edilia arte e tecnica del costruire - magnetti.it · ha stabilito con le istituzioni un rap-porto...

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Edilia Arte e Tecnica del Costruire Anno XII - n. 26 Quadrimestrale del Gruppo Magnetti Dicembre 2004 - n. 3 Copyright 1993 by Finedil Servizi Finanziari SpA www.magnetti.it 3 Editoriale Raffaello Barbaresi 4 Milano eventi Prende forma il Nuovo Polo fieristico di Rho-Pero 8 Magnetti comunica Il Renova ® al Circolo della Stampa 10 La Squadra J&A Consultants Project & Constraction Management 12 Le realizzazioni Il nuovo insediamento del Gruppo Bertone Fin Maletti si prende cura del proprio look 22 Magnetti Notizie 1874-2004 Come eravamo e come siamo 24 L’innovazione in vetrina Lavorare con Giugiaro 26 Zoom Diario dell’architettura 28 Itinerari La Parigi dei fratelli Perrer POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB BERGAMO - IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI BERGAMO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB BERGAMO - IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI BERGAMO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI

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Edilia Arte e Tecnica del CostruireAnno XII - n. 26

Quadrimestrale del Gruppo MagnettiDicembre 2004 - n. 3Copyright 1993 byFinedil Servizi Finanziari SpAwww.magnetti.it

3 EditorialeRaffaello Barbaresi

4 Milano eventiPrende forma il Nuovo Polo fieristico di Rho-Pero

8 Magnetti comunicaIl Renova®

al Circolo della Stampa

10 La SquadraJ&A Consultants Project &Constraction Management

12 Le realizzazioniIl nuovo insediamento del Gruppo Bertone Fin Maletti si prende curadel proprio look

22 Magnetti Notizie1874-2004Come eravamo e come siamo

24 L’innovazione in vetrinaLavorare con Giugiaro

26 ZoomDiario dell’architettura

28 ItinerariLa Parigi dei fratelli Perrer

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ParigiLa Grande Arche de la Defence

Direttore ResponsabileMichela Gariboldi

Comitato editorialeRaffaello BarbaresiClaudio FaillaTiziano FerrarioAlfredo LamperticoGregorio MagnettiPaolo MagnettiRoberto Picco

RedazioneAnousch GregisMarco Stocola

La rubrica “Itinerari”è a cura di Luigi Spinelli

Progetto GraficoTosi Associati - Milano

ImpaginazioneRapido Grafico - Milano

FotolitoEnotti - Milano

StampaTipografia Bergamasca - Mozzo (BG)

EditoreFinedil Servizi Finanziari SpACarvico (BG)

Testata registrata presso il Tribunale di Bergamo con il n.19 del 10/06/1993

L'editore garantisce la massima riservatezzadei dati forniti dai destinatari della presentepubblicazione e la possibilità di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazione,scrivendo a: Finedil SpA, Via Pedrinelli 118,24030 Carvico (Bg), che è titolare del tratta-mento dei dati. Le informazioni custodite nell'archivio della Finedil SpA verranno utiliz-zate al solo scopo di inviare documentazionicon finalità commerciali. (Legge 675/96Tutela dei dati personali).

Edito

riale

"Non basta trovarsi all'alba di un'epoca nuova. Bisogna saperlo"

Alfred Sloan Presidente General Motors

(1923-56)

Raffaello Barbaresi

Il rischio che la pubblicazione di un nuovo giornale comporta é

quello di non riuscire a rispondere alla domanda "ma che bisogno c'era

di farne un altro?". Ebbene, il nuovo Edilia, nella veste editoriale di questi

primi tre numeri, ha in sè tali e tanti caratteri di novità rispetto al

"vecchio" (nato nel 1993) da giustificare ampiamente una risposta.

Conviene allora decifrare questo "bisogno" aprendo un'ampia parentesi

sulla prefabbricazione edilizia.

Nel corso degli ultimi 80 anni, la prefabbricazione ha subìto

una profonda trasformazione passando attraverso varie tappe. In

particolare, negli anni Venti, con l'affermarsi dell'edilizia popolare e con

l'avvento dei grattacieli in cemento armato e acciaio, essa gode di ampi

favori. A partire dagli anni Quaranta, l'utilizzo di nuovi materiali come

l'alluminio e il vetro, dà il via ad un'altra rivoluzione.

In ogni caso, il progettista dell'opera edilizia non fa che

adottare "soluzioni prefabbricate", tratte da un catalogo che offre

prodotti assai simili dove l'unica discriminante è rappresentata dal

prezzo. Oggi é tutto radicalmente cambiato e la prefabbricazione,

investita dal vento della nuove tecnologie e del design, é entrata a buon

diritto nel più vasto comprensorio dell'Architettura. Le sue soluzioni,

tutte studiate ad hoc, diventano infatti parte integrante del progetto

costruttivo di partenza. Mutata la sua stessa natura, essa è riuscita a

modificare i propri processi produttivi, a comporre un collage di

elementi tra loro diversi, a ridisegnare le proprie sezioni, a dotarsi di

nuovi dispositivi di tenuta, a integrarsi coi materiali più disparati.

Insomma, ad essere flessibile.

A questo punto, si sarà già capito dove vada a parare questo

discorso e, dunque, perché Edilia abbia cambiato pelle passando dalla

pura rassegna dei prodotti e delle realizzazioni Magnetti ad una

immersione nel più vasto contesto culturale dell'Architettura.

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Prende forma il Nuovo Polofieristico di Rho-Pero

Qualche domanda a Luigi Roth,presidente della Fondazione Fiera Internazionale di Milano

26 luglio 2002Nella ex palazzina Agip di Rho-Pero,Luigi Roth (presidente di FondazioneFiera Internazionale Milano) e ClaudioArtusi (amministratore delegato diSviluppo Sistema Fiera SpA) presen-tano il plastico del progetto del NuovoPolo e rendono ufficiale la scelta delgeneral contractor (caduta sul rag-gruppamento di imprese che fannocapo ad Astaldi).

2 agosto 2002Negli uffici della Fondazione, si fir-mano i contratti che garantiscono l'av-vio dei lavori secondo i tempi previ-sti e le modalità definite.

6 ottobre 2002Alla presenza di alcune fra le più altecariche sia civili che religiose, si posala prima pietra che trasformerà in ungrande cantiere l'area del Polo fieri-stico (2 milioni di mq).

28 febbraio 2003Negli uffici della Fondazione, il presi-dente Luigi Roth e Corrado Passera,amministratore delegato di BancaIntesa, sottoscrivono il finanziamentodi 926 milioni di Euro per la realiz-zazione del Polo.

6 maggio 2003Viene messo in opera il primo pilastrodei futuri padiglioni fieristici.

5 aprile 2004Viene firmato con CGIL, CISL e UILl’intesa atta a garantire la tutela ela sicurezza delle 1500 persone cheoperano nel cantiere di Rho-Pero.

