elementi di analisi applicata del comportamento · programmare interventi di riduzione od...
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Corso ABA
Elementi di Analisi Applicata del
Comportamento
Assessment Funzionale del Comportamento 1.0.1
Argomenti
A. Definizione del Comportamento B. Trattamenti basati sulla funzione C. Individuazione delle funzioni D. Assessment indiretto E. Assessment diretto
F. Analisi funzionale G. Funzioni del Comportamento H. Variabili idiosincrasiche
Disclaimer e Proprietà Intellettuale:
Si sottolinea che la trattazione seguente non riguarda il completo assetto concettuale dell’ABA
nella totalità delle procedure, e che alcuni argomenti utilizzano una terminologia semplificata
accanto o al posto dei termini tecnici ABA ai fini di facilitarne la comprensione. Per una
trattazione più rigorosa e completa degli argomenti affrontati si consiglia di utilizzare il “White
Book” (Applied Behavior Analysis, Cooper, Heron, Heward).
La seguente trattazione semplificata dell’ABA è frutto del lavoro didattico del Prof. Di Salle, che ne
detiene la proprietà intellettuale. Viene distribuita agli iscritti al Corso per Operatori per facilitare
lo studio introduttivo dell’ABA, ma i diritti rimangono riservati e se ne proibisce la copia e la
distribuzione se non specificamente autorizzata.
Un qualsiasi comportamento è costituito dalla sua forma (topografia) e dal motivo (funzione)
che spinge l’individuo ad emetterlo. La tendenza naturale nell’affrontare un comportamento
disadattivo consiste nel adottare strategie basate sulla sua topografia, in Analisi del
Comportamento si sono invece costruite strategie di trattamento molto efficaci basate sulla
funzione. L’assessment funzionale del comportamento è una tappa necessaria per
programmare interventi di riduzione od eliminazione dei comportamenti disadattivi basati
sulla funzione del comportamento (cfr. paragrafi successivi).
Definizione del Comportamento
Come per tutti gli interventi comportamentali, il primo step da effettuare consiste nel definire
il “comportamento target” degli interventi di riduzione del comportamento. La Definizione
del Comportamento per essere utile alla programmazione dell’intervento deve obbedire ad
alcuni criteri irrinunciabili:
1) deve essere accurata e dettagliata, deve cioè descrivere in maniera completa la
“topografia” del comportamento: non è sufficiente in Analisi del Comportamento
definire un comportamento come “gettare oggetti”, ma è necessario invece
descrivere esattamente con quali comportamenti motori gli oggetti vengano gettati, e
la tipologia esatta degli oggetti. Per esempio, se stiamo programmando un intervento
di riduzione del comportamento siamo interessati ad intervenire su comportamenti
disadattivi gravi, consistenti nel gettare con forza un oggetto contro un muro o nel
gettarlo verso una persona presente. In questo senso, può non rientrare nella
definizione del comportamento gettare oggetti per terra spingendoli lentamente con
un dito sulla superficie del tavolo fino a farli cadere, o possono non rientrare oggetti
molto leggeri come un foglio di carta che anche se gettati verso una persona presente
possono non costituire un vero comportamento disadattivo perché non sono in grado
di causare danno alle persone.
2) Il comportamento descritto deve essere osservabile e misurabile in maniera
quantitativa e numerica.
3) Non rientrano nella definizione del comportamento interpretazioni sulle sue finalità o
sulle variabili “mentali” ed emotive che li hanno causati. Nell’esempio precedente,
interpretazioni come “gettare oggetti per colpire una persona”, “gettare oggetti per far
male” o gettare oggetti per rabbia, non rispondono ai criteri comportamentali di
definizione del comportamento.
Trattamenti basati sulla Funzione
Una volta definito il comportamento target, bisogna acquisire dimestichezza con il concetto
del trattamento basato sulla funzione del comportamento. Si possono curare i bimbi dai loro
comportamenti disadattivi in due modi differenti, conoscendone o non conoscendone la
funzione. La modalità di trattamento dei comportamenti disadattivi fatta senza conoscerne
la funzione, è stata utilizzata nelle prime esperienze dell’Analisi Comportamentale Applicata
fino agli anni 80, e veniva chiamata “Behavior Modification”. Questa modalità di
trattamento, ormai sostanzialmente in disuso, era basata sulla teoria che se un bimbo
emette un comportamento problema, questo sia eliminabile usando una combinazione
conveniente di forti rinforzatori (stimoli fortemente appetitivi ed in grado di aumentare la
frequenza futura del comportamento che li precede) di comportamenti adattivi, ed anche di
forti punizioni (stimoli avversivi, in grado di ridurre la frequenza futura del comportamento
che li precede) dei comportamenti disadattivi. Il concetto è che non esista una condizione
nella quale il comportamento disadattivo di un bimbo non possa essere limitato attraverso
l’uso di forti punizioni, o nella quale i comportamenti positivi (adattivi) non possano essere
aumentati dall’uso di forti rinforzatori.
