, a costi più contenuti. Sarebbe
necessario, da tale punto di vista, lo sviluppo di un sistema di sanità integrativa con un
processo di riforma che si muova lungo due direttive38:
1. la promozione di un pilastro privato di previdenza sanitaria integrativa;
2. la creazione di condizioni che consentano “un funzionamento finanziariamente sostenibile
delle coperture della responsabilità civile nel settore sanitario”
Nuovi obblighi assicurativi
Va sottolineato inoltre, che nell’evoluzione del settore assicurativo potrà avere un notevole
impatto anche l’avvio di nuovi obblighi assicurativi; si pensi ad esempio, all’obbligo di
assicurazione professionale, in particolare a quella relativa alla professione medica (che
riporta ad un chiaro collegamento con il punto precedente) o a quello relativo ai crediti
marittimi, che introducendo nuove categorie di assicurazioni obbligatorie ampliano e
rendono più complessa l’attività del comparto. In tutti i casi qui esposti le imprese
assicuratrici si troveranno di fronte nuove e innovate specializzazioni dei rami assicurativi
con al conseguente necessità di sostenere una maggiore specializzazione tecnica e di nuove
specifiche competenze di settore.
38
ANIA 2013, “Indagine conoscitiva sulla sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica”.
102
Box 4 – Nuovi obblighi assicurativi
Riforma degli ordinamenti professionali: obbligo di assicurazione
In particolare il d.p.r 137/2012 recante la riforma degli ordinamenti professionali ha stabilito l’obbligo, per il
professionista, di stipulare idonea polizza assicurativa per i rischi derivanti dall’attività professionale, anche
mediante apposita convenzione negoziata dall’ordine di appartenenza. Il professionista è tenuto a stipulare
idonea assicurazione per i danni derivanti dall’esercizio dell’attività professionale e rendere noti al cliente, al
momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza di assicurazione.
Obbligo di assicurazione per i crediti marittimi
Con decreto 111/2012 che recepisce della Direttiva 2009/20/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, è
stabilito l’obbligo di assicurazione degli armatori per i crediti marittimi al fine di responsabilizzare
maggiormente gli operatori economici e innalzare la qualità del trasporto marittimo mercantile. Per crediti
marittimi si intendono le richieste di risarcimento nei confronti dell’armatore per una serie di specifici eventi
(morte, lesioni personali, perdita o danni a beni, che si verifichino a bordo o in connessione diretta con
l’esercizio della nave o con le operazioni di salvataggio, danni derivanti da ritardi nel trasporto, danni/spese
connessi con il recupero, rimozione, demolizione di nave che sia affondata, naufragata, incagliata o
abbandonata e del suo carico).
Al termine di questa breve rassegna sulle principali trasformazioni in ambito
normativo/istituzionale che stanno investendo il settore, ciò che appare evidente è che da
un lato: le azioni di riforma del lavoro e delle pensioni impatteranno sulle dinamiche del
mercato del lavoro; dall’altro i nuovi standard nel settore bancario assicurativo di tipo
normativo anche in relazione alla maggiore integrazione europea concorreranno ad
intensificare l’impegno nella direzione di un costante investimento sul capitale umano.
L’obiettivo sarà favorire l’acquisizione di competenze/selezionare il personale assecondando
l’evoluzione del comparto.
5. SCENARIO 2020: UNA VISIONE DI INSIEME
5.1 Premessa metodologica
Come indica la metodologia di scenari ISFOL (Cap. 1), il lavoro fin qui svolto, si è basato sulla
prefigurazione di eventi che potranno verificarsi nel futuro, come avviene per tutte le
indagini di foresight, e sull’identificazione degli effetti che questi potranno determinare nei
contesti oggetto di analisi; per tale ragione il gruppo di ricerca, seguendo le principali
evidenze emerse dagli esperti nei focus fin qui svolti, ha messo in luce per i due comparti
oggetto di indagine – il comparto bancario e quello assicurativo – da un lato, le principali
caratteristiche della struttura occupazionale e di impresa, delimitando il perimetro entro il
quale definire l’analisi ed osservandone le principali trasformazioni degli ultimi anni;
dall’altro, nei capitoli che precedono ha provato a dipanare le principali dinamiche di
cambiamento economico, sociale, tecnologico e culturale che andranno a delineare uno
scenario - non l’unico ma quello che secondo le caratteristiche attuali del sistema, può
103
rappresentare quello più probabile - all’interno del quale il sistema bancario-assicurativo si
troverà ad operare nei prossimi anni.
Tale scenario, caratterizzato da una serie di trasformazioni già oggi in atto, obbligherà i due
comparti analizzati a mettere in campo una serie di adattamenti, in particolare per quel che
attiene le competenze e gli skills, necessari ed indispensabili per la competitività e
l’evoluzione dei due settori e per fornire orientamenti al sistema dell’Education; poiché, se
da un lato l’analisi dei fabbisogni espressi dal sistema produttivo riveste un ruolo
fondamentale ai fini dell’adattabilità delle risorse umane, quello che appare ancor più
evidente è che l’anticipazione dei fabbisogni riveste un ruolo strategico anche per lo sviluppo
delle politiche di formazione del paese.
A questo punto del lavoro, il gruppo di ricerca intende rendere più snelli e chiari possibili, i
principali trend e driver che andranno a disegnare questo nuovo scenario ed all’interno del
quale si andrà, nel capitolo successivo, a comporre quel quadro di rilevazione dei nuovi
fabbisogni professionali ed aggiornamento delle competenze che porteranno ad adeguare il
sistema informativo ISFOL Professioni per quel che attiene le Unità professionali interessate
dal cambiamento.
5.2 Una sintesi dei principali trends e drivers che guideranno il cambiamento
Come osservato nel capitolo precedente (Cfr. cap.4), il gruppo di ricerca si è sforzato di
delineare le possibili dinamiche che potranno incidere sul cambiamento dei settori bancario
ed assicurativo, analizzando i due comparti oggetto di indagine, ed ha individuato e
raggruppato tali dinamiche in quattro aree principali: concorrenza ed internazionalizzazione,
fattori demografici - sociali - culturali, fattori tecnologici e fattori istituzionali. E’ facile
prevedere che tali evoluzioni produrranno molto probabilmente cambiamenti importanti
anche nell’ambito delle competenze e skills che il mercato potrà richiedere al sistema
bancario ed assicurativo, per cui si rende necessario individuare e delineare fin da ora le
figure professionali richieste.
Nel tentativo di mettere a sistema i principali trend e driver, che possono essere definiti tra
quelli che - all’interno di una cornice più generale di cambiamento – interesseranno in
particolar modo i settori bancario ed assicurativo, si manterrà la distinzione delle aree e,
nell’ambito di ciascuna di esse, si esamineranno i diversi fattori di cambiamento che avranno
un impatto rilevante su competenze e figure professionali (cfr. tabella che segue alla fine di
questo capitolo).
104
Il comparto bancario
Per quel che attiene il comparto bancario, i fattori di cambiamento che sembra avranno un
importante impatto sulle competenze, sono riscontrabili in particolar modo nell’area che
abbiamo definito concorrenza e internazionalizzazione ed in quella tecnologica, in quanto il
comparto sembra tendere nella direzione di un rinnovamento del posizionamento
commerciale e organizzativo all’interno del mercato che si esprime proprio grazie o a seguito
dei cambiamenti nelle due aree sopra citate.
Procediamo con ordine.
Per quanto riguarda l’area della Concorrenza e dell’internazionalizzazione, un primo
elemento di cambiamento che è emerso con forza nei focus è legato all’importanza di uno
sviluppo sempre maggiore di nuovi servizi in risposta della crescente domanda da parte delle
imprese del territorio di prestazioni di sostegno finanziario, consulenziale e di
internazionalizzazione. Il nostro sistema bancario ha infatti ampi margini di crescita verso i
Paesi cosiddetti “emergenti”. Le imprese italiane del Made in Italy hanno interesse ad essere
affiancate e supportate dalla rete bancaria nazionale nella operatività sui mercati
internazionali. Tale evidenza spinge il comparto bancario ad ampliare la gamma di servizi
personalizzati al fine di sostenere le imprese esportatrici anche nella comprensione e negli
iter burocratici che caratterizzano i paesi importatori.
Nella logica di una crescente domanda di servizi personalizzati, è rilevante, inoltre, l’esigenza
di creare da parte del sistema bancario una serie di servizi che rispondano ai fabbisogni di
micro e piccole imprese e del terzo settore. Infatti, come noto, l’Italia è caratterizzata da un
tessuto produttivo composto da PMI, spesso a carattere familiare, molto dipendenti dal
credito bancario. Questa condizione strutturale del sistema produttivo italiano, configura
l’esigenza di conoscere il territorio in cui le imprese operano. I parametri tradizionali per
valutare il rischio, in un contesto di questo tipo, possono non essere sufficienti. Inoltre, visto
anche l’emergere di sempre maggiori vincoli patrimoniali, può risultare necessaria la
capacità di rispondere alle richieste delle imprese legando la concessione del credito non più
solo all’esistenza di garanzie reali e/o personali e sulla generazione di flussi adeguati per il
rimborso del prestito, ma anche e in modo sempre maggiore sulle capacità di analizzare una
impresa, di comprenderne le potenzialità, di valutare la bontà di un progetto presentato
dalle imprese o dalle start up, le possibilità di successo sul territorio di tale progetto, di
esaminare un business plan. Insomma emerge con forza l’opportunità di poter disporre di
figure professionali con expertise in grado di conoscere i settori economici in cui opera
l’azienda, l’attività da questa svolta, le esigenze finanziarie di cui necessita l’azienda stessa
per un suo sviluppo o per la realizzazione di un nuovo progetto, ecc.
105
Strettamente collegato al precedente, si può evidenziare anche il fattore legato al
cambiamento - questo sicuramente più vicino temporalmente e anzi già in corso - del
sistema delle filiali e dei servizi, che vedranno un riposizionamento all’interno dell’assetto
strategico delle banche rispetto a caratteristiche del mercato e a opportunità offerte
dall’evoluzione della tecnologia. Ciò potrà portare all’offerta di nuovi servizi, orientati
sempre più verso una maggiore qualità e su misura, in cui le risorse umane presenti nelle
dipendenze saranno chiamate a svolgere in modo sempre più accentuato un lavoro di tipo
consulenziale. Questo processo è reso possibile ed accelerato dall’ampliamento dell’area dei
servizi on line con uno sviluppo della multicanalità che determinerà quindi un sempre
maggiore rafforzamento dello sportello on line. Nel prossimo futuro appare probabile uno
scenario in cui si avrà una multicanalità integrata, nella quale la presenza della rete delle
filiali continuerà ad avere un ruolo importante anche se con inevitabili razionalizzazioni
mentre il canale telematico sarà ulteriormente sviluppato e migliorato.
Una opportunità da non sottovalutare per il sistema bancario italiano è la possibilità di
affacciarsi e presenziare nuove aree di business, finora appannaggio delle banche
internazionali . Come è noto, il sistema bancario italiano è stato da sempre caratterizzato da
una forte concentrazione su attività tradizionali (retail e corporate) che ha permesso al
sistema di subire in modo meno violento l’impatto della crisi. A livello internazionale si rileva
uno sviluppo molto forte della componente di investment bank. Anche se ad oggi non
sembra che il sistema bancario nazionale possa andare nel breve periodo verso una decisa
apertura a questo modello di business, è probabile che si inizino a vedere alcune evoluzioni
in questa direzione; evoluzioni che potrebbero rappresentare una potenzialità per il sistema,
sia per la possibilità di competere a livello internazionale, sia perché potrebbe consentire
una crescita in termini di occupazione accompagnata dalla necessità di inserimento di figure
professionali altamente specializzate e, ad oggi, poco presenti sia nel comparto che nel
sistema dell’education.
Continuando in questo lavoro di messa a sistema dei principali trend e driver che
interesseranno il sistema bancario, dai focus con gli esperti è emerso come elemento di
sicuro impatto sul sistema quello legato alla necessità di trovare nuove soluzioni per
rivitalizzare il mercato della raccolta bancaria per effetto della riduzione della propensione
al risparmio della clientela, acuitasi in conseguenza della crisi. Nonché degli interventi
normativi che hanno eliminato i vincoli civilistici e fiscali per facilitare l’accesso al mercato
obbligazionario delle imprese non quotate. Di fronte a questo scenario il comparto bancario
potrà attrezzarsi per trovare valide alternative ampliando il suo raggio di azione verso nuove
aree di business che magari vanno oltre a quello che potremmo definire il servizio bancario
in senso stretto, vista anche la concorrenza che emerge con forza da operatori non bancari
(dalle coop alla lottomatica).
106
In questa direzione va, per esempio, l’offerta, che alcuni gruppi bancari italiani stanno
mettendo in atto, di servizi che consentano l’invio e/o la ricezione di piccole somme di
denaro dedicati a stranieri residenti in Italia per motivi di lavoro o studio, con cui le banche
cercano in qualche modo di sottrarre una fetta di mercato all’area dei money transfer.
Nell’area caratterizzata dai fattori demografici, sociali e culturali, appare evidente che le
trasformazioni ad esse collegate potranno influenzare l’intero sistema economico nazionale
intervenendo anche su quello bancario - assicurativo. Per quel che attiene il settore
bancario, uno dei fattori che, secondo il gruppo degli esperti presenti ai focus, è emerso
essere particolarmente rilevante nella costruzione dello scenario futuro, è quello relativo
all’invecchiamento della popolazione. Senza entrare nel merito delle caratteristiche di
questo fenomeno, per il quale si rimanda al capitolo precedente, quello che è probabile è
che questo cambiamento demografico comporterà da un lato la ristrutturazione di prodotti
finanziari verso nuovi segmenti di mercato, quindi l’adattamento alle nuove esigenze,
dall’altro, l’apertura verso nuovi canali di business (si pensi a tutta l’area delle pensioni
integrative e delle assicurazioni vita, già oggi in fase di espansione).
Un altro fattore demografico particolarmente rilevante è poi la crescita della presenza degli
stranieri in Italia, che potrà comportare un incremento sempre maggiore di clienti stranieri
presso le filiali bancarie, spingendo il sistema bancario all’avvio di servizi sempre più
personalizzati per questo tipo di clientela, sia attraverso un adattamento delle competenze
(anche di tipo linguistico) del personale italiano sia con l’assunzione di personale straniero.
In tale direzione vanno alcune esperienze messe in campo da alcune agenzie, si pensi alla già
citata esperienza di Unicredit con l’Agenzia Tu o alle nuove assunzioni di personale straniero
in diversi gruppi bancari con esperienza proprio nei money transfer.
Tra i fattori culturali vanno sicuramente segnalate le tendenze verso la riduzione dell'uso del
contante, un maggior utilizzo della moneta elettronica e un maggior utilizzo del canale
telematico. Infatti, l’Italia è una delle nazioni che fa maggior uso del contante: una ricerca
della commissione Europea rileva un utilizzo del contante che arriva nel nostro paese al 64%.
E’ facile prevedere che ci sarà una decisa campagna di disincentivazione dell’utilizzo del
contante e la spinta verso la moneta elettronica a cui si accompagnerà un maggiore
avvicinamento all’ home banking e all’uso di servizi on line.
Strettamente collegato a quest’ultimo punto sono i fattori di cambiamento legati alla
tecnologia che si esprimono nell’utilizzo dei nuovi canali telematici per fornire servizi che in
un primo momento non sostituiscono, come abbiamo visto precedentemente, i canali
tradizionali ma li integrano. Quindi principalmente si va nella direzione di un potenziamento
dei servizi alla clientela di tipo mobile e internet banking e lo sviluppo di nuove
107
piattaforme. Accanto a questo, sempre nell’ambito dei fattori tecnologici, assumono
particolare rilievo gli sportelli automatici.
Per l’ambito concorrenza e internazionalizzazione le principali caratteristiche in termini di
skills saranno, come abbiamo visto, di tipo tecnico consulenziale. Mentre nell’ambito di
questi successivi ambiti: demografici, culturali, sociali e tecnologici le caratteristiche
maggiormente richieste saranno di tipo, oltreché tecnico, relazionale. Le capacità
comunicative assumeranno sempre più peso tra gli skills richiesti per questa area di servizi
bancari.
Nell’ambito dei fattori tecnologici, dai focus è emerso anche il fattore legato alla
digitalizzazione ‐ dematerializzazione delle procedure. Elemento questo di particolare
importanza per avviare una evoluzione ed uno snellimento dei processi, ma che ad oggi
sembra ancora in una fase embrionale con l’avvio di alcune sperimentazioni che fanno
pensare che i prossimi anni saranno caratterizzati da ingenti investimenti in questa
direzione.
L’ultimo ambito che qui descriviamo, ultimo non in ordine di importanza, i cui cambiamenti
avranno un impatto sul sistema delle competenze e degli skills professionali, è quello legato
ai fattori istituzionali. Primo tra tutti l’evoluzione della normativa di Basilea, che come
abbiamo esposto nel precedente capitolo, trasformando ed irrigidendo la vigilanza e le
regole di gestione del credito, comporterà nel prossimo futuro la necessità da parte delle
banche di attrezzarsi di risorse umane e tecnologiche in grado di presidiare costantemente le
nuove funzioni (si pensi ad esempio a quella di “risk management”).
Sempre in ambito istituzionale, un ruolo importante sarà svolto dall’emanazione delle
direttive europee (come quelle PSD e MIFID). Infatti la regolamentazione dei pagamenti,
priorità messa in campo anche per arginare il fenomeno dell’evasione fiscale e del
riciclaggio, porta sempre di più, come abbiamo visto, verso una consistente riduzione del
contante.
Il comparto assicurativo
Anche per quel che riguarda il comparto assicurativo, proveremo a sintetizzare i principali
elementi emersi dal lavoro degli esperti e del gruppo di ricerca - e confluiti nei capitoli
precedenti di questo rapporto - che avranno un impatto considerevole per il settore
all’interno dello scenario che abbiamo definito con un orizzonte temporale che arriva al
2020.
108
In questo caso, come per il comparto bancario, manterremo la distinzione sulle quattro
grandi aree tematiche e, partendo dall’ambito relativo a concorrenza ed
internazionalizzazione, una delle prime evidenze confermate dagli esperti è relativa alla
scarsa vocazione internazionale che oggi caratterizza le compagnie assicurative italiane.
Questa scarsa vocazione, come abbiamo visto nel capitolo precedente, sembra però dare
segnali di rafforzamento (si pensi al caso Generali), con un’apertura che rappresenterebbe
un canale molto interessante per l’evoluzione del comparto in particolare per la
conseguente evoluzione di nuove e più specializzate competenze all’interno del comparto
stesso.
Un altro elemento interessante nell’ambito della concorrenza è senza dubbio rappresentato
dalla crescita del binomio banca/assicurazione, mostratosi già in forte accelerazione nel
ramo vita almeno fino all’inizio della crisi, poiché soddisfa le esigenze dei risparmiatori di
coniugare redditività e sicurezza. Il mercato della bancassurance danni si trova invece ancora
in una fase embrionale; ma è abbastanza probabile che nel prossimo futuro ci siano delle
evoluzioni in tale ambito.
Ancora nell’area della concorrenza appare interessante, come nel caso delle banche, il
rafforzamento della multicanalità con l’irrobustimento del canale telefonico/internet, che
rappresenta un’evoluzione degli attuali modelli distributivi che si affianca alla
differenziazione anche della tipologia del servizio assicurativo. Si pensi all’allargamento del
mercato dei servizi riconducibili all'area del welfare (pensioni, sanità, sicurezza) ai quali si
aggiunge tutta l’area, in crescita, relativa ai rischi catastrofali o quella relativa allo sviluppo di
prodotti che si adattano all’introduzione di nuovi obblighi assicurativi per alcune categorie
professionali e commerciali, rappresentando una interessante e molto redditizia area di
business.
