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31 agosto - Ho a disposizione quattro minuti per corrispondere alla promessa fatta a Don Michele. Come avete visto ieri sera ho chiuso con le foto del tramonto alla scogliera, ma poi ho cominciato a comprendere che lui mi chiedeva qualcosa ma non capivo che cosa, sapete bene che io non amo parlare molto, neanche lui amava parlare troppo, eppure avvertivo l'esigenza di capire che cosa non andasse bene. Allora mi sono fatto coraggio, mi sono avvicinato per chiedendoglielo. Lui mi ha detto caro Monsignore, mi chiamava così un po' per rispetto e un po' per scanzonatura come si usa fare tra noi sacerdoti, possibile che non riesci a capire? Hai messo foto di Scalea prese da tutte le parti e non hai ripreso nulla dal campanile che ho fatto costruire io. Detto, fatto. Poiché ormai il sole albeggiava ho preso le chiavi e ho cominciato a salire le scale, che mi sono sembrate leggermente più lunghe da come le ricordavo. Insomma sono arrivato in cima con il fiatone. Ma il risultato spero sia accettabile, ecco a voi il panorama di Scalea all'alba dell'ultimo giorno di agosto, visto dal campanile della Chiesa di San Giuseppe. Avevo anche promesso che le avrei caricate oggi, però sono già qualche minuto oltre la mezzanotte, spero non se la prenda troppo lui alla precisione ci teneva. Adesso mi fermo anche perché non riesco a proseguire, se ne parla domani, tanto quello che dovevo fare l'ho fatto. Adesso mi sa che devo traslocare, perché la notte alla scogliera si presenta abbastanza rumorosa.

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31 agosto - Ho a disposizione quattro minuti per corrispondere alla promessa fatta a Don Michele. Come avete visto ieri sera ho chiuso con le foto del tramonto alla scogliera, ma poi ho cominciato a comprendere che lui mi chiedeva qualcosa ma non capivo che cosa, sapete bene che io non amo parlare molto, neanche lui amava parlare troppo, eppure avvertivo l'esigenza di capire che cosa non andasse bene. Allora mi sono fatto coraggio, mi sono avvicinato per chiedendoglielo. Lui mi ha detto caro Monsignore, mi chiamava così un po' per rispetto e un po' per scanzonatura come si usa fare tra noi sacerdoti, possibile che non riesci a capire? Hai messo foto di Scalea prese da tutte le parti e non hai ripreso nulla  dal campanile che ho fatto costruire io. Detto, fatto. Poiché ormai il sole albeggiava ho preso le chiavi e ho cominciato a salire le scale, che mi sono sembrate leggermente più lunghe da come le ricordavo. Insomma sono arrivato in cima con il fiatone. Ma il risultato spero sia accettabile, ecco a voi il panorama di Scalea all'alba dell'ultimo giorno di agosto, visto dal campanile della Chiesa di San Giuseppe. Avevo anche promesso che le avrei caricate oggi, però sono già qualche minuto oltre la mezzanotte, spero non se la prenda troppo lui alla precisione ci teneva. Adesso mi fermo anche perché non riesco a proseguire, se ne parla domani, tanto quello che dovevo fare l'ho fatto. Adesso mi sa che devo traslocare, perché la notte alla scogliera si presenta abbastanza rumorosa.

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30 agosto - Tutto si svolge con intensità e serenità, nella certezza che il Signore orienta il nostro cammino, per cui non si deve temere nulla, anche se le insidie non mancano per cui è sempre opportuno camminare guardinghi o più semplicemente con prudenza. Il compito del capo cordata rimane sempre quello di fare in modo che la scalata riesca, avendo la certezza che un suo errore ne comprometterebbe in modo grave la riuscita, questo da una parte lo rende protagonista ma dall'altro deve far maturare in lui il senso della responsabilità piena in riferimento a quanto gli è stato affidato. Insomma non può giocare al giovanottino spensierato o necessariamente innovativo, anche perché chi lo segue cerca in lui sicurezza e stabilità. Intanto il popolo di Dio va cambiando veste, per cui vediamo partire coloro che hanno riempito le chiese e le piazze durante questi mesi e lentamente vedremo, lo si spera, tornare i nostri battezzati che hanno avuto troppo da fare per poter onorare il Signore con la loro presenza. Nessun rimprovero e nessuna amarezza, oltretutto se per assurdo continuassero a partecipare con i ritmi ordinari non saprei veramente

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dove accoglierli. Per cui devo lamentarmi altrimenti potrebbe sembrare che sia contento della loro assenza, ma chiaramente meglio così. Posso comunicare statisticamente che i ragazzi della parrocchia (7/11 anni) che hanno partecipato stabilmente non sono andati oltre il numero di dieci, mentre per i giovani le cose sono andate leggermente meglio attestandoci oltre la ventina.

     Voi mi direte ma Don Cono stasera date i numeri, certamente no, solo per far capire che non perdo di vista la comunità, per cui anche se la Chiesa è piena di gente io cerco quelli della parrocchia e quando ne vedo pochi non sono per niente contento, e penso che anche Gesù non lo sia troppo. Nelle diverse celebrazioni festive di luglio e agosto abbiamo avuto una partecipazione di oltre millecinquecento fedeli ogni fine settimana, volete sapere quanti erano quelli della parrocchia? Non ve lo dico, così potrete impegnare la mente nella ricerca della verità del valore di Gesù Cristo nella nostra vita di battezzati. Intanto sono venuti a salutarmi due fanciulle che partono con le loro mamme per motivi di lavoro a Potenza e a Bologna, è stato un gesto molto bello, ma so di averle sempre nel mio cuore per cui restano in parrocchia con il parroco. In realtà dovrei descrivere tanti altri gesti veramente commoventi che mi è toccato di dover vivere, anche se io mi sforzo di tenerli alla larga proprio per evitare rapporti di dipendenza, ma non per questo riesco a vivere con il distacco che vorrei per cui troppo spesso mi obbligano all'emozione e devo vivere una maggiore disponibilità a comprendermi parte dei loro entusiasmi e dei loro problemi.

     Ieri giorno di compleanno, anche in questo caso volutamente silente e affidato alla preghiera, anche se qualcuno ha rotto le consegne subendone le conseguenze. Un giorno molto lungo e intenso contrassegnato dai tanti messaggi augurali, quest'anno per la prima volta mi sono sforzato di rispondere per come ho potuto a tutti, sto proprio invecchiando,  per questo sento la responsabilità di lasciare un buon ricordo negli altri. Ogni messaggio un ricordo, una esperienza di vita vissuta, tante emozioni, insomma da poche parole sgorga un libro da narrare a se stessi. Se ne è ricordato perfino un mio compagno di banco della scuola elementare in quel di Mezzana. I compleanni sono così, segnano il tempo che passa e ti lascia indietro nella storia che prosegue, tu ti rendi conto di fare sempre più fatica a tenerne il passo. Anche per questo prevale alcune volte la tentazione nefasta di fermare la storia alla propria esperienza di vita, soffocando tutti gli aneliti innovativi di chi è più giovane e vorrebbe respirare con gioia ed energia il proprio tempo. Intanto continuiamo a guardarci attorno e ci accorgiamo che le cose proseguono peggio in ordine alla pace, chi ha il potere preferisce mostrare i muscoli e questo non aiuta a mettere al centro dell'attenzione i più deboli. Russia/Ucraina in testa e poi tanti altri conflitti a seguire prevale la violenza sul dialogo e le armi, in questa fase di imbarbarimento, uccidono generalmente i più deboli e gli indifesi. Anche per questo, quando un bambino ti si avvicina per salutarti per essere accarezzato, diventa facile farlo anche per coloro che non trovano nessuno ad accoglierli, ad abbracciarli.   

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     Anche oggi si cominciato con i cantieri poi la celebrazione siamo stati incoraggiati a valorizzare i talenti che il Signore ci ha affidati, poi a seguire alla SS. Trinità la celebrazione per le Cresime degli adulti, una ventina di giovanotti e signorine tutti ugualmente meritevoli di attenzione e di incoraggiamento, magari qualcuno era fuori quota, ma sembra che tutto si sia svolto neo particolare dedizione. Avrei voluto condividere con un gruppo di loro, tutti della Lintiscita, anche il dopo celebrazione alla Vecchia Fattoria ma, controllando il peso, mi sono reso conto che non era proponibile, per cui ancora una volta ho rinviato a una futura impossibile occasione. Poi il Signore mi ha ispirato una idea malsana: e se ti sganciassi un poco? Detto fatto, ho chiamato Don Fiorino per sincerarmi del suo rientro e via immersione nelle acque del nostro bellissimo mare. Pomeriggio molto bello, come diceva Guccini in una sua canzone ciò che frega le persone più anziane sono i tanti ricordi. Ed è proprio così, ho cominciato a guardarmi attorno, a destra le cose sostanzialmente le cose non sono cambiate molto a parte le costruzioni abusive, poi regolarizzare, sulla scogliera ma sostanzialmente non è un lavoro macabro per cui rientra nell'illegalità ordinaria. La villa in alto invece è sta costruita mentre veniva

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costruita la superstrada le mine sparavano un poco per aprire il varco dove doveva passare la superstrada e un poco dove poi è stata costruita la villa, con quali permessi? Quelli degli amici e degli amici degli amici. A quei tempi l'amicizia aveva un suo peso.

     Noi eravamo ragazzi e giocavamo sempre la spiaggia era tutta nostra e qualche ombrello che veniva messo si spostava quando arrivavamo, anche perché quando si giocava si giocava e non ci si guardava troppo attorno. Mi guardo a sinistra e la villa Campagna c'è sempre stata, anzi per alcuni anni ci ho abitato con la mia famiglia, la torre come sempre troneggia sulla spiaggia anche se oggi è totalmente immersa negli ombrelloni, ai miei anni giovanili c'era la spiaggia era sostanzialmente tutta libera. I lidi antichi erano quelli ancora oggi in muratura l'Ajnella, Ciccio Vaccaro poi sono nati Olgarino e la Casetta inizialmente in legno e poi trasformati per come sono oggi. Via a seguire sono nati tutti gli altri il meccanismo sostanzialmente era sempre lo stesso gli amici, gli amici degli amici e via a seguire.  La speranza è che ne nessuno ci abbia guadagnato speculandoci con atteggiamenti di corruzione, ma qualcosa bisognava dare altrimenti c'era sempre da aspettare. Poi bisognava essere politicamente dalla parte giusta altrimenti non se ne parlava proprio. Questo significava mortificazione, sofferenza, alcune volte anche pianti per coloro che ingiustamente non vedevano rispettati i loro diritti.  Anche per questo pian piano sono nati e si sono stabilizzati economicamente nel territorio quelli che si organizzavano in amicizia più stabilizzata a tutela di chi non si sentiva tutelato da chi governava. La gente comincia a capire che per ottenere qualcosa non era necessario andare al Palazzo di Città, ma ci poteva andare qualche amico più convincente.

     Quando poi mi sono guardato indietro, verso la collina del Faro, il mondo ti crolla totalmente addosso, perché questa collina è l'emblema della distruzione di Scalea, quando non si ha rispetto del creato non si può generare il rispetto delle creature. Ai miei tempi c'era il Faro della marina in bella evidenza e la Torre di Giuda sostanzialmente per come appare ancora adesso, anche se tutti e due sono oggi totalmente immersi in colate di cemento. Tanto per parlare dell'illegalità che ha governato il territorio, la gran parte di questi immobili corrispondono solo parzialmente al progetto iniziale, per il resto la procedura è stata sempre la stessa si alza, si amplia e poi condono, mazzette, gli amici giusti e via a seguire. Nessuno vedeva, nessuno controllava, nessuno denunciava. Insomma che cos'è la mafiosità se non una permeante distrazione dell'osservanza della legalità. D'altra parte molti di coloro che ancora oggi vi abitano ha governato per anni, per cui era perfettamente cosciente delle regole che avrebbero dovuto regolare la vita e la crescita armoniosa e dignitosa della città e dei suoi abitanti. Tutti distratti, forse incapaci, forse coinvolti e interessati. Questo lo può dire con certezza solo il Signore, noi purtroppo ci siamo visti trasformare Scalea giorno per giorno davanti agli occhi, tutto alla luce della legalità o di una illegalità diffusa e attestata come regola di governo. Così sono nati i tanti quartieri fantasmi che oggi costellano quella che una volta era la campagna di Scalea e oggi si fa fatica a definire in qualche modo.

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     Ma allora ai nostri figli non possiamo consegnare nulla di buono, nulla di particolarmente bello. Mi è venuto di guardare in altro e mi è sembrato che dalle parti del cielo tutto fosse abbastanza accettabile, anche se non sappiamo a che punto siamo con il buco dell'ozono però il colore azzurro è veramente rassicurante. Insomma se uno guarda il cielo può trovarvi un po' di serenità e di speranza. Poi mi sono messo in cammino, non lo faccio quasi mai, non ne ho il tempo, ci sarebbero altre nefandezze da comunicare me per oggi può bastare, la foto dell'Ajnella è sempre rasserenante per la bellezza, per i colori, per la gente variegate anche ancora oggi si si sofferma. Anche ai miei tempi vi andavano coloro che non sapevano nuotare anche perché è uno dei pochi posti di Scalea dove la spiaggia è bassa e allora ci andavano i bagnati di Orsomarso, Santa Domenica, Verbicaro e via a seguire. Oggi mi è sembrato di cogliere una presenza più variegata in ordine alle provenienze ma ugualmente popolare, insomma da un colore innovativo all'ordine dei tanti lidi che caratterizzano la nostra spiaggia. Quello che comunque da significato sempre innovativo alla nostra città sono i tanti volti della gente che la abita e che instancabilmente mi sforzo di memorizzare per imparare ad amare persone che vogliono essere accolte e rispettate. Veramente un bel pomeriggio, infine da casa l'ultimo scatto per chiudere una giornata veramente luminosa e intensa di ricordi e di tensioni verso il futuro.

