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ECONOMIA E POLITICA AGRARIA 200/9 COLLANA TIMONE ESAMI e CONCORSI ELEMENTI DI • L’azienda agraria e l’impresa agricola • Le strategie di riorganizzazione delle relazioni nel sistema agroalimentare • La politica agricola comunitaria (PAC) • Il ruolo della Pubblica Amministrazione ® EDIZIONI E IMON S Gruppo Editoriale Esselibri - Simone Estratto della pubblicazione

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ECONOMIAE POLITICAAGRARIA

200/9COLLANA TIMONE

ESAMI e CONCORSI

ELEMENTI DI

• L’azienda agraria e l’impresa agricola• Le strategie di riorganizzazione delle

relazioni nel sistema agroalimentare• La politica agricola comunitaria (PAC)• Il ruolo della Pubblica Amministrazione

®EDIZIONIEIMONSGruppo Editoriale Esselibri - Simone

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Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte,

è da considerarsi copia fuori commercio

come da normativa vigente, mentre il solo numero

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TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Vietata la riproduzione anche parziale

Di particolare interesse per i lettori di questo volume:

44/2 • Prepararsi per l’esame di economia politica

200 • Elementi di economia politica

200/1 • Elementi di politica economica

200/3 • Elementi di microeconomia

200/4 • Elementi di macroeconomia

IP10 • Ipercompendio di economia politica

Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito Internet: www.simone.itove è anche possibile scaricare alcune pagine saggio dei testi pubblicati

Testo a cura di Luca Carpentieri

Finito di stampare nel mese di settembre 2008dalla «Officina Grafica Iride» - Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII Trav., 24 - Arzano - (Na)

per conto della ESSELIBRI S.p.A., Via F. Russo 33/D - 80123 - Napoli

Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno

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PREMESSA

La collana last minute è da sempre la guida per quanti necessitano diuno strumento tattico, agile e di rapida consultazione in vista della prova diesame.

Questo volume tratta i principali argomenti di Economia e Politica Agra-ria, impiegando un linguaggio semplice e chiaro, di immediata comprensio-ne per tutti quei lettori che si accingono per la prima volta allo studio diquesta materia.

Il volume si sviluppa in due parti:

— Economia dell’azienda agraria;— Politica Agraria Nazionale e dell’U.E.

Nella prima parte sono stati trattati tutti i temi e le definizioni dell’eco-nomia di un’azienda agraria, riprendendo concetti di microeconomia.

La seconda parte tratta dell’evoluzione che la Politica Economica Co-munitaria e Nazionale ha subito nel corso di questi ultimi anni.

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PARTE I

ECONOMIA DELL’AZIENDA AGRARIA

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CAPITOLO PRIMO

IL SISTEMA AZIENDA

Sommario: 1. L’azienda. - 2. L’analisi scientifica dell’azienda agraria. - 3. Teoria deiprocessi produttivi. - 4. Dimensione temporale. - 5. L’economia dell’azienda agraria.- 6. La concezione classica. - 7. L’azienda come sistema dinamico. - 8. L’ampiezzadell’unità di produzione.

1. L’AZIENDA

Numerose entità, oggi, sono accomunate dal termine azienda, che risul-ta in continua evoluzione: dalle aziende industriali alle aziende agroalimen-tari, dalle aziende di servizi alle aziende agricole e le botteghe artigiane,dalle banche alle grandi aziende globali.

Esistono, ovviamente, dei denominatori comuni che caratterizzano talevarietà di aziende. Essi sono riconducibili:

— alla presenza di un’organizzazione;— allo svolgimento di processi produttivi;— alla relazione di scambio con entità esterne;— alla finalità imprenditoriale di produrre reddito.

Quindi le aziende sono le unità economiche nelle quali si sviluppanoautonomamente e durevolmente le attività economiche fondamentali dellaproduzione e del consumo di ricchezza.

Il nostro codice civile definisce l’azienda come «il complesso dei beniorganizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa» (art. 2555 c.c.) el’imprenditore come «chi esercita professionalmente un’attività economicaorganizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi» (art.2082 c.c.).

Secondo l’ordinamento giuridico un’azienda è agraria in quanto su diessa si esercita un’impresa agraria.

L’imprenditore agricolo è «chi esercita una delle seguenti attività:coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attivitàconnesse».

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Parte I - Economia dell’azienda agraria8

Lo studio dell’economia dell’azienda agraria si fonda sul fatto che essaè costitutiva di una propria teoria dell’impresa, per alcune caratteristicheche la differenziano rispetto a unità di produzione di altri settori produttivi.

Infatti, l’azienda agraria è un’unità:

— la cui produzione è il risultato di leggi della natura che l’uomo cerca diregolare entro vincoli ambientali;

— in cui l’intervento dell’uomo la differenzia rispetto alle altre. Essendo,per questo motivo, strutturalmente instabile e non potendo essere ogget-to di sperimentazione in laboratorio, si comprende che l’approccio ana-litico più idoneo è quello logico-descrittivo;

— che offre un campo di osservazione privilegiato, con la «legge fisica deirendimenti decrescenti», alla teoria della produzione.

