equiseto arvense

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L’Equisitum arvense L., altrimenti conosciuta come coda cavallina, della famiglia delle Equisetaceae, e' una pianta perenne, a rizoma sottile, lungo, strisciante, dal quale emergono fusti cavi e nodosi, simili a quelli del bambu', privi di foglie, che possono raggiungere l’altezza di 180 cm; alla sommita' del fusto si sviluppa una formazione sporifera, detta amento, che ricorda la coda del cavallo, da cui deriva anche il nome. L’equiseto cresce in luoghi umidi, nei prati, nei pascoli, al margine dei fossati e delle scarpate. Nell’antica Roma i germogli erano usati come alimento durante le pestilenze in quanto ricchi di minerali. Galeno sosteneva che la coda cavallina fosse in grado di guarire strappi di tendini e legamenti e di favorire l’arresto delle emorragie nasali. La pianta ha azione protettiva sulle mucose e favorisce la cicatrizzazione, in cosmetologia viene usata per la formulazione di creme antirughe, antiaging. Fra le ricette di cosmesi consigliamo: - bagno contro la sudorazione con 50 gr. di equiseto e 50 gr. di salvia, - maschera di bellezza per viso e collo con 2 cucchiai di cenere di equiseto, un vasetto di yogurt bianco e un cucchiaino di miele da mantenere per 10/15 minuti - maniluvio per unghie fragili con 50 gr. di equiseto e 250 cl. d’acqua in cui immergere le dita due volte al di' per 10 minuti e per piu' giorni consecutivi, utile anche in caso di geloni. Rimarrete sorprese di come la natura possa ancora aiutarci a vivere meglio. Denominazione botanica: Equisetum arvense L. Sinonimo: Equiseto selvatico Famiglia: equisetacee / equisetaceae Altre specie: Equisetum Hiemale L. (Equisetum majoris) Nomi e sinonimi italiani: Coda cavallina, Rasperella, Sprela Parti impiegate: cauli sterili Composizione chimica: flavonoidi, fitosteroli, acido silicico, equisetonina Attività: astringente, diuretico, antireumtatico, capillaroprotettivo, rimineralizzante, dermotrofico, emostatico Forme di impiego: polvere, estratto secco, tintura madre, soluzione idroalcolica L' equiseto é una pianta di piccole dimensioni ben radicata in tutta la zona mediterranea facilmente reperibile anche in Italia in zone umide, vicino a corsi di acqua, pozzanghere opiccoli ruscelli, in ogni caso dove vi sia ristagno di acqua permanente. Capita spesso di trovare colonie di equiseti nelle zone con le caratteristiche appena descritte. L'aspetto dell' equiseto é caratteristico: ha fusto eretto e segmentato di colorazione o tendente al verde o al marrone beige, dai quali partono lateralmente filamenti verdi a sua volta segmentati. In Italia viene chiamata anche coda cavallina proprio per la forma che ricorda la coda del cavallo. L' equiseto é perenne, fondamentalmente da sotto bosco e, anche se sembra una pianticella anonima, la sua comparsa sulla terra é antichissima che risale probabilmente al devoniano con un massimo dello sviluppo avvenuto durante il carbonifero, lasciando poi, con una progressiva regressione, il posto a piante più complesse e moderne: é negli strati terreni del carbonifero che si trovano la maggior quantità di fossili di antichi equiseto. Fitoterapia ed equiseto L' equiseto é un ottimo integratore di minerali oltre che diuretico;

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equiseto

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L’Equisitum arvense L., altrimenti conosciuta come coda cavallina, della famiglia delle Equisetaceae, e' una pianta perenne, a rizoma sottile, lungo, strisciante, dal quale emergono fusti cavi e nodosi, simili a quelli del bambu', privi di foglie, che possono raggiungere l’altezza di 180 cm; alla sommita' del fusto si sviluppa una formazione sporifera, detta amento, che ricorda la coda del cavallo, da cui deriva anche il nome. L’equiseto cresce in luoghi umidi, nei prati, nei pascoli, al margine dei fossati e delle scarpate. Nell’antica Roma i germogli erano usati come alimento durante le pestilenze in quanto ricchi di minerali. Galeno sosteneva che la coda cavallina fosse in grado di guarire strappi di tendini e legamenti e di favorire l’arresto delle emorragie nasali. La pianta ha azione protettiva sulle mucose e favorisce la cicatrizzazione, in cosmetologia viene usata per la formulazione di creme antirughe, antiaging. Fra le ricette di cosmesi consigliamo: - bagno contro la sudorazione con 50 gr. di equiseto e 50 gr. di salvia, - maschera di bellezza per viso e collo con 2 cucchiai di cenere di equiseto, un vasetto di yogurt bianco e un cucchiaino di miele da mantenere per 10/15 minuti - maniluvio per unghie fragili con 50 gr. di equiseto e 250 cl. d’acqua in cui immergere le dita due volte al di' per 10 minuti e per piu' giorni consecutivi, utile anche in caso di geloni. Rimarrete sorprese di come la natura possa ancora aiutarci a vivere meglio.

Denominazione botanica: Equisetum arvense L.Sinonimo: Equiseto selvaticoFamiglia: equisetacee / equisetaceaeAltre specie: Equisetum Hiemale L. (Equisetum majoris)Nomi e sinonimi italiani: Coda cavallina, Rasperella, SprelaParti impiegate: cauli steriliComposizione chimica: flavonoidi, fitosteroli, acido silicico, equisetoninaAttività: astringente, diuretico, antireumtatico, capillaroprotettivo, rimineralizzante, dermotrofico, emostaticoForme di impiego: polvere, estratto secco, tintura madre, soluzione idroalcolica

L' equiseto é una pianta di piccole dimensioni ben radicata in tutta la zona mediterranea facilmente reperibile anche in Italia in zone umide, vicino a corsi di acqua, pozzanghere opiccoli ruscelli, in ogni caso dove vi sia ristagno di acqua permanente. Capita spesso di trovare colonie di equiseti nelle zone con le caratteristiche appena descritte. 

L'aspetto dell' equiseto é caratteristico: ha fusto eretto e segmentato di colorazione o tendente al verde o al marrone beige, dai quali partono lateralmente filamenti verdi a sua volta segmentati. In Italia viene chiamata anche coda cavallina proprio per la forma che ricorda la coda del cavallo. L' equiseto é perenne, fondamentalmente da sotto bosco e, anche se sembra una pianticella anonima, la sua comparsa sulla terra é antichissima che risale probabilmente al devoniano con un massimo dello sviluppo avvenuto durante il carbonifero, lasciando poi, con una progressiva regressione, il posto a piante più complesse e moderne: é negli strati terreni del carbonifero che si trovano la maggior quantità di fossili di antichi equiseto.

Fitoterapia ed equisetoL' equiseto é un ottimo integratore di minerali oltre che diuretico; viene indicato infatti per molti problemi legati alla mancanza di minerali come ad esempio aniemie, osteoporosi, integratore per i capelli, per rinforzare le unghie e per le smagliature.Il silicio contenuto nell'equiseto contribuisce con il calcio, magnesio ed altre sostanze al "metabolismo dell'osso e favorisce l'accrescimento osseo.

Le principali azioni riconosciute all'equiseto sono:- remineralizzante- detossicante: - coagulante- diuretica

Remineralizzante: durante processo di calcificazione delle ossa, tra le varie sostanze chiamate in gioco, é indispensabile la presenza del silicio di cui l' equiseto é naturalmente ricco. Si è

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notato che la demineralizzazione ossea è legata proporzionalmente alla caduta del tasso di silicio. Il silicio si localizza nell'osteoblasto, una cellula in grado di stimolare la costruzione dell'osso, e in questo modo favorisce il deposito del calcio nei siti attivi di calcificazione.Detossicante:grazie al silicio, equiseto concorre per eliminare le scorie metaboliche.

Coagulante:grazie all'alto contenuto di calcio presente

Diuretico:la sua azione é notevole ed è dovuta alla complessa composizione ricca di sali di potassio, ai glucosidi flavonoidici e alle saponine. 

Note e avvertenze:Alle dosi consigliate l'equiseto viene considerato un integratore altamente sicuro. Non presenta tossicità ed é generalmente tollerato.

In commercio : Infuso (tisana equiseto), capsule, polvere, tintura equiseto, tintura madre equiseto, compressa... .

uso interno :   Come diuretico.Infuso: Ponete in infusione 30-40 g di equiseto in 1 litro d'acqua bollente e lasciate riposare per 10 minuti. Zuccherate a piacere, colate e filtrate.Tintura: 20 grammi in 100 ml di alcool di 20° (a macero per 8 giorni). Due - tre cucchiainiDecotto: Si prepara mettendo 70 gr. di rami seccati al sole in mezzo litro d’acqua. Calma l’affanno, scioglie i calcoli renali e la renella, è cura efficace nelle affezioni epatiche, renali, artritiche e nell’artrosi.Polvere di equiseto>: Impastate 1 cucchiaino di coda cavallina (pianta) in polvere con miele o marmellata e assumetelo tre volte al giorno per combattere la tendenza alle emorragie.

uso esterno :  per detergere le ferite, fermare le emorragie nasali, lenire le pelli infiammate, bruciore di gola e le infiammazioni emorroidali.Infuso di coda cavallina: Mettete in infusione 5 g di coda cavallina (parte aerea) in 1 dl d'acqua. Applicate batuffoli di cotone o compresse di garza imbevuti di infuso sulle zone interessate come cura contro le emorroidi.Bagno di coda cavallina: Ponete a macerare 100 g di coda cavallina (fusti sterili) per 1 notte in 1 l d’acqua fredda. Quindi fate bollire per 3-4 minuti a fuoco lento, lasciate riposare in infusione per 15 minuti, poi filtrate e aggiungete il liquido ottenuto all’acqua del bagno, dove vi immergerete per 20 minuti per combattere i disturbi dovuti a vescica debole.Impacco d'equiseto: Preparate un decotto bollendo per 3 minuti 100 g di equiseto essiccato in 1 litro d'acqua e lasciando raffreddare. Utilizzate per impacchi o lozioni contro le smagliature e la cute rilassata.La cenere di equiseto, ricca di silicio, cura le piaghe e le ulcere.

cosmesi :  Uso cosmetico : Una manciata di droga infusa nell'acqua calda del bagno è utile per le pelli rilassate e rugose.Per capelli deboli si consiglia di fare l'ultimo risciacquo con un infuso di equiseto concentrato ottenuto con una decina di steli per ogni mezzo litro d'acqua .

   curiosità :E' utile per chi vuole smettere di fumare.

in cucina :  I fusti fertili di equiseto vanno raccolti quando sono più succosi, togliendo la spiga terminale e le guaine intercaulinari. Si puliscano con attenzione lasciandoli a bagno in acqua e limone per qualche ora. Poi vengono cotti e consumati come gli asparagi, pur possedendo un sapore decisamente diverso.

in casa :  L'elevato contenuto in silice e sali solforici la rende utile per la difesa delle piante da malattie fungine (rinforza la cuticola fogliare). Allo scopo si usano macerato e decotto diluiti..

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Le piante medicinali raccolte o eventualmente acquistate possono essere impiegate in vario modo. Si prendono in considerazione principalmente i metodi più pratici e attuabili in casa.

Gli idrolitiL'idrolito è il metodo più immediato, semplice ed economico per utilizzare una pianta medicinale, sia fresca sia secca. Nell'idrolito il solvente che estrae i principi attivi è l'acqua. Se la pianta è sottoposta ad ebollizione si parla di decotto, se invece è solo immersa nell'acqua bollente si parla di infuso. Sono preparazioni “liquide” e “calde”, ottime nel caso si impieghino droghe diuretiche, diaforetiche, pettorali e antispastiche viscerali. Per la preparazione di un decotto è preferibile non usare pentolini di ferro o alluminio, ma ricorrere al coccio o al ferro smaltato. Per l'infusione, utilizzare le normali tazze, o quelle apposite, e le teiere in porcellana. Le droghe vanno sminuzzate e i semi frantumati in un mortaio, poco prima dell'infusione. In generale le parti più dure, come le radici, i rizomi e le cortecce necessitano di una decozione, mentre per i fiori e le foglie è meglio l'infusione. Le droghe che contengono oli essenziali vanno comunque preparate in infusione, indipendentemente se sono radici, bacche, semi o foglie. Nel caso di impiego della pianta fresca si devono triplicare le dosi rispetto alla droga secca. Se per l'estrazione con acqua non si impiega il calore, allora si parla di macerato a freddo.

Infuso: si prepara versando l'acqua bollente sulla droga, nei rapporti richiesti. Si copre e si lascia in infusione per 10-15 minuti. Poi, si filtra con un colino e si beve a piccoli sorsi, eventualmente dolcificando con miele o zucchero integrale. E’ meglio consumare subito gli infusi. Così facendo, si evitano inquinamenti e proliferazioni da parte di batteri. L'infuso appena fatto, inoltre, è più attivo, soprattutto se contiene oli essenziali.

Decotto: si prepara mettendo la droga in acqua fredda, nei rapporti richiesti. Si porta ad ebollizione e si continua la bollitura a fuoco lento per un tempo che normalmente varia da 2 a 30 minuti. Alla fine si spegne il fuoco, si copre e si lascia posare per qualche minuto prima di colare.

Macerato a freddo: si immerge la droga in acqua a temperatura ambiente, nei rapporti richiesti, e si lascia macerare per 6-8 ore. Il macerato a freddo è raccomandato soprattutto per quelle droghe ricche di mucillagini o i cui principi possono essere danneggiati dal calore. Per quanto riguarda le mucillagini, il calore potrebbe ridurre la loro viscosità e quindi l'efficacia della droga stessa. Questo metodo espone, più di ogni altro, al pericolo di assunzione di microrganismi veicolati da droghe non perfettamente preparate o conservate.

Le tinture idroalcolichePer le tinture idroalcoliche si utilizza come solvente una miscela di alcol e acqua, che, a seconda della droga, può variare in gradazione. Esistono diversi modi per preparare una tintura “fai da te”, tutti piuttosto semplici. In genere per ogni 100 ml di alcol si impiegano 20 g di droga secca.Per ottenere il grado alcolico desiderato, si miscela, nelle giuste proporzioni, l'alcol etilico puro con l'acqua (Tab. 1). Nel caso di piante che perdono il loro effetto se essiccate, si possono usare le piante fresche. E’ opportuno allora raddoppiare pressappoco la dose di pianta richiesta, perché bisogna tenere conto che la pianta fresca è molto più ricca di acqua. Le tinture ottenute vanno conservate in flaconi di vetro scuro e devono essere consumate entro i 2-3 anni.

 Alcol a  alcol 95° ml   acqua ml

 90°  93  7

 85°  88  12

 80°  83  17

 75°  77  23

 70°  72  28

 65°  67  33

 60°  61  39

 55°  56  44

 50°  51  49

 45°  46  54

 40°  41  59

 35°  36  64

 30°  31  69

 25°  26  74

 20°  21  79

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Tab.1 Tabella per preparare la soluzione di alcol etilico a gradazione inferiore  a 95°.