30 giugno 2004Lo stato di avanzamento dei lavoriconsente di stabilire che tutto pro-cede secondo la tabella di marcia.Adesempio, il primo lotto risulta com-pletato al 75 %, il secondo al 61%,il padiglione uno al 90%, il padiglionedue all'88%, il centro servizi al 55%.

2 aprile 2005E' la data di apertura della nuovaFiera, con l'entrata in funzione di quat-tro degli otto padiglioni. Il Nuovo Poloviene inaugurato con le prime duemanifestazioni: “Progetto Città” e“Italia Real Estate”.

Quando si parla del Polo fieristicodi Rho-Pero, ciò che particolar-mente colpisce é la velocità diesecuzione. Dalla posa dellaprima pietra del 6 ottobre 2002alla prevista inaugurazione del 2aprile 2005 saranno trascorsi dueanni e mezzo. Come è stato pos-sibile portare in porto un'operadel genere in così poco tempo?

Prima di tutto vorrei riassumere bre-vemente l’iter che ci ha portati fino aoggi. La prima tappa per la realizza-zione del Nuovo Polo è stata la sceltadell’area. Un’area unica per dimensionie per posizionamento: strategica peri collegamenti metropolitani, stradalie ferroviari, e a meno di dieci chilometridalla Fiera attuale.Il terreno dove sorge il cantiere delNuovo Polo prima era occupato dauna raffineria, chiusa da parecchi anni.Fondazione Fiera Milano, come condi-zione per l’acquisto, ha richiesto che l’a-rea venisse sottoposta a un completoe profondo processo di bonifica sia delterreno, sia della falda acquifera.Successivamente è stato bandito unconcorso internazionale con l’utilizzo,in largo anticipo sulla legge obiettivorecentemente approvata dal Governo,del modello contrattuale del generalcontractor. Al termine di questo iterabbiamo selezionato il raggruppa-mento di imprese che oggi sta realiz-zando l’opera, che fa capo alle societàAstaldi, Impresa Pizzarotti & C e VianiniLavori. Il progetto è di MassimilianoFuksas, uno degli architetti più auto-revoli a livello internazionale in parti-colare nelle riqualificazioni delle grandiaree metropolitane.Il progetto di ricollocazione di parte

della Fiera di Milano risale al 1994, eha avuto una notevole accelerazionequando, nel ’99, le competenze suglienti fieristici sono passate dal Ministerodelle Attività Produttive alle singoleregioni. La Regione Lombardia hasubito istituito una vera e propriacabina di regia, convogliando le ener-gie profuse da tutte le parti coinvoltenel progetto (comuni di Milano, Peroe Rho, provincia di Milano, Anas,Metropolitana Milanese e tutti gli altri)al fine di raggiungere questo obiettivo.In un progetto di così ampia portataper il territorio, non avremmo potutooperare da soli: per questa ragioneFondazione Fiera Milano, da privato,ha stabilito con le istituzioni un rap-porto basato sull’ascolto reciproco esulla condivisione degli obiettivi e delleresponsabilità del progetto. Questaaggregazione di attori pubblici e pri-vati è forse il motivo principale di suc-cesso del nostro progetto.

Presidente, da quanto si sa, l'in-vestimento nel Polo ammonta aqualcosa come 750 milioni diEuro, tutti autofinanziati daFondazione Fiera Milano. Perl'uomo della strada, è stupefa-cente apprendere che neppure 1Euro è di provenienza pubblica

Lo confermo. Le risorse provengono inparte dalla cassa che verrà generata dallacessione di due terzi dell’area del quar-tiere storico, in parte dalla cessione diquote di Fiera Milano SpA in sede di Borsadi Milano, quindi dai risultati di gestionedel Gruppo Fiera e dalla ristruttura-zione dello stesso. Infine dal tempora-neo ricorso al credito bancario.Vorrei ricordare che l’investimento

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Motore di sviluppo per tutto il Paese e traino del made in Italyall'estero, il Nuovo Polo fieristico di Rho-Pero é in dirittura diarrivo. In un'area di oltre 2 milioni di mq, sta prendendo forma la struttura: 8 padiglioni espositivi, 80 sale convegno,14 ristoranti, 2 alberghi, 50 bar, parcheggi per 20 mila posti auto.L'apertura è prevista per il 2 aprile 2005.

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sostenuto dall’amministrazione pub-blica per realizzare le infrastrutture dicollegamento necessarie al Nuovo Polo(metropolitana, strade e autostrade,ferrovie) ammonta a circa 800 milionidi euro. Ci tengo a sottolineare cheFondazione Fiera Milano non ha maigoduto di finanziamenti pubblici, comeè accaduto in passato, o accade oggiper altri competitor che occupano loscenario italiano e internazionale.

La nuova Fiera, oltre a costituireun evento straordinario per Milano,sta facendo da traino a tutta unaserie di opere collaterali che coin-volgono la viabilità cittadina eregionale, dai nuovi collegamentiautostradali con la Torino-Veneziae l'Autostrada dei Laghi al progettodella fermata ferroviaria di Rho-Pero, piuttosto che al prolunga-mento della Linea1 della Metro-politana. Quando é nata l'idea dimettere in piedi l'iniziativa delPolo, lei se l'era immaginato que-sto svolgimento?

La nascita del Nuovo Polo di FieraMilano a Rho-Pero sta ridisegnando iconfini, sia in termini di strutture chedi infrastrutture, dell’area nord-ovestdi Milano e dell’intera Lombardia: sonoconfini geografici e sociali, ma soprat-tutto economici. Questa zona è stataper decenni simbolo dapprima di inqui-namento: negli anni ’60, in piazza delDuomo capivamo da dove arrivava ilvento sentendo i miasmi provenientidalla raffineria di Pero. Quindi didegrado e abbandono: anche in que-sto caso mi piace ricordare quantodetto dal Ministro della Salute GirolamoSirchia che, visitando il cantiere dellaFiera un anno fa, parlando di Pero-Rhodisse di aver lasciato una zona abban-donata e di avervi ritrovato un nuovocentro vitale, produttivo, pulsante.Credo che questo autorevole com-mento valga molto più di tante consi-derazioni.Certamente il nostro “sbarco” nel rho-dense ha costituito un fortissimovolano di sviluppo per l’intero com-prensorio: in pochi anni tutta la zona

sta assistendo alla nascita di strade,autostrade, raccordi, ferrovie e metro-politane che probabilmente, senza lafiera, sarebbero state costruite inalcuni decenni.Certo l’avventura del Nuovo Polo nonè mai stata facile. Tanto per fare unesempio, quando siamo andati in giroper il mondo alla ricerca di qualcunoche volesse concretizzare il nostroprogetto, non ci davano molta fidu-cia. Per i nostri interlocutori, rappre-sentavamo lo stereotipo della clas-sica grande opera all’italiana, che siinizia ma non si sa se e quando verràfinita. E, soprattutto, chi la paga.E poi ci dicevano che non avremmoavuto le strade, la metropolitana, leferrovie. Insomma, avremmo realiz-zato l’ennesima cattedrale nel de-serto. Oggi, invece, il mondo, e nonsolo quello imprenditoriale, ci guardacon ammirazione e con un po’ di mal-celato stupore.

