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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO EANTICHE VIE DI DRENAGGIO NELL’AREA DE “IL CASTELLACCIO” (ROMA) DA INDAGINI GEOLOGICHE, GEOMORFOLOGICHE E ARCHEOLOGICHE. Filippo Ascani*, Francesca Bozzano**, Anna Buccellato*, Maurizio Del Monte**, Renato Matteucci***, Francesca Vergari** * Unità di tutela territoriale Municipio XII Ovest - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma ** Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Roma “La Sapienza” *** Servizio geologico-cartografico e di geoarcheologia - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma RIASSUNTO - Una serie di ricerche archeologiche, condotte per diversi anni nell’area “Il Castellaccio” (Roma Sud, quartiere Torrino), sono state affiancate e integrate dall’interpretazione di nuovi sondaggi geognostici e dal- l’analisi geomorfica quantitativa. I dati scaturiti dai diversi metodi di indagine sono stati tra loro confrontati e veri- ficati, anche alla luce delle ampie conoscenze geologiche e archeologiche disponibili per il territorio di Roma. In particolare, il presente lavoro indaga il corpo alluvionale del Fosso di Vallerano e dei suoi affluenti (fossi del- l’Acquacetosa, del Ciuccio e della Cecchignola) nell’area prossima alla confluenza nel F. Tevere, dove, in occa- sione degli scavi connessi con l’edificazione del programma urbanistico EUROPARCO, sono stati rinvenuti l’an- tico tracciato della Via Laurentina ed i resti di alcune opere idrauliche di età flavia. Attraverso il reperimento delle informazioni inerenti i numerosi sondaggi effettuati nell’area negli ultimi anni e l’esecuzione di altri nuovi sondaggi, da parte della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, fi- nalizzati alla verifica e all’omogeneizzazione delle descrizioni litologiche dei precedenti, è stato ricostruito l’as- setto stratigrafico dei depositi alluvionali dell’area in studio. L’analisi geomorfologica, eseguita mediante analisi cartografiche, aerofotointerpretazione e analisi quantitativa del reticolo idrografico, ha permesso di ricostruire l’evoluzione morfologica a cui è stata soggetta l’area a partire dalla fine dell’ultima glaciazione e caratterizzare lo stadio evolutivo attuale della rete idrografica. L’approccio interdisciplinare ha consentito quindi di formulare ipotesi relative all’utilizzo umano del territorio e all’evoluzione dell’ambiente fluviale dal Pleistocene superiore a oggi. PAROLE CHIAVE: Geoarcheologia, Geomorfologia urbana, Rete di drenaggio,Tevere, Geologia di Roma. ABSTRACT - A number of archaeological researches, carried out in the “Il Castellaccio” area for many years, has been combined with the study of some cores performed in 2007 and their comparison with the available geo- logical data, as well as with quantitative geomorphic analysis. The results allowed both to identify the drainage network changes and to evaluate the effects of the human activities in the study area, in the frame of the fluvial environment evolution from the last glaciation to the present time. The late Pleistocene and Holocene sedimentary succession of the examined area has been reconstructed; it is possible to assemble the lithologies into four main groups: man-made fill, historical alluvial deposits, ancient al- luvial deposits and local bedrock (Pliocene and Pleistocene marine and continental deposits). The morphology of the contact surface alluvial deposits/bedrock displays some flat-floored valleys, which identify two different fluvial systems during the last glacial period: a greater fluvial basin, corresponding to the catchment on the left side of the study area (nowadays named ‘Fosso di Vallerano’and ‘Fosso di Acquacetosa’), whose water flowed toward the Tiber River, passing on the south of Montorio hill; and a smaller catchment, on the right side of the study area. Its talweg, 20-30 m higher with respect to the altitude of the greater one, described a counter clockwise rotation around the Montorio hill. During the Upper Plesitocene - Holocene depositional phase, because of the rise of the sea level, we interpret that a fluvial deviation of the ‘Fosso dell’Acquacetosa’channel occurred, after it overflowed toward the north of the Montorio hill, between that and the Monte della Pozzolana ridge. At the same time, the Tiber River covered a larger meandering in this area. Both hypotheses are based upon geomorphologic analysis, aerial photo interpre- tation and historical cartography evidences. In the roman period, the ‘Fosso dell’Acquacetosa’would have started flowing again into the Fosso di Vallera- no valley, as the upper part of the upper Pleistocene - Holocene succession testifies. Some roman ruins have been discovered within these fluvial deposits: the Romans (1 st century A.D.) interned the ‘Acquacetosa’ main trunk, both to make use of alluvial plane and to protect the study area by flood occurence. The present landscape is the result of further modifications, carried out by human activity during the later cen- turies. These modifications are recorded by the historical cartography and the aerial photos; the urbanization in the last thirty years produced a lot of them. Moreover, the agricultural exploitation of the drainage basin soil and water contributes to reduce the fluvial discharge, involving a value of the erosion index estimated (Tu) equal to 280 t/km 2 /a, less then the holocenic mean value. KEY WORDS: Geoarchaeology, Urban Geomorphology, Drainage network, Tiber, Geology of Rome. Geologica Romana 41 (2008), 93-116

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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO NELL’AREADE “IL CASTELLACCIO” (ROMA) DA INDAGINI GEOLOGICHE,

GEOMORFOLOGICHE E ARCHEOLOGICHE.

Filippo Ascani*, Francesca Bozzano**, Anna Buccellato*, Maurizio Del Monte**,Renato Matteucci***, Francesca Vergari**

* Unità di tutela territoriale Municipio XII Ovest - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma** Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Roma “La Sapienza”

*** Servizio geologico-cartografico e di geoarcheologia - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

RIASSUNTO - Una serie di ricerche archeologiche, condotte per diversi anni nell’area “Il Castellaccio” (RomaSud, quartiere Torrino), sono state affiancate e integrate dall’interpretazione di nuovi sondaggi geognostici e dal-l’analisi geomorfica quantitativa. I dati scaturiti dai diversi metodi di indagine sono stati tra loro confrontati e veri-ficati, anche alla luce delle ampie conoscenze geologiche e archeologiche disponibili per il territorio di Roma.In particolare, il presente lavoro indaga il corpo alluvionale del Fosso di Vallerano e dei suoi affluenti (fossi del-

l’Acquacetosa, del Ciuccio e della Cecchignola) nell’area prossima alla confluenza nel F. Tevere, dove, in occa-sione degli scavi connessi con l’edificazione del programma urbanistico EUROPARCO, sono stati rinvenuti l’an-tico tracciato della Via Laurentina ed i resti di alcune opere idrauliche di età flavia.Attraverso il reperimento delle informazioni inerenti i numerosi sondaggi effettuati nell’area negli ultimi anni e

l’esecuzione di altri nuovi sondaggi, da parte della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, fi-nalizzati alla verifica e all’omogeneizzazione delle descrizioni litologiche dei precedenti, è stato ricostruito l’as-setto stratigrafico dei depositi alluvionali dell’area in studio.L’analisi geomorfologica, eseguita mediante analisi cartografiche, aerofotointerpretazione e analisi quantitativa

del reticolo idrografico, ha permesso di ricostruire l’evoluzione morfologica a cui è stata soggetta l’area a partiredalla fine dell’ultima glaciazione e caratterizzare lo stadio evolutivo attuale della rete idrografica.L’approccio interdisciplinare ha consentito quindi di formulare ipotesi relative all’utilizzo umano del territorio

e all’evoluzione dell’ambiente fluviale dal Pleistocene superiore a oggi.

PAROLE CHIAVE: Geoarcheologia, Geomorfologia urbana, Rete di drenaggio, Tevere, Geologia di Roma.

ABSTRACT - A number of archaeological researches, carried out in the “Il Castellaccio” area for many years,has been combined with the study of some cores performed in 2007 and their comparison with the available geo-logical data, as well as with quantitative geomorphic analysis. The results allowed both to identify the drainagenetwork changes and to evaluate the effects of the human activities in the study area, in the frame of the fluvialenvironment evolution from the last glaciation to the present time.The late Pleistocene and Holocene sedimentary succession of the examined area has been reconstructed; it is

possible to assemble the lithologies into four main groups: man-made fill, historical alluvial deposits, ancient al-luvial deposits and local bedrock (Pliocene and Pleistocene marine and continental deposits). The morphology ofthe contact surface alluvial deposits/bedrock displays some flat-floored valleys, which identify two different fluvialsystems during the last glacial period: a greater fluvial basin, corresponding to the catchment on the left side ofthe study area (nowadays named ‘Fosso di Vallerano’ and ‘Fosso di Acquacetosa’), whose water flowed towardthe Tiber River, passing on the south of Montorio hill; and a smaller catchment, on the right side of the study area.Its talweg, 20-30 m higher with respect to the altitude of the greater one, described a counter clockwise rotationaround the Montorio hill.During the Upper Plesitocene - Holocene depositional phase, because of the rise of the sea level, we interpret

that a fluvial deviation of the ‘Fosso dell’Acquacetosa’ channel occurred, after it overflowed toward the north ofthe Montorio hill, between that and the Monte della Pozzolana ridge. At the same time, the Tiber River covered alarger meandering in this area. Both hypotheses are based upon geomorphologic analysis, aerial photo interpre-tation and historical cartography evidences.In the roman period, the ‘Fosso dell’Acquacetosa’ would have started flowing again into the Fosso di Vallera-

no valley, as the upper part of the upper Pleistocene - Holocene succession testifies. Some roman ruins have beendiscovered within these fluvial deposits: the Romans (1st century A.D.) interned the ‘Acquacetosa’ main trunk,both to make use of alluvial plane and to protect the study area by flood occurence.The present landscape is the result of further modifications, carried out by human activity during the later cen-

turies. These modifications are recorded by the historical cartography and the aerial photos; the urbanization inthe last thirty years produced a lot of them. Moreover, the agricultural exploitation of the drainage basin soil andwater contributes to reduce the fluvial discharge, involving a value of the erosion index estimated (Tu) equal to280 t/km2/a, less then the holocenic mean value.

KEY WORDS: Geoarchaeology, Urban Geomorphology, Drainage network, Tiber, Geology of Rome.

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Geologica Romana 41 (2008), 93-11694 ASCANI et al.

