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numero 19 Autorizzazione n. 684/18 del 22/2/98 del Tribunale di Lucca
Giornale dell’Associazione“L’uovo di Colombo”con contributi di operatori e utenti dei servizi socio sanitari
Gennaio Aprile 2004 .
E’ finito il “Far West”! esultano ibenpensanti. E’ finita la speranza, pensaRosa, mentre spenge il televisore dopo lanotizia che temeva da tempo. La legge sullafecondazione assistita è stata approvata,finalmente un freno a tutte le “nefandezze”compiute per avere un figlio ad ogni costo.Le “nefandezze” sono le dolorose cureormonali, quelle iniezioni costosissime chele fanno gonfiare il seno, turbano il suoumore, disturbano il suo corpo; sono leecografie quasi quotidiane e l’interventochirurgico per prelevare gli ovuli, in unafredda sala operatoria, sola, senza lacompassione di nessuno, in un giornoqualsiasi, anche a Pasqua o a Natale,perché le ovulazioni non guardano ilcalendario. Anestesia totale e tanto sangueperduto per un filo di speranza, quella chel’embrione si formi, possa essere inseritoin utero e succeda il “miracolo”.“Egoismo puro! I figli hanno diritto ai genitori,ma non i genitori ai figli!” Gridano ibenpensanti, gli stessi che hanno voluto unfiglio soltanto, “per rappresentanza”, perdimostrare che non avevano problemi ariprodursi, e poi per il resto tanta attenzione,anticoncezionali, aborti volontari. Del restocon la vita di oggi… più di un figlio non sipuò mantenere! Rosa quel figlio non ce l’ha,ma non dovrebbe desiderarlo. Ce ne sonotanti abbandonati!Dove? Rosa ha trentacinque anni e in Italiapotrebbe ottenere al massimo unaffidamento di un bambino già grandicellocon un bagaglio di terribili esperienze, un“affidamento temporaneo” che nondovrebbe mai tradursi in adozione, perchéin quel caso rischierebbe di vederselotogliere da un momento all’altro. Dunque,mai affezionarsi troppo e ricordare in ognimomento che quel figlio non è suo e mai losarà. Si può andare all’estero a prenderlo:ci sono bianchi, neri, gialli… Ci voglionotanti soldi, tanto tempo, tante garanzie…Rosa non ce l’ha: riesce appena a sbarcareil lunario con il suo lavoro statale, non puòpermettersi viaggi costosi, lungheaspettative.Può invece pagare il modico ticket di quelCentro per la riproduzione assistita chehanno aperto all’Ospedale pubblico.
Uno spiraglio di luce nel buio della sua malinconia. Adesso però ibenpensanti hanno deciso: sanno loro, e non il ginecologo esperto, quantiembrioni vanno impiantati; sanno loro che non devono essere congelati:ogni prelievo di ovuli, un tentativo, dunque ogni volta una nuova anestesia,un nuovo sanguinamento. Sanno che gli embrioni non vanno analizzati:quelli eventualmente malati, si abortiranno poi; sanno che bisogna esseresposati, o regolarmente conviventi per accedere alle terapie e nientedonazioni, per carità!Probabilmente anche il modico ticket salirà molto perché il Centro potrebbeessere tolto dai livelli essenziali di assistenza. Loro sanno tutto, hannoprevisto ogni cosa. Sanno anche che Rosa non prenderà un aereo perandare in Inghilterra dove tutto è permesso. Non può, non vuole. Nonsanno o non vogliono sapere, che Rosa resterà sola, con il suo granderimpianto, un’egoista che avrebbe desiderato un figlio per colmarlo di amore.
diChiaraSacchetti
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PAROLEI N LIBERTA’
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pagina due menotremenotremenotremenotremenotre Giornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
E’ un’ afa incredibile, tutto ribolle, gli scogliemanano un odore di muscoli seccati, nonun alito di vento, le bandiere penzoloni alleaste sembrano dei canovacci. Duepescatori svogliatamente fissano igalleggianti, i gatti che di solito gironzolanosono spariti, le panchine infuocate sonodeserte e quel volto di Madonna, che scrutasempre l’orizzonte, sembra invocare unagrazia al Dio della pioggia. In lontananza laspiaggia ha il filtro del miraggio e il silenzioè una presenza costante che appiccica.E’ solo lei, che con passo deciso si muovein questo muto quadro di Luglio, camminasu e giù, fissando l’asfalto si sposta confare schizzato, non alza mai lo sguardo; lesue mani si strofinano vigorosamente allacamicia, poi si tocca a scatti i capelli e dinuovo la camicia. L’espressione è di chi hauna girandola in testa, il suo corpo non senteil peso sulle spalle, fatto di niente e di tutto
quello che possiede, ben stretto neisacchetti di plastica.Inizia una cantilena incomprensibile; è unripetersi di poche parole scandite ma conaccenti sbagliati e il dondolio della testasembra dare il tempo a quella singolaremelodia. Forse una preghiera, una richiesta,uno sfogo, o semplicemente niente!Da dove viene? Dove va? Dov’è il suomondo?E’ la sola che in questo fazzoletto di cementonon sia sopraffatta dall’afa.Sono stupefatta, incuriosita e forse ancheun pochino spaventata!Non riesco a non guardare, e perché nondovrei? Se è vero che gli altri sono lospecchio di noi, allora in lei c’è parte di me,forse la parte che io temo, quella che mi fapiù paura, la parte ignota che in ognimomento può scatenarsi ed impadronirsi ditutto.
Vorrei toccarla, vorrei parlargli ma lei, comese avesse percepito il mio intento, si fermae fissa un punto nell’infinito, sta in silenzioper un attimo e poi ricomincia con la sualogorroica cantilena.Quella pausa, quel silenzio è stato moltoeloquente; io per lei non esisto, il mare nonesiste, non esiste niente, oppure… è vigilee attenta ma proiettata solo nel suobaricentro; forse conosce il Dio che è in leie solo con lui interloquisce.Chissà dove vivono i suoi sogni, da chi sonoabitati e se sono colorati!Chissà se nel suo grandangolo per un attimosono entrata, e come le sarò sembrata conla mia aria da qualunquista.Ciao germoglio nel solco seccato, ciaopellegrina!Mi alzo e lentamente mi incammino dandole spalle al mare, con lo sguardo fisso suimiei sandali, facendo dondolare un pochinola testa ma canticchiando sottovoce unacanzone di Vecchioni.
diSirio 2003
(quanta strada nei miei sandali)
almoletto
Paolo: “Io mi sono sempre chiuso ariccio per le esperienze che ho avuto,questo mi ha portato a non esternare imiei sentimenti.Da poco mi è mancata una personacara ed allora ho capito che anche conmia madre devo essere più affettuoso,dirle anche che le voglio bene (nongliel’ho mai detto)”.
