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Editoriale «Con la gioia del Vangelo» di don Adriano Valagussa Cassago Brianza Anno XVIII - Numero 05 Notiziario di informazione parrocchiale Mese di ottobre A.D. 2014 C i troviamo all’inizio di un nuovo anno pastorale. Il nostro Arci- vescovo non ha voluto quest’anno darci una nuova lettera pa- storale, ma una nota pastorale in cui ci chiede di riprendere e ap- profondire la realtà della Comunità educante a cui seguirà più avanti una nota pastorale relativa a Expo 2015. Istintivamente all’inizio sia- mo portati a pensare a che cosa fare, a quali iniziative, magari nuo- ve, intraprendere. Il fare è necessario. Il rischio però è di affidare la nostra speranza al nostro fare, alla riuscita delle nostre iniziative, al consenso che riusciamo ad avere. Questo è pericoloso. Scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii gau- dium”: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di co- loro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dal- l’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (n.1). Ancora: “Solo grazie a questo incontro – o reincontro – con l’amo- re di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla no- stra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad esse- re pienamente umani quando siamo più che umani, quando per- mettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungia- mo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evange- lizzatrice. Perché se qualcuno ha accolto questo amore che gli ri- dona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comu- nicarlo agli altri?” (n. 8). Allora il primo pensiero, la prima preoccupazione, il primo deside- rio che si fa domanda nella preghiera all’inizio di un nuovo anno pa- storale è che io innanzitutto mi lasci cambiare dal Signore, conqui- stare sempre più da Lui. Se quella gioia che il Signore dà (“Vi ho det- to queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pie- na”. Gv 15,11) entra sempre più in me allora tutto quello che si fa, pur con tanti limiti, nel tempo di Dio, dà frutto. Con questo spirito ci vogliamo aiutare ad affrontare le sfide che il nuovo anno pasto- rale ci mette davanti. Andiamo avanti allora sapendo che Cristo già ci precede. S S o o m m m m a a r r i i o o E E d d i i t t o o r r i i a a l l e e (pagina 1) N N o o t t i i z z i i e e d d a a l l S S i i n n o o d d o o d d e e l l l l a a f f a a m mi i g g l l i i a a (pagina 2) C C a a r r i i t t a a s s e e c c o o m mu u n n i i t t à à (pagina 2) I I n n t t r r o o d d u u r r r r e e a a l l l l a a v v i i t t a a c c r r i i s s t t i i a a n n a a (pagina 4) L L a a S S e e t t t t i i m ma a n n a a a a g g o o s s t t i i n n i i a a n n a a 2 2 0 0 1 1 4 4 (pagina 4) I I n n p p e e l l l l e e g g r r i i n n a a g g g g i i o o a a M M e e d d j j u u g g o o r r j j e e (pagina 8) P Pe e r r i i f f e e r r i i e e , , c c u u o o r r e e d d e e l l l l a a M M i i s s s s i i o o n n e e (pagina 11) I I n n r r i i c c o o r r d d o o d d i i M M a a d d r r e e E E r r m mi i n n i i a a e e n n o o n n s s o o l l o o (pagina 12) U U n n ' ' e e s s p p e e r r i i e e n n z z a a i i n n M M e e s s s s i i c c o o (pagina 12) C C h h i i e e s s a a e e O O r r a a t t o o r r i i o o , , b b e e n n i i d d i i t t u u t t t t i i (pagina 14) L L a a m me e l l o o d d i i a a d d e e l l r r i i c c o o r r d d o o (pagina 14)

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Editoriale

«Con la gioia del Vangelo»di don Adriano Valagussa

Cassago BrianzaAnno XVIII - Numero 05

Notiziario di informazioneparrocchiale

Mese di ottobre A.D. 2014

Ci troviamo all’inizio di un nuovo anno pastorale. Il nostro Arci-vescovo non ha voluto quest’anno darci una nuova lettera pa-

storale, ma una nota pastorale in cui ci chiede di riprendere e ap-profondire la realtà della Comunità educante a cui seguirà più avantiuna nota pastorale relativa a Expo 2015. Istintivamente all’inizio sia-mo portati a pensare a che cosa fare, a quali iniziative, magari nuo-ve, intraprendere. Il fare è necessario. Il rischio però è di affidare lanostra speranza al nostro fare, alla riuscita delle nostre iniziative,al consenso che riusciamo ad avere. Questo è pericoloso. Scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii gau-dium”: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di co-loro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare daLui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dal-l’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (n.1).Ancora: “Solo grazie a questo incontro – o reincontro – con l’amo-re di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla no-stra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad esse-re pienamente umani quando siamo più che umani, quando per-mettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungia-mo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evange-lizzatrice. Perché se qualcuno ha accolto questo amore che gli ri-dona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comu-nicarlo agli altri?” (n. 8).Allora il primo pensiero, la prima preoccupazione, il primo deside-rio che si fa domanda nella preghiera all’inizio di un nuovo anno pa-storale è che io innanzitutto mi lasci cambiare dal Signore, conqui-stare sempre più da Lui. Se quella gioia che il Signore dà (“Vi ho det-to queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia pie-na”. Gv 15,11) entra sempre più in me allora tutto quello che si fa,pur con tanti limiti, nel tempo di Dio, dà frutto. Con questo spiritoci vogliamo aiutare ad affrontare le sfide che il nuovo anno pasto-rale ci mette davanti. Andiamo avanti allora sapendo che Cristo giàci precede.

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ottobre 2014 Shalom2Notizie dal Sinodo della famiglia

di Lorenzo Fumagalli

La Chiesa vuole “camminare in-sieme” – questo è infatti il si-

gnificato della parola Sinodo – al-la famiglia. Da tutte le parti delmondo verranno a Roma dal 5 al19 Ottobre 253 persone (i Padrisinodali, i delegati delle diverseChiese, 13 coppie di coniugi) perpensare alle sfide sulla famigliaoggi nel grande contesto dell’an-nuncio del Vangelo.Questo incontro è solo la primatappa di un percorso che si con-cluderà nel 2015, quando dal 4 al25 ottobre si terrà il XIV Sinodogenerale ordinario sul tema “Ge-sù Cristo rivela il mistero e la vo-cazione della famiglia”. Che cosa faranno durante queste

due settimane di lavori, i parteci-panti all’Assemblea? Lo ha spie-gato bene il card. Lorenzo Baldis-seri che è il Segretario generaledel Sinodo. Si vuole proporre almondo di oggi che sembra averperso tutti i valori fondamentalicome è bella la famiglia cristianae quale freschezza di valori sasempre proporre perché guardafissa a Gesù Cristo. Non è più pos-sibile in questo contesto averepaura per le sfide del mondo dioggi, per tutto quello che nega lafamiglia perché è Gesù stesso cheopera, lavora sostenendone lasperanza. Una boccata di ossige-no contro il pessimismo che vuo-le distruggere tutto. La famiglia

c’è e questa è una certezza chenon può venir meno.Anche il modo di lavorare nel Si-nodo sarà nuovo, come è statopiù volte detto dallo stesso PapaFrancesco e si toglieranno tuttequelle norme ormai vecchie perfare spazio a una Chiesa semprepiù giovane e al passo coi tempi.E noi che cosa possiamo fare? In-nanzitutto stando vicino al Sino-do con la preghiera allo SpiritoSanto perché lo sostenga e poi ri-manendo informati su quantosuccede nella Chiesa, in partico-lare oggi dove sulla stampa sem-bra che non si debba parlare d’al-tro se non quando succede qual-cosa di grave e basta.