27 agosto - Percorrere il sentiero esige una disponibilità allo stupore e alla scoperta che non tutti coltivano, anche per questo troppo spesso si preferisce restare in macchina e camminare sempre su strade asfaltate. In questo modo i movimenti sono sempre gli stessi e ci si illude di poter muovere il mondo con le proprie mani, a seconda dei propri desideri. Questa presunzione traslata in chiave educativa vieta qualsiasi ricerca di novità, in se stessi e negli altri. Percorrere il sentiero fa crescere nell'attenzione a tutto ciò che ti circonda e

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nello stesso tempo ti chiede di essere attento anche a dove poggi i passi, anche perché basta un piede messo male e tutto diventa più difficile. L'altro aspetto importante da considerare e da non trascurare è avere sulle spalle un peso adeguato alle proprie capacità, anche perché lo zaino deve essere adeguato, nessuno ti può aiutare è un incoraggiamento a comprendersi protagonista per il pezzo di strada che riesci a fare. Devi anche imparare a non contare continuamente sugli altri, questo atteggiamento potrebbe essere anche nel cuore degli altri e allora non si riuscirebbe neanche a partire. Ma l'elemento più significativo è il non conoscere pienamente la realtà che attraversi, anche perché la natura cambia continuamente e se lo stesso tratto lo hai percorso in un altro periodo dell'anno adesso la situazione è totalmente cambiata.

     Ma la cosa più significativa  è che devi voler percorrere il sentiero, devi dargli un valore tutto tuo, anche perché sei tu a farlo e non altri. Molto dipende dal come intendi spendere la tua vita, fino a che punto sei disposto a rischiare. Ritieni opportuno rischiare su cose e percorsi che non conosci. Se a queste domande riesci a dare delle risposte positive, allora devi cominciare a pregare altrimenti i tuoi convincimenti non bastano a chiodarti dalle tue comodità, ciò che da veramente significato a questa scelta è la certezza che il Signore ha pensato per te questo percorso di perfezione. Per cui chilometro dopo chilometro ti rendi conto che qualcosa cambia non solo attorno a te, ma anche dentro di te. Certamente è una esperienza che si può vivere anche tecnicamente, senza darle alcun significato spirituale, però non si consegue lo stesso risultato di crescita interiore, non si riesce a gioire per ciò che il Signore ti chiede di sperimentare accompagnandosi al tuo passo. In realtà può accadere che anche tu sai perché ti metti in cammino, sono le situazioni più belle da vivere, anche perché i traguardi da conseguire non sono stabiliti da te, ma è Lui a proporteli ed è bello potervi corrispondere o almeno tentare di farlo.

     Forse è proprio questo che oggi ci viene richiesto per corrispondere all'anelito del Santo Padre quando ci chiede di essere una Chiesa in uscita. Andare oltre le abitudini rituali, cercare Dio e trasmettere Dio in modo nuovo e testimoniale e non attraverso ritualità che appartengono ai secoli passati e che stentano  parlare al cuore dell'uomo del nostro tempo. Mi si chiederà, ma allora perché la gran parte fanno esattamente così, sempre le stesse cose, sempre allo stesso modo? Forse è per paura di cambiare, di restare soli, di essere criticati. Sia come sia l'incoraggiamento del Santo Padre è chiaro e insistente, ma il popolo ama applaudirlo ma non seguirne gli insegnamenti e la testimonianza. Come dicevo sopra non è facile lasciare la strada e inerpicarsi lungo un sentiero che non sempre è evidente in mezzo al bosco. Presenta tante insidie e se accade qualcosa chi ti sostiene? E' vero chi sceglie vie nuove deve abituarsi a percorrerle in solitudine, nel censo che deve accontentarsi della compagnia di Dio, perché se cerca il consenso degli altri è meglio restare a casa.

     Ti può perfino capitare di sbagliare totalmente la strada, inutilmente si troverebbero persone disponibili a sostenere l'onere della possibile ripresa del percorso. Chi non si muove non sbaglia e non ama chi si muove, lo segue malvolentieri e se  sbaglia non mancherà di denigrane la capacità di scegliere il bene. Unico conforto è il Signore. Non è un palliativo nelle situazioni di

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fallimento, ma semplicemente l'amico che incoraggiare a leggere anche le situazioni sbagliate, per alcuni aspetti, in una valenza positiva. Ancora può capitare che anche le più sane intensioni possono essere lette in chiave negativa da altri con i quali ti trovi a condividere le stesse responsabilità, in questi casi deve prevalere il parere di chi prega di più. Chi ha più profondità spirituale ha una maggiore capacità di cogliere il bene anche se istituzionalmente non è sempre un atteggiamento che paga, ma così va il mondo. Purtroppo anche molti praticanti la vita ecclesiale  ragionano allo stesso modo, per questo restano impantanati in situazioni totalmente superficiali, ma solo per l'incapacità di restituire il protagonismo a Dio e in questi casi ci si perde nella presunzione di camminare bene. Quando non si prega, purtroppo accade.

     Il momento più difficile è quando si è ancora all'inizio, c'è sempre la tentazione di poter tornare indietro che tanto non ne vale la pena. Il corpo ha bisogno di leggersi in una condizione diversa da quella abitudinaria e alcune volte corre il rischio di scricchiolare, anche perché non è più abituato a fere sforzi. Ma quando si è oltre la metà, tutto diventa più agevole e anche bello di vivere, perfino il respirare si caratterizza in modo totalmente nuovo. E' quanto riesce ad esprimere un organismo non più assoggettato alle macchine ma capace di liberare tutte le potenzialità che gli appartengono. Capita anche di non riuscire veramente ad andare avanti o almeno ci si convince passivamente, in questo caso occorre stringere i denti e non arrendersi, prima o poi il corpo reagirà positivamente agli sforzi e riuscirà perfino a stupire l'interessato che non avrebbe mai pensato di poter arrivare in modo così entusiasmante e ricco di esperienza. Ma è il caldo e/o il freddo, sono sensazioni che avvertono solo i sedentari chi si mette in cammino si rende subito conto che tutto questo viene assorbito quasi immediatamente e si avverte una sola esigenza continuare a camminare.

     Intanto abbiamo ripreso gli incontri programmatici per la ripartenza dell'anno pastorale dopo il periodo estivo, che continua ad essere per la nostra parrocchia particolarmente negativo in ordine alla partecipazione dei parrocchiani. Quelli doc hanno garantito una dignitosa partecipazione, ma la gioia del parroco, e cioè, i ragazzi e i giovani sono quasi totalmente spariti. Sembra che ci sia una cesura insanabile tra il periodo invernale e quello estivo. La speranza è quella di poter eliminare questo atteggiamento così negativo che alcune volte interessa anche educatori e alcuni catechisti. Lamentarsi è l'arte di chi non si accontenta, e questo non è un bene. Ma può essere anche il grido di dolore di chi ha bisogno di un aiuto maggiore perché le persone da accogliere sono migliaia e si rende conto che altri preferiscono il mare all'impegno parrocchiale. Allora cosa si deve fare, si chiudono le porte all'accoglienza o si continua a portare il carro da soli? Purtroppo non c'è alternativa si continua a portare il carro da soli. In realtà Gesù fu aiutato dal Cireneo ma, a guardare bene, accanto c'é più di un Cireneo, allora forse torniamo al primo aspetto del quesito.

    Una giornata molto bella che avrebbe avuto la presunzione di invitare a godersi il mare e invece lungo e interminabile pellegrinaggio che ha avuto come pausa solo le celebrazioni, vero momento di serenità e di pace anche se Gesù in questi giorni si sforza di metterci in guardia contro gli atteggiamenti di

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ipocrisia e di falsità. Chiaramente si rivolge a noi non agli altri, dobbiamo convertirci all'amore di Dio, e in questo modo tutto diventa più sereno e lineare altrimenti si continua a rivendicare sciocchezze e questo non ci permette di gioire di tutto quello che Lui stesso gratuitamente ci dona. Occorre crescere? No occorre uscire da se stessi e guardare con più attenzione e interesse agli altri. Solo in questo caso i frutti dello Spirito ci diventano preziosi, anche e soprattutto quelli che hanno gli altri. Noi si, è vero sappiamo fare qualcosa, ma è meglio dare spazio alla creatività e ai problemi che gli altri trasmettono. Si arriva così alla vera perfezione, che si esprime nel ringraziamento al Signore per averci donato di sostare alla Sua presenza e di poterne godere il senso di pace che ci trasmette senza averne alcun merito personale.

25 agosto - Giorni incredibilmente intensi, quasi senza poter respirare. Va concludendosi questo tempo particolarmente inquieto per le emozioni che trasmette ma anche per la mole di lavoro alla quale siamo sollecitati. I volti sono sempre nuovi ma le richieste rasentano la ripetitività: tutti vogliono confessarsi. In realtà alcuni hanno bisogno di scaricarsi psicologicamente, e conseguentemente vogliono parlare delle loro tante situazioni, altri più immediatamente hanno saltato qualche celebrazione ed avvertono l'esigenza di sentirsi perdonati. Chiedono di essere ascoltati ad ogni ora da quando si apre il portone fino alla serra inoltrata quando sembra che tutto vada fermandosi. Tutti ma non coloro che cercano di preparare il campo che continuano instancabili fino a notte inoltrata. Dico cercano perché non tutti avvertono l'esigenza di immergersi nel clima e di generare la tensione necessaria. Ma sappiamo bene che è sempre così molti decidono e pochi lavorano, per cui alla fine anche coloro che pensano di decidere si ritrovano a fare ciò che hanno preparato coloro che lavorano. Dura lex sed lex. Tutto sommato oggi non è andato tanto male, a parte i tanti pensieri che corrono il rischio di intorbidire l'aria, per il resto la giornata è scivolata con una particolare attenzione alla vita diocesana. Prima di tutto si avvia la vita parrocchiale, per la gioia dei turisti oggi i cantieri hanno funzionato a pieno regime e i risultati non sono mancati.

     Ma io ho dovuto lasciarli subito dopo l celebrazione dell'Eucaristia e un momento di fraternità nuziale con la carissima Chiara che mi dona delle estemporanee niente male, a sprazzi la dinamica è perfino esaltate altre volte incuriosisce per lo spirito di innocenza che alimenta il suo modo di leggere la storia. Ancora una volta dovrei mettermi nella condizione di chi ha molto di imparare, ma in questo caso faccio fatica a mettermi dalla parte giusta per cui ascolto ma non imparo. Poi ho riparato in quel di Belvedere per alcuni momenti istituzionali, dei quali ancora la fine non si intravede, come anche la capaci di cogliere elementi sempre più innovativi nelle varie situazioni che il Signore mi dona di condividere. Per il resto analisi delle varie situazioni e momenti di fraternità forzata o spontanea per tutta la giornata. A un anno dal ritorno alla Casa del Padre di Don Domenico, il Vescovo della mia valorizzazione a livello diocesano, ci si è dato appuntamento nella Chiesa Cattedrale, tanti ricordi, non troppa emozione, alcuni visi significativi, anche qualche incontro imprevisto e gioioso. Le cose importanti meritano di essere vissute, ma vanno anche preparate con impegno e le due cose purtroppo non sempre comminano insieme.

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     Nella testa tanti pensieri e tanti impegni da espletare sembra che la giornata sia ancora tanto lunga, vengono eliminati uno dopo l'altro e  alla fine emerge un solo pensiero dominate: andiamo a vedere come è andata a finire. Della serie tanto rumore per nulla ma questo è quanto per cui va bene così. Cena della nostalgia, anche per recuperare un po' di dolcezza arretrata, forse sarebbe utile cogliere la vera novità dell'esistenza e non intrattenersi troppo sulle cose che passano. Ma alcune volte vado convincendomi che anche le grandi cose si contrassegnano e si comprendono meglio attraverso i piccoli passi di ogni giorno. Conseguentemente è evidente che anche i piccoli passi vanno preparati e ponderati con sapienza perché esprimono la coscienza che si ha delle cose che il Signore ci dona da vivere. Si avverte un grande bisogno di semplicità e di disponibilità, ci si prepara alla manovre di autunno ed è bello guardarsi attorno con circospezione per valorizzare le risorse ma anche per preparare in modo adeguato la vendemmia. Basta una grandinata e si perde il lavoro di tutto l'anno. Per cui è bene procedere con  prudenza e tempismo. Non tutto può andare per come si vorrebbe ma è bene che non tutto si perda per i sogni irrealizzabili.

     Ieri è stata una Domenica micidiale, una vera no stop dalle sei di mattina all'una di notte sempre in attività, anche per questo il mio fisico ha dato dei piccoli segni di intemperanza. Tantissime persone, molte più di quelle che avrei immaginato, il Signore continua a convocare il Suo popolo, in realtà mancava qualche giovanissimo, magari sono alle prese con le feste di fine stagione, ma non riuscire a trovare il tempo per il Signore non è certamente una bella cosa, non tanto per il Signore che comunque continua a vederli e a seguirli dall'alto, quanto per il parroco che deve rinviare il tutto alla settimana successiva. Il tutto che? Questi sono fatti personale che magari con emozionano molti, per cui non ne parlo. I messaggini sono stati tutti particolarmente rasserenanti, qualcuno è stato integrato dalla presenza degli interessati per cui è arrivato ancora più significativo. Io ho cominciato a salutarli così li incoraggio partire nella speranza che mi ascoltino, anche perché se loro partono ritornano i parrocchiani, alcuni li ho continuati a seguire solo attraverso face book, altri essendo totalmente spariti anche dalla rete ne ho perse le tracce. Ma non sono mancati quelli che non hanno perso il senso dell'appartenenza alla parrocchia dedicandole il proprio tempo. Insomma il mondo è bello perché è vario, e dalla varietà non dobbiamo stancarci di coglierne la bellezza.