Corrado: “Riconosco che ci vuolecoraggio a fare e dire queste cose.Una volta era visto come segno didebolezza esternare i propri sentimenti.Non eravamo abituati a questo modo di
fare, avrei voluto dire ai miei genitori dellecose, ma poi non ho più fatto in tempo.”
Adolfo: “Vorrei dire a mia madre che levoglio bene, che non dipende da lei tuttoil male che mi sto facendo e non è certocolpa sua se ho questo problema, madipende solo da me”.
Corrado: “Bisognebbe imparare a diredelle cose senza remore”.
Felix: “Dire delle parole in libertà implicache ci siano delle persone che tiascoltano.
Io che ho l’esperienza della LegioneStraniera se lo dico agli altri mi chiedonosolo se ho ammazzato delle persone eper tutto il resto che avrei voluto dire nonmi è mai stato ad ascoltare nessuno.Qui ho trovato degli amici che mi hannoascoltato e aiutato e dove anche la miafamiglia non mi ha aiutato voi l’avetefatto”.
Paolo: “Mi rendo conto che per tantitossici che stanno superando il problema,la loro esperianza è come se fosse unapalla di piombo che li riporta nel passato”.
acuradiAlbertaAlbertini
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’fotodiSergio
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pagina tre menotremenotremenotremenotremenotre Giornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
diFabioNataliAgosto 2003I matti abitano vicino a casa mia.Stanno in una grande casa gialla con ilcancello verde, un piccolo giardino e unasiepe tutt’attorno.Io li vedo quando vado a scuola. Scendodalla bicicletta per attraversare a piedila strada grande e li vedo mentre tornanoa casa con delle grosse borse gialle diplastica. Li incontro quasi tutti i giorni.Prima vedo lui. Ha tanti bei capelli bianchiche gli scivolano sulla fronte e, agiudicare dalla testa tutta penzoloni inavanti, devono essere un bel peso daportare. Con la bocca , sempre mezzaaperta, sembra dire che fatica, che fatica!Ma la cosa più buffa è come cammina:fa dei passi lunghi lunghi movendosilentamente e ogni volta che porta avantila gamba si inclina da una parte fin quasia cadere. Sarebbe un bel tonfo, vistocome è alto e grosso.Una notte mi sono sognata Babbo Nataleed era tale e quale a lui, solo un po’ piùsveglio nei movimenti, s’intende. Lei èmatta, cammina dietro, distante unadecina di metri.Ha una gonna di stoffa rossa e nera edelle calze spesse che danno alle gambe
un colore marrone uniforme. Una borsadi pelle blu a tracolla batte avanti e dietrosul pancione ad ogni passo, di solitoparla tra sé, guardando l’asfalto su cuicammina e scuotendo la testa in unripetuto no.Quando lui arriva al cancello verde siferma ad aspettarla, si mettono a sederesullo scalino di marmo che si affaccia ingiardino. Tutto con molta lentezza esenza dire una parola. Stanno unoaccanto all’altro in silenzio.Hanno l’aria stanca, ma secondo me nonsono tristi.A casa ogni tanto parliamo di loro.Ad esempio capita che papà tiri fuoril’argomento a colazione, mentre versa ilsuo goccio di latte nella tazza di caffè. Silamenta perché lì dai matti hanno messosu un pollaio e ora il chicchirichì del gallosveglia tutto il vicinato all’alba.Comunque dopo il primo sorso di caffèle sopracciglia di papà si distendono eallora, dimenticato il gallo, comincia il suolungo discorso sui matti. Mi dice che inquella casa gialla col giardino e il cancelloverde abitano delle persone come noi,solo più anziane o magari con qualcheproblema in più, e dice che ci sono altre
persone lì per dare aiuto, sia di giornosia di notte. Dice che formano una grandefamiglia colorata. Quando mi spiegaquesto papà è tutto entusiasta ed io posola tazza e smetto di masticare perascoltarlo meglio.Allora penso alla signora bionda che èaffacciata al balcone della casa giallaquando i matti rientrano. Lei li aspetta equando li vede comparire dal fondo dellastrada, li segue con lo sguardo. Poiquando arrivano al cancello, li raggiungedabbasso e li aiuta con i loro sacchi dellaspesa.È lei che se fa caldo li spoglia dei loroabiti più pesanti e li fa sedere in giardino.Chiede loro qualcosa, piegandoanch’essa la testa per cercare i lorosguardi, e porta da bere o da mangiare.Io, come sempre, osservo la scenadall’altra parte della strada, con la miabicicletta in mano. Mi incanto e diversevolte perdo il momento buono in cui nonsopraggiungono macchine e potreiattraversare.Dal balcone la signora bionda mi vedee, quando è scesa in giardino, si affacciadal cancello per salutarmi con la mano.Mi fa sempre un gran sorriso.
fCasaamiglia
Io in prima elementare i maschi li ignoravo completamente, non litrattavo come “ esseri viventi “, cioè non li guardavo neppure.Noi femmine si giocava per conto nostro.Ora invece, sono cambiata.Tratto i maschi, come tratto le femmine.Per me sono cambiata proprio perché ho vissuto, per cinque anniinsieme a questi insopportabili bambini.Con loro non ci si può ragionare perché vogliono sempre aver ragione.Comunque, molte volte mi viene voglia di massacrarli un po’ di bottarellee infatti lo faccio.Andrea è insopportabile!Mi fa sempre i dispetti, e anche se gli comunico che mi rompe le …..lui continua; il bello è che se io mi difendo e gli faccio anch’io idispetti, lui si “ incavola “ come una iena!!!Però con i maschi, ora, ci gioco di più, perché non solo siamo statenoi femmine a farci avanti, ma anche i maschi.Grazie ad un gioco che si chiama “ Palla Prigioniera “, ora fra maschie femmine non c’è differenza; (anche se qualche volta litighiamo).
Maschi femminediLaura(10anni)
disegnidiGianlucaF
ercioni
PAROLEI N LIBERTA’
La Dolly
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paginaquattro menotremenotremenotremenotremenotre Giornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
diFrancaRoviniPapi
uò capitare che una parola, un’espressione nonudita da tempo e per caso carpita in unaconversazione, ti aprano all’ improvviso il“sipario” della memoria e ti compaiano dinanziimmagini rimosse che, ritornate nitide, acquistanoun significato particolare, difficile da spiegare edancor più da accettare. E ti danno ancora queldolore, che avevi dimenticato di aver sofferto.Mi è successo recentemente quando un notopresentatore ha pronunciato in una trasmissionedi successo le parole “ bambole di panno Lenci”.Mi sono rivista bambina, la più grande dei fratellie delle cugine, in una famiglia nella quale ognunoaveva il suo ruolo ben preciso e rispettato; e ame fu assegnato quello di bambina amabile,educata, paziente con i fratelli e le cugine piùpiccole.