Già negli anni 70 si sono però dimostrati importanti effetti collaterali negativi dell’uso della
punizione, tali da farla considerarla non etica e da evitarla in tutte le condizioni in cui sia
possibile. Punire non solo non è etico, ma ha anche un effetto importante sul rapporto del
bimbo con l’insegnante. Le migliori condizioni d’insegnamento si verificano quando
l’insegnante “costruisce una relazione” (diremmo in termini non comportamentali) con il
bimbo, oppure usando termini comportamentali più corretti quando l’insegnante ottiene un
elevato valore di “rinforzatore condizionato” per essere stata frequentemente associata
temporalmente (pairing) con l’ottenimento da parte del bimbo di stimoli aventi un elevato
valore di rinforzatore (appetitivi in grado di aumentare la frequenza futura del
comportamento che li precede). L’associazione frequente con la consegna di “punizioni”
(stimoli in grado di ridurre la frequenza futura del comportamento che li ha preceduti)
costruisce per l’insegnante e per il setting educativo un valore di “punitore condizionato”,
con delle forti implicazioni dal punto di vista didattico che si aggiungono alle problematiche
etiche, filosofiche e giuridiche. Per questo la moderna Analisi del Comportamento ha ridotto
l’uso della punizione al minimo indispensabile, riservandole alle sole evenienze nelle quali
l’uso di qualsiasi strategia d’intervento basata su contingenze di rinforzo non sia efficace per
modificare il comportamento (e questo è espressamente sancito nel codice etico dell’Analisi
del Comportamento). Nel caso raro in cui dobbiamo usarle, si tratta di punizioni negative,
consistenti cioè nel sottrarre al bimbo (all’ambiente intorno al bimbo) degli appetitivi,
piuttosto che punizioni positive, consistenti nel somministrare un avversivo evidenziando
che si riduca nel tempo la frequenza del comportamento che ha preceduto la punizione. Un
motivo ulteriore per evitare la punizione in tutti i casi in cui sia possibile è legato al fatto che
la punizione rinforza negativamente il comportamento del punitore (cioè fa aumentare
nel tempo la frequenza di punizioni, tramite la sottrazione di un avversivo – nel caso il
comportamento oppositivo o la mancanza di compliance, o il comportamento disadattivo del
bimbo), per cui chi punisce, tenderà a punire sempre di più! Per questo è necessario usare
la punizione con molta attenzione, solo se necessario e sotto stretto controllo di un Analista
del Comportamento, il che equivale in poche parole a non usarla quasi mai!
In alternativa è possibile ridurre o eliminare i comportamenti disadattivi con interventi basati
sulla funzione del comportamento. In questo modo i trattamenti risultano molto più efficaci,
e non è necessario utilizzare conseguenze di punizione. I trattamenti basati sulla funzione
agiscono direttamente sulle variabili comportamentali in gioco nel mantenere il
comportamento disadattivo, e per questo motivo sono estremamente più efficaci, richiedono
contingenze di rinforzo molto più fisiologiche e non necessitano di contingenze punitive.
L’unica conseguenza di valore negativo utilizzata nei trattamenti basati sulla funzione è
l’”estinzione”, definita come la mancata consegna di conseguenze di rinforzo per
comportamenti che in passato erano stati rinforzati.
Dopo aver elaborato un’accurata definizione del comportamento secondo le regole discusse
sopra, il passo successivo necessario per elaborare trattamenti basati sulla funzione del
comportamento consiste nell’individuazione della funzione o delle funzioni che mantengono
il comportamento target.
Individuazione della Funzione del
Comportamento
La valutazione della funzione dei comportamenti disadattivi avviene attraverso
l’ASSESSMENT FUNZIONALE DEL COMPORTAMENTO (Functional Behavior
Assessment – FBA), che si declina in tre grandi aree che sono:
1. Assessment Funzionale Indiretto;
2. Assessment Funzionale Diretto; 3. Assessment Funzionale Sperimentale.
Avviene attraverso la somministrazione di questionari alle persone vicine al bimbo, che in
maniera libera, semi-strutturata o strutturata chiedono informazioni sulle condizioni di
stimolo presenti immediatamente prima ed immediatamente dopo il comportamento target,
sugli eventuali “setting events”, sulle “variabili contestuali” e sulla topografia del
comportamento. Può presentarsi nella forma di una Scheda ABC Indiretta (assessment
semi strutturato) con la quale si cerca di farsi dire quali sono di volta in volta le condizioni
nelle quali viene emesso il comportamento problema, per cercare di capire quali sono le
condizioni antecedenti che evocano il comportamento e quali sono le conseguenze che lo
hanno mantenuto.
Con questa modalità, è proprio l’analista o l’assistente analista che osserva direttamente il
comportamento e prende nota degli antecedenti (che evocano il comportamento) e delle
conseguenze (che mantengono il comportamento). Per raccogliere in modalità diretta questi
dati, si usano modalità standard, che sono:
• Schede ABC (Antecedent - Behavior – Consequences)
nelle quali viene riportato in un modo narrativo, quali sono gli antecedenti, qual è la
topografia del comportamento disadattivo e quali sono le conseguenze del
comportamento.
