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Editoria

le

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Questo è il mio primo editoriale da quandosono diventato presidente dell’Ordine de-gli Ingegneri della Provincia di Oristano evi confesso che sono, allo stesso tempo,onorato ed anche emozionato.

All’inizio del mio mandato vi è stato da su-bito, a merito del precedente Consiglio, ilconseguimento di due importanti risultati:l’acquisto della sede, che ha influito sullapredisposizione del primo bilancio del nuo-vo Consiglio, e l’assunzione della segreta-ria a tempo indeterminato.

E’ di questi giorni la conclusione del corsodi Prevenzione Incedi (legge 818 del 7/12/1984), per il quale 24 ingegneri e 2 archi-tetti, a seguito degli esami sostenuti, risul-tano iscritti negli appositi elenchi del Mini-stero dell’Interno. A tale proposito, ringra-zio per il lavoro svolto il direttore del corsoing. Michele Scanu e l’ing. Carlo Pau per lacollaborazione data. La Consulta Provincia-le della sicurezza antincendi, in collabora-zione con gli altri Ordini e Collegi Tecnici,diretta dal Comandante dei Vigili del fuocoing. Luciano Cadoni, ha organizzato dueseminari: il primo relativo all’attività dei Vi-gili del fuoco di Oristano impegnati inAbruzzo nella realizzazione di opereprovvisionali ed il secondo, d’intesa con laCamera di Commercio della Provincia diOristano e l’Università degli Studi Caglia-ri, riguardante i rischi di esplosione nellelavorazioni dei cereali, tenutosi lo scorso18 c.m. al Mistral 2.

A seguire, con inizio 1 luglio, il Consigliodell’Ordine, con la collaborazione dellaCommissione Aggiornamento, sta predi-sponendo l’organizzazione di un corso delladurata di tre giornate dal titolo: “Progetto everifica di edifici antisismici in cemento ar-mato, con particolare riferimento alleproblematiche delle zone a bassasismicità”. Il relatore, prof. Aurelio Ghersi

Ing. Francesco [email protected]

ordinario di Tecnica delle Costruzioni pres-so la Facoltà di Ingegneria di Catania, èautore di software di calcolo e di diversepubblicazioni tra cui “Edifici antisismici incemento armato” e “Il cemento armato.Dalle tensioni ammissibili agli stati limite:un approccio unitario”. Questo, in quantoriteniamo di forte interesse la tematica trat-tata poiché divenuta obbligatoria, a far datadal 1° luglio 2009, l’applicazione delle nuo-ve norme tecniche delle costruzioni (di cuial decreto ministeriale 14 gennaio 2008).Come i Colleghi e gli Amici tutti hanno avu-to modo di leggere nel precedente Bolletti-no, poi, sono state proposte alcune rifles-sioni ed osservazioni al PUC, nell’intentodi contribuire con l’Amministrazione Comu-nale di Oristano all’adozione dello stesso.Le osservazioni fatte, per quanto riguardale previsioni delle Norme Tecniche di Attua-zione e le previsioni del Regolamento Edi-lizio, sono state in gran parte recepite dalConsiglio Comunale.

Abbiamo ripreso, infine, i lavori in Federa-zione Regionale che hanno visto rinnovati,in tutte e quattro le province, i Presidentidegli Ordini e gran parte dei Consiglieri.

Tutto questo detto, permettetemi di farViriflettere su un tema: è ormai diventato prio-ritario modificare il regolamento relativo allescadenze delle quote, che ciascuno di noiè tenuto a versare, per riuscire a far frontea spese e scadenze che siamo tenuti asostenere.

Chiudo questo mio breve intervento dicen-do che sicuramente molto ci rimane da fare,ma sono sicuro che con il Vostro aiuto e coni Vostri suggerimenti l’Ordine ancora unavolta adempierà pienamente alle sue funzionidi supporto e coordinamento per gli iscrittied al suo ruolo sociale nel territorio.

Grazie a Tutti. Francesco Pibi

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maggio

2010

n.65 In questo

numero

1 Editoriale Ing. Francesco Pibi Presidente dell’Ordine

3 I portali monumentali dell’OristaneseDescrizione e fotografie dei portalidi maggiore interesse Ing. Franco Mura

10 “Norme sismiche e criteri di progettazionenella Regione Sardegna”Riflessione a seguito dell’entrata in vigoredel D.Min. delle infrastrutture e Trasportidel 14 gennaio 2008 Ing. Marcello Soppelsa

18 Note sull’energia in SardegnaIng. Giampiero Vargiu, con la collaborazione di

Ing. Guido Sanna e Ing. Silvestro Cossu

24 Il catasto e i fabbricati nascostiIng. Andrea Atzeni

27 Gli edifici del Progetto C.A.S.E . a L’AquilaLe prescrizioni sui calcestruzzie i controlli in cantiere Ing. Alessio Farci

35 Giornate di studio sulle nuoveNorme Tecniche per le Costruzioni(D.Min. Infrastrutture 14 gennaio 2010)

3° I materiali ad uso strutturale e le responsabilitàper le opere in c.a. e c.a.p. Ing. Carlo Pau

In CopertinaSu ponti mannu sul fiume TirsoFoto aerea di Francesco Cubeddu

Bollettinodell�Ordine degli Ingegneridella Provincia di Oristano

Direttore ResponsabileIng. Carlo [email protected]

Hanno collaborato:Ing. Franco Mura, Ing. Giampiero Vargiu,Ing. Marcello Soppelsa, Ing. Andrea Atzeni,Ing. Eloisa Siddi, Ing. Andrea Incani

StampaPrima Tipografia Mogorese di Claudio PiaTel. 0783 991976 - [email protected]

Autorizzazione Tribunale di Oristanon. 03/94 del 4.7.1994

Sede RedazioneVia Canepa, 3 - 09170 OristanoTel. 0783 310060 Fax 0783 [email protected]

Consiglio dell’Ordine degli Ingegneridella Provincia di OristanoPresidente: Ing. Francesco PibiSegretario: Ing. Jr. Enrico SuellaTesoriere: Ing. Giuseppino TintiConsiglieriIng. Luigi PicciauIng. Valerio MancaIng. Mario LocheIng. Gian Battista MasalaIng. Giorgio BravinIng. Michele ScanuIng. Mauro AmendolaIng. Massimo Abis

Concessionario pubblicità:A.S.D. c/o Ordine degli IngegneriVia Canepa, 3 - 09170 Oristano

Chiuso in data 21/5/2010 - Tiratura 850 copie

3a dicopertina

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I portali monumentalidell’Oristanese

Ing. Franco Mura

IL RECUPERODEI PORTALIMONUMENTALI

Oltre alle numerose iniziativedi solidarietà sociale, di promozio-ne della pace tra i popoli del mon-do e di concreto intervento finan-ziario per la cura delle più gravimalattie (in particolare la cecità)nelle regioni più povere dell’Afri-ca, dell’Asia e dell’America cen-trale, l’ Associazione Internazio-nale dei LIONS CLUBS opera,in ambito locale, sede dei propriclubs e nel territorio circostante,con attività rivolte alla formazioneeducativa dei giovani, con inizia-tive di stimolo alle pubbliche am-ministrazioni (ad esempio cito laprima realizzazione dell’abbatti-mento delle barriere architettoni-che operata nei marciapiedi di ViaMazzini e Piazza Roma a spesedel club Lions di Oristano) e conimpegno rivolto alla valorizzazio-ne e recupero dei beni di interes-se architettonico e ambientale.

Nell’anno sociale 1986-87, nelquale, dopo venti anni di appar-tenenza al Lions Club Oristano,ebbi l’onore e la responsabilità diricoprire la carica di Presidente,mi feci promotore del “service”(con tale termine si identifica a li-vello internazionale ogni iniziati-va di interesse generale) rivoltoalla conoscenza, valorizzazionee recupero dei portali monumen-tali di cui è ricco il territorio dell’Oristanese.

Per poter realizzare tale inizia-tiva mi rivolsi al Prof. GiuseppePau (Peppetto per i suoi amici),esperto conoscitore della mate-ria da trattare, che mi guidò neiluoghi del territorio nei quali si tro-vano i portali di maggiore interes-se, dandomi così l’opportunità difotografarli per poterli evidenzia-

re fisicamente ed esteticamentenel quaderno del quale Egli com-pose il testo, che fu stampato nelGiugno del 1988 e distribuito gra-tuitamente nei Comuni e nellescuole della Provincia.

L’argomento trattato e illustra-to nel quaderno, fu oggetto di unaconferenza pubblica tenuta dalProf. Pau nel Giugno del 1987presso l’Hotel “Ala Birdi“ di Arbo-rea e di una illustrazione della pro-iezione delle diapositive dei por-tali effettuata dal sottoscritto, in unincontro dei Lions, aperto al pub-blico, in una sala del Monasterodel Carmine.

La citata iniziativa, promossadal Club di Oristano, venne suc-cessivamente concretizzata conil restauro del bellissimo portaleneoclassico dell’ “Oliveto Cabit-za” (sul lato sinistro della stradaOristano-Silì) in base al progettoda me redatto ed ai lavori ese-guiti gratuitamente dagli allievi delCentro “A.N.A.P. Sardegna “ diSanta Giusta.

Nel presente articolo, per ra-gioni di brevità, mi limiterò a ripor-tare la nota introduttiva del qua-derno pubblicato nel testo origi-nale del Prof. Giuseppe Pau esuccessivamente le fotografie el’illustrazione sintetica architetto-nica di alcuni portali di maggiorinteresse, purtroppo in stato didegrado nel 1987, solo due deiquali furono successivamente re-staurati (trattasi dei due portali, di“Donna Annetta ” in Cabras e diquello dell’ “Oliveto Cabitza “ diOristano ).

NOTA INTRODUTTIVA

Negli anni 70 l’Arch. OsvaldoLilliu pubblicava su “Studi Sar-di“ (vol. XXII 1971-72) un saggio:

“Portale Settecentesco di VitoSoto a Donigala Fenughedu(OR)”.

Vico Mossa , sempre su Stu-di Sardi (IX 1950), aveva pubbli-cato uno studio dal titolo “Sull’ori-gine dei Portali Monumentali diCampagna eretti in alcune locali-tà dell’ Isola “.

Dopo questi due studi saràsuperfluo tornare sull’argomento,ma chi scrive intende riferirsi soloa quei portali dell’Oristanese cheha da lungo tempo studiato e chesegue con trepidazione quandola sprovveduta foga di qualchenuovo proprietario si aggira attor-no ad essi o ne accusa la fati-scienza senza chiedere aiuto achi va chiesto.

Le vicende storiche dell’Ori-stanese chiariscono la frequenzadi questo genere architettonico daun lato, mentre da un altro lato lanatura del suolo del circondariodi Oristano ha determinato l’usoe la scelta del materiale.

Un’architettura non si improv-visa. Sono numerosi i fattori checoncorrono alla sua comparsa, alsuo affermarsi ed al suo evolver-si.

L’architettura è sempre in fun-zione dell’economia e della geo-logia del paese.

L’economia dell’Oristanese,malgrado le tenebre di quel peri-odo post giudicale, che vede l’Ara-gona in Sardegna in funzionepunitiva specialmente in quelleterre del famigerato Giudicato diArborea, ha una sua tradizione.

La società Oristanese, che eracostituita da una vasta massa diestrazione popolare e da una esi-gua elite nobiliare o finanziaria-mente valida, si era chiusa neipochi tetri palazzi e per lungo tem-po preferirà non far parlare di se.D’altronde i nuovi dominatori pre-

Descrizione e fotografie dei portalidi maggiore interesse

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mevano certo il tallone sul collodegli Oristanesi.

Malgrado la famosa accoltadei notabili nel 1410, nella chiesadi S. Martino , tutto lascia pensa-re alla gravità del nuovo giogo eall’agonia degli sventurati eredi deiGiudici Arborensi.

Una ripresa della vita Arboren-se venne certo, ma non primadello scorcio del secolo XVII.

E’ infatti allora che, quasi im-provvisa, dilaga la ricerca dellacasa di campagna.

Vico Mossa , nell’articolo ci-tato, acutamente scrive sulle re-cinzioni delle proprietà private: “E’da premettere che il Sardo sentespietatamente il bisogno di pos-sedere la terra: da tempi remo-ti“. Certo, questo attaccamentoalla terra non è solo dei Sardi,ma in essi è, in verità, prepon-derante. … Basta ricordare,continua Vico Mossa , l’invasio-ne della campagna nata per ilfamoso edito del ProconsoleLucio Elvio Agrippa , sottol’imperatore Ottone . Si può diresia innato, di natura atavica an-che se per molti secoli fu co-stretto dalle necessità …..a unregime comunitario, che nonpermetteva di chiudere nemme-no le proprietà costituite “.

Molti famosi storici hannocontribuito a far sempre piùmassiccio questo ardore di pos-sesso che troverà la sua piùvasta espressione e affermazio-ne con la “ Legge delle chiu-dende del 6 Otto-bre 1820 edel 4 Aprile 1823 ……..”chedavano facoltà ai proprietari diterreni liberi di cintarli e coltivarliliberamente“ (Mossa L. C.).

E’ facile intuire e stabilirequali colture furono praticate inquei terreni cintati.

Due fonti sono chiare: quel-

I portali monumentalidell’Oristanese

la del Fara e quella del PadreGemelli .

Il Fara in “CorographiaSardiniae ” (Torino 1835) cosìscriveva, attorno al 1580 sullacoltura dell’olivo, che fu unadelle più gradite delle terre chiu-se: “A paucis retro annis coe-perunt Sardi plantare oleas,quae satis feliciter cultoris com-pensant labores; ac proptereaplura, in dies, fiunt oliveta“.

Questa coltura dell’olivo fuincrementata non solo da colti-vatori esperti venuti da Valenza oda Majorca, ma anche e special-mente, dai Gesuiti che erano pre-senti in Sardegna prima del 1625.

Il Padre Gemelli sostiene chesullo scorcio del 700 in Sardegnaprosperavano bellissimi oliveti ( F.Gemelli : “ Rifiorimento della Sar-degna nel miglioramento dellasua agricoltura “- Torino 1776 ).

La coltura dell’oliveto fu deter-minante per la creazione del po-dere chiuso e da questa chiusu-ra, che costituiva l’accesso al pre-dio fin da tempi immemorabili, siperviene alla concezione nuova,ardita, barocca o austera tra ilsecolo XVII e il secolo XVIII.

Prima di iniziare la rassegnadei Portali è bene dare una testi-monianza di quel che è stato, nellanotte dei tempi, l’accesso al po-dere.

Si è detto che un’ architetturanon si improvvisa. Ebbene, il mo-desto e fascinoso accesso al po-dere recintato, nella sua espres-sione più antica e genuina, af-fonda le radici nell’archeologia.

L’edificio Dolmenico, costitu-ito da due elementi verticali sor-reggenti uno orizzontale, è il pri-mo accesso al podere.

Il mistero sacrale che si spri-gionava da questa antichissimaarchitettura, costituita da tre mo-

noliti, si trasferisce nel concettodi suggello al podere recintato.

Passare sotto quel monoli-te orizzontale e toccare con re-verenza i due elementi verticaliaveva costituito per lungo ordi-ne di millenni, un rito: questo ritosi proietta nella nuova funzionedi accesso cui non è certamen-te estraneo l’elemento sacrale.

Si è già detto, in questa nota,quale importanza assuma lapietra più diffusa e più facilmen-te utilizzabile nelle varie regio-ni.