Primo metodo: mettere in un recipiente di acciaio o di vetro, 20 g di droga contusa o polverizzata, insieme a 50 ml di alcol della gradazione richiesta. Chiudere bene e lasciare macerare per 5 giorni, agitando due o tre volte al giorno. Dopo, si filtra bene e la poltiglia residua si pone a macero ancora per cinque giorni con altri 50 ml di alcol della stessa gradazione del precedente. Alla fine, si filtra di nuovo e si unisce questo liquido con quello della prima macerazione. Si lascia posare per 24 ore e poi si filtra per l'ultima volta e si spreme bene il residuo con un panno pulito. Secondo le droghe utilizzate e soprattutto nel caso di piante fresche, durante la macerazione può essere necessario aggiungere dell'altro alcol.Secondo metodo: mettere in un recipiente di acciaio o di vetro 20 g di droga contusa o polverizzata insieme a 100 mi di alcol della gradazione richiesta. Chiudere bene e lasciare macerare per 7-10 giorni, agitando per tre volte ogni giorno. Alla fine, filtrare e spremere bene il residuo con un panno pulito.

I vini medicinaliDetti anche tinture vinose o enoliti, i vini medicinali erano un tempo molto apprezzati e si conoscevano numerose formulazioni per ogni tipo di male. Attualmente questo modo di preparare le droghe non è più impiegato, se non a livello casalingo. Un vero peccato, perché nel vino sono stati trovati diversi elementi che a loro volta sono terapeutici e che possono agire in sinergia con i principi attivi della droga.In generale si utilizzano droghe secche, perché l'acqua contenuta nelle piante fresche abbassa il grado alcolico del vino, che è già basso, compromettendo così la conservazione della soluzione finale. Il rapporto è di norma di 50 g di droga per un litro di vino, che dovrebbe avere almeno 15° alcolici. La droga sminuzzata viene posta a macero nel vino per 10-15 giorni, agitando il contenitore per almeno tre volte al giorno. In fine si cola ricavando il primo liquido. La poltiglia residua si strizza moderatamente, per non fare uscire le mucillagini che intorbidirebbero il vino medicinale, e il liquido che si ricava si mescola con quello precedente. La soluzione finale si lascia riposare 24-48 ore, poi si filtra e si rabbocca con lo stesso vino che si è usato per l'estrazione e si ristabilisce il volume di un litro. Il vino medicinale si conserva in bottiglie di vetro scuro ben sigillate, al riparo dalla luce e in un luogo fresco. La conservabilità varia secondo il tipo di vino impiegato. I vini medicinali prodotti con vini meridionali e insulari, avendo un grado alcolico e una quantità di zucchero maggiori, sono quelli che si conservano meglio.Secondo i principi attivi presenti nelle droghe, si impiegano vini diversi:vino rosso: è indicato per l'estrazione di sostanze tanniche e astringenti. Il tannino già presente nel vino rosso potenzierà l'effetto della droga.vino bianco: va bene per le droghe diuretiche e per l'estrazione di quelle sostanze (alcaloidi, proteine, enzimi) che reagiscono col tannino del vino rosso. In genere, il vino bianco è di basso grado alcolico e andrebbe quindi corretto con alcol etilico fino a 15°.vino liquoroso e dolce: hanno di solito un grado alcolico superiore a 15°. Si impiegano per le droghe che contengono resine, oli essenziali e altre sostanze alterabili. Va bene anche per estrarre droghe toniche e stomachiche. I vini dolci sono anche utili nelle preparazioni di droghe dal gusto poco gradevole.

Gli acetolitiAnche questo è un metodo estrattivo molto antico e oggi pressoché abbandonato. Come solvente si impiega l'aceto, che deve essere bianco, di buona qualità e avere il 5-6% di acido acetico. La droga deve essere secca, perché la pianta fresca contiene molta acqua che abbassa la percentuale di acido acetico e compromette la conservabilità dei prodotto finale. Per ogni litro di aceto si impiegano 100 g di droga. La macerazione dura 10-15 giorni, agitando il contenitore per almeno tre volte al giorno. Alla fine si cola, senza spremere troppo il residuo. Si lascia riposare per 24-48 ore e poi si abbocca con altro aceto fino al volume di un litro. L'acetolito si conserva per tre anni dalla data di produzione.

Gli oleolitiSono estratti che si ottengono mettendo a macero la droga in un veicolo oleoso. A questo scopo il più utilizzato è l'olio d'oliva. Per ogni litro di olio si impiegano 150-200 g di droga. La droga e l'olio si mettono in un contenitore di vetro scuro che poi si espone al sole per un periodo che in media è di 20-30 giorni. Alla fine, si filtra molto bene. Se si utilizzano piante fresche, si procede inizialmente allo stesso modo fino alla filtrazione. A questo punto, per il maggior contenuto di acqua della pianta fresca, si può notare una fase acquosa sul fondo. Si procede all'evaporazione dell'acqua tramite lento riscaldamento a bagno maria. L'acqua riduce la conservabilità dell'oleolito, perché tende a formare muffe o proliferazioni batteriche. In ogni caso, per evitare l'irrancidimento dell'olio si può aggiungere della vitamina E che è un antiossidante naturale. L'oleolito si versa in flaconi più piccoli di vetro scuro. Di solito si conserva per circa un anno.

Gli sciroppiLa preparazione degli sciroppi medicinali era già conosciuta dagli antichi medici arabi. In Europa sono stati introdotti durante l'Alto Medioevo. La parola sciroppo deriva, infatti, dall'arabo scharab o scherbet, che significa "bevanda zuccherina".Gli sciroppi sono composizioni viscose che contengono circa il 50-65% di zucchero, che è essenziale per la conservazione del preparato stesso. I microrganismi non proliferano in ambienti saturati dallo zucchero, che se molto concentrato priva i microbi dell'acqua necessaria al loro sviluppo. Per la preparazione di sciroppi medicinali, di norma si scioglie estemporaneamente lo zucchero in un infuso, in un decotto o in un succo fresco. Di solito lo zucchero si stempera scaldando lentamente la soluzione.

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Le cremeLe creme sono utilizzate per affrontare ogni tipo di problematiche cutanee, sia patologiche sia estetiche. Possono essere prodotte in vario modo. Uno dei metodi più semplici è il seguente: preparare un decotto o un infuso con una tazza di droga e quattro di acqua. Dopo aver filtrato le erbe, bollire a fuoco basso il liquido filtrato e aggiungere 140 g di olio di sesamo o di oliva. Continuare a bollire e a mescolare fino a quando tutta l'acqua non è evaporata, poi spegnere. Infine, aggiungere circa 57 g di cera d'api e mescolare con energia. Sarebbe preferibile che la cera avesse la stessa temperatura dell'olio, per essere meglio incorporata. Dopo che la miscela si è leggermente raffreddata, aggiungere due cucchiaini di vitamina E, come conservante. Versare in contenitori adatti e lasciare raffreddare completamente. Le creme così prodotte hanno una durata di circa un anno.

I succhiI succhi sono un modo migliore per sfruttare al massimo le proprietà curative di molte piante medicinali. Sono ricchi di vitamine, di enzimi, di sali minerali e di principi attivi. In questo modo, si sfrutta veramente il totum della pianta. A livello casalingo, si può utilizzare semplicemente una normale centrifuga. Una volta ottenuto il liquido di spremitura, si lascia riposare per un poco e poi si filtra. I succhi possono essere assunti per bocca o anche impiegati per uso esterno. Hanno il solo difetto che non possono essere conservati a lungo e devono essere consumati entro le 24 ore. Per farli durare di più, si può preparare una tintura madre per estrazione. Il succo appena centrifugato si miscela con un'eguale misura di alcol etilico a 90°. Si lascia decantare per 24 ore e poi si filtra.

Gli impacchiCon gli impacchi, o compresse, si applica il liquido dell'infuso o del decotto sulla pelle per facilitare la guarigione di un'affezione cutanea o per influenzare tessuti più interni (articolazioni, visceri, organi). Allo scopo si utilizza un panno di lino o una garza imbevuti di soluzione. Gli impacchi possono essere caldi o freddi. Gli impacchi freddi a più strati e ben strizzati sono indicati negli ematomi, nelle contusioni e nei traumatismi in generale. Hanno lo scopo di ridurre l'infiammazione e la formazione dell'edema. Si sostituiscono non appena sono asciutti e sono tiepidi. Gli impacchi caldi hanno un'azione antispastica e sono indicati nel caso di dolori addominali, nelle coliche gastriche, renali ed epatiche. Vanno bene nei reumatismi e nelle contratture muscolari, nelle tossi stizzose e nelle infiammazioni della pelle come foruncoli e ascessi di cui favoriscono la maturazione e l'evacuazione del pus. Per mantenere più a lungo il calore dell'impacco, stendervi sopra un panno di lana e una borsa d'acqua calda. L'impacco va rinnovato non appena si raffredda.

I cataplasmiRispetto all'impacco in cui si usa il liquido di un infuso o di un decotto, nel cataplasma è la poltiglia ad essere impiegata. Nel caso di foglie di grandi dimensioni, si possono semplicemente passare solo al vapore. Il materiale vegetale va posto sopra una garza sottile e applicato localmente. Può essere freddo o caldo e ha le stesse indicazioni dell'impacco. Il cataplasma è costituito anche da una poltiglia di erbe fresche crude. Nel caso di traumi aperti che potrebbero infettarsi, immergere per qualche minuto le erbe integre in acqua e disinfettante idoneo e poi ridurle in poltiglia.

Preparazioni acquose 1.

Infuso

Tramite le preparazioni acquose si estraggono dall'erba fresca o essiccata delle sostanze attive facilmente solubili nell'acqua (idrofile). Secondo il tipo, la temperatura e la durata dell'estrazione si distinguono in:

macerati acquosi: estrazione in acqua a temperatura ambiente normalmente per molte ore (al sole, durante la notte, ecc.). Con questo metodo si ottengono estratti inalterati da sostanze mucillaginose .

infusi: versare sull'erba dell'acqua bollente (o meno) e lasciar riposare (coperto) per qualche minuto prima di separare l'erba dall'infuso. L'infuso estrae bene le sostanze idrofile e conserva gran parte delle sostanze volatili. Estrazione sensata per quasi tutte le sostanze (salvo quelle resinose) di erbe, foglie, fiori;

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decotti: estrazione di sostanze delle parti di erbe dure, legnose non volatili e resistenti ad alte temperature, tramite una cottura di mezz'ora

Ci sono delle preparazioni “sfiziose” di erbe che combinano due o tutte e tre le preparazioni elencate sopra, p.es. si può fare un macerato durante la notte, poi un infuso con il substrato filtrato e per finire con il substrato di nuovo filtrato, un decotto. I tre liquidi si congiungono in seguito in una bevanda tiepida. Non è indicato prescriverlo a un manager stressato, perché non lo farà mai.

Di solito l'applicazione delle preparazioni acquose è a base di tisane, gargarismi, risciacqui oppure sotto forma di applicazioni dermiche o mucotiche. Durante la fase di bollitura del decotto si fanno spesso anche delle inalazioni. Molte preparazioni come estratti, sciroppi, marmellate, elettuari, ecc. iniziano con una preparazione acquosa, che va poi ulteriormente elaborata.Le dosi per le tisane sono di solito da 1 a 3 cucchiaini da tè per una tazza (1 ... 2 dl) di acqua.Per le altre preparazioni, visto che bisogna comunque concentrarle in seguito, si usano delle concentrazioni elevate.

Le preparazioni acquose, specie i macerati e gli infusi, non si conservano a lungo perché facilmente invasi da microrganismi che si propagano velocemente, consumando le sostanze nutritive e producendo “residui” di solito poco salutari.

Estratti acquosi (macerati, infusi, decotti) concentrati si fanno per estrarre dalle piante specificatamente sostanze idrosolubili. Come prossimo passo (dopo l'estrazione) viene evaporata tanta acqua,

fino a che la rimanente soluzione raggiunge il peso della droga impiegata => Extractum fluidum; Extr.fluid.

fino a che il rimanente resto raggiunge una consistenza simile a una pappa o a del miele: Extractum spissum; Extr.spiss.

fino a che è stato evaporato tutto il liquido: Ectractum siccum; Extr.sicc.

Per gli agenti farmaceutici sensibili al calore si esegue l'evaporazione a basse temperature e sotto vuoto. Le forme non secche sono molto delicate e soggette a contaminazioni microbiche. Vedi “Estratti” trattati come “Preparazioni alcoliche”, perché la maggior parte di essi si estrae non in acqua ma in alcol.

I macerati si fanno molto spesso nei solubili non acquosi (alcol, oli, glicerina, vini, aceti, ecc.) così da conservare le sostanze attive a lungo senza deperimento. Vedi anche “Preparazioni alcoliche”.

Al termine di un'estrazione si filtra (separa) il liquido dalle parti solide: usando un colino o una rete metallica, coperto o meno da uno strato di ovatta (che trattiene anche particelle più

fini), oppure tramite un filtro di carta (filtro da caffè), oppure con delle tele di stoffe vegetali (garza, asciugamani, ecc.).

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Di seguito sono trattati le seguenti preparazioni:Macerato (Mac.) | Infuso (Inf.) | Decotto (Dec.) | Idrolati (Hydr.) |

Macerato 1.1

(Mac.; Maz.)Macerato it.Wikipedia |

Macerato glicerinatoRibes nigrum

Mettere la droga nel liquido freddo (acqua, olio, alcol). Lasciare macerare per qualche ora (acqua) fino a qualche settimana (olio, alcol, vino, aceto, ecc.). I diversi solubili sciolgono varie sostanze dalle erbe impiegate:

acqua: idrosolubili come gli zuccheri; alcol di varie gradazione, al solito tra 40 ... 60%: idrosolubili, oli eterici, in

parte resine e lipidi; la macerazione in alcol si chiamano tintura / Tinct. / Tinct.off. / tintura madre / TM / Ø ...

glicerina: specialmente in gemmoterapia oli: liposolubili, alcolsolubili come gli oli eterici, in parte resine; vini: come alcol e in parte acidofili come gli alcaloidi; aceti: come l'acqua e gli acidofili come gli alcaloidi.

Nell'usare il termine “macerato, Mac.” si intende “macerato idrico” mentre per gli altri “estrattori” si aggiunge la soluzione, p.es. “Mac.Ol.” o “Mac.vini”. I macerati nell'alcol invece si chiamano “Tinct.”.

L'arte della macerazione è quasi andata persa, ma una volta era importante come lo dimostra la seguente ricetta “antidepressivum” della mia nonna zingara (la riporto nell'annotazione canonica della farmacologia):

Daturae stramonii

Rp.: "Tiramisù" per Peter

Page 8: equiseto arvense

Sem. Daturae stramonii No. XII diversi alcaloidi psicoattivi

Aceto di mele gtt. VI facilita l'estrazione di alcaloidi

f. pasta sfregando nel mortaio adde:

Vino rosso nobile e

stagionato

200 costituente gradevole estraente:

acidi, alcol, acqua

M.f. Mac.vini, lasciar macerare e decantare per un quarto d'ora.

Filtrare attraverso una pezza di lino nel bicchiere. D. S. Bere

lentamente a piccoli sorsi (ricordando un passato gradevole) durante

un piacevole pasto, non più di due volte al giorno.

Abbreviazioni

Quando, mia nonna, più di cinquant'anni fa mi diede questo intruglio, mi sembrava curioso nella sua ritualità e strano per quanto riguardava l'uso di una pianta così velenosa.

I macerati acquosi si usano ancora per delle piante mucillaginose come Sem.Orzo, Sem.Lino, Rad.Altheae, Malva, ecc. Chi si impegna ancora a fare delle “tisane integrali”, procede così:

un macerato durante la notte, con i residui del macerato un'infusione e poi, con i residui dell'infusione un decotto,

Alla fine i tre liquidi mescolati si bevono tiepidi (si ottiene questo risultato gradevole coon molte piante e questo procedere è da considerare arte spagirica.