Esempio di Tabella ABC:
1. ASSESSMENT FUNZIONALE INDIRETTO
2. ASSESSMENT FUNZIONALE DIRETTO
RACCOLTA DATI ABC
INFORMAZIONI
Variabili
Contestuali e
Setting Events
A (Antecedente)
B (Comportamento)
C (Conseguenza)
Ora:
In quale contesto
sociale è avvenuto il comportamento? Ci sono stati
avvenimenti di
rilievo recenti?
Cos’è successo
immediatamente
prima del
comportamento?
Topografia esatta
del comportamento
Cos’è successo imme-
diatamente dopo il
comportamento? Data:
Presenti:
Note:
Il comportamento
è avvenuto in giardino. Il bimbo non ha a
disposizione il suo
ipad
Alcuni bimbi sono a
giocare in giardino,
ho chiesto al bimbo
in questione di
scendere
dall’altalena per far
salire un altro bimbo
Aggressione verso
un compagno, nella forma di spinte a due mani e di pugni
Sono intervenuto per
separarli
La Topografia del comportamento interessa poco l’Analista nell’Assessment
Funzionale del Comportamento. Un assioma generale dell’ABA è che la topografia di
un comportamento non è in correlazione con la sua funzione. Quello che ci interessa
veramente e che ci indirizza verso la comprensione della funzione del comportamento
sono:
- Antecedenti: nell’esempio in tabella rileviamo che, immediatamente prima
dell’emissione del comportamento, è stato sottratto al bimbo un appetitivo. Questa
condizione aumenta il valore istantaneo dell’Operazione Motivazionale (MO) per
l’ottenimento dello stimolo appetitivo (Accesso al Tangibile);
- Conseguenze: nell’esempio della tabella non c’è una conseguenza corrispondente
alla MO specifica il cui valore è stato innalzato. C’è stata invece una consegna di
attenzione, il cui valore di rinforzatore è prodotto da una diversa Establishing
Operation (EO) per rinforzo positivo. Infatti, è vero che non consegniamo l’accesso
all’altalena (la conseguenza tangibile nella forma di attività preferita), ma se
separiamo i bimbi gli diamo attenzione, e quindi c’è una consegna di attenzione
contingente al comportamento problema.
In questo caso antecedenti e conseguenze non indirizzano univocamente ad una
singola forma di rinforzatore la cui deprivazione abbia evocato il comportamento
disadattivo. Nel versante degli antecedenti il comportamento appare evocato dalla
deprivazione di un’attività preferita, mentre nel versante delle conseguenze il
comportamento è seguito da attenzione sociale.
In una condizione simile, di mancata concordanza di antecedenti e conseguenze
nell’indicare una specifica natura del rinforzatore che mantiene il comportamento
(funzione del comportamento), è necessario non fermarsi al singolo episodio ma
osservare più episodi successivi per vedere se c’è una ricorrenza di condizioni.
• Scatterplot (Grafico per dispersione dei dati):
È una modalità di rilevazione e di rappresentazione dei dati per dispersione grafica,
nella quale si ottiene una rappresentazione grafica direttamente tramite la tabulazione
dei dati. È un po’ un caso limite, nel quale tabella e grafico coincidono (il grafico risulta
automaticamente dalla tabulazione dei dati), e rappresenta in maniera binaria la
presenza/assenza della variabile dipendente (comportamento disadattivo) in funzione
di una doppia variabile indipendente temporale (Giorno e Ora). Quindi si misura solo
l’occorrenza del comportamento in una tabella che è anche un grafico cartesiano nel
quale non bisogna unire i singoli punti (le singole occorrenze del comportamento) con
una linea dati, poiché potremmo avere vari punti nello stesso giorno se il
comportamento disadattivo si è verificato in diversi orari della stessa giornata. In un
grafico cartesiano questo va in contrasto con la necessità che ad un valore delle
ascisse corrisponda un solo valore delle ordinate. Non unendo i punti si ottiene un
grafico per dispersione di punti, dove abbiamo la possibilità con la sola ispezione visiva
di renderci conto che in determinate ore del giorno, o in determinati giorni della
settimana accade qualcosa di particolare, in grado di muovere le variabili motivazionali
o gli stimoli discriminativi in maniera tale da evocare il comportamento. Se si rileva un
addensamento della presentazione del comportamento disadattivo in un range orario
o in determinati giorni della settimana ci si può chiedere quali siano le variabili
antecedenti in che assumano in quei momenti un valore particolarmente elevato,
quindi questo grafico ci permette di fare ipotesi sulla natura delle contingenze che
evocano e che mantengono il comportamento disadattivo.
Ovviamente se nella tabella ABC viene riportata la data e l’ora dell’emissione del
comportamento, anche dall’ABC si può redigere uno Scatterplot “ex post”.
