futuro, tecnologia, creatività: l'uomo al centro€¦ · vorrei, piuttosto, che da qui...

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NUMERO 7 - LUGLIO 2018 - ANNO LXXI Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 24/12/2003 n. 353 (convertito in Legge 27/2/2004 n. 46) Art. 1, comma 1. Pubbl. inf. 45% DCB/Milano - euro 1,03 (abbonamento annuo euro 15,00). Futuro, Tecnologia, Creatività: l'uomo al centro

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NUMERO 7 - LUGLIO 2018 - ANNO LXXI

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DI 1DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

Silvana MenapaceVicepresidente ALDAI

DITORIALEe

Affrontiamo insieme il cambiamento

In analogia con quanto è avvenuto per oltre tre mesi a livel-lo del Parlamento nazionale, si parva licet…, anche la nostra ALDAI ha dovuto affrontare un momento complesso e compli-cato insieme.Sinora non ne avevamo parlato, perché contavamo di uscir-ne più rapidamente e senza troppo rumore: invece questo è il momento opportuno per fare chiarezza, essere consapevoli, essere forti. Il rinvio delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo di ALDAI sottintende una reale esigenza di cambiamento. Tutte le organizzazioni, non solo la nostra, stanno affrontando fasi di transizione. È un periodo di evoluzioni, a partire dal mondo produttivo e manageriale. Siamo consapevoli che il contesto dell’industria 4.0 sta evolvendo a grandi passi. Ne abbiamo parlato diffusamente durante la nostra Assemblea annuale, che ha aperto i battenti presso il Museo Storico Alfa Romeo – La Macchina del Tempo – di Arese. Un luogo che racconta la sto-ria di un grande marchio automobilistico e ne traccia il futuro. E proprio quest’ultima parola è stata il fil rouge del convegno.

Perciò non desidero richiamare qui i dettagli di una vicenda interna alla nostra Associazione, tipica di un momento di ri-organizzazione e di confronto. Vorrei, piuttosto, che da qui ripartissimo con slancio sapendo che il prossimo futuro sarà impegnativo, ma anche sfidante.Vorrei che ripartissimo con slancio, ripeto, ma non senza espri-mere prima di tutto un sentito ringraziamento al Presidente uscente Romano Ambrogi, che nei sei anni di mandato ha pro-fuso un impegno costante e generoso verso la nostra Associa-zione. Oggi che mi trovo a surrogare le sue funzioni, dopo la sua scelta di dimissioni e di non ricandidarsi, sento il vantaggio di poter contare su questa ricca eredità.Il futuro di ALDAI sarà certamente scritto dal consenso che tut-ti gli associati vorranno esprimere nelle prossime elezioni, che auspico si possano svolgere presto. Dobbiamo voltare pagina e siglare un patto di fiducia con il nuovo Consiglio, che verrà

eletto, in cui dare spazio a sinergie, progettualità, attività di servizio per i nostri iscritti.Lavoriamo per un’Associazione coesa che sia in grado di af-frontare i molti impegni che ci attendono sia a livello locale sia, soprattutto, a livello nazionale di Federmanager. Non dob-biamo, infatti, perdere di vista una delle prossime importanti scadenze: il rinnovo del contratto. In vista di questo step è stata realizzata una ricerca per capire e indagare le “aspettative”, i bisogni, le necessità di rappresen-tanza sentite dalla classe dirigente. Proprio su quest’ultimo è emerso forte e chiaro l’appello alla politica e al Governo affin-ché ci venga riconosciuto il ruolo di interlocutore autorevole. I manager, quale motore della crescita e del rinnovo, in pros-simità dello scadere del contratto, chiedono un maggiore ri-conoscimento del proprio ruolo, welfare, formazione, ricollo-cazione e – in ultimo ma non per importanza – adeguamento retributivo. Questo è il senso di responsabilità con cui ci ripromettiamo di affrontare le prossime scadenze, assicurando sin d’ora a tutti gli iscritti che non mancherà l’impegno di tutti gli eletti per ri-lanciare ALDAI.L’esperienza ci permetterà anche di apportare qualche corre-zione al funzionamento dei nostri organi di governo e gestio-ne. Ci sforzeremo di farlo in modo trasparente, ampiamente condiviso e concorde.Mi sembra opportuno concludere con un appello a tutti gli iscritti: continuare a sostenere l'Associazione con una rafforza-ta partecipazione alle molte attività che sapremo sviluppare nel loro esclusivo interesse. ■

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DI

ommarioSNUMERO 7 - LUGLIO 2018 - ANNO LXXI

EDITORIALE 1 Affrontiamo insieme il cambiamento Silvana Menapace

FOCUS 4 #Futuro, #Tecnologia, #Creatività, #Fantasia, #Curiosità: l’uomo al centro Ilaria Sartori

8 Assemblea ALDAI 2018 Emilio Locatelli

10 Assemblea Nazionale Federmanager 2018 Stefano Cuzzilla

13 Federmanager: operazione simpatia Giuseppe Colombi

15 Assemblea CIDA 2018 Giorgio Ambrogioni

INDUSTRIA 17 Rinascimento Industriale per un'innovazione sostenibile Bernard Charlès

WELFARE 19 PmiWelfareManager vara un piano per reinserire i manager nelle Pmi Giovanni Caraffini

ALLE PAGINE 21/28

INSERTOCONCORSO LETTERARIO 2018I GRANDI SPAZI DELLA MENTE

FORMAZIONE 30 Arriva il sostegno Ministeriale del 40% Silvia Romagnoli

MANAGEMENT31 L’associazione Women&Technologies® ha assegnato il Premio Tecnovisionarie® 2018 Paola Poli

ASSISTENZA SANITARIA32 Sanità alla prova demografica Marcello Garzia

PREVIDENZA 33 In pensione sette anni prima con l'isopensione Salvatore Martorelli

36 Pensioni: breve storia del futuro Antonio Dentato

VITA ASSOCIATIVA 40 Il Gruppo ALDAI alla ricerca dell'employability Emanuele Vercesi

CULTURA E TEMPO LIBERO 41 Concerto d'Autunno

42 Dal jazz alla meditazione e... ritorno Josef Oskar

44 Le Basi Derivanti Russe al Polo Nord Claudio Ernesto Manzati

46 Il libro del mese • Parola di Bob recensione di Alberto Mattioli

FOCUS

Speciale Assemblee

ESTATE 2018chiusura uffici ALDAI

Ricordiamo ai soci che gli uffici dell'Associazionerimarranno chiusi per ferie da lunedì 6 agosto a venerdì 24 agostoe tutti i venerdì pomeriggio dal 29 giugno al 14 settembre

L'ALDAI e la Redazione di "Dirigenti Industria" augurano ai lettori BUONE VACANZE!

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DI4 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

#Futuro, #Tecnologia, #Crea tività, #Fantasia, #Curiosità: l’uomo al centro

Ilaria Sartori  Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI-Federmanager

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DI 5DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

Museo Storico Alfa Romeo di Arese La Macchina del Tempo

Lunedì 4 giugno 2018 alle ore 18,00 si è svolta l’Assemblea Ordinaria dei soci ALDAI introdotta, alle ore 15,30, dal Convegno pubblico "Il futuro che già c'è"

Servizio fotografico Masters of Magic

#Futuro, #Tecnologia, #Crea tività, #Fantasia, #Curiosità: l’uomo al centro

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DI6 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

unedì 4 giugno 2018. Assemblea Annuale ALDAI. Il Fu-turo che già c’è. Un tema che ha animato e attratto la curiosità degli oltre 200 ospiti presenti. A dare il benve-nuto il Vicepresidente Silvana Menapace che – dopo i saluti di rito – ha consegnato le cinque borse di studio

ALDAI-Federmanager ai giovani, neolaureati o studenti: Simone Mattia Dartizio (Politecnico di Milano), Marco Di Biase (Università Bocconi), Andrea Lippa (Università Bocconi), Ales-sandra Petruzzi (Università Pavia), Michele Raggi (Università Cattolica) distintisi per merito, capacità e potenziale, con l’o-biettivo di incentivare la formazione di una futura classe diri-gente di eccellenza.

A fare gli onori di casa anche il Presidente Federmanager Stefano Cuzzilla, che ha augurato ai giovani premiati un bril-lante futuro e li ha invitati a entrare a far parte di una realtà che ha bisogno di freschezza e vitalità, di nuovi talenti che possano

tenere alta la bandiera e far valere il proprio ruolo nella società e nell’economia. I manager quale spina dorsale del Paese, quale motore di crescita delle aziende (grandi e piccole). I manager alla vigilia di un rinnovo del contratto dove temi caldi diventa-no welfare, formazione, ricollocazione e retribuzione. E proprio sulle politiche attive viene ricordato 4.Manager, il nuovo ente bilaterale Federmanager-Confindustria, nato con l’obiettivo di intervenire in termini di aggiornamento e riqualificazione pro-fessionale durante il proprio percorso di carriera e non solo al termine di un contratto di lavoro. Tre temi/momenti strategici su cui il Presidente si focalizza: il Congresso, il rinnovo del contratto e l’inizio del dialogo con la compagine governativa e politica.

Dopo i messaggi istituzionali, spazio alla creatività e all’imma-ginazione con Walter Rolfo, ingegnere, giornalista, autore e appassionato di pensiero illusionistico, mattatore del conve-gno “Il futuro che già c’è”.La magia inizia con la presentazione e il ricordo di Jasper Maskelyne, discendente di una famosa stirpe di illusionisti, di come abbia saputo conquistare la fiducia di Churchill e aiutare

I cinque giovani premiati con le Borse di Studio.

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DI 7DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

Stefano Cuzzilla e Silvana Menapace.

gli Inglesi a ribaltare la situazione in Nord Africa nel corso della Seconda Guerra Mondiale, facendo sparire il porto di Alessan-dria e mettendo in scena un attacco ai Tedeschi dalla parte op-posta a quella da cui realmente arrivò.Storia e leggenda si intrecciano per dimostrare quanto la crea-tività e la fantasia siano necessarie per vivere, di quanto i sogni siano fondamentali per alzarsi dal letto ogni mattina, di quan-to essere semplici spettatori del cambiamento non porti a nul-la. E per raccontare come il “futuro” impatti sulla vita di tutti i giorni delle aziende e delle persone, quattro relatori illustri portano la loro testimonianza: Simonetta Iarlori (Chief Peo-ple, Organization & Transformation Officer Leonardo), Guido Tabbia (Amministratore e Fondatore e-Gate), Giulia Rossi (Di-gital Solution Manager, Smart City - Enel X, Women&Techno-logies) e Francesco Turrini (Amministratore Delegato MAW).Simonetta Iarlori, da ricercatrice a manager dedicata allo svi-luppo delle risorse umane nella società italiana leader per le tecnologie, ritiene importante per il lavoro del team le fasi di ascolto reciproco e l’autocritica per il miglioramento continuo. L’automazione trasforma e migliora il lavoro e non possiamo arrestare il progresso scientifico e tecnologico che impone naturalmente il cambiamento, ma non sostituisce l’uomo. La curiosità e la voglia di futuro costituiscono le doti del manager impegnato nelle sfide imposte dal cambiamento continuo dei modelli di business, dei processi e delle organizzazioni.

Per Guido Tabbia il futuro non si può più prevedere perché stiamo vivendo un progressiva accelerazione nella sequenza dei cambia-menti che modificano profondamente il contesto e i tradizionali riferimenti: oggi Uber, la catena più grande di taxi al mondo non possiede nemmeno un taxi; futurologi autorevoli non credeva-no che i touchscreen avrebbero sostituito i tasti dei telefoni, e gli smartphone stanno sostituendo i giornali. Cinquant’anni fa si ri-teneva che le vendite per corrispondenza non avrebbero avuto futuro e negli ultimi anni gli acquisti on-line stanno cambiando le abitudini dei consumatori e il sistema distributivo dei prodotti e dei servizi. Il futuro già c’è e non si può fermare.Per Giulia Rossi la sfida è utilizzare la tecnologia per migliora-re la vita delle persone e la Smart City alla quale lavora è un luogo nel quale il cittadino viva meglio. Un semplice esempio è la logica alla “Pareto” per rilasciare prodotti con il 20% delle funzionalità rilevanti per l’80% dei consumatori. Secondo Giu-lia il lavoro manageriale si arricchisce sempre più di visione ed approccio imprenditoriale per rispondere tempestivamente ai cambiamenti di mercato.Per Francesco Turrini il futuro è un luogo straordinario solo se si è circondati da persone straordinarie e ritiene che il capitale umano in azienda sarà determinante per il successo. Per assi-curare la necessaria competitività in un contesto di continuo cambiamento è preferibile investire in persone con potenzia-lità e farle crescere in azienda. Per tutti i lavoratori l’apprendi-mento continuo non solo sarà la chiave per garantire occupa-zione, ma anche per costruire carriere stabili e soddisfacenti. Dai quattro interventi emerge chiaramente che non si può più parlare di futuro collocandolo temporalmente lontano, il futuro è qui, è oggi: la tecnologia, l’intelligenza artificiale, l’au-tomazione non possono essere fermate. Non bisogna essere spettatori, bisogna saperle governare affinché diventino degli alleati – e non dei nemici – che semplificano e migliorano la vita di tutti i giorni. Trasformazione vuol dire cambiamento, non annullamento. La società e il mondo del lavoro stanno cambiando e per non essere lasciati ai margini e rimanere in-dietro è necessario evolversi, adattarsi, imparare il significato di resilienza, senza mai dimenticare che le emozioni, la creati-vità, la curiosità e la fantasia possono essere trovate nel cuore e nella mente delle persone. ■

1970 2018

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DI8 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

pegno notevole del personale con una dedizione straordinaria. Il Presidente del Collegio dei Revisori Giuseppe Pezzotta ha sintetizzato la relazione pubblicata sulla rivista Dirigente Indu-stria, sottolineando la correttezza dei dati forniti e che non è emerso alcun aspetto che debba essere segnalato all’assem-blea dei soci ALDAI.L’Assemblea ha quindi votato elettronicamente il bilancio e i 136 presenti, che esprimevano 269 voti comprendenti le de-leghe, hanno approvato il bilancio con 233 favorevoli (pari al 90,13% dei 258 votanti), 12 contrari e 13 astenuti.Il Vicepresidente Silvana Menapace ha poi aperto il dibattito sulla relazione e sono seguiti gli interventi di una decina di soci nel merito della relazione del Consiglio Direttivo e della comunicazione del Presidente Romano Ambrogi, esprimendo in trasparenza e franchezza fatti ed opinioni in particolare sul-le recenti criticità elettorali auspicando la composizione della controversia per restituire ai soci il diritto di voto sul rinnovo degli organi elettivi previsti dalla Statuto al più presto.Fra gli interventi merita segnalare l’appello ai doveri del sinda-cato per un rinnovo contrattuale che renda merito alla cate-goria che ha superato, con gravi perdite, il decennio di crisi. Si rende necessario porsi al tavolo contrattuale in modo credibi-le e determinato, proponendo temi concreti: riconoscimento del ruolo, adeguamento economico, tutele in uscita e soste-gno del welfare, facendo diventare la trattativa contrattuale il tema, prioritario e fondamentale nell’agenda di Federmana-ger e di ALDAI.L’Assemblea ha quindi approvato la relazione del Presidente con 142 voti favorevoli, oltre il 65% dei 218 votanti, 48 contrari e 28 astenuti.In conclusione l’Assemblea si è unita nell’applauso al Presiden-te uscente Romano Ambrogi. ■

Il verbale integrale dell'Assemblea è a disposizione dei soci presso la Segreteria dell'ALDAI.

Lettera del Presidente Romano Ambrogi

Assemblea 2018 ALDAI

Emilio Locatelli   Segretario dell'Assemblea ALDAI

n assenza del Presidente Romano Ambrogi, per un im-provviso e indifferibile impegno di lavoro, ha aperto i lavori e presieduto l’Assemblea ALDAI 2018, nella sala conferenze del Museo Storico Alfa Romeo, il Vicepresi-dente Silvana Menapace, dando lettura del messaggio del Presidente ricevuto la mattina e riportato in sintesi nel riquadro della pagina seguente.

All’applauso seguito alla lettura del comunicato l’Assemblea ha approvato la proposta di esaminare e votare il bilancio 2017 approvato dal Consiglio Direttivo per poi passare al dibattito sulla relazione.Il Tesoriere Elisabetta Borrini ha illustrato la sintesi del bilan-cio 2017 pubblicato sulla rivista Dirigenti Industria dello scorso aprile 2018, evidenziando l’avanzo di gestione 2017 di 107.556 euro, con una riduzione rispetto all’anno precedente di 55.695 euro dovuta: al minor valore della produzione, pari a meno 39.796 euro e

cioè dell’1,36%, generata dal minor numero di dirigenti asso-ciati, solo parzialmente compensata dall’aumento dei quadri; all’aumento dello 0,5% dei costi di produzione dovuti prevalen-

temente a costi di personale per maternità, pari a 13.772 euro; ad altri 2.127 euro per maggiori imposte ed oneri finanziari. Rispetto agli anni precedenti sta però rallentando la riduzione degli associati con assestamento della base associativa ALDAI sopra i 15.000 soci, che rappresentano più di un quarto dei soci Federmanager a livello nazionale ed il cui trend ci fa ben sperare per le prospettive di sostenibilità.Il Tesoriere ha fornito informazioni sugli investimenti finanziari rispondendo alla domanda di un socio e il Direttore Annalisa Sala ha commentato l’impegno dell’organizzazione nel fornire servizi ai soci in servizio e in pensione; nei confronti di questi ultimi i ricorsi CEDU di aprile e maggio hanno richiesto un im-

iFoto di Michela Bitetti

Un ponte fra sei anni di consiliatura che concludono un ciclo impegnativo ed un futuro carico di incognite e aspettative, che solo la collaborazione può trasformare in risultati per la categoria

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DI 9DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

Care Colleghe e cari Colleghi

L’Assemblea ordinaria di ALDAI è chiamata oggi a valutare l’anno sociale 2017, mediante la votazione sulla relazione di attività e sul bilancio.Avete tutti potuto esaminare il bilancio pubblicato nel numero di aprile della rivista Dirigenti Industria, che verrà illustrato più in dettaglio da Elisabetta Borrini, nella sua veste di tesoriere, e la relazione del Consiglio Direttivo, della quale mi limito, per brevità, a ricordare i punti essenziali.

1. L'azione di ALDAI ha portato Federmanager ad avviare una discussione sul rinnovo del contratto, in scadenza nel 2019, e il Presidente Cuzzilla ad interloquire direttamente con il Consiglio. Questa azione proattiva continua nel 2018 e si dovrà intensificare in prossimità dell'apertura delle trattative.

2. ALDAI ha preso risolutamente posizione a difesa dei diritti dei pensionati, di fronte ai continui attacchi alle cosiddette pensioni d'oro, che, per il momento sembrano limitarsi all’iterazione dei blocchi di perequazione, ma nascondono un disegno complessivo di delegittimazione del lavoro qualificato. Con la consapevolezza che il momento politico e sociale non è favorevole, ALDAI ha dato prova di grande compattezza nel promuovere le iniziative di Federmanager e CIDA e continuerà a sostenere le ragioni dei manager.

3. Nel 2017 si è ricostituito il gruppo giovani dirigenti, che si è reso visibile in numerose occasioni, aprendo tra l’altro un canale stabile con il gruppo dei giovani imprenditori di Assolombarda. Questo significativo recupero di interesse per ALDAI da parte delle nuove leve di manager è essenziale e propone nuove modalità di partecipazione alla vita dell'Associazione.

4. Infine, il nuovo format della rivista Dirigenti Industria, nell’edizione cartacea e nelle varie versioni digitali, ha riscosso un grande successo e consentito di aumentare in maniera significativa il numero dei contatti, non solo tra i soci ALDAI, ma anche tra quelli delle altre Associazioni Lombarde e soprattutto con un qualificato pubblico di potenziali associati. Con questa ed altre iniziative di comunicazione abbiamo cominciato a fare conoscere ed apprezzare la nostra azione.

Le azioni descritte (attuate con le risorse di bilancio previste), non hanno purtroppo prodotto i risultati sperati sul numero dei soci

iscritti. Il trend peraltro rispecchia l’andamento medio nazionale di Federmanager e dipende dalla grave crisi del lavoro in Italia e dalla necessità di rinnovare il modello di rappresentanza dei manager.Questa è l'ultima Assemblea a cui partecipo in veste di Presidente, in quanto è in scadenza il mio secondo mandato.A conclusione dei sei anni, durante i quali ho avuto l’onore di condurre ALDAI, desidero oggi ringraziare personalmente e di cuore tutti coloro che hanno collaborato con me, gli organi statutari, i dipendenti e tutti i soci che hanno reso possibile la vita dell’ALDAI ed i risultati raggiunti col loro impegno, attività ed energia. A tutti un caloroso ringraziamento.Non sta a me dare un giudizio sul mio operato, ma posso certamente assicurarvi che la mia intenzione è sempre stata quella di svolgere il mandato affidatomi con spirito di servizio verso l'Associazione, dedicandomi ad essa con tutto il mio impegno, senza alcun tornaconto e con sacrificio di tempo ed energie sottratti alla mia vita professionale e familiare.Come sapete, al termine di questo secondo mandato, erano state programmate dal Consiglio Direttivo le elezioni per la nomina del nuovo Consiglio, in modo da comunicare i risultati elettorali subito dopo questa Assemblea. Tale iter è stato sospeso per un evento imprevisto che tuttora blocca l’espressione del voto da parte dei Soci, dovuto ad una candidatura ritenuta incompatibile. La candidatura è stata oggetto di un ricorso ai Probiviri, che hanno decretato l’effettiva esistenza di un problema di incompatibilità. Il candidato, non condividendo questa interpretazione, è ricorso alla Magistratura per tutelare quello che considera un proprio diritto. Nel frattempo, in attesa di un pronunciamento del Tribunale di Milano, lo svolgimento delle elezioni è stato sospeso dal Comitato Elettorale.Il Consiglio Direttivo, ripetutamente convocato per deliberare un indirizzo nella conduzione della controversia legale, non ha preso posizione, per mancanza del numero legale, anche in occasione dell’ultima riunione di giovedì 31 maggio 2018. In presenza di un dissidio che coinvolge gli organi istituzionali (Consiglio, Probiviri e Comitato Elettorale) e non volendo avallare una situazione di stallo insostenibile, rassegno, con decorrenza immediata, le mie dimissioni irrevocabili dalla Presidenza di ALDAI, dal Consiglio Direttivo e da ogni altra carica per la quale sono stato designato da ALDAI nella Federazione.Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con me ed hanno prestato la loro opera a favore del bene comune e saluto tutti con viva cordialità.

Romano Ambrogi

Lettera del Presidente Romano Ambrogi

Da sinistra: Giuseppe Pezzotta, Elisabetta Borrini, Bruno Villani, Silvana Menapace, Annalisa Sala ed Emilio Locatelli.

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DI10 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

OCUS - SPECIALE ASSEMBLEE

Assemblea NazionaleFedermanager 2018Bisogna puntare su competenze qualificate e su manager capaci di governare l’innovazioneStefano Cuzzilla  Presidente Federmanager

oma, venerdì 25 maggio, negli spa-zi congressuali del MAXXI, il Museo

nazionale delle Arti del XXI secolo, si è tenuta l’annuale Assemblea, che ha vi-sto la partecipazione dei rappresentan-ti aderenti a tutte le forze politiche, gli esponenti delle Parti sociali ed oltre 300 manager.Nell’occasione sono stati presentati i dati sulla situazione occupazionale del ma-nagement, elaborati da Federmanager su fonte Inps, da cui risulta che le impre-se industriali con almeno un dirigente in organico sono diminuite del 16% dall’inizio della crisi ad oggi, passando dalle 18.724 unità del 2011 alle 15.742 del 2017. In un mercato sempre più glo-balizzato e orientato all’innovazione, è sempre più importante il contributo delle competenze manageriali per non perdere competitività.