L’Oristanese, così scarso dipietre nella vallata alluvionaledel Tirso, è ricco di pietre inmolte altre zone, specialmentein quelle non soggette alle gran-di alluvioni del massimo fiumesardo.

Era tanto nota la scarsità dipietre nel Bennaxi di Oristano(Bennaxi , da Venacium , riccodi vene d’acqua, come tutta lafascia alluvionale) che è passa-to all’aneddotica l’atteggiamen-to di quel proprietario terrieroche, prima che i suoi bracciantiseduti sul carro agricolo traina-to da robusto cavallo prendes-sero la via dei campi, rivolgevaad essi la domanda: “ E i sas-si? Avete messo i sassi sul car-ro?“. Quell’esperto delle sueterre voleva che i suoi bracciantinon si trovassero sul camposprovvisti di quei sassi che era-no indispensabili quando si do-veva puntellare il carro per ga-rantirlo da eventuali scosse perpiccoli dislivelli di terreno.

La conformazione geologicadel Campidano di Oristano, aldi là della fossa alluvionale delBennaxi , era ricca di pietrame.

Il Basalto nel crinale delle col-line del Sinis costituisce una veracappa sopra la grande falda di

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arenaria e contrasta cromatica-mente nei suoi toni cupi con labionda roccia.

Dal Basalto alla Trachite noncorre apparente differenza di ubi-cazione: l’una e l’altra, di un beltono grigio cupo e quasi lucido, sialternano non appena si escedalla grande fossa alluvionale delTirso. Il corso medio di questo fiu-me, quando scorre ancora incas-sato tra i monti, abbonda di unaTrachite dai toni rosati o violacei.Nelle zone collinose dell’Oristane-se abbondano gli Scisti: lucidi, le-vigati, di un fascinoso colore bron-zo caldo, offrono alla grande lucele acuminate scheggiature brillan-ti.

Una regione che aveva que-sta abbondanza e varietà di ma-teriale litico non poteva esseresorda al richiamo delle leggi del-l’architettura.

La terra del Giudicato di Ar-borea crea una sua architetturaspontanea (oggi in via di estinzio-ne ) in funzione del materiale liti-co che distingue le varie zone:così, all’architettura edile in mat-toni crudi, si accompagna quellain conci di arenaria, l’altra in bloc-chi di Basalto o di Trachite scura,l’altra in Trachite rosa e l’altra an-cora in Scisto.

Le manifestazioni di questaarchitettura costituiscono il fasci-no più sottile e suadente di que-sta terra.

L’affermazione della propriapersonalità e del potere si con-cretizzano nel podere recintato el’accesso a questo podere è l’em-blema del potere e del diritto chene deriva al proprietario, dei limitiche esso impone agli estranei.

Un altro argomento legato allacostruzione dei Portali è quello deicancelli. La lavorazione del ferrobattuto ebbe i suoi fasti fin dal-

I portali monumentalidell’Oristanese

l’epoca Giudicale.Nelle Ordinanze di Ugone III

di Arborea sono citati i fabbri esono loro imposti i prezzi che de-vono applicare per la loro opera.

Il fabbro non era dedito soloalla creazione di chiavi e di serra-ture, ma era sovrano nell’econo-mia domestica perché tanti aspettidella vita quotidiana erano deter-minati dall’attività dei fabbri.

Dalle attrezzature per la cuci-na alle innumerevoli attività agri-cole, il fabbro era arbitro dell’ eco-nomia.

Questa antichissima tradizio-ne, che vede prosperare i gremisotto la protezione dei santi, chela leggenda diceva appartenentia quella categoria di artigiani, ave-va i suoi quartieri echeggianti dellosquillare dei magli sulle incudini,aveva i suoi oratori, aveva le suenorme statutarie.

Quando si con-templi, specialmentecon le luci del crepu-scolo, il reticolo sa-piente dei ferri di uncancello e della suarosta, si resterà sor-presi felicemente pertanta grazia, tanta raf-finatezza da merlet-to ottenuti col ferrobattuto.

I cancelli richiede-rebbero uno studioparticolare dopoquello dell’ espressio-ne architettonica cheli inquadra e li fissa.

Questa pagina diun nostro gloriosopassato architettoni-co e artigianale è unachiara indicazione diquel che è stata lanostra civiltà attraver-so i secoli.

DESCRIZIONEE FOTOGRAFIEDEI PORTALIDI MAGGIORE INTERESSE

Nella pubblicazione del qua-derno del 1988 sui portali mo-numentali dell’Oristanese sonoriportati ben 20 tipi con caratte-ristiche architettoniche diverse,soprattutto per rappresentarequanto dichiarato nella nota in-troduttiva.

Per ragioni di brevità in que-sto articolo, che ha soprattutto loscopo di stimolare l’ interesse deicolleghi per l’argomento cultura-le architettonico, verranno descrittie rappresentati con fotografie acolori solamente alcuni portali ri-tenuti di particolare pregio, comesegue:

CABRAS - Portale dell’oliveto “Don Peppi”vista prospettica

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CABRAS – Portale dell’oliveto“Don Peppi “.

E’ doloroso constatare cheanche questo elegante, austeroe fastoso Portale, sia in totale statodi abbandono. Oltre alla ghieradell’arco a tutto sesto, che hamesso in vista tutto il paramentoin mattoni,

Anche nel corpo dell’edificiocominciano a pronunciarsi i vuotilasciati dai conci scomparsi.

Su due vaste basi, scanditeda un rettangolo in incavo sul pa-ramento, si erge il vasto arco delportale, chiuso con un taglio oriz-zontale, da una massiccia corni-ce sulla quale si innalza appenail fastigio pure orizzontale. Man-ca il cancello.

CABRAS – Portale dell’ oliveto di“Donna Annett a“

L’ arch. Osvaldo Lilliu , in unasua lucida nota in “ Studi Sardi“(Vol. XXII 1971-1972 –

Portale settecentesco di VitoSoto , Donigala Fenughedu - Ori-stano) così scriveva su i Portali

I portali monumentalidell’Oristanese

dell’ Oristanese: “ Numerosi sonoi portali di campagna disseminatinell’Oristanese, tutti risalenti al piùpresto alla fine del 600, che la-sciano intravedere, quale più equale meno, una particolarecura nella progettazione e nel-l’esecuzione“.

Il Portale del quale il Lilliutratta in quella nota è stato dalui stesso attribuito a Giusep-

pe Viana che operò in Oristanosullo scorcio del secolo XVIII.

Pertanto, ad essere precisi,i Portali “ascrivibili alla fine del600” sono pochi e tra questi ilPortale dell’ oliveto di “DonnaAnnetta “, tra Cabras e Nurachi,è un indubbio esempio di archi-tettura di quel tempo.

E’ un Portale a diaframma,tutto in arenaria bionda del Si-nis, col gabbiotto della scala perla loggia in opus listatum e cot-to.

Oggi questo monumento in-voca disperatamente soccorso(con riferimento al 1988 in quan-to successivamente subì un in-tervento di restauro), sia perchéla totale mancanza di manuten-zione favorisce il sempre più ra-pido scomporsi di molti elementiarchitettonici, sia perché lamano dell’ uomo è rapida neldivellere plinti, colonne e capi-telli per farli rapidamente scom-parire onde riapparire sullo scon-cio mercato clandestino di anti-quariato. Così è stato per le duecolonnine ai lati del fornice d’ac-CABRAS - Portale dell’oliveto di “Donna Annetta” - vista prospettica

CABRAS - Portale dell’oliveto di “Donna Annetta” -stato attuale dopo restauro

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I portali monumentalidell’Oristanese

cesso. Il prospetto di questo fa-stoso ed elegante Portale è scan-dito in due parti: la base strafora-ta dall’ampio fornice che è rac-chiusa tra due paraste ritmatedalle due colonnine (oggi scom-parse) e dall’arioso arco a tuttosesto impostato sopra capitelli afascia.

L’apice del fornice è fermatoda un fastoso coronamento co-stituito da una larga fascia lisciatra due modanature gradonate escandite dai dadi sovrapposti allecolonnine.

Il timpano del Portale, sottouna copertura a capanna, ornatadi vasta cornice, è straforato datre finestre ad arco inflesso rac-chiuse da colonnine capitellate. Alsommo della finestra mediana èuna nicchia quadrangolare. Lapresenza di queste finestre adarco inflesso conferisce al Porta-le un movimento che richiamacerti tentativi di animazione de-gli edifici del tardo barocco.

E’ questo uno dei più antichiPortali dell’Oristanese. L’aspet-to più fascinoso di questo Por-tale è costituito dal paramentoin arenaria. Se è vero che ogniarchitettura si esprime col ma-teriale della terra in cui si mani-festa, Oristano e tutto l’Orista-nese, così scarso di pietre perla prevalenza dei terreni alluvio-nali, sono la dimostrazione cheanche qui esisteva una pietrache, fin dall’età Fenicio Punica,fu adottata dai costruttori: l’are-naria bionda.

Morbida, quasi a trattarsi esuscettibile di progressivo indu-rimento nel tempo. I Fenici e iPunici seppellirono in Sardegna iloro morti nel cuore di questa pie-tra: le necropoli di Tharros ne sonol’esempio luminoso. Essi costrui-rono i loro muri a telaio e i loro

porticati con blocchi e monoliti diarenaria.

L’età Giudicale vide i fasti diquesta pietra negli edifici eccle-siali, che hanno il loro prototipo inSan Giovanni del Sinis e viderola capitale del Giudicato di Arbo-rea cingersi di mura in arenaria,intervallate di torri pure in arena-ria, fino ai monumenti ecclesiasticie civili dell’età tardo barocca,

come il Carmelo e i palazzi Ar-cais e Paderi .

L’arenaria, così fascinosa ecosì duttile, con i suoi biondi cro-matismi, è l’esempio tipico diun’architettura che si plasma sull’impalcatura dalla quale sono sortigli uomini che l’ hanno studiata.Oristano è sbocciata da un so-gno di arenaria bionda.

ORISTANO - SILI’ SS. 388 - Portale dell’ oliveto “ Cabitza”- vista prospettica

ORISTANO - SILI’ SS. 388 - Portale dell’ oliveto “ Cabitza”-dopo il restauro a cura dei Lions

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ORISTANO – SILI’ SS. 388 –Portale dell’ oliveto “ Cabitza ”.

Non si hanno elementi per ladatazione di questo Portale.

Ma poiché il neoclassicismofu a Oristano tenuto in auge dalfamoso Fra’ Antonio Cano , alun-no del Canova , non è forse daescludere che proprio quel frateminore abbia suggerito uno sche-ma così fedele ai canoni del Ne-oclassicismo.

Da un massiccio stilobate sielevano quattro paraste lieve-mente rastremate, due ad ognilato del Portale, alto, elegante,ornato di ampia ghiera liscia.

Sotto il timpano di fastigio cor-re la massiccia cornice aggettan-te. Quel che specialmen-te lascia pensare ad unprogettista provetto è ilcancello in ferro battuto, adue ante, raccordate finoal sommo dell’arco da unfastoso merletto ferrigno.

La rosta di questo por-tale è un emblema di gra-zia, di eleganza , di equili-brio.

ORISTANO - RIMEDIO -Portale di “Vito Soto “

Questo fastosissimoPortale, tipica cattedralenel deserto, appare im-provvisamente al viandan-te distratto e lo inchioda.La gran massa dell’edifi-cio, la sua alta straforatu-ra, il fastigio barocco, leparaste scanalate e den-tellate, la preziosa rostadel cancello, la profusio-ne e l’amalgama del ma-teriale e quel muro in cot-to che da esso si diparte,

I portali monumentalidell’Oristanese

tutto lascia sorpresi e desiderosidi vedere quale sia il paradiso dicui si presenta la porta.

Ma una grande delusione at-tende il viandante. Nessun edifi-cio d’epoca, all’interno solo una

elegante villetta moderna.Dunque, a che cosa era destina-to questo edificio? E’ un misteroe resterà un mistero. Chi era VitoSoto?

Devo alla squisita cortesiadella Contessa Donna MariaLaura Sanna Manni se mi è sta-to concesso di leggere un docu-mento inedito custodito in casadei conti Sanna Spano .

L’anno 1780, il nobile DonAntonio Vito Soto, faceva scrive-re, al notaro Serafino Angelo

Pistis di Oristano, un atto didonazione “fatto nella circostan-za delle nozze di Donna AnnaSpano“, così evidenzia una notanel retro del documento.

Vito Soto pertanto era un no-tabile Oristanese facoltosissimo,come si deduce dall’atto di dona-zione alla moglie Donna Annet-ta Spano . Purtroppo il casato deiVito Soto risulta estinto, forse pro-prio con questo originalissimogentiluomo.

A illustrare questo stupefacen-te complesso architettonico sonopiù che sufficienti le note dell’ar-chitetto Osvaldo Lilliu e quelle diVico Mossa .

Osvaldo Lilliu , nel suo studiosu “ Studi Sardi (Vol. XXII 1971-

1972)” scrive: “Lo spazioche il monumento crea, e iltaglio del cielo che derivadal suo profilo, si inseriscemolto bene in quello dellavegetazione circostante,proseguendolo senza di-ventare oppressivo, conuna fusione di masse feli-cemente riuscita”.

Si è già detto dell’inseri-mento nell’ambiente. Ri-spetto all’uomo, malgradol’imponenza (è alto 8 me-tri), non risulta soffocante,ne prospetticamente defor-mato allorché lo si esami-na da vicino. Ciò, senzadubbio, deriva dall’imposta-zione triangolare che lasciascorrere lo sguardo versol’alto senza che incontriostacoli rigidi.

Ma indipendentementedal rapporto con l’uomo el’ambiente, esistono inun’opera valori intrinsechiche ne pongono efficace-mente in luce i caratteri es-senziali. Nel caso in esame

ORISTANO - RIMEDIO - Portale di “Vito Soto” -vista prospettica

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possiamo affermare che l’impres-sione di stabilità derivante dallasua osservazione viene, oltre chedalla mole, dal notevole equilibriodell’insieme, che nasce dall’unio-ne delle linee curve con le rette edal giusto valore che il vuoto delfornice ha rispetto alla massa mu-raria, piena ma vibrante e legge-ra.

La complessiva struttura trian-golare ( equilatera, per l’esattez-za ), consente di valutare in unsolo colpo d’occhio l’insieme, e nefacilita la comprensione intuitivaprima ancora che si passi allo stu-dio analitico. Questo, poi, non faràaltro che confermarci razional-mente sulla prima impressione.

Già Vico Mossa nel suo stu-dio “ SULL’ ORIGINE DEI POR-TALI MONUMENTALI DI CAM-

I portali monumentalidell’Oristanese

PAGNA ERETTI IN ALCUNELOCALITA’ DELLA SARDE-GNA“, parlava di una “diretta co-noscenza del luogo e delle neces-sità funzionali“.

E’ ancora il Mossa a trattare,in quello studio, del disegno delPortale che nacque da una “pre-cisa conoscenza della località“.

E’ per me alquanto ingenuo ilpensare a una costruzione a rimeobbligate: a quei tempi l’architet-tura sapeva troppo bene di poterimpostare quel Portale comemeglio credeva. Ma l’architetto haqui operato con quella spregiudi-cata audacia che gli consentivadi affrontare e risolvere i delicatis-simi problemi e di prospettiva e dimovimento della massa.

Tutta la massa architettonicasi flette per l’invito al passante.