     In questi giorni questo valore della presenza di Dio si manifesta con particolare intensità e merita di essere ammirato nella sua pienezza. Si prepara il nuovo anno pastorale e anche se il progetto pastorale e al palo nella sua impostazione quasi definitiva, è sotto gli occhi il dinamismo di coloro che ci preparano a rendersi attivi protagonisti della proposta di fede nella comunità. Vanno comprendendosi i nuovi equilibri educativi, le articolazioni innovative della proposta educativa, quasi tutti gli animatori hanno confermato la loro disponibilità, è un elemento molto positivo anche perché vuol di re che l'esperienza vissuta è stata percepita positivamente per la loro crescita. Tra i catechisti è importante rileggersi alla luce della capacità di disponibilità e anche nella maturità della coerenza cristiana, non si possono vivere contemporaneamente proposte in contraddizione. I bisogni della vita sono tanti, è vero, ma anche quelli della fede devono avere il loro spazio altrimenti corre il rischio di diventare un passatempo per quando si ha tempo e non per

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quando la parrocchia ha bisogno. E' una mentalità che poi viene trasmessa automaticamente anche ai ragazzi, la fede come utilitarismo e non come dedizione del cuore. Occorre più rigore morale e più elasticità mentale, più intensità nella vita spirituale e più apertura nell'accoglienza degli altri.

     Guardare avanti? Molti hanno nostalgia di un ritorno al passato, si è vecchi dentro e pigri mentalmente. E' un peccato? Certamente no, ma è un atteggiamento che non costruisce futuro. D'altra parte quando si arriva, diciamo ai cinquanta anni, si fa già fatica a comprendersi oltre se stessi. Come si cerca con difficoltà oltre se stessi, oltre le proprie esperienze, più sono fallimentari più si radicalizzano altrimenti uno dovrebbe mettere in discussione tutta l sua vita. Per cui non si deve sempre guardare la bontà e la sincerità della proposta quanto la capacità di leggersi negli altri e non in se stessi. L'educatore è la persone oltre, cammina verso traguardi sempre instabili, anche perché le persone sono sempre nuove e meritano tutta la nostra attenzione per essere valorizzare nel proprio essere e nelle proprie tensioni. E' sempre triste vedere che si fanno delle proposte solo perché piacciono a chi le fa. Insomma bisogna pregare di più per cercare la volontà di Dio per il bene degli altri e non di se stessi. Molti sono assonnati, stanchi, hanno bisogno di riposo, vorrebbero staccare la cosiddetta spina, la medicina consiglio a tutti è pregare di più che ci pensa il Signore ha dare la ricarica. Forse un'altra medicina efficace è quella di pensare ai ragazzi e ai giovani, se la parrocchia non si sveglia li obblighiamo a cercare altrove il senso della propria vita e purtroppo, quasi da nessuna parte si propone Gesù.  

21 agosto - Avrei dovuto caricarla ieri, ma non è stato possibile, ed eccola qui con la data di oggi. E' un angolo molto suggestivo del territorio della nostra diocesi, anche per questo è sempre bello visitarla in ogni sua parte, rappresenta lo scorcio del Golfo di Policastro che ogni giorno e per tantissimi anni Don Biagio ha ammirato affacciandosi al suo balcone in quel di Aieta. Ma la cosa più bella è che si vede nella sua armonia il paesaggio di Tortora e certamente pregando dal balcone Don Biagio non trascurava di collegarsi spiritualmente e mentalmente con il suo caro confratello Don Giovanni Mazzillo, che lo ha sostenuto e incoraggiato fino agli ultimi giorni della sua esistenza terrena. Sapere che dall'altra parte del burrone c'é un amico che prega per te aiuta certamente a fare sorridendo fra lo stupore generale di chi ti

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osserva ma non sa, un salto nel vuoto, con la certezza che c'é chi ti accoglie tra le sue braccia. E' la potenza della vita spirituale che non sempre viene colta nella sua forza ma che non dobbiamo mai stancarci di proporre con la nostra testimonianza.

     Sono sopravvissuto senza particolare patema d'animo a una notte molto altalenante, con scrosci temporaleschi e momenti di quiete. L'aurora ci ha restituito a una giornata pienamente estiva per cui  dopo il momento di vita spirituale della mattina totalmente affidati all'azione dello Spirito Santo di Dio, mi sono intrattenuto per un  sopralluogo ai cantieri della rampa e del campetto polivalente, forse gli unici ambienti di lavoro attivo a Scalea in questo periodo. Poi ho ripreso, dopo quasi sette giorni,  la via della collina. In realtà sono stato tre ore e mezzo per strada e un'ora a San Marco. In questa fase dell'estate l'itinerario è diventato un po' stancante, ma se vissuto con pazienza tutto sommato passa. E anche oggi è andata così. Lungo il cammino mi soffermo a riflettere la vita spirituale delle comunità che attraverso e mi inserisco nelle varie attività che ritengo ogni parrocchia a quell'ora potrebbe portare avanti nell'entusiasmo dei pastori e per la gioia dei fedeli. Non so se sono troppo immerso però alcune volte farei meglio a stare più attento alla strada, a questo bisogna sempre aggiungere gli ultras da cellulare.

     Si rientra dopo aver pianificato alcune attività in quel di Belvedere, intanto ho avuto modo di apprendere che l'orso ha ripreso il suo cammino missionario e meno male che il Signore mi ha ispirato di andare al forno quella sera altrimenti non avremmo avuto neanche modo di salutarci. Ma la vita ministeriale è proprio così, uno non ha più l'uso del proprio tempo al punto che non riesce più a fare quello che vorrebbe, ma solo quello che il Signore ti chiede di vivere. In realtà questo non tutti lo comprendono e anche per questo non li trovi mai dove dovrebbero essere, hanno sempre altro di più importante da fare, che poi sarebbe quello che vogliono fare loro ma che nessuno gli chiede di fare. Come sempre dico, ognuno ha la sua vita e nessuno può orientare quella degli altri, ma che almeno non si concorra a far deviare coloro che vogliono perseguire con più linearità il progetto di Dio. Allora ancora una volta buon proseguimento di missione e a presto rivederci per il gran giorno dell'ordinazione sacerdotale.

     La serata è stata caratterizzata dall'Adorazione Eucaristica orientata sulla vita di fede e al dono della serenità per Scalea e per i suoi giovani, non è certamente un periodo facile ma proprio per questo è bene non trascurarsi nella preghiera. Noi cattolici viviamo troppo rintanati nelle chiese per essere un segno di speranza per chi si trova a combattere per la costruzione di un futuro aperto alla giustizia e alla pace. E' un cristianesimo strano quello che è stato proposto tutto incentrato a una vita monacale fatta per chi è totalmente consacrato al Signore, ma non certamente per chi deve testimoniare la propria fede nel mondo. Il combattimento della storia esige una presenza cristiana energica che propone con vigore i valori sociali legati alla propria fede. La mia percezione è che la gran parte dei battezzati preferiscono fare accademia storica del sacro e liturgie che rasentano le rappresentazioni teatrali che emozionano gli occhi ma che certamente non convertono il cuore.

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     Più semplicemente non sono ciò che la Chiesa ci chiede di vivere per quanto concerne il dialogo con il mondo. Anche perché alla fine si continua a vivere ognuno a casa propria a curare le proprie ferite, totalmente disinteressati dal bisogno del fratello e dimentichi dell'impegno di evangelizzare le realtà anche familiari ormai scristianizzate che ci circondano. Sono troppo pesante, lo so ma anche per questo vivo in modo determinato alcune mansioni che altrimenti che altri affrontano con eccessiva leggerezza. A seguire una terribile sequenza di dolcificante, incredibile solo a pensarlo, ma bello da vivere. Sono quelle situazioni che cancellano in un momento ogni dispiacere. Il Signore è troppo buono con il Suo servo.

      Conclusione casalinga di sapore rurale, per come conviene a chi ha avuto una giornata molto intensa, breve momento di convivialità del cuore e poi via si riprende con il riposo o termina con il riposo, in realtà non riesco a capire molto bene quando al giornata termina o quando comincia. Le stelle brillano della loro luce fioca e accattivante, cosa da innamorati, che però devono anche avere il tempo e la volontà di ammirarle. Intanto è opportuno prepararsi al grande lamento dell'amante deluso che vive l'inutile attesa della sposa fedigrafa. Cosa sarà, semplicemente da sopportare con pazienza per il tempo che durerà, poi si riprenderà con gioia nervosa, ma quello che conta è riprendere. Scena dolcissima dell'aereoplanino che plana dolcemente tra le braccia di non ho capito bene chi, ma sorrideva per cui scena dolcissima, non da incorniciare, che rincuora e apre a una notte più sorridente e ricca di spensieratezza giovanile. 

20 agosto - E sono arrivate anche le prime tropie, sono quelle estemporanee meteorologiche che segnalano la fine dell'estate, intesa come clima caldo da abbronzatura. Adesso va ad iniziare quel clima mite che piace tanto a quelli della ma età, dove non si suda e si riesce a lavorare quasi con gioia. Questi due giorni potrebbero essere definiti i Don Biagio day, nel senso che hanno avuto come attenzione saliente il celebrare il ritorno alla Casa del Padre di questo nostro caro confratello di 93 anni. Questo mi ha permesso di ritornare ad Aieta spesso per i preparativi, per l'organizzazione della celebrazione, per la veglia di preghiera e per il momento i fraternità presieduto dal nostro Vescovo questa mattina. Novantatré  anni non sono pochi e poi vissuti con gioiosa disponibilità verso questo piccolo centro dell'alto Tirreno cosentino, esprimono bene la volontà di vivere in modo semplice e schivo il proprio ministero sacerdotale.

    Totalmente orientato all'autenticità della ricerca di Dio in una disponibilità a condividere il proprio servizio sacerdotale fino in fondo, ogni giorno sempre con intensità. Irruento pastoralmente non ha mai amato guardarsi troppo attorno, con l'esuberanza giovanile per quanto ha potuto riguardare la sua dedizione al servizio sacerdotale con il Rinnovamento nello Spirito, era come se dimenticasse improvvisamente tutti i suoi acciacchi. Questo non significa non avere problemi, quando si resta per tanti anni nello spesso posto necessariamente si creano gli schieramenti a favore e contro, anche per questo è opportuno evitare si di sostare troppo nella stessa comunità. Il sacerdote deve rendere presente il Signore e non sostituirsi al Signore, la gente non deve legarsi a questo o a quel sacerdote ma a Gesù Cristo, altrimenti si corre il rischio di enfatizzare o di distruggere a secondo delle proprie simpatie e affezioni.

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     E' inutile parlare di quelle situazioni dove è il Sacerdote stesso a enfatizzare la sua presenza con atteggiamenti di santone, capaci di coinvolgere solo i propri fans, che nei fatti diventato dei veri dipendenti dal suo carisma vero o falso che sia. Insomma la casistica è molto variegata ed è opportuno accettarla per come è altrimenti addio comunione sacerdotale. Don Biagio non era nulla di tutto questo, di origine verbicarese, ha sempre vissuto con orgoglio la sua origine in una sincera e umile disponibilità alla volontà del Vescovo. Ha sofferto molto e non solo negli ultimi anni, ma abbiamo imparato che la sofferenza è la manifestazione dell'amore di Dio che ci assimila al Suo figlio Gesù. Mentalità storicizzata in riferimento alla gestione complessiva della parrocchia, d'altra parte l'età glielo consentiva. D'altra parte quando ci si presenta davanti al Signore lo si fa con i propri peccati e non con quelli degli altri.

     Poi tutto finisce, umanamente parlando e in questo caso con un dignitoso silenzio che ha evitato asserzioni improprie o di circostanza. Pian paino si rientra nei ritmi della vita di comunità, e poiché il giovane è all'aggiornamento mi ritrovo a cogliere la bellezza dei ritmi intensi e solitari che alcune volte diventano pesanti e altre volte sono necessari per evitare eccessive distrazioni. Come sempre la gente ha bisogno di parlare, ma a me non piace troppo, vorrei che la gente mi cercasse per una migliore conoscenza del Signore e non per chiacchierare sulle proprie problematiche, che alcune volte sono anche abbastanza gravi ma io che ci posso fare. E' il Signore a dare pace, ad aprire a una migliore comprensione della propria vita, non certamente il parlare con me. Non tutti lo comprendono e d'altra parte in questo periodo sono veramente tanti i non parrocchiani per cui ogni volta devo spiegare il mio punto di vista allora faccio prima a cercare di cogliere il nocciolo del problema e a dare qualche consiglio occasionale.

     Oggi è stata una giornata dedicata alla preghiera e alla vita della parrocchia, o almeno a quello che secondo me deve essere la vita della parrocchia. Quindi cerco di comprendere i problemi e di orientare gli obbiettivi da conseguire, insomma vado elaborando in chiave definitiva il progetto pastorale parrocchiale. Una comunità come la nostra esige una disponibilità diversa da quella delle piccole comunità.  Il lavoro deve essere instancabile e la dedizione deve essere totale non verso il parroco, anche perché io meno vedo le persone e meglio sto, ma verso la comunità che ha tanto bisogno di sentirsi amata. La bellezza della nostra parrocchia è riposta propria  nelle persone che la abitano e che la frequentano, persone sempre diverse, giovani e piene di speranza anche se occasionalmente si resta frustrati nelle proprie aspettative. Per la gran parte si va dai quaranta anni in giù, che è una perfetta antitendenza rispetto ad altre comunità. Ma questo impone anche una grande responsabilità in ordine all'accoglienza e alla testimonianza.

