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corso di STORIA ECONOMICA a.a. 2007-2008 lucidi sulla “storia della grande impresa” ( introduzione + Stati Uniti ) ARGOMENTI : Presentazione del corso: “Storia economica” e “Storia d’impresa” lucidi 01-06 L’impresa come “paradigma storico” lucidi 05-13 La “grande impresa”: definizioni lucidi 14-18 I sei casi nazionali lucido 19 STATI UNITI: le origini della sua impresa (ruolo del cotone, sistema di fabbrica, imprese complesse e Compagnie dei Canali, l’impresa cotoniera di Lowell) lucidi 20-27 Le Ferrovie: il “big business” lucidi 28-39 [ cfr. voce interna: Il telegrafo, 32-33 ] La rivoluzione commerciale (la “commercializzazione di massa”) lucidi 40-45 La “produzione di massa” e la Odsl- Organizzazione scientifica del lavoro lucidi 46-60 La crescita dimensionale delle imprese (verso il gigantismo d’impresa) lucidi 61-63 La prima forma dell’impresa moderna .(l’impresa “integrata”) lucidi 64-73 Fusioni ed acquisizioni lucidi 74-85 Le imprese giganti (passaggi evolutivi) lucidi 86-87 Le grandi ristrutturazioni del ‘900 lucidi 88-98 01 STORIA ECONOMICA e STORIA D’IMPRESA La Storia economica può essere: Ricostruzione storica dell’eco- nomia (del mondo, di una nazione, di un territorio) attraverso i grandi aggregati statistici (Storia macroeconomica) Ricostruzione della storia economica di un settore o di di una singola impresa . In Italia, la storia d’impresa è stata inizialmente giudicata con diffiden- za dagli storici accademici, che la consideravano nulla più che una sor- ta di “microstoria” , e quindi di scarsa utilità.

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corso di

STORIA ECONOMICA a.a. 2007-2008

lucidi sulla “storia della grande impresa”

( introduzione + Stati Uniti )

ARGOMENTI:

Presentazione del corso:

“Storia economica” e “Storia d’impresa” lucidi 01-06 L’impresa come “paradigma storico” lucidi 05-13 La “grande impresa”: definizioni lucidi 14-18 I sei casi nazionali lucido 19 STATI UNITI: le origini della sua impresa

(ruolo del cotone, sistema di fabbrica, imprese complesse e Compagnie dei Canali,

l’impresa cotoniera di Lowell) lucidi 20-27 Le Ferrovie: il “big business” lucidi 28-39 [ cfr. voce interna: Il telegrafo, 32-33 ] La rivoluzione commerciale

(la “commercializzazione di massa”) lucidi 40-45 La “produzione di massa” e la Odsl-

Organizzazione scientifica del lavoro lucidi 46-60 La crescita dimensionale delle imprese

(verso il gigantismo d’impresa) lucidi 61-63 La prima forma dell’impresa moderna

.(l’impresa “integrata”) lucidi 64-73 Fusioni ed acquisizioni lucidi 74-85 Le imprese giganti (passaggi evolutivi) lucidi 86-87 Le grandi ristrutturazioni del ‘900 lucidi 88-98

01

STORIA ECONOMICA e STORIA D’IMPRESA

La Storia economica può essere: ● Ricostruzione storica dell’eco- nomia (del mondo, di una nazione, di un territorio) attraverso i grandi aggregati statistici (Storia macroeconomica)

● Ricostruzione della storia economica di un settore o di di una singola impresa.

In Italia, la storia d’impresa è stata inizialmente giudicata con diffiden-za dagli storici accademici, che la consideravano nulla più che una sor-ta di “microstoria”, e quindi di scarsa utilità.

02

E, tuttavia, la STORIA D’IMPRESA, nata negli Stati Uniti, e da lì diffusasi rapidamente in Europa, costituisce un elemento qualitativamente fondamentale per la conoscenza del tessuto economico di un paese.

03

I MOTIVI ?

1. La storia d’impresa generalmente indaga le grandi imprese, e dal loro studio emerge non solo la vita dell’azienda studiata ma – soprat-tutto – le problematiche del settore di appartenenza.

2. La storia d’impresa mette a fuo-

co le problematiche organizzative, e quindi la maggiore o minore “modernità”, nonché le dinamiche imprenditoriali, senza la cui cono-scenza lo studio dello sviluppo e-conomico di un paese risulterebbe monco.

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3. La storia d’impresa, attraverso lo studio dei casi delle aziende signi-ficative di un paese, consente infi-ne di conoscere i suoi percorsi di internazionalizzazione.

4. In conclusione, la storia d’im-la

la storia d’imprela storia d’impresa è uno strumento strumento di stra-ordinaria utilità che completa la storia economica classica, consen-tendole di arricchire le sue rico-struzioni quantitative con dati qua-litativi di rilievo.

