for roma eur marzo 2012

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FLEMING PRESS EDITORE Magazine For Roma e u r Rettore non s’arrende Photo © Corrado Ferrante Richard Gere e George Clooney, Jake Gyllenhaal e Leonardo DiCaprio, Matt Damon e John Cusack: care lettrici, avete di che lustrarvi la vista. Ma non solo maschietti. Sul Red Carpet e ai party post Oscar, infatti, per par condicio incontrerete Angelina Jolie, Jennifer Lopez e Kate Hud- son. E sulle passerelle delle sfilate milanesi un po’ di star delle Tv e del cinema di casa nostra. Solo per noi tornano in campo le “gemelle del gol” per segnalarci in diretta da Miami dove potete mangiare di fianco a Tom Cruise o accanto a… Bobo Vieri. Anche in questo numero conti- nuiamo a sognare con le Donnavventura che ci portano alle Seychelles e a Dubai. Un pizzico di Dolce Vita romana alla Taverna Flavia, un bel ri- tratto di Patty Pravo, in discoteca con un dj d’eccezione, Bob Sinclar, e la cover con una Rettore più scatenata che mai. Insomma, con noi non vi annoiate mai! L’editore e il direttore editoriale Direttore Editoriale FABRIZIO COSCIONE f.coscione@flemingroma.it Direttore Responsabile GIACOMO AIROLDI Art Director DORIANO ZUNINO d.zunino@flemingroma.it Grafica Livia Pierini grafica@flemingroma.it Segretario di redazione Silvestro Bellobono segreteriaredazione@flemingroma.it Amministrazione Elisabetta Rinaldo amministrazione@flemingroma.it Relazioni Esterne marketing@flemingroma.it Segreteria info@flemingroma.it Pubblicità advertising@flemingroma.it Distribuzione distribuzione@flemingroma.it Stampa: Arti grafice Celori s.r.l. Hanno collaborato: Paolo Brasioli, Nolberto Bovosselli, Paola Comin, Jill Cooper, Jessica Di Paolo, Dina D'Isa, Sara Donati, Linda Esposito, Roberta Ferrari, Michela Garosi, Agostino Madonna, Demetrio Moreni, Bruno Oliviero, Antonio Osti, Giovanni Pignatiello, Marco Pomarici, Lucilla Quaglia, Daniele Radini Tedeschi, Marina Ripa di Meana, Ivan Rota, Alfonso Stani. Redazione inserto Eur: Coordinatore editoriale Simone Stirati Redattori: Cinzia Giorgio, Carlo Di Giuseppantonio, Sam Stoner Foto: Giorgio Bonomo, Barbara Marin, Stefano Mileto FLEMING PRESS Fabrizio Coscione Amministratore unico Fleming Press Srl Via Montello, 18 - 04011 Aprilia (LT) Tel. 06 92708712 Fax 06 92708714 info@flemingpress.it www.4mag.it Anno 1 - n. 2 - Marzo 2012 Reg. al Tribunale di Latina - n. 7/11 del 13/05/2011

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For Roma eur, n.2

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Page 1: For Roma Eur marzo 2012

FLEMING PRESS EDITORE

M a g a z i n e

For Romae u r

Rettore non s’arrende

Photo © Corrado Ferrante

Richard Gere e George Clooney, Jake Gyllenhaal e Leonardo DiCaprio, Matt Damon e John Cusack: care lettrici, avete di che lustrarvi la vista. Ma non solo maschietti. Sul Red Carpet e ai party post Oscar, infatti, per par condicio incontrerete Angelina Jolie, Jennifer Lopez e Kate Hud-son. E sulle passerelle delle sfilate milanesi un po’ di star delle Tv e del cinema di casa nostra. Solo per noi tornano in campo le “gemelle del gol” per segnalarci in diretta da Miami dove potete mangiare di fianco a Tom Cruise o accanto a… Bobo Vieri. Anche in questo numero conti-nuiamo a sognare con le Donnavventura che ci portano alle Seychelles e a Dubai. Un pizzico di Dolce Vita romana alla Taverna Flavia, un bel ri-tratto di Patty Pravo, in discoteca con un dj d’eccezione, Bob Sinclar, e la cover con una Rettore più scatenata che mai. Insomma, con noi non vi annoiate mai!

L’editore e il direttore

editoriale

Direttore EditorialeFABRIZIO COSCIONE

[email protected]

Direttore ResponsabileGIACOMO AIROLDI

Art DirectorDORIANO ZUNINO

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Segretario di redazione Silvestro [email protected]

AmministrazioneElisabetta Rinaldo

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Relazioni [email protected]

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Pubblicità[email protected]

[email protected]

Stampa:Arti grafice Celori s.r.l.

Hanno collaborato:Paolo Brasioli, Nolberto Bovosselli, Paola Comin, Jill Cooper,

Jessica Di Paolo, Dina D'Isa, Sara Donati, Linda Esposito, Roberta Ferrari, Michela Garosi, Agostino Madonna, Demetrio Moreni,

Bruno Oliviero, Antonio Osti, Giovanni Pignatiello, Marco Pomarici, Lucilla Quaglia, Daniele Radini Tedeschi, Marina Ripa di Meana,

Ivan Rota, Alfonso Stani.

Redazione inserto Eur:Coordinatore editoriale Simone Stirati

Redattori: Cinzia Giorgio, Carlo Di Giuseppantonio, Sam StonerFoto: Giorgio Bonomo, Barbara Marin, Stefano Mileto

FLEMING PRESSFabrizio Coscione

Amministratore unico

Fleming Press SrlVia Montello, 18 - 04011 Aprilia (LT)Tel. 06 92708712 Fax 06 92708714

[email protected]

Anno 1 - n. 2 - Marzo 2012Reg. al Tribunale di Latina - n. 7/11

del 13/05/2011

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2 For Magazine

SOMMARIO

Da pagina 81 For Roma EurProsegue il viaggio delle Donnavventura: Seychelles e Dubai le mete28

Marzo 2012

For RomaM a g a z i n e

E u r

3 / Marco PomariciAnche noi su Twitter

4 / In passerellaModelle d'Italia

5 / EventiVi racconto una favola…

6 / Rubrica

di Luiss Life

7 / In forma

con Jill Cooper

8 / Arte

Raccomandato da Sgarbi

12 / Auto La berlina più amata

16 / L’uomo del meseJake Gyllenhaal

17 / La donna del mese

Meryl Streep

18 / CoverSono (ancora) splendida splendente

22 / StarResto un uomo da Oscar

28 / ReportageIl sogno continua

38 / StorieCom'era dolce la Dolce Vita

42 / IncontriVengo anch'io a Miami? Sì, tu sì!

46 / Rotazioni

48 / Cose di modaUn po' di primavera e tanto inverno

56 / Red carpetCiak, si sfila!

58 / Double feature

60 / Cinema

72 / Consigli & Sconsigli

di Dina D'Isa

74 / StarPensiero stupendo

80 / Cara Marinadi Marina Ripa di Meana

81 / FOR ROMA EUR

82 / Question time - Il territorio

Eur, le ultime dal quartiere

83 / Missing

Troviamoli insieme!

84 / Intervista

Il cuore pulsante dell'Eur

88 / IntervistaHo conquistato le italiane

92 / Laboratorio

Il "Colosseo quadrato" proiettato nel futuro

96 / Gruppo Storico Romano

Ricordando l'Impero

100 / LeggendeCinecittà si Mostra… ancora

103 / Roma peoples & stars & events

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3 For Magazine

For magazine

Presidente Assemblea Capitolina

Parola a Marco Pomarici

Care amiche, cari amici,questo mese vorrei parlarvi di un argomento che mi sta partico-larmente a cuore, poiché inerente all’istituzione che attualmente rappresento. Da poco tempo è stato inaugurato il profilo ufficiale dell’Assemblea Capitolina su Twitter, un social network particolarmente apprezzato per l’immediatezza e la semplicità del suo utilizzo. Per chi ancora non ne ha approfittato, è bene sapere che si tratta di un servizio gratuito di rete sociale e microblogging, che forni-sce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite brevi messaggi di testo. La Presidenza dell’Assemblea Capitolina ha deciso di utilizzare questo nuovo strumento multimediale per consentirvi di accedere ad informazioni maggiormente aggiornate in materia, rendendo quindi decisamente più fruibili i lavori dell’Aula sia per gli operatori dell’informazione sia per i cittadini stessi. Infatti, attraverso i tweet, messaggi di massimo 140 caratteri, molto simili agli sms o ai lanci delle agenzie di stampa, potremo fornirvi tutte le notizie relative a ordine dei lavori, interventi dei gruppi consiliari, orari, convocazioni ed esiti delle votazioni di delibere e mozioni. La popolarità di Twitter permetterà a tutti di familiarizzare con il nome stesso di Assemblea Capitolina, una denominazione in vigore dal 20 settembre 2010, ancora sconosciuta a buona parte

dei cittadini romani. Nell’immaginario collettivo infatti l’inossidabile termine “Consiglio Comunale” non si è ancora estinto.Contestualmente alla promozione di questa iniziativa sulla rete, vi è stato il lancio del progetto di celebrazione del ventennale delle stragi di Capaci e Via d’Amelio e di molte vittime di mafia. Personalità politiche, magistrati, giornalisti, poliziotti e semplici cittadini che non si sono sottomessi al ricatto della mafie, e la cui memoria non può e non deve essere cancellata dagli anni che passano. Fino ad ora, ad essere ricordate, sono state le fi-gure di Rocco Chinnici, Antonino Scopelliti, Calogero Zucchetto, Beppe Alfano e Pippo Fava. Il progetto prevede la pubblicazione settimanale, sul profilo del social network e sulla pagina web istituzionale del Comune di Roma, delle foto e delle biografie di 26 vittime di quel 19 luglio 1992, data in cui cadrà quest’anno il ventesimo anniversario della morte di Paolo Borsellino che com-pleterà il nostro omaggio. Twitter, Facebook e altri social network, figli del moderno concetto di informazione, globale e interattiva, permetteranno di accorciare, come in questo caso, la distanza tra cittadino e istituzioni, un obiettivo ineludibile ad oggi.Vi rinnovo dunque l’invito ad aderire alla pagina Twitter dell’As-semblea Capitolina che si è rivelata in questa circostanza un prezioso strumento di memoria collettiva, ma anche un’oppor-tunità in più per informarvi concretamente su ciò che accade in Aula Consiliare.

ANCHE NOI SU TWITTER

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4 For Magazine

For magazine

Prestigiosa serata tra moda e musica nella Capitale dove, per celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità nazionale, hanno sfilato nomi illustri del jet set e del mondo dello spettacoloLa sontuosa sala della Protomoteca del Campidoglio ha accolto di recente il concerto-sfilata in onore dei 150 anni di moda e musica dell’Italia Unita. Tra preziosi marmi e quadri d’autore il maestro Maria Isabella Ambrosini e la pr Silvana Augero hanno realizzato l’interessante evento, che ha previsto un articolato itinerario di moda e note attraverso la storia del costume e della musica dal 1861 ad oggi. In passerella hanno sfilato tanti nomi illustri sulle note del Nabucco, cantate dal Coro Polifonico "Roma Tre" e i suoi solisti, diretto dalla Ambrosini.Ecco la contessina Giada De Blanck, che ha sfoggiato un abito anni ’70 firmato Pucci, di proprietà della mamma Patrizia De Blanck, la quale lo acquistò a Parigi e non si è certo persa la kermesse. E ancora la storica della moda Mara Parmegiani Alfonsi, che ha illustrato con dovizia di par-ticolari una quarantina di abiti d’epoca e sartoriali tra cui quello griffato Capucci, prestato da Silvana Pampanini, quelli borbonici sfoggiati da Adriana Russo e dalla principessa Irma Capece Minutolo, e i modelli proposti dalla principessa Asia Ruffo di Calabria. Parterre ricco di attori, esponenti delle istituzioni e intellettuali come l’ex direttore dei Musei Capitolini Anna Mura Sommella, il vice presidente di AltaRoma Valeria Mangani, il direttore dell’Agenzia Italia Informa Marina Bertucci, Bianca Caringi Lucibelli, in gran fermento per il Gran Gala delle Margherite, Ilona Staller ed Eleonora Vallone. Finale tricolore con l’abito dell’Italia indossato da Maria Monsè in compagnia della figlioletta Perla. Tra i presenti anche Gaia Vazzoler, che ha introdotto le belle musiche a commento del defilé, e Maria Teresa Cannizzaro, docente di Bigiotteria d'epoca all'Università di Firenze.

di Lucilla Quaglia

MODELLE D’ITALIA

IN PASSERELLA

Da sinistra: Irma Capece Minutolo, Ilona Staller, Silvana Augero e Adriana Russo.La moda estiva degli anni Quaranta.

Giada De Blanck e la principessa Asia Ruffo di Calabria.

Foto Sirolesi

Foto

Siro

lesi

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5 For Magazine

For magazine

Da sinistra: Irma Capece Minutolo, Ilona Staller, Silvana Augero e Adriana Russo.

Giada De Blanck e la principessa Asia Ruffo di Calabria.

Quella del matrimonio di Nonno Libero! Nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, infatti, Lino Banfi e la moglie Lucia hanno celebrato lo storico traguardo delle nozze d’oro in compagnia di Mara Venier, Gianni Letta, Pippo Baudo e tanti altri vipSessant’anni fa a Canosa di Puglia, antichissima cittadina fondata dai Greci e ampliata dai Romani, una graziosa, minuta, riservata fanciulla di quattordici anni ebbe l’impulso di rispondere all’insistente invito di un audace sedicenne. Lei stava studiando da parrucchiera, lui era stato da poco allontanato, per evidente mancanza di vocazione al sacro ma per una indubbia inclinazione al comico, dal Seminario, dove era stato indirizzato dai genitori, vista la sua propensione agli studi, nella speranza di elevare la loro origine contadina con un “prete” in famiglia. Dopo dieci anni lei aveva aperto un’avviata attività da parrucchiera nella città natale, lui aveva tentato la fortuna al Nord come attore brillante, riuscendo a rimediare tanta fame e qualche scrittura in scalcinate com-pagnie di avanspettacolo. Però si amavano e volevano vivere la loro vita insieme. Come superare l’ostinata opposizione dei genitori e dei fratelli di lei che, giustamente, mal vedevano l’unica femmina accasata con uno che nella vita voleva, per mestiere, fare l’attore? Un sistema c’era, metterli di fronte al “fatto compiuto”, fare la “fuitina”, ovvero fuggire e trascorrere la notte fuori casa. Il disonore della ragazza si poteva lavare solo con il matrimonio e la famiglia non poteva più opporsi, pur diseredandoli. E così i nostri due si ritrovarono un mese dopo la fuga, il 1° marzo del 1962, alle sei del mattino, nella fredda sacrestia della loro parrocchia, soli, in abiti civili, con il compare d’anello che tardava e con il sacerdote che rimproverava lo sposo, sottolineando che dovevano far presto perché lui, da lì a poco, avrebbe dovuto preparare la chiesa per un “matrimonio vero”. Lui si sentì così offeso e umiliato di fronte alla ragazza amata che promise a lei e a se stesso che se fossero riusciti a raggiungere il benessere e il traguardo delle nozze d’oro le avrebbe offerto una festa indimenticabile.Ebbene lui ha mantenuto la sua promessa alla dolce compagna. Dopo i primi anni di matrimonio, pieni di pesantissime difficoltà, sostenuto dall’amore, dalla forza e dallo spirito di sacrificio della sua sposa, Pasquale Zagaria, diventato in arte, dietro il suggerimento del grande Totò, Lino Banfi, uno degli attori più amati, popolari e osannati dei nostri tempi, ha offerto all’amatissima Lucia, rimasta sempre timida e riservata, una festa indimenticabile.La mattina del 1° marzo scorso il sindaco di Roma Gianni Alemanno li ha accolti in Campidoglio e, nella storica e gremita Aula Giulio Cesare, ha consegnato a Lino la “Lupa Capitolina”, il massimo riconoscimento del Comune di Roma, per celebrare cinquant’anni di carriera, di residenza a Roma e di matrimonio. A festeggiare la coppia in un gradevolissimo ricevimento in Protomoteca, oltre ai figli Walter e Rosanna con il marito Fabio Leoni e gli adorati nipoti Virginia e Pietro, uno stuolo di parenti, colleghi e amici giunti da ogni parte d’Italia, compresi il giovane sindaco di Andria, paese di nascita di lui, Nicola Giorgino, e quello di Canosa, Francesco Ventola. Momento solenne e di grande commozione è stata la celebrazione della Messa officiata nel pomeriggio dal Cardinale Francesco Coccopalmerio nella Cappella Corsini, in San Giovanni in Laterano. Non un solo e per

