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Consiglio regionale della Calabria Commissione regionale per le Pari Opportunità Fata Morgana Mediterraneo, mito e soggettività femminile Laruffa Editore Qua si vive di questo... Privi di tutto, ma con tutto il tempo per noi: ricchezza indecifrabile, ebollizione di chimere. Le cose che ci stanno attorno parlano ed hanno senso soltanto nell’arbitrario in cui per disperazione ci viene di cangiarle. Disperazione a modo nostro, badiamo! Siamo piuttosto placidi e pigri; seduti concepiamo enormità, come potrei dire? mitologiche; naturalissime, dato il genere della nostra esistenza, LUIGI PIRANDELLO

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Consiglio regionale della CalabriaCommissione regionale per le Pari Opportunità

Fata MorganaMediterraneo, mito

e soggettività femminile

Laruffa Editore

Qua si vive di questo... Privi di tutto, ma con tutto il tempo per noi:ricchezza indecifrabile, ebollizione di chimere.

Le cose che ci stanno attorno parlano ed hanno sensosoltanto nell’arbitrario in cui per disperazione ci viene di cangiarle.

Disperazione a modo nostro, badiamo!Siamo piuttosto placidi e pigri;seduti concepiamo enormità,

come potrei dire? mitologiche; naturalissime,dato il genere della nostra esistenza,

LUIGI PIRANDELLO

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Numero monograficoa cura del gruppo di lavoroDonne, salute e politiche socialiCommissione Regionale Pari Opportunitàcoordinato da Anna Maria Campanaro

Referenze iconograficheTutte le fotografie sono tratte dall’Archivio dell’Editore.D. Comi, p. 6D. Labate, p. 13D. Laruffa, pp. 2-3, 9, 15A. Picone, p. 7F. Turano, pp. 5, 16

La poesia di p. 15 è tratta dal volume di MIMMA SCIBILIA

Al sonno di cicale querce e pietre (La mia terra), Laruffa Editore, Reggio Calabria 2000

A.D. 2003© LARUFFA EDITORE SRL

Via dei Tre Mulini, 14 - Città Universitaria89124 Reggio Calabriatel. 0965.814948 - 0965.814954

[email protected] [email protected]

Occorre restituire al Sud l’anticadignità di soggetto di pensiero,interrompere una lunga sequenzain cui esso è stato pensato da altri.

FRANCO CASSANO

Fata Morgana e Stretto: binomio incui si saldano miraggio e fisicità,mito e storia, fantasia e realtà,

Nord e Sud e la simbiosi è tale che non v’èmiraggio senza fisicità, o mito senza storia, ofantasia senza realtà, o Nord senza Sud.

Il genius loci si smaterializza nel miraggioed il miraggio si materializza nel genius locie Fata Morgana è, assieme, punto di coaguloe di dissolvenza. Fata Morgana è, però, so-prattutto donna, donna che viene dal Nord,dalla mitologia celtica, ma che emerge da unmare del Sud per dare forma all’acqua, con-tinuità alle terre e linguaggio universale al-l’eterno femminino.

Elemento generatore, dunque, di nuovi enuovi scenari, ma pure straordinaria infra-struttura immateriale che rifugge da un ordi-ne simbolico, dai codici sociali, dalle con-vinzioni diffuse e si appalesa nella sua rivo-luzionaria essenza, quella della differenzadel suo genere, che, benché prepotentemen-te caratterizzata, è costretta nei termini del-l’apparizione, non potendo costituirsi come

In copertina, Reggio Calabria, Palazzo della Provincia, salone Mons. G. Ferro. Fata Morgana,dipinto del soffitto di F. Galante.

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sperimentata e sedimentata consapevolezzasociale e culturale.

E a partire da qui, dal ricorso all’immagi-ne di Fata Morgana (metafora, ma non tanto),al suo essere e non essere visibile, che partel’idea di organizzare un convegno/seminarioe di pubblicare il presente quaderno.

L’iniziativa è stata elaborata dal gruppopolitiche sociali della CRPO, coordinato daAnna Maria Campanaro, che, con felice in-tuizione, ne ha saputo cogliere le molte sfac-cettature, dai risvolti antropologici alle spi-golature psicologiche, dai tratti sociologicialle connotazioni di costume, con i conse-guenti riverberi di natura politica, sociale,istituzionale, culturale e ambientale rivisita-ti nell’ottica della differenza di genere.