5. IL CASO ITALIANO…

05

L’impresa come “paradigma” storico

L’impresa è, nel mondo contemporaneo, una tra le fondamentali strutture organizzative in cui si articola la vi-ta associata. Per “impresa” si intende Normalmente un organismo economico finalizzato alla produzione e/o allo scambio di beni o di servizi. Ma, in realtà, essa è anche altro.

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Ad esempio, una comunità di persone, le quali – giusto moduli gerarchici variabilmente definiti a seconda del tempo e del luogo – contribuiscono, tra loro interagendo alla creazione di ricchezza: una “ricchezza” che non è mai in capo ad un solo soggetto (l’imprenditore, od il capitalista) ma che per mille rivoli si riversa nell’intero corpo sociale, vuoi attraverso i salari e l’imposizione fiscale sul reddito, vuoi mediante il benessere che la fruizione dei beni (o dei servizi) prodotti determina in una società data.

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In sostanza, l’impresa economica - che indubbiamente è nelle sue origini un soggetto egoistico e privatistico - partecipa, per il solo fatto di dare valore aggiunto alle materie prime mediante la loro lavorazione, alla crescita ed al benessere di una miriade di soggetti, non necessariamente ad essa legati, spesso nemmeno vivendo nelle sue vicinanze.

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L’impresa, peraltro, modificando nel tempo la sua struttura organizzativa, i suoi prodotti, le metodologie di vendita e di transazione (si pensi, ad esempio, cosa hanno significato in termini di qualità della vita le forme di acquisto rateale nel settore dei beni di consumo durevoli, od in tempi più recenti la telefonia cellulare), concorre a modellare nella società rilevanti trasformazioni nel comportamento di ognuno di noi.

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Il che porta a considerare l’impresa qualcosa di più di un soggetto economico “egoista”, e la proietta ad attore (uno dei tanti, ma non il meno importante) della vita comunitaria. Tanto da imporla come elemento paradigmatico della vita associata stessa, anzi come paradigma storico delle società odierne, assumendo il concetto di paradigma nella sua accezione di insieme coerente di metodi e procedimenti che contraddistinguono una determinata fase dell’evoluzione della società.

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E, di fatto, l’esistenza dell’impresa quale organismo economico complesso (“complesso” per le sue valenze extraeconomiche) ha segnato davvero gli oltre due secoli di vita del mondo industriale, anche se – ovviamente – con segni ed intensità diverse a seconda del diverso grado, e delle diverse intensità, dello sviluppo socio- economico di un ambiente dato.

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La rilevanza dell’impresa, anche dal punto di vista teorico, deriva infatti dalla circostanza che pur essendo la più classica delle organizzazioni economiche, essa può in non pochi casi assumere nella società un peso (ed un ruolo) che travalicano i ristretti confini in cui è originata.

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Ciò vale soprattutto per la la “grande impresa”, che pur operando sul mercato dei beni, e quindi della produzione e della distribuzione, può facilmente giungere ad influenzare i comportamenti del potere politico, o a scontrarsi con esso.

13

Ma riguarda anche quei sistemi di impresa-rete (basati sulla limitata dimensione delle singole unità produttive, e però su una loro stretta compenetrazione organizzativa) prepotentemente emersi in questi ultimi decenni nel nostro come in altri paesi occidentali, e più ancora in quelli di recente industrializzazione nel sud-est asiatico, capaci di irradiarsi nel territorio, condizionandone o stimolandone i comportamenti.

14

LA GRANDE IMPRESA

è la forma moderna dell’impresa è una istituzione fondante

del capitalismo contemporaneo

LA GRANDE IMPRESA è ad alta intensità di capitale utilizza processi produttivi a ciclo

continuo ha forte incidenza sul mercato ha rilevante impatto

occupazionale ha influenza sulle decisioni

governative riguardanti il suo settore

15

CARATTERISTICHE COMUNI:

Multiunitaria Multifunzione

impresa complessa Multiprodotto Multinazionale Impersonale (manageriale)

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EVOLUZIONE DELL’ IMPRESA OCCIDENTALE

DITTA INDIVIDUALE c (e cioè impresa personale: agricola, mercantile, manifatturiera)

SOCIETA’ DI PERSONE (partnership nel mondo anglosassone, società in nome collettivo o in accomandita in Italia)

SOCIETA’ PER AZIONI

HOLDING FINANZIARIA (o capogruppo di imprese)

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LA SOCIETA’ PER AZIONI può essere:

di numero limitato di soci (imprenditoriale)

di numero potenzialmente illimitato (manageriale)

18

NATURA DELL’ EVOLUZIONE dell’impresa occidentale

SPECIALIZZAZIONE

AUMENTO DELL’AMBITO OPERATIVO (o raggio d’azione territoriale)

SPERSONALIZZAZIONE DEI • RAPPORTI ECONOMICI

RICORSO A RISORSE “ALTRE” RISPETTO A QUELLE PERSONALI o FAMILIARI

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CASI NAZIONALI

STATI UNITI

GRAN BRETAGNA

FRANCIA

GERMANIA

GIAPPONE

ITALIA

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LE ORIGINI dell’impresa americana