R.B.

LA VELA-SIMBOLO "Monte Fuksas" è l'epiteto inventato dagli operai del cantiere per additare la vela dell'architetto Massimiliano Fuksas. Comunque la si chiami, la sua vista procura pur sempre una certa emozione.Concepita dal suo autore per "rendere il collegamento tra i vari padiglioni, l'asse centrale e gli accessi",questa grande e singolare copertura é un vero e proprio inno alle invenzioni dell'architettura: quell'architettura che, ci tiene a chiarire Fuksas, "non è una disciplina estranea al mondo, ne é parte".

Luigi Roth, 64 anni ebocconiano, è presidentedella Fondazione FieraInternazionale di Milanodal gennaio 2001.

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Il Renova®

al Circolo della StampaPubblico numeroso alla presentazione del massello mangiasmog diMagnetti. Presentata anche la campagna pubblicitaria destinataalle piattaforme della Metropolitana Milanese.

D opo il saluto di benvenuto ri-volto da Gregorio Magnetti alnumeroso pubblico convenu-

to al Circolo della Stampa di Milanol'11 novembre scorso, lo spinoso pro-blema dell'inquinamento delle areeurbane é stato affrontato dagli addet-ti ai lavori: quelli seduti al tavolo deirelatori e quelli in sala.Domenico Zampaglione, assessoreall'Ambiente del Comune di Milano, hasvolto un'ampia disamina della situa-zione milanese, sottolineando peral-

tro due aspetti: e cioé che, non solo lamessa a punto dei programmi di inter-vento pubblico già consente di intrav-vedere qualche successo, ma che ancheil coinvolgimento dei "privati" potrà risul-tare sempre più determinante.Altro intervento significativo quello diGiuseppe Sgorbati, dell'Agenzia Re-gionale per la Protezione dell'Am-biente (ARPA), il quale ha rimarcato icompiti dell'agenzia e il significato de-gli interventi in appoggio alle iniziati-ve anti-inquinamento in atto a livello

regionale e cittadino.Al tavolo dei relatori, sedevano Ales-sandro Ubertazzi, docente di DisegnoIndustriale presso il Politecnico di Mi-lano, Roberto Picco, amministratoredelegato delle Società operative delGruppo Magnetti e Pierluigi Bonora,giornalista de "Il Giornale" al quale étoccato il ruolo di moderatore.Ubertazzi e Picco, introducendo il te-ma dell'inquinamento cittadino pro-vocato dai gas di scarico degli auto-veicoli, hanno illustrato le caratteristi-

che di "Renova®", il massello pro-dotto da Magnetti utilizzando unospeciale cemento della Italcementi, ingrado di trasformare vari compostitossici (quali il nerofumo, il benzene,gli ossidi di carbonio e di azoto) in

composti non tossici (quali i nitrati, icarbonati, i solfati).L'azione fotocatalitica di "Renova®"ottiene un risultato a dir poco straor-dinario se appena si pensi che, in con-dizioni climatiche ideali (ossia in pre-

senza di luce e di bassa umidità), si hauna riduzione fino al 45% dei gas no-civi. In particolare,dalle prove sul cam-po sin qui condotte, risulta che 1000mq di superficie fotocatalitica sono ingrado di "pulire" un volume d'aria di200.000 metri cubi ogni 10 ore di ir-raggiamento.L'ultimo argomento dell'incontro hariguardato il tipo di comunicazionepubblicitaria che Magnetti intendeproporre al grande pubblico. Il boz-zetto della campagna, presentato daValerio Oliveto (amministratore dele-gato di Young & Rubicam) e destina-to alle affissioni della MetropolitanaMilanese, ha provocato un prolunga-to applauso.Nel corso dell'incontro al Circolo del-la Stampa, é stato inoltre presentatoil "Diario dell'Architettura 2005" acura del Gruppo Magnetti (Il servizioa pagg. 26 e 27).

R.B.

Nella pagina a fianco. L’assessoreall’Ambiente del Comune, DomenicoZampaglione, interviene nel dibattito.Al tavolo dei relatori (da sinista adestra) il giornalista Pierluigi Bonora,Roberto Picco della Magnetti eAlessandro Ubertazzi, docente universitario.

In questa pagina. La campagnaMagnetti e uno scorcio della”SalaMontanelli”.

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J&A ConsultantsProject & Constraction Management

L a J&A Consultants ha iniziatola sua attività nel 1986 comesocietà che offre servizi di Pro-

ject Management nel settore delle co-struzioni civili, industriali e petrolchi-miche, operando attraverso persona-le qualificato a livello internazionalee con avanzati strumenti informatici.I servizi offerti consistono nella Pro-grammazione e Direzione Lavori, re-dazione budget, Controllo Costi eTempi, Assistenza Tecnico-Legale eContrattuale.Per soddisfare le richieste sempre piùspecifiche e diversificate dei clienti ita-liani e stranieri, la J&A Consultants siavvale, ove necessario, di esperti alivello internazionale. I servizi offertipossono limitarsi a singole prestazioni,oppure coprire la gestione di una com-messa nella sua complessità, dalla fasetecnica e amministrativa, fino al con-trollo diretto della contabilità dei lavori,dei costi e dei termini contrattuali.J&A Consultants annovera tra i suoi

clienti importanti società quali ABNAMRO Bank, Banque National de Pa-ris/Paribas, Citibank, British AirportAuthorities, British Airways, British Te-lecommunications, Il Sole 24 Ore,Shell, UCI Cinemas, Magnetti Buil-ding, Value Retail, Armani, Gucci.A questo punto, occorre capire perchési dovrebbe utilizzare il Project Ma-nagement, o meglio, perché questostrumento di gestione sia diventatofondamentale. Molti i motivi: le nuo-ve leggi (in Italia tuttora in fase di re-visione), la specializzazione settorialee la conseguente frammentazione del-le conoscenze, la maggior competen-za dei clienti (sempre meno propensiad accettare passivamente le condi-zioni dell'industria delle costruzioni),i progetti sempre più complessi, i bud-get sempre più stretti, i tempi semprepiù ridotti.La definizione più accettabile di Pro-ject Manager è quella di "coordina-tore della progettazione e della co-

struzione", che significa gestione delprogetto dalla fase preliminare a quel-la esecutiva in cui si assicura che ciòche è stato pianificato corrisponda aciò che viene costruito. Occorre infineche venga effettuata una correttachiusura del progetto, che non coin-cide con la fine dei lavori di costru-zione ma che contempla anche: lachiusura dei rapporti contrattuali, ladefinizione della contabilità finale, ilcompletamento delle pratiche buro-cratiche/amministrative, e l'assisten-za al cliente nella predisposizione deicontratti e procedure di manutenzio-ne dell'edificio.