     Intanto i lampi e i tuoni arrivano molto vicino e con eccessiva insistenza da qualche parte sta certamente scaricando io guardo fuori con preoccupazione anche perché sono aperti i finestroni della chiesa e non vorrei trovare tutto allegato. Qualcuno certamente se la sta vedendo molto brutta, conviene elevare qualche preghiera a Santa Barbara perché smetta. Per evitare che qualcosa di brutto accada anche a me chiudo e vado e chiudere tutto ciò che si può chiudere. Buona notte e tutti a casa. Diciamo così ci è passata sulla testa ma non ci è caduta in testa, chiaramente parlo della bomba d'acqua domani

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sapremo dai giornali dove si è scatenata ed ha scaricato. Intanto vanno delineandosi con serenità le cose da definire per il futuro, anche perché  alla prova dei fatti sembra che non ci sia poi molto da definire, come spesso accade il vero nuovo è il vecchio. Anche il Castello stenta a mettersi in cammino, per cui non posso che augurare un buon cammino in compagnia del Signore.      

18 agosto - Le giornate sono calde e questa è già una benedizione, visto quel che va accadendo altrove, ma la sera comincia ad avvertirsi l'arrivo di settembre con la sua arietta frizzantina che incoraggia a mettere il pullover sulle spalle. Un po' dispiace perché l'estate è stata veramente breve, ma d'altro canto è il corso del calendario che è normativo e non quello delle stagioni. Si comincia a pensare al rientro e ai ritmi lavorativi per coloro che sono in vacanza. Per chi invece ha vissuto i ritmi impossibili dell'estate anela a un po' di riposo in più. Si comincia anche a fare i conti economici delle attività turistiche a magari non sempre quadrano. Insomma si volta pagina. Certo dovrei anche parlare della ripresa delle attività pastorali ordinarie, ma di questo parlo sempre per cui evito. Ieri il Signore ha convocato nuovamente i suoi fedeli a San Giuseppe e il colpo d'occhio era molto bello, come nella pian di Sichem le diverse tribù convocate dal Signore hanno ancora una volta rinnovato l'impegno di fedeltà alla legge del Signore.

     E' uno dei grandi prodigi dell'azione di Dio durante l'estate scaleota, che magari non fa notizia, però Domenica dopo Domenica il Signore chiede ai suoi fedeli di ringraziarlo e molti riescono a distogliersi dai propri impegni lavorativi e di riposo per farlo, altri fanno più fatica ma il Signore è buono e misericordioso inoltre legge i cuori con le sue apprensioni di ordine terreno e da pace a tutti. Il parroco fa più fatica ma prima o poi imparerà ce c'è un tempo per riposare e un tempo per lavorare. Per adesso non se ne parla si deve solo lavorare e questo non genera soddisfazione soprattutto nel tempo che tanti consacrano al riposo. Scuola paolina dirà qualcuno, può essere ma più semplicemente io direi pietrina, il che vuole indicare l'esempio che mi ha lasciato mio padre. Lavorare sempre instancabilmente senza mai ottenere nulla di eclatante ma con la soddisfazione di non aver sprecato inutilmente il proprio tempo.

     La vita di fede alimenta un impegno instancabile per i valori in cui si crede e questo deve incoraggiare a mettere sempre da parte tutto ciò che distoglie dalla trasmissione della fede, non tanto con le parole, quanto con la testimonianza. Questo ritengo sia proprio difficile da far capire nel nostro tempo, purtroppo spesso anche la fede è oggetto di spettacolarità  non di impegno personale per cui si organizzano e si partecipa come a uno dei tanti momenti estivi, ma non ci si scuote in nulla dai ritmi preordinati delle proprie abitudini. Neanche Gesù riesce a bucare lo schermo dei nostri cuori e dei accontentarsi di apparire ogni tanto in prima pagina, magari in qualche ritaglio di copertina ma non riesce ad essere il tutto della vita dei credenti. Questo in un tempo di martirio non è garanzia di impegno missionario ma è quanto oggi si riesce a far maturare nel cuore dei credenti. E' probabile che nel momento del bisogni il Signore riuscirà a suscitare aneliti più coerenti di dedizione alla sua opera, per adesso ci viene chiesto di accontentarci del turismo religioso.

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     In serata qualche volto bisognoso di consolazione, altri in fuga, molti attenti e contemplativi, qualcuno affettuoso e oblativo, altri assenti nel senso che non hanno partecipato al ringraziamento. Anche qualche volto sofferente, i problemi quando si accompagnano alla nostra vita non ci lasciano neanche d'estate. Abbiamo avuto il tutto esaurito, anche per noi come per i discepoli è valsa la constatazione non abbaiamo più pane per questa folla. Forse anche a Gesù è capitato lo stesso, i discepoli davano senza controllare la dispensa e si sono trovati senza niente, deve averne avuta tanta di pazienza anche Gesù. Abbiamo imparato che i discepoli avevano altri traguardi da conseguire e non riflettevano troppo la missione di cui Gesù parlava, forse è sempre così che deve andare uno tir e gli altri a seguire in modo più o meno cosciente. Senza lamentarsi, né drammatizzare è la missione che deve essere vissuta in questo modo, anche perché tutto ha bisogno di essere orientato,personalizzato basterebbe pensare alla diversità della guida della Chiesa che si avverte tra Papa Benedetto e Papa Francesco, tutti e due nella stessa responsabilità ma quanta differenza ne modo di portare avanti la missione.

     Immagino che per coloro che sono accanto al Santo Padre non deve essere sempre facile adeguarsi  ai cambiamenti che comunque devono vivere per rendere presente la volontà del Papa. Il ministero esige l'adeguamento a coloro che ti affidano le mansioni, senza mai dimenticare che il punto ineludibile e normativo di riferimento rimane Gesù Cristo. Questo equilibrio, tra la coscienza di servire il Signore e di farlo in piena comunione con chi ti è preposto oggi,  permette alla chiesa di essere presente in ogni luogo e in ogni tempo come riferimento per la comunione tra i credenti in Cristo ma anche come riferimento di comunione per tutti coloro che amano la fraternità la solidarietà, la speranza della pace. Il Santo Padre c sta donando un esempio ammirabile di fraternità universale che non tutti amano, perché il dragone dell'Apocalisse che vuole uccidere la speranza nel cuore dell'uomo, opera anche oggi e si accanisce contro coloro che avverte come un pericolo per il suo regno di violenza e di morte. Proprio per questo il Santo Padre chiede sempre di pregare per lui, per la sua fragilità, per la sua pochezza umana, il ministero che porta avanti è troppo prezioso per questo nella sua umiltà avverte il bisogno del sostegno instancabile di tutti i credenti e di tutte le persone di buona volontà.

     Liberare la mente, è un esercizio che non sempre riesce di vivere ma alcune volte è necessario. Forse è solo un alibi per restare un po' in disparte e riposare, ma le esigenze sono tante e le persone che ti cercano ancora di più, per cui si è un po' obbligati a vivere sempre la disponibilità. In realtà i momenti di riposo non mancano quando le persone ti vengono a parlare di cose inutili. In una società che sopravvive molti pensano di poter vivere con distrazione, come se non ce ne fosse già abbastanza. Altri ti parlano delle cose più stravaganti, che certamente emozionano la loro esperienza ma perché devono raccontarla a me che non mi interessa proprio, normalmente li rimando ai propri parroci per un più adeguato discernimento dei problemi, ma altre volte non posso farne a meno e allora mi riposo. Anche perché il riposare non è legato al non fare niente, d'altra parte tanti che non fanno proprio niente tutto il giorno si dicono sempre stanchi, non si capisce di che cosa, ma è evidente che il non fare niente stanca lo stesso.

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     Alcuni passaggi non sempre riescono bene anche perché ci vorrebbero tanti volontari e magari anche qualche stipendiato, d'altra parte perché l'azione educativa proceda bene e con continuità occorre anche una professionalità e una disponibilità che con le persone disponibili nella gratuità non sempre si può pretendere, quello che conta è che non facciano eccessivi danni. In poche parole io non posso dire a nessuno lascia perdere il lavoro e vieni a operare in parrocchia, altrimenti questo i soldi dove li recupera? Certo se la parrocchia potesse dare un minimo di sostegno agli operatori sarebbe tutto più stabile, ma per adesso le offerte non arrivano neanche a coprire il fabbisogno ordinario della parrocchia. Immaginate se si può ipotizzare qualcosa di simile. Insomma è bene educarsi a condividere i limiti di ognuno come si sopportano, e gli altri devono sopportare, anche i propri limiti. Nulla di particolarmente negativo, certamente il Signore non deve stancarsi di fare la Sua parte altrimenti chiudiamo la bottega, che in fin dei conti è Sua noi ci sforziamo di non farla finire in passivo. Tutto procede secondo quanto il Signore ci dona, senza ansia e senza fallimenti, tutto nella perfetta letizia.  

16 agosto - Ferragosto diventa perciò una occasione preziosa per pregare di più, per cercare meglio il senso della propria vita, per cogliere se stessi oltre i propri limiti naturali. In Maria Assunta in cielo veniamo tutti proiettati nell'infinito, nel mistero della vita ultraterrena che noi siamo abituati a chiamare Paradiso, termina di tradizione persiana che vuole esprimere il bene che Dio ha pensato per noi. Per quanto ci si sforza faremo sempre fatica a comprenderne i parametri di riferimento, anche perché la comprensione stessa di questa realtà non appartiene alla nostra possibilità, proprio perché ci coinvolge e ci avvolge, non faremmo in tempo ad orientare la nostra attenzione e ci si troverebbe naturalmente proiettati oltre quanto si è riusciti a maturare. Per cui la cosa migliore è lasciarci trasportare spiritualmente con la Vergine Santa che già appartiene a questa realtà, ai Santi che vivono la comunione piena con l'amore di Dio, ma non con il corpo materiale, con i nostri cari che alcune volte ci piace immaginare totalmente appartenenti a Dio, nel quale hanno sempre confidato con tutti i limiti di una non comprensione, ma con tutto l'amore di una vita spesa onestamente lavorando duramente per il nostro bene.

     Come sempre tante confessioni, la gente si emoziona e partecipa con grande attenzione alla liturgia della festa. Per molti è il ferragosto, una occasione in più per stare insieme con la famiglia, con gli amici, per cui nulla di particolarmente negativo in se, ma certamente non orienta verso Dio la propria giornata e la propria esistenza. Abbiamo pregato anche per tutti questi amici di cordata, tante volte siamo stati insieme in modo spensierato soprattutto in quel di Verbicaro la tappa obbligata di questa giornata erano i piani di Novacco. Io salivo sempre dopo le celebrazioni, ma a ricordare bene alcune volte ho celebrato in montagna, solo una volta di pomeriggio ma non si è capito bene che cosa sia accaduto, per cui poi si è optato di mattina e comunque prima del pranzo. Il momento più solenne era quando si mettevano le tovaglie sul prato e noi cominciavamo a sviluppare una liturgia abbastanza tradizionale ma che non stancava mai, tanto per chiudere l'immancabile partitella a pallone che non aveva né capo né coda per ovvi motivi di equilibrio statico.

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     Per quel che riesco a memorizzare nelle altra parrocchie non c'era nulla di caratterizzante che rendesse particolare questo giorno, a Belvedere lo passavo in casa di amici, ma nulla di che. Sul Diamante ogni anno qualcosa di diverso ma nella normalità di un pasto condiviso in semplicità nella fraternità. Adesso va subentrando un anelito di stanchezza per cui, avverto l'esigenza di riposare. Peno sia più una stanchezza mentale che fisica. Sia come sia, quello che conta è che abbia un letto su cui stendermi, comincio a rigettare anche il mare, non mi fa riposare. Non a motivo della confusione, ma è così, insomma si cambia pagina di storia ammesso che ne abbia qualche altra da sfogliare.  Il pomeriggio sono stato accolto da Don Mario, sempre molto gioioso e sorridente nota rara in un parroco, per la celebrazione in quel di Cirella, della serie il primo amore non si scorda mai. Vi misi piede per la prima volta circa trenta anni fa, sembrano tanti e lo sono intanto è andato avanti quasi tutto il mio ministero sacerdotale. Come sempre tanti ricordi, tanti pensieri e guardandomi attorno ho colto tanta emozione nei visi di sopravvissuti, altri il Signore li ha chiamati a se, ma non per questo non erano presenti davanti ai miei occhi in piazza.

     Una liturgia sobria e serena, molti erano nelle strade per preparare l'accoglienza per la processione, come sempre a Cirella cose piccole ma belle e significative come la targa ricordo che mi è stata donata, il giovane riesce perfino a stupire. Come ogni cosa bella anche questa è finita e mi sono messo lentamente in cammino per il rientro, in parrocchia sono rimasto nel coro e un periodo che condivido con chi da gioia all'assemblea liturgica, anche perché d'estate non è facile mettere insieme i coristi. Per alcuni è estate e non se ne parla, per altri c'é il lavoro e non se se parla, altri ancora fanno fatica a dare continuità alla gioia di stare insieme nel servire la comunità e preferiscono andare di qui e di là dove, a loro parere, i fiori sembrano più belli. Ma anche perché a me piace cantare  e animare l'assemblea nella velata presunzione che come o faccio io lo fanno molto meglio gli altri ma è più bello che lo faccia io. Per me non c'é nulla di più prezioso della vita della comunità parrocchiale, l'unica cosa che mi dispiace è che non riesco a trovare il tempo necessario per incontrare quanti mi chiedono di stare un po' di più con loro.