Infuso 1.2

(Inf.)Infuso it.Wikipedia |

Infuso

Versare dell'acqua bollente sulla droga. Coprire (per evitare evaporazione degli oli eterici) per 8 min. Poi filtrare le parti solide.

Si dimentica spesso che le due bevande più usate, il tè (nero, verde, menta, ecc.) e il caffè sono degli “infusi” che contengono, fra l'altro, notevoli dosi di alcaloidi rasserenanti e stimolanti. Non ho mai capito perché gli ascetici (neo)religiosi

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vogliono inculcare sensi di colpa a chi fa uso di questi antidepressivi innocui e piacevoli (al massimo,in patologie particolari, si potrebbe discuterne le dosi).

I miei infusi preferiti sono: il caffè che bevo al bar, perché grazie a un barista competente e a un'ottima

macchina mi viene servito ristretto, amaro, caldo e dolce, esattamente come mi piace;

il tè nero lo faccio come gli inglesi o come i maghrebini (mescolato con menta), mettendo acqua bollente sull'erba, senza zucchero quello degli inglesi, con tanto miele quell'altro. Se intendo estrarre tanti alcaloidi, all'infuso aggiungo una goccia di limone;

il tè verde me lo procura il mio amico “teista” che conosce bene la mia miscela preferita (asiatica,leggermente profumata con qualche fiore). Lo preparo con l'acqua a solo 70 centigradi (verso dell'acqua bollente prima in una tazza vuota per un minuto e solo dopo sull'erba del tè nel colino) e me lo gusto dopo ca. 5 minuti senza dolcificanti, per godere meglio il delicatissimo sapore.

Per il resto detesto le tisane salvo quella di tiglio, sambuco, limone, cannella, addolcita con dello sciroppo di sambuco quando ho l'influenza.Uso le tisane se ho bisogno di stimolare i reni con diuretici. Altrimenti preferisco ingerire delle tinture invece che delle tisane, e queste le uso parecchio per i miei danni e malanni dovuti all'età e agli eccessi e abusi della mia tormentata vita, che del resto non conduco secondo i miei criteri salutari, perché ho altre preferenze.

Decotto 1.3

(Dec.)Decotto it.Wikipedia |

Decotto

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Versare la droga nell'acqua fredda; cuocere a fuoco lento per 5-30 min. (secondo la droga usata) e filtrare. Si usano prevalentemente le parti delle piante dure e legnose come semi, radici, bulbi, rizomi, legno, corteccia, steli, ecc. La bollitura libera dalla pianta delle sostanze fortemente legate, ma idrosolubili. D'altronde fa evaporare gli oli eterici e distrugge quelle sensibili alle alte temperature (che spesso inerzializza, anche quelle poco digeribili e irritanti presenti nell'uva-ursina o nella coda cavallina).

I miei decotti preferiti sono i brodi di carne, pesce, volatili e verdura. Speziati bene sono dei veri deliziosi toccasana, contenenti oltre alle microsostanze attive animali e vegetali, anche notevoli tassi di sali minerali e vitamine termoresistenti. Malauguratamente richiedono parecchio lavoro in cucina (specialmente il pulire e preparare la verdura). In mancanza d'altro accetto anche i dadi e i prodotti liofilizzati di quel genere, preferibilmente la pasta di LIEBIG, che sono fra l'altro meglio della loro reputazione.

Il mio secondo decotto preferito è l'insieme delle “tisane” della mia collega Bianca, in quanto sono sempre variate, piccanti, preparate la mattina, facendo cuocere per almeno mezz'ora gli ingredienti come il pepe, il peperoncino, la cannella, i chiodi di garofano, il cardamomo, l'anice, il finocchio, il cumino, ecc. e chissà quali altri intrugli in sempre nuove combinazioni per una brocca di “tè” da offrire ai nostri clienti. C'è chi lo preferisce con il limone, con il latte, con lo sciroppo di sambuco o il miele.

Per il resto mi astengo volentieri dai decotti salvo che per un intruglio di radice di tarassaco, carciofo e cardui mariae e cnicus benedicti, quando di il mio fegato reclama (quasi fosse una punizione). Se no, mi servo volentieri di preparati alcolici come il CYNAR, il FERNET e di tante tinture e vini della mia farmacia.

Idrolati 1.4

(Hydr. Aqu.)Hydrolat fr.ekopedia |

Idrolato

Gli idrolati sono dei residui preziosissimi della distillazione degli oli eterici (essenziali). Trattandosi di una distillazione acquosa, essa evapora e condensa una certa quantità di acqua (distillata, sterile) che poi viene separata dall'olio eterico (che galleggia sopra). Quest'acqua (idrolato) lega in forma di soluzione una piccola quantità di oli eterici e viene caricata di sostanze con delle forti doti farmaceutiche, cosmetiche e aromaterapeutiche. Per assicurare una certa sterilità anche dopo che la bottiglia è stata aperta, molti idrolati contengono ca. 15% di alcol.

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Un buon idrolato ha (giustamente) il suo prezzo, dipendente dalla pianta e varia tra i ca. 50 - 150 fr al litro.

L'idrolato più divulgato è l'acqua di rose, ottimo per le compresse sugli occhi e la pulitura del viso. Personalmente uso spesso anche gli idrolati di lavanda (per pulire piccole ferite), amamelide (come astringente cosmetico e detergente per emorroidi), rosmarino, melissa, basilico, camomilla per gli scopi cosmetici (puliture, lavaggi), gastronomici (profumare piatti) e terapeutici (aggiunte a tinture, tisane, unguenti e creme come ingrediente idrico).

Alcune farmacie vendono degli idrolati, ma questi si trovano anche nelle ditte di prodotti aromaterapici (p.es. FARFALLA, Uster) e cosmetici.

Preparazioni oleose e simili 2.Sono trattati le seguenti preparazioni:

Oli di semenze e organi animali (Ol., Oleum) ◊ Macerati nell'olio, oli infusi, oli di erba, oli di fiori (Mac.Ol.) ◊ Decotti olici (Ol.coct.) ◊ Linimenti (Linim.) |

Oli di semenze 2.1

e organi animaliOlio vegetale it.Wikipedia |

La maggior parte delle noci e dei semi vegetali contengono notevoli quantità di oli vegetali. Servono alla pianta come concentrato energetico per fare germogliare la nuova pianta fino alla sua autosufficenza cioè quando, per poter crescere, è in grado di estrarre materiale ed energia dall'ambiente.

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L'uomo ha sviluppato delle tecniche sofisticate per estrarre oli vegetali dalla semenza della pianta, prevalentemente per scopi:

nutritivi (olio d'oliva, girasole, arachidi, senape, sesamo, canapa, semi d'uva, noce, noccioline, ecc.);

illuminazione (olio di colza, lino, canapa, deperiti nutritivi, ecc.); impermeabilizzazione e lubrificazione (lino, ricino, ecc.); sanitari e medici (oli di frumento, mandorla, ricino , ecc. ).

Il procedimento era (ed è) non molto complicato ma impegnativo in quanto sforzi e tempo:

macinazione fine al punto da raggiungere una pasta fine e fluida; pressatura e spremitura forzata per separare i liquidi dalle parti solide; separazione di frazioni lipidiche e acquose con la decantazione; ev. neutralizzazione di acidi p.es. con del calcio; eventuale filtrazione della parte lipidica; conservazione in serbatoi ermeticamente chiusi, al buio e al fresco (per

rallentare i processi di irrancidimento).

Per via dell'impegno nella coltivazione, fabbricazione e cura per la conservazione ed il trasporto, oltre alla necessità esistenziale riguardo la nutrizione e l'illuminazione nonchè la facile deperibilità del prodotto, esso era prezioso e venerato. Tramite la meccanizzazione dell'agricoltura e la produzione e i risparmi sui costi energetici e di vendita, l'olio è diventato un prodotto a buon mercato e da spreco.Per poter rallentare l'ossidazione degli oli sono necessari diversi provvedimenti:

aggiunta di oli ceramidici (non alimentari) fino al 10% (essi non ossidano);

aggiunta di antiossidanti oleici (p.es. vitamina E); riempimento completo delle bottiglie con chiusura ermetica (assenza

dell'ossigeno); immagazzinaggio al buio e al fresco luce ultravioletta, calore; lontananza durante tutte le procedure da metalli catalizzanti,

specialmente l'ottone (lega di rame e zinco) che fa irrancidire in pochi minuti l'olio

Macerati nell'olio, 2.2

oli infusi, oli di erba, oli di fiori (Mac.Ol.)

Olio di Iperico

I macerati negli oli si fanno per estrarre le sostanze di piante (erba, fiori) in un olio vegetale. Salvo che per l'olio di San Giovanni (Iperico) la procedura è pressochè persa, anche se si tratta di uno dei sistemi più antichi e nobili della medicina e della profumeria. Ciò sarebbe fattibile con pochissimi strumenti:

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riempire un vassoio a chisura ermetica con dei fiori o dell'erba sminuzzati fino a ca. un terzo;

coprire con un olio neutrale (mandorla, semi d'uva, sesamo, girasole, ecc.) fino sotto il bordo della chiusura;

lasciar macerare in un luogo caldo, fino a che l'erba diventa marrone; filtrare; ripetere la procedura con lo stesso olio; ma per le piante fresche ripetere il procedimento due o tre volte (per ottenere una buona concentrazione).

L'olio tenuto in un luogo fresco e al buio (vasetti scuri) si conserva per diversi mesi, poi diventa rancido (ossidazione).

A dipendenza delle erbe e degli oli usati, l'applicazione medica può essere prevalentemente esterna, interna o ambedue.

Cipresso

Rp.: Vene varicose e capillari

Maz.Ol. Hb. Meliloti trombolitico, fibrinolitico

Maz.Ol. Fruct. Hipocastani aa 20 duttilità e tono dei capillari e delle

vene (rutina)

Ol. Tritici (frumento) ad 50 antiossidante tessutale

Aeth. Cupressi gtt X venotonico

Aeth. Geranium gtt V linfostimolante

Aeth. Incenso gtt X antiedematico

Vit.E 400mg caps. I antiossidante, costituente

M.f. Oleum D. S. Spalmare poche goccie sulle gambe (dopo averle

bagnate prima) 1 ... 3 volte al giorno per diversi mesi almeno.

Abbreviazioni

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I diversi oli rispondono più o meno sensibilmente all'ossidazione (irrancidimento), certi ossidano in pochi minuti e sono conservabili solo se incapsulati subito dopo la spremitura, mentre altri si possono tenere per più di un anno a condizioni favorevoli di immagazzinaggio. Per i macerati servono gli oli meno sensibili all'ossidazione, possibilmente di “spremuta recente” (osservare la data di consumo).

I macerati oleosi di erbe per applicazioni esterne vengono spesso aggiunti nelle preparazioni di unguenti o di creme (perché ungono meno).

Come terapista professionale uso in larga scala una preparazione simile ai macerati oleosi e composti di macerati oleosi, oli vegetali e oli eterici. Per rendere l'idea dò una ricetta 

Per i macerati preziosi che si devono conservare a lungo, personalmente uso l'olio di jojoba (la noce di un arbusto sudamericano). L'olio di jojoba non è un olio ma una paraffina liquida che grazie alla sua proprietà chimica, a temperatura ambiente non ossida e non diventa rancido. Inoltre è affine al sebo cutaneo e per natura è un ottimo curativo dermico (motivo per il quale viene usato in cosmetica, anche se in dosi minime, perché è costoso). Faccio volentieri piccole dosi di macerati nell'olio di jojoba (rosa, gelsomino, serenella, tuberosa, neroli, mimosa, lavanda, ecc.) come, preziosi oli da massaggio e dei fiori femminili della canapa contro l'otite. Questi macerati sono usati esclusivamente per l'esterno, perché l'olio usato è paraffinico e nell'intestino crea solo diarrea. Come alternativa a buon mercato si potrebbe anche usare l'olio di paraffina (residuo dell'industria petrolifera), innocuo perché chimicamente e metabolicamente inerte. Personalmente non m'ispira l'idea, chissà per quale motivo ideologico.

Decotti oleosi 2.3

(Ol.coct.)

Molte piante altamente curative liberano delle sostanze attive terapeutiche a temperature relativamente alte e in ambienti lipidici. Un esempio è la camomilla, i cui “residui” della distillazione a vapore servono per ottenere il quasi impagabile olio eterico (-.50 cts./goccia); anche la macerazione alcolica per le tinture e gli estratti contiene ancora preziosi ingredienti che si liberano con la cottura in olio.

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'-Actinotus helianthii-

Rp.: Oleum coctus Cannabis

Fl. femm. Cannabis q.s. fiori femminili

Ol. Helianthii q.s.* olio di girasole

f. cuocere, lasciar macerare 1 giorno, filtrare;adde

Aeth. Myrrhae gtt./dl I denaturante

D. ad vitrum; S. Ol.coct. Cannabis, non ingerire, data, firma

Abbreviazioni 

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* q.s. → quanto basta: tradizionalmente si mette tanto liquido per coprire bene la pianta.

Corrisponde a una relazione di peso pianta / liquido di 1:8 ... 1:10.

* Per evitare surriscaldamenti (niente frittate), si mette 2 ... 3 cm di acqua in pentola (l'olio

galleggia sopra). L'olio dovrebbe coprire bene i fiori.

Personalmente li uso spesso come base per gli oli da massaggio (aggiungendo una goccia o due di olio eterico, di camomilla o altri) o per la parte oleosa delle pomate, degli unguenti e delle creme antiflogistiche come ingredienti oleosi per le emulsioni da bagno.

Consiglio di comprarli da un produttore esperto, perché la scelta dell'olio base e la cottura degli oli richiede attrezzi e conoscenze un po' particolari. Se volete farli voi stessi: cave al surriscaldamento: mettere qualche cm di acqua in pentola che evita il riscaldamento sopra i 100°.Un olio cotto che uso spesso puro o in preparazioni come spasmolitico e analgesico topico è l'olio cotto di canapa.

Linimento 2.4

Linim.

(Per uso esterno) da spalmare. Si preparano mescolando gli ingredienti a base di oli con saponi o altre sostanze emulgatrici.

Preparazioni alcoliche, ... 3.gliceriniche e acetose Le preparazioni alcoliche e acetose, tramite la macerazione, estraggono dalle erbe delle sostanze attive idrosolubili, gli oli eterici (aromatici) e in parte anche sostanze oleose, resinose e alcaloidiche. Ma queste preparazioni hanno altri grandi vantaggi:

grazie alle doti disinfettanti, se la gradazione è sufficiente, i preparati vengono conservati molto a lungo. Molti di questi preparati maturano e migliorano persino durante gli anni.

Si riescono a preparare delle concentrazioni notevoli di sostanze attive, così che il volume di immagazzinamento e di trasporto rimane contenuto.

Il facile mescolamento degli ingredienti alcolici permette al naturopata la medicazione immediata e individuale.

Monotinture sono facilmente preparate sia in cucina, sia dando il compito al farmacista. In caso di necessità, il mercato omeopatico fornisce le “tinture madri” di piante medicinali rare.