Questa flessione non è percepi-bile al primo sguardo perché l’ar-chitetto ha saputo imprimere al-l’edificio quel movimento rotato-rio, pur conservando intatto il pro-fondo stupore per quanto si an-dava realizzando.

I fasti del barocco sono quiperseguiti e realizzati attraverso ilsapiente gioco cromatico di ma-teriali e di linee che, pur nell’ im-mane massa, si raggentilisconoe si compongono in una melodiasuadente. Anche il cancello, conla fastosa rosta, si inserisce nelmonumento e lo suggella, lo com-pleta, lo fissa. Certo a questo fa-stoso accesso non ha mai corri-sposto la villa, la casa, il punto diraccordo di questa superba intro-duzione con un edificio dominan-te all’interno.

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“Norme sismichee criteri di progettazionenella Regione Sardegna”

Ing. Marcello Soppelsa

Dalla commozione e dalla consapevolezza dinon aver correttamente “gestito“ il territorio, a segui-to del terremoto in Molise e in Puglia del 31 ottobre2002, in soli tre mesi di lavoro prese corpo l’ordi-nanza del Presidente del Consiglio dei ministrinumero 3274 del 20 marzo 2003 relativa a “Primielementi in materia di criteri generali per la clas-sificazione sismica del territorio nazionale e dinormative tecniche per le costruzioni in zona sismi-ca” .

La rapidità, per non parlare di superficialità, concui il provvedimento è stato predisposto, tra dicem-bre 2002 e febbraio 2003, si evince dal consistentenumero di errori – oltre cento - rilevati nella sua pri-ma stesura e poi rettificati con una successiva ordi-nanza in data 2 ottobre 2003.

Con le nuove norme, il territorio italiano vienesuddiviso in quattro zone sulla base della “sismici-tà”. Tali zone sono indicate con fattori di sismicitàdecrescenti da “uno” a “quattro”, dove “uno” indivi-dua le aree ad alta sismicità e “quattro” le aree abassa sismicità

Tutti i Comuni della Sardegnasono inseriti in zona quattro.

L’ordinanza venne articolata in più parti:a) criteri per l’individuazione delle zone sismiche ed

individuazione, formazione ed aggiornamentodegli elenchi nelle medesime zone;

b) norme tecniche per il progetto, la valutazione el’adeguamento sismico degli edifici;

c) norme tecniche per il progetto sismico dei ponti;d) norme tecniche per il progetto sismico delle opere

di fondazione e sostegno dei terreni.

Nel Disposto vengono analizzate nel dettaglio lemetodologie da seguire per gli edifici in calcestruz-zo armato, per gli edifici in muratura portante di nuo-va edificazione e gli interventi su quelli esistenti e sidanno chiare indicazioni per le opere di fondazionee di sostegno dei terreni.

A seguito della predetta “ordinanza” si crea un“balletto” normativo con ripetuti conflitti di compe-tenza tra Ministero dei Lavori Pubblici e Protezionecivile. In questo clima a volte conflittuale prendonocorpo, dopo continue rettifiche le Norme Tecnicheper le Costruzioni, approvate ( di concerto tra il Mi-nistro delle Infrastrutture, dell’Interno e il Capo Di-partimento della Protezione Civile ) per stesura de-

finitiva con D.M. del 14 Gennaio 2008, pubblicatosulla G.U. del 29 Febbraio 2008 norme “operative”e attualmente in vigore.

Al fine di meglio comprendere i contenuti si ri-porta integralmente il testo introduttivo di cui alle:istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecni-che per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio2008

……Il Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008, re-cante “Norme Tecniche per le Costruzioni” (nel se-guito indicate con NTC) raccoglie in forma unitariale norme che disciplinano la progettazione, l’esecu-zione ed il collaudo delle costruzioni al fine di garan-tire, per stabiliti livelli sicurezza, la pubblica incolumi-tà.

Il testo normativo, recependo le diverse osser-vazioni e suggerimenti di ordine tecnico pervenutedal mondo produttivo, scientifico e professionale, for-nisce una serie di indicazioni inerenti le proceduredi calcolo e di verifica delle strutture, nonché regole

Riflessione a seguito dell’entratain vigore del D.Min. delle infrastrutturee Trasporti del 14 gennaio 2008

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di progettazione ed esecuzione delle opere, in lineacon i seguenti indirizzi:- mantenimento del criterio prestazionale, per quan-

to consentito dall’esigenza di operatività della nor-ma stessa;

- coerenza con gli indirizzi normativi a livello comu-nitario, sempre nel rispetto delle esigenze di sicu-rezza del Paese e, in particolare, coerenza di for-mato con gli Eurocodici, norme europee EN or-mai ampiamente diffuse;

- approfondimento degli aspetti normativi connessialla presenza delle azioni sismiche;

- approfondimento delle prescrizioni ed indicazionirelative ai rapporti delle opere con il terreno e, ingenerale, agli aspetti geotecnici;

Le NTC risultano, quindi, così articolate: Premessa1. Oggetto della norma2. Sicurezza e prestazioni attese3. Azioni sulle costruzioni4. Costruzioni civili e industriali5. Ponti6. Progettazione geotecnica7. Progettazione in presenza di azioni sismiche8. Costruzioni esistenti9. Collaudo statico10. Norme per le redazioni dei progetti esecutivi

e delle relazioni di calcolo11. Materiali e prodotti per uso strutturale12. Riferimenti tecnici

In particolare:Il Capitolo 2 individua i principi fondamentali per

la valutazione della sicurezza, definendo altresì gliStati Limite Ultimi (SLU) e gli Stati Limite di Eserci-zio (SLE) per i quali devono essere effettuate leopportune verifiche sulle opere; introduce, inoltre, iconcetti di Vita nominale di progetto, Classi d’uso eVita di riferimento delle opere; classifica, infine, lepossibili azioni agenti sulle costruzioni ed indica lediverse combinazioni delle stesse e le verifiche daeseguire.

Il Capitolo 3 codifica i modelli per la descrizionedelle azioni agenti sulle strutture (pesi e carichi per-manenti, sovraccarichi variabili, azione sismica, azio-ni del vento, azioni della neve, azioni della tempera-tura, azioni eccezionali).

Il Capitolo 4 tratta le diverse tipologie di costru-zioni civili ed industriali in funzione del materiale uti-

“Norme sismiche e criteri di progettazionenella Regione Sardegna ”

DIMENSIONAMENTODELLE STRUTTUREPORTANTI DEGLI EDIFICI

Con il D.M. 14 gennaio 2008 sono state ap-provate le nuove Norme Tecniche per le Co-struzioni, che definiscono i principi per il pro-getto, l’esecuzione e il collaudo delle costru-zioni, nei riguardi delle prestazioni loro richie-ste in termini di requisiti essenziali di resisten-za meccanica e stabilità, anche in caso di in-cendio, e di durabilità.Esse forniscono quindi i criteri generali di sicu-rezza, precisano le azioni che devono essereutilizzate nel progetto, definiscono le caratteri-stiche dei materiali e dei prodotti e, più in ge-nerale, trattano gli aspetti attinenti alla sicurez-za strutturale delle opere.Vengono di seguito riportati degli estratti Nor-mativi utili al fine dell’inquadramento Normati-vo e al predimensionamento delle strutture inoggetto.

ESTRATTI NORMATIVIDEL D.M. 14.1.2008:PRINCIPI FONDAMENTALI

Le opere e le componenti strutturali devonoessere progettate, eseguite, collaudate e sog-gette a manutenzione in modo tale da consen-tirne la prevista utilizzazione, in forma econo-micamente sostenibile e con il livello di sicu-rezza previsto dalle Norme.La sicurezza e le prestazioni di un’opera o diuna parte di essa devono essere valutate inrelazione agli “stati limite” che si possono veri-ficare durante la vita nominale.Lo “Stato limite” è la condizione superata la qua-le, l’opera non soddisfa più le esigenze per lequali è stata progettata.In particolare, le opere e le varie tipologie strut-turali devono possedere i seguenti requisiti:- sicurezza nei confronti di stati limite ultimi

(SLU): capacità di evitare crolli, perdite diequilibrio e dissesti gravi, totali o parziali,che possano compromettere l’incolumitàdelle persone ovvero comportare la perditadi beni, ovvero provocare gravi danni am-

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lizzato (calcestruzzo, acciaio, legno, muratura, altrimateriali).

Il Capitolo 5 disciplina i criteri generali e le indi-cazioni tecniche per la progettazione e l’esecuzionedei ponti stradali e ferroviari. Per i ponti stradali, oltrealle principali caratteristiche geometriche, definiscele diverse possibili azioni agenti, con i diversi sche-mi di carico per quanto attiene le azioni variabili datraffico. Per i ponti ferroviari particolare attenzione èposta sui carichi ed i relativi effetti dinamici. Partico-lari e dettagliate prescrizioni sono, poi, fornite per leverifiche, sia agli SLU che agli SLE.

Il Capitolo 6 tratta il problema della progettazio-ne geotecnica distinguendo, in particolare, il proget-to e la realizzazione:- delle opere di fondazione;- delle opere di sostegno;- delle opere in sotterraneo;- delle opere e manufatti di materiali sciolti naturali;- dei fronti di scavo;- del miglioramento e rinforzo dei terreni e degliammassi rocciosi;- del consolidamento dei terreni interessanti opereesistenti, nonché lavalutazione della sicurezza deipendii e la fattibilità di opere che hannoriflessi sugrandi aree.Nell’articolazione del progetto vengono introdotte,distintamente, la modellazione geologica e la mo-dellazione geotecnica del sito i cui metodi e risultatidelle indagini devono essere esaurientemente espo-sti e commentati, rispettivamente, nella “relazionegeologica” e nella “relazione geotecnica”. Dopole indicazioni relative alle verifiche agli stati limi-te, si fa un breve ma significativo cenno al meto-do osservazionale ed al monitoraggio del com-plesso opera-terreno. E’ introdotto, infine, un im-portante paragrafo sui tiranti di ancoraggio, conle relative verifiche, regole di realizzazione e provedi carico.

Il Capitolo 7 tratta la progettazione in presenzadi azioni sismiche ed introduce un importante para-grafo riguardante esplicitamente i criteri generali diprogettazione e modellazione delle strutture, per laevidente riconosciuta importanza che assume nellaprogettazione la corretta modellazione delle struttu-re, anche in relazione all’ormai inevitabile impiegodei programmi automatici di calcolo. Nel paragrafoinerente i metodi di analisi ed i criteri di verifica, vie-ne opportunamente trattata, accanto a quella linea-re, l’analisi non lineare. Sono, poi, fornite le disposi-

bientali e sociali, ovvero mettere fuori ser-vizio l’opera;

- sicurezza nei confronti di stati limite di eser-cizio (SLE): capacità di garantire le presta-zioni previste per le condizioni di esercizio;

- robustezza nei confronti di azioni eccezio-nali: capacità di evitare danni sproporzio-nati rispetto all’entità delle cause innescantiquali incendio, esplosioni, urti.

Il superamento di uno stato limite ultimo ha ca-rattere irreversibile e si definisce collasso.Il superamento di uno stato limite di eserciziopuò avere carattere reversibile o irreversibile.La durabilità, definita come conservazione dellecaratteristiche fisiche e meccaniche dei mate-riali e delle strutture, proprietà essenziale af-finché i livelli di sicurezza vengano mantenutidurante tutta la vita dell’opera, deve esseregarantita attraverso un’ opportuna scelta deimateriali e un opportuno dimensionamentodelle strutture, comprese le eventuali misuredi protezione e manutenzione.I prodotti ed i componenti utilizzati per le operestrutturali devono essere chiaramente identifi-cati in termini di caratteristiche meccanico-fisi-co-chimiche, indispensabili alla valutazionedella sicurezza e dotati di idonea qualificazio-ne.I materiali ed i prodotti, per poter essere utiliz-zati nelle opere previste dalle presenti norme,devono essere sottoposti a procedure e provesperimentali di accettazione.La fornitura di componenti, sistemi o prodotti,impiegati per fini strutturali, deve essere ac-compagnata da un manuale di installazione edi manutenzione da allegare alla documenta-zione dell’opera.

VITA NOMINALE E CLASSI D’USODEGLI EDIFICI

La vita nominale di un’opera strutturale VN èintesa come il numero di anni nel quale lastruttura, purché soggetta alla manutenzio-ne ordinaria, deve potere essere usata perlo scopo al quale è destinata. La vita nominaledei diversi tipi di opere è quella riportata nellaTab. 2.4.I..

“Norme sismiche e criteri di progettazionenella Regione Sardegna ”

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zioni per il calcolo e le verifiche delle diverse tipolo-gie di strutture (cemento armato, acciaio, miste ac-ciaio-calcestruzzo, legno, muratura, ponti, opere esistemi geotecnica).

Il Capitolo 8 affronta il delicato problema dellacostruzioni esistenti; dopo i criteri generali sulle di-verse tipologie di edifici e le variabili che consentonodi definirne lo stato di conservazione, introduce ladistinzione fondamentale dei tre diversi tipi di inter-vento che possono essere effettuati su una costru-zione esistente: - interventi di adeguamento, atti aconseguire i livelli di sicurezza previsti dalle NTC;- interventi di miglioramento, atti ad aumentare lasicurezza strutturale esistente pur senza necessa-riamente raggiungere i livelli richiesti dalle NTC;- riparazioni o interventi locali, che interessino ele-menti isolati e che comunque comportino un mi-glioramento delle condizioni di sicurezza preesi-stenti.Un ulteriore importante paragrafo riporta le dispo-sizioni per la progettazione degli interventi in pre-senza di azioni sismiche nelle diverse tipologie diedifici.

Il Capitolo 9 riporta le prescrizioni generali rela-tive al collaudo statico delle opere e le responsabili-tà del collaudatore. Indicazioni sono fornite sulle provedi carico, con particolare attenzione alle prove dicarico su strutture prefabbricate e ponti.

Il Capitolo 10 tratta le regole generali per la re-dazione dei progetti strutturali e delle relazioni di cal-colo, ovvero della completezza della documentazio-ne che caratterizza un buon progetto esecutivo.Qualora l’analisi strutturale e le relative verifiche sia-no condotte con l’ausilio di codici di calcolo automa-tico, un apposito paragrafo indica al progettista i con-trolli da effettuare sull’affidabilità dei codici utilizzati el’attendibilità dei risultati ottenuti.

Il Capitolo 11 completa i contenuti tecnici dellenorme fornendo le regole di qualificazione, certifi-cazione ed accettazione dei materiali e prodottiper uso strutturale, rese coerenti con le procedu-re consolidate del Servizio Tecnico Centrale e delConsiglio Superiore e le disposizioni comunitarie inmateria.

Il Capitolo 12 , infine, segnala a titolo indicativo,alcuni dei più diffusi documenti tecnici che possonoessere utilizzati in mancanza di specifiche indicazio-ni, a integrazione delle norme in esame e per quan-to con esse non in contrasto.

“Norme sismiche e criteri di progettazionenella Regione Sardegna ”

In presenza di azioni sismiche, con riferimentoalle conseguenze di un’ interruzione di operativi-tà o di un eventuale collasso, le costruzioni sonosuddivise in classi d’uso, definite dalla Classe Ialla Classe IV.In particolare nella Classe IV sono comprese an-che le costruzioni con funzioni pubbliche o strate-giche importanti, anche con riferimento alla ge-stione della protezione civile in caso di calamità.