Per quanto riguarda l’area che abbiamo indicato con la definizione di fattori demografici e
sociali e culturali, l’elemento che senza dubbio avrà un impatto notevole nell’ambito delle
assicurazioni è quello relativo all’indebolimento del welfare pubblico. Come abbiamo
osservato nel capitolo precedente, l’insostenibilità del sistema di welfare attuale in Italia
comporterà l’apertura ed il rafforzamento di alcune aree di business del comparto
assicurativo privato, che vanno dalle polizze sanitarie alle pensioni integrative. Queste ultime
avranno molto probabilmente un ruolo sempre maggiore anche in seguito ad un altro
fattore, di tipo demografico, che è l’invecchiamento della popolazione. Tale fenomeno
infatti avrà un grande impatto sulla richiesta sempre più stringente di pensioni integrative
anche a causa della nuova regolamentazione in tema pensionistico (l.214/2011) che ha
notevolmente irrigidito i tempi e le condizioni per l’accesso alla previdenza pubblica.
109
Infine, in ambito culturale vanno segnalati due fenomeni interessanti per il comparto: il
primo è relativo al fatto che il mercato nazionale è a basso accesso al servizio assicurativo,
definito spesso sottoassicurato perché culturalmente caratterizzato da una bassa
propensione all'acquisto del servizio assicurativo, soprattutto se confrontato con le
dinamiche di altri Paesi avanzati; il secondo elemento importante è quello delle frodi
assicurative, che vede il paese in una situazione particolarmente preoccupante soprattutto
nell’ambito del RC Auto.
Per quanto riguarda i fattori tecnologici, come accade per il settore bancario, un importante
ruolo è svolto dai servizi online, che ad oggi appaiono ancora limitati ma che sono promossi
e che nello scenario futuro saranno sempre più presenti. Si pensi, ad esempio, anche ai
processi di dematerializzazione in atto per quel che attiene, ad esempio, l’RC auto.
Molto importante appare l’esigenza di potenziare lo sviluppo tecnologico in modo che le
compagnie si possano dotare di piattaforme in grado di fornire in tempo reale una visione
unitaria della posizione del cliente. La tecnologia deve essere messa al servizio del cliente, in
modo da anticiparne i bisogni e soddisfarne le esigenze.
Infine, anche per il comparto assicurativo un ruolo importante come impatto su competenze
e skills è svolto dai fattori Istituzionali. In particolare come abbiamo osservato nei precedenti
capitoli di questo documento, un ruolo fondamentale nella ri-organizzazione del settore sarà
svolta dall’applicazione della normativa Solvency, che applicando criteri più stringenti per la
protezione del cliente dai rischi della crisi, comporta nuove modalità gestionali e strategie
operative basate su classi di rischio nuove che influenzano le pratiche gestionali e che di
conseguenza richiedono il riallineamento delle competenze (legali, commerciali).
110
SCENARIO 2020: fattori di cambiamenti che avranno un impatto rilevante su competenze e figure professionali
Categoria Scenari: principali trend e driver
Concorrenza e internazionalizzazione (BANCHE)
Sviluppo attività di investment (asset management, mergers & acquisitions, proprietary trading, ecc.);
Riposizionamento del sistema delle filiali e dei servizi
Crescente domanda di servizi di supporto finanziario e consulenziale di internazionalizzazione
Nuove strategie di raccolta per effetto della riduzione della propensione al risparmio
Estensione del business oltre il servizio bancario in senso stretto
Crescente domanda di servizi ritagliati su fabbisogni di micro e piccole imprese e terzo settore, start up
Sviluppo multicanalità con un rafforzamento dello sportello on line
Concorrenza e internazionalizzazione (ASSICURAZIONE)
Internazionalizzazione
Banca/assicurazione
Multicanalità con il rafforzamento del canale telefonico/internet
Processi di fusioni e acquisizioni
Allargamento mercato servizi riconducibili all'area del welfare (pensioni, sanità, sicurezza) + rischi catastrofali
Nuovi obblighi assicurativi
Fattori demografici, sociali e culturali
Indebolimento del welfare pubblico (solo assicurazione)
L’invecchiamento della popolazione
La crescita della presenza della corte degli stranieri in Italia (solo banche)
Il fenomeno delle frodi assicurative
Bassa propensione all'acquisto del servizio assicurativo
Accompagnamento verso la riduzione dell'uso del contante verso un maggior utilizzo della moneta elettronica
Accompagnamento verso un maggior utilizzo del canale telematico
Fattori tecnologici (BANCHE)
Mobile e internet banking
Sportelli automatici
Digitalizzazione-Dematerializzazione
Fattori tecnologici (ASSICURAZIONI)
Servizi online
Digitalizzazione-Dematerializzazione
Integrazione delle piattaforme tecnologiche
Fattori istituzionali e regolatori Basilea e Solvency
Implementazione delle direttive europee (PSD e MIFID) e le attività di business continuity e disaster recovery
111
6. Strategia delle risorse umane per interpretare il cambiamento
Il lavoro di foresight descritto nei capitoli precedenti, che ha condotto alla definizione dello
scenario 2020 più probabile del comparto bancario e quello assicurativo, trova la sua
principale ragion d’essere nella prefigurazione delle trasformazioni sul sistema delle
professionalità attive nelle organizzazioni aziendali dei due comparti. Le principali dinamiche
dei mutamenti economici, produttivi ed organizzativi tracciati consentono di ipotizzare
alcuni impatti sulle professioni e delineare le principali competenze emergenti. Il fabbisogno
professionale previsionale di competenze risultante è rappresentato in termini qualitativi,
pertanto non quantifica il fabbisogno occupazionale di figure professionali dei settori e non
individua altresì il numero di lavoratori che saranno chiamati a intraprendere percorsi di
adattabilità nel contesto organizzativo di appartenenza, in termini di aggiornamento,
qualificazione e ri-qualificazione. E nemmeno anticipa i fabbisogni occupazionali dei due
comparti. Più precisamente, cerca di prefigurare come i ruoli e compiti lavorativi potrebbero
trasformarsi o innovarsi nel medio periodo sotto l’influsso dai trend e driver definiti dagli
esperti che hanno svolto le antecedenti fasi di analisi di scenario. L’analisi qualitativa è
finalizzata ad intercettare in via preventiva le competenze fondamentali sia per l’evoluzione
e competitività dei comparti, sia per offrire orientamenti al sistema dell’Education.
Prima di prospettare come le dinamiche (concorrenza ed internazionalizzazione, fattori
demografici - sociali – culturali, fattori tecnologici e fattori istituzionali) identificate dal
gruppo di ricerca potranno influenzare sul sistema delle professioni dei due settori, è
opportuno premettere alcuni elementi condivisi sul concetto di competenza, figure
professionali e la classificazione delle professioni.
Il costrutto di competenza è sempre più rilevante, in Italia e in Europa, nelle policy del
lifelong learning e lifewide learning, ed è alla base dei sistemi di programmazione dell’offerta
formativa nella scuola, nella formazione professionale e nella università; nella gestione delle
risorse umane nelle imprese; nelle pratiche di orientamento e di incrocio tra domanda e
offerta di lavoro. Sebbene il tema delle competenze continui ad essere oggetto di dibattito a
livello scientifico e istituzionale, paradossalmente, il concetto seguita ad essere sfuggente. Ai
fini della nostra analisi è quindi necessario circoscrivere il suo contenuto, lasciando il
dibattito agli esperti e ai tavoli aperti, per poterlo impiegare agevolmente nella
prefigurazione di nuovi scenari professionali nei comparti bancario – assicurativo. In tal
senso, un aiuto ci è dato dal D.Lgs. 16/01/2013, n. 1339 ove la competenza è definita come
39
D. Lgs. 13/2013 “Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema
112
“…capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o nello sviluppo professionale e
personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite nei contesti di
apprendimento formale, non formale o informale”.
La competenza ha una natura soggettiva, dinamica e processuale, poiché il termine,
nell’ambito dell’apprendimento permanente, indica che la persona è in grado di “mobilitare”
le proprie risorse in rapporto ad un contesto, al fine di prendere in carico i compiti-problema
che questo esprime ed affrontarli combinando dinamicamente saperi e skill. L’assunto di
competenza così inteso facilita l’esercizio previsionale; in quanto non ingessa il lavoro di
analisi in uno schema precostituito, ma lo lascia aperto in termini di obiettivo a cui tendere,
nel caso in cui si concretizzi lo scenario ad oggi solo previste come il più probabile.
Le competenze - assieme alle attività, ai compiti, alle condizioni e al livello di esercizio, al
contesto professionale di riferimento - concorrono a qualificare i contenuti di un figura
professionale e la classificazione delle professioni40. A sua volta, la classificazione delle
professioni fornisce un linguaggio condiviso con cui descrivere il mondo delle professioni e
confrontare nel tempo e nello spazio le sue caratteristiche più generali. Inoltre, sia le figure
professionali che la classificazione delle professioni, sono individuazioni astratte rispetto alle
attività eseguite, o da eseguire, al fine di produrre un determinato bene o servizio. Tuttavia,
la loro descrizione presenta una traccia di riferimento, nonostante sia costruita con criteri
classificatori, che consente di prefigurare dei cambiamenti nelle competenze raffrontando i
trend e driver con i principali ruoli organizzativi ad oggi presenti nelle imprese dei due
comparti oggetto di analisi.
Al fine di anticipare i cambiamenti delle competenze professionali è stato necessario
mappare le figure professionali - come aggregato informativo e riassuntivo di attività,
compiti, conoscenze e capacità, etc. – rientranti nel perimetro dei due comparti oggetto di
studio e, successivamente, inferire alcune possibili trasformazioni partendo dallo scenario
2020 prefigurato durante le assemblee plenarie e con il lavoro di ricerca in sotto-gruppi.
Nello specifico è stato utilizzato come strumento di mappatura delle figure professionali del:
nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell'articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92. (13G00043) (GU Serie Generale n.39 del 15-2-2013)”. 40
A partire dal 2011 l'Istat (http://www.istat.it/it/archivio/18132) ha adottato la nuova classificazione delle professioni CP2011, frutto di un lavoro di aggiornamento della precedente versione (CP2001) e di adattamento alle novità introdotte dalla International Standard Classification of Occupations - Isco08. La classificazione CP2011 fornisce uno strumento per ricondurre tutte le professioni esistenti nel mercato del lavoro all'interno di un numero limitato di raggruppamenti professionali, da utilizzare per comunicare, diffondere e scambiare dati statistici e amministrativi sulle professioni, comparabili a livello internazionale; tale strumento non deve invece essere inteso come uno strumento di regolamentazione delle professioni.
113
comparto assicurativo - ENFIBA (2009), Professionalità emergenti ed evoluzione delle
figure chiave nel settore assicurativo: fabbisogni formativi, prospettive di scenario e
percorsi formativi possibili, il Contratto Collettivo Nazionale per il personale dipendente
non dirigente;
comparto bancario – Fondo Banche Assicurazioni – FBA (2013), Il manuale di
certificazione delle qualifiche delle banche commerciali secondo i principi dell’European
Qualification Framework (EQF).
6.1 Implicazioni del nuovo scenario: principali competenze emergenti
Dal confronto e da una lettura ragionata tra i principali trends e drivers rilevati e le figure
professionali presenti nell’insieme dei due comparti, fatte salve alcune specificità di alcuni
figure del comparto bancario o di quello assicurativo41, si evincono alcuni orientamenti di
fondo nei cambiamenti delle competenze comuni ad entrambe. In generale, si tratta di
fenomeni di trasformazione che toccano trasversalmente un po’ tutte le professionalità
attive oggi o che potranno entrare a far parte degli organici nei prossimi anni42. In sostanza,
le risorse umane dovranno possedere la capacità di assumere un nuovo e più spiccato
orientamento al cliente, al mercato43 e al “sistema azienda” in cui dovranno erogare servizi
sempre più competitivi e personalizzati. Ciò, a livello complessivo, non comporta un
cambiamento radicale delle professioni, ma una loro ristrutturazione per integrare
efficacemente la dimensione “commerciale”44 e di consulenza con i saperi tecnici propri dei
compiti attesi rispetto al ruolo occupato. Certamente, tale previsione si differenzia a seconda
del ruolo ricoperto in azienda, dal livello di autonomia e dal livello di inquadramento
contrattuale, ma in previsione la prospettiva “commerciale” sarà un approccio che
caratterizzerà in vario modo tutte le attività, anche se i compiti assegnati ad alcune figure
prevedono l’impiego di strumenti, procedure e prodotti più standardizzati. Più avanti si
41
Come si vedrà nel paragrafo 6.2 ci sono solo due casi di figure che afferiscono esclusivamente ad uno solo dei comparti oggetto di indagine. I “Tecnici del lavoro bancario” per quanto attiene il comparto bancario. I “Periti, valutatori di rischio e liquidatori” per quanto riguarda il comparto assicurativo. 42
Secondo quanto rileva il Rapporto 2013 sul mercato del lavoro dell’industria finanziaria (ABI, a pagg. 80-84), nel complesso, le nuove assunzioni nei comparti creditizio-assicurativo, proseguiranno rispecchiando l’orientamento diffuso negli ultimi anni, ossia le richieste saranno destinate in prevalenza a sostituire figure professionali analoghe in uscita dall’impresa o che usciranno nell’anno considerato (assunzioni in sostituzione). 43
Non strettamente inteso solo come mercato finanziario, ma nella sua accezione più generica come il luogo in cui avvengono i diversi scambi di beni e servizi. 44
L’espressione “commerciale” è da intendersi in senso lato per significare soprattutto l’orientamento a svolgere le attività assegnate in coerenza con le strategie aziendali attuate, secondo una visione meno parcellizzata del ruolo e più integrata, basata sull’informazione e la comunicazione, orientata ai processi di business e le relazioni con la clientela.
114
esporranno le caratteristiche del set di competenze. Al momento si possono sintetizzare
attorno a due assi di aggregazione l’orientamento prevalente delle competenze emergenti:
1. cliente indiretto vs. cliente esterno
2. operare nell’ottica di… vs. agire per…
Il primo asse chiama in causa alcune competenze che dovranno essere esercitate attraverso
il contatto diretto con la clientela (cliente esterno) ed altre che saranno funzionali alla
soddisfazione delle esigenze della clientela e strumentali per la risposta al mercato di
riferimento dell’azienda, ma che si svolgeranno a monte o in back office oppure in rapporto
con le funzioni che interagiscono sul campo con i clienti. Infatti, alcune figure possono non
avere contatto diretto con il cliente, sebbene i loro compiti siano essenzialmente svolti per
mettere la banca o l’assicurazione nelle condizioni di rispondere competitivamente alle
esigenze di potenziali clienti, della clientela e del mercato.
Il secondo asse richiede ad alcune funzioni di “operare nell’ottica di…”, ma senza l’impegno
di doversi occupare esplicitamente di una determinata attività per gestirla, implementarla,
presidiarla, etc. Ciò è abbastanza evidente se si osservano i fattori istituzionali, normativi e
regolatori.
Ad esempio, nel caso di adeguamento a nuove norme/regolamenti, alcune professioni
saranno chiamate ad applicare in modo aggiornato le procedure (previa breve formazione o
addestramento), mentre altre saranno coinvolte nell'interpretazione o nella gestione della
compliance. In altri casi, a fronte dei cambiamenti registrati nei due settori, alcune figure
dovranno gestire compiti nuovi e situazioni inedite, mentre altri dovranno principalmente
occuparsi di agire proattivamente per consentire all’azienda, intesa come insieme sistemico
di attività, di realizzare nuovi modelli di business.
Volendo riassumere il nucleo di cambiamento delle competenze, si potrebbe pensare ad un
progressivo sgravio delle attività operative/fisiche tradizionali (ad esempio, attività
transazionali sempre più svolte dalla clientela con terminali, mobile, RC auto
dematerializzata, etc.) e ad una maggiore concentrazione verso attività intangibili, a
carattere relazionale e consulenziale per la soluzione di problemi più complessi “verso” e
“con” la clientela. Nella sostanza, soprattutto i fattori tecnologici porteranno ad una
razionalizzazione dei processi produttivi e delle strutture distributive e alla digitalizzazione -
dematerializzazione dei servizi (sistemi informativi avanzati, banca multicanale, mobile
banking, RC auto, etc.) per concentrare l’attenzione su un nuovo modo di fare banca e
assicurazione contraddistinto da saperi specialistici, capacità comunicative, sociali, spirito di
determinazione, motivazione e flessibilità.
115
Sono anche i fattori “concorrenza e internazionalizzazione” a contribuire a rimodellare gli
approcci al business e di conseguenza l’esigenza di ridefinire i processi delle strutture
aziendali, ad oggi maggiormente possibile grazie anche alle potenzialità create dalle soluzioni
ICT. La tecnologia da un lato spinge verso i cambiamenti e dall’altro offre opportunità di
trasformare gli assetti organizzativi, produttivi e commerciali. In questo probabile scenario, si
aprono spazi per ridisegnare i modelli di business dove il rapporto con il mercato competitivo
e la clientela muta e connota le figure professionali dei settori con maggiori abilità
commerciali e di consulenza.
Il tutto comporta la capacità di capire “cosa succede fuori” dalla banca e/o assicurazione per
studiare le dinamiche di mercato, ma anche i fattori demografici, sociali e culturali, al fine di
riposizionare la struttura organizzativa, i processi produttivi e di servizio, nonché i prodotti
da offrire. L’assetto organizzativo potrebbe cambiare in funzione dell’esigenza di posizionarsi
in modo competitivo sul mercato nazionale e internazionale, avvicinando il cliente con
strategie e canali commerciali nuovi, semplificando i servizi di supporto e/o strumentali
all’attività creditizia e/o assicurativa. I due comparti saranno facilmente chiamati a
trasformarsi da “aziende centrate solo sulla domanda o solo sull’offerta” ad “aziende che
coniugano offerta e domanda di servizi. Questo contesto determina un cambiamento sia di
mentalità che di competenze, perché sarà più rilevante l’orientamento al cliente e più
importante l’integrazione dell’area tecnica con l’area commerciale e di consulenza (tra
costruzione dei prodotti e loro vendibilità), senza interrompere la catena di costruzione del
valore, da monte a valle, con il cliente al centro delle strategie di risposta al mercato.
Il raggiungimento di questi obiettivi strategici non esime dall’allineamento organizzativo
dettato da fattori istituzionali, normativi e regolativi che intersecano sia gli assetti interni che
i processi verso l’esterno di business. Tali fattori, sul versante esterno potrebbero
comportare un adeguamento delle procedure, ma anche l’occasione per creare nuove
opportunità di offerta di servizi e prodotti. Si ricordino a titolo di esempio i potenziali spazi di
mercato connessi all’indebolimento del walfare pubblico.
Gli elementi sinora richiamati denotano in forma abbastanza evidente il nesso tra la
centralità del cliente, nella ridefinizione dei modelli di business, e l’esigenza di riadeguare
costantemente la struttura organizzativa delle aziende bancarie e assicurative. Un rapporto
che influisce sullo sviluppo delle risorse umane e le competenze che devono essere
sviluppate oggi e nel prossimo futuro. Il cardine delle competenze appare focalizzato sulla
necessità di essere in grado di saper agire con responsabilità e consapevolmente nei percorsi
e nei progetti di cambiamento organizzativo coniugando opportunamente le competenze a
carattere tecnico con la competenza “soft” per trasformare le strategie aziendali in obiettivi
e azioni (sia a livello individuale che di struttura organizzativa). A livello previsionale
116
appaiono decisive le competenze tecniche e specialistiche corroborate da disposizioni “soft”,
“intangibili”, “immateriali” che orientano il modo di creare, produrre e distribuire i servizi.
Ciò non deve stupire, in quanto il comparto bancario e quello assicurativo si collocano, nel
sistema delle attività produttive, al di fuori del settore manifatturiero, per cui è
comprensibile una più pronunciata dominanza delle “competenze immateriali” proprie della
società della conoscenza e dei cosiddetti “knowledge worker”.