LE ORIGINI sono prevalentemente rurali, come sono rurali

gli Stati Uniti dell’Indipendenza - nel 1790 su 4 milioni di abitanti solo 200.000 abitano in centri con più di 2.500 abitanti - su 2,9 milioni di persone attive ben 2,1 operavano in agricoltura

impresa mercantile, manifattura casalinga mercanti-imprenditori…

21

IL RUOLO DEL COTONE e della sua coltura commerciale

- la sgranatrice meccanica delle piante tessili - da 2500 qli nel 1793 .ai 376.000 del 1815, .oltre 1.000.000 qli nel 1840 - gli intermediari (uomini nuovi):

mediatori agenti su commissione magazzinieri jobbers (grossisti) corrieri comuni

22

* il grande cambiamento: la specializzazione

nel commercio

nei trasporti

nel credito

nelle assicurazioni

23

* IL SISTEMA DI FABBRICA - trasformazione derrate alimentari, industria del legno, lavorazione del metallo... (limite: le dimensioni, la stagionalità...)

24

L’INDUSTRIA COTONIERA

( Francis Cabot Lowell )

* 1815, fabbrica di Walthan (Boston)

* filatura e tessitura integrata

* dimensioni...

* da partnership a società azionaria

* alti profitti

* effetti diffusivi

* progettazione sociale: - 1822, Lowell City (sul Merrimack)

25

LE PRIME IMPRESE COMPLESSE

* LE COMPAGNIE DEI CANALI

* LE FERROVIE

* LE IMPRESE TELEGRAFICHE

*** caratteristiche:

* più funzioni: costruzione impianti ed esercizio degli stessi

* rilevante fabbisogno di risorse finanziarie

* individuazione di nuovi strumenti adatti al reperimento di tali risorse

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Imprese complesse

LE COMPAGNIE DEI CANALI

(1810-1870)

* 1807-15, avvio della navigazione a vapore (Hudson)

* strade a pedaggio e canali

* prima fase (fino al 1820): ruolo dei privati

(Boston-Merrimak, Providence-Worcester)

* seconda fase: intervento del “pubblico”

27

* 1825, canale New York-Erie: primo grande canale su iniziativa pubblica

* gli appaltatori…

***

struttura organizzativa di una Compagnia dei canali

- Commissione del Canale: 5 membri

- ruolo dello “state comptroller”

- Cassa del Canale (e innovazioni finanziarie)

28

LE FERROVIE: il “big business”

diversamente dai Canali, il ruolo dei privati è fondamentale

ESSE DEVONO AFFRONTARE:

problemi tecnici

problemi organizzativi

problemi finanziari

problemi di concorrenza/cooperazione tra imprese

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LE FERROVIE SONO LE PRIME IMPRESE A PRESENTARE: * dirigenti stipendiati (tecnicismo della funzione)

* elevato capitale fisso e circolante

* una molteplicità di sedi, uffici ecc.

* elevato numero di dipendenti

* vasto apparato burocratico

* uso sistematico dei dati statistici a fini gestionali

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LE FERROVIE AMERICANE:

le tappe dell’espansione

* 1829: messa a punto della locomotiva a vapore da parte di George Stephenson

* 1830: avvio delle costruzioni ferroviarie americane

* 1840: già costruite 3 mila miglia

* 1850-1860: vengono superati i monti Appalachi, e si inizia a costruire nella vallata del Mississippi

* 1860: si giunge a 30 mila miglia: la trama fondamentale della rete

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* 1869: si raggiunge il Pacifico

* 1875: rete di 75 mila miglia: sistema quasi completo

* 1880: accordi di interconnessione: sistema nazionale di trasporto

* 1882-85: riprendono le costruzioni: il mito dei “sistemi autosostentatisi”

* 1890-95: crisi, ed intervento delle banche d’affari

* 1895-1900: due terzi della rete accorpati in 25 grandi sistemi regionali, controllati dalle grandi banche d’affari

32

IL TELEGRAFO

* l’avanzata della ferrovia corse parallela, ed in molti casi essendone preceduta, a quella del telegrafo

* 1844, invenzione del telegrafo

* 1844, sperimentazioni negli USA (Washington-Baltimora)

* 1847, sua utilizzazione commerciale

* più facile ed economico installare delle ferrovie, il telegrafo raggiunse prima di queste, nel 1861, il Pacifico

33

* 1861 ferrovie = 30.000 miglia telegrafo = 50.000 miglia

* 1880

telegrafo = 300.000 miglia * rapida concentrazione di imprese

1866, Western Union

34

FERROVIE AMERICANE le dimensioni del business…

* Metà anni ‘50 15 compagnie ferroviarie con capitale fisso superiore a 5 milioni di dollari

* capitale circolante nelle più grandi compagnie: + di 3 milioni di dollari

* personale nelle più grandi compagnie:

+ di 4000 addetti

* investimenti complessivi fino al 1859: 1,5 miliardi di dollari (di cui 0,7 miliardi solo dopo il 1850…)