giunta ritardatario compare d’anello, ma per testimoni al rinnovo della promessa di matrimonio, gli amati figli e due personaggi d’eccezione, amici di vecchia data degli “sposi”: Mara Venier e Gianni Letta. Un profondo coinvolgimento ha saputo suscitare Rosanna Banfi, quando ha ripercorso il cammino dei genitori e manifestato la sua gratitudine di figlia, con i suoi meravigliosi occhi verdi umidi di commozione. Così Lino e Lucia si sono di nuovo, dopo cinquant’anni, scambiati gli anelli, non in una buia sacrestia ma nella solennità di quella che, dopo San Pietro, è la più famosa Basilica romana, accompagnati dalle voci dei Cantori della Cappella Sistina.Non è, ovviamente, mancata la parte profana. Negli splendidi saloni del Grand’Hotel Parco dei Principi, nel cuore della Roma più elegante e raffinata, tra il Centro storico e Villa Borghese al margine dei Pario-li. Lino e Lucia hanno accolto per una raffinata e gustosissima cena, organizzata dal patron Salvatore Naldi, duecentocinquanta persone felici di far festa con loro. Oltre alla eccezionale presenza dello stesso Cardinale e dei testimoni Gianni Letta, con la gentile signora Madda-lena, e della affascinante Mara Venier, sono intervenuti Pippo Baudo e Renzo Arbore, Milena Vukotic, Lino Toffolo, Maria Scicolone, Mimmo Di Francia, Christian De Sica, Edwige Fenech, Giulio Scarpati, Nancy Brilli, Paolo Conticini, Beatrice Fazi, i giovani “nipoti per fiction” Micky ed Eleonora Cadeddu, i registi e sceneggiatori Carlo ed Enrico Vanzina, Neri Parenti, Enrico Oldoini, Francesca Marra, Riccardo Donna, Tiziana Aristarco, Luca Manfredi, i produttori Gabriella e Verdiana Bixio, Carlo Principini, Bruno Altissimi, il Consigliere d’Amministrazione Rai Alessio Gorla, con la bella moglie Daniela, il direttore di Rai Uno Mauro Mazza, accompagnato dall’affascinante compagna Manuela Sain, autrice di un graditissimo e originale ritratto dei due festeggiati, i cantanti e amici di vecchia data Amedeo Minghi, Edoardo Bennato e Nino D’Angelo, insie-me a personaggi di spicco come il giudice Antonio Marini e l’avvocato Roberto Ruggero, e tanti altri tra giornalisti e personaggi noti. Tutti si sono stretti in un affettuoso abbraccio intorno ad una coppia veramente speciale nella sua semplicità. Un raro esempio di amore, dedizione, gioia di stare e costruire insieme. La festa si è conclusa con un interminabile tavolo ricoperto di dolci, dove al centro troneggiava una monumentale torta ricoperta di glassa dorata, dietro alla quale l’elegante e commossa “sposina” Lucia quasi scompariva. Bravo Lino, hai veramente mantenuto la tua promessa!

di Paola Comin

Vi racconto una favola…

EVENTI

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6 For Magazine

For magazine

Avete mai sentito parlare della nobile “arte della moda”? Oppure, addirittura, di “scienza della moda”? Nel corso della mia vita ho incrociato una miriade di “arti”: quella della musica, quella della scultura, della pittura, dell’architettura; in aggiunta ho sempre letto di molte, davvero molte “scienze”: la meccanica, l’economia, la politica, la chimica, la matematica, la trigonometria, addirittura di quella sportiva e calcistica. Tuttavia di “arte della moda” o di “scienza della moda” davvero mai ne ho sentito parlare. Un’arte o una scienza, per rispettare ciò che il dizionario afferma di loro, sono dotate di copertura teorica. O quantomeno ipotetica. Una scienza non nasce così, dal nulla. Un’arte, parimenti, presuppone una tecnica, una filosofia, un pensiero sottostante. La moda non presuppone nulla di tutto questo. Non ha copertura teorica (quella dei cosiddetti manuali o delle riviste patinate è spacciata per tale, e trattengo la risata fragorosa). Non ha nulla. È moda, appunto. È stile, è abbigliamento, è musica. Gli ambienti fanno la moda, i luoghi cool fanno la moda, gli eventi musicali, il cibo, il modo di pettinarsi sono moda. Tutto qui. È solo moda. Da qualche anno pare che la percezione generale del fenomeno moda sia cambiata. Hanno fatto irruzione nel nostro panorama peninsulare delle nuove tendenze, con tutte le relative implicazioni stilistiche e pseudo-artistiche del caso. Queste mode non sono più stile, bensì sono un’idea. Oserei avanzare anche che, di più, sono un ideale. Si dice che i giovani di oggi non abbiano ideali. Loro risponderebbero esplicitamente, ma in realtà lo fanno impli-citamente, che un ideale ce l’hanno eccome: appunto, la moda. Se prima era una filosofia di vita, un lifestyle, uno specchietto per le allodole o uno specchio esteriore, adesso addirittura è un ideale. È qualcosa da perseguire strenuamente, nel cui perfezionamento occorre impegnarsi day by day in modo intenso. In effetti, farsi carico di un fardello così pesante non è cosa da poco, è pur sempre un lavoraccio. È davvero dura industriarsi al mattino per perfezionare il proprio già illimitato guardaroba con oggetti all’ultimo grido, in-dossati per stupire i nostri simili, collezionati senza senso per poter poi esser un giorno cestinati perché la musica sarà cambiata. Far lampeggiare tutt’intorno un’immagine “figa” di sé è un compito non da poco: darne una rappresentazione che impressioni, che renda l’idea, che trasformi nel “di più”. E poi seguono le serate, i punti di ritrovo, lo shopping a buon (cattivo) mercato, l’aria di “fare per davvero”, la musica(ccia) da condividere su Facebook (o Twitter, per chi “sta avanti”), le pose in foto. Non scherzo, le pose in foto! Anche quelle sono sempre identiche, anche quelle sono mutuate da Youtube e Vimeo dove i video sono assemblati ad arte per essere emulati. Anche per i maschietti, pare, è molto più costruttivo (oltre che più semplice e benefico in termini di amor proprio) varcare giornalmente le soglie di boutique (magazzini) e vivisezionare la roba(ccia) sparsa qua e là con intenzionale casualità, mentre un ventiseienne commesso di negozio ti scruta con occhi severi di chi già sa cosa farai, cosa comprerai ma soprattutto cosa non comprerai: gli occhi di chi riesce ad esprimere un giudizio solo da ciò che avvolge il corpo altrui. Molto meglio, di certo, della chi-tarra, del pianoforte, di un libro, di un cd di rock psichedelico, di buon jazz. Il melting pot culturale, che oggi, purtroppo, sconfina in particolare da Regno Unito e U.S.A. nella nostra penisola dalle fin troppo poco gelose tradizioni, ha prodotto questo: giovani intontiti

dalla moda, dallo stile, dalle tendenze, dagli ami cui abboccare. Non c’è mens sana, tantomeno corpore sano, solo guardaroba pieno. Il resto lo fanno i direttori artistici dei contenitori umani che chiamano discoteche, che lucrano sulla simbologia cui inneggia l’ovile. E intanto i quotidiani on-line da consultare giornalmente smettono di essere L’Occidentale, Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore per essere sostituiti da blog interattivi che diffondono idee, ma soprattutto immagini di moda, fatti per ammirare la nuova t-shirt ultra-lunga a pois bianchi, anziché l’intervento stizzito (in inglese) di Mario Monti al Parlamento Europeo. “Va” di più scattare una foto “artistica” a un tizio vestito da straccione seduto su un gradino per strada piuttosto che chiedergli la sua storia: è più semplice fare click piuttosto che domandargli cosa studia e che ci fa seduto lì in terra. Meglio che imparare una lingua, meglio che leggere di sport, meglio di vedere Piet Mondrian al museo. Tanto gli artisti sono loro, quelli che scattano le foto e vestono “radical-caf” (non radical-chic), mica i pittori. Le fashion victim di adesso, quelle giovani che adottano uno stile british lontano anni luce da quello dei favolosi Sixteen, fanno più sorridere amaramente che altro. Perché fanno sul serio, giocano a fare i duri quando li incontri per strada, credono di essere depositari dell’arte mentre si limitano solo a imitare chi l’arte davvero l’ha inventata, quella di fare business. Perlomeno questi ultimi qualcosa l’hanno fatto. Le british fashion victim ancora no; riescono solo nel fare linguacce agli obiettivi di digitali costose, condividere foto sui social network e comprare vagoni di Cheap Monday per compiacere il commesso di turno, che magari in aggiunta si spaccia per Alexander McQueen. Povera Italia giovane.

See youGiovanni [email protected]

GOD SAVE THE FASHION VICTIM

di Luiss Life

RUBRICA

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7 For Magazine

For magazine

Allenati e sarai più in forma e, naturalmente, in salute. Questo è un concetto basilare, lo so, ma spesso una persona non si ap-plica, né trova il tempo necessario per fare un po’ di moto, an-teponendo sempre altri impegni all’esercizio fisico.Nulla di più sbagliato! E i numeri parlano chiaro. Da un studio condotto dalla University of Harvard su 17.000 studenti si è mo-strato che i rischi di malattie cardiovascolari diminuiscono con un minimo di impegno settimanale. Basta davvero poco, anche solo tra le 6 e le 8 ore settimanali. Mentre un altro studio su sogget-ti tra 40 e 59 anni ha evidenziato che chi si allena intensamente da almeno 10 anni diminuisce i suoi rischi cardiaci fino al 67% rispetto a chi fa vita sedentaria.Ancora, un’altra indagine dalla University of Illinois ha provato che circa 40 minuti di lavoro aerobico, svolto tre volte alla setti-mane in modo continuativo per almeno un anno, aiutano ad in-crementare la memoria. Ti devi ricordare che qualunque cosa che possa allenare il siste-ma cardiovascolare tiene le tue “tubature” circolatorie più pulite e

scorrevoli. Siccome il tuo cervello è ingordo di os-sigeno (consuma circa il 25% di tutto l’ossigeno che ispiri durante il giorno) e i neuroni funzionano grazie alle mole-cole O2, quando arriva più sangue alla testa sarai semplicemente più vigile e concentrato. Alcuni studiosi sono riu-sciti addirittura a calcolare che Albert

Einstein aveva una maggiore ca-pillarizzazione cerebrale. E forse per questo era così intelligente! Inoltre, per quanto paradossa-le possa sembrare, anche l’in-versione della postura del cor-po, ovvero mettendosi a testa

in giù, oppure saltare sul trampolino

aiutano ad ossigenare il cervello.In più fare sport, anche se poco, riduce il colesterolo cattivo, diminuisce lo stress, aiuta a consumare la massa grassa, rimo-della il corpo, rende più energici, più sorridenti, aumenta le di-fese immunitari, rallenta l’invecchiamento biologico e permette persino di mangiare di più!Lo sport fa bene, è garantito, e il tuo corpo allenato ti regalerà più gioia di vita se cominci a praticare sin da subito un po’ di movi-mento fisico. Che aspetti? Prendi le scarpe che hai inchiodato al muro e ricomincia da ora. Non è mai troppo tardi né troppo presto per iniziare!

Buon Allenamento da Jill Cooper

con Jill Cooper

IN FORMA

SE FAI SPORT… LE SAI TUTTE!Diversi studi delle più importanti università dimostrano che il movimento fisico, anche se praticato in modo soft, riduce le malattie cardiovascolari e procura tanti benefici all’organismo. Può rendere persino più intelligenti!

L’esperta di fitness più famosa d’Italia è di nuovo in libreria con Anti Anta, il primo metodo contro l’invecchiamento. Un libro che, con il Dvd allegato, offre alle giovani quarantenni, ma non solo, un rimedio per restare in forma.

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8 For Magazine

For magazine

Raccomandato da SgarbiChi? Il Tintoretto! Roma ospita una mostra unica nel suo genere, che propone le migliori quaranta opere del celebre pittore veneziano, ammirate anche dal presidente Napolitano e consigliate dal professore che, quando non litiga in Tv, è un grande critico

Tintoretto, Il miracolo dello schiavo, olio su tela, 1564. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

di Nolberto Bovosselli

ARTE

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9 For Magazine

For magazine

C’era anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, benché in visita privata, all’inaugurazione della straordinaria mostra su Tintoretto, ospitata presso le Scuderie del Quirinale fino al 10 giugno. Jacopo Ro-busti, detto il Tintoretto (il padre era tintore di stoffe), la cui opera arriva per la prima volta a Roma, è stato un genio della modernità, capace di una sintesi perfetta tra la maniera romana e il colorismo veneto, nel nome dell’azione e del dinamismo, che lo proiettano ben oltre il Barocco. “Il più terribile cervello che abbia mai avu-to la pittura”: così Giorgio Vasari ritrasse colui che per primo riuscì, nella Venezia del Cinquecento, ad allonta-narsi dal mito di Tiziano, proponendo una pittura che, evitando i consueti canoni della bellezza veneziana, im-pose una linea di forte e nitido realismo capace di fare scuola per diverse generazioni d’artisti.Questa mostra monografica rientra nell’ampio pro-gramma di rivisitazione degli artisti che hanno reso uni-ca e grandiosa la storia del nostro Paese, proseguendo dunque sulla strada della presentazione delle illustri personalità dell’arte italiana, dopo le esposizioni su

Caravaggio e Lorenzo Lotto. La mostra su Tintoretto, che si propone di narrare tutti i generi in cui il mae-stro veneziano si è cimentato, dai grandi teleri religiosi, alle opere profane, alla ritrattistica, è curata da Vittorio Sgarbi. Il noto critico d’arte si è detto molto soddisfatto della sua fatica di curatore. «Ho cominciato a pensare a questa mostra quando ero soprintendente a Venezia – ha dichiarato Sgarbi – con l’intenzione di portarla in laguna dopo l’edizione nella Capitale. Da un po’ di anni le grandi mostre sui veneti si fanno solo a Roma». Alle Scuderie sono esposte le opere più significative del pit-tore, in un allestimento di grande efficacia, che Sgarbi rivendica con decisione, definendo questa antologica di Tintoretto «la più completa possibile fuori da Vene-zia», anche in virtù del fatto che per questo evento sono stati investiti 1,9 milioni di euro. I quadri da ammirare sono una quarantina, tutti estre-mamente rappresentativi, accompagnati da spiegazioni e corredati dal commento di Melania Mazzucco, scrit-trice e studiosa dell’artista, che ha curato i testi di sala. Grazie alle sue parole, la mostra, situata nei due pia

Tintoretto, Susanna e i vecchioni, olio su tela, 1555. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

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10 For Magazine

For magazine

ni espositivi delle Scuderie, si sviluppa seguendo una precisa narrazione biografica. Tra le varie tele si segnala la presenza di Gesù tra i Dottori, di Miracolo dello schia-vo e di Deposizione al sepolcro. Quest’opera è la tela che vede per ultima la mano del Tintoretto. Il percorso espositivo prosegue con alcuni capolavori del calibro di Madonna dei Tesorieri, Santa Maria Maddalena, Santa Maria Egiziaca, Deucalione e Pirra, Trafugamento del corpo di San Marco, Apollo e Dafne. Tra i teleri spicca il prestigioso confronto tra le due versioni dell’Ultima cena, provenienti dalle chiese di San Polo e di San Tro-vaso. Tensione drammatica, furore artistico, attenzio-ne ai dettagli scenografici sono gli elementi innovativi

introdotti da Tintoretto, abile nel creare una pittura di tocco e di esasperato colorismo per narrare ogni aspet-to della miseria umana, mirando a un’espressività che commuove, finalizzata alla ricerca della verità.Al secondo piano del palazzo quirinalizio, le opere del-la pittura religiosa sono accompagnate da alcuni tra i massimi capolavori della ritrattistica tintorettesca e del-la pittura profana, come nel caso delle vibrazioni tonali di San Giorgio uccide il drago, prestato dalla National Gallery di Londra. Altri prestiti di assoluta eccezionalità sono Vulcano e Marte dell’Alte Pinakothek di Monaco e, tra le storie bibliche, la versione viennese della Susanna tra i vecchioni, ove la fanciulla è raffigurata in tutto lo

Tintoretto, Venere, Vulcano e Cupido, olio su tela, 1550-1554 ca. Firenze, Galleria Palatina.