La prolusione del Presidente in sintesiTroppo spesso in questo Paese all’azio-ne si risponde con la contemplazione, ai fatti sono preferite le parole, al posto dei risultati sono offerte promesse. Allora gli annunci del fittizio “partito del fare” non hanno portato vantaggio né ai suoi stretti seguaci né tantomeno agli iscritti al “partito del no”, a coloro che sostengo-no l’astensione, la non-azione. Certo è che, in questi anni, il management indu-striale ha imparato ad andare avanti da sé: non è stato fermo di fronte alla crisi economica, non è rimasto in attesa di provvedimenti dall’alto. Noi continuiamo a lavorare e a contri-buire alla crescita delle imprese che hanno bisogno di essere leader.  Sa-

r rebbe bello collaborare con istituzioni che favoriscano la qualità dell’azione, dando continuità ai provvedimenti che stanno funzionando e riformando quel-le leggi che invece sono una zavorra per il sistema. Ci piacerebbe, in particolare, dialogare su un tema di importanza cru-ciale per il Paese, per la nostra integra-zione in Europa e nel mondo. Il tema in questione è il lavoro: “l’hobby” del ma-nager. Poiché ne facciamo una ragione di vita, pretendiamo che il diritto al la-voro sia assunto a baricentro di qualsiasi strategia di sviluppo integrato. La quali-tà del lavoro è la sfida più grande che abbiamo dinanzi ed è sull’esercizio di questo diritto che misureremo ogni politica. 

Lavoro e demografiaL’Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone. Negli anni la popolazione in età da lavoro, oltre che a invecchiare, comincerà a ridursi. Secon-do l’Istat, nel 2045 l’età media della po-polazione in attività sfiorerà i 50 anni. Gli attori con cui competere hanno appena iniziato a minacciare l’egemonia occi-dentale: il continente africano, da solo, raddoppierà la sua popolazione da qui al 2050. Nel 2100 l’umanità conterà oltre 11 miliardi di persone, di cui 4,5 in Africa, 4,7 miliardi in Asia e solo 653 milioni in Europa (oggi siamo 742 milioni). Siamo al centro del Mediterraneo, siamo la porta dell'Europa, ma se non agiamo per riorganizzare il sistema economi-co e del lavoro, saremo scalzati fuori dalla competizione globale. La non-azione, in questo caso, avrebbe un costo enorme per le future genera-zioni. Dunque, che fare? Innanzitutto non possiamo sostenere la natalità se non sosteniamo il lavoro delle

donne. In Italia l’occupazione femminile è in crescita, ma meno che negli altri Paesi europei.Oltre al peso della tassazione, viviamo il paradosso che alcuni benefici legati alla nascita dei figli vengono meno quando un nuovo reddito entra nel bilancio fa-miliare. Oggi esistono misure che indu-cono le neo-mamme ad abbandonare il posto di lavoro e negli ultimi cinque anni sono state circa 115mila a fare questa scelta.  Dobbiamo adottare un siste-ma fiscale premiante per le famiglie. Il fisco deve sostenere il lavoro, non abbatterlo a colpi di tasse. Dobbiamo riorganizzare il modello economico te-nendo conto del valore della silver eco-nomy. La componente senior del nostro management sta dimostrando l’impor-tanza dell’ingrediente “esperienza” e non è un caso che gli over 55 rappresen-tino l’unica classe anagrafica in crescita della dirigenza.Dobbiamo anche attrarre immigrazione qualificata. Infine, serve un piano di alfabetizzazio-ne digitale su larga scala, che abbia un effetto diretto sulla componente più an-ziana dei lavoratori.

Lavoro e innovazioneÈ proprio il digitale a costituire il vettore di accelerazione del cambiamento. L’an-no scorso durante la nostra Assemblea discutevamo se i robot e le macchine avrebbero distrutto posti di lavoro. Oggi sappiamo che questo esito è parte di un processo più complesso, che merita l’im-pegno di tutti per creare nuove oppor-tunità di lavoro qualificato.Nel 1990 le tre maggiori aziende pro-duttrici di auto di Detroit da sole ave-vano un giro di affari di 250 miliardi di dollari, una capitalizzazione di mercato

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DI 11DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

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di 36 miliardi e contavano 1,2 milioni di addetti. Già nel 2014 le prime tre im-prese della Silicon Valley avevano stessi volumi d’affari ma una capitalizzazione superiore ai 1.000 miliardi e soltanto 137mila dipendenti.  La Quarta rivolu-zione industriale deve essere governata. Manager, imprenditori e istituzioni hanno una responsabilità precisa sul modello d’impresa che risulterà vin-cente nei prossimi anni.  A farsi strada è piuttosto una struttura della produzione molto più selettiva, molto più intercon-nessa, molto più virtuale che fisica. Il recupero della dimensione territoria-le può costituire una grande occasione per il nostro Paese. Lo sta dimostrando la catena di valore che il Made in Italy sta producendo e che traina l’export.  In questo senso consideriamo un'oppor-tunità da non perdere la costituzione degli  hub digitali dell’innovazione  e il raccordo tra mondo dell’impresa e mondo della conoscenza alla base del progetto dei  competence center  che, con grande rammarico, non vediamo decollare.  In questi ecosistemi il ma-nagement svolge il ruolo di collan-te. Può agevolare la messa a sistema dell’innovazione, determinando un effetto positivo anche in termini di occupabilità. L’occupazione italiana sta registrando un trend positivo. Provvedi-menti, come la detassazione sulle nuo-ve assunzioni, hanno spinto le imprese a dotarsi di capitale umano. Si tratta di provvedimenti spot; mentre noi chie-diamo misure strutturali, che possano assicurare tenuta sociale e il patto tra padri e figli.Manca del tutto un vero piano sul La-voro 4.0. Questo intervento doveva

partire contemporaneamente all’in-vestimento nei macchinari: mentre Impresa 4.0 ha ridato fiato all’indu-stria, sulle competenze abbiamo ac-cumulato un ritardo colpevole. Il mismatch tra domanda e offerta di competenze si sta aggravando  con il paradosso che le imprese che stanno tentando il salto di innovazione non tro-vano le figure adatte.Abbiamo raggiunto un  equilibrio bas-so che stride con la nostra vocazione di grande Paese industriale. Più di 13 milioni di adulti hanno competenze di basso livello. Siamo sotto la media Ue per diffusione di competenze digitali. È fondamentale che il nuovo Governo trovi le risorse pubbliche per colmare i gap di competenze digitali che inci-dono sulla competitività del nostro sistema. Federmanager è già corsa al riparo mettendo in atto un piano di ri-conversione delle competenze manage-riali che agisce lato formazione grazie al supporto di fondi propri e risorse della bilateralità.  Siamo pronti a immettere sul mercato 300 manager certifica-ti nelle competenze fondamentali per le imprese che intendono agganciare la ri-presa: manager dell’innovazione, mana-ger specializzati nell’export, manager di rete e figure esperte in temporary mana-gement. Questo programma è solo uno degli esempi di “azione” che stiamo met-tendo in campo per sostenere l’occupa-bilità e la competitività delle imprese.

Lavoro e dimensione d'impresaSiamo il secondo Paese manifatturie-ro in Europa e il quarto nel mondo per

valore aggiunto prodotto dall’industria manifatturiera. Per otto settori manifat-turieri su quattordici l’Italia è prima in competitività. Rimaniamo increduli e non possiamo nasconderlo a vedere dimenticata questa industria nei programmi del Governo. L’unico riferimento all’Ilva di Taran-to apre a scenari inquietanti: non possia-mo prescindere dal nostro acciaio e non possiamo abbandonare il Sud perché l’Italia va avanti solo se unita, solo se ri-lanciamo l’industria.Dobbiamo considerare che i posti di lavoro in più registrati negli ultimi dieci anni sono tutti concentrati nei servizi. Abbiamo perso quasi 900mila lavoratori nell’industria. Se c’è stato un drenaggio di capitale umano che ha im-poverito il settore, dobbiamo imputarlo ad anni di mancati interventi. Il numero medio di dirigenti per azienda industria-le è in leggera crescita, concentrato per lo più nelle realtà medio-grandi, mentre a chiudere sono le imprese più piccole. Questo significa, essenzialmente, due cose: stiamo perdendo le produzioni che non agganciano l’innovazione per-ché non si dotano della manageriali-tà necessaria e, in secondo luogo,  sta cambiando la figura del manager, che è chiamato a gestire più funzioni e più aree, con competenze sempre meno tecniche e specialistiche, e sempre più trasversali. Su un punto dobbiamo essere d’accor-do: la presenza in azienda di manager capaci di potenziare l’innovazione è un fattore essenziale per competere.

Stefano Cuzzilla durante il suo intervento.

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Lavoro e formazione Serve una riprogettazione del siste-ma della formazione superiore e uni-versitaria che tenga conto della do-manda di mercato. Va resa utile l’alternanza scuola – lavo-ro, avvicinando lo studente al mondo esterno. Va incentivato l’imprenditore a considerare la formazione interna uno dei pilastri dell’impresa. Il decre-to sul  credito sulla formazione 4.0 è una misura timida. L’incentivo del 40% è poca cosa per modificare un fattore che è, insieme, economico e culturale. In questo momento storico, i manager hanno una doppia responsabilità: verso se stessi, intraprendendo per primi pro-grammi di aggiornamento professiona-le e verso la collettività degli altri lavora-tori, facendosi promotori di una cultura dell’innovazione che permea l’azienda a tutti i livelli. Rassicuriamoci: gli strumenti ci sono già, basta metterli a sistema e ne cito soltanto due:  i  Fondi interprofes-sionali, che devono assumere maggiore dinamicità e meno vincoli e le politiche attive del lavoro. Il cambio di passo si realizza anche attra-verso l’adozione di politiche attive pre-ventive, che intervengono in anticipo rispetto all’eventuale interruzione di un rapporto di lavoro. Su questo la nostra bilateralità sta già lavorando, dando vita a un Osservatorio finalizzato ad evita-re la discontinuità lavorativa partendo dall’analisi dei fabbisogni industriali e dalla domanda di managerialità.

Lavoro e lavoro globaleRispetto al Novecento, quando lo Sta-to-Nazione occidentale era un perfetto incastro di politica, economia e informa-zione tutte detenute a livello centrale, oggi sfugge al controllo la dinamica del lavoro, da cui dipende tanto il grado di benessere generale quanto il livello di democrazia sostanziale. Il reddito di cittadinanza riuscirà ad abbattere le diseguaglianze solo se sarà orientato a creare lavoro. Se la chiusura a riccio nei nostri confini non può essere la risposta al bisogno di lavoro, al sogno europeo noi non rinunciamo.  L’Europa continua a rap-presentare il più grande esperimento di integrazione della storia dell’umanità. Stiamo disegnando una nuova map-pa geopolitica in cui viene ridefinita la geografia produttiva. In questa map-pa, l’economia insegue variabili come

il costo dell’energia, il costo del lavoro, la disponibilità di capitale umano, l’effi-cienza logistica, l’innovazione. Perciò ap-partiene alla categoria della non-azione quella posizione politica che sottovaluta l’importanza di porre l’Italia al centro dei traffici o, peggio, che afferma l’inutilità delle grandi opere.  Le infrastrutture, grandi e piccole, servono a manda-re avanti il Paese.  Vanno realizzate, perché sono la precondizione per col-legare le periferie ai centri, il nostro Paese al resto del mondo.  Il nostro Paese è grande per la creatività, il ta-lento e l’inventiva delle sue persone. Pertanto, è strategico utilizzare le risorse umane come leva di attrattività per gli investimenti e i capitali esteri.

Lavoro contratto e rappresentanzaLa dinamica delle relazioni industriali è oggi più collaborativa che in passato. Questo ci permette di offrire risposte ra-pide ed efficaci, ma anche di: mettere in connessione dialogica e funzionale la relazione tra impresa, società e fami-glie. Speriamo che il Governo utilizzi il sistema di rappresentanza con più lungimiranza di quanto fatto dai suoi predecessori; che sia aperto all’ascol-to e alla collaborazione con i corpi intermedi che sanno avanzare propo-ste, ben prima che si avvicini una sca-denza elettorale.  L’esempio del  wel-fare parla da solo. In Italia è cresciuto il numero di imprese che hanno adottato piani di sanità integrativa e di assistenza socio-sanitaria per i dipendenti. Il welfa-re dei dirigenti, dalla previdenza com-plementare alla sanità integrativa fino alla formazione finanziata, rappresenta un’eccellenza che ha saputo fare da apri-pista per altre categorie di lavoratori. Per questo è importante che non sia posto un tetto a misure come la detassazione dei premi di produttività trasformati in welfare. Inoltre,  i nostri Fondi Pensio-ne stanno orientando parte dell’investi-mento verso l’economia reale. È fondamentale che lo sviluppo del welfare contrattuale sia interpretato come supporto al welfare pubblico, in un’ottica di sinergia che dà respiro ai conti dello Stato mantenendo alto il livello delle prestazioni garantite. Con grande favore accogliamo l’ipotesi di  separare l’assistenza dalla previ-denza, un’operazione che richiediamo da tempo perché capace di assicurare

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dell’articolo e il video integrale dell’Assemblea Federmanager 2018.

maggiore trasparenza sui conti, di rista-bilire equità e di favorire il ricorso dei cittadini alla previdenza complemen-tare. Se abbracciamo la tesi demogra-fica che abbiamo seguito sin dall’inizio, dobbiamo condividere l’esigenza che gli strumenti di welfare siano razionalizzati, integrati e supportati attraverso forme di  incentivazione fiscale e normativa delegando alle Parti Sociali la respon-sabilità del cambio di modello.  Stes-so metodo va incoraggiato quando parliamo di agevolare l’innovazione in azienda. Federmanager ha attivato negli ultimi tre anni un piano complesso per ampliare la gamma di servizi per i ma-nager che si stanno confrontando con la sfida della Quarta rivoluzione industria-le. Crediamo infatti che l’innovazione porti benefici a tutti i lavoratori; maggio-re sarà il nostro contributo nel processo di ammodernamento dell’industria, più ricchezza e più equità sarà generata a li-vello sociale. È la disuguaglianza, e non la ricchezza, il fattore che pregiudica il progresso di una Nazione. Pertanto, dobbiamo immaginare un ruolo sem-pre più attivo della rappresentanza nel coordinare lo sviluppo, nel facilita-re la creazione di network di innovazio-ne, nel favorire l’incontro tra domanda e offerta di competenze.  Prendiamo l’esempio di ciò che stiamo realizzando nelle nostre 57 sedi sul territorio: ogni Associazione di Federmanager sta atti-vando partnership con tutti gli attori del cambiamento, dalle imprese, alle orga-nizzazioni territoriali di rappresentanza, alle università e centri di ricerca. L’obiet-tivo, oltre ad immettere managerialità nel tessuto economico locale, è proprio quello di favorire l’innovazione attraver-so strumenti operativi e azioni di sensi-bilizzazione e informazione. Oggi, più di ieri, c’è un gran bisogno di mediatori e il nostro ruolo di rappresentanza, su sa-lute, equità, sicurezza e lavoro, è più cruciale che mai. ■

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Federmanager: operazione simpatiaUn’assemblea egemonizzata dalle donne pone Federmanager al centro dell’attenzione

e va dato atto al Presidente Stefano Cuzzilla: l’Assem-

blea di Federmanager del 25 maggio 2018 a Roma ha segnato in modo defini-tivo un cambio, ovvero l’avvenuto rico-noscimento da parte del mondo politico ed istituzionale dell’immagine e del ruo-lo del nostro sindacato nazionale.

n Come dice il titolo, potremmo classifica-re quanto avvenuto una vera e propria “operazione simpatia”, perché in pochi mesi siamo passati dall’incomunicabilità tra politica e corpi intermedi allo sboc-ciare di un nuovo idillio. Non possiamo che rallegrarcene, mantenendo peraltro la necessaria prudenza, che affida il giu-dizio finale ai risultati oggettivi derivanti dalla nuova situazione.In ogni caso l’Assemblea ha dimostrato

che i parlamentari considerano l’Asso-ciazione dirigenziale come un interlocu-tore privilegiato, autorevole e credibile, con cui mantenere crescenti relazioni. Se consideriamo poi che, dopo molte passate diffidenze, il concetto di “strate-gie industriali” torna ad essere centrale, ecco spiegato il nuovo clima, che coin-volge anche Confindustria in un collo-quio virtuoso.Dopo la prolusione del Presidente Cuz-

Giuseppe Colombi Consigliere ALDAI-Federmanager

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zilla, riportata a parte, c’era attenzione per gli interventi politici.Un primo dato da rilevare è stato senz’al-tro quello di contributi al femminile, per le molte parlamentari presenti e grazie al Direttore di Confindustria: nell’appli-cazione della parità di genere, verrebbe da dire che Federmanager sta persino esagerando…Purtroppo, in analogia con quanto av-viene a livello nazionale, gli interventi hanno registrato l’assenza di una parte importante dello spettro politico, quel-la di centro-sinistra. Così la supplenza è toccata a qualcuna delle intervenute, ri-chiamando anche ragioni di solito ascri-vibili a quella parte, che non era la loro.L’accento romano di Barbara Saltamar-tini ha dimostrato a tutti l’avvenuta trasformazione della Lega da fenome-no padano a partito nazionale, men-tre, ancora per la Lega, Cinzia Bonfrisco dopo aver evocato la necessità di mol-tiplicare i trecento “spartani” formati da Federmanager fino a diventare migliaia di manager per lo sviluppo, ha lamenta-to la finanziarizzazione dell’economia e gli errori di un’Europa incapace di con-trastare l’impoverimento di alcuni suoi Paesi costituenti, tra cui l’Italia. Partico-larmente significativi, verrebbe da dire “progressisti”, in quell’intervento sono ri-sultati anche il riconoscimento del ruolo di Federmanager e del modello Fasi.Carla Ruocco (Movimento Cinque Stel-le), per aver partecipato a diversi eventi di Federmanager, può essere conside-rata ormai una vecchia amica: da lei è venuto il riconoscimento di “Avere a che

fare con una categoria che dà con gene-rosità” da utilizzare per contrastare la “demenza algebrica” di certe burocrazie europee. È auspicabile che in futuro i di-rigenti siano capaci di dare il supporto tecnico e professionale che ci viene ri-chiesto da quella parte politica. Renata Polverini (Forza Italia) con la consumata abilità di un ex-Presiden-te della Regione Lazio, ha sottolinea-to l’importanza per il Paese di darsi un futuro industriale, necessario anche per sostenere il mondo dei servizi, con espresso riferimento alla salvaguardia dell’Ilva, una volta risanata dal punto di vista ambientale. Ha poi citato come un obiettivo da perseguire l’avvicinamento dei mondi pubblico e privato nei settori della formazione e del welfare. Partico-larmente civile ed apprezzabile infine l’augurio della parlamentare romana, oggi all’opposizione, al Governo Cinque Stelle-Lega. Anche Alessandra Panucci, Direttore Ge-nerale di Confindustria, forse comincia a sentirsi a proprio agio in casa Feder-manager, grazie alle molte aree di col-laborazione che si sono sviluppate tra le due organizzazioni. Da lei è venuta la sottolineatura del peso industriale di un Paese trasformatore, l’Italia, capace oggi di esportare quotidianamente in Europa cifre a nove zeri. Non rituale è apparso il riferimento all’Ilva ed alla necessità di produrre e rendere disponibile acciaio in Italia. Un’economia più forte, ha aggiun-to, faciliterebbe anche la necessaria tra-sformazione dell’Europa, che, così com’è oggi, funziona abbastanza male.

Quello che conforta, nell’intervento della Panucci, è il clima di evidente e crescente familiarità col contesto Fe-dermanager. Per noi, che mai abbiamo considerato Confindustria una mera controparte, si tratta di una novità e di un approccio da valorizzare ed applicare possibilmente anche al futuro rinnovo contrattuale.In questo contesto per così dire matriar-cale, agli uomini è rimasto lo spazio per i saluti dell’on. Riccardo Zucconi di Fra-telli d'Italia, e dell’Assessore regionale Gian Paolo Manzella e per l’intervento dell’Amministratore delegato di Allianz, Giacomo Campora. Questo milanese molto simpatico, simbolo, come ci ha detto lui stesso, del fatto che per i cin-quantenni nati nei gloriosi anni Sessan-ta in Italia l’ascensore sociale ancora funzionava, è intervenuto a nome di un grande gruppo finanziario multina-zionale che dà molto spazio e conside-razione agli italiani. Citando le “Lezio-ni americane” di Calvino, Campora ha sottolineato la necessità di operare con leggerezza, molteplicità ed esattezza, parola quest’ultima che nel contesto ca-pitolino dell’Assemblea deve aver gene-rato qualche brivido. Ma, ha aggiunto, con occhio anche alla tenuta dei conti: se è vero infatti che in Italia il debito pubblico è alto, alto è pure il risparmio privato, per cui il modello potrebbe essere il Giappone, un Paese a noi vicino per demografia, attività in-dustriale e persino gusti, ma non per la compressione delle individualità.La raccomandazione finale di Campora è stata verso la lettura di “Homo Deus” un ponderoso volume dell’israeliano Harari, che è oggi la vera e propria bibbia degli imprenditori della Silicon Valley. Il testo, forse da riservare alle vacanze estive, paventa il rischio di un’umanità che, risolti molti problemi esistenziali, alla fine rende superflua anche sé stes-sa. Se ne raccomanda la lettura a coloro che, talvolta troppo semplicisticamente, esprimono certezze luminose sul futuro del lavoro.Commento finale: un’Assemblea inten-sa, non banale, ricca di spunti. Feder-manager a livello centrale dimostra di saper esprimere contenuti stimolanti, che spingono tutti noi a partecipare con convincimento crescente all’azione in corso. È un impegno per tutti. ■

sFedermanager a livello centrale

dimostra di saper esprimere contenuti stimolanti, che spingono tutti noi a partecipare

con convincimento crescente all’azione in corso. È un impegno per tutti

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Roma, 17 maggio 2018. L'assemblea CIDA ha approvato all'unanimità la relazione, il bilancio 2017 e la proroga della Presidenza Ambrogioni fino a gennaio 2019. Di seguito la sintesi della relazione del Presidente.