Storia di un multisalaPrima scena. In una sala riunioni, ilcommittente, l'architetto e il consu-lente J&A si incontrano.Poiché l'og-getto della discussione é la costruzionedi un multisala, bisogna definire quantiposti dovrà ospitare, ovvero quante salecontenere.Sta quindi all'architetto elaborare unoschema che contenga tutte le funzionie gli spazi necessari: dalle sale al foyer,dalle cabine di proiezione ai serviziannessi e ai percorsi. Una volta stabi-liti questi parametri, lo schema com-positivo passerà ad altri tre attori: lostrutturista (che ha il ruolo di identifi-care dove collocare i pilastri), il con-sulente dei Vigili del Fuoco (che deveindicare le uscite di sicurezza) e il con-sulente acustico (che avanza una primaipotesi su come perimetrare le sale in rapporto all'impatto ambientaleesterno: un cinema urbano avrà ovvia-mente requisiti diversi da un cinemavicino ad un aeroporto). A questopunto, J&A é in grado di elaborare unaprevisione di costi e tempi.

Seconda scena. L'architetto elaboraquindi un progetto più dettagliato inscala 1:200 dove sono già visibili i pre-dimensionamenti strutturali, acustici,delle uscite di sicurezza. Egli, insiemeal committente, darà forma architet-tonica e volume all'edificio con tutte

le specificità proprie di un cinema: lagradinata, il cono di proiezione, la curvadi visibilità, il corridoio della regia edelle macchine. Per la definizione degliimpianti antincendio, idrosanitari, diriscaldamento e condizionamento,entrano ora in gioco l'impiantista elet-trico e quello meccanico. Si apre quindila fase meno entusiasmante di tuttoil processo creativo, che rappresentatuttavia un passaggio obbligato: l'iterburocratico. Qui l'esperto in autoriz-zazioni e certificazioni dovrà procurarsiil permesso di costruzione, la licenzadel cinema, l'approvazione dellaCommissione Provinciale di Vigilanza(composta da ASL, Vigili del Fuoco,Genio Civile, Pubblica Sicurezza,Prefettura, Consulente Impiantistica,rappresentanti sindacali e di catego-ria, Ministero di Cultura e Spettacolonel caso il cinema abbia più di 1300posti).

Terza scena. E' quella del progettodefinitivo, dove gli attori della Primascena visionano tutti i dettagli. J&A,dopo aver diretto ogni fase, elabora ilprogramma dei lavori e dei costi.

Quarta scena. Finalmente si va versol'esecuzione con la posa della primapietra (o, più verosimilmente, del primoplinto). Dalle strutture al progetto archi-tettonico e impiantistico, tutto è ormaistato definito in modo preciso. J&A

adotta il sistema fast-track che otti-mizza tempi e fasi di progettazione inparallelo al cantiere che avanza. Entraquindi in azione l'architetto d'interni,il progettista di tutta la scenografia delmultisala. E' lui che, in accordo col con-cept fornito dal committente, decide leluci, i colori, i materiali e gli arredi delpercorso rilassante che conduce lo spet-tatore dalla biglietteria alla sala diproiezione. Infatti, è nel foyer che siconcentrano le attività commerciali,dal bar al merchandising di gadget elibri piuttosto che alla play-station.

Quinta scena, o della costruzione.Si tratta della fase più complessa ditutto l'iter, dove attori protagonisti ecomparse recitano contemporanea-mente. L'immagine che più si avvicinaalla complessità del cantiere é la Torredi Babele, nella moltitudine popolosadi lingue diverse. (E il paragone non époi così casuale visto che in cantieri diquesto tipo, spesso internazionali, lavo-rano persone di nazioni diverse). QuiJ&A si configura come l'unico punto diriferimento in grado di controllare checiascuno porti a termine la sua fun-zione senza intralciare quella degli altri.Ora la multisala prende realmentecorpo e il giorno dell'apertura si avvi-cina sempre più.Finalmente, J&A consegna al clientel'edificio "chiavi in mano". Si abbas-sano le luci e inizia lo spettacolo.

Sopra. Alcuni architetti dello studio. Il primo a destra è John Iorio, il fondatore.

A destra. Il progetto di J&A Consultants, realizzato con prefabbricati e opere edili di Magnetti.

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CommittenteFin Maletti S.p.A.Scandiano (RE)

Progetto ArchitettonicoStudio Tecnico Cinque Ottantadue 5/82TrevisoStudio Tecnico BertaniReggio Emilia

Direzione ArtisticaStudio Tecnico Cinque Ottantadue 5/82Treviso

InterventoEdifici industriali e palazzina uffici

LocalitàScandiano (RE)

EdificioMagnetti Building

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Fin Maletti si prende cura del proprio look

FotografieDonato De Carlo

L ’intervento della Fin MalettiSpA, a Scandiano in provinciadi Reggio Emilia, è costituito

da tre edifici industriali, con unasuperficie complessiva di circa 14.000metri quadrati.Tre volumi, attestati su uno stessolotto, realizzati con struttura prefab-bricata in cemento armato.L'area di rappresentanza dell’azienda

che opera nel settore dell’arredamen-to per negozi di parrucchieri, è riser-vata al corpo centrale, ed è nobilitatadall'utilizzo di materiali e finiture dipregio, come il rivestimento in lastredi marmo Carrara grigio chiaro, com-pletato da vetrate continue disegnateda telai in alluminio.L'ampia superficie d'ingresso, concaratteristiche di perfetta continuità e

trasparenza, è sormontata da un'im-ponente veletta posta alla sommitàdel corpo centrale, con struttura inferro e rivestimento in lamiera.Altre aperture presenti sui prospetti,per motivi puramente estetici, hannouna particolarissima forma ad oblò.I telai delle finestre, i rivestimenti inmarmo, la veletta e tutte le finitureesterne hanno colorazione grigio

chiaro, in diverse tonalità, con loscopo di uniformare nel prospetto ivari materiali e al contempo differen-ziarli solamente con leggere sfumatu-re di colore.L’edificio si sviluppa su tre piani: alpiano interrato la destinazione d’usoè in parte autorimessa e in parte salamostra.Nei due piani fuori terra si svolge l’at-

Ampie vetrate,continuità etrasparenza, grandioblò affacciati su unpaesaggio progettatonel dettaglio.

In alto, l’edificio di rappresentanza circondato da un “fiume di pietra” e,a lato, la planimetria generale e unoschizzo dell’ingresso principale.

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tività amministrativa e commercialedell’azienda e sono localizzati gli uffi-ci e le sale espositive.Il corpo centrale svolge le funzioni diingresso principale e di distribuzioneai piani superiori: due scale di serviziosono localizzate alle estremità deicorpi laterali e la scala di rappresen-tanza, progettata al centro dell’in-gresso con geometria a spirale, si svi-luppa attorno all’ascensore panora-mico e oleodinamico.Altri due corpi costituiscono la lottiz-zazione Fin Maletti: l'edificio definito"industriale" ha origine dalla ristrut-turazione e dall’ampliamento di unacostruzione preesistente e ospita ilmagazzino, parte della produzione ealcuni uffici operativi.Ogni attività prevede accessi indipen-denti e percorsi logistici separati permigliorare la razionalizzazione deidiversi ambienti.