Tintoretto, Ultima cena, olio su tela, 1568-1569. Venezia, Chiesa di San Polo.

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Tintoretto, Dafne e Apollo, olio su tavola, 1550 ca. Modena, Galleria Estense.

splendore della sua bellezza e luminosità di un nudo, che si accompagna all’amorevole minuzia con cui il pittore descrive i mille particolari della scena. Proprio il fondamentale sostegno dei maggiori musei del mon-do contribuisce a restituire appieno in questa mostra

la teatralità, il gigantismo (alcune tele misurano cinque metri di lunghezza per lato) e l’arditezza del grande ma-estro veneziano.

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La berlina più amata

di Demetrio Moreni

AUTO

La nuova Bmw Serie 3 ha tutto per puntare in alto: linee eleganti coniugate a soluzioni sportive, con quattro motorizzazioni disponibili, tra cui il 328i TwinPower Turbo, capace di spingere questo gioiello da 0 a 100 km/h in 5,9 secondi

La Bmw Serie 3 berlina è disponibile con due motori benzina e due diesel, con tre possibili allestimenti (ma nell’estate 2012 arriverà anche il pacchetto M Sport). Il costo oscilla tra 37.050 e 48.750 euro.

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Presentata ufficialmente al Salone di Francoforte 2011, sbarcata nelle concessionarie mondiali, Italia inclusa, lo scorso mese di febbraio, arriva finalmente l’ultima generazione della Bmw Serie 3, berlina di successo della Casa di Monaco, una delle auto più amate e desiderate tra quelle in commercio. L’edizione 2012 della 3 volumi più famosa del gruppo tede-sco sfoggia un design sobrio, ma moderno e sportivo. Un rinnovamento, rispetto alla quinta serie, che bada al sodo, con una interessante variante ibrida ma che si inserisce nel solco della tradizione. La nuova Bmw Serie 3 rappresenta un’evoluzione della versione che so-stituisce, con dimensioni leggermente aumentate (93 mm in lunghezza, 50 mm di passo, 37 mm di carreggiata anteriore e 47 mm di carreggiata posteriore) e linee che si caratterizzano per la loro morbidezza, pur mo-strando un frontale maggiormente elaborato, caratterizzato da due prese d’aria laterali più aerodinamiche, ed una complessiva sensazione visiva di maggior dinamicità. Il design degli esterni ripropone gli elementi tradizionali tipici del marchio Bmw: superfici sportive ed eleganti forgiate nei minimi particolari, con un’estetica che colpisce. La calandra a doppio rene ed i proiettori for-mano un unico elemento armonico, rimandando alla forma del segmento

anteriore dei modelli precedenti, mentre vengono sottolineate larghezza e sportività. Le linee precise e ascendenti catturano l’attenzione anche lateralmente, slanciando la vettura e conferendole ancora più dinami-smo. Il segmento anteriore proteso in avanti termina poi con il caratteri-stico sbalzo nel cofano motore. L’automobile risulta molto scattante ed agile. Il passaggio morbido dalla linea del tetto slanciata al lunotto piatto conferisce un look tipico da coupé, ed una leggerezza propria delle ber-line sportive compatte.Gli interni della nuova Serie 3 sono all’insegna della continuità, con il giusto connubio tra eleganza e modernità, che è ormai la consuetudine per le auto della casa bavarese. In particolare, la plancia è più curata e pratica, con le vaschette portaoggetti poste nella consolle centrale. I ma-teriali di pregio dell’abitacolo trasmettono l’idea di un particolare feeling con il guidatore, e di un’ottima gestione dello spazio, tale da avere tutte le funzioni a portata di mano. Sono tre gli equipaggiamenti, oltre a quello base di serie: l’allestimento “Sport” garantisce interni in tessuto Track, volante e sedili sportivi, modanature in nero lucido, cerchi in lega 18" a razze e placchetta identificativa; il “Modern” aggiunge interni in stoffa o pelle, modanature in “pearl”, cerchi in lega 18" a turbina ed una strumen

Il frontale si caratterizza per le due prese d’aria laterali, che sostituiscono la presa d’aria centrale, e che presentano anche le aperture verticali denominate Air Curtain, con positive ricadute su aerodinamicità, consumi e prestazioni.

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tazione speciale; il “Luxury”, invece, prevede climatizzatore automatico bizona, modanature in legno pregiato e finiture cromate.Tuttavia, il design non va mai a discapito della funzionalità. Soluzioni innovative e dettagli ergonomici lasciano spazio a ciò che più conta: il piacere di guidare.Quanto al comfort di comando, Bmw offre un’ampia gamma di soluzio-ni intelligenti. Infatti, in combinazione con l’equipaggiamento optional Comfort Access, è disponibile l’apertura del portellone posteriore senza

contatto: un solo movimento mirato del piede sotto il paraurti posteriore attiva il meccanismo, che si sblocca e si apre autonomamente. I sedili posteriori abbattibili offrono soluzioni flessibili per il trasporto di oggetti ingombranti. Gli schienali parzialmente reclinabili consentono il massimo della versatilità di carico.Tra le motorizzazioni la Bmw Serie 3 offre quattro propulsori, a partire dal 328i, TwinPower Turbo, che introduce una generazione nuova di leggeri e potenti motori a benzina, che si integrano alla perfezione nel concetto di dinamismo della nuova vettura. Il modernissimo propulsore turbo eroga 245 CV e sviluppa già a 1.250 g/min con una coppia massima di 350 Nm, accelerando da 0 a 100 km/h in 5,9 secondi. Nonostante le prestazioni brillanti, il consumo medio di carburante è di soli 6,4 litri per 100 chilome-tri. Per gli amanti dei propulsori a sei cilindri in linea è disponibile il Bmw 335i: il motore a benzina da 3.000 cc di cilindrata eroga una potenza di picco di 306 CV e una coppia massima di 400 Nm già a 1.200 g/min, superando così le prestazioni di guida del predecessore e offrendo inoltre dei valori di consumo di carburante e delle emissioni più bassi. C’è poi il Bmw 320d: nella nuova berlina il modernissimo motore quattro cilindri diesel con tecnologia TwinPower Turbo assicura un rendimento elevato che ne aumenta ulteriormente l’efficienza. Questo vale anche per il Bmw 320d EfficientDynamics Edition, che combina la potenza massima di 163 CV con un consumo medio di soli 4,1 litri di diesel per 100 chilometri. Il cambio manuale è, per tutte le versioni, quello a 6 marce, ma è dispo-nibile anche un cambio automatico a 8 rapporti. Non manca infine lo sterzo elettromeccanico e sistemi, quali il Brake Energy Regeneration, per il recupero dell’energia prodotta dall’impianto frenante. Nelle versioni 335i e 328i è presente la funzione Servotronic, capace di servoassistere in modo graduale a seconda della velocità.Nel segno inconfondibile della Bmw questa nuova berlina sportiva ha in sé tutti i presupposti per puntare con successo ai mercati europei, ame-ricani e del mondo.

L’agilità e la dinamicità restano i temi centrali della berlina sportiva e apportano un contributo fondamentale al maggiore divertimento di guida.

Sul lato guidatore, la consolle centrale asimmetrica sottolinea un susseguirsi di modanature ed effetti ottici degli interni. Sul lato passeggero, l’ambiente è elegante grazie ad una plancia strumenti con modanature che sono veri e propri gioielli.

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Una scocca dalla struttura particolarmente resistente alle torsioni e sofisticati sistemi di sicurezza attiva e passiva assicurano la massima protezione degli occupanti. Il design del telaio garantisce un maggiore comfort di guida.

Al cambio, manuale o automatico, è associata la funzione Start & Stop. Come optional esiste un tasto che aziona la modalità Eco Pro, con la possibilità di scegliere tra quattro programmi di guida, da quella sportiva a quella economica.

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Cara Marina,hai scritto che la cosa migliore della vita è avere un buon carattere, che vuol dire essere allegri, vivaci, creativi, ma anche saper tenere duro. Io ho 25 anni, sono un tipo gen-tile e remissivo. Non sono capace però di combattere. E finisce che perdo sempre. Beata te che sei una vincente e coraggiosa. Io credo di perdere anche perché mi spavento di tutto. Se mi rispondi, mi farai cosa gradita.

Giuliana, Orvieto

Cara Giuliana, è come dici tu: nella vita è molto importante anche saper tenere duro. Ti descrivi come remissiva e incapace di com-battere, spaventata da ogni cosa. Spero che questo au-toritratto corrisponda solo a un tuo momento, che a Mila-no definirebbero “inverso”. In fondo a 25 anni sei all’inizio della tua vita. Ti consiglio di fissarti obiettivi brevi, direi alla giornata, cercando di perseguirli con un po’ di tigna, an-che quelli più spiccioli. La tenacia è il “body building” del carattere, e va esercitata ininterrottamente. Ti posso dire che, per esempio, da ragazza, alla tua età, a casa mi chiamavano “il disco rotto”, perché non mollavo con le mie proposte fin quando, esausti, i miei genitori ce-devano. Ricordo che mio padre diceva che io più che co-raggiosa ero incosciente. Certo, ho corso molti rischi, ma ho evitato di passare i miei anni sotto il segno della per-plessità, coprendo le esitazioni con la spuma delle paro-le, le inutili “pappardelle”. E vedrai che se terrai duro co-me ti consiglio, a poco a poco smetterai di perdere e di aver paura della tua ombra. Non tener conto più di tan-

to di chi ti criticherà, osservando che da rassegnata ti sei trasformata in un vero crostino. Coraggio, respira a pieni polmoni e va’ avanti.Ciao, tua Marina

Cara Marina,ho una figlia di 19 anni che tra qualche mese si spose-rà. Ha deciso di fare un matrimonio in grande di tipo tra-dizionale: fiori, musica, abito bianco e soprattutto liste di nozze per i regali, incluso la lista per la luna di miele. Che ne pensi?

Anna, Perugia

Cara Anna,appartengo a quella minoranza che si rifiuta di fare un re-galo di nozze firmando una lista. Ai miei occhi le liste sem-brano misure sociali, una specie di “società di mutuo soc-corso”. Non un gesto che corrisponde a una scelta, a un dono pensato, mirato per due persone alle quali vuoi be-ne. Ma io, anche per i matrimoni, non faccio testo, perché non mi è mai piaciuto stare nel branco e seguire iniziative collettive. Per fortuna risulto, appunto, stabilmente in mi-noranza. Altrimenti non avrei potuto affermare quello a cui tengo tanto: praticare sempre il principio di “irriverenza”.Ciao, Marina

SCRIVI A: [email protected]

di Marina Ripa di Meana

CARA MARINA

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For magazineQUESTION TIME - IL TERRITORIO

Lo Sportello del CittadinoIn questo secondo numero di For Roma Eur, riproponiamo questa utile e signi-ficativa iniziativa promossa dal consi-gliere municipale Pietrangelo Massaro, il cui volto i residenti dell’Eur conosco-no più che bene. Non perché abituati a vederlo sui manifesti che imbrattano il nostro splendido quartiere ma perché attivissimo sul territorio. E lo Sportello del Cittadino è l’ennesima conferma di un’attività politica sempre votata al “fare”. Un politica che ha portato alla nascita nel cuore dell’Eur dello Sportello del Cittadino. Basta leggere lo slogan per capire esattamente il fine di questo centro servizi dedicato ai residenti del Municipio Roma XII Eur: “Ascoltarti, un tuo diritto un nostro dovere”. Vediamo nel particolare i servizi offerti: - Affrontare e risolvere concretamente i problemi del territorio (strade dissestate, alberi pericolanti, ecc.)- Organizzare iniziative socio-culturali e sportive (mostre, visite guidate, ecc.)- Fornire una consulenza lavorativa e

assistenza legale e fiscale.I residenti potranno comunicare pro-blematiche del territorio e promuovere iniziative ogni martedì pomeriggio alle 18.30 recandosi presso la sede dello Sportello del Cittadino sito a piazzale Konrad Adenauer,1 (Palazzo degli Uffici). For Roma Eur seguirà da vicino questa interessante iniziativa che arricchisce il nostro quartiere di un importante stru-mento di dialogo tra istituzioni e resi-denti.

Sportello del CittadinoSede: piazzale Konrad Adenauer, 1Consigliere Municipio Roma XII Eur Pie-trangelo MassaroTel: 338 66 28 935Mail: [email protected]

Progetto Sicurezza Urbana Partecipata Municipio XIIIn via sperimentale, dal 1 dicembre 2011 al 31 maggio 2012, presso l’Ufficio Rela-zioni con il Pubblico del Municipio Roma XII Eur, è attivo uno sportello a cui i citta-dini possono rivolgersi per problematiche inerenti la Sicurezza Urbana.Giovani tirocinanti opportunamente for-mati saranno a disposizione per acco-gliere e trasmettere ai competenti uffici le esigenze rappresentate. Potranno essere segnalate problematiche riguardanti edi-fici occupati abusivamente, illuminazione pubblica carente, insediamenti abusivi, disturbo della quiete pubblica, spaccio e prostituzione.

Giovani idee a sostegno di iniziative umanitarie Il 27 gennaio scorso, nella sala consiliare del XII Municipio, è stato presentato il concorso letterario "Occupiamoci del mondo", promosso dalla Provincia di Roma e dalla Fondazione Johnson & Johnson. L’iniziativa punta sui ragazzi dai 14 ai 19 anni per stimolare creati-vità e spirito di iniziativa, da mettere in campo per lo sviluppo di nuove idee da investire nel sociale.Tre le sezioni previste: poesia inedita, narrativa e multimediale per illustrare gesti e forme di solidarietà che pos-sono contribuire a rendere il mondo migliore. Individualmente o in gruppo, i ragazzi potranno presentare racconti, poesie, spot o cortometraggi entro il 31 marzo 2012.L'iniziativa, volta a sensibilizzare i giovani su tematiche sociali ed iniziative umani-tarie, coinvolgerà le scuole del territorio. Ad aprile, una giuria valuterà le migliori proposte che, una volta premiate, po-tranno finanziare progetti di associazioni no-profit che lavorano a livello nazionale o locale opportunamente selezionate.

EUR, LE ULTIME DAL QUARTIERE

di Sam Stoner

Pietrangelo Massaro, consigliere del Municipio XII Eur

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For magazineMISSING

I casi che presentiamo sono di Mirko Mangiarotti e Luca Alessandri.L’Associazione Penelope, nella persona di Natalina Or-landi, attiva nell’assistenza alle famiglie degli scomparsi e

nel ritrovamento degli stessi, ci comunica che le famiglia sono disperate, fidiamo nella collaborazione di tutti per la ricerca. La redazione ringrazia anticipatamente per tutto quello che si potrà fare.

ASS. TERRITORIALE PENELOPE LAZIOPresidente: Natalina OrlandiVia Stellanello, 9 – 00168 RomaTel. 347 1045017e-mail: [email protected]: www.penelopeitalia.org

ASS. PENELOPE NAZIONALEPresidente: Elisa Pozza TascaSede Nazionale: Salita De Crescenzi, 3000186 RomaTel. 335 7204449e-mail: [email protected]: www.penelopeitalia.org

COMMISSARIO STRAORDINARIO DELGOVERNO PER LE PERSONE SCOMPARSEPrefetto Michele PentaVia Urbana, 9 – 00100 Romae-mail: [email protected]. 06/46548389

TROVIAMOLI INSIEME!

PER INFORMAZIONI E SEGNALAZIONI RIVOLGERSI A

di Simone Stirati

Mirko Margiotti, 46 anni, scomparso il 5 novembre 2011. L’ultimo avvistamento è stato alle ore 12 del 5 novembre scorso presso l’abitazione dei genitori in via Sant’Ingi-no Papa a Roma. Guidava un furgone Fiorino Fiat, targa BP627WN. Mirko è alto 180 cm, capelli castano scuro, occhi marro-ni, barba incolta. Al momento della scomparsa indossava un giubbino nero, jeans scuri e scarpe da ginnastica Nike bianche e celesti.Mirko soffre di crisi depressive. La fidanzata ha ricevuto un suo sms alle ore 18 del 5 novembre, il cui contenuto non faceva presagire a un suo possibile allontanamento.Per inviare segnalazioni: tel. 3288453037email: [email protected]

Luca Alessandri, scomparso il 7 dicembre scorso a Ostia. Luca aveva da poco cambiato la sua ditta individuale in una Srl, vendendo il 50% della società a dei nuovi soci per una somma di 110.000 euro. Al momento della scomparsa avrebbe dovuto ricevere ancora una consistente somma. I conti in banca di Luca sono in rosso e quella cifra non è mai stata versata. Questo induce i familiari a ritenere che non si tratti di un allontanamento volontario. Luca è molto conosciuto a Ostia, quartiere nel quale è cresciuto e sempre ha lavorato.Per inviare segnalazioni:tel. 3282899081email: [email protected]

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For magazineINTERVISTE

di Simone Stirati

IL CUORE PULSANTE DELL’EURIl nuovo reparto di Cardiologia dell’ospedale Sant’Eugenio rappresenta un’eccellenza per la Capitale e non solo. Un vero fiore all’occhiello per il quartiere proiettato verso l’Europa

Il Professor Achille Gaspardone, primario della Divisione di Cardiologia

dell’Ospedale S. Eugenio di Roma.