Con l’inizio del nuovo anno pa-storale riteniamo opportuno

portare a conoscenza dei cittadinii dati relativi al Fondo di Solidarietàe l’entità degli interventi di aiutoalle famiglie svolta dal Centro di A-scolto di Barzanò.La carità non può essere appan-naggio di nessuna realtà specifica,ma tutti siamo coinvolti: solo in-sieme si esce dalla crisi: “(…) Ladisoccupazione è un problema e-conomico e politico: i disoccupatisono il mio prossimo (...). Comenon sono legalmente perseguibilese qualcuno muore di disperazio-ne, così non sono chiamato a ri-solvere il problema della disoccu-pazione e della povertà sul pianoeconomico e politico. Ma come uo-

mo e come cristiano ho questopreciso dovere: di fermarmi lun-go la strada che scende da Geru-salemme a Gerico per aiutare chivi è stato abbandonato mezzomorto” (don Primo Mazzolari, arti-colo su “Adesso”, 15/9/1949).Da qualche anno una inaspettataemergenza mette alla prova la no-stra società: la disoccupazione chediventa causa di “povertà” e cherende attuali le parole di don Maz-zolari nonostante siano passati piùdi 60 anni.Le nostre comunità in questi ulti-mi tre anni hanno dato segno diattenzione al problema e di gran-de generosità nella risposta. Perquesto riteniamo doveroso ripor-tare i dati relativi all’operato della

Caritas e del Fondo di Solidarietà(si vedano le tabelle che accom-pagnano l’articolo, n.d.r.) insiemeai ringraziamenti di tutti coloro chene hanno beneficiato e dei volon-tari che hanno potuto rendere con-creta la vicinanza di tutta la co-munità a uomini e donne che so-no anzitutto volti, nomi, storie, di-gnità prima ancora che un bisognoe una richiesta.Le famiglie aiutate sono state nelprimo anno 19, nel secondo 22 enel terzo 25. Quasi metà delle fa-miglie aiutate sono italiane, le re-stanti sono immigrate. Parecchienon hanno risolto il loro problemaper la difficoltà a trovare un nuo-vo lavoro e i nostri interventi si ri-petono.

Caritas e comunità di Enrica Colnago*

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Shalom ottobre 20143I nostri aiuti sono serviti a procura-re alimenti e a pagare affitti, uten-ze (luce, gas, acqua, etc.) traspor-ti e spese scolastiche, spese medi-che e farmaceutiche non copertedal servizio sanitario, spese per ilrimpatrio in presenza di un proget-to migratorio fallito. Nel terzo an-no sono stati utilizzati € 10.000 perl’acquisto di alimenti, a causa dellanota riduzione della fornitura di pro-dotti alimentari da parte dell’UE.Fermo restando l’impegno priorita-rio delle Istituzioni pubbliche ad a-gire concretamente per la risolu-zione della “povertà”, si rendono i-nevitabili delle domande: che cosa

avrebbero fatto queste famiglie sen-za il nostro aiuto pur piccolo e tal-volta insufficiente? E ancora: si sa-rebbero “arrangiate” in altro modo,qualcun altro avrebbe pensato a lo-ro, o avrebbero sperimentato l’as-senza di riscaldamento, la man-canza di energia elettrica, la chiu-sura dell’acqua, e via dicendo? Lasituazione purtroppo non è cam-biata!Possiamo adesso far finta di nien-te e lasciare questi fratelli in mez-zo alla strada? Ci rendiamo contoche la difficoltà economica sta toc-cando anche parecchie nostre fa-miglie che finora sono state di aiu-

to alle altre e che le necessità al-l’interno delle nostre comunità so-no parecchie e che le richieste diaiuto sono continue. Noi volontariCaritas non sappiamo quale stra-da intraprendere. Per questo, pri-ma di riavviare o avviare nuovi pro-getti, chiederemo alla comunità, at-traverso un questionario, una valu-tazione sull’operato di questi anni eun consiglio sincero e costruttivo suquanto si può ancora fare. Vorremmo riuscire a fare insiemeancora dei passi generosi e possi-bili.

* Con i volontari Caritas

TABELLE

RESOCONTO CARITAS - INTERVENTI URGENTI DEL CENTRO DI ASCOLTOPeriodo: gennaio 2013 / dicembre 2013

Entrate dell’anno 2013* € 30.778,90 Uscite dell’anno 2013** € 34.398,30

Rimanenza cassa (31/12/2012) € 8.874,23 Rimanenza cassa (31/12/2013) € 5.254,83

TOT. € 39.653,13 TOT. € 39.653,13

* offerte da privati e imprese, offerte natalizie, contributi della Diocesi.** sostegni vari a famiglie, pagamento utenze, acquisto alimenti e relative spese di trasporto, buoni spesa,

contributi a Caritas ambrosiana per emergenze, regali natalizi per anziani e ammalati, sostegni a progetti delterritorio, spese varie e di gestione, etc.

RESOCONTO CARITAS - FONDO DI SOLIDARIETA’*Periodo: maggio 2011 / giugno 2014

Entrate** Uscite***

Primo anno € 38,641,00 Primo anno € 26.200,00

Secondo anno € 40.995,00 Secondo anno € 26.900,00

Terzo anno € 29.268,00 Terzo anno € 40.750,00

Extraimpegno € 2.244,00

TOT. € 108.904,00 TOT. € 96.094,00

RIMANENZA A DISPOSIZIONE AL 30 GIUGNO 2014: € 12.810,00

* L’iniziativa è sorta per sostenere piccoli progetti di alcuni mesi mirati soprattutto a famiglie senza lavoro o conreddito insufficiente.

** Contributi delle famiglie di Barzanò-Cassago-Cremella-Sirtori che vi hanno aderito, contributi da associazioni,enti, imprese.

*** Importi assegnati.

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ottobre 2014 Shalom4

La Settimana agostiniana 2014 di Luigi Beretta

Il tema scelto quest’anno “L’uo-mo di Dio consacrato al Cristo

totale” ha cercato, come sempre,di leggere l’attualità alla luce delpensiero di Agostino. L’iniziativa,promossa dalla Associazione Sto-rico - Culturale S. Agostino, èstata una opportunità per vive-

re una riflessione tra passato epresente nella straordinaria coin-cidenza di numerosi anniversaridi preti nativi di Cassago, oppu-re che hanno esercitato il loroministero pastorale nella comu-nità cassaghese.La mirabile testimonianza di que-

sti uomini di Dio ha stimolato adavvicinarci alla loro esperienza,che, come sottolinea Agostinocon una delle sue felici espres-sioni, è stata “consacrata al Cri-sto totale”. Gli interventi hannoripercorso la ricchezza storica,spirituale e anche culturale di

Come ogni anno, nella nostrazona a Lecco e a Erba si è svol-

to il percorso di formazione per glieducatori dell’iniziazione cristiana,cioè dei ragazzi dai 7 agli 11 anniche si preparano a ricevere i sa-cramenti. L’invito non era rivoltosolamente alle catechiste, ma allaComunità educante, presbiteri, re-ligiosi/e, diaconi, operatori di pa-storale battesimale e insegnanti(percorso che dovrebbe continua-re poi in ogni decanato). “L’Inizia-zione cristiana è l’introduzione el’accompagnamento di ogni per-sona all’incontro personale con Cri-sto nella comunità cristiana, ovve-ro lo sviluppo del dono della sal-vezza accolto da ciascuno nella fe-de della Chiesa” (da linee dioce-sane n. 5).Dalla nota Pastorale “La Comunitàeducante” del nostro ArcivescovoAngelo Scola: “si percepisce lapreoccupazione di una societàsempre più frammentata, di cui ri-sentono non solo gli adulti ma, an-che i ragazzi, che passano ognigiorno dalla famiglia alla scuola,dallo sport alla musica, dall’orato-rio al catechismo etc.”. La comu-nità educante è tutta la Chiesa, an-

che se ci sono persone che vi si de-dicano in modo particolare: geni-tori, insegnanti, catechisti, educa-tori dell’Oratorio, allenatori e in ge-nerale coloro che hanno a che fa-re con i ragazzi. Ognuno fa il suomestiere, ma tutti hanno in comu-ne lo Spirito Santo e l’appartenen-za alla Chiesa. L ‘obiettivo è quel-lo di introdurre i ragazzi all’incon-tro con Gesù, perché diventino uo-mini e donne, secondo il pensierodi Cristo, mentre fanno catechi-smo, sport, scuola, vacanze, ora-torio… Il percorso della quattrogiorni si è sviluppato in questo mo-do. Anzitutto “Coltiviamo comunitàeducanti per l’Iniziazione cristia-na dei ragazzi”: essere educatorinon vuol dire fare, ma comportauna conversione personale checoinvolga i ragazzi alla fede ed èquindi ben più che “insegnare lepreghiere e il catechismo”. Poi“Leggiamo il vissuto familiare allaluce del Vangelo, esperienza fa-miliare di trasmissione della fede”:il coinvolgimento dei genitori è fon-damentale perché la famiglia è laprima Chiesa e i genitori stessi so-no i primi educatori insostituibilidella formazione di fede dei bam-

