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1 Piero Scotto – Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
1. Premessa
Dai computer alle stampanti, dai televisori ai telefonini, è in continuo aumento la produzione
dei cosiddetti e‐waste (rifiuti elettronici), che presentano particolari difficoltà nell’essere
riciclati e seri rischi per le sostanze pericolose alla salute che contengono. La miglior strategia
è, come sempre, la prevenzione, in questo caso il riuso di oggetti ancora funzionanti o
facilmente riparabili (aspetto che riguarda l’informatica). Quando non sia più possibile il
riutilizzo, si passa alla filiera del ricupero che richiede manodopera qualificata, necessaria per
la separazione dei metalli (tra i quali quelli preziosi come oro, platino, palladio) e delle
plastiche.
La eventuale fase di incenerimento presenta molti rischi dovuti soprattutto alla presenza di
rame, che fa da catalizzatore e favorisce la liberazione di diossina dai ritardanti di fiamma usati
nei personal computer.
La messa in discarica, altresì, presenta possibili rischi di contaminazione a causa della presenza
di mercurio, cadmio e piombo e addirittura di berillio (cancerogeno).
I rifiuti RAEE, per le problematiche sopra evidenziate, sono un serio e complesso problema a
livello mondiale tant’è che paesi molto avanzati che non hanno (opportunamente) ratificato la
Convenzione di Basilea nel 1989 (ad es. gli Stati Uniti) esportano la tecno‐spazzatura nelle aree
più povere del pianeta.
2. Cosa significa e‐waste
L’e‐waste comprende i Rifiuti di tutte le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) di
cui computer e cellulari rappresentano una parte cospicua in costante aumento.
La relazione tra un pc e l’ambiente si articola su tre fronti:
1. i consumi di energia e di materie prime non rinnovabili nella sua costruzione
2. i consumi di energia mentre il computer è in funzione 3. lo smaltimento del computer e delle sostanze tossiche al suo
interno e i possibili danni sulla salute e sull’ambiente.
La mole dei rifiuti elettronici è aumentata vertiginosamente con
quantità dell’ordine delle 20‐50 milioni di tonnellate generate, globalmente ogni anno [dato del
2008]. In Europa cresce del 3‐5% all’anno, tre volte più in fretta dei rifiuti in generale.
3. Le tre R dell’ambiente, le quattro R della responsabilità
Riduci, Riusa, Ricicla. Nei pc vi sono molte sostanze chimiche pericolose ed il riciclo, che è un
buon modo per recuperare altri tipi di rifiuti, qui è molto meno efficace e molto più difficile.
Il riuso è possibile tutte le volte che un’apparecchiatura è ancora funzionante ed è di gran
lunga preferibile al riciclo: a volte occorre ricondizionarlo e aggiornarlo (upgrade).
A questo proposito è opportuno introdurre altre 3 erre. Occorre talvolta Ripensare agli utilizzi
che facciamo del personal computer e al tipo di lavoro che dobbiamo produrre. Occorre quindi
un lavoro di intelligente Ricerca e, infine, di Responsabilità.
Alcuni esempi mostrano come vengano seguite spesso le mode in maniera inconsapevole.
Siamo molto bravi come consumatori, molto meno come cittadini responsabili. Questo non
significa non apprezzare le novità e il progresso, naturalmente.
2 Piero Scotto – Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
Analizziamo alcuni usi tipici del computer: la navigazione su internet, la posta elettronica, la
scrittura di testi, l’archiviazione di dati e il calcolo elementare (fogli di calcolo). Sono tutte
operazioni poco esigenti in termini di risorse e computer di 10‐15 anni d’età possono ancora
svolgerle egregiamente se si sanno migliorare e mantenere le loro performance: questa cosa
richiede, tuttavia, una certa e migliore competenza.
Il mercato non ha interesse che tale competenza sia diffusa: spinge in tutti modi a cambiare.
Anche la dismissione del celebre Windows XP da parte di Microsoft Corp. non risponde affatto
a bisogni della collettività, se si pensa che tale sistema operativo è ancora il secondo utilizzato a
livello mondiale. Ma è chiaro quali siano le intenzioni del colosso di Redmond.