     Chiaramente parlo di quelli della parrocchia, gli altri devono andare dai loro parroci, altrimenti corrono il rischio di impigrirsi e questo non viene dal Signore. Cerco di capire verso dove camminare e con chi camminare, devo anche comprendere chi ha voglia di camminare o preferisce restare a guardare o peggio vorrebbe che anche gli altri non camminassero. E' la vita del parroco che vigila sul gregge che gli è stato affidato ed evita di stancarlo troppo. Quest'anno abbiamo una settimana di pausa, la vecchiaia incide sui ritmi, ma la parrocchia è giovane anche per questo il Vescovo ha mandato il giovane. Mi sforzo di capire ma è evidente che ci sono dei piani di lettura ormai incomunicabili, è la legge del cambio generazionale che ha una sola soluzione non cercare di comprendere e fare spazio alcuna paura, il futuro quando è guidato da Dio, è sempre meglio del passato. E io mi regolo proprio così, anche quando a visitare i confratelli non mi stanco di valorizzare ciò che lo Spirito opera attraverso di loro. Ce la farò a uscire di scena senza particolari patemi, a dirla oggi sembrerebbe si sì ma si dovrà verificare alla priva dei fatti. Molti, anche più bravi di me, hanno fatto molta fatica.

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     Oggi è stata una giornata stancamente normale, oltretutto ho avuto la luminosa idea di immettermi sulla superstrada nell'ora di punta, per cui tre ore in auto per fare venti chilometri tra andata e ritorno. Avrei dovuto incontrare alcuni amici estivi e invece ho fatto in tempo solo a fare cose. Nulla di particolarmente drammatico, avrei potuto andare al mare e invece ho cucinato, oggi pennette al tonno e peperoncino, non male sobrio e sostanzioso. La celebrazione pomeridiana è stata molto serena e partecipata. La protezione della Vergine Maria si avverte ancora nell'aria per cui tutto viene vissuto con più armonia e serenità, dall'estremo oriente il Santo Padre manda i suoi messaggi di misericordia e di povertà, nella speranza che si riesca a farli vivere anche da noi. Certo dobbiamo sperare che il Signore gli doni qualche anno in più del previsto almeno per cominciare a stabilizzare alcuni mutamenti istituzionali che rendano maggiormente presente la Chiesa povera che accoglie i poveri. Ormai il messaggio è chiaro ma quanti lo facciamo proprio? La durezza del cuore è una storia antica che ha caratterizzato anche il popolo di Dio, forse con l'aiuto dello Spirito Santo come Chiesa dovremmo essere più docili al messaggio d'amore che Lui ci sta donando con la sua vita di instancabile annunciatore e testimone di pace e di amore.  

14 agosto - Certamente dispiace sapere che in tante parti del mondo ci sono fratelli e sorelle che a motivo della fede in Cristo sono perseguitati e uccisi. Giustamente direte non è una grande novità, è Gesù stesso che ha avvisato i suoi discepoli delle possibili persecuzioni, ce ne sono sempre state e, negli ultimi anni, anche di molto violente. Forse maturava l'illusione di una migliore relazioni tra le culture religiose, di una crescita nella tolleranza della diversità. E' come svegliarsi dopo un brutto sogno, in realtà non so che significhi anche perché è parecchio che non ricordo i sogni che faccio a motivo della stanchezza, però altri dicono così quando vogliono esprimere qualcosa di imprevisto e di negativo. La via della fraternità, in qualunque religione, è stabilmente esposta alla prepotenza dei violenti. Basti pensare alla normalizzazione del Tibet da parte dei cinesi, avvenimento di cui nessuno parla ad alta voce e che costa la vita a migliaia di monaci buddisti.

     E' come se ci fosse una recrudescenza della volontà di distruzione nella vita dell'umanità del nostro tempo, ma forse dipende dal fatto che ci viene proposta in modo più sistematico come informazione e sensibilizzazione, in verità ci sono stati altri conflitti molto violenti che però non hanno determinato un coinvolgimento emotivo. La cosificazione della vita, svilisce la dignità della persona e la rende sempre più facile preda di chi fa della violenza il proprio modo di affermarsi sugli altri. L'incapacità di stabilizzare gli equilibri internazionale tra le grandi potenze fa il resto. Ma d'altra parte quali sono oggi le grandi potenze? Tutto questo corre il rischio di togliere la gioia che deriva dal servire il Signore nella semplicità degli incontri con gli altri che ci dona di vivere e destabilizza gli sforzi nella tensione di costruire un mondo più giusto attorno a noi. Il pensiero va sempre ai bambini, alle donne facili prede di ogni tipo di violenza.

     Intanto l'estate scivola nella volontà di distrazione che comunque si accompagna alla vita di tanti o forse è solo un atteggiamento esteriore, orientato a velare i sentimenti e le preoccupazioni interiori. Eppure molti vivono veramente in questo modo, totalmente immersi in ambienti di potere non

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colgono la preziosità di essere buoni, magari i buoni danno anche fastidio perché destabilizzano le contrapposizioni, le inimicizie necessarie per creare conflittualità e parcellizzazione degli ambienti di vita. E' proprio così molti fanno del male il senso della propria vita e chi vive per il bene stenta a comprendere questa ramificazione, forse per questo anche chi vive sforzandosi di fare il bene non riesce a coagulare le energie in un unico sforzo, e troppo spesso si perte per il fronte alla spicciolata facili preda di chi invece sa gestire le proprie energie negative. La dispersione contribuisce a generare l'illusione della normalità e vela le tante negatività che comunque sono presenti accanto a noi, anche per questo quando accade qualcosa sembra che nessuno se ne renda conto prima.

     Una giornata che si è sviluppata in modo complesso e che ha avuto come punto di riferimento Grisolia, sia per la preparazione della festa di San Rocco che per una visita di cortesia che ha fatto tanto bene a entrambi. Alcune volte si avverte a pelle l'esigenza di sintonizzarsi anche se tra estranei per tanto tempo. Il dolore condiviso genera fraternità, anche per questo è difficile da capire chi lo genera come obbiettivo principale della propria vita. Penso che come in tanti ambienti storici ormai si sia consumata una separazione tra il momento religioso e quello spettacolare, dovremmo essere contenti perché è quello per cui si è operato per tanti anni, ma poi quando si vanno a fare i conti ci si trova in difficoltà, anche perché una parte delle spese sono le stesse ma le entrate sono molto essenzializzate. Non è sempre facile educare il popolo al sostegno della vita parrocchiale e non per i festeggiamenti di piazza. Diciamolo pure, la parola aiutare i poveri, genera una forma di allergia e non sempre sollecita la generosità dei battezzati.

     Abbiamo chiuso con la preghiera, penso si sia pregato con intensità nella speranza di poter essere di conforto per coloro che possono averne bisogno. Purtroppo non si può fare altro che contemplare la Croce di Cristo ed essere pronti a sostenerne il peso, per la parte che ci compete. Sullo sfondo rimangono i tanti momenti di spensieratezza gioiosa, i sorrisi, i colori, la voglia di gioia familiare che pure non mancano nella giornata del parroco, diciamo che al terzo appuntamento, oltre all'affettuosità di sempre, qualcosa si è perfezionato nell'ordine della tavola imbandita che suscita tanta nostalgia e speranza che però è da rigettare anche perché la bilancia parla chiaro. E' meglio dargli uno stop.  I giorni sono particolarmente intensi e diversificati, con una partecipazione delle persone veramente indescrivibile, qualcosa mi sforzo di ritenere negli occhi e nel cuore altre cose passano tra i sorrisi, mai di ufficio, ma comunque troppo spesso stanchi.

     Musica a volume sostenuto, fuochi d'artificio per qualche compleanno, odori intensi di cose da magiare, tanti volti sorridenti e luminosi, magari anche qualcuno stanco e appesantito come il mio, nella serata estiva non manca nulla. Magari la gioia di viverla? Ma questo non riguarda tutti per cui auguri di buon proseguimento a chi ci riesce. Purtroppo non si riesce neanche a trovare i tempi lunghi per poter lavorare in modo più stabile. le cose da fare sono tante e non sempre si riesce ad elaborarle per come si dovrebbe. Qualche invocazione di condivisione dilazionata nel tempo mi arriva dal Castello, un grido di dolore inevaso dal Casale. Tanto per gradire alle tre di pomeriggio impegno impossibile e infatti disimpegno possibile. I giovani sono spensierati

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ed è bello che almeno loro ci riescano, ma un giorno o l'altro ne prendo a calci qualcuno, così mi spensieratizzo pure io. Beh, proviamo a riposare. Buona notte.

12 agosto - Da tre giorni è arrivata l'estate, vuol dire che non piove almeno dalle nostre parti, per cui tutto è improvvisamente cambiato. E' scoppiato il gran caldo, le strade si sono improvvisamente saturate di auto, ai lidi sembra splendere una luminosità diversa, anche i tanti ambulanti che vivono a ridosso del campo sportivo sperimentano qualche entusiasmo economico. C'è in molti una grande voglia di lavorare e tanti lavorano veramente con intensità, questo riguarda tutte le età, spero che tutti siano trattati con rispetto a quanto pattuito in riferimento al salario. I più significativi negli atteggiamenti sono i giovani che in questo periodo donano il meglio di se, non tanto dal punto di vista spirituale ma da quello valoriale, insomma esprimono le loro qualità i loro sentimenti, la gioia di sentirsi finalmente protagonisti della loro vita. Purtroppo pero la gran parte dell'anno non possono viverlo, forse anche per questo non mi stanco di cercare di imparare, non tanto per imitarli, cosa che è al di sopra delle mie capacità, quanto per apprezzarli nella loro dedizione, magari un po' di invidia per il fatto che non lo fanno in parrocchia, ma pazienza, qualche difficoltà dialogica con la Chiesa ci deve essere stata, se quasi tutti preferiscono stare fuori e non dentro.

     Insomma il Signore ha benedetto i suoi figli, magari anche qualche figliastro tanto per non fare torto a nessuno. Io continuo il mio pellegrinaggio all'interno delle tante comunità della diocesi, Domenica a Praja Gesù Cristo Salvatore per la festa di San Francesco di Paola, ieri al Pettoruto e a San Marco per gli oneri di ufficio, oggi a Cetraro San Filippo per la festa dell'Addolorata, il quattordici sono a Grisolia per San Rocco e il quindici a Cirella per la Madonna dei Fiori. Tutti momenti molto edificanti che aiutano a cogliere il volto gioioso e festoso della diocesi, fare festa aiuta a comprendersi nella stessa barca e ci chiede di confidare insieme nell'aiuto del Signore. Non sempre si riesce a comprendere il dono della Grazia di Dio, ma lo comprendo bene io e anche per questo cerco di incoraggiare a vivere nella speranza. Una vera festa dei giovani in quel di San Filippo, quando si hanno le capacità oblative il Signore benedice e genera la gioia della vita comune, tutti i ragazzi e i giovani della parrocchia attorno la proprio parroco anche in estate. Qual'é la magia? Difficile da capire, però serve a sfatare il mito che in estate si abbandona la parrocchia, questo accade anche da noi e purtroppo non solo da parte dei ragazzi.

    Anche se non tutto sembra scorrere per come si dovrebbe, ma forse non è mai capitato e neanche può capitare, d'altra parte i doni di Dio sono in mano alla nostra fragilità di uomini, perciò è bello quando si percepisce che trionfa la Sua potenza sulla nostra debolezza. Il volto festoso della comunità cristiana colora di luce nuova i volti e anche la riscoperta delle relazioni comunitarie e familiari, si mette in moto un movimento anomale che generalmente resta fermo per tutto l'anno e poi in queste occasioni genera entusiasmo in persone che non si sarebbero mai coinvolte in qualche attività ecclesiale. E' la fase attiva di San Francesco di Paola e della Vergine Santa sono i più festeggiati a ruota, ma molto distanziato, segue San Rocco. La gente collabora alla raccolta dei fondi per fare festa, molti vivono la riconciliazione sacramentale se gli si dà

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la possibilità, altri e sono più semplicemente partecipano e pregano per essere aiutati nelle loro tante difficoltà soprattutto materiali.

     Contemporaneamente cerco di farmi carico di alcune situazioni di particolare difficoltà sociale e spirituale che si accompagnano alla vita della comunità parrocchiale. In realtà non sempre trovo riscontro nella disponibilità al dialogo, ma che almeno non si pensi che io sia trascurato nell'attenzione verso di loro. Troppo spesso ci si accorge dell'importanza di dialogare quando è ormai troppo tardi per rimediare, ma purtroppo accade spesso che per rispetto umano uno preferisce scoppiare dentro anziché aprire il proprio cuore al dialogo spirituale. Altri diranno ma allora perché io mi sento trascurato, forse il livello di guardi è molto lontano dall'essere raggiunto, per cui non avverto problemi particolari bisognosi di intervento urgente e neanche a lunga scadenza. Presunzione? Può anche essere, ma sono i limiti che appartengono a chi fa educazione, la discrezione nella scelta de metodo di approccio è parte integrante della disponibilità.