Esempio di Scatterplot:
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
8.00
8.30
9.00
9.30
10.00
10.30 x x
11.00 x x x
11.30 x x x x
12.00 x x x x x
12.30 x
13.00
13.30
14.00
14.30
15.00
15.30
16.00
16.30
17.00
17.30
18.00
18.30
19.00
19.30
20.00
L’unità di tempo sull’asse verticale può essere la mezz’ora oppure l’ora.
Nell’esempio riportato sopra, le condizioni antecedenti di stimolo sono in grado di
evocare il comportamento disadattivo in un range orario compreso tra le 10.30 e le
12.30, e soltanto nei giorni infrasettimanali. Questo consente di ipotizzare che ci sia
una combinazione di antecedenti, variabili contestuali e setting events in grado di
evocare il comportamento disadattivo nel contesto scolastico intorno a metà mattinata.
Uno studio delle caratteristiche ambientali in quel range orario potrà fornire ipotesi
dettagliate, per esempio si potrà scoprire che nelle ore rilevate il bimbo non ha la
copertura di sostegno, o che le ore corrispondano con le ore di insegnamento di
materie particolarmente complesse, o che coincidano con il ritorno dalla palestra o
dall’intervallo.
• Analisi Funzionale
Sia lo Scatterplot, che le tabelle dati ABC, non sono modalità di assessment funzionale in
grado di individuare la funzione del comportamento nel 100% dei casi. Più spesso sono in
grado di formulare delle ipotesi, più o meno probabili, riguardo la funzione. Nel caso la
funzione rimanga dubbia, la possibilità ulteriore di analisi, il passo successivo
nell’Assessment Funzionale del Comportamento, è l’Analisi Funzionale.
Nell’Analisi Funzionale (AF - terzo tipo di Assessment Funzionale), per individuare la
funzione del comportamento vengono attivamente e programmaticamente modificati gli
antecedenti e le conseguenze al fine di evocare e di mantenere il comportamento
disadattivo.
Quindi, anche concettualmente, l’Analisi Funzionale è l’esatto opposto delle strategie
terapeutiche. Mentre nelle procedure terapeutiche vengono studiate le combinazioni di
antecedenti e di conseguenze in grado di eliminare il comportamento disadattivo dal
repertorio comportamentale del bimbo, nell’Analisi Funzionale vengono ricercate
attivamente le combinazioni in grado di evocarlo e di aumentarne la frequenza nel tempo.
Proceduralmente l’AF è molto differente dalle altre modalità di Assessment Funzionale
Diretto, nelle quali si aspetta che il comportamento si verifichi da solo e si prende nota delle
occorrenze del comportamento target e delle condizioni dello stimolo presenti quando il
comportamento viene evocato. Nell’Analisi Funzionale invece, l’Analista del
Comportamento modifica attivamente, manipola le condizioni antecedenti e conseguenti
dello stimolo, ed osserva quando queste sono in grado di evocare il comportamento e di
mantenerne od aumentarne la frequenza di occorrenza nel tempo.
N.B.: Per queste sue peculiarità l’AF deve essere obbligatoriamente condotta da un Analista del Comportamento, perché la metodica contiene intrinsecamente un rischio che il bimbo o altre persone intorno a lui possano subire danni a causa dei comportamenti aggressivi o autoaggressivi del bimbo. Il tutto reso anche più rischioso dal fatto che vengono date delle conseguenze specifiche (rinforzando il comportamento problema), per cui il comportamento tende a crescere nel tempo se le conseguenze innescano realmente un processo di rinforzo del comportamento. L’AF va effettuata con estrema attenzione e deve occuparsene chi ha una preparazione specifica ed è competente nelle
sue procedure.
Nell’esempio sopra, i dati relativi all’Analisi Funzionale vengono riportati in un grafico lineare
secondo un “disegno sperimentale” particolare, definito “multielemento. Nel grafico, il
singolo punto rappresenta la frequenza del comportamento disadattivo nelle singole
condizioni di esame. In ognuna delle diverse condizioni sono attivi gli antecedenti rilevanti e
le conseguenze specifiche di ogni condizione. Per esempio, il comportamento disadattivo
può essere mantenuto dall’attenzione sociale, nel senso che le condizioni di deprivazione
di attenzione evocano il comportamento nell’immediato, e la consegna di attenzione
contingente e temporalmente contigua all’emissione del comportamento ne determina un
aumento della frequenza futura. Circa il 40% dei comportamenti disadattivi sono mantenuti
da questa combinazione di variabili in popolazioni di bambini con sviluppo autistico.