In grazia di questa amabilità venivo presentataalle “signore” che si servivano dalla nonnamaterna, sarta di una certa notorietà nel mondobene di Viareggio e delle città vicine.Una diqueste signore, presa da grande simpatia perme, mi portò in regalo da Torino, dove abitavain inverno, una bambola di panno Lenci, che altempo delle bambole di pezza o al più dicelluloide, era il sogno di tutte le bambine.La rivedo la mia Dolly, bionda con i capellilunghi divisi in due treccine che le cadevanosulle spalle, un lungo vestito rosa a balze, lescarpette di pelle lucida, allacciate alla caviglia;rivedo il viso di panno modellato e leggermentedipinto, la bocca rosea appena atteggiata alsorriso, una piccola fossetta sul mento. Ne eroinnamorata, ma era una bambola difficile, sisciupava, bisognava trattarla con delicatezzae così come allora si usava, finì protettanell’armadio della mamma, da dove veniva toltararamente e in occasioni particolari.Questo me la rendeva più cara e mi stimolavaa costruire storie da raccontare a mia cugina,di qualche anno più piccola di me: ”La Dolly èandata in collegio…, è in villeggiatura…, èmalata…”.Un giorno, ricordo che era estate, ci venne datala bambola perché ci giocassimo insieme.Eravamo felicissime, ma come spesso succedefra bimbe, ognuna rivendicava nel gioco un suoruolo ben preciso, sul quale non riuscimmo atrovare un accordo, e cominciammo abisticciare, forse disturbando i grandi intenti ailoro lavori. Fummo riprese dalla zia e anche
minacciate di essere private della bambola, maquesto non servì a niente e riprendemmo con piùaccanimento il nostro litigio.Infuriata ricomparve la zia che, presa per i piedila Dolly, la scagliò sul tetto di una stanzetta cheera nella corte, dove stavamo giocando.Rimanemmo senza parole né lacrime; la bambolaera rimasta appoggiata ad un muro, come asedere, con le braccia abbandonate lungo il corpo.E lì restò. Non ci furono né commenti, néripensamenti. Ricordo un silenzio agghiacciante.Eppure nel laboratorio della nonna c’eranonumerose ragazze intente al loro lavoro, c’era lanonna, la “maestra” come veniva chiamata, lazia stessa, che avrebbe pur potuto commentare ilsuo gesto eccessivo. Venne l’autunno e vennerole piogge poi l’inverno e il libeccio; a primaverala Dolly aveva perso i suoi colori e la sua bellezza,pochi brandelli scoloriti del suo splendido vestitoancora addosso. Questo il ricordo che mi resta dilei e da quando all’improvviso è ricomparso ed èrientrato a far parte della galleria della memoria,mi tormenta. Perché quel gesto spropositato?Perché affliggere in maniera così drastica duebambine che giocavano con la loro bambolapreferita? Quali tensioni, quali improvvisisentimenti lo avranno determinato? E perchénessuno ci difese?Eppure, cancellato allora il ricordo, quasi una sortadi saggezza mi avesse guidato, sono stataistintivamente affezionata alla zia Giulia.E vorrei tornare a dimenticare, ma non possoperché da quel tettino mi sembra che la poveraDolly mi guardi ancora.
foto
Vesp
igna
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P o e s i eScolpite
Ho scolpite le iniziali della tua tristezzaSul mio petto, sorella
è un dolore improfanabile e scaltroche riprende ogni qual volta
tu ritorni.
Sono un povero pazzoPerché pazzo è chi crede nell’amore
L’amore supremo, cieco e oltraggioso
Dio mio, dio mio
Donami ancora l’abbraccioPrima del termine
Visto che il mio colloHa ancora bisogno delle sue dita di seta.
SamuelMarshall
Attendono
Attendono miti e silenziosi,dignitosi nel lindo abito consunto,
col volto segnato dai solchi del tempo,stringendo nell’ ossuta mano
il libretto della Mutuaaccuratamente conservatoin una foderina di plasticatrasparente.E’ tutto quelloche è rimasto di una vita
di prove, di lavoro,di sacrifici:quattro ossa da curare,
tanti acciacchi da sopportarecon animo paziente,
e un libretto della Mutuaaccuratamente conservato
in una foderina di plastica trasparente.
GiuseTantignoni
Estate
D’oro le tue mattine,i tuoi tramonti, la tua luce,
i tuoi spazi:…incommensurabile…!…liberi i nostri corpi,
galleggiano su di un maredi sole…
azzurri i tuoi cieli,…gli oceanicalmi di bonaccia;
…ed estatiche le tue visioni,fluttuanti di accesi,esaltanti colori…!
DaniloFanelli
PAROLEI N LIBERTA’
paginacinque menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
diFrancescaDelloStrogolo
Nonostante fosse lucida, rossa comeuna Ferrari, notevolmente in forma,insomma, per la sua età, era finita nelfondo di un magazzino di un negoziodi calzature di quarta mano.Si ricordava a malapena come di untempo lontano di quando troneggiavanella vetrina elegante in una dellestrade più esclusive di Sao Paulo.Durante quel periodo non sorrideva anessuno. Era troppo occupata adattirare gli osservatori distratti chepassavano sulla strada. Aveva imparatouna tecnica infallibile e tutto era nato,pensate, dal suo istinto. Si muovevasinuosamente fino ad arrivare sull’orlodella mensola e lì metteva in evidenzale sue curve accarezzandosi i fianchied accavallando le gambe in modoprovocante, per non parlare, poi, diquel continuo sbattere di ciglia.Ed il miracolo accadeva quasi sempre:le persone la indicavano alla commessaed entravano nel negozio.Lei aspettava trepidante, già rivoltaverso l’apertura della vetrina, ma, inquel momento, vedeva con la codadell’occhio il cliente che se ne andavasoddisfatto con una scatola in unaelegante busta.Il suo destino, lei lo sapeva, era diincontrare l’Amore. Non era idealismo,quello, come invece dicevano tutte lealtre scarpe spaiate che animavano lavetrina.C’erano troppe donne là dentro e queipochi uomini, beh, era meglio parlared’altro. L’unico che, in qualche modole aveva suscitato un po’ d’interesseera un bel mocassino scuro, dai trattivagamente mediterranei, ma eranobastate poche confidenze perché quelbruto si fosse sentito in diritto di saltarleaddosso.Così si era ritirata nel suo angolo etutti la giudicavano rigida, superba edecisamente snob.