     Santa Chiara mi ha obbligato a una carrellata di auguri per le tante Chiare che ho incontrato nel mio ormai lungo ministero sacerdotale, è un nome che genera leggiadria, per cui, anche se in mezzo alle difficoltà della vita, chi porta questo nome gode sempre di una particolare energia interiore con una intensa venatura artistica. Ma quello che è più bello in queste persone è la luminosità degli occhi, non sempre dei visi, ma gli occhi raramente esprimono negatività. Sempre molto sensibili, alcune volte vi si avverte della malinconia per le cose non vissute e desiderate. Si prepara il campo con gli Scout, si programma il nuovo anno pastorale, si vanno a trovare gli ammalati, si portano avanti i lavori strutturali, riesco perfino a trovare il tempo per un bagno a mare. Tutto è molto sereno e si porta avanti con la forza che il Signore mi dona e anche con la preoccupazione di quanto stento a cogliere come possibile da realizzare per il futuro.

     Come sempre il futuro è nelle mani di Dio, ma guardare più in profondità aiuta a non trovarsi sprovveduti di fronte al Suo progetto di salvezza. Abbiamo imparato anche a nostre spese che non sempre prosegue per come vorremmo noi, ma poiché è Lui a decidere è meglio lasciarlo fare, d'altra parte lavoriamo al Suo servizio. Nessuna ambizione guida l'impegno se non quella di continuare a servire il Signore per come Lui stesso mi ha sempre donato e continua a donarmi di vivere. Alcuni guardano in modo diverso al mio impegno, pensano a non si comprende bene a quali traguardi ipotetici o illusori, ma so bene io perché opero e come opero, il resto non ha molta importanza. D'altra parte ognuno valuta gli altri con il proprio cuore. La notte avanza con semplicità e linearità nella confusione estiva, è una notte di luna piena. Domenica è stato San Lorenzo, i fidanzati avranno avuto qualche difficoltà in più a guardare le stelle cadenti, ma non per questo saranno rimasti delusi nel loro stare insieme, anzi avranno avuto modo di guardarsi meglio negli occhi cercando qualche verità ancora nascosta e magari bisognosa di conferma. 

9 agosto - Si riprende con particolare intensità questa giornata di agosto, si cominciano a fare i conti, non solo dal punto di vista economico ma anche in riferimento alla disponibilità verso il Regno di Dio, nella dedizione al volontariato, nella disponibilità alla vita di carità. E' vero non sempre tutto

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torna, per come sarebbe necessario, ma penso che questo non accada quasi mai e in nessun luogo. Anche per questo ritengo di dover essere per come il Signor protegge e accompagna la vita della parrocchia con la Sua benedizione e il dono della pace. E' periodo di pellegrinaggio all'interno e all'esterno della parrocchia, molto bello quello di mercoledì, in rapida successione Cirella per visita di cortesia e un momento di conforto sulle difficoltà intrafamiliare, poi il Casale per esprimere solidarietà nella sofferenza, a cui ha fatto seguito un relax in fraternità e una gioia condivisa nella vita comune. Qualche anelito di stanchezza percepita più che espressa, ho avuto anche modo di sperimentare come si organizzano le cose ritenute importanti dai giovani e quante persone vi si coinvolgono. Si riprende e,  come per un suggerimento dello Spirito, mi sono fermato al Cozzandrone, questo è veramente difficile da localizzare anche perché neanche coloro che vi abitano sanno che si chiama così.

     E' stata una ispirazione del Signore perché ho avuto modo di vivere un incontro imprevedibile. Mi ci ero soffermato per una nostalgia della memoria, mi ricorda tanti momenti di festa e di spensieratezza con i giovani e poi all'improvviso un dolore molto drammatico. Come faccio sempre ordino qualcosa, in modo improprio ma avevo un certo imbarazzo emotivo,  mi siedo in disparte anche per capire in che cosa le cose e le persona cambiano con il tempo, poi è apparso l'Orso delle nuove frontiere della evangelizzazione e la cerbiatta delle favole, insomma un momento di autentica gioia nel Signore, poche parole hanno detto più gli sguardi e il cuore, poi si riparte il tempo corre, ma è stato sufficiente per riprendere con rinnovata vitalità interiore. Meta Hiroshima, forse è meglio dire il valore della pace nella nostra società, un appuntamento con la storia e con i drammi del nostro tempo che ama parlare di guerra e non di fraternità. Pochi ultras, comunicazioni in libertà, conflittualità tra i relatori sulla diversità dei punti di vista sul conflitto in atto tra Israele e la Palestina, insomma a mezzanotte si riprende la via di casa. Strada perfettamente libera, il che significa che ci si muove poco e, turisticamente parlando, non è certamente una bella notizia.

     Giovedì, tra un impegno e l'altro, è stato caratterizzato da una serie di messaggi provenienti dal cuore, non perché adesso abbia delle visioni, ma semplicemente i lontani geograficamente parlando, si ricordano del loro parroco e messaggiano. Appuntamento per il rientro al Castello in vacanza, preparazione al matrimonio per l'incompresa epocale, consolazione per la sofferenza da vivere commista alla gioia dell'attesa, poi il sorriso e la gioia infinita e condivisa dal call center, tanto per chiudere qualche informazione dal fiume Lao e dintorni. Potrei continuare con gli abitué e allora sarebbe un elenco interminabile di persone che cercano relazione, ma trovano sempre poco tempo a loro disposizione. C'è anche chi pensa che i parroci siano persone che soffrono di solitudine, sarà vero? In realtà rispondo in modo scarno anche ai messaggi, tanto per far capire che non trascuro, ma normalmente essenzializzo la comunicazione anche per scoraggiare l'abuso dello strumento, che ritengo sia proprio per gli innamorati delusi e non per dialogare tra persone adulte.

     Il momento più importante è stato quello dell'incontro con i Catechisti e gli animatori, insomma si guarda alla ripresa delle attività ordinarie della vita di comunità, quando l parrocchia riprenderà ad esprimere la bellezza di essere al centro della vita di tantissimi battezzati. Si, anche adesso è al centro di migliaia

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di persone, però sono tutti volti anonimi, almeno per me, non per il Signore, Lui li conosce tutti, d'altra parte vengono per Lui e non certamente per me. Ma i parrocchiani penso di cominciare a conoscerli anche io, senza alcuna presunzione, si fa fatica a conoscere se stessi come si può pensare di conoscere gli altri? Però qualcuno ritengo di conoscerlo meglio di come si conoscono loro stessi. C'è chi è distratto dagli impegni estivi, altri dai problemi familiari, qualcuno è stanco per l'intensità lavorativa dell'estate, altri sono concentrati sul'impegno da vivere e che continuano a preparare anche durante il tempo estivo. Diciamolo pure qualcuno trascura perfino l'impegno di santificate la festa, non certamente per motivi di svago, cosa che comunque non va bene, perché il parroco deve poter contare sui catechisti anche durante il periodo estivo. I turisti devono essere accolti non solo con le attività turistiche, ma hanno bisogno di sperimentare  la fraternità che la parrocchia vive e che deve offrire.

     Ho delineato il cammino che ci prepariamo a percorrere, le modifiche metodologiche da apportare rispetto all'anno precedente, l'importanza di aprire al parrocchia al mondo che ci circonda, insomma la Chiesa in uscita di cui parla tanto il Santo Padre, che spesso viene ascoltato e applaudito da persone sedute che non hanno alcuna intenzione di alzarsi e di andare. Generalmente non parla nessuno, rigorosamente la discussione si fa fuori, questa volta abbiamo avuto tre interventi interlocutori, il che vuol dire che si va crescendo nella coscienza del proprio impegno e della volontà di capire meglio che che si deve vivere, entra poco la mentalità oratoriale, d'altra parte nessuno ne ha fatto esperienza nella propria crescita e nel servizio educativo fin qui svolto, per cui ci vorrà molta pazienza da parte loro per cambiare categorie educative. Insomma si deve passare dalla mentalità del gruppo da indottrinare e da seguire, alcune volte da coccolare come se fosse proprio a quella della comunità da accogliere e con la quale camminare con gioia nella dinamica mai compresa ed espressa pienamente della missione.

     Ieri sera dopo l'incontro con il coro, lunga camminata alla ricerca dell'estate scaleota che sembra stenti molto a decollare. Molta esperienza di deserto, un po' di Babilonia in centro e poi ancora deserto. Un po' stanco di questa ricerca scoraggiante, mi sono fermato dagli sposini in viale Michelangelo e ho condiviso con loro una pizza e l'attesa gioiosa del loro matrimonio. Continua intanto il lamento dei tanti operatori ecologici che continuano a lavorare senza essere pagati, non possiamo che condividere le loro attese nella speranza che tutto sia normalizzato. Anche perché, siamo molto bravi a lamentarci del servizio che offrono anche con molti sacrifici, data la nostra poca educazione a rispettare gli orari e il dodo di consegnare i rifiuti, ma di sostegno alla loro situazioni nessuno ne parla. I loro problemi rientrano nella casistica delle cose alle quali devono pensare altri, per alcuni aspetti è vero, però un sorriso in più e un po' di rispetto in più dovrebbero essere alla portata di tutti. Intanto ha chiamato Maria che rivendica un po' di tempo anche per lei. Allora vi lascio altrimenti farà fatica a sorridere e la famiglia certamente ne soffrirebbe molto. 

5 agosto - Cosa significa vivere un servizio in parrocchia? E' molto semplice, significa vivere con umiltà ciò che ti viene affidato di fare. Quello che conta è la disponibilità del cuore, senza particolare presunzione nelle proprie capacità, curando particolarmente la vita spirituale tanto per non inaridire e far inaridire

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coloro che ti vengono affidati. ma il valore che certamente non deve mai mancare penso sia l'amore verso la comunità parrocchiale, non verso alcuni o verso coloro che ti vengono affidati, ma verso tutti. Questo affetto complessivo poi ti viene chiesto di esprimerlo in un ambito particolare e specifico. Come vedete è tutto abbastanza semplice, per cui non ci si deve preoccupare troppo di ciò che uno sa fare, è importante operare in team, questo ti dona la gioia di fare esperienza di vita comune stabilmente. Questo è un po' più difficile, ma ritengo che un bravo educatore dovrebbe leggere molto, ogni tipo di lettura, questo permette sempre di cambiare modo di pensare di non concentrarsi troppo su stessi, ti dona anche di esercitare la mente e mantenerla attiva e progettuale verso interessi anche molto diversificati.

     L'opera è di Dio e noi non dobbiamo mai pensare di poterci sostituire a Lui, dobbiamo solo aiutarlo ad essere stabilmente presente nella nostra vita e in quella di coloro che ci pone accanto. Prima di tutto nella nostra vita, anche per questo è opportuno non trascurare mai la preghiera, anche durante l'estate non dobbiamo dimenticare di alimentare la nostra vita spirituale, anche perché certamente aumentano le occasioni di distrazione e di peccato, per cui è opportuno dedicare più tempo al Signore. Insomma diventa difficile passare giornate intere nella distrazione e poi essere percepiti come degli educatori alla fede. E quando questo accade in modo sistematico, dobbiamo solo affidarci alla misericordia di Dio, ma forse non è sempre opportuno dovervi ricorrere, per coprire le negatività che si accompagnano alla nostra vita. Altro ambito da non trascurare mai è la vita familiare, è opportuno che quello che trasmettiamo agli altri lo viviamo prima di tutto in famiglia, cogliendo in questo atteggiamento anche tutte le negatività che eviteranno di stupirsi quando lo si riscontra negli altri.

     In questo periodo sto' lavorando la progetto pastorale della parrocchia, alcuni mi dicono, ma Don Cono chi te lo fa fare, tanto oggi la gente non legge. E' vero però a me piace scrivere per cui come capita altre volte si lavora per la storia. Qualcuno fra cento anni potrà rischiare di capire come si intendeva operare in questi anni, così complessi e difficili della nostra Scalea. Serve anche a ripassarmi quello che la Chiesa mi chiede di vivere e di cui alcune volte potrei anche trascurare alcuni elementi fondamentali. Poi il Santo Padre non ci fa certamente annoiare, ogni giorno ne esce una, questo non è male, dobbiamo solo evitare di dormire troppo per non trovarci anni luce dalla sua situazione attuale. Basta distrarsi e si resta indietro, d'altra parte chi si affida allo Spirito vive di tensione sempre innovative. Anche per questo alcune aggregazioni ecclesiali, con il loro essere istituzionalmente ripetitive, rendono cattiva testimonianza alla novità dello Spirito Santo. Aprire il cuore, aprire la mente, lasciarsi coinvolgere, non opporre resistenza sono elementi che devono caratterizzare la gioia di confidare nel Signore e di amare la comunità dei credenti.

     Un altro aspetto che non deve mai essere dimenticato è quello di scordarsi i ringraziamenti, chissà perché chi dona la propria disponibilità gratuitamente  per la crescita dei ragazzi e dei giovani raramente viene ringraziato, anzi molto spesso deve sopportare anche rimproveri gratuiti. Quando questo accade significa che veramente tutto è fatto nella gratuità evangelica, è da rimuovere l'uso che spesso mi è capitato di sperimentare dei regalini di fine corso ai

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catechisti, la gratuità deve essere sempre totale  non ha bisogno di souvenir, il vero ricordo deve essere la preghiera dei ragazzi per il proprio catechista o animatore e nient'altro. Si, giornata pienamente serena, almeno per me, il giovane Fiorino entra sempre più nel suo ruolo di alternativa attiva alla gioiosità parrocchiale, io sempre più nel vecchio saggio della montagna, insomma tutto secondo schema educativo del trapasso nozioni. Come dovrebbe fare ogni educatore, preparare la successione in modo armonico.