Come discusso in precedenza, in tutte le metodologie di Assessment Funzionale occorre
aver prodotto in primis una “DEFINIZIONE” dettagliata del comportamento in termini
misurabili, osservabili e quantitativi. Per fare questo spesso occorre avvalersi della
categorizzazione discreta, avendo già distinto tra di loro categorie similari del
comportamento che tuttavia differiscano per una variabile significativa (ad esempio: darsi
uno schiaffo e sentire il rumore della mano contro il viso va distinto dall’accostare la mano
al volto per farsi una carezza). È molto importante definire il comportamento da osservare,
perché una mancata definizione o una definizione incompleta o erronea possono mettere a
rischio “l’integrità procedurale”, cioè la possibilità che le strategie terapeutiche vengano
messe in pratica in maniera omogenea e costante da tutti i componenti del gruppo
terapeutico (Team). Il Team è necessariamente composto da vari Operatori (vedi
programmazione per la generalizzazione), e tutti gli Operatori devono sapere con precisione
qual è il comportamento target allo scopo di rilevare i dati quantitativi sulla sua occorrenza
in maniera quanto più precisa possibile ed allo scopo di applicare le procedure di trattamento
in maniera costante ed omogenea. Una definizione incorretta della topografia di un
comportamento da sottoporre a trattamento riduttivo potrebbe portate addirittura a rinforzare
in maniera spuria i comportamenti disadattivi.
Funzioni del Comportamento
L’Analisi Funzionale consente in molte circostanze di stabilire con una buona
approssimazione quali siano le variabili che mantengono un comportamento disadattivo.
Ricordiamo che qualsiasi comportamento, in tanto esiste nel repertorio comportamentale di
ognuno di noi ed anche nei bambini a sviluppo autistico, in quanto viene mantenuto da
variabili conseguenti di rinforzo. Se ciò non fosse il comportamento sarebbe andato incontro
ad estinzione e sarebbe scomparso dal repertorio comportamentale.
Queste variabili sono le quattro Funzioni del comportamento:
1. Rinforzo Positivo Automatico (condizione conseguente di rinforzo prodotta da
un’azione che viene compiuta dallo stesso soggetto. Il Rinforzo Positivo
Automatico è spesso attivo nel mantenere stereotipie motorie e vocali);
2. Rinforzo Negativo Automatico (condizione conseguente di rinforzo costituita
dal sollievo da una condizione avversiva, di disagio, di sensazioni dolorose o di
fastidio, che avviene attraverso un’azione viene compiuta dallo stesso soggetto
che prova il disagio, per esempio il grattarsi dopo essere stati punti da una
zanzara);
3. Rinforzo Positivo Mediato Socialmente (condizione conseguente di rinforzo,
prodotta per accesso ad attenzione o a oggetti tangibili, edibili, o ad attività o
condizioni dello stimolo preferite, che viene governata da una persona diversa dal
soggetto che emette il comportamento);
4. Rinforzo Negativo Mediato Socialmente (condizione conseguente di rinforzo
che consiste nell’evitare una condizione avversiva dello stimolo, già in atto (fuga)
o non ancora in atto ma di insorgenza prevedibile e prossima nel tempo
(evitamento) governata da una persona diversa dal soggetto che emette il
comportamento). È importante ricordare che:
• Le Conseguenze (Rinforzo, Punizione, o la mancanza di conseguenze di Rinforzo,
definita “Estinzione”) influenzano la frequenza futura di un comportamento, in
particolare le Conseguenze di Rinforzo mantengono o rafforzano il comportamento
che le ha immediatamente precedute;
• Gli Antecedenti (Stimoli Discriminativi ed Operazioni Motivazionali) influenzano nel
presente o nel futuro immediato la probabilità istantanea che venga emesso un
determinato comportamento per il quale gli antecedenti siano rilevanti ab inizio, o
siano divenuti rilevanti a causa di una storia specifica di apprendimento. Gli
Antecedenti possono evocare nell’immediato il comportamento (effetto evocativo), o
determinarne la mancata comparsa (effetto abativo);
• Gli Stimoli Discriminativi sono costituiti da “segnali” ambientali, che indicano la
disponibilità di una determinata Conseguenza in seguito all’emissione di uno
specifico Comportamento. Possono consistere nella visione di un oggetto desiderato,
di un alimento, di un Comportamento emesso da parte di un’altra persona, o nella
stessa presenza di un’altra persona nell’ambiente intorno al bambino.
• Le Operazioni Motivazionali traducono quello che in linguaggio comune si identifica
come motivazione a fare o a non fare qualcosa al fine di ottenere una conseguenza
del comportamento. Ne esistono due grandi famiglie, le Establishing Operation e le
Abolishing Operation, ed influenzano il comportamento perché alterano il valore delle
conseguenze, rendendole forme appropriate ed efficaci o, invece inappropriate ed
inefficaci di rinforzo o punizione. Tutto questo avviene in una modalità estremamente
dinamica, per cui in ogni istante il valore di un rinforzatore o di una punizione viene
determinato soprattutto dal valore istantaneo che hanno in quel momento le
operazioni motivazionali rilevanti.
Esempio dell’appetito: se abbiamo fame il valore di un rinforzatore incondizionato
come il cibo aumenta, e lo perde progressivamente mentre mangiamo fino a quando
non raggiungiamo una condizione di sazietà. A questo punto il cibo non avrà più
nessun valore appetitivo, non sarà più un rinforzatore, anzi addirittura, potrà anche
avere un certo valore avversivo tanto che se a quel punto qualcuno ci offrisse altro
cibo, la sua offerta o la semplice vista del cibo ci potrebbe risultare repulsiva.