Assemblea CIDA 2018Giorgio Ambrogioni  Presidente CIDA

iamo al termine di un triennio che ha visto tutti noi impegnati

al massimo per dare alla Confederazione CIDA quel ruolo e quel posizionamento che le compete nel quadro delle relazio-ni istituzionali e sindacali. Tutto questo è avvenuto in un clima di fattiva collabora-zione ed unità di intenti sia a livello cen-trale sia territoriale. Un particolare grazie ai componenti il Consiglio dei Presiden-ti, ai Vice Presidenti e al Tesoriere.In questi tre anni ci siamo riaccreditati a tutti i livelli politico-istituzionali e am-ministrativi; abbiamo recuperato ruolo nei confronti delle Confederazioni di-rigenziali europee; abbiamo riacceso

s l’interesse e l’attenzione dei dirigenti nei confronti della CIDA; abbiamo avviato un’azione di presenza sul territorio; sia-mo cresciuti in termini di Federazioni associate, abbiamo rafforzato il nostro status di Organizzazione dirigenziale. È nel nostro DNA di classe dirigente pre-pararsi, credere nelle cose che si fanno e coinvolgere in progetti ambiziosi e sfidanti i nostri interlocutori. L’obiettivo resta, sempre lo stesso, lavorare per un Paese più competitivo, più equo, più moderno, maggiormente in grado di at-tirare talenti e non solo di "esportarli" o, quel che è peggio, vederli "fuggire". L’indagine sulla rappresentanza ha pro-dotto risultati che in buona parte han-no confermato le nostre più profonde convinzioni: i dirigenti pubblici e privati

hanno fatto emergere con forza l’esi-genza di disporre di una voce quanto più possibile unitaria, forte, qualificata e autorevole. Chiedono a CIDA di essere e farsi inter-prete di una classe dirigente che sente il peso delle proprie responsabilità indivi-duali e collettive, ma anche consapevole dei valori che la distinguono. Nei prossimi mesi le Federazioni asso-ciate si metteranno attorno a un tavolo per definire le politiche confederali del prossimo mandato. Va nella direzione di rafforzare il ruolo della CIDA anche “l’os-servatorio sulla dirigenza” che abbiamo costituito in collaborazione con ADAPT (Associazione per gli studi e ricerche internazionali e comparati nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro),

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diretta da Michele Tiraboschi. È un pro-gramma ambizioso, teso a costruire un “Ponte sul futuro”, un Osservatorio per-manente sui cambiamenti d’impresa e del lavoro, che produrrà ogni anno un “rapporto aperto” di analisi e proposte che le alte professionalità del pubblico e del privato offrono al Paese. Si porrà particolare attenzione allo scenario internazionale per analizzare buone prassi (soprattutto in tema di po-litiche attive e di ricollocazione) per co-gliere e se possibile anticipare, tendenze e linee evolutive del mercato del lavoro, delle figure del dirigente e delle alte professionalità. Il tutto con l’obiettivo di contribuire alla diffusione della cultura manageriale e a modificare quella per-cezione sociale che, purtroppo, consi-dera ancora i dirigenti come una “élite” autoreferenziale, disimpegnata rispetto ai problemi sociali. L’ambizione è quella di concorrere alla costruzione di una nuova visione del Paese senza trascurare l’azione quotidia-na della Confederazione e delle Fede-razioni che dovranno trovare nei lavori dell’Osservatorio materiale progettuale e nuove idee.Il nostro Manifesto dei Valori, nato con l’obiettivo di tracciare il profilo di un manager sovranazionale, promosso in occasione del 70° anniversario di CIDA, è stato un grande risultato che ha con-sentito a CIDA di diventare punto di rife-rimento all’interno della Confederazione Europea CEC. L’accresciuta importanza di CIDA, in ambito CEC, è dovuta anche al prezioso lavoro svolto in questi anni da Luigi Caprioglio, Segretario Generale CEC. Sempre a livello europeo, questa volta nel CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), abbiamo fatto sentire la no-stra voce. Il lavoro svolto negli ultimi tre

anni dal nostro delegato Marco Vezzani è stato prezioso. Vezzani è stato altresì nominato membro del gruppo di lavo-ro che si occupa dei rapporti con i Paesi EFTA (Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera) e di quelli con Ucraina e altri paesi dell’Est.Passando al territorio, il 2017 è stato un anno particolarmente ricco di iniziative, tutte di grande valore. I Segretari Regio-nali si sono impegnati sulle attività deli-berate dall’Assemblea, hanno attuato le direttive presenti nel Protocollo sull’Al-ternanza Scuola-Lavoro firmato con il MIUR e hanno dato vita a progetti calati sulle Regioni.Mi pare doveroso sottolineare l’impor-tanza delle iniziative intraprese in occa-sione della passata campagna elettorale che hanno consentito a CIDA di farsi co-noscere da quei nuovi parlamentari che costituiscono nuove forze politiche con cui sviluppare il dialogo.Per le tante attività e per la collaborazio-ne che hanno sempre dimostrato ringra-zio, infine, tutti i Segretari ed i Consigli regionali.Ci apprestiamo a confrontarci con il nuo-vo Governo, con un nuovo Parlamento, con un nuovo modo di concepire e fare politica. Le elezioni hanno segnato il più alto tasso di ricambio parlamentare del-la nostra storia repubblicana, con solo un 34% di parlamentari uscenti confer-mati. Sapremo relazionarci con le rinno-vate Istituzioni.Metteremo questa classe politica alla prova, misurandola sui nostri proget-ti e sulle nostre iniziative. Se riteniamo di avere le capacità, le competenze, il ‘sapere’ per risollevare il Paese dalla de-pressione produttiva e sociale in cui è caduto, abbiamo il dovere morale di dare il nostro contributo. Come "addet-ti ai lavori" nelle imprese, nelle scuole,

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dell’articolo sull’Assemblea CIDA 2018.

Giorgio Ambrogioni.

negli ospedali, nella pubblica ammi-nistrazione, rivolgiamo un appello af-finché non si smantellino riforme utili che qualche risultato, seppur parziale, l’hanno raggiunto. Pensiamo al job act, ad esempio, che va completato con l’applicazione delle politiche attive per il lavoro; o all’alternanza Scuola-Lavoro, un’iniziativa che va migliorata e segui-ta con un coinvolgimento maggiore da parte di tutti i protagonisti, non certo abbandonata. Oppure, infine, pensia-mo a Impresa 4.0 per comprendere nel suo raggio d’azione anche le aziende del terziario. Un’esperienza che ha dato riscontri notevoli e stimolato nuovi fo-colai produttivi. Queste riforme, ne ho citate solo alcune, hanno tracciato un solco che sarebbe sbagliato lasciar mo-rire. Così come sarebbe azzardato pre-sentarsi a Bruxelles con toni minacciosi o "rivoluzionari", quasi che fosse l’Unio-ne europea la causa principale dei nostri problemi. Tutti noi manager dovremo essere sog-getti promotori di un cambiamento culturale proprio perché riteniamo di poter essere un modello di riferimento in termini di selezione, di formazione, di attenzione al risultato. Le nostre compe-tenze vanno messe al servizio del Paese perché questo è il compito di chi si sente ed è classe dirigente. ■

Ci apprestiamo a confrontarci con il nuovo Governo, con un nuovo Parlamento, con un nuovo modo

di concepire e fare politica. Le elezioni hanno segnato il più alto tasso

di ricambio parlamentare della nostra storia repubblicana, con solo un 34% di parlamentari

uscenti confermati. Sapremo relazionarci con le rinnovate Istituzioni

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NDUSTRIAi

Rinascimento Industriale per un'innovazione sostenibileBernard Charlès   CEO & Vicepresidente di Dassault Systèmes

on esperienze virtuali, realtà aumentata e simulazioni reali-

stiche, la tecnologia digitale sta rivolu-zionando il nostro rapporto con il sapere con un impatto analogo all'invenzione della stampa nel XV secolo. Il libro di al-lora è l'esperienza virtuale di oggi, che apporta conoscenze e competenze col-mando il divario fra sperimentazione e apprendimento.Tutto ciò si traduce in un nuovo Rinasci-mento Industriale a livello mondiale. Combinando reale e virtuale si creano nuove modalità di osservare il mondo, inventare, imparare, produrre e fare im-presa. Si aprono nuove vie all'interazio-ne fra settori industriali e tecnologie. Nuove categorie di imprese industriali

c creano nuove categorie di soluzioni per nuove categorie di clienti. Tesla ha cam-biato per sempre il mercato dell'auto e lo stesso hanno fatto Joby Aviation e Blue Origin con il settore aerospazia-le. Oggi il valore risiede più nell'utilizzo che nel prodotto. Nella moderna eco-nomia dell'esperienza, soggetto e og-getto sono sempre meno distinguibili. L'industria del XXI secolo è un intreccio di creazione, produzione e scambio di esperienze.Pertanto, la chiave di lettura non è tan-to il passaggio dall'industria analogi-ca del XX secolo all'Industria 4.0 grazie alla digitalizzazione, quanto piuttosto la necessità di reinventare completa-mente l'industria del XXI secolo. Con i programmi Internet+ e Made in China 2025, la Cina punta a trasformarsi da "fabbrica del mondo" a studio di proget-

tazione e design. Nella Corea del Sud, il programma "Creative Economy" punta a sviluppare nuovi mercati promuovendo la convergenza fra scienza, tecnologia e cultura. Gli Stati Uniti stanno investen-do in nuovi ecosistemi industriali che coinvolgono governi locali e federali, aziende e mondo dell'istruzione. I pros-simi rivoluzionari non saranno quelli che possiedono i sistemi di produzione più automatizzati, ma coloro che costruisco-no una cultura della conoscenza e della competenza per far emergere e formare la forza lavoro del futuro, mettendola nelle condizioni di risolvere le sfide di un pianeta nel quale scarseggiano soluzio-ni sostenibili. Al centro di questo cam-biamento ci sono le scienze della vita e della materia, capaci di armonizzare prodotto, natura e vita. La biomimesi e i biomateriali sono destinati a cambiare il

La Cina punta a trasformarsi da "fabbrica del mondo" a studio di progettazione e design. La Corea del Sud punta a sviluppare nuovi mercati promuovendo la convergenza fra scienza, tecnologia e cultura. Gli Stati Uniti sono al lavoro su nuovi ecosistemi industriali che coinvolgono governi locali e federali, aziende e mondo dell'istruzione. I rivoluzionari non saranno quelli che possiedono i sistemi di produzione più automatizzati, ma coloro che costruiscono una cultura della conoscenza e della competenza.

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modo in cui progettiamo gli oggetti. La produzione additiva, o stampa 3D, con-sente di trasformare l'immaginazione in realtà.Non dobbiamo più pensare all'industria come a un insieme di mezzi di produ-zione, bensì un processo di creazione di valore. I settori industriali del XXI secolo devono occuparsi meno di flussi di pezzi e più di flussi di utilizzi e di modelli vir-tuali, in un'economia che elimina gli at-triti e ottimizza il ciclo di vita sfruttando sistemi intelligenti alimentati dall'ener-gia dei dati. Questo secolo sarà un'era di ecosistemi ad alto valore aggiunto, nei quali reale e virtuale si fondono, com-pletandosi e amplificandosi a vicenda per produrre beni ed esperienze. Cam-bia così la definizione stessa di industria. Amazon, ad esempio, è a tutti gli effetti una realtà industriale, perché ha creato un'esperienza unica per il consumatore. L'industria automobilistica non produce più solamente automobili, ma immagi-na nuove modalità di trasporto, svilup-pando ecosistemi innovativi che riuni-scono città, imprese e cittadini. Con la piattaforma "3DEXPERIENCE", Singapore ha integrato sviluppo urba-nistico, servizi, attività economiche e sanità. Questa nuova economia che ruo-ta attorno alla creazione di valore è rap-presentata da mercati che raccolgono domanda e offerta, globale e locale. Le piattaforme esperienziali digitali sono le infrastrutture di questo "Rinascimento Industriale". Hanno rivoluzionato il com-mercio, i trasporti e il turismo e si appre-stano a rivoluzionare l'industria.Nel "3DEXPERIENCE Marketplace", la più grande fabbrica virtuale del mondo, il modello di un prodotto può essere po-stato e stampato in 3D direttamente nel luogo in cui verrà venduto. Le piat-taforme digitali, che integrano lo studio sui libri con le attività in laboratorio, tra-sformano l'apprendimento attraverso esperienze virtuali. L'intelligenza artifi-ciale non rimpiazzerà il cervello umano, ma agevolerà l'accesso a conoscenze e competenze. La Francia può e deve cre-dere nell'industria del futuro. L'Europa, con la sua ricchezza e varietà di talenti e culture, dispone di notevoli risorse per costruire ecosistemi industriali intercon-nessi: ricerca scientifica, aziende leader nei rispettivi settori industriali, una rete di Pmi, centri di formazione interdisci-

NDUSTRIAiplinari e piattaforme di innovazione. Riuniamoci attorno a una visione indu-striale fedele alla nostra comune cultura umanistica, focalizzata sulla persona e sugli utilizzi, sulla frugalità e sullo svilup-po sostenibile.Benvenuti nell'industria del XXI secolo.

E in Italia?Lo chiediamo a Chiara BogoDirector of Marketing, South-East Europe Dassault Systèmes.

Quali aspetti del contesto naziona-le favoriscono un ruolo distintivo e quali rappresentano un ostacolo?Il contesto italiano si distingue per il peso molto rilevante delle Pmi sull’eco-nomia nazionale. Nello scenario attua-le si apre una grande opportunità per le Pmi, che per dimensione, struttura e mentalità sono più flessibili delle grandi multinazionali. Le dimensioni delle Pmi possono però rappresentare una bar-riera per avere accesso alla dotazione tecnologica necessaria per cogliere le opportunità del  Rinascimento Indu-striale, come infrastrutture IT avanzate e acquisto di licenze software, per gli in-vestimenti iniziali richiesti. Oggi grazie al Cloud, le soluzioni tecnologiche avanza-te sono accessibili non solo per le grandi aziende, ma anche per le Pmi. Per questo abbiamo messo a punto soluzioni anche su cloud, e questo è importante per le Pmi che si possono dotare di strumenti che abbattono le tradizionali barriere d’accesso alle solu-zioni più all’avanguardia (costi, persona-le, competenze tecniche, infrastrutture IT, ecc.) e consentono loro di giocare un ruolo attivo nella competizione interna-zionale e di crescere. Stiamo facendo da battistrada anche in Italia, aiutando le Pmi a esplorare "nuovi modi di lavora-re" per un rinascimento dell'industria. Si rompono i vecchi schemi ma, al tempo stesso, si preservano i valori tradizionali e si favoriscono sviluppi innovativi per il mondo di domani.

Quali settori dimostrano in Italia maggiori proattività?Abbiamo un portafoglio di soluzioni, le nostre Industry Solutions Experiences (ISE) dedicate a dodici settori industriali diversi, come trasporti e mobilità, aero-

spaziale, energia e utilities, farmaceutico, macchine e componenti industriali, beni di largo consumo, retail e cosi via. Alcuni settori, come l'aerospaziale, per ragioni “storiche” hanno adottato le nuove tec-nologie prima di altri,  ma se guardiamo alla proattività e alla spinta verso l’inno-vazione, più che fare una classifica tra settori, sono alcune tematiche specifi-che e alcune aziende, eccellenze italiane sia Pmi che grandi aziende in tutti i set-tori, a spingere sull’innovazione. Aree di interesse sono ad esempio piattaforme per business transformation, collabora-zione, digital continuity, smart manu-facturing, simulazione multifisica, addi-tive manufacturing e Stampa 3D, digital twin, realtà virtuale immersiva, per men-zionarne alcune. L’approccio a piattafor-ma mette a disposizione una fonte unica dei dati, abbattendo così le barriere tra le diverse funzioni aziendali e abilitan-do la continuità digitale; dall'ideazione, design e progettazione all’ingegnerizza-zione alla produzione, fino al marketing e alle vendite per offrire esperienze di alto livello ai clienti, in modo trasversale per i doversi settori. 

Il recente  Decreto Ministeriale sul credito d'imposta del 40% dei costi di formazione Impresa 4.0  rappre-senta un interessante incentivo. Quali altre iniziative favorirebbero l'innovazione e l'occupazione?Gli incentivi del governo rappresenta-no un concreto supporto alle aziende italiane. La semplificazione di procedu-re e aspetti normativi, potrebbe aiutare le imprese a ridurre le risorse dedicate a pratiche amministrative, a focalizzar-si ancora di più sull’innovazione e ad essere più agili nel cogliere le opportu-nità del Rinascimento Industriale. Per favorire l’occupazione, sarebbero utili maggiori iniziative a supporto della co-noscenza degli strumenti digitali e del-le lingue straniere, che giocano sempre più un ruolo chiave per competere nei mercati internazionali e per collaborare a progetti di business che coinvolgono un ampio ecosistema di attori diversi, come fornitori, partner e clienti, spesso basati in paesi diversi. In questo conte-sto, è fondamentale sviluppare compe-tenze linguistiche per essere in grado di comunicare in modo efficace in contesti professionali internazionali.  ■

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ELFAREw

PmiWelfareManager vara un piano per reinserire i manager nelle PmiGiovanni Caraffini   Componente del CdA del Fondo PMI Welfare Manager e Consigliere ALDAI-Federmanager

acilitare l’incontro tra doman-da e offerta di lavoro e amplia-re la gamma degli strumenti contrattuali disponibili: questo l’ambizioso obiettivo del piano

messo a punto dal nuovo fondo bilate-rale PmiWelfareManager, recentemente creato da Confapi e Federmanager per raggruppare le prestazioni assistenziali, solidaristiche e mutualistiche destinate ai dirigenti e ai quadri superiori delle Pmi involontariamente disoccupati.

Il Fondo paritetico Confapi/Federmanager vara un piano bilaterale per rendere produttivo il patrimonio di competenze e capitale umano che le crisi hanno espulso dalle imprese.

Il piano, giunto a maturazione dopo una sperimentazione durata ben cin-que anni, si propone di trainare un vero e proprio salto di qualità per il sistema della bilateralità attraverso la promozio-ne e lo sviluppo di politiche attive all’in-terno del sistema manageriale delle Pmi, dove peraltro il loro ruolo si sta rivelan-do sempre più vitale. Il piano prevede innanzitutto la realizzazione di una serie di moduli finalizzati al riorientamento e l’aggiornamento delle competen-ze  professionali, moduli che saranno progettati sotto l’egida dell’Osservatorio sulla Bilateralità. In una prima fase sarà

approntato un servizio di assessment, fruibile anche online attraverso la piat-taforma web della Fondazione IDI. Sulla base delle risposte fornite dal diri-gente a questionari mirati verrà elabo-rato un output di sintesi comprendente il profilo professionale del dirigente, le sue competenze sia manageriali sia tra-sversali (soft skill), nonché i reali fabbi-sogni formativi emersi. La seconda fase prevede incontri individuali con facilita-tori e formatori, per arrivare infine alla redazione del bilancio delle competen-ze e del relativo piano di formazione in-dividuale, implementabile anche con il

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supporto degli enti di formazione delle parti istitutive. L’introduzione di questi strumenti di po-litiche attive contribuirà in modo essen-ziale a conferire maggior concretezza e focalizzazione all’azione del nuovo fon-do PmiWelfareManager, cui è stata re-centemente affidata dalle Parti Sociali la gestione delle risorse e l’erogazione del-le prestazioni che erano prima in carico al Fondo Sostegno al Reddito, gestito in via sperimentale dal Fasdapi. Si è riusciti così a realizzare, in un'ottica mutualistica e solidaristica, un'unica e unitaria forma di gestione collettiva dei trattamenti di welfare previsti dalla contrattazione col-lettiva per le Pmi. Parallelamente, Confapi e Federmana-ger hanno deciso, sulla scia delle analo-ghe iniziative attuate lo scorso anno per promuovere e valorizzare le varie forme di tutela contrattuale per le Pmi, di va-rare anche un  sistema di monitorag-gio  delle reali esigenze imprenditoriali e dei reali fabbisogni professionali delle Pmi, con il chiaro intento di far sì che l’at-tività progettuale delle politiche attive del lavoro riesca a produrre meccanismi di inserimento dei dirigenti e dei quadri superiori involontariamente disoccupati in processi virtuosi di crescita che pos-sano facilitare la loro riallocazione otti-male. Questa parte del piano si articola su due assi di intervento:1. incontri per la promozione e la valo-

rizzazione degli strumenti contrat-tuali, nonché delle prestazioni e dei servizi del fondo PmiWelfareMana-ger;

2. un'indagine conoscitiva sullo skill ma-tching tra domanda e offerta di figure manageriali nelle Pmi.

Sul  primo asse  saranno realizzati una serie di eventi in aree ritenute “strategi-che” in quanto vi è un’alta incidenza di

ELFAREw

aziende che applicano il Ccnl Confapi/Federmanager. Sono previsti tre seminari strutturati in base alle loro diverse finalità:  il primo evento si svolgerà a Bologna

entro il prossimo giugno, avrà caratte-re formativo e sarà destinato ai respon-sabili degli Uffici sindacali territoriali di Confapi e Federmanager per trasferire il giusto livello di conoscenza di una corretta applicazione del contratto, con particolare riferimento alle azioni di politiche attive per la piena messa a regime del contratto stesso;  il secondo evento si svolgerà a Brescia

prima della pausa estiva e coinvolgerà gli operatori locali di Confapi e Feder-manager, nonché gli imprenditori del territorio. Il tema principale dell’ap-puntamento sarà quello di rilevare le esigenze manageriali delle Pmi e l’of-ferta professionale di manager anche alla luce dei nuovi strumenti di poli-tiche attive messi a disposizione dal contratto. In tale contesto potrebbe risultare strategico affrontare il tema della trasformazione dell’organizzazio-ne aziendale determinata dalla nascita di nuove figure professionali indotte dal Piano Industria 4.0, coinvolgendo esperti internazionali, individuati dalla Commissione europea, che possano fornire testimonianze di alto profilo sulla materia; il terzo appuntamento verrà realizzato

in autunno a Roma, sotto l’egida del CNEL e vedrà il coinvolgimento degli operatori locali di Confapi e Federma-nager e di imprenditori e manager del territorio, associati al sistema. Il tema principale sarà sempre quello di rile-vare le esigenze manageriali delle Pmi e l’offerta professionale di manager, anche alla luce dei nuovi strumenti di politiche attive messi a disposizione dal contratto. I lavori del seminario sa-ranno caratterizzati anche dalla parte-

cipazione dei Consulenti del Lavoro in qualità di osservatori privilegiati della metamorfosi del mercato del lavoro manageriale per le Pmi. 

Il  secondo asse  riguarda, come detto sopra, la realizzazione di un’indagine conoscitiva sul matching di domanda e offerta delle figure manageriali nelle Pmi. Lo scopo principale è quello di rac-cogliere informazioni atte a supportare il progetto di un sistema di politiche attive del lavoro effettivamente indirizzate a favorire l’accrescimento delle competen-ze, fino alla certificazione delle stesse, in linea con le reali esigenze aziendali, non-ché la riqualificazione e il rinserimento dei manager all’interno delle Pmi. Sulla base di quanto emerso nel progetto per la costituzione di un sistema bilaterale di politiche attive svolto nel periodo otto-bre 2017/aprile 2018, si intende ripren-dere e approfondire l’attuale studio sullo skill-matching per arrivare alla definizio-ne di best practice da utilizzare nei diversi territori coinvolti per favorire l’incontro di domanda e offerta di lavoro manage-riale nelle Pmi. Si è, peraltro, chiaramente manifestata l’esigenza di sviluppare una nuova indagine, ben più specifica della precedente, che possa rilevare i reali fab-bisogni manageriali delle aziende in un contesto economico e produttivo che è in continua trasformazione. I risultati sa-ranno utilizzati anche per studiare nuove iniziative strategiche da parte dell’Osser-vatorio, nell’ottica di favorire la cultura del Piano Industria 4.0 nelle Pmi. 

Confapi e Federmanager si impegnano a fornire al fondo PmiWelfareManager e alle loro strutture territoriali, per tutta la durata dell’attività progettuale, la neces-saria assistenza e gli opportuni strumenti per un adeguato e corretto utilizzo degli istituti contrattuali relativi alle azioni di politiche attive. Attraverso circolari infor-mative, news tecniche e vademecum sa-ranno chiariti agli attori interessati i mec-canismi per poter beneficiare dei servizi che il fondo PmiWelfareManager attiverà in favore dei dirigenti e dei quadri supe-riori involontariamente disoccupati. ■

Maggiori informazioni sul sito del Fondo PMI Welfare Manager www.pmiwfm.it

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Concorso Letterario 2018

I grandi spazi della mente

Siamo giunti con piacere alla terza edizione del Concorso Letterario promosso dal GdL Cultura ALDAI. Quest’anno il tema era: I grandi spazi della mente e la caratteristica fondamentale su cui doveva basarsi il giudizio della giuria era “La creatività”.

Mercoledì 13 giugno 2018 nella sala Viscontea ALDAI si è svolta la premiazione.

Nel suo intervento introduttivo Mario Garassino ha sottolineato l’importanza della creatività nel lavoro del dirigente d’industria, nell’analisi dei problemi, nella ricerca di una soluzione e soprattutto nel prendere le decisioni, e quanto sia importante per un buon dirigente sapersi esprimere con leggerezza e concisione, saper risvegliare l’interesse del suo pubblico e catturarne l’attenzione.

È seguito il ringraziamento a tutti i partecipanti. Ad ogni concorrente è stato consegnato un attestato di partecipazione e alle signore un fiore per sottolineare l’importanza della componente femminile nell’ambito del processo decisionale.

A detta dei giurati la scelta dei racconti vincitori è stata una scelta difficile, molti e per diversi aspetti erano i testi che avrebbero meritato una menzione particolare.

Ai tre primi classificati, dopo una breve analisi del testo, è stata consegnata la pergamena personalizzata riportante il titolo del racconto.

Tutti i racconti saranno pubblicati in un volume a cura dell’editore Greco & Greco.

Siamo lieti di pubblicare, anche nella rivista, i primi tre racconti classificati:

“La stanza di Chaya” di Dora Collier Gale

“Risvegli” di Silvana Ferrario

“Un barbone” di Bruno Longanesi

Una menzione speciale è stata riservata a Bruna Clerici per il racconto “Sogno surreale” e per la sua lunga e innovativa partecipazione al Gruppo Cultura, nonché per essere stata la promotrice del primo Concorso Letterario. Il racconto di Bruna Clerici è disponibile nella versione digitale della rivista.

Nell’edizione digitale

www.dirigentindustria.itwww.dirigentisenior.it

è disponibile il racconto di Bruna Clerici

Premiazione della terza edizione

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Concorso Letterario 2018

Un’assenza assoluta avvolta da un involucro di silenzio infinito sospeso nel tempo.