Queste preparazioni richiedono del lavoro e dell'artigianato ma garantiscono per contro una certa indipendenza dalle istituzioni sanitarie, case farmaceutiche e

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dagli altri interessati al mercato redditizio. E' una vera e propria via di autonomia sanitaria non meno efficace dell'industria farmaceutica, salvo per delle rare (e importanti) eccezioni patologiche, dove l'industria farmaceutica ha il suo impiego (da ridimensionare).

Tintura e tintura madre (Tinct.; Ø, TM) Macerazione alcolica (tinture) Percolazione alcolica (tinture) Macerazione glicerinica (tintura glicerinica, Tinct.glyc.) Macerazione vinosa, vini medicinali (Vini) Macerazione acetosa, aceti medicinali (Acet.) Fabbricazione di fermentati (vini) medicinali (Ferm.vin.) Fabbricazione di distillati medicinali (Spirit.)

Tintura e tintura madre 3.1

(Tinct. TM, Ø)Macerazione lunga della droga nell'alcol con una susseguente filtrazione oppure (procedura abbreviata) decolazione lenta di alcol tramite uno strato di erbe vegetali, filtrando di seguito.

Le preparazioni di tinture officinali (farmaceutiche) “Tincturae” sono meticolosamente prescritte nelle farmacopoee delle diverse nazioni. Vengono esattamente stabilite gli ingredienti da usare, i loro quantitativi, i dettagli procedurali e il controllo delle concentrazioni dielle sostanze attive. Questo è di importanza primordiale per rimedi “velenosi” e “forti” nel senso che piccole differenze del dosaggio possono provocare effetti indesiderati. Consigliamo quindi di non mai usare dei preparati di erbe classificate “forti” (p.es. Belladonna, Datura, Strychni, Digitalis, Napellus, ecc.) di produzione propria o di provenienza non officinale (Internet), perché non conoscendo la concentrazione, il dosaggio può essere errato e quindi fatale.

La tintura madre degli omeopati, TM oppure Ø si distingue in tre punti principali dalla tintura officinale Tinct.off.:

per la TM si usa normalmente tutta la pianta (planta tota) mentre per la Tinct. off. sono spesso usati determinati organi con un alto contenuto di “sostanze attive” (allopaticamente). Questo porta in molti casi a una concentrazione più debole delle sostanze attive già del substrato erboso;

per la TM si usano la pianta “fresca”, recente, mentre per la Tinct.off. si usano di solito le droghe essiccate;

per la TM si usa una relazione di peso di 1:10 tra erba disidratata e alcol, mentre per la Tinct.off. si usano delle relazioni da 1:3 fino a 1:7 a seconda della pianta. Ciò dimezza il contenuto di sostanze allopaticamente attive della TM rispetto alla Tinct. off.

Facendo tutti i calcoli, riguardo la TM si arriva a una “efficacia allopatica” di ca. la metà rispetto la Tinct.off. Per il resto l'estrazione della TM, da parte dei farmacisti e delle case farmaceutiche, è altrettanto prescritta (secondo la farmacopoea Hahnemanniana) e affidabile come la Tinct.off.

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La pratica terapeutica ci obbliga spesso a dover ricorrere alla TM perché spesso la Tinct.off. non è più reperibile. Ciò significa dover adattare i dosaggi nelle ricette nell'ordine di grandezza di 2 ... 3 per avere degli effetti terapeutici paragonabili. Per fare un esempio:

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Belladonnae

Rp.: spasmi gastrici

Tinct. Belladonnae 10 spasmolitico

D. ad vitrum gutt. S. in caso di crampi allo stomaco ingerire 6 gocce

in un più di acqua tiepida non più di cinque volte al giorno

Abbreviazioni

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Rp.: spasmi gastrici

TM (Ø) Belladonnae 30 spasmolitico

D. ad vitrum gutt. S. in caso di crampi allo stomaco ingerire 15 gocce

in un più di acqua tiepida non più di cinque volte al giorno

Abbreviazioni

In alcune ricette composte di Tinct. e TM occorre rifare completamente il calcolo. A coloro che non sono ferrati in materia, consiglio di astenersi da tali esperimenti. Noi professionisti troviamo che è un grande peccato riscontrare raramente giovani farmacisti e ancora meno case farmaceutiche che si dedicano alla preparazione della Tinct.off. Fortunatamente noi possiamo collaborare con il dott. Luca Milesi della Farmacia San Provino di Agno (TI), il quale si dedica ancora a questo nobile compito e ci prepara la maggior parte delle tinture che ci servono. Sarebbe auspicabile, il fatto che anche degli altri terapisti si rivolgano a questo servizio, al fine di poterlo mantenere a lungo e a costi ridotti. Non da ultimo si tratta anche di un discorso economico: le TM e le Tinct.off. costano ca. lo stesso prezzo, visto che il costo dell'erba non incide notevolmente (alcol e prestazioni lavorative). Visto che si abbassa il dosaggio nella Tinct.off. si riduce anche notevolmente il prezzo per la medicazione.

Le tinture difficilmente reperibili non sono sostituibili solo con le TM ma anche con degli estratti (Extr.fluid.; spiss.; sicc.). La seguente tabellina permette di determinare le quantità e relazioni tra tutti questi preparati.

Conversione della quantità di sostanze attive nei diversi preparati:

Estrazioni alcoliche TM, Ø Tinct. Extr.fluid. Extr.spiss. Extr.sicc.

TM, Ø 1 2 ... 3 8 25 30

Tinct. 30 ... 50% 1 3 ... 4 8 ... 12 10 ... 15

Extr.fluid. 13% 25 ... 30% 1 3 4

Extr.spiss. 4% 8 ... 10% 30% 1 1.2

Extr.sicc. 3% 7 ... 8% 25% 80% 1

Esempio 1: Si intende sostituire in una ricetta l'originale Tinct., usando dell' Extr.fluid. Ci vuole ca. il 25-30% della quantità originale.Esempio 2: Si intende sostituire in una ricetta l'originale Tinct., usando la TM, Ø. Ci vuole ca. 2-3 volte la quantità originale.

L'estrazione artigianale della maggior parte delle erbe non critiche al dosaggio (miti, medi) e per un proprio uso è assolutamente da consigliare.

Sono trattati i seguenti argomenti: Macerazione alcolica Percolazione alcolica

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Macerazione alcolica (tinture)

Preparazione di tintura

L'estrazione attraverso la macerazione alcolica, libera dalla pianta delle sostanze solubili nell'acqua (idrofili) e solubili nell'alcol. Nella macerazione, il procedimento a freddo non altera (o poco) le molecole delle sostanze attive e non provoca nemmeno l'evaporazione degli oli eterici. Inoltre l'alcol è un ottimo “antibiotico” e rende inerte la maggior parte dei microrganismi contenuti nelle erbe (disinfettante) come impedisce pure la loro proliferazione mitotica o tramite le loro spore (conservante). Così le tinture sono dei rimedi che si conservano bene e a lungo, anzi, durante i primi anni (immagazzinati allo scuro e al fresco) migliorano nella qualità come una buona grappa.

Le tinture si fanno con delle piante sia fresche che essiccate.

Per avere una sicurezza riguardo il dosaggio consiglio la produzione “lege artis” fatta secondo le farmacopee e che garantisce esatti contenuti delle sostanze attive, specialmente riguardo le erbe “forti” e “velenose” (p.es. Rauwolfia, Strofantus, Belladonna, Scilla, Convallaria, ecc.).

Preparazione “casalinga” o “artigianale”: Se reperibili, consiglio quella fatta con le erbe fresche, perché risulta più

completa di sostanze, anche se meno concentrata. Se non c'è la possibilità di averle fresche, o se si desidera sfruttare i resti di

erbe raccolte durante l'anno precedente, si può fare la tintura con delle erbe essiccate a regola d'arte e il risultato è più concentrato.

Naturalmente è possibile mescolare i due prodotti (recenti ed essiccati) ma in questo caso bisogna fare attenzione al calcolo delle proporzioni nel dosaggio.

Gli alcol da usare devono essere: alcol etilico destinato al consumo alimentare. Gli alcol farmaceutici rettificati

alimentari sono cari (a causa delle tasse), mentre gli altri (uso esterno, spirito da ardere) costano pochissimo (perché liberi da tasse). Per evitare imbrogli, i non alimentari contengono una sostanza schifosissima ed emetica, che rende impossibile ingerirli.

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Personalmente uso superalcolici come vodka (frumento), gin (ginepro), grappa (uva), slivoviz (prugne), kirsch (ciliege), obstler (mele), ogni tanto anche cognac (uva), whisky (cereali), calvados (mele). Essendo un po' maniacale nei confronti dei superalcolici, tento di sposare bene le virtù della pianta con le virtù del superalcolico (p.es. gin e erbe antireumatiche). In caso di dubbio o se mi piace troppo il distillato da usare in “medicina”, uso la vodka, dal gusto inerte, considerato distillato “pulito” e con poche sostanze inquinanti.

Per le piante essiccate “siccum” uso un distillato con almeno una gradazione del 30%.

Per le erbe fresche preferisco una gradazione più alta (p.es. 45%), perché il loro contenuto di acqua diluisce il distillato e abbassa così la gradazione. Sotto una certa gradazione (ca. 25%) diminuiscono le proprietà “germicide” e “conservanti”.

Per le pianta resinose (p.es. canapa) sono preferibili gradazioni alte per far sciogliere meglio le resine, mentre le piante mucillaginose (p.es. salvia, malva, althea) si macerano meglio in gradazioni basse.

In caso di necessità si può anche diluire dell'alcol ad alta gradazione con l'acqua distillata, aggiungendo sempre mescolando (dopo previo calcolo) l'alcol all'acqua e non viceversa, per evitare che la preparazione si intorpidisca).

Le proporzioni tra le piante (fresche o essiccate) e l'alcol “lege artis” sono prescritte nelle farmacopoee (farmaceutiche e omeopatiche HAB). Artigianalmente di solito si usano le seguenti proporzioni:

omeopatiche: 10% di peso dell'alcol (relato al peso della pianta disidratata) di piante recenti (tintura madre, TM, Ø);

artigianali: 250gr di erbe fresche su 5 dl di distillato oppure “coprire le piante tritate con alcol”. Per mantenere il più possibile stabile la concentrazione del prodotto conviene, per ogni pianta, attenersi allo stesso metodo;

artigianali: 120gr di erbe essiccate su 5 dl di distillato.

Ecco come procedo alla preparazione delle piante per la macerazione alcolica: peso le erbe e mi annoto la massa in grammi; trito le erbe fresche con un coltello su un asse di legno; se l'erba è legnosa,

per facilitarne la macerazione, la trito più fine; le erbe essiccate le trito o sbriciolo finemente (se sono legnose le macino

con il macina caffè elettrico) per facilitarne la macerazione; poi le umidifico con un nebulizzatore (come per stirare) più volte, le mescolo e le lascio riposare ammucchiate: così assorbono l'umidità e si gonfiano. Facendo così c'è risparmio d'alcol che altrimenti andrebbe buttato dopo il filtraggio. Solo con queste premesse le metto a macerare nel vaso.

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etichettare

Una volta riempito il vaso con le erbe per la macerazione alcolica, si aggiunge il distillato pesato o misurato e si chiude ermeticamente. Si applica subito l'etichetta con i dati anagrafici della porzione, p.es.: 

Meliloto

Rp.: Tinct. Meliloti

Hb.sicc.conc. Meliloti ago 2006 120 gr

Vodka 42% 500 ml

f. Maz. alcol. S. Maz.alcol.Meliloti data / firma

Abbreviazioni

Page 25: equiseto arvense

Si pone il vaso in un posto riscaldato, non soleggiato e visibile al passaggio: così non ci si dimentica di agitarlo almeno una volta al giorno. Dopo almeno due settimane (va bene anche un mese o due) si procede al filtraggio e all'imbottigliamento.

Prima di filtrare si preparano gli attrezzi: bilancia e occorrente per scrivere e calcolare; non agitare il vaso per qualche ora (così decanta bene il contenuto); pezza di stoffa (garza) per la separazione grossolana; bacinella per il contenuto del filtrato; colino da caffè; un po' di garza sul fondo del colino; per contenuti polverizzati: dischetti di ovatta da mettere sulla garza; recipiente per ricevere il contenuto del filtrato; distillato per correggere le quantità e la pulitura dei residui; imbuto, etichette e bottiglie per imbottigliare il rimedio.

In seguito rimane da imbottigliare ed etichettare la tintura p.es.:

Tinct. Hb. Meliloti sicc.

120/500 (ca. 1:4)

15.03.07/for fecit

La procedura (completa) si vede più o meno nelle precedenti fotografie. Personalmente dopo un primo passaggio peso il filtrato. Poi determino “la perdita” di alcol e aggiungo questa quantità versandola sulla massa spremuta e spremendo un'altra volta fino a raggiungere ca. il peso iniziale di alcol. Di seguito un'altra spiegazione (riportato da "Forum medico"... mi interesso di erboristeria e preparati ma in maniera molto casalinga avrei delle domande da farti non so se mi puoi aiutare o mi sai dire chi puo farlo . Vorrei sapere per esempio al riguardo delle tinture madri: fare come dice la dispensa di medicina pop. (fra l'altro interessantissima) di utilizzare piante freche (250gr in 5 dl di distillato). Il distillato non copre completamente le erbe o le devo tritare molto finemente quasi pastella ? Come determino il peso secco di una pianta se la utlizzo fresca e che calcoli devo fare ? Questo è un periodo di gran raccolta per tutti gli appassionati come me: mi puoi aiutare ti saluto e ti ringrazio comunque

Caro ... , Probabilmente non conosci il nostro testo "Preparazione dei rimedi" (al quale fa parte Preparazione alcoliche → Tintura) e che è parte della dispensa "Galenica" i quali capitoli si trovano come links in cima della pagina citata. Può darsi che da qualche parte nel nostro testo c'è uno sbaglio? Fammelo sapere che lo correggo! Per fare la tintura madre Ø di una pianta hai bisogno almeno dieci volte il peso della pianta fresca come alcol da consumo con una gradazione tra 40 ... 60 % (grappa, whisky, gin, vodka, ...) e non due volte il peso della pianta che non riesce mai a coprire le piante.

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Di seguito Ti scrivo le procedure, quantità e terminologie usuali: Per una tintura madre Ø si fa così:

si pesa le piante fresche e si annota il peso si copre almeno bene le piante fresche tagliuzzate di alcol. Esempio:

Volendo fare una tintura madre Ø 1:10 si usa almeno dieci volte il peso delle piante in alcol: 250 gr di piante fresche in 2.5 litri di alcol.

dopo la macerazione e la filtrazione si pesa l'alcol (il macerato alcolico) rimasta: sarà qualcosa di meno, perché non si può ricuperare tutto l'alcol. Esempio: alcol ricuperato 2.2 kg: mancano 3 dl o 300 di alcol.

con la quantità d'alcol che manca (es. 3 dl) si "risciaqua" le piante e si filtra nel macerato già fatta

alla fine si ha il contenuto alcolsolubile di 250gr di piante in 2.5 litri di alcol: quindi una concentrazione di 10% = 1:10

si scrive sulla bottiglia p.es. Ø Thymi anno, firma

Per una tintura officinale Tinct. (normalmente 1:5) si macera la stessa quantità di piante fresche in almeno cinque volte il loro peso in alcol: Esempio: 250gr * 5 = 1'250 = 1.3 litri di alcol e si procede come sopra. Per la Tinct. (officinale) si può anche usare delle piante secche. Ci vuole ca. tre volte più alcol che per la pianta fresca per arrivare alla stessa quantità di sostanze alcolsolubili nel macerato, perché con l'essicazione la pianta perde ca. 2/3 dell'acqua.