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Potremmo definire il professor Achille Gaspardone, primario della Di-visione di Cardiologia dell’Ospedale S. Eugenio di Roma, un moderno “Don Chisciotte” capace, grazie alla sua determinazione e alla passione per il suo lavoro, di realizzare un progetto che sulla carta sembrava irrealizzabile. Eppure i risultati sono arrivati. E si tratta di esiti impensa-bili per un settore come quello sanitario pubblico che nell’immaginario collettivo è ormai allo stremo da molti anni. Il professor Gaspardone racconta a For Roma Eur una storia di impegno personale che ha permesso di realizzare un reparto di Cardiologia che oggi è un punto di riferimento non solo per la Capitale ma per l'intero Paese.

Lei è arrivato al S. Eugenio dall’Università di Roma Tor Vergata. Cosa accadde al suo arrivo?«Quando arrivai al S. Eugenio, mi chiesi perchè mai un quartiere bello come l’Eur avesse un ospedale così brutto e abbandonato. Eppure, in questa zona abitano diversi noti politici, ci sono le sedi di alcuni mini-steri come il Ministero della Salute, a pochi chilometri c’è la sede della Regione Lazio. L’Eur, da un punto di vista architettonico, è uno dei pochi esempi di razionalismo italiano secondo il concetto di neoclassicismo semplificato propugnato dal Piacentini, il grande architetto degli anni ’30. L’Eur è quindi un quartiere di Roma di grande importanza storica e culturale. Era veramente inaccettabile la condizione nella quale versava l’ospedale più importante della zona. Ho pensato che questo quartiere meritasse un ospedale decisamente migliore.In questa area ci sono grandi potenzialità assistenziali. La ASL RMC dell’Eur è tra le più grandi d’Italia come estensione, ha infatti un drenaggio di più di un milione e mezzo di abitanti; inoltre, rappresenta un’area di forte pendolarismo lavorativo, con migliaia di persone che ogni giorno raggiungono il quartiere per lavorare e infine è un’area a forte incremento abitativo caratterizzato dall’insediamento di numerose giovani coppie. Altra potenzialità è quella di ordine logistico, l’ospedale si trova infatti in una posizione strategica tra Grande Raccordo Anulare, Pontina e Laurentina e a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale di Fiumicino».

Il problema è di ordine organizzativo o di personale?«Soprattutto organizzativo. I medici e gli infermieri sono professionisti costretti a lavorare in un contesto dove spesso è mancata una strategia progettuale globale di lungo termine. Al S. Eugenio vi sono centri di eccellenza nazionale come l’Oculistica, l’Ortopedia-Traumatologia, la Nefrologia-Dialisi, la Neurologia, la Chirurgia, il Centro Grandi Ustionati, l’Ematologia e la Radiologia. Le dico con tutta sincerità che quando ho

avuto problemi clinici personali o dei miei familiari più stretti mi sono completamente affidato alle cure dei professionisti del S. Eugenio con grande fiducia e soddisfazione. Il problema è quindi soprattutto quello di mettere insieme tutte queste professionalità in un progetto di crescita comune».

Ci spieghi meglio.«Dal 2002 al 2010 sono cambiati 7 Direttori Generali o Commissari o facenti funzione; quasi uno all’anno. Questo comporta l’impossibilità per mancanza dei tempi tecnici di poter fare progetti a lungo termine. Pensi per esempio alla durata di una procedura di gara. Un iter pro-cedurale di una gara dura mediamente 12-15 mesi; è ovvio che se un Direttore Generale cambia più o meno ogni 12 mesi, la conseguenza è che difficilmente può vedere la fine del suo progetto. Il problema, quindi, è fondamentalmente organizzativo. Per poter fare una adeguata programmazione serve un buon progetto, capacità organizzative ma anche un tempo sufficientemente prolungato».

Come è iniziato il suo progetto per il S. Eugenio?«Innanzitutto bisogna credere nella sanità pubblica. Penso che il servizio sanitario pubblico sia una grande conquista della nostra società, un bene di inestimabile valore che abbiamo il dovere di preservare e nel quale dobbiamo investire risorse e capacità. Per quanto riguarda il finanziamento per il progetto, il Ministero della Salute a partire dalla fine degli anni ’80 ha stanziato dei fondi per l’ammodernamento edilizio e funzionale degli ospedali. Erano quindi finanziamenti già finalizzati a questo scopo. Si trattava quindi solo di utilizzarli. L’idea iniziale è stata quella di utilizzare un progetto di finanza. Uno strumento economico molto diffuso all’estero (una gran parte degli ospedali inglesi negli ultimi 30 anni è stata costruita utilizzando il progetto di finanza) che prevede una parte di finanziamento pubblico e una parte (anche percentualmente maggiore) di finanziamento privato. I privati successivamente rientrano nella gestione dell’ospedale con quote in parte derivanti dall’attività assistenziale e con l’assunzione diretta di parte dei servizi (cucina, pulizia, parcheggi, ecc.). Partendo, quindi, da 15 milioni di euro di finanziamento pubblico ci sarebbe stato un finanziamento privato per circa 40 milioni di euro, per un totale utile di circa 50 milioni. Cifra che avrebbe permesso di rifare l’intero ospedale S. Eugenio. L’idea tuttavia, forse troppo innovativa ed impegnativa, forse per mancanza di una cultura moderna della pubblica amministrazione, non ottenne la necessaria approvazione regionale e benchè fosse già pronto un progetto organico, l’intera operazione si bloccò».

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Ma lei non si ferma.«No, affatto, anche se si è trattato di ricominciare tutto da capo. Si ritorna alla carica. L’idea adesso è quella di utilizzare unicamente il fi-nanziamento ministeriale. Quindi nuove procedure di richiesta di fondi al Ministero della Salute, nuova asseverazione del Ministero dell’Eco-nomia, nuove procedure regionali presso gli uffici tecnici e finanziari; insomma un vero calvario amministrativo. Tenga presente che ognuno di questi passaggi dura mesi e mesi e, se s’incontrano difficoltà anche minime, bisogna ricominciare tutto da capo. Devo dire che ho incontrato tanta incompetenza, superficialità ed approssimazione, ma ho anche trovato persone di grande valore professionale ed etico che ci hanno aiutato molto in questo cammino. Alla fine il progetto è pronto e le carte sono in regola. Inizia così la gara per il l’ammodernamento funzionale e strutturale della Divisione di Cardiologia, di gran parte della Radiologia, e successivamente del SPDC (reparto di salute mentale) e quello IVG (Interruzione volontaria di gravidanza)».

Ha fatto tutto da solo?«Certamente no. Sono tante le persone che più o meno direttamente hanno partecipato al progetto e che devo ringraziare. A parte il diretto coinvolgimento dei vertici aziendali che hanno dato una forte acce-lerazione all’iter amministrativo, abbiamo avuto il supporto tecnico di ingegneri di alto livello tecnico e i consigli di legali di grande esperienza amministrativa. Alla fine abbiamo superato tutti gli ostacoli amministrativi, tecnici e legali anche se con il duro prezzo di perdere un sacco di tempo e tanta amarezza. Tenga presente che tra la richiesta di finanziamento e la fine della gara sono passati circa 6 anni un tempo simile a quello necessario nel 72 d.C. per costruire il Colosseo. E noi eravamo solo all’inizio dei lavori non alla fine. Non è certo un bell’esempio di rapidità amministrativa».

I lavori del reparto Cardiologia sono iniziati nel 2010, se non sba-glio.«Sì, sono iniziati nel gennaio 2010 e alla fine di febbraio 2011 ci siano trasferiti. Tutto sommato i lavori sono avanzati rapidamente grazie anche all’impresa titolare dell’appalto che ci è venuta incontro malgrado le numerose difficoltà economiche. Ho cercato di seguire personalmente le varie fasi dei lavori. Non solo in veste di medico ma anche di appren-dista carpentiere. Raggiunsi una tale confidenza con il geometra capo e l’ingegnere responsabile della ditta edile che un giorno, all’ora di pranzo, mi dissero:”Ingegnere, andiamo a mangiare qualcosa?” In pratica ero stato scambiato per il direttore dei lavori. Del resto, ho seguito ogni fase, progettuale ed esecutiva, dalle prove di carico iniziali per la valutazione della stabilità del cemento armato alla scelta dei colori del pavimento, dei rivestimenti, delle porte, ecc. Ci tengo a sottolineare che durante il trasferimento del reparto di Cardiologia, macchinari compresi, non ab-biamo mai cessato l’assistenza, nemmeno per un’ora, grazie devo dire all’entusiasmo di tutto il personale specialmente degli infermieri e degli ausiliari coordinati mirabilmente dalla mia caposala Sig.ra Giuseppina Gervasio».

Come è il nuovo reparto di Cardiologia?«La forzata collocazione del nuovo reparto di Cardiologia al piano meno 1 presso locali già esistenti e abbandonati alla fine del 2000 (anno del Giubileo) alle ingiurie del tempo, ci ha costretto a delle scelte obbligate. Innanzitutto la collocazione funzionale in prossimità del Pronto Soccor-so e della Rianimazione, necessaria per il trattamento delle patologie cardiovascolari acute (infarto, scompenso cardiaco, aritmie, ictus, ecc.), quindi i due elementi architettonici terapeutici fondamentali: lo spazio e la luce. L’estensione dei locali era limitata quindi non era facile ricavare spazi e il piano meno uno (in pratica sottoterra) era un grosso limite per la luminosità degli ambienti. Per l’ottimizzazione dello spazio si è cercato di rettilineizzare i percorsi dando un senso di prospettiva e per incrementare la luminosità si sono utilizzati colori chiari riflettenti. Di fatto, entrando nei vari blocchi della Divisione si ha l’idea di trovarsi in un ambiente rettilineo e luminoso e non si ha l’idea di ristrettezza. Il corridoio centrale degli ambulatori ha in fondo una finestra, che dà una buona idea di distanza. Mancano ancora le tende nelle stanze di degenza e negli ambulatori, ma stiamo provvedendo. Rimane anche il problema della parete di fronte alle stanze di degenza che di fatto sono sottoterra. Un’idea suggeritami da un grande architetto, nostro involontario ospite,

sarebbe di far stuccare la parete e dipingerla con un murales a temi marini come i delfini del palazzo di Cnosso. Questo per evocare nei degenti un senso di pace e serenità attraverso immagini e colori chiari e intensi. La stessa formula con la quale un team di architetti, neurologi e psichiatri ha costruito un ospedale psichiatrico vicino a Las Vegas negli Stati Uniti. Qui ovviamente sarà difficile perché ad ogni gara pubblica frequentemente segue un ricorso; è triste ma adesso alle gare non si presentano i tecnici delle imprese ma direttamente gli avvocati. Se ci fosse un po’ di etica e buon senso dello Stato in Italia si potrebbero fare grandi cose perché uomini e idee non mancano».

Un reparto molto articolato.«L’idea è stata quella di suddividere le aree per intensità di cura. C’è un’area ambulatoriale (outpatient) dove sono locati gli ambulatori e il Day Hospital cardiologico per i pazienti esterni, un’area a bassa inten-sità di cura rappresentata dal reparto di degenza ed infine un’area ad alta intensità di cura nella quale vi è la Terapia Intensiva Cardiologica, le sezioni di cardiologia invasiva (emodinamica, elettrostimolazione ed elettrofisiologia), la Stroke Unit e la rianimazione. Le tre aree sono in col-legamento tra di loro per un rapido e funzionale trasferimento dei pazienti. Le stanze sono a 2 e a 1 letto, ognuna con il bagno in camera ed aria condizionata. Le stanze sono ampie e luminose. Nell’area ambulatoriale abbiamo 3 sezioni di ecocardiografia, ambulatori clinici, ergometria e controllo pace-maker. Particolare importante nell’area degenza abbiamo ricavato una stanza soggiorno per la socializzazione dei pazienti. Infine, ma non certo per importanza, l’informatizzazione di tutto il reparto è in fase di ultimazione. In particolare tutte le terapie vengono somministrate secondo modalità informatiche tramite un dispensario elettronico che siamo stati i primi ad utilizzare nel Lazio».

Ci parli della terapia intensiva cardiologica e delle apparecchia-ture«La terapia intensiva è costituita da 6 box singoli per preservare la giusta privacy dei degenti. I parenti dei degenti accedono ai box tramite un

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percorso esterno completamente isolato dall’area di lavoro. Le sale di emodinamica ed elettrofisiologia-elettrostimolazione sono attigue alla Terapia Intensiva Cardiologica e dotate di apparecchiature di ultima generazione. Per quanto riguarda le procedure di emodinamica ese-guiamo esami diagnostici e tutte le procedure interventistiche nell’adulto (angioplastica, stenting coronarico, patologie congenite e valvolari), per quanto riguarda l’elettrofisiologia vengono effettuate tutte le procedure riguardanti il trattamento interventistico delle aritmie (ablazione, defi-brillatori, ecc). Insomma adesso una Cardiologia veramente moderna e completa».

Avete le migliori attrezzature a livello mondiale.«Assolutamente, sono quanto di meglio si possa trovare oggi sul mer-cato. Peraltro stiamo collaborando con i tecnici delle ditte fornitrici per l’implementazione di nuovi software dedicati. Il costo totale delle attrez-zature e del programma di manutenzione è stato peraltro relativamente contenuto».

Sono molto importanti anche le donazioni.«Certamente. Le donazioni spontanee dei pazienti ricoverati da noi e delle fondazioni pubbliche e private che a vario titolo interagiscono con la nostra struttura e con la nostra ASL sono di fondamentale importanza per il mantenimento di adeguati standard funzionali. Questa interazione virtuosa che qui in Italia è l’eccezione, all’estero è la regola. Molte attività di didattica e di formazione sono possibili grazie a questi finanziamenti. Abbiamo anche una Onlus istituita con decreto regionale di cui fanno parte tutti i medici del nostro reparto ed alcuni volontari. La nostra Onlus (cfr. CARDIVA Associazione per lo Studio delle Malattie Cardiovascolari) ha come fine quello di migliorare le condizioni di degenza dei nostri pa-zienti, l’ammodernamento delle apparecchiature, la formazione continua del nostro personale e riceve contributi fondamentalmente da privati e attraverso l’istituto del 5 per 1000».

A quando l’inaugurazione?«Questa è una decisione che spetta alla nostra Direzione Aziendale. Noi abbiamo chiesto di fare una volta tanto una inaugurazione vera e non di facciata. Vogliamo fare una inaugurazione con una Cardiologia attiva, efficiente ed operativa. Speriamo in breve tempo di avere le risorse adeguate per essere attivi 24h su 24h, 365 giorni all’anno per quanto attiene alla cardiologia invasiva. Per far questo abbiamo bisogno di un minimo di personale medico formato e di infermieri. La nostra Direzione Aziendale ha fatto propria questa necessità e si stà adoperando per trovare le soluzioni più adeguate pur in un quadro regionale di ristret-tezza economica. Ma il fine è di assoluta importanza: si tratta della vita dei nostri pazienti, della vita dei cittadini dell’Eur. Sono certo che per il S. Eugenio le cose stanno cambiando velocemente. Ad esempio è già in corso il progetto per la ristrutturazione del nostro Pronto Soccorso che è il vero biglietto da visita di ogni ospedale».

Lei è un esempio per l’intera categoria.«Questo mi sembra francamente esagerato. Non si capisce perché in questo Paese il comportarsi normalmente debba stupire così tanto. Ci si stupisce quando una macchina si ferma per farci attraversare sulle linee pedonali quando dovrebbe essere la regola. Io vorrei essere la regola non l’eccezione e per molti miei colleghi del S. Eugenio è esatta-mente così. Vogliamo un ospedale bello, moderno dove poter lavorare con tranquillità ed esprimere la nostra professionalità al servizio dei pazienti. È necessario avere un alto senso dello Stato e non scordarsi mai che noi siamo al servizio del cittadino e della collettività. Penso sempre che il mio stipendio è pagato dalla collettività e soprattutto a questa devo risponderne in prima persona. Tutto il resto conta poco, anzi proprio nulla».