35

FERROVIE AMERICANE struttura organizzativa

centralità del ruolo dei capi-impresa: i SOVRINTENDENTI… (la loro provenienza dal Genio Militare) INIZIALMENTE:

la struttura è composta da

36 SUCCESSIVAMENTE:

ALLA FINE ( anni 1870-75):

struttura di STAFF & LINE sarà composta da

IN ESSA GLI UFFICI DI STAFF DEL SOVRINTENDENTE GENERALE AVRANNO RUOLI FUNZIONALI RISPETTO GLI UFFICI DEI SOVRINTENDENTI DI TRATTA

37 TARIFFE E

CONTABILITA’ nelle Ferrovie americane

* determinazione delle tariffe: complessità...

* il ruolo stategico del “comptroller”

* il problema dell’ammortamento del capitale fisso

* i costi d’esercizio: nasce la “contabilità industriale” o “contabilità analitica” con l’individuazione de “centri di costo”

38 * metà anni ’70 dell’800 la c.d. formula di Fink per il calcolo del costo del trasporto tonnellata/miglio, che arriva a valutare 70 voci diverse:

19 considerate costi costanti 9 più costanti che variabili 32 più variabili che costanti 10 solo costi variabili

* i dati contabili cominciano ad essere usati non solo per determinare le tariffe, ma anche

per valutare l’efficienza delle diverse unità operative (e per determinare le carriere manageriali...)

39

FERROVIE AMERICANE: ( altri temi )

* uso dati statistici a fini revisionali

* i flussi informativi

* guerre tariffarie, cartelli pools finanziari

* il dipartimento del traffico

* l’assorbimento dei corrieri privati

* il dibattito professionale dei sovrintendenti, e il rapporto con i produttori di materiale rotabile…

40

LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE

la commercializzazione di massa

PERIODO: 1850-1880

MODALITA’:

- specializzazione

- accorciamento della catena

distributiva

- uso combinato di telegrafo e

trasporto ferroviario

- metodi organizzativi

41 * LA CASA GROSSISTA:

- due dipartimenti principali:

acquisto e vendite

- figure principali: buyer e

commesso viaggiatore

- organizzazione degli acquisti

- organizzazione delle vendite

- logistica

- i marchi propri

- il nodo del credito: iniziale eliminazione delle dilazioni di pagamento

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* indice di rotazione delle scorte: più volte (a parità di dipendendenti ed attrezzature utilizzate) “gira” il magazzino durante l’anno, maggiore sarà la produttività pro capite dei dipendenti ( e quindi la redditività dell’impresa… )

* rapporto tra margine lordo e fatturato netto

(dove il margine lordo è il ricavo meno il costo merci e le spese generali) più alto è tale rapporto, più efficiente è l’impresa

43

IL DETTAGLIO DI MASSA

* I MAGAZZINI A REPARTI

insediamento aree di pregio grandi cità ruolo chiave del buyer enorme liquidità (conseguenze)

* LE CATENE DI NEGOZI monoprodotto

periferie urbane

44 * LA VENDITA PER

CORRISPONDENZA

aree rurali

celerità della consegna

* connessioni tra le varie tipologie

* il problema e conseguenze

della liquidità…

45

LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE ( altre osservazioni )

* da dove si originano i grossisti

specializzati?

* ancora sui marchi propri...

* la gestione del credito

46 LA PRODUZIONE

DI MASSA

* PERIODO: 1870-1900

* MODALITA’:

nuovi processi produttivi a ciclo continuo, o per grandi lotti logistica

elevata intensità nell’uso di energia

ingenti investimenti in capitale fisso organizzazione scientifica del

lavoro

47 * PRIMI SETTORI COINVOLTI:

- macinazione cereali

- inscatolamento dei cibi e del

latte

- produzione sigarette, sapone e

materiale sensibile

- raffinazione e distillazione

più elevato potenziale di crescita costante nella velocità e nel volume di produzione in:

fusione e prima lavorazione dei

metalli

metallurgia di seconda fusione

nell’industria meccanica

48

Produzione di massa e Organizzazione scientifica

del lavoro

* i processi produttivi in meccanica e siderurgia rendevano possibile una divisione del lavoro molto maggiore di quella conseguibile in altre produzioni, ma ponevano la necessità di più stringenti controlli sulla forza-lavoro. * da qui la necessità di un rapporto numerico tra dirigenti ed operai più elevato…

49 * elevata parcellizzazione delle lavorazioni nelle imprese che producevano su grande scala macchinari ed altri prodotti mediante la fabbricazione ed il montaggio a parti intercambiabili (es. armi da fuoco, serrature, orologi, macchine per cucire, macchine per scrivere, registratori di cassa, trebbiatrici ed altri macchinari agricoli complessi, pompe ecc.) * numero di materiali grezzi o di semilavorati superiore a quello di ogni altro tipo di industria manifatturiera