Per le preparazioni casalinghe non si imposta una concentrazione definita, ma si coprono bene con alcol le piante fresche (prima pesate). Dopo la filtrazione si pesa (o misura) il macerato estratto e si scrive sulla bottiglia i dati come p.es. "Mac. Dente di leone 250gr / 0.9 litri". Con questo si può fare poi tutte le concentrazioni desiderate: Esempio: concentrazione originale = 250 / 900 = 28% = 0.28:1 = 1:3.6 (1 diviso 0.28)

Volendo arrivare sulla concentrazione di una tintura madre (1:10 = 10%) basta aggiungere alcol fino a raggiungere 2.5 litri.

Volendo arrivare a una concentrazione officinale (1:5 = 20%) basta aggiungere alcol fino ad arrivare a 5 * 250 = 1.25 litri.

Volendo arrivare a una concentrazione di 1:1 (non è più una tintura ma un'extractum) si evapora a basso fuoco (< size="2">es. 2,5 dl

Personalmente lo faccio in modo casalingo senza ulteriori correzioni. Mi ripeto:

peso la pianta (fresco o secca) p.es. 100 gr di timo essicato aggiungo alcol finché la pianta (fresca o secca) è ben imbevuta e poi

finché è coperta e galleggia liberamente. Le piante secche come preparativo imbevo al solito con acqua (spray) e li ammucchio per un giorno o finché sono bel gonfiate

faccio macerare lege artis (muovere giornalmente) il dovuto tempo e poi filtro via le parti solide

misuro il liquido che rimane p.es. 7.5 dl scrivo sulla bottiglia le caratteristiche del macerato p.es. "Macerato alcol.

Thymi sicc. 100gr / 7.5 dl: anno, firma" e lo metto via.

Page 27: equiseto arvense

Quando l'ho bisogno per fare un rimedio posso fare con questo tutti calcoli ed ev. adattamenti ad hoc come p.es. determinare la concentrazione standartizzata: 100gr di pianta essicata * 3 (relato a recente = fresco) / 7.5 dl = 750 gr di alcol = 300/750 = concentrazione pianta = 40% = 0.4:1 = 1:2.5.

Per arrivare alla Tinct. (off.) Thymi 1:5 devo aggiungere 7.5 dl di alcol e posso marcarlo "Tinct. Thymi 1:5".

Oppure posso semplicemente aggiungere alla ricetta la metà del prescritto e ridurre la prescrizione per la dose sulla metà.

Nota: di un Mac. sicc. (macerato di pianta secca) non si può mai fare una

tintura madre Ø perché richiede per definizione la pianta fresca. Di un Mac. rec. (macerato di pianta fresca) si può sempre fare una tintura madre Ø impostandola per diluzione a una concentrazione 1:10

per me come fitoterapeuta è più utile di sapere la fattura (Erba rec. o sicc.) e la relazione della composizione (p.es. Timo sicc. 100 gr / 7.5 dl) che di avere preparati standartizzati. Poi mi arrangio.

Per l'uso della clientela (che vuol preparare delle ricette composte e sapere i dosaggi senza calcoli) è meglio di fare dei rimedi standartizzati come Tinct. (officinale 1:5) o Ø (Tintura madre 1:10).

Spero di non averti confuso con queste mie spiegazioni, ma gli artigianati seri come l'erboristeria e la galenica richiedono esatte procedure quantificate, affidabili e ripetibili, se no diventano pericolose ciarlataneria.Mer 19 mar 22:10 Buongiorno, sto perfezionando grazie a voi la preparazione delle mie tinture.Desidererei sapere se quando uso l'alcool buongusto a 95° devo sempre diluirlo con l'acqua. Grazie per tutto ciò che offrite sul sito. MolyCara Moly, Le tinture sono al solito fatto in alcol a ca. 60%, ma in medicina popolare si usano volentieri le grappe in commercio come grappa, vodka, gin, whisky, ... secondo le loro proprietà inerenti e il gusto personale: tutti intorno ai 40 ... 60%. L'estrazione di una pianta in alcool da 95% spesso no da gli stessi risultati come l'estrazione intorno ai 50% (metà alcool, metà acqua), perché i contenuti di solubili in acqua non corrispondono ai contenuti dei solubili in alcol (olii, resine, ...).

La diluizione di alcool al 95% è complicato e da spesso una soluzione opaca se non fatto con cautela (che non altera l'effetto della tintura). Buon successo Peter

Percolazione alcolica

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Percolatore modernoIl modo artigianale e in parte industriale farmaceutico per la preparazione di tinture è “a percolazione”:

un percolatore tubiforme viene attrezzato all'uscita di una reticella/garza e di un letto di sabbia che rallenta il flusso e serve come filtro;

da sopra si riempie il tubo con il materiale erboso preparato (sminuzzato, pesato, umidificato);

si aggiunge l'alcol pesato; dopo il dovuto tempo di macerazione si aggiusta il dosatore in modo da

raccogliere la tintura nella bacinella sottostante (ca. una goccia per secondo);

a operazione terminata si pesa la tintura e si corregge la concentrazione aggiungendo nel percolatore il mancante alcol, eventualmente secondo le analisi farmacologiche delle sostanze attive contenute.

Tutti i dettagli per i materiali usati e le procedure sono stabilite nelle farmacopoee nazionali o in quella Europea (PhEu: Pharmacopoea Europea).

La percolazione oltre ad essere più rapida della macerazione è talvolta ancora impiegata dai farmacisti perché permette anche di eseguire il primo passo della fabbricazione di estratti, che come Extr.fluid., paragonate alle tinture sono ca. cinque volte più concentrati (risp. 10 volte relativo a tinture madri TM o Ø).

Macerazione glicerinica 3.2

(tintura glicerinica) (Tinct.glyc.)

Gemme di pioppo

Rp.: Tinct.glyc.rec. Gemme di Pioppo

Glycerina 1 dl

Acqua 4 dl

Gem. Populi rec. 240 gr

m.f. Maz.glyc., agitare giornalmente per almeno 2 settimane,

Page 29: equiseto arvense

filtrare. cave! S. non ingerire senza diluzione in acqua.

Abbreviazioni

Rp.: Tinct.glyc.sicc. Gemme di Pioppo

Glycerina 1 dl

Acqua 4 dl

Gem. Populi sicc.. 120 gr

m.f. Maz.glyc., agitare giornalmente per almeno 2 settimane,

filtrare. cave! S. non ingerire senza diluzione in acqua.

Abbreviazioni

Si prepara come la tintura alcolica con la differenza che il materiale della soluzione consiste in glicerina (chimicamente anche un tipo di alcol, ingrediente di diversi tessuti animali e vegetali) e l'acqua. Il vantaggio è che le tinture gliceriniche sono meno aggressive per il tratto gastrointestinale (mucosa) che gli ingredienti alcolici. Sciolgono però un po' meno bene degli alcol le resine e i lipidi. Sono usate spesso per la preparazione di gemme come p.es. di Pioppo: 

Macerazione vinosa, 3.3

vini medicinali (Vini)

Menta

Rp.: Vino Rosmarini

Vino bianco 1 bottiglia

Fol. Rosmarini rec. 1 manciata

Aeth. Menthae pip. gtt. V

m.f. Maz.vini. per almeno 1 settimana, filtrare. D.Assumerne un

bicchierino con i pasti.

Abbreviazioni

Page 30: equiseto arvense

Si tratta di medicine molto antiche e gustose meno concentrate e conservabili delle tinture. Si prestano proprio alla fabbricazione casalinga. La loro preparazione è molto semplice: 

Macerazione acetosa, 3.4

aceti medicinali (Acet.)Si estrae esattamente con lo steso procedimento dei vini medicinali, ma invece del vino si usa l'aceto. Normalmente si utilizzano degli aceti “biologici” prodotti con “la madre” e spesso si parte dal sidro invece che dal vino (non ho mai capito perché). Come “rimedi” e spezie si possono usare pressoché tutte le piante e spezie. Il più noto è, forse, l'aceto di mele al dragoncello. Santa Ildegarda ci ha lasciato diverse ricette in merito.

Fermentati medicinali 3.5

(Vini), Ferm.vin.)

Rp.: “Vino” dei fiori di dente di leone

Fl. Taraxaci 2 l "rimedio” principale

Acqua bollita fredda 2 l costituens, sterilizzazione

dell'acqua

m.f. macerato per un giorno. adde:

Rad. Zingiberis cont. c.m. 1 rimedio coadiuvante, spezie

gustativa

Peric. Limonis 1 corrigens, spezia aromatica

Peric. Arancidis 1 corrigens, spezia aromatica

m.f. decoctus 30 minuti, filtrare (“sterilizzare”). adde:

Saccaridum 700

gr

costituens, zucchero da cucina,

anche miele, ecc.

Succ. Limonis 1 corrigens equilibrio acido/dolce

m. lasciare raffreddare. adde

Lievito di vino c.t. 1 costituens, fermentatore

m. con un po' del liquido prima, f. “pappa”, adde al liquido sopra,

f.

Farlo fermentare in un posto caldo per 2 giorni in un

recipiente coperto con un tessuto per proteggerlo dalle

contaminazioni (altrimenti bolle, schiuma e trabocca

facilmente).

Travasarlo in una grande bottiglia chiusa con ovatta o un

tubettino di fermentazione “codina maialina” e

lasciare terminare la fermentazione (fino a che non ci sono

più bollicine);

chiudere ermeticamente la bottiglia e lasciare riposare per

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due mesi;

travasare filtrando il vino in bottiglie di consumo e lasciarle

decantare per almeno altri sei mesi.

S. Ferm.vin.Taraxaci spez.; data, firma.

D. Un cicchettino prima dei pasti

Abbreviazioni

In tempi non tanto remoti, si usava preparare dei vini medicinali non con il mosto di uva ma con qualsiasi soluzione di zuccheri (miele da cucina, sciroppi, estratti di frutta). Di seguito una ricetta saporita:

Gli ingredienti costituenti (acqua, zuccheri e lievito di birra) garantiscono la fermentazione, perché i miceti del lievito decompongono tramite processi metabolici gli zuccheri in alcol e anidride carbonica (bollicine). Invece dello zucchero si possono usare anche dei succhi di frutta (sambuco, mele, pere, pesche, ecc. ev. concentrati per l'ebollizione, al fine di raggiungere la gradazione desiderata) che vanno “corretti” con del miele e degli zuccheri fino a raggiungere una gradazione sufficiente ed ev. con degli “acidi” (limone, acido citrico, ecc.) per garantire un equilibrio dolce/acido gradevole. Il processo di fermentazione alcolica di un macerato e decotto dei rimedi, rende queste forme “conservabili” e gustose. Rimedi principali e coadiuvanti per la fermentazione vinosa possono essere fatti quasi con qualsiasi pianta come anche i “corrigens” che di solito sono delle spezie aromatiche. La relativa composizione richiede non solo delle conoscenze farmaceutiche, ma altrettante doti creative gastronomiche. Mia nonna usava fare vino con tutti gli avanzi di frutta e bacche e utilizzava tante erbe e spezie per arricchirlo di doti curative. Sarebbe un compito nobile risvegliare queste capacità proprie della traditione popolare.

All'inizio conviene sperimentare molto facendo piccole dosi. La minima svista, lavoro o materiale “inadeguato” fa andare il risultato in “aceto” (spore di microrganismi acetosi che trasformano l'alcol in aceto). 

Distillati medicinali 3.6

(Spirit.)Spiriti (non occulti) sono preparazioni alcoliche che contengono normalmente delle parti eteriche di piante aromatiche. P.es. “Spiritus Lavendulae” è fatto di olio essenziale a bassa concentrazione soluto in alcol di alta concentrazione (di solito tra il 60 e il 90%). Normalmente si tratta di un prezioso residuo della fabbricazione degli estratti alcolici: gli oli eterici evaporano assieme con l'alcol che va recuperato.

In caso di necessità si possono fabbricare facilmente degli spiriti, aggiungendo a un alcol di alta gradazione minime dosi (da pochi permille a pochi percento) di olio eterico puro. Si usa spesso questo metodo per fare preparati (da diluire in acqua) per gargarismi o risciacqui.

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A volte gli spiriti (al posto delle tinture) si usano per delle frizioni alcoliche (p.es. Spirit. Rosmarini, Spirit. Arnicae), altre volte per degli insettifugi (Spirit. Lavendulae) come pure aggiunti a prodotti cosmetici o terapeutici (corrigens) o come aromatizzante gastronomico.

Estratti 4.(Extr., Extr.fluid., Extr. spiss., Extr.sicc.)

 | EstrattoreEstratti acquosi (macerati, infusi, decotti) concentrati si fanno per estrarre specificatamente dalle piante solo sostanze idrosolubili. Come passo successivo (dopo l'estrazione) si fa evapora molta acqua,

fino a che la rimanente soluzione raggiunge il peso della droga impiegata → Extractum fluidum → Extr.fluid.

fino a che il rimanente resto raggiunge una consistenza di pappa o di miele → Extractum spissum → Extr.spiss.

fino a che viene evaporato tutto il liquido → Ectractum siccum → Extr.sicc.

Per agenti farmaceutici sensibili al calore si esegue l'evaporazione sotto vuoto a basse temperature. Le forme non secche sono parecchio sensibili alle contaminazioni microbiche.

Più frequenti sono gli estratti alcolici (normalmente macerati per percolazione simili a tinture come operazione di partenza). Secondo la concentrazione di alcol/acqua e l'acidità/basicità, dalla pianta vengono estratti sostanze idrosolubili (glicosidi, alcaloidi, zuccheri, mucillaginosi, ecc.) e altre come lipidi, resine, alcaloidi, eterici, ecc. La concentrazione per evaporazione è come quella degli estratti acquosi con le seguenti differenze:

l'evaporazione di alcol si esegue normalmente a circuito chiuso con il recupero dell'alcol (perché è caro e per evitare odore ed esplosioni). I residui alcolici si usano come “spiriti”;

siccome l'alcol evapora prima dell'acqua, la soluzione rimanente con l'erba diminuisce continuamente di concentrazione alcolica: già l'Extr.fluid. ha normalmente una concentrazione poco superiore al 20%, anche se l'alcol originalmente impiegato ne aveva 60%; l'Extr.spiss. e l'Extr.sicc. non contengono più alcol.

Esempi di prodotti divulgati: Extr.spissum Rad. Petasitide (p.es. PETADOLOR®), analgesico confezionato

in capsule.

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Extr.spissum Rad. Piper methystici (p.es. KAVASEDON®, MAVENA®), sedativo confezionato in capsule.

Extr.fluid.alcol. Fl.Chamomillae (p.es. KAMILLOSAN®, ecc.), antiflogistico confezionato in bottiglie.

Per il commercio e per i farmacisti gli estratti sono di grande comodità: le concentrazioni standardizzate permettono un facile commercio e

dosaggio; le alte concentrazioni richiedono poco posto e permettono medicazioni

concentrate in capsule e compresse; le monosostanze si prestano come ingredienti alle preparazioni magistrali

(composizioni individuali manufatte dal farmacista).

Come terapista mi servo degli estratti nei casi in cui non ho a portata di mano la tintura. Visto che in ogni preparazione di estratto (Fluid. spiss. sicc.) è perfettamente determinata la concentrazione relativa alla pianta secca e visto che l'estratto è usabile per tutte le preparazioni che intendo preparare, spesso l'Extractum è il "Santo ausiliatore", perché per fare le tinture posso anche diluirlo nell'alcol.