bini. In seguito “Come leggere iltesto biblico, disposizioni interiorie linee di metodo”: la Bibbia è il li-bro della Parola di Dio. Dobbiamoaccostarci con venerazione, fidu-cia e umiltà, perché è il Signoreche ci parla. Ciò che è scritto inqueste pagine è essenzialmenteun’esperienza da condividere. In-fine “Entrare nei racconti biblici in-sieme ai ragazzi”: al centro deglieventi biblici sta la persona di Ge-sù, le sue parole e i suoi gesti, so-prattutto la sua morte e resurre-zione per noi. Una via prometten-te consiste nell’accompagnare ibambini dentro i racconti biblici ri-manendovi in maniera prolungata.È quindi auspicabile che si realiz-zino degli incontri tra noi e con ildecanato per una verifica perso-nale e collettiva per meglio pro-cedere per il percorso formativodei ragazzi.Nell’incontro tra catechisti della no-stra parrocchia, don Adriano ci haspronati a iniziare il cammino coni propri ragazzi e ragazze, nonpreoccupati ma coscienti della spe-ranza nel Signore che è certezzadi un bene che non vediamo, mache esiste.

Introdurre alla vita cristianadi Piera Merlini

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questa “consacrazione a Dio”,che costituisce ancora oggi unaesperienza attualissima, cheaffonda le sue radici nella sto-ria stessa dell’umanità e si e-sprime in scelte personali e so-ciali che rispondono ai bisognidell’uomo.

L’ascesi cristiana come lottain San Paolo e Sant’AgostinoL’incontro è stato condotto dalprof. Giuseppe Redaelli che haspiegato come «il percorso a-scetico che Agostino presentanel “De agone christiano” è undiscorso di lotta. Questo discor-so di lotta è fatto di un resiste-re, che a sua volta non è un re-sistere inteso come opposizione,o scontro, ma è un resistere in-teso come abbandono a Dio nel-la fede, nella speranza, nutren-do la carità. In questo abbando-no prende vita l’azione del fede-

le nel mondo, che è predicazio-ne, ma anche parola buona ver-so chi ne ha bisogno, e azione.In questo abbandonarsi, l’esse-re umano viene reso più com-pleto. È un percorso bellissimo,perché non pone un aut-aut: oquesto o quello, ma piuttostopermette di vedere in questo ein quello qualcosa di più grandeche dà grande dignità all’uomo».Il pensiero di Agostino è espres-so nel «De agone christiano», unpiccolo opuscolo di catechesi peri neo battezzati composto tra il396 e 397, dove viene sviluppa-to il tema della lotta spiritualeche il cristiano deve combatte-re per rimanere saldo nella fede.Egli immagina la vita di un cri-stiano come lotta quotidianacontro le forze del male, guida-te dal diavolo nel loro tentativodi condurre gli esseri alla dan-nazione.

La battaglia non è contro le crea-ture, ma contro i Principati e lePotestà, come precisa S. Paolonella Lettera agli Efesini. Co-gliendo questa immagine paoli-na, Agostino paragone il cristia-no al guerriero e spiega il signi-ficato simbolico della corona,simbolo di grandezza e regalità.La corona è una promessa e nel-l’orizzonte della fede e della spe-ranza è fiducia in Dio.

I sacerdoti di Cassago Brian-za raccontano la loro voca-zioneLa “avventura cristiana” del sa-cerdote va intesa – ha esorditodon Adriano - come desiderio “diriscoprire la tensione che portaalla pienezza della propria storiasacerdotale”. Nel corso della se-rata cinque preti cassaghesi e unseminarista hanno raccontato sestessi, svelando che cosa li hamossi a consacrarsi a Dio. Ha e-sordito don Giuseppe Riva, na-to a Renate nel 1938, ma tra-sferitosi in tenera età a Cassago,dove ha frequentato le elemen-tari. La sua vocazione “è nata daun cammino naturale condottotra le mura dell’oratorio, che e-ra diventato la sua seconda ca-sa”. In seminario lo ha accom-pagnato il parroco don Giovan-ni Motta, con una Seicento e conun materasso sul sedile poste-riore. “Il seminario mi ha datotanto, spiritualmente e umana-mente” ha ricordato don Giu-seppe. Ordinato sacerdote nel1969, è stato a Vanzago, PonteNuovo di Magenta, Usmate-Ve-late, Vedano al Lambro, e ora aCastello Brianza dal 2010. O-vunque ha trovato persone ge-nerose e ha avuto la gioia di ac-compagnare al sacerdozio dodi-ci ragazzi. Due giorni la settima-na si mette a disposizione per leconfessioni presso il Santuariodella Madonna del Bosco e quiha capito che c’è tanta gentebuona che prega e spesso sono

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ottobre 2014 Shalom6proprio gli uomini a farlo con in-tensità.Padre Francesco Sposato da cir-ca un anno dirige l’Istituto donGuanella dei Campi Asciutti. Ca-labrese, figlio di migranti in Sviz-zera, conserva un forte legamecon Cassago per avere emesso ivoti di vita consacrata nella cap-pella dell’Istituto ventiquattroanni fa. “Io ho detto di sì ad unprogetto - ha affermato - maguardando indietro nella mia vi-ta noto questo disegno provvi-denziale di Dio, che mi ha chie-sto di fare una scelta ancora piùimpegnativa e di dedicare la miaesistenza a Lui e in modo parti-colare ai poveri nella famiglia re-ligiosa dell’opera don Guanella”.L’intervento di padre Marco Pan-zeri, Passionista, ha evidenziatoche anche per lui il cammino è i-niziato all’interno dell’oratoriocon l’invito rivoltogli da donGiancarlo a partecipare a una va-canza, quando era in prima me-dia, con i padri Passionisti. Hasvolto il suo ministero in diversecase della congregazione fino aquando una malattia non glieloha impedito. Alla fine “il Signoremi ha fatto un miracolo” e conil trapianto padre Marco è tor-nato a vivere e a esercitare il mi-nistero sacerdotale nella Casa diPreghiera di Caravate. Durantela malattia ha riscontrato unagrande solidarietà nelle nume-rose persone che sono state atrovarlo. Don Mario Morstabilini,presente in sala, si è fatto coin-volgere con la sua testimonian-za. Ha ricordato che un prete so-prattutto ha segnato la sua for-mazione: don Luigi Serenthà,rettore del seminario che lo hastimolato a lasciarsi provocaredagli eventi della storia. Questostimolo lo ha portato a rispon-dere alle situazioni di disagio conl’accoglienza dei profughi alba-nesi quando era a Seregno,quindi a farsi sacerdote Fidei Do-num in campo missionario nel

Camerun, dove ha trascorso un-dici anni.Ultima ma non meno significati-va la testimonianza dell’ing. Al-berto Miggiano, che di fronte auna invidiabile prospettiva di car-riera professionale, lo scorso an-no ha lasciato ogni attività perentrare a ventisette anni in se-minario. In fondo “avevo tutto,ma in questo tutto mi mancavaqualcosa” e ora frequenta il pri-mo anno di teologia. Le vie cheportano al sacerdozio sono le piùdiverse e personali ma certa-mente presuppongono l’umiltà dimettersi in discussione e lasciarsiprendere dall’incontro con Cristoe la Chiesa.