Per configurare concettualmente l’unità di produzione agricola è pre-giudiziale la distinzione tra l’impresa (unità giuridico-economica) e l’azienda(unità tecnico-organizzativo-gestionale).

Tale distinzione, se mantenuta rigidamente, porterebbe alla separazionedi ruoli e finalità che all’interno dell’unità di produzione sono invece realiz-zati congiuntamente soprattutto nella produzione agricola che deve osser-vare il vincolo biologico del processo di accrescimento in cui si realizza laproduzione stessa.

Dal punto di vista operativo l’azienda agraria è un’unità di produzioneorganizzata secondo particolari criteri tecnico-economici e regolata da undeterminato ordinamento giuridico.

Dal punto di vista scientifico, essendo la produzione agricola il risultato dileggi della natura e dell’attività dell’uomo, essa si presenta come unità strut-turalmente instabile e quindi suscettibile di analisi logico-descrittiva allo sco-po di rilevare le differenziazioni determinate dall’intervento dell’uomo.

2. L’ANALISI SCIENTIFICA DELL’AZIENDA AGRARIA

Lo studio analitico dell’azienda agraria consente di interpretare, dal puntodi vista scientifico, la natura del meccanismo di produzione agricolo, il cuicontenuto fisico-economico assume più i caratteri dell’accrescimento chenon della trasformazione.

Da un lato si osserva che la formazione del valore analitico agricolonella filiera agro-industriale si realizzerebbe in gran parte a valle dell’azien-

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9Capitolo Primo - Il sistema azienda

da agraria, con la conseguente marginalizzazione dell’importanza operativadi essa. Da questo fenomeno alcuni evincono che l’azienda non sia un’enti-tà necessaria per comprendere il processo di produzione (concepito cometrasformazione fisico-tecnica e creazione di utilità).

Dall’altro, si possono osservare altri sistemi di filiera in cui le imprese,aggregando processi e operazioni affini, formano nuovi spazi economici neiquali, sia pure in forme organizzative più complesse, il meccanismo di pro-duzione aziendale assume di nuovo un ruolo primario.

Perciò, l’analisi economica dell’azienda agraria come unità di indaginemicroeconomica dei problemi del settore agricolo, è non solo utile ma an-che attuale.

L’azienda agraria come funzione di produzione è un modello statico diimpresa incapace di risolvere il problema della dinamica del comportamen-to e di quello delle decisioni in condizioni di incertezza. Il paradigma neo-classico è ritenuto incapace di fornire modelli di impresa dinamici. Inoltre,esso tende a trascurare sia le caratteristiche sia l’interdipendenza dei rap-porti tra i fattori produttivi.

Un tentativo di rottura con tale paradigma si è avuto con l’inserimento didue elementi necessari per l’elaborazione di un nuovo modello: l’organiz-zazione e il tempo di produzione.

Il tempo è l’elemento indispensabile per comprendere il processo di pro-duzione, soprattutto per i processi di produzione agraria che dipendono daicicli biologici.

Da questo punto di vista l’Economia Agraria è più avanti rispetto allateoria generale della produzione, anche se è insufficiente la misura del «tempoorganizzazione», cioè la misura del tempo nei rapporti di interdipendenzatra i fattori.

La teoria che mette al centro dell’analisi il tempo e l’organizzazione è lateoria dei processi produttivi con il modello a «fondi e flussi» di Georgescu-Roegen, in cui l’azienda agraria è rappresentata come fatto organizzativoavente natura temporale.

3. TEORIA DEI PROCESSI PRODUTTIVI

Lo scopo della Teoria dei Processi Produttivi (TPR) è quello di indivi-duare la tecnica che realizza l’organizzazione più efficiente degli elementiproduttivi. La spiegazione della produzione si basa sulla dotazione dell’uni-

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tà tecnica costituita dagli elementi produttivi che hanno una particolare fun-zione nel processo di trasformazione.

Poiché si ipotizza la linearità nella relazione input-output (ma senza fo-calizzarsi su essa), la quantità di prodotto è tecnicamente stabilita, per cuiciò che conta è la struttura iniziale dell’azienda.

I fondi sono fattori presenti nel processo produttivo sia come input siacome output.

I flussi sono fattori o solo input o solo output, in base all’ipotesi di com-plementarietà tra i fattori, alla conseguente impossibilità di sostituzione tradi essi e al fatto che siano definiti il numero dei processi necessari per otte-nere un prodotto.