Un approccio molto importante che viene sottolineato a livello mondiale nell’insegnamento
dell’informatica riguarda l’apprendimento della logica della programmazione e del problem
solving: orbene i linguaggi più formativi e più utili per sviluppare queste capacità si possono
insegnare su macchine molto datate1, senza togliere alcunché alla qualità della didattica.
E’ possibile insegnare la materia senza quasi risorse, recuperando macchine ancora in grado di
svolgere bene la loro funzione. E’ difficile a volte capire e far capire che il vero prodigio è,
prima di tutto, nelle nostre menti. Ogni tanto occorre soffermarsi(ultima R) a Riflettere: poi si
potrà prendere la decisione migliore. Per riflettere occorre conoscere tutti i pro e i contro che
riguardano l’utilizzo, il riuso e la dismissione dei computer.
4. Le sostanze pericolose presenti nel computer
Il punto è che vi sono sostanze che non è opportuno disperdere nell’ambiente: dal berillio
usato nei connettori e nelle motherboard, che è cancerogeno, al cromo esavalente che protegge
dalla corrosione ma che è altamente tossico. O altre sostanze come piombo, mercurio e cadmio,
anch’esse tossiche. Nelle plastiche, i ritardanti di fiamma, le rendono non riciclabili. Ecco
perché la messa in discarica dei rifiuti elettronici è proibita. Infatti il conferimento ad un
inceneritore può portare, a causa delle plastiche, alla produzione di diossine. Le
diossine, nel loro insieme, sono molecole molto varie a cui appartengono
composti cancerogeni e composti estremamente tossici per l'uomo e gli
animali, arrivando a livelli di tossicità tali da farle considerare tra i più potenti
veleni conosciuti (in figura il pittogramma di una sostanza tossica a lungo
termine, come la diossina). Il conferimento dei RAEE in discarica può determinare
contaminazioni del terreno anche con mercurio,
cadmio e piombo.
Per alcuni paesi ricchi, come gli Stati Uniti, il
Giappone e la Germania2, lo smaltimento di tali
rifiuti RAEE è diventato antieconomico e si è
preferito esportare tali rifiuti in paesi con
standard di sicurezza più bassi, senza tutele per
i lavoratori che dovevano smaltirli, non di rado
bambini.
1 Infatti, a titolo di esempio, le gare più competitive di informatica, le olimpiadi si svolgono dalla seconda fase in poi
su computer relativamente vecchi (di 10‐15 anni)
2 Fonte Il computer sostenibile (2008) e Il rapporto GreenPeace Le navi dei veleni
3 Piero Scotto – Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
Questo è un vero paradosso morale: i maggiori produttori di tecnologia hanno pensato di
smaltire i loro rifiuti nei paesi più poveri e privi di tecnologia! Gli Stati Uniti che non hanno
ratificato la convenzione di Basilea hanno scaricato per molto tempo i rifiuti nella provincia
cinese di Guangdong dove gli operai locali per 100 $ al mese li recuperavano in modo
“artigianale” intossicandosi. Molte sono, purtroppo, le testimonianze di questi fatti3.
Ma non basta: per aggirare le lasche restrizioni esistenti, si arriva a mascherare l’invio di rifiuti
non funzionanti come beneficienza, per la lotta contro il “digital divide” o si costringe chi riceve
del materiale usato a farsi carico anche di una certa quantità di rifiuti. A Delhi in India, invece,
si bruciano i rifiuti prodotti a Bangalore capitale indiana dell’High Tech4. Recentemente anche
in Italia è esploso il caso della “terra dei fuochi”, tra Napoli e Caserta, dove i rifiuti, tra cui molti
RAEE, spesso tossici o cancerogeni, come detto sopra, vengono bruciati a cielo aperto o
possono facilmente inquinare l’aria e le falde acquifere.
5. Il computer obsoleto
Obsoleto significa vecchio, passato di moda, senza ancora essere diventato oggetto d’epoca.
Un esempio di computer d’epoca è il calcolatore “Programma 101” noto come Perottina o
macchina Enigma, il primo computer desktop programmabile del mondo prodotto
dall’ingegner Perotto presso la Olivetti di Ivrea (in
figura).