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Igor Dragar è uno dei volti più noti degli spot pubblicitari. Ma non c’è solo la bellezza per questo modello dalle grandi ambizioni

Ho conquistato le italiane

INTERVISTA

di Cinzia Giorgio

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In Italia è conosciuto come testimonial di noti brand made in Italy, come Nutella, Cucine Berloni, Actimel, Fiat Freemont. Stiamo parlando di Igor Dragar, l’attore sloveno che ha acconsentito a essere intervistato. Lo raggiungiamo al telefono perché in questo momento è in Cina, dove sta aprendo una scuola per giovani attori. Igor è nato in Slovenia nel 1970. A 19 anni ha fondato un gruppo di teatro, il Betontanc e ha cominciato sperimentare le performance del cosiddetto physical theatre, una sperimentazione artistica, che alcuni fanno risalire a Brecht e a Ibsen, e che consiste nel raccontare una storia attraverso il corpo dell’attore. Per dieci anni ha recitato, firmato coreografie e girato in tutto il mondo. Fino a quando ha cominciato la sua carriera di modello nel 2008. Grazie al suo passato di attore teatrale Igor viene spesso chiamato come testimonial per gli spot televisivi, soprattutto in Italia. Igor non si è fermato all’apparenza nella sua vita raminga: si è infatti laureato in legge presso la University of Ljubljana. La vita lo ha portato a fare scelte non sempre facili e popolari, per via delle sue forti convinzioni e dei suoi saldi ideali.

Cominciamo da quella che potrebbe sembrare l’ultima domanda: quali sono i tuoi progetti per il futuro?«Molti, troppi, forse. Ma ti dirò quelli che mi vengono in mente per primi e a cui tengo di più. Prima di tutto aprire una scuola di recitazione qui in Cina; poi lavorare come VJ per un live aid a Hong Kong per raccogliere fondi per le vittime dello Tsunami; poi finire di scrivere una pièce teatrale che manderà in bestia tutti i politici europei e che sbatterà loro in faccia tutta la loro ipocrisia. Infine recitare in un film di Bollywood, e finire il mio film, perché è da dieci anni che ci lavoro. Ah, un’ultima cosa, riparare il timer della mia Citroen BX 16v».

Com’è cominciata la tua carriera di attore? «Il primo anno del liceo ho iniziato a frequentare i corsi di teatro della mia scuola. Abbiamo messo in scena il dramma di Ionesco The Bold Soprano. Io interpretavo il ruolo di Mr. Smith. Mi è piaciuto così tanto far parte di una compagnia teatrale, che decisi che quella doveva essere la mia carriera. L’ultimo anno di superiori ho fondato il gruppo teatrale Betontanc. Con i miei compagni si pensava solo di recitare delle poesie nello scantinato della scuola. Mi sbagliavo. Con Betontanc abbiamo infatti vinto il primo premio in un concorso internazionale di physical theatre a Parigi e abbiamo poi girato il mondo per i successive dieci anni». In Italia sei diventato uno dei volti più noti degli spot televisivi. Ti piace lavorare qui da noi? Cosa pensi del nostro Paese? «L’Italia è stata la nazione dove ho cominciato la mia carriera di modello. Ricordo di essere andato all’agenzia Urban Management a Milano e subito dopo il colloquio mi hanno chiesto se volevo fare un provino per il casting di una pubblicità nella stanza attigua. Chiara-mente ho accettato, ho fatto il provino, poi sono salito in macchina e sono tornato a casa. Mi hanno chiamato il giorno dopo, dicendomi di fare le valige perché di lì a due giorni avrei dovuto girare uno spot pubblicitario a Kuala Lumpur. Era lo spot della Berloni. È chiaro per-ché amo l’Italia, è un Paese che mi ha portato fortuna, perché da voi ho cominciato la mia carriera da attore di spot televisivi. L’Italia ha e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Mi diverte, inoltre, che sebbene l’Italia sia così diversa, da Nord a Sud, la gente che incontro ha sempre un fattore comune: la gioia di vivere! E io rispetto e amo la gente positiva come voi».

Cosa hai fatto dopo l’esperienza del physical theatre?«Dopo aver smesso di lavorare con Betontanc decisi che era ora di intraprendere nuove sfide. Ho così scritto un copione, assieme ad alcuni amici del gruppo teatrale. Ho comprato una telecamera digitale e siamo andati tutti sull’isola di Hvar per un mese. Alla fine avevamo ben 18 ore di pellicola grezza e il passo successivo era

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vuoi farti male. E il corpo odia farsi male…».

Dimmi tre cose che desidereresti fare nell’immediato futuro.«Mmm, non so se tre sia un numero sufficiente… Vorrei prima di tutto capire il cinese, perché non ho la benché minima idea di ciò che in questo momento stiano dicendo alle mie spalle mentre rispondo alle tue domande. Poi, se il mio conto in banca fosse illimitato potrei finanziare tutti i miei progetti che sono per ora solo nella mia testa. Oh, e di certo vorrei uno scooter GoPad GTR46i a gas. Sarebbe un vero mostro su due ruote… Scherzi a parte, in realtà vorrei aggiungere qualcosa di estremamente impopolare. Noi cittadini, paghiamo le tasse per supportare un sistema di governo democratico. Siamo la ragione per cui questo sistema esiste, è un nostro sacrosanto diritto chiedere ai nostri rappresentanti, coloro che noi stessi abbiamo eletto, di lavorare per il nostro benessere. Ciò che sta accadendo ora è che lavoriamo noi per loro e non il contrario, tutto questo è profondamente sbagliato».

quello di farci lavorarci sopra un editor professionista. Nell’estate del 2012 potresti trovarti ad andare al cinema per assistere a questa bizzarra commedia».

Come possiamo ben immaginare, viaggi molto per lavoro…«Lavorando a teatro ho imparato ad abituarmi a tutto. Gli hotel e gli aeroporti sono diventati la mia seconda casa. Vivere diversamente per me sarebbe reprimere una parte di me stesso, sarebbe andare contro la mia natura e tutto ciò mi renderebbe infelice. Ultimamente ho scoperto gli audio book, posso così ascoltare dei libri che non mi sarebbe molto facile leggere durante i viaggi».

In questo momento di crisi internazionale, quali consigli da-resti ai giovani attori e modelli che stanno per cominciare la loro carriera?«Ho cominciato tardi la mia carriera di modello e ora capisco di essere stato estremamente fortunato perché a quell’età nessuno cerca di approfittarsi della tua ingenuità e della tua inesperienza. Oggi, i giovani modelli, non hanno la più pallida idea dei loro diritti. Sono una facile preda per le iene che infestano questo settore. Il mio consiglio per i giovani attori, invece è di non andare nelle accademie drammatiche tradizionali, ma di vivere la vita ed esplorarne le sue mille sfaccettature. Sul palcoscenico o di fronte a una telecame-ra si deve semplicemente essere se stessi. Quando si comincia a pensare il lampo di genio è ormai passato. E qui devo citare un grande sceneggiatore e regista, David Mamet: "To learn to do that is to learn to act" (D. Mamet, True and False, Heresy and Common Sense for the Actor)».

Tempo libero, questo sconosciuto? «Sono sempre in attività, non riesco a fermarmi mai, ecco perché per me lo sport è di vitale importanza nella mia vita. Quando fai surf, box, quando navighi o scii non hai il tempo per le seghe mentali, devi seguire il tuo istinto e fare ciò che lo sport ti richiede se non

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For magazineLABORATORIO

di Carlo Di Giuseppantonio

30.000 mq di marmi, 3.000 mq di infissi, 200 corpi illuminanti, linee geometriche pure degli archi e volte a crociera dei soffitti delle balconate. Un esercizio stilistico di semplicità unica che fa del Palazzo della Civiltà Italiana un’icona della Roma antica

IL “COLOSSEO QUADRATO” PROIETTATO NEL FUTURO

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Questo secondo numero di “Laboratorio” è dedicato al Palazzo della Civiltà Italiana, l’edificio più significativo e simbolo dell’E42 – Eur, dive-nuto insostituibile segno monumentale della Roma moderna; tutelato dallo Stato in quanto bene monumentale e vincolato ad usi espositivi e museali.Approfondiremo l’attività del restauro conservativo del Palazzo effettuato tra il 2003 ed il 2006 a cura del Mibac e dei lavori eseguiti nel 2006, per riportare l’interno dell’edificio al progetto originario, su commissione della proprietaria Eur SpA.Non avremmo potuto avere migliore guida per questo nostro viaggio dell'architetto Fabio Sbrogna, direttore tecnico – per conto della Soc Fenice Restauri –, per entrambi gli interventi, e che grazie alla sua solida formazione culturale e professionale ha raggiunto una conoscenza del Palazzo difficilmente eguagliabile, avendo praticamente “abitato” per tutta la durata dei lavori nell’edificio.Dopo l’opera di restauro in via di conclusione, si darà il via al proget-to di utilizzazione del Palazzo, formato da due distinte iniziative con l’insediamento del Museo dell’Audiovisivo (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e dell’Esposizione Permanente del Made in Italy e del Design Italiano (Ministero dello Sviluppo Economico) affidata alla Fondazione Valore Italia.Il restauro si può a ragione definire epocale e viene effettuato a 75 anni dall’inizio della costruzione dell’edificio, rappresentando così un evento storico unico di grande rilievo, documentato anche con un filmato realizzato a cura della Scuola Nazionale del Cinema di Roma. Ma ora passiamo la parola all’architetto Sbrogna.

Quando è stata la prima volta che ha visitato il Palazzo e che sensazioni ha provato quando ha avuto coscienza che questo edificio rappresentava un segno storico?«Dopo averlo studiato su libri di storia dell'architettura per anni, visto in migliaia di film e di pubblicità, vista l'opportunità di partecipare alla gara per il restauro del Palazzo, ho ricominciato a studiare. Ho analizzato le piante, i prospetti, visionato fotografie, ma non potevamo proseguire un progetto di restauro senza toccare con mano l'oggetto che ci apprestavamo a trattare. Finalmente si organizzò un sopralluogo per accedere nell'edificio che fino a quel momento per me era solo un'icona. Arrivato alla base della scalinata guardai il Palazzo con oc-chi diversi, non più da semplice spettatore, ma da colui che avrebbe eseguito un restauro per dare nuova luce ad un monumento di così grande valore storico per la maestosità e la grandezza».

Riguardo al restauro conservativo, che tipo di problemi avete dovuto affrontare per la stesura del progetto?«Si è dato grande importanza al restauro dell'elemento più caratteriz-zante l'edificio, il marmo, passando per il ripristino degli immensi infissi centinati e del sistema illuminante, fino ad arrivare ad interventi poco visibili ma di estrema necessità come l'impermeabilizzazione di tutte le superfici orizzontali e il deflusso delle acque piovane. I problemi da affrontare sono stati da subito quelli derivanti dalle dimensioni dell'intervento: 30.000 mq di marmi, 3.000 mq di infissi, 200 corpi illuminanti, 20.000 mq di guaina, 2.000 ml di pluviali».

Quali e perché sono state le modifiche architettoniche/costruttive

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che avete apportato rispetto alla situazione originale?«Si è cercato di apportare modifiche limitate ad interventi atti ad ade-guare le caratteristiche di un edificio del passato alle esigenze attuali, operazione indispensabile sia ad assicurare un riutilizzo del monumento che una corretta e costante manutenzione. Un esempio è quello de-gli infissi, dove per alcuni è prevista la possibilità di essere smontati completamente e permettere così l'accesso all'interno dei saloni di opere anche di grandi dimensioni».

Vi siete imbattuti in situazioni non previste?«Sì, lo scheletro dell'edificio, una volta denudato dall'imponente veste in travertino, ha denunciato una struttura in cemento armato di non eccelsa fattura e peggiorata dalle ingenti infiltrazioni d'acqua. Abbiamo così proceduto a un nuovo progetto di consolidamento, intervenendo come prima fase sulle strutture del piano terra (Stilobate) che rappre-sentano lo zoccolo di base su cui poggia l'intero edificio. Il rinforzo è stato realizzato con l'ausilio di elementi in ferro, centinaia di chilogrammi di profilati in ferro inseriti lungo travi e pilastri della struttura».

Come giudica il fatto che a differenza degli altri edifici, in primis il Palazzo dei Congressi, nel Palazzo della Civiltà non sono state realizzate opere di arredo murale come affreschi, decorazioni, o mosaici?«Penso che determinati elementi architettonici siano stati volutamente omessi all'interno di quello che sarebbe dovuto essere il contenitore di svariati episodi espositivi, quasi come un moderno open space pronto ad accogliere e gestire ogni situazione».

All’esterno noi vediamo delle superfici in travertino, mentre all’in-terno i pavimenti, le pareti e le balaustre delle scale sono in marmo

pregiato di vario tipo. Come giudica questa scelta?«Come ricordavo prima, la costruzione del Palazzo rappresenta uno dei primi interventi in cui veniva utilizzato il cemento armato. Tale sistema costruttivo ha permesso ai progettisti di lavorare su altezze elevate e grandi spazi interni, il tutto grazie allo scheletro strutturale. Ultimate le opere in cemento, fu subito evidente che tale scheletro doveva essere in qualche maniera nascosto, considerando anche la poca abitudine nel vedere edifici simili. La scelta del travertino fu dettata oltre che da una preferenza estetica, dalla facilità nel reperirlo, considerando anche le enormi quantità che erano necessarie. Inoltre le lastre di marmo po-trebbero essere quasi considerate come una struttura vera e propria, e non un rivestimento, in quanto sono presenti masselli di 20 cm alla base, per poi rastremare, salendo di quota, fino a 5 cm. Per gli interni, quali pavimenti, rivestimenti e scale, si è preferito utilizzare marmi più pregiati, sia per arricchire il monumento stesso, sia per valorizzare quel "vuoto" dettato da precise scelte progettuali».

In una foto di cantiere viene immortalato il momento in cui si re-alizza una delle volte a crociera con il sistema a pronta presa, in cui i mattoni vengono posati senza alcun supporto (centina). «Purtroppo oggi si sta perdendo completamente la manualità nel co-struire e diventa sempre più difficile trovare muratori degni di questo nome. Oggetti come queste volte a crociera, dove conta solo la sen-sibilità dell'operatore nel seguire certe forme geometriche, diventa un peccato intonacarli e tinteggiarli. Nella maggioranza dei casi, le volte sono costruite su apposite centine, elementi in genere in legno, che fanno da guida per la posa dei mattoni. Per la realizzazione di queste volte è il muratore a formare la volta, con pochi riferimenti e senza alcuna guida».

Come giudica il connubio tra le linee geometriche pure degli ar-chi e degli interni, come le scale, e le volte a crociera dei soffitti delle balconate, che ricordano l’antica Roma, ma anche le volte medievali? «Si tratta di un esercizio stilistico che ha portato ad un risultato finale splendido, sia di unica purezza e semplicità, sia, grazie all'immensa massa marmorea, di grande monumentalità. Questa caratteristica fa sì che l'edificio venga accostato, nella memoria collettiva, all'icona della Roma antica a tal punto da essere ribattezzato dai romani con il nome di "Colosseo Quadrato"».

Passiamo al secondo intervento e cioè quello che ha ripristinato lo stato dei locali interni secon-do il progetto originario. «Questo intervento direttamente commissionato dall'Eur SpA, rien-trava in un programma più ampio di riutilizzo dell'edificio, ma era la base indispensabile per poter affrontare una progettazione de-gli spazi interni e della loro futura destinazione».

Quali problemi tecnico/orga-nizzativi si devono affrontare per poter effettuare interventi di restauro in edifici dalle pro-porzioni e dal valore monumen-tale come il Palazzo?«L'attenzione in un restauro deve essere sempre massima, soprattutto in fase di realizzazione, dove ogni intervento progettato sulla carta, deve essere realizzato. Infatti nella

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fase operativa viene installato un cantiere, che non si discosta da un classico cantiere edile, se non per l'unica differenza che si interviene su un monumento, quindi una testimonianza storica unica, e che ogni errore potrebbe comprometterne il suo inestimabile valore. La fase esecutiva diventa quindi la più delicata, e l'organizzazione di cantiere diventa la chiave per una buona riuscita. La sorveglianza delle maestranze e delle loro operazioni è un elemento indispensabile per prevenire gli errori e gestire gli eventuali imprevisti praticamente "quotidiani"».