50 PRIMA FASE: (anni ‘50-‘70 Ottocento)

i dirigenti si dedicano al miglioramento dei macchinari e dell’impianto degli stabilimenti SECONDA FASE: (anni Ottanta, depressione)

i dirigenti affrontano il tema del contenimento dei costi, e quindi i problemi del sistema organizzativo.

si ricercano nuovi metodi (sistematici, o “scientifici”) di gestione aziendale

51

* ruolo della American Society of Mechanical Engineers (A.S.M.E.), una delle prime associazioni professionali statunitensi, fondata nel 1880 * 1886, Henry R. Towne ( il capo della Yale and Towne Lock Co., più semplicemente conosciuta come “Yale”) elabora il concetto dell’ingegnere inteso come “economista” d’impresa

52 « Nella nozione di “gestione di reparto” – affermava Towne – sono compresi i problemi attinenti all’organizzazione, alla responsabilità, ai rapporti, ai sistemi di contratto e di lavoro a cottimo, connessi tutti alla direzione esecutiva degli stabilimenti, degli opifici e delle fabbriche. Nella nozione di “contabilità di reparto” sono compresi i problemi attinenti ai sistemi di calcolo dei tempi e di remunerazione, alla determinazione dei costi, alla scelta tra lavoro a cottimo o a giornata, ai metodi di contabilizzazione, alla distribuzione dei diversi conti delle

53 spese, alla verifica dei profitti: elementi tutti del sistema di contabilità attinenti ai dipartimenti produttivi di un’impresa, e alla determinazione e registrazione dei risultati da essa ottenuti ». Nasceva così la “contabilità industriale” delle moderne aziende manifatturiere.

54 Alcune osservazioni sul

“taylorismo” “fluidificazione” dei materiali e incremento di produttività furono tra le prime acquisizioni concettuali della futura organizzazione scientifica del lavoro (o.s.d.l.) Frederick W. Taylor fu solo uno dei tanti ingegneri (anche se tra i più abili), che svilupparono negli Stati Uniti i principi - più che dell’o.s.d.l., come egli chiamò i suoi interventi razionalizzatori - del cosiddetto movimento per la direzione scientifica dell’impresa.

55 Se in questo – concretatosi soprattutto tra la fine del secolo e i primi due decenni del Novecento, emerge netta la tendenza alla definizione di leggi scientifiche, e in quanto tali ritenute neutrali, idonee a risolvere i problemi di efficienza aziendale, e quindi dei singoli comportamenti del lavoratore – il taylorismo può essere definito piuttosto come una sua fase preliminare.

56 Con grossi limiti impliciti nella sua concezione dell’uomo come essere esclusivamente “economico” e soggetto pertanto alla sola molla degli incentivi monetari: e quindi con una scarsa attenzione agli aspetti psicologici che costituiranno la molla più interessante del movimento per la “direzione scientifica” delle imprese. Taylor è comunque stato il primo a lasciare una testimonianza sistematizzata delle procedure da lui sviluppate.

57 In due saggi - “Direzione d’officina” - “Principi di organizzazione scientifica del lavoro” Taylor riassume un trentennio di esperienze, tutte vissute nella straordinaria trasformazione che l’economia americana conobbe con l’avvento della produzione di massa. Si tratta però di due scritti “d’occasione”, dato il carattere prevalentemente empirico di Taylor.

58 “Principi di organizzazione scientifica del lavoro” costituisce una appassionata difesa da parte di Taylor dei metodi dell’o.s.d.l. Egli affronta esplicitamente le conseguenze di tale metodo sul piano sociale, contestando le accuse che ad esso rivolgevano le organizzazioni dei lavoratori.

59 Taylor sostiene che i sistemi di valutazione da lui e da altri sviluppati erano di per sé neutrali, ma che potevano essere facilmente stravolti: in particolare sulla attribuzione dei benefici degli incrementi di produttività ottenuti attraverso una utilizzazione sistematica dell’o.s.d.l., che Taylor prevedeva dovessero essere equamente ripartiti tra imprese e lavoratori, ma che più spesso venivano totalmente incamerati dalle prime.

60 «Riconoscimento della necessità di una sempre maggiore produttività; riconoscimento della necessità di scoprire con metodi scientifici le leggi che governano il risparmio delle energie umane e materiali, nel conseguimento della maggiore produttività; accordi fra direzione e lavoratori per conferire efficacia a queste leggi; e pazienza, sempre più pazienza»: ecco quello che Taylor considerava le pietre angolari dell’autentica organizzazione scientifica del lavoro.