Un pc obsoleto è un pc funzionante che non è ancora
entrato nella storia, ma non è più “appealing”,
attraente. Se finisce nella “spazzatura” non essendo
composto da materiali biodegradabili fa molti più
danni della maggior parte degli altri oggetti.
Il riuso non è (ancora) un fatto di moda – ma
potrebbe diventarlo come le gare di velocità per le
vecchie auto – bensì un fatto di responsabilità, di
attenzione all’ambiente, di sostenibilità.
Molti concordano che il ciclo di vita di un computer sia di almeno 7 anni, forse 10, contro i 3‐4
effettivi.
Le ragioni che spingono le aziende a rinnovare il parco macchine è legato a fattori di immagine
e di produttività. Molte attività, oggi, non richiedono più che le risorse di elaborazione
(velocità) e di memorizzazione dei dati (memorie di massa) risiedano sul computer in uso:
possono infatti essere gestite ed utilizzate attraverso piattaforme cloud. Qui diventa
fondamentale la larghezza di banda disponibile, l’efficienza delle proprie reti interne e la
capacità di erogare servizi via web.
Come si intuisce l’obsolescenza tecnologica spesso non risponde a ragioni tecniche, ma assume
un ritmo artificialmente imposto: si parla di obsolescenza indotta, e di “obsolescenza
sistematica pianificata”. Quest’ultima è il deliberato tentativo di rendere un prodotto obsoleto
alterando il sistema in cui è usato, in modo tale che sia difficile continuare ad usarlo, per
esempio introdurre nuovo software non compatibile con il software precedente. Introdurre
3 Si veda ad esempio http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/inquinamento/Elettronica‐verde/cyber‐
ewaste/ e Il computer sostenibile (2008)– Il terzo mondo e la spazzatura hi‐tech, pagg. 35‐38
4 Si veda Il computer sostenibile (2008)– Il terzo mondo e la spazzatura hi‐tech, pag. 38
4 Piero Scotto – Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
una nuova versione di word processing che produca file non compatibili con la versione
precedente forzerà gli utenti meno esperti a sostituire il software e, non di rado, anche
l’hardware. Un’altra strategia è quella di smettere di fornire assistenza per un prodotto, come è
avvenuto ad aprile 2014, per il sistema operativo Windows XP.
Non si vuole negare il progresso, l’evoluzione e la ricerca tecnologica, o proporre lo slogan
“obsoleto” è bello. Il fatto è che ciò che si butta via ha un minimo valore residuo, che può
aumentare di molto se si è in grado di riflettere bene sui possibili utilizzi alternativi.
La provincia di Torino negli anni (a partire dal 2002‐2004) ha proposto il progetto di
informatica sostenibile RIUSA, destinando centinaia di computer ad un uso sociale e
prolungandone il ciclo di vita. E’ stato proposto il modello “grid computing” per condividere
risorse di calcolo e di immagazzinamento di dati.
6. Il software open source come risorsa
Nel pensare ad una nuova vita del pc, le soluzioni open source sono estremamente interessanti:
sono a costo zero, permettono di approfondire molti aspetti importanti dell’informatica,
possono essere molto valide per computer obsoleti.
A livello di sistemi operativi le tante versioni di Linux potrebbero andare a sostituirsi al
monopolio de facto di Microsoft; anche a livello di applicativi office non mancano le soluzioni
(Openoffice e Libre office ad esempio). Il principale problema per la diffusione del software
libero è l’atteggiamento conservatore di chi dovrebbe incentivare quelle scelte, soprattutto
nella Scuola e nella Pubblica Amministrazione. E’ un fatto culturale, prima che economico. Il
Prof. Angelo Meo, docente al Politecnico di Torino fino al 2010, quando è stato a capo
della “Commissione per il software a codice sorgente aperto nella Pubblica
Amministrazione” nel 2007 ha dimostrato come fosse (e sia) possibile il risparmio di alcuni
miliardi di euro ogni anno, facendo uso di software libero. Quella somma (stimata intorno ai 3‐
4 miliardi di euro) viene versata, ogni anno, nelle casse delle principali aziende americane.
7. Alcuni utilizzi di hardware “obsoleto”
E’ evidente che se una macchina è in grado di svolgere bene le funzioni per cui è stata
acquistata non dovrebbe definirsi obsoleta.