Cosa ha significato per lei questa esperienza, che è da considerarsi unica per la tipologia d’intervento su un edificio di importanza e valore storico/architettonico universale?«Sotto l'aspetto professionale, questa è da considerarsi sicuramente la mia esperienza più significativa, che mi ha dato enormi emozioni e soddisfazioni, sin dal primo giorno. Durante tutta la fase esecutiva, durata quasi quattro anni, ho avuto il piacere di gestire dozzine di operai specializzati, confrontarmi con svariati tecnici di ogni campo, avere la fortuna di collaborare con professionisti e professori tra i mi-gliori nel restauro, fino ad ospitare nel mio cantiere personaggi politici, della Tv, istallazioni pubblicitarie ed eventi vari. Il Palazzo della Civiltà Italiana è stata la mia seconda abitazione, esplorata in ogni angolo, in una continua scoperta fino ad arrivare ad una conoscenza completa dell'intero edificio, che forse pochi possono annoverare. Questo legame infatti, mi ha portato ad una vera e propria gelosia, quando ho dovuto riconsegnare, a restauro ultimato, il Palazzo in tutto il suo splendore. Guardando quell'edificio che fino a ieri consideravo solo un'icona da ammirare, capisco che oggi lo sento vicinissimo a me, e mi commuovo al solo pensiero di averlo "curato" e riportato a quella dignità che un tale esempio di architettura merita di avere».

Bene, ringrazio a nome di For Roma Eur, dei nostri lettori e mio l’Ar-chitetto Fabio Sbrogna, per questa conversazione, con l’augurio di un prossimo appuntamento per intraprendere nuove avventure.

Il Palazzo della Civiltà Italiana è alto 60 metri con una base di 53 metri, appare come un parallelepipedo a quattro facce uguali, con struttura in cemento armato e copertura intera-mente in travertino; presenta 54 archi per facciata (9 in linea e 6 in colonna) e in ragione di ciò è stato ribattezzato anche Colosseo quadrato. Negli archi del piano terreno si trovano 28 statue (6 per le facciate verso viale della Civiltà del Lavoro e la scalinata, e 8 nelle altre due facciate) ciascuna di esse al-legorica delle virtù del popolo italiano. Il Palazzo sulle quattro testate riporta, scolpita sul travertino che lo ricopre, la dicitu-ra: «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensato-ri di scienziati / di navigatori di trasmigratori». Del dicembre

1936 è la legge che istituì l'Esposizione Universale di Roma, e del gennaio 1937 sono i primi inviti e bandi di concorso per l'ideazione degli edifici dell'istituendo quartiere della mostra, che prese il nome di Eur 42 dall'acronimo dell'Esposizione e dall'anno di istituzione. La commissione esaminatrice, pre-sieduta da Marcello Piacentini, promosse il progetto di Gio-vanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano, ideatori del Palazzo della Civiltà Italiana. La sua costruzione iniziò nel luglio 1938 e fu inaugurato, benché incompleto, nel 1940; i lavori si interruppero nel 1943 per poi essere ultimati nel dopoguerra.

I numeri del Palazzo della Civiltà Italiana

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For magazineGRUPPO STORICO ROMANO

di Cinzia Giorgio

Sulla via Appia c’è un gruppo di appassionati che mantiene vivo il passato glorioso dell'Antica Roma. Un vero castrum, un accampamento abitato da centurioni, legionari, gladiatori, senatori, vestali e ninfe nereidi. Una tappa obbligatoria per ogni turista che visita la Città Eterna

RICORDANDO L’IMPERO

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Iniziamo il nostro viaggio nel mondo del Gruppo Storico Romano, associazione, nata nel 1994, fondata da un gruppo di appassionati cultori della storia di Roma, che si occupa di mantenere vivo il passato glorioso dell’Impero tra il I e il II secolo d.C. attraverso una serie di eventi (dalle celebrazioni per il natale di Roma alla rievocazione delle Idi di marzo). Le iniziative del gruppo sono notevoli: non solo semplici cortei e spettacoli in costume antico, ma anche e soprattutto auten-tiche ricostruzioni degli ambienti, dei fatti storici e della quotidianità in cui vivevano e operavano i romani di tutte le classi sociali durante l’Impero. Oltre l’organizzatissima scuola di gladiatori, sono presenti altri gruppi, ma femminili, che si distinguono per l’accuratezza storica e la professionalità: si tratta del gruppo delle sacerdotesse Vestali e di quello delle danzatrici Ninfe Nereidi.Ma chi era Vesta? E che ruolo aveva questa dea nella società roma-na? Vesta era la dea che vegliava sul luogo dove sia la famiglia sia la comunità si riunivano insieme: il posto dove si ricevevano gli ospiti, il luogo dove fare ritorno a casa, un rifugio per i supplici. La dea e il fuoco erano una cosa sola e formavano il punto di congiunzione e il sentimento della comunità, familiare e civile.Vesta era la dea del focolare domestico, venerata in ogni casa. Il suo culto consisteva principalmente nel mantenere acceso il fuoco sacro: le sacerdotesse legate al suo ordine, le famose Vergini Vestali, avevano proprio il compito di custodire il fuoco sacro alla dea, acceso all’interno del tempio a lei dedicato, facendo sì che non si spegnesse mai. Secondo Tito Livio (Ab Urbe condita, I, 20) l’antichità del culto e dell’ordine sacerdotale è attestata dalla leggenda della fondazione di Roma, secondo cui Rea Silvia, madre di Romolo e Remo, era una

vestale di Albalonga. Le Vestali furono tra i primi ordini sacerdotali creati da Numa Pompilio, secondo re di Roma. Avevano l’incarico di preparare gli ingredienti per qualsiasi sacrificio pubblico o privato, come la mola salsa, farina tostata mista a sale, con cui si cospar-geva la vittima (da qui il termine immolare). La loro vita si svolgeva nell’Atrium Vestae. Le sei Vestali godevano di privilegi che le rendevano del tutto uniche tra le donne romane: erano mantenute a spese dello Stato, oltre a essere affrancate dalla patria potestas al momento di entrare nel Collegio. Erano le uniche donne romane che potevano fare testamento (e custodi a loro volta, grazie all’inviolabilità del tempio e della loro persona, di testamenti e trattati), potevano testimoniare senza giuramento e i magistrati cedevano loro il passo e facevano abbassare i fasci consolari al loro passaggio. Questo per quanto attiene al loro status sociale. Le uniche colpe, che potevano sovver-tire questo statuto di assoluta inviolabilità, erano lo spegnimento del fuoco sacro e le relazioni sessuali, che venivano considerate sacrilegio imperdonabile (incestus), in quanto la loro verginità doveva durare per tutto il tempo del servizio nell’ordine. In questi casi la vestale non poteva essere perdonata, ma neppure uccisa da mani umane, perché sacra alla dea. Se perdeva la verginità o lasciava spegnere il fuoco sacro, la vestale veniva frustata e poi vestita di abiti funebri e portata con una lettiga chiusa, come un cadavere, al Campus sceleratum. Là veniva lasciata in una sepoltura con una lampada e una piccola provvista di pane, acqua, latte e olio. Il sepolcro veniva chiuso e la sua memoria cancellata. Il complice dell’incestus subiva invece la pena degli schiavi: fustigazione a morte. Vesta (versione romana della dea greca Estia) è una delle dee più importanti della Roma antica.

Le sei Vestali del Gruppo Storico Romano mentre praticano l'"Ignis Vestae Renovatio", il rito del fuoco sacro custodito all'interno del tempio.

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Tempio di Vesta situato nella Villa Gregoriana a Tivoli.

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Fece voto di castità, nonostante Nettuno e Apollo l’avessero chiesta in moglie a Giove, che però, data la decisione della sorella di restare vergine ed evitando così un possibile concorrente al trono, respinse le loro proposte. Suo simbolo era il cerchio e la sua presenza era avvertita nella fiamma viva posta nel focolare rotondo al centro della casa e nel braciere circolare nel tempio di ogni divinità. La sua prima raffigurazione è stata una pietra, denominata erma, dalla forma di una colonna.Abbiamo chiesto alle sei vestali del Gruppo Storico Romano quali siano state le motivazioni che le hanno portate a scegliere questo ruolo all’interno del gruppo. Ognuna di loro ci ha dato risposte diverse, benché il desiderio di condividere quel perido fecondo della storia di Roma le accomuni tutte.Ci viene detto da Paola Marletta che Angela, l’attuale Vestale Massima Flavia Publicia, ha raccolto la richiesta fattale dalle precedenti vestali di guidare il gruppo quando la socia che ricopriva questa carica prima di lei è uscita dall’associazione. «Dapprima titubante», dice Paola, «si è sempre più appassionata e ora si sente fiera e orgogliosa del lavoro svolto fino a oggi e dei riti che siamo riuscite a ricostruire grazie allo studio delle fonti. Io, che sono la vestale Cossinia, mi trovo all’interno di questa associazione proprio a causa di sua figlia Laura, che anni fa convinse la mia a entrare nel GSR, e io l’ho seguita con tutta la

famiglia». Poi Angela ha chiesto di entrare nella sezione delle vestali, per dare una mano.«Studiando e approfondendo la conoscenza di questa particolare figura sacerdotale», continua Paola, alias Cossinia, «mi sono incurio-sita e appassionata e ho cominciato a ricercare le fonti e a scrivere testi. Poi abbiamo coinvolto anche Patrizia, la vestale Emilia, che dapprima sostituiva chi era impossibilitata a partecipare agli eventi e poi, col tempo, ha deciso di entrare stabilmente in questo settore. In seguito è arrivata Luciana, ovvero Laelia, persuasa anche lei da Angela, la prima persona che ha conosciuto all’interno della nostra associazione. È rimasta colpita dai riti che erano stati ricostruiti da questa sezione, ma soprattutto dall’affiatamento del gruppo di lavoro che lei definisce, con orgoglio, serio, competente ed affidabile».È stata poi la volta della piccola Alice, la vestale Gaia, che ha solo nove anni ed è un po' la mascotte del gruppo.Paola specifica: «Avevamo bisogno di Alice per la Captio Virginis, la cerimonia con la quale veniva nominata una nuova vestale nell’antica Roma. Si è subito prestata a interpretarne il ruolo dimostrando serietà e impegno degni di un adulto. Maria Rita, alias Cecilia, mamma di Alice, è stata coinvolta per forza di cose. Prima accompagnando la figlia ai nostri incontri, poi cominciando a interpretare il ruolo della mamma della novizia nella Captio e infine quello della vestale».L’ultimo acquisto è Francesca, la vestale Vibidia, una giovane grafica che è entrata da poco nel gruppo e che sta mettendo a disposizione della sezione delle Vestali e di tutta l’associazione le sue competenze.L’altro gruppo femminile, quello delle Ninfe Nereidi, invece è formato da danzatrici di formazione pluriennale. Il gruppo ricostruisce le dan-ze romane e i riti sacri, studiando le fonti storiche e le raffigurazioni antiche. Nella mitologia le Nereidi, ninfe immortali del mar Mediterraneo, erano le cinquanta figlie di Nereo, dio marino, e della sua sposa, Doride. Divinità del mare tranquillo, le Nereidi vivevano nelle profondità marine, ma spesso salivano in superficie per aiutare marinai e viaggiatori. Negli affreschi e nelle sculture venivano rappresentate come fanciulle con i capelli ornati di perle, a cavallo di delfini o di cavalli marini. La responsabile del gruppo di danzatrici, Michela Meloni ci dice: «Il progetto portato avanti da questo gruppo si orienta sulla ricostruzione più fedele possibile di danze e di musiche romane, e si concentra anche sulla ricostruzione di riti sacri dedicati alle antiche divinità che i Romani, come i Greci, erano soliti adorare e omaggiare».Le danze nell’Antica Roma non ebbero un vero e proprio sviluppo, ma furono influenzate da altre culture. Dal mondo greco, infatti, giunsero a Roma molti artisti e musicisti che trasmisero la loro arte ai Romani, attraverso il teatro. «Una caratteristica delle danze romane, che si nota facilmente anche dall’iconografia disponibile, era il movimento saltato», continua Michela. «Infatti vi erano le cosiddette saltatrices (ragazze saltatrici). Il salto, come citava Orazio il quatit pede terram, era il modo più spontaneo e naturale con cui il popolo festeggiava ed esprimeva la propria allegria per distrarsi dai duri lavori nei campi. Si può pensare dunque che il popolare saltarello romano e le altre danze folcloristiche italiane, come per esempio la tarantella, siano dirette discendenti delle antiche danze romane. Il progetto del gruppo prevede l’estensione fino a 10-12 danzatrici e 3-4 musici che possano accompagnarle con musica dal vivo».Le danze romane proposte dalle Ninfe Nereidi sono spesso accom-pagnate da strumenti musicali dell’epoca come cimbali, tamburelli ed eseguite spesso con l’ausilio di veli o nastri. Una di queste è la Danza del Fuoco, in onore del dio Vulcano.Con questo viaggio nel mondo dell’antica Roma in compagnia del Gruppo Storico Romano speriamo di aver fatto venire la voglia di approfondire la conoscenza della storia dell’Impero e di tutti i suoi misteri.

Danza di una Ninda Nereide del Gruppo Storico Romano.

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di Demetrio Moreni

LEGGENDE

Cinecittà si Mostra… ancoraConsiderato l’enorme successo di pubblico, l’esposizione, che per la prima volta offre la possibilità di percorrere i viali e gli studios della mecca del cinema italiano, è stata prorogata fino al 31 marzo. La magia continua

Il mitico viale Broadway, maestoso set a cielo aperto, dove Martin Scorsese, nel 2002, girò l’epico Gangs of New York, con Leonardo DiCaprio, Daniel Day-Lewis e Cameron Diaz.

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Ultimi giorni per ammirare da vicino Cinecittà si Mostra, l’evento unico nel suo genere che permette per la prima volta al pubblico, appassionati ed esperti, di accedere all’interno degli storici studi cinematografici di via Tuscolana, con l’obiettivo di guardare con i propri occhi i backstage della Settima Arte, i suoi mestieri e i suoi trucchi. Dopo aver registrato nei primi sei mesi l’affluenza record di 70mila visitatori, 1/4 dei quali rappresentato da stranieri (soprattutto francesi, inglesi e americani), la mostra è stata pro-rogata fino alla conclusione del mese di marzo. Inaugurata il 28 aprile 2011, in occasione del 74esimo compleanno di Cinecittà, alla presenza delle istituzioni e di due ospiti straordinari come Roberto Benigni e Carlo Verdone, l’esposizione ha incontrato il consenso e l’interesse non solo dei numerosi visitatori in loco, ma anche di migliaia di internauti che la seguono attraverso Facebook. Senza dimenticare la presenza in questi mesi degli alunni delle scuole, per i quali sono state messe a disposizione alcune importanti proposte educative, che abbinano un mo-mento di svago singolare ad una occasione formativa unica. Infatti, tra le aree espositive è presente anche “CineBimbi”, il laboratorio per i più piccoli dedicato al gioco e alla creatività,

e finalizzato ad avvicinarli al mondo del cinema.Questo meraviglioso viaggio negli studios romani ripercorre la storia dell’industria cinematografica italiana: le scene, i costu-mi, i set, gli attori, i registi, i produttori che sono passati per la “Hollywood sul Tevere”. Dal 1937, anno della sua fondazione per volere di Mussolini, Cinecittà è considerata la fabbrica dei sogni, scelta come location naturale dai più grandi registi del periodo d’oro del cinema nostrano: Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Federico Fellini hanno consacrato questi luoghi creandone il mito e le fortune. Anche in virtù delle grandi professionalità in campo, un mix di mestieri artigianali e tecnologie innovative, di teatri di posa e scenografie gran-diose, che per anni hanno attratto anche i più celebri cineasti internazionali, inclusi i registi e i divi americani.La mostra è nata proprio come un doveroso omaggio a tutte quelle persone che hanno reso grande Cinecittà, lavorando “dietro le quinte” con il loro talento e la loro esperienza, messi al servizio della creazione di innumerevoli capolavori. Il percor-so espositivo, allestito all’interno di due palazzine storiche, la Presidenziale e la Fellini, riproduce ogni fase specifica di rea

Inaugurata il 28 aprile 1937, Cinecittà è un complesso di teatri di posa di importanza internazionale situato lungo la via Tuscolana, nella periferia orientale di Roma. Costituisce il vertice dell’industria cinematografica italiana, ma è utilizzata anche per produzioni estere e televisive.