61

LA CRESCITA DIMENSIONALE

( verso il gigantismo d’impresa ) 1885-1900

CAUSE:

a) successo del prodotto, e

conseguente incremento

della domanda

b) esigenza di economie di

scala

c) strategia difensiva rispetto

alla caduta dei prezzi

e alle guerre commerciali

62

MODALITA’ della crescita:

a) dall’interno: impresa integrata

b) dall’esterno: fusioni ed acquisizioni

63

IL NODO

DELLA CONCORRENZA:

- cartelli, pools finanziari,

scambi azionari

- i Trusts

- le holdings finanziarie

(la New Jersey holding company)

64

LA PRIMA FORMA DELLA MODERNA IMPRESA

INDUSTRIALE

L’IMPRESA INTEGRATA

L’integrazione tra produzione e commercializzazione di massa

(si generalizza negli anni Ottanta)

INTEGRAZIONE VERTICALE iniziale risposta “difensiva”,

poi usata come elemento strategico per realizzare economie di scala

65

I SETTORI PIONIERI...

* produttori di macchine innovative * produttori di beni confezionati semideperibili * lavorazione delle carni macellate e produttori di birra LA RAPIDA IMITAZIONE...

66

i produttori di macchine innovative

a) il primo caso: la SINGER Company (anni ’60-’70 del XIX secolo) Come in tutte le innovazioni, diversi inventori giungono per percorsi diversi agli stessi risultati; ciò valse anche per la messa a punto della macchina per cucire. Ma Isaac Meritt Singer fu il primo a brevettare tale innovativa apparecchiatura, anche se dopo un lungo contenzioso giudiziario dovette alla fine riconoscerne il diritto primigenio ad un altro inventore Elias Howe.

67

Forte, tuttavia del brevetto, ne iniziò lo sfruttamento industria- le, approntando una fabbrica che, grazie alla tecnica della lavorazione a parti “intercambiabili” (progeni- trice di quella che fu poi la “catena di montaggio), era in grado di produrre crescenti quantità di prodotto. Il fatto, tuttavia, che tale macchina fosse troppo innovativa per l’epoca, e che, soprattutto, fosse costosa, fece sì che il prodotto giacesse a lungo nei magazzini dei grossisti. A Singer non rimasero che due alternative: o “chiudere”, od inventarsi altri metodi di vendita.

68

Egli scelse la seconda via, organizzando una estesa rete di filiali che gli permise di arivare al cliente finale (consumatore privato od utilizzatore industriale: data, infatti, dallo sfruttamento industriale del brevetto detenuto, la nascita di una moderna industria dell’abbigliamento confezionato e della produzione “meccanizzata” di calzature.

Il punto di forza delle sue filiali fu quello di poter dimostrare “de visu” l’efficacia della nuova macchina, garantendo sia la sua manutenzone/ riparazione, che il finanziamento del suo acquisto tramite l’invenzione della vendita rateale di quello che fu senza dubbio il primo bene di consumo durevole della storia.

69

Il successo gli arrise, e la sua impresa divenne in assoluto la prima multinazionale americana, e del mondo intero. Dapprima con una filiale di vendita in Gran Bretagna, poi approntando in quel paese uno stabilimento di assemblaggio dei pezzi che giungevano dagli Stati Uniti, indi un vero e proprio stabilimento produttivo che gli consentì di conquistare il mercato europeo. Singer fu il primo produttore a a superare i limiti che il mercato grossista trovava nel collocare le macchine complesse, e divenne una impresa gigante, integrandosi anche a monte con l’acquisizione di un parziale controllo delle fonti di approvvigionamento della materia prima.

70

b) seguirono presto i produttori di macchine agricole (si pensi alle prime trebbiatrici: McCormil Harvester, John Deere, J.I. Case; quelli di macchine per ufficio (Remington) e di registratori di cassa (la NCR, ovvero la National Cash Register); o quelli di elevatori per grandi edifici (Otis Elevator), di pompe (Worthington), o di macchinari elettrici i più disparati (Western Electric, Westinghouse, Edison General Electric). Si tratta di imprese ancor oggi attive, che assunsero presto le dimensioni multinazionali detenendo a lungo la leadership mondiale…

71

i produttori di beni semideperibili

ed a basso prezzo

essi avevano introdotto (in qualche caso progettandoli, o finanziandone la progettazione) macchinari e impianti in grado di produrre su grande scala con processi di lavorazione continua ed altamente meccanizzata. a) fabbricazione di sigarette (caso Bonsak, 1890: quaranta delle sue macchine erano in grado di soddisfare l’intera domanda mondiale di sigarette) Duke’s American Tobacco

72

b) produzione di fiammiferi (Diamond Match) c) cereali per la prima colaziione (Quaker Oats) d) cibi in scatola (Campbell, Heinz, Borden) e) sapone (Propter & Gamble) f) materiale fotografico (Eastman Kodak) reti di acquisto e reti di vendita… pubblicità…

73

lavorazione delle carni e

produzione della birra

- il tema del trasporto… ed i problemi relativi… a) i “macellatori” da Gustavus F. Swift (Chicago) agli emuli (Armour, Hmmond, e poi i f.lli Cudahy ad Omaha, nel Nebraska. b) i produttori di birra (Pabst, il primo…)