Una delle ragioni addotte per la sostituzione di un computer è che “è diventato lento”. La
lentezza dipende da una serie di fattori: il principale è dovuto ad un uso non ragionato delle
risorse che hanno portato la macchina ad appesantirsi con molti processi attivi che esauriscono
la memoria di elaborazione (la RAM, in figura).
Basta eliminare tutte le applicazioni non necessarie,
tutto il superfluo, come insegnavano gli antichi
sapienti: μηδὲν ἄγαν5. Eventualmente si può
aumentare la RAM (magari recuperandola da altre
macchine guaste).
Infine si possono scegliere sistemi operativi e applicazioni adeguate ai nostri bisogni, non a
quelli delle grande catene di distribuzione di hardware e software.
Uno degli aspetti positivi ed innovativi del cloud, ovvero dell’utilizzo di risorse in remoto, è la
possibilità di recuperare i computer (con hardware poco potente) e trasformarli in “thin client”
5 O come scrivevano i latini Ne quid nimis. Il motto greco μηδὲν ἄγαν (si legge medén agan) «niente di troppo», è scolpito, secondo la tradizione, nel tempio di Apollo in Delfi
5 Piero Scotto – Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
con una connessione internet a banda larga. Allora l’investimento prioritario può essere quello
di una rete locale connessa ad internet progettata in maniera adeguata. Questa evoluzione da
anni sembra inarrestabile: servizi di ogni tipo e soprattutto la cultura stessa sembrano essere
fortemente concentrati sulla Rete. Il pensare ad un pc stand alone è sicuramente un
anacronismo. Recentemente i libri online, il registro elettronico online e la sempre maggiore
diffusione di internet nella didattica, portano già in quella direzione.
8. I consumi
Da molti anni in campo automobilistico si è provveduto a realizzare vetture che inquinano e
consumano meno, sostituendo e rottamando le vecchie auto.
Per i computer può valere la stessa cosa?
In primo luogo dobbiamo osservare che il computer non inquina, se non quando viene
scorrettamente smaltito. Inoltre lo smaltimento ha costi elevati, costi che non sono stati fatti
ricadere sugli utenti e sulle aziende per molti anni, anche usando strategie criminali, come lo
smaltimento abusivo dei rifiuti RAEE.
Il secondo aspetto (il consumo) va suddiviso in due parti: quello di materie prime e quello di
energia elettrica. Le materie prime possono solo in parte essere riciclate, e, spesso, per diverse
ragioni, non sono biodegradabili. L’energia elettrica consumata dai computer desktop è andata
via via crescendo negli anni: macchine di 10‐12 anni fa avevano alimentatori da 200‐250 W,
che poi sono diventati sempre più potenti fino a superare i 500 W. Infatti per molti anni la
velocità del microprocessore è andata aumentando e di pari passo il consumo, comportando un
problema sempre maggiore nel raffreddamento, con raffreddatori e ventole sempre più grandi,
e altre forme di smaltimento del calore.
Ad un certo punto, non per ragioni ecologiche, ma per un nuovo enorme mercato che si stava
aprendo, sono nati e si sono diffusi computer portatili (netbook, in figura) che
rappresentavano una involuzione in termini di potenza,
tant’è vero che pur essendo già diffusi sistemi operativi più
moderni venivano riesumati sistemi operativi datati (come
Windows XP). Il paradosso è stato che dopo anni di
martellamento pubblicitario per l’acquisto di macchine più
potenti (e che consumavano anche di più) si sono immessi
sul mercato computer portatili (i netbook) meno potenti
degli altri portatili in circolazione e molto meno potenti dei
computer desktop! Si è aperto un nuovo business: tornando
indietro nelle prestazioni di almeno 5‐6 anni si è fatta leva
sulla mobilità. Ma mobilità voleva dire batterie che duravano
almeno il doppio di quelle dei portatili: quelle batterie non esistevano ed allora non restava che
ridurre la potenza e i consumi delle macchine stesse.