Le caratteristiche estetiche, di questoedificio sono simili a quelle dellaparte di rappresentanza: l’ampiavetrata, centrale rispetto al prospetto,le vetrate continue a nastro e conforma ad oblò, la veletta che valoriz-za uno dei tre ingressi.Anche internamente le caratteristichedistributive richiamano il corpo"nobile": dall’ingresso localizzato incorrispondenza della vetrata centrale,si accede infatti al reparto di assem-blaggio e alla sala esposizione e tra-mite una scala elicoidale, agli uffici ealla sala riunioni del piano superiore.I fronti nord e sud sono realizzati conpannelli verticali con finitura in grani-glia di marmo di Carrara bianco esono caratterizzati da portoni, per ilricevimento e per la spedizione dellemerci.Per agevolare la movimentazione deiprodotti all’interno dell’edificio, è

In questa pagina, i prospetti delle lasezione sul corpo centrale, vera e propria cerniera tra le due ali lateralidell’edificio.

L’intervento é nobilitato dall’utilizzo diun rivestimento in lastre di marmo grigio chiaro Carrara, serramenti inalluminio e aperture dalla particolareforma ad oblò.

Sotto, l’imponente veletta che sormonta l’area d’ingresso.

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In queste pagine, il rendering tridimensionale del piano terreno edue schizzi a mano libera della distribuzione dei locali.

Sopra, alcuni scorci degli ambienti adibiti alle attività amministrative ecommerciali.

Gli elementi di copertura Planar dellaMagnetti Building e il sapiente utilizzodell’illuminazione indiretta, definisco-no le sale espositive.

data dai lucernari in copertura, com-pletati da parti apribili elettricamente.Il terzo edificio ha una destinazionetotalmente produttiva e include cin-que reparti: officina, falegnameria,tappezzeria, cucito e magazzino conla possibilità di future ulteriori suddi-visioni. Ciascuna attività opera suuna superficie di circa 300 mq, conservizi e impianti autonomi, che otti-mizzano la gestione di ciascun pro-

cesso produttivo. L’area in cui sonocollocati i tre edifici è stata oggettodella progettazione del paesaggio.Particolare cura si è posta nel sceglie-re e disporre le essenze, nell’indivi-duare e nel tracciare i passaggi pedo-nali come nell'edificio di rappresen-tanza, circondato da un “fiume dipietra” a sottolineare il prospettoprincipale.

stata appositamente studiata un’am-pia maglia strutturale dei pilastri.L’illuminazione naturale interna è

figura una forma pressoché rettango-lare con un andamento plano-altime-trico sostanzialmente pianeggiante,consentendo una buona libertà nella composizione architettonica che si svi-luppa su una superficie territoriale di110.000 metri quadrati.Tenuto conto della viabilità previstadal P.R.G.C. (Piano Regolatore GeneraleComunale), si è provveduto alla pro-gettazione ed alla realizzazione delleopere di urbanizzazione primaria e

secondaria garantendo idonei accessiai lotti previsti.La previsione urbanistica del P.R.G.C.contemplava la realizzazione di un reti-colo viario con sezioni stradali di ampiorespiro e parcheggi pubblici a pettine.Il progetto di P.E.C. prevedeva la rea-lizzazione di sei lotti edificabili per untotale di 46.000 m2 circa di superficiecoperta e 56.000 m2 di superficie utilelorda sviluppabile su più livelli.Tutti gli edifici industriali, a seconda

delle esigenze degli utilizzatori finali,sono stati frazionati internamente in lotti con dimensioni planimetriche lorde variabili.L’elemento architettonico scelto perdifferenziare e caratterizzare tipologi-camente le facciate principali dei fab-bricati è costituito da un avancorpoposizionato in corrispondenza degliaccessi principali dei singoli lotti: rea-lizzato con blocchi facciavista in cal-cestruzzo di colorazione bianca con

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CommittenteSviluppo Industriale Gruppo BertoneTorino

Progetto Architettonicoarch. Michaela Garino Leinì (TO)

Impresa EsecutriceD. P. Costruzioni Torino

InterventoComplesso industriale

LocalitàLeinì - (TO)

Prodotti Magnetti BuildingMagnetti MuratureMagnetti Pavimentazioni

EdificioMagnetti Building

A lato, veduta aerea dell’area che sisviluppa su una superficie di 110.000metri quadrati.Sopra, l’ingresso ad uno dei corpi difabbrica.

Il nuovo insediamentodel Gruppo Bertone

Nuove attivitàproduttive su un’area particolarmenteprivilegiata,situata a pochi minutidalle principali arterie di viabilità.

FotografieDonato De Carlo

I l Comune di Leinì rappresenta uncentro urbano posto sulla direttricenord-ovest della Città di Torino e

figura da qualche tempo tra i mag-giori poli di attrazione per l’insediamentodi nuove attività produttive, commer-ciali e residenziali esercitando un forterichiamo anche per aziende ad oggi inse-diate in comuni limitrofi.L’intervento industriale è sorto attraversoun P.E.C.,Piano Esecutivo Convenzionato,proposto dal Gruppo Bertone, ed è

ubicato in una fascia urbana del terri-torio comunale di Leinì predispostaall’accoglimento insediativo dell’attivitàproduttiva: posto al cardine sud delpaese, in un’area particolarmente pri-vilegiata dal punto di vista logistico inquanto situata a pochi minuti dalleprincipali arterie di viabilità quali leautostrade Torino-Milano e Torino-Aosta, le tangenziali di Torino e l’ae-roporto di Caselle.L'ingombro planimetrico dell’area con-

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altezza superiore per circa un metro alfilo del corpo di fabbrica principaleche è caratterizzato da un’imponentemuratura della Magnetti in blocchigiallo ocra. Lungo il perimetro di tuttoil fabbricato è stata realizzata una zoc-colatura con blocchi in calcestruzzocolor ardesia. Il progetto definiscequindi l’utilizzo, per l’intero complessoindustriale, degli stessi materiali performa, composizione e colorazione,posati in modi differenti a seconda deisingoli edifici e delle esigenze richie-ste dagli utilizzatori finali.

In queste pagine, la planimetria generale del lotto e alcuni prospetti esezioni del progetto realizzato a Leinì.Il complesso industriale è caratterizza-to architettonicamente dalla presenza,su tutti i prospetti, del rivestimento, inblocchi facciavista splittati gialli e daun avancorpo bianco, a sottolinearegli accessi principali.