L’esame congiunto dei fattori che delineano le principali dinamiche di cambiamento
(concorrenza ed internazionalizzazione, fattori demografici - sociali – culturali, fattori
tecnologici e fattori istituzionali) con l’insieme delle figure professionali dei settori ha fatto
emergere un set di competenze formulato nei seguenti termini, essere in grado di:
valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate;
interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e
strumenti informativi esterni;
presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa;
distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente
esterno;
integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali;
recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi;
valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze;
agire proattivamente in fasi di cambiamento;
operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario;
presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti;
Riesaminiamo ora ciascuna competenza prefigurata ed illustriamo i principali nessi con i
fattori di trasformazione fondendone una chiave di lettura.
Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate
Questa competenza si riferisce in particolare alle emergenti figure di consulenti che
seguendo direttamente un settore o un territorio e le singole aziende, anche in loco,
potranno essere chiamati a dare valutazioni sul cliente anche oltre le procedure
standardizzate. Ed è connessa anzitutto con i fattori di concorrenza e internazionalizzazione,
che assumono alcune diverse sfaccettature tra il comparto bancario e assicurativo. Ma che
nella sostanza potranno richiedere la capacità di offrire prodotti e servizi più complessi e
117
soprattutto personalizzati. Nel caso delle banche per sostenere le imprese esportatrici anche
nella comprensione e negli iter burocratici che caratterizzano i paesi importatori; per i
fabbisogni di micro e piccole imprese e del terzo settore al fine di comprenderne le
potenzialità, di valutare la bontà di un progetto presentato dalle imprese o dalle start up. Nel
caso delle assicurazioni si pensi all’allargamento del mercato dei servizi riconducibili all'area
del welfare (pensioni, sanità, sicurezza) ai quali si aggiunge tutta l’area, in crescita, relativa ai
rischi catastrofali o quella relativa allo sviluppo di prodotti che si adattano all’introduzione di
nuovi obblighi assicurativi per alcune categorie professionali e commerciali. L’esercizio di
questa competenza interessa figure “a monte” dei processi aziendali e “a valle” nel contatto
diretto con la clientela, singoli individui o impresa. Tutto questo connota la competenza sia
di capacità tecniche che di abilità per la consulenza e la commercializzazione. Anche perché i
servizi e le operatività ordinarie saranno sempre più demandate alla multicanalità e all’uso di
terminali da parte della cliente.
Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche
aziendali e strumenti informativi esterni
Sono ancora i fattori di concorrenza e internazionalizzazione ad influire su questa
competenza proprio per rispondere alle sfide del mercato, ma anche i molteplici fattori in
atto nella società: indebolimento del welfare pubblico (solo assicurazione), invecchiamento
della popolazione, la crescita della presenza della corte degli stranieri in Italia (solo banche),
il fenomeno delle frodi assicurative, la bassa propensione all'acquisto del servizio
assicurativo, l’accompagnamento verso la riduzione dell'uso del contante verso un maggior
utilizzo della moneta elettronica, l’accompagnamento verso un maggior utilizzo del canale
telematico che chiedono un costante L’apertura critica alle evoluzioni del contesto è
necessaria per dare delle risposte pertinenti “a monte” e “valle” della filiera della creazione
del valore per l’azienda e per il cliente. L’avere contezza del contesto economico e sociale di
riferimento, è essenziale per i servizi caratterizzati da consulenza, per valutare elaborazione
prospettiche e per operare con efficacia nel territorio di riferimento.
Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa
Questa competenza è sollecitata dai fattori istituzionali, normativi e regolatori che incidono
in misura significativa su entrambi i comparti, in primis provocando ri-organizzazioni e
adeguamenti del modo di operare consolidato delle aziende e, in alcuni casi, aprendo
indirettamente anche nuovi spazi di business. La competenza è da interpretare in modo più
pregnante della semplice necessità che il personale sia aggiornato sulle norme o regolamenti
emanati. Infatti è da leggere come la capacità costante di presidiare ed interpretare la
118
normativa per saper gestire in modo coerente le ripercussioni e gli effetti
operativo/procedurale sui processi organizzativi correlati.
Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del
cliente esterno
Tale competenza va letta in senso più ampio rispetto al mero recepimento delle
regolamentazioni esistenti, come nel caso delle banche in merito alla Direttiva MiFID, che
prevede di chiedere al cliente le informazioni necessarie per determinare il suo profilo, al
fine di migliorare il livello di protezione e garanzia per i clienti che investono. La competenza
sottolinea, piuttosto, la necessità di riconoscere le peculiarità in un cliente ed essere in grado
di identificarne le caratteristiche per fornire un servizio o un prodotto soddisfacente. Ciò si
declina nei vari stadi di costruzione delle informazioni sul cliente, soprattutto attraverso la
capacità di discernere correttamente i dati e le informazioni per un opportuna alimentazione
dei sistemi di profilazione adottati da banche e assicurazioni. In tal senso, si potrà accrescere
con efficacia il patrimonio informativo a disposizione dell’azienda, alimentandolo attraverso
la relazione con il cliente o con attività di analisi di specifici segmenti di mercato.
Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-
funzionali
Questa competenza è influenzata indirettamente dall’insieme di fattori emergenti dallo
scenario prefigurato. In altri termini, come si è già evidenziato sopra, le dinamiche di
cambiamento spingono le banche e le assicurazioni a trasformare gli assetti di business. In
rapporto a tali mutamenti è richiesta una maggiore adattabilità rispetto ai modelli
organizzativi consolidati. Inoltre, possono intervenire fusioni tra aziende/gruppi,
ridistribuzioni nel sistema delle filiali, che creano fasi di assestamento e allineamento
repentino delle procedure e delle prassi. In tal senso, risultano maggiormente stressati i
comportamenti organizzativi quali la flessibilità, la collaborazione, la motivazione, etc. La
definizione di obiettivi e risultati nel servizio della clientela, “a monte” e “a valle”, prevale
sulla specifica delle attività. Le attività includono compiti di comunicazione e di servizio oltre
che di elaborazione tecnica. Le relazioni di cooperazione, inter-funzionali e nel servizio, sono
rilevanti quanto le attività tecniche. È sempre più importante per le professioni dei due
comparti l’abilità di coordinare le proprie azioni a quelle degli altri.
Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
Tale competenza integra e sviluppa le azioni correlate alla profilazione del cliente esterno.
Come si è più volte ribadito, le dinamiche di concorrenza e i cambiamenti prospettati
119
richiedo una maggiore attenzione al mercato anche nella direzione di una migliore
segmentazione e personalizzazione di prodotti/servizi. Il cliente potrà essere visto come
patrimonio informativo, da un lato e, dall’altro come destinatario di un prodotto/servizio
soddisfacente. In questo senso, accogliere e far proprie le esigenze della clientela è
indispensabile per superare la logica della customer satisfaction e passare alla customer
retention. Il costante miglioramento della capacità di legare a sé la propria clientela è
diventato un fattore critico di successo. L’acquisizione di nuova clientela ha dei costi
elevatissimi, la fidelizzazione dei clienti acquisiti sarà sempre più vitale per le impresa dei
settori. È quindi fondamentale la loro soddisfazione, meglio e prima della concorrenza, per
mantenere e accrescere la posizione competitiva.
Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze
Questa competenza interessa più direttamente le figure professionali che operano, a vario
titolo, a contatto diretto con il cliente esterno. Nondimeno è una competenza necessaria
all’intero “sistema azienda”, in quanto la gestione del cliente deve corrispondere alle
strategie aziendali e alle modalità di relazione perseguite dell’azienda. Il contatto e
l’interlocuzione con il cliente è determinante sia nell’offerta di servizi che nelle azioni di
consulenza. È sempre più essenziale adottare un modello di comunicazione che crei fiducia
per instaurare relazioni vantaggiose che fidelizzino il cliente e gestirne al meglio le esigenze.
Al contempo, è necessario che le figure a contatto con il cliente svolgano i loro compiti
sapendo, se del caso, interfacciarsi efficacemente con le funzioni aziendali interessate al
raggiungimento degli obiettivi di business.
Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento
La capacità di agire proattivamente deriva dalle molteplici dinamiche di trasformazione che
attraversano i due comparti. Questa competenza, per alcuni aspetti, è simile a “essere in
grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali”.
Tuttavia si distingue perché fa più riferimento ad una disposizione del soggetto di reagire agli
eventi esterni a seconda della loro diversa natura e complessità. La reazione appropriata a
tutte le circostanze di mutamento comporta la capacità di azione consapevole e
responsabile verso le sfide poste dell’ambiente in cui si esercita il proprio ruolo, adattandosi
in positivo ai cambiamenti. È la capacità di gestire efficacemente se stessi, le proprie
emozioni, le difficoltà, lo stress e la diversità (genere, disabilità, età, identità di genere, etnia,
cultura e religione). E non riguarda esclusivamente la gestione efficace dei rapporti di
collaborazione con i superiori, colleghi o sottoposti. L’essere in grado di agire
proattivamente diverrà sempre più rilevante e permeerà le attività proprie e tecniche dei
due comparti.
120
Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
Il comparto bancario-assicurativo per la tipologia delle proprie attività, ma anche per fattori
istituzionali/regolatori, dovranno sempre più gestire il rischio economico-finanziario nelle
sue diverse forme e fattispecie. Le aziende dei due settori attribuiscono una forte rilevanza
alla gestione e al controllo dei rischi, quale condizione per garantire un’affidabile e
sostenibile generazione di valore e garanzia in un contesto di rischio controllato, per
proteggere la solidità economico-finanziaria e consentire una trasparente rappresentazione
della rischiosità dei propri portafogli. La gestione e il controllo del rischio è un’attività che
interessa specifiche aree e figure professionali, ciò non toglie che altre figure debbano
operare in coerenza con le procedure aziendali e in un ottica di un corretto processo inter-
funzionale.
Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti
La competenza è stimolata dai fattori concorrenza, tecnologici, demografici, sociali e
culturali. È soprattutto la transizione alla multicanalità che nei prossimi anni trasformerà i
processi e il modello di business, sia per le banche che per le assicurazioni. La multicanalità
comporta nuovi assetti organizzativi delle aziende afferenti ai due comparti e nelle abitudini
dei clienti e nei comportamenti d’acquisto. Ma di fatto, digitalizzazione‐dematerializzazione
e servizi on-line si affermeranno sempre di più. Ciò comporta un diverso modo di gestire la
distribuzione di servizi/prodotti e modalità innovative di raggiungere la clientela sul
territorio, pertanto nei prossimi anni sarà enfatizzata l’esigenza di saper governare e attuare
nuove strategie commerciali, sia tramite i canali telematici che attraverso il contatto
l’incontro con il cliente. Si presume che la distribuzione per le banche non passerà più solo
dallo sportello e dalla filiale ubicata in molti punti territoriali. Al contempo, per le aziende del
comparto assicurativo si potrebbe manifestare la necessità di adottare diverse strategie di
relazione con il comparto delle agenzie.
6.2 Le figure professionali coinvolte dal cambiamento
Nel precedente paragrafo si è sviluppata una rappresentazione generale dei cambiamenti
delle competenze dei comparti banche e assicurazioni. Tali trasformazioni sono state inferite
dai fattori influenti (trend e driver) sullo scenario 2020 prefigurato e da una prima macro-
mappatura delle figure professionali e ruoli. Come già anticipato nell’introduzione dello
studio, e all’inizio del presente capitolo, il criterio ordinatore delle informazioni sulle
professioni del sistema informativo “Professioni, occupazione e fabbisogni”, è costituito dalla
Nomenclatura e classificazione delle unità professionali. Ne consegue che le figure
121
professionali del bancario - assicurativo esaminate alla luce del plausibile mutamento
anticipato con lo scenario, sono state ricondotte alle unità professionali. Quindi, il gruppo di
scenario ha individuato le unità professionali su cui stimare i principali cambiamenti
sistematizzando in fasi successive le idee scaturite dal brainstorming con le analisi di
scenario e la rappresentazione statistica del comparto bancario e quello assicurativo.
Il gruppo di scenario ha inizialmente individuato 30 unità professionali di interesse per i due
comparti. La maggioranza delle unità professionali sono state estratte perché riconosciute
sino ad oggi45 come direttamente afferenti al comparto bancario e quello assicurativo.
Invece, 6 su 30 unità professionali, sono state prese in esame, in quanto considerate
afferenti ai due comparti a fronte dello scenario prospettato e dei fattori guida del
cambiamento. Tuttavia, la scelta definitiva è ricaduta su 17 unità professionali. La
valutazione del gruppo di scenario è maturata attraverso la stima del probabile impatto sulle
unità professionali delle 10 competenze emergenti dallo scenario 2020.
Box 1 Elenco delle figure ritenute afferenti al settore bancario e quello assicurativo. cod_liv_5 nome_liv_5
2.1.1.3.2 Statistici 2.1.1.4.1 Analisti e progettisti di software 2.1.1.5.1 Specialisti in reti e comunicazioni informatiche 2.1.1.5.3 Amministratori di sistemi 2.5.1.2.0 Specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private 2.5.1.3.1 Specialisti in risorse umane 2.5.1.3.2 Specialisti dell’organizzazione del lavoro 2.5.1.4.1 Specialisti in contabilità 2.5.1.4.2 Fiscalisti e tributaristi 2.5.1.4.3 Specialisti in attività finanziarie 2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT) 2.5.1.6.0 Specialisti delle pubbliche relazioni, dell'immagine e professioni assimilate 2.5.2.2.1 Esperti legali in imprese 3.1.1.3.0 Tecnici statistici 3.1.5.5.0 Tecnici della produzione di servizi 3.3.1.1.1 Segretari amministrativi e tecnici degli affari generali 3.3.1.2.2 Economi e tesorieri 3.3.2.1.0 Tecnici della gestione finanziaria* 3.3.2.2.0 Tecnici del lavoro bancario 3.3.2.3.0 Agenti assicurativi 3.3.2.4.0 Periti, valutatori di rischio e liquidatori 3.3.2.6.1 Tecnici dei contratti di scambio, a premi e del recupero crediti* 3.3.3.4.0 Tecnici della vendita e della distribuzione* 3.3.3.5.0 Tecnici del marketing* 3.4.5.4.0 Tecnici dei servizi di sicurezza privati e professioni assimilate 4.1.1.1.0 Addetti a funzioni di segreteria*
45
Per la scelta si è fatto riferimento alla rappresentazione statistica, alle descrizioni delle unità professionali, nonché ad elementi desumibili dai due CCNL di comparto, oltre al già citato studio “Figure Chiave nel Settore Assicurativo” - ENFIBA (2009), e “Il manuale di certificazione delle qualifiche delle banche commerciali secondo i principi dell’European Qualification Framework (EQF)” – FBA (2013).
122
4.2.1.1.0 Addetti agli sportelli assicurativi, bancari e altri intermediari finaziari 4.2.1.3.0 Addetti agli sportelli per l'esazione di imposte e contributi e al recupero crediti 4.2.2.4.0 Addetti all'informazione nei Call Center (senza funzioni di vendita) 5.1.2.5.2 Venditori a distanza*
*Unità professionali afferenti considerate da esaminare dal gruppo scenari
Nelle tabella che segue sono state individuate e riportate le 10 competenze (descritte nel
paragrafo 6.1) ritenute necessarie per affrontare i possibili effetti indotti dall’operare dei
fattori di cambiamento enucleati nel presente studio. Le competenze individuate sono state
messe in relazione con i contenuti lavorativi delle UP riportate nel repertorio ISFOL della
“Nomenclatura e classificazione delle unità professionali” e sistematizzate secondo un
codice di importanza relativa rispetto ai cambiamenti prevedibili per l’applicazione lavorativa
della singola UP.
Nella casella di incrocio fra UP e competenza professionale compare quindi un indicatore che
ne identifica il livello di importanza definito come:
a. livello di importanza estremamente elevato: per affrontare le modificazioni dei compiti
professionali e degli obiettivi richiesti dalla applicazione lavorativa, il soggetto non può fare a
meno di possedere tali competenze in maniera approfondita;
b. livello di media importanza: per affrontare le modificazioni dei compiti connessi alla UP e
degli obiettivi richiesti dalla applicazione lavorativa, il soggetto ha necessità di possedere
immediatamente gli elementi di base di tali competenze la cui acquisizione e completa
padronanza potrà essere dilazionata nel tempo ma comunque dovrà essere acquisita;
c. livello di sufficiente importanza: per affrontare le modificazioni dei compiti connessi alla
UP e degli obiettivi richiesti dalla applicazione lavorativa, il soggetto ha necessità di
possedere gli elementi di base che caratterizzano la competenza professionale soprattutto
per una migliore comprensione e possibilità di interazione all’interno e all’esterno del posto
di lavoro
Rispetto alle caselle di incrocio in cui non sono indicati valori è necessario evidenziare che al
momento non possono essere dati giudizi completi sulla effettiva necessità in senso
prospettico del possesso delle competenze. Ne segue che il giudizio al momento rimane
sospeso e l’effettiva necessità del possesso di tali competenze dovrà essere rivalutato alla
luce dei possibili accadimenti e indirizzi effettivi che i drivers assumeranno nel medio
periodo.
Incrocio tra le competenze individuate e le UP selezionate
123
N.COMPETENZE
SELEZIONATE
Mo
lto
im
po
rtan
te
Imp
ort
ante
Po
co i
mp
ort
ante
Inin
flu
ente
2.1.
1.3.
2
2.1.
1.4.
1
2.5.
1.2.
0
2.5.
1.3.
1
2.5.
1.3.
2
2.5.
1.4.
3
2.5.
1.5.
2
3.1.
1.3.
0
3.1.
5.5.
0
3.3.
2.2.
0
3.3.
2.4.
0
3.3.
2.6.
1
3.3.
3.4.
0
3.3.
3.5.
0
4.2.
1.1.
0
4.2.
2.4.
0
5.1.
2.5.
2
1 A A A C A A A B X A A A A A X X X
2 A C A B A A A B C A B A A A X C C
3 C X A A A A B X X B A B C X B X X
4 A X X X X A A X C A A A A A A X C
5 B A A A A A A C A A A A A A A C C
6 B B X X X A A B C A X A A A A C C
7 X X X X X A B X A A B A A X A A A
8 X A C B A A C X X A B A A A A X X
9 A X C X B A B X C A X A X X X C X
10 X A A X B A A X X B X B A B X X X
B-A B-A B-A B-A B-A B-A B-A B-A B-A B A B-A B-A B-A B B-A B-A
Essere in grado di agire proattivamente in
fasi di cambiamento
Essere in grado di operare nell’ottica
della prevenzione del rischio economico-
finanziario
Essere in grado di presidiare la strategia
distributiva di servizi/prodotti
Settore di riferimento prevalente Banche (B) -
Assicurazioni (A)
Essere in grado di valutare elaborazioni
prospettiche non standardizzate
(interno/esterno)
Essere in grado di interpretare
l’evoluzione di contesto attraverso le
indicazioni strategiche aziendali e
strumenti informativi esterni
Essere in grado di presidiare, interpretare
e gestire l’evoluzione normativa
Essere in grado distinguere e valutare i
dati rilevanti nelle varie fasi della
profilazione del cliente esterno
Essere in grado di integrare le azioni
individuali all’interno di processi
organizzativi inter-funzionali
Essere in grado di recepire le esigenze
della clientela per lo sviluppo di
prodotti/servizi
Essere in grado di valorizzare la relazione
con il cliente gestendone le esigenze
Legenda 2.1.1.3.2 Statistici
2.1.1.4.1 Analisti e progettisti di software
2.5.1.2.0 Specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private
2.5.1.3.1 Specialisti in risorse umane
2.5.1.3.2 Specialisti dell’organizzazione del lavoro
2.5.1.4.3 Specialisti in attività finanziarie
2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT)
3.1.1.3.0 Tecnici statistici
3.1.5.5.0 Tecnici della produzione di servizi
3.3.2.2.0 Tecnici del lavoro bancario
3.3.2.4.0 Periti, valutatori di rischio e liquidatori
3.3.2.6.1 Tecnici dei contratti di scambio, a premi e del recupero crediti
3.3.3.4.0 Tecnici della vendita e della distribuzione
124
3.3.3.5.0 Tecnici del marketing
4.2.1.1.0 Addetti agli sportelli assicurativi, bancari e altri intermediari finaziari
4.2.2.4.0 Addetti all'informazione nei Call Center (senza funzioni di vendita)
5.1.2.5.2 Venditori a distanza
6.3 Implicazioni per il sistema dell’istruzione e formazione
L’ulteriore lavoro di analisi e previsione sulle 17 Unità Professionali, afferenti al comparto
bancario e assicurativo, ha permesso di delineare le principali implicazioni dello scenario
2020 per il sistema dell’education. L’esame è stato condotto mettendo in relazione per
ciascuna Unità Professionale selezionata:
le competenze ritenute più importanti per affrontare i possibili effetti indotti
dall’operare dei fattori di cambiamento;
gli attuali compiti e attività specifiche delle figure professionali;
i primi dieci valori di skills e conoscenze estrapolati dai risultati della seconda
indagine campionaria delle professioni condotta da Isfol e Istat terminata nel 2013.