Distillati a vapore d'acqua 5.

La distillazione serve alla separazione di sostanze con un punto di ebollizione nettamente diverso, p.es. acqua e alcol (100 risp. ca. 90 centigradi) o erbe, acqua e oli eterici (60 * 70 centigradi). La distillazione richiede un marchingegno che consiste in:

un serbatoio chiuso riscaldabile, contenente il miscuglio da distillare per evaporare il distillato,

dei dotti tubulari che conducono il vapore del distillato al refrigeratore, lo condensano e lasciano colare indietro le sostanze non da distillare,

un refrigerante che condensa il distillato e lo lascia colare in un raccoglitore, un raccoglitore per il distillato.

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Il seguente schizzo dimostra un'apparecchiatura del genere per uso casalingo. Le apparecchiature artigianali e industriali sono talvolta molto sofisticate e attrezzate di regolatori di temperatura (per evitare una continua sorveglianza), termometri (per riprodurre condizioni quantitative), ed ev. di pompe a vuoto (perché sotto vuoto, i punti di ebollizione si abbassano, il che permette la distillazione a temperature basse per materiali sensibili al calore, ma anche di migliorare la discriminazione e/o il guadagno di tempo e di energia calorica per la distillazione).

(trattato più specificatamente il seguente argomento: Oli eterici (O.E.), Etanoleo (Eth.), Aethanoleum (Aeth.)

Olii essenziali, 5.1

Etanoleo, Aethanoleum (Olii eterici, O.E., Eth., Aeth.)

Oli eterici (anche essenziali, etanoli, aethanolo) sono le sostanze che a molte piante danno il loro profumo aromatico caratteristico come p.es. all'aglio, alla rosa o all'origano. Sono usati da sempre in gastronomia, profumeria/cosmetica e medicina. Si tratta di sostanze delicate e volatili che in minime dosi (poche molecole) sono percepibili con l'olfatto, la maggior parte di loro gradevoli (almeno in piccole dosi).

Le piante li producono essenzialmante per due scopi: respingere i nemici o lederli nel senso di antibiotici naturali (fungicidi,

battericidi, virostatici, antiparassittari, fitormoni , ecc. ), attrarre dei simbionti e compagni sessuali (feromoni, fitormoni, sostanze

aromatiche , ecc. ).

In medicina, gastronomia e cosmetica umana da sempre sono applicate queste proprietà, forse senza saperlo, ma con grande arte e in modo altamente sensato, e non solo per delle funzioni antibiotiche o emotive, ma anche per tante funzioni digestive e metaboliche:

il limone sul pesce non solo facilita la digestione delle proteine ma rende inerti i parassiti e i germi;

il rosmarino sul pollo non solo da uno squisito profumo ma stimola anche la produzione biliare per digerire il grasso come lo fa il chiodo di garofano, l'alloro, la noce moscata e il pepe nella salsa dell'arrosto oltre ad avere potenti doti antibiotiche;

il cumino nel pane pesante dell'Alto Adige, seme di finocchio, anice e cardamomo in molti dolci inibiscono processi di putrefazione intestinale degli alimenti ricchi di lignine e cellulosa;

la cannella, la noce moscata, il pepe, la senape, la cipolla, l'aglio, il peperoncino e tante altre spezie sono potenti conservanti antibiotici nella salumeria oltre ad avere importanti funzioni digestive e intestinoprotettive e certe anche attive in altri organi come nei reni;

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la lista sarebbe proseguibile ad libitum.

Gli oli eterici sono facilmente estraibili (perché solubili in paraffine, grassi e in olio o in alcol, mentre in acqua si sciolgono solo in minime quantità. L'estrazione o la soluzione in alcol viene applicata prevalentemente nella cosmetica e profumeria (rosa, tuberosa, mimosa, neroli, gelsomino, sandalo, bergamotto, limone, arancio, ecc.), perché l'estrazione in alcol è stabile nel tempo. L'estrazione nell'olio si usa in gastronomia (oli di rosmarino, peperoncino, ecc.).

Per l'uso medicinale servono: macerati nell'olio prevalentemente per uso esterno; macerati nell'alcol (tinture e estratti) prevalentemente per uso esterno; oli eterici puri distillati (Aethanoleum) prevalentemente come “concentrati”

da diluire in oli (2 * 5%) per uso esterno (massaggi) o in tinture (pochi permille) per uso interno.

L'uso degli oli eterici distillati puri una volta era molto limitato, perché era carissima la produzione e riservata come lusso per i ricchi. Ciò non fa più al caso per via dell'offerta “aromaterapeutica” che mette a disposizione di tutti delle piccole quantità di oli eterici di buona qualità e a prezzi ragionevoli. Personalmente li uso perchè è comodo avere sostanze altamente concentrate a portata di mano che mi danno la possibilità di preparare all'istante dei rimedi individuali anche complessi sia nelle diluzioni alcoliche che in quelle oleose. Questo è praticissimo per il terapista. Gli oli eterici (essenziali) ben fatti hanno con giusta ragione il loro prezzo, che dipende notevolmente dal contenuto della pianta in oli eterici, dalla difficoltà della coltivazione, dell'impegno e i costi energetici per la distillazione. I prezzi al dettaglio (per prodotti terapeuticamente impiegabili) sono ca. i seguenti:

Olio essenziale: Aeth.; Eth.; O.E. Prezzo indicativo al dettaglio in Fr.

per litro per ml per gtt.

Rosa , gelsomino, camomilla, neroli, ecc. 15'000.- 15.- -.75

Sandalo, cannella, mirra, incenso, cera d'api, ecc. 4'000.- 4.- -.20

Benzoa, menta, bergamotto, abete, melaleuca, lavendula spica, ecc. 1'600.- 1.60 -.08

Lavanda, eucalipto, cipresso, limone, chiodo di garofano, ecc. 1'200.- 1.20 -.06

E' un gran peccato che nella medicina popolare la macerazione in olio per scopi terapeutici e cosmetici sia quasi sparita, per il semplice fatto che non si presta alle esigenze industriali e commerciali (luce, calore, ossidazione, rancidità, sterilità). Personalmente la uso molto nell'aromaterapia per l'estrazione diretta delle erbe molto divulgate o delicate. Per l'uso casalingo di oli eterici consiglio la preparazione di:

macerati di piante fresche oppure di spezie in olio per uso gastronomico e sanitario (rosmarino, cipresso, peperoncino, garofano, lavanda, alloro, pepe, ecc.). Come potente antiossidante (inibisce l'irrancidire) aggiungo per 1 dl di macerato (alla fine) il contenuto di una capsula di vitamina E (400mg/100ml => ca. 0.4%). Come oli secondo l'uso mi servo di olio d'oliva, girasole, semi

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di uva, ecc. o di qualsiasi altro olio alimentare o per il massaggio che non tenda troppo ad irrancidire.

Macerati di fiori freschi altamente concentrati in olio di jojoba (non diventa rancido) per profumi oleosi (mimosa, rosa, serenella, tuberosa, gelsomino, ecc.) e impieghi aromaterapeutici, cosmetici o fitoterapeutici esterni (non orali, perché la paraffina dell'olio di jojoba provoca l'effetto purga).

Macerati di piante, erbe, semi aromatici in alcol (tintura) per uso sanitario e gastronomico (finocchio, cumino, chiodo di garofano, anice, cardamome, assenzio, salvia, ecc.).

 

Preparazioni zuccherate 6.Sono trattati i seguenti temiElisir ◊ Sciroppo ◊ Marmellate, Elettuari ◊ Oxymel, Miele acetato |

Elisir 6.1

(Elix.)Tinture con delle aggiunte di zucchero, acqua, estratti, oli eterici, ... sono applicate (o erano) a scopi preventivi o per migliorare i gusti di ingredienti spiacevoli da ingerire a lungo termine.

Sciroppo 6.2

(Sirupus, Sirup., Sir.)

Soluzione di zucchero con estratti di droghe. Si usa spesso per i bambini, per rendere più amabile un rimedio di cattivo sapore, come lo sciroppo contro la tosse.

La ricetta base per preparare uno sciroppo, per esempio quello di sambuco molto apprezzato dai bambini, efficace per la prevenzione e la cura delle malattie da raffreddamento, è la seguente:

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Rp.: Sciroppo

Acqua o soluzione acquosa (macerato, infusione, decotto, succhi di

bacche) bollente

5 dl

Zucchero 1 kg

m.f. Syrupus versando la soluzione acquosa sullo zucchero nella

pentola sulla fiamma, mescolando fino che lo zucchero si è sciolto e il

miscuglio comincia a bollire. Togliere dalla fiamma.

adde ev. ingredienti alcolici come tinture, vini (l'alcol evapora) fino a 

1 dl

m.f. Syrupus, imbottigliare a caldo e chiudere ermeticamente

(muffa!).

D.S. Ingerire diluito con acqua o puro 1 c.m. 

Abbreviazioni

Mia mamma preparava lo sciroppo di sanbuco nel seguente modo:

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Sambuco

Rp.: Sciroppo Fruct. di sambuco

Fruct. Sambuci 5 l

Acqua 5 l

f. Decoct. per mezz'ora, filtrato per tela adde:

Zucchero da cucina peso del filtrato

m.f. Syrupus per mezz'ora cuocendo.

D. caldo in bottiglie sterilizzate ermeticamente chiuse. 

Abbreviazioni

Mia mamma ci preparava questo “sciroppo” efficacissimo contro le malattie respiratorie infettive:

Si tratta di un vero e proprio “sulfonamide” popolare che malauguratamente lascia un cattivo odore in tutta la casa. Forse per questo non si usa quasi più, anche se mi ricordo che tanti in paese lo adoperavano perché era visibilmente efficace. 

Rp.: Sciroppo di cipolle Malattie infettive delle vie respiratorie

Alium cepa rec. cont. III

Zucchero q.s.

m.f. macerato: mescolando zucchero e cipolla in una bottiglia a collo

largo depositando il tutto sulla stufa (dopo qualche ora si forma uno

“sciroppo giallo”)

Page 39: equiseto arvense

D.S. Ingerire 5 volte al giorno 1 c.t. di sciroppo. 

Abbreviazioni

Marmellate, Elettuari 6.3

(Elett.)

Rp.: Miele di tarassaco / Miele di abete

Fl. Taraxaci oppure Gem. Abies 2 l Fiori di tarassaco o

gemme di abete

Acqua 2 l

m.f. decoctus:

cuocere per ca. mezz'ora a pentola coperta

filtrare e spremere le piante con la tela (decotto)

f. concentrato: Cuocere il decotto a pentola aperta fino all'

evaporazione di ca. la metà (concentrato) adde:

Zucchero peso del concentrato costituente

Succo di

limone

o vino bianco, sidro q.s. corrigens acido / dolce

ev. Spezie moscato, garofano, pepe,

cannella, ecc.

ad

lib.

aromaticum

m.f. electuarium: cucire a bassa fiamma a pentola aperta fino alla

consistenza di miele

D. a caldo in vaso sterilizzato, ermeticamente chiuso (electuarium) 

S. Electuarium taraxaci; oppure Electuarium di abete; Data e firma; 

da spalmare sul pane o per addolcire le bibite a piacere.

Abbreviazioni

Sono preparazioni di piante nelle forme “zuccherose” e si percepiscono raramente come “rimedi” ma più come alimentari. Ciononostante rimane il fatto che marmellate ed elettuari di piante medicinali sono rimedi “gastronomici”.

Le marmellate sono passati, decotti o succhi di frutta con aggiunta di ca. la stessa quantità di zucchero (per conservarli) e (per decotti o succhi) sostanze gelatinose come gelatina, pectina o agar-agar per renderli più consistenti.

Gli elettuari sono estratti di piante o succhi di frutta con aggiunta di ca. la stessa quantità di zuccheri e inspessiti per cottura fino ad arrivare alla consistenza del miele.

Conservati in vasi sterilizzati ed ermeticamente chiusi (per evitare la formazione di muffa e la fermentazione) tengono per parecchio tempo e sono una bontà per il palato oltre ad essere dotati di più o meno doti curative. Essendo dolci servono spesso da “rimedi sovversivi” per la cura dei bambini.Riporto due esempi della mia infanzia di elettuari meno conosciuti che meritano di essere ricordati:

Page 40: equiseto arvense

I fiori di tarassaco (non concimati) sono da raccogliere nei prati lontani almeno 200m dalle strade trafficate. Non calpestare i prati, perché il contadino deve falciarli per fare il fieno.

Le gemme di abete non si prendono mai dai piccoli alberi, perché devono crescere e diventare forti. Non è problema invece raccoglierli al bordo dei boschi, dove i rami raggiungono quasi il suolo per fare ombra al tronco. 

Oxymel, Miele acetato 6.4

(Oxym.)

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Rp.: Oxymel

Miele 1 kg

Aceto 5 dl

Page 42: equiseto arvense

m.f. Syrupus: cuocere a fiamma bassa in pentola aperta fino alla

consistenza di uno sciroppo. Adde:

Erbe rec. 10 gr

m.f. decoctus. Filtrare a caldo.

Imbottigliare e chiudere ermeticamente. 

D.S.

ingerire ca. 2 c.t. per dose per applicazioni interne oppure

diluire 1 c.t. in acqua tiepida e fare gargarismi

Abbreviazioni

Era tradizione preparare delle piante medicinali con forti gusti come aglio, scilla, pioppo grigio, ecc. in uno sciroppo composto di miele e aceto. 

Preparazioni unguentose 7. Sostanze basilari unguentose Creme ed emulsioni Unguenti Unguento pastoso Pomate (Paste) Supposte e ovuli

Sostanze unguoentose 7.1

Grassi  e oli animalio Burro  (cotto)o Strutto , Sungia (Adeps suillis, Adeps benzoidatus)o Olio di pesce  (Ichtyolus)

Sostanze cerose  e paraffineo Olio di Jojoba o Lanolina  (Adeps lanae)o Cera d'api  (Cera alba)o Vaselina  (Vaselinum album & flavum)

Lipidi e oli vegetali Conservanti naturali

o Benzoe (Styrax benzoae)o Mirra (Commiphora myrrha)

Emulgatorio Tuorlo dell'uovo ed emulsioni cremoseo Panna ed emulsioni liquideo Glicerina (Glycerina) e unguenti glicerinicio Lecitina ed emulsioni (da liquidi fino a unguentosi)o Gummi arabicum

Grassi e oli animali

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Grassi e oli animali hanno la proprietà di penetrare nei tessuti profondi tramite la pelle e di trasportare con loro delle molecole di sostanze terapeuticamente attive. Tutte hanno però lo svantaggio di deperire facilmente:

perché nello stato alimentare contengono ancora proteine, perché ossidano facilmente e diventano così rancide.

Per uso farmaceutico, dapprima si cuociono per un certo tempo a temperature intorno ai 100 gradi per coagulare e filtrare le proteine, per evaporare l'acqua e per sterilizzarli.Sono trattati i seguenti argomenti:Burro (cotto) | Strutto, Sungia (Adeps suillis, Adeps benzoidatus) | Olio di pesce (Ichtyolus) |

Burro (cotto)

Calendula

Rp.: Pomata di calendula della nonna

Burro cotto gr 200

Cloruro di sodio gr 0.5 (sale da cucina, conservante)

Fl. Calendulae rec. cont. dl 1

m.f. decoctus per mezz'ora. Filtrare con garza. D. ad ollam

ermeticamente chiuso. S. Data, firma, Burro di Calendula: spalmare

sulle parti irritate (capezzoli di mamme che allattano) più volte al

giorno.