PROBLEMA DELLA SISMICITA’E VERIFICHE

Nel caso di un edificio collettivo, di tipo 2, in ac-cordo con il paragrafo 2.4.2. del D.M. 14.1.2008,questo è classificabile con classe d’uso ClasseIV (Costruzioni con funzioni pubbliche importan-ti), ed è posto in zona sismica 4.Per quanto richiamato precedentemente, nella fasedella progettazione esecutiva sarà necessario:a. condurre i calcoli strutturali considerando an-

che l’azione sismica, a determinate condizio-ni consentite dalla Normativa vigente stantela non sismicità della Regione Sardegna;

b. eseguire le verifiche degli elementi portantistrutturali, cemento armato e muratura per lestrutture verticali, cemento armato e/o legnoper le strutture di copertura, utilizzandi il me-todo degli Stati Limite.

(A.In.)

Tabella 2.4.I - Vita nominale VN

per diversi tipi di opere

TIPI DI COSTRUZIONE Vita NominaleVN

(in anni)

Opere provvisorie - Opereprovvisionali - Strutture infase costruttiva1

Opere ordinarie, ponti,opere infrastrutturali e dighedi dimensioni contenuteo di importanza normale

Grandi opere, ponti,opere infrastrutturali e dighedi grandi dimensionio di importanza strategica

1

2

3

< 10

> 50

> 100

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Pubblici 16.1.1996, ed assumendo le moda-lità costruttive e di calcolo di cui al D.M.Lavori Pubblici citato, nonché alla Circ. La-vori Pubblici 10.4.97, n. 65/AA.GG. e relativiallegati.

L’attuale normativa non lascia spazio a dubbieinterpretazioni: anche se in “bassa sismicità” siamoin zona sismica e pertanto dobbiamo costruire, pro-gettare e collaudare come da indicazioni delle NTC.

Le strutture dovranno essere calcolate agli StatiLimite. Nelle zone sismiche “4” (come la Sardegna)solo per gli edifici non strategici e di limitata impor-tanza, potrà essere utilizzato il metodo delle tensio-ni ammissibili; in questo caso le norme impongonoche le azioni sismiche siano valutate assumendopari a 5 il grado di sismicità come nel D.M. LavoriPubblici del 16.1.1996, assumendo le modalità co-struttive e di calcolo di cui al D.M. Lavori Pubblicicitato, nonché alla Circ. Lavori Pubblici del 10.4.97,n. 65/AA.GG. e relativi allegati. Le indicazioni nor-mative citate interessano tutte le opere strutturali;per necessità di sintesi, fermo restando l’obbligo diprogettazione antisismica per le strutture in muratu-ra portante, in acciaio e in legno, si riportano soloalcune significative indicazioni per le strutture inCCA, che potranno ( e sono) sembrare particolar-mente “severe” in quanto prevedono notevoli ag-gravi nella distribuzione delle armature che, anchea prescindere dalle reali sollecitazioni, impone “quan-tità” minime a garanzia di corretto dimensionamen-to in presenza di “eventi sismici”; in particolare,come si evince delle note, il rispetto delle predettaCircolare n. 65/97 obbliga un deciso incrementodelle staffature per le travi e per i pilastri con parti-colari attenzioni alle distribuzione nei nodi (se nonconfinati).

Seguono per memoria alcune indicazioni ritenu-te significative estrapolate dalla Circolare 10 Aprile1997, n. 65/AA.GG. (Pubblicato nel supplementoordinario alla “Gazzetta Ufficiale” n. 97 del 28 aprile1997) circolare del Ministero dei Lavori Pubbliciche ha per oggetto le istruzioni per l’applicazionedelle «Norme tecniche per le costruzioni in zonesismiche» di cui al decreto ministeriale 16 gen-naio 1996

—omissis….

Nel seguito del documento sono illustrate le prin-cipali innovazioni delle NTC e fornite, laddove rite-nute necessarie, specifiche istruzioni esplicative perla corretta applicazione delle norme medesime, alfine di facilitarne l’utilizzo da parte dei soggetti inte-ressati a qualunque titolo (tecnici progettisti, diretto-ri dei lavori e/o collaudatori, imprese, produttori, entidi controllo, ecc.)……………………

Con esplicito riferimento alle zone “quattro”,di cui è parte la Sardegna, si estrapolano sem-pre dalla circolare applicativa …..

C2.7 VERIFICHE ALLE TENSIONI AMMISSIBILIIn generale le NTC impongono di adottare, per leverifiche, il metodo agli stati limite di cui al § 2.6; atale imposizione sono ammesse alcune eccezionifinalizzate a consentire, nel caso di ridotta pericolo-sità sismica del sito e di costruzioni di minore impor-tanza sia in termini di progettazione che in termini didestinazione d’uso, la tradizionale verifica alle ten-sioni ammissibili.Fanno dunque eccezione all’imposizione cita-ta le costruzioni di tipo 1 (VN <10 anni) e tipo 2(50 anni < VN <100 anni) e Classe d’uso I e II,purché localizzate in siti ricadenti in Zona 4; peresse è ammesso il metodo di verifica alle tensio-ni ammissibili, da applicare utilizzando i riferimentinormativi riportati nelle NTC………… riprendendointegralmente le nuove NTC in riferimento al no-stro territorio, al § 2.7 si legge……

2.7 VERIFICHE ALLE TENSIONI AMMISSIBILIRelativamente ai metodi di calcolo, è d’obbligo ilMetodo agli stati limite di cui al § 2.6. Per le costru-zioni di tipo 1 e 2 e Classe d’uso I e II, limitatamentea siti ricadenti in Zona 4, è ammesso il Metodo diverifica alle tensioni ammissibili. Per tali verifiche sideve fare riferimento alle norme tecniche di cui alD.M. Lavori Pubblici 14.02.92, per le strutture in cal-cestruzzo e in acciaio, al D.M. Lavori Pubblici20.11.87, per le strutture in muratura e al D.M. La-vori Pubblici 11.03.88 per le opere e i sistemi geo-tecnici. Le norme dette si debbono in tal casoapplicare integralmente, salvo per i materiali e iprodotti, le azioni e il collaudo statico, per i quali val-gono le prescrizioni riportate nelle presenti normetecniche.Le azioni sismiche debbono essere valuta-te assumendo pari a 5 il grado di sismicitàS, quale definito al § B. 4 del D.M. Lavori

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B. CRITERI GENERALI DI PROGETTAZIONEB.1. Disposizioni preliminari

Preliminare a qualsiasi decisione sul tipo di ana-lisi da adottare (statica o dinamica) o a qualsiasi al-tra decisione riguardante la modellazione della strut-tura, è l’individuazione degli elementi non strutturaliche, per rigidezza e resistenza, sono in grado di col-laborare con la struttura nel sopportare le azioni si-smiche comunque possono indurre nella strutturacomportamenti indesiderati. Comportamenti di talgenere possono, ad esempio, essere indotti in unastruttura intelaiata, in cemento armato o metallica,dalla presenza di pannelli di muratura, o di altromateriale non strutturale, inseriti tra le maglie deitelai a formare telai tamponati distribuiti in modo nonsimmetrico in pianta e/o in elevazione, quando talepresenza alteri in misura significativa la rigidezza del-la nuda ossatura. In tal caso il progettista valuteràl’opportunità di analizzare l’edificio nel suo insiemeutilizzando due modelli strutturali, con o senza pan-nelli, dimensionando poi gli elementi strutturali perla più severa delle due condizioni. ………… do-vendo accettare che la struttura esca dal campoelastico subendo fenomeni di plasticizzazione e/odanneggiamento, come requisito minimo da assi-curare, vengono più avanti indicati alcuni accorgi-menti costruttivi atti a conseguire una certa duttilitàlocale e globale.

B.4. Analisi staticaE’ consentito valutare il comportamento sismico

di una costruzione attraverso un’analisi statica quan-do questa presenti una significativa tendenza a ri-spondere all’azione sismica con una forma di oscil-lazione unica, a sviluppo semplice lungo l’altezza, econtenuta nel piano di eccitazione.

Queste caratteristiche della risposta da un latoforniscono ragionevole assicurazione che l’interventodella fase inelastica non produca brusche variazio-ni di comportamento, dall’altro consentono di calco-lare gli effetti dell’azione sismica con modelli ed analisistrutturali semplificati (modelli piani ed analisi di tipostatico).

Il requisito di regolarità è di difficile codificazione,in quanto le possibili combinazioni tipologiche chepossono dar luogo a comportamento “non regola-re“ sono troppo numerose per essere prevedibili eclassificabili. Spesso, inoltre, non è possibile opera-re una distinzione netta tra comportamento “regola-re” ed “irregolare”, essendo più appropriato riferirsi

ad un “grado di irregolarità”, che può essere più omeno pronunciato.Le indicazioni in tema di regolarità riportate nellenormative internazionali più recenti sono in massi-ma parte di natura qualitativa, così come quelle ri-portate nelle norme tecniche nazionali, ove peraltroviene esplicitamente affermato che dette condizionicostituiscono condizione necessaria, ma non sem-pre sufficiente, spettando al progettista di accertarela eventuale presenza di caratteristiche singolari chepossono dar luogo ad una risposta “irregolare”.

Con riferimento al caso degli edifici, si riportanodi seguito, a titolo indicativo, alcuni criteri di valuta-zione di adozione più diffusa.Regolarità in pianta– La struttura dell’edificio presenta una sostanzialedoppia simmetria ortogonale nei confronti sia dellerigidezze che delle masse.– La forma in pianta è di tipo “compatto”, ossia privadi ali che si estendano notevolmente a partire dalnucleo centrale (come ad es. forme ad H, I, L, X,ecc.). Le dimensioni di eventuali rientranze lungo ilperimetro dell’edificio non superano il 25% della lun-ghezza del lato corrispondente.– I solai sono sufficientemente rigidi rispetto alle strut-ture verticali, in modo da fungere da diaframmi in-deformabili nel loro piano.– Sotto l’azione di un sistema di forze orizzontali,proporzionali alle masse dei piani, lo spostamentomassimo a ciascun piano non supera di più del 20%lo spostamento medio di quel piano.Regolarità in elevazione– Tutti gli elementi verticali che presentano resisten-za significativa all’azione sismica (telai, pareti e nu-clei), si estendono senza interruzione dalla fonda-zione fino alla sommità della parte di edificio interes-sata.– Rigidezza e massa si mantengono costanti o siriducono gradualmente procedendo dal basso ver-so l’alto.– Negli edifici a telaio, il rapporto tra la resistenza dicolonne e pareti ad un certo piano effettivamenteconseguita e la resistenza richiesta dal calcolo simantiene approssimativamente costante per tutti ipiani.

Un comportamento non regolare può essere in-dotto dalla presenza di pannelli, in muratura o dialtro materiale, inseriti tra le maglie dei telai in modonon simmetrico in pianta e/o in elevazione.

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C. EDIFICIC.1. Sistemi costruttivi

Una importante modifica a carattere innovativo,introdotta alla lettera a) del punto C.1., riguarda gliedifici con struttura in muratura, la cui tipologia èstata estesa ad un ambito più vasto, compren-dente sia la muratura ordinaria sia la muraturaarmata…….

C.5. Edifici in muraturaC.5.1. Regole generali

Le prescrizioni qui contenute si applicano a tuttigli edifici, sia in muratura ordinaria sia in muraturaarmata. Si rammenta anzitutto che, conformemen-te a quanto stabilito dall’art. 3, 1° comma, della leg-ge 2.2.74 n. 64, è fatto obbligo di osservare, oltrealle norme per le costruzioni sismiche, le norme dicarattere generale concernenti la sicurezza delle co-struzioni, indicate dall’art. 1, 3° comma, della leggestessa.

Pertanto nella realizzazione delle costruzioni si-smiche in muratura, deve comunque tenersi contodelle vigenti norme tecniche riguardanti gli edifici inmuratura (D.M. 20.11.87), i carichi ed i sovraccari-chi (D.M. 16.1.96), i terreni e le opere di fondazione(D.M. 11.3.88), e degli eventuali successivi aggior-namenti………………- - - - - - E’ opportuno rammentare che in ogni casogli elementi resistenti che compongono la muratura(mattoni o blocchi) devono essere collegati fra diloro tramite malta cementizia (di classe M1 - M2)che deve assicurare il ricoprimento dei giunti oriz-zontali e di quelli verticali.

DA ALLEGATO 1 della Circolare 65 del 10.4.97INDICAZIONI COSTRUTTIVE PER STRUTTUREIN CALCESTRUZZO ARMATO

Al fine di conseguire le desiderate caratteristi-che di duttilità locale e globale può farsi riferimentoalle seguenti indicazioni sulla geometria e sulle ar-mature degli elementi.I quantitativi di armatura e le dimensioni indica-te nel seguito rappresentano valori minimi, indi-pendenti dalle richieste evidenziate dall’analisi. Staffe di contenimento: sono staffe chiuse o eli-che di diametro minimo 6 mm con piegature a 135°alle due estremità, prolungate ciascuna per almenodieci diametri.

Legature (o cravatte): sono costituite da barre didiametro minimo 6 mm, con piegature a 135° alle

due estremità, prolungate ciascuna per almeno 10diametri.

Le piegature, (o uncini) delle staffe, devono es-sere assicurate alle barre longitudinali. Le piega-ture delle legature devono essere assicurate allestaffe (fig. 1).

1. Travi1.1. Definizione e limiti geometrici

…… La larghezza della trave, b, non deve esse-re minore di 20 cm e, per le travi basse comune-mente denominate “a spessore”, non maggiore del-la larghezza del pilastro, aumentata da ogni lato dimetà dell’altezza della sezione trasversale del pila-stro stesso. Il rapporto b/h non deve essere minoredi 0,25……….1.2. Armature longitudinali

……. Almeno due barre di diametro non inferio-re a 12 mm devono essere presenti superiormentee inferiormente per tutta la lunghezza della trave.

A ciascuna estremità collegata con pilastri, perun tratto pari a due volte l’altezza utile della sezionetrasversale, la percentuale di armatura compressanon dove essere minore della metà di quella tesanella stessa sezione.

Almeno un quarto dell’armatura superiore ne-cessaria alle estremità della trave deve essere man-tenuta per tutto il bordo superiore della trave.1.3. Armature trasversali

Nelle zone di attacco con i pilastri, per un trattopari a due volte l’altezza utile della sezione trasver-sale, devono essere previste staffe di contenimen-to.

La prima staffa di contenimento deve distare nonpiù di 5 cm dalla sezione a filo pilastro; le successi-ve devono essere disposte ad un passo non mag-giore della più piccola delle grandezze seguenti:– un quarto dell’altezza utile della sezione trasver-sale;– sei volte il diametro minimo delle barre longitudi-nali considerate ai fini delle verifiche;– 15 cm.

2. Pilastri2.1. Definizione e limiti geometrici

….. La dimensione minima della sezione trasver-sale non deve essere inferiore a 30 cm.

Il rapporto tra i lati minimo e massimo della se-zione trasversale non deve essere inferiore a 0,3; incaso contrario l’elemento sarà assimilato alle pareti

“Norme sismiche e criteri di progettazionenella Regione Sardegna ”

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portanti trattate nel paragrafo 4.3. Il rapporto L/b tral’altezza netta e la minima dimensione trasversalenon deve essere maggiore di:– 16 se il pilastro è soggetto a momenti di segnoopposto alle due estremità;– 10 negli altri casi……..2.2. Armature longitudinali

Nella sezione corrente del pilastro la percentua-le di armatura longitudinale deve essere compresatra i seguenti limiti: 1% < A / A c < 4% con A areatotale dell’armatura longitudinale.Per tutta la lunghezza del pilastro l’interasse tra lebarre non deve essere superiore a 25 cm2.3. Armature trasversali

Alle due estremità del pilastro si devono dispor-re staffe di contenimento e legature per una lun-ghezza, misurata a partire dalla sezione di estremi-tà, pari alla maggiore delle seguenti quantità:– il lato maggiore della sezione trasversale;– un sesto dell’altezza netta del pilastro;– 45 cm.