L’individuazione delle modificazioni nel set di competenze che potrebbero essere agite, e dei
compiti che verosimilmente saranno innovati e quelli che si configureranno come nuovi, si
evincono alcune indicazioni da proporre al sistema dell’education, affinché possa offrire
curricula e percorsi formativi potenzialmente più raccordati con le esigenze di cambiamento
scaturite dallo scenario previsionale 2020 dei comparti assicurativo e bancario. Prima di
illustrare gli effetti è opportuno richiamare alcune considerazioni di ordine generale.
In primo luogo, la disponibilità di informazioni qualitative e di valutazioni di medio periodo
sui settori/comparti economici offre al sistema dell’education l’opportunità di impostare la
programmazione di istruzione e formazione in termini più aggiornati e allineati alle
aspettative e ai probabili cambiamenti del mercato del lavoro del comparto economico
bancario e assicurativo. Tuttavia, è presumibile che sussista sempre uno scarto tra l’offerta e
il contesto professionale reale, almeno per quanto riguarda l’istruzione e la formazione
erogata in contesti di apprendimento formale (istruzione, formazione professionale,
università), perché, per quanto sia efficace l’interazione e la comunicazione tra mondo
dell’istruzione e formazione e mondo del lavoro, i due sistemi assolvono a funzioni sociali
con scopi diversi, con proprie prerogative e livelli di autonomia. Invece, può sussistere una
maggiore integrazione tra la formazione continua in azienda e l’offerta di apprendimento
permanente, in quanto i piani di formazione aziendale o individuale sono progettati
sull’analisi di una puntuale domanda professionale degli addetti e delle organizzazioni di
appartenenza.
125
In secondo luogo, i contenuti innovati e/o nuovi delle professioni, influenzati dalla probabile
trasformazione dei due comparti, esprimono delle potenziali esigenze formative. In sostanza,
le indicazioni espongono per il sistema dell’education orientamenti utili a individuare
obiettivi e competenze aggiornati, ma che, non definendo i contenuti e i modelli di
progettazione dell’offerta formativa, lasciano alle istituzioni formative l’opportuna
autonomia per disegnare i percorsi formativi più appropriati e le relative metodologie
didattiche per conseguire gli obiettivi specifici. Inoltre, è la persona che, in ultima istanza,
dovrà trasferire e agire in modo conveniente il sapere e il saper fare nel contesto
professionale di sbocco, mobilitando e componendo l’insieme delle conoscenze e delle skill
apprese nel tempo sia attraverso percorsi formativi strutturati che attraverso l’esperienza
acquisita.
In terzo luogo, l’analisi delle Unità Professionali fa emergere, a livello generale, pochi compiti
nuovi. Infatti, tranne che per poche professioni risulta che i compiti potrebbero essere
soprattutto innovati ponendo attenzione all’esigenza di rimettere il cliente al centro dei
servizi erogati sul mercato dal comparto bancario e quello assicurativo. In tal senso, le
conoscenze e le skill rispecchiano abbastanza quelle sino ad oggi richieste alle professioni dei
due comparti. Ciò che cambia, in linea generale, è l’articolazione e la necessità di
padroneggiare in modo più complesso le competenze emergenti dalla studio di scenario
2020. Le persone che svolgeranno le professioni nei comparti dovranno essere in grado di
esprimere una preparazione più approfondita e strutturata di conoscenze (informazioni,
principi, pratiche e teorie) e utilizzarle per portare a termine compiti e risolvere problemi
che esigono un atteggiamento proattivo; sostenuto dalla capacità di saper cogliere il modo in
cui sono state “messe in atto” le procedure e processi cognitivi generali che hanno
determinano la capacità di eseguire bene i compiti relativi all’attività lavorativa.
In prospettiva lo studio di scenario e l’analisi dei contenuti professionali delle figure afferenti
ai comparti assicurativo-bancario lancia alcune sfide per l’analisi della domanda formativa, la
diagnosi dei fabbisogni professionali e l’orientamento. In altri termini, le presenti indicazioni
non esauriscono le esigenze conoscitive che il sistema dell’education necessita per la
programmazione dell’offerta formativa e la progettazione didattica, ma precorre in termini
di scenario socio-economico e professionale le competenze su cui conviene investire, o su
cui orientare eventuali rilevazioni più circoscritte per non inseguire i fabbisogni professionali
e per poter agire sul versante dell’anticipazione. In questa prospettiva il lavoro di foresight
individua quattro ambiti di sviluppo:
la centralità del servizio ai clienti nell’era del web e del mobile
l’impegno nel fronteggiare il cambiamento normativo
126
l’importanza della dimensione predittiva e prospettica delle analisi
la mobilitazione delle risorse personali.
a) La centralità del servizio ai clienti nell’era del web e del mobile
Al di là dell’analisi delle differenti strategie di business che ogni singola realtà aziendale attua
per valorizzare le proprie caratteristiche rispetto al mercato di riferimento, dallo studio di
scenario emerge che nel medio periodo il comparto banche, e quello assicurazioni,
propenderanno per potenziare la centralità del cliente. I fattori concorrenza e
internazionalizzazione, i fattori demografici, sociali e culturali, nonché quelli tecnologici,
presumibilmente incideranno sui modelli di organizzazione, ma il riferimento principale della
strategia sarà il servizio al cliente, non solo in termini di risposta alle aspettative manifestate,
quanto piuttosto di anticipazione delle sue esigenze e di una lettura preventiva della corretta
e/o lecita domanda di servizio. La gestione della relazione con la clientela si configura come il
momento di innesco del servizio e di ogni attività o vantaggio che una parte può scambiare
con l’altra. Il paradigma contesto-strategia-struttura (sistema organizzato di risorse e di
processi preordinati e finalizzati all'implementazione della strategia) guiderà probabilmente i
cambiamenti nei due comparti. Per questo il sistema dell’education dovrebbe leggere le
trasformazioni al fine di sostenere il continuo rinnovamento, che oggi si trova ad un
momento cruciale di svolta. In particolare, la modificazione più significativa è condizionata
dai fattori tecnologici che creano una nuova modalità di servizio al cliente e di presidio della
distribuzione. Da un lato, abbiamo l’introduzione progressiva di servizi on-line e della
multicanalità con una relazione commerciale “virtuale” per tutti i servizi e/o funzioni
standard più automatizzabili e, dall’altro, si presenta l’esigenza di una relazione commerciale
diretta con la clientela per tutti i servizi più sofisticati e che richiedo un impegno
commerciale e di consulenza. La programmazione e la progettazione formativa dovrebbe
permettere lo sviluppo di conoscenze e skill che potenziano le competenze delle figure
professionali per essere in grado di:
interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e
strumenti informativi esterni
recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze
presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti
Un ambito di conoscenze e capacità dovrebbe essere indirizzato a sviluppare la dimensione
di comunicazione interpersonale con il cliente. L’ottica dovrebbe essere quella di
approfondire gli aspetti teorici, ma soprattutto di coltivare abilità paratico-comportamentali:
127
ascolto attivo, le gestione delle barriere nella comunicazione, la comunicazione assertiva, gli
stili conoscitivi e relazionali delle persone. L’approfondimento di questi argomenti dovrà
prevedere anche una contestualizzazione delle pratiche comunicative attraverso i canali
mediati, ad esempio il telefono, e le influenze determinate dalla comunicazione attraverso i
canali dei nuovi media (internet, web 2.0, etc.).
Un altro ambito di intervento formativo dovrebbe riguardare l’insieme delle capacità
relazionali che intervengono soprattutto nella relazione di consulenza e
commercializzazione, ossia le tecniche di negoziazione e stili di relazione commerciale.
Considerando, sia le dinamiche di internazionalizzazione, sia la numerosità di stranieri tra la
popolazione dei clienti si dovrebbe porre attenzione anche tutte le dimensioni comunicative
e negoziali implicate dall’interculturalità dei rapporti azienda-cliente.
Tali conoscenze e capacità potrebbero essere agite, insieme alle competenze più
prettamente tecniche, nel rapporto diretto con la clientela. Ma è necessario che l’education
favorisca lo sviluppo dei saperi e know-how essenziali nelle attività a monte per permettere
alle professioni dei comparti di gestire l’intero ciclo di pianificazione e erogazione del
servizio, sempre nell’ottica del paradigma contesto-strategia-struttura. La conoscenza di
modelli di erogazione del servizio centrati sul cliente potrebbe sviluppare le capacità di
lavorare in strutture o modelli di business che seguano le strategie in modo sempre più
dinamico e adatto alle sfide del contesto, e al contempo, che siano in grado di organizzarsi
secondo regole e comportamenti utili per replicare nel tempo con modalità industriale
l'attività specifica (intermediazione finanziaria o assicurazione), nel rispetto dell'efficienza e
dell’efficacia. Nell’approfondimento delle peculiarità organizzative delle aziende di servizio,
dovranno trovare spazio anche l’esame di modelli di qualità e tecniche di miglioramento
continuo dei servizi e soprattutto metodologie di custumer satisfaction e costumer
retention.
Il probabile affermarsi della multicanalità e dei servizi on-line richiederà all’education
un’attenzione nuova a tutte le problematiche della distribuzione di servizi/prodotti dei due
comparti. Ciò potrebbe comportare la maggiore rilevanza delle conoscenze su
organizzazione e pianificazione delle vendite con approfondimento delle nuove modalità di
svolgere le funzioni commerciali (direzione commerciale, area manager, key account
manager, il venditore sul campo e a distanza). Le competenze per presidiare una nuova
organizzazione della distribuzione dovrebbero probabilmente essere supportate da
conoscenze e capacità afferenti all’area contenutistica del marketing per la vendita e
integrate da approfondimenti connessi alle strategie e tecniche pianificazione della
comunicazione, incluso il web marketing e product e brand management. In ogni caso, le
conoscenze sui processi di marketing e vendita dovrebbero essere appresi a livello base e
128
specialistico a seconda della figura professionale. Considerati i cambiamenti anticipati nel
medio periodo, risultano significativamente importanti gli approfondimenti di marketing
territoriale e dell’evoluzione e trend tecnologici, proprio per lo spostamento in senso
virtuale dei servizi e le nuove forme da adottare per raggiungere i clienti e soddisfare i
bisogni di sviluppo dei territori.
Infine, una maggiore apertura e capacità di cambiare e innovare potrà essere aumentata
prevedendo nella progettazione formativa elementi chiave per la conoscenza del contesto:
strumenti e metodi di ricerca di informazione su prodotti, clienti, ambiente competitivo e di
mercato, uniti a metodologie e tipologie di innovazione (processo, prodotto, distribuzione,
tecnologia, pricing).
b) L’impegno nel fronteggiare il cambiamento normativo
Si presume che i fattori istituzionali e regolatori, nonché quelli normativi, possano avere nel
medio periodo un forte impatto sui comparti banche e assicurazioni. Le modificazioni
influenzeranno la struttura organizzativa delle attività e chiederanno in diversa misura alle
professionalità di essere in grado:
presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa.
È abbastanza chiaro ed evidente che l’evoluzione normativa richieda un costante
aggiornamento alle figure professionali dei due comparti e non. In tal senso, il sistema
dell’education dovrebbe essere sempre allineato con la produzione legislativa e regolatoria
delle istituzioni, sia rispetto agli organi nazionali e che quelli sovraordinati, nel rispetto delle
gerarchie di competenza amministrativa. Tuttavia, in prospettiva, ciò che potrebbe cambiare
è l’intensità e la pervasività delle modifiche del contesto normativo di riferimento. Il
verificarsi di tale situazione potrebbe esporre i comparti al rischio di inadempimenti
derivanti da una non completa e tempestiva applicazione di normative e, soprattutto,
influire sulla necessità di adeguare i sistemi di gestione per una corretta erogazione dei
propri servizi, senza creare il pericolo di avere un impatto negativi sui risultati economici e
finanziari ed eventuali danni alla reputazione. Il sistema dell’education è in anzitutto
chiamato a sviluppare una sensibilità di base verso gli aspetti istituzionali e regolatori e, in
secondo luogo, approfondire diversi livelli di capacità nell’approcciare la normativa, in
generale o di settore, per apprendere ad affrontarla a seconda del grado di responsabilità e
autonomia connesso al ruolo ricoperto. I livelli sono principalmente tre e fra di loro correlati:
il presidio, inteso come esercizio di un’intensa opera di controllo delle evoluzioni al
fine di intraprendere le opportune decisioni organizzative;
l’interpretazione, riconducibile all’insieme delle attività dirette a ricercare o a
129
integrare il significato da attribuire all’atto normativo. Tale attività può essere
necessaria sia ai fini del presidio che della applicazione;
la gestione, riferibile all’insieme di attività di applicazione più o meno complessa della
norma sia per l’esercizio del proprio ruolo che per il servizio al cliente. È quindi
importante acquisire la capacita di comprendere e adottare i principi e le regole da
seguire per garantire la compliance alle diverse norme/regolamenti cogenti per
l’organizzazione del comparto.
Il sistema dell’education è chiamato, a sua volta, ad un monitoraggio dell’evoluzione
normativa con l’obiettivo di aggiornare gli insegnamenti. Senza entrare nel dettaglio, in
questa sede richiamiamo: Basilea e Solvency e le direttive europee (PSD e MIFID) e le attività
di business continuity e disaster recovery.
Con riferimento a quanto sopra esposto, è più rilevante suggerire che il sistema
dell’education dovrebbe offrire l’occasione per approfondire modalità appropriate di
approccio al fattore normativo, istituzionale, regolatorio nel sistema azienda. Ciò posto, ci
pare che potrebbero essere tre le piste di analisi formativo/didattica da esaminare ed
enfatizzare nella programmazione e progettazione:
intensificare l’acquisizione del diritto comparato e dei modelli di comparazione
giuridica in quanto occasione per migliorare la comprensione di come le norme
possano comportare l’attuazione di ordinamenti differenti, ma anche per preparare
ad interpretare le norme con maggiore riferimento ai contesti e per farle “dialogare”
tra loro considerando anche i fattori di internazionalizzazione che influenzano i
comparti;
comprendere i nessi tra normativa e ripercussioni sui modelli organizzativi interni e
sulle modalità di strutturare l’erogazione dei servizi verso la clientela e il mercato;
ricercare e studiare le best practice sul tema di riferimento per stimolare una efficace
evoluzione e superare le ottiche applicative che portano ad irrigidimenti del sistema e
degenerano in appesantimenti burocratici.
Nell’istruzione e nella formazione delle professioni chiamate a presidiare e interpretare la
normativa, potrebbe essere anche interessate collegare la progettazione formativa con
tematiche riferite alle tecniche di innovazione, gestione dell’innovazione e change
management. Infatti, per alcune tipologia di figure professionali sarebbe opportuna una
preparazione finalizzata a coordinare le trasformazioni organizzative e procedurali connesse
agli aggiornamenti normativi, nel rispetto delle indicazioni strategiche ricevute dall’azienda.
130
c) L’importanza competitiva della dimensione predittiva e prospettica delle analisi
Alla luce dello scenario 2020 è probabile che i servizi bancari e assicurativi riescano ad essere
più competitivi curando la dimensione consulenziale nelle relazioni commerciali con i clienti.
L’elemento distintivo sarà la qualità nell’offerta di servizi ai clienti per tutte quelle esigenze
più specialistiche che non possono essere completamente soddisfatte o veicolate solo da
servizi on-line e attraverso la multicanalità. L’aspettativa di ampliare le relazioni commerciali
e di consulenza comporta al sistema dell’education di sviluppare competenze per essere in
grado di:
valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate
distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente
esterno
valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze
operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
Tali competenze sono essenziali sia a monte che a valle della relazione commerciale con il
cliente. A monte servono per gestire al meglio l’offerta di servizi quale insieme organico di
attività aziendali e commerciali core business da erogare al cliente. A valle sono necessarie
sia per anticipare le esigenze del cliente che per rispondere in modo performante alle
problematiche poste nella relazione commerciale.
A livello di conoscenze e capacità fondamentali l’education dovrebbe continuare a favorire lo
sviluppo di ambiti disciplinari tradizionali quali economia (micro e macro), statistica,
amministrazione e gestione di impresa, commercializzazione e vendita. Tuttavia, sarebbe
opportuno che le metodologie favorissero l’apprendimento di un approccio interdisciplinare
alle questioni e, al contempo, tecnico. L’interdisciplinarità risponde all’esigenza di
promuovere competenze lavorative in grado affrontare la complessità delle analisi di
contesto e mercato, di quelle economiche-finanziarie e del rischio. Apprendere la rete dei
rapporti di complementarità, di integrazione e di interazione tra le discipline dovrebbe
agevolare lo sviluppo della capacità di riconoscere l’importanza di saperi specialistici e
l’abilità a valorizzare la molteplicità di apporti peculiari necessari nelle fasi di analisi di
prodotti/servizi complessi o nuovi. L’approccio tecnico risponde all’esigenza di comprendere
come i saperi hanno uno sbocco operativo, al fine di cogliere la finalizzazione strategica
dell’appropriazione, stabilizzazione e mobilitazione di conoscenze nei comparti assicurativo e
bancario. Le discipline teoriche dovranno contemplare anche l’approfondimento di metodi
applicabili nei contesti aziendali, ad esempio: modelli di analisi economico-finanziaria,
tecniche di simulazione e previsione, business plan, tecniche di budgeting, strumenti
131
gestionali per l’estero e/o mercati internazionali, tipologie di rischi e forme di illecito.
Un’altra area contenutistica da privilegiare, con attenzione a tutte le implicazioni
metodologico/procedurali, è la valutazione e gestione del rischio-economico finanziario
considerando: misurazione del rischio creditizio e gestione (banche); controllo dei rischi e
capital management (assicurazioni); regolamentazione, misurazione e gestione delle
tipologie di rischio; Financial Risk Management (gestione dei rischi di mercato e di liquidità);
costruzione dei portafogli; analisi strategico-finanziaria d’impresa; Basilea 2, “Basilea 3” e i
sistemi di rating (banche); Solvency II (assicurazioni).
Da ultimo, ma non per importanza, dovrebbe acquisire maggiore rilevanza lo sviluppo di
conoscenze collegate all’ambito della geografia economica, al fine di porre le basi per
l’allargamento delle competenze professionali di figure che potrebbero essere sempre più
deputate a svolgere attività in un ottica di mercato globale e seguire i processi di
internazionalizzazione della banca e assicurazione (in quanto imprese) e delle imprese
clienti.
d) La mobilitazione delle risorse personali
Guardando alle probabili trasformazioni dei due comparti tutte le figure professionali
dovranno essere in grado di:
integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
agire proattivamente in fasi di cambiamento.