INTRODUZIONE

Sono state condotte alcune ricerche geoarcheologichein un’area sita nella periferia meridionale di Roma (loca-lità “Il Castellaccio”), dove i rinvenimenti archeologicidi alcune opere idrauliche e di un tratto dell’antica ViaLaurentina, susseguitisi dal 2003, la disponibilità di unasignificativa mole di dati stratigrafici e di sondaggi geo-gnostici, il reperimento di materiale cartografico storicoe lo studio quantitativo del reticolo idrografico hanno re-so possibile, tramite l’integrazione di dati geologici, geo-morfologici e archeologici, la ricostruzione dell’evolu-zione del paesaggio degli ultimi 20.000 anni.L’area in esame si trova in sinistra idrografica del

Fiume Tevere, all’interno del bacino fluviale del Fossodi Vallerano, in prossimità della confluenza di questocon il F. Tevere, posta attualmente alla quota di 8 m s.l.mcirca. L’evoluzione dell’area è controllata dallo sviluppodella rete idrografica, che, come noto, durante la fase dipicco dell’abbassamento del livello marino, corri-spondente all’ultimo periodo glaciale (22-18 ka), feceraggiungere al fondovalle il massimo livello di approfon-dimento, per poi subire un graduale innalzamento perriempimento dei solchi vallivi, in risposta al sollevamen-to del livello marino.In particolare, nel presente lavoro sono stati analizzati

dettagliatamente i corpi alluvionali del Fosso di Valle-rano e dei suoi affluenti (fossi dell’Acquacetosa, delCiuccio e della Cecchignola) deposti tra la parte alta delPleistocene superiore e l’Olocene, focalizzandosi, attra-verso i rinvenimenti archeologici, sulla parte sommitaledi tali depositi fluviali, coeva alle opere di bonifica di etàflavia e alle modifiche morfologiche desunte dall’analisidella cartografia storica e dalle fotografie aeree di età di-verse.

INQUADRAMENTO GEOLOGICO

Il substrato di Roma è costituito da un’unità costituitaprevalentemente da argille e marne con microfaune a fo-raminiferi, depostesi tra il Pliocene inferiore ed il Plei-stocene inferiore, quando l’area era interessata da unatettonica distensiva. Sono stati riconosciuti tre cicli ma-rini principali (Faccenna et al., 1995): il primo (Plioceneinferiore) ha determinato la sedimentazione delle Argil-le Azzurre dell’Unità di Monte Vaticano, mentre duranteil secondo ed il terzo ciclo (Pleistocene inferiore) si so-no deposti sedimenti di facies marine meno profonde(Unità di Monte Mario ed Unità di Monte delle Piche)(Marra & Rosa, 1995).Superiormente a questo bedrock, il cui spessore arriva,

a luoghi, fino ad 800 m (Marra & Rosa, 1995), sono pre-senti successioni epicontinentali, correlate con il lento eprogressivo sollevamento crostale che porta, a partire da0,88 Ma fa, ad una successione di cicli deposizionali diambiente fluvio-palustre e marino-marginale (Milli,1997). Inizia, infatti, la deposizione di alluvioni ad ope-ra del Paleotevere e dei suoi affluenti, alimentati dalle

acque provenienti dalla catena appenninica. Si ricono-scono due cicli principali legati a due posizioni diversedell’alveo e del delta del fiume, i cui depositi costituisco-no rispettivamente le sequenze deposizionali di PonteGaleria (Milli, 1997) o Paleotevere 1 (Marra & Rosa,1995) e l’Unità del Paleotevere 2 (Marra & Rosa, 1995),localizzata, quest’ultima nell’area del centro storico.Una spessa coltre di depositi piroclastici di età com-

presa tra 600 e 36 ka (Karner et al., 2001), prodotti dal-l’attività vulcanica sabatina ed albana (Giordano et al.,2006), si interdigitano localmente ai prodotti dei suddet-ti cicli deposizionali, andando a costituire la gran partedei terreni attualmente affioranti nell’area romana. Essisono rappresentati da tufi lapidei, lave leucititiche, piro-clastiti massive pozzolanacee, piroclastiti di ricaduta.In questo stesso lasso temporale, la sedimentazione

continentale prosegue attraverso cicli deposizionali con-trollati principalmente dalle variazioni eustatiche. Alleazioni erosive legate alle fasi di abbassamento della lineadi riva si sovrappongono gli effetti indotti dalla neotetto-nica e i processi di deposizione dovuti ad attività vulcani-ca, determinando rapporti stratigrafici assai complessi trale diverse unità vulcaniche e sedimentarie. La messa inposto dei prodotti vulcanici provoca profonde modifichealla topografia e all’idrografia dell’area romana: il corsoprincipale del Paleotevere modifica il suo tracciato, che sicolloca tra le pendici della dorsale plio-pleistocenica diMonte Mario-Gianicolo e il plateau ignimbritico albano.In corrispondenza dell’ultima fase del periodo glacia-

le würmiano, circa 20 ka, il forte abbassamento del livel-lo del mare favorisce un’intensa erosione dei depositiprecedenti: l’alveo del Tevere, nell’area della città di Ro-ma, si approfondisce sino a quota -50 m s.l.m., mettendoa nudo il substrato plio-pleistocenico lungo il suo per-corso e lungo quello dei suoi affluenti. Il successivo in-nalzamento del livello marino determina, però, il colma-mento di parte dei solchi precedentemente incisi, con de-positi alluvionali a carattere prevalentemente pelitico,che raggiungono spessori di oltre 60 m (Corazza et al.,1999; Bozzano et al., 2000; Raspa et al., 2008). La velo-cità con cui tali sedimenti si sono depositati negli ultimi17 ka è da mettere in relazione con le variazioni della ve-locità con cui il livello marino si è sollevato dopo l’ulti-mo low stand: diversi Autori (Bellotti et al.,1989, 1994,1995; Amorosi & Milli, 2001), analizzando le facies delcomplesso deltizio del Fiume Tevere, mostrano come iltasso di risalita del livello del mare non è stato costante,ma tra 17 e 10 ka fu, in media, di circa 1,3 metri/secolo,mentre tra 10 e 5 ka di circa 0,5 metri/secolo. In partico-lare, tra 7 e 5 ka il livello del mare ultimò la sua risalitapostglaciale e la linea di costa raggiunse il suo massimospostamento verso terra, posizionandosi in corrispon-denza del suo corso attuale. Da ca. 5 ka, la foce del Te-vere progradò all’interno della sua laguna e, colmatalarapidamente, diede inizio allo sviluppo dell’attuale deltamarino (Bellotti et al., 2007). In un primo momento siformò un delta lobato; successivamente, in epoca post-romana, si sviluppò meglio un delta arcuato e le paludicostiere tesero a colmarsi. Riguardo l’evoluzione deltizia

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Geologica Romana 41 (2008), 93-116 95EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO...

Fig. 1 - a) Schema geologico semplificato dell’area romana (modificato da Della Seta et al., 2002). Legenda: 1) rocce e coperture sedimentarie (Mes-siniano-Olocene); 2) rocce vulcaniche (Pliocene-Pleistocene); 3) rocce carbonatiche appenniniche (Trias superiore-Miocene superiore); 4) orli cal-derici e craterici. b) Schema geologico semplificato dell’area in studio (modificato da Funiciello & Giordano, 2005).- Geological sketch of the Roman area (after Della Seta et al., 2002; modified). Legend: 1) sedimentary rocks and covers (Messinian-Holocene); 2)volcanic rocks (Pliocene-Pleistocene); 3) Appennine carbonatic rocks (Upper Triassic-Upper Miocene); 4) calderic rims. b) Geological sketch ofthe study area (after Funiciello & Giordano, 2005; modified).

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negli ultimi 2 ka, diversi Autori (Ponzi, 1875; Oberholt-zer, 1875; Bocci, 1892; Bellotti e De Luca, 1979; Bel-luomini et al., 1986) osservano che l’avanzamento dellefoci non è stato costante, avendo mostrato un incremen-to di circa 0,8 metri/anno tra il 540 e il 1420 e di 7,5 me-tri/anno dal 1420 al 1950, anche a causa della definitivaapertura del canale di Fiumicino sul finire del XVI sec.(Oberholtzer, 1875; Belluomini et al., 1986).I depositi che chiudono la successione stratigrafica

dell’area urbana sono rappresentati da riporti antropici,costituiti da materiali eterogenei ed eterometrici, inglo-bati in una matrice più fine costituita da materiali vulca-nici, alluvionali e colluviali.Nell’area in esame affiorano ampiamente le alluvioni

recenti del Tevere e dei suoi affluenti, mentre sui rilievicollinari sono presenti depositi vulcanici e continentalicoevi all’attività vulcanica stessa, come visualizzato nel-lo schema litologico riportato in Figura 1.

CONTESTO ARCHEOLOGICO E GEOGRAFICO

L’area in esame corrisponde ad una piana alluvionalericoperta da terreni di riporto di spessore variabile. Lasuperficie, di circa 70 ha, è situata all’interno del Comu-ne di Roma, in sinistra idrografica del Fiume Tevere, inlocalità “Il Castellaccio”, adiacente al quartiere Torrino(Fig. 2). L’area del cantiere è delimitata a Sud-Est dallaVia Cristoforo Colombo e da essa si estende per circa700 m verso il Fiume Tevere. A Nord-Est è delimitata daViale dell’Oceano Pacifico e a Sud da Via di Decima.L’area è inserita storicamente nel suburbio meridiona-

le (XII Municipio), attraversato dall’antica Via Laurenti-na fino alla vallata di Malafede, in un territorio solcatodai fossi dell’Acquacetosa, di Vallerano/Rio Petroso,della Selcetta, della Perna e di Malafede, che, attraver-

sando la regione da Nord-Est a Sud-Ovest, dai Colli Al-bani in direzione del Tevere, hanno rappresentato natura-li assi di percorrenza o punti privilegiati per l’insedia-mento dei primi nuclei abitativi. Particolare rilevanzastorico-archeologica caratterizza la valle del fosso diMalafede, quale delimitazione ben definita tra l’anticoterritorio di Roma ed il territorio Laurentino.L’asse d’innervamento del territorio fin dall’età proto-

storica è costituito dalla via Laurentina, strada di colle-gamento della città di Roma con l’entroterra costieroLaurentino. L’ipotesi più accreditata privilegia l’identifi-cazione della Laurentina nel tracciato che si diparte dal-l’Ostiense e, attraverso l’asse individuato dalla direttricePontina-Pratica di Mare, conduce a Lavinium con bifor-cazione al Vicus Augustanus Laurentium. Tale ipotesi èsupportata da riscontri puntuali nella configurazione edensità dei dati archeologici acquisiti nelle indagini svol-te dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologi-ci di Roma (Buccellato, 2005).Le prime testimonianze di attività antropiche nell’area

in studio appartengono al Paleolitico medio e inferiore esono costituite da concentrazioni di industria litica, rin-venute nelle tenute prospicienti la valle di Malafede e lavia Pontina (Perna, Decima, Trigoria, Monti della Cac-cia, Monte di Leva) e nell’area della Solforata (km 22della via Laurentina) (Anzidei et al., 2006).In età protostorica, i nuclei di gruppi gentilizi, dediti

non soltanto ad attività produttive e commerciali bensì ti-tolari di precise funzioni politiche, s’inseriscono in dueambiti territoriali gravitanti sui centri di Castel di Deci-ma (probabile Tellenae, ubicato all’altezza del km 18della via Pontina) e di Laurentina - Acqua Acetosa (Po-litorium ?, localizzato al km 8 della Laurentina moder-na). Questi centri, con Acilia (Ficana) e Pratica di Mare(Lavinium), formano un sistema di abitati contigui e co-evi a Sud di Roma, la cui fioritura è correlata all’inseri-

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Fig. 2 - Localizzazione dell’area in esa-me, ridisegnato da uno stralcio dellaCTR 374140 (UTM ED 50).- Location of the study area on a topo-graphic map (modified) (UTM ED 50).