Una luce intensa e vibrante, senza confini, pulsò nel vuoto, pulsò più forte, più forte; uno spasmo, una contrazione, una forma di vita emerse dall’eterno e scivolò con un soffio dentro la fresca realtà del presente.Un sospiro, un gorgoglìo, un pianto; seguì ciecamente l’istinto di soddisfare i sensi, di muoversi, di farsi comprendere. Per la creatura la luce annebbiata prima comprendeva solo masse di colori che prendevano forma, e le forme si ripetevano, sì, si ripetevano più volte e diventavano riconoscibili. Con la lucidità lei diventò cosciente del fatto che il mondo rispondeva agli stimoli e queste esperienze si accumularono e si associarono ai rumori, ai suoni, ai segni e formarono la conoscenza.Chaya, a passi insicuri e maldestri, diventò consapevole di essere Chaya, di avere bisogni, sentimenti, emozioni, preferenze e interessi. Ma la stanza nella quale si trovava, oltre al letto disfatto, era ancora deserta. Si avvicinò alla grande finestra davanti a sé e guardò fuori, con la sua piccola raccolta di esperienze alle spalle. I petali di primavera accarezzavano i vetri sotto un cielo limpido. Oltre il tappeto di erba dove giocavano i bambini, correva una strada trafficata, dalla destra alla sinistra, che girava bruscamente verso un ripido declivio. Chaya alzò gli occhi lentamente seguendo il lungo e tortuoso percorso della strada giù dalla collina, poi su e giù, su e giù, al ritmo delle onde variopinte del paesaggio. Più la strada si estendeva davanti, più si apriva l’orizzonte con villaggi, foreste e montagne prima di raggiungere l’azzurro accecante del cielo. Lo splendore della vista tolse il fiato a Chaya che rimase con gli occhi abbagliati dalla meraviglia. Si rese conto di essere in una posizione che le offriva una veduta unica e straordinaria.Si girò di nuovo verso la sua stanza e vide una scrivania antica di legno scuro e lucidato, davanti ad una libreria con testi a lei ancora sconosciuti. Sotto la scrivania scorse un cestino di vimini pieno di manoscritti incompiuti e raggomitolati. Si chinò a prendere una delle scartoffie bianche e increspate che giaceva lì sul pavimento di terracotta e stendendo il foglio si accorse che la calligrafia era la sua; caratteri tondi e leggermente inclinati nella direzione del flusso del pensiero. Appoggiò le frasi con delicatezza sulla scrivania e guardò con soddisfazione i diplomi incorniciati sui muri, i poster di Renoir e Dalì, e i ricordi dei suoi viaggi nelle nicchie. La stanza dimostrava decisamente più personalità di prima oltre ad una vivace intelligenza assetata di sapere e di fare, e una fervida immaginazione.La vaga sensazione di un’altra presenza nella stanza accanto diventava sempre più una certezza, la voce che sentiva diventava progressivamente più distinta e una sera rientrando, lei con una valigia in mano, lui con una macchina fotografica intorno al collo, si incontrarono sul pianerottolo. Lui si chiamava Angelo e, come tutti gli altri inquilini, abitava da solo.Chaya rientrò nella sua stanza dalla solita porta blindata che si trovava di fronte agli imponenti vetri con quella vista variopinta e ondulante. Ma dove appoggiare la valigia con il disordine di libri, cassette, scatole e cartelle sparsi in ogni dove? Sospirò profondamente e si mise a sistemare gli oggetti uno per uno lungo gli scaffali che

Dora Collier Gale è nata in Australia da genitori  inglesi nel 1959 e cresciuta in Inghilterra, ha terminato il percorso scolastico a Londra con una laurea in pedagogia. Dopo gli studi ha viaggiato in Israele dove ha trascorso quattro anni come insegnante volontaria in kibbutz. Si è trasferita in Italia nel 1985 dove ha trovato il suo primo impiego come insegnante d’inglese a Milano. Assunta in KPMG nel 1987 ha raggiunto la dirigenza nell'ambito di Marketing & Communications nel 2001. È autodidatta in lingua italiana.

percorrevano i muri, lunghi scaffali di pino chiaro, alti i muri bianchi, e anche se le sembrava di aver finito lo spazio, lo spazio non sembrava mai riempito. C’erano degli scaffali vuoti più in là e sempre più in alto sopra la sua testa; scaffali che sembravano di non arrivare mai al soffitto.Stanca di riordinare i suoi pensieri fece un paio di passi indietro per ammirare il suo lavoro e oltre i vuoti tra i vari libri intravvide un corridoio che la incuriosì. Girò intorno allo scaffale e sfiorò con la punta delle dita quelle lunghe file di titoli a perdita d’occhio. Da ogni parte entravano raggi di luce pervasi da mulinelli di polvere millenaria. Aprì un libro sulla matematica e per ore si divertì a studiare le formule cercando di comprendere le radici dell’universo. Spostò soltanto un altro volume e le note di musica riempirono la stanza, prima come semplici temi, poi come frasi più complesse ed infine come opere complete. Per ore indugiò nella storia del teatro. Lesse tutto sull’arte culinaria, sul giardinaggio, sulla biologia, e ripose ogni foglio al suo posto. Perse conto del tempo, da quando vagava in quel labirinto luminoso con un’aria fitta di suoni e odori. Cercava di calcolare i passi da quando era partita, ma non ci riuscì. Ogni tanto lanciava uno sguardo ai bambini che giocherellavano fuori nel giardino, sotto la pioggia, sotto il sole, dalla mattina alla sera. La grande vetrata le restituiva sempre la stessa vista lungo tutto il suo percorso.Ogni giorno era portata più lontana lungo l’infinità di tematiche; gli scaffali si estendevano sempre più in alto fino ad una vetta che lei non avrebbe mai raggiunto. Passarono giorni, mesi ed anni senza che Chaya si annoiasse o si imbattesse nello stesso volume due volte.E la calda e risonante voce di Angelo fluitava tra le pareti e le teneva sempre compagnia, salvo per quelle rare e indimenticabili visite, momenti di profonda condivisione delle reciproche raccolte, quando lui le permetteva di sfogliare le pagine fitte di parole che lei non possedeva. Le insegnò come sfruttare al massimo gli spazi nel monolocale, come prendere i faldoni vecchi e ripristinare i contenuti in nuovi dossier. Che i libri e i giochi che amava da bambina potevano essere riciclati come contenitori o accessori nella vita adulta. Che spesso nello stesso cassetto giacevano la fisica con la religione, o la chimica con l’amore. Angelo rimase quella voce rassicurante nella stanza a fianco. Una presenza su cui contava. Dopo qualche mese sentì dai medici che sarebbe arrivato Pietro. Si buttò a capofitto nei preparativi per ricevere questo dono di immenso valore. Creò degli spazi appositi dove collocare tutte le novità necessarie per accogliere al meglio l’ospite inatteso. Immaginava di passeggiare con la calda manina aggrappata alle sue dita tra le conoscenze a lei più care e di arricchire la sua nuova stanza con oggetti di pregio. Ma Pietro rimase per pochissimo; per la maggior parte del tempo guardava fuori dalla grande finestra e non appena fu in grado di camminare da solo sulle sue gambe preferì giocare con gli altri bambini nel giardino. Poi si ritirò definitivamente in una nuova stanza dove Chaya non ebbe mai la possibilità di entrare e lui, nonostante le numerose cartoline e chiamate, non venne più in visita da lei. Comunque Chaya teneva sempre la sezione dei suoi archivi dedicata a Pietro aggiornata e in ordine effettuando soste frequenti da quelle parti durante i suoi vagabondaggi.Un giorno, guardando fuori della finestra sovra pensiero, vide Angelo uscire nel giardino e avviarsi verso il cancello. Chaya si fece prendere

“La stanza di Chaya” di Dora Collier Gale

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Concorso Letterario 2018

dal panico e corse alla vetrata. Non doveva assolutamente uscire da quel cancello. La strada era troppo pericolosa. Un’ansia grottesca turbò la sua serenità e Chaya gridò, ‘Angelo, no’. Ripete, ‘Angelo, no, Angelo no, no, no’, battendo i suoi pugni serrati, le nocche bianche per lo sforzo, contro il vetro freddo ed insensibile all’agitazione all’interno della stanza. Ma lui non poté sentire le sue urla. Davanti agli occhi lividi dal pianto dirotto di Chaya, Angelo aprì il cancello e lo chiuse con fermezza. Nello stesso istante Chaya sentì un rumore assordante dietro le sue spalle ed un’eco profonda che rimbombava nell’enormità del vano a seguito della scossa.Batté la fronte ripetutamente contro il vetro. I petali di primavera accarezzarono il vetro.All’interno della stanza era crollato qualche scaffale, quello che sosteneva i momenti più remoti. Tra i detriti delle emozioni e i frammenti dei pensieri che non erano mai maturati, Chaya recuperò dei faldoni preziosi, ricoperti di pelle e oro, e li piazzò su scaffali robusti di rovere nei corridoi della memoria; corridoi infiniti sotto volte immense. Poi proseguì lungo il suo cammino, alla ricerca di nuove dimensioni. I passi stanchi la portarono in uno spiazzo dove gli scaffali finirono e il pavimento divenne una lastra di cristallo. Sotto la piattaforma azzurra nuotavano banchi di pesci dai colori accesi che scintillavano nella penombra. Non sentì più nulla, né la musica, né le voci dei bambini che giocavano nel giardino fuori dalla finestra, né la voce di Angelo. Scese un silenzio sopra la vasca di cristallo che pian pianino si appannò e si gelò. Chaya mise un piede sulla lastra di ghiaccio, poi un altro, stese le braccia leggermente per tenere l’equilibrio sulla superficie scivolosa, dirigendosi dritta verso la sua meta dubbiosa; e dove passò si formarono le sue orme e il ghiaccio si sciolse, aprendo un sentiero sopra grandi distese di neve e sulle vette delle montagne con i crinali esposti ad un cielo limpido. Le venne una forte vertigine, un mancamento, sopra un vuoto così tremendo. Lo stesso vuoto infinito di silenzio. Chiuse gli occhi, alzò la testa e inspirò profondamente in attesa di sentirsi piombare contro il versante roccioso. E aspettò. Non si muoveva nulla. Lentamente espirò e aprì gli occhi. Si trovò nuovamente nei confini della sua stanza, circondata dal disordine, da nuove raccolte, e dagli scaffali che ormai arrivavano ad un’altezza che Chaya non avrebbe mai più potuto raggiungere. L’energia e la capacità le mancavano. I corridoio non erano più percorribili, intasati di scatolame e oggetti ingombranti. Una congestione di informazione e conoscenza quasi tutta inutile. Cercò di liberare il posto vicino alla sua scrivania per alcuni dei suoi trofei più cari, e soprattutto di sgomberare il caos davanti alla grande finestra che dava su quella vista che si estendeva fino all’orizzonte. Prese alcuni volumi di spessore e li mise ben in vista a fianco del letto; le sue guide spirituali. Ormai faceva fatica a leggere i fascicoli con la scritta troppo piccola. Tutto quello che teneva intorno doveva essere di un carattere chiaro e robusto, come i suoi scaffali di rovere. Scorrendo i muri con lo sguardo, tra i quadri di Picasso e di Goya e le sculture di Moore e Giacometti, la stanza di Chaya conteneva un valore inestimabile.Rasserenata dall’ordine Chaya posò l’ultimo oggetto che aveva in mano e si spostò verso la finestra per guardare i bambini che giocavano accarezzati dagli ultimi sprazzi di sole prima del tramonto. Il cancelletto era rimasto ben chiuso e nessuno era più uscito. Probabilmente la paura della strada era deterrente sufficiente. Si girò su se stessa e partì per le zone retrostanti della biblioteca.Imboccò una via che la incuriosì in quanto finora sconosciuta, meno illuminata e più stretta di tante altre dove trovò quasi tutto il sapere umano, ma neanche un accenno all’ampiezza della sua stanza. Poi, per la prima volta, intravide un’altra finestra perpendicolare a quella con la sua veduta familiare. Era lì in fondo ad una corsia di faldoni targhettati con nomi a lei ignoti, in caratteri e geroglifici indecifrabili. Sopra la finestra, appese entrambe a ganci arrugginiti e impolverati, due grosse frecce. Una indicava la direzione che l’avrebbe riportata all’angolo dove terminava la sua finestra con

l’ampio orizzonte, l’altra che l’avrebbe portata chissà dove. Chaya si fermò, mise le mani nelle tasche, aggrottò la fronte guardando le scarpe che cominciavano ad avere un’apparenza logora. Dopo un po’ alzò di nuovo il mento. Non c’erano rumori in quel momento per distrarla, nessuna voce familiare a chiamarla dall’altra stanza. Decise per l’andito che sicuramente l’avrebbe portato nel senso apposto alla sua solita veduta.Si restringeva molto il passaggio che accostava una lunga serie di finestre. Ciascuna dava su una veduta diversa. Alcune su cortili interni, altre su paesaggi esotici. Ogni scorcio le dava un senso di déjà vu. Finì di fronte ad una porticina che dava sull’esterno riempita dalla luce bianca di una giornata di pieno sole. L’intensità dei raggi annebbiava i contorni degli stipiti scuri controluce. Chaya passò oltre il varco su un piccolo balconcino. Era molto in alto, più alto delle cime dei pioppi che circondavano un fazzoletto di terra coperto di erba. Nel bel mezzo cresceva un solo albero colmo di frutti. E lì, proprio lì sotto l’albero lo vide seduto su una panchina di legno grezzo, Angelo, immerso nella lettura di un libro. Un sussulto del cuore. Ma era proprio lui? Chiamò timorosamente il suo nome, poi ancora più forte e lui alzò gli occhi ad incontrare il suo sguardo incredulo. Le sorrise, chiuse un attimo il libro tenendo il pollice come segno tra le pagine e con l’altra mano la salutò. Un’onda di gioia le spazzò via gli echi di oppressione e di solitudine che da anni dopo il crollo non le avevano mai dato tregua. E di questo fu felice. Non c’era modo per scendere dal balconcino e con tutta la sua conoscenza non seppe come farlo. Prima o poi si sarebbero incontrati di nuovo.Si svegliò alla solita ora con il sorgere del sole, nel solito letto, nella solita stanza. Ma qualcosa era cambiato. Mancavano degli oggetti sugli scaffali e dove in passato si sarebbe intravisto nei vuoti il labirinto di lunghe file di libri in tutte le direzioni, sotto le volte torreggianti, Chaya vide solo l’intonaco sulle pareti bianche e il lampadario di cristallo che pendeva dal soffitto. Con difficoltà Chaya scese dal letto, le scarpe oramai erano decisamente consunte e le facevano male, mise gli occhiali e guardò intorno a quello che era rimasto; le cose che aveva sempre tenuto vicine, le cose di maggior valore. Ma da qualche mese, ogni volta che si spostava tra il letto e la scrivania qualcos’altro spariva. Fuori sentì malapena le voci dei bambini che giocavano sul prato, le piante rigogliose formavano una cornice deliziosa ed invitante intorno alla sua finestra. La strada non aveva mai cambiato il suo percorso tortuoso giù e su dalla collina, verso l’orizzonte che toccava il cielo, ma non le faceva più paura. Lo splendore della veduta unica e straordinaria la riempì di un nuovo senso di meraviglia. Prese la giacca di lana, il bastone di rovere, e uno dei tomi a fianco del letto. Tanto, cosa le importava? L’unica presenza in quella stanza è sempre stata lei, Chaya. Come sarebbe stata quella stanza adesso senza di lei pensò? Uscì dalla porta blindata lasciando le chiavi all’interno; non erano mai servite a nessuno oltre che a lei. E si diresse con passi insicuri e malfermi verso il giardino, lungo il sentiero che portava al cancello. I bambini interruppero il loro gioco, uno con la palla sotto il braccio, un altro succhiando il dito, ma nessuno parlò finché Chaya si avvicinò al cancello. ‘Zia Chaya, no’, disse quello più grande e le corse dietro a tirare la giacca. ‘Zia Chaya, no, per favore’, ripeté, ‘Stai qui con noi’. Chaya appoggiò il tomo sul muretto, si chinò leggermente verso il bambino e gli sfiorò il viso con tenerezza. Spostò le lacrime con la punta delle dita cercando, inutilmente di lenire il suo dolore. ‘Ma cosa ti prende, Neo? Non vado lontano. Vado a vedere un amico. Dai, vai a giocare adesso. Ci vediamo fin troppo presto.’. Il bambino non si mosse, rimase lì, immobile, con il broncio e le braccia penzoloni sui fianchi. Chaya sospirò, sorrise dolcemente, riprese il libro dal muretto, lo sistemò sottobraccio, e con il bastone si avviò di nuovo verso il cancelletto. Arrivata al varco, mise l’altra mano sulla maniglia di ferro, aprì il cancello e lo chiuse con fermezza dietro di sé.Per la prima volta fiorì nel più profondo della sua anima la consapevolezza di essere libera e quella luce intensa e vibrante, senza confini, esplose nella sua mente.

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Concorso Letterario 2018

“Signora, si svegli”. Qualcuno sta chiamando Laura, ributtandola per un attimo nel mondo che, inconsciamente, ancora rifiuta.

Solleva a gran fatica le palpebre e intravede due occhi fissi su di lei.- Ora mi stringa la mano - dice la voce fuori dal mondo. Perché mai Laura dovrebbe farlo? Chi è costui che chiede un contatto così faticoso? Deve essere certamente un rompipalle se insiste con maggior autorevolezza, ignorando che la sua mano è un macigno di-steso lungo il corpo immobile. A malapena Laura riesce a mantenere gli occhi aperti, mentre uno strano torpore la trasporta in una dimen-sione che sa di irreale. La paura dell’ignoto si alterna ad un senso di abbandono che sgomenta. Sta vivendo una strana realtà come avvolta in una pellicola trasparente: la visione è sfumata, voce e suoni sono ovattati e un forte odore persiste nell’aria. Laura sente il suo corpo spostarsi senza muoversi, accompagnato da un rumore meccanico. Tra i suoi piedi uniti e immobili intravede un fascio di luce. - Oddio, ma questa è la posizione della morte! -Impotenza e beatitudine accompagnano l’ondeggiare del corpo che mantiene la rigidità degli arti. Si sente sollevata da terra, in una di-mensione tra l’umano e il soprannaturale. Nella confusione del mo-mento, affiora in Laura una sensazione di rimorso. - Ma come, me ne sono andata così, senza perdonare e farmi perdona-re? Che brutto modo di giocarsi il Paradiso… -Un forte scossone improvvisamente fa oscillare i suoi piedi lateral-mente, mentre la voce ignota incalza. - Non si preoccupi, prima o poi vengono a tirarci fuori -- Fuori da qui? Come si fa a uscire da una tomba? -- È un guasto momentaneo, capita con questi vecchi ascensori -La voce cerca di tranquillizzare Laura, ma per lei ascensore e tomba equivalgono. In quale dei due si trova? Spalanca a fatica gli occhi per capire se stia sognando. La percezione è quella di essere sdraiata su un lettino, trasportato da qualcuno in un posto sconosciuto. Si sente gelida e fatica a deglutire. Avrebbe voglia di urlare ma non ci riesce. La sua voce è un soffio muto che emerge dal profondo, procurandole un dolore sordo alla bocca dello stomaco.- Se deve vomitare faccia pure -- Chi è costui che ancora non capisce? Probabilmente un uomo e allo-ra pretendere la comprensione è impossibile. Gli uomini non soffrono di claustrofobia e se anche ne soffrissero, non lo direbbero di certo. Ma io sono una donna e come tale posso permettermi tutte le paure che voglio. Le posso tenere e cullarmici dentro. Se non esterno la paura, potrei morire. Sempre che non sia già morta… E allora perché mi agito tanto? -Una mano calda si sovrappone alla sua gelida e la sensazione di con-trasto è così forte che Laura realizza d’essere ancora presente col cor-po sulla terra. - Non sta bene, signora? -- E no che non sto bene, ma come faccio a dirlo se la voce non esce e l’unica persona vicina non coglie questa difficoltà? - Vorrebbe provarci con lo sguardo, ma dovrebbe avere occhi fosfore-scenti per poter mostrare, al buio, tutto il suo terrore. - Stia tranquilla, adesso ci sentiranno anche senza allarme -- Cosaaaa? - Impotente e muta in un ascensore buio e senza allarme, in sospeso tra un piano e l’altro. Inoltre qualcosa di strano blocca il braccio sinistro

Silvana Ferrario, Giornalista Pubblicista, risiede a Merate (Lc), dove ha collaborato a testate locali. Da oltre vent’anni si dedica al volontariato, nell’ambito dell'informazione sociale, scrivendo per periodici di Associazioni onlus che operano sul territorio. Ha partecipato a diversi concorsi letterari di narrativa e poesia con premi e riconoscimenti. Ha pubblicato due libri di poesie e alcuni suoi racconti, premiati o segnalati nei concorsi, sono stati pubblicati da editori diversi.

di Laura. Non sembrano esserci vie d’uscita né dal corpo impotente né da questo maledetto ascensore, certamente fuori norma. Le voci esterne e i rumori fanno pensare che sia pieno giorno, gli odori sem-brano quelli di un ospedale. Al di là di questa porta, la gente si sposta in un indifferente andirivieni senza ascoltare la richiesta d’aiuto della voce ignota. Questo menefreghismo procura a Laura un certo fastidio fisico, quasi di rabbia.- Non lo proverei se fossi passata all’altro mondo - La voce sconosciuta la richiama al mondo dei menefreghisti.- Non si addormenti, non si sa mai con gli urti di vomito -- È proprio dura di comprendonio. Questo è sadismo puro. Forse al Purgatorio si usa così, se no che Purgatorio sarebbe? -Il tono dell’ignoto è tranquillo; si intuisce che è abituato agli ascensori che si fermano, alle porte che non si aprono, alla gente muta e anche ai morti. Per Laura è tutto così difficile, con questa maledetta claustrofobia che non l’abbandona neppure da morta… - Perché questa paura mi perseguita anche adesso? Forse perché sono all’inferno? -Sta soffrendo Laura, come sempre quando l’ambiente o le persone limitano la sua libertà. Quando ci sono muri e spazi ridotti, quando qualcuno le impone scelte non condivise. Il cuore sobbalzava nel petto e cominciava a battere all’impazzata, facendole mancare il fiato e ve-nire le vertigini, mentre un sudore freddo le blocca ogni movimento. La paura assurda e irrazionale prende possesso di lei, di ogni suo or-gano vitale e lo annienta. È una forza negativa che si sprigiona dentro, radicata nella psiche, nell’anima e probabilmente nei geni. - Forse - e questo è il dubbio che le è sempre balenato nella mente - è solo paura di vivere.Non sono i muri che la terrorizzano, ma è la vita e le sue incognite, le sue battaglie giornaliere, i condizionamenti della società, le ingiustizie, l’indifferenza e la sofferenza di fronte alla quale Laura si sente impo-tente. Per anni si è isolata dentro casa, unico rifugio in cui sentirsi tran-quilla, per difendersi dall’attacco di panico, sempre pronto a coglierla di sorpresa quando era lontana dalle sue certezze. Arrivava improvviso e violento per sbriciolarle ogni sicurezza e minare la sua serenità. I muri di casa per lei hanno avuto ruoli contrastanti: prigione per il cor-po e libertà per la mente. Perché per sopravvivere nella rassicurante prigione di casa, Laura ha lasciato galoppare la fantasia, ha sognato mondi irreali e dentro questi scenari ha ambientato racconti e favole. È stata autrice e protagonista delle sue storie, muovendone i personaggi e decidendo il loro destino. Ma non ha lottato contro le sue paure, non le ha mai affrontate, ha preferito il mondo alternativo a quello reale. Nell’ascensore bloccato da circa mezz’ora, a tu per tu con se stessa, Laura si interroga mentre riprende la lucidità e piccoli movimenti del corpo. Avverte anche un forte bruciore alla bocca dello stomaco e con la mano destra raggiunge il punto dolente. C’è una garza da cui esce un tubicino per il drenaggio. Improvvisamente ricorda: le luci della sala operatoria, le mascherine di medici e infermieri, l’odore dell’ane-stetico, il rumore dei ferri…- Già lo stomaco… - sussurra con le labbra semichiuse. I medici sono intervenuti sul male fisico, ma nulla hanno potuto fare per quel mal di vivere che le abita dentro.