In ciascuna delle due sezioni di estremità de-vono essere rispettate le condizioni seguenti: lebarre disposte sugli angoli della sezione devonoessere contenute dalle staffe; almeno una barraogni due, di quelle disposte sui lati, dovrà esseretrattenuta da staffe interne o da legature; le barrenon fissate devono trovarsi a meno di 15 cm dauna barra fissata.Il diametro delle staffe di contenimento e legatu-re non deve essere inferiore a 8 mm.Esse saranno disposte ad un passo pari alla piùpiccola delle quantità seguenti: – 6 volte il diametro delle barre longitudinali checollegano;– un quarto del lato minore della sezione trasversa-le;– 15 cm.Nelle parti intermedie del pilastro la distanza tra lestaffe non deve superare i valori seguenti:– 10 volte il diametro delle barre longitudinali checollegano;– metà del lato minore della sezione trasversale;– 25 cm.Le armature di cui sopra devono comunque soddi-sfare la verifica a taglio.

3. Nodi trave - pilastroSi definisce nodo la zona del pilastro che si incrociacon le travi ad esso concorrenti.

3.1. GeometriaSono da evitare per quanto possibile eccentricitàtra l’asse della trave e l’asse del pilastro concorrentiin un nodo. Nel caso che tale eccentricità superi 1/4della larghezza del pilastro la trasmissione degli sforzideve essere assicurata da armature adeguatamentedimensionate allo scopo.3.2. ArmatureLe armature longitudinali delle travi, sia superiori cheinferiori, devono attraversare, di regola, il nodo sen-za giunzioni. Quando ciò non risulti possibile, sonoda rispettare le seguenti prescrizioni:– le barre vanno ancorate oltre la faccia opposta aquella di intersezione, oppure rivoltate verticalmen-te in corrispondenza di tale faccia;– la lunghezza di ancoraggio va calcolata in mododa sviluppare una tensione nelle barre pari a 1,25fyk e misurata a partire da una distanza pari a 6diametri dalla faccia del pilastro verso l’interno.Lungo le armature longitudinali del pilastro che at-traversano i nodi devono essere disposte staffe dicontenimento in quantità almeno pari alla maggioreprevista nelle zone del pilastro inferiore e superioreadiacenti al nodo.Questa regola può non essere osservata quandonel pilastro si innestano travi su ciascuna delle quattrofacce.

Risulta evidente che lo scopo del presente arti-colo che solo superficialmente ha affrontato alcuniaspetti del calcolo strutturale alla luce delle nuovevigenti normative, vuole essere di mero stimoloper aprire un serio dibattito in seno all’OrdineProfessionale su una problematica che ci vedecoinvolti in prima linea .

E’ un “grido” d’allarme su futuri scenari che po-trebbero coinvolgere sia penalmente che civilmen-te gli operatori del settore.

Ritengo sia nostro preciso dovere approfondirele tematiche strutturali derivanti da una ortodossaapplicazione delle norme. E’ necessario definire unalinea procedurale chiara e unitaria, è indispensa-bile creare sinergie con gli Architetti, i Geometri, iCostruttori e soprattutto con i preposti uffici dellaR.A.S.: dobbiamo chiedere il rispetto delle regole,dobbiamo sensibilizzare i costruttori al fine di garan-tire standard qualitativi in linea con le altre Regio-ni, dove il calcolo strutturale, il collaudo, l‘ido-neità statica sono atti dovuti e prioritari del pro-cesso edilizio.

“Norme sismiche e criteri di progettazionenella Regione Sardegna ”

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Premessa

Per raggiungere l’obiettivo de-ciso in sede di Unione Europeadel 17% di energia da fonti rinno-vabili entro il 2020, l’Italia dovràacquistare dall’estero energia dafonte eolica e solare, in quantooggi appena il 7% dei consumienergetici totali italiani è copertoda fonti rinnovabili.Questo succede in uno scenarioin cui:• Le direttive europee consen-

tono il trasferimento o l’impor-tazione di energia rinnovabileda paesi terzi e, poiché l’Italiaha già dichiarato in sede eu-ropea di non potercela fare araggiungere gli obiettivi del2020 (20% di risparmio ener-getico, 20% di riduzione diemissioni di CO2 e 17% diproduzione da energie rinno-vabili sul totale), potrà, peresempio, comprare dalla Ger-mania, che registra un sur-plus, pur avendo metà dellaradiazione solare dell’Italia;

• L’Unione Europea ha già de-ciso che l’energia nuclearenon è considerata energia rin-novabile e, quindi, non concor-re al rispetto degli obbiettivi al2020;

• Nel dibattito internazionale losviluppo sostenibile, nella suaaccezione più ampia, è ormaiaccreditato in maniera semprepiù crescente, come l’unicoapproccio innovativo in gradodi far uscire l’economia mon-diale dall’attuale crisi, di valorie di crescita e, in prospettiva,l’unico foriero della pace mon-diale: oggi l’uomo rappresen-ta lo 0.4% della biomassa pre-sente sulla Terra, ma parteci-pa al processo di fotosintesiper un 20%;

Note sull’energiain Sardegna

Ing. Giampiero Vargiucon la collaborazione di Ing. Guido Sanna e Ing. Silvestro Cossu

• Il decreto Bersani, o più pro-priamente il decreto legislati-vo n. 79 del 16 marzo 1999,di recepimento della direttivacomunitaria 96/92/CE del Par-lamento e del Consiglio Euro-peo del 19 dicembre 1996, ha,di fatto, introdotto in Italia la li-beralizzazione del settore elet-trico. Al fine di favorire l’utiliz-zo di fonti rinnovabili nella ge-nerazione elettrica il Decretointroduce l’obbligo, attraversoil meccanismo dei “Certificativerdi”, per produttori e impor-tatori di energia elettrica dafonti non rinnovabili di immet-tere ogni anno in rete una per-centuale di tale energia pari al2% dell’energia prodotta o im-portata nell’anno precedenteper la parte eccedente i 100GWh. Tale valore percentua-le è suscettibile di un incre-mento annuale pari allo0,35%;

• l’Italia, con il Decreto Legisla-tivo del 29 dicembre 2003 n.387, attuativo della Direttiva2001/77/CE, ha deciso di pro-muovere l’energia prodotta dafonti rinnovabili nel mercato in-terno dell’elettricità e, all’arti-colo 12 dello stesso, si è im-pegnata a razionalizzare esemplificare le relative proce-dure autorizzative;

• I D.M. del 20 luglio 2004, conl’istituzione dei “Certificati bian-chi”, hanno promosso sia l’usodi energie alternative che il ri-corso a interventi di efficienzaenergetica;

• I Decreti Legislativi del 28 lu-glio 2005, del 6 febbraio 2006e del 19 febbraio 2007 hannoistituito il cosiddetto “ContoEnergia”, esteso nel 2009 atutte le fonti energetiche rin-novabili, che, in questi anni, ha

creato innovazione e occupa-zione e consentito all’Italia direcuperare l’enorme gap ma-turato rispetto a paesi, che,pure, sulla carta hanno menociance;

• Varie Regioni d’Italia si sonodotate di leggi sull’energia esull’efficienza energetica, ca-paci di creare nuovo dinami-smo e opportunità di crescitaper molte imprese;

• La Regione Basilicata si èdotata di una legge per gli im-pianti fotovoltaici, in base allaquale per gli impianti da 500ai 1000 kW è richiesta solo laDIA.

Considerazionisulla situazione sarda

Nello scenario citato in premes-sa, in cui i più autorevoli sociologie scienziati di economia, anchedi simpatie fortemente capitaliste,prevedono una salvezza per l’uo-mo attraverso lo sviluppo diun’economia a energia diffusa esostenibile, a forte connotazioneinnovativa, la Sardegna non si èancora dotata di una propria Leg-ge Quadro sull’Energia; non l’hafatto, soprattutto, per settori parti-colarmente in crisi come l’agricol-tura e l’industria.Alle grandi aperture sul livello na-zionale, soprattutto negli anniscorsi, la Sardegna non si è pre-parata, non ha elaborato alcun-ché per facilitare un progetto in-dustriale, tendente a valorizzaredue delle grandi materie primeche possiede: il sole e il vento.La conseguenza è stata che sonopiombati in Sardegna gli specu-latori di ogni tipo, interessati soloa rapinarci di tali risorse, lascian-do ai sardi solo le briciole.

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Note sull’energiain Sardegna

Ultimamente stiamo facendo dimeglio.Le linee guida sulle energie rin-novabili della Regione Sardegna,che, attualmente, sono state ap-provate dalla Giunta RegionaleSarda, appesantiscono ulterior-mente la già restrittiva L. R. n. 3dell’Agosto 2009, che ha creatouna situazione di incertezza pro-cedurale con gravi danni all’eco-nomia della Sardegna e la parali-si completa dello sviluppo delleiniziative e degli investimenti nel-le rinnovabili.Il Fotovoltaico è la fonte rinnova-bile che sta creando maggiori at-tese, è la più diffusa, attualmentegarantisce la maggiore democra-ticità nella distribuzione del reddi-to da energia e, quindi, è sicura-mente il nodo più importante dasciogliere nella regolamentazionedelle fonti rinnovabili e meritaun’attenzione specifica e a sestante perchè può contribuire inmaniera determinante per lo svi-luppo economico della nostra iso-la per i prossimi vent’anni.

Il blocco completo delle inizia-tive nel fotovoltaico, di fatto impo-sto dalla Regione Sardegna con

l’art.6 L. R. n. 3 dell’agosto 2009,sta comportando la perdita dellafinestra utile per l’ottenimento de-gli incentivi del conto energia, chescadranno il 31 Dicembre del2010, impedendo al tessuto pro-duttivo sardo di usufruire di que-sta grande opportunità in un mo-mento di crisi acuta generale.Solo gli impianti fotovoltaici rea-lizzati entro il 2010 hanno dirittoall’attuale incentivo ventennalesulla energia prodotta, capace diintegrare e sostenere, in partico-lare, i bilanci delle aziende agri-cole e artigiane. L’energia elettri-ca da fonte fotovoltaica prodottadalle aziende agricole gode di unregime fiscale particolarmente fa-vorevole, poiché il reddito da essaprodotto è considerato connessoall’attività agricola, indistintamen-te, fino ad impianti di 200 kWp e,in maniera dipendente dalla di-mensione aziendale, per impian-ti superiori.

Si può stimare che un investi-mento nel fotovoltaico di 100 kWpproduce per un’azienda agricolaun reddito, al netto dei costi, delletasse e del mutuo bancario,compreso tra i 20 e i 25.000

euro/anno. Un Siffatto impiantosi può realizzare in circa 700 mqdi tetto, superficie disponibile inquasi tutte le azienda sarde. Di-verse banche sono disponibili afinanziarlo fino al 100%.

Questa è la dimensione deldanno che un blocco del fotovol-taico comporterebbe al tessutoproduttivo dell’economia agrico-la sarda.

Le Linee Guida non tengonoin conto alcuno questa eccezio-nale opportunità per l’agricolturasarda, ponendo limitazioni proce-durali in contrasto con la normati-va nazionale.

Le Linee Guida in argomentosono state emesse con l’intentodichiarato di semplificare le mo-dalità di ottenimento delle auto-rizzazioni necessarie all’installa-zione degli impianti di energia dafonti rinnovabili e di garantire esostenere la loro diffusione nel-l’ottica del raggiungimento degliobiettivi nazionali, comunitari einternazionali.

Invece al di là degli intenti di-chiarati di voler semplificare esnellire la procedura autorizzati-va, si prevede un unico strumen-

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to, l’Autorizzazione Unica , chenon è in grado di rispondere allesostanziali differenze tra le diver-se fonti rinnovabili accomunandonella stessa sorte impianti piccolie piccolissimi di qualche decinadi kWp (per le famiglie e per leaziende) e centrali elettriche veree proprie di svariati MWp. Anchequesto in controtendenza con lanormativa nazionale, che preve-de (in particolare per il fotovoltai-co) l’autorizzazione unica sola-mente per i grandi impianti, men-tre per gli impianti integrati piccolie medi essa non è necessaria: ilD. Legislativo 387/03 citato intro-duce l’Autorizzazione Unica persemplificare e accelerare le pro-cedure di approvazione dei gran-di impianti.

La normativa nazionale nonsottopone gli impianti fotovoltai-ci integrati o parzialmente inte-grati architettonicamente negliedifici su cui sono installati al-l’Autorizzazione Unica, purchénon installati in edifici vincolati,perché parte integrante del tes-suto urbano o dell’agro, nel ri-spetto di tutta la normativa esi-stente.

Subordinare l’installazione diun impianto fotovoltaico all’Auto-rizzazione Unica, anche agli im-pianti di 20 kWp, come fatto dalleLinee Guida in questione, è incontrasto con la normativa nazio-nale e, in particolare, con:- il Decreto MSE 19/02/07, in

base al quale, per gli impiantifotovoltaici sugli edifici, di qua-lunque potenza, non è neces-saria la procedura di verificaambientale, ne è necessarioattivare le procedure per l’ Au-torizzazione Unica regionale;

- il D. Legislativo 380/01, TestoUnico sull’Edilizia, che per-mette la realizzazione di im-

pianti sugli edifici e nellearee industriali con una sem-plice DIA;

- il D. Legislativo 115/08, checonsidera semplice manuten-zione ordinaria l’attività di in-stallazione di impianti fotovol-taici complanari o integratisulle coperture degli edifici, diqualunque potenza essi sia-no, per cui, prima dell’inizio deilavori, è sufficiente una sem-plice comunicazione al Comu-ne di competenza;

- la L. N. 99/09, che imponel’obbligo della Verifica Am-bientale agli impianti conpotenza superiore a 1 MW,in considerazione del fattoche un impianto fotovoltaicosotto 1 MW è ritenuto nonportatore di alcun impattoambientale.

Le Linee Guida prevedonol’Autorizzazione Unica, per le se-guenti categorie di impianti:

• Impianti eolici di potenza com-plessiva superiore o uguale a60 kW;

• Gli impianti fotovoltaici di po-tenza superiore o uguale a20 kW;

• Gli impianti alimentati a bio-massa di potenza nominalesuperiore o uguale a 200 kW

• Gli impianti alimentati da gasdi discarica, gas residuati daiprocessi di depurazione e bio-gas superiori o uguali a 250kW;

• Impianti di produzione di ener-gia da fonte idraulica superio-re o uguale a 100 kW.