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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 97Geologica Romana 41 (2008), 93-116

mento nella rete di rapporti e scambi commerciali e cul-turali tra il mondo etrusco e greco-coloniale, transitantilungo il corso del fiume Tevere e l’Ostiense fin dall’etàdel ferro (Buccellato, 2006a).Tra VI e V sec. a.C., dopo l’affermazione di Roma sui

centri confinanti e l’ampliamento progressivo del suoterritorio, si assiste a un incremento della popolazionerurale, con il conseguente intensificarsi di attività, siaagricole sia di allevamento e pastorizia, le quali manten-gono un carattere familiare e di sussistenza. Nel periodomedio repubblicano l’introduzione di tecniche innovati-ve vede la formazione di fondi più estesi e l’esecuzionedi interventi più complessi. Opere di sistemazione delsuolo, canalizzazioni funzionali all’irrigazione e al dre-naggio, infrastrutture come sterquilinia (concimaie), do-cumentano la preminenza delle attività pastorali (alleva-mento e lavorazione dei prodotti) in un territorio preva-lentemente boscoso.L’intensificazione dei processi produttivi negli ultimi

due secoli della repubblica, in virtù delle conseguenzesocio-economiche delle guerre puniche, comporta la cre-scente modifica del paesaggio rurale, con l’aumento del-le aree coltivabili, grazie al disboscamento, e con la de-stinazione di settori per l’attività estrattiva. L’esito di ta-li trasformazioni è il passaggio da un’economia di sussi-stenza a quella di mercato con l’ausilio della mano d’o-pera servile: questo modo di sfruttamento intensivo delterritorio, in concomitanza con l’introduzione di nuovetecniche edilizie, nel passaggio tra la repubblica e l’im-pero, si concretizza nella formazione dell’azienda incen-trata sulla villa (Bedini, 1997). Gli edifici, per lo più, sisviluppano su fattorie risalenti al III-II sec. a.C., e si con-centrano in alcuni distretti geografici vitali in virtù siadelle risorse naturali sia della posizione collegata alle viedi comunicazione. In direzione del mare, si circoscrivo-no la tenuta di Vallerano, a ridosso del km 10 della mo-derna Laurentina gravitante sull’asse Ostiense-Appia(Bedini, 1997); le tenute di Casal Brunori e Tor de’ Cen-

ci, lungo la via Pontina, localizzabili tra il settimo e nonomiglio dell’antica via Laurentina; le tenute della Selcet-ta, di Mandriola e di Trigoria, afferenti all’attuale via diTrigoria e prospicienti i canali fluviali connessi al siste-ma idrico e di transito di Malafede (Buccellato, 2006a).Dal punto di vista geografico, l’area in esame appartie-

ne al bacino idrografico del Fosso di Vallerano (Fig. 3),che è esteso tra l’abitato di Castelgandolfo, del cui lagoomonimo scolma le acque, e il Fiume Tevere, scorrendodapprima verso Ovest e poi verso Nord Ovest. Uno deisuoi affluenti principali è il Fosso dell’Acquacetosa, an-ch’esso con origini sulle pendici dell’apparato vulcanicodei Colli Albani, dal corso pressappoco parallelo a quel-lo del Fosso di Vallerano. I due canali confluiscono im-mediatamente a ridosso del versante sud-orientale dellacollinetta di Montorio, ad una quota di circa 12 m s.l.m..Poco a valle del punto di confluenza, il corso del Fossodi Vallerano prosegue ad Ovest, per poi orientarsi im-provvisamente in direzione Sud Ovest - Nord Est, converso opposto a quello dello scorrimento delle acque del-l’ormai vicino Fiume Tevere. Ricevute le acque del Fos-so della Cecchignola, il Fosso di Vallerano svolta ancoranettamente, con angolo retto, verso la Via Ostiense, cheattraversa in corrispondenza del Ponte Tor di Valle, esbocca nel Fiume Tevere.Un altro piccolo affluente di destra del Fosso di Valle-

rano, rilevante ai fini del presente studio, è il Fosso delCiuccio: esso è attualmente quasi totalmente scomparsonell’area in studio (a seguito delle opere di urbanizzazio-ne realizzate nella zona) ed ha un bacino idrografico dimodeste dimensioni: il suo bacino imbrifero inizia sulMonte della Pozzolana, a ridosso del laghetto del quar-tiere E.U.R..Infine, un importante altro affluente di destra del Fos-

so di Vallerano è il fosso della Cecchignola, che influi-sce nel precedente ad una quota di 10 m s.l.m., con baci-no fluviale esteso fino alle pendici occidentali dell’appa-rato vulcanico dei Colli Albani.

Fig. 3 - a) Modello digitale del terreno (realizzato dal U.S. Geological Survey) e b) carta dell’acclività della superficie del bacino idrografico del Fos-so di Vallerano, con risoluzione 90 m.- a) Digital terrain model (created by U.S. Geological Survey) and b) slope map of the Fosso di Vallerano drainage basin; cell resolution: 90 m.

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ASCANI et al.98 Geologica Romana 41 (2008), 93-116

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RICOSTRUZIONE DI DETTAGLIODELL’ASSETTO GEOLOGICO

DEI DEPOSITI ALLUVIONALI RECENTI

La ricostruzione dell’assetto stratigrafico e del quadromorfo-evolutivo dell’area compresa tra Via CristoforoColombo, Via di Decima e Via Oceano Pacifico, è statacompiuta mediante osservazioni di terreno e l’analisi di88 sondaggi (la cui ubicazione esatta è indicata in Fig. 4)effettuati, nell’area indagata, per scopi edili. Data la va-riabilità e, in alcuni casi, la difformità delle descrizionidegli orizzonti litologici riportati in tali stratigrafie, e inparticolar modo nella porzione più superficiale dei litoti-pi attraversati (quelli di interesse archeologico), è statonecessario eseguire 4 sondaggi meccanici a carotaggiocontinuo, da utilizzare come sondaggi di taratura perl’interpretazione e l’omogeneizzazione delle descrizionilitologiche suddette. I 4 sondaggi geognostici (eviden-ziati in Fig. 4) sono stati spinti fino alla profondità di 20m dal piano campagna (in seguito p.c.) e georeferenziatimediante il metodo della stazione totale. I sondaggi so-no stati posizionati al centro e ai bordi del fondovalle ein corrispondenza degli assi di drenaggio caratterizzantil’area in studio. Le stratigrafie ottenute sono state poiconfrontate con quelle già disponibili e ciò ha consenti-to di elaborare una serie di spaccati stratigrafici ad anda-mento all’incirca Sud Ovest - Nord Est trasversali all’as-se di maggior sviluppo del bacino idrografico del Fossodi Vallerano.

Descrizione ed interpretazione dei log stratigraficirealizzati nell’ottobre 2007

Attraverso i 4 sondaggi realizzati nell’ottobre 2007sono stati riconosciuti, dall’alto verso il basso, otto de-positi principali (nelle descrizioni sottoelencate è ripor-tata, tra le parentesi tonde, l’interpretazione “geologica”basata sulle caratteristiche litologiche e sui dati strati-grafici):• Terreno di riporto, granulometricamente costituito

da sabbia limosa e da limo argilloso di colore variabile,marrone chiaro, giallo ocra ed avana, di bassa consisten-za e di media plasticità, contenente clasti vulcanici mil-limetrici e centimetrici. Lo spessore di questo deposito ècompreso tra 1,5 e 5 m;• Limo sabbioso di colore rosso bruno, di bassa consi-

stenza, mediamente plastico, con clasti vulcanici milli-metrici e centimetrici. Spessore compreso tra circa 3 me 6 m (Alluvioni Storiche Recenti);• Limo argilloso di colore marrone scuro (a tratti ten-

dente al nero), mediamente plastico e poco consistente,con frustoli vegetali, sostanza organica dispersa e conclasti vulcanici millimetrici e centimetrici dispersi.Spessore compreso tra 7 e 13 m (Alluvioni Antiche);• Ghiaia e/o sabbia in matrice limosa/argillosa nera-

stra, scarsamente addensata, intervallata con frequenzavariabile al limo argilloso di colore marrone scuro.Spessore variabile dal centimetro al metro (AlluvioniAntiche);

• Limo argilloso organico di colore nero, plastico, po-co consistente, con rari clasti dispersi di natura vulcani-ca, ricco di sostanza organica, con resti vegetali intatti ocarboniosi (Alluvioni Antiche);• Torba (Alluvioni Antiche);• Argilla limosa grigia a bassissima consistenza ed

elevata plasticità. Assenti frustoli vegetali (AlluvioniAntiche);• Alternanze di livelli di sabbia e di argilla di colore

policromo giallo-ocra e verde-acqua. Il colore verde-ac-qua corrisponde ad una argilla molto plastica e consi-stente, mentre il colore giallo-ocra ad una sabbia fine.Nel complesso il materiale è ad alta plasticità e consi-stente. (Substrato geologico locale).Nel sondaggio S3-0710 (ubicato in Fig.4) è stato in-

tercettato, a circa 5 m dal p.c., un orizzonte di circa 1 mcaratterizzato dalla presenza di blocchi di arenaria più omeno cementata, presunti manufatti, di dimensioni deci-metriche, di colore giallo ocra e azzurro tendente al ver-de. Date le notevoli dimensioni dei frammenti litoidi(dell’ordine del cm e del dm), si può ipotizzare che que-sto orizzonte rappresenti un livello di frequentazione an-tropica. Infatti, tali dimensioni sono incompatibili conquelle dei clasti riscontrati in tutti gli altri orizzonti lito-logici (di dimensioni al massimo centimetriche), e per-tanto incompatibili con l’energia dei corsi d’acqua carat-terizzanti l’area di studio, nel contesto ambientale in cuisi depositarono i sedimenti fluviali olocenici.Come detto in precedenza, l’esecuzione dei 4 sondag-

gi geognostici è stata indispensabile per interpretare edomogeneizzare le stratigrafie dei sondaggi pregressi. Es-se sono state quindi reinterpretate utilizzando le descri-zioni dei litotipi riconosciuti nei sondaggi del 2007. L’o-mogeneizzazione dei dati è stata eseguita basandosi sul-le descrizioni litologiche, sui dati stratimetrici e sulle sti-me di consistenza e grado di addensamento, tenendosempre presente il quadro geologico dell’area di studio.