Nell’esempio appena fatto l’appetito ha una sua variabilità percepibile, prevedibile e
progressiva: tutti percepiamo l’appetito e lo sentiamo variare da quando abbiamo
fame a quando siamo sazi. La variazione avviene progressivamente mentre stiamo
mangiando, in un lasso di tempo di qualche minuto o di qualche decina di minuti.
Altre Operazioni Motivazionali possono variare molto più velocemente della fame o
della sete, come ad esempio l’Attenzione Sociale, che può variare istantaneamente.
L’attenzione sociale che riceviamo da una persona può assumere un valore
immediatamente differente a seconda per esempio che l’attenzione ci venga sottratta
e venga concessa ad un’altra persona. Se l’attenzione sociale da parte di una
persona ha per noi un valore elevato, il fatto che venga data attenzione ad un’altra
persona modula in quel momento istantaneamente il valore dell’attenzione per noi e
la fa diventare una forma ancora più significativa di rinforzatore. Se è l’attenzione
sociale che mantiene il comportamento disadattivo in un bimbo, allora nel momento
in cui l’attenzione gli viene sottratta e viene concessa ad un’altra persona il bimbo
può emettere un comportamento disadattivo.
Quindi bisogna abituarsi ad immaginare in maniera molto dinamica il valore delle
consequenze, c’è una fluttuazione continua del valore dei rinforzatori determinata
dalle fluttuazioni delle Operazioni Motivazionali, che determinano il reale valore dei
rinforzatori.
Ricapitolando, le quattro funzioni del comportamento possono venire declinate in modi o condizioni differenti:
1. Rinforzo Positivo Socialmente Mediato.
Consiste nell’aggiunta da parte di altri all’ambiente nel quale si trova una persona di un
elemento gradevole (“Appetitivo” in linguaggio tecnico) in grado di far aumentare la
frequenza futura di un comportamento. Questo elemento gradevole aggiunto all’ambiente
può essere qualcosa di materiale, oppure qualcosa di molto più etereo, come uno sguardo,
una parola, una qualsiasi forma di attenzione sociale, per cui si tende a distinguere le
contingenze di rinforzo positivo socialmente mediato nelle due grandi categorie:
a. Accesso al Tangibile
b. Accesso all’Attenzione
Queste due categorie non esauriscono certo il mondo degli stimoli conseguenti mediati
socialmente che possono mantenere il comportamento, ma sono le conseguenze più
frequentemente attive.
In realtà c’è un’altra categoria, poco esaminata dalla letteratura ABA, ma trattata spesso
nella letteratura psicologica, che consiste nell’Accesso al Controllo: il fatto di vivere
situazioni nelle quali non riusciamo ad intervenire sulle decisioni di altre persone, a
modularne il comportamento in maniera da renderlo più congruo con i nostri desideri, è una
cosa che possiamo sentire come estremamente sgradevole, o, al contrario, possiamo
sentire come estremamente gradevole riuscire a modulare il comportamento di altre
persone in maniere a noi convenienti.
Ad esempio: immaginiamo di essere all’interno di un gruppo di persone, nel quale ad un
certo momento senza che nessuno ci abbia chiesto un nostro parere o ci abbia spiegato
nulla, tutti condividono una decisione che non ci viene comunicata. Il fatto che non ci sia
stato chiesto il nostro parere, che non abbiamo partecipato alla decisione e che nessuno ce
ne spieghi il motivo ci farebbe vivere la situazione come sgradevole perché non solo siamo
stati istantaneamente deprivati di “controllo” nei confronti del comportamento di altre
persone, ma il nostro comportamento stesso viene controllato dalle altre persone che fanno
parte del gruppo. Pensando ad un bimbo con autismo, la deprivazione di controllo può
essere avvertita come molto avversiva ed il bimbo può emettere comportamenti disadattivi
mantenuti dalla gratificazione ottenuta dalla possibilità di modificare il nostro
comportamento, dall’esercitare un controllo, o anche dall’evitare che noi possiamo
controllare il suo comportamento.
Variabili idiosincrasiche
Nel novero delle funzioni di rinforzo Positivo Socialmente Mediato, ci sono varie condizioni,
che vanno sotto il nome di Variabili idiosincrasiche.
Sono variabili potenzialmente molto differenti da persona a persona, che agiscono in
maniera molto differenziata nei vari individui. Per questo motivo in genere, non vengono
caratterizzate dall’Analisi Funzionale convenzionale, della quale fanno invece parte le
classiche quattro funzioni del comportamento.
Il rinforzo Positivo Socialmente Mediato viene comunque in genere declinato nei due grandi
territori dell’Attenzione e dell’Accesso al Tangibile. Ognuna di queste due condizioni
prevede che un comportamento disadattivo possa venire rinforzato (aumentando o
mantenendo la futura frequenza di occorrenza) dalla consegna della conseguenza specifica,
mentre l’occorrenza attuale di un’istanza del comportamento disadattivo, in un determinato
momento, è prodotta dal un valore evocativo istantaneo che hanno gli antecedenti rilevanti.