Ma lei era convinta: prima o poi avrebbeincontrato la Felicità.Un giorno una mano si abbattè comeuna ruspa sugli scaffali della vetrina ela prelevò rovesciandola sul pavimentodel negozio. Dolorante, rialzòspaventata la testa ed intorno a sé videdisordinati mucchi di scarpe altrettantoimpaurite che non riuscivano a parlare.La fantasia che, a volte, ci solleva ilcuore come una speranza allegra, lefece immaginare che tutto queltramestio fosse solo un modo perriunire cuori solitari, ma capì subito chesi stava sbagliando.Finì in un enorme scatolone e, perfortuna, vi fu rovesciata nell’ultimamandata, perché non avrebbe potutosopportare il peso di tutti quei tacchiche, comunque, la soffocavano, ma,forse, non era una questione d’aria.La vita nel magazzino non sarebbestata poi così brutta se alcunecompagne, troppo invidiose per la suabellezza ancora carica di promesse,non l’avessero tormentata chiedendolecontinuamente del suo Amore che nonarrivava mai.Fu una liquidazione straordinaria asalvarla da quel supplizio.Quando ormai le sue speranze si eranotrasformate in un cinismoscaramantico, fu chiamata ad esibirsiin passerella. Era così agitata chesudava tutta. Era passato così tantotempo da quando affrontava consicurezza le luci della vetrina offrendoil suo profilo migliore che era comeparalizzata, ma, sentendo dietro di séil ghigno di quelle stupide galline,decise di fingersi una primadonna.Sul tappetino fu messa alla prova dauna ragazza bellissima che sispecchiava, indecisa, tra il piede verdeed il piede rosso.Scelse il rosso e la scarpa fu infilata inuna scatola in cui dormiva la sua
gemella. Non stava più nella pelle, eracuriosa di sapere da sua sorella cosaavesse fatto in tutto quel tempo, mal’altra le rispose semplicemente cheaveva dormito e che, francamenteaveva ancora sonno e, rimboccandosimeglio sotto la velina, si girò dall’altraparte e chiuse nuovamente gli occhi.Anche se questa riunione familiare nonle aveva dato molte soddisfazioni, nonsi lasciò scoraggiare. Ancora chiusanella scatola, sentiva finalmente cheavrebbe avuto una vita vera:passeggiate, viaggi e, forse,finalmente, l’incontro con l’Amore.Ma quando la splendida mulatta laindossò nuovamante fu solo permuoversi all’interno di un sordidobordello della Rua Augusta. Non lateneva mai più di un quarto d’ora, giustoil tempo per spostarsi dalla camera allastrada per poi tornare alla camera.Sentiva che le sue esperienzesfiorivano come la sua bellezza.Un giorno, cercando di massaggiarsi ilividi che le procurava la ragazza ognivolta che la toglieva dal piedegettandola per terra, vide sotto il letto ilvecchio mocassino bruno che nonaveva ancora digerito quel rifiuto ditanti anni prima. Le si avvicinò, sicuroche quella volta avrebbe vintofacilmente, ma la scarpa rossa deciseche non era più tempo di aspettare.Con un rapido colpo di tacco si gettòdalla finestra. Se il suo Amore avevaperso la strada, toccava a lei andarloa cercare.
PAROLEI N LIBERTA’
CuorediStrada
disegnodiEpaO
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acuradiCinziaValleronieDeboraCodecasa
Stazione - CassettoMi trovavo alla stazione dove vidi unabella ragazza mora tanto bella, quantotriste o così mi parve a me. Mi avvicinai emi accorsi che era molto socievole. Sicominciò a parlare e a raccontarci lenostre storie, la simpatia fu reciproca cosìcominciammo a frequentarci diventandoamici e uscendo sempre più spessoinsieme. Ero sempre più colpito oltre chedalla sua bellezza anche dalla semplicitàche la distingueva dalle altre, tanto colpitoche non potevo non parlarne con i mieiamici, i quali dopo averla conosciutariconobbero anch’essi queste sue qualità.Con Sara (perché questo era il suonome), decidemmo un giorno di fare unagirata in treno, scegliendo Roma comemeta. Dal cassetto del mio armadio oltrea tirar fuori gli indumenti necessari eadatti ad una giornata così speciale quelgiorno realizzai un sogno che da un po’di tempo avevo ripiegato nel cassetto eche era il vivere una giornata intera conla splendida Sara. Marco
Ragazza - LunaUn giorno, eravamo tante ragazze ed ioscelsi la ragazza più grande del gruppo,aveva vent’anni e si chiamava Ilenia il suoviso era bianco e rosa e i capelli eranolunghi fino alla schiena. Era parecchio chela conoscevo. Una sera io e Ileniadecidemmo di andare a fare una giratain bicicletta e si fece tutta la via Fontanellacosteggiata da un fosso, si fece quasidue chilometri e ad un certo punto si preseuna buchetta e si finì dentro al fossomentre la luna ci stava a guardare.Paola
Per “Parole in Libertà” noi del Laboratorio abbiamo pensato di giocare con le parole, disegnando frasi sui nostri nomi nonché su parole cheracchiudono lo stesso Laboratorio (Laboratorio di scrittura, lessicosedato. ecc..) e poche altre nate al momento.Abbiamo poi trascritto parole su foglietti per poi pescarne, ognuno di noi, due a caso e far nascere delle ministorie. Questo è quanto…
PAROLEI N
LIBERTA’
Vulnerabile - LibertàAlcuni miei amici dicono che sono vul-nerabile, un po’ è vero. A volte non rie-sco a controllarmi. Quando penso alla li-bertà, mi immagino di volare libera nelcielo, è molto bello sentirsi liberi, ma allostesso tempo penso che il mio cuore nonvoglia una totale libertà.Amore è condividere tutto con un ‘altrapersona, due anime che si uniscono, di-ventano una parte dell’altro... Quandoamo, divento un’altra persona e la miavulnerabilità sparisce!Sara
Carnevale - ArmadioNell’aria si respirava già profumo di co-riandoli e stelle filanti. Io carnevalaradoc, era impossibile che non la sentissiprofondamente. Durante i pomeriggipassavo con la macchina dai nostri bel-lissimi viali a mare già addobbati perl’occasione, sentivo le musiche di car-nevale, e in me cresceva la frenesia del-la festa. Arrivò il sabato dell’apertura“tanto attesa da noi viareggini”.Quandola bandiera di Burlamacco fu issata sulpennone più alto della città . Finita la fe-sta andai a casa e piena di euforia aprìiil mio armadio, presi il mio bellissimo ve-stito di Burlamacco , io preparai, lo sti-rai e lo indossai “ERO NEL MIO “. Ri-cordo che le domeniche dei corsi ma-scherati, passeggiando sul circuito, cor-si, mi fermavano per fotografarmi, mi ri-prendevano con le cineprese quandoballavo, come ricordo di una giornata aViareggio al Carnevale!Simonetta
Vorrei mettere l’amore in prima classeperché, la gioia di amare è bella quasicome una primavera.