Introduzione alla lettura deivangeli sinotticiPiù che una lezione cattedratica,il dott. Giuseppe Corti ha forni-to una chiave pratica di letturadei Vangeli sinottici, stimolandol’assemblea a una lettura dei te-sti biblici con una sensibilità nuo-va che ha avuto origini in Ger-mania e poi è stata diffusa in I-talia da mons. Gianfranco Rava-si quando era Prefetto della Bi-blioteca Ambrosiana di Milano.Se il sacerdozio ministeriale è ri-servato ai presbiteri, quello co-mune è per tutti i fedeli che do-vrebbero cercare e avere una co-noscenza approfondita dei testisacri.I presenti hanno potuto utilizza-re uno schema preparato perl’occasione, che metteva a con-fronto alcuni versetti dei vange-li di Marco, Matteo e Luca sullostesso argomento. Tre i passag-gi più importanti presi in consi-derazione.Il primo è relativo alla genealo-gia di Gesù Cristo: i tre evange-listi usano tre espressioni diver-se. Il motivo starebbe in chi a-vrebbe ascoltato: Matteo parlaagli Ebrei che sanno chi è Davi-de, perciò comprendono il suorapporto diretto con Gesù Cristo;

Marco ha di fronte una comunitàche non è ebraica, perciò sotto-linea la divinità di Gesù Cristo;Luca porta la Buona novella aipagani, per cui espone la ge-nealogia dal basso partendo daGiuseppe fino ad Adamo, quin-di a Dio.Il secondo episodio messo a con-fronto è l’entrata di Gesù Cristoa Gerusalemme: anche in que-sto caso le differenze nei versettinon fanno che ribadire le diffe-renze culturali all’origine delle trecomunità.Infine sono state analizzate leparole pronunciate da Gesù sul-la croce al culmine del suo sa-crificio, dove troviamo la dram-maticità del momento: Marco eMatteo le riportano in lingua e-braica mentre Luca no.Il dibattito che ne è seguito hachiarito la necessità per il cri-stiano di conoscere i testi deiVangeli sempre più in profonditàper rispondere alle tante provo-cazioni quotidiane del mondo. E’stata lamentata la scarsa atten-zione nel mettere a disposizioneedizioni critiche della Sacra scrit-tura nelle biblioteche e in altriluoghi pubblici o istituzionali.

Agostino sacerdote e vesco-voAssente per motivi gravi di salu-te, la relazione di p. GiancarloCeriotti, è stata presentata e let-ta dalla sua collaboratrice dotto-ressa Anna Vescovi.Dalla sua relazione abbiamo ap-preso che quando Agostino rag-giunge Ippona nel 391 abban-dona i panni dell’intellettuale perdedicarsi anima e corpo al ser-vizio della Chiesa. In lui “il genioobbedisce al pastore” e come ta-le si spende “a servizio delle a-nime”, ammorbidendo il suo ri-gorismo precedente: “il pastoreha evangelizzato il teologo” edora si pone a servizio dei picco-li.Su queste fondamenta Agosti-

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no intraprende il Ministero sa-cerdotale a servizio dei fratellinella “carità”. Li ammonisce a di-stinguere la parola umana dalministro e dalla Parola di Dio,che predica in continuazione.Approfondisce la sua conoscen-za delle Scrittura, non tanto co-me studioso, ma in quanto pa-store. I fedeli diventano la ra-gione della sua vita e persegueogni via per “recuperarli e sal-varli nell’unica Chiesa di Cristo”.Il suo ministero è sorretto dalla“preghiera costante e il serviziogeneroso, lo zelo ardente e la te-stimonianza fedele”, perché que-sti atteggiamenti “colpiscono eincidono più profondamente del-le parole”. Spesso nelle sue o-melie sottolinea la necessità dipurificare “l’occhio e il cuore pervedere Dio”. A coloro che con-fessano i propri peccati “non sidevono aspri rimproveri ma u-na pietà che incoraggia, senzadisperare”. Agostino appartiene a quella sfe-

ra di pastori che il popolo, in se-guito, qualificherà “come leoni incattedra e agnelli in confessio-nale”.Nel compimento del suo Mini-stero sacramentale Agostino in-siste sul dovere del pastore di“radunare il popolo e tendere al-l’unità, senza divisioni”, median-te la “Parola e i sacramenti, tra iquali emerge l’Eucaristia”, che ilsanto dottore definisce “sacra-mento di pietà, segno di unità,vincolo di carità”.

Inaugurazione della Sala delPellegrinoNel pomeriggio di domenica 7settembre si è svolta l’inaugura-zione della “Sala del Pellegrino”,un locale spazioso all’interno del-le strutture rimaste di quella chein passato era la villa dei Piro-vano-Visconti di Modrone.Questa sala sarà utilizzata perl’accoglienza dei pellegrini, chegiungono in visita a Cassago al-la ricerca di quel “Rus Cassicia-

cum” dove Agosti-no trascorse unperiodo di rifles-sione in prepara-zione alla sua con-versione.Qui scrisse i suoiprimi libri, “I Dia-loghi”, qui avviò ilsuo cammino spi-rituale che conob-be la sua primatappa nel Battesi-mo ricevuto dalvescovo Ambrogionella notte di Pa-squa del 387.La Sala, dominatada un grande ca-mino, era nota aicontadini del se-colo scorso comela “Casazza”, cioèla casa di lavorodove si radunava-no i manovali e icontadini che la-

voravano nella villa al serviziodella nobiltà. La “Sala del Pelle-grino” sarà anche luogo di acco-glienza per coloro che giungo-no a Cassago seguendo il Cam-mino di Sant’Agostino, una cuitappa fondamentale è la “DomusAugustini” dell’amico Verecondo. Per l’occasione è stata presen-tata una Mostra sul Rus Cassi-ciacum agostiniano che sarà vi-sitabile da chiunque voglia se-guire le tracce della presenza disant’Agostino a Cassago.In serata a cura di Daniele Lo-renzo Fumagalli sono stati pre-sentati una serie di “Affreschi diS. Agostino” all’interno delle ar-cate dei Ruderi con scenografieparticolarmente accattivanti esuggestive. Sui tavolini dispostinel prato, in una cornice pitto-resca, i numerosi presenti han-no dato un assaggio del dolce diS. Agostino, immaginando e ri-vivendo la dolce vita degli ospi-ti africani nella villa di un gene-roso Verecondo.

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U n gruppo di cassaghesi hapartecipato a un pellegrinag-

gio a Medjugorje. Pur preferendorimanere anonimi hanno comun-que voluto condividere con la co-munità i loro resoconti, impres-sioni e punti di vista.

La testimonianza di una fa-miglia“Bellissimo! Non ho parole perdescrivere la gioia, la pace e leemozioni che ho provato. Sepuoi vai perché è un’esperienza

che va vissuta!”. Queste sono leparole con cui incomincio a de-scrivere la mia esperienza allepersone che mi chiedono se “miè piaciuto” il pellegrinaggio aMedjugorje, in Bosnia-Erzegovi-na, pur consapevole che le pa-role non possono in nessun mo-do avvicinarsi a far comprende-re ciò che ho provato e sentitonel profondo del cuore. Qual èstata l’esperienza più bella? Nonlo so. Ogni esperienza, ogni at-timo che abbiamo vissuto insie-

me, ha reso più intenso quellosuccessivo.È stata emozionante la nostraprima S. Messa insieme, cele-brata da don Anthony, il sacer-dote indiano che ci ha accom-pagnato ai piedi di una statuadella Madonna con in braccio Ge-sù, in un paesino della Croaziaaffacciato sul mare da dove sipoteva contemplare la bellezzadel creato.Altrettanto emozionanti sonostati la preghiera con la veggen-

ottobre 2014 Shalom8In pellegrinaggio a Medjugorje

di Autori vari

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Shalom ottobre 20149te Vicka, il cui viso era pieno digioia e di amore, e le parole delsacerdote che ha celebrato la S.Messa subito dopo, parole di in-coraggiamento e di invito ad a-prire i nostri cuori alla preghierae alla conversione. Bellissima an-che la testimonianza di suor Cor-nelia, che ha aperto un orfano-trofio che attualmente accoglieoltre ai bimbi anche degli anzia-ni soli che, in questo modo, fan-no da “nonni” ai piccoli. Il suomotto è “mi occupo ma non mipreoccupo” perché questa suo-ra non nutre alcun dubbio sul-l’azione della divina Provviden-za: “prima arrivano i pannolini ela culla… e poi arriva il bimbo”.Dal suo volto traspaiono la gioia,l’amore e l’energia che le ven-gono dal suo affidarsi al Signo-re.Bella è stata anche la recita delS. Rosario in parrocchia a Medju-gorje, cui è seguita la S. Messain croato che però abbiamo a-scoltato in italiano attraverso laradio. Lì ho sentito che non c’e-ravamo solo io, la mia famiglia eil mio gruppo ma mi sono senti-ta parte di una famiglia ancorapiù grande: la Chiesa. Il mio cuo-re traboccava di gioia e di pace:eravamo lì in tanti, di tante na-zionalità diverse, ma in quel mo-mento eravamo una cosa solaperché eravamo tutti lì per amo-re di Gesù e di sua madre. Im-pressionanti anche il silenzio, laconcentrazione e la pace che siavvertivano.La salita alla collina delle appa-rizioni è sconcertante: sali in unmodo e scendi in un altro. At-traverso la recita del S. Rosarioe la lettura dei messaggi senti lapresenza di Maria che ci prendeper mano, che ci invita ad apri-re i nostri cuori alla preghiera,alla conversione, a chiedere l’aiu-to e il sostegno dello Spirito San-to per poter incontrare in modoautentico il suo carissimo figlio.Ecco, in questo pellegrinaggio ho