Abbreviazioni

Preparazioni da consumare entro poco tempo possono facilmente essere preparate a casa come decotti in burro. P.es.

Il burro cotto è un modesto “emulgatore” perché è capace di tenere in emulsione ca. 15% del proprio peso in forma acquosa. Quindi a un decotto preparato come sopra si potrebbe aggiungere (emulsionando a gocce in bagno maria) fino a 30 grammi (15%) dei preparati acquosi. 

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Strutto, Sungia (Adeps suinis, Adeps benzoidatus)

Rp.: Unguento di consolida

Pl.tot. Symphyti rec. cont. dl 3

Adeps Suillis (coct.) gr 500

Cloruro di sodio gr 2 (sale da cucina, conservante)

m.f. decoctus per mezz'ora. Filtrare con garza. D. ad ollam

ermeticamente chiuso. S. Data, firma, Pomata di Consolida: spalmare

sulle parti dolenti almeno due volte al giorno.

Abbreviazioni

La songia penetra perfettamente il derma fino alle ossa. Per questo motivo è il veicolo di trasporto preferito per gli unguenti che contengono sostanze atte a curare i tessuti connettivi (sottodermico, lassi, fibrosi, ossei, cartilaginosi). Essendo molto simile al grasso umano viene sopportato bene dalla pelle, si lascia spalmare perfettamente e se necessario si può lavarlo con facilità.

Le qualità farmaceutiche sono già cotte e rettificate, ma costano tanto. Se il vs. macellaio ve ne fornisce una qualità biologica, conviene farselo da sè, eseguendo una cottura intorno ai 100 gradi, filtrando e ponendolo nel frigorifero in vasi sterilizzati ed ermeticamente chiusi.

La preparazione forse più usata sin dal medioevo è la pomata di consolida (symphyti), rigeneratrice di tutti i tessuti connettivi e delle vene varicose. Mia nonna la preparava così:

Questo unguento in Svizzera è ancora in commercio come Unguentum Consolidae (Symphytum), HAENSELER, reperibile in farmacia.

Combinazioni

Aggiungendo al decotto nel grasso delle sostanze acquose o alcoliche i liquidi evaporano mentre le sostanze attive rimangono legate al grasso (se sono termostabili). Personalmente, agli unguenti aggiungo spesso p.es. Tinct. Arnicae (microcircolazione) facendo evaporare l'alcol. In altre preparazioni aggiungo in piccole quantità preparati acquosi sensibili alla temperatura e senza far evaporare l'acqua, sfruttando le capacità emulgative dello strutto. Questi preparati hanno una consistenza cremosa che penetra molto facilmente nella pelle. Bisogna farsi le ossa.

o I bravi farmacisti aggiungono spesso un po' di Tinct.Benzoae all'adeps suinis, che aumenta notevolmente la conservabilità e svolge nel medesimo tempo delle capacità dermoprottetive. Chiamano poi il prodotto “Adeps benzoidatus”. Anch'io mi servo volentieri di questo “trucco”.

Lo strutto accetta, fino a una certa quantità, anche oli vegetali come:o olio di frumento in funzione di antiossidante;o olio di nigella in funzione di antiistaminico locale;o olio di jojoba in funzione di seborestitutivo; se vengono mescolate a

temperature appena sopra la solidificazione a bagno maria.

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All'ultimo momento si può aggiungere secondo l'uso degli olii essenziali che si legano perfettamente come:

o Aeth. di Garofano come antidolorifico;o Aeth. di Incenso come antiedematico;o Aeth. di Rosmarino come microcircolatorio;o Aeth. di Limone come astringente;o Aeth. di Melaleuca come germicida a largo spettro;o Aeth. di Thuja come antivirale / antiverruche;o Aeth. di Myrrhae come fungicida;o Aeth. di Benzoae come dermaprottetivo e antiossidante;o Aeth. di cipresso come venosotonificante;

e tanti altri.

Non troppe alla volta e complessivamente di solito non più del 10%. Si vede che con una simile base si riesce a farsi i rimedi di una piccola farmacia casalinga. E' diventato facile da quando, tanti oli eterici sono reperibili ad un prezzo modico e piccole confezioni.

Accettando bene anche notevoli quantità di sostanze acquose (ca. 15%), lo strutto si presta anche a modeste emulsioni cremose. Salvo eccezioni, personalmente preferisco non usarlo come veicolo di emulsione per preparati acquosi, perché va facilmente in deperimento. A questi scopi preferisco la cera d'api o la lanolina che sono molto più stabili e idonei a legare agli acquosi.

Olio di pesce (Ichtyolus)

Sulfuris

Rp.: Pomata Foruncolosi

Zinci oxydati (cardinale, polvere)

Sulfuris praecipitati aa 5 (adjuvans, polvere)

Ichtyoli 1 (corrigens, olio)

Vaselini flavi ad 50 (costituens, lega oli e polveri)

m.f. pasta*. D.S. Foruncolosi: Spalmare sul foruncolo con il

cambiamento del cerotto e la pulitura con alcol, almeno 2 volte al

giorno.

* Le pomate (Paste) sono sostanze cremose con notevole contenuto di polveri.

Abbreviazioni

Page 46: equiseto arvense

L'olio di pesce si usa in piccole dosi per alcune malattie della pelle (come foruncolosi, eczemi, ecc.) come nel seguente preparato “classico” e quasi dimenticato: 

Sostanze cerose e paraffine

Sono trattati i seguenti argomenti:Sostanze cerose e paraffine | Olio di Jojoba | Lanolina (Adeps lanae) | Cera d'api (Cera alba) | Vaselina (Vaselinum album & flavum) |

Olio di Jojoba

L'olio di jojoba (pressato dal seme di un arbusto medioamericano) chimicamente non è un olio ma una ceramida vegetale. Per questo fatto è in realtà una cera (liquida a temperatura ambiente) e molto simile alla cera della pelle umana.

Poiché si amalgama benissimo agli oli vegetali e a quelli eterici, nell'arsenale delle sostanze galeniche per applicazione esterna è un vero tesoro e vale il suo prezzo (ca. Fr. 300.- al litro). Lo uso prevalentemente per dei preparati aromaterapici, come veicolo di preparati dermoattivi locali e come aggiunta antiossidante (ca. 10%) a degli oli facili ad irrancidire. Per delle emulsioni non si presta, perché non lega ai classici emulgatori!

Lanolina (Adeps lanae)

Adeps Lanae

Rp.: Unguenti emulsionati (cremosi)

Adeps Lanae 70

parti acquose/alcoliche 20

parti oleose 10

Olii essenziali 3% ... 5%

m.f. unguentum emulsionatum D.S. ... ad libitum

Abbreviazioni

Page 47: equiseto arvense

Rp.: Esempio crema per le mani

Adeps lanae 70 (lanolina) cera prottetiva, emulgatore

Acqua di rosa 20 dermacurante idrico

m.f. emulsionem A)

Amylum tritici 5 (olio di frumento) dermocurante lipidico

Ol. Jojobae 5 olio prottetivo ceramidico

Aeth. Benzoae dermoprottetivo, conservante

Aeth. Limonis corrigens “fresco”

Prep Piant No Quant Osserv

Aeth. Abetis aa 1 corrigens “lanolina”

m.f. oleum B)

m.f. emulsionem: oleum B) in emulsionem A)

D. ad ollam S. Crema nutriente e prottetiva per le mani delle donne.

Spalmare prima di lavori “detergenti”.

Abbreviazioni

La lanolina è una sostanza cerosa miracolosa. La si estrae in grandissime quantità nella produzione della lana, perché è la cera che rende il pelo delle pecore impermeabile. Per questo motivo è anche molto stabile all'ossidazione, deperimento e alterazioni. In più è un formidabile emulgatore: accetta sostanze acquose fino a 3 volte il proprio peso e si amalgama decentemente con sostanze oleose e molto bene con degli oli eterici.

L'unico svantaggio è che è dotato di un odore un po' severo che non piace troppo ai nasini sofisticati e che anche in qualità ben rettificate riescono ancora a decifrare. Per il bravo aromaterapista non è invece un problema sposarla bene con profumi gradevoli.

Per molti unguenti che devono contenere delle sostanze oleose e acquose uso la lanolina come base e emulgatore p.es. nelle seguenti proporzioni:

Per gli uomini, causa pregiudizi olfattivi sociali, sostituirei l'acqua di rosa con l'acqua di rosmarino o di lavanda. 

Cera d'api (Cera alba)

Calendula

Rp.: Unguento grasso

Page 48: equiseto arvense

Cera alba 20

Adeps suinis coct. 40

m.f. emulsionem a bagno maria

Olio vegetale 30

Acquose/alcoliche 10

Olii essenziali 1% ... 3%

m.f. oleum

adde oleum a gocce ad emulsionem

f. ungt.emulsionando in bagno maria. D. ad libitum

Abbreviazioni

Rp.: Unguentum diabetici

Cera alba 20 emulgatore, prottettore, cera

Ungt. Consolidae (extr. adeps suillis) 40 rigeneratore tessuto connettivo

Tinct. Hippocastani tonificatori di vasi

m.f. ad bagno mariae emulsionem A) lege artis

Ol. Calendulae cura derma e sottoderma

Ol. Hyperici nervinotonico

Ol. Arnicae aa 10 microcircolazione

Aeth. Lavendulae gtt. L germicida, vulnerante, calmante

Aeth. Cupressi gtt. XX prottetore delle vene

Aeth. Benzoae gtt. XX dermosigillante

m. oleum B)

m.f. unguentum emulsionando oleum B) in emulsione A) lege artis

D. ad ollam S. “Cura gamba diabetica” Spalmare almeno una volta al

giorno, preferibilmente dopo lavaggio/doccia su piedi e gambe.

Abbreviazioni

La cera d'api è una sfiziosa sostanza cerosa. La producono le api per proteggere le loro larve da umidità, luce e microorganismi nonché da traumi meccanici. Per questo motivo è anche molto stabile a ossidazione, deperimento e alterazioni.

Lega in modo formidabile i grassi e gli oli (fino a tre volte il proprio peso) ed emulsiona decentemente anche delle sostanze acquose/alcoliche fino al 10% del proprio peso.

Avendo una consistenza abbastanza dura, la uso volentieri come base di unguenti grassi e oleosi per poter regolare la sua consistenza tramite il dosaggio della cera. P.es.:

Di seguito una ricetta per questo tipo di preparazione: per le gambe con tipici disturbi di microcircolazione, parestesie e infezioni micetiche di diabetici, ricetta

Page 49: equiseto arvense

che ha fatto spesso guarire delle gambe che stavano per sviluppare decubiti e cancrene:

La cera fissa e conserva gli ingredienti a lungo sotto la frizione meccanica di calze e scarpe senza “ungere”. 

Vaselina (Vaselinum album & flavum)

Rp.: Pomata di zinco: eczemi

Oxid. Zinci

crudi

cardinale: ossido di zinco, lega essudati, fornisce zinco

per enzimi

Amyli tritici aa 25 adjuvans: olio di germi di frumento, dermocurante,

antiossidante tessutale

Vaselini albi ad 100 constituens, assorbente di essudati

M.f. Pasta. D. ad ollam S. Pommata di zinco: da spalmare su eczemi

essudanti

Abbreviazioni

La vaselina è una paraffina inerte, raccolta nella raffinazione del petrolio. Ha la capacità di assorbire modeste quantità di oli, grassi, sostanze idriche e alcoliche e tener bene in sospensione delle particelle polverose. Non viene minimamente assorbita dalla pelle, funge come “serbatoio” di sostanze legate, come “scudo prottetivo” della pelle e per assorbire delle sostanze escretate da quest'ultima.

La ricetta tradizionale accanto rende l'idea: 

Lipidi e oli vegetali 7.2

Tantissimi lipidi/oli vegetali sono usati in preparazioni unguentose per ridurre la consistenza del grasso/ceroso e per diversi scopi terapeutici. I più frequenti sono:

Olio d'oliva (Oleum ulivae) Burro di cacao (Oleum cacao) Olio di mandorla (Oleum amygdalea) Olio di lino (Oleum lini) Olio di sesamo (Oleum sesami) Olio di frumento (Amylum triticis) Olio d'arachidi (Oleum arachidis)

Si legano bene fino a certe proporzioni con i grassi, gli oli eterici e le paraffine come anche con la glicerina mentre non si legano a sostanze acquose e alcoliche. Nelle preparazioni con quest'ultime, devono essere o emulsionati con emulgatori oppure vanno evaporati a bagno maria (le sostanze attive rimangono legate agli oli).

Alcuni di loro come l'olio di mandorle (cotto) emulsiona modeste quantità di sostanze acquose.

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Conservanti naturali 7.3

Molti oli eterici rallentano notevolmente l'ossidazione dei grassi animali e degli oli vegetali ma specialmente la mirra e la benzoe (resine). Nei preparati unguentosi o cremosi che per motivi curativi contengono già gli oli eterici, normalmente non bisogna aggiungere benzoe o mirra.

Sono trattati i seguenti argomenti:Benzoe (Styrax benzoae) ◊ 

Myrra (Commiphora myrrha) ◊

Benzoa (Styrax benzoae)

La Benzoe è la resina di un albero sud est-asiatico. Per distillazione si produce poi l'olio eterico Aeth. Benzoae, mentre per la macerazione nell'alcol si produce la Tinct. benzoae e la Tinct. benzoae aetherea (estratto in etere invece che in alcol).

Per rendere più durature le pomate vegetali e animali si aggiunge alla loro preparazione la Tinct. benzoae (reperibile in ogni farmacia) a ca. 10% e la si lascia evaporare a bagno maria.

L'Aeth.Benzoae è un ottimo protettore dermico (oltre alle doti germicide, antiossidanti e vulnerative) di consistenza come il miele, sensibilissimo all'acqua (coagula subito in resina Ci sono (poche) persone allergiche o intolleranti alla benzoa. Per loro, come sostituto nei preparati, si usa la mirra.

Mirra (Commiphora myrrha)

La mirra è la resina di un arbusto dei deserti del nordest-africa. La resina si usa da sempre per le affumigature, l'olio eterico (distillato) e la tintura (macerazione alcolica) per le applicazioni antisettiche, fungicide, antiflogistiche e vulnerative.

Per rendere più durature le pomate vegetali e animali si aggiunge nella loro preparazione la Tinct. myrrhae (reperibile in ogni farmacia) a ca. 10% e la si lascia evaporare a bagno maria.

Emulgatori, Leganti, 7.4

Sospensori, ... Gli emulgatori sono delle sostanze che aumentano la capicità di legare sostanze idrofile e lipidofile perché mantengono i lipidi in forma di microsfere in sospensione. L'emulsione più nota è la mayonnaise, la cui preparazione è la seguente:

sbattere il tuorlo d'uovo prima con gli ingredienti idrofili e mescolare bene; aggiungere “goccia a goccia” le sostanze oleose (lipidiche), sempre

battendo il mescolato per creare “microgocce” lipidiche che possono esser tenute in sospensione dalle sostanze emulgatrici del tuorlo.