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lizzazione di un film, dalla sceneggiatura alla post produzione. Nella sala dedicata ai costumi è possibile osservare l’abilità dei costumisti e delle sartorie; nella sala della scenografia sono esposti plastici e bozzetti prodotti dall’inventiva di scenografi e artigiani. Si passa poi alla sala dedicata alla post produzione, pensata come una video-installazione dove un documentario spiega le tecniche del montaggio di una pellicola. L’ultima sala ospita la proiezione del film finito con una selezione di immagini dei titoli più rappresentativi girati negli studios. Nella Palazzina Fellini sono state allestite le sale dedicate al produttore, alla storia di Cinecittà, curata da Giuseppe Basso (con uno sguardo ai gloriosi anni ’50-’60) e ai ritratti dei protagonisti, una sorta di galleria ideale delle grandi star. In particolare nella sala del produttore è possibile assistere ai provini di alcuni attori agli

inizi della loro carriera. Dai luoghi chiusi si passa poi all’area aperta, attraversando il viale della Broadway, imponente set di Gangs of New York di Martin Scorsese, realizzato dal tre volte premio Oscar Dante Ferretti, per arrivare al grandioso set del Foro della Roma imperiale ricostruito in occasione di una famosa serie Tv americana.Un imperdibile itinerario nel passato e nel presente del cine-ma nazionale e internazionale, una sincera celebrazione di tutti coloro che hanno creato e ancora oggi creano la magica leggenda di Cinecittà.

Durante la mostra, nella sala della post produzione, viene proiettato un documentario che spiega i procedimenti e le tecniche del montaggio di un film.

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ro m ap e o pl e & s t a rs & e v e nts

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FONDAZIONE FILO DELLA TORRE

In occasione dei festeggiamenti per il comple-anno di Manfredo Mattei, figlio della Contessa Alberica Filo della Torre, presso l’Hotel Minerva di Roma, di recente si è svolto l’evento di soli-darietà per presentare la Fondazione Filo della Torre. Dopo 20 lunghi anni dal brutale delitto della nobil donna, finalmente si è scoperta la verità su questo caso, arrivando alla condanna dell’assassino. Il marito e i figli hanno dunque pensato di adoperarsi per aiutare le persone meno abbienti che, purtroppo, hanno la sven-tura di trovarsi coinvolti in simili circostanze, costituendo appunto questa Fondazione, il cui scopo è offrire assistenza legale, sostegno eco-nomico, formazione e informazione. Presenti alla cerimonia il dottor Piero Mattei, il dottor Manfredi Mattei, l’architetto Domitilla Mattei, l’onorevole Marco Pomarici, Presidente dell’As-semblea Capitolina, gli avvocati della famiglia Mattei e altri nomi di spicco.Manfredi Mattei, Piero Mattei e Marco Pomarici.

SALUTE E SPORT

È sorto da poco all’Università La Sapienza, nella sede del Policlinico Umberto I, il Centro Interdipartimentale di Ricerca “Medicina e Mana-gement dello Sport” (MeMaS). Grazie a questa iniziativa sociale Roma Capitale si arricchisce di un centro universitario d’eccellenza con un-dici dipartimenti specifici, nato per volontà del professor Roberto Verna, patologo clinico, che ne sarà direttore. Il centro è diventato realtà grazie al supporto del rettore Luigi Frati e del preside della Facoltà di Medicina e Odontoiatria, Adriano Redler. L’obiettivo è quello di diffondere uno stile di vita sano attraverso la formazione e l’informazione a tutti i livelli: scolastico, familiare, medico, ma anche offrendo strutture adeguate per l’attività fisica, soprattutto per i giovani. Pro-ponendosi come partner per tutti gli enti pubblici e privati il centro non vuole sostituirsi ad essi, ma rendersi disponibile ad affiancarli. Professore Roberto Verna

“FESTA DEL RINGRAZIAMENTO”

Si è celebrata di recente a Palazzo Ferrajoli, la prima edizione della Festa del Ringraziamento, una serata di gala organizzata da Sara Iannone, con un messaggio di fondo importante: “uomini e donne uniti”, perché solo con la consapevo-lezza di una nuova reciprocità tra il maschile e il femminile, si potrà scrivere la storia del nostro futuro. In particolare la figura della donna, e il suo ruolo fondamentale all’interno della società, è stata onorata con musica, moda e cultura, come forma di ringraziamento per il contributo che ogni giorno apporta all’umanità. Al Gran Gala hanno partecipato le personalità più autorevoli del mon-do della cultura, della politica e dello spettacolo. Tra gli ospiti presenti: Vittorio Sgarbi, l’on. Anto-nio Paris, la vicepresidente di AltaRoma Valeria Mangani, la principessa Asia Ruffo di Calabria, Maria Giovanna Elmi, Demetra Hampton, Nadia Bengala, Maria Monsè e tanti altri.

Laura Comi e Sara Iannone con una modella.

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VILLA STROHL – FERN

La mostra di pittura Artisti di Villa Strohl-Fern. Un luogo di arte e di incontri a Roma tra il 1880 e il 1956, esposta al Casino dei Principi di Villa Torlonia, dal 21 marzo al 17 giugno, è un omag-gio ai numerosi artisti che vi transitarono tra Ottocento e Novecento. Per oltre novant’anni, infatti, la Villa è stata un centro cosmopolita in cui soggiornarono e operarono moltissimi artisti stranieri, ma anche diversi artisti italiani tra cui Armando Spadini, Nino Bertoletti, Pasquarosa Marcelli Bertoletti, Francesco Trombadori, Ame-deo Bocchi, Virgilio Guidi. In questo singolare e affascinante ambiente culturale, la mostra offre uno spaccato ricco di spunti e motivi di rifles-sione, raccontando la storia della Villa e del suo ideatore attraverso le opere di coloro che negli anni seppero rappresentare, con sensibilità e linguaggi diversi, il luogo e le atmosfere creati da Alfred W. Strohl – Fern.

Francesco Trombadori, Il Viale di Villa Strohl-Fern, 1919 Umberto Moggioli, La moglie al sole, 1917.

LE OPERE DI ROSSELLA DI DIO

Fino al 31 marzo, presso lo spazio espositivo del Gallery in via Giulio Romano, sarà possibile ammirare la mostra di pittura di Rossella Di Dio. Sono 55 le opere esposte tra dipinti su tela, disegni e pastelli. Il tema dominante si incentra sulle attività umane nella tradizione del nostro paese, tra le quali si rappresentano le attività agropastorali ed equestri, la vitivinicoltura, la panificazione. Vi sono inoltre opere ispirate al carnevale, alle maschere e alla danza. Rossella Di Dio vive a Roma e lavora presso lo Studio D’Arte in via Diana. L’artista si dedica precocemente al disegno e, in secondo tempo, alla pittura tanto da vincere un primo premio all’età di 11 anni, presso la scuola Vittorio Alfieri di Roma. La sua attività si è intensificata dal 1992 in poi: dipinge, scolpisce, realizza affreschi, illustrazioni, murales, copie di classici, esposizioni, vincendo numerosi premi sia di acquisto che di rappresentanza.

Pittura

Rossella Di Dio, Sartiglia di Oristano Corsa alla Stella.Rossella Di Dio, Maschera luna.

L’ARTE PITTORICA DI SILVANA ABRAM

L’arte di Silvana Abram conduce lo spettatore verso la scoperta dell’interiorità umana, attra-verso pennellate corpose, trasparenze e varie tonalità di colori. È una pittura astratta nella quale i colori assumono un ritmo quasi musicale e conducono ad un sentimento di leggerezza e benessere. I suoi quadri sono influenzati dai maestri dell’Astrattismo, dell’Espressionismo astratto e della Pop Art. In ogni mostra pittori-ca di Silvana Abram si avverte il ricordo della corrente artistica del Cavaliere Azzurro, il qua-le sta a simboleggiare il dominio dello spirito (il cavaliere) sull’istinto (il cavallo), e quindi la funzione di guida spirituale che viene affidata all’artista. La stessa spiritualità che si ravvisa nella pittrice, la quale cerca la chiave giusta per rappresentare l’anima. Nelle sue tele si trovano riferimenti a testi di canzoni, a melodie di musica classico-barocca e a frammenti che raccontano la storia dell’uomo.

Daniele Radini TedeschiPreludio al cieloLa confessione e i suoi fantasmi

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Pittura

OMAGGIO A ROMA

Omar Galliani presenta la sua mostra di pittura, che si svolge al Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese, dal 17 Marzo al 6 maggio. Dopo un’assenza di quasi dieci anni, l’artista ritorna nella Capitale con una cinquantina di opere. Galliani dice: «Arrivato a questo punto felice della mia carriera, avvertivo l’urgenza di ringraziare Roma». Così ha concepito un’unica grande tavola, un disegno esagerato, realiz-zato a matita su tavola di pioppo, cuore della mostra, dal titolo Omar / Roma / Amor: una donna misteriosa, vista di spalle, raddoppiata in una figura siamese, guarda Roma e il Colos-seo da un luogo strategico e punta lo sguardo sull’orizzonte di una notte piena di luci e bagliori. Inoltre, Galliani propone 25 disegni preparatori dell’opera e una selezione di disegni del ciclo Notturno. A questo si aggiungo altre 10 opere di grandi dimensioni provenienti dalle sedi delle sue recenti esposizioni.

SANT’AGOSTINO NELLO STUDIO

Nella sala Altoviti di Palazzo Venezia si è svol-ta di recente una Tavola Rotonda sul dipinto Sant'Agostino nello Studio, opera recentemente attribuita a Michelangelo Merisi ed esposta nella mostra di pittura Roma al tempo di Caravaggio, allestita nei Saloni Monumentali e prorogata fi-no al 18 marzo. Dopo la scoperta, il dipinto è ora al centro di un dibattito sull’attribuzione al grande maestro lombardo. I protagonisti della Tavola Rotonda sono stati numerosi, tra di essi anche Vittorio Sgarbi, mentre i moderatori degli interventi erano Rossella Vodret Soprintendente del Polo Museale, e Giorgio Leone, funzionario Storico dell’Arte. L’evento nasce dall’intensa col-laborazione della Sovrintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropolo-gico e per il Polo Museale con l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, un dialogo proficuo che da anni coinvolge quanti sono impegnati nell’attività scientifica.

Caravaggio, Davide e Golia, (part.), 1597-1598. Caravaggio (attrib.), Sant'Agostino nello studio.

ESPRESSIONI ETEROGENEE

Si è svolta da poco a Palazzo Margutta la mostra di pittura Espressioni eterogenee, organizzata dalla Galleria “Il Mondo dell’arte”. Si tratta di una esposizione collettiva per riflettere sulle differenze proposte da ciascun artista, e volta a rendere lo spettatore indipendente dai con-dizionamenti imposti dalle mode e dal mercato. Un confronto artistico fra tematiche e tecniche diverse per riflettere insieme sulle differenti tendenze pittoriche contemporanee, apprez-zandone l’eterogeneità. Raccolte in questa preziosa mostra trovano il proprio spazio tele caratterizzate da un linguaggio forte e da una vitalità unica, indirizzate verso la ricerca di ogni singolo potenziale espressivo. La mostra vede la partecipazione di sei artisti (Pietra Barrasso, Elisa Camilli, Guido Chiaraluce, Enzo Forletta, Kim Frugoni e Silvia Scandariato), selezionati dal maestro Elvino Echeoni, direttore artistico della Galleria.Elisa Camilli, Fiori gialli, 2004.

Elisa Camilli

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I "RICORDI" DI GIULIO GALGANI

Si è tenuta da poco a Roma nel Chiostro del Bramante, la mostra di pittura e scultura L’Arte Nostra dell’artista Giulio Galgani. Curata dal critico Giovanni Faccenda, articolata in quat-tro cicli distinti, o “respiri”, nei quali Galgani offre uno sguardo sul temperamento creativo che ha segnato i suoi ultimi lavori: tele libere, geopitture, forme ovvero sculture. L’Arte No-stra include tutti gli elementi che costituiscono l’opera complessa di Galgani. Nell’ultimo ciclo della mostra erano collocate le geopitture che egli ha esposto in alcune città italiane nella sua mostra itinerante intitolata Viaggio in Ita-lia; le geopitture sono opere organizzate con l’impiego di fresato di pneumatico, bronzo e acrilici su tavola. Quella di Galgani è un’arte che ci appartiene, è nostra nel senso più intimo e globale, ma allo stesso tempo spettacolare, caratterizzata da titoli fantasiosi e di velata ironia.

Pittura & Scultura

LA MAGIA DELL’AZERBAIGIAN

Il Museo della Civiltà Romana ospita sino al 15 aprile la mostra di scultura e reperti archeo-logici Azerbaigian. La terra di fuochi sulla Via della Seta. L’esposizione è stata organizzata dalla Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta. Nel padiglione, fortemente voluto dalla Repubblica Azerbaigiana in omaggio a Roma, sono esposti oggetti rappresentativi del-la storia dell’ex paese sovietico, una collezione composita che fotografa la varietà dei legami culturali, storici ed economici di un territorio che fin dall’antichità è stato crocevia di cultu-re e flussi migratori. Esposti oltre 60 oggetti preziosi, tra cui l’antica pietra dipinta con fi-gure umane risalente al 3000 avanti Cristo, e alcuni pregiati tappeti artigianali risalenti al diciannovesimo secolo. Per la prima volta in Italia verranno esposti gli antichissimi sassi dei villaggi dell’Azerbaigian relativi a più di 20.000 anni, oggi patrimonio culturale dell’Unesco.

INTAGLI, CAMMEI E SIGILLI IN MOSTRA

Ai Musei Capitolini sarà ospitata, in maniera permanente per i prossimi dieci anni, una mostra di scultura della collezione di glittica della Fon-dazione Dino ed Ernesta Santarelli. La glittica è l’antica arte della pietra incisa, che consente di realizzare cammei, sigilli, intagli o anche piccoli oggetti. Questa esposizione abbraccia cinque millenni di storia, è ricca di materiali provenienti dall’Egitto antico, dal vicino Oriente, dal mondo greco-romano e dall’Europa moderna. Vi sono esposte anche rarissime opere di epoca fede-riciana e lavori firmati da importanti incisori del ’700 e ’800. Inoltre nella prima sala del Palazzo Clementino, che è stata allestita come una volta stellata, si possono ammirare circa 600 pezzi, tra gemme e cammei. Le gemme incise han-no sempre affascinato collezionisti e studiosi, apprezzate sia per ragioni estetiche sia per le informazioni che se ne possono trarre sulle civiltà che le produssero.

Sculture e reperti archeologici azeri.

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Scultura & Design

L’IMPORTANZA DEI COLORI

Per il design e per la progettazione degli interni il colore è da tempo un elemento fondamentale nella definizione dell’atmosfera dell’ambiente in cui vivere. Il colore è fattore espressivo e culturale che, seppur scientificamente stimabile, sfugge ad una valutazione descrivibile e chiama in causa il mondo emozionale di chiunque lo interpreti e lo rielabori riferendosi alla propria esperienza di vita. Infatti questo tema è connesso a un concetto di percezione individuale e la progettazione deve assolutamente tenerne conto. Attraverso un sa-piente utilizzo del colore nello spazio domestico e in quello commerciale, è possibile ottenere un sensibile miglioramento della qualità della vita. La produzione industriale e artigianale di accessori e materiali di arredo offre a progettisti e fruitori la possibilità di infinite combinazioni, moltiplican-do le possibili mescolanze per combinarne... di tutti i colori!

Paolo Brasioli

TRA GENIALITÀ E MARKETING

L’artista brasiliano Romero Britto ha presentato di recente in esclusiva la sua mostra di scultu-ra all’Axel, la pista di pattinaggio di Roma. La monumentale scultura a forma di cuore Heart, dopo esser stata ospitata nelle più prestigiose piazze del mondo, arriva nella Capitale insieme all’altra grande scultura Azul. Tutte le altre ope-re, serigrafie di varie dimensioni e gadgets, si possono ammirare lungo le pareti della pista. L’energia, i colori e le atmosfere dell’artista brasiliano accompagneranno per due mesi gli appassionati del pattinaggio sul ghiaccio. La mostra è una riedizione della precedente orga-nizzata dalla galleria Ca’ d’Oro la scorsa estate e vuole essere un omaggio all’arte “pop”, nel duplice significato di “popolare” inteso come “celebre” e allo stesso tempo “alla portata di tutti”. Il suo stile mescola genialità artistica e marketing per colpire il cuore di esperti, critici e appassionati.