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Magnetti: diversificare l'offerta deiprodotti (anche attraverso la costitu-zione/acquisizione di nuove società),far leva su di un management alta-mente qualificato, realizzare soluzioniarchitettoniche innovative, investire intecnologia, comunicare col mondoesterno.Il Gruppo si avvale oggi di 7 stabilimenticon un organico di circa 500 unità.Il 2003 ha sommato ricavi netti consolidatiper 141mio di Euro, di cui il 50% rife-riti a Building, il 20% a Pavimentazioni,il 15% a Murature e il restante 15%ad altre attività (tra cui la ReteElettrosaldata).Per il 2004, con un mercato in contra-zione, sono attesi analoghi risultati.In particolare, occorre aggiungere chei ricavi netti consolidati di Building,Pavimentazioni e Murature, ossia del-l'asse portante di tutta l'attività azien-dale, sono costantemente lievitati sinoa raddoppiare negli ultimi cinque anni:anni che hanno visto, da una parte ilpotenziamento dei prodotti ad alto con-tenuto tecnico-architettonico e, dal-l'altra, l'abbandono di quelli meno dif-ferenzianti (come i solai e i laterizi).Come è facile intuire, la gamma deiprodotti-sistemi offerti da Building,Pavimentazioni e Murature é assaiampia. Si va dagli edifici per l'ediliziaindustriale e commerciale alle pavi-mentazioni autobloccanti, dalle mura-ture tecniche termoisolanti, fonoas-sorbenti e resistenti al fuoco a quellearchitettoniche: e ciò sempre attraversole più avanzate soluzioni. Insomma,siamo ben lontani dalle tegole e dalletavelle prodotte dalla Magnetti nellaprima metà dell'Ottocento.

Ma c'é dell'altro. Non solo Magnettisi propone oggi come partner unicocapace di consegnare la sue realizza-zioni "chiavi in mano", ma anchecome garante della qualità, dei costie dei tempi.Se lo spazio lo consentisse, oltre ai pro-dotti si potrebbero elencare i numerosiservizi offerti alla clientela: dalle solu-zioni personalizzate alle verifiche sta-tiche, dalla grafica compiuterizzata aiservizi fotografici degli interventi.Dunque, il nostro viaggio lungo i cento

anni (e passa) della Storia Magnettifinisce qui.Come si é visto, é la storia di unaimpresa familiare, ossia di un modellopresente in tutti i Paesi del pianeta ein larghissima misura. In un tale con-testo, la proprietà, sia pure in modidiversi, partecipa intensamente alla vitadell'impresa non foss'altro perché ilegami - non solo economici ma ancheemotivi - sono assai elevati. E' natu-rale quindi che gli stessi valori familiarisi identifichino con lo "stile aziendale".

1874-2004Come eravamo e come siamo

I l precedente numero di Edilia hapercorso alcune tappe significa-tive della storia centenaria del

Gruppo Magnetti: il progressivo svi-luppo dell'attività artigianale, la co-stituzione della "Magnetti e Compa-gni" (1874) e il suo radicamento nelterritorio bergamasco. Il tutto attra-verso il controllo dell'attività societa-ria da parte della omonima famiglia.Il salto di qualità destinato a delineare

l'attuale fisionomia del Gruppo av-viene a cavallo degli Anni Novantaquando, con l’ultima generazione im-prenditoriale, si rafforza il ruolo di controllo e coordinamento della Finedil Servizi Finanziari SpA, la fi-nanziaria di famiglia che controlla lesocietà operative.E' proprio da questa "mossa",infatti, che si delineerà con chiarezzal'attuale strategia industriale dei

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2a parte

Alcune tra le più recenti realizzazioni Magnetti.

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N el numero precedente, Ediliaaveva già tratteggiato le carat-teristiche di due soluzioni tec-

niche messe a punto da Giugiaro abeneficio di Magnetti Building e daquest'ultima realizzate. Si era parlatodi "Planet", il sistema di copertura ashed , e di un portale prefabbricato dautilizzarsi come ingresso carrabile peredifici costruiti dall'azienda bergama-sca. Nel primo caso (1993), si tratta diun progetto nato dalla ricerca stilisticadi Giugiaro Design, mentre nel secondo(2004) occorre rifarsi alla progetta-zione di Giugiaro Architettura. E’ pro-prio attraverso questa nuova e recen-tissima struttura del sodalizio pie-montese che si intensifica la collabo-

La Giugiaro Architettura progetta per Magnetti Building un portale in cemento armato del tutto particolare. Il suo andamento curvilineo ne sottolinea la “leggerezza”.

Lavorare con Giugiaro

razione col Gruppo Magnetti.Igor Carino é il designer che ha colla-borato al progetto del portale: un ele-mento in cemento armato, innatural-mente "leggero" vista la composizionedel suo materiale di origine. Come si éarrivati a un risultato del genere?"Immaginate un foglio di carta - esor-disce Carino - che si piega e che, da unlato riesce ad appoggiarsi alla paretedi fondo, e dall'altro a staccarsi visiva-mente dalla stessa. Si é dunque tratta-to di combinare i parametri della pro-gettazione architettonica con i concettipropri del design". L’andamen-to curvilineo di questo portale (che denuncia un

raggio di curvatura di circa 8 metri) èl’elemento che ne caratterizza la leg-gerezza. Quindi, esso viene otticamentepercepito in relazione ai punti di vista:frontalmente è (anzi, sembra) un ele-mento squadrato, mentre la vista late-rale permette di cogliere il suo veroandamento.Qualche cifra prima di concludere.Il portale é costituito da duemontanti verticali conlunghezza pari a

65 centimetri e altezza variabile tra i4,5 e i 5 metri, mentre l'architravepuò anche raggiungere lunghezzefino a 6 metri.

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aNelle due pagine, alcuni particolari delportale Luce. Frontalmente esso sem-bra un elemento squadrato, mentre lavista laterale consente di cogliere ilsuo andamento curvilineo.

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Diario dell architettura

Diario dell’architettura

6 Marzo 1260E’ il giorno della consacrazione della Cattedrale di Chartres, eretta su una primitivachiesa del IV secolo. Il portale della sua facciata segna gli esordi della scultura gotica.

12 Febbraio 1412Per la Cattedrale di Firenze viene scelto il nome di S. Maria del Fiore. La costruzione viene iniziata nel 1294 da Arnolfo di Cambio, ripresa da Giotto (1331) e continuata da Andrea Pisano, Francesco Talenti e Lapo Ghini. Filippo Brunelleschi realizza la cupola (1420-34).

6 Febbraio 1557Prende fuoco il Palazzo Ducale di Venezia. Per la sua ricostru-zione, il Palladio propone un edificio classico ma il Consiglioopta invece per il ritorno al Gotico.

24 Settembre 1634Luca Danesi presenta alla Repubblica Veneta il progetto delTrepponti, a Comacchio, punto di raccordo di quattrocanali e cinque percorsi pedonali.

29 Gennaio 1874John Davison Rockefeller, il realizzatore delRockefeller Center a New York, nasce a Cleveland (Ohio).

27 Ottobre 1920Charles-Edonart Janneret fonda“l’Esprit Nouveau” firmando le sue tesicon lo pseudonimo di Le Corbusier.

2 Ottobre 1939Ad Alvar Aalto viene conferita la cattedradi architettura ad Harvard. In Italia, Aalto progetta il Centro Culturale di Siena (1966).