“Risvegli” di Silvana Ferrario

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Concorso Letterario 2018

- Quanto è beffardo il destino - si dice - ho evitato ascensori e aerei e ora, sopravvissuta al peggio, tremo perché mi sento imprigionata - Mentre l’effetto dell’anestesia scema, aumenta il malessere di Laura. Da qui non può fuggire, non ci sono alternative. Sente l’ansia avvici-narsi ed ha davanti a sé due soluzioni: soccombere, lasciando che il panico si impadronisca ancora di lei, o dominare la situazione. Avver-te i sintomi conosciuti: la fame d’aria, gli acufeni, che come sciame d’api ronzano nel suo padiglione auricolare. Sente le voci fuori dall’a-bitacolo allontanarsi, mentre il corpo l’abbandona e la mente scivola verso lo stato d’incoscienza. Lottare le costa troppa fatica, le costa l’impegno di tutta se stessa... Più facile abbandonarsi e rinunciare alla battaglia…- Ma ora sarebbe assurdo… - dice in un soffioInspira profondamente e si concentra. Dentro questo buco buio di tre metri per due non c’è altro che la voce ignota e il suo corpo fuori gioco. Ma c’è anche la mente, riemersa dall’oblio indotto. Laura attua la strategia del rilassamento, una tec-nica conosciuta, ma mai applicata perché difficoltosa. Ora è l’unica speranza: la mente può giocare il ruolo fondamentale, può dominare tutti i suoi organi, esattamente come lei ha sempre fatto con i prota-gonisti delle sue storie. Coordina respiro e pensiero, scioglie le dita di mani e piedi, rilassa la muscolatura, chiude gli occhi sul buio dell’a-bitacolo e li apre sul mondo al di fuori. Immagina l’acqua limpida dei torrenti scorrere veloce e portar via tutta la sua angoscia esistenziale. Sogna l’estate che sta per arrivare e i gabbiani che sfiorano le onde del mare… La mente sta dominando il corpo, ne prende il sopravvento e manifesta la sua superiorità: i battiti del cuore si regolarizzano e i fastidiosi acufeni lasciano il posto all’invitante musica che avanza. Laura la conosce da sempre, l’ascolta spesso mentre scrive perché è incitante, ma mai come ora ne riconosce anche la potenza: singoli strumenti che aumentano e crescono d’intensità sull’accompagna-mento ritmico e continuo del tamburo. Il Bolero di Ravel supera la

barriera dell’inconscio e fa scaturire una serie di emozioni nuove e rigeneranti che Laura accompagna con la mano sul lenzuolo. Diciot-to sequenze musicali si alternano, mentre altri strumenti si uniscono per dar vita a un incitante danza di corpo e mente in ripresa, sulle ali del do maggiore. Oboe, clarinetto, flauto, violini, trombone e ottavini, tutti incitano Laura a superare se stessa, a uscire dalle pareti dell’a-scensore per andare oltre e liberarsi da questo ingombrante bagaglio. La musica è stimolante, il suo incalzare è fonte di energia e Laura lentamente riemerge dalla lunga assenza dalla vita... È un gran mo-mento: l’assurdo e invalidante terrore che l’ha limitata per anni sta allontanandosi. Lo ha reciso con un abile “colpo di testa”, come il chirurgo ha fatto con il suo pezzo di stomaco logorato dalla malattia. - Ora si ricomincia - dice fra sé. Laura intravede la realtà che l’attende e promette a se stessa che non volterà più le spalle a ciò che la spaventa, che non cercherà scappato-ie, che lascerà andare le emozioni, senza più trattenerle dentro. Ascol-terà il suo cuore, seguirà la sua mente, piangerà o riderà, darà sfogo alla sua rabbia o alla sua gioia…Un rumore assordante la scuote. La porta dell’ascensore si apre, sem-bra il portellone di un aereo. La luce al neon la sommerge e per un attimo Laura chiude gli occhi. Quando li riapre vede il volto della voce anonima chino su di lei. È il volto rotondo e rassicurante di una matura infermiera che le sta sorridendo.- Ora è fuori - le dice mentre la trasporta lungo anonimi corridoi. Lo sguardo di Laura però è altrove. Supera le pareti bianche e gelide e vede distese di prati e alberi, fiumi e monti. In fondo le appare la cima del Machu Picchu, ricoperta di vegetazione e il percorso che si snoda lungo la valle sacra degli Inca. Quel percorso desiderato da sempre e rimasto un sogno per il terrore di volare.Il suo primo volo della durata di quaranta minuti, è appena terminato. Ora inizia il vero viaggio: quella della malattia da sconfiggere. Quello della vita da vivere.

Bruno Longanesi, cugino di Leo Longanesi (editore, scrittore pittore, regista) è di origine romagnola e vive a San Giuliano Milanese.Ex Dirigente ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) ha svolto la sua attività professionale come Responsabile del Personale all'estero, ora è in pensione. Socio del CAI Milano, ha svolto un'intensa attività alpinistica sul Monte Rosa e sul Monte Bianco. Ha scritto molti racconti su queste scalate e si è aggiudicato numerosi premi letterari. È Socio del Panathlon di Milano per meriti sportivi (vincitore di una "Stramilano" agonistica  internazionale) e ha partecipato alla Maratona di New York.Ha pubblicato dieci libri, molti autobiografici data la sua notevole esperienza acquisita nei suoi viaggi nei cinque continenti. In questi ultimi anni ha partecipato a numerosi concorsi letterari ottenendo 552 premi (280 internazionali e 272 nazionali) e 5 titoli accademici.

“La virtù è il primo titolo di nobiltà: io d’un uomo non bado com’è vestito, ma lo giudico dalle sue azioni” (Molière) “Mi sorprende che tu l’abbia fatto!” - esclamò l’ispettore di polizia all’uomo che gli stava seduto davanti. “Perché dice questo? Non si sarebbe comportato così anche lei, dotto-re?” - rispose, con calma, l’interrogato, un uomo sui sessant’anni, mal-vestito, barba e capelli lunghi, incolti, con un una specie di zainetto a tracolla. “Beh! Che discorsi mi fai... sì l’avrei fatto... è naturale che l’avrei fatto... ma vedi io...” L’uomo che gli stava di fronte non lasciò terminare la frase: “Ma io non avrei dovuto farlo e trova strano il modo di agire in

uno come me, vero?”. “Beh! Strano... Sì... lo trovo un po’ insolito... non è frequente... via... Trovare un portafoglio pieno di denaro e... tu non nuoti nell’oro...non capisco...”.L’uomo guardò in viso il suo interlocutore e, con voce sicura, rispose: “Vede, ispettore, ...a dir la verità sono io che non capisco lei... veramen-te! Anzi... se mi permette, vorrei farle io una domanda precisa”.Il funzionario accennò di sì col capo.“Signor ispettore... se io, ora, fossi qui davanti a lei, perché sorpreso a rubare un portafoglio, mi farebbe la stessa domanda: “perché l’hai fatto, vero?”.

“Il barbone” di Bruno Longanesi

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Il Pubblico Ufficiale, interdetto, rimase in silenzio. L’anziano signore riprese il discorso: “Ecco vede... il bene e il male, per molti, hanno le stesse reazioni...” - pronunciò con aria tranquilla, ma con tono deciso il “barbone”, perché l’uomo che parlava aveva tutto l’aspetto di chi viene così qualificato. “ispettore... spesso le apparenze ingannano...” - continuò - “...e spesso ci si limita a osservare l’aspetto esteriore dell’individuo... da come è vestito: se è vestito elegantemente, necessariamente, viene considera-to retto moralmente... non è così che vengono giudicate le persone in genere?”.Il funzionario ascoltò senza intervenire.“A questa persona si deve rispetto perché a chi possiede abiti costosi si deve riconoscere, d’istinto, anche la dote dell'onestà! Non è forse la realtà? Ma è sicuro, ispettore, che sia l’abbigliamento la credenzia-le morale per una persona? Sì... esternamente fa molto effetto, non lo nego, ma sotto? Sì, sotto agli abiti così costosi cosa c’è? Nell’interno di questa persona, nel suo intimo, nella sua spiritualità intendo dire, c’è altrettanta ricchezza come ostentato all’esterno? Lo sa cosa penso io, ispettore? Che siano solo semplicemente paludamenti, ornamenti ec-cessivi, stracci costosi e basta! Il funzionario ascoltò in silenzio, con attenzione, questo lungo discorso. Ne fu turbato. Poi chiese, fissando in viso il suo interlocutore: “Come ti chiami?”.“Dai miei colleghi barboni vengo chiamato il Filosofo, ma sono sem-plicemente Giuseppe, un uomo qualunque, ma che ha saputo mettere a frutto i contenuti della sua mente. L’ispettore incominciò ad osservare, con una certa curiosità, quello strano individuo. “Vedi, Giuseppe...” - disse il funzionario - “io sono d’accordo con te che le persone debbano essere giudicate unicamente per quelle che sono... giudicate dai comportamenti”. “A parole, ispettore... a parole è d’accordo con me... ma, nell’intimo, non è persuaso di quello che dice... ne sono convinto!” - lo interruppe il barbone con un benevolo sorriso. “Ma... ma come fai a pensarlo? Io...” - obiettò il pubblico ufficiale un po’ seccato. Giuseppe non lo lasciò continuare: “No! Mi perdoni! Non credo ne sia persuaso... vuole un esempio immediato? Se io invece che presentarmi vestito di stracci, da barbone, insomma, mi fossi presentato a lei vestito a nuovo e avessi denunciato il ritrovamento di un portafoglio, avrebbe rivolto la parola dandomi del tu o del lei? Sia ben chiaro, non che abbia molta importanza questa forma... è esteriorità pura anche questa... Io sono abituato alla forma confidenziale, amiche-vole e intima con i miei colleghi barboni... ma spesso il “tu”, come in questo caso, è una forma di sottovalutazione, di disistima, di disprezzo nei confronti di una persona che ha compiuto un gesto meritevole di rispetto, di stima e di considerazione, comunque sia vestito... non le pare?”. Giuseppe espresse queste considerazioni con il sorriso sulle labbra. Il suo viso rivelava una grande serenità e una grande dolcezza. “Signor Giuseppe” - disse l’ispettore - “mi scusi se ho usato frasi inde-licate...” L’anziano lo interruppe subito: “No... no... non deve scusarsi affatto... non è il suo atteggiamento sotto accusa... non è il tu o il lei usa-to che può avermi infastidito determinando la mia reazione... no... il mio disappunto è rivolto alla mentalità della nostra società... mi dia pure del tu... non cambia assolutamente nulla... mi chiami pure semplicemente Giuseppe, senza farlo precedere dal signore. Io volevo solo farle pre-sente che tutti noi diamo valore alle cose banali e comuni, trascurando il valore essenziale, intellettuale e spirituale, della nostra vita. Siamo troppo coinvolti nel campo della passionalità, del vivere intensamente, troppo presi dalla socialità, dalla psicologia, dall’economia, dalla po-litica. Questi sono i pilastri su cui l’uomo moderno ha costruito la sua ragione di vita, non le pare, ispettore?”. Il funzionario rimase sorpreso e perplesso.“Comprendo quello che vuole dire...” - replicò - “...ma noi... la maggio-ranza di noi... segue il comportamento dettato da questa società che ci impone certe regole formali... caro Giuseppe... come possiamo sfuggire

a questa... come chiamarla... strumentalizzazione?”.L’anziano fece un cenno col capo in segno di disapprovazione e obiet-tò: “ispettore, lei mi parla di strumentalizzazione... ha ragione, è una realtà... ma l’uomo ha avuto il dono dell’intelletto, perdio! Ha avuto una mente! E la mente ha qualcosa di Divino. Arriverei a definirla la “coscienza dell’uomo”. E la mente deve essere libera, libera e pensante, mi segue nel ragionamento, ispettore? Oggi, invece, osserviamo l’uomo che si lascia condizionare dai mass-media, da gruppi economicamente e socialmente potenti, organizzati, in un rapporto gerarchico che lo assog-getta ad uno stato di dipendenza. Ha fatto, della grandezza della Mente un... computer! Ecco l’imperativo assillante: liberare l’uomo dalla ser-vitù che una società ipocrita impone con i suoi pregiudizi per tarpare le ali alla sua natura. Siamo stati creati anche per contemplare, ammirare, meditare, riflettere... ascoltare il sussurro della natura, intendere la voce del cuore, amare. Questo dobbiamo essere, ispettore: uomini liberi, ra-gionanti, non macchine. Le macchine, i “computer”, non potranno mai aspirare a questi ideali di libertà”. Giuseppe si fermò un attimo per concludere poi: “Signor ispettore... Mi scusi... sto esagerando! Adesso tolgo il disturbo... sto approfittando troppo della sua pazienza e della sua bontà”. Il funzionario si rivolse, con fare cordiale, a chi gli stava seduto davanti: “Giuseppe... hanno ragione a chiamarla “filosofo”, lo sa? Mi tolga una curiosità... Chi era prima... prima...”. Prima di essere un barbone? Un clochard? Un emarginato? È questo che vuole sapere?” - lo interruppe subito l’uomo, sorridendo bonaria-mente. “No! Giuseppe... non volevo dire questo... no! Prima... prima di accet-tare la vita al di fuori di quelli che sono... mi lasci dire... gli schemi tradizionali della società”.“Chi ero io? Sì... sì diciamolo pure... ero uno scienziato... ma anche qui dobbiamo intenderci... meglio dire che ero una persona che aveva fatto determinati studi in campi particolari scientifici e che, da un consesso di uomini, chiamati accademici, ero stato insignito di un titolo puramente astratto, retorico e tradizionalmente formalistico...”.“Un professore, insomma!” - esclamò il funzionario.“Già! Un professore! Un tecnico nel campo della scienza, in altre parole un materialista! Un uomo che aveva studiato tanto, aveva appreso tante nozioni, utili per uno scopo, ma sterili, infruttuose per l’esistenza uma-na. Ora, signor ispettore, mi sento veramente qualcuno: uno studente in un campo ben più importante e cioè nella ricerca del senso della vita... il fine vero della nostra esistenza, dopo la certezza della morte!”. In quel momento squillò il telefono.Giuseppe, istintivamente, si alzò in piedi per accomiatarsi, ma l’ispet-tore gli fece un cenno per significare di restare seduto. Il funzionario sollevò il ricevitore e ascoltò. Dopo un paio di secondi, nei quali aveva dimostrato una certa insoffe-renza e impazienza, pur cercando di contenerla, si espresse in maniera il più possibile normale: “Sì... sì... ho capito... ma senta...adesso non ho tempo... mi richiami più tardi!”. Rivolse l’attenzione all’uomo che si era seduto, di nuovo, di fronte a lui. “Caro Giuseppe... dovrei chiamarla “professore”... ma credo di dimo-strare il mio rispetto anche se continuo a chiamarla per nome, come ritengo, preferisca. Lei, vede, ha una visione alquanto particolare della società, non le pare? Tanti altri non ragionano come lei... accettano le regole imposte da generazioni e generazioni...”. Giuseppe si aspettava quell’obiezione e, con calma, ribatté: “ispettore... forse non mi sono spiegato bene! Io non dico che tutti sbaglino e solo la mia mente ragiona giusto! Dico solo che ho le mie idee, sono convinto delle mie opinioni, delle mie... chiamiamole così... ideologie e applico la mia mente in questa ricerca del vero, accollandomi tutte le conse-guenze apparentemente negative. Il mio concetto, badi bene ispettore, è sovversivo rispetto alla filosofia dominante e, giorno per giorno, ne pago gli effetti, ma non per questo mi lamento e mi arrendo!”. Sorrise con tristezza, scuotendo il capo.“Libero è quell’uomo” - continuò - che riconosce in sé l’autore della

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legge a cui ubbidire! Io ho capovolto il concetto di Cartesio che dice: “Cogito, ergo sum!”. Secondo il mio pensiero questo giudizio va ro-vesciato in “Sum, ergo cogito!” che traduco, liberamente in: “Ho la mente e ragiono”.L’ispettore accese una sigaretta e ne offrì una al suo “ospite” il quale rifiutò.“Caro Giuseppe... trovo le sue parole interessanti... non so se afferro bene il contenuto... capisco, però, il senso, il significato...ma, mi scusi... Non riesco a capacitarmi sul fatto che lei rifiuti così categoricamente le regole imposte da generazioni e generazioni”. L’interpellato, con una espressione bonaria, riprese: “Dottore...prima le ho detto che il mio concetto è sovversivo rispetto alla filosofia dominan-te ma io non sono un sovversivo, anzi! Il mio ideale è senz’altro un’u-topia e, come dice lei, i più accettano le regole imposte da generazioni e generazioni, ma i risultati? Intendo i risultati morali e spirituali, quali sono? Gli altri non pensano come me. È vero! Siamo una minoran-za, una infima minoranza, relegata ai margini della società cosiddetta civile, relegata nei... “ghetti” dell'emarginazione... una vergogna da estirpare... siamo considerati relitti umani... ma non trova questi giudizi eccessivamente presuntuosi e disumani?”. L’ispettore restò qualche attimo perplesso; accese un’altra sigaretta, più per darsi un contegno che per necessità, guardò fisso il “professore” e poi disse: “Mi permette di essere sincero? La mia professione mi obbli-ga a guardare in faccia alla realtà, senza meticolose sottigliezze. Quindi vorrei rispondere con una domanda e cioè: in quale misura contribuite voi al progresso e al bene della società? “Già! La società! Il progresso della società” - ribatté immediatamente Giuseppe - “la conquista della tecnica, il benessere materiale, i grandi successi della scienza e del sapere, delle conoscenze, tutte cose strabi-lianti... io le conosco, le conosco bene perché ho contribuito a crearle e poi? Alla fine cosa resta dell’uomo? Del suo spirito? Della sua liber-tà? Del suo arbitrio? E, se mi permette: cosa resta della sua mente e della sua anima? L’uomo diventa una macchina, un ingranaggio della scienza, un’appendice della tecnologia. Ecco un robot! Vede, ispettore, la maggior parte delle persone possono essere capaci di grandi azioni, grandi imprese... ma quanti sono capaci di “buone” “azioni”? Sempre meno! Lei pigli esempio dal caso mio: ho trovato un portafoglio e l’ho consegnato a lei per restituirlo al legittimo proprietario, ma quelli come me, che compiono queste azioni, come vengono visti dai più? Vengono visti come persone anormali anche se compiono semplicemente il loro dovere. E allora? Qual è la conclusione? Che ti allontani sempre più dalla felicità e dalla speranza di incontrare e riconoscere, un giorno, nel tuo simile colui che ti ha dato la vita: Dio! Ma non ho risposto alla sua domanda, ispettore”. L’anziano professore scosse la testa e continuò: Sì... lo so... lo so bene... esseri come me non contribuiscono al progresso della società, non contribuiscono al bene materiale... anzi... ne sono un peso... siamo dei derelitti... noi siamo pochi rispetto ai “bempensanti”, ma siamo degli arroganti presuntuosi... sì... nella nostra pochezza siamo degli orgoglio-si... ci consideriamo missionari perché sappiamo che da un seme nasce il grano che può sfamare molte persone. Ogni uomo è un seme che, germogliando e crescendo, può dare tanti chicchi di grano da sfamare molte persone; da ogni uomo può nascere tanto grano da soddisfare la “fame” di spiritualità di tutta la terra!”. Giuseppe aveva parlato con grande calma e, con impressa in viso, una espressione serena da trasformare il suo dire in convincenti argomenti. L'ispettore lo aveva ascoltato avvinto. Nella sua professione non aveva mai incontrato una persona così “profonda”, così acuta spiritualmente. Di solito, nella sua posizione privilegiata, era lui che conduceva la con-versazione, metteva in soggezione, spesso in imbarazzo, chi gli stava di fronte. In quell’occasione stava provando un senso di disagio, quello sì... ma non fastidio, anzi! Quella strana conversazione appagava anche un suo insoddisfatto desiderio di analizzare, approfondire psicologica-mente, la conoscenza dell’animo umano, gli istinti, le passioni di tutti coloro che spesso doveva incontrare e che avevano una difficile situa-

zione da chiarire e problemi materiali e spirituali da risolvere. E quell’ “uomo”, era veramente un maestro del pensiero! “Giuseppe...” - disse il funzionario - “lo gradirebbe un caffè? Accetta?”.“Certo, ispettore, ...io vivo della generosità altrui...” - rispose ridendo l’uomo - “...e poi un caffè è un lusso che non sempre mi permetto, in quanto la mia... attuale banca non mi concede spesso fidi per i miei vizi dai costi così elevati e non indispensabili...”.Al Dirigente sfuggì una sincera risata e ordinò due caffè, “ben zucche-rati”, precisò. “A proposito... - riprese l’ispettore - “...la sua concezione della vita è... intaccabile teoricamente... ma sotto l’aspetto, come dire... pratico, com’è? Non è facile vivere di ideali...vivere nel mondo astratto della pura spiritualità... deve rinunciare a tante cose...”.“Quali cose?” - chiese con convinta curiosità Giuseppe.“Mah! Quali! Tante cose... le necessità essenziali della vita, innanzitut-to, poi, le comodità, non dico il superfluo, anche se talvolta si apprezza anche quello...”. L’anziano uomo abbozzò un sorriso quasi commiserevole.“ispettore, quelle tante cose che lei accenna, si riducono a poco, sa? E tutte le privazioni che debbo accettare sono abbordabili. Vede, mangiare non è un problema, no! Una minestra e un pane si trovano tutti i giorni, come pure un letto, non comodo, ma bastante per riposare. Molte per-sone hanno capito il nostro modo di pensare e ci aiutano, perché sanno che non siamo delinquenti, anzi, fra noi “barboni”, vige una onestà cri-stallina. Forse qualcuno avrà avuto a che fare con lei ma, ne sono convinto, un’infima minoranza. San Francesco, nella sua povertà, nella sua estre-ma miseria e nella sua umiltà, ha dato un esempio illuminante a tutti gli uomini di questo mondo. San Francesco, lo sa ispettore, era uno di noi, è stato il primo “barbone”! Lui, il poverello, ha donato all’umanità più di quanto abbia ricevuto! Si ricordi bene che “il povero fa più bene al ricco ricevendo la sua carità, di quello che faccia il ricco, offren-dogliela! Non c’è nulla di più spaventoso che tendere la mano e non trovare l’altra mano che si distende all’aiuto! Nulla di più spaventoso, le ripeto, ma per chi dovrebbe offrire, si intende, non per chi chiede. No! Non c’è umiliazione in quell’atto di richiesta di aiuto... noi non chiediamo nulla nel nome del diritto ma in nome dell’amore solidale e fraterno...”.E qui, Giuseppe, fece una pausa per scrutare le reazioni del suo interlo-cutore. “E poi” - continuò - “quanta felicità nella nostra semplice vita di diseredati. In noi c’è il fascino della fraternità e siamo esenti dai vizi, dalla corruzione, non le pare?”. “Sì... caro Giuseppe” - e l’ispettore notò che, istintivamente, per la pri-ma volta, l’aveva chiamato con quell’aggettivo affettuoso e si sentì sod-disfatto - “Sì, la capisco, per lo meno, intuisco quello che vuole dire... ma se l’uomo non lavora... non produce... se contempla solo... come farà a guadagnarsi da vivere... come farà a inserirsi nella società. Vede? Se tutti la pensassero come lei come si risolverebbe il problema del vivere quotidiano?”. Il “clochard” sorrise e atteggiò il viso a un evidente convincimento a quella tesi. “Ha ragione, ispettore... lei crede che una domanda simile non me la sia mai posta? Che non mi sia mai chiesto il perché di questa scelta pericolosa di vita che, dai più, è giudicata parassitaria? Me la sono posta tante volte, mi creda! Prima ho lavorato molto anch’io e, nella mia professione, lo ritenevo giusto e doveroso. Poi...”.E qui si interruppe.“Poi... continui...completi il suo pensiero...” - lo esortò il funzionario. “Beh! Non è facile sintetizzare in poche parole le successive conside-razioni.Sono arrivato, col tempo, alla conclusione di pormi una domanda imba-razzante: “Ma lavorare è il fine supremo dell’uomo?”. Non mi frain-tenda, la prego, per quanto sto per dirle. Studiando e approfondendo certi “campi” della scienza si arriva a delle conclusioni paradossali, esiziali, distruttive. Si approda alla connessione concreta di rapporti con la realtà spirituale e materiale. E si arriva a porsi quella domanda: Qual’è il fine supremo dell’uomo?”. Domanda a cui non è facile rispon-