*** LA RAPIDA IMITAZIONE...

74

FUSIONI ED ACQUISIZIONI

concetto di fusione concetto di acquisizione successo quando le società

interessate centralizzarono il comando sui singoli impianti acquisiti, ed integrando funzioni altre… nonché ricorrendo ad un uso sempre più spinto di energia e di calore, alle tecniche di lavorazione a ciclo continuo o per grandi partite, a forti innovazione organizzative

fallimento quando ciò non avvenne

75 il successo delle fusioni si concentrò dapprima nella

produzione di beni confezionati semideperibili (zucchero, biscotti, dolciumi, whisky e prodotti distillati in genere), in quella di macchinari di largo uso (ma complessi) utilizzati dai calzaturifici o dalle industrie

tipografiche, nella raffinazione del petrolio, nelle industrie della gomma e degli esplosivi, in numerosi settori chimici, e in parte nel vetro e nella carta, che avevano introdotto tecniche di produzione continua.

76 Le nuove imprese consolidate e integrate giunsero ben presto a dominare i rispettivi settori seguendo l’esempio della Singer nella internazionalizzazione della loro attività.

77 Le grandi imprese create dai

processi di fusione, e poi di integrazione, ebbero successo anche nella siderurgia, nella metallurgia, e nella lavorazione dei materiali non ferrosi, tutti settori ad alta intensità di capitale, in cui la rilevanza quantitativa della produzione imponeva una attenta programmazione e un sofisticato coordinamento del flusso delle materie prime agli stabilimenti, e della produzione sino agli utilizzatori del bene intermedio.

78

La differenza fra questa seconda categoria di imprese, ed i produttori di articoli destinati al consumatore finale, consisteva prevalentemente nella diversa consistenza degli apparati di commercializzazione, che erano ovviamente più contenuti per le imprese indirizzate ad aziende utilizzatrici dei beni.

79 Le concentrazioni si rivelarono

un fallimento (o conseguirono risultati modesti) nei settori in cui l’integrazione delle funzioni commerciali non risultò vantaggiosa, o fu impossibile per le limitate dimensioni che le imprese fusesi raggiungevano sul mercato.

80 Ciò riguardò i settori i cui processi produttivi continuarono (per vincoli tecnologici, all’epoca non superabili) ad essere caratterizzati da un’alta intensità di lavoro rispetto al capitale investito, e in cui l’uso di quantità crescenti di energia meccanica non accelerava il processo produttivo, ma solamente determinava un aumento proporzionale delle quantità prodotte a condizione che, contemporaneamente, crescessero in misura analoga i macchinari impiegati e il numero di addetti.

81 Fu questo il caso del tessile, dell’abbigliamento, dei cappelli, delle calzature, della lavorazione del cuoio, della produzione di carrozze, mobilio, piastrelle e rivestimenti edili in genere, di sigari, delle maggior parte di beni alimentari, dell’editoria e della stampa, ecc. Insomma, di settori i cui prodotti non abbisognavano per la vendita di servizi specifici che solo il produttore avrebbe potuto assicurare.

82 In tali settori, frazionatissimi e composti di imprese per la maggior parte di limitate dimensioni, il fatto di fondere insieme più unità di produzione non determinava effettivi vantaggi sul piano della concorrenza, quali una riduzione dei costi (e quindi dei prezzi di vendita), o una più elevata capacità di soddisfare le esigenze della clientela.

83 nonostante lo Sherman Act, ed

altri provvedimenti legislativi minori tesi ad impedire situazioni dominanti (o semplicemente oligopoliste) sul mercato – l’ultimo decennio del secolo fu caratterizzato da una vera e propria ondata di fusioni e/o di concentrazioni tra imprese. Tra il 1890 e il 1898 le operazioni di fusione e/o concentrazione furono complessivamente 108, mentre nel solo 1899 se ne verificarono ben 105.

84 un peso non secondario

giocarono i fattori tecnici/tecnologici ed i

fattori commerciali: furono essi a determinare in ultima istanza la dimensione ottimale delle imprese, e la struttura dei settori industriali.

Come fu il vincolo tecnologico (e cioè la complessità del processo produttivo, ed il rapporto capitale/addetto) a condizionare positivamente o negativamente il successo delle fusioni che via via si verificarono.

85 LA CONSEGUENZA DEI PROCESSI DI FUSIONE E DI CONCENTRAZIONE:

l’impresa manageriale

86

LE IMPRESE GIGANTI ( passaggi evolutivi )

IMPRESA CENTRALIZZATA (1890-1910):

- è la forma indispensabile dopo la crescita dall’esterno (fusioni ed acquisizioni) per razionalizzare l’apparato produttivo-distributivo

IMPRESA DIVISIONALIZZATA

(1910 in poi): - le esigenze della diversificazione (le divisioni per prodotto, o per aree geografiche)

- il dipartimento di ricerca e sviluppo (R&S)

87

IMPRESA CONGLOMERATA (1960-1970): - tipo particolare di sviluppo - logica prevalentemente finanziaria

88 LE GRANDI RISTRUTTURAZIONI DEL‘900

le reti di comunicazione (ferrovie, telegrafo, telefono) e società elettriche NUOVI MEZZI DI TRASPORTO

auto autobus autotreni aereo

grandi compagnie aeree a base

regionale, sull’esempio delle compagnie ferroviarie

89 CRESCITA DI NUOVE IMPRESE - i media e l’industria dello spettacolo

Gli sviluppi tecnici nel campo della fotografia, della cinematografia, e dei primi rudimenti dell’elettronica diedero vita, a partire dal 1920, a due settori industriali interamente nuovi: il cinema e la radio.

dimensioni industriali sia per la messa a punto di macchinari sempre più sofisticati, che per il livello degli investimenti ad essi destinati.