sentito l’amore smisurato di unamadre verso i suoi figli, che de-sidera salvare e portare alla gioiadell’incontro con suo figlio Ge-sù il quale ci ama tutti incondi-zionatamente e anzi soprattuttoper le nostre debolezze e per inostri peccati. La stessa cosal’ho sentita anche sul monteKriževac, dove abbiamo medita-to la Via Crucis e dove – in al-cune stazioni – ci siamo ritrova-ti con un altro gruppo di pelle-grini cui ci siamo spontanea-mente uniti nella preghiera. Ci siarricchisce a vicenda e ci si aiu-ta gli uni gli altri quando si ve-de che qualcuno è in difficoltànella salita.Abbiamo inoltre avuto la graziadi assistere a due apparizionidella Madonna alla veggente Ma-rija, eravamo infatti ospiti nellasua casa di spiritualità. Primadelle apparizioni si recita il Ro-sario e poiché sono presenti mol-ti sacerdoti di nazionalità diver-se, ogni decina viene recitata inlingue differenti. Ci sono inoltresempre sacerdoti pronti per il Sa-cramento della confessione, cuila Madonna raccomanda di ac-costarsi almeno una volta al me-se in modo da poter riceverel’Eucaristia con il cuore sgombrodai peccati. Il momento dell’ap-parizione è indescrivibile: Marijaè dolcissima, ha preso i nostri ra-gazzi e li ha messi vicino a sé inmodo che fossero anche vicinialla Madonna. Toccante è statol’arrivo da Bergamo, in camper,di un bimbo in coma: tutti ci sia-mo stretti attorno a lui e alla suafamiglia. Dopo l’apparizione c’èstata la S. Messa concelebratada un sacerdote rumeno che hatoccato profondamente i nostricuori sia con l’omelia sia duran-te la preghiera dei fedeli, dove ciha invitato ad abbandonarci al-l’azione dello Spirito Santo, siaportando le nostre richieste dipreghiera nel momento del Pa-dre Nostro, quando ha preso tra

le sue braccia il bimbo in comae lo ha portato davanti alla sta-tua della Madonna invitandoci aprenderci tutti per mano.Molto bello è stato anche l’in-contro con il veggente Jakov, checi ha accolto nella sua casa e checi ha reso la sua testimonianza.Ha incoraggiato soprattutto noigenitori a mettere al primo po-sto nelle nostre famiglie Gesù, apregare insieme in famiglia, aportare i nostri figli alla S. Mes-sa perché loro ci guardano e sevedono che nella nostra vita alprimo posto c’è Dio sarà così an-che per loro. Sono le stesse pa-role che tante volte ci ripete an-che don Adriano, e infatti spes-so la Madonna nei suoi messag-gi raccomanda di amare i sacer-doti e di pregare per loro, aiu-tandoli nel loro difficile compitodi pastori. Infatti lì i sacerdoti ap-parivano sempre pieni di entu-siasmo e di gioia nel condurre ivari pellegrini. Insieme a noi c’e-ra un sacerdote di ottantadueanni con il suo gruppo, e sem-brava un ragazzino tanto eracontento di sentire Jakov parla-re della Madonna; ha anche det-to al veggente una cosa moltobella: “tu la vedi, ma beati noiche pur non vedendola credia-mo”.Un’altra cosa bellissima è statovedere i nostri ragazzi – nel no-stro gruppo ce n’erano nove, trai sei e i dodici anni – sempre al-legri e sorridenti mentre gioca-vano e si divertivano tra loro maanche capaci, al momento dipregare, di farsi seri, attenti e ri-spettosi. Molto bello era vederliintorno a don Anthony che inse-gnava loro qualche parola in lin-gua indiana. A volte mi sonochiesta cosa sarebbe rimasto lo-ro di questa esperienza: la ri-sposta l’ho ricevuta al ritorno acasa, quando è arrivato il mo-mento di togliere dalla scatola lamadonnina che abbiamo com-prato lì. Erano emozionati e in-

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ottobre 2014 Shalom10sieme abbiamo deciso dove met-terla. Lì ho sentito che nella no-stra casa non era entrata tantouna statua che c’era tra noi unapresenza viva, che non man-cherà di guidare, sostenere eproteggere la nostra famiglia.

La testimonianza-diario di u-na bambina23 giugno: ieri sera siamo ar-rivati in pullman in pellegrinag-gio a Medjugorje. Questa mat-tina mi sono svegliata alle cin-que e sono andata a sentire latestimonianza della veggenteVicka. È stato emozionante sen-tirla parlare, sentire il calore cheemanava quando raccontava del-le sue visioni con la Madonna,vedere il suo modo di fare e ditrattare con le migliaia di perso-ne che erano davanti a lei: met-teva la pace nel cuore.Una cosa che mi ha colpita è sta-ta che mentre lei era in preghie-ra con la Regina della Pace, al-cune persone cadevano a terracome se fossero anche loro incontatto con Gesù.Poi ci ha rivelato le parole che laMadonna le ha riferito: prega-re, aprire il nostro cuore a Gesù,digiunare e convertirci.Subito dopo siamo andati inchiesa, abbiamo ascoltato la S.Messa con una bellissima predi-ca e, quando è finita, è arrivatasuor Cornelia, una suora anzia-na, piccola ma molto energicache ci ha raccontato della suamissione a Medjugorje. Ha ini-ziato aprendo un orfanotrofio eora insieme ai bambini orfani o-spita anche molti anziani che –invece di finire al ricovero – fan-no da “nonni” ai poveri orfani, edè un bene sia per i bambini siaper i “nonni”. Mi è dispiaciutonon vedere il suo orfanotrofio.Ha raccontato di avere quattor-dici fratelli di cui otto sono suo-re e che sua madre, molto cre-dente, diceva un Rosario al gior-

no per ogni figlio. Quando la ma-dre se ne è andata loro quindicifratelli hanno litigato per l’unicaeredità: il Rosario.Dopo pranzo ci siamo recati al-la chiesa di Medjugorje per assi-stere alla S. Messa che si è svol-ta all’esterno, dove l’altare erasotto un enorme tendone e nel-la piazza c’erano centinaia dipanchine. La Messa era nella lo-ro lingua ma attraverso la radioveniva tradotta in italiano. Spet-tacolare vedere le migliaia dipersone che venivano da tutto ilmondo e che pregavano – cia-scuno nella propria lingua – pie-ni di fede.Rientrati nella casa di accoglien-za della veggente Marija, dovealloggiavamo, abbiamo cenato econ calma siamo andati a dor-mire.24 giugno: anche stamattina cisiamo alzati molto presto per an-dare sul colle dove è apparsa perla prima volta la Madonna aiveggenti Mirijana, Marija, Ivan,Vicka, Ivanka e Jakov, proprio inquesto giorno. La collina è roc-ciosa, un po’ difficoltosa da sali-re, eppure ho camminato con fa-cilità perché sentivo una forte e-mozione, come se venissi chia-mata: per ogni stazione ci siamofermati a dire il Rosario. Arriva-ti in cima abbiamo trovato tan-te persone che pregavano vicinoalla statua della Madonna chie-dendo la grazia ciascuno per ipropri cari. La statua bianca ciguardava come se fosse felice divederci riuniti tutti insieme a pre-gare.Al pomeriggio siamo andati in u-na comunità dove alcuni ragaz-zi ci hanno raccontato le loro di-savventure e come sono arriva-ti lì. Hanno raccontato che all’i-nizio è stato difficile accettare diconvivere con persone che nonconoscevano e che avevano apropria volta problemi, ma coltempo hanno capito il senso del-