Per padroneggiare al meglio queste competenze è necessario che le professioni dei comparti
conoscano quali sono i modelli organizzativi e gli stili di leadership più efficaci e attuali, sia
in letteratura che rispetto a casi di successo. Tale conoscenza risulta fondamentale per tutti
e non solo per le figure che assumono ruoli di responsabilità o compiti di team leader nei
confronti dei collaboratori; perché è partendo dalla comprensione operativa dei sistemi di
organizzazione che si potrà sviluppare una visione più aperta al cambiamento e la capacità di
interpretare in modo critico e propositivo il proprio ruolo all’interno della struttura
aziendale.
In quest’ottica risultano ancora attuali gli approcci basati sull’apprendimento organizzativo
e il miglioramento continuo, soprattutto se arricchiti dalle capacità di team e cooperative
working orientati alla coltivazione di comunità di pratica quale “luogo” di apprendimento
situato e fondato sull’esperienza. È lavorando sulla condivisione dell’esperienza, prossimità
comunicativa, spontaneità ed informalità delle relazioni, learning-by-doing e trial and error,
che possono crearsi i presupposti umani per introdurre forme organizzative più orientate al
sharing knowledge e knowledge management, anche agevolate dalle piattaforme IT di
132
business intelligence e data warehouse.
La possibilità di apprendere strategie di condivisione e gestione della conoscenza aziendale
(sia a livello di comunità di pratica che avvalendosi di sistemi basati sull’information
tecnology) non esimerà dall’esigenza di sviluppare nelle persone capacità più soft che creano
le condizioni per agire proattivamente in contesti organizzativi soggetti a complessi e
continui cambiamenti. Si tratta di capacità soggettive che possono essere anzitutto
conosciute a livello teorico e poi stimolate insegnando strategie e procedure, sia a livello
cognitivo che comportamentali. La capacità di guidare se stessi e il proprio sviluppo
diventerà un fattore chiave anche nel lavoro, soprattutto perché le possibili evoluzioni
sottoporranno le figure professionali a nuove sfide adattive. Sarà compito delle figure
deputate alla gestione delle risorse umane, e di chi ricopre funzioni di leadership, creare le
condizioni ottimali per lo sviluppo delle persone. Ma ciò non potrà avere successo se le e le
persone non credono di poter produrre i risultati che desiderano e di poter prevenire quelli
che recherebbero loro dei danni, sono poco incentivate ad agire o a perseverare di fronte
alle difficoltà. In tal senso, potrebbe essere importante offrire opportunità formative a
sostegno delle capacità soft quali ad esempio: l’autoefficacia, la motivazione, la resilienza e
il self-empowerment. La conoscenza e l’apprendimento delle modalità di gestione delle
dinamiche psichiche e cognitive che intervengono nell’azione umana potrebbe facilitare le
persone a tenere il passo con il veloce susseguirsi di cicli di trasformazione e sostenere gli
sforzi per rinnovarsi costantemente. Lo sviluppo della comprensione delle origini delle
convinzioni di efficacia, anche rispetto alla dimensione di interdipendenza con gli altri, e la
loro capacità di produrre gli effetti voluti con l’azione, dovrebbe sostenere le risorse umane
nel superare eventuali atteggiamenti da spettatore passivo di meccanismi interiori dettati
solo da fattori ambientali avversi, inevitabili e ostacolanti.
Integrano le capacità intrapsichiche evidenziate sopra, soprattutto anche alcune tecniche
per accrescere la competenze di intervenire proattivamente sul contesto, agendo su aspetti
più organizzativi, ma altrettanto governabili dalla singola persona: il time management e la
gestione delle priorità.
Infine, l’education dovrebbe favorire l’effettivo apprendimento e la pratica delle principali
lingue straniere, ormai imprescindibile per una completa attività professionale nei due
comparti. In questa sede è poco opportuno definire quale sia la lingua da privilegiare negli
insegnamenti, sebbene si possa confermare che la lingua straniera è trasversale ai quattro
assi/ambiti di aggregazione delle conoscenze e capacità sopra descritti. L’apprendimento in
“istituzioni e/o curriculum formative bi-lingue” potrebbe essere opportuno dato che la
lingua straniera e un requisito sempre più importante accedere e/o svolgere una professione
in un mondo del lavoro bancario e assicurativo che nel medio-periodo sarà sempre più
133
“poliglotta”. La risposta, a questo fabbisogno plurimo di conoscenza delle lingue straniere,
dovrà essere assolto principalmente dal sistema di formazione continua, ma dovrà trovare
una predisposizione fertile appresa sin dai cicli istruzione/formazione secondaria e
superiore.
Box 2 – collegamento delle 10 competenze individuate con aree di contenuto connessi a cambiamenti previsti nell’ambito dello Scenario 2020
VALUTARE ELABORAZIONI PROSPETTICHE NON STANDARDIZZATE Strumenti gestionali per l’estero Geografia economica Business plan Tecniche di budget Tecniche di simulazione e previsione INTERPRETARE L’EVOLUZIONE DI CONTESTO ATTRAVERSO LE INDICAZIONI STRATEGICHE AZIENDALI E STRUMENTI INFORMATIVI ESTERNI Processi di marketing e commerciali Marketing territoriale Strumenti e metodi per la ricerca di informazioni sui prodotti, sui clienti, sull’ambiente competitivo caratterizzanti un mercato Metodologie di analisi del mercato e di costruzione di modelli/scenari (domanda, prezzi, quote di mercato, etc.) Principali metodologie quantitative di analisi e tecniche di raccolta dati Tecniche di strutturazione e presentazione di statistiche e report Evoluzione e trend tecnologici Metodologie e tipologie di innovazione (processo, prodotto, distribuzione, tecnologia, pricing) Cambiamento normativo Gestione del cambiamento interno ed esterno PRESIDIARE, INTERPRETARE E GESTIRE L’EVOLUZIONE NORMATIVA Normativa e regolamentazione di settore Diritto comparato e modelli di comparazione giuridica Modelli organizzativi Modelli di erogazione del servizio centrati sul cliente Normativa e ripercussioni sullo sviluppo organizzativo Tecniche di innovazione Tecniche di gestione dell’innovazione DISTINGUERE E VALUTARE I DATI RILEVANTI NELLE VARIE FASI DELLA PROFILAZIONE DEL CLIENTE ESTERNO Modelli di analisi economico-finanziaria Statistica Customer satisfaction e customer retention Tipologia di rischi e forme di illecito Procedure e tecniche di verifica Tecniche di comunicazione interpersonale INTEGRARE LE AZIONI INDIVIDUALI ALL’INTERNO DI PROCESSI ORGANIZZATIVI INTER-FUNZIONALI Team working e cooperative learning Team building
134
Stili di leadership Modelli di apprendimento organizzativo Job rotation Sharing knowledge e knowledge management Comunità di pratica Gestione del cambiamento RECEPIRE LE ESIGENZE DELLA CLIENTELA PER LO SVILUPPO DI PRODOTTI/SERVIZI Modelli di erogazione del servizio centrati sul cliente Modelli sulla qualità dei servizi Customer satisfaction e customer retention Semiotica dei nuovi media VALORIZZARE LA RELAZIONE CON IL CLIENTE GESTENDONE LE ESIGENZE Modelli di erogazione del servizio centrati sul cliente Modelli qualità dei servizi Tecniche di negoziazione generale e interculturale Elementi di key account management Tecniche di comunicazione intepersonale Tecniche efficaci di negoziazione al telefono AGIRE PROATTIVAMENTE IN FASI DI CAMBIAMENTO Self- empowerment L’auto efficacia Resilienza Time management Gestione delle priorità Modelli organizzativi Stili di leadership OPERARE NELL’OTTICA DELLA PREVENZIONE DEL RISCHIO ECONOMICO-FINANZIARIO Misurazione del rischio creditizio e gestione (banche) Controllo dei rischi e Capital Management (assicurazioni) Regolamentazione, misurazione e gestione delle tipologie di rischio Financial Risk Management (gestione dei rischi di mercato e di liquidità) Costruzione dei portafogli Analisi strategico-finanziaria d’impresa Basilea 2, “Basilea 3” e i sistemi di rating Solvency II Management PRESIDIARE LA STRATEGIA DISTRIBUTIVA DI SERVIZI/PRODOTTI Product & brand management Web marketing Strategie e pianificazione della comunicazione Marketing per la vendita Organizzazione e pianificazione delle vendite Le nuove funzioni commerciali (Direzione commerciale, area manager e il venditore sul campo) La gestione di una rete di filiali e la distribuzione dei servizi La gestione dei consulenti e operatori a contatto con il cliente (forze di vendita)
135
Di seguito alcune considerazioni finali sulle sfide che l’indagine prospettica di scenario 2020
pone al sistema dell’education.
Anzitutto, l’esigenza di articolare bene i curriculum e i precorsi formativi in un ottica di
migliore sequenza degli apprendimenti fra i cicli di istruzione secondaria, superiore e
continua; in quanto i profili professionali richiesti dai settori tendono a focalizzarsi
maggiormente su livelli di preparazione superiore e specialistica a cui segue una rispettiva
diminuzione delle esigenze di professioni con una preparazione a livello di scuola
dell’obbligo o con la formazione professionale.
Cresce l’’importanza di curare le metodologie di apprendimento e formazione, perché in
prospettiva, oltre i saperi tecnici e specialistici, acquistano valore gli aspetti “soft” nelle 10
competenze individuate. Nel medio periodo appare prioritario non solo l’accumulazione del
sapere, ma la formazione di disposizioni e attitudini generali per porre in azione i saperi.
Inoltre, la conoscenza comporta la padronanza dei principi organizzatori dei saperi per
essere in grado di distinguere e interconnettere, analizzare e sintetizzare “masse” di dati e
informazioni sempre più complesse e aggiornate in tempo reale. Ma la sfida appare ancora
più alta nella misura in cui occorre sviluppare skill “soft” (creatività, pensiero laterale,
pensiero critico, problem solving, comunicazione, collaborazione, motivazione, etc.) difficili
da insegnare, ma fondamentali per assumere comportamenti professionali adeguati per
elevare la competitività dei servizi/prodotti dei due comparti.
Il sistema dell’education, nella società della conoscenza, enfatizzata dai nuovi media, e
continui e imprevedibili cambiamenti e innovazioni, dovrà tenere sempre più in conto che
l’apprendimento è un’attività continuativa e che non coincide più con un luogo e uno spazio
definito. In altri termini, nel breve periodo, il sistema dell’education dovrà affrontare gli
impegni di programmazione e progettazione con una forte attenzione alle policy del lifelong
e wide learning e in situazione degli addetti e non solo nel caso dell’apprendistato o dei
tirocini formativi.
Infine, la correlazione delle competenze, conoscenze e skill con le figure professionali sarà
sviluppata nelle schede descrittive delle Unità Professionali selezionate attraverso i Focus
Group dello studio di scenario banche e assicurazione 2020. Al sistema dell’education, è
quindi offerta un ulteriore possibilità di lettura dei cambiamenti prospettati partendo dalle
Unità Professionali che comprendono, sotto forma di classificazione, le figure professionali
maggiormente interessate dalle probabili trasformazioni dei due comparti.
136
7. LE SCHEDE DELLE UNITÀ PROFESSIONALI
2.1.1.3.2 Statistici
Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche su concetti e teorie fondamentali della scienza attuariale e della statistica, incrementano la conoscenza scientifica in materia, applicano le relative teorie e tecniche per raccogliere, analizzare e sintetizzare informazioni, per definire modelli di interpretazione dei dati, per individuare soluzioni statistiche da adottare nei vari settori della produzione di beni e servizi e della stessa ricerca scientifica. L’esercizio della professione di Attuario è regolato dalle leggi dello Stato.
Le professioni del comparto bancario e di quello assicurativo comprese nell’UP degli statistici dovranno soprattutto essere in grado di svolgere i loro compiti statistici economici/finanziari e attuariali all’interno di team interdisciplinari e inter-funzionali. Nel medio periodo, gli statistici e gli attuari, pur non dovendo operare a stretto contatto con la clientela, nelle loro attività potranno vedere enfatizzata la dimensione relazionale. La continua ridefinizione e sviluppo di prodotti, in funzione delle evoluzioni di contesto, potrà richiedere una maggiore capacità di collaborazione nella progettazione e conduzione di analisi. La progettazione di modelli matematici e di indagini attenti alla crescente personalizzazione dei prodotti e ai fattori demografici, sociali e culturali potrebbe spingere ad un maggiore dialogo con esperti di aree disciplinari diverse per arricchire e approfondire il campo di simulazione. Al contempo, le professioni statistiche nei due comparti potrebbero aumentare lo scambio di informazioni con altre aree aziendali, al fine di supportare le azioni volte all’elaborazione di analisi prospettiche, nonché nelle valutazioni inerenti la profilazione del cliente esterno e nella gestire la prevenzione del rischio economico-finanziario.
Compiti innovati Compiti nuovi
Elaborare analisi statistiche, matematico-attuariali facendo riferimento ad ambiti tematici sempre più ampi, diversificati e complessi (multidisciplinarità del disegno di analisi)
Provvedere, in misura maggiore, all’adattamento dell’indagine ai fenomeni da studiare, in quanto i casi analizzare sono in continua evoluzione e i dati a cui si può attingere saranno sempre più disponibili in tempo reale
Anticipare all’azienda i nuovi potenziali problemi/fenomeni da analizzare, anziché eseguire le indagini/simulazioni assegnate
Aggregare, elaborare e interpretare i dati per
Conoscere più campi disciplinari per interagire con più efficacia in ambito multidisciplinare
Introdurre l’impiego efficace dei Big Data nelle analisi
137
favorire lo sviluppo delle business intelligence
Facilitare la comunicazione e condivisione dei risultati curando l’usabilità degli esiti dell’analisi
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli statistici.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa C
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
B
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
B
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento X
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
A
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
138
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale46 CONOSCENZE
Matematica 88 82
Lingua italiana 84 73
Lingua straniera 64 61
Comunicazione e media 50 52
Lavoro d'ufficio 50 51
Servizi ai clienti e alle persone 44 44
Informatica ed elettronica 41 37
Legislazione e istituzioni 40 38
Economia e contabilità 39 37
Impresa e gestione di impresa 35 35
SKILL
Comprendere testi scritti 88 80
Senso critico 86 75
Scrivere 85 76
Matematica 83 79
Ascoltare attivamente 82 76
Parlare 80 75
Apprendimento attivo 78 71
Risolvere problemi complessi 75 66
Adattabilità 73 70
Capacità di analisi 73 69
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni determineranno per gli statistici un incremento dell’insieme di attività funzionali alle analisi prospettiche all’interno di contesti aziendali sempre più inter-funzionali. Di conseguenza si renderà opportuno l’approfondimento e il rafforzamento delle conoscenze inerenti ai metodi matematici e statistici che restano i saperi core. In particolare, dovrà essere stimolata
46
Ci si riferisce agli esiti della seconda edizione della indagine campionaria sulle professioni condotta da Isfol e Istat terminata nel 2013. I risultati sono disponibili sul sito http://professionioccupazione.isfol.it/. Dei 10 descrittori utilizzati per indagare la struttura professionale, nell’ambito della anticipazione dei fabbisogni professionali sono stati selezionati come benchmark gli esiti rilevati rispetto a Conoscenze e Skill in quanto aree sensibili per gli interventi di istruzione/formazione. Nel quadro dell’ indagine le conoscenze - sono insiemi strutturati di informazioni, principi, pratiche e teorie necessari al corretto svolgimento della professione. Si acquisiscono attraverso percorsi formali (istruzione, formazione e addestramento professionale) e/o con l'esperienza; le skills - sono insiemi di procedure e processi cognitivi generali che determinano la capacità di eseguire bene i compiti connessi con la professione. Si tratta, in particolare, di processi appresi con il tempo e che consentono di trasferire efficacemente nel lavoro le conoscenze acquisite. L’importanza – è un valore percentuale risultante dalle valutazioni degli intervistati facenti parte della specifica UP, rispetto ad una scala valoriale su 5 livelli, da Non importante ad Assolutamente importante La complessità – è un valore percentuale risultante dalle valutazioni degli intervistati facenti parte della specifica UP, rispetto ad una scala valoriale su 7 livelli con ancoraggi esemplificativi del livello di complessità crescente ed esemplificative delle conoscenze o skills che l’UP deve possedere.
139
la propensione a considerare e vagliare le potenzialità dei diversi approcci metodologici sviluppati a livello della comunità scientifica, al fine di maturare la capacità di riconoscere gli apporti derivanti da altre discipline (multidisciplinarità) per risolvere problemi a complessità crescente. L’accentuarsi delle capacità di analisi richiederà comunque un esercizio della professione in un contesto di team inter-disciplinare, pertanto potrà essere utile sviluppare intenzionalmente competenze per il team working e cooperative learning, nonché team leader per chi ha funzioni di responsabilità.
La crescita di importanza dei mercati internazionali ed emergenti richiederà una maggiore conoscenza della geografia economica, delle culture di altri Paesi e la capacità di adattare le linee di analisi ai nuovi mercati. Inoltre, l’esplosione di dati disponibili enfatizza il ruolo delle metodologie sia computazionali che statistiche nell’analisi di dati di mole ingente e struttura complessa, non soltanto a livello di dimensione, ma anche di complessità dei dati e di velocità con cui essi diventano disponibili. Per tale ragione risulta anche importante acquisire tecniche di comunicazioni e condivisione dei dati in esito alle analisi prodotte dalle aziende, sia per la loro usabilità che per la diffusione.
Infine, potrebbe essere importante diffondere una migliore conoscenza delle professioni statistiche e attuariali e dei loro sbocchi lavorativi all’interno del comparto bancario e soprattutto quello assicurativo.
140
2.1.1.4.1 Analisti e progettisti di software
Le professioni comprese in questa unità sviluppano, creano, modificano o ottimizzano software applicativi analizzando le esigenze degli utilizzatori; progettano, sviluppano e testano software di sistema, di rete, linguaggi e compilatori per diverse aree ed esigenze applicative.
I processi di digitalizzazione e dematerializzazione, nonché lo sviluppo della multicanalità, saranno i fattori che più facilmente si concretizzeranno nei loro effetti. Ciò comporterà un impiego più spinto e sofisticato dei software di sistema, di rete e applicativi nel comparto delle banche e quello delle assicurazioni. In ogni caso, la tendenza sarà quella di esternalizzare la progettazione e lo sviluppo delle soluzioni IT. Tuttavia, i settori avranno probabilmente necessità di coordinare dall’interno l’introduzione e la gestione delle soluzioni digitali, e in tal senso sarà essenziale disporre di analisti e progettisti software che siano in grado di fare da raccordo tra le esigenze tecniche e commerciali dell’azienda e i fornitori di servizi IT. Le professioni di questa unità si occuperanno soprattutto dei processi di definizione delle specifiche e per questo dovranno essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali e di agire proattivamente in fasi di cambiamento. Le attività dovranno essere condotte con attenzione alla crescente personalizzazione dei servizi e alle nuove strategie distributive.
Compiti innovati Compiti nuovi
Seguire i processi di formazione/informazione al personale e agli utenti finali per lo sviluppo efficiente/efficace dei sevizi on-line e multicanale
Raccogliere ed elaborare le specifiche tecniche per il raccordo dell’azienda con terzi fornitori di soluzioni IT
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli analisti e progettisti di software.