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Concorso Letterario 2018

dere, almeno per noi, poveri mortali! Arrivai a chiedermi se il lavoro era un fine o, semplicemente, un mezzo per raggiungere certi intenti. Mi chiesi: se queste aspirazioni di benessere possono essere ottenute, ugualmente senza questo strumento, tanto meglio. E badi bene, non sto demonizzando il lavoro. Io lo critico solo come “mezzo” di felicità!” - concluse Giuseppe. L’ispettore, che aveva seguito, con attenzione, le parole dell’uomo che gli stava seduto davanti, a questa domanda, annuì quasi per compia-cerlo. Il “barbone” parve rassicurato perché era pienamente consapevole che il suo “parlare”, spesso, veniva seguito con difficoltà per certi concetti non facilmente assimilabili. Continuò il suo “ragionamento”.“ispettore... le ripeto... non voglio presentare il lavoro in modo deforma-to e negativo. No! Voglio solo affermare che meno gli uomini saranno schiavi del lavoro e della fatica, tanto più avranno la possibilità di vive-re, felici, nella pienezza della loro natura e della vera finalità di esseri umani. È un concetto difficile da comprendere, lo so! Ma cosa bisogna coinvolgere per ottenere questo? È indispensabile, forse, divertirsi, an-dare al bar, allo stadio, darsi ai vizi, accettare un consumismo sfrenato e lottare per dominare nel lavoro? Lottare per mangiare è duro ma può essere accettato: lottare per dominare, per far carriera, per essere un qualcuno è, secondo il mio punto di vista, semplicemente ridicolo! No! L’uomo deve liberarsi sempre più della servitù del lavoro con l’aiuto della scienza. La nostra mente, ispettore, ha una spaventosa potenzialità, delle illi-mitate possibilità, delle risorse incredibili di capacità. Questo enorme contenitore di intelligenza, di sensazioni, pensieri, intuizioni, ragione, memoria, volontà, va sfruttato nel modo migliore.La nostra intelligenza va capitalizzata nella ricerca di un ausilio alla realizzazione dell’essere umano. Vuole un esempio per chiarire questo non facile concetto?”.Il funzionario fece un cenno affermativo col capo e Giuseppe continuò: “Gli uomini di studio... gli scienziati, per intenderci; hanno carpito alla natura un grande segreto: la disintegrazione nucleare dell’atomo e han-no constatato la potenzialità dell’energia implicita che può tradursi da questa fissione: una grande scoperta! Ma questi uomini di scienza, i po-litici, i responsabili in genere, come hanno interpretato e sfruttato que-sta strabiliante scoperta? L’hanno miseramente asservita ai singoli in-teressi: hanno costruito ordigni nucleari come primo impiego di questa grande conoscenza e l’hanno guardata come uno strumento diabolico, satanico, terribile, spaventoso e maligno per dominare. Hanno violen-tato la mente umana! Ma non tutti, grazie a Dio, hanno ragionato così! Diversi scienziati hanno indirizzato i loro studi verso una utilizzazione pacifica di questa energia e hanno concluso che la potenza dell’atomo poteva essere convenientemente sfruttata in centrali termonucleari e, con pochi chili di uranio, fornire energia, per anni e anni, ad interi con-tinenti e ad intere generazioni, a costo limitatissimo...”.Giuseppe fece una pausa.“Io invidio i giovani” - riprese - “sì... li invidio eccome! Hanno le capa-cità potenziali di cambiare, trasformare in meglio la nostra società con la loro vitalità giovanile. Però, lei ha notato il loro comportamento in occasione di oceanici concerti, in discoteca, allo stadio, ovunque si tro-vino riuniti in gruppo? Non hanno più individualità. Noti il loro atteg-giamento. Per ore e ore, tutti insieme, compiono gli stessi gesti, braccia alzate e agitate ritmicamente, mentre il corpo ondeggia da una parte all’altra; cori uniformi, omogenei, di un conformismo che appiattisce anche la loro mente! È impressionante il loro comportamento! Ognu-no imita il gesto dell’altro, in altre parole si scimmiottato goffamente, Anche nella violenza agiscono in “gruppo”, sono forti quando sono in tanti. La società, spesso invocata, è diventata massa, quantità, mucchio, agglomerazione, folla. Questa moltitudine agisce per comandi esterni e non si sofferma a riflettere che ha una mente singola! Sbaglio? Il funzionario si limitò a dire: “È vero quanto dice... l’ho notato an-ch’io”.

“La potenza della mente umana è incommensurabile e inalienabile, ma rimane ridicola e sterile se non giova positivamente agli esseri viven-ti....” - continuò Giuseppe. - “Questo comportamento determina, col tempo, la condotta della nostra società, ispettore... determina, mi per-mette? Quelle che lei chiama, sbrigativamente, le... regole imposte da generazioni e generazioni”. Ecco perché mi sono tolto dalla “massa”... ho scelto di vivere la mia scomoda, ma serena, libertà... la libertà del singolo! Ma... sia chiaro... guai se non ci fossero le persone che pratica-no il loro lavoro con convinzione; dobbiamo a loro la nostra sopravvi-venza. Ripeto solo che ogni uomo dovrebbe essere libero delle proprie scelte quando crede in certi ideali!”. Si fermò un attimo. Si carezzò il pelo della barba che appariva canuta.Riprese: “Lo so... noi “barboni”, siamo dei patetici sognatori, persone che inseguono un proprio mondo di aspirazioni e di ideali spesso illuso-ri, ma paghiamo duramente la nostra arbitrarietà! Verrà un giorno in cui l’umanità saprà esultare di più per una scoperta filosofica o scientifica che davanti alla conquista del mondo fisico e materialistico. Almeno me lo auguro! Auspico una umanità che si esalti per una conquista del-la scienza... che so... nel campo della medicina, dell’alimentazione per esprimere qualche esempio; spero veramente che si applauda per la vit-toria nel debellare una malattia più che esaltarsi o glorificare un uomo per un goal in una partita di calcio! Mi capisce, dottore?”. Bussarono alla porta: un cameriere portò il caffè. I due uomini rimasero in silenzio. L’ispettore versò lo zucchero nella tazzina del suo ospite, Giuseppe ringraziò, bevve rapidamente il suo caffè e, ancora una volta, fece l’atto di alzarsi dalla sedia.Il funzionario lo guardò e, con un chiaro segno della mano, lo invitò a restare. “È un giorno particolare per me, Giuseppe... è la prima volta che, nell’e-sercizio delle mie funzioni, ascolto simili considerazioni sugli aspet-ti della vita. Nella mia professione dovrebbe essere essenziale capire l’umanità e la personalità di chi mi sta davanti. Sarebbe mio dovere cogliere certi aspetti psicologici delle persone che devo interrogare e anche giudicare. Lei mi ha reso evidente un grande vuoto nella mia preparazione professionale”. L’anziano interlocutore atteggiò il viso ad una benevolo sorriso. Squillò il telefono.L’ispettore, quasi infastidito, alzò il ricevitore. “Pronto... sì... sono io... chi parla? Chi? Non la sento... Ah! Benissimo... c’è proprio qui davanti a me chi ha trovato il suo portafoglio... va bene... l’aspetto... se viene subito avrà l’occasione di conoscere la persona one-sta che ha fatto il ritrovamento...”. Giuseppe scattò in piedi. “ispettore... la saluto... vado via subito...”. “Ma perché? Aspetti... aspetti ancora un po’... arriva il proprietario del portafoglio che lei ha trovato... sarà felice di ringraziarla di persona, poi lo sa, no? Le spetta una percentuale per legge...”. “Proprio per questo me vado. Io non desidero essere ringraziato da nes-suno, né tanto meno ricompensato con soldi. Ho fatto un’azione spon-tanea, naturale, istintiva. Ciò che la mia coscienza mi ha suggerito di fare... Non mi è costata nessuna fatica, anzi... mi ha pro- curato un moti-vo di gioia. Una percentuale sull’importo? ispettore! Per me significhe-rebbe annullare l’identica percentuale della mia soddisfazione! No! No! Si ricordi, io sono un barbone e cioè un tipo fuori dalle convenzioni, un uomo che si ritiene singolare, rispetto alla mentalità della società civile e alla mentalità delle persone considerate normali”. L’ispettore lo accompagnò alla porta.“Venga a trovarmi qualche volta a casa mia...” - disse sorridendo Giu-seppe - “...venga a trovarmi dove abito, all’albergo dei “poveri”, dei diseredati della città... siamo tanti ospiti, tutti con una storia...Troverà tanto materiale per la sua esperienza”. “Verrò professore, verrò... te lo prometto...Quando avrò necessità di una lezione di umiltà verrò a trovarti a casa tua... e mi hai insegnato che... dovrei venire spesso!”.Non si accorse che, spontaneamente, gli aveva dato del tu, ma, stavolta, gli era sgorgato dal cuore o dalla mente!

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DI30 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

ORMAZIONE

Formazione Industria 4.0

Arriva il sostegno Ministeriale del 40%Silvia Romagnoli  Servizio Orientamento e Formazione ALDAI

Agli incentivi per gli investimenti in impianti Impresa 4.0, si aggiunge il sostegno alla formazione del personale, riconoscendone il ruolo determinante per la competitività e lo sviluppo delle imprese.

on la firma del decreto da par-te dei Ministeri – Sviluppo Eco-

nomico; Economia e Finanze; Lavoro e Politiche Sociali – del Governo Gentiloni si è concretizzato l’atteso incentivo per lo sviluppo delle competenze sulle nuo-ve tecnologie Impresa 4.0. L’incentivo sarà riconosciuto come cre-dito d’imposta per il 40% delle spese sostenute dalle imprese nel 2018. Il so-stegno si applicherà: ai costi del personale partecipante ai

percorsi formativi, moltiplicando il co-sto orario aziendale del personale in formazione per le ore dedicate all’ac-quisizione delle competenze; al costo del personale docente interno

all’impresa ed alle spese per gli inter-venti formativi da parte di organizza-zioni esterne all’impresa.

Il decreto precisa le disposizioni appli-cative dell'incentivo fiscale con proce-dura automatica introdotto, nella forma di credito d'imposta utilizzabile esclu-sivamente in compensazione, dall’ar-ticolo 1, commi da 46 a 56, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, per spese di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal "Piano Nazionale Industria 4.0" sostenu-te nel periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2017.

Attività ammissibiliSono ammissibili al credito d’impo-sta le attività di formazione finalizzate all’acquisizione o al consolidamento, da parte del personale dipendente delle imprese, anche in apprendistato, delle competenze nelle tecnologie per la realizzazione del processo di trasfor-

mazione tecnologica e digitale delle imprese previsto dal “Piano Nazionale Impresa 4.0”. Costituiscono attività ammissibili i per-corsi formativi concernenti le seguenti tecnologie: big data e analisi dei dati; cloud e fog computing; cyber securi-ty; simulazione e sistemi cyber-fisici; prototipazione rapida; sistemi di visua-lizzazione, realtà virtuale (RV) e realtà aumentata (RA); robotica avanzata e collaborativa; interfaccia uomo macchi-na; manifattura additiva (o stampa tridi-mensionale); Internet delle cose e delle macchine; integrazione digitale dei pro-cessi aziendali.Le attività di formazione sono ammissi-bili a condizione che il loro svolgimen-to sia espressamente disciplinato in contratti collettivi aziendali o territo-riali depositati nel rispetto dell’art. 14 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 151, presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro competente e che sia rila-sciata a ciascun dipendente l’attesta-zione dell'effettiva partecipazione alle attività formative.Nel caso in cui le attività di formazio-ne siano erogate da soggetti esterni all'impresa si considerano ammissibili solo le attività commissionate a sog-getti accreditati per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso la Regione o la Provincia autonoma in cui l’impresa ha la sede legale o la sede operativa, a università, pubbliche o private o a strutture ad esse collegate, a soggetti accreditati presso i Fondi in-terprofessionali secondo il regolamen-to CE 68/0 I della Commissione del 12 gennaio 2001 e a soggetti in possesso della certificazione di qualità in base alla norma Uni En ISO 9001:2000 setto-re EA 37.

Spese ammissibiliSi considerano ammissibili le sole spe-se relative al personale dipendente im-pegnato come discerne nelle attività di formazione limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione. Si considerano ammissibili anche le spese relative al personale dipendente in veste di docente o tutor alle attività di formazione; in questo caso, però, le spese ammissibili non possono eccede-re il 30% della retribuzione complessiva annua spettante al dipendente. Il credito d'imposta spetta in misura pari al 40% delle spese ammissibili sostenu-te nel periodo d'imposta agevolabile e nel limite massimo di 300.000 euro per ciascun soggetto beneficiario.L'utilizzo in compensazione del credito d'imposta è ammesso a partire dal pe-riodo d'imposta successivo a quello di sostenimento delle spese ammissibili, subordinatamente all'avvenuto adem-pimento degli obblighi di certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Il credito d'imposta è cumulabile con altre misure di aiuto aventi a oggetto le stesse spese ammissibili, nel rispetto delle intensità massime di aiuto previste dal regolamento (UE) n. 651/2014. ■

c

Nell’edizione digitale

www.dirigentindustria.itwww.dirigentisenior.it

potrete trovare maggiori informazioni.

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DI 31DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

ANAGEMENTm

l Premio internazionale Tecnovisio-narie®, promosso da Women&Tech-

nologies® – Associazione Donne e Tec-nologie fondata da Gianna Martinengo per valorizzare il talento femminile nella tecnologia, nell’innovazione e nella ri-cerca scientifica (www.womentech.eu), giunge quest'anno alla sua XII edizione, per un totale di ben 105 donne insignite di questo importante riconoscimento.“Le nostre Tecnovisionarie® rappresen-tano un importante serbatoio di talenti femminili di cui il nostro Paese dispone” – afferma Gianna Martinengo, ideatrice di Women&Technologies – “Ma soprat-tutto, il loro merito, la capacità e la de-terminazione sono state riconosciute, valorizzate e premiate con la carriera, il successo e i traguardi raggiunti. Il Premio Le Tecnovisionarie® vuole es-sere un tributo alla loro intraprendenza e un incoraggiamento per i giovani a guardare positivamente al futuro”. ■

Il Premio Tecnovisionarie® 2018 si è svolto al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ed è stato assegnato a:

Vania e Jessica Alessi Secretary (categoria Digital Communities)

Laura Biancalani Direttore generale Andrea Bocelli Foundation (Sostenibilità culturale ed etica)

Maria Chiara Carrozza Docente di Biorobotics alla Scuola Superiore Sant’Anna (Robotica)

Elisa Di Lorenzo Co-founder e Ceo di Untold Games (Videogames)

Arianna Fontana Presidente Confartigianato Imprese Milano (Impresa 4.0)

Doris Messina Open Banking Director del Gruppo Banca Sella (Fintech),

Paola Corna Pellegrini Ceo Allianz Worldwide Partners (Digital Customer Experience)

Sarah Varetto Direttore Sky TG24 (Media)

Roberta Cocco Assessore alla Trasformazione digitale del Comune di Milano (Premio speciale PA)

Mariya Gabriel Commissaria europea alla Digital Economy and Society (Premio speciale Europa)

L’associazione Women&Technologies® ha assegnato il Premio Tecnovisionarie® 2018Paola Poli Donne Dirigenti Minerva ALDAI-Federmanager e Consigliere ALDAI

iLe premiate. Le premiate e le associate.

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DI32 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

L’ultima rilevazione Istat indica una spesa sanitaria pro capite pari a 2.404 euro l’anno, ma metà degli italiani non contribuisce alla spesa sanitaria e l'altra metà oltre a sborsare sovente di tasca propria i soldi per curarsi, finanzia anche il Servizio Sanitario Nazionale con quasi 5.000 euro l'anno pro contribuente. Il trend demografico e le crescenti spese sanitarie implicano una riflessione sulla sostenibilità del Servizio Sanitario.

SSISTENZA SANITARIAa

a Banca d’Italia lo dice senza mezzi termini: se in Italia continua l’attua-le crisi demografica, entro vent’an-ni la nostra economia potrebbe crollare in maniera inesorabile.L’allarme è contenuto in un “oc-

casional paper” pubblicato in questi giorni: “Negli ultimi 25 anni e con ogni probabilità nel futuro,  la demografia ha dato e darà un contributo diretto sensibilmente negativo alla crescita economica”. Per più di un secolo dall’U-nità, la percentuale di popolazione oltre i 64 anni, pur crescendo, si è attestata in Italia su livelli inferiori alla metà della popolazione più giovane (quella che ha meno di 15 anni).Dal secondo dopoguerra, ma soprat-tutto dalla fine degli anni Ottanta, si è assistito, invece, a un progressivo mu-tamento strutturale che ha condotto la popolazione più anziana a superare quella più giovane verso la fine del se-colo scorso, fino a diventare pari al 165% della popolazione tra 0-14 anni. Le pro-spettive, secondo lo studio di Banca Ita-lia, sono di un’altra crescita del rapporto associata a un aumento dell’età media di oltre cinque anni tra il 2017 e il 2016.Sono numeri che devono far riflettere, specialmente se raffrontati all’impatto che avranno sulla cura della salute e sulla qualità di vita. Già oggi un italia-no su due, se vuole curarsi, è costretto a mettere mano al portafogli e pagare medicinali, visite, esami di laboratorio e ricoveri ospedalieri. E non stiamo par-lando soltanto dei ricchi con redditi a

Marcello GarziaPresidente Fasi

Sanità alla prova demografica

sei zeri. Infatti, dei 35 milioni di italiani che hanno pagato, circa due terzi dispo-ne di un reddito basso o medio, è affetto da malattie croniche e, in molti casi, non è autosufficiente e dunque nella impos-sibilità di guadagnare.Il conto di questo per così dire “autofi-nanziamento”, come abbiamo già ripor-tato, è presto fatto: quasi 40 miliardi di euro dei quali appena cinque coperti da strumenti sanitari integrativi collettivi, il resto (35 miliardi) escono direttamente dalle tasche dei nostri concittadini.L’invecchiamento della popolazione, di cui parlavamo all’inizio, provoca la cro-nicizzazione delle malattie e l’incremen-to del tasso di dipendenza dai farmaci che, detto per inciso, costano parecchio e vanno pagati.

Ecco perché l’orizzonte non appare roseoL’ultima rilevazione Istat disponibile ri-porta una spesa sanitaria pro capite pari a 2.404 euro l’anno, ma il dato statisti-co grezzo racconta solo una parte della realtà: una cospicua fetta d’italiani, infat-ti, oltre a sborsare di tasca propria i soldi per curarsi, finanzia anche il Servizio Sa-nitario Nazionale, ma non tutti; dal cal-colo, infatti, vanno esclusi i 20 milioni di persone che, a vario titolo, non fanno la dichiarazione dei redditi e altri 10 milio-ni che dichiarano un reddito inferiore a 7.500 euro e, quindi, non versano l’Irpef.

In altri termini ciò vuol dire che sui re-stanti 30 milioni si scarica un onere quasi doppio rispetto alla media censita dall’Istat.Il nostro auspicio è che, prima o poi, si riesca a mettere mano ad una  riforma fiscale in grado di garantire equità e controlli efficaci per tutti i cittadini. Allo stesso tempo appare indispensa-bile accrescere l’informazione a tutti i livelli sulle possibilità offerte dalla co-pertura sanitaria integrativa che, come secondo pilastro del sistema sanitario, rappresenta un’opportunità per mante-nere stabile la spesa pubblica. Il welfa-re state, infatti, è cambiato negli ultimi anni e sempre nel verso di una riduzio-ne delle prestazioni gratuite.Il rischio di scoprire all’improvviso di do-ver affrontare spese importanti e impre-viste è sempre in agguato. La tutela of-ferta dalla sanità integrativa può essere invece la strada da percorrere per non trovarsi impreparati e soli ad affrontare l’emergenza.È nostro dovere impegnarci nella diffu-sione di questi temi e dei vantaggi che un’assistenza sanitaria integrativa, rego-lata e controllata, può offrire per aiutare la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale basato sui principi dell’uni-versalismo e dell’uguaglianza dei citta-dini di fronte alla cura della salute, bene primario e insostituibile dell’intera uma-nità. ■

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DI 33DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

REVIDENZApIn pensione sette anni prima con l’isopensioneL'anticipo "pensionistico" fa parte della riforma Fornero sul mercato del lavoro che dà la possibilità alle aziende, che impieghino in media più di quindici dipendenti e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, di stipulare accordi aziendali per incentivare l’esodo dei lavoratori più prossimi alla pensione senza gravare sul bilancio dello Stato.

Salvatore Martorelli *

ra il simbolo dell’Italia “previ-denzialmente” sprecona, quel-

la che regalava, a carico della finanza pubblica, a talune categorie di lavoratori anni di contributi e di pensioni! Stiamo parlando dei prepensionamenti ovvero quella forma di ammortizzatore sociale che prevede la conclusione an-ticipata dell'attività lavorativa e la con-cessione del trattamento pensionistico prima del raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla legge per l’accesso alla pensione. Dopo anni di oblio, dal 2013 i prepen-sionamenti (ora si chiamano “assegni di esodo” o “isopensioni”) sono ritornati alla ribalta ma con molte novità e – cosa assai importante – senza alcun onere per lo Stato.La legge n. 92 del 28 giugno 2012 (la riforma Fornero sul mercato del lavoro) ha previsto, infatti, all’articolo 4, che le aziende con in media più di 15 dipen-denti e le organizzazioni sindacali dei lavoratori possano stipulare, qualora vi sia un’eccedenza di personale, accordi aziendali per incentivare l’esodo dei la-voratori più prossimi alla pensione.Queste intese devono prevedere che il datore di lavoro si impegni a corrispon-dere all’Inps la somma di denaro neces-saria: al pagamento ai lavoratori interessati

all’accordo di una prestazione di im-porto pari alla pensione che spette-rebbe al momento della risoluzione

e del rapporto di lavoro in base alle re-gole vigenti; all’accredito della contribuzione figu-

rativa (la cosiddetta “contribuzione correlata” fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento.

La possibilità di accedere a questa par-ticolare forma di “prepensionamento” può riguardare i lavoratori di qualsiasi qualifica, ivi compresi i dirigenti che, nell’ambito di un processo di riduzione di personale, risultino in esubero. Per avvalersi di questa opportunità è, però, necessario che i lavoratori interessati raggiungano i requisiti anagrafici e con-tributivi minimi per il pensionamento, di vecchiaia o anticipato, nei quattro anni successivi alla data di cessazione del rapporto di lavoro. Il limite dei quattro anni è stato, però, ampliato, per gli anni 2018-2020, a sette dalla Legge di Bilan-cio per il 2018.

Le procedure amministrativeL’accesso a questa prestazione è subor-dinato alla sottoscrizione di un accordo tra il datore di lavoro e le organizzazioni sindacali, da cui risulti: una situazione di eccedenza di perso-

nale; l’indicazione del numero dei lavoratori

in esubero; il termine entro il quale il programma

di esodo deve concludersi.La norma si applica ai datori di lavoro, ap-partenenti a qualsiasi settore di attività, che impieghino in media più di quindici dipendenti. Nel numero dei dipendenti

occupati vanno compresi i lavoratori di qualunque qualifica (lavoranti a domici-lio, dirigenti, ecc.), con esclusione degli apprendisti e degli assunti con contratto di inserimento e di reinserimento lavo-rativo.

Requisiti del lavoratoreLa legge non richiede requisiti specifici per l’accesso alla prestazione da parte del lavoratore, ma condiziona la sua ero-gazione al perfezionamento dei requisiti minimi, contributivi e anagrafici previsti dalle norme in vigore e adeguati agli in-crementi dell'aspettativa di vita, utili per il conseguimento della pensione entro il periodo massimo di fruizione della pre-stazione.Così, ad esempio, qualora l'azienda in-tenda sfruttare il periodo massimo di scivolo di sette anni, per quest’anno pos-sono aderire all’isopensione (ricordiamo che l’adesione all’esodo è volontaria) i lavoratori che hanno 60 anni e 6 mesi di età e che, pertanto, otterrebbero la pen-sione di vecchiaia nel 2025 a 67 anni e 6 mesi di età, oppure chi ha 36 anni e 9 mesi di contributi (ridotti a 35 anni e 9 mesi per le donne) e che, pertanto, acce-derà in pensione anticipata nel 2025 con 43 anni e 9 mesi di contributi.Per il perfezionamento del requisito contributivo sono utili anche i periodi contributivi maturati all’estero in Paesi ai quali si applica la regolamentazione co-munitaria in materia di sicurezza socia-le (Stati dell’Unione Europea, Svizzera, Paesi dello Spazio Economico Europeo) ed in Paesi legati all’Italia da convenzioni bilaterali di sicurezza sociale.