paginasei menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
aboratorioLLLLL diIl pianeta le piante e gli animali, oggettodi percezione del mondo esterno sitrovano quale creazione splendida chepermette di trovarci in essa. Difficiletrovarsi simbioticamente con essa, facileservirsene, utilizzarla, sfruttarla,inquinarla… chissà quale sarà la nostracollocazione trovandoci fuori dalla natura.Leonardo
14 Febbraio 2004Oggi è il giorno dell’amore… le coppiefesteggiano, le vedo nei ristoranti, neibar, in strada, mentre io sola e triste mirichiudo in me stessa e il mio cuore èpieno di dolore. A me piace amare eessere amata, ma il destino, per ora miha riservato solitudine.Sara
Angoscia - foglioRicordo ancora i miei esami di terzamedia, per la precisione il primo giorno,quello del tema. Entrammo in classe tuttiquanti timorosi ma pieni di entusiasmo.La scelta sul temada scrivere verteva su tre titoli diversi.Come al solito, fedele al miotemperamento scelsiil tema a piacere, poiché gli altri due nonsuscitavano in me nessun interesse.Passarono circa quaranta minuti senzaavere scritto una sola parola; di fronte alfoglioPer scrivere mi prese una certaangoscia, consapevole di essere inritardo sul tempo di cui potevamodisporre. Finalmente iniziai a scrivere ilmio tema e le parole uscirono naturali eprecise; svolsi il mio compito con un pocodi difficoltà ma, felice infine di aver finitoun tema che rappresentava unimportante biglietto di presentazione perl’esito finale dei miei esami. David
…il momento in cui si riesce ad accordare quel che si prova dentro con le parole che si scrivono, in quel momento,si è liberi, perché non si lotta con ciò che è dentro di noi. Lo si è accettato, si è diventati un’unica cosa…NatalieGoldberg “ScrivereZen”
PAROLEI N
LIBERTA’
Mentre
Andavo
Ricordai
Cose
Occorrenti
Paura
Antica
Occultata
Leggermente
Animata
Parole
Lente
Affidate
Comprese
Addirittura
Troppo
Originali
Sento
Enunciati
Da
Altri
Troppe
Omelie
Dovevo
Evadere
Boia
Odio
Remare
Ancora
Antonio
Mangiò
Orecchiette
Ravioli
EVide
Lentamente
Menù
Esteri
Nei
Tavoli
Esterni
Da
Aprile
Vivrò
In
Danimarca
Antichi
Liuti
Emettevano
Suoni
Soavi
Ascoltandoli
Non
Destai
Rumori
Oltraggiosi
Leggiamo
Abbastanza
Bene
Opere
Racconti
Avventure
Troppo
Originali
Riscoprendo
Orizzonti nuovi
Srivo
Con
Rigore
Invece
Tazio
Tratta
Unicamente
Righe
Audaci
Per
Arrivare
Ragionò
Opportunamente
Leggendo
Enunciazioni
Invece
Nando
Le
Inviò
Bruscamente
ERitornò
Trà
Amici
Sogno
Abitualmente
Rondini
Abbandonate
Cantava
Inni
Nuovi
Zingareggiando
In
Amore
Senza
Il
Mio
Orgoglio
Non
Emergerei
Tra
Tutti
Apparentemente
Libertà
E’Ogni
Nascita
Arrivata
Rumorosamente
Davanti ad
Ognuno
Le
Esperienze
Sono
Sicuramente
Individuali
Condivisibili
Occasionali
Per
Andare
Controcorrente
Esagero
paginasette menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
discrittura
paginaotto menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
P esieSotto il mare c’è…
Sotto il mare c’èun bel ricordo per meson belle le conchiglie
son così carine come le stelle marine,il ricordo è
nel mio cuore c’è,ed ecco una conchiglia rosache fa splendere ogni cosa,
la sabbia è fine emolto sottile,
sono sotto l’ombrellonee gioco con un bel pallone,
ho fatto le fotografiedove ho ritratto le mie pazzie.
Alessia Marra
Mare mi ricordo di te…Caro mare di te mi ricordo il rumore
delle ondee il sole quando tramontava
sembrava che il mare s’infiammasse.Un giorno ho trovato un’alga
che sapeva di mare,ho visto una medusa dentro l’acqua,
in pedalò ne ho viste tantissime.
Chiara Massamatici
Io e il mio marePer me il Mare è bello e ci si può fare
un gran castello.Gioco con il mare e mi piace nuotare.
Gioco con le conchiglie e faccio lagara con le biglie.
Gioco con il pallone con lo zioPaperone.
Angelica Buttino
Azzurro, blu e biancoIl mare infinito azzurro, blu, e bianco.
Azzurro come il suo sopra,blu come il sotto,
bianco come la schiuma,ecco il MARE.
Marco Lari
I frutti di mareSotto il mare
ci sono i frutti di mareed ecco ora ce ne andiamo a nuotare,
e vedo le sirene nuotare feliciinsieme ai loro amiciche mangiano le alici,
i bagni in piscinadove faccio la ballerina
con mia cugina.Vedo le mie conigliette colorate
tutte bagnateche sono durate.
Il cavalluccio marinoè carinoe bellino.
Rita
Il mare giocherelloneQuando fa caldo
vado al mare e gioco con la miaamica.
Facciamo i grandi castelli e stiamoattente che
non arrivi l’ondaQuando abbiamo finito il castello ci
tuffiamo nell’acqua.
Jessica de Vita
Il mareAl mare faccio i bagni
e raccolgo le conchiglie,il rumore delle onde mi rende serena;il mare in estate è bianco, verde e blu.Quando vado via sento dentro di me la
speranza ditornare presto.
E quando ritorno sono piena di felicità.come un uccellino che gioca con le
nuvole.È bello il rumore delle onde,
sono belli i colori delle conchiglie,è bello fare i bagni e uscire bagnati ma
divertiti.Mi fa sognare però d’invernocon i suoi colori grigi e blu.
Alice B.
Il mareIl mare per me è bello
perché fare i bagni nell’acquafresca, limpida, è rilassantemi rende felice e allegro.
Le gite in pedalò sono molto faticosema è tanto emozionante.
Ho passeggiato molto in riva al maree ho visto bene l’orizzonte
e mi piaceva molto.
Ho giocato con le conchigliemolto belle.