15 Aprile 1959Intervento di Aldo Van Eyck al Congresso di Otterlo.

15 Agosto 1998Ad Assuan (Egitto) si inaugura il Museo Nubiano, opera dell'architetto egiziano Mahmoud El-Hakim. Di impronta islamica,l'edificio riporta sulle facciate i decori eseguiti a mano.

4 Luglio 2004A New York, posa della prima pietra della “Torre della Libertà”, sul sitodove sorgevano le Torri Gemelle. Progettata da Daniel Libeskind, sarà ilgrattacielo più alto del mondo (541 mt.).

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Zoom

Una raccolta di aneddoti, annotazioni ecuriosità sulla storia dell'Architettura.Il tutto condensato all'interno di unaagenda settimanale tascabile.

A lquanto inusuale il testo del-l'invito Magnetti fatto perve-nire a giornalisti, architetti e

rappresentanti della pubblica ammini-strazione per l'incontro dell'11 novem-bre scorso al Circolo della Stampa diMilano. Infatti, accostare in uno stessoprogramma un "Diario dell'Architettura2005" e un "massello mangiasmog"può suonare stravagante se non azzar-dato.Tuttavia, vista la reazione del pub-blico, che ha scandito con decisiapplausi gli interventi dei relatori, ognidubbio in proposito é stato fugato. Piùin generale, si é intanto chiaramentepercepito un fatto, e cioé che il GruppoMagnetti ha deciso di darsi una vera epropria strategia di comunicazione. Abeneficio dei prodotti ovviamente, maanche della propria immagine.Come nasce questo Diario, di cuiabbiamo anticipato qualche assaggionei precedenti numeri di Edilia?Dall'incontro casuale di Roberto Picco(amministratore delegato delle Societàoperative del Gruppo Magnetti) conun suo ex collega, Raffaello Barbaresi(direttore delle Relazioni Esterne Pirellinegli anni '70 e "80) il quale, trasfe-

ritosi da anni in campagna, si é datonon solo al lavoro del contadino maanche a quello di ricercatore storico earcheologo.Come si intuisce subito, il "Diariodell'Architettura 2005" ha le sem-bianze di una agenda settimanaletascabile dove, accanto alle pagine didestra che ospitano il calendario dellasettimana, compare il "racconto" ditutta una serie di accadimenti, anno-tazioni e aneddoti con diretto riferi-mento alla storia dell'Architettura e aisuoi dintorni. "Una storia minore, inpillole - come l'ha definita il suo autore- dove le curiosità si collegano allamisura del tempo e alle sue relazionicon la memoria".L'accadimento più lontano segnalatodal Diario é il 31 dicembre 547, giornodella consacrazione di San Vitale, aRavenna. Quello più vicino é il 4 luglio2004 quando, sul sito deve sorgevanole Torri Gemelle viene posata la primapietra della "Torre della Libertà" (alta541 metri) progettata da DanielLibeskind. Compaiono anche date dieventi futuri rispetto alla pubblicazionedel Diario, come il 7 dicembre 2004,

giorno della inaugurazione del Teatroalla Scala dopo gli interventi di MarioBotta, e come il 2 aprile 2005, quandosi taglierà il nastro per il nuovo Polodella Fiera di Milano.Dunque, la presentazione del Diario éavvenuta l'11 novembre scorso, nellaSala Montanelli del Circolo dellaStampa a cura di Mario Cervi (vicedirettore de "Il Giornale") e di LuigiSpinelli (architetto e docente di pro-gettazione architettonica). Il pubblico,molto attento, ha manifestato il pro-prio assenso con applausi rinnovati.Nel corso dell'incontro, é stato inol-tre presentato "Renova®", il masselloprodotto da Magnetti in grado diabbattere sensibilmente gli inquinantida traffico veicolare cittadino. (Il ser-vizio a pagg. 8 e 9).

Sopra, i due relatori del Diario: Mario Cervi, vicedirettore de ”Il Giornale” e Luigi Spinelli, architetto e docente universitario.

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Il lotto è estremamente ridotto in lar-ghezza e profondità; solo con questotipo di struttura è stato possibile ar-ticolare la fronte in due bow-windowe una rientranza centrale, per au-mentarne lo sviluppo. In questo mo-do la corte regolamentare è colloca-ta in facciata. La fronte di servizio, incorrispondenza della scala, è rivesti-ta da lastre di vetro Falconnier, per ri-spettare la servitù di affaccio.In questo esempio l’ossatura in cal-cestruzzo, che ricalca le linee di unastruttura in legno, è protetta da un ri-vestimento ceramico in grès flambé amotivi floreali. I montanti strutturalisono rivestiti parzialmente con tas-selli in ceramica colorata a disegnogeometrico di Alexandre Bigot.Al livello della terrazza sopra il setti-mo piano era, fino agli anni Trenta, lostudio dell’architetto.

una struttura in cemento armato, avevaassunto la Perret Frères per l’appaltodelle opere. Auguste Perret arriverà aproporre una versione più facil-mente realizzabile del progetto, che rele-gherà van da Velde al ruolo di consu-lente esterno. Il congegno strutturaleprevede di sospendere il soffitto dellasala principale a due coppie di arcatesostenute da quattro piloni in cementoarmato.All’esterno la struttura è rive-stita in marmo bianco dell’Auvergne.L’interno è costituito da una hall adoppia altezza e tre sale sovrapposte:il “Grand Theatre”, affrescato da Emile-Antoine Bourdelle -autore dei basso-rilievi sul grande portale in facciata- la“Comedie” e lo “Studio”.

L’incarico per il progetto del teatro erastato assegnato a Henry van de Velde,il quale, vista la necessità di adottare

Immeuble de rapport in rue Franklin1903-04Auguste Perret25bis, rue FranklinMetro linee 6 e 9, Trocadero

1 Garage della Société Ponthieu-Automobiles1906-07 (demolito nel 1970)Auguste Perret51, rue de PonthieuMetro linee 1 e 9,Franklin D. Roosevelt

Teatro degli Champs Elysées1911-13Auguste e Gustave Perret13-15, avenue MontaigneMetro linee 1 e 13, Champs Elysées

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Descrivendo questa architettura ven-ticinque anni dopo la sua realizzazio-ne, Auguste Perret la definirà “primotentativo al mondo di calcestruzzoarmato estetico”.Si tratta di una autorimessa ad azio-namento meccanico, su quattro pianiportati da pilastri rastremati, che con-tiene audaci acrobazie strutturali con-sentite dalla nuova tecnologia, comeil pilastro d’angolo al primo piano suuna mensola in forte aggetto,per per-mettere la manovra delle automobilial piano terreno. In questo caso Au-guste Perret non riveste con elementidi ceramica la struttura,che è studiataper restare nuda, intonacata e tin-teggiata di bianco. La facciata, con alcentro il rosone vetrato, mostra inmodo programmatico il rapporto diautonomia tra struttura e tampona-mento. Il garage è stato purtroppo de-molito nel 1970.

La Parigi dei fratelli Perret

Itine

rari

I primi capolavori in cemento armato.