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DI34 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

REVIDENZApSono altresì utili, per l’accertamento del diritto alla pensione, i contributi versati nelle gestioni speciali dei lavoratori au-tonomi (artigiani, commercianti e colti-vatori diretti).Non possono, invece, essere utilizzati, mediante il “cumulo gratuito” previ-sto dalla Legge 232/2016, i versamenti fatti ad altri Enti, i Fondi di previdenza (Inpdap, Enpals, Gestione Separata, Cas-se dei Liberi professionisti, ecc.)Non possono, poi, ottenere l’assegno di esodo i lavoratori già titolari di pensione di invalidità oppure di assegno ordinario di invalidità.È bene, da ultimo, precisare, a scanso di equivoci, che questa prestazione è in alternativa alla concessione della Naspi (è la “vecchia” indennità di disoccupazio-ne”).

I requisiti per la pensione di vecchiaia e per quella anticipataVedi tabella in fondo pagina.

La proceduraL’avvio della procedura segue questo schema: il datore di lavoro presenta domanda

all’Inps accompagnata da una fideius-sione bancaria a garanzia della solvibi-lità in relazione agli obblighi di versare le somme necessarie al pagamento della prestazione e dei contributi figu-rativi; l’accordo diviene efficace non appena

l’Inps, che effettua l’istruttoria in ordine alla presenza dei requisiti in capo al da-tore di lavoro e al lavoratore, lo validi; a seguito dell’accettazione dell’accor-

do, il datore di lavoro è obbligato a versare mensilmente all’Inps le som-me richieste. In caso di mancato ver-samento, l’Inps notifica un avviso di

pagamento e, ove necessario, procede all’incasso (in termine tecnico è detta “escussione”) della fideiussione.

Per quanto riguarda gli oneri da pagare all’ente di previdenza per avvalersi di questi “prepensionamenti”, l’Inps rila-scia al datore di lavoro, per consentirgli la stipula della fideiussione bancaria, un prospetto contenente l’informazione re-lativa alle somme necessarie per il pro-gramma di esodo annuale.Il datore di lavoro dovrà, poi, consegna-re alla sede Inps, ove è iscritta l’azienda, il documento bancario attestante la fi-deiussione – che è un negozio giuridi-co con il quale un soggetto (“fidejusso-re”), garantisce un'obbligazione altrui, (esempio in luogo del debitore) obbli-gandosi personalmente nei confronti del creditore – e l’Inps, dopo aver veri-ficata la conformità della stessa agli ob-blighi indicati nel prospetto, comunica l’accettazione al datore di lavoro e alla banca.

La domanda di prestazioneCosì come già avviene per gli assegni di sostegno al reddito erogati ai dipenden-ti delle banche, è il datore di lavoro che, una volta ricevuta la comunicazione di accettazione della richiesta da parte dell’Inps, presenta, per via telematica, all’Ente di previdenza le domande di prestazione per ciascun lavoratore.A questo punto il pallino passa all’Inps che accerta sia l’esistenza dei requisiti per la prestazione richiesti al lavoratore (tra i quali la cessazione del rapporto di lavoro) sia la corrispondenza tra l’onere effettivo per il singolo lavoratore e la sti-ma effettuata in sede di quantificazione. Se l’importo è superiore alla stima, l’Inps provvederà a richiedere un’integrazione della garanzia o della provvista al datore di lavoro.

Il calcolo della prestazione Il valore dell’isopensione è pari all'im-porto della pensione che spetterebbe al lavoratore, in base alle regole vigenti, al momento di accesso alla pensione stes-sa, esclusa la contribuzione figurativa che il datore di lavoro verserà per il pe-riodo di esodo.Anche tutti gli altri eventuali “bonus” (ad esempio: maggiorazione del periodo di servizio effettivamente svolto da sog-getti portatori di invalidità superiore al 74%, benefici amianto, ecc.) utili per il diritto e la misura, previsti da specifiche disposizioni legislative sono valutati per il diritto e la misura dell’importo pensio-nistico.Attenzione, però, ad alcune particola-rità! Sull’importo della prestazione non spettano la perequazione automatica (la cosiddetta “scala mobile”) e i trat-tamenti di famiglia (ANF); mentre non possono essere effettuate trattenute per il pagamento di oneri (ad esempio: per riscatti e ricongiunzioni) e per cessione del quinto dello stipendio; oppure per mutui, ecc.).La prestazione non è reversibile. In caso di decesso del beneficiario, ai supersti-ti viene liquidata la pensione indiretta, con le norme ordinarie, tenendo conto anche della contribuzione figurativa ver-sata in favore del lavoratore durante il periodo di erogazione della prestazione.

Pagamento della prestazioneIl pagamento della prestazione avviene con la procedura di pagamento delle pensioni. Essa spetta per 13 mensilità ed è disposta, come per le altre pensioni pagate dall’Inps, in rate mensili anticipa-te, riscuotibili al primo giorno bancabile di ciascun mese. La tassazione prevista è quella ordinaria e vanno applicate le

Anni 2018 2019-2020 2021-2022 2023-2024 2025-2026

Pensione di vecchiaia(uomo e donna) 66 anni e 7 mesi 67 anni 67 anni e 3 mesi 67 anni e 4 mesi 67 anni e 6 mesi

Pensione anticipata (uomini) 42 anni e 10 mesi 43 anni e 3 mesi 43 anni e 6 mesi 43 anni e 7 mesi 43 anni e 9 mesi

Pensione anticipata (donne) 41 anni e 10 mesi 42 anni e 3 mesi 42 anni e 6 mesi 42 anni e 7 mesi 42 anni e 9 mesi

Pensione anticipata precoci (uomini e donne) 41 anni 41 anni e 5 mesi 41 anni e 8 mesi 41 anni e 9 mesi 41 anni e 11 mesi

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REVIDENZAp

* Giornalista pubblicista. Autore di articoli, saggi e libri in materia di sicurezza sociale. Collabora con numerosi quotidiani e periodici di rilevanza nazionale. Ha scritto per “Il Giorno”, “ll Resto del Carlino”, “La Nazione,” La Notte”, “Italia Oggi”, “Gente Money”, “Panorama” e per altre pubblicazioni specializzate in materia assicurativa e del lavoro. Redige i testi di natura previdenziale e di lavoro per le pubblicazioni edite da “AltroConsumo”.

detrazioni spettanti per lavoro dipen-dente e per familiari a carico. Attenzione a non dimenticare che entro il mese di scadenza della prestazione, il lavoratore deve presentare domanda di pensione alla sede Inps competente, poiché non è prevista la trasformazione automatica di questa prestazione in pensione.

La contribuzione figurativa Come abbiamo già scritto all’inizio, la norma prevede che, per i periodi di ero-gazione della prestazione a favore dei lavoratori interessati, questa è versata a totale carico del datore di lavoro e in favore del lavoratore. La contribuzione figurativa è utile per il conseguimento del diritto alla pensione e per la deter-minazione della sua misura.La retribuzione media mensile, sul-la quale devono essere commisurati i contributi correlati, è determinata dalla retribuzione imponibile ai fini previden-ziali degli ultimi quattro anni, compren-

siva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive. Il versamento della contribuzione figu-rativa è effettuato per il periodo com-preso tra la cessazione del rapporto di lavoro e la maturazione dei requisiti mi-nimi richiesti per il diritto a pensione.

Rioccupazione La legge in esame non prevede specifi-che disposizioni per quanto riguarda il cumulo della prestazione in questione con eventuali redditi da lavoro dipen-dente o autonomo. Ne consegue che

l’Inps non farà alcuna riduzione dell’im-porto della prestazione in caso di rioccu-pazione. ■

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stessa, esclusa la contribuzione figurativa che il datore di lavoro verserà per il periodo di esodo

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DI36 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

REVIDENZAp

Un fenomeno globaleLa Banca Centrale Europea (BCE) ha pro-dotto un’ampia analisi su “L’impatto eco-nomico dell’invecchiamento della popo-lazione e delle Riforme pensionistiche”. Lo studio, allegato al Bollettino economico n. 2/2018, (pp. 87, segg.), parte dalle proiezioni demografiche che consento-no i dati prodotti da Enti internazionali (Esempio: Eurostat, Ocse) e analizza le problematiche che pone il fenomeno demografico sulle politiche pensionisti-che a livello globale. Osserva che l’invec-chiamento della popolazione non è un fenomeno “circoscritto all’area dell’euro ma è al contrario diffuso a livello mondia-le” e che, soprattutto, si va intensificando progressivamente. Le principali determinanti di questo fe-nomeno, si legge nello studio, sono nei bassi tassi di natalità e nell’ulteriore al-lungamento dell’aspettativa di vita. Due fenomeni che si connettono alla proie-zione relativa all’indice di dipendenza degli anziani. Indice definito come il numero di persone di età superiore o uguale ai 65 anni in percentuale della popolazione in età lavorativa (ovvero i soggetti dai 15 ai 64 anni); la tendenza è verso un rilevante incremento. Nelle proiezioni al 2080, l’indice relativo all’Italia supera il 60% (Fig. n. 1). Dieci punti e più sopra la media europea (UE 28). Tale incremento implica una riduzio-ne del numero di lavoratori a carico dei quali, potenzialmente, è posto ciascun pensionato. Secondo le analisi della Banca europea, il processo in atto, la cui origine nasce dall’intrecciarsi dell’allun-gamento dell’aspettativa di vita, aumen-to di dipendenza degli anziani e bassi

tassi di fertilità e, quindi, diminuzione della popolazione, produrrà una serie di fatti negativi sull’offerta di lavoro, sulla produttività, sulla crescita potenziale. È l’Italia che vede la tendenza peggiore (Fig. n. 2).Alcuni Paesi hanno adottato meccanismi di aggiustamento automatico, collegan-do i parametri pensionistici fondamen-tali all’allungamento dell’aspettativa di vita per rendere più sostenibili i propri sistemi previdenziali pubblici. Peraltro, in questi anni, a fronte di una crescita economica complessivamente lenta, i Governi sono intervenuti con numerose e diversificate Riforme, attingendo a pie-ne mani dal sistema pensionistico. C’è però una buona notizia: gli anni più re-centi hanno visto atteggiamenti politici meno aggressivi. Anche se non dovun-que e non con la stessa percezione dei fatti. Come diremo successivamente. L’OCSE interviene costantemente sul tema dell’invecchiamento monitoran-done l’evoluzione e le connesse proble-matiche pensionistiche. Nella pubblica-zione "Pensions at a Glance 2017: OECD and G20 Indicators OECD (2017), Publi-shing, Paris”, conferma la buona notizia. I Paesi membri, nel periodo 2015-17, hanno introdotto un minor numero di Riforme pensionistiche rispetto agli anni 2009-15. Si calcola una riduzione di circa un terzo tra i due periodi. Ovviamente si tratta di un esercizio solo quantitativo. Ma, anche con tale limite, il rallentamen-to delle Riforme, dice l’OCSE, fa ritenere che alcuni Paesi abbiano già adottato nuove politiche a sostegno dell’invec-chiamento e che altri hanno migliorato le prospettive di reddito pensionistico.

Constatazione questa, come accennato, in linea con l’analisi contenuta nel Bol-lettino BCE. Dove si legge che “la rapi-dità di attuazione delle Riforme sembra essere diminuita”, in conseguenza della “ripresa economica in atto e il venire meno della crisi del debito sovrano”. Pertanto “i governi ora subiscono minori pressioni ad adottare Riforme previdenziali”. Ma la Banca di Francoforte non sembra al-lentare la morsa. Al contrario: sprona ad insistere; a tenere aperto il cantiere rifor-mistico delle pensioni. Perché le Riforme introdotte “potrebbero non essere suffi-cienti ad affrontare in modo esaustivo le sfide connesse all’evoluzione demografica dei paesi appartenenti all’area dell’euro”. Piuttosto che attenuare le politiche di Riforme – dice – i Governi dovrebbero profittare dei periodi di congiuntura economica favorevoli per varare quelle di lungo periodo più adatte a fronteg-giare le sfide poste dall’invecchiamen-to. Anche perché, afferma, l’esperienza insegna che, durante i cicli di maggiore crescita, i costi politici di tali Riforme sono meno pesanti.

L’invecchiamento in ItaliaA focalizzare l’attenzione sul nostro Pae-se ci pare utile ripetere quanto più volte scritto su questa Rivista: i lavoratori e i pensionati italiani hanno già dato. Non sono stati esonerati da nessuna misura riduttiva praticabile sul sistema pen-sionistico, complice l’impulso di pro-pagandate fake news relative alla spesa pensionistica italiana rispetto al Pil. Ora, sensibilità politica vorrebbe che a que-sta pratica si mettesse la parola fine. E che si guardasse agli aspetti critici del nostro tempo: l’invecchiamento e il sal-do naturale negativo della popolazione. Fattori che pongono una seria ipoteca sulla sostenibilità futura del sistema pensionistico. Occorre partire dalla de-

Pensioni: breve storia del futuroAntonio Dentato Componente Sezione Pensionati Assidifer - Federmanager

Quando gli operatori della vita sociale e, soprattutto, gli operatori della politica prescindono dal corretto utilizzo delle banche dati accumulate sull’evoluzione demografica dei singoli Paesi, e a livello globale, assumono, colpevolmente decisioni sbagliate. Decisioni le cui conseguenze, gravi, saranno pagate, poi, dalle generazioni future.

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DI 37DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

REVIDENZApcrescita della popolazione, dal declino dei tassi di natalità, dalle conseguenze del processo di invecchiamento. Occor-rono, pertanto, misure di lungo periodo. Come propone il “Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali” con il ”Quaderno di approfondimento 2018” centrato su “Le sfide della non autosufficienza”. Con molta efficacia osserva che “il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione in Italia ha una dimensione particolare, che può essere sintetizzata nell’espressione: si vive di più, ma non meglio”. Occorre av-viare, quindi, una serie di riflessioni sulla materia. In particolare, sulla obbliga-torietà (o meno) dell’adesione a forme (individuali o collettive) di protezione dai rischi di dipendenza, sull’interazione tra tutti gli attori che operano nel cam-po delle relative prestazioni, sui regimi fiscali. E, inoltre, sulle possibili sinergie pubblico/privato, sulle strategie pro-mosse in applicazione del “Pilastro dei diritti sociali” sottoscritto in ambito UE durante il vertice sociale per l'occupa-zione equa e la crescita (17 novembre 2017, Göteborg, Svezia). A questi fini sarà necessario studiare una combina-zione di soluzioni relative ai problemi fin qui segnalati, assumendo il fenomeno demografico come una delle questioni fondamentali del XXI secolo.

ConclusioniPer l’intestazione del presente articolo ci siamo ispirati al sottotitolo dell’opera “Homo Deus”, Storia breve del futuro, Ed. Bompiani, 2017; best-seller dello storico israeliano Yuval Noah Harari, e continua-zione del precedente “Homo Sapiens, Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità”. Il saggio invita a guardare allo sviluppo della vita “in maniera davvero ambiziosa e lungimirante”. Ma ammonisce a riflette-re sugli sviluppi tecnologici e sulle corri-spondenti vicende che coinvolgeranno la società, la vita quotidiana, la politica. Per affrontare con sensibilità nuova le sfide che ci stanno davanti. Ed è con rife-rimento a questa considerazione che ci pare utile formulare alcune conclusioni. La prima. Emerge una struttura della popolazione che, proiettata nel futuro, descrive una storia incerta, non rassi-curante. Almeno per quanto riguarda l’economia e il suo sviluppo. Non è rassi-curante soprattutto per quei Paesi dove la politica si mostra incapace di capirne

le cause, di rilevarne i processi in atto. Per stare all’Italia, le risorse a sostegno dell’invecchiamento sono state reperite, per lo più, adottando misure depressive sui trattamenti in corso, con tagli ricor-renti, proposte di ricalcoli, penalizza-zioni della reversibilità. Provvedimenti motivati da informazioni difettose sulla spesa pensionistica e spesso giustificati dalla rozza quanto infelice narrazione di padri che nottetempo avrebbero messo le mani nelle tasche dei figli, rubando loro la pensione. Politiche prodotte con la testa girata all’indietro, piuttosto che con l’oc-chio attento alla successione delle fasi di transizioni demografiche e alle relative conseguenze economiche e sociali. La seconda. Nonostante i contradittori atteggiamenti delle politiche finora os-servate, confidiamo nell’ottimismo della volontà. Vogliamo credere a una politica

che sappia scrivere una nuova storia del-le pensioni coi tempi verbali coniugati al futuro. Una storia dove i capitoli non abbiano per oggetto misure sottratti-ve, blocchi perequativi e simili, ma che parlino, invece, di crescita della popola-zione, di potenziamento della vita delle famiglie, di lavoro per i giovani, dell’in-versione dell’attuale trend decrescente delle nascite. Una storia, infine, dove l’invecchiamento sia un importante ca-pitolo delle conquiste di civiltà. ■

Nell’edizione digitale

www.dirigentisenior.itè disponibile la versione integrale

dell’articolo.

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Carlo Poledrini,Presidente di Fondirigenti.

che finanzia la formazione dei tuoi dirigenti.

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Fondirigenti:i risultati e le sfide futureFondirigenti è il primo fondo interpro-fessionale per i dirigenti in Italia, con il 75% del mercato. Una leadership che ci porta a rappresentare le istanze di larga parte della domanda di formazione ma-nageriale del Paese, espressa da 14mila imprese e 80mila dirigenti. Le ragioni della leadership di Fondirigenti sono da ricercarsi nella capacità di anticipare e supportare i cambiamenti attraverso la formazione e lo sviluppo delle compe-tenze manageriali adeguate, puntando sull’innovazione. Fondirigenti è stato il primo tra tutti i fondi interprofessionali a investire risor-se specifiche su Industria 4.0, con 16 milioni di euro di finanziamenti diretti, 1.100 piani, 180mila ore di formazio-ne. Tutto questo per offrire a manager e imprese risultati tangibili: +12% di produttività aziendale al raddoppio degli investimenti in formazione (dati certifi-cati da uno studio dell’Università di Tren-to su data base Fondirigenti, pubblicati da Berkeley). Un posizionamento che spinge il Fondo a crescere ulteriormente e investire in un nuovo, importante pro-getto di valorizzazione dei risultati e di comunicazione per massimizzare il coin-volgimento e la partecipazione.Per il 2018 è previsto un nutrito pro-

gramma di incontri sui territori, fina-lizzati a diffondere le buone pratiche e raccogliere le esigenze di formazione, che culmineranno nell’evento di cele-brazione dei venti anni della Fondazione G. Taliercio, e quindici anni di attività di Fondirigenti, previsto per la fine di ot-tobre, al quale parteciperanno esperti di fama internazionale e rappresentanti delle istituzioni. “L’evento del ventennale sarà l’occa-sione per fare un bilancio dei risultati raggiunti e confrontarsi sul ruolo futuro del management, partendo dai giovani e dalle competenze” spiega il Presidente di Fondirigenti Carlo Poledrini. “Ci siamo posti l’obiettivo di migliorare i livelli di efficienza ed efficacia, in termini di qualità dei servizi, con investimenti sui

sistemi informativi e sulla business in-telligence con l’obiettivo di innalzare la qualità, già elevata della nostra azione.Per le attività di ricerca e indagine sulle competenze per l’innovazione, Fondiri-genti ha destinato, lo scorso anno, ben 2,7 milioni di euro per la realizzazione di iniziative strategiche promosse in collabo-razione con Confindustria e Federmana-ger, sui temi della promozione dei Digital Innovation Hub, dei rapporti tra alta for-mazione e imprese, della riqualificazione professionale e supporto alle start-up. Nel prossimo futuro continueremo a dare pri-orità all’asset di Industria 4.0, destinando risorse a nuovi territori e amplieremo gli ambiti di analisi e proposta. È importante infine continuare il percor-so di chiarificazione sulle modalità di ge-stione dei Fondi. Le recenti linee guida ANPAL sono una condizione necessaria, ma non sufficiente. È auspicabile una revisione “strutturale” della legge istitu-tiva dei Fondi per aggiornare il quadro normativo di riferimento a distanza di diversi anni dall’avvio del sistema. Per questo è indispensabile l’azione dei soci, Federmanager e Confindustria, nella realizzazione del comune obiettivo di contribuire alla competitività e alla ma-nagerializzazione delle imprese”.

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ITA ASSOCIATIVAv

DI40 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

La storiaMind the Gap nasce nel luglio 2015 su iniziativa di Elena Toffetti, che ne è poi stata la valida coordinatrice fino ai primi mesi del 2018.Attualmente il Gruppo è coordinato da Emanuele Vercesi.Il Gruppo fa capo, come tutti i Gruppi di Lavoro di ALDAI, ad una delle Com-missioni: nello specifico la Commissione Sindacale e Lavoro.Mind the Gap si scompone in sotto-gruppi specializzati, a seconda delle competenze dei componenti, che svi-luppano attivamente diverse iniziative. Mind the Gap è attualmente composto da circa 30 persone, metà delle quali rappresenta il “nucleo storico”, a dimo-strazione della capacità di coesione e creazione di affiatamento del team. Gli avvicendamenti sono dovuti soprat-tutto al fatto che alcuni componenti hanno trovato un’occupazione, tempo-ranea o permanente, anche attraverso il network sviluppato dal Gruppo.

Gli obiettiviSviluppare progetti di employability di ampio respiro (esempio Alternanza Scuola-Lavoro) e perseguire anche sin-gole opportunità segnalate da ALDAI stessa o da altre fonti.Il lavoro sistematico del Gruppo ne ha fatto punto di riferimento di opportuni-tà sul territorio.

Quello che abbiamo fatto e quello che facciamoIl GdL è nato con l’ambizioso obiettivo di stabilire un collegamento costante con Assolombarda, che prevedeva l’or-ganizzazione di eventi di incontro con le aziende associate, soprattutto start-up e piccole-medie imprese.

Emanuele Vercesi Coordinatore del GdL ALDAI “Mind the Gap”

Presentazione di “Mind the Gap"

Il Gruppo ALDAI alla ricerca dell’employability

È stato realizzato un evento con le start-up sponsorizzate da Assolombarda, se-guito da incontri diretti di alcuni mana-ger con altrettante start-up. Mind the Gap ha poi perseguito altre opportunità nate dai contatti personali dei suoi stessi partecipanti e ad oggi, ha accordi di collaborazione con:

API (Associazione Piccole Imprese) con un accordo ufficiale per il matching di competenze;

UAMI (Unione Artigiani Milanese) con un accordo ufficiale di collaborazione che è sfociato nell’apertura di tre spor-telli tematici di consulenza a disposi-zione degli artigiani associati;

INNOVHUB (emanazione della Camera di Commercio di Milano) con accordo di collaborazione sul tema dell’inno-vazione delle imprese, con partecipa-zione all’assessment presso le stesse.

Organizza convegni pubblici su argo-menti chiave (ad esempio: la sfida digi-tale), che ha dato luogo negli ultimi due anni a una serie di incontri aperti agli associati e non, con relatori esterni e te-stimonianze di grande interesse.