I castelli di sabbia molto difficilida fare e da inventare.Ho capito che il mareè una cosa bellissima.
Marco N.
PAROLEI N LIBERTA’
Arrivederci fratello marePorto con me
conchigliegiorninotti
medusepesci.
M. Graziani
Scuola elementare classe III B Lido di Camaiore Via Trieste
Coriandoli coloratiCoriandoli colorati
mezzi strappativolate felici tra tanti amici.
Dario franceschi
Coriandoli coloratiCoriancoli colorati vi ho comprati
e al Carnevale tirati.Da dalmata mi sono vestita
e insieme ai miei amicimi sono divertita
com’è bello il carnevaledove ogni scherzo vale.
Alessandra Gatta
acuradiMariaVittoriaPapini
paginanove menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
LIBERTA’PAROLEinCarnevale
Coriandoli coloratisulla terra son schiacciati.
I coriandoli son bellinisono come i bambini.
I carri sono tantisono come gli elefanti.
Le caramellesono gemelle
fanno rima con ciambelletutto questo è carnevale
mi vien voglia di mangiare.
Marco Nocerino
CarnevaleCi sono coriandoli colorati e stelle
filanticon musiche e maschere danzanti.
Il carnevale è gioiosoe anche scherzoso.
Ci sono tanti carri coloratie i bomboloni da tutti vengono
mangiati.A carnevale ogni scherzo vale.
S. Tricarico
Coriandoli colorati,sono belli e bagnati.
I carri sfilantisono belli e tanti
Arlecchino poverinonon aveva un vestitino.Se lo cucì con un filino
Pulcinellamangia una caramellache cucina Colombella
Rita Albino
CoriandoliCoriandoli colorati e stelle filanti
volate nel cielo e intorno ai bambiniincantati.
Bianca Baroni
Il carnevaleA carnevale mi vesto da coniglio
poi faccio un salto e trovo un gigliovado con i miei amicie saltelliamo tutti felici
e dal tettointravedo un altro coniglietto
Che saltella saltella va a finire inpadella
poi incontro Arlecchinoche mangia un formagginoe girando in passeggiata
sgranocchiando una patata.
Giulia Torrini
Ho sognato che…Ho sognato che ero in un dolce e
limpido mareE dentro di me sentivo palpitare.
Nel mare blu c’erano tanti pescioliniEd erano tanti e tutti piccolini
Nel fondo c’erano delle conchiglieErano belle e colorate come biglie.
Silvia T.
Ho sognato che…Ho sognato di andare in patinoFino alle boe con un bambino
Poi mi sono tuffata e ho trovato unaconchiglia
E poi delle altre erano come unafamiglia
Dalle boe si vede una spiaggia dorataE la sabbia dalle onde bagnataMi piace nel mare fare il bagno
Ma non andare nello stagnoMetto nel secchiello le meduse
Che al sole diventano fuse.
Sofia Garbucci
La mia estateQuesta estate mi sono divertito,
insieme ai miei amici,insieme a mio fratello,
ho fatto tante nuove esperienze:tuffandomi e facendo il bagno,
mi sentivo molto felice,andando in giro in pedalò
ho ammirato le onde,che trascinavano a largo,
tante meduse,e tanti pesciolini,
con le pinne,e la maschera,
ho visto,sabbia costellata da meravigliose
conchiglie,e immerso nell’acqua,
ho visto il sole che splendeva,nel cielo blu.
Alessandro
Il mareIl mare è una cosa che fa divertire
E impazzireE ridere
Da morireIl mare è una cosa
Che fa ballare e cantare
Lorenzo Manfredi
Io e il… mareVado al mare, arrivo sotto
l’ombrellonee gioco con un bel pallone
faccio il bagnocon un mio compagno
vedo una sirenache gioca con una balena
vado in pedalòe mi rilasso un po’
vedo una conchigliache assomiglia a una triglia.
“Ciao mare vado a casaci si vede domani.”
Francesca Galmacci
Il riflesso del mareTutte le volte che il mare prende il mio
riflessoscende una lacrima nel mio visoe piano piano va giù nel mare.
Mi poso nella sabbiae raccolgo conchiglie sentendo
il rumore del maredopo un po’ mi alzo
e scappo insieme al ventoimmaginando le cene che avrei potuto
farema ormai non c’era più speranza
Aurora Giorgi
disegnidiGianlucaF
ercioni
paginadieci menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
diLucianoLucianiCena veloce, ma non troppo e solo dopole 21 riusciamo ad essere tutti nel saloneTV: Claudio fa gli onori di casa, Lauraprende appunti; io sollevo questioni esollecito le risposte di Mary e Tony, Ginae Rino, Annapaola e Paolo, Gina e Paolo.Assenti giustificati per “bambino inviaggio” Roberta e Gaetano. Tranquilli mamica tanto, sul divano Alice (sei anni) eZeno (tre), figli di Annapaola e Paolo:armati di pennarelli, fogli bianchi e ungrande entusiasmo sono impegnati aprodurci tutti i disegni di cui il libronecessita.Come Dio vuole, cominciamo. Chiedo unbilancio “morale” della vita comunitariache, per tre delle cinque coppie del libro,sta per esaurirsi.Per Paolo la Comunità di Nocchi harappresentato “il sogno realizzato dismettere insieme a Gina, senza dovermidividere da lei. Perché io la volevo vederee proteggere sempre… Questa esperienzaha permesso che ci conoscessimo meglio,mentre prima tutto era velato dalla droga.Dunque, nonostante la fatica e lasofferenza, direi proprio che ora ci si amadi più… “ “Sì” dice Gina “questopercorso comunitario lo rifarei… Sonoriuscita a comprendere meglio Paolo edho imparato anche a stare con la gente…Me lo immaginavo più duro, più difficilequesto percorso. Invece si è rivelatofaticoso, ma “vero”. La cosa che nel tempoa venire ricorderò più volentieri? Le
amicizie, un clima amichevole pieno diattenzioni, di simpatia…”.“Anche a me mancheranno le piccole cose,i piccoli atti, i gesti della vita quotidiana,questa atmosfera da famiglia larga”,interviene Tony, “da questa esperienzacomunitaria ci portiamo dietro unaricchezza di sentimenti e legami che fuoridi sicuro non c’è”. “La fatica maggiore perme” sostiene Mary “è stata quella dirimanere chiusa, il non poter uscire…Infatti, me ne sono andata due volte: sonotornata perché riconosco che questo postoha un’“atmosfera” particolare che aiutasicuramente a riflettere sui problemi”.“Io, a Nocchi, ci sono venuta perché mihanno costretto” esordisce Paola “eall’inizio mi sono trovata proprio male. Midavo di continuo delle scadenze: arrivofino a questa data, poi fino a quest’altra,poi a questa… Insomma mi sforzavo dispostare continuamente in avantil’orizzonte del calendario. Forse è così che,a poco a poco, mi sono abituata allaComunità, alle sue logiche, ai suoi tempi.Con le persone con cui ho condiviso ilcammino terapeutico mi sono sempretrovata bene e adesso che finalmenteviviamo fuori sono proprio le persone chemi mancano. Nelle difficoltà tutti, nessunoescluso, mi hanno sostenuta ed ora chesono diventata un’esterna non riesco apensare ad un futuro che in qualche modonon preveda i miei compagni diComunità”.