     L'affettuosissima e venuta per donare un po' di calore umano e spirituale. Il call center funzione nonostante il mite caldo estivo, qualche intemperanza dei confratelli alimenta vivacità impropria ma niente di particolare. Poi abbiamo la neo mamma che deve essere seguita e incoraggiata alla prudenza, saltella come uno stambecco mentre dovrebbe stazionare serena. Si riesce ad essere mamma troppo presto? Può accadere, però in questo caso tutto cambia in fretta, forse troppo in fretta? Non può dirlo nessuno se non la storia da condividere cercando il senso dell'amore che si apre alla vita nonostante tutte le difficoltà che questo comporta. non sempre è facile lavorare in agosto anche perché non tutti amano farlo con serietà, però quando si deve un po' ci si stressa ad inseguire questo o quello e magari neanche ci si riesce. Quando in mezzo ci sono gli interessi non è facile incoraggiare alla serietà. Chi può scappa ai monti, chi non può cerca riposo per come è possibile. Stranamente oggi neanche un ultras di passaggio, ma il mare è per tutti, per cui buon proseguimento di estate per chi riesce.

2 agosto - Alcune volte le cose ti capitano sotto gli occhi e tu non te ne accorgi. Ma allora si è distratti? No, è che sono tanto assurde che alcune volte è impossibile ritenerle possibili, eppure è opportuno rendersi conto che non tutti amano la vita in Cristo, ma in molto c'é solo lo stare all'ombra di Cristo. Così può capitare che ci si relazioni con difficoltà per una lettura non data, o ancora per un ministero non assegnato, o perfino per un sorriso inteso male, d'altra parte tutto è legato alla comprensione del proprio cuore. Ma proprio per questo è opportuno essere sempre attenti a tutti e a tutto, magari con un livello di severità maggiore di ciò che si avvertirebbe necessario, ma questo vale solo per coloro che pensano di essere più importanti degli altri. Un po' di mortificazione non guasta, è bello tornare con i piedi per terra tanto per vivere la gioiosa esperienza della vita comune e non di quella celestiale, nella quale impropriamente alcune volte ci si colloca.

     Giornata dedicata alla consolazione delle anime affrante, tutto sommato non è stato difficile anche perché era una situazione facile da risolvere data la dolcezza degli interessati. Alcune malattie non si curano con i farmaci, ma con l'affetto. Così la comunità non cresce per la frequenza alle celebrazioni ma con la frequentazione di Cristo, purtroppo le due cose non sempre si coniugano in modo automatico. C'è un po' di sconforto in alcune aree della nostra città, la gente apre la propria baracca ma di avventori non se ne vede neanche l'ombra, ma è normale direte voi, la luna non fa ombra. E' vero, ma se uscissi di giorno, probabilmente ne vedrei ancora di meno. E' una estate da vivere così, in qualche modo si va avanti. Di certo darà più difficile affrontare l'inverno. Continuano le azioni di sopraffazione e di ingiustizie verso i giovani, nella povertà è risaputo che la prevaricazione aumenta. La legalità non deve restare un argomento di cui trattare in ambito educativo, ma un modo di vivere che si

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manifesta nel rispetto verso i diritti degli altri, anche verso chi non può difendersi.

     Alcune ricorrenze estemporanee hanno accompagnato e caratterizzato questo giorno. Prima di tutto la Perdonanza di Assisi che Frate Francesco ha guadagnato per noi, che ne godiamo i frutti, senza averne particolari meriti. Ed è per questo che in questi giorni molti si sono avvicinati alla Confessione potendo applicare la Grazia Giubilare per se e per i defunti. Poi significava la partecipazione al congresso del Movimento per la Vita, generalmente ci vado leggermente prevenuto, ma mi sono dovuto ricredere appena varcata la soglia degli ambienti congressuali. Volti giovani, persone interessate, ricerca sincera del significato di una presenza, impegno nella partecipazione. Insomma mi sono trovato a mio agio, non sempre l'accoglienza della vita è argomento di riflessione nelle nostre comunità anche perché sappiamo bene che la società occidentale non brilla per la crescita, è una società orientata all'invecchiamento e non alla nascita. Per cui vedere tanti giovani che parlano della vita e tante famiglie che vi partecipano genera entusiasmo. Per la nostra parrocchia il discorso è leggermente invertito, le nascite aumentano sia dentro che fuori la vita matrimonio, diciamolo pure c'é un po' di confusione morale, ma intanto si fanno nascere il che non è male.

    Si chiude nel'intimità della sede scout per riflettere l'importanza di maturare la capacità di fare le scelte nella vita. E' il senso della partenza, ma cosa significa viverla in comunità, cogliendo in questo valore la capacità di leggersi in cammino con altri e non da soli. Non sempre l'applicazione del metodo educativo può essere vissuto come un automatismo. E' anche vero che non sempre si è capaci di discernere il bene, insomma si va avanti per come è possibile cercando di comprenderlo come il bene in situazione. Della serie domani è un altro giorno e si vedrà. Questo vale anche per altre esperienze educative, si parte senza cogliere il senso del dove, senza comprendere il valore del come, solo con la presunzione di andare avanti. Questo aiuta a leggere tanti fallimenti educativi nelle famiglie. Comunque sia, a sbattere contro il muro si fa prima. Anche in questo caso occorre procedere lentamente, nella certezza che è l'unico modo di procedere senza eccessivi fallimenti.

     Comincio a rendermi conto che la situazione dell'impegno politico è veramente molto grave, ognuno incensa se stesso e stenta a guardare il dramma della città. Questo vale anche per le tante attività professionali manca qualsiasi forma di collateralismo orientato al sostegno vicendevole. Purtroppo non sempre si può realizzare quello che si riterrebbe necessario per la diffusione del bene. Per il resto tutto abbastanza positivo, per alcune ore ho avuto la gioia di tornare ad essere operaio. Insomma mi sono sforzato a portare la carriola con il materiale, poi ho innaffiato le piante, con il risultato della crescita dello sdirrinato, o almeno penso sia questo il male che ho alla schiena. Ci si prepara alla Domenica, come sempre il Signore ci apre al dono della pace e della gioia da condividere anche con coloro che sono nel lutto e nel pianto, la fede nella Resurrezione, che Gesù ci ha donato, deve rischiarare ogni tenebra non bisogna abbattersi mai.    

1 agosto - Inizia il periodo più lungo, o almeno lo si spera. Tanta gente in arrivo anche se il sole non è più garantito, spettacoli e serate danzanti nei lidi,

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tanta gente bisognosa di riconciliazione all'altare della misericordia e tantissimi volti sconosciuti alle celebrazioni, inutilmente cerchi i volti noti sono quasi tutti impegnati in altre attività per cui sarebbe una ricerca inutile e distraente. Ci godiamo la novità come dono dello Spirito e intanto cerchiamo di non trascurare il bene della comunità che la Chiesa mi ha affidato. Ricordo sempre che il Vescovo mi ha affidato le anime di Scalea e non tutti quelli che vengono qui a villeggiare, verso i quali deve sempre avere un atteggiamento di rispetto e di dedizione operosa, ma non devo mai distrarmi dai miei parrocchiani che sono il vero bene di cui sono responsabile. Ci si prepara a questo periodo cercando di riposare un poco anche se non è facile, date le tante attività in corso, ma non è facile anche perché avverto una sistematica stanchezza che stento a rimuovere anche riposando qualcosa in più del normale. Della serie: è la vecchiaia.

     Il venerdì è il giorno più lungo della settimana, anche perché inizia come tutti gli altri giorni, ma poi finisce quando finisce, non c'é orario. Oggi poi è il primo venerdì del mese, per cui si è arricchito di una richiesta esorbitante di confessioni, anche perché cade in concomitanza con la perdonanza di Assisi. Molti, come gli ebre nell'esperienza del deserto, diranno che cos'é? la risposta ormai è semplice e ripetitiva, andate a vedere su Google. Tutto è diventato più semplice, anche la ricerca più affannosa viene semplificata ed esplicitata in poche battute. Il venerdì oltre a ricordarci la Morte del Signore ci ricorda anche il suo amore, ma è anche depositario di una serie di attività ineludibile che trova il suo apice nelle prove del coro parrocchiale. Mi propongo sempre di preparare tutto con cura ma poi arrivo all'appuntamento regolarmente in affanno. Visione e aggiornamento di Internet, visita agli ammalati, inutile tentativo di riposo pomeridiano costellato da telefonate allarmate e destabilizzanti, quindi l'impegno di seguire i lavori in parrocchia, poi le confessioni per più di due ore, si chiude con il relax delle prove di canto.

     In realtà, generalmente, a questo punto c'é l'incontro della Comunità capi degli Scout, un momento accademico di relazioni educative che non sempre sortisce l'effetto desiderato, è una fase di rilettura del senso di una presenza educativa nella tensione a volare più in alto per chi forse era stabilizzato nel volo radente, per cui gli effetti alcune volte lasciano a desiderare. ma intanto ci si prova il che non è un male, visto che aiuta a rileggere la propria esperienza nella dinamica della novità della Spirito, che crea realtà sempre nuove. Effettivamente è proprio così, si legge la realtà cercando di cogliervi il senso del proprio protagonismo educativo, al di là di quelle che sono le letture stereotipate da antologia. L'impegno non manca, però non sempre viene vissuto nella linearità dei contenuti che l'associazione privilegia, anche per questo è importante rileggersi nella gioiosa disponibilità di chi si sente perennemente giovane, e quindi capace di novità per i ragazzi e i giovani che guardano con attenzione e sacrificio al dono gratuito di sé per gli altri. Si spera di ripartire con entusiasmo intanto si guarda al campo e alla route con attenzione, almeno da parte dei capi,i ragazzi si sa sono ragazzi e vivono con intensità diversa la loro dedizione.

     Per sapere le cose che mi riguardano devo parlarne con gli altri, chissà perché la gente stenta a comunicarmi con serenità le proprie idee e le proprie opinioni. Anche oggi ne ho avuto la controprova, sapendo da un confratello che

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in alcune persone c'era della incomprensione su alcune situazioni e scelte pastorali, sono andate a trovarle e loro assolutamente niente, totalmente mute. Della serie zitto tu e zitto anche io, per cui ci si vede alla prossima. Si accumulano le preoccupazioni per alcune situazioni di malattie, qualcuna riguarda dei bambini e questo è particolarmente difficile da accettare almeno da parte dei genitori, non possiamo che pregare per loro e per i figli. Poi c'è il crollo largamente previsto della nostra corista e questo dispiace, ma era ampiamente prevedibile vista l'attività instancabile, fortunatamente tutto è bene ciò ciò che finisce bene. I lavori sembrano proceder con celerità anche se accompagnati da qualche imprevisto, i silenti vicini cominciamo a far sentire la loro qualificata voce e non penso che sarà l'ultima volta, anzi a mio parere sono leggermente in ritardo sulla tabella di marcia. Insomma tutto procede per come il Signore dona di vivere con gioia e sincero spirito di pace.

31 luglio - Anche persone fortemente motivate corrono il rischio di smarrire il senso della idealità, questo può accadere per svariati motivi. Lavorare stabilmente con persone incapaci per cui ci si può chiedere ma chi me lo fa fare. Interviene nella propria vita qualche avvenimento destabilizzante che genera un disorientamento totale. Il senso della solitudine che orienta al disimpegno verso il bene comune e a rinchiudersi nei propri interessi. Più semplicemente una caduta di interesse su cose che sembravano intramontabili. Possono esserci altre mille motivazioni, tutte ugualmente valide dal punto di vista individuale, ma difficili da valorizzare in un'ottica collettiva. Se tutto questo si limita a poche situazioni, tutto sommato può essere assorbito o tamponato, ma se diventa un modo di vivere comunitario, tutto diventa più difficile in ordine alla costruzione della speranza, anche perché questa virtù si basa sostanzialmente sulla collaborazione comunitaria verso un bene che è sempre oltre noi stessi. per cui necessariamente chi opera per emancipare un determinato ambiente deve esser animato da una intensa idealità.

     Chi vive la idealità non deve mai guardare troppo al comportamento degli altri, correrebbe il rischio di scoraggiarsi anche perché non sempre tutti sono animati dalla volontà di spendersi per l'emancipazione dei valori. Deve certamente tendere a una perfezione morale a livello personale, che generalmente non è disgiunta da una intensa vita spirituale. La vita nello Spirito rigenera continuamente l'idealità nella dinamica dell'eccellenza, per cui coloro che la perseguono tendono sempre a un superamento del traguardo conseguito. Occorre educarsi all'autocontrollo, al dominio delle emozioni, insomma imparare a essere sempre oltre se stessi. Questo ci permette di non esaltarci troppo quando le cose sembrano andare bene, ma anche a non abbatterci quando sembra che tutto vada storto. Per conseguire questo equilibrio che riguarda il rapporto con se stessi è importante esercitarsi nell'osservare e nell'ascoltare. Insomma è opportuno non vivere in modo distratto.

     Ma forse l'elemento che è più prezioso per conseguire la stabilità emotiva e relazionale è la disponibilità ad amare sempre e tutto. Non un amore possessivo, ma un amore oblativo che ti rende sempre disponibile, per come è possibile, verso tutti. Un amore che si coglie nella fragilità dei sentimenti ma anche nella forza della determinazione. Viviamo un tempo dove sembra che la violenza abbia la capacità di distruggere ogni cosa, e le scene della gratuità di

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queste azioni dell'uomo o della natura vengono proposte con insistenza, eppure se riuscissimo a guardare con più attenzione ci si accorgerebbe che anche nelle situazioni di massima distruzione convivono situazioni di intenso amore. Certamente l'amore può essere anche soffocato per dare spazio all'odio o all'oblio, ma comunque rimane presente nel cuore della persona che, per motivi non sempre facili da comprendere, avverte l'esigenza di non esprimerlo più.