Attraverso il mito di Fata Morgana si ri-compone, dunque, il valore della differenzadi genere quale elemento ordinatore non so-lo delle legittime aspettative delle donne,ma, soprattutto, per la costruzione di opzioniprogrammatiche forti sul piano della propo-sta sociale complessiva, e, quindi, di un pro-

getto di sviluppo della nostra Regione chesarà tanto più equo e democratico quanto piùne includerà la risorsa donna.

Ringrazio Maria Francesca Lucanto, lasociologa che ha dato vita, nei primi anniNovanta, alla Convenzione del Sud “FataMorgana” per la sua preziosa e proficua col-laborazione, e tutti coloro che, a vario titolo,hanno contribuito alla realizzazione dell’ini-ziativa.

Auspico, inoltre, che il progetto FataMorgana abbia continuità nel tempo, sia co-me elaborazione culturale, che come realiz-zazione di progetti e di prassi politiche, so-ciali e culturali in grado di mettere in campoidentità, genere, saperi e protagonismo delledonne calabresi, perché sempre di più pesi illoro punto di vista nelle scelte programmati-che e nelle azioni di responsabilità sociale.

Maria Rita AcciardiPresidente

Commissione Regionale Pari Opportunità

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Dal mito alla realtà:donne e nuovo Mediterraneo

Memoria è un’impronta sul mio corpo.Memoria è nostalgia di futuro.Memoria è profumo di glicine

da un giardino lontano.Memoria è oggi, fra un minuto e l’altro.

(Emma Baeri)

Èdesiderio di noi donne riappro-priarci dell’identità culturale par-tendo dalla rivisitazione dei miti.

Questi, prima organizzazione del pensie-ro, ci narrano di qualcosa che ha iniziato ad“essere” fin dalle origini e, in relazione ad

essi, la nostra cultura è venuta configurando-si. Si tratta di un bisogno di rilettura ab ini-tio della propria storia.

Non è un caso che le prime divinità sianodonne: come a dire che la creazione del mon-do è tutta femminile. La divinità femminilenasce, però, da un fatto concreto: il potere,che hanno le donne, di procreare.

Quest’ultimo deve essere apparso, all’al-tro sesso, un potere inspiegabile, troppo forte.

Bisognava inventare un ordine maschileche superasse la potenza derivata alle donnedalla procreazione.

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Taurianova, collezione privata, Ignoto, Prospect de la belle et de la grande ville Messine.

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Da qui la dicotomia tra naturale-istintivoper le donne e superiore-razionale per gli uo-mini.

Questa differenza che la cultura maschileha usato per determinare la subalternità del-le donne, è oggi una differenza che vogliamorivalutare.

Vogliamo partire dalla nostra estraneità-presenza, recuperando antiche nostre qualitàquali: la forza, la capacità di essere testarde,il senso della responsabilità.

Vogliamo partire da antichi miti matricen-trici fioriti nelle nostre terre per operare uncapovolgimento semantico, per dire qualcosadi nuovo partendo dalla nostra stessa cultura.

Rivisitare il mito serve a ritrovare le no-stre radici culturali di donne del Mediterra-neo, fortemente radicate alla terra e al mare:donne in quanto madri, donne in quantoportatrici di una cultura, che è la cultura delfare, del custodire, del coltivare, della pro-pensione alla pace, donne miti e forti, don-ne che urlano contro la violenza, donne cheda sempre hanno costruito la politica deisentimenti.

Vogliamo dar vita a un nuovo Mediterra-neo, partendo dal rovesciamento dell’ottica,che da sempre, vede l’Occidente come unicomodello culturale ed economico, valorizzan-do, piuttosto, la molteplicità e la variopintadiversità delle culture dei popoli del Medi-terraneo, ed in particolare delle donne diquesto vasto bacino.

Mediterraneo come crocevia di civiltàpiuttosto che teatro di guerre.

Mediterraneo come luogo privilegiato incui realizzare e valorizzare un modello di so-cietà multicentrica e multiculturale, sull’e-sempio del pensiero femminile, non unilinea-re, ma circolare, che procede per tessitura, at-traverso il legame forte fra trama e ordito.

Ma soprattutto vogliamo recuperare quel-la divinità della potenza materna, tipica del-la nostra terra: madri in quanto mentori diuna cultura fatta di cose semplici, ma pregnadi significato e valore, madri schive, madri

felici, madri dolci, madri energiche, madri fa-te, madri streghe, madri dure, che spessohanno dovuto lottare contro una realtà diffici-le dai contorni poco definiti, madri fiere diappartenere a questa terra considerata, dasempre, il luogo della speranza e, noi dicia-mo, anche dell’azione.

Anna Maria CampanaroComponente Commissione

Regionale Pari OpportunitàCoordinatrice Gruppo Politiche sociali

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Fata Morganaleggenda calabrese

Questo avvenne al tempo dei con-quistatori, quando i barbari scen-devano in orde compatte e travol-

genti verso i paesi del sole.Un’orda di questi conquistatori, dopo

aver attraversato tutta la penisola, giunse almare Ionio e si trovò davanti allo stretto chedivide la Sicilia dalla Calabria.

A pochi chilometri, sull’altra sponda,un’isola incantevole sorgeva, con le suespiagge coperte di aranci e di ulivi, con ungran monte fumante – l’Etna – e una terraubertosa e ricca.

Come fare a raggiungerla? Il Re barbarola contemplava cupidamente, stando in grop-pa al suo cavallo, ma davanti al mare si tro-vava impotente. Egli non possedeva neppureuna barca: quella terra per lui era perciò ir-raggiungibile.

Improvvisamente una donna meravigliosa-mente bella gli apparve davanti e gli rivolsecortesemente la parola: “Vedo che guardi conrammarico quella bella isola, la vuoi? Eccoche io te la do con le sue città, con le sue cam-pagne profumate e coi suoi monti che vomita-no fuoco. Guardala, è a due passi da te”.

Era agosto, il cielo e il mare erano senzauna bava di vento, e una leggera nebbiolina

color di opale velava l’orizzonte.Improvvisamente, a un cenno della donna,

una cosa miracolosa apparve agli occhi delbarbaro. La Sicilia era lì a due passi da lui.

Guardando nell’acqua egli vedeva nitidi,come se potesse toccarli con le mani, i mon-ti dell’isola coperti di ulivi, le spiagge tutteverdi di aranci ed i limoni, le vie di campa-gna con gli asinelli che vi camminavano, ilporto di Messina con le navi, le vele, i cari-chi sui moli e perfino i marinai che scarica-vano le merci.

Con un grido di gioia il Re barbaro balzògiù dal cavallo e si buttò in acqua, sicuro dipoter raggiungere con due bracciate l’isoladesiderata, ma l’incanto si ruppe, e il re affo-gò miseramente.

Quella visione era un miraggio, un giocodi luce della bella donna sconosciuta, che al-tri non era se non la fata Morgana.

E il fenomeno si ripete ancora oggi neigiorni calmi e limpidi di estate.

Spesso in agosto e nelle calme albe set-tembrine, nelle acque della riva di Reggio sivede specchiato, limpido e preciso, il litora-le siciliano con le case, le piante, i giardini,le navi e perfino gli uomini che lavorano nel-le cale del porto.

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Fata Morgana, al tempo della suasimbolica apparizione negli anni1991 e 1992, allorquando la Con-

venzione delle Donne del Sud prese il suo no-me, emergeva dalle acque con tutta la sua po-tenza e il suo incanto.

Grazie a lei, tante energie si raccolsero inun luogo lontano dallo Stretto, ma ad esso vi-cinissimo con la mente ed il cuore: il Conven-to di Rende, dove ebbero modo di incontrarsidonne provenienti da varie regioni del Sud.

Il miraggio aveva coinvolto tutte.Un miraggio che proiettava, attraverso uno

sguardo deformante e rovesciato, quello delledonne, un nuovo mondo, sollevato in alto, afior d’acqua, e reso molto più vicino, fatto deicolori dell’iride.

Il fenomeno ottico, da cui ha origine il mi-to della “fata delle acque”, per effetto del qua-le dalla sponda reggina è possibile vedere leimmagini della città costiera, Messina, rifles-

Fata Morganale ragioni di uno sguardo rovesciato

A Giovanna Veneziano“Svanito era l’incanto, e mare e cieloornati il mare e il cielo di prima…”

se e persino moltiplicate dal mare, trasforma-to in un immenso specchio, è raro e si verificasolo quando il mare è tranquillissimo e il cie-lo è terso.

Come la pazienza delle donne che, si sa,non ha misura.

Proprio quando esse sembrano attendere,tranquille, con le mani posate sul grembo, co-me le nostre donne calabresi in atteggiamentodi riposo, proprio allora il loro pensiero elabo-ra altre visioni.

Il fenomeno è visibile solo dalla costa ca-labrese: una percezione incantata tanto nitidada sembrare vera, come le immagini reali del-l’utopia.

Ma si tratta, anche, di un miracolo che, co-me il pensare concreto dell’utopia, produceeffetti. Così si narra come il re dei barbari, ar-rivato a Reggio Calabria, progettasse l’inva-sione della vicina Sicilia. Camminava impa-ziente sulla riva, pensando a come fare perraggiungere l’altra sponda, non possedendoegli alcuna imbarcazione.

Fu proprio Fata Morgana ad apparirgli ead offrirgli un aiuto. Con una ingannevole vi-sione disegnò la costa siciliana a due passida quella reggina cosicché il barbaro, avidodi conquista, si lanciò a nuoto verso le case e

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Le donne del Sud, che camminano, lente,a piedi, con grandi ceste sulla corona di stoffaposata sulla testa, che hanno ereditato dallegenerazioni di madri e di nonne la saggezzadella conduzione quotidiana della famiglia edella casa, della cura della terra attraversol’assecondamento dei suoi cicli della creazio-ne e della conservazione della vita.

Le donne del Sud, al contempo dolci esanguigne, capaci, ora che osano illustrare iloro pensieri intrecciati, di partire, proprio daloro stesse e dai loro desideri, per mandarevia, come Fata Morgana, le orde dei barbariconquistatori e realizzare spontaneamete unnuovo mondo.

Maria Francesca Lucanto

le spiagge assolate che vedeva vicinissime eaffogò.

“Come un messaggio in una bottiglia”,scrive Nella Ginatempo, “attraverso la derivadel tempo, i miti ci consegnano un sapere: leintuizioni dei nostri padri e delle nostre madriche possono essere per noi sorgenti di nuovacoscienza”.

Ed è proprio un nuovo sguardo, uno sguar-do che determina nuove forme e radicalmentemutato, quello delle donne, ad essere in gradodi difendere la nostra terra, dalle orde barba-riche, sembra voglia dire Morgana: uno sguar-do che avvicina, anche, una nuova, bellissimarealtà, mettendola al centro del luogo, lo Stret-to, che congiunge la terra e il mare. Come avoler dire: basta con i modelli di sviluppo emodernizzazione proposti, da altri, per il Sud:spesso, troppo spesso, motivati da vogliose an-sie di colonizzazione!

Qui, sullo Stretto, fra le due sponde che siguardano, abita la memoria che riverbera leimmagini del mito.

Qui è possibile vivere ed oltrepassare illimite tra l’ordinario e lo straordinario e co-struire nuove prospettive, inserendosi nelprocesso, senza soluzione di continuità, del-la nostra storia. Come a voler ancora dire.Basta con un’idea di progresso modellatacida altri, come volontà di diventare cosa di-versa da ciò che si è. Raccogliendo a pienemani nel crogiolo del nostro passato, non rin-neghiamo il nostro presente e prospettiamo ilnostro futuro.

Rovesciare lo sguardo, vorrà dire, come af-ferma il pensiero meridiano “non pensare ilSud alla luce della modernità ma al contrariopensare la modernità alla luce del Sud”.

È il Sud che si pensa da sé, “pensando al-la dignità di un’altra forma di vita”. E lo fa at-traverso un pensiero necessario, che non ha,come per il pensiero occidentale, l’obiettivo di“accumulare, consumare, velocizzare tutto”.

Lo fa, attraverso la lenta e malinconicaconsapevolezza e, nello stesso tempo, la gran-de energia delle donne.

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Fata Morgana è uno dei fenomeniottici, in campo naturale, tra i piùrari e straordinari. Gli antichi ri-

masero sorpresi dalla bellezza e grandiositàde fenomeno.

Scientificamente si distinguono quattrotipi di “Fata Morgana”: Morgana semplice, oSottomarina; Morgana centupla, o Moltepli-ce; Morgana Gasforme, o Atmosferica; Mor-gana mista, o d’Iride fregiata.

La “Semplice” si avvera quando lo spec-chio ondoso ripercuote gli oggetti stanti sullariva individualmente, semplicemente e senzamoltiplicarli.

La “Centupla”, quando la ripercussioneavviene moltiplicando gli oggetti medesimi emostrando ora da un punto, ora da un altrodei luoghi circostanti sempre centuplicati.

La “Gasforme” succede nel caso in cui leimmagini si mostrino nell’aria, ovvero quan-do le rive dell’opposta Reggio si avvicinanodi troppo a quelle di Messina.

La “Mista” avviene quando le immaginisi osservano contemporaneamente ripercossedal mare e dall’aria, fregiate e contornate daicolori dell’iride.

Il fenomeno ottico è percepibile nelloStretto di Messina. Nelle giornate particolar-

mente calde ed afose, poco prima dell’alba, èpossibile notare un particolare fenomeno dirifrazione e riflessione del tutto simile ad unmiraggio.

Si ha l’impressione di veder in alto sul-l’acqua delle costruzioni fluttuanti, le città diMessina e Reggio riflesse.

Diversi viaggiatori nei secoli passati han-no dato testimonianza di questo singolare fe-nomeno con la descrizione di archi e colonneoltre che di torri merlate; probabilmente que-sto era dovuto alla presenza a Messina dellasplendida Palazzata (un continuum di palaz-zi che incorniciava l’intera cortina del portoe, ancora prima, alla cinta medievale tra lepiù belle d’Europa) e della vecchia Via Plu-tino a Reggio.

La tradizione popolare, che probabilmen-te risale ad età normanna, ha voluto vedervila città sottomarina di Morgana, fata e sorel-la di re Artù.

Il fenomeno di Fata Morgananello Stretto

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Cercheremo di parlare di un luogo,lo Stretto tra Calabria e Sicilia,che proprio per essere al centro

geografico del Mediterraneo e sulla rottaGrecia-Roma, specialmente nell’antichità ecomunque almeno fino alla scoperta dell’A-merica, ma anche oltre, è stato un transitoobbligato, temuto, ma anche sognato, tantoda essere al centro del mito, della leggenda epoi di grandi eventi della storia.

Giovanni Pascoli, navigandovi tra Messi-na e Reggio, ne comprese il fascino segreto etragico.

Questo mare è pieno di voci e questo cieloè pieno di visioni.Ululano ancora le Nereidi obliate in questomare...

Questo è un luogo sacro, dove le onde grechevengono a cercare le latine...sotto le porpore iridescenti dell’occaso è ap-piattata, dicono, la morte...Quella che sradica,non quella che lascia dietro di sé le lagrime,ma quella cui segue l’oblio.Tale potenza nascosta... ha annullato quitanta storia,tanta bellezza, tanta grandezza.Ma ne è rimasta come l’ombra nel cielo,come l’eco nel mare.Qui dove è quasi distrutta la storia, resta lapoesia.

Il fenomeno della Fata Morgana, anche senon esclusivo di qui, che in rare condizionimeteorologiche fa vedere l’altra riva dello

La memoria dei luoghie i luoghi della memoria

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Stretto riflessa nel cielo e le città di Messinao di Reggio capovolte tra le nuvole, oppurefantastiche architetture come quelle dell’An-gelucci 1, in effetti è una metafora che ben sicollega al lungo racconto che si potrebbe fa-re sulle tracce degli umani passati da qui,una metafora alla quale certamente ha pen-sato anche il Pascoli, perché la visione cheimprovvisamente si propone nel cielo dellarealtà sognata, altro non è che una magia chescaturisce dalla realtà.

Sogno e realtà, mito e storia, bellezza,poesia.

E dunque tutto questo è il viatico: il gran-de Mago che ha la regìa di questo spettacolomanda così un messaggio di speranza che af-fiora dal mare, perché “la bellezza salverà il

mondo”, la poesia salverà questi luoghi daiterremoti, dalla furia del mare, dalla barbariedegli uomini.

Il canto melodioso che è possibile ascol-tare sulle acque dello Stretto è un canto d’a-more sul quale aleggia sempre la morte: Pa-scoli ci dice che ad essa segue l’oblio, è ve-ro, ma poi ci ricorda che è rimasta l’ombranel cielo, della storia e di ciò che è stato: ec-co la Fata Morgana, ecco la speranza!

Lo Stretto, direbbe il Poeta, è solcato dauna moltitudine di ombre accumulatesi neisecoli: di uomini primitivi, dei Greci di Ulis-se e poi di Enea, dei Romani, degli evange-lizzatori Pietro e Paolo e dei Bizantini, deiNormanni e poi degli Spagnoli e dei France-si... ma quasi sempre, nelle varie epoche vi èuna seconda presenza, sinistra e affascinan-te, quella dei Turcheschi: Algerini, Tunisini,Turchi, Marocchini, islamici che effettuanoscorribande improvvise sulle due coste e poisvaniscono tra la foschia del mare ribollenteportandosi dietro persone e cose, che metto-no a ferro e fuoco le città... e poi, ancora,Francesco. Il grande santo di Paola, vuolecongiungere i destini di Calabria e Sicilia,attraversando sul mantello questo mare e ag-giungendo alla speranza della poesia quellaancor più forte della fede e dunque di un de-stino che va ben oltre le forze incontrollabilidella natura. È bello immaginarlo sorvolarel'onda, con il sole negli occhi, “rompere” conquel gesto le leggi della fisica... ma non sonocategorie simili la poesia, il mito e il sacro?

Le ombre che solcano “questo mare pie-no di visioni” non sono anime del mondoescatologico? Non siamo forse su di un con-fine invisibile tra ciò che ci è dato di vederee ciò che solo gli eletti vedono?

Su queste acque s’ode ancora anche il la-

Messina, Università degli Studi, Ufficio del Ret-tore. Ignoto del secolo XIX. Il porto di Messina, laRocca Guelfonia e la Calabria.

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mento della castellana Mata, portata via co-me Flavia Gaetano, figlia del comandantedella piazzaforte di Reggio, come DonnaCanfora, come tante altre dal turco invasore,la cui feluca veleggia già, per mai più torna-re indietro, verso Malta, il canale di Sicilia, ilidi africani.

E s’ode l’urlo di guerra e di preghiera deisoldati, moltissimi calabresi, di Reggio,Amantea, Catanzaro, Tropea, Caulonia, cheriuniti a Messina e poi nella rada di Pellarodi Reggio, vanno a combattere a Lepanto epregano la Madonna Assunta, e la vedono incielo. E ancora la Madonna, invocata dispe-ratamente dai naufraghi: la Vergine di Porto-salvo: a Cannitello, a Melito, a Messina, aReggio... e s’ode il canto delle sirene amma-liatrici che inducono il navigante itacese ver-so gli scogli di Scilla.

S’ode anche il lamento dei feriti dellabattaglia navale di Punta Stilo, siamo nel1940, che prima di spirare guardano le mon-tagne precipitanti nel mare e vorrebbero ve-dere le loro madri e invocano la Vergine Ma-ria, che è lassù su di un’alta colonna al portodi Messina distesi come sono sui ponti dellenavi da battaglia sconquassate che vi ripara-no silenziose.

Anche xiphias, il pesce spada, è un sim-bolo di questo mare e tra le “voci” del Poetavi è anche la sua. Il mito ci dice che furonotrasformati in pesci-spada un gruppo di guer-rieri troiani ad opera di Teti, madre di Achil-le (e in effetti la testa del pesce sembra quel-la di un guerriero con elmo). Xiphias nel no-stro mare incontra l’amore e poi, secondo co-pione, si potrebbe dire, la morte. I pescatori,dopo l’arpionamento, gli tracciano una crocequadrupla vicino all’occhio sinistro e gli met-tono in bocca un pezzo di pane, lo sistemanocavallerescamente come un morto illustre, suuna sorta di catafalco sulla tolda della bar-ca... Xiphias esala l’ultimo respiro così. Men-tre muore la sua pelle cambia più volte colo-re, e la sua bellezza si umanizza... sullo sfon-

do vi sono le vicinissime vigne pensili diScilla e Bagnara, e anche il sole scomparedalla scena incomparabile, annegandosi nelmare di Stromboli... e la barca è costretta adarrancare con i motori al massimo, per nonfarsi trascinare dalla corrente “discendente”,la “rema” nota come testa, taglio, bastardaetc., per non dover entrare di colpo in quelmondo che c’è e non c’è, realtà e finzione,per non farsi trasformare, barca e uomini inuna visione come tante altre... deve rientrare,a sera, la barca.

Sulle banchine di Scilla e di Bagnara, maanche a Messina, o a Ganzirri vi sono le don-ne dei pescatori che aspettano, che pregano eche sperano, sono la forza di questo popolo.

Quelle donne dallo sguardo fiero e pro-fondo... sono loro la Terra madre, sono il ri-fugio, la vittoria definitiva sulle ombre...

Domenico Laruffa

1 P. Ignazio Angelucci, gesuita, scrivendo alP. Leone Sanzio nel 1643 descrive il fenomenoche aveva osservato.

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La natura ha in sé una forte essenzafemminile, alcune specificità la le-gano indissolubilmente all’univer-

so femminile.Sarà per il binomio natura – madre, per la

sua capacità di produrre, procreare, assiste-re, nutrire.

In virtù di questa ideale vicinanza femmi-na – natura viene facile pensare che la terra,la natura, oltraggiata e modificata dai nostricomportamenti e scelte scellerate, nel corsodel tempo, patisca le stesse ingiustizie delletante, troppe, donne vessate, oltraggiate, vio-late, sfruttate e maltrattate in numerosi ango-li del mondo, per motivi vari ed in situazionidiverse.

Quasi sempre si è erroneamente concepi-to il progresso, lo sviluppo, prescindendotanto dalle esigenze e predisposizioni dellanatura, quanto dal punto di vista del generefemminile.

Le donne, lo sappiamo bene, sono rimasteper lungo tempo, e per molti versi lo sono an-cora, ai margini delle decisioni, rispetto allapossibilità di incidere in maniera significati-va sulle scelte e gli indirizzi importanti dellasocietà.

Ecco perché crediamo che oggi propriodalle donne possa e debba venire un apportofondamentale per uno sviluppo vero della no-stra terra, che è essenzialmente natura, pae-saggi da valorizzare e salvaguardare, intelli-genze da stimolare e promuovere.

Le donne da sempre testimoniano quoti-dianamente con il loro lavoro di madri, figlie,massaie, casalinghe, mogli, lavoratrici, im-prenditrici, professioniste, un attaccamentoforte al proprio territorio, essendo depositariedi tradizioni, valori, storie, culture.

Con la loro capacità, dettata da precise

esigenze, le donne s’impegnano su più fronti,sviluppando con il tempo spiccate doti prati-che, intuitive all’insegna del pragmatismodella cultura del fare, della mediazione dellaconcretezza assoluta.

La nostra regione ha bisogno per cresceredi nuove forme di sviluppo che sappiano con-ciliare al meglio le esigenze della natura e lespecificità del territorio con l’innovazione ele nuove sollecitazioni che vengono dal mon-do in tutti i campi.

Chi meglio delle donne può cogliere que-sta sfida e centrare l’obiettivo?

Risanare il deficit ambientale della no-stra regione deve essere uno dei principaliobiettivi per i prossimi anni.

Trasformare questo impegno in una occa-sione di crescita e di sviluppo, di aumentodell’occupazione, delle qualità della vita edel grado di benessere sociale di cittadini ecittadine dovrà essere il risultato.

Tutto ciò sarà tanto più possibile nellamisura in cui sempre più donne saranno di-rettamente coinvolte nei processi decisionali,portando il loro patrimonio di saperi e diesperienze che, in quanto diverso da quellomaschile, lo integra e lo completa per il rag-giungimento di una società veramente demo-cratica, civile e progredita.

Felicita CinnanteCoordinatrice Gruppo Tempi Spazi

Qualità della vita C.R.P.O.

Le donne del Sud ripensano lo sviluppo

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Il progetto politico che potrebbe scatu-rire, partendo dalle sollecitazioni edai sogni offertici dal mito di Fata

Morgana, potrebbe essere un progetto, che,partendo in sordina, si costruisce spontanea-mente, come un lavoro paziente di tessituracollettiva.

Non vogliamo precostituirlo. Se esso do-vesse nascere, potrebbe creare un luogo e untempo di incontro per le donne del Sud e delMediterraneo, dar loro l’opportunità di scam-biare idee, progetti, desideri e concretizzarliin un nuovo “mondo di vita”, nella dimensio-ne intima, privata, familiare come in quellapiù largamente culturale, economica, socia-le, politica ed istituzionale.

È per questo che il progetto potrebbeespandersi in più diramazioni:

- in quella profonda, attraverso una riva-lorizzazione, in chiave moderna, degli anti-chi mai sopiti, saperi delle donne;

- in quella culturale attraverso la rivisita-zione dei miti, delle leggende e di tutto il pa-trimonio archetipo legato alle figure femmi-nili del mondo mediterraneo;

Fata Morganaun possibile progetto politicodelle donne del Sud

- in quella economica attraverso l’elabo-razione di progetti che rivalutino tutte le ri-sorse locali, in un’ottica di ripensamento del-le politiche globali di sviluppo;

- in quella sociale, attraverso l’elabora-zione e la concretizzazione di un modello dinuova società basata sull’incontro creativo traantichi e nuovi modelli sociali attraverso il fi-lo rosso della cultura femminile della cura;

- in quella politica ed istituzionale, attra-verso la promozione di una maggiore presen-za delle donne nei luoghi decisionali.

Che il mondo delle donne sia uno scrignodi ricchezza da cui attingere, devono poterlosapere tutti e soprattutto le generazioni pre-senti e quelle a venire.

È per questo che Fata Morgana ha adibi-to, nel suo castello di vetro, sotto il mare, frale due sponde dello Stretto, un luogo concre-to di convegno di tutte le fate del Sud e delMediterraneo.

Maria Francesca LucantoAnna Maria Campanaro

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Sfiora la brezza lo scirocco ardentee a tratti sfrangia le terme romanee sul riverbero è un dondolare di soffi azzurri correnti e resine

Splendido trema su tutto lo stretto focoso e cocente solo un pennacchio l’estate calda su rive lucentimorbida scioglie nel chiaro le barche

E ad un tratto o improvvisa illusionedi colpo si frantuma l’orizzonte nuvole basse coprenti i costoni e dentro il mare strade e alabastri

Ecco Morgana che si spinge gioiosa sopra i vapori con fare da fata l’occhio smarrisce o incanto sublimein mezzo alla nebbia e dentro la rada!

Ora non strepita più il Mongibello ora non tuona di suoni lo stretto sopra le acque giganteschi palazzie tutt’intorno come fosse uno specchio

E solo un attimo o solo frazione poi quell’istante sprofonda nel mareTacciono refoli seguendo le ondeavanza il chiarore lungo le sponde

Oh dove sei favolosa Morganain quale giardino davvero dimoriperché increspati si levano i toni di questa terra così sconsolata

ricca di miti leggende e miraggi di un mare incantato lungo le spiagge sempre rinata da lutti e macerie e poi frastagliata in svolte e memorie.

Mimma Scibilia

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FataMorgana

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... dall’altro era l’orribile Cariddi, che delmare inghiottia l’onde spumose. Sempre cherigettavole, siccome caldaia in molto rilucen-te foco...

Omero, Odissea

Scilla dentro alle sue buie caverne stasseneinsidiando: e con le bocche de’ suoi mostrivoraci... i naviganti entro il suo speco a sétragge e trangugia.

Virgilio, Eneide

Occupa Scilla del Trinacrio mare / il destrolato... / il fianco e il ventre di latranti cani...si cinge e di donzella ha il volto...

Ovidio, Metamorphosis

Come fa l’onda là sovra Cariddi / che si fran-ge con quella in cui s’intoppa...

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno

... Mi trovavo tra Scilla e Cariddi, passaggiocosì famoso nell’antichità, così temuto dagliantichi marinai.... Scilla che ha resistito al furore del mareper tanti secoli, è in parte precipitata l’annoscorso... Massi enormi di roccia... il tempo liha corrosi, distrutti a poco a poco, e tu, uomo,con le tue deboli mani, vuoi innalzare monu-menti che resistano alla rovina degli anni?

Francesco Bielinski, 1787

Dalla vetta della collina si gode... un gran-dioso panorama della Sicilia, dello Stretto diMessina che scorre tra le due rive come unimmenso fiume...

Brian Hill, Curiosità di un viaggio in Calabria e in Sicilia nel 1791

Di tanto in tanto incontravo anche sulla stra-da ed a gruppi di due o tre, ragazze di Scilla,di alta statura, dal viso grave, dai capelli or-nati di piccole bende rosse e bianche, comequelle che si ritrovano sui ritratti degli anti-chi romani...

Alessandro Dumas, Impressioni di un viaggio in Calabria (Il capitano Arena), 1835

Abbiamo salpato per Reggio; presto il portodi Zancle, color limone, era lontano da noinel profondo mare blu. Piano piano le solca-te colline attorno a Messina si snodavano co-me una lunga catena...

Edward Lear, Journal of a landscape painter in Southern Calabria, 1847

[Quel panorama, n.d.r.]... non ti stanchi maidi guardarlo... Lo scirocco di quel giorno non era nebuloso,ma quello che loro chiamano scirocco chiaro,cioè quando è possibile vedere ogni dettagliodel paesaggio siciliano. I miei occhi vagarono da Messina alla nevo-sa sommità dell’Etna e poi di nuovo indietrosull’acqua, che stava lì ai miei piedi, blu scu-ra e quieta come una piscina. In una giorna-ta di tale scirocco fu concesso ad un taleBoccara di vedere quella Fata Morgana... de-ve essere uno spettacolo meraviglioso. Checosa non darei per vederlo!

Giuseppe Orioli, Moving along, just aDiary, 1934

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Navigando lungo lo Stretto...