Ogni elemento utilizzato nel processo (fondo o flusso) è funzione cu-mulata del tempo di utilizzo:

— per i fattori flusso si misura e si cumula l’entità degli input o degli ou-tput sino all’istante di rilevazione;

— per i fattori fondo (Terra, Lavoro, Macchine) si misura e si cumula iltempo di presenza di ogni unità di fattore.

L’imprenditore, secondo il modello a fondi e flussi, ha possibilità discelta tra ordini precostituiti, ognuno definito da una matrice della tecnica esulla base di interazioni dei processi produttivi (in cui il ruolo più importan-te è esercitato dai fattori fondo). Le scelte sono quindi oggetto di analisiorganizzativa. Ne deriva che l’analisi di efficienza è di tipo orizzontale.

Domanda cruciale: considerare l’azienda agraria come funzione di pro-duzione o come organizzazione risolve il problema dell’unicità di analisidell’unità di produzione?

La risposta è negativa, non solo perché sia la funzione di produzione sial’organizzazione colgono aspetti parziali di essa ma anche perché l’una e l’al-tra sono alternativi per la diversità di principi su cui si basano: il principio disostituzionalità, delle relazioni non lineari e della funzione continua per l’una;il principio di complementarietà e della linearità tra input e output per l’altra.

Anche se le assunzioni del modello a fondi e flussi danno un’adeguata rap-presentatività dell’azienda agraria, esse sono criticabili sotto diversi aspetti:

— mentre l’evidenza empirica e la tradizione scientifica portano a conside-rare che i rapporti input/output siano non lineari, nel modello si postulala linearità dei processi;

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— l’articolazione temporale di questi dipende da un meccanismo di tipoingegneristico, quindi rigido e non modificabile, in contrasto con l’esi-genza della flessibilità nell’impiego dei fattori fondo connessa all’anda-mento stagionale e alle fluttuazioni dei prezzi;

— il processo produttivo aziendale dipende dal meccanismo di rotazionecolturali che si succedono sullo stesso terreno, determinando non solo ladimensione temporale ma anche l’articolazione spaziale.

4. DIMENSIONE TEMPORALE

Il processo produttivo ha una dimensione più ampia del ciclo biologicodi una singola coltura, in quanto esso consiste di più cicli produttivi (colturein rotazione), con la conseguenza che i rispettivi periodi di valutazione eco-nomico-amministrativa non coincidono.

Per esempio, in una rotazione quadriennale, una coltura annuale come ilfrumento torna sullo stesso terreno dopo 4 anni; ciò significa che economica-mente siamo in presenza di un processo produttivo quadriennale, ma anche diun ciclo produzione e di un ciclo amministrativo (e contabile) annuale.

Ciò determina, per la presenza di costi congiunti, l’impossibilità di attri-buzione di costo, se non con artifici contabili, ai beni a offerta congiuntaottenuti nello stesso processo produttivo.

Il fatto è che il modello, essendo incentrato sulla descrizione della com-binazione dei fattori secondo regole di complementarietà, trascura un carat-tere peculiare dell’azienda agraria, ossia quello di perseguire ordinamentipolicolturali per ragioni tecnico-economiche e di ridurre il rischio connessoalla variabilità dei prezzi dei prodotti agricoli. È necessario, quindi, consi-derare una pluralità di processi le cui combinazioni alternative sono sceltein funzione di variabili di mercato e perciò secondo criteri di sostituzionali-tà.

Ciò significa che, per ottenere la massima efficienza complessiva biso-gna determinare la tecnica di produzione efficiente tra tutti i processi pro-duttivi costituenti l’ordine di colture e non per una sola coltura ma anchetrasferire i fattori fondo dall’uno all’altro processo con un procedimento disostituzionalità. La condizione di sostituzionalità dei fattori, se non sussisteall’interno del processo, bisogna considerarla nei rapporti tra i processi.

Ciò che interessa, quindi, è che la combinazione di due o più processisia la più efficiente possibile; ma, un tale obiettivo si raggiunge con il trasfe-

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rimento di una certa quantità di fattore fondo (T) da un ordinamento coltu-rale all’altro. Ciò implica che si determini un meccanismo di sostituzionali-tà del fattore all’interno del processo.

Tale principio deriva dalla diversa fertilità della T; sono infatti sostituibilifertilità della T e L, nel senso che la stessa quantità di prodotto si può ottenereimpiegando una maggiore quantità di L (lavoro) su T meno fertile e viceversa.

Il modello a fondi e flussi è criticabile perché pretende che sia la tecnica(ricetta) a determinare le scelte aziendali, mentre queste dipendono da unmeccanismo di sostituzionalità e non da una tecnica stabilita a priori sullacomplementarietà di utilizzo.

Pertanto, il problema dell’unicità di analisi dell’azienda agraria può es-sere affrontato non con la complementarietà tra fattori o processi (in tal casosi rimane nel dilemma complementarietà/sostituzionalità), ma tra aspetti tec-nico-economici e organizzativi complessivi mediati dalla dimensione tem-porale.

La considerazione del tempo consente di:

— sincronizzare costi e ricavi, determinando un equilibrio di tipo verticale(l’azienda come funzione di produzione);

— armonizzare i rapporti d’uso dei fattori fondo (riducendo i tempi morti),determinando così un equilibrio orizzontale (azienda come organizza-zione).

Si comprende che per organizzare il processo produttivo sono necessarientrambi gli equilibri, ma si comprende anche che l’efficienza aumenta se siriduce il tempo di impiego dei fattori, con conseguente riduzione del costodi produzione.

Il problema della gestione del tempo nasce dallo sfasamento temporaletra input e output, tra momento in cui si decide e si effettuano le scelte,prendendo atto dei costi aziendali, e momento in cui si realizzano le conse-guenze delle scelte effettuate e si realizza la produzione. Se non risolto ade-guatamente, esso condiziona l’efficienza dell’intero processo produttivo.

Nelle produzioni agricole tra i due momenti intercorre un considerevolelasso di tempo. Per questo la teoria microeconomica della produzione stan-dard, ipotizzando la contestualità tra input e output, semplifica eccessiva-mente il fenomeno. La funzione di produzione è una funzione statica: essaindica il rapporto tecnico della trasformazione del fattore in prodotto, manon il tempo necessario affinché la trasformazione si realizzi.

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L’analisi a fondi e flussi si limita a individuare il tipo di organizzazionein grado di ridurre il costo dell’unità temporale del servizio di un fattorefondo contenendo al massimo i tempi morti.

Dal punto di vista dell’utilizzo del tempo si distingue:

— un tempo-organizzazione, necessario per finalizzare l’organizzazioneaziendale alla diminuzione dei costi. Esso si estrinseca nella scelta dicoordinamento dei tempi di durata di ogni fase e attività dei vari proces-si e la determinazione della loro durata. Ciò si ottiene con un’analisi diefficienza in termini fisici (in relazione alla massima quantità di prodot-to) e in termini di valore (in relazione alla massima differenza tra valoredel tempo e valore del prodotto);

— un tempo-produzione definisce la durata temporale del processo produt-tivo necessario per la trasformazione dell’input in output.

5. L’ECONOMIA DELL’AZIENDA AGRARIA

L’economia dell’azienda agraria ha nel suo iter analitico diverse e con-trapposte posizioni dottrinali e metodologiche. Questo si è ripercosso sul-l’analisi economica che ha oscillato tra mutuazioni dottrinali (teoria del-l’impresa, TPR) e rilevazione empirica del bilancio dell’azienda, conside-rato strumento per l’analisi della distribuzione del prodotto (Y) piuttostoche rappresentazione della realtà aziendale e del comportamento impren-ditoriale.

Finché si rimane in questa contraddizione non si fa alcun passo avanti.Per superare tale antinomia e per trovare una composizione tra gli aspet-

ti teorici ed empirici, è necessario accogliere un percorso interdisciplinareattingendo alle differenze di approcci della teoria dell’impresa e dell’eco-nomia aziendale.

La particolare configurazione dell’attività dell’azienda agraria potrebbeinfatti favorire il completamento degli statuti scientifici di entrambe le di-scipline per il fatto che, da un lato, essa realizza comportamenti che nonrichiedono sempre l’ipotesi di massimizzazione del profitto, dall’altro, èsoggetta a precise regole funzionali e vincoli naturali.

Come si nota i contenuti dell’analisi economica dell’azienda agricolasono molteplici e complessi. Se a questi si aggiungono lo sviluppo dei rap-porti con l’ambiente esterno all’attività di produzione agricola e il crescente

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Parte I - Economia dell’azienda agraria14

livello di integrazione di tale attività con altre, si comprende come i proble-mi economici dell’azienda agraria possono trovare soluzione negli strumentianalitici della microeconomia neoclassica, dell’economia istituzionale, del-l’ambiente.

6. LA CONCEZIONE CLASSICA

L’azienda agraria, come unità di produzione agricola, è definita comeun organismo economico elementare con cui si attua la produzione di beni eservizi agricoli.

È facile individuare in questa concezione il riconoscimento della fun-zione di produzione di ricchezza da essa svolta. Più difficile risulta definir-ne i caratteri, quali la natura economica, l’ampiezza e il luogo economico (ilconfine operativo), la configurazione giuridica.

Per quanto riguarda la natura economica, una posizione consolidata èquella di distinguere tra azienda e impresa.

L’azienda rappresenta lo strumento produttivo che non si può ridurresenza compromettere l’efficienza (elementare). È composta da un insiemeorganico di fattori (T, L, K) che devono rispettare quei rapporti quantitativi(combinazione) nel rispetto delle esigenze della tecnica.

L’azienda sarebbe perciò lo strumento tecnico della produzione (l’aspettooggettivo), l’impresa l’elemento (soggettivo) che consente di realizzarla conla funzione imprenditoriale. Esse non sarebbero due aspetti diversi di un’unicaentità, ma due organismi separati, fino ad ipotizzare l’esistenza dell’aziendaanche senza l’impresa.

Essa fornisce una concezione di azienda sostanzialmente statica che de-riva dall’approccio tipico della microeconomia tradizionale.

La teoria standard estrae la funzione d’impresa (assunzione del rischio)da quella di gestione che riguarda le decisioni relative alle scelte tecnico-economiche (affidate a una direzione tecnica).

La funzione d’impresa, invece, è quella esercitata dall’imprenditore«puro», che è una figura indipendente dalla struttura dell’azienda.

Perciò il risultato dipenderebbe solo dal grado di assunzione del rischioda parte dell’imprenditore e non dalla struttura dell’azienda, dato che que-sta è per definizione tecnicamente efficiente.

Estratto della pubblicazione

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15Capitolo Primo - Il sistema azienda

7. L’AZIENDA COME SISTEMA DINAMICO

La realtà ci mostra invece che l’azienda agraria è un sistema dinamicoche si autoregola in relazione alle interazioni tra istituzioni, economia, am-biente e tecnologia che sono indipendenti dalla volontà del singolo impren-ditore.

Per tenere conto di queste interazioni sarebbe utile riformulare il con-cetto stesso di imprenditore, il quale non è una figura isolata, ma interagi-sce con altri soggetti e organizzazioni come sono le cooperative o le asso-ciazioni di produttori che, con accordi interprofessionali, istituzionalizza-no tali relazioni, con il risultato che si ha una «condivisione» del rischiodell’attività d’impresa. Oppure, attraverso forme di economia contrattua-le come i contratti di coltivazione tra azienda agraria e industria di coltiva-zione.

Inoltre, con il riconoscimento che oggi l’azienda non ha la sola finalitàeconomica di produrre beni alimentari e non, ma si estende anche alla pro-duzione di beni immateriali (qualità, tutela dell’ambiente e del paesaggio,presidio territoriale ecc.). Per rappresentare tale modifica della finalità eco-nomica dell’agricoltura si fa ricorso al concetto di multifunzionalità.

Per questi motivi, l’unità di produzione corrisponde piuttosto all’ideacomposita di azienda-impresa. Ciò significa che tra azienda e impresa nonesiste separazione, ma composizione, e più precisamente una complemen-tarietà congenita. Non si tratta di rendere interscambiabile i due concetti diazienda e di impresa, ma di concepire l’unità di produzione come entitàavente natura unica complessa che si manifesta secondo differenti aspettieconomici, suscettibili di essere studiati, in modo disgiunto ma strettamentecomplementare, sia sotto l’aspetto del comportamento concreto (dell’eco-nomia positiva) sia sotto l’aspetto interpretativo e normativo (del modelloteorico).

8. L’AMPIEZZA DELL’UNITÀ DI PRODUZIONE

L’individuazione dello spazio economico entro cui l’unità di produzio-ne può esercitare la sua attività in modo efficiente è preliminare alla neces-sità di stabilire la dimensione produttiva ottimale. Questo perché è indi-spensabile individuare quegli elementi che organizzati in vario modo costi-tuiscono un’azienda, i quali, se sono al di sotto di una data soglia, determi-nano l’efficienza o meno dell’unità di produzione.

Estratto della pubblicazione

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Parte I - Economia dell’azienda agraria16

Per delimitare il confine dell’unità di produzione è utile chiedersi se icanoni di comportamento imprenditoriali sono gli stessi in agricoltura comenegli altri settori produttivi.

Per le rilevanti e mutevoli connessioni esterne che l’unità di produzio-ne intrattiene con organismi associativi come cooperative, consorzi agra-ri, associazioni di produttori, aziende contoterziste ecc., essa si configura,al pari di altre unità di produzione (industriali, commerciali ecc.), comeun «sistema aperto», per cui i confini dell’azienda si spostano all’aggre-gato di aziende.

In agricoltura è più facile, che non in altri settori, che lavoro e capitale-impresa si riuniscano in un’unica unità economica, ciò dipende dalla neces-sità di utilizzare la terra che è fattore produzione e base territoriale. Essaacquista valore economico se è oggetto di possesso: la T diventa K quandosi combina con il L e il capitale-impresa.

In agricoltura, rispetto ad altri settori, esistono due condizioni fonda-mentali che impediscono una completa elasticità nelle decisioni imprendi-toriali:

— la produzione è costituita da organismi viventi aventi un ciclo biologicodi produzione legato alla T e alle altre risorse naturali. È la disponibilitàdi T a determinare l’entità della produzione e quindi a configurare ilconfine dell’azienda;

— sia la domanda (D) dei fattori produttivi sia l’offerta (S) dei prodottisono per la singola impresa perfettamente elastiche. Questa condi-zione rimanda a un concetto di ampiezza che deve tenere conto dellecaratteristiche di mercato che, essendo concorrenziale, non consenteuna libertà di manovra nella determinazione del confine operativo,proprio perché la singola azienda non ha alcun potere contrattuale dimercato.