     Ed è proprio nella destabilità delle situazioni che la persona deve fare esercizio di amore, questo genera amore anche dove correrebbe il rischio di emanciparsi l'odio. Questa presenza amante deve alimentare in tutti noi battezzati l'esigenza di esserci, anche dove si correrebbe il rischio di cogliere i valori di cui siamo depositari erronei o, come si va cercando di fare in più aree del nostro pianeta, da sradicare come presenza percepita estranea alla vita di quei paesi e di quelle comunità. certo abbiamo imparato che non è possibile sradicare l'amore che Dio ha verso di noi, però certamente dispiace vedere tanto accanimento nel tempo  in cui, con più vigore e determinazione, la Chiesa cerca la via del dialogo e della fraternità universale. Purtroppo sembra essere proprio così, il male si accanisce e il bene sembra soccombere, ma sappiamo bene che non è possibile per cui dobbiamo solo continuare a maturare la coscienza del bene possibile per gli altri, per vivere bene con se stessi.

     Chi è educato ai piaceri farà sempre fatica a rispettare la legge, cercherà anche complici che gli collaborino, perché a lui da fastidio che siano persone diverse capaci di vivere nel rispetto delle leggi. Questa complicità dobbiamo viverla anche in ordine all'amore vicendevole, dobbiamo dedicare del tempo per cooperare alla creazione di una sinergia di persone capaci di amore, capaci anche di fermezza nell'amore, capaci anche di difendere l'amore con energia politica, con una testimonianza sociale coerente. Come sempre sottolineo l'impegno ad uscire da un cristianesimo di devoti per essere e diventare sempre più colo che per primi prendono l'iniziativa, si danno da fare, non solo all'interno dei luoghi di culto dove comunque, in molti casi già adesso viviamo da assediati, ma dovunque il Signore ci dona di essere presenti. E' il Signore a indicare la via da seguire,certamente dobbiamo imparare ad ascoltarlo ed a sposarne gli orientamenti. Il bene ha in Lui la sua radice, ed ha bisogno di Lui per esprimere pienamente le sue potenzialità. Questo vuol dire che chi non vive il rapporto con Dio non può essere capace di amore? Certamente no, d'altra parte ci sono tanti esempi di persone agnostiche che ci sono di esempio in ordine alla idealità legata alla dedizione interpersonale. Donaci Signore la capacità di guardare sempre tutto con gli occhi rischiarati dal Tuo amore.

30 luglio - Finalmente una bella giornata di sole, mi sono detto, quasi quasi la dedico alla spiaggia, un po' di sole d'altra parte non guasta mai. Detto, fatto, via in piedi, come sempre di buon mattino spalanco il balcone per una rigenerante boccata d'aria e invece ricevo una bacinella d'acqua, niente di nuovo è il solito acquazzone novembrino che ha sbagliato stagione ed è venuto a ricordarci che siano sempre sotto il cielo. Niente di particolarmente negativo, riformulo l'agenda che automaticamente si riempie di impegni tutti ugualmente urgenti e bisognosi di essere esplicati. E' una fase nuova della mia permanenza in quel di Belvedere non al Castello, ma alla Maraina. Ambienti abbastanza

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conosciuti, per cui il camminare rimane tra persone sorridenti che manifestano la gioia dell'incontro, io come sempre adotto il passo di chi ha da fare, e si prosegue con solerzia. Prima alla Posta privata, poi a quella Ufficiale, quindi dal Maestro Ferraro per veri o presunti problemi all'organo, poi all'Esso aspettando Godò e finalmente si rientra. Intanto in canonica hanno terminato di riformulare la destinazione dei mobili e degli ambienti e si procede verso la normalizzazione degli spazi.

     E' un periodo che si riposa poco, il tempo non manca ma è diviso male e le persone arrivano in modo imprevisto, nei momenti deboli, a questo si deve aggiungere la presenza di troppe persone tra i piedi, tutto il giorno e questo destabilizza ulteriormente. Ma poi come sempre arriva il bel tempo e si vive con serenità la preghiera, la celebrazione della Messa, i cinquantacinque anni di matrimonio di fedeli stagionali, molto vicini alla mia famiglia nella parte parte della nostra presenza a Scalea, quella più visibile caratterizzata dal contrastato avvio dall'attività del lido Da Pietro alla scogliera. Mia madre nel parlava sempre con enfasi, per cui quando sono venuti per la benedizione del loro lungo sodalizio familiare, mi sono sforzato con l'animazione dei canti, di rendere presente anche mia madre. Papà no, lui era taciturno per cui non ci avrebbe fatto molto caso, e forse neanche questa volta ha partecipato alla celebrazione.

     Scalea continua a vivere un forte autocontrollo, per cui nonostante la stagione non positiva e il basso livello di sicurezza del territorio, la difficoltà che si riscontra in più ambiti a ricevere i servizi municipali in modo adeguato, non si devono segnalare grosse intemperanze nella popolazione. Purtroppo dobbiamo prendere nota di un nuovo atto intimidatorio, che dovrebbe far riflettere coloro che dicono di vivere l'impegno politico sulla fragilità della legalità nel nostro territorio. Siamo tutti a rischio di atti intimidatori e la capacità che ha il territorio di reagire in modo attivo a tutto questo è molto bassa, d'altra parte quando un popolo è abituato a ricevere piaceri e non a rivendicare i propri diritti, non è cosa facile far comprendere l'importanza di invertire la tendenza delle proprie azioni.

     Il Santo Padre sogna una Chiesa in uscita mentre noi preferiamo non scomodarci troppo, si resta volentieri a coltivare le proprie abitudini nel sicuro delle sale, niente chiesa incidentata si preferiscono gli ambienti museali o da musealizzare. Eppure il clima è abbastanza mite. Perfino chi fa della strada il senso della propria crescita educativa stenta a mettersi in cammino con serietà, il rischio della strada esige preparazione non si può mai improvvisare. Sembra quasi una lotta senza obbiettivi da conseguire in tempi brevi, ma ormai abbiamo imparto che gli obbiettivi li segna il Signore, noi dobbiamo solo cercare di non far deviare troppo dal sentiero che ci ha contrassegnato come il bene per la nostra vita. A Geremia che viveva il dubbio della missione il Signore ripete che: non doveva essere lui ad andare verso di loro, ma loro ad andare verso di lui, per questo lo avrebbe reso come un muro di bronzo, tutti dovevano sbatterci contro per prendere atto dei loro errori. Per maturare questa coscienza delle cose, ci vuole l'umiltà di cogliere la presenza di Dio nella propria vita, e di vivere la propria vita nell'impegno di renderlo presente.

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     Il Signore ci ricorda che la nostra pace è in Lui, anche perché nel mondo troverete guai e violenza, anche per questo è importante non perdere mai di vista la Sua volontà, pregare con serenità e insistenza, cogliere la bellezza della Sua presenza amica nella vita di comunità, guardare avanti sempre con fiducia. Cercare la Sua presenza nei tanti volti che ci pone accanto, nella certezza che ogni volto è un aspetto innovativo del Suo sostare accanto a noi, anche quelli che fanno fatica a sorridere meritano di sentirsi amati e forse dovemmo amarli di più. Ci si prova, non sempre ci si riesce, ma intanto si cerca di non trascurare nessuno. Si sa che è estate comunque, per cui viviamo con la gioia di una stagione che esige i suoi ritmi non sempre orientati alla riflessione e all'attenzione verso le persone, ma cerchiamo di non perdere mai di vista quello che ci chiede il Signore. E' vero molti remano contro dalla mattina alla sera, questa stagione sembra essere impostata in modo da eliminare i tempi della Spirito, ma noi dobbiamo cercare di non stancarci a remare verso.

29 luglio - Forse si comincia  a lavorare più seriamente, questo per dimostrare che l'estate è poco più di una parola riempita di significati bizzarri, basta restituirle il suo significato classico e diventa più tempo per la formazione e le attività educative. In realtà non esige un grande sforzo mentale ma non tutti si riesce a farlo, ecco perché si pensa che si debba vivere perdendo tempo e immergendosi nella confusione. Momenti formativi che aiutano a toccare con male la comprensione negativa che a livello nazionale ha maturato la nostra Scalea, ma anche estemporanee di gioiosità semplice, per non parlare dell'affetto di quanti ti cercano  condividono con te un po' del loro amore. Insomma non è solo lavoro, ma anche preghiera, ricerca di senso, solidarietà con chi soffre, voglia di stare insieme ma è anche vedere che le fondazioni del campetto sono ultimate.

     Marta nella tradizione dei Vangeli è una persona complessa che merita di essere compresa in pienezza. Intanto non sembra essere la classica donna ebrea, almeno come le immaginiamo noi, si relaziona con vigore con il Maestro e chiede anche ragione degli atteggiamenti che Lui alimenta nella sorella. Né si scompone quando il Maestro la rimprovera e la interroga sulla sua fede in occasione della morte del fratello Lazzaro. Le sue risposte sono puntuali e a sua fede nella potenza di Dio in Gesù è matura, questo non le toglie l'umiltà di approfondire sempre meglio il significato del progetto di Dio. Insomma somiglia a tante nostre donne che vivono la fede con intensità e semplicità, coinvolgendosi totalmente nell'azione rituale, ma senza mai trascurare l'importanza di accudire i propri cari.

     E' una sapienza di cui facciamo spesso esperienza proprio visitando tanti nostri fratelli e sorelle, che non trascurano mai i loro impegni familiari, pur restituendo a Dio parte del proprio tempo quotidiano. Senza particolari moti spirituali, ma con la certezza che è Lui a guidare ogni cosa. Ma l'estate è anche il tempo dell'afflusso di molte persone che a torto o a ragione ritengono di essere depositari di afflati mistici e con le quali occorre avere una particolare pazienza. Poiché non solo li vivono loro, ma vorrebbero che la parrocchia li veicolasse per l'adesione di altri fedeli. Altre volte ho spiegato il mio punto di vista, al centro di tutta la vita spirituale ci deve essere la Parola di Dio e questo deve bastare per incoraggiare a vivere l'incontro con Dio in Cristo e per

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incoraggiare il nostro cammino terreno elevandolo alla comprensione matura della visione eterna di Dio.

     Tutto il resto non ha molto senso, sono appesantimenti della vita spirituale e, in alcuni casi, determinano delle vere e proprie devianze dalla fede in Gesù come unico salvatore del mondo. Mettiamo al centro Gesù e non avremo motivi per andare in cera d'altro o d'altri anche perché non se ne avvertirà l'esigenza. Così come mettendo al centro altre cose si perde di vista la serenità che dona il Maestro e si corre il rischio di diventare schiavi delle usante e dei ritmi di questo o di quel gruppo, senza maturare quello spirito di libertà che è così prezioso e che fa di noi cristiani un bene dell'umanità da tutelare. Tanti sorrisi e tanti abbracci fugano in una attimo i musi lunghi che pure non mancano nei nostri ambienti. Nulla di particolarmente grave, occorre dosare con intensità gli uni e  sorseggiare a piccole dose gli altri.

28 luglio - Quaranta anni non sono pochi ma neanche troppi, sono l'età giusta per stabilizzare la propria esistenza in una società che rende tutto più difficile. Comunque è sempre bello festeggiarli, poi quando ci sono gli amici di sempre è ancora più bello. Voi direte ma ormai li avrete festeggiati molti anni fa, potrebbe anche essere vero, rimane comunque una  bella esperienza il poterlo rifare con chi avverte l'esigenza di festeggiarli oggi, e anche per questo non posso che dire: Tanti auguri Cristiana, continua a vivere sempre con gioia. Da quanti anni ci si conosce? Dai tempi di Don Tolentino e questo dice tutto. Anche se non dice tutto quello che dovrebbe anche perché poi nella vita ci si perde di vista, ma è evidente ch ciò che vien vissuto con il cuore rimane per sempre, ed ecco che dopo tanti anni si riesce ancora a comprendersi come parte di un unico viaggio comunitario fatto di gioia, di speranza, di festa, fatto di voglia di vivere.

     Giorni intensi è particolarmente belli, che il Signore non lesina  mai a coloro che lo cercano con cuore sincero. Anche se vissuta sotto gli acquazzoni non sono mancati momenti di vera voglia di festa, anche se io mi rendo sempre più conto che li leggo come del tempo perso, e anche per questo quando posso evito di partecipare. essere assordati per ore dalla musica, non mi appartiene ormai da molti anni, ma far finti a di divertirsi, beh, questo esula totalmente dai miei atteggiamenti esistenziali, per cui è bello che altri colgano in questo modo di vivere un motivo di festa, ma io preferisco starmene in silenzio cercando di cogliere il silenzio della notte come la melodia che si accompagna al mio riflettere e riposare. L'età me lo consente anche se non sempre gli impegni pastorali sono rispettosi dell'età. Finché si può perché no, alla sera si arriva stanchi e contenti per tutto quello che il Signore ha fatto nonostante i miei limiti.

     Continua il lavoro per il campetto polivalente, continua il lavoro di riqualificazione degli spazi della canonica, continua l'arredamento degli ambienti oratoriali da parte di Cicco, Mico e Cocò e così si cerca di continuare in tutto ciò che di bello il Signore incoraggia a valorizzare dal punto di vista spirituale, pastorale e liturgico. Anche quest'anno tanta gente, per quello che posso valutare i partecipanti alle celebrazioni festive vanno oltre i millecinquecento, moltissimo si avvicinano alla confessione, molti di più sono coloro che si appellano direttamente alla misericordia di Dio. Tanti volti amici,

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altri semplicemente nuovi e non per questo meno interessanti di osservare. In molti occhi si legge la voglia di trovare serenità, in altