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Federica Villa Caro diario

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Page 1: Federica Villa Caro diario. Nanni Moretti – filmografia da regista Io sono un autarchico – 1976 Ecce Bombo – 1978 Sogni doro – 1981 Bianca – 1984 La messa

Federica Villa

Caro diario

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Nanni Moretti – filmografia da regista• Io sono un autarchico – 1976

• Ecce Bombo – 1978

• Sogni d’oro – 1981

• Bianca – 1984

• La messa è finita – 1985

• Palombella rossa – 1989

• Caro diario – 1993

• Aprile – 1998

• La stanza del figlio – 2001

• Il caimano – 2006

• Habemus Papam – 2011

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Nanni Moretti – filmografia da attore

Oltre ai film da lui diretti:• Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani - 1977• Domani accadrà di Daniele Luchetti - 1988• Il portaborse di Daniele Luchetti - 1991• La seconda volta di Mimmo Calopresti - 1995• Tre vite e una sola morte di Raul Ruiz – 1996 (non

accreditato)• Caos calmo di Antonello Grimaldi - 2008

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Moretti prima e dopo Caro diario

• Caro diario è considerato un film-spartiacque nel percorso politico-poetico di Moretti

• «Caro diario, non c’è dubbio, è allo stesso tempo il film più irriducibilmente personale e più accogliente di Nanni Moretti»¹

• Il film porta a compimento e allo stesso tempo supera alcune importanti questioni presenti nel suo cinema fin dalle prime produzioni. Vediamo quali.

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Moretti prima e dopo Caro diario: la scrittura in prima persona 1/3

• Da Io sono un autarchico a Palombella rossa (con l’eccezione – parziale in verità – de La messa è finita) i film di Moretti hanno avuto come protagonista Michele Apicella¹, sorta di alter-ego dell’autore

• Apicella, pur incarnando molte delle idee, delle paure e delle nevrosi del suo autore, non vi coincide perfettamente, permettendo a Moretti di mantenere una “distanza di sicurezza” tra il soggetto e l’oggetto della propria messa in scena

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Moretti prima e dopo Caro diario: la scrittura in prima persona 2/3

• L’intransigenza morale e intellettuale; l’insofferenza per le mode e il qualunquismo;il rifiuto dell’omologazione generazionale¹; il narcisismo; l’attaccamento infantile alla famiglia², oltre alle tante piccole manie (i dolci, le scarpe, l’italiano corretto etc.) sono i tratti costitutivi di Michele Apicella (e anche del Don Giulio de La messa è finita) che Moretti, già a partire dall’amnesia simbolica di Palombella rossa, mostra di volere (o dovere?) superare.

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Moretti prima e dopo Caro diario: la scrittura in prima persona 3/3

• Lasciata alle spalle la versione contraffatta di sé, nei due film successivi il regista riesce finalmente a mostrarsi in prima persona. Usando le parole di Federica Villa, si può dire che Giovanni Moretti ha vinto e al contempo si è arreso a se stesso: «splendido quarantenne» in Caro diario e padre di famiglia in Aprile.

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Moretti prima e dopo Caro diario: la suddivisione in capitoli 1/2

• Nella produzione precedente a Caro diario il montaggio procede prevalentemente per paratassi; scene e sequenze sono giustapposte senza nessi causo-temporali precisi; i raccordi, dove presenti, sono anomali (cfr. da Palombella rossa http://www.youtube.com/watch?v=fdg5T-bXmfo&feature=related) o realizzati con l’intento esplicito di svelarne le convenzionalità (cfr. da Ecce Bombo http://www.youtube.com/watch?v=6UdsopGL8Z0)

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Moretti prima e dopo Caro diario: la suddivisione in capitoli 2/2

• Anche dal punto di vista della strutturazione del racconto, la parabola iniziata con Ecce bombo ed estremizzata con Palombella rossa viene chiusa e, insieme, superata con Caro diario

• Infatti, se da una parte il film-diario costituisce la forma aperta e non strutturata per eccellenza, dall’altra, la suddivisione in capitoli autonomi ma legati tra loro (si veda il raccordo sonoro tra la fine del I e l’inizio del II capitolo), denuncia una «profonda ricerca di orchestrazione», una «precisa volontà compositiva»¹

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Cap. I «In vespa» oralità vs. scrittura 1/2

• Secondo Pasolini la realtà appartiene alla dimensione orale (viva, estemporanea, mutevole), il cinema alla dimensione scritta (mummificata, programmata, fissa)

• In vespa si apre con un preambolo scritto (“Caro diario, c’è una cosa che mi piace fare più di tutte!”) per poi votarsi a una sostanziale oralità con le immagini di lui in vespa e la voce narrante

• Anche le componenti orali però sono incomplete: «voce senza fissa dimora», dialoghi monchi etc.

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Cap. I «In vespa» oralità vs. scrittura 2/2

• Né la scrittura visualizzata del preambolo, né l’oralità della voce narrante e dei dialoghi si dimostrano dunque autosufficienti

• Tra la sfuggente vitalità della dimensione orale e la luttuosa¹ fissità della dimensione scritta, Moretti sostiene la necessità di una terza entità, una terza forma di scrittura, il diario filmico, che ricomponga e dia senso alle prime due.

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Cap. I «In vespa» potenzialità vs. atto 1/2

• Strettamente legato al contrasto oralità vs. scrittura è il rapporto potenzialità vs. atto, anch’esso espresso fin dal preambolo “Caro diario, c’è una cosa che mi piace fare più di tutte!”

• I desideri espressi dalla voce over, e appartenenti al piano temporale del passato, trovano immediato compimento nelle immagini, che appartengono al piano del presente: “che bello sarebbe un film fatto solo di case, panoramiche su case…”. Il film riunisce così potenza e atto, passato e presente

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Cap. I «In vespa» potenzialità vs. atto 2/2

• Tuttavia, nel momento in cui potenza e atto, passato e presente vengono ricomposti, la voce over scompare, lasciando solo lo spettatore a dare consistenza a quelle immagini

• Dunque la terza forma di scrittura, il film, necessita dello spettatore per compiere definitivamente quella fusione tra oralità e scrittura, tra potenzialità e atto.

• Ecco che allora sul luogo della morte di Pasolini la mdp compie uno scarto che permette allo spettatore di fare di quel viaggio un’esperienza autonoma e personale.

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Cap. II «Isole» un’antologia e un lascito 1/4

• Nel II capitolo vi sono riferimenti estetico-culturali a:– Vittorio De Seta: trasformazione Sicilia dagli anni 50 agli

anni 70– Pierpaolo Pasolini: il “genocidio culturale” priva i

giovani delle proprie radici storiche e culturali– Roberto Rossellini: immagini-omaggio a Stromboli terra

di Dio con Ingrid Bergman (1949)• Il capitolo è un’antologia nella quale ogni isola è

portatrice di un’identità precisa, nonché di un tema forte del cinema morettiano

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Cap. II «Isole»un’antologia e un lascito 2/4

Le “isole identità”:• Lipari: isola della confusione • Salina: isola dei figli unici• Stromboli: isola dell’ostilità• Panarea: isola della mondanità• Alicudi: isola dell’ascetismoMa ogni isola è anche l’incarnazione di una idiosincrasia morettiana, che l’autore attraversa in un percorso finalizzato al superamento.

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Cap. II «Isole»un’antologia e un lascito 3/4

Le “isole idiosincrasie”:• Lipari: capitolazione di un modo di fare film basato

sull’accumulo di ritagli e notiziole• Salina: rappresentazione grottesca di un modello

poco naturale dell’essere genitori e figli• Stromboli: fallimento di un idealismo astratto e

incapace di cambiare il mondo• Panarea: rifiuto del modello “faccio-cose-vedo-gente”• Alicudi: presa di distanza da un intellettualismo

troppo intransigente che rifugge la cultura popolare

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Cap. II «Isole» un’antologia e un lascito 4/4

• Moretti fugge da un’isola all’altra insofferente a quelle rappresentazioni di un sé che non c’è più

• Gli unici momenti di pace, infatti, sono quelli vissuti in mare, nei tragitti da un’isola all’altra

• Il distanziamento da quei modelli di sé e del proprio cinema, incarnati dalle isole, avviene anche a livello visivo mediante una scelta di inquadrature più incentrate sui paesaggi (campi lunghi) che su di sé (primi piani, figure intere)

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Cap. III «Medici» autobiografia disattesa 1/5

• Il III capitolo racconta la difficile esperienza vissuta realmente da Moretti della comparsa dei sintomi, della successiva diagnosi, e della guarigione finale da una grave malattia

• In questo senso dovrebbe trattarsi del capitolo più profondamente autobiografico del suo diario, eppure, vedremo che l’autobiografia rimane qui disattesa

• Il capitolo presenta una struttura tripartita: 1. incipit; 2. corpo centrale; 3.epilogo

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Cap. III «Medici» autobiografia disattesa 2/5

1. Incipit: Moretti al tavolino di un bar scrive sul diario quanto narrato dalla voce over: “Caro diario, ho tenuto tutte le ricette e gli appunti accumulati in un anno, quindi nulla di questo capitolo è inventato”

2. Corpo centrale: si apre con le immagini in 16 mm dell’ultima seduta di chemio e prosegue, a ritroso, nel lungo percorso fatto di specialisti, farmacie e medicinali, fino alla diagnosi definitiva

3. Epilogo: Moretti nel bar, circondato dai farmaci presi nel corso di un anno; va al banco, ordina la colazione e un bicchiere d’acqua che beve rivolgendo lo sguardo in macchina

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Cap. III «Medici» autobiografia disattesa 3/5

• Svelando fin dall’inizio che la sua odissea si concluderà positivamente, Moretti scongiura l’effetto patetico insito nel tema della malattia

• Tutto il capitolo procede per accumulo, iterazione ed elenchi: medici che lo visitano, diagnosi avanzate, farmaci prescritti, fallimenti e ogni volta da capo

• Il montaggio evidenza la reiterazione e il contrasto tra la sicurezza dei medici e l’inefficacia delle loro cure, creando un effetto comico-grottesco che fa sorridere perché si è già a conoscenza dell’esito positivo

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Cap. III «Medici» autobiografia disattesa 4/5

• L’effetto comico-grottesco, che allontana il patetismo, è assicurato anche da altri due fattori:– lo stile di ripresa asciutto, netto, fatto essenzialmente di

inquadrature con macchina fissa– lo straniamento, o tecnica dell’a parte, che consiste nel

passaggio, senza soluzione di continuità, della figura di Moretti da personaggio diegetico a narratore onnisciente e viceversa (la «voce senza fissa dimora» già vista nel capitolo I)

• Questi fattori di “distanziamento emotivo” impediscono di fatto il realismo autobiografico che ci si aspetterebbe in una vicenda simile

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Cap. III «Medici» autobiografia disattesa 5/5

• Dove si trova allora l’autobiografia? Come dichiarato nell’incipit, va ricercata nelle ricette, negli appunti, nei referti conservati e mostrati a testimonianza della veridicità di quel racconto che, per il resto, appare inverosimile

• In conclusione, lo sguardo diretto alla mdp/spettatore determina un ribaltamento della situazione del capitolo ma anche dell’intero film: l’autore, nonché protagonista del diario, da osservato diventa osservatore, in un finale aperto alle interpretazioni ma sicuramente beffardo