Nato nel 1874 in Belgio da famiglia francese, Au-guste Perret ritorna a Parigi nel 1881 e si iscrive

all’Ecole Nazionale des Beaux Arts. Dopo un periodonell’atelier di Julien Guadet, a ventitrè anni interrom-pe gli studi per dedicarsi a tempo pieno all’impresaedile del padre. Inizia così il periodo più interessantedella sua produzione architettonica, che ha come an-tefatto l’edificio d’abitazione in rue Wagram, in pietraintonacata, disegnato nel 1902 con l’adozione con-temporanea di più stili.Nello stesso anno un libro di Paul Christophe, Le Bé-ton armé et ses applications, che descrive il sistemaHennebique per le strutture in calcestruzzo armato, lo

porterà a considerare la struttura portante come l’e-spressione più pura della forma costruita, influenzan-do profondamente il successivo progetto parigino perl’edificio in rue Franklin. Nel 1905 Auguste assume ladirezione della Perret Frères insieme al fratello Gusta-ve, collaborando con l’impresa Latron & Vincent, unaaffiliata del gruppo Hennebique, alla realizzazione diquesto edificio di loro proprietà,e specializzandosi nel-le costruzioni in cemento armato, con realizzazioni aParigi, Le Havre, in Algeria.Questa rassegna delle più importanti realizzazioni conquesta tecnica rivoluzionaria presenta differenti tipo-logie edilizie: due immeuble de rapport, due case-stu-

dio,una chiesa,un teatro,un’au-torimessa e un museo, e raffi-nate declinazioni del rapportotra struttura e tamponamentoesterno.

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Chiesa di Notre-Dame de Consolation1922-24Auguste Perret83, avenue de la Résistance, Le Raincy(Seine-Saint-Denis)Ferrovia dalla Gare de l’Est

La chiesa nel sobborgo di Le Raincy,nel dipartimento di Seine-St-Denis anord est della capitale, è una grandeaula dalle dimensioni proporzionatedi 55 x 18 metri, divisa in tre navateda pilastri cilindrici in cemento arma-to sottili e scanalati. La gerarchia tra-dizionale delle navate è sottolineatadall’andamento della copertura, convolte ribassate in calcestruzzo arma-to.“Essendo i nostri montanti distantidieci metri nei due sensi, avremmo

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In questa ulteriore esercitazione sultema della casa-studio, innestato sullatradizione ottocentesca dell’atelierd’artista, il pittore Goerges Braque haabitato e lavorato per quasi 40 anni.La struttura della casa in cementoarmato a vista descrive esternamentela partizione degli ambienti.Anche quiPerret dimostra una particolare cura nellascelta del mattone di tamponamento,per ottenere i giusti effetti cromatici edi chiaroscuro nel rapporto con l’ossaturain calcestruzzo.Mentre i primi due livelli sono carat-terizzati da bow-window sovrapposti,in posizione leggermente eccentricarispetto alla fronte principale, l’ultimolivello, quello dello studio, punta versoil cielo con una grande vetrata, che conla sua inclinazione fornisce le condi-zioni ideali di luce per il lavoro.

Il telaio della struttura in calcestruzzo,lasciato in vista, regola l’architetturadella casa, che appartiene alla tipo-logia degli hotel particulier. In que-sto caso il committente è la scultriceChana Orloff, appartenente al gruppodi avanguardia Art et Liberté, di cuiPerret era vicepresidente.Per il paramento in laterizio posato aspina, che nasconde la galleria privataal primo piano, l’architetto sceglie concura mattoni paramano composti dasabbia silicea e calce pura, nel coloreche più si avvicina al calcestruzzo, com-pressi in stampi e passati in autoclave.Il calcestruzzo è composto con inertia granuli grossi, il getto nelle casse-forme è volutamente trascurato, e lasuperficie, per la prima volta, è boc-ciardata. Il tutto conferisce alla mate-ria un riuscito effetto di chiaroscuro.

potuto realizzare una serie di volte abotte trasversali (come avremmo fat-to nel caso di una fabbrica). Ma eranecessario dare un senso all’edificio,mostrare l’altare”. Le pareti, quasicompletamente costituite da grandiaperture filtrate da pannelli prefab-bricati traforati in calcestruzzo e ve-trate colorate di Denis e Huré, tra-smettono un ricamo di luce.

Casa studio per Chana Orloff1926Auguste Perret7bis, villa Seurat Metro linea 4, Alésia

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Casa studio per Georges Braque1927Auguste Perret6, rue Georges-Braque (già rue du Douanier-Rousseau) Metro linea 4, Alésia

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7La struttura è costituita da due siste-mi indipendenti, uno interno all’altroe con coefficienti di dilatazione diffe-renti. Al primo, che regge la copertu-ra, appartengono l’ordine gigantedelle colonne esterne di facciata e ipilastri nella corte. Al secondo, iltelaio dei pilastri e dei solai dei varilivelli. Il distacco tra i due sistemi èaccentuato da una apertura orizzon-tale continua, filtrata da un grigliatodal disegno geometrico. Le superficidelle colonne prefabbricate in calce-struzzo sono lavorate a scalpello perottenere un effetto chiaroscurale. Ilfusto, appoggiato su una base sotti-le, aumenta gradualmente il diame-tro dal basso verso l’alto, per control-lare l’effetto ottico della prospettivadal basso. La terminazione in altopresenta un disegno stilizzato a pal-mette, senza capitello.

Musée des Travaux Publicsprogetto 1936, realizzazione 1938-46Auguste PerretPlace d’Iéna; avenue d’Iéna;avenue du Président-WilsonMetro linea 9, Iéna

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L’edificio è realizzato su un lotto di pro-prietà della Perret Fréres, molto strettoe delimitato da due strade quasi paral-lele, con una differenza di quota di unadecina di metri. La gabbia della strut-tura in c.a. è in evidenza, e determinauna partizione rigorosa e modulare ditutti gli elementi che compongono illinguaggio architettonico: le finestre,accoppiate e rigorosamente verticalida pavimento a soffitto, le specchia-ture cieche, in pannelli di cemento conpannello interno isolante in gesso, glielementi lineari portanti orizzontali everticali. Al livello seminterrato, chepresenta su rue Berton una fascia oriz-zontale di finestre, era lo studio pro-fessionale dell’architetto, caratteriz-zato da una scala elicoidale in calce-struzzo, mentre l’appartamento pri-vato era al settimo piano.

Immeuble de rapportin rue Raynouard1928-30Auguste e Gustave Perret51-55, rue Raynouard; rue BertonMetro linea 6, Passy

Si chiama PassoPasso la nuova gamma che Magnetti dedica allavostra casa per abbellire giardini e vialetti di ingresso. E’ pensato indecine di dimensioni, colori, forme,spessori e finiture. La posa ad elementi accostati rende agevole e veloce larealizzazione di vialetti, portici, cortili,bordi piscina, parcheggi, superficicarrabili. “Passo Passo” è un serviziochiavi in mano che si sviluppa dal sopralluogo al preventivo, dalprogetto alle fasi di posa, fino allaconsegna della pavimentazione.

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