la condivisione, della vera ami-cizia, dell’appoggio che hanno gliuni con gli altri tanto che ora so-no felici di essersi trovati comeuna grande famiglia. Ci hannofatto vedere il filmato di suor El-vira, che è stata la fondatricedella prima comunità in Italia,molti anni fa: da allora ne sononate molte altre in tutto il mon-do. Commovente il racconto deiragazzi, dei loro problemi e di co-me alla fine sono riusciti a faremolti progressi.Rientrati c’era la S. Messa nellachiesetta cui è seguita l’appari-zione della Madonna alla veg-gente Marija. C’erano una deci-na di preti di varie nazionalitàper il Rosario, poi Marija ci hadetto che era arrivata una fami-glia con un bambino in coma eche erano lì con noi, allora ab-biamo pregato per lui. Marija haavuto l’apparizione e le parole e-rano di preghiera, conversione eamore. Il prete che ha celebra-to la S. Messa è stato molto coin-volgente e la sua omelia ci ha re-so tutti partecipi.Dopo cena siamo andati sul ter-razzo perché c’era l’apparizionestraordinaria a Ivan, abbiamopregato e ammirato le tantissi-me persone che salivano sullamontagna. Si vedevano centinaiadi torce che si muovevano e ilmonte erra tutto illuminato. Èstato molto commovente.25 giugno: questa mattina sia-mo saliti sul monte Križevac, an-che questo molto impegnativo eanche abbastanza alto. Quandosiamo arrivati in cima c’era un’al-tissima croce e centinaia di per-sone che pregavano. Sembravadi essere in paradiso, c’era pa-ce e ci sentivamo tranquilli in-teriormente. Nonostante le per-sone che c’erano e che prega-vano, sembrava ci fosse silenzio.Dopo pranzo siamo andati a sen-tire la testimonianza di Jakov: luiè uno dei più piccoli tra i veg-

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Papa Francesco ha voluto in-titolare la Giornata Missiona-

ria del 26 ottobre 2014 “Perife-rie, cuore della Missione” e invi-to innanzitutto a leggere il suomessaggio (pubblicato nel gior-no di Pentecoste, l’8 giugno scor-so, e facilmente reperibile in In-ternet). Non potendo reggere ilconfronto, solo una riflessionesul significato delle parole scel-te per il titolo, tanto per farci ri-flettere un po’.Periferia: Perimetro,circonferenza. Parte più lontanarispetto a un centro geografico.Zona marginale.Cuore: Sede dei sentimenti, deimoti dell’animo, degli affetti. Par-te intima dell’anima umana, del-la mente, del pensiero e, in que-sto senso, fonte di quanto è sin-cero, spontaneo, autentico. Se-de del desiderio, delle aspettati-ve, dell’attenzione, delle aspira-zioni. Sede della coscienza, del

sentimento morale e religioso.Parte centrale, più interna ed es-senziale, di qualcosa Missione: Azione e risultato delmandare o dell’essere mandatoa esercitare per un determinatoperiodo di tempo un ufficio par-ticolare o ad adempiere un inca-rico speciale. Compito o doveredi alto valore morale che spettaa qualcuno per il bene comune.Attività che si svolge fuori dallaabituale sede lavorativa. Invio direligiosi regolari o secolari perpropagare la fede presso popo-lazioni non cristiane.Di seguito riporto brevemente gliappuntamenti missionari del no-stro decanato per l’ottobre mis-sionario (quanto prima sarannofornite informazioni più detta-gliate): Mer. 1 ottobre, h 20.30a Sirtori, S. Messa a ricordo dei15 anni dal Martirio di Madre Er-minia Cazzaniga. Sab. 11 otto-bre, a Civate, Veglia zona III di

Lecco. Mer. 15 ottobre, a Bar-zanò nel salone Montini, incon-tro con don Bruno Maggioni chetratterà il tema della GiornataMissionaria Mondiale: “Periferie,cuore della Missione”. Ven. 17ottobre, al salone dell’Oratorio diCassago, h 19.30, cena del pove-ro; iscrizioni entro il 13/10/2014al bar dell’Oratorio o a CristinaProserpio. Sab. 25 ottobre, inPiazza Mercanti a Milano, Work-shop con presentazione ed e-sposizione di banchetti da tuttele realtà missionarie della Dio-cesi. In serata Veglia Missionariain Duomo con la consegna delCrocifisso ai Missionari partenti(per chi intendesse parteciparealla veglia, sarebbe interessanteraggiungere Milano già nel po-meriggio del sabato per visitarel’esposizione). Dom. 26 otto-bre, Giornata Missionaria. Mar.28 ottobre, Parrocchia di Ma-resso, S. Rosario a chiusura delmese missionario.

Periferie, cuore della Missionedi Cristina Proserpio

genti e la Madonna gli apparesolo il giorno di Natale. È unapersona molto tranquilla, ha rac-contato delle sue apparizioni edelle sue emozioni, è anche mol-to simpatico.Dopo che ci siamo diretti versola fabbrica delle madonnine –dove abbiamo acquistato imma-ginette e rosari – don Anthony,il prete che è con noi e che ar-riva dall’India, ci ha benedetto.26 giugno: stamattina siamoandati a visitare una chiesettamolto piccola ma allo stessotempo molto particolare. Lì ab-biamo trovato un frate che vivein povertà e che ci ha fatto ca-techesi. Le sue parole sono sta-

te toccanti ed emozionanti e ilmio cuore si è rattristato nel sen-tire tutta la sofferenza che c’è.Parlava molto lentamente, per-ciò potevi riflettere su ogni pa-rola che diceva. Ci siamo poi di-retti verso un’altra chiesa dovec’erano, in quel momento, duepreti che davano la benedizione.Ci siamo messi in fila e siamostati benedetti.Al pomeriggio siamo andati allachiesetta vicino al nostro allog-gio, dove il nostro don Anthonyha celebrato la S. Messa e ha be-nedetto noi e gli oggetti che a-vevamo acquistato. Poi abbiamoavuto qualche ora libera, quindialcuni di noi si sono recati alla

chiesa di Medjugorje dove ab-biamo acceso le candele e ab-biamo pregato per i nostri cari,dopodiché ci siamo messi in filaper toccare la statua di Gesù incroce. Questa statua all’altezzadel ginocchio perde una lacrima,non sempre ma il Signore ha vo-luto renderci felici dandoci lagrazia di poter toccare questa la-crima che abbiamo accolto conil cuore in mano. Ero estasiatada questo evento!Posso dire che questo viaggio aMedjugorje è stata un’esperien-za indimenticabile, molto posi-tiva per la mia fede e toccanteper il mio cuore.

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Il 25 settembre 1999, quindicianni fa, Madre Erminia Cazza-

niga nativa di Sirtori e altri settecompagni furono barbaramenteuccisi a Timor Est. Non si pos-sono dimenticare questi avveni-menti. Sono ancora vivi nellamemoria i giorni di attesa e disperanza che ci hanno accom-pagnati.Il dramma si consuma rapida-mente: uomini armati di mitra emachete uccidono senza pietàun giornalista indiano, Suor Ce-leste responsabile della Comu-nità di Bancau, due diaconi, unseminarista e dei ragazzi che lesuore avrebbero voluto metterein salvo! C’è un unico testimoneche racconta poi il tutto e riescea fuggire.Madre Erminia, supplica di nonfare del male a nessuno, ricono-sce tra gli assassini chi ha rice-vuto il suo aiuto e tende le brac-cia, prega con il rosario in mano.Sarà uccisa per ultima, i corpimartoriati verranno gettati nelfiume.Chi ha conosciuto Madre Erminiaricorda una donna esile, forte ecoraggiosa, instancabile nellasua attività di canossiana. Ha la-sciato una specie di testamento:

“dovete cercaredi liberare il vo-stro cuore perfar posto solo aGesù, Lui saràsempre il centrodella vostra Vi-ta”. Parole sem-plici, ma metter-le in pratica ri-chiede una con-tinua donazionedi sé e un amo-re totale capacedi estremo sa-crificio.Poi, nel Burundi,quindici anni do-po, la tragedia siconsuma anco-ra: tre suore ita-liane massacra-te in casa. Dachi? Un pazzo, oqualcuno cui lesuore davano fastidio. Delitto ef-ferato, senza movente, ma unmovente c’è sempre. Le personeche si dedicano anima e corpoalla gente che ha bisogno dannosempre fastidio.Il Papa nel ricordo delle suore hadetto “il sangue versato diventiseme di speranza per costruire

l’autentica fraternità con i popo-li”. Quella fraternità che le tresuore hanno incarnato giornodopo giorno nel loro servizio a-gli umili e ai poveri in Africa.Un ricordo e una preghiera fa-ranno la nostra vita un po’ piùbuona pensando al sacrifico del-le tante vittime della Fede.