SACCHETTI DI PLASTICA DA AMMIRARE

Il Macro - Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita un ciclo di mostre denominato MacroEx-po. Fra questi eventi spicca, nella sezione Pro-getti Speciali, la mostra di scultura Plastic bags di Pascale Marthine Tayou, che verrà esposta fino al 28 ottobre. Con questa opera l’artista camerunense suggerisce un bellissimo, diverso e corretto uso del sacchetto di plastica, oggetto divenuto emblema della condizione dell’uomo contemporaneo, simbolo della crescente glo-balizzazione, del consumismo imperante, ma anche dal nomadismo che sempre più carat-terizza la società odierna. L’enorme scultura, capace di raggiungere un’altezza di 16 metri, è stata realizzata con reti e buste di plastica colorate; si è scelto di esporla al centro della hall dell’ala storica del museo, che diventerà così un luogo di ritrovo e incontro, con l’intento di abbattere le barriere tra il museo e il quartiere che lo circonda.

Pascale Marthine Tayou, PlasticBags.

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UOMINI CHE ODIANO LE DONNE

David Fincher è tornato dopo il successo di The Social Network, proponendo un remake ameri-cano del film Uomini che odiano le donne, tratto dal primo libro della serie Millenium, scritto da Stieg Larsson. La storia è ambientata in Svezia, tra Stoccolma e Hedestad. Il giornalista di suc-cesso Mikael Blomkvist (Daniel Craig) si trova nel bel mezzo di uno scandalo finanziario quando gli viene proposto di indagare sulla scomparsa di una ragazza. Viene aiutato nelle indagini da Lisbeth Salander (Rooney Mara) agente inve-stigativo dal background oscuro e complicato. Fincher si sofferma a descrivere nei dettagli la psicologia dei personaggi, concentrandosi so-prattutto sulla Salander e sui suoi “sfortunati” rapporti con gli uomini. Un thriller psicologico ben costruito, che tiene lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Scene forti e cast perfetto con il suggestivo paesaggio nordico sullo sfondo.

Jessica Di Paolo Rooney Mara

Cinema & Tv

MAN BURLESQUE

Di recente al teatro Palazzo Santa Chiara al Pantheon, dove resterà per tutta la stagione, il regista Maximo De Marco ha presentato il musical Man Burlesque. Lo spettacolo teatrale vanta un cast straordinario, con ben dodici ar-tisti internazionali. A dare un tocco di estrosità e comicità anche la presenza di due favolose Drag Queen Performer, vere regine del palco-scenico. Inoltre lo show vede la partecipazione straordinaria dell’attrice premio David Donatello Antonella Ponziani. Il Man Burlesque è un vero spettacolo con la “S” maiuscola, in stile Bro-adway, in due atti, con le scenografie virtuali di Alec Brena e tante canzoni, sia inedite che famose, eseguite rigorosamente dal vivo. Un mix esplosivo di coreografie, sensualità, comicità, musica e poesia, dove l’unica parola d’ordine è il divertimento. Un musical italianissimo che ad aprile varcherà le frontiere con un tour nelle capitali d’Europa.

RITORNA AFFARI TUOI

È ripartita da poche settimane l’avventura del programma Tv Affari Tuoi, in onda su Rai1, dal nuovo studio del Teatro delle Vittorie di Roma. Confermato come conduttore per questa nona edizione della trasmissione il simpatico Max Giusti, affiancato da Max Novaresi, nei panni del “Dottore”. La formula del gioco prevede vincite di somme in denaro. La base del game show rimane invariata, eccezion fatta per l’in-troduzione del “pacco matto”, che include varie sorprese per dare un po’ di suspense qualora si scegliesse il pacco sbagliato, con il rischio di doverlo cedere all’avversario. Come ogni an-no in programma prevede la partecipazione di venti concorrenti, ciascuno rappresentativo di una regione d’Italia; la selezione viene svolta regione per regione, tramite apposito provino. Affari Tuoi è un programma Rai prodotto in collaborazione con Endemol Italia. La regia è affidata a Stefano Mignucci.

Max Giusti

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Fotografia

UN PERCORSO DIVERSO DAL SOLITO

Il fotografo romano Andrea Pacanowski espo-ne al Museo di Roma in Trastevere, fino al 22 aprile, la mostra fotografica All’infuori di me. La folla e l’esperienza religiosa. Si tratta di 40 immagini scattate girando le città sante delle religioni monoteistiche, le quali raccontano la dimensione collettiva della religiosità nell’epoca globale e mediatizzata, attraverso elaborati giochi di riflessi creati prima dello scatto. Pacanowski agisce sui soggetti prescelti con un uso straor-dinario delle fonti luminose e delle aperture di diaframma, con effetti creati da vetri e superfici riflettenti; così supera il criterio di verosimiglianza avvicinandosi alla pittura astratta. Osservando le sue fotografie da una certa distanza si coglie la loro natura figurativa, mentre avvicinandosi ci si immerge in un alveare di macchie di colore. Questo approccio artisticamente originale fa della religione un fatto sociale e mediatico.

MARIA PIZZI IN MOSTRA

Dal 21 al 31 marzo, a Spaziottagoni di via Goffre-do Mameli in Trastevere, sarà esposta la mostra fotografica e di video Teatro A Muro di Maria Pizzi, a cura di Achille Bonito Oliva. La mostra si sviluppa in tre parti. La prima consiste nella proiezione di “Cartoni inanimati” ovvero 15-20 video della durata complessiva di circa quaranta minuti. Ci sono poi due installazioni, della serie Teatro A Muro; ciascuna installazione consiste in fotografie multiple illuminate, disposte in se-quenza: l’alternanza di luce e buio non concede all’occhio l’insieme dell’opera e diventa una scrit-tura, differenziandosi dall’immagine del quadro che si dà tutta in una volta, e raccontando una storia-emozione. Nella prima, una trentina di fotografie – di Dino Ignani – vengono proposte in sequenza per raccontare la storia di “Giorni felici”, l’opera drammatica di Samuel Beckett. In sottofondo la tromba di Flavio Boltro che suona La vie en rose.

Maria Pizzi, Carte da gioco. Maria Pizzi, Volare.

TRECENTOSESSANTACINQUE GIORNI DA DONNA

Si è svolta di recente, presso la sala Pietro da Cortona in Piazza del Campidoglio, la conferenza stampa di presentazione di “365D, Trecentoses-santacinque giorni da Donna”, un libro fotografico dedicato alla donna. Il progetto è stato ideato da Patrizia Messina, insieme al fotografo londi-nese Sham Hinchey. Dal volume nasce l’idea di esporre il contenuto in una mostra fotografica presso gli spazi della Centrale Montemartini fino al 25 marzo. Un calendario fotografico in cui ogni giorno dell’anno una donna racconta una storia, la sua giornata particolare; sono racchiusi in esso ritratti intensi e storie reali che rappresentano un coro di 365 voci diverse ma ugualmente forti. Le donne ritratte sono volti noti di attrici, giornali-ste, libere professioniste, studentesse, nonne, mamme; tra loro Lella Costa, Rosanna Banfi, Maria Grazia Cucinotta, Elisabetta Rocchetti, Giulia Bevilacqua e molte altre ancora.

Maria Grazia CucinottaBianca Pucciarelli

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MOTONAUTICA SUL RED CARPET

Si è svolto di recente nel Principato di Mona-co il terzo UIM Awards Giving Gala, un evento sportivo di livello internazionale durante il quale sono stati celebrati i campioni del mondo della stagione 2011 nel settore motonautico. Si tratta di un appuntamento fisso di rilevanza non solo sportiva, ma anche politico-sociale. L’Italia, nel panorama motonautico, svolge da sempre un ruolo primario. L’Ambasciatore italiano a Mona-co, Antonio Morabito, ha ricevuto e sostenuto i numerosi atleti azzurri saliti sul palco della Salle des Etoiles dello Sporting di Monte Carlo. Ad accogliere i partecipanti provenienti da tutto il mondo c’erano anche Raffaele Chiulli e Andrea Dini, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della UIM. Presenti inoltre tanti sportivi, vip e giornalisti. L’UIM (Unione Internazionale Motonautica) è l’organo di governo della mo-tonautica, con sede nel Principato. È membro riconosciuto del CIO e conta oltre 60 federazioni nazionali affiliate.

I premiati.

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RADIO DEEJAY: IL PIACERE DELLA FRESCHEZZA

Finalmente arriva l’opportunità di parlare un po’ di musica in occasione della festa di Radio Deejay. Trent’anni ma non li dimostra, arrivando alle tre decadi con la consapevolezza di aver cavalca-to gli anni e le generazioni, sempre nel modo giusto. Lo slogan inventato per questo evento musicale, “Grande da 30 anni”, probabilmente è stato il più gettonato sui social network: questo vuol dire resta la radio con una marcia in più. Ma qual è il segreto che le permette di essere sempre al top? La risposta è nella personalità degli speaker. Lo ha ribadito il fondatore, Clau-dio Cecchetto, affermando che il segreto sono le persone: in effetti gli è bastato dire i nomi di alcuni dei presenti sul palco insieme a lui (Fiorello, Jovanotti, Max Pezzali, Gerry Scotti, Linus, Albertino, Fabio Volo) per accorgersi che

sono gli artisti e i conduttori più in voga in Ita-lia. Quindi se qualcuno volesse affacciarsi nel mondo della radio deve lasciar perdere quasi tutte le regole che gli vengono insegnate nei vari corsi da speaker o di dizione, perché permet-tono solamente di diventare dei robot in serie. Invece bisogna puntare sul talento, la personalità e l’originalità del conduttore, che ‘deve avere qualcosa da dire’ e il tempo necessario per dirla, anche magari senza una dizione perfetta e una voce canonicamente calda.

Agostino Madonna

Linus

Eventi & Sport

UN’OASI DI BENESSERE

Beauté è un centro estetico e solarium per lei e per lui, in via Giuseppe Ponzi, zona Parioli, uno dei quartieri più esclusivi di Roma. Offre un va-lido aiuto contro lo stress quotidiano, un’ampia gamma di trattamenti personalizzati per la cura, la bellezza e il benessere del proprio corpo. Inoltre, il solarium dispone di lampada quadrifacciale, doccia solare bassa pressione e lettino solare alta pressione. Tutte le apparecchiature utilizzate all’interno del centro sono di alta generazione e rispondono a tutte le norme di sicurezza. Sono previsti, infine, tantissimi servizi di ottima qualità: ossigeno terapia, radiofrequenza, trattamenti corpo, massaggio ayurvedico, massaggio lin-fodrenante, trattamento ceretta, ricostruzioni unghie e decorazione, trucco semipermanente, lettino massaggio ad acqua polifunzionale.

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Art Cafè

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Ancora con i postumi della sbornia emotiva per aver ospitato il mese scorso il mitico Bob Sinclar, l’Art Cafè ha ripreso le sue serate all’insegna dell’intrattenimento unito all’ottima musica. Nella cornice di Villa Borghese la discoteca ha offerto i suoi unici venerdì scanditi da house music e sound commerciale, mentre, per un sabato indimenticabile, i privè e il dancefloor dell’Art Cafè non potevano certo farsi mancare questo mese un festoso e divertente Carnival Party.

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Babel

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Febbraio mese di Carnevale. E così anche al Babel si è deciso di tornare un po’ bambini e andare alla ricerca “dell’isola che non c’è”: così per questa occasione la discoteca ha scelto, nella serata di venerdì grasso, come suo “capitano” della “nave” Babel il dj che ha fatto sognare tutti con le sue canzoni: Gigi D’Agostino. Per compiere questo viaggio è stato necessario un abbigliamento consono, che ha visto la presenza di Peter Pan, Spugna, Capitan Uncino, Trilly, Wendy, di pirati, capi tribù indiani e tante altre maschere ancora.

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Serate imperdibili quelle che si sono svolte di recente nella discoteca più chic e contemporanea della Capita-le: La Maison da anni offre al suo va-riegato pubblico un lungo week end ricco di divertimento e tanta musica. Il venerdì è ormai un appuntamento fisso nell’agenda nightlife della mo-vida romana, dove le sonorità mu-sicali e un pizzico di internazionalità rendono unico il locale. Le serate in programma il sabato hanno coinvol-to un pubblico misto di giovani italia-ni e stranieri. Musica dance, house, black per tutti i gusti. Guest del me-se Dj Andy e Punk Rock.

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Trendy, moderno e accessibile, lo Shari Vari si conferma al top tra i locali della bella vita capitolina, richiamando ogni settimana un pubblico internazionale più o meno giovane, ma lo stesso smanioso di ballare e svagarsi. Sono proseguiti anche questo mese gli appuntamenti del giovedì con Groovy, il nuovo esperimento elektro/rock corredato da un ottimo buffet e da un happy hours dalla formula vincente che continua fino alle 4 del mattino. Presente ogni volta uno dei migliori dj set che si sia mai ascoltato! Senza dimenticare il party in maschera di Carnevale.

Shari Vari

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Meta preferita per ogni party o evento, il Gilda anche questo mese ha ospitato una serata importante: per brindare ai successi dello spettacolo teatrale Lo sai che è successo?, in scena al Teatro Tirso e prossimamen-te in tour per l’Italia, la compagnia al gran completo si è ritrovata nel celebre locale romano a festeggiare al-legramente. Presenti gli interpreti Maxi Gigliucci, Janet De Nardis, Gianni Daddario, Micol Pavoncello, Leonardo Sbragia, Valentina Ghetti e Giuseppe Ragone. Sono in-tervenuti anche il noto cuoco Alessandro Circiello e lo sceicco dell’Arabia Saudita Abel.

Gilda

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La Cabala

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Nel gelido febbraio appena trascorso, che non ha certo fatto perdere la voglia di divertirsi al popolo della notte, ci hanno pensato trAmp e Zerogradi a scaldare le serate innevate della Capitale, con i loro giovedì della Cabala, l’appuntamento infrasettimanale più riuscito della stagione. Lo splendido scenario dell’Hostaria dell’Orso, che rende ancora più esclusivo il locale, ha contribuito ad amplificare la magia e le suggestioni della Roma by night in questo rigido inverno. Quanto alla buona musica quella non manca mai!

Foto Marco Scichilone

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Piper

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Serata memorabile al Piper quella andata in scena venerdì 17 febbraio con un evento davvero unico: il Piper Carnival Fluo! Grazie al sapiente lavoro di trAmp, Zerogradi, HD e Younight, in collaborazione con i Club Haus 80’s, è stato possibile tornare nel tempio della musica per regalare un Carnevale sensazionale, come non se ne vedeva da anni! Nessun dress code imposto, solo un’orgia di luci e colori che ha inondato i presenti creando un’atmosfera davvero irripetibile. Tutti in pista per ballare e scatenarsi con maschere e trucchi giusti per l’occasione.

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Chi è alla ricerca di emozioni forti sicuramente non si è perso Altravida in Wonderland, ovvero la grandiosa festa di Carnevale organizzata allo Spazio 900. Maschere, costumi e scenografie fantastiche hanno animato uno dei locali più cool di Roma per un evento che ha richiamato una folla di persone, desiderose di rilassarsi con allegria e a ritmo di musica. Hanno allietato la festa Willy dj, Luca Bernardi, Davide Ruberto e lo show di Andrea Delogu.

Spazio 900

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Discoteca cult da sempre presente nelle realtà clubbing più prestigiose di Roma e d’Italia, il Room26 persegue da anni il suo scopo di ricreare un ambiente che soddisfi il gusto mute-vole e le aspettative esigenti della clientela che lo frequenta. Di recente il locale è stato teatro della serata “Be your movie star” in occasione del Carnevale. Il pubblico si è sbizzarrito indossando la pelle del proprio attore/personaggio preferito, mascherandosi al punto da non riconoscersi più. Di richiamo anche la serata con special guest Tony Humphries, noto dj re-sident americano.

Room 26

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Un periodo denso di grandi appuntamenti al Goa, il locale cult per tutti i clubber della movida capitolina. A febbraio la discoteca ha ospitato Livio & Roby, due dj e producer rumeni, portatori di un sound tipico del sud/est europeo. Le chiavi della consolle sono state poi affidate a Sascha Dive, uno degli interpreti di maggior classe nell’house music dal 2007 ad oggi. Grande serata a fine mese con la coppia Dj Red, alias Simona Calvani, e Tobi Neumann con la sua musica elettronica from Berlino.

Goa