Cosa significa entrare a far parte del GruppoSignifica far parte di una comunità di in-teresse e di obiettivi, dove ci si scambia-no informazioni utili a chi sta cercando di sviluppare una nuova attività lavora-tiva. Si rimane aggiornati sui cambia-

menti normativi e si sviluppano nuove competenze.Significa partecipare alle riunioni plena-rie mensili in ALDAI ed entrare in uno o più sottogruppi, nei quali apportare il proprio contributo fattivo.La Giunta di ALDAI è aggiornata sulle attività del Gruppo attraverso il verbale delle riunioni plenarie.Per entrare a far parte del Gruppo basta partecipare a una riunione plenaria. Le date sono presenti negli eventi del sito ALDAI. L’iscrizione alle riunioni e la par-tecipazione è aperta a tutti i colleghi.I nuovi arrivati forniscono le proprie co-ordinate, dando implicitamente il con-senso al trattamento dei dati personali (indirizzo e-mail, recapito telefonico e un breve profilo personale per le even-tuali necessità). È consigliabile essere iscritti a LinkedIn. Si entra a far parte del gruppo WhatsApp MtG per consentire le comunicazioni veloci.Per ogni chiarimento si trovano i riferi-menti nel sito ALDAI, alla voce Gruppi di Lavoro. ■

Sviluppare progetti di employability di ampio respiro

e perseguire anche singole opportunità segnalate da ALDAI

stessa o da altre fonti

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Concertod’Autunno

Martedì 23 ottobre 2018 alle ore 20.45

Teatro Dal Verme - via San Giovanni sul Muro 2 - Milano

Programma

Prima Parte

Gioachino Rossini (1792 - 1868)Sinfonia dal Barbiere di Siviglia

Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)Concerto per tromba o orchestra in mi bemolle maggiore

Allegro - Andante Cantabile - Finale Allegro

Seconda Parte

Antonio Vivaldi (1678 - 1741)Le Quattro Stagioni

La Primavera, Allegro - Largo - AllegroL’Estate, Allegro non molto - Adagio - PrestoL’Autunno, Allegro - Adagio molto - Allegro

L’Inverno, Allegro non molto - Largo - Allegro

Michele Spotti, direttore

Sergio Casesi, tromba

Gennaro Cardaropoli, violino

OrchestraI Pomeriggi Musicali

Ingresso liberocon prenotazione obbligatoria

sul sito www.aldai.it

fino ad esaurimento dei posti

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI42 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

l decimo anniversario di un evento non passa mai inosservato. Non ha fatto eccezione neppure il Concer-

to di Primavera edizione 2018. La sede tradizionale del Circolo San Fe-dele ha ospitato come di consuetudine l’evento ALDAI, che simboleggia l’avvi-

Dal jazz alla meditazione e… ritorno

cinarsi dell’interruzione estiva delle at-tività del Gruppo Cultura. L’inevitabile temporale e la finale di Coppa Italia non hanno impedito ad un folto pubblico di assistere a questo appuntamento musi-cale.Salutando i presenti, Mario Garassino ha invitato sul palcoscenico Giuliano Cera-delli che da diversi anni presenta il ciclo di musica jazz, tanto gradito ai nostri

soci. Chiusa la parentesi ufficiale, la paro-la è passata alla musica. Il complesso for-mato da sei elementi era composto da: Carlo Bagnoli al sax baritono, Massimo Caracca alla batteria, Fabrizio Cattaneo alla tromba, Alfredo Ferrario al clarinet-to, Gianluca Tagliazucchi al pianoforte e Aldo Zunino al contrabbasso. Il settimo elemento è stata la vocalist Chantal Sa-roldi che ha riempito la sala con la sua

Josef Oskar Responsabile della musica del Gruppo Cultura ALDAI

iChantal e l'orchestra al completo.

Momenti magici. Daniele Cabassi e Evgenj Galanovinterpretano "Meditation".

Dal 2003 ci dedichiamo al tuo sorriso e alla tua salute

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

Prima del bis finale.

meravigliosa voce e la sua ipnotizzante presenza scenica.In un attimo le note della nostra sigla, “Take the A Train” di Duke Ellington, han-no dato il via al repertorio. Alla “Moonli-ght Serenade“, eseguita magnificamente dal clarinetto di Alfredo Ferrario, ha fatto seguito la canzone del Quartetto Cetra “Non ti fidare di un bacio a mezzanotte” cantata da Fabrizio Cattaneo. E per resta-re in tema, il motivo “Nustalgia de Milan”. Molti apprezzati gli assolo di Massimo Caracca, Aldo Zunino e Carlo Bagnoli.È giunto poi il momento di “Bewitched“, (letteralmente stregati) uno dei cavalli di battaglia della grande Ella Fitzgerald. Chantal, accompagnata al pianoforte da Gianluca Tagliazucchi, ha strappato al pubblico un applauso infinito. Se la grande Ella fosse stata presente, avreb-be fatto i complimenti a Chantal per come ha eseguito questo meraviglioso pezzo. La prima parte del concerto si è chiusa con “It don’t mean a thing” sem-pre di Ellington.L’anno scorso ha preso forma l’idea di in-serire un intermezzo classico e quest’an-

no è toccato al duo Daniele Cabassi, al violino e Evgenj Galanov, pianoforte. Il brano scelto è tratto dall’opera “Thaïs” del compositore francese Jules Mase-net, intitolato “Meditation”. Sono stati momenti di grande trasporto musicale e alla fine il pubblico ha applaudito con entusiasmo.Dopo la “meditazione” si è tornati al jazz

con maggiore foga per la seconda parte: “The way you look tonight”, “Embraceable you” e altri brani con Chantal che è pas-sata da un successo a un altro.Il pezzo conclusivo della serata è stato il celebre “Bye, bye Blackbird” lasciando in tutti il desiderio di andare avanti ad oltranza.Arrivederci al 2019. ■

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Vacanze indimenticabili sul mare di Tropea

DI44 DIRIGENTI INDUSTRIA LUGLIO 2018

ULTURA E TEMPO LIBEROcLe Basi Derivanti Russe al Polo NordClaudio Ernesto Manzati Presidente CIFO e membro dell'Accademia Europea di Filatelia

l prossimo anno si celebrerà il 50° anniversario della conquista del-

la Luna, considerata da molti una delle maggiori conquiste da parte dell’umani-tà nel XX secolo. Ma poco più di quaranta anni prima, più precisamente alle ore 1.30 del 12 mag-gio 1926, un’altra grande impresa aveva scosso il mondo intero: il primo uomo trasvolava il Polo Nord.Il comandante Umberto Nobile, a bordo del dirigibile Norge, aveva sorvolato il Polo Nord geografico, lasciando cadere sulla banchisa una bandiera norvegese, una italiana ed una statunitense. I successi della prima missione procura-rono una grande fama a Nobile, che de-cise di ripetere due anni dopo il viaggio con una missione totalmente italiana con il dirigibile Italia, ma ironia della sor-te nel viaggio di ritorno il dirigibile pre-cipitava sulla banchisa polare.Occorsero altri nove anni da quei tragici eventi, che vengono a noi tutti ricorda-ti dall’immagine della “Tenda Rossa” sul pack, prima che l’uomo si avventurasse nuovamente al Polo Nord. Fu una missione segreta russa, denomi-nata NP1 (North Pole 1), realizzata da quattro uomini dotati di un’attrezzatura minima: una tenda ed una radio trasmit-tente. Rimasero su un blocco di ghiaccio alla deriva per otto mesi, dal 21 maggio 1937 al 18 febbraio 1938. L’impresa fu possibile grazie alla supre-mazia tecnologica dell’aviazione russa che era in grado di atterrare e decollare sul pack, condizione indispensabile af-finché gli uomini della missione avesse-ro la possibilità di ricevere i rifornimenti necessari alla loro sopravvivenza.

iLa missione aveva un carattere scienti-fico (meteorologico e medico) ma so-prattutto militare, volendosi verificare il comportamento psicofisico dell’uomo in condizioni estreme, e per poter spe-rimentare nuovi materiali e tecnologie d’avanguardia, oltre ad effettuare prove tecniche sulle trasmissioni radio al fine di prepararsi per i primi voli spaziali. La prima missione fu sostenuta politica-mente da Otto Schmidt e fu comandata da Ivan Papanin che, con E.T. Krenkel, E.K. Fjodorov e R.P. Shirshov, sarebbero diventati eroi di tutte le Russie.Di questa prima missione e delle suc-cessive due non vennero inviate lettere, ma solo radiogrammi, ma dalla missione NP4 in avanti, le basi polari ebbero un proprio Ufficio Postale, diretto dal re-sponsabile delle trasmissioni radio. Le missioni si sono succedute con rego-larità sino alla NP31, chiusa il 25 luglio 1991 per mancanza di fondi, in pieno di-sfacimento politico economico dell’im-pero sovietico, per riprendere nel 2003 con la NP32. Queste missioni polari fu-

rono condotte sotto l’egida dell’Istitu-to Russo di Studi Artici ed Antartici e si sono chiuse nel 2015 con la Base Polare NP41.Solo a partire dalla missione North Pole 4, il radiotelegrafista addetto alle comu-nicazioni venne incaricato della distribu-zione della posta che arrivava con i voli di rifornimento e contemporaneamente dell’inoltro della corrispondenza di ser-vizio e quella personale dei membri del-la base alle famiglie, che veniva caricata sui voli di ritorno. La base era fornita di francobolli e la po-sta veniva regolarmente affrancata e an-nullata con un timbro a cerchi con lunet-te e data al centro, l’impronta fu sempre uguale per tutte le missioni, differenzia-ta solo dal numero progressivo sino alla missione NP21, dalla successiva ebbero un annullo figurato differente per ogni missione. Questa corrispondenza ha permesso ai collezionisti di studiare le comunicazioni e quindi realizzare delle collezioni sulla posta viaggiata ai confini del mondo. ■

Una conquista dell’umanità raccontata attraverso la ricerca e lo studio di documenti d’epoca che hanno permesso di creare una collezione di Storia Postale.

Raro documento che reca le firme di tutti i comandanti dalla NP1 alla NP15.

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•La qualitàdelsoggiorno, tra piante e fiori, in linde camere dotate di ogni comfort e la sensazione di relax e benessere che si avverte subito all’arrivo in questo “piccolo Eden fiorito sul mare di Tropea”.

•L’alto livello della ristorazione, con squisiti piatti della cucina mediterranea serviti al tavolo da personale premuroso.

•L’ascensoreamare che porta comodamente alla spiaggia privata.•La spiaggiaprivata di sabbia bianca e scogli che giunge fino a Tropea.•La piscina“hollywoodiana” a quattro petali, con idromassaggio e vasca

per bambini.•Il serviziodianimazione, diurno e serale, per grandi e piccoli, curato da

un brillante staff.•Gli spettacoliserali nell’area del teatrino, con mini-dance, show, cabaret e

giochi coinvolgenti.•Le offerte di escursioniculturalieturistiche(esempio la mini-crociera

alle Eolie, la gita in motobarca alla caletta di Capo Vaticano, la visita ai Bronzi di Riace e altro ancora).

•Le attività sportive (beach-volley, ping-pong, bocce, ecc.) e ricreative (esempio le settimane di tornei di bridge e burraco, dal 15 al 22 settembre 2018).

•L’efficienza del personale di Segreteria, attento alle varie esigenze dell’ospite.

•Il servizioditaxiconvenzionato (transfer da e per l’aeroporto di Lamezia Terme, visite a Tropea ed escursioni varie).

•L’eccezionalequotazionesettimanale (a partire da 420,00 euro, compreso soggiorno e trattamento di pensione completa - bevande escluse).

Informazioni su disponibilità e prenotazioniSegreteria Villaggio La Pizzuta, Corso Venezia, 8 - Milano

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Vacanze indimenticabili sul mare di Tropea

LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA Il villaggio si trova nella Contrada Cervo in località Parghelia (VV). Si può raggiunge in aereo (Lamezia Terme), in treno (Tropea) o in auto (uscita Autosole di Pizzo Calabro).Il VillaggioLaPizzuta★★★★, è apprezzato dai manager italiani per la qualità del soggiorno e il rapporto qualità-prezzo. IlCertificatodiEccellenzaTripAdvisorèstatoassegnatoancheperil2017.Il punto di forza del resort è la splendida natura entro la quale si trova, immerso in un grande giardino mediterraneo con centinaia di varietà botaniche. La vacanza si vive all’insegna del comfort e in armonia con la natura, tra cielo e mare, davanti alle isole Eolie.

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ULTURA E TEMPO LIBEROcIl libro del mese

A cura di Mauro Colombo e Alberto MattioliCon un contributo di Kerry Kennedy PAROLA DI BOBLe “profezie” di Robert F. Kennedy rilette e commentate dai protagonisti del nostro tempoPrefazione di Marco Tarquiniodirettore di «Avvenire»In dialogo 2018 Pagine 184 - euro 16,00

Parola di BobNel 50° anniversario dell’assassinio di Robert F. Kennedy (4 giu-gno 1968) il volume rende omaggio a un grande protagonista del secolo scorso, facendo riecheggiare le parole di discorsi e in-terventi che suonano oggi di un’impensabile potenza “profetica”.«E gli altri? Come stanno gli altri?» furono le ultime parole pub-bliche di Robert Kennedy dopo essere stato colpito. E noi, cinquanta anni dopo, come stiamo e in cosa speriamo? Per ri-uscire ad andare avanti talvolta bisogna tornare indietro, alle sorgenti dei sogni. Nei momenti di buio il passato ci soccorre per illuminare il tempo che viene con pensieri di uomini entra-ti nell’eternità. È così per Robert Francis Kennedy, detto Bob, assassinato nel 1968 durante la difficile, appassionata e ormai vinta campagna per le primarie del Partito democratico. Ai suoi comizi, spesso improvvisati, accorrono folle entusiaste, cattu-rate dalla sua tensione morale a rimuovere le tante ingiustizie sociali nella società americana e nel mondo. L’America scopre di avere un nuovo  leader  dalla forte personalità. Bob non si sente un predestinato, lo diviene in un travagliato processo di cambiamento. Invece di puntare al glamour e a un potere autoreferenziale, fra lo stupore generale compie una svolta ra-dicale che lo porta vicino alla gente comune, in una identifica-zione che gli permette di cogliere le aspirazioni umane (e non solo politiche) più profonde dei suoi connazionali, fino a di-venirne lui stesso paladino. È consacrato capo del Movimento per i diritti civili dopo l’improvvisato discorso notturno tenuto in una Washington messa a ferro e fuoco dalla rivolta segui-ta all’omicidio di Martin Luther King a Memphis. Dice: «Hanno ucciso mio fratello, hanno ucciso vostro padre, e voi conoscete il

mio dolore che è anche il vostro... Ma un’altra cosa ci unisce. Noi non risponderemo alla violenza con altra violenza. Perché i fra-telli non uccidono i fratelli e noi siamo in cammino in cerca della pace». Il reverendo Hosea Williams gli dice: «Lei ha la possibilità di essere un profeta. Ma ai profeti si spara». Arthur Schlesinger jr. ebbe a dire: «John Kennedy was a realist brilliantly disguised as a romantic, Robert Kennedy a romantic stubbornly disguised as a realist» («John Kennedy era un realista travestito da romantico, Robert Kennedy un romantico travestito da realista»). Il giovane senatore che si pone alla testa dei giovani pacifisti, dei nativi indiani, degli afro-americani, degli ispanici e dei messicani, ab-bandonando l’idea muscolare della potenza militare e il culto del mercato, divide il partito e l’establishment.  Il suo pensiero è una porta aperta alle novità, al cambiamento possibile: «Mol-ti uomini vedono le cose come sono e dicono: “Perché?”. Io sogno cose che non sono mai state e dico: “Perché no?”», secondo la ce-lebre citazione di George Bernard Shaw. Mette in guardia dai pericoli dell’inerzia rassegnata, del realismo di basso profilo, della pavidità e dell’agiatezza, spronando ogni persona a esse-re una scintilla per il cambiamento.Lo scopo di questa opera (da me curata insieme a Mauro Co-lombo) vuole rendere omaggio alla memoria storica, propo-nendo alcuni suoi interventi riuniti in tre macro-aree tematiche:  L’uomo, diritti e doveri (“I diritti civili e il principio di egua-

glianza”; “Il no alla violenza”; “La lotta alla mafia”; “I giovani e la contestazione”; “Il rispetto dell’ambiente”);  Un mondo da cambiare (“Economia e povertà”; “Paesi ricchi

e Paesi poveri”; “La guerra e la pace”; “Le responsabilità degli Stati Uniti”); Per una nuova politica (“Vita civile e vita sociale”; “Istituzioni

più vicine ai cittadini”; “Tra progresso e conservazione”). Ab-biamo chiesto a illustri personalità di “rileggerli” e commen-tarli, perché riteniamo che costituiscano ancora utili segna-via per districarsi nella complicata attualità. Un contributo con un occhio particolare ai giovani perché, nella potenza delle sue parole, Kennedy conserva la capacità di rivoluzio-nare i cuori e accendere passioni. Scrutando l’attualità non mancano gravi preoccupazioni che fiaccano lo spirito. E al-lora meglio si comprende la necessità di essere sostenuti da pensieri forti e lunghi.

Alberto Mattioli - Giornalista

VORREI INVIARE UN TESTO ALLA REDAZIONE DI "DIRIGENTI INDUSTRIA"...

1) Quale formato è idoneo? Formato word (.doc)2) Quante battute compongono una pagina della

rivista? 3.500 battute spazi compresi3) Come si contano eventuali occhielli, box e

immagini da inserire nel testo? Se sono previsti occhielli, box, immagini e

foto il numero delle battute va ridotto in modo proporzionale

Per l’ottimizzazione dei tempi e per non creare disguidi nell’iter della lavorazione tecnica della rivista invitiamo cortesemente ad inviare alla Redazione i testi in versione definitiva. Il titolo

fornito dall’Autore può essere modificato dalla redazione per uniformità, come lunghezza e stile, ai titoli degli altri articoli della rivista.

ILLUSTRAZIONILe immagini non devono essere inserite nel documento Word di testo, bensì inviate separatamente in file ad alta risoluzione per la stampa. Formato per le immagini: JPG, TIFF, PDF alta risoluzione.

PER ULTERIORI CHIARIMENTIGabriella Canuti, Segreteria di Redazionevia Larga, 31 - 20122 MilanoTel. 02.58376.237Fax 02.5830.7557 e-mail: [email protected]

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LETTERE E ARTICOLI FIRMATI IMPEGNANO TUTTA E SOLA LA RESPONSABILITÀ DEGLI AUTORI E NON RISPECCHIANO NECESSARIAMENTE L'OPINIONE DELL'ALDAI.GLI ARTICOLI SONO PUBBLICATI A TITOLO GRATUITO.

1 pagina, 3.500 battute!

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Chi siamo e che cosa facciamoL’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) con circa 16.000 iscritti è il maggiore tra i Sindacati territoriali che fanno capo alla Federa-zione Nazionale (FEDERMANAGER). Al fine di perseguire i propri scopi istituzio-nali di tutela e promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti industriali, l’As-sociazione si occupa delle problematiche collettive e individuali della categoria, nelle situazioni più diverse, offrendo servizi nei vari settori agli iscritti quale che sia la loro condizione: dirigenti in servizio, inoccupati, in pensione o che svolgono attività di tipo professionale. Tra i vari servizi, prestati gratuitamente, ricordiamo: il Servizio Sindacale rivolto a fornire ai dirigenti iscritti supporto

ed assistenza nell’ambito di tutte le problematiche relative all’instaurazione, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro nonché ad aspetti di carattere fiscale e previdenziale; il Servizio FASI/ASSIDAI fornisce consulenze relative alla gestione dei

rapporti con i Fondi. Tramite delega e accesso prioritario ai Fondi, provvede alla gestione ed all’invio online delle richieste di prestazioni con notevole

riduzione dei tempi di liquidazione. Fornisce informazioni sulle norme statutarie e regolamentari di Fasi ed Assidai e sulle posizioni anagrafiche e contributive dell’iscritto; Servizio Orientamento e Formazione a supporto dei dirigenti interessati

alla valorizzazione del cv ed al potenziamento del networking (Multibrand), ai percorsi formativi di riqualificazione (Fondirigenti) ed alla partecipazione ad iniziative per favorire la propria employabiliy. Servizio Tutoring: a disposizione degli iscritti ed erogato volontaristicamente

da colleghi Senior certificati per il supporto e l’analisi delle criticità manageriali.

Ricordiamo infine le convenzioni sanitarie, commerciali e formative, le ini- ziative di carattere culturale (organizzazione di conferenze, convegni, corsi, concerti, visite guidate) e ricreativo tendenti a favorire l’aggregazione tra i soci (viaggi). Di tutti i servizi riportiamo le necessarie indicazioni per poter stabilire gli opportuni contatti.

SEDE E UFFICIVia Larga, 31 - 20122 MilanoM1 Duomo - M3 MissoriMezzi di superficie: 12 - 15 - 19 - 54

CENTRALINO 02.58376.1FAX 02.5830.7557

APERTURALunedì / VenerdìDalle ore 8.30 alle ore 17.30

SITO WEB www.aldai.itPEC [email protected]

ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI

Servizi e contattiALDAI - ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALIPresidenzaVicepresidente: Silvana Menapace - [email protected]: Bruno Villani - [email protected]: Elisabetta Borrini

Direzione - [email protected]: Annalisa Sala - [email protected] sindacali su appuntamentoSegreteria Presidenza e Direzione - [email protected] Romagnoli 02.58376.204 Comunicazione e Marketing - [email protected] Tiraboschi 02.58376.208

Servizio SindacaleCristiana BertolottiCONSULENZE RISERVATE AGLI ISCRITTI SOLO SU [email protected][email protected] sindacali - previdenzialiCristiana Bertolotti - [email protected] Peretto - [email protected] previdenziali - Salvatore Martorelli1°, 2°, ultimo lunedì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.303° mercoledì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30Consulenze previdenza complementare / INPS - Rosanna Versiglia martedì e giovedì dalle 9.00 alle 14.00Consulenze convenzione ENASCO / INPS - Silvia BarbieriTutti i venerdì dalle 9.00 alle 12.003° lunedì di ogni mese dalle 14.00 alle 17.00 solo domande di pensione con telematica Inps

Consulenze fiscali - Nicola Fasano - martedì pomeriggio

Area sindacale - previdenzialeValeria Briganti 02.58376.221 Maria Caputo 02.58376.225 Francesca Sarcinelli 02.58376.222

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Salvatore Frazzetto 02.58376.206 - [email protected] RISERVATI AGLI ISCRITTI SOLO SU APPUNTAMENTOTelefonate solo martedì, giovedì e venerdì dalle ore 14.00 alle ore 17.00

Servizio Orientamento e FormazioneSilvia Romagnoli 02.58376.204 - [email protected]

Servizio Amministrazione - Organizzazione - [email protected] Bitetti - [email protected]

Giordano Bergomi 02.58376.235 Viviana Cernuschi 02.58376.227Stefano Corna 02.58376.234 Laura De Bella 02.58376.231

Servizio Tutoring - per appuntamento: [email protected]

Gruppo Giovani Dirigenti - [email protected] Coordinatore: Sergio Quattrocchi

ARUM S.R.L. - SOCIETÀ EDITRICE E SERVIZI ALDAIPresidente: Fabio Pansa CedronioRedazione “DIRIGENTI INDUSTRIA” - [email protected] Canuti 02.58376.237

COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO DEI GRUPPI PENSIONATIPresidente: Mino Schianchi - [email protected]

FONDIRIGENTIAgenzia Lavoro - [email protected]

UNIONE REGIONALE FEDERMANAGER LOMBARDIAPresidente: Francesco Castelletti - [email protected]

SEGRETERIA CIDA LOMBARDIAFranco Del Vecchio - [email protected]

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QUESTO NUMERO È STATO CHIUSO IN TIPOGRAFIA IL 20 GIUGNO 2018

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DIRETTORE RESPONSABILE Silvana Menapace

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SEGRETERIA DI REDAZIONE Gabriella Canuti

COMITATO DI REDAZIONE Michela Bitetti, Manuela Biti, Gabriella Canuti, Giuseppe Colombi, Franco Del Vecchio, Mario Giambone, Silvana Menapace, Fabio Pansa Cedronio, Annalisa Sala, Chiara Tiraboschi, Bruno Villani

SOCIETÀ EDITRICE ARUM Srl, Via Larga 31, 20122 Milano Partita IVA 03284810151Tel. 02.5837.6237 - Fax 02.5830.7557PEC: [email protected] al Registro Nazionale della Stampa con il numero 5447, vol. 55, pag. 369, del 20.11.1996.Società soggetta alla direzione e coordinamento dell’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali).

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI

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STAMPARotolito SpA - Pioltello - Milano www.rotolito.it - www.rotolito.com

ART DIRECTIONCamillo Sassi - [email protected]

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FORMATO DELLE INSERZIONIPagina intera 210x297 mmMezza pagina verticale 100x297 mmMezza pagina orizzontale 210x145 mmPiedino interno 60x190 mmAllegato - formato da definireInserto Pubblicitario IP - formato da definire

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROSilvana Menapace, Ilaria Sartori, Emilio Locatelli, Stefano Cuzzilla, Giuseppe Colombi, Giorgio Ambrogioni, Bernard Charlès, Giovanni Caraffini, Dora Collier Gale, Silvana Ferrario, Bruno Longanesi, Silvia Romagnoli, Paola Poli, Marcello Garzia, Salvatore Martorelli, Antonio Dentato, Emanuele Vercesi, Josef Oskar, Claudio Ernesto Manzati, Alberto Mattioli

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