Un’esperienza in Messico di Chiara Fumagalli e Cristina Proserpio

“Perché là dov’è il tuo tesoro,sarà anche il tuo cuore”

(Mt 6,21).

Prima di partire per le vacanze

ci è capitato in diverse occasio-ni di riflettere su questo branodel Vangelo e abbiamo deciso disceglierlo come motto dell’e-sperienza missionaria che a-

vremmo vissuto in Messico pres-so i padri Saveriani nel mese diagosto.Abbiamo risposto con cuore a-perto a questo invito ad andare

In ricordo di Madre Erminia, e non solodi Lina Milani

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Shalom ottobre 201413ad Acoyotla, nel Messico cen-trale, consapevoli di avere po-co da offrire ma sicuri di rice-vere una ricchezza che va al dilà delle cose materiali.La parola che più descrive que-sta esperienza è di sicuro “in-contro”. Nelle due settimane dipermanenza in questo paesinosulle colline messicane, abbia-mo avuto l’occasione di incon-trare numerose famiglie dellaparrocchia. Tra un caffè, un a-tole (bevanda tradizionale com-posta da farina di mais, acqua,zucchero di canna non raffinato,cannella, vaniglia ed eventual-mente cioccolato o frutta) o unsucco di frutta, abbiamo inco-minciato a conoscere questagente semplice, povera ma mol-to ospitale e aperta, per cui l’al-tro, anche se viene da un paese

di cui non conosci nemmeno l’e-sistenza, anche se non parlamolto bene la tua lingua, è undono da accogliere e cui presta-re tutta la tua attenzione. Ab-biamo pregato con ogni famigliacondividendo con loro la fede,che in fondo è quello che ci u-niva.Abbiamo avuto modo anche diincontrare i numerosi bambini eragazzi. Tra una partita di baskete l’altra e un artigianale labora-torio di braccialetti è cresciutal’amicizia e la voglia di conosce-re usi e costumi differenti, non-ché modi diversi di leggere e af-frontare la vita.Abbiamo incontrato infine i varicatechisti. Laici, padri e madriche oltre a occuparsi della loro– anche numerosa – famiglia, siprendono a cuore un settore

della comunità parrocchiale (ma-lati, battesimo, liturgia…) oppu-re gestiscono un’intera comunitàche vede il missionario (e chequindi ha la possibilità di segui-re una messa) solo una volta almese, se va bene. In loro ab-biamo apprezzato l’attaccamen-to alla comunità, la voglia dimettersi in gioco in prima per-sona e soprattutto la loro fedesobria e molto concreta, che gui-da, con semplicità, i passi e lescelte della vita quotidiana, fa-migliare e comunitaria.Anche se in un tempo molto bre-ve, grazie a tutti questi volti, ge-sti, racconti, incontri, il nostrocuore – il nostro tesoro – si èdecisamente arricchito, anzi nonpossiamo negare che un po’ delnostro cuore là lo abbiamo an-che lasciato.

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ottobre 2014 Shalom14

Tutti i momentisono buoni per

ricordare. Succedeil più delle volte percaso, per un’inezia:un profumo, un og-getto, una data sulcalendario… ed ec-co che il pensierovola all’indietro e sicollega a qualcosa(o a qualcuno) cheè stato importantenel nostro passato.Mi è appena suc-cesso: stavo lì tran-quillo ascoltandodell’ottima musicaed ecco che dal lu-glio del 2014 sonoprecipitato indietroa un altro mese diluglio, quello deimiei trent’anni nonancora compiuti, lu-glio del ’74.

C’era un prete, allora, un amicoprete, la cui semplicità e uma-nità, il cui spirito gioviale e latanta (tanta davvero) umanabontà si univano a un’umiltà au-tentica e non scontata. E c’eraun pizzico di dolore perché lui,don Lorenzo Fumagalli, stava perpartire, trasferito a Treviglio.Era arrivato a Cassago comecoadiutore nel 1967, e in buonasostanza era stato responsabiledell’oratorio, un giovane pretechiamato a stare in mezzo ai ra-gazzi. Ripensando a quest’uomosorridente, però, non vorrei li-mitarmi a rievocare ricordi ma mipiacerebbe provare a conferire –umilmente – un attestato di lo-de a uno che se lo è meritato;vorrei farlo donandogli qualcheminuto e qualche pensiero, ma-gari riuscendo a farlo conosce-re a quelli che mi staranno leg-gendo e che non ebbero la pos-sibilità di incontrarlo. Ecco, que-

Chiesa e Oratorio, beni di tuttidi Piera Merlini

Se la chiesa è il luogo dove cisi trova – da soli o insieme –

a pregare e lodare Dio, allora es-sa è la casa di tutti.Se l’Oratorio è luogo di acco-glienza, dove i bambini e le fa-miglie si ritrovano per condivide-re vari momenti insieme, alloraesso è il punto che rende visibi-le la passione educativa dell’etàcristiana, che si prende cura deipropri ragazzi ma anche delle lo-ro famiglie, quindi è la casa di

tutti. Tutti coloro che abitanoquesti luoghi li rendono vivi e ac-coglienti: nulla si potrebbe faresenza l’impegno di tanti; comeper la nostra casa e in tutti i luo-ghi abitati, anche chiesa e Ora-torio necessitano di cura e puli-zia. Purtroppo le forze sono poche:se fossimo in tanti si farebbe pri-ma, meglio e con turni più lun-ghi. Per la chiesa il turno è ogniquindici giorni di venerdì pome-

riggio; per l’Oratorio il turno èsettimanale ogni lunedì (e sa-rebbero assai utili anche perso-ne per il turno serale al bar).L’amore per Dio e i fratelli ci spin-ge a mettere a disposizione iltempo che si può. Il vero cristia-no è pronto ad offrirsi per il be-ne della comunità: il Signore ri-compenserà.Per chiarimenti e disponibilità ri-volgersi all’oratorio.

La melodia del ricordo di Benvenuto Perego

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Shalom ottobre 201415sto desiderio è più forte del ti-more di essere criticato, e magariun po’ deriso, per questa vogliache ogni tanto mi prende di scri-vere cose di un tempo tanto lon-tano.Don Lorenzo era uno di quei sa-cerdoti che vivevano la vita reli-giosa come un’intima gioia: cor-diale e sorridente, ha lasciatonella comunità un esempio di fe-de vissuta con coraggio, apertu-ra, semplicità e naturalezza. Erasempre capace di trovare nellamodestia una parola fraterna perconsolare, o quando necessarioper correggere, per dare fiducia,speranza e anche aiuto materia-le. Me lo ricordo bene quando di-ceva che “l’amore trova semprele persone, le parole e i mezzi” oancora quando chiamava “sciurpadromm” quelli che gli si rivol-gevano perché erano loro, in quelmomento, i suoi “padroni”.Credo che anche per questo sia-no in tanti i cassaghesi (quellidell’età giusta, s’intende) che loricordano con affetto. Coloro chefrequentavano la chiesa, certo,ma anche chi la frequentava po-co o per niente: per la mia ge-nerazione, e particolarmente peri più piccoli, per gli anziani, perchi era magari ricoverato in o-spedali e case di cura, quella didon Lorenzo era una presenzacostante, vicina, sempre con quelsorridente “sciur padromm” sul-le labbra, parole che sembrava-no riempirlo d’allegria mentre lepronunciava e (soprattutto) men-tre ci dedicava le sue migliori e-nergie accogliendo con le mani econ lo sguardo, ascoltando e tra-smettendo la fede. Ricordo benela sua espressione di profondoraccoglimento nella preghiera equella di adorante dedizionementre elevava in alto il pane ap-pena consacrato nell’Eucaristia:nutrito di quella forza era capa-ce di dare a noi giovani la forzae il coraggio di credere, spro-nandoci ad aver fiducia “nella