MettiunaseraaNocchi“Penso” afferma Paolo, rispondendo aduna domanda sulla vita di coppia con figliall’interno della Comunità, “che in questasituazione abbiamo imparato a faremeglio i genitori. A partire dal tempo: neabbiamo avuto più di quanto nedispongano di solito le giovani coppie ecosì abbiamo potuto riversarlo suibambini. Che, per di più, si sono trovaticon tanti babbi e tante mamme…”.“Per me” ricorda Gina “il momento piùdifficile è stato il genogramma. Inquell’occasione ho compreso tante cose dime, della mia storia, della mia famiglia. Ilpiù bello? Senz’altro il Capodanno del2000! Ve la ricordate la festa di SanSilvestro a Pozzuolo? Ecco, allora sonofinalmente riuscita a stare bene, a provaregioia e ad essere allegra senza bisogno dialcool e sostanze..”.“Anche per me all’inizio è stata davverodura…” conferma Rino “L’occasione piùbella ed intensa di tutto il percorsoterapeutico me l’ha offerta il Gruppo sullasessualità, quando sono riuscito, forse perla prima volta nella mia esistenza, ascavare in profondità e senza pregiudizinella mia vita interiore e a riscoprireesperienze, intenzioni, desideri rimossi.Ora io e Gina abbiamo compiuto tutto ilnostro cammino e siamo fuori dallaComunità: torno spesso a Nocchi e provolo stesso stato d’animo di quando tornavoa casa di mio padre. Ci stavo bene: sentivoche, anche se vivevo da un’altra parte,quella era sempre casa mia”
...ScrivereaCamaioreTorre-Mare
Dalla torre vidi il mare e un gabbiano mi venivaincontro, aveva un pesce nel becco, pensai alpesce nel mare e al tuffo che il gabbiano dovevaaver fatto per catturarlo, mi venne voglia dituffarmi dalla torre in quel mare intenso e blu.Giacomo
Stella-BoccaVidi una notte una stella, bocca a bocca infrattatitra dune cespugliose.Stella è il ricordo di una persona cara.Gianluca
Armadio-SoleNel mio armadio c’è un po’ di confusione,meglio uscire e vedere il sole. Sto meglioquando fuori il tempo è sereno. Lilio
LLLLL’amicizia’amicizia’amicizia’amicizia’amiciziaL’amicizia è una cosa serena ma è difficiletrovarla, da piccoli era più facile come quandofacevamo gare in bicicletta o correvo a piedicon i miei compagni. Adesso mi sono rimastesolo le conoscenze, tutta colpa della malattianervosa e della mia ansia.Lilio
trattoda “Lei,lui,l’altra...”MariaPaciniF
azzieditore
SerataSerataSerataSerataSerataRionaleL’altra sera siamo andati al carnevale rionecentro c’era un vento forte ero con il gruppo diCamaiore non c’era tanta gente ma ci siamodivertiti. La cosa che mi ha colpito è stata ladifferenza d’età tra noi e quei ragazzi chescorrevano ballando in mezzo a noi.Ci siamo presi un caffè, e mentre Marcomangiava un risotto che il vento gli ha rovesciatoper terra: ci siamo soffermati davanti ad unaorchestra che cantava una canzone sulla Zorria,figura caratteristica della nostra città.Abbiamo visto il carro del rione che sputavafumo e dopo una breve passeggiata siamotornati a casa.Giacomo
SefossiSe fossi stato un musicista o un paroliere allorasì che avrei potuto scrivere parole in libertà...masono un pittore e nelle pennellate c’è il silenzioe l’eco dei sentimenti.Gianluca
...Giocandoconleparole acuradiDeboraCodecasa
paginaundici menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
Il giovedì è il giorno della socializzazioneun incontro tra ragazzi operatori evolontarie dove si lavora manualmente atecniche diverse si parla si ride e si gioca,uno scambio alla pari con l’atmosfera dichi sta in sintonia e anche chi non lo èpiano, piano (forse) lo diventa.Questo è uno di quei giovedì, ma è ungiorno particolare; tra poco sarà Natalee non ci vedremo per un po’ per via dellevacanze, per cui non abbiamo voglia dilavorare. Decidiamo cosi di costruircicon del cartoncino colorato dei bufficopricapo da indiani, con pennevariopinte e con il soprannome diognuno scritto a pennarello. Sì perchéogni componente del gruppo ha unsoprannome indiano confezionato sumisura, che rispecchia il suo modo diessere, il carattere o il suo aspetto. C’èOcchi di cerbiatto, Orso seduto, Luposolitario, Riva lucente, Gazzella veloce,ecc… Si sta lavorando con entusiasmo,tutti quanti sono euforici anche perchédopo, quando avremo finito, siscatteranno le foto ricordo e si mangeràil panettone, festeggiando cosi il nostroNatale. Non tutti stanno lavorando con icartoncini, al tavolo accanto due ragazzi
Socializziamocongliindianiindianiindianiindianiindiani
sono intenti a fare il sapone (al mielenaturalmente), in varie profumazioni edessenze, sono i nostri Maghi Merlini, inostri Alchimisti. Per loro il copricapoglielo stiamo preparando noi. C’è ancheGrillo, che sta lavorando all’uncinetto; leipreferisce stare in disparte, il suo con lascritta “Grillo parlante” lo porterà via e loterrà per ricordo.
Adesso abbiamo finito, siamo degliINDIANI, intoniamo canti e balliamo incerchio come se fossimo davanti algrande fuoco, giochiamo a fare la tribùdell’Uovo di Colombo. Poi ci mettiamoin posa, cheeeeeeese! Un sorriso e lafoto è fatta, immortalati per l’albumdell’annuale e……adesso tutti a sbafareil panettone.