I parametri fondamentali sono dunque:

— la disponibilità di T in relazione con il tipo di proprietà di essa;— il mercato concorrenziale dei prodotti agricoli.

La progressiva esternalizzazione di funzioni, di attività, di instaurazionedi rapporti impone di allargare il confine analitico dell’ampiezza aziendale:cambiano soggetto, oggetto, dinamica dell’impresa, strategia delle sceltesulla dimensioni produttive.

Estratto della pubblicazione

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17Capitolo Primo - Il sistema azienda

G.D.O.C . I .

Unità diproduzione

agricola

Contoterra

Assoc .Produt.

Coop.

I.A.A.

IstituzioneAmbiente

Mercato deifattori e dei

prodotti

Fig. 1: Unità di produzione agricola.

Il confine dell’unità di produzione dipende dal grado di integrazione traazienda agraria e processi di trasformazione e commercializzazione.

Organizzazione economicadel prodotto agricolo

Unità diproduzione

agricola

Assoc .Produt.

Coop.I grado

Organizzazione economicadel trasformatore e distributore

Coop.II e IIIgrado

C.I.I.A.A.

G.D.

Economiacontrattuale

Fig. 2: Grado di integrazione.

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Parte I - Economia dell’azienda agraria18

GlossarioAzienda: complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio di un’attività eco-nomica.

Economia agraria: è la branca dell’economia che studia il settore agricolo.

Microeconomia aziendale: (o Business Administration o amministrazione aziendale) èquella branca dell’economia aziendale che studia l’interno dell’impresa, pur non trascu-rando le sue relazioni con l’ambiente circostante.

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CAPITOLO SECONDO

L’AZIENDA AGRARIA

Sommario: 1. La configurazione giuridica dell’azienda agraria prima del 2001. - 2.Metodo generale della tassazione dell’azienda agraria. - 3. Il concetto di azienda agrariasecondo la definizione statistica. - 4. La classificazione dell’azienda in base all’am-piezza. - 5. Alcune osservazioni. - 6. Approfondimenti della natura della azienda. - 7.Il contenuto costitutivo dell’azienda agricola.

1. LA CONFIGURAZIONE GIURIDICA DELL’AZIENDA AGRA-RIA PRIMA DEL 2001

L’inquadramento giuridico dell’impresa agraria (tenuta distinta in modonetto dall’azienda) ha avuto un’evoluzione allo scopo di adeguare la norma-tiva alle diverse modalità di esercizio dell’attività agricola.

Tale evoluzione si è riflessa nella riformulazione della definizione del-l’art. 2135 del c.c. dal D.Lgs. 228/2001 (legge di orientamento).

«È imprenditore agricolo chi esercita un’attività diretta alla coltivazionedel fondo, alla selvicoltura, all’allevamento del bestiame e attività connes-se» (art. 2135).

L’azienda invece è definita genericamente come «complesso dei beniorganizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa» (art. 2555). Intale definizione si mette in evidenza la funzione strumentale dell’aziendarispetto all’impresa e non si fa alcun riferimento alla T, la quale può anchemancare (come nell’allevamento intensivo e nelle colture in serra).

Nonostante la formale distinzione tra azienda e impresa, è la nozione diimprenditore agricolo a prevalere, la quale incorpora quella di azienda, con-siderata strumento necessario per l’esercizio dell’attività imprenditoriale.Anzi, l’esame comparato suggerisce che l’organizzazione e la gestione esau-riscano tale attività. Con ciò si assume implicitamente che l’assunzione delrischio non rappresenti la funzione caratteristica ed esclusiva dell’impren-ditore puro.

Si viene a configurare un’impresa-attività che esiste in quanto attivitàeffettivamente esercitata.

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Parte I - Economia dell’azienda agraria20

È imprenditore aziendale chi esercita una delle seguenti attività: coltiva-zione del fondo, selvicoltura, allevamento e attività connesse.

Per coltivazione del fondo, si intendono le attività dirette alla cura e allosviluppo del ciclo biologico.

A queste sono connesse «le attività, dirette alla manipolazione, conser-vazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti agricoli, nonchéle attività dirette alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione diattrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività azien-dale, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio, o di ricezione eospitalità».

La nuova configurazione di imprenditore agricolo non è priva di ambi-guità perché se da un lato ne recepisce una nozione più olistica, dall’altrosembra negare il suo proprium.

Si evince una figura di imprenditore non più legata alla specificità diun’attività caratterizzata dalla produzione e vendita di prodotti aziendali,ma quella di un soggetto compartecipe alla produzione di utilità per il mer-cato.