141
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
C
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa X
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
X
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
B
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
142
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Informatica ed elettronica 88 81
Lingua straniera 62 58
Servizi ai clienti e alle persone 60 54
Lingua italiana 60 51
Matematica 48 50
Ingegneria e tecnologia 46 43
Telecomunicazioni 41 37
Lavoro d'ufficio 35 34
Comunicazione e media 30 28
Impresa e gestione di impresa 29 27
SKILL
Programmare 85 74
Comprendere testi scritti 76 66
Senso critico 74 62
Parlare 73 66
Ascoltare attivamente 72 67
Risolvere problemi complessi 72 62
Apprendimento attivo 71 62
Scrivere 71 65
Gestire il tempo 70 62
Orientamento al servizio 69 57
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazioni influenzeranno gli analisti e progettisti di software nelle funzioni di raccordo tra l’azienda banca/assicurazione e le aziende fornitrici e/o esternalizzate per lo sviluppo e aggiornamento delle soluzioni IT da implementare. In tale contesto, le figure dei due comparti dovranno possedere conoscenze del settore di appartenenza e capacità collegate alle tecnologie informatiche e di telecomunicazione, ma saranno soprattutto richieste capacità di apprendere attivamente per risolvere problemi complessi. Pertanto, i saperi tecnici dovranno essere arricchiti da competenze soft da acquisire con l’esperienza ma anche con percorsi specifici e mirati a sviluppare le capacità di team working e cooperative learning. Tali capacità relazionali e collaborative dovrebbero essere integrate con conoscenze su modelli organizzativi per l’erogazione di servizi centrati sul cliente, sulla gestione dei cambiamenti e dell’innovazione, sulle comunità di pratica, al fine di poter affiancare i collaboratori e colleghi nell’apprendimento continuo delle nuove soluzioni e procedure. La complessità della funzione di raccordo potrà richiedere l’apprendimento di tecniche per l’organizzazione della propria attività come la gestione delle priorità e time management, nonché atteggiamenti per il self-empowerement e la resilienza.
143
2.5.1.2.0 Specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private
Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche, studi e valutazioni nel campo dell’organizzazione, della progettazione e definizione delle procedure e dei servizi amministrativi e dei sistemi di assicurazione della qualità necessari alla gestione delle attività di impresa, ovvero applicano le conoscenze in materia e le procedure esistenti per fornirli, implementarli e migliorarli; conducono studi sui costi di impresa per individuare modalità di controllo.
Le professioni dei due comparti riconducibili all’UP Specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private, nel medio periodo, continueranno verosimilmente a svolgere le attività tecniche e specialistiche proprie della funzione caratteristica nel comparto banche-assicurazioni. Tuttavia, tali professioni, operando all’interno della struttura (non ha rapporti con il cliente esterno), saranno chiamate a modificare in modo significativo il loro approccio per saper accompagnare e assicurare le rispettive aziende nei cambiamenti organizzativi anticipati in termini di scenario 2020 più probabile. Prima di tutto dovranno essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto per supportare la gestione strategica e lo sviluppo dei nuovi sistemi di servizio e di business adottati dalle banche e dalle assicurazioni. Le attività dovranno essere svolte con un’elevata capacità di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali. L’efficacia del supporto per la pianificazione e gestione la aziendale dovrà misurarsi con l’evoluzione normativa e l’emergere di servizi/prodotti distribuiti secondo nuove strategie: da un lato prodotti/servizi basati su soluzioni più standardizzate e veicolate attraverso la multicanalità e, dall’altro lato, più basati sulla relazione commerciale e di consulenza con il cliente.
Compiti innovati Compiti nuovi
Adeguare continuamente il presidio dei rischi di carattere legale e reputazionale (immagine dell’azienda) alla evoluzione normativa e regolativa
Gestire le attività identificando i diversi portatori d'interesse (stakeholder) del proprio operato all’interno dell’azienda
Contribuire all’elaborazione del bilancio sociale e di sostenibilità integrando le tradizionali procedure di rendicontazione (Bilancio consolidato)
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di
144
ognuna di esse, per l’unità professionale degli specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa A
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
X
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
X
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento C
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
C
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
145
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Impresa e gestione di impresa 86 78
Economia e contabilità 85 74
Lingua italiana 68 63
Legislazione e istituzioni 65 60
Lavoro d'ufficio 65 67
Matematica 63 61
Servizi ai clienti e alle persone 63 66
Lingua straniera 56 54
Commercializzazione e vendita 46 51
Gestione del personale e delle risorse umane 43 44
SKILL
Valutare e prendere decisioni 89 77
Comprendere testi scritti 86 72
Gestire risorse finanziarie 84 79
Scrivere 82 76
Ascoltare attivamente 82 72
Risolvere problemi complessi 82 71
Parlare 80 72
Senso critico 78 67
Capacità di analisi 76 69
Gestire il tempo 75 66
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni condizioneranno gli Specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private nella modalità di gestione delle tradizionali attività con una spiccata attenzione per il presidio continuo dell’evoluzione normativa e regolatoria. Il sistema dell’education dovrebbe favorire l’apprendimento delle capacità di analisi e sintesi per l’integrazione corretta degli aspetti legislativi/istituzionali con le tecniche di economia, contabilità e gestione d’impresa. Lo sviluppo del senso critico dovrebbe servire alla conduzione di processi di gestione coordinati tra le strategie aziendali e i diversi portatori d'interesse rappresentati dai diversi ruoli/funzioni dell’azienda. Potrebbe essere vantaggioso proporre percorsi di istruzione e formazione che abilitino alla comprensione operativa di modelli gestionali, di sharing knowledge e knowledge management e che facciano riconoscere in nessi tra dimensione organizzativa e normativa. Per aumentare la predisposizione al presidio e interpretazione della normativa, anche in un contesto internazionale, potrebbe rivelarsi utile porre le basi per approfondire il diritto comparato e le metodologie di comparazione giuridica.
146
2.5.1.3.1 Specialisti in risorse umane
Le professioni comprese in questa unità si occupano della selezione e del reclutamento del personale necessario, definiscono i criteri e i programmi di sviluppo delle carriere, dei compensi e degli investimenti in formazione.
Gli specialisti in risorse umane operanti nei comparti delle banche e delle assicurazioni dovrebbero essere in grado di avere una cognizione particolareggiata dei cambiamenti in atto e in divenire nei rispettivi comparti, in quanto nel medio periodo le aziende dovranno modificare in modo significativo il modello di business e di riflesso dovranno aggiornare le strategie di organizzazione e sviluppo del personale. Le risorse umane dovranno essere orientate attraverso azioni che le rendano in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali. I progetti formativi e di sviluppo, di cui dovranno occuparsi le professioni incluse in questa unità, dovranno tenere in massimo conto delle indicazioni strategiche dell’azienda e dei fattori di cambiamento che impattano sull’organizzazione e sulle condizioni di lavoro (ruoli, attività, compiti, competenze, conoscenze, skill, etc.). Nel caso lo scenario più probabile prenda la forma di reali accadimenti e di indirizzi effettivi, gli specialisti di risorse umane dovranno essere in grado di supporta le aziende per gestire al meglio la transizione che pone al centro la relazione e la consulenza al cliente attraverso nuove strategie distributive di servizi/prodotti, all’interno di un quadro istituzionale e normativo in continua evoluzione.
Compiti innovativi Compiti nuovi
Integrare le conoscenze legislative, in continua evoluzione, nei processi di analisi e valutazione delle politiche di gestione del personale, sia a livello collettivo che a livello individuale
Coordinare la formazione avendo cura anche della dimensione metodologica, sia per valorizzare le forme di apprendimento in situazione (ad es. mentoring intergenerazionale, comunità di pratica, natural mentoring, etc.), sia per individuare nuovi approcci metodologici più rispondenti alle esigenze di contesti organizzativi soggetti a significativo cambiamento
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo
147
professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli specialisti in risorse umane.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate C
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
B
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa A
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
X
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
X
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento B
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
148
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Gestione del personale e delle risorse umane 82 74
Lingua italiana 70 62
Impresa e gestione di impresa 60 52
Istruzione e formazione 57 50
Lavoro d'ufficio 57 62
Servizi ai clienti e alle persone 55 57
Lingua straniera 52 52
Legislazione e istituzioni 46 47
Psicologia 42 37
Economia e contabilità 36 37
SKILL
Gestire risorse umane 85 72
Parlare 83 70
Comprendere testi scritti 78 66
Ascoltare attivamente 76 70
Scrivere 73 65
Negoziare 71 65
Comprendere gli altri 70 61
Gestire il tempo 68 61
Orientamento al servizio 66 60
Monitorare 66 61
Senso critico 66 57
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazioni determineranno negli specialisti in risorse umane una maggiore centralità e importanza della funzione all’interno dell’azienda per accompagnare la transizione verso modelli di business che devono sempre essere rispondenti al contesto socio-economico e normativo in continua evoluzione. Il sistema dell’education dovrà favorire lo sviluppo di figure preparate sia sotto il profilo delle conoscenze legislativo/istituzionale in materia di lavoro e relazioni industriali, sia sotto il profilo delle capacità socio-organizzative e psicologico/comportamentali in materia di dinamiche del lavoro e dello sviluppo delle competenze professionali in ambito lavorativo. I percorsi di istruzione e formazione dovrebbero garantire un buon mix di conoscenze e metodologie aggiornate su: legislazione e policy istituzionali del lavoro, sociologia delle organizzazioni e psicologia del lavoro e dell’apprendimento permanente. Risultano chiave saperi e capacità a sostenere i processi organizzativi inter-funzionali (team working, cooperative learning, team building, stili di leadership; modelli di apprendimento organizzativo; Job rotation; work–life balance; diversity management, sharing knowledge e knowledge management; comunità di pratica; gestione del cambiamento) e l’azione individuale proattiva (self- empowerment; l’auto efficacia; resilienza, etc.).
149
2.5.1.3.2 Specialisti dell’organizzazione del lavoro
Le professioni comprese in questa unità analizzano e definiscono l'organizzazione del lavoro, individuano i fabbisogni quantitativi e qualitativi di personale, redigono organigrammi, procedure, job descriptions e istruzioni.
Nel caso si verifichi lo scenario di transizione delineato nei due comparti le professioni raggruppate nell’unità dovranno essere in grado di facilitare la traduzione delle strategie aziendali in un organizzazione del lavoro rispondente al nuovo modello di business. In generale dovranno comprendere le evoluzioni dell’ambiente socio-economico influenzante le strategie aziendali e di quelle normativo/regolamentari incidenti sull’organizzazione del lavoro. Gli specialisti dell’organizzazione del lavoro, interpretando con adeguatezza le esigenze e i cambiamenti, dovranno essere consapevoli che le trasformazioni richiederanno fasi di studio per l’introduzione di forme organizzative non consolidate allo stato attuale. Al contempo, si creeranno situazioni di accomodamento organizzativo e tempi di adattamento delle risorse umane che richiederanno una spiccata competenza di agire proattivamente per integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali.
Compiti innovati Compiti nuovi
Valutare e innovare le procedure organizzative dell'impresa in modo tempestivo con gli assetti di business sempre più dinamici.
Aggiornare le metodologie di analisi del lavoro alla luce dei cambiamenti del modello di business
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli specialisti dell’organizzazione del lavoro.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa A
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
X
150
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
X
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
B
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti B
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
151
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 76 69
Gestione del personale e delle risorse umane 75 69
Impresa e gestione di impresa 71 71
Servizi ai clienti e alle persone 68 63
Produzione e processo 60 58
Lavoro d'ufficio 60 64
Istruzione e formazione 59 63
Lingua straniera 57 56
Economia e contabilità 50 53
Psicologia 50 50
SKILL
Comprendere testi scritti 84 75
Gestire risorse umane 82 71
Ascoltare attivamente 81 75
Gestire il tempo 79 67
Orientamento al servizio 78 75
Monitorare 76 61
Adattabilità 76 64
Parlare 76 72
Comprendere gli altri 76 66
Negoziare 76 67
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni influiranno gli Specialisti dell’organizzazione del lavoro nella capacità di seguire l’innovazione delle procedure organizzative dell'impresa in modo tempestivo e coerente con assetti di business sempre più dinamici. Risulta importante sviluppare conoscenze di analisi delle metodologie di lavoro aggiornate e utili a sviluppare modelli organizzativi (efficienti, efficaci e attenti alla qualità) per l’erogazione di servizi centrati sul cliente. È importante che queste figure conoscano gli stili e le tecniche di gestione del personale e risorse umane, comprese le tematiche relative alle tecniche di innovazione e loro gestione, alla job rotation, alle dinamiche di apprendimento organizzativo in situazione, sharing knowledge e knowledge management, nonché anche gli aspetti motivazionali, il senso dell’auto efficacia, time management e gestione delle priorità.
152
2.5.1.4.3 Specialisti in attività finanziarie
Le professioni comprese in questa unità esaminano, analizzano, interpretano informazioni per formulare pareri, preparare indicazioni e proposte su questioni finanziarie, conducono transazioni finanziarie assicurando la conformità con le leggi e i regolamenti relativi, svolgono analisi quantitative su programmi e piani di investimento, determinano il grado di rischio nel fornire crediti a persone o a organizzazioni; valutano, autorizzano e definiscono le modalità di corresponsione di prestiti e le condizioni della loro garanzia e restituzione.
Le professione comprese nell’unità sono quelle che dovranno essere in grado di sostenere con qualificate competenze tecnico/finanziare il modello di business che prenderà forma nel caso in cui si creino le condizioni tracciate a livello previsionale dello scenario 2020, e nel caso in cui le aziende dei due comparti intervengano sui drivers pronosticati. Tali professioni operano nel rispetto delle politiche e degli indirizzi assegnati dall’azienda e sono strategiche per il raggiungimento degli obiettivi sociali, economici e commerciali. Gli specialisti in attività finanziaria nella conduzione delle attività dovranno tenere conto della dimensione commerciale e dovranno approfondire la dimensione di consulenza, sia in forma diretta che indiretta, all’interno di processi organizzativi inter-funzionali. La competenza cardine sarà quella di essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate. Il loro apporto specialistico dovrà favorire la qualità del credito, il valore delle riserve tecniche e la prevenzione dei rischi di mercato derivanti anche da operazioni di natura finanziaria. La dimensione di consulenza comporta idonee conoscenze per interpretare l’evoluzione di contesto, distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno. La dimensione commerciale implica lo sviluppo della capacità di recepire le esigenze della clientela (direttamente o per interposta funzione) per lo sviluppo di prodotti/servizi al fine di favorire la strategia distributiva di servizi/prodotti.
Compiti innovati Compiti nuovi
Proporre percorsi integrati di consulenza ai clienti in ambito finanziario nel caso di diretto contatto con la clientela
Supportare l’azienda in un processo unitario di consulenza e/o servizio in ambito finanziario nel caso di attività sviluppate non a stretto contatto con il cliente
Esporre con correttezza e pertinenza le informazioni tecnico/specialistiche curando al contempo la costruzione di una relazione professionale continuativa
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP
153
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli specialisti in attività finanziarie.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa A
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
A
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
154
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Economia e contabilità 78 67
Impresa e gestione di impresa 75 66
Lingua italiana 68 59
Legislazione e istituzioni 65 57
Matematica 58 58
Servizi ai clienti e alle persone 55 56
Lingua straniera 53 55
Lavoro d'ufficio 52 52
Gestione del personale e delle risorse umane 43 41
Commercializzazione e vendita 42 45
SKILL
Ascoltare attivamente 87 73
Parlare 83 68
Comprendere testi scritti 82 74
Senso critico 79 69
Gestire il tempo 75 66
Scrivere 75 64
Apprendimento attivo 74 66
Risolvere problemi complessi 74 61
Gestire risorse finanziarie 71 65
Orientamento al servizio 70 58
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni determineranno per gli Specialisti in attività finanziarie un’intensificazione delle attività di consulenza nelle azioni commerciali dell’azienda o il supporto specialistico indiretto a tali attività verso il cliente. Di conseguenza sarà importante creare le condizioni per l’apprendimento di base e continuo delle conoscenze specialistiche in economia, finanza, impresa, gestione d’impresa e i servizi di commercializzazione e vendita. Completano l’istruzione e la formazione la prospettiva e l’organizzazione di curricula che comprendano la geografia economica, le tecniche di previsione e simulazione, gli strumenti di gestione economico/finanziaria in contesti internazionali. L’evoluzione normativa e le problematiche economico-finanziarie da gestire esigono anche l’apprendimento di metodologie e strumenti per la prevenzione e gestione del rischio. Al contempo, l’incremento della dimensione consulenziale e commerciale esige lo sviluppo di senso critico per la comprensione delle evoluzione di contesto, di tecniche di analisi economico-finanziaria e problem solving per affrontare la complessità delle richieste. Tali capacità dovranno essere integrate con tecniche di comunicazione e negoziazione generale e interculturale.
155
2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT)
Le professioni comprese in questa unità si occupano dell'implementazione delle strategie di vendita, dell'efficienza della rete distributiva e commerciale, del monitoraggio delle vendite e del gradimento sul mercato dei beni o dei servizi prodotti, sia pubblici che d'impresa.
I cambiamenti connessi ai fattori di concorrenza e internazionalizzazione, ma anche ai fattori tecnologici, spingeranno le professioni del settore, bancario e assicurativo, riconducibili all’unità a mutare il loro approccio commerciale tradizionale. Le transizioni prefigurate richiederanno una diversa strategia di presidio della distribuzione di prodotti/servizi. Ciò avverrà sempre nell’ambito delle politiche e degli indirizzi aziendali, ma la gestione della commercializzazione dovrà essere più articolata del passato e dovrà integrare con efficacia i canali relazionali con i canali tecnologici (Mobile e internet banking, servizi online) nell’organizzazione della rete distributiva. Il cliente e le sue esigenze saranno sempre al centro della filiera di produzione del valore, ma sarà gestito all’interno di processi organizzativi inter-funzionali più sinergici e al contempo più attenti alle valutazioni prospettiche personalizzate caso per caso. Il territorio sarà ancora il punto di incontro tra le aziende e il cliente, ma il presidio potrà essere “più sociale e meno fisico” e probabilmente richiederà una accentuata competenza e tempestività nell’interpretare l’evoluzione della situazione socio-economico a livello locale e internazionale.
Compiti innovati Compiti nuovi Presidiare i nuovi canali di vendita (servizi on-line e multicanale) integrandoli con la riorganizzazione delle reti di vendita Recepire le esigenze della clientela per valorizzarle all’interno delle strategie aziendali Gestire la customer satisfaction per offrire servizi orientati alla custumer retention, seguendo il ciclo di vita del cliente (acquisizione, conservazione e sviluppo)
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT).
156
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa B
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
B
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento C
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
B
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
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Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Servizi ai clienti e alle persone 81 65
Commercializzazione e vendita 77 73
Impresa e gestione di impresa 58 58
Lingua italiana 52 46
Lavoro d'ufficio 52 50
Gestione del personale e delle risorse umane 50 45
Lingua straniera 44 40
Comunicazione e media 40 46
Produzione e processo 38 38
Economia e contabilità 33 33
SKILL
Parlare 84 73
Scrivere 77 69
Ascoltare attivamente 77 62
Adattabilità 76 69
Negoziare 69 64
Comprendere gli altri 68 61
Gestire il tempo 68 65
Gestire risorse finanziarie 68 72
Gestire risorse umane 68 67
Comprendere testi scritti 66 61
Valutare e prendere decisioni 66 65
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni determineranno per gli Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT) l’esigenza di gestire la commercializzazione dei servizi/prodotti all’interno di nuovi modelli di business, organizzati per fronteggiare i fattori di concorrenza e internazionalizzazione avvalendosi delle opportunità collegate ai fattori tecnologici. Di riflesso queste professioni dovranno acquisire conoscenze e capacità rispondenti all’esigenza di pianificare, gestire e monitorare la funzione commerciale dell’azienda coordinando efficacemente risorse economico-finanziarie, umane e tecniche. La conoscenza delle discipline caratteristiche bancarie/assicurative dovranno essere padroneggiate in funzione delle esigenze di presidio della strategia distributiva e dei canali di vendita, per questo le figure professionali dovranno essere formate per tradurre le conoscenze tipiche e commerciali in capacità operative idonee ad organizzare le aree aziendali che erogano servizi e vendono prodotti. Risultano qualificanti conoscenze in materia di: product & brand management; strategie e pianificazione della comunicazione; web marketing; marketing per la vendita; organizzazione e pianificazione delle vendite; nuove funzioni commerciali (Direzione commerciale, area manager e il venditore sul campo); la gestione di una rete di distribuzione di servizi; la gestione di consulenti e operatori a contatto con il cliente, “forze di vendita”.