Notiziedall’Associazione
diIlde
n collaborazione con l’ASL 12 Versilia,si è svolto il 1° corso di formazione per ivolontari dell’associazione “L’Uovo diColombo” nei mesi di gennaio, febbraioe marzo 2004; sei incontri che hannovisto la partecipazione di uno psicologodella ASL, uno psicologo volontario, unooperatore sociale della ASL, ilPresidente dell’associazione e quindicivolontarie. Ogni incontro ha vistoaffrontati i temi che abbiamo scelto; sonoemersi temi vissuti come necessità dallestesse volontarie e che hanno fatto sì chequesto corso di formazione fosse nonsolo mirato ad una più precisainformazione sulla strutturadell’associazione e su come questaentra in relazione con l’ASL; emergevaforte l’esigenza su come rapportarsi conle persone in disagio mentale nel timoreche una modalità non indicata potesseessere dannosa.
Non solo; c’era forte l’esigenza di chiarirequali fossero i diversi ruoli e di chi, qualile competenze e le funzioni, masoprattutto capire un po’ più da vicino (dalpunto di vista intellettuale) la realtà dellasalute mentale, dare cioè un nome piùpreciso a quanto vissuto dalle volontariein contatto con i soci utenti.Già il titolo dato a questo corso diformazione diventa indicativo di unaesigenza che non è più solo dei volontari,bensì della stessa associazione.Così i corsi hanno dato spazio a cennistorici su come la salute mentale è statavissuta e regolamentata nelle varieculture (dall’antica Grecia ad oggi); qualisono attualmente i servizi alla personache l’ASL offre sul territorio, su come èstrutturata l’unità funzionale inserimentilavorativi e socializzazione e come entrain relazione con l’associazione; i ruolidelle volontarie e i loro rapporti con gli
utenti, con gli operatori e con le diverseistituzioni; sugli elementi dellacomunicazione in generale e inparticolare sulla relazione d’aiuto, fino adinformare genericamente sulle diversepatologie.L’ultimo incontro è destinato alla verifica;in gruppo abbiamo accolto ilsuggerimento dei conduttori di fareesperienze in associazione consapevolidella parte nozionistica acquisita duranteil corso e di formulare ipotesi di verifichein un momento successivo.Il corso è stato certamente un momentodi svolta per le volontarie che vi hannopartecipato; un punto fermo dal qualeripartire con nuovo vigore certo, ma piùconsapevoli e quindi più precisi nelfornire risposte a esigenze; come direenergie mirate, evitando inutilidispersioni.Preparati appunto.
IVolontario e preparato
diCinziaCinquini
paginadodici menotremenotremenotremenotremenotre
Giornale dell’ Associazione “L’Uovo di Colombo”
E’ un percorso didattico - informativo per leconoscenze ambientali rivolto alle scuoleelementari.L’ Associazione “L’uovo di Colom-bo” ha proposto nell’anno 2003 il progetto diEcogirando ai diversi istituti comprensivi dellaVersilia. I percorsi didattici e la località dove sisono svolti gli incontri:
“L’olivo e l’olio” (Oliveto “La Rocca” Pietrasanta)
“Animali da cortile” e rapaci (Via Comparini Viareggio) “ Macchia mediterranea”
(Parco naturalistico Vittoria Apuania) “Le api e il miele”
( Via Comparini Viareggio).
Ecogirando 2003Ecogirando 2003Ecogirando 2003Ecogirando 2003Ecogirando 2003E’ stata accolta da numerose classi la nostraproposta, perciò riproporremo questa offerta.Nel 2004 è stato aggiunto un nuovo percorso:“Radici Mediterranee”, dove si riscoprono lepiante tipiche del Mediterraneo.Sono stati fatti 50 incontri suddivisi in lezioniteoriche e pratiche.Come si può vedere da questa immagine, glialunni durante le lezioni pratiche fanno espe-rienza diretta. In questo caso partecipano atti-vamente all’estrazione del miele, per poi con-cludere con una dolce merenda a base di panee miele.Abbiamo avuto un riscontro positivo sia da par-te degli alunni che degli insegnanti.
Progetto“Gr@ffiti”
Prosegue con soddisfazione il progetto grafi-co, iniziato lo scorso anno.Abbiamo realizzato (oltre all’impaginazione delgiornale Menotre) alcuni lavori grafici legati alleattività dell’Associazione “L’uovo di Colom-bo”.Attualmente con il supporto di un grafico pro-fessionista, stiamo aggiornando la nostra for-mazione per migliorare e poter far fronte allenuove richieste di lavoro.Per informazioni, chiarimenti, consigli ed even-tualmente qualche “lode”siete invitati a scri-vere alla redazione del giornale, oppure trami-te e-mail: [email protected].
Il 24 Aprile 2004 presso il Centro Polivalentedi Torre del Lago, si terrà la prima Festa Gio-co - Sportiva: CALCETTO, PALLAVOLO,GIOCHI DI GRUPPO E MERENDA.Questa giornata vuole essere l’inizio di una se-rie di attività che si svilupperanno durante il pe-riodo estivo.E’ dal Novembre 2003 che l’Associazione“L’uovo di Colombo” ha deciso di potenziarele attività del Centro Polivalente di Torre delLago attraverso la presenza di Operatori chesi sono occupati di organizzare, insieme ai ra-gazzi che vengono a giocare quotidianamente,momenti aggregativi capaci di sviluppare unsenso di appartenenza ai luoghi che vengonoutilizzati per giocare. I risultati ottenuti sono statimolto incoraggianti, per questo motivo duran-te l’estate verrà garantita una presenza mag-giore degli Operatori.Per informazioni presso l’Associazione:Tel. 0584 - 385912
Unapiazzaperiragazzi
Il prossimo numero saràdedicato a:
Partecipate inviando i vostri lavori(massimo una cartella) a
menotrevia Comparini c/o CESER
55049 Viareggiotel. 0584 385905fax 0584 385931
Primo, secondo edolce
menotremenotremenotremenotremenotreGiornale dell’Associazione“L’uovo di Colombo”
via Comparini c/o CESER 55048 VIAREGGIOtel. 0584 385905 fax 0584 385931
Direttore responsabileChiara Sacchetti
Consiglio di redazioneAlberta Albertini
Ilde BigicchiCinzia Cinquini
Debora CodecasaOndina Della Martina
Paola DinelliLuigi Guidotti
Luciana MadrigaliFranca Rovini PapiPaola PasqualettiCinzia Valleroni
Hanno collaborato:
con contributi di operatori e utenti dei servizi socio sanitari
Francesca Dello StrologoDanilo Fanelli
Gianluca FercioniSergio Fortuna
LauraLuciano LucianiSamuel Marshall
Fabio Natali
Epa OzzirMaria Vittoria Papini
SirioGiuse TantignoniCentro Taratatà
Laboratorio “Atena”Laboratorio Camaiore
Classe elem. III B(Lido di Camaiore)
Comune di ViareggioAssessorato alla cultura
Assessorato alle politichesociali
Assessorato al volontariato