Dalla bozza citata si evince che:

• La quasi totalità degli impiantida fonte rinnovabile, anche

quelli i più piccoli e a impattozero, viene sottoposta ad Au-torizzazione Unica e alla con-vocazione di una Conferenzadi Servizi, contro ogni princi-pio di snellimento e semplifi-cazione dei processi autoriz-zativi;

• L’Autorizzazione Unica hacome unico Ente preposto alrilascio l’Assessorato all’indu-stria della Regione Sardegna,in contrasto con il comma 3dell’art. 12 del D. Legislativon° 387/2003, che consente ladelega ad altro soggetto isti-tuzionale, con evidenti proble-matiche di efficienza, vista l’im-ponenza del numero di prati-che che sono già state sotto-poste (tuttora inevase) e leprevedibili nuove domandeche arriveranno;

• I tempi previsti per il rilasciodell’Autorizzazione Unica pos-sono arrivare a 195 giorni (15+ 180) escluse eventuali so-spensioni della procedura.Tali tempi di risposta sonoprevisti dalla legge naziona-le per i grandi impianti di sva-riati MWp, ma sono impro-ponibili per i piccoli e mediimpianti, pena la loro nonrealizzazione;

• Nel caso in cui l’impianto deveessere realizzato, anche informa integrata, su una nuo-va struttura edilizia, nonavente carattere strettamen-te strumentale alla produzio-ne di energia elettrica dafonte rinnovabile, il rilasciodell’ Autorizzazione Unica èsubordinato al consegui-mento da parte del richie-dente del titolo abilitativo acostruire per la struttura edili-zia principale;

• Gli oneri istruttori previsti dal-

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la Regione Sardegna per av-viare questa procedura po-trebbero avere un costo altis-simo e, mentre nell’attuale for-mulazione sono stati rinviatinella loro esplicitazione a suc-cessiva Delibera della GiunteRegionale, in una bozza chestava circolando sono pensa-ti in modo tale da rendere ilcosto del procedimento perpiccoli impianti praticamenteidentico a quello di una cen-trale fotovoltaica da 1MWp,mettendo sullo stesso pianole capacità economiche di unapiccola azienda agricola, connecessità di contenimento deicosti energetici, con i grandigruppi del mercato dell’ener-gia alle prese con investimentispeculativi;

• Il sistema di produzione e con-segna della documentazionenecessaria per la conferenzadei servizi è eccessivamentearticolato e gravoso, basti pen-sare che per un piccolo im-pianto fotovoltaico integrato,dai 20 kWp in su, viene richie-sto:

- il progetto definitivo oltre cheall’Ass.to Regionale dell’In-dustria anche all’Ass.to Re-gionale della Difesa Am-biente, all’Ass.to Regionaledell’Urbanistica, al Comune,alla Provincia, all’ARPAS, alCorpo Forestale, all’ENEL ealla ASL;

- il piano di dismissione del-l’impianto;

- l’attestazione di adeguata

Note sull’energiain Sardegna

capacità economica del ri-chiedente e la ricaduta oc-cupazionale dell’interventoa livello locale: non si capi-sce con che logica si possarichiedere la ricaduta occu-pazionale su un impiantoquasi domestico;

- la prestazione di una fidejus-sione bancaria o assicura-tiva (prima dell’inizio dei la-vori) a favore dell’Ass.toRegionale dell’Industria,pari al 5% dell’importo delvalore complessivo;

- la presentazione di una let-tera di “patronage” da partedell’Istituto di credito finan-ziatore (che in genere si pro-nuncia solo dopo l’approva-zione dei progetti);

- la presentazione di una di-

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Note sull’energiain Sardegna

chiarazione di Compagniadi Assicurazione su rischidiversi fra cui quello di“mancata erogazione delservizio di fornitura dienergia elettrica all’entegestore di rete”.

Le prevedibili conseguenze

Un tale approccio, oltre ad esse-re in controtendenza con le legginazionali, disincentiverà totalmen-te gli investimenti su piccoli e mediimpianti fatti dai nostri imprendi-tori, sia agricoli che artigiani, nelsettore delle rinnovabili, creandoun danno economico e occupa-zionale inestimabile.Il risultato di una tale politica suiprocedimenti autorizzativi sulleenergie rinnovabili sarà:1. L’accaparramento delle quo-

te di potenza disponibili nel fo-tovoltaico e nelle altre fonti rin-novabili da parte di pochi egrandissimi gruppi energetici,che possono permettersi i co-sti pensati dalla Regione Sar-degna per ottenere l’Autoriz-zazione Unica;

2. La completa emarginazioneda questo tipo di investimen-to delle nostre imprese agri-cole e artigiane, che invecesono gli attori che più avreb-bero bisogno di una tale inte-grazione del reddito;

3. La nascita, contro ogni princi-pio di generazione elettrica di-stribuita, di centrali elettrichedi grande potenza nominale,per cui la complessità del pro-cesso autorizzativo è commi-surata all’importanza dell’inve-stimento;

4. Il permanere dell’importanzaprimaria della generazioneenergetica da combustibili fos-

sili, che sarebbe la vera vinci-trice di questo stop delle rin-novabili;

5. Il viatico sicuro per la installa-zione in Sardegna di centralinucleari e/o la possibilità di re-alizzare impianti a energie rin-novabili solo da parte dei gros-si gruppi del settore, nazionalio internazionali, cosa , peral-tro enunciata in maniera chia-ra a pagina 5 della Delibera diapprovazione delle citate Li-nee Guida;

6. La Sardegna non sarà in gra-do di contribuire al raggiungi-mento degli obiettivi naziona-li, comunitari e internazionaliin materia di fonti rinnovabilie sarà condannata a resta-re agli ultimi posti tra le re-gioni d’Europa, nonostantele sue enormi potenzialità sianel solare che nell’eolico e lebiomasse.

Le possibili proposte

• Individuare una legislazioneregionale, di recepimento diquella nazionale e comunita-ria, sull’efficienza energetica esull’uso delle fonti energeticherinnovabili;

• Rivedere la L.R n. 3 e le Li-nee Guida in oggetto e ren-derle coerenti con la normati-va comunitaria e nazionale inmateria;

• Creare un fondo di rotazionea garanzia degli investimentiin Sardegna, che contribuisca-no a creare un tessuto produt-tivo sardo sulle energie rinno-vabili a produzione diffusa;

• differenziare il processo auto-rizzativo degli impianti da fon-ti rinnovabili in base alla parti-colare fonte, alla grandezza e

all’impatto dell’impianto stes-so;

• restituire, in attesa della mo-difica della L. R. n. 3, ai SUAPi procedimenti di Autorizzazio-ne Unica, con evidenti vantag-gi nella velocità dell’avanza-mento delle pratiche;

• applicare la legislazione na-zionale vigente in tutti i casiche consentono un reale snel-limento dell’iter autorizzativo(art. 1 L.241/90) e, in partico-lare modo :- agli impianti fotovoltaici su-

gli edifici, ovunque ubicati,tranne che negli edifici vin-colati, comunque disposti edi qualsiasi potenza;

- agli impianti fotovoltaici co-munque installati in aree in-dustriali e artigianali e diqualunque potenza;

- agli impianti a energie rin-novabili installati in aziendeagricole secondo le moda-lità previste nella Circolare32/E del 6 luglio 2009 del-l’Agenzia delle Entrate;

- agli impianti fotovoltaici in-stallati in modo complana-re o integrato sulle copertu-re degli edifici secondoquanto previsto dal D. Legi-slativo 115/08, senza ulte-riori prescrizioni (come il li-mite dello scambio sul po-sto o dell’autoproduzione).

Particolare attenzione meritala situazione infrastrutturale, ca-rente sotto i seguenti aspetti:

1. Rete interna . In Sardegna larete interna non è in grado, peresempio, di vettoriare in bas-sa tensione impianti a ener-gie alternative fino a 200 kW,così come avviene nel restodell’Italia, con un aggravio di

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costi per gli utenti che inten-dono installare impianti a ener-gie alternative, costretti a rea-lizzare, in certi casi anche so-pra i 90 kW, una cabina MT/BT per connettersi alla rete(costo minimo di 50.000,00euro). Le altre Regioni del SudItalia stanno ricevendo finan-ziamenti sul Fondo per le RetiIntelligenti per risolvere que-sta problematica, la Sardegnane sta restando fuori ;

2. Connessione con la reteesterna . Questa connessione(SAPEI ) è in fase di attuazio-ne, ma è in ritardo e nessunoha ancora valutato se il poten-ziamento in atto è in grado disupportare tutte le potenziali-tà da fonti rinnovabili della Sar-degna, nel caso che, peresempio, si sviluppasse unprogetto industriale di pienavalorizzazione delle sue po-tenzialità.

Merita una particolare segna-lazione l’esigenza di una rivisita-zione del PEARS approvato dal-la precedente Giunta Regionalein merito alle prospettive indivi-duate sulle fonti rinnovabili, sul-l’uso efficiente dell’energia e sul-la riduzione delle emissioni di gasserra, in modo da individuare unprogetto strategico, che si basasulle seguenti scelte:• Un sistema sardo a energia

diffusa e rinnovabile, capa-ce di creare un tessuto pro-duttivo sardo, in grado diesportare energia verde cer-tificata RECS, con un ade-guato sistema di connessio-ne con la rete esterna al si-stema sardo;

• Un forte sistema sinergico trai Centri di Ricerca sardi (Pola-ris e il CRS4), l’Università e ilsistema produttivo, capace dirapportarsi con la rete mon-diale di ricerca, volto a valo-rizzare i progetti in corso e, inprospettiva, a incoraggiarne dinuovi.

In ultimo, perché sia portatoavanti un progetto regionale coe-rente di sviluppo sostenibile, oc-corre creare i presupposti di unprogetto urbanistico regionale cheincentivi il processo attraverso leseguenti scelte dei Comuni e de-gli Enti:• chi individua e definisce “am-

biti a impatto zero” nelle zonedi espansione, può prevede-re premi volumetrici e diminu-zione degli oneri di urbanizza-zione nei propri strumenti ur-banistici;

• chi si dota di strumenti urba-nistici attuativi con “sistemicasa qualità” e “carbon neu-trality” e/o realizza nel proprioambito stazioni di rifornimen-to a idrogeno, con un maggio-re ricorso all’interno di tali pia-

ni alla mobilità pubblica eco-logica, al “carr sharing”, puònon dover rispettare lo stan-dard relativo ai parcheggi pri-vati, a vantaggio di maggioriaree verdi;

• chi fa un maggiore ricorso al-l’approvvigionamento energe-tico dal solare rispetto ai mini-mi imposti dalla legislazione vi-gente (un minimo di 2 kWp difotovoltaico e 80% di acquacalda sanitaria ottenuta dasolare termico) e/o individuaambiti in cui realizzare un si-stema a “smart grid” (rete in-telligente), in cui se vengonoinstallati, oltre a impianti a fontirinnovabili, sistemi domesticia “regolatori di carico”, checonsentono l’esercizio deglielettrodomestici fuori dalle oredi punta, con una conseguen-te diminuzione delle bollette edei carichi sulla rete, può ave-re degli incentivi volumetrici ediminuzione degli oneri di ur-banizzazione;

• chi individua nei propri stru-menti di pianificazione urba-nistica una rete interna cicla-bile e una rete di parchi urba-ni interni, con standard supe-riori a quelli usuali e concor-dati con i cittadini, attraversoun processo di pianificazionepartecipata, può avere dellepriorità nella concessione di ri-sorse regionali per realizzaretali interventi.

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Ing. Andrea Atzeni

Il catastoe i fabbricati nascosti

Con l’art. 2, comma 36, D.L. 3 /10/ 2006, n. 262, convertito dal-la L. 24/11/2006, n. 286, modi-ficato dalla L. 27/12/2006, n.296 e successive modificazio-ni, l’Amministrazione Finanzia-ria introduce nuove modalità perl’individuazione sia dei fabbricatimai dichiarati in catasto che del-l’accatastamento degli immobi-li che hanno perso i requisiti peril riconoscimento della ruralità aifini fiscali.L’Agenzia del Territorio, sogget-to interessato all’attuazione deldisposto normativo, ha previstol’individuazione di:

600.000 fabbricati scono-sciuti al catasto;1.320.000 fabbricati per cuiè venuto meno il requisitosoggettivo per la ruralità.

Per quanto attiene i fabbricatimai dichiarati, sulla base dellemetodologie impiegate per l’in-dividuazione dall’Agenzia, èprevisto il seguente piano di in-dagine:

60% del territorio nazionalenell’anno 2007;30% del territorio nazionalenell’anno 2008;10% del territorio nazionalenell’anno 2009.

Mentre per i fabbricati ex ruraliè previsto il seguente piano diindagine:

80% del territorio nazionalenell’anno 2007;15% del territorio nazionalenell’anno 2008;5% del territorio nazionalenell’anno 2009.

L’attuazione del piano di indivi-duazione è stato regolamenta-to dal Direttore dell’Agenzia condue provvedimenti:

del 29 dicembre 2006 ;del 09 febbraio 2007 .

Inoltre, l’Agenzia ha stipulato

con Agea una apposita conven-zione in data 31 maggio 2006per le operazioni di sovrappo-sizione della cartografia digitale,dei modelli tridimensionali del ter-ritorio e delle foto aeree, alla basedel processo di individuazione.Infine, l’attività si completa del-la collaborazione dell’Agenziadelle Entrate , della Guardia diFinanza e dell’ANCI.

L’obiettivo della collaborazioneè quello di identificare i fabbri-

cati non dichiarati, in tutto o inparte, in catasto attraverso l’usodi immagini territoriali ad alta ri-soluzione e incrociare le banchedati catastali con quelle della Ana-grafe Tributaria e di InfoCamereper individuare fabbricati per cuiè venuto meno il requisito sog-gettivo per la ruralità.

L’avvio dell’attività nel 2007 e ilsuccessivo progresso, neglianni 2008 e 2009 è stato subor-dinato ad alcuni criteri di sele-

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zione delle Province oggettodi indagine :- di province di interesse

AGEA ;- di province di interesse AdT

(con disponibilità di cartogra-fia catastale vettoriale);

- disponibilità di ortoimmagi-ni ad alta risoluzione, delDTM, del DSM e di imma-gini ad infrarosso .

Le azioni seguite per i Fabbri-cati mai dichiarati sono statele seguenti:1. l’Agenzia del Territorio for-

nisce all’Agea la cartografiavettoriale (nel sistema di ri-ferimento Gauss-Boaga);

2. l’Agenzia del Territorio el’Agea acquisiscono sul

mercato, ove non disponibi-li, prodotti ed ortofoto a co-lori di risoluzione 50 cm;

3. l’Agea sovrappone la carto-grafia catastale e le ortofotoed esegue un “fine adjust-ment”; individua i fabbricatinon presenti nella cartogra-fia catastale; fornisce l’elen-co delle particelle con fab-bricati non presenti nellacartografia catastale;

4. l’Agenzia del Territorioesegue i controlli di qualità;incrocia i dati forniti dal-l’Agea con le altre banchedati catastali (amministrati-vo-censuarie); enuclea leparticelle con fabbricati giàcensiti (presenti negli archi-vi amministrativo-censuari);pubblica l’elenco delle par-ticelle con fabbricati scono-sciuti al catasto;

È stata condotta una fo-toidentificazione ana-logica , attraverso me-todologia manualeeseguita con sovrappo-

sizione di cartogra-fia catastale vetto-riale e ortofoto acolori con risoluzio-

Il catastoe i fabbricati nascosti

ne al suolo di 50 cm, e una fo-toidentificazione analitica , at-traverso metodologia automa-tica eseguita con trattamento diDTM e DSM, immagini all’infra-rosso, cartografia catastale vet-toriale e con controllo manua-le, nei casi di incoerenza, me-diante ortofoto a colori con ri-soluzione al suolo di 50 cm.Le regole seguite nella indivi-duazione dei fabbricati mai di-chiarati sono le seguenti:

fabbricati/ampliamenticon superficie maggiore di30 m²;fabbricati con altezzamaggiore di 3 m (solo perfotoidentificazione analitica).