158
3.1.1.3.0 Tecnici statistici
Le professioni classificate in questa unità assistono gli specialisti nella ricerca sperimentale, nelle indagini e in altre ricerche demografiche, epidemiologiche ed economiche, nel controllo e nell’applicazione delle procedure di ricerca e di acquisizione dei dati, nella gestione sul campo delle rilevazioni, nel controllo della qualità dei dati rilevati e nella elaborazione statistica degli stessi. L’esercizio della professione di Attuario junior è regolato dalle leggi dello Stato.
L’importanza chiave delle indagini e delle simulazioni economico-finanziare per lo conduzione delle attività proprie dei due comparti esige una complessità di azioni a supporto degli specialisti (statistici, attuari, nonché esperti di modelli teorici e di altri campi disciplinari) da parte delle professioni compresse in questa unità. Le competenze dovranno essere agite in gruppi di lavoro o in dipendenza di professioni specializzate, ma per saper collaborare efficacemente alle procedure dovranno essere in grado recepire e interpretare le evoluzioni di contesto con attenzione alle indicazioni strategiche dell’azienda e degli specialisti. Dovranno, altresì, avere cura che lo scopo principale della conoscenza del contesto è lo sviluppo di prodotti/servizi rispondenti alle dinamiche del mercato e alle esigenze della clientela.
Compiti innovati Compiti nuovi
Collaborare nel analisi statistiche, matematico-attuariali comprendendo gli elementi essenziali di ambiti tematici sempre più ampi, diversificati e complessi (multidisciplinarità del disegno di analisi)
Coadiuvare le professioni statistiche responsabili per facilitare l’adattamento dell’indagine ai fenomeni da studiare, in quanto i casi analizzare sono in continua evoluzione e i dati a cui si può attingere saranno sempre più disponibili in tempo reale
Supportare gli specialisti nelle fasi di identificazione di nuovi potenziali problemi/fenomeni da suggerire all’azienda per analisi che anticipano gli eventi
Facilitare la raccolta e l’organizzazione dei dati per alimentare il data warehouse aziendale nei processi di business intelligence
Conoscere più campi disciplinari per coadiuvare con più efficacia l’attività degli specialisti in ambito multidisciplinare
Fornire supporto informatico alla rilevazione e al trattamento dei Big Data nelle analisi
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A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei Tecnici statistici.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate B
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
B
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa X
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
X
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
C
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
B
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento X
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
160
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 83 62
Lavoro d'ufficio 76 62
Matematica 61 53
Lingua straniera 53 49
Informatica ed elettronica 46 38
Servizi ai clienti e alle persone 46 37
Legislazione e istituzioni 43 37
Comunicazione e media 37 33
Sociologia e antropologia 35 33
Psicologia 30 29
Gestione del personale e delle risorse umane 30 30
SKILL
Comprendere testi scritti 89 72
Ascoltare attivamente 87 67
Scrivere 86 67
Parlare 85 65
Adattabilità 81 68
Senso critico 79 60
Matematica 78 65
Gestire il tempo 74 62
Apprendimento attivo 74 56
Capacità di analisi 71 54
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazioni determineranno per i tecnici statistici un incremento dell’insieme di attività funzionali alle analisi prospettiche all’interno di contesti aziendali sempre più inter-funzionali. Tali attività dovranno essere svolte per coadiuvare gli specialisti, ma la preparazione deve essere approfondita sia per quanto riguarda i saperi core (metodi matematici, statistici e attuariali nel caso del comparto assicurativo), sia per quanto attiene la capacità di collaborare in un contesto di analisi multidisciplinare. Il team working e cooperative learning sono metodologie di lavoro che dovrebbero essere padroneggiate al fine di collaborare al meglio con gli specialisti. Più importante saranno le conoscenze e le metodologie per interpretare le evoluzioni del contesto: principali metodologie quantitative di analisi e tecniche di raccolta dati (compresi i big data); strumenti e metodi per la ricerca di informazioni sui prodotti, sui clienti, sull’ambiente competitivo caratterizzanti un mercato di riferimento; tecniche di strutturazione e presentazione di statistiche, dati e report.
161
3.1.5.5.0 Tecnici della produzione di servizi
Le professioni comprese in questa unità applicano procedure, regolamenti e tecnologie proprie per gestire, controllare, organizzare e garantire l'efficienza e la corretta erogazione dei servizi; verificano la qualità dei servizi offerti.
Il determinarsi nelle situazioni, scelte e azioni aziendali, dello scenario prefigurato intensificherà la ridefinizione dei servizi dei comparti all’interno di un nuovo modello di business; pertanto le professioni classificate in questa attività dovranno essere in grado di valorizzare tutto il patrimonio informativo che deriva dalla relazione con il cliente per facilitare l’erogazione di servizi all’interno di processi organizzativi inter-funzionali. Le competenze di questo gruppo di professioni potrebbero risultare influenzate dallo sviluppo della multicanalità con il rafforzamento dei servizi online e dei canali telefonici/telematici. In tale situazione, il contatto con il cliente risulterà mediato dalla tecnologia, ma la qualità del livello di servizio dovrà essere coordinata per riuscire a raggiungere gli standard di efficienza ed efficacia definiti.
Compiti innovati Compiti nuovi
Favorire la creazione di assetti organizzativi che facilitino la gestione della relazione con il cliente
Curare e gestire le risorse scegliendo modelli di leadership coerenti con l’intensificarsi di processi inter-funzionali per il posizionamento competitivo sul mercato e la valorizzazione della relazione con il cliente
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP. Tuttavia, si manifesta l’esigenza di aggiornare le conoscenze e sviluppare una migliore capacità di adattamento ai nuovi modelli di business.
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei tecnici della produzione di servizi.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate X
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
C
162
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa X
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
C
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
C
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento X
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
C
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
163
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 73 58
Gestione del personale e delle risorse umane 71 66
Istruzione e formazione 52 51
Servizi ai clienti e alle persone 51 52
Lingua straniera 46 46
Lavoro d'ufficio 42 45
Produzione e processo 40 40
Commercializzazione e vendita 40 44
Impresa e gestione di impresa 39 42
Psicologia 36 37
SKILL
Monitorare 90 77
Adattabilità 84 71
Parlare 83 71
Gestire il tempo 83 72
Gestire risorse umane 79 72
Ascoltare attivamente 77 65
Istruire 77 67
Scrivere 70 63
Comprendere testi scritti 70 59
Senso critico 67 63
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazioni determineranno per i tecnici della produzione di servizi obiettivi professionali connessi all’erogazione di servizi all’interno di processi organizzativi inter-funzionali derivanti dall’implementazione di nuovi modelli di business centrati sul servizio al cliente. In tale contesto è opportuno che il sistema dell’education offra la possibilità di apprendere tecniche di innovazione organizzativa e gestione del cambiamento, considerando che alla base delle evoluzioni aziendali intervengono anche fattori situazionali collegati all’apprendimento organizzativo, ai sistemi di sharing knowledge, al knowledge management e alla business intelligence.
164
3.3.2.2.0 Tecnici del lavoro bancario
Le professioni comprese in questa unità curano le attività amministrative bancarie in back ed in front office, fornendo ai clienti assistenza sui servizi bancari offerti; seguono le procedure per determinare i rischi connessi alla corresponsione di mutui e prestiti; individuano le condizioni ottimali per la loro restituzione.
Nel medio periodo le professioni comprese nell’unità “Tecnici del lavoro bancario”, rientranti nel perimetro del comparto bancario, potrebbero avere una maggiore accentuazione delle attività a contatto della clientela e una riduzione e/o semplificazione della attività a monte e/o di back office che in futuro saranno sempre più ingegnerizzate attraverso l’uso prevalente e performante dei sistemi informativi. Tuttavia, le capacità tecniche dovranno essere esercitate nella più spiccata attività commerciale e di consulenza. Le professioni tenderanno sempre di più a lavorare in situazioni relazionali a contatto con la clientela e dovranno sempre più essere in grado di gestirne le esigenze. Partendo dalle indicazioni strategiche aziendali dovranno sviluppare capacità di distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente e valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate. I cambiamenti prospettati comporteranno probabilmente attività da eseguire in modo integrato all’interno di processi organizzativi inter-funzionali, al fine di contribuire al processo di costruzione del valore, da monte a valle, con il cliente al centro delle strategie di risposta al mercato. Le trasformazioni organizzative delle banche, rispetto alle attuali modalità di servizio, necessiteranno maggiore capacità di adattamento integrata dalla competenza di agire proattivamente.
Compiti innovati Compiti nuovi
Padroneggiare l’evoluzione normativa per affrontare in modo organico con il cliente la complessità dei servizi bancari da erogare all’interno di procedure definite e/o vincolate
Operare con adattabilità in un contesto organizzativo che tende a superare il confine tra le attività da svolgere in front e back office (sempre più automatizzato)
Prevedere le occasioni favorevoli per offrire servizi integrati o prodotti al cliente e costruire una relazione continuativa con il cliente
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10
165
competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei tecnici del lavoro bancario.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa B
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
A
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti B
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
166
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Economia e contabilità 65 57
Servizi ai clienti e alle persone 63 59
Commercializzazione e vendita 60 55
Lingua italiana 60 57
Lavoro d'ufficio 52 53
Matematica 42 40
Legislazione e istituzioni 42 37
Impresa e gestione di impresa 37 42
Lingua straniera 27 30
Gestione del personale e delle risorse umane 20 15
SKILL
Parlare 81 70
Ascoltare attivamente 76 71
Adattabilità 73 65
Comprendere testi scritti 72 62
Gestire il tempo 72 61
Negoziare 68 60
Scrivere 67 57
Orientamento al servizio 65 60
Istruire 60 55
Apprendimento attivo 60 56
Senso critico 60 55
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche influiranno sui tecnici del lavoro bancario determinando una situazione di transizione collegata all’implementazioni di nuovi modelli di business. Ciò comporta la conoscenza dell’economia e delle tecniche bancarie da applicare in un contesto che tende a superare il confine tra le attività da svolgere in front e back office. I tecnici bancari si troveranno sempre di più a contatto del cliente e dovranno essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze. Le conoscenze sulla commercializzazione e la vendita di servizi/prodotti assumeranno sempre più rilevanza, ma soprattutto dovranno essere integrate con crescenti capacità di comunicazione e negoziazione generale e interculturale a livello complesso rispetto alla tradizionale situazione lavorativa. L’azione individuale dovrà essere supportata da un adeguata comprensione di modelli di erogazione di servizi centrati sul cliente. Le trasformazioni in atto comportano la capacità di adattarsi continuamente ai cambiamenti aziendali e di contesto, pertanto il sistema dell’education dovrebbe porre le basi per rafforzare abilità poco esercitate in passato quando i compiti erano sostanzialmente consolidati; ad esempio self empowerement, auto-efficacia, resilienza. Arricchiscono la formazione le conoscenze normative da utilizzare nella complessità dei servizi bancari da
167
erogare all’interno di procedure definite e/o vincolate, ma che avranno comunque un margine di discrezionalità operativa per valorizzare le esigenze del cliente all’interno di un offerta di servizio che mira all’integrazione delle opportunità commerciali e di consulenza.
168
3.3.2.4.0 Periti, valutatori di rischio e liquidatori
Le professioni comprese in questa unità raccolgono informazioni e dati per individuare responsabilità, stimare danni, per definire, secondo le procedure, l’ammontare dei pagamenti; istruiscono polizze non standard valutando, secondo procedura, i rischi connessi; liquidano le polizze verificando che le procedure di sottoscrizione della polizza, di stima dei danni o degli eventi, di valutazione delle condizioni contrattuali e dei corrispettivi da pagare siano state rispettate.
Le professioni incluse nell’unità, rientranti nel perimetro del comparto assicurativo, assumeranno un marcato orientamento al cliente. L’attenzione al cliente/mercato nell’erogazione del servizio assicurativo sarà sempre più centrale, anche se non tutte le professioni dovranno esercitare competenze connesse all’interazione diretta con i clienti. È questo, ad esempio, il caso dei valutatori di rischio. Le competenze relazionali dovranno essere coniugate con le competenze tecniche e con la visione sistemica e inter-funzionale dei processi aziendali. La relazione con il cliente sarà sempre contraddistinta da comportamenti basati su obiettività, trasparenza e correttezza. Le professioni comprese in questa unità dovranno affrontare con padronanza le attività componendo dinamicamente esigenze analitiche, sintetiche e probabilistiche. La crescente personalizzazione dei servizi e l’allargamento del mercato nell’area dei servizi riconducibili al welfare e ai rischi catastrofali, potrà accentuare ancora di più la competenza di essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate e di distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente e stimare fenomeni nuovi.
Compiti innovati Compiti nuovi Esaminare gli aspetti tecnici e contrattuali del rischio coniugando con efficacia le procedure con nuovi dispositivi o tecnologie
Analizzare le caratteristiche tecniche del rischio a fronte nuovi campi/ambiti oggetto di assicurazione aggiornando le metodologie
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale de periti, valutatori di rischio e liquidatori.
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COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
B
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa A
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
X
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
B
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento B
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
170
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 61 59
Lavoro d'ufficio 50 49
Servizi ai clienti e alle persone 45 46
Matematica 41 39
Legislazione e istituzioni 31 31
Meccanica 29 26
Fisica 29 32
Lingua straniera 27 24
Ingegneria e tecnologia 23 26
Impresa e gestione di impresa 22 22
SKILL
Comprendere testi scritti 78 70
Scrivere 75 73
Negoziare 70 68
Parlare 70 72
Ascoltare attivamente 68 64
Senso critico 63 65
Gestire il tempo 57 51
Matematica 55 56
Apprendimento attivo 54 60
Risolvere problemi complessi 50 54
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore assicurazioni influiranno sui periti, valutatori di rischio e liquidatori (l’assuntore è ricondotto a questa Unità Professionale) determinando una situazione di transizione, soprattutto di aggiornamento e riallineamento delle competenze, collegata ai fattori istituzionali relativi all’applicazione della normativa Solvency e a nuovi potenziali ambiti di attività. si pensi all’allargamento del mercato dei servizi riconducibili all'area del welfare (pensioni, sanità, sicurezza) ai quali si aggiunge tutta l’area, in crescita, relativa ai rischi catastrofali o quella relativa allo sviluppo di prodotti che si adattano all’introduzione di nuovi obblighi assicurativi per alcune categorie professionali e commerciali, rappresentando una interessante e molto redditizia area di business.
Il livello di istruzione necessario allo svolgimento di questa professione è di tipo medio-alto, il diploma deve essere di tipo tecnico o, ancora meglio, laurea (economia e commercio, giurisprudenza o ingegneria). Il percorso professionale individuale richiede specifici corsi di formazione e un’introduzione progressiva all’esercizio delle funzioni collegate all’esperienza maturata (junior vs. senior).
171
Nell’ambito dell’education è importante che siano sviluppate con le conoscenze tecnico-specialistiche competenze soft in grado di porre le condizioni per l’apprendimento attivo delle capacità di analisi prospettica, valutazione e decisioni da prendere con senso critico e in situazioni problematiche complesse. Completano la formazione capacità relazionali e negoziali per interloquire efficacemente, nonché il self empowerement, autostima e resilienza
172
3.3.2.6.1 Tecnici dei contratti di scambio, a premi e del recupero crediti
Le professioni comprese in questa unità assistono gli specialisti nella redazione e nella definizione di contratti, derivati finanziari e di credito ovvero applicano procedure standard per stipulare e seguire contratti di scambio di valute, valori mobiliari e beni eseguibili a scadenza dietro corresponsione di premi, di acquisto di crediti assumendo oneri di gestione, riscossione e contabilizzazione degli stessi.
Le professioni classificate in questa unità, alla luce dello scenario previsto per i comparti assicurativo e bancario, potrebbero avere la necessità di integrare in modo equilibrato tutte le principali competenze individuate come rilevanti per i due comparti nel medio periodo. Queste professioni pur avendo un margine di autonomia dettato dall’applicazione di procedure, o al massimo un margine di autonomia all’interno delle procedure e delle deleghe definite, dovranno essere in grado di avere una visione sistemica nella svolgimento delle attività a loro assegnate dall’azienda, specialmente perché sono compiti diretti a problematiche “sensibili” e di interesse generale per le performance dell’intero sistema aziendale, quali ad esempio: valutazione del rischio (credito, liquidità, riserve tecniche), pianificazione dei rientri, gestione delle pratiche di recupero crediti, etc.
Compiti innovati Compiti nuovi
Acquisire informazioni accurate e complete sulla situazione del cliente nel rispetto delle criticità
Confrontare in processi inter-funzionali le informazioni acquisite rappresentando correttamente la situazione problematica
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei tecnici dei contratti di scambio, a premi e del recupero crediti.
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COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa B
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
A
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti B
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
174
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 61 53
Servizi ai clienti e alle persone 60 52
Legislazione e istituzioni 57 52
Lavoro d'ufficio 57 54
Economia e contabilità 53 49
Psicologia 43 40
Gestione del personale e delle risorse umane 42 40
Matematica 41 37
Impresa e gestione di impresa 40 37
Commercializzazione e vendita 32 37
SKILL
Negoziare 86 71
Parlare 80 73
Ascoltare attivamente 76 67
Comprendere testi scritti 75 63
Scrivere 68 63
Persuadere 68 64
Gestire risorse finanziarie 67 62
Comprendere gli altri 66 62
Adattabilità 65 63
Valutare e prendere decisioni 65 62
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazioni comporteranno una crescente necessità di gestire situazione critiche, in tal senso saranno importati soprattutto le professioni dell’unità tecnici dei contratti di scambio, a premi e del recupero crediti che si occupano di attività finalizzate alla valutazione del rischio (credito, liquidità, riserve tecniche), pianificazione dei rientri, gestione delle pratiche di recupero crediti, etc. Il sistema dell’education dovrà sviluppare le conoscenze economiche, assicurative e normative dei due settori, ma avrà un ruolo primario nel preparare professionisti in grado valutare e prendere decisioni in situazioni problematiche correlandole con le tecniche di gestione finanziaria. L’attività dovrà essere sviluppata in un contesto inter-funzionale per cui è opportuno sviluppare capacità di team working, ma anche di capacità di comunicazione e negoziazione interpersonale per il rapporto con la clientela che manifesta situazione critiche.
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3.3.3.4.0 Tecnici della vendita e della distribuzione
Le professioni comprese in questa unità assistono gli specialisti nella implementazione delle strategie di vendita delle imprese, nel controllo della efficienza della rete distributiva e commerciale e nel monitoraggio delle vendite, ovvero applicano le procedure fissate per raccogliere informazioni sulle vendite e sulle attività di distribuzione, per analizzarle, organizzarle e presentarle in maniera rilevante e significativa a specialisti e responsabili del settore.
Il presidio della strategia distributiva di servizi/prodotti all’interno di uno scenario che contempla l’introduzione della multicanalità, i servizi on-line, l’aggiornamento e la personalizzazione dei prodotti, potrebbe creare l’esigenza di tecnici più focalizzati nell’assistere le figure dei comparti assicurazione e banche nell’implementazione delle strategie di vendita. Servizi di sportello più “leggeri” e l’introduzione nelle compagnie assicurative di piattaforme in grado di fornire in tempo reale una visione unitaria del cliente accentuerà l’esigenza di controllo della efficienza e dell’efficacia della rete distributiva e commerciale.
Compiti innovati Compiti nuovi
Raccogliere, organizzare e condividere le aspettative della clientela per valorizzarle all’interno delle strategie aziendali
Interpretare i risultati commerciali e di customer satisfaction attraverso una lettura ragionata del contesto territoriale o segmento di mercato di riferimento
Collaborare nella gestione del ciclo di vita del cliente (acquisizione, conservazione e sviluppo)
Collaborare nell’introduzione e diffusione dei nuovi canali di vendita (servizi on-line e multicanale)
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei tecnici della vendita e della distribuzione.