90

La comparsa delle grandi imprese moderne nel cinema fece fare un salto di qualità (e di quantità) alla produzione di film, che divenne sempre più costosa e tecnologicamente complessa: e che dovette perciò dotarsi di strutture organizzative in grado di programmare la distribuzione del prodotto anche su scala internazionale

L’affermazione su vasta scala della radiofonia, seguì invece il modello dell’industria elettrica: con la nascita di un certo numero di network regionali o nazionali che collegavano tra loro molteplici emittenti locali.

91 In molti campi fu invece la seconda guerra mondiale ad imporre veloci riorganizzazioni e/o ristrutturazioni produttive: con salti tecnologici prima impensabili La messa a punto di nuovi prodotti tecnologicamente complessi richiesti dall’esercito americano – gomma sintetica, benzina ad elevato numero di ottani, radar e strumenti elettronici antisommergibili, ordigni d’offesa e di difesa di vario genere, ma anche altri apparentemente banali – esaltò, generalizzandola, l’utilizzazione congiunta delle conoscenze scientifiche e del normale background tecnico.

92 Ciò diede l’avvio a una fase di rapido sviluppo nell’applicazione sistematica della scienza alla produzione industriale (spesso anche di largo consumo). E non poche delle innovazioni che ne derivarono, soprattutto nei settori elettrico e radiofonico, fluirono poi al mercato più vasto delle generalità delle imprese.

La mobilitazione militare dell’economia spinse, inoltre, il governo di Washington a favorire l’ampia diffusione dei metodi gestionali, e delle procedure di controllo, fino agli anni Trenta patrimonio solo delle grandi imprese tecnologicamente avanzate ed integrate.

93 Il boom produttivo bellico – che riportò il mercato statunitense a quelle condizioni di virtuale piena occupazione interrotta dalla crisi del 1929 – protrasse i suoi effetti per almeno il ventennio successivo grazie al vasto programma di sostegno della domanda aggregata varato nel 1946 con una legge federale sull’occupazione. Che se da un lato favorì la crescita ininterrotta delle società giganti, segnando il trionfo della moderna impresa burocratica e impersonale, riversò sull’intero sistema economico gli effetti di una domanda aggregata che crebbe più di due volte tra il 1948 e il 1969:

94 a prezzi costanti, il prodotto

nazionale lordo passò infatti da 300,9 miliardi di dollari del 1948 a 725,5 del 1969. Ciò determinò la formazione di un mercato di massa di dimensioni mai prima conosciute, tanto che la domanda di singole aree regionali raggiunse in quegli anni il livello già enorme di quella dell’intero paese negli ultimi due decenni del XIX secolo.

95 Nel secondo dopoguerra, l’espansione al di fuori dei confini nazionali – soprattutto in Europa e in Estremo Oriente – ebbe per l’impresa gigante americana importanza anche maggiore dell’impulso governativo alla domanda aggregata interna. I soli investimenti diretti delle imprese americane passarono da 1,7 miliardi nel 1950 a 24,5 nel 1970

96 La sfida americana in Europa ebbe una duplice conseguenza. Da un lato, la invasiva presenza delle multinazionali statunitensi costrinse le aziende europee ad un rapido adeguamento organizzativo, che mutuò schemi e comportamenti fino allora praticamente sconosciuti ai sistemi economici europei, segnatamente nell’uso intensivo della R&S, nella diversificazione spinta e nella divisionalizzazione.

97 Dall’altro, la generalizzazione del modello multinazionale portò le larges corporations americane ad arricchire la loro struttura di una divisione internazionale chiamata a coordinare le attività estere, e a interagire con lo staff centrale per quanto riguardava gli investimenti e le strategie di espansione all’estero. Con una variante: che quando una multinazionale giunse a replicare all’estero la forte diversificazione di prodotto sviluppata in patria, si preferì eliminare il filtro della divisione internazionale, attribuendo alle singole divisioni di produzione anche la responsabilità internazionale degli stessi prodotti che rientravano nella loro competenza all’interno del paese.

98 Centralità delle strategie

di investimento Nel 1947 le duecento più grandi società degli Stati Uniti detenevano il 30% del valore aggiunto, e il 47,2% delle attività manifatturiere del paese; nel 1963 tali percentuali erano salite rispettivamente al 41 e al 56,3%; alle soglie degli anni Settanta esse erano attorno al 45 e al 61%.