I criteri per la fotoidentificazio-ne analogica e per i controlli inquella analitica sono stati:

presenza di strada di ac-cesso;ombra del fabbricato;forma e sagoma;falde multiple del tetto oparte rialzate del tetto;colore del tetto.

Nella grafica seguente è sinte-tizzata la sequenza delle ope-razioni:

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I criteri di individuazione deifabbricati ex rurali sono stati iseguenti:l’Agenzia del Territorio ha indi-viduato i fabbricati medianteuna fase di accertamento mas-siva, attraverso incroci con al-tre banche dati (ottenuti anchecon il supporto della Guardia diFinanza) o utilizzando le infor-mazioni fornite da soggetti pub-blici nell’ambito dei loro compitiistituzionali; nella prima pubbli-cazione del 28/12/2007, al finedi restringere il campo di inte-resse agli immobili di maggiorvalenza fiscale, l’indagine è statalimitata ai soli nuclei urbani, esclu-dendo quegli immobili di minorconsistenza; oggetto di una se-conda pubblicazione è stato il re-sto degli immobili esclusi dallaprima pubblicazione.

In sintesi, è stato trattato quasi l’in-tero territorio nazionale (6860Comuni interessati dall’attività )per un totale di oltre 600.000 im-mobili di Catasto Terreni per iquali è stata riscontrata, per i sog-getti intestati in Catasto, l’assen-za del requisito di iscrizione alRegistro delle Imprese quali “IM-PRENDITORI AGRICOLI”.

I soggetti interessati, che han-no ricevuto un Preavviso di ac-certamento, devono provvede-re all’accatastamento degliimmobili indicati ovvero devo-no fornire adeguata segnalazio-

ne di errore, attraverso la com-pilazione di appositi modelli persegnalazione oppure con pro-cedura on-line disponibile sulsito www.agenziaterritorio.it.

I vantaggi dell’adempimentospontaneo sono riassunti di se-guito:1. aderire entro i termini com-

porta minori oneri per le san-zioni e gli interessi sui tributicatastali evasi;

2. aderire oltre i termini, conpreavviso all’Agenzia del ter-ritorio, può evitare l’interven-to di surroga della stessa;

3. rivolgersi ad un tecnico dipropria fiducia significa:poter avere ogni consulen-za ed informazione anchecomplementare; poter ri-chiedere un trattamentoeconomico conveniente emeno onoeroso rispetto aquello dell’attività in surroga.

4. l’attività di surroga dell’Agen-zia del Territorio comporta:maggiori oneri per la predi-sposizione delle dichiarazio-ni e maggiori oneri per leSANZIONI.

Il mancato adempimento di par-te entro le scadenze previstecomporta che gli Uffici Provin-ciali dell’Agenzia del Territorioprovvedono, in surroga del sog-getto obbligato inadempiente econ oneri a carico dello stesso,all’accatastamento attraverso la

Il catastoe i fabbricati nascosti

predisposizione delle dichiara-zioni redatte ai sensi del rego-lamento di cui al decreto delMinistro delle Finanze 19 aprile1994, n. 701 e alla notifica deirelativi esiti.

Viene dato al soggetto preavvi-so dell’attività di surroga, fissan-do la data del sopralluogo.

Il soggetto può informare che hadato incarico per la dichiarazio-ne e della data di presentazio-ne che, se avviene prima delladata di sopralluogo interrompel’attività di surroga.

L’azione informativa dell’Agen-zia del Territorio si è estrinse-cata nella pubblicazione deglielenchi degli immobili interessa-ti dalle attività di fotoidentifica-zione o di perdita dei requisiti diruralità presso:

Uffici provinciali dell’Agenzia;Sito internet dell’Agenzia:www.agenziaterritorio.it;Albo pretorio dei Comuni

I soggetti interessati possonorintracciare gli identificativi del-le particelle possedute da:Atti di acquistoDichiarazioni di successione

Estratto dagli atti del ConvegnoTecnico “Il Catasto e fabbricatinascosti” tenuto a Sassari il 13giugno 2008.

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Ing. Alessio Farci *

Gli edifici del progettoC.A.S.E. a L’AquilaLe prescrizioni sui calcestruzzie i controlli in cantiere

Per far fronte all’emergenzadel sisma che nel mese di Apri-le 2009 ha colpito la regioneAbruzzo, il Consiglio dei Mini-stri, in data 23 aprile 2009, havarato il decreto Legge “Abruz-zo” (convertito poi con la leggen. 77/2009 – G.U. n. 147 del27.06.2009 S.O. n. 99 “Interven-ti urgenti in favore delle popola-zioni colpite dagli eventi sismicinella regione Abruzzo nel mesedi aprile 2009 e ulteriori inter-venti urgenti di protezione civi-le”).

Il decreto conteneva, fra glialtri interventi (tra i quali si ricor-da l’abrogazione del regimetransitorio tra Normativa tecni-ca DM 2008 e vecchie norme),la costituzione del ProgettoC.A.S.E. – Complessi Antisismi-ci Sostenibili Ecocompatibili, unpiano innovativo per la proget-tazione e realizzazione di nuo-ve abitazioni e quartieri durevoli,tecnologicamente avanzati,ispirati a criteri di risparmio ener-getico e protezione dalle azionisismiche. Obiettivo di questoProgetto, garantire una adegua-ta sistemazione alle persone lecui abitazioni erano state distrut-te o dichiarate inagibili.

Per la prima volta in Italia, eforse nel mondo, è stato porta-to avanti un approccio nuovoper l’emergenza abitativa post-sisma: realizzare alloggi per cir-ca 15.000 persone nell’arco di8 mesi alla data del sisma, conla consegna dei primi alloggi per3.000 persone entro il 5° mese(settembre 2009). In questo

modo, in luogo della procedurastandard seguita negli altri ter-remoti, che prevedeva la realiz-zazione di tendopoli nell’imme-diato, seguite da baracche ocontainer temporanei per tuttoil periodo di recupero delle abi-tazioni danneggiate, è stata af-frontata l’emergenza con la si-stemazione nelle tende solonell’immediato e per un perio-do limitato (periodo primaveri-le-estivo) fino alla realizzazionedi abitazioni ad elevato standardqualitativo senza ricorrere all’im-piego delle baracche prefabbri-cate.

Le abitazioni (con superficievariabile da 50-70 mq) doveva-no avere standard qualitativielevati paragonabili a quelli del-l’edilizia convenzionale, da de-stinare poi (terminata la fase diemergenza) ad altre funzioni,quali residenza universitaria,edilizia sociale e altro. Inoltre, illivello di sicurezza sismica de-gli edifici doveva essere moltoelevato, con prestazioni cheprevedano solo danni lievi in

* [email protected](Coordinamento Progetto ConcreteEmilia-Romagna, Sardegna,Toscana, Umbria)

caso di evento sismico forte(con periodo di ritorno 1.000anni).

È stata creata così una strut-tura tecnica (Consorzio ForCA-SE), alle dipendenze dirette delCommissario Delegato, con l’in-carico di eseguire la progetta-zione esecutiva delle fondazio-ni, del sistema di isolamento epiastre di appoggio, alla proget-tazione preliminare dell’edificiotipo, alla progettazione urbani-stica di ciascun intervento, allaprogettazione esecutiva delleopere di urbanizzazione.

La progettazione esecutivadei complessi abitativi è stataaffidata alla imprese esecutricimediante la procedura dell’ap-palto integrato (opere secondola logica del “chiavi in mano”).

La struttura tecnica, con fun-zioni analoghe ad un “generalcontractor”, ha proceduto diret-tamente all’appalto delle operedi fondazione, sino alle piastreisolate comprese. Tale struttu-ra ha poi curato la Direzione la-vori e la contabilità delle opere.

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Gli edifici del Progetto C.A.S.E.a L’Aquila

Per la realizzazione deicomplessi abitativi, sono stateidentificate circa 20 aree in lo-calizzazioni diverse (la maggiorparte in aree extra-urbane), chepotessero consentire inseri-menti abitativi variabili da circa200 a circa 2.000 abitanti perarea, con una media pari a cir-ca 600 abitanti.

La localizzazione delle areeè stata effettuata dal ConsorzioForCASE con la collaborazionedei tecnici del Comune deL’Aquila, valutando gli aspetti diprossimità a zone che hannosubito forti danni. Sono statisuccessivamente valutati gliaspetti idrogeologici, geotecni-ci ed ambientali.

Il progetto strutturale delcomplesso “tipo”, costituiscel’elemento fondamentale che haconsentito lo sviluppo dell’inte-ro progetto ed è estremamentesemplice nella sua logica di fon-do: due piastre in calcestruzzo(con dimensioni approssimatepari a circa 20 m x 56 m), sepa-rate da pilastri ed isolatori, sono

a contatto l’una con il terreno,l’altra con gli edifici di abitazio-ne. Le piastre sono state dimen-sionate senza conoscere pre-ventivamente le caratteristichespecifiche del terreno e senzaconoscere preventivamente ilpeso e la distribuzione planime-trica degli edifici portati (edificidi tre piani, con dimensioni inpianta approssimativamente

pari a circa 12 m × 48 m, più lescale).

Ovviamente, dunque, nel-l’uno e nell’altro caso si sonofatte ipotesi cautelative da veri-ficare successivamente, cheinfatti hanno indotto, in qualchecaso, a scartare aree selezio-nate per la possibile costruzio-ne, in quanto il terreno si era ri-velato inadatto.

L’edificio tipo ha dunque unasuperficie utile pari a circa 1.800m2, suddivisi in circa 30 alloggiatti a ospitare circa 80 persone.Sono stati realizzati 185 edifici(150 edifici nel progetto inizia-le). Ad ogni piastra, con super-ficie pari a circa 1.000 m2, è sta-ta attribuita una superficie ulte-

riore per aree verdi, percorsi,urbanizzazioni primarie e, ovenecessario ed opportuno, se-condarie. Gli edifici tipo sonostati aggregati in modo diversoin funzione della conformazio-ne e localizzazione di ciascunadelle aree di intervento. Nellaparte sottostante ciascuna pia-stra isolata sono contenute ledistribuzioni impiantistiche e

parcheggi per circa 32 auto.Gli edifici hanno caratteristi-

che architettoniche e costrutti-ve diverse, con struttura portan-te in legno, in calcestruzzo pre-fabbricato, in acciaio. Ciò si èreso necessario per rispettare itempi previsti, ma è anche utileal fine di differenziare in modonaturale il costruito.

Per quanto riguarda la pro-gettazione dei calcestruzzi daadoperare per le piastre sismi-camente isolate e la definizio-ne del capitolato speciale d’ap-palto, il Consorzio ForCASE haaffidato l’incarico ai tecnici delProgetto Concrete (iniziativapromossa dalle AssociazioniAtecap, Aitec, Assobeton, Si-smic e Assiad e patrocinata dal

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Consiglio Superiore dei LL.PP.),chiedendone poi supporto perla corretta applicazione in fasedi esecuzione. La progettazio-ne dei materiali e le specifichedi capitolato sono state predi-sposte in conformità al DM 2008cap.11; anche le procedure diqualifica, certificazione e con-trolli in cantiere sono state pre-disposte secondo le direttive delnuovo corpus normativo.

La vita nominale delle strut-ture (100 anni) e il requisito didurabilità delle opere hannoimposto la specifica di calce-struzzi dotati di buona presta-zione meccanica (C32/40), bas-so rapporto acqua/cemento(non superiore a 0.5) ed eleva-ta fluidità, da consentirne unapiù rapida e qualitativamentemigliore messa in opera. Anchela scelta del cemento e la di-mensione massima dell’aggre-gato (così come la classe di re-sistenza al gelo) sono state og-getto di valutazione prelimina-re. Come cemento, considera-to che i getti sarebbero avve-nuti prevalentemente nel perio-do estivo (con calcestruzzi con-fezionati da differenti produtto-ri), è stato richiesto l’utilizzo dicementi a basso sviluppo dicalore LH (CEM III o CEM IV),

non ponendo però vincoli sullaclasse di resistenza meccanica(32.5 o 42.5) e sul dosaggio.Per gli aggregati è stata impo-sta la marcatura CE 2+ con pre-scrizione aggiuntiva la classe diresistenza al gelo MS

25o F

2; la

dimensione massima dell’ag-gregato non doveva superare i20 mm, considerato il limitatointerferro dell’armatura metalli-ca.

Sono state così predispostedue differenti specifiche: la pri-ma per le piastre inferiori (quel-le di fondazione), la seconda

per le piastre superiori (di ap-poggio per l’edificio soprastan-te). La differenza principale tra idue calcestruzzi ha riguardato,più che la prestazione mecca-nica, la scelta della classe diesposizione ambientale e laconsistenza, XC3+XF1+XD1autocompattante (SCC) per lepiastre di fondazione eXC4+XF1 S5 per le piastre su-periori. Pur essendo in conte-sto gelivo (basti pensare chealla metà di ottobre si sono ve-rificate le prime nevicate) si èpreferito non prescrivere classi

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di esposizione superiori all’XF1poiché l’utilizzo di additivi aeran-ti (che determinano l’ingloba-mento di aria nel conglomera-to) avrebbe potuto creare ab-battimenti non controllati nellaprestazione meccanica dei cal-cestruzzi gettati nelle ore piùcalde (soprattutto nei mesi diluglio-agosto). A tale propositosi coglie l’occasione per eviden-ziare che nel lavorare 24h/24 sutre turni di lavoro, con volumi digetto giornalieri fortemente va-riabili (2.000-3.000 m3 a secon-da della pianificazione giorna-liera delle lavorazioni), le oscil-lazioni di temperatura, sia quellegiornaliere che quelle stagiona-li determinano forti modifica-zioni nella risposta delle misce-le di calcestruzzo. Prescrivereun’aerante avrebbe significatoprove e controlli nei laboratori,

con eventuale necessità di mo-difiche nel mix-design, difficili dagestire con quei volumi di get-to. In più si aggiunga che me-diamente il getto di una piastra(circa 600 m3) durava circa 8ore; anche all’interno di unastessa lavorazione le oscillazio-ni di temperatura avrebbero in-fluito sulla reologia e prestazio-ne del calcestruzzo aerato (a ti-tolo di esempio, al mese di ago-sto, un getto in notturna potevainiziare alle h. 20.00 con tem-peratura prossima ai 20 °C eterminare alle h. 04.00 con tem-perature di circa 10 °C).

Per le piastre di fondazioneè stato prescritto un calcestruz-zo autocompattante, introdu-cendo una limitazione nellaclasse di spandimento (SF2) enel tempo di efflusso (VF1); inaltre parole, in calcestruzzo si

doveva disporre in modo auto-nomo all’interno della cassera-tura, ma fluire per non più di 6m nella maglia di armatura del-la piastra. Inizialmente, ancheper i solai si era ipotizzato unautocompattante. Eventuali pro-blemi di pulizia e tenuta dellacasseratura (soprattutto in cor-rispondenza degli isolatori si-smici) hanno suggerito una con-sistenza inferiore S5 (con tem-pi di vibrazione non superiori ai5 secondi), ponendo però comelimite superiore i 25 cm per l’ab-bassamento al cono di Abrams(prescrizione aggiuntiva, poichéil valore non è definito nella nor-ma EN 206). Le altre prescrizio-ni hanno riguardato la classe dicontenuto di cloruri, il massimovalore del ritiro del calcestruz-zo e una massima percentualedi acqua essudata.