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COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa C
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti A
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
177
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Servizi ai clienti e alle persone 87 72
Commercializzazione e vendita 87 77
Lingua straniera 72 58
Lingua italiana 65 57
Lavoro d'ufficio 62 58
Impresa e gestione di impresa 55 55
Comunicazione e media 50 47
Produzione e processo 50 50
Economia e contabilità 47 47
Gestione del personale e delle risorse umane 45 37
SKILL
Parlare 85 72
Scrivere 85 72
Gestire il tempo 77 61
Senso critico 77 65
Negoziare 77 61
Ascoltare attivamente 77 70
Comprendere testi scritti 75 64
Adattabilità 72 68
Comprendere gli altri 72 67
Apprendimento attivo 70 62
Gestire risorse umane 70 58
Gestire risorse finanziare 70 60
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazioni comporteranno la necessità di figure professionali che coadiuvano gli specialisti nell’implementazione delle strategie commerciali. I tecnici della vendita e della distribuzione assumeranno ruoli a supporto della distribuzione di prodotti o funzioni di vendita diretta. La conoscenza delle discipline caratteristiche bancarie/assicurative dovranno essere aggiornate in funzione dei servizi/prodotti da vendere all’interno di un organizzazione inter-funzionale orientata alla centralità del cliente. Le conoscenze in materia di commercializzazione e vendita dovranno essere circostanziate all’esigenza di garantire i risultati di servizio/vendita in una determinata area territoriale o di segmento di mercato/clientela. La capacità di intervenire nelle fasi di gestione dell’intero ciclo di vita del cliente richiederà l’impiego di tecniche di customer satisfaction all’interno di strategie e processi di business aziendale. Tali professioni dovranno conoscere in modo approfondito i nuovi canali di vendita.
178
3.3.3.5.0 Tecnici del marketing
Le professioni comprese in questa unità assistono gli specialisti nella definizione di strategie e di ricerche per rilevare il gradimento sul mercato dei beni e dei servizi commercializzati, le condizioni di mercato e le possibilità di penetrazione commerciale di prodotti o servizi, per individuare situazioni di competizione, prezzi e tipologie di consumatori, ovvero applicano le procedure fissate per raccogliere informazioni in materia, analizzarle, organizzarle e presentarle in maniera rilevante e significativa a specialisti e responsabili del settore.
I trend e i drivers del comparto assicurativo e di quello bancario potrebbero influire sulle professioni comprese in questa unità. Quindi si prefigura la possibilità che le competenze dei tecnici del marketing si debbano focalizzare sulle peculiarità delle attività del sistema dell’intermediazione finanziaria e dell’assicurazione. Il riposizionamento dei modelli di business intensificherà l’attenzione al mercato e al cliente e di conseguenza, all’interno di processi organizzativi inter-funzionali, la capacità di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi necessiterà una più qualificata assistenza nello studio funzionale alla commercializzazione e distribuzione dei servizi/prodotti del credito e dell’assicurazione.
Compiti innovati Compiti nuovi
Collaborare ad una segmentazione più articolata del mercato per individuare nuovi canali
Progettare le caratteristiche dei brand aziendali per rilanciarli e affermarli nel contesto socio-economico
Acquisire e traferire la predisposizione verso la conoscenza anticipata dei cambiamenti demografici, sociali ed economici
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP.
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei tecnici del marketing.
179
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate A
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
A
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa X
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
X
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti B
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
180
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Lingua italiana 88 68
Commercializzazione e vendita 73 69
Comunicazione e media 73 71
Servizi ai clienti e alle persone 72 68
Lingua straniera 64 60
Impresa e gestione di impresa 60 63
Psicologia 54 54
Sociologia e antropologia 52 55
Lavoro d'ufficio 48 52
Economia e contabilità 44 48
SKILL
Parlare 95 72
Comprendere testi scritti 89 68
Selezionare strumenti 88 71
Apprendimento attivo 86 70
Valutare e prendere decisioni 86 69
Gestire risorse finanziarie 86 73
Scrivere 86 70
Gestire il tempo 86 72
Ascoltare attivamente 86 69
Adattabilità 85 76
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche-assicurazione comporteranno trasformazioni che esigeranno contributi specifici che possono essere portati a termine con l’ausilio di tecnici del marketing. Tali professioni dovranno essere preparate per interpretare il contesto demografico e socio-economico per ricavare informazioni utili ad affermare i modelli di business in un contesto concorrenziale e internazionale. Le conoscenze dovranno essere approfondite in materia di marketing, ma dovranno tenere conto anche dalle trasformazioni in corso influenzate dal massiccio e diffuso uso dei nuovi media. Le conoscenze e le capacità dovranno essere organizzate all’interno di discipline collegate alla commercializzazione e vendita, ma opportunamente integrate con discipline che consentano l’interpretazione dei fenomeni sociali e dei comportamenti individuali (sociologia, antropologia, psicologia). Completa l’istruzione e la formazione la conoscenza di modelli di organizzazione di servizi centrati sul cliente, nonché la capacità di acquisire informazioni anche dai processi di custumer satisfaction aziendali.
181
4.2.1.1.0 Addetti agli sportelli assicurativi, bancari e altri intermediari finanziari
Le professioni classificate in questa unità movimentano, per conto del pubblico, denaro in entrata e in uscita dalle casse delle banche o di altri istituti di intermediazione finanziaria, per varie finalità, seguendo le procedure previste e tenendo scrittura delle operazioni effettuate; incassano e riscattano e informano i clienti sulle procedure di sottoscrizione e sulle condizioni di applicazione di polizze assicurative.
Le professioni addette agli sportelli, comprese nel perimetro del comparto bancario, sono quelle che nel medio periodo saranno maggiormente interessate alle trasformazioni collegate allo scenario di cambiamento prefigurato. È necessario evidenziare che al momento non possono essere dati giudizi completi sulla effettiva trasformazione della professione, tale mutamento dovrà essere rivalutato alla luce dei possibili accadimenti e indirizzi effettivi che i drivers assumeranno nel medio periodo. I cambiamenti potrebbero determinare una generale modificazione delle funzioni, tale da richiedere una denominazione più appropriata delle figure e voci professionali ad oggi ricondotte all’UP. In ogni caso, lo sviluppo della multicanalità (mobile e internet banking), gli sportelli automatici, la digitalizzazione-dematerializzazione comportano uno spostamento e ri-qualificazione delle competenze tradizionali (esecuzione delle transazioni) verso capacità commerciali. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze diventerà probabilmente la core competence delle professioni addette allo sportello, alla quale dovranno essere correlate le competenze: distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno e recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi. Considerando lo scenario di cambiamento avvertito, le professioni afferenti agli sportelli bancari delle filiali, saranno chiamate, e più di altre figure, a sviluppare competenze chiave per efficaci comportamenti organizzativi, essendo in grado di agire proattivamente.
A fronte delle trasformazioni in atto, nel medio periodo, è possibile evidenziare poche indicazioni sui futuri compiti. Un’informazione più articolata sarà possibile individuarla conoscendo il nuovo ruolo che sarà ritagliato all’interno dell’assetto organizzativo correlato al modello di business operativo in definizione.
A mero titolo di esempio, nell’ambito di ipotesi teoriche, il supporto agli sportelli automatici potrà essere eseguita da professioni comprese nella UP “5.1.3.4.0 - Addetti all'informazione e all'assistenza dei clienti”. Attualmente tale UP, secondo la definizione ISTAT, riguarda professione informano o assistono direttamente, all'interno degli esercizi commerciali, i distributori o i consumatori finali su merci, prodotti o servizi. Infatti, le caratteristiche delle attività ricondotte all’UP sono: fornire informazioni alla clientela; risolvere le problematiche poste dalla clientela; gestire le lamentele e i reclami; aggiornarsi sulle caratteristiche dei prodotti/servizi in vendita; dare informazioni sui nuovi prodotti o sulle offerte; ricevere e smistare telefonate. Appare ovvio che i potenziali i futuri addetti dovrebbero essere formati sulle specifiche attività svolte dal comparto banche.
182
Compiti innovati Compiti nuovi Proporre alla clientela prodotti affini alle esigenze manifestate durante le operazioni bancarie effettuate
Operare con maggiore integrazione con le altre unità lavorative e inter-funzionalità organizzativa e commerciale
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli addetti agli sportelli assicurativi, bancari e altri intermediari finanziari.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate X
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
X
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa B
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
A
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
A
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
A
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento A
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
183
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Servizi ai clienti e alle persone 71 56
Lingua italiana 66 52
Commercializzazione e vendita 59 50
Lavoro d'ufficio 53 45
Economia e contabilità 51 44
Legislazione e istituzioni 46 35
Matematica 42 41
Lingua straniera 33 32
Impresa e gestione di impresa 30 28
Informatica ed elettronica 25 26
SKILL
Parlare 85 65
Comprendere testi scritti 75 65
Ascoltare attivamente 72 65
Adattabilità 69 55
Orientamento al servizio 66 63
Scrivere 65 53
Gestire il tempo 59 46
Negoziare 53 50
Senso critico 53 50
Comprendere gli altri 52 49
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore banche comporteranno trasformazioni per gli addetti agli sportelli bancari e altri intermediari finanziari. Le conoscenze di economia, contabilità, tecnica bancaria e normativa dovranno ancora essere sviluppate attraverso percorsi di istruzione e formazione come nel passato, sapendo che la complessità d’uso non aumenterà nel medio periodo per le professioni comprese in questa unità professionale. Il sistema dell’education dovrà invece facilitare l’apprendimento di conoscenze e capacità più utili per esercitare i compiti in ottica commerciale e orientamento al cliente. Il senso critico servirà per contestualizzare la relazione con il cliente e finalizzare al meglio conoscenze e capacità di comunicazione interpersonale usando in modo pragmatico tecniche di ascolto attivo, proposizione di domande, comprensione e persuasione. Le trasformazioni in atto comportano lo sviluppo di capacità di adattamento a processi organizzativi inter-funzionali. Nella formazione di base e di riqualificazione assumono importanza l’appropriazione di atteggiamenti proattivi supportanti da dinamiche comportamentali di self empowerement, autostima e resilienza.
184
4.2.2.4.0 Addetti all'informazione nei Call Center (senza funzioni di vendita)
Le professioni classificate in questa unità, utilizzando il telefono o mezzi di comunicazione elettronici (ad esempio e-mail), forniscono informazioni al pubblico sui prodotti o sui servizi offerti dall'azienda, prendono nota e smistano reclami sui servizi e sui prodotti forniti, indicano le procedure da seguire per ottenere assistenza, rimborsi o risarcimenti. Non eseguono funzioni di vendita.
Le professioni del comparto assicurativo e bancario comprese nell’unità operano con procedure standardizzate, in cui il margine di autonomia è definito dalle procedure o dai vincoli prescrittivi. Tali, professioni, tuttavia, dovranno essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze; in particolare perché la strategia aziendale porrà sarà sempre più attenzione all’orientamento al cliente di tutti i processi organizzativi dell’azienda. La contenuta o bassa autonomia delle professioni determina la necessità di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali, sebbene le attività siano svolte in prevalenza in strutture o aree aziendali specializzate nell’operatività attraverso canali telefonici e/o telematici con il supporto della tecnologia informatica. Le competenze tecniche proprie del comparto assicurativo o bancario saranno limitate, per converso dovrà essere spiccata la capacità di comunicazione interpersonale efficace in situazione mediata dal telefono e dalla tecnologia. Queste professioni non eseguono funzioni di vendita, ma devono essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario.
Compiti innovati Compiti nuovi
Distinguere, a seguito del contatto telefonico con il cliente, quali sono le informazioni che possono essere sottoposte a chi si occupa della vendita dei prodotti per utilizzarle a fini commerciali.
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP. Tali professioni continueranno ad essere utili ai settori banche-assicurazioni anche qualora i possibili cambiamenti delineati prendessero forma operativa nel medio periodo.
Tuttavia, si evidenzia l’importanza di approfondire una migliore fungibilità delle mansioni/funzioni Inbound e Outbound, ma ciò è subordinato ad aspetti contrattuali. Per il comparto assicurazioni, tale complessità, è anzitutto legata alla collocazione delle attività dei call center nella parte terza del contratto. Le sole caratteristiche tecnico/professionali dei compiti non paiono influenzate dai trend e drivers individuati dallo studio di scenario, anche se potrebbe versificarsi una più spinta integrazione tra canale telefonico ed internet.
185
A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale degli addetti all'informazione nei Call Center (senza funzioni di vendita).
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate X
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
C
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa X
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
X
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
C
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
C
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento X
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
C
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
186
Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Servizi ai clienti e alle persone 70 57
Lingua italiana 66 49
Informatica ed elettronica 30 28
Psicologia 22 17
Lavoro d'ufficio 20 22
Telecomunicazioni 17 12
Lingua straniera 16 17
Sociologia e antropologia 15 8
Comunicazione e media 11 11
Commercializzazione e vendita 3 3
Matematica 3 5
SKILL
Parlare 82 63
Ascoltare attivamente 76 60
Adattabilità 63 52
Comprendere testi scritti 61 47
Scrivere 56 47
Orientamento al servizio 55 47
Persuadere 53 49
Comprendere gli altri 52 49
Negoziare 52 38
Apprendimento attivo 47 42
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni comporteranno il continuo ricorso alla trasmissione di informazioni tramite Call Center. Gli Addetti all'informazione nei Call Center (senza funzioni di vendita) potranno esercitare al meglio la loro professione solo dopo una previa attività di formazione specifica (in ingresso e continua) strettamente collegata alle attività aziendali e ai servizi/prodotti di una determinata banca e/o assicurazione. Il sistema dell’education potrà offrire competenze più generali e trasversali su cui integrare le conoscenze e competenze specifiche. Tali conoscenze riguardano la lingua straniera e l’informatica. Più in generale sarà importante sviluppare le capacità di apprendimento attivo e le capacità di comunicare a livello interpersonale in situazione mediata da telefono integrato alle funzionalità internet. Le conoscenze e le capacità di comunicazione e l’impiego di tecniche di ascolto attivo, proposizione di domande, comprensione e persuasione dovranno comunque essere compiute o specialistiche. Completa la formazione la conoscenza di modelli e procedure organizzative orientati all’erogazione di servizi centrati sul cliente.
187
5.1.2.5.2 Venditori a distanza
Le professioni comprese in questa unità sollecitano ordini di merci o di servizi contattando i possibili clienti attraverso telefono, canali internet o raggiungendoli con appositi programmi televisivi.
Le professioni del comparto assicurativo e bancario comprese nell’unità operano con procedure standardizzate, in cui il margine di autonomia è definito dalle procedure o dai vincoli prescrittivi. Tali, professioni, tuttavia, dovranno essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente gestendone le esigenze; in particolare perché la strategia aziendale porrà sarà sempre più attenzione all’orientamento al cliente di tutti i processi organizzativi dell’azienda. La contenuta o bassa autonomia delle professioni determina la necessità di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali, sebbene le attività siano svolte in prevalenza in strutture o aree aziendali specializzate nell’operatività attraverso canali telefonici e/o telematici con il supporto della tecnologia informatica. Le competenze tecniche proprie del comparto assicurativo o bancario saranno limitate, per converso dovrà essere spiccata la capacità di comunicazione interpersonale efficace in situazione mediata dal telefono e dalla tecnologia. L’attività di vendita comporta l’uso di tecniche di vendita base, soprattutto attraverso la conversazione telefonica, ma non è escluso che sia sempre più integrato a strategie di marketing proprie del canale internet.
Compiti innovati Compiti nuovi
Cogliere, a seguito del contatto telefonico/internet con il cliente, quali sono le opportunità di offerta che esulano dal proprio obiettivo di vendita per trasformarle in informazioni aziendali utili per un processo di servizio o vendita integrato
Non emergono compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni banche-assicurazione comprese nell’UP. Tali professioni continueranno ad essere utili ai settori banche-assicurazioni anche qualora i possibili cambiamenti delineati prendessero forma operativa nel medio periodo.
Tuttavia, si evidenzia l’importanza di approfondire una migliore fungibilità delle mansioni/funzioni Inbound e Outbound, ma ciò è subordinato ad aspetti contrattuali. Per il comparto assicurazioni, tale complessità, è anzitutto legata alla collocazione delle attività dei call center nella parte terza del contratto. Le sole caratteristiche tecnico/professionali dei compiti non paiono influenzate dai trend e drivers individuati dallo studio di scenario, anche se potrebbe versificarsi una più spinta integrazione tra canale telefonico ed internet.
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A fronte delle innovazioni e delle novità che si prevede saranno introdotte nell’esercizio della professione, l’intero sistema di competenze subirà dei cambiamenti. In particolare, nel medio periodo, sono 10 le competenze individuate come caratterizzanti il comparto bancario e quello assicurativo. Queste potranno rivelarsi molto importanti, mediamente importanti, scarsamente importanti o non influenti rispetto all’esercizio del ruolo professionale. Lo schema che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 10 competenze per il comparto bancario e quello assicurativo indicando la rilevanza o meno, di ognuna di esse, per l’unità professionale dei venditori a distanza.
COMPETENZE 2020
1. Essere in grado di valutare elaborazioni prospettiche non standardizzate X
2. Essere in grado di interpretare l’evoluzione di contesto attraverso le indicazioni strategiche aziendali e strumenti informativi esterni
C
3. Essere in grado di presidiare, interpretare e gestire l’evoluzione normativa X
4. Essere in grado distinguere e valutare i dati rilevanti nelle varie fasi della profilazione del cliente esterno
C
5. Essere in grado di integrare le azioni individuali all’interno di processi organizzativi inter-funzionali
C
6. Essere in grado di recepire le esigenze della clientela per lo sviluppo di prodotti/servizi
C
7. Essere in grado di valorizzare la relazione con il cliente esterno gestendone le esigenze
A
8. Essere in grado di agire proattivamente in fasi di cambiamento X
9. Essere in grado di operare nell’ottica della prevenzione del rischio economico-finanziario
X
10. Essere in grado di presidiare la strategia distributiva di servizi/prodotti X
Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA
Molto importante A
Mediamente importante B
Scarsamente importante C
Non influente rispetto al ruolo X
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Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE
Commercializzazione e vendita 76 68
Lingua italiana 73 63
Servizi ai clienti e alle persone 65 60
Lingua straniera 21 27
Informatica ed elettronica 17 20
Geografia 5 6
Psicologia 5 7
Legislazione e istituzioni 5 6
Comunicazione e media 5 6
Matematica 3 3
SKILL
Parlare 87 70
Ascoltare attivamente 78 70
Persuadere 65 64
Comprendere testi scritti 60 55
Negoziare 60 57
Senso critico 57 54
Orientamento al servizio 57 57
Comprendere gli altri 52 48
Adattabilità 52 47
Scrivere 51 46
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
IMPORTANZA COMPLESSITÀ
Indicazioni per il sistema dell’education
I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del settore Banche-Assicurazioni comporteranno il continuo ricorso alle vendita a distanza attraverso telefono e canali internet. I Venditori a distanza nei Call Center (o di un area aziendale dedicata) potranno esercitare al meglio la loro professione solo dopo una previa una formazione specifica (in ingresso e continua) strettamente collegata alle attività aziendali e ai servizi/prodotti di una determinata banca e/o assicurazione. Il sistema dell’education potrà offrire competenze più generali e trasversali su cui integrare le conoscenze e competenze specifiche. Tali conoscenze riguardano la lingua straniera, l’informatica, elementi di marketing e nuovi media. Più in generale sarà importante sviluppare le capacità di apprendimento attivo e le capacità di comunicare a livello interpersonale in situazione mediata da telefono integrato alle funzionalità internet. Le conoscenze e le capacità di comunicazione e l’impiego di tecniche di ascolto attivo, proposizione della domanda, comprensione e persuasione dovranno comunque essere compiute o specialistiche. A tali competenze è necessaria una finalizzazione alle tecniche di vendita, negoziazione e web marketing. Completa la formazione la conoscenza di modelli e procedure organizzative orientati all’erogazione di servizi centrati sul cliente.