Il fatto che un comportamento disadattivo esista all’interno del repertorio comportamentale
è determinato, come per qualunque altro comportamento, dalla significatività e dal valore
delle conseguenze contattate dalle occorrenze del comportamento. Ognuno di noi
rappresenta nel proprio repertorio comportamentale una composizione di una serie di
comportamenti, ognuno mantenuto da conseguenze specifiche. Se esiste un
comportamento nel repertorio di ciascuno di noi è perché quel comportamento è stato
mantenuto e viene mantenuto attualmente dalle sue conseguenze; se non fosse così, se
non ci fosse una conseguenza di rinforzo a mantenere un determinato comportamento, quel
comportamento sarebbe scomparso dal nostro repertorio comportamentale. Ne consegue
che ognuno di noi, con il nostro repertorio di comportamenti, è la fotografia della storia delle
conseguenze di rinforzo che hanno mantenuto nel tempo e mantengono ora i nostri
comportamenti. In ognuno di noi esistono moltissimi comportamenti adattivi, adeguati alle
circostanze ambientali, ma anche una piccola porzione di comportamenti inadeguati, che
noi possiamo riconoscere se facciamo caso al nostro repertorio comportamentale. Ci si può
chiedere perché i comportamenti disadattivi esistano in un bimbo autistico in forma maggiore
rispetto a quanto accade in un adulto a sviluppo tipico. La risposta, ovviamente, è da
ricercare all’interno della storia di apprendimento, nella quale si deve necessariamente poter
riconoscere una conseguenza che li ha accresciuti e mantenuti.
2. Rinforzo Negativo Socialmente Mediato
Consiste nella sottrazione di un avversivo da parte di un’altra persona presente nel contesto
ambientale nel quale viene emesso un comportamento. La sottrazione dell’avversivo deve
avvenire immediatamente dopo il comportamento e per qualificarsi come conseguenza di
rinforzo deve poter determinare un aumento o un mantenimento della frequenza futura del
comportamento che l’ha preceduta. È molto frequentemente presente nei contesti educativi,
nei quali l’elemento (stimolo) avversivo consiste spesso nelle richieste da parte degli
Insegnanti perché i bimbi emettano comportamenti per loro di difficoltà notevole, o, meno
frequentemente, nella presenza di stimoli ambientali sensorialmente sgradevoli o eccessivi,
o di un ambiente sociale fonte di disagi. In tali circostanze la contingenza di rinforzo, consiste
nella sottrazione dell’obbligo di emettere il comportamento, di svolgere il compito difficile
assegnato. Nel contesto di una classe vari avversivi possono sommarsi l’uno all’altro
determinando una “convoluzione” di antecedenti che può incrementarsi progressivamente
di valore fino a raggiungere il limite oltre il quale venga evocato un comportamento
disadattivo. Ad esempio, ad un compito difficile può sommarsi il mettere pressione al bimbo
perché lo svolga in fretta, elevandone così lo sforzo, ed a questo può sommarsi anche la
presenza di un ambiente eccessivamente rumoroso o l’attenzione indesiderata o anche i
commenti dei compagni. In queste condizioni, riuscire a non effettuare il compito, ed a
sottrarsi a tutto il complesso delle condizioni avversive presenti, può istantaneamente
diventare per il bimbo una forma efficace di rinforzo negativo condizionato.
Sottrarsi ad una composizione di condizioni avversive può avvenire in due modi distinti,
denominati Evitamento e Fuga in Analisi Comportamentale:
Nell’evitamento viene evitato un avversivo che non è ancora presente nell’ambiente intorno
all’individuo, allontanando o evitando un segnale che l’avversivo accadrà nel futuro
prossimo.
Nella Fuga, invece, lo stimolo avversivo è già entrato a far parte dell’ambiente intorno
all’individuo, se si tratta di un compito o di un’istruzione sono stati già consegnati al bimbo,
ed il bimbo emette il comportamento disadattivo allontanando l’avversivo, lo “evita” mentre
l’avversivo è già presente.
Un comportamento disadattivo mantenuto da un elevato valore della fuga o evitamento del
compito e dell’istruzione, è la modalità di Rinforzo Negativo Socialmente Mediato
abitualmente presente in contesti istruzionali, sia domiciliari che all’interno di centri
convenzionati o a scuola.
Rinforzi Automatici
Per la categoria dei Rinforzi Automatici viene generalmente testato il Rinforzo Positivo
Automatico, che consiste in una conseguenza di rinforzo generata automaticamente dal
comportamento che viene emesso, senza l’intervento di mediazione di altre persone.