Si riconosce che l’impresa ha connotati di agrarietà, espressi dal ricono-scimento del principio del ciclo biologico, ma tale principio è talmente ampioda indurre a confondere l’imprenditore agricolo con l’imprenditore indu-striale e commerciale dei prodotti agricoli.

Assumere però il principio biologico alla base dell’agrarietà, senza di-stinguere tra aspetto tecnico e aspetto economico, evidenzia una discrasiatra impresa e azienda nel senso che la complementarietà che si ha nelle fasitecnico-biologico della filiera produttiva non si verifica sul piano dell’eco-nomia.

Dal punto di vista economico, l’imprenditore si trova a competere nonin condizione di eguaglianza, per cui le possibilità di competere tipiche del-la funzione imprenditoriale possono essere ostacolate dai vincoli propri del-l’azienda.

Potrebbe risultare una interpretazione di azienda che da organizzazionefinalizzata a ottenere beni primari diventa centro di attrazione di comporta-menti conflittuali finalizzati all’attività mercantile e finanziaria, con obiet-tivi mutevoli nel tempo.

Non solo la configurazione giuridica ma anche la fiscalità contribuisce,oltre a definire i rapporti tra azienda e istituzioni, a delimitare il campo dioperatività dell’impresa.

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21Capitolo Secondo - L’azienda agraria

Basti pensare che i vari tipi di imposta e la loro entità possono orientarel’ordinamento produttivo e influire direttamente sulle scelte strategiche,gestionali e organizzative dell’impresa.

La tassazione del Y dell’azienda agraria si differenzia da quella delleaziende degli altri settori perché si basa sul calcolo automatico dell’impostainvece che sul bilancio.

Il meccanismo di determinazione si basa sulla quantificazione dell’impresafondiaria derivata da un imponibile (Y domenicale, reddito domenicale RD, re-taggio di un sistema economico in cui prevaleva la proprietà fondiaria e il gettitofiscale era fornito prevalentamente dall’agricoltura), calcolata su base catastale.

Il criterio informatore intende seguire tre esigenze fondamentali assicu-rate con l’accertamento catastale:

— l’equità, ottenibile lasciando per lungo tempo fissi gli imponibili catastali;— la certezza, determinando gli impieghi per le aziende ordinari ed esten-

dendoli alle altre;— l’ordinarietà, si basa su un giudizio di valore che considera errore eco-

nomico il principio dell’adeguamento dell’impiego al Y conseguito, inquanto si ritiene che in agricoltura non perseguire Y eccezionali puòaumentare la produzione, determinando un aumento di Y e di relativabase imponibile. Il principio dell’ordinarietà si determina operativamentedal Catasto che, in base alle condizione di normalità di gestione, calcolal’imponibile per ogni qualità di coltura e relativa classe di produttività.

2. METODO GENERALE DELLA TASSAZIONE DELL’AZIENDAAGRARIA

Il procedimento automatico di calcolo delle imposte si traduce nella de-terminazione di un Y (prodotto) non effettivo ma virtuale e per questo rap-presenta un costo fisso qualunque sia l’entità della produzione e della Y e lasua variazione nel tempo (nell’intervallo di tempo in cui non variano lerendite catastali). Le relative imposte sono:

— l’impresa fondiaria che colpisce il Y del Kf (capacità produttiva):

RDL = PLV – (Q + Sp + Sa + St + Imp)

dove:RDL = Profitto o tornacontoPLV = Produzione lorda vendibile

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Sa = SalariSt = StipendiQ = Quote di ammortamentoImp = Imposte e tasse

la procedura consiste nel detrarre dalla PLV dell’ azienda ordinaria icosti di reintegrazione dei K fissi e circolanti, i compensi al L e al Ka,sottraendo a questo le spese di conservazione, del Kf, si ottiene il RD oreddito, al lordo di imposta.Il RD così calcolato è successivamente frazionato in base a qualità dicoltura in proporzione alla superficie occupata e relativo ciclo di pro-duttività.Si ottiene così una serie di valori imponibili da attribuire alle colturepraticate dalle aziende di un’area territoriale aventi caratteristiche omo-genee con quella di riferimento;

— l’imponibile di Y agrario che colpisce il Y fornito dal K di esercizio: percalcolare l’imponibile (Ra) si valuta il Ka e, applicando a esso un tassodi interessi convenzionale (8%), si determina il rendimento che è allabase dell’imponibile ricercato. Il Ra si determina sommando gli interes-si annui sul K di anticipazione (Ia), sul K di scorta (Ib) e il compenso delL direttivo (St).

Il compenso del lavoratore dipendente è tassato seguendo le regole dellatassazione generale.

Il compenso del lavoratore autonomo, in precedenza esente, è tassatoindirettamente tramite l’IRAP, ma solo per le aziende che sono tenute apagare tale imposta.