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Si coglie l’occasione perevidenziare come l’utilizzo deicalcestruzzi autocompattantiabbia determinato indubbi

opera (anche le stesa della fi-nitura superficiale), facilità nelcontrollo in cantiere. L’assen-za di vibrazione del calcestruz-zo ha consentito inoltre unamigliore organizzazione dellesquadre di operai preposte aigetti, limitando al massimo lapresenza di personale sullepiastre e consentendo unamigliore distribuzione dei tem-pi di riposo (fondamentali coni lavori 24h/24 – anche dalpunto di vista della sicurezzain cantiere, soprattutto nei tur-ni notturni).

Per quanto riguarda l’atti-vità di controllo e verifica get-ti, come detto in precedenza,tutto è stato effettuato in con-formità al DM 2008. Ai produt-tori di calcestruzzo è stata im-

vantaggi nella realizzazionedelle opere, quali migliore gra-do di compattazione dei getti,rapidità e facilità di messa in

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posta la certificazione FPCdegli impianti di preconfezio-namento (complessivamenteerano attivi 6 differenti impiantidi produzione); il primo con-trollo ha quindi riguardato laconformità della documenta-zione attestante la certificazio-ne FPC (a tale proposito si ri-corda che tale certificazionepuò essere rilasciata esclusi-vamente da istituti di certifica-zione accreditati al ServizioTecnico Centrale del ConsiglioSuperiore dei LL.PP.) e le pro-ve di valutazione preliminaredella resistenza per verificarela capacità dei preconfeziona-tori di produrre il calcestruzzocome specificato nel capitola-to. Successivamente, per ognimezzo giunto in cantiere, èstato effettuata la lettura deldocumento di trasporto (rigo-rosamente prima delle opera-zioni di scarico – ciò diventafondamentale quando le areedi getto sono adiacenti e in

cantiere giungono contempo-raneamente circa 10-15 auto-betoniere, magari durante ilturno notturno), andando a ve-rificare sul documento, oltre gliestremi della certificazioneFPC, la rispondenza del con-

glomerato consegnato a tuttele specifiche definite in sededi capitolato.

Sul materiale consegnato,a campione o in caso di so-spetta non conformità (era suf-ficiente osservare la fase dipompaggio), sono stati effet-tuati i controlli sulla classe diconsistenza; per il calcestruz-zo autocompattante si sonoeseguite prove di slump flow(limiti di accettabilità compre-si tra 66 e 75 cm), per il calce-struzzo S5 dei solai, lo slump,misurato con il cono diAbrams, con abbassamenticompreso tra 21-25 cm. Incaso di non conformità, il ripri-stino o la correzione della con-sistenza era gestito diretta-mente in cantiere dal persona-le servizio tecnologico del pre-confezionatore con aggiuntecontrollate di additivi superflui-dificanti (previsti nello studiotecnologico delle ricette). As-solutamente vietate le aggiun-te di acqua.

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Per ciascuna piastra (comedetto in precedenza 600 m3 dicalcestruzzo) è stato pre-scritto un numero minimo diprelievi pari a 6; per limitarela quantità di cubetti (tenutoconto che giornalmente veni-vano realizzate 4-5 piastre,quindi circa 60 cubetti al gior-no), era richiesta una coppiadi cubetti ogni 100 m3. Even-tuali campionamenti aggiun-tivi sono stati richiesti nei in

casi di correzioni di consi-stenza in cantiere. Ogni pre-lievo è stato accompagnatocon la redazione di un appo-sito verbale (peraltro obbliga-torio in tutte le opere ai sen-si del DM 2008 cap.11) al cuiinterno venivano annotatetutte le informazioni utili perla corretta tracciabilità delmateriale: riferimenti al docu-mento di trasporto, ora diprelievo, quantità del prelie-

vo, tipologia di struttura (fon-dazione o solaio).

Nelle prescrizioni di capi-tolato sono state dettate an-che le regole di maturazionedei getti. Al fine di ridurreeventuali processi di fessu-razione a seguito di ritiro pla-stico o gradienti termici, è sta-ta prescritta la maturazioneumida e l’utilizzo di agenti dicuring (membrane polimerichein soluzione acquosa confor-mi alla EN 934-2) da nebuliz-zare sullo strato di finitura delcalcestruzzo fresco. Gli agentidi curing sono stati utilizzatipreferibilmente nelle ore diur-ne, quando la bagnatura erasconsigliata dalla repentinaevaporazione dell’acqua a se-guito delle elevate temperatu-re o forte ventilazione (a luglioe agosto le temperature su-peravano abbondantementei 30 °C). Nelle ore notturne, alcontrario, la bagnatura deigetti era preferita all’utilizzodelle membrane polimeriche.La bagnatura proseguiva poiper almeno 3 giorni, tempo incui potevano essere avviatele successive lavorazioni.

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Per eventuali ulteriori informazioni e/oapprofondimenti si suggeriscono i siti in-ternet:

www.consorzioforcase.org, www.progettoconcrete.it,

www.atecap.it, gli articoli della rivista dell’ATE-CAP INConcreto numeri 87-92 o contattare l’au-tore all’indirizzo mail

[email protected] [email protected].

Gli edifici del Progetto C.A.S.E.a L’Aquila

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L’Ordine degli Ingegneri della Pro-vincia di Oristano intende orga-nizzare tre giornate di approfon-dimento sulle nuove Norme Tec-niche per le Costruzioni (D.Min.Infrastrutture 14 gennaio 2008).Le giornate di studio intendonomettere in evidenza le principaliproblematiche relative al proget-to e alla verifica di edifici antisi-smici in cemento armato, conparticolare riferimento alle proble-matiche delle zone a bassa sismi-cità.Le lezioni saranno tenute dal Pro-fessor Aurelio Ghersi, ad Orista-no in data 1÷3 luglio 2010, per untotale di circa 18 ore (il program-ma dettagliato verrà comunicatoin seguito).In prima elaborazione si prevedeche lo schema dei lavori possaessere così articolato:• tensioni ammissibili e stati li-

mite (per il cemento armato):differenze/analogie operativee nei risultati;

• normativa sismica: concetti (eobiettivi) generali;

• impostazione del progetto distrutture antisismiche in gene-rale e nel caso specifico dizona 4;

• consigli operativi su come ot-tenere buoni risultati senza ec-cessiva fatica di calcolo;

• problematiche specifiche,come approccio per le fonda-zioni;

• varie ed eventuali;• dibattito e richieste di chiari-

mento.

Modalità di partecipazionePer poter meglio organizzare legiornate di studio, è necessarioche gli interessati facciano perve-nire la richiesta di partecipazionealla segreteria organizzativa c/ol’Ordine degli Ingegneri della Pro-vincia di Oristano, entro il lunedì7 giugno 2010. Tale richiesta noncostituisce conferma all’iscrizione.L’iscrizione al seminario dovràessere perfezionata entro lunedì

14 giugno 2010, facendo perve-nire la relativa quota di partecipa-zione di fissata in euro 50,00, daversare all’Ordine degli Ingegne-ri della Provincia di Oristano conuna delle modalità appresso indi-cate.1. Versamento diretto presso lasegreteria dell’Ordine dove verràrilasciata regolare ricevuta;2. Versamento con bonifico sulconto corrente postale dell’Ordi-ne; Codice IBAN: IT 02 I076 01174000 0001 5608094 indicandonome, cognome, e causale: Ag-giornamento Professionale Nuo-ve N. T.C.3. Versamento con bollettino diconto corrente postale sul contopostale dell’Ordine n. 15608094,indicando nome, cognome, ecausale: Aggiornamento Profes-sionale Nuove N. T.C.In caso di versamento con lemodalità 1) o 2) si prega di inol-trare copia della ricevuta del ver-samento/bonifico via fax al n.0783.217389.Di seguito un estratto del C.V. delrelatore Prof. Aurelio Ghersi edelle sue pubblicazioni scientifi-che.

Curriculum VitaeNato a Messina il 22/10/1951. Iscrit-tosi al corso di laurea in Ingegneriacivile edile presso l’Università di Na-poli, ha scelto l’indirizzo strutture, ap-profondendo in particolar luogo lepossibilità d’uso del calcolatore nel-l’analisi strutturale, ed ha conseguitola laurea con lode il 27/2/1975. Nel1977 ha conseguito col massimopunteggio la specializzazione in Teo-rie e tecniche per l’impiego dei calco-latori elettronici.Dal 1/5/1975 al 18/4/1982 ha presta-to servizio, svolgendo attività didatti-ca e scientifica, presso l’Istituto di Tec-nica delle costruzioni della Facoltà diIngegneria di Napoli con la qualificadi assistente incaricato. Nello stessoperiodo ha svolto attività professio-nale nel settore strutturale presso lostudio del prof. M. Pagano, occupan-

dosi in particolar modo di progetta-zione di edifici antisismici. Nel perio-do successivo al terremoto dell’Irpi-nia e Basilicata (23/11/1980) ha pre-stato la sua opera per la valutazionedell’agibilità degli edifici presso il Co-mune di Auletta (SA) ed ha collabo-rato alle perizie relative ai crolli di edi-fici in cemento armato nei Comuni diS.Angelo dei Lombardi e Lioni (AV).Nel 1981 è stato all’unanimità ritenu-to idoneo dalla Commissione giudi-catrice del raggruppamento discipli-nare n.138 (prima disciplina: Analisistrutturale con l’elaboratore elettroni-co) nella prima tornata dei giudizi diidoneità per l’ammissione nel ruolo deiricercatori confermati. Dal 19/4/1982al 31/10/1992 ha prestato servizio,svolgendo attività didattica e scienti-fica, presso l’Istituto di Tecnica delleCostruzioni della Facoltà di Ingegne-ria di Napoli con la qualifica di ricer-catore universitario confermato, op-tando per il regime di impegno a “tem-po pieno”.Nel 1992 è risultato vincitore del con-corso a posti di Professore universi-tario di II fascia, nel gruppo H072 (Tec-nica delle Costruzioni). Dal 1/11/1992presta servizio presso l’Istituto diScienza delle costruzioni della Facoltàdi Ingegneria di Catania.Presso tale Facoltà ha tenuto dal1992/93 al 1998/99 il corso di Pro-getto di strutture e dal 1994/95 al2002/03 il corso di Tecnica delle co-struzioni per civili. Dal giugno 1998 almarzo 1999 è stato vicedirettore del-l’Istituto di Scienza delle costruzioni.Nel febbraio 2001 è risultato idoneonel concorso a posti di Professoreuniversitario di I fascia, nel gruppoH07B (Tecnica delle Costruzioni), edha preso servizio con tale qualificapresso la Facoltà di Ingegneria diCatania il 1/3/2001.Presso tale Facoltà tiene dal 2003/04 il corso di Tecnica delle costruzio-ni per edili e per ingegneria edile-ar-chitettura; ha tenuto anche il modulodi Ingegneria sismica del corso di Ele-menti di ingegneria sismica nel 2002/03 e 2003/04 e il Laboratorio pro-gettuale (strutture) nel 2005/06.

Giornate di studio sulle nuoveNorme Tecniche per le Costruzioni

(D.Min. Infrastrutture 14 gennaio 2008)

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Presso la Facoltà di Architettura diSiracusa ha tenuto nel 2001/02 e2002/03 il modulo di Tecnica dellecostruzioni del laboratorio di Costru-zioni II; nel 2003/04 il modulo di Pro-getto di strutture del Laboratorio disintesi finale; nel 2006/07 il corso diCostruzioni in zona sismica.Ha svolto attività scientifica, di tipoteorico e sperimentale, in numerosisettori (strutture intelaiate piane espaziali in regime elastico e al collas-so, strutture spaziali a semplice edoppia curvatura, comportamentosismico di edifici in acciaio, cementoarmato e in muratura e di struttureisolate alla base, elementi strutturaliin acciaio e in alluminio in parete sot-tile) ed ha pubblicato oltre 90 articoliin riviste internazionali e nazionali esu atti di convegni. E’ inoltre autore dinumerosi libri di argomento prevalen-temente didattico. Ha partecipato anumerosi convegni scientifici ed è sta-to membro di comitati organizzativi edi comitati scientifici nonché chairmandi sessioni in convegni nazionali edinternazionali.Ha svolto sempre con notevole im-pegno l’attività didattica universitaria,

curando in particolar modo l’interdi-sciplinarietà, sia tenendo cicli di le-zioni in corsi affini (Costruzioni metal-liche e Tecnica delle fondazioni aNapoli, Fondazioni a Catania) cheinvitando docenti di altri corsi a tene-re lezioni nei propri. Ha inoltre tenutolezioni nell’ambito di progetti di forma-zione e scambio culturale, organiz-zati dall’Unione Europea (Program-ma TEMPUS, Università di Timisoa-ra, Romania, 1992; STESSA ’94, Ste-el Structure in Seismic Area Seminar,Timisoara, Romania, 1994). Ha infi-ne tenuto lezioni in corsi di aggiorna-mento professionali in numerose cit-tà italiane, su problematiche legateallo sviluppo delle norme tecnicheeuropee (Eurocodice 2, strutture incemento armato; Eurocodice 3, strut-ture in acciaio) ed al comportamentosismico degli edifici.

PubblicazioniA. Ghersi. Edifici antisismici con strut-tura intelaiata in cemento armato. CUEN, 1986.A. Ghersi. Il personal computer nel cal-colo di edifici. Introduzione alla pro-grammazione. CUEN, 1987.

ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ORISTANOSEMINARIO: Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni

(D. Min. Infrastrutture 14 gennaio 2008)

ORISTANO 1/3 LUGLIO 2010

SCHEDA DI ADESIONE

La scheda dovrà essere inviata direttamente alla segreteria dell’Ordine:

• via fax al n.0783.217389

• via e-mail a: [email protected]

entro il giorno 7giugno 2010

COGNOME E NOME ___________________________________________________________

ORDINE DI APPARTENENZA ___________________________________________________

SEZIONE ALBO A B NUMERO ISCRIZIONE ALL’ALBO __________________

N. di Tel. Cellulare per comunicazioni ____________________________

DATA ________________________

FIRMA ______________________________________

A. Ghersi, P. Lenza. Teoria degli edifi-ci, vol.III, tomo III. Telai spaziali per edi-fici regolari a piani rigidi. Liguori, 1988.R.Coraggio, A.Ghersi. Teoria degli edi-fici, appendice al vol.III, tomi I e II. Telaiper edifici: calcolo automatico. Liguo-ri, 1989.A. Ghersi, R. Coraggio. Analisi matri-ciale di strutture intelaiate. CUEN,1990.A. Ghersi. Tecnica delle costruzioni. Ilcemento armato. CUEN, 1998 (sosti-tuito dal libro pubblicato nel 2005 daFlaccovio, che ne rappresenta una evo-luzione con rilevanti modifiche).A. Ghersi, L. Blandini. Progetto di ele-menti strutturali in cemento armato.CUEN, 2001 (non in commercio).A. Ghersi, F.M. Mazzolani, R. Landol-fo. Design of metallic cold-formed thin-walled members. Spon Press, 2001.A. Ghersi. Il cemento armato. Dalle ten-sioni ammissibili agli stati limite: un ap-proccio unitario. Flaccovio, 2005.

In occasione del Seminario l’au-tore dei testi proporrà agevolazio-ni (sconto del 30%) sulle pubbli-cazioni.

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