bontà di Dio che abita anche inogni uomo”.C’era festa in quel giorno di lu-glio di quarant’anni fa esatti, melo ricordo bene. E ricordo ancheche faceva un caldo terribile, eche il cielo era puro e terso co-me quando è cessato il tempo-rale, e ciononostante l’aria eratutt’altro che leggera. C’è un mo-tivo se in Brianza si diche che “aluj la tera la buj”, in fondo. Ri-cordo che don Lorenzo stavaconcludendo la S. Messa e che ioero tranquillo, sereno, forte del-la mia giovinezza e di un “giubi-lo contenuto che cantava nell’a-nimo”. Poi ricordo che tutto si in-terruppe bruscamente.Il celebrante era salito all’ambo-ne per l dare gli avvisi uno deiquali era la comunicazione delsuo trasferimento: avrebbe pre-sto dovuto lasciare il nostro Pae-se. Il “fiat voluntas tua” e il “sur-sum corda” che avevamo appe-na pronunciato nella celebrazio-ne furono dimenticati e copertida un mormorio crescente; era la“brutta” conferma di voci che sirincorrevano da qualche giornonelle silenziose vie del paese macui nessuno aveva sino ad alloraprestato troppo orecchio; oraquelle voci si trasformavano in unampio torrente di lamenti. Era co-me se si stesse interrompendo inmodo prematuro e brusco qual-cosa di importante, come se sistesse spegnendo un faro lumi-noso nella nostra piccola chiesa.Una mamma ancora giovane nontrattenne un “o no! Ghe voor nààa lamentass!” e dicendo questomise i suoi tre figli sul sedile del-la panca, e questi – in scala co-me tre canne d’organo – feceroeco alla mamma in modo cosìplateale da attirare l’attenzionedel don, ma questi rispose solocon un dolce sorriso: voleva di-re che andava bene così.Fu difficile anche per noi, suoi ra-gazzi e giovani dell’oratorio; nonavevamo parole e ciò traspariva

con evidenza dai nostri sguardi:ci veniva tolto colui che elargivatanto bene, che capiva la nostraimpazienza di crescere, la nostraribellione alle raffiche di racco-mandazioni materne, perché donLorenzo credeva nella bontà chec’è in ognuno di noi, anche traquelli che parevano essere i più“ribelli”. Ci seguiva personal-mente, con interesse, donandocon umiltà e modestia gli annimigliori del suo sacerdozio nellaconsapevolezza di trasmettere etestimoniare la fede, e sapevasuscitare nel disordine del pre-sente il desiderio di conoscere eraggiungere quel dono attraver-so le varie stagioni della vita, sianella gioia sia nel dolore. Sape-vamo che ci sarebbe mancato,anche se nessuno di noi potevasospettare che sarebbe tornatoalla casa del Padre tanto presto,appena cinquantenne, neppuredieci anni più tardi.E così oggi, mentre assisto a u-na riflessione musicale (anche adon Lorenzo piaceva la musica,ci aveva insegnato lui ad ap-prezzarla, e forse è stato proprioquesto stacco di note di pia-noforte e sassofono a farmi tor-nare alla mente la sua figura) ementre ammiro l’irrequieta bra-vura di questi ottimi musicisti chefanno correre le dita sui loro stru-menti in un modo così vorticosoda far pensare che riescano atoccare ogni tasto e a far vibra-re tutte le corde d’acciaio, il pen-siero va a quel sacerdote che miazzardo a definire santo, la cuivita è stata un concatenarsi de-gli accordi di quella fede armo-niosa che sapeva trascinare allatestimonianza della carità frater-na. Per don Lorenzo ognuno dinoi ragazzi d’allora era un tastoche poggiava sulla grande ta-stiera del cuore.In questa cosa credo: don Lo-renzo ha sfiorato con modestiaquei nostri tasti, ha ascoltato laqualità del suono di ciascuno di

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ottobre 2014 Shalom16“Informazioni utili”“Informazioni utili”Sede di ShalomCasa parrocchialeP.zza San Giovanni XXIII 1023893 Cassago B.za (LC)Tel. 039.955715 - Fax [email protected]

Orari parrocchialiS. Messe festive (Chiesa parroc-chiale)Sab. 20.00; Dom. 8.00; 10.30; 18.00S. Messe feriali (Chiesa parrocchia-le)Lun., Mar., Giov., Ven. 9.00 (dopo la reci-ta delle lodi alle 8.50)Primo venerdì del meseS. Messa 20.30Celebrazione della Parola e S.ComunioneMer. e Sab. 9.00 (dopo la recita delle lodialle 8.50)S. Messe feriali e festive (Chiesa diOriano)Dom. 9.30; Mer. 9.00Adorazione eucaristica15.00-16.00 (ogni primo giovedì delmese)Sante confessioniTutti i giorni feriali prima delle S. MesseSab. pom. (Chiesa Parrocchiale) 15.00-18.00Orario Segreteria parrocchialeTutti i giorni 9.40-11.30

Associazione S. AgostinoBiblioteca e Sede - Dom. [email protected] - www.cassiciaco.itAppuntamenti: 039.958105 (Beretta)

Orari FarmaciaLun.-Ven. 8.30-12.30 e 15.30-19.30;Sab. 8.30-12.30Tel. 039.955221

Piazzola rifiuti (zona Stazione)1 apr.-31 ott.Mar. 18-21; Sab. 9-12 e 14-171 nov.-31 mar.Mar. 14-17; Sab. 9-12 e 14-17

Centro aiuto alla vita - BarzanòApertura mer. 15-17.30Tel. (parrocchia) 039/955835

Numeri utiliParrocchia 039.955715Oratorio 039.955136Comune 039.921321Asilo nido 039.956623Elementari 039.956078Materna 039.955681Media Cassago 039.955358Biblioteca 039.9213250Guardia medica Casatenovo 039.9206798Pronto Soccorso Carate 0362.984300Pronto Soccorso Lecco 0341.489222Carabinieri Cremella 039.955277

Pagine a cura e responsabilitàdella Parrocchia

noi e ne ha rafforzato le vibra-zioni: mai con “adagio” ma sem-pre “allegro”, con tocchi leggerisopra un grande registro. Erava-mo come note per lui, mai graviné acute, solo belle, semplice-mente.La sua musica amabile si espri-meva nei gesti e nelle parole, do-minate dall’idea di interpretarecon straordinario vigore la parti-tura della Buona Novella. Cosìoggi, quarant’anni dopo quei fat-ti, sono qui grato per l’insegna-mento ricevuto, e celebro anch’ionel mio piccolo le note penitentidel “Confiteor”, quelle ferventidel “Credo” e quelle ardenti del“Gloria” proprio come don Lo-renzo ha insegnato a me e a tan-

ti di noi. Rivedo ancora oggi quelsuo sorriso amabile e mi pareproprio che da lassù egli muovaancora instancabilmente le suedita operose per aiutarci nelle co-se difficili e per correggerci negliinevitabili errori che si fannoquando si legge il pentagrammadella vita. In essa convivono no-te alte di gioia e quelle gravi deipassaggi difficili, ci sono e stan-no insieme, ed è questo che con-ta.Perché la fede – ecco un’altra co-sa che ho imparato da lui – è co-me un paracadute: ci salva la vi-ta mentre più in alto Qualcuno,col suo dito indice, non desistedall’insegnarci a volare. Per tut-to questo grazie, don Lorenzo.

MONTMARTREMONTMARTRE

“Mio Signore,le notti insonni sono lunghe.Questa, poi, pare eterna.Ti va di parlare un’istante?”.

“Mi va di parlaretutto il tempo che vuoi.Cos’è che vuoi dirmi?”.

“Sono stato ferito:persone di fiduciami hanno colpito nella dignità”.

“Poco male, peggio sarebbese fossi stato tu ad averle ferite!”.

“Mio Signore,non riesco ad amarechi mi ferisce!”.

“Se non ami,ti predisponi all’odio,il vero padre dell’infelicità!”.

“Sì, ma Tu sai tutto:conosci a fondo il motivoper cui T’interpello, sono, forse, dalla parte del torto?”.

“Hai tutte le ragioni,ma non sei sulla via della pace!”.

“Mio Signore,però le notti sono lunghequando c’è una feritache duole!”.

“Le ferite guariscono.Perché la tua guarisca in fretta,ti consigliola terapia del perdono”.

O. C.

La terapia del perdono

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