Assetto stratigrafico di dettagliodell’area in studio

L’elaborazione dei dati di sondaggio ha consentito diricostruire l’assetto stratigrafico di dettaglio del sotto-suolo dell’area in studio, con particolare attenzione agliorizzonti interpretati come depositi alluvionali, grazie al-la realizzazione di alcuni spaccati stratigrafici, di cui duesignificativi sono riportati nelle figure 6 e 7.In Figura 5 è riportata la stratigrafia rappresentativa

dei depositi alluvionali presenti nell’area in esaminata.Partendo dai termini più recenti, ossia procedendo dal-

l’alto verso il basso, si individuano i seguenti depositi:• Riporto antropico;• Alluvioni Storiche;• Alluvioni Antiche;• Substrato geologico locale;Riporto antropico - Affiora in quasi tutta la pianura

alluvionale dell’area di studio, presentando una geome-tria abbastanza uniforme, con un letto ad andamento piùo meno sub-orizzontale e uno spessore variabile da un

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Geologica Romana 41 (2008), 93-116 ASCANI et al.100

Fig. 6 - Sezione geologica AB. 1) riporto. Alluvioni recenti ed antiche: 2) limo sabbioso rosso bruno; 3) limo argilloso marrone scuro; 4) ghiaia e/osabbia in matrice limosa/argillosa nerastra; 5) torba; 6) limo argilloso organico di colore nero; 7) argilla grigia. Substrato plio-pleistocenico: 8) de-positi vulcanici e sedimentari.- Geological cross section AB. 1) man made fill. Recent and ancient alluvial deposits: 2) reddish sandy silt; 3) brown clayey silt; 4) gravel and/orsand in a black clayey matrix; 5) peat; 6) black organic clayey silt; 7) grey clay. Pliocene-Pleistocene bedrock: 8) volcanic and sedimentary deposits.

Fig. 5 - Stratigrafia deidepositi alluvionali pre-senti nell’area di studio.- Schematic stratigraphyof the alluvial depositsrecognized in the exam-ined area.

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minimo di circa 50 cm fino ad un massimo di circa 10 m.Tale deposito è costituito da sabbie monogranulari di co-lore giallo canarino e da limi sabbiosi di colore rossobruno ed avana, contenenti pezzame vario di origine an-tropica.Alluvioni Storiche - I depositi alluvionali ascrivibili

alle Alluvioni Storiche sono costituiti da sedimenti limo-sabbiosi di colore rosso bruno, di bassa consistenza, me-diamente plastici, contenenti clasti millimetrici e centi-metrici dispersi, di origine vulcanica. Tali depositi sonostati associati alle Alluvioni Storiche per la loro posizio-ne stratigrafica, per i valori di resistenza al penetrometrotascabile e per le loro caratteristiche litologiche, che, tral’altro, risultano differenti rispetto a quelle dei restantidepositi alluvionali presenti in sito. A supporto di quan-to ipotizzato vi è la collocazione dei reperti archeologicirinvenuti, che sono situati proprio all’interno dei limisabbiosi di colore rosso bruno (Fig. 6).Dall’analisi delle sezioni geologiche elaborate sono

emerse alcune caratteristiche geometriche importanti diquesti depositi, rilevabili entro le quote comprese tra 17m e 4 m circa s.l.m. Essi, infatti, hanno un “letto” carat-terizzato da due avvallamenti più o meno approfonditiseparati da uno spartiacque non molto accentuato (Fig.

6). Tali depositi, inoltre, si chiudono in prossimità delbordo destro della valle, dove passano per eteropia late-rale (o con contatto erosivo) a limi argillosi di coloremarrone. Questa geometria caratterizza i depositi delleAlluvioni Storiche in tutta l’area in studio, ad eccezionedi quelli rinvenuti nel settore di sola pertinenza del Fos-so di Vallerano, situati a monte, ad Ovest del rilievo “IlCastellaccio”. In questo caso, le Alluvioni Storiche mo-strano una geometria regolare e un letto ad andamentosub-orizzontale. Per quanto riguarda gli spessori, i limidi colore rosso bruno posti ad Ovest del rilievo “Il Ca-stellaccio” raggiungono una potenza di circa 6 m, men-tre quelli posti a Nord (profili AB e CD) hanno una po-tenza media di circa 8 m in corrispondenza degli avval-lamenti e di un minimo di circa 2 m in corrispondenzadello spartiacque.Alluvioni Antiche - Seguono i depositi ascrivibili alle

Alluvioni Antiche (depositi fluvio - palustri). Nella por-zione più alta, i depositi ascrivibili alle Alluvioni Anti-che sono costituiti da sedimenti limo argillosi di coloremarrone scuro (potenza massima circa di 20 m e minimadi circa 4 m), contenenti lenti di torba e di ghiaia e/o sab-bia in matrice limosa/argillosa nerastra, di dimensionivariabili. Nella porzione più bassa, invece, le Alluvioni

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Fig. 7 - Sezione geologica CD. Alluvioni recenti ed antiche: 1) riporto; 2) limo sabbioso rosso bruno; 3) limo argilloso marrone scuro; 4) ghiaia e/osabbia in matrice limosa/argillosa nerastra; 5) torba; 6) limo argilloso organico di colore nero; 7) argilla grigia. Substrato plio-pleistocenico: 8) de-positi vulcanici e sedimentari.- Geological cross section CD. 1) man made fill. Recent and ancient alluvial deposits: 2) reddish sandy silt; 3) brown clayey silt; 4) gravel and/orsand in a black clayey matrix; 5) peat; 6) black organic clayey silt; 7) grey clay. Pliocene-Pleistocene bedrock: 8) volcanic and sedimentary deposits.

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Antiche sono costituite da sedimenti limo-argilloso-or-ganici di colore nerastro (potenza massima di circa 30 me minima di circa 6 m), contenenti lenti, di dimensionivariabili, di torba, di ghiaia e/o sabbia in matrice limo-sa/argillosa nerastra e di argilla limosa di colore grigio, abassissima consistenza ed alta plasticità.Dalle evidenze stratigrafiche riscontrate, si può affer-

mare che il passaggio stratigrafico tra i limi argillosi dicolore marrone scuro e i limi argillosi organici di colorenero è piuttosto graduale, mentre è alquanto netto quellotra i limi sabbiosi di colore rosso delle Alluvioni Stori-che e le Alluvioni Antiche. Dall’analisi delle sezionigeologiche elaborate, inoltre, si evince che le AlluvioniAntiche terminano alla base con un letto di ghiaia, ghiaiasabbiosa e sabbia fine e/o media di spessore variabile,compreso tra 1,5 m e 13 m circa, che poggia direttamen-te sul substrato geologico locale.Substrato geologico locale - È costituito da depositi

sia di origine vulcanica (prodotti vulcanici provenientidal Distretto Vulcanico dei Colli Albani), sia di originesedimentaria (depositi plio-pleistocenici). I depositi diorigine vulcanica affiorano in corrispondenza delle zonerilevate, ed occupano il top della successione stratigrafi-ca del “substrato geologico locale”. Dal punto di vistadei rapporti stratigrafici, tali depositi si ritrovano sia in-terdigitati (come l’Unità di Tor de Cenci) che al di sopra(Unità di Villa Senni, Unità delle Pozzolane Rosse, Suc-cessione di Sacrofano) dei depositi sedimentari. Questiultimi sono caratterizzati da un’alternanza di depositieterometrici fluviali, attribuibili al Paleotevere e ai suoiaffluenti, e costieri di età pleistocenica, di potenza varia-bile, tra loro spesso in contatto eteropico. A luoghi sonopresenti, inoltre, concrezioni travertinose.

La morfologia della superficie di contatto tra il sub-strato geologico locale e la successione alluvionale so-vrastante presenta delle differenze tra il settore posto adOvest del rilievo “Il Castellaccio” (drenato dal Fosso diVallerano) e i settori posti a Nord e a Est del rilievo stes-so (valli del Fosso dell’Acquacetosa e del Fosso delCiuccio). Infatti, come illustrato nelle sezioni geologi-che, la morfologia della superficie di disconformità adOvest del rilievo “Il Castellaccio” è riconducibile a quel-la di una valle simmetrica (paleovalle del Fosso di Valle-rano), mentre nei restanti settori dell’area di studio (pa-leovalli del Fosso dell’Acquacetosa e del Ciuccio) le val-li sepolte hanno una morfologia asimmetrica. Tale mor-fologia è caratterizzata, in sinistra idrografica, da unaquota basale correlabile a quella dell’area posta ad Ovestdel Castellaccio, mentre in destra idrografica il ripianobasale sale verso il bordo della valle. Da quanto emersodai dati stratigrafici, tale ripiano sembra essere presentelungo tutto il tratto di valle analizzato (sezioni in Figg. 6e 7), mentre nella direzione trasversale sembrerebbe ave-re un’estensione pari a quasi la metà della piana alluvio-nale attuale, ossia circa 200 m nel settore ad Est del ri-lievo “Il Castellaccio” e circa 400 m nel settore a Nord(compreso tra il rilievo “Il Castellaccio” e la collinetta diMontorio). Più in dettaglio, si può notare che le ondula-zioni della superficie del substrato sono compatibili conla presenza di una (Fig. 6) o due (Fig. 7) incisioni in de-stra idrografica. Tale ipotesi è concorde con il rinveni-mento, al di sopra del suddetto ripiano, delle ghiaie cor-rispondenti alla base delle Alluvioni Antiche (inizio del-la deposizione del Pleistocene superiore-Olocene). Laprofondità gmassima rispetto al p.c. del contatto tra sub-strato geoloico locale e Alluvioni è pari a circa 53 m

Fig. 8 - Piana attuale del F. Teve-re in corrispondenza della con-fluenza col Fosso di Vallerano(ridisegnata da uno stralcio dellaCTR 374140). La linea tratteg-giata indica un possibile anticotracciato del Fiume Tevere a ri-dosso della collina Montorio(formata da depositi continentalipleistocenici).- Tiber River plain in a topo-graphic map (scale 1:10.000,modified). The dotted line indi-cates a temporary bend of theTiber River close to the Monto-rio hill (characterized by Pleis-tocene continental deposits).

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(quota assoluta pari a circa -36 m s.l.m.) nel settore adOvest del rilievo “Il Castellaccio”, mentre nei restantisettori è pari a circa 32 m (-17 m s.l.m.) in corrisponden-za del ripiano summenzionato e raggiunge circa 55 m (-40 m s.l.m.) nel settore Ovest dell’area indagata (profiloCD). Le profondità e le quote assolute sopracitate sonovalori medi; longitudinalmente, la suddetta superficie didisconformità tende a digradare dolcemente verso l’assevallivo del Fiume Tevere con una pendenza media di cir-ca 2% (circa 1° di inclinazione).

ANALISI GEOMORFICA

Al fine di ricostruire l’evoluzione geomorfologica cheha portato alla configurazione plano-altimetrica attualedell’area in studio, è stata presa in esame l’estensionedell’intero bacino idrografico del Fosso di Vallerano, conparticolare attenzione all’area situata in località “Il Ca-stellaccio”. Le informazioni riguardanti il bacino in stu-dio sono state in parte desunte da precedenti studi (Ven-triglia, 2002), in parte acquisite da rilevamenti di campa-gna, dall’esame della cartografia recente e storica e dal-

l’interpretazione di fotografie aeree recenti e precedentiall’intensa edificazione cui l’area in studio è stata sog-getta a partire dagli anni ’70.Per meglio evidenziare l’attuale stadio evolutivo del

bacino idrografico, è stata anche compiuta un’analisiquantitativa del reticolo idrografico e del rilievo. La reteidrografica del bacino del Fosso di Vallerano è stata de-sunta sulla base dell’analisi di carte topografiche allascala 1:25.000 e 1:10.000; è stata poi digitalizzata in am-biente GIS e quindi ordinata gerarchicamente secondo ilmetodo di Strahler (1957). Sono stati quindi calcolati ivalori di alcuni parametri relativi alla forma, allo svilup-po e all’organizzazione del reticolo idrografico. È statainfine effettuata un’analisi quantitativa del rilievo, a par-tire dal modello digitale del terreno, elaborato dal UnitedStates Geological Survey (Fig. 3a), per poter derivare inambiente GIS la carta dell’acclività (Fig. 3b) del bacinoidrografico studiato, che, insieme ai parametri suddetti,ha permesso di quantificare l’entità dei processi erosiviin atto nel bacino.Il bacino imbrifero del Fosso di Vallerano si estende su

un’area collinare con versanti a tratti assai acclivi, perquanto riguarda l’alto bacino, e su una superficie dolce-

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Fig. 9 - Foto aerea del 1938 (Produzione S.A.R.A.NISTRI). Sono evidenziate in nero le tre scarpate di erosione fluviale descritte nel testo.- Aerial photo of 1938 (S.A.R.A. NISTRI Production). The three fluvial erosion scarps (which are described in the text) are underlined in black.

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mente ondulata per quanto riguarda la parte valliva. Taliondulazioni sono incise da corsi d’acqua con portata mo-desta. La superficie del bacino del Fosso di Vallerano èdi circa 98 km2; la sua altitudine media è di 106 m s.l.m.ed il suo fattore di forma (rapporto lunghezza massi-ma/larghezza massima del bacino idrografico) è 2,3.Nel bacino del Fosso di Vallerano sono presenti, in af-

fioramento, esclusivamente i prodotti dell’apparato vul-canico dei Colli Albani e, nel basso bacino, i depositicontinentali precedentemente descritti. In percentuale,rispetto all’area totale del bacino, i depositi presenti oc-cupano le seguenti aree: alluvioni fluviali, 3-4%; deposi-ti fluvio palustri, circa 1%; tufi antichi, 1-2%; pozzolaneinferiori, circa il 10%; tufo lionato, 5%; pozzolane supe-riori, circa il 30%; tufo di Villa Senni, il 15%; lave, 17-18%; peperino di Albano, 15-18% (Ventriglia, 2002).

Antichi tracciati fluviali

Per quanto riguarda l’area sita in località “Il Castellac-cio”, l’analisi della morfologia attuale delle valli e delledorsali che le delimitano, condotta attraverso l’interpre-tazione di fotografie aeree e lo studio della cartografiastorica, ha messo in evidenza la presenza di alcune scar-pate di erosione fluviale correlabili all’andamento del re-ticolo idrografico in periodi antichi. In particolare, la for-ma in pianta della collinetta Montorio risulta, nel suoversante esposto verso il Fiume Tevere (Nord Ovest), re-golarmente concava, suggerendo un precedente modella-mento per erosione laterale (Fig. 8). Tale forma (scarpa-ta 1 in Fig. 9) fa ipotizzare un antico tracciato del FiumeTevere, che in quel tratto doveva percorrere un’ansa piùlarga ed arcuata dell’attuale, esercitando un’azione dierosione laterale in sponda esterna.Ancora sulla collinetta Montorio è stata osservata una

scarpata di erosione laterale nel versante opposto (espo-sto a Sud Est) mediante l’analisi steroscopica di foto ae-ree del Volo 1938 S.A.R.A.NISTRI (scarpata 2 in Fig. 9).Tale collina risultava in quegli anni notevolmente più

allungata in direzione de “Il Castellaccio” (dir. Sud Est),così come in effetti era stata cartografata anche più tardi,

nel 1963 (Fig. 10a). Il versante esposto a Sud Est è statopoi pesantemente rimodellato, tanto che la scarpata e laforma cuspidata della collinetta Montorio, allungata ver-so “Il Castellaccio” (verso Sud Est), non compaiono nel-la cartografia più recente, dove l’area cuspidata risultasbancata e edificata (Fig. 10b). Il raggio di curvatura del-la scarpata di erosione fluviale indica con evidenza che uncorso d’acqua di discrete dimensioni (superiori a quelledell’attuale Fosso del Ciuccio) raggiungeva il Tevere ag-girando, sulla destra, la collinetta Montorio, in un’epocadi poco precedente o coeva alla deposizione delle alluvio-ni storiche. Inoltre, sembra lecito ipotizzare che l’incisio-ne fluviale, operata da un fosso di minori dimensioni, ab-bia precedentemente isolato la collinetta dall’attualeMonte della Pozzolana (oggi occupato dal quartiereE.U.R.), posto a Nord-Est della stessa, composto da sedi-menti analoghi. Tale fosso potrebbe aver approfondito nelsubstrato una valle fluviale di dimensioni comunque mi-nori rispetto a quelle della più occidentale paleovalle diVallerano; la collinetta Montorio sarebbe stata perciò pri-ma isolata e successivamente circondata dalle alluvionidella piana fluviale che caratterizzano quest’area fino al-la riva del Fiume Tevere. Un’altra scarpata, ancora evi-denziata dall’interpretazione delle foto aeree del 1938(scarpata 3 in Fig. 9), indica una fase nella quale un cor-so d’acqua dal tracciato fluviale ad andamento meandri-forme, alimentato da bacini imbriferi delle dimensioni al-meno di quelli odierni dell’Acquacetosa e del Ciucciouniti, aggirava in senso antiorario la collinetta Montorio.Il corso d’acqua modellava la base dei versanti per erosio-ne laterale e, probabilmente, si univa a un altro canale chedrenava l’odierna valle del Fosso della Cecchignola (oggiospitante il laghetto del quartiere E.U.R.), per poi conflui-re nel Tevere; oppure, a seconda delle modifiche intercor-se nel tracciato di quest’ultimo, vi confluiva direttamente.La geomorfologia quantitativa può fornire un suppor-

to a tali ricostruzioni paleoambientali, poiché è noto cheesistono strette relazioni tra gli elementi geometrici dimeandri regolari e altre caratteristiche geometriche deglialvei e dei canali fluviali (Leopold et al., 1964; Dury1964,1965, 1976; Schumm, 1977). In questa indagine, è

ASCANI et al.104 Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig. 10 - Collinetta Montorio a) nella carta topografica del 1963 (S.A.R.A.NISTRI) e b) nella planimetria recente dell’area.- Montorio hill a) in the topographical map of 1963 (S.A.R.A.NISTRI) and b) in a present map of the area.

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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 105Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig. 11 - Confluenza del Fosso dell’Acquacetosa nel Fosso di Vallerano nella carta topografica del 1874 (Frutaz, 1962) e in uno stralcio della fotoaerea del 1938 (S.A.R.A.NISTRI).- An old topographic map printed in 1874 (Frutaz, 1962) and an extract of an aerial photo printed in 1938 (S.A.R.A.NISTRI) showing the conflu-ence of Acquacetosa river with the Vallerano river.

Fig. 12 - Variazioni del tracciato del Fosso del Ciuccio documentate dal confronto tra la cartografia storica e recente.- Changes in the course of Fosso del Ciuccio argued by the comparison between the historical and recent cartography.

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stata applicata una relazione che permette di stimare λ(lunghezza del meandro) e w (larghezza media dell’al-veo) qualora sia noto il raggio di curvatura medio deimeandri (rm):

λ = 4,7 rm0,98 (Leopold et al., 1964)λ = 10,9 w1,01 (Leopold et al., 1964)

Va, comunque, sottolineato che il tracciato di un corsod’acqua a meandri può essere approssimato da una fun-zione sinusoidale solo nel suo sviluppo totale, mentreogni singola curva può differire da tale funzione, renden-do problematico, soprattutto nello studio di antichi trac-ciati, ricostruzioni attendibili delle caratteristiche geo-metriche di questi ultimi (Marchetti, 2000).Ricavando il valore del raggio di curvatura delle scar-

pate osservate nell’area in studio, è stato possibile, quin-di, stimare l’ordine di grandezza sia della lunghezza delmeandro sia dell’ampiezza del letto del corso d’acquache le ha generate. Nel caso in questione, le scarpate 2 e3 raffigurate in Fig. 9 hanno un raggio di curvatura del-lo stesso ordine di grandezza, di circa 200 m, rafforzan-do l’ipotesi che siano state create dallo stesso corso d’ac-qua, che aggirava in senso antiorario la collinetta Mon-torio. Secondo le relazioni indicate da Leopold et al.(1964) a tale valore di rm corrisponde un valore di λ dicirca 845 m ed un valore di w di circa 80 m. Lo stessoprocedimento è stato applicato alla scarpata 1 di Fig. 9,che si ipotizza sia dovuta all’erosione laterale operata dalFiume Tevere al piede del versante Nord Ovest della col-

linetta Montorio (Fig. 8). Il raggio di curvatura di talescarpata risulta pari a circa 830 m, portando a stimare lalunghezza del meandro e la larghezza del letto dell’anti-co corso del Fiume Tevere, rispettivamente, pari a circa3400 m e 330 m.I valori stimati sono propri di corsi d’acqua notevol-

mente sovradimensionati rispetto ai canali attualmentedrenanti l’area in studio.

Deviazioni fluviali in epoca storica

L’analisi della cartografia storica (Frutaz, 1962) hamesso in evidenza alcune modifiche nell’andamento del-le vie di drenaggio nell’area indagata dal XIX secolo aoggi:a) tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del

XX, il Fosso dell’Acquacetosa fu deviato in direzioneSud-Ovest, per confluire nel Fosso di Vallerano in untratto più a monte rispetto al sito della confluenza pree-sistente. Più precisamente, tale modificazione va datatatra il 1874 e il 1938, secondo quanto evidenziato dallecarte e dalle foto aeree storiche (Fig. 11);b) anche il Fosso del Ciuccio ha subito numerose mo-

dificazioni del suo andamento (Fig. 12): fino al XIX sec.esso affluiva nel Fosso dell’Acquacetosa poco a montedella confluenza di quest’ultimo nel Fosso di Vallerano(Fig. 12), quasi a ridosso del versante esposto a Sud del-la collinetta di Montorio; successivamente, quando ilFosso dell’Acquacetosa è stato deviato in quello di Val-lerano a monte rispetto alla confluenza naturale, il Fosso

ASCANI et al.106 Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig. 13 - Reticolo idrografico del bacino del Fosso di Vallerano, gerarchizzato secondo Strahler (1957).- Drainage network of the Fosso di Vallerano basin, ordered after Strahler (1957).

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del Ciuccio, la cui portata è decisamente inferiore a quel-la dei collettori sopracitati, affluiva direttamente nel Fos-so di Vallerano (Fig. 12; 1963). Nella cartografia più re-cente, invece, il Fosso del Ciuccio risulta praticamentescomparso nell’area del cantiere, costretto in condotti fo-gnari lungo la piana ormai del tutto urbanizzata.

Analisi geomorfica quantitativa del bacinodel Fosso di Vallerano

A seguito della gerarchizzazione del reticolo idrogra-fico del bacino fluviale del Fosso di Vallerano (Fig. 13),sono stati calcolati i valori di alcuni parametri espressividello stato di organizzazione dello stesso, che, a sua vol-ta, dipende dalle condizioni litologiche, tettoniche, cli-matiche e vegetazionali in cui esso si sviluppa (Ciccacciet al., 1981). Essi sono: rapporto di biforcazione (Rb),rapporto di biforcazione diretto (Rbd) e indice di bifor-cazione (R) (Horton, 1945; Avena & Giuliano, 1967;Avena et al., 1967); numero (Ga), indice (∆a) e densità(ga) di anomalia gerarchica (Avena & Giuliano, 1967;Avena et al. 1967).I valori medi dei parametri considerati sono riportati in

Tab. 1. Essi indicano una situazione evolutiva lontanadall’equilibrio; in particolare il valore dell’indice di ano-malia gerarchica (∆a) e quello dell’indice di biforcazio-ne (R) suggeriscono che l’attuale disorganizzazione delreticolo fluviale va imputata più alle complesse vicendetettoniche che hanno interessato l’area di Roma in tempirecenti (Della Seta et al., 2002) che all’intensità - piutto-sto modesta - dei processi di modellamento dei versanti.

Ciò è confermato dal valore non elevato del parametrodensità di drenaggio (D) (2,88 km/km2). Tale valore è damettere in relazione con la permeabilità delle rocce af-fioranti nel bacino idrografico, nel complesso piuttostoelevata, con la presenza di vasti affioramenti di litotipivulcanici, non facilmente erodibili, e con la grande dif-fusione di superfici urbanizzate o spianate a scopi agri-coli, che contribuiscono, a loro volta, al basso valore diquesto parametro.

Anche l’analisi quantitativa del rilievo, che ha permes-so la realizzazione della carta dell’acclività dei versantia partire dal modello digitale del terreno (Fig. 3), hamesso in luce che i valori maggiori di acclività sono lo-calizzati in prossimità della testata del bacino e lungo lescarpate di erosione fluviale ormai inattive. Scendendoverso valle, le pendenze diminuiscono velocemente perarrivare ai valori compresi nella prima classe (0-3 %),che interessano aree di gran lunga più estese rispetto aquelle che registrano i valori più elevati (Fig. 3b).

Tassi di denudazione e di deposizione nell’Olocene

I valori dei parametri quantitativi sopra descritti sonostati utilizzati per valutare quantitativamente l’entità deiprocessi erosivi in atto nel bacino del Fosso di Vallerano,facendo ricorso ad alcune equazioni, statisticamente si-gnificative, che permettono di ricavare il valore del de-flusso torbido unitario medio annuo in funzione dei para-metri stessi (Ciccacci et al., 1981; 1987). Il valore di que-st’ultimo parametro (Tu, in t/km2/a) può essere assuntocome indice di erosione (Lupia Palmieri, 1983) anche perbacini dove non esistono stazioni torbiometriche, poichéesso si può considerare, almeno in prima approssimazio-ne, come valido indicatore degli effetti dei processi erosi-vi in atto nei bacini idrografici.Fra le numerose equazioni esistenti in letteratura, sono

state utilizzate le seguenti (Ciccacci et al., 1981):1) log Tu = 1,32888 + 0,33479 D + 0,15733 ∆a;2) log Tu = 1,56102 + 0,29561 D + 0,00743 ga;I valori di Tu ottenuti dall’applicazione delle due equa-

zioni risultano molto simili: (1) Tu = 286,93 t/km2/a, (2)Tu = 274,45 t/km2/a. Il valore di Tu calcolato per il baci-no in studio risulta, quindi, piuttosto basso, e ciò è in ac-cordo con le pendenze dei versanti generalmente basse,come precedentemente esposto (Fig. 3b), e con le altre ca-ratteristiche geomorfiche messe in luce dalle analisi mor-fologiche e morfometriche effettuate; di conseguenza, ilpotere erosivo attuale delle acque correnti superficiali èmolto limitato. Infine, è interessante notare che, per depo-sitare un volume di alluvioni fluviali corrispondente al-l’incirca a quello del corpo alluvionale tardo pleistoceni-co ed olocenico del bacino fluviale in esame, sarebbe sta-to necessario che il Fosso di Vallerano avesse deposto cir-ca 280 t/km2/a (ossia tutto il materiale attualmente tra-sportato in sospensione) per un periodo di circa 17 ka an-ni. Ciò conferma che nel periodo successivo all’ultimolow stand glaciale, l’intensità dei processi di denudazionee di deposizione fluviale sia stata, mediamente, superiorerispetto a quella attuale.

INDAGINI ARCHEOLOGICHE

Eccezionale importanza, per la conoscenza delle fasicostruttive della via Laurentina e delle problematiche sto-riche e topografiche connesse, riveste il tratto di viabilitàrimesso in luce in corrispondenza del troncone transitan-te tra V e VI miglio, in località “Il Castellaccio”. Il topo-

EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 107Geologica Romana 41 (2008), 93-116

PARAMETRO VALORE

Rapporto di biforcazione (Rb) 3,89

Rapporto di biforcazione diretto(Rbd)

2,70

Indice di biforcazione (R) 1,19

Numero di anomaliagerarchica (Ga)

571

Indice di anomaliagerarchica (∆a)

1,17

Densità di anomaliagerarchica (ga)

5,77

Tab. 1 - Valori dei parametri relativi alla geometria della rete di dre-naggio del bacino idrografico del Fosso di Vallerano.- Values of the drainage network parameters of the Fosso di Valleranodrainage basin.

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nimo, nell’alternanza Castelluccio / Castellaccio, derivadalla memoria della localizzazione, all’altezza del VI mi-glio dell’antica via Laurentina (attuale km 11,500 dellaPontina), della torre di vedetta medioevale “Castellacciodi Casa Ferrata”, posta a controllo del territorio confinan-te con l’antica Ostiense, ancora raffigurata nel XVI sec.nella Carta di Eufrosino della Volpaia.Il rettifilo viario, esposto per una lunghezza di 400 m

(Fig. 14), testimonia il costante impegno organizzativo etecnico dello Stato Romano in epoca imperiale nella ne-cessità di mantenere sopraelevata, rispetto agli episodi diinondazione della piana, la sede di una via che attraversa-va il fondovalle alluvionale dei fossi del Ciuccio, Acqua-cetosa e Vallerano. La rilevanza a carattere pubblico delsito, a ridosso del VI miglio, luogo del santuario del DioTerminus, in corrispondenza del confine dell’ager roma-nus antiquus, localizzato dagli storici lungo il corso delFosso dell’Acquacetosa, è documentata dalle strutturefiancheggianti l’arteria: necropoli con fasi di vita da etàrepubblicana ad imperiale (Fig. 15, n°3), villa rustica(Fig. 15, n°2) ed, in particolare, un complesso vissuto alungo dal II a.C. al IV d.C., interpretabile come edificio acarattere polifunzionale, destinato al ricovero degli ani-mali e stoccaggio (mansio - luogo di sosta legato al servi-zio di posta statale - Fig. 15, n°1) (Buccellato, 2007).Per quanto riguarda le varie fasi di costruzione e manu-

tenzione, ad un livello con manto lastricato o glareato in

uso nel II sec. a. C., si sovrappone, nel corso del I sec.a.C., un rilevato sostenuto da un muro in opera incerta,con pavimentazione glareata, mentre a ridosso della metàdel I sec. d.C. si attua un intervento tecnicamente piùcomplesso per la realizzazione di un notevole rialzamen-to della carreggiata, larga in media 6m, contenuto da mu-ri in opera reticolata contraffortati e di un’infrastruttura inconnessione con una sistemazione idraulico-territoriale dipiù vasta portata nel contesto del bacino imbrifero dei trefossi tributari del Tevere. Nell’intera piana, infatti, per unalunghezza di oltre 500 m, con sondaggi mirati è stata rin-tracciata un’irreggimentazione del Fosso dell’Acquaceto-sa (Fig. 16), che scende in direzione Est-Ovest dai ColliAlbani, mirata alla bonifica della zona evidentementesoggetta ad impaludamenti e inondazioni in occasionedelle piene fluviali. L’opera consiste nella rettifica dellesponde dell’alveo, con fodere in opera reticolata che, con-servate per un’altezza di 2m, corrono parallele, con anda-mento rettilineo, ad una distanza media di 7,50m. Dell’in-frastruttura con cui la strada con direzione Nord-Sud su-perava il Fosso dell’Acquacetosa nel tratto attualmenteinterrato (Fig. 17) (il percorso originario è leggibile nellacartografia storica; v. Tavoletta Cecchignola IGM F150III NO del 1877), restano le spallette in laterizio di unponte ad un’arcata, presumibilmente costruito nell’ambi-to del restauro con rifacimento della pavimentazione inbasoli (successivamente asportati), ascrivibile al 177 d.C.,

ASCANI et al.108 Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig. 14 - Veduta aerea dell’antica via Laurentina nell’area in studio.- Aerial wiew of the ancient via Laurentina in the study area.

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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 109Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig.15

-Cartaplanim

etrica

dei

repertiarcheologici.

-Mapofromanruins.

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ASCANI et al.110 Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig. 17 - Veduta aerea dell’infrastruttura superante l’antico alveo del Fosso dell’Acquacetosa.- Aerial wiew of the Roman road (Via Laurentina) crossing the ancient Fosso dell’Acquacetosa channel.

Fig. 16 - Creste dell’irregimentazione dell’antico alveo del Fosso dell’Acquacetosa.- Banks of the ancient Fosso dell’Acquacetosa channel.

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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 111Geologica Romana 41 (2008), 93-116

sulla base di un documento epigrafico riferibile a MarcoAurelio e Comodo, rinvenuto tra i materiali di crollo cheobliterano parzialmente la struttura nel periodo tardo-an-tico e medievale. Durante quest’ultimo periodo, alcunipercorsi, allestiti creando dei guadi per l’attraversamentodell’alveo, denotano la persistenza d’uso della direttricedella via Laurentina (Buccellato, 2006b; Gregori, 2006).L’opera di irreggimentazione, di notevole impegno tec-

nico-costruttivo, appare finalizzata a regolare la portatafluviale, in relazione sia alla raccolta di acque reflue, sianel contesto di un’estesa bonifica delle aree attraversate,ma anche al controllo delle piene fluviali, il cui deflussoera ostacolato dalle frequenti inondazioni del Tevere. Uncalcolo recente della portata originaria ne ha evidenziatoil sovradimensionamento, peraltro tipico dell’ingegneriaidraulica romana, che va però relazionato a condizioniclimatiche ed ambientali diverse dalle attuali, come con-fermato dai risultati delle altre indagini svolte, già espo-ste nei precedenti paragrafi.

L’intervento, cronologicamente inquadrabile nell’am-bito del terzo quarto del I° secolo d.C., determinò diversemodifiche strutturali nella via Laurentina il cui rilevato,correndo in direzione NNE-SSW, incrociava il fosso qua-si ad angolo retto (Fig. 17): in particolare, l’allargamento

dell’alveo comportò la realizzazione di almeno due infra-strutture ad ampia campata, la prima verosimilmente li-gnea, coeva all’intervento, la seconda in laterizio.Il fosso irreggimentato è stato sottoposto a sondaggi

parziali in diversi punti del percorso compreso nell’areadi scavo, presentando ovunque simili caratteristiche mor-fologiche e tecniche: piano di scorrimento alla quota me-dia di 7,20m ca. s.l.m, in corrispondenza delle fondazio-ni delle fodere; substrato costituito da spessi strati argil-losi di colore rossiccio e nerastro; fodere realizzate con-troterra (altezza media: 2m ca.; spessore: 0,60-0,75m),interamente rivestite in opera reticolata (con fila di bloc-chetti a segnare il marcapiano) nel lato interno al fosso e,per un’altezza massima di 0,60m, anche all’esterno, in re-lazione alla variabilità del piano di campagna. Il riempi-mento è caratterizzato da due potenti strati di colmatura(UUSS 628 - 630) (sezioni in Fig. 18) in terra argillosagrigio-marrone di carattere alluvionale, con sporadicapresenza di reperti antropici intervallati da più sottili de-positi da scorrimento di argilla sabbiosa (US 629 ). Nelsaggio 3, sono stati inoltre documentati: una sorta di cor-doli di rinforzo o piani di cantiere, in conglomerato di ter-ra e pezzame tufaceo (UUSS 626-627), lungo le fonda-zioni delle fodere (lato interno al fosso); tre fognoli con

Fig. 18 - Sezioni AA’ e BB’ rappresentanti le unità stratigrafiche di riempimento del canale eseguite durante l’ampliamento del saggio 3 (ubicato infig. 15).- Cross sections AA’ e BB’ showing the filling material of the ancient channel (Data from the trial 3 enlargement; see fig. 15).

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ASCANI et al.112 Geologica Romana 41 (2008), 93-116

Fig. 19 - Probabile evoluzione morfologica dell’area inesame, per il periodo di tempo che va dalla fase finale del-l’ultima glaciazione (a) ad oggi (d). L’area puntinata indi-ca la copertura alluvionale (di cui si riporta la quota in al-cuni punti al centro dell’area). In basso sono schematizza-ti i profili trasversali delle valli separate dal rilievo “Il Ca-stellaccio”.- Supposed morphological evolution of the area, startingfrom the final period of the last glaciation (a) to the pres-ent time (d). The dotted area indicates the alluvial deposits(whose altitude above sea level is specified). In the lowerside the two section 1 and 2 of the valleys divided by “IlCastellaccio” ridge are sketched.

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sbocco a sezione quadrata posti ad immediato contattocon il marcapiano della fodera meridionale (USM 152).In epoca tardoantica o medievale, verosimilmente in se-

guito ad imponenti alluvioni del sistema fluviale del Te-vere, l’alveo del fosso fu interrato per la sua quasi totali-tà da un potente strato argilloso, continuando tuttavia amantenere il suo tracciato, con portata minore e letto discorrimento più alto, all’interno della vecchia sede irreg-gimentata. Lo scavo del riempimento (US 154), messo inluce a varia profondità in tutti i tratti indagati, si è rivela-to generalmente povero di materiali, ma ha restituito dueframmenti di ceramica invetriata medievale che possonocontribuire all’inquadramento cronologico di questa fasealluvionale.Fino ai primi decenni del secolo scorso le acque del fos-

so continuarono a scorrere nell’alveo a livello superiore,portata ridotta e percorso più irregolare, approssimativa-mente in corrispondenza dell’antica sede irreggimentata.Recenti indagini geologiche (carotaggi), i cui risultati so-no stati esposti in precedenza, hanno appurato la variabi-lità diacronica del letto di scorrimento, indiziata dallosfalsamento fra i livelli di deposizione dei limi e delle sab-bie. I sondaggi archeologici operati in più tratti dell’anti-co percorso hanno rivelato, alla profondità di -0,85 m, ri-spetto al piano di campagna, l’esistenza di un alveo largo5-5,20m, con riempimento sabbioso grigio e scapoli tufa-cei. Negli anni ’20-’30 del XX secolo, come già accenna-to, il Fosso dell’Acquacetosa fu poi deviato in direzioneSud-Ovest, dove attualmente scorre ad una distanza di120m rispetto all’alveo antico (Fig. 11).In merito agli aspetti di tutela, al fine di preservare le

strutture antiche nella loro interezza, sono state prescrittevarianti al progetto urbanistico, ed in particolare sono sta-te adottate soluzioni di adeguamento attraverso lo sposta-mento dei sedimi edificatori e la creazione di un’area averde, all’interno della piazza pedonale polo della nuovacentralità. In considerazione dell’incompatibilità delmantenimento delle quote originarie dei reperti, a causadel cospicuo innalzamento del sistema idrico superficialee del livello di falda, il tracciato viario e le strutture mo-numentali, adeguatamente protette da un reinterro conser-vativo, saranno musealizzate con rilettura dell’andamentoin superficie ed inserimento in un percorso didattico in-formativo della topografia dell’area e della destinazioned’uso dei manufatti.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Sulla base dei risultati ottenuti, si possono formularealcune ipotesi sulle variazioni del paesaggio e del dre-naggio superficiale nel periodo che va dall’ultima glacia-zione fino alle modifiche antropiche indotte, nell’areaesaminata, in epoca storica (Fig. 19).Per ricostruire l’andamento delle vie di drenaggio co-

me si presentava alla fine dell’ultima glaciazione, è utileconsiderare la superficie di contatto tra la copertura allu-vionale (Pleistocene superiore-Olocene) e il substratogeologico plio - pleistocenico che si evince nelle sezioni

geologiche riportate nelle Figg. 6 e 7. In entrambe le se-zioni si riconoscono gli effetti del modellamento fluvia-le sul substrato durante l’ultima glaciazione, quando il li-vello del mare si trovava ad una quota assai inferiore ri-spetto a quella attuale. Un livello di ghiaie segna, in tut-te le sezioni esaminate, la base dei depositi alluvionali,che, in sezione trasversale rispetto alla direzione dellevalli, mostra un’evidente differenza di quota tra la sini-stra e la destra idrografica. Partendo dalla zona prossimaalla Via Cristoforo Colombo, le valli del Fosso di Valle-rano e del Fosso dell’Acquacetosa, separate dalla collina“Il Castellaccio”, presentano attualmente un profilo to-pografico assai simile. Ma in quest’area il profilo dellasuperficie superiore del substrato plio-pleistocenico evi-denzia che, mentre a sinistra (Fosso di Vallerano) l’inci-sione ha approfondito il substrato fino a una quota di -36m s.l.m., in destra (Fosso dell’Acquacetosa) il livello ba-sale delle alluvioni è posto alla profondità di -17 m circa(il profilo della superficie di contatto substrato-alluvioniè schematizzato in Fig. 19). Inoltre, tale livello presentauna continuità longitudinale verso valle, in quanto sem-bra proseguire a Nord del Castellaccio (Figg. 6 e 7), manon si dispone - purtroppo - di dati che possano indicar-ne l’estensione trasversale. Spostandosi a valle (Nord-Ovest), sulla destra della collinetta Montorio, un sondag-gio (Ventriglia, 2002) sembra indicare che la superficiedi base delle alluvioni antiche è posta ad una quota di -24 m s.l.m. Infine, a valle della stessa collinetta, all’in-circa all’altezza della Via Ostiense, i dati di letteratura(Ventriglia, 2002) fanno presupporre che la base delle al-luvioni sia a una quota di -30 m s.l.m. Per quanto riguar-da invece la valle in sinistra del Castellaccio, oggi per-corsa dalle acque del Fosso di Vallerano, le alluvioni mo-strano una base di appoggio sul substrato sita a una mag-giore profondità, per tutta la lunghezza dei profili: lastessa profondità riscontrata nella porzione meridionaledel Fosso dell’Acquacetosa (Fig. 19).In base alle indagini effettuate, sembra perciò lecito

ipotizzare che le due profondità diverse del substrato sia-no compatibili con la presenza di due paleovalli (oggi se-polte dalla coltre alluvionale), separate da uno spartiac-que poco accentuato (Fig. 7; sondaggio SI2). Si può inquesto caso ritenere che la valle meno profonda sia statascavata da un corso d’acqua caratterizzato da un bacinoidrografico di minore estensione rispetto a quello del si-stema fluviale che invece insisteva sulla sinistra dell’at-tuale valle del Fosso dell’Acquacetosa, il cui collettore,superata la collina Castellaccio, confluiva nel canale cor-rispondente all’attuale Fosso di Vallerano (dove il sub-strato si trova a una profondità delle alluvioni analoga,profilo 1 in Fig. 19). Sarebbero quindi individuabili duediversi sistemi idrografici, risalenti al periodo würmiano:uno che riceveva le acque del bacino attualmente percor-so dai fossi Vallerano ed Acquacetosa, il cui collettore sidirigeva verso il Fiume Tevere aggirando a Sud la colli-na Montorio, e un altro, dotato di minore estensione e diminore energia, drenato da un canale che scorreva sulladestra della valle attuale del Fosso dell’Acquacetosa eche si apriva un varco a Nord della collinetta Montorio,

EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 113Geologica Romana 41 (2008), 93-116

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dopo aver ricevuto le acque di un piccolo affluente (Fig.7), per poi raggiungere la valle oggi occupata dal Fossodella Cecchignola (Fig. 19a).Successivamente alla fase di incisione fluviale nel cor-

so dell’ultimo periodo glaciale, tutto il sistema fluvialestudiato ha attraversato una fase di deposizione, indottadal graduale innalzamento del livello di base, con velo-cità massima tra 17 e 10 ka e decrescente nel periodosuccessivo (Bellotti et al., 1989). Le valli più profondesarebbero state colmate, verosimilmente, con rapiditàmaggiore rispetto a quelle meno profonde di destra, pervia del maggiore apporto proveniente da un’area di dre-naggio (e di rifornimento di sedimenti) molto più estesa.Una volta colmate parzialmente le sezioni vallive, la pia-na di alluvionamento, raggiunta una quota uniforme pertutta l’area in studio (e ovviamente superiore alla quotadel ripiano di erosione preesistente), avrebbe proseguitoad evolvere secondo le modalità tipiche di questo am-biente deposizionale, con corsi d’acqua a canali intrec-ciati e periodi in cui i collettori presentavano andamentomeandriforme, come testimoniano le torbe, le caratteri-stiche granulometriche e la disposizione geometrica del-le alluvioni riscontrate in tutte le sezioni geologiche.In tale situazione (periodo successivo all’ultimo low

stand e precedente all’epoca romana) è probabile che,durante un evento di piena, l’attuale Fosso dell’Acquace-tosa abbia deviato il suo percorso per tracimazione, ver-so Nord, aggirando la parte settentrionale della collinet-ta Montorio (Fig. 19b). L’analisi delle carte storiche edelle fotografie aeree ha messo in evidenza, in effetti, al-cune scarpate di erosione laterale (Fig. 9) modellate daun corso d’acqua caratterizzato da una portata e una lar-ghezza del letto fluviale notevoli, incompatibili con ledimensioni di un piccolo bacino fluviale quale quello delCiuccio. A sostegno di tale ipotesi si evidenzia la lun-ghezza del raggio di curvatura delle scarpate e la lar-ghezza dell’apertura valliva che isola in questa posizio-ne la collinetta Montorio dal Monte delle Pozzolane: es-se sembrano inequivocabilmente chiamare in causa uncorso d’acqua di energia di gran lunga maggiore di quel-lo che precedentemente scorreva in questa posizione.Le caratteristiche morfologiche attuali delle dorsali

che delimitano le valli esaminate ha reso possibile for-mulare anche alcune ipotesi sull’antico percorso del Fiu-me Tevere in quest’area. La forma in pianta della colli-netta Montorio risulta, infatti, nel suo versante esposto in

direzione del Fiume Tevere, regolarmente convessa, sug-gerendo un modellamento per erosione fluviale laterale(Figg. 8 e 9) di un corso d’acqua delle dimensioni delFiume Tevere, che in quel tratto percorreva un’ansa piùlarga ed arrotondata, ed avente un letto notevolmente so-vradimensionato rispetto a quello attuale (Fig. 19b).Per quanto riguarda la situazione più recente, si può

dunque affermare con discreta sicurezza che, prima del-la canalizzazione di epoca flavia (I sec. d.C.), di cui so-no stati rinvenuti i resti, l’area a valle del rilievo del Ca-stellaccio era di pertinenza di due distinti sistemi idro-grafici. In una situazione di drenaggio difficoltoso, ilFosso dell’Acquacetosa al tempo dei flavi poteva esseretornato ad affluire naturalmente nel Fosso di Vallerano.In ogni caso, l’opera di bonifica romana, con la regola-rizzazione e stabilizzazione dell’alveo dell’Acquacetosa,si è inserita nell’area alluvionale periodicamente inonda-ta dalle acque di ambedue i fossi (Fig. 19c), al fine di unamigliore e più sicura fruizione della piana alluvionale.Tale situazione risulta evidente analizzando l’estensionee la disposizione dello strato di limo sabbioso di colorerossastro (sottostante il sottile livello di riporto) nelle se-zioni AB e CD (Figg. 6 e 7), entro il quale furono co-struiti il canale artificiale e l’antico tracciato della ViaLaurentina. Considerando il profilo della superficie infe-riore dello strato, è infatti possibile individuare la morfo-logia di due solchi simili, poco accentuati ma separati.Ciò potrebbe essere compatibile con il riempimento de-gli alvei di due fossi, contemporaneamente al quale sideponeva, solo in fase di tracimazione, materiale più fi-ne nella zona di interfluvio tra i due fossi stessi. Inoltre,gli studi cartografici e geomorfologici effettuati rilevanoche anche la zona immediatamente a valle dell’area inesame, nella piana tiberina, è stata interessata da inter-venti di regolarizzazione idraulica, come evidenzia l’a-nomalia rappresentata dallo scorrimento del fosso di Val-lerano dopo la confluenza con quello dell’Acquacetosa,che si sviluppa in direzione SW-NE, con verso oppostoa quello dello scorrimento delle acque del Tevere neltratto adiacente. Al momento tale ipotesi non è, comun-que, suffragata da dati storico-archeologici; ad oggi sipuò soltanto ipotizzare che il Fosso di Vallerano sia sta-to deviato in questa posizione sfruttando, forse, propriol’antico percorso del Tevere summenzionato, che in pre-cedenza era localizzato proprio a ridosso del versantesettentrionale della collinetta Montorio (Fig. 8).

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Fig. 20 - Schema dell’andamentodella potenza fluviale e dei princi-pali eventi avvenuti negli ultimi20.000 anni nell’area studiata.- Fluvial power trend and mainevents occured in the study areaduring the last 20.000 years.

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EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO E ANTICHE VIE DI DRENAGGIO... 115Geologica Romana 41 (2008), 93-116

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

La situazione attuale (rappresentata in Fig. 19d) è il ri-sultato di ulteriori interventi sul drenaggio superficialeoperati dall’uomo nei secoli successivi all’epoca roma-na, di cui si hanno testimonianze certe soltanto negli ul-timi due secoli. L’analisi della cartografia storica ha mes-so in evidenza che tra il 1874 ed il 1938 il Fosso dell’Ac-quacetosa fu deviato ancora in direzione Sud-Ovest, perconfluire nel Fosso di Vallerano in un tratto più a monterispetto al sito della confluenza preesistente (Fig. 11). Incorrispondenza di questa opera, anche la confluenza delFosso del Ciuccio fu modificata: esso affluiva, da questomomento, non più nel Fosso dell’Acquacetosa, ma nelFosso di Vallerano. Attualmente, infine, il collettore delFosso del Ciuccio è del tutto scomparso, per lasciar postoalle opere urbanistiche sviluppatesi nell’area in esame(Fig. 19d). Del resto, come schematizzato in Fig. 20, tut-ti i corsi d’acqua indagati sono oggi dotati di un’energiapiuttosto bassa: dall’analisi geomorfica quantitativa èemerso, infatti, che l’entità dell’erosione operata attual-mente nell’intero bacino idrografico esaminato è pari acirca 280 t/km2 annui, valore che l’analisi geomorfica ef-fettuata ha mostrato essere inferiore rispetto al valore me-dio del trasporto in sospensione operato dai corsi d’acquanel corso degli ultimi 17 ka. La perdita di energia è dovu-ta in parte, chiaramente, alla lunga fase di deposizionetardo pleistocenica ed olocenica, all’innalzamento del li-vello di base fluviale e alla progressiva riduzione dellependenze dei versanti e dell’intensità dei processi di mo-dellamento degli stessi, ma in parte è certamente accen-tuata, negli ultimi decenni, dalle molteplici opere connes-se allo sfruttamento urbanistico e agricolo del territorio.Le ipotesi evolutive formulate sono sostenute dai dati

disponibili sopraesposti, ma rimangono aperte diversequestioni per la cui definizione sono necessari, e auspica-

bili, ulteriori acquisizioni e analisi di dati di archivio, sto-rico-archeologici, geologici, cartografici e geomorfologi-ci.In primo luogo, infatti, permane poco chiara la presen-

za di un “salto” nel profilo longitudinale del tratto finaledella paleovalle dell’attuale Fosso della Cecchignola,evidenziato dai dati tratti da Ventriglia (il livello di basedelle alluvioni passa da una profondità di circa - 30 ms.l.m. a una profondità di circa - 65m s.l.m. in poche de-cine di metri). In secondo luogo, sarebbe necessario po-ter disporre di ulteriori sondaggi che diano informazionisull’andamento del “ripiano” sepolto dalle alluvioni tar-do pleistoceniche-oloceniche, ubicato nella parte destradella valle, nonché sulla sua estensione più a monte ri-spetto alla Via Cristoforo Colombo, per verificare l’am-piezza del bacino di drenaggio le cui acque potrebberoaver scolpito tale morfotipo in epoche passate. Sarebbeauspicabile, infine, approfondire le indagini sull’even-tuale deviazione del Fosso di Vallerano a valle della con-fluenza del Fosso dell’Acquacetosa, onde ottenere unquadro morfoevolutivo più completo della valle studiata.

RINGRAZIAMENTI - Si ringraziano: la Società ERMA,che ha eseguito gli scavi archeologici; la Società EUROPAR-CO, che si è assunta l’onere finanziario delle indagini archeo-logiche nell’area del programma urbanistico e dei sondaggigeologici anche all’esterno di tale zona; l’Ing. R. Raspagliosi,che ha fornito una consulenza idraulica in corso di scavo; l’Ing.L. Rotondi, per le ipotesi e considerazioni suggerite in via ami-chevole; l’Ing. G. Bosco, per aver messo a disposizione i datirelativi alle campagne di indagini geognostiche; il Dott. Geol.F. Lucenti, per le discussioni amichevoli e le interpretazioni deisondaggi recenti; il Prof. S. Milli e il Dott. M. Moscatelli per iconsigli ed i miglioramenti apportati al testo.

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Foto aeree del Volo 1938, produzione S.A.R.A.NISTRI

Accettato per la stampa: Ottobre 2008

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