Spesso il Rinforzo Positivo Automatico consiste anche solo nella piacevolezza della
stimolazione sensoriale che viene generata dal movimento (nel caso di comportamenti
motori) o dall’articolazione della parola (nel caso di comportamenti vocali). Per avere
indicazione che il comportamento disadattivo emesso da un bimbo abbia la funzione di
Rinforzo Positivo Automatico è necessario fare in modo che non siano presenti altri
antecedenti che abbiano valore evocativo sul comportamento e non vengano consegnate
conseguenze che possano mantenere il comportamento, quindi questa condizione che testa
il Rinforzo Automatico va sotto il nome di Alone (solo). Qundi in questa condizione di
ALONE si cerca di eliminare gli SD e le MO per le conseguenze sociali, in maniera da
lasciare attive solamente le EO per conseguenze di Rinforzo Automatico, quindi
sostanzialmente la condizione di Alone può somigliare a quella di Attenzione Sociale per la
mancanza di SD o MO per conseguenze tangibili o per interruzione di avversivo
(fuga/evitamento), ma non c’è l’SD dell’insegnante presente nella stanza e non viene
consegnata nessuna forma di rinforzo conseguente al comportamento del bimbo.
(La condizione di Play è la condizione di controllo, non dovrebbero comparire comporta-
Quindi le Condizioni di base E le Funzioni corrispondenti testate sono:
1. Attenzione Sociale
2. Accesso al Tangibile 3. Fuga
4. Alone 5. Play
1. Rinf Pos Soc Med
2. Rinf Pos Soc Med 3. Rinf Neg Soc Med
4. Rinf Automatico
menti disadattivi, perché non sono presenti Operazioni Motivazionali o Stimoli discriminati-
vi per nessuna conseguenza di rinforzo)
L’Analisi Funzionale Sperimentale, consiste nell’elaborare condizioni dello stimolo, che
facciano aumentare l’Operazione Motivazionale specifica per ognuna di queste quattro
condizioni e nell’assemblare SD specifici che, tramite la segnalazione della disponibilità
della conseguenza di Rinforzo, facciano aumentare la probabilità della emissione del
comportamento disadattivo. Il compito dell’Analista del Comportamento è quello di
assemblare opportunamente le condizioni di stimolo, attendere che il comportamento target
si manifesti, contarne le occorrenze o adottare altre modalità di misura per valutare
quantitativamente il comportamento, e contemporaneamente consegnare le conseguenze
specifiche, proprie di ciascuna condizione, ad ogni occorrenza del comportamento target.
Alle condizioni testate va associata una Condizione di Controllo (Play). In questa
condizione, non ci devono essere SD, e non deve essere presente nessuna EO per
nessuna delle condizioni testate. In una situazione in cui SD ed EO siano assenti non
dovrebbero presentarsi occorrenze del comportamento problema. Seppure si
presentassero, non verrebbe consegnata nessuna conseguenza.
Risultati dell’Analisi Funzionale
Se un comportamento contatta la funzione che lo mantiene aumenta nei suoi caratteri
topografici o temporali: nell’Analisi Funzionale Sperimentale si valutano ovviamente tra le
possibili conseguenze solo le Funzioni di Rinforzo perché sono quelle che fanno aumentare
il Comportamento e non la Punizione o l’Estinzione, perché la punizione riduce il
Comportamento e lo fa potenzialmente scomparire dal repertorio comportamentale.
Per capire qual è la funzione che mantiene il comportamento anche nella vita quotidiana
anche al di fuori delle condizioni sperimentali, bisogna verificare quale sia la condizione
sperimentale nella quale si manifesti una più elevata frequenza del comportamento. Per
essere ben discriminata l’Analisi Funzionale deve presentare una sola funzione nella quale
la frequenza del comportamento appare considerevolmente più elevata rispetto a tutte le
altre, e potenzialmente la frequenza del comportamento nella condizione di controllo (Play)
deve essere nulla. Piuttosto spesso l’Analisi Funzionale standard non presenta una
sufficiente differenza nella frequenza del comportamento tra le varie condizioni. Nella
formulazione nella quale l’abbiamo descritta non abbiamo tenuto conto del valore delle
singole conseguenze e degli antecedenti rilevanti. Il valore di una conseguenza di rinforzo
positivo sociale, nella forma di attenzione, per esempio, può variare moltissimo in relazione
con la persona che concede o nega la propria attenzione. In maniera simile, il valore di una
conseguenza tangibile può essere molto differente, a parità di Establishing Operations per
quella conseguenza, in relazione con il tipo particolare di conseguenza tangibile. Pensiamo
al caso in cui ci sia un’EO per un giocattolo, ad esempio una macchinina. Il valore della
macchinina come rinforzatore varierà molto in relazione con diverse variabili, ma anche in
relazione con quale sia esattamente l’esemplare di macchinina al quale si concede o si nega
l’accesso al bimbo. In caso di risultati dell’AF non ben discriminati, è possibile aumentare la
discriminabilità delle conseguenze, oppure il loro valore scegliendo opportunamente
esemplari maggiormente appetitivi (Qualità della conseguenza), aumentando l’EO rilevante