Questa riduzione dei consumi è stata, dunque, dettata principalmente dalla possibilità di
produrre nuovi oggetti (netbook, tablet, phablet, smartphone) con una sufficiente autonomia,
ma con prestazioni certamente limitate e inferiori a quelle dei computer. Inoltre per essere
appetibili per il grande pubblico dovevano offrire una maggiore semplicità rispetto ai
computer, cosa che è avvenuta e sta avvenendo. Ora questi oggetti (smartphone, ecc) stanno
diventando dei veri e propri pc, con le prestazioni di un computer di 15 anni fa, soltanto molto
più piccoli. Si possono usare per leggere, per collegarsi ad internet, per la posta elettronica, i
messaggi e soprattutto per i social network.
6 Piero Scotto – Elementi di educazione ambientale – E‐waste e riuso dei computer
La miniaturizzazione e la realizzazione di batterie più efficienti è la vera novità di questi
prodotti: resta anche qui il problema dello smaltimento!
9. Le buone ragioni per usare i “vecchi” computer
Spesso non ci sono vere ragioni tecniche per non utilizzare un computer datato, obsoleto,
soprattutto se non ci sono nuove attività che dobbiamo svolgere. Nelle Scuole e nella Pubblica
Amministrazione in generale, sarebbe opportuno e formativo il riuso dell’hardware, anche in
considerazione del fatto che per l’acquisto di nuove attrezzature vengono utilizzati denari
pubblici, cioè corrisposti dai cittadini attraverso le imposte.
Questo non vuol dire proporre una didattica scadente, ma esattamente il contrario, ponendo
nella dovuta considerazione aspetti economici e ambientali. Le macchine obsolete, gestite da
tecnici e docenti competenti, svolgono le stesse funzioni del nuovo hardware, tranne in
rarissimi casi. Gli studenti potrebbero partecipare a laboratori di informatica nei quali
intervenire sull’hardware e sul software, affrontando aspetti concreti e di sicuro impatto
educativo e formativo. Potrebbero elaborare le loro esperienze su queste macchine a loro
accessibili, anche per il valore nullo delle stesse (le possono anche
guastare commettendo “errori”).
Si possono poi migliorare le perfomance, con diverse strategie,
tutt’altro che banali e utilizzare i computer come terminali remoti
(thin client) sfruttando appieno le risorse e le opportunità del cloud
computing, quello che è molto di “moda” per gli smartphone e i tablet.
Già oggi la posta elettronica, i social network, gli innumerevoli servizi
di internet, lo “storage” delle fotografie e dei video sono fortemente
indirizzati all’approccio cloud6.
Bibliografia
Giovanna Sissa, Il computer sostenibile, Franco Angeli editore, Milano, 2008
Angelo R. Meo, M. Berra, Informatica solidale2. Libertà di software, hardware e conoscenza, Bollati
Boringhieri, Torino, 2006
Sitografia (visti il 26‐4‐2014)
Greenpeace, Le navi dei veleni, rapporto Greenpeace giugno 2010, L’espresso, 2010 disponibile al link
http://speciali.espresso.repubblica.it/pdf/traduzioneGreenpeace.pdf
Il PC del riuso, http://punto‐informatico.it/1086172/Hardware/News/pc‐del‐riuso.aspx
E‐waste: migliora il riciclaggio. Video http://www.youtube.com/watch?v=eAIfxdND9Jk
Riutilizzare vecchi pc con software libero,
formazione.ilcambiamento.it/riuso/riutilizzare_vecchi_pc.html
Come si ricicla/riusa un computer?, http://greenreport.it/web/archivio/show/id/16505
Rifiuti elettronici, http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/inquinamento/Elettronica‐verde/cyber‐ewaste/
E‐waste in Cina, VideoCNN http://www.youtube.com/watch?v=O‐_ubuFhqQA
E‐waste in Cina, Video AljaZeera http://www.youtube.com/watch?v=mtgklPf5dQo
La terra dei fuochi. Video https://www.facebook.com/photo.php?v=573817115974142
La perottina, https://it.wikipedia.org/wiki/Olivetti_Programma_101
In the cloud, http://www.innovit.org/inthecloud/inthecloud.htm
6 Per maggiori dettagli e per una più ampia analisi del cloud computing si veda anche di Piero Scotto
http://www.innovit.org/inthecloud/inthecloud.htm