Sono trattati i seguenti argomenti:Capacità idrofila e lipofila di emulgatori ◊ Esempio storico ◊ Tuorlo dell'uovo e

emulsioni cremose ◊ Panna e emulsioni liquide ◊ Glicerina (Glycerina) e

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unguenti glicerinici ◊ Lecitina e emulsioni da liquidi fino a unguenti ◊ Gummi arabicum ◊

Capacità idrofila e lipofila di emulgatori

L'olio di Jojoba è invece una cera liquida. Non lega nè con aqua nè con oli ma con altre sostanze cerose come cera alba (fino a ca. 50%) o lanolina(fino a ca. 30%).

Oltre a questi emulgatori si usano anche i più domestici: sapone di Marsiglia come additivo a preparazioni che emulsionano male

altrimenti tuorlo dell'uovo nella mayonnaise e in preparati galenici ad uso fresco panna nelle salse e in preparati di immediato uso come p.es. bagni

Esempio storico

Rp.: Medicazione ferite nel 1'700

Tuorlo di un uovo pz. I emulgatore, colla, tutte le sostanze vulnerative

Aeth. Rosae gtt. II acelleratore di guarigione

Terpentina rett. c.t. II disinfettante, leggermente emostatico

m.f. emulsionem. D.S. Penellare sulla ferita dopo ogni cambiamento

della garza.

Abbreviazioni

In molte emulsioni difficili viene aggiunta una specie di „gomma vegetale“: aumenta notevolmente la viscosità dell'intruglio il che tiene più facilmente l'emulsione in equilibrio: l'adragante ( dall' Astragalus gummifer).

Moltissime sostanze della vita quotidiana sono emulgatori, come i saponi, la panna, le uova, ecc. Non li tratteremo tutti, anche se quasi tutti furono applicati

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anche a scopi farmaceutici come p.es. un ottimo “disinfettante, protettivo, vulnerante” prima dell'era degli antibiotici dopo gli interventi chirurgici:

In Francia si usava al posto della terpentina e per pazienti benestanti l'Aeth. di Lavanda. Le infezioni postoperatorie erano molto poche, anche se un medico contemporaneo mi metterebbe in galera per una simile medicazione. Eppure era approvata in diversi campi di battaglia europei fin dopo la prima guerra mondiale. 

Tuorlo dell'uovo e emulsioni cremose

Il tuorlo dell'uovo contiene delle sostanze emulsionanti che possono essere sfruttate per preparare emulsioni non solo gastronomiche ma anche medicamentose. Ogni tanto viene ancora usato per scopi estetici ad uso immediato (maschere), shampoo. Lo svantaggio è che deperisce in fretta e ogni tanto è contaminato da microorganismi.

Panna ed emulsioni liquide

Bergamotto

Rp.: Bagno tonificante mattutino

Panna c.m. III emulgatore

Ol. Jojobae gtt. L ceramida

Aeth. Rosmarini gtt. IV revitalizzante

Aeth. Bergamotto gtt. II norvotonico

m.f. emulsionem D. recent. parat. S. aggiungere al bagno mattutino.

Abbreviazioni

La panna è l'insieme dei lipidi del latte ottenuti lasciando decantare o centrifugando il latte. E' in grado di legare oli ed oli eterici come pure di sciogliersi nell'acqua. Per questo scopo viene spesso usata per delle aggiunte a bagni preparati al minuto, p.es.:

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E' evidente che un preparato di questo tipo non è conservabile ed è quindi da usare subito (“recentissime paratum” in gergo farmaceutico). 

Glicerina (Glycerina) e unguenti glicerinici

Rp.: Unguentum Glycerinici

Ol. vegetale 9 p.es. Amylum tritici: olio di frumento (o jojoba)

Hydrolatum vegetale 13 p.es. Acquae Hamamelidis o di Rosa

Glycerina 78 legante

m.f. unguentum D. ad Ollam. S. Spalmare ev. dopo aggiunta dei

decotti acquosi.

Abbreviazioni

La glicerina non è un vero e proprio emulsionante ma ha la capacità di legarsi con: ingredienti alcolici, ingredienti acquosi, ingredienti lipidici (oleosi),

e poi, essendo chimicamente un tipo di alcol, è anche un ottimo conservante e in più una sostanza organica che appartiene a quasi tutti gli organismi animali e vegetali ed è quindi assorbita facilmente dall'organismo umano. L'unico svantaggio è che in alte concentrazioni è irritante per la pelle e le mucosa. I farmacisti di un tempo preparavano unguenti glicerinici con le seguenti proporzioni:

Questa pomata è conservabile a lungo ed è molto idroscopica. Per questo si consegna in vasi ermeticamente chiusi (ad ollam). Si possono aggiungere notevoli quantità di soluti acquosi di qualsiasi tipo. 

Lecitina ed emulsioni (da liquidi fino a unguentosi)

Rp.: Acne giovanile

Acqua Hamamelidis 30 astringente, antisettico

Cloruro di sodio 3 sale da cucina, restituisce salinici

dermici

f. solutum adde:

Succ. Limonis 5 restituisce strato acidulato dermico

Gran. Lecitina 10 emulgatore

f. emulsionem A); D. in bacinella

Ol. Jojobae 50 restituisce sebo dermico (ceramida)

Aeth. Lavendulae gtt. XXX antisettico, calmante, vulnerante

Aeth. Bergamottis gtt. X antisettico, astringente,

antidepressivo

Aeth. ”Geranio” gtt. II seboregolatore, linfostimolante

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f. solutum oleosum B) in recipiente guttatorio

adde emulsionem solutum oleosum B) a gocce in emulsionem A)

D. ad vitrum guttatorium.

S. “Scuotere bene primo dell'uso” spalmare poche gocce dopo essersi

lavati sulle zone infettate ancora bagnate almeno 2 volte al giorno. 

Abbreviazioni

Geranio selvatico

Lavanda

Page 55: equiseto arvense

Hamamelidis

La lecitina è un ottimo emulsionante e lega facilmente gli ingredienti acquosi, alcolici e lipidici. E' una sostanza che appartiene agli organismi sia vegetali (soia e altre leguminacee) che animali. Personalmente la uso (oltre che come integratore alimentare) anche come emulsionante per legare i rimedi oleosi e acquosi, come p.es. nella seguente ricetta:

La lecitina lega però bene anche unguenti, oli, alcol e acquosi in modo da poter produrre preparati di qualsiasi composizione e di variabile consistenza. Chi si affeziona a questo settore troverà innumerevoli preparazioni che funzionano e altre meno. 

Gummi arabicum (adragante)

Gummi arabicum

Rp.: Emulsio oleosa

Olei vegetale 10

Gummi arabicum (Adragante) 5

Acquae 7.5

m.f. emulsionem fino a sentire uno “scricchiolio”

Page 56: equiseto arvense

adde Gummi arabicum ... 5 & Acquae ... 70

m.f. emulsionem "spuriae"

Abbreviazioni

Rp.: Emulsione olio di merluzzo

Olio di fegato di merluzzo 10

Gummi arabicum (Adragante) 10

Syrupus simpl. 80

Aeth. di arancia gtt. II

m.f. Emulsionem spuria. D.S. 1 cucchiaio al giorno.Oggigiorno si preferisce

prescrivere una capsula di HALIBUT.

Abbreviazioni

La gomma arabica o Agragante é un polisaccaride di un arbusto africano con la capacità di legare ca. la propria quantità di oli e fino ad otto volte la quantità di acquose. I vecchi farmacisti la usavano “l'emulsione oleosa” che legava in forma liquida delle sostanze acquose ed oleose da ingerire. La preparazione é delicata. Non sopporta aggiunte alcoliche, sali e acidi!

Una classica preparazione del genere era l'olio di fegato di merluzzo preparato con olio, sciroppo e gomma arabica e una qualche goccia di essenza di limone o arancio. 

Creme ed emulsioni 7.5

Unguento molle con tanta acqua in emulsione. Come base si usano: pochissimi unguenti con grande capacità di legare acquosi come lanolina,

vaselina, pochi oli e pochissimi oli eterici perché sono cari, tanti idrolati o preparazioni acquose perché sono a buon mercato, ev. sostanze astringenti, antisettiche o di altre “proprietà dermiche”, conservanti, nel miglior caso in forma di sostanze eteriche (Tinct. o Aeth.) o

vitamine, emulsionatori, nel miglior caso lecitina, glicerina.

Così l'industria cosmetica con un minimo di ingredienti preziosi riesce a produrre delle sostanze voluminose a prezzi osceni con dei contenuti fatti maggiormente d'acqua. Alle consumatrici piacciono molto, perché non “ungono” la pelle e “penetrano” facilmente (che vuol dire che l'acqua evapora, più ce n'è, meglio è).

Ai farmacisti di una volta non si poneva questo compito in quanto: mescolavano sostanze oleose, grasse e cerose in proporzioni che davano la

consistenza desiderata,

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aggiungevano a bagno maria le sostanze polverose, acquose e alcoliche rimestando fino a quando le parti volatili erano evaporate,

aggiungevano all'ultimo momento eterici e aromatici e facevano immediatamente solidificare.

Unguenti 7.6

Basi grasse o cerose con aggiunte di oli, oli eterici, soluti idrici o alcolati, gli ultimi soprattutto evaporati a bagno maria. Vedi diversi esempi e ricette sopra.

Unguento pastoso 7.7

Unguento con ingredienti polverizzati e/o pochissimi ingredienti acquosi. 4.9.5 Pomate (Pasta) Basi cerose e/o grasse con rilevanti aggiunte di polveri. 4.9.6 Supposte e ovuli Come costituente si usano diverse masse suppositorie (Mass.supp.) come p.es. burro di cacao (Ol.Cacao), che si sciolgono facilmente nel calore del retto o della vagina e nel medesimo tempo legano bene le sostanze terapeutiche.

Preparazioni omeopatiche 8.e simili (HAB, Ø, D, C, ...)Le preparazioni omeopatiche partono di solito da una tintura madre preparata “lege artis” secondo HAB (Hahnemann'sches Arzneimittelbuch: libro dei rimedi Hahnemanniano): In generale prescrive la preparazione della tintura madre (Urtinktur UT; TM; Ø) nel seguente modo:

preparare la pianta fresca intera per la macerazione alcolica (planta tota rec. mac.);

togliere una piccola quantità come referenza e pesarla (p.es. 10 grammi); disidratare (per essicazione) rapidamente la prova a temperatura superiore

ai 100 gradi fino all'evaporazione completa dell'acqua; pesare la prova essiccata (p.es. 2.3 grammi); calcolare il rapporto della massa solida della raccolta (p.es. 2.3 / 10 = 0.23

= 23%). Pesare la rimanente raccolta da macerare (p.es. 1'246 gr); calcolare la massa solida della raccolta (p.es. 0.23 * 1246grammii =

286.6grammi); preparare 10 volte il peso della massa solida della raccolta in alcol

(normalmente 60%) corrispondente nell'esempio a 10 * 286.6 grammi = 2'866 grammi di alcol.

Mettere a macerare in un serbatoio chiuso la raccolta fresca di 1'246 gr. con i 2'866 gr di alcol a 60% di gradazione per 21 giorni, agitandolo giornalmente;

filtrare grossolanamente e finemente e mettere in bottiglie etichettate.

Il risultato TM o Ø corrisponde come contenuto terapeutico abbastanza esattamente a una tintura (raggiunta per macerazione o percolazione alcolica) oppure a un estratto per percolazione alcolica e susseguente concentrazione a estratto (fluid.; spiss. sicc.) con la differenza che la concentrazione materiale

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(allopatica) delle sostanze terapeutiche si distingue notevolmente e quindi anche i rispettivi dosaggi per l'uso allopatico.

La seguente tabellina dimostra le proporzioni allopatiche (contenuto materiale di sostanze terapeuticamente attive) delle diverse preparazioni tra le TM e le Extr.sicc. E' dedicato agli “allopatici” perché spesso ci serviamo delle TM per i nostri scopi, quando le nostre preparazioni non sono reperibili sul mercato, le omeopatiche invece sì e di ottima qualità e affidabilità. Mai un omeopata invece si servirebbe dei nostri preparati; per lui non sono “koscher” (“regola d'arte” omeopatica).

Conversione di quantità di sostanze attive in diversi preparati:

Esempio 1: Si intende sostituire in una ricetta l'originale “Tinct.”, usando dell'Extr.fluid. Ci vuole ca. il 25 * 30% della quantità originale.

Esempio 2: Si intende sostituire in una ricetta l'originale “Tinct.”, usando la TM, Ø. Ci vogliono ca. 2 * 3 volte la quantità originale. Raramente in omeopatia le tinture madri sono applicate come tali, ma “potenziate” (come si esprimono gli omeopati); il che vuol dire diluite con dei passi potenziali in determinate agitazioni canonizzate tra i passi diluitivi. Secondo l'istruzione del Dr. Hahnemann con questa preparazione perdono da una parte sì le facoltà allopatiche materiali, ma acquistano d'altro canto le proprietà regolative omeopatiche “inverse”, p.es.:

Le sigle, come D (dieci) e CH (cento) con susseguente cifra, indicano diluzione e dinamimizzazione, p.es.:

Secondo Hahnemann la pozione così preparata si può “fissare” (conservare) ad aeque partis con alcol (p.es. Cognac) e ingerirla (una o poche gocce) tenendola sotto la lingua. Gli omeopati classici moderni preferiscono nebulizzare la porzione acquosa fresca con dei globuli di lattosio e commercializzarli in questa forma.

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Altri seguaci “infedeli”, di stampo omeopatico come quelli dei “Fiori di Bach”, Fiori californiani”, “omeotanica” che si basano anche sulla diluzione e/o dinamizzazione dei preparati, usano modi e forme diversi sia per l'estrazione che per la distribuzione dei prodotti.

Preparazioni spagiriche 9.e simili Le preparazioni spagiriche si trovano tra i più antichi documenti dell'umanità e giunsero al loro apice di raffinatezza nel 1600 con l'arte degli alchimisti, che fra altro erano formidabili farmacisti.

Come ci spiegano Paracelso e molti altri, si tratta di estrarre con diversi metodi dei principi attivi di tutta una pianta, raggiungendo così diverse frazioni che alla fine vanno di nuovo congiunte, adesso concentrate, depurate e potenziate.

Le procedure di conoscenze sono esigenti, necessitano di molte apparecchiature, esperienza e molto tempo (come lo insegna anche un autore moderno: Julius, più noto allievo del sig. Pancaldi, figlio asconese); consistevano normalmente in operazioni di “divisione” e poi di “ricongiungimento”.

Le operazioni “separative” consistevano p.es. in: distillazione e separazione di oli eterici; fermentazione del rimanente con lievito e zuccheri; distillazione dell'alcol così raggiunto; distillazione dell'acqua; sublimazione del resto a secco per estrarre gli alcaloidi rimanenti; distillazione di catrami; inceneramento dei resti; estrazione dalla cenere dei sali solubili e la loro condensazione.

Secondo il rimedio da preparare seguivano operazioni variabili per “ri-amalgamare” più o meno delle frazioni raggiunte. Evidentemente tutto ciò è estremamente complesso e non facile da riprodurre.

I rimedi “spagirici” che si trovano oggigiorno sul mercato si servono di queste procedure, ma si capisce che ciò può trattarsi solo di pallidi ritratti dell'arte di allora, perché nessuno potrebbe più pagare “l'originale” metodo. Malgrado questo, ancora pallidi ritratti pagabili e ben fatti mostrano talvolta sorprendenti effetti curativi.