Si evince che il metodo di tassazione si basa sul criterio della discrimi-nazione, e relativa separazione della tassazione, delle figure economiche.

C’è anche una sostanziale disparità di trattamento derivante dal calcoloautomatico dell’imposta fondiaria e del Ya e di quello proporzionale del-l’imposta sul Y da L.

3. IL CONCETTO DI AZIENDA AGRARIA SECONDO LA DEFI-NIZIONE STATISTICA

Ai fini di rilevazione statistica si può comprendere come il criterio dellabase territoriale dell’azienda sia imprescindibile, ma questo non esaurisce ilproblema della definizione del suo confine fisico-operativo. Questo può mu-

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23Capitolo Secondo - L’azienda agraria

tare in funzione della forma di conduzione e della natura del soggetto eco-nomico, come anche in relazione alla dimensione economica delle attività ealla trasformazione del prodotto agricolo.

Così impostato il problema si traduce nell’individuazione della figuraimprenditoriale in funzione della quale definire i confini territoriali del-l’azienda.

Il criterio adottato dall’ISTAT per i Censimenti dell’agricoltura è statoquello di rilevare l’unità aziendale in funzione del territorio utilizzato dalconduttore. È evidente che tale criterio non è in grado di misurare l’effettivadimensione economica dell’azienda agraria.

L’analisi statistica porta il concetto di azienda agraria a cogliere solol’aspetto della esclusività di natura fisico-territoriale, limitando la dimen-sione dell’impresa nei confini dell’azienda-territoriale.

Questo rende difficile inquadrarla nella logica dell’economia aziendaleper due ordini di ragioni:

— il processo produttivo agricolo si realizza non tanto combinando la Tcon gli altri fattori ma, data la sua scarsità e la sua configurazione terri-toriale, coordinando i fattori intorno alla T;

— il valore si realizza se si rispetta un meccanismo dettato dalla natura, cheubbidisca a una logica di circolarità e interdipendenza allo scopo di con-servare il Kf (che non assimilabile a K di rischio) e non alla semplicetrasformazione del K in flusso mercantile, come avviene nel processolineare risorsa-prodotto delle attività non agricole.

4. LA CLASSIFICAZIONE DELL’AZIENDA IN BASE ALL’AM-PIEZZA

Il criterio in passato più utilizzato, in quanto espressione del problemadi eccesso di lavoro in agricoltura è stato quello dell’ampiezza, misuratadalla quantità di manodopera assorbita dall’azienda.

Su tale base si ha la distinzione tra:

— azienda autonoma, se essa è capace di assorbire il L di una famigliacontadina. L’azienda è distinta in piccola, media e grande a seconda chepossa assorbire una quantità di L minima, media o superiore alla media;

— azienda non autonoma, se essa non è capace di assorbire il L di unafamiglia contadina.

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Tale criterio è insoddisfacente perché non risponde a esigenze di clas-sificazione in termini di dimensione economica (quali il RL o il RN, oPV).

Inoltre è incerto per la variabilità della composizione della famiglia ed èobsoleto perché non considera gli effetti della tecnologia.

Nell’Unione Europea si adotta un criterio basato sulla capacità produtti-va dell’azienda con un procedimento che mira a collocare nella stessa cate-goria dimensionale le aziende che, pur avendo differenti superfici territoria-li e ordinamenti colturali, hanno lo stesso Y, in modo che possono esserecomparate.

Il Y preso a parametro di riferimento è il reddito lordo standard (RLS)che è il Ya comprensivo di Y da L, T e K, standardizzato facendo la mediatriennale per zona altimetrica e per regione agricole.

Il RLS totale è dato dalla somma dei prodotti della SAU (SuperficieAgricola Utile) ottenuti da ogni coltura per il relativo RLS unitario, il qualemisura la dimensione economica Questa si trasforma in UDE (Unità di Di-mensione Economica) assegnando a ogni unità un valore di 1200.

5. ALCUNE OSSERVAZIONI

Preliminarmente, ogni classificazione dovrebbe avere per oggetto un’en-tità intesa in modo univoco, anche se interpretabile diversamente dal puntodi vista economico, giuridico e statistico. Mancando tale univocità, si com-promette la validità del criterio come il RLS che, nonostante sia un parame-tro di natura economica, non è in grado di compendiare tutte le variabili checoncorrono a connotare un’azienda per le seguenti ragioni:

— la parità di RLS non tiene conto della diversa struttura e organizzazioneche si traducono in costi differenti;

— un RLS non è una misura idonea per confrontare aziende che lungo unafiliera hanno diversa operatività sotto l’aspetto giuridico o fiscale;

— il RLS non tiene conto di una serie di costi come il costo del L, perquesto esso non rappresenta l’effettivo livello di efficienza tecnologicoed economico delle aziende messe a confronto;

— per tener conto del ruolo della multifunzionalità è necessario assumerecriteri basati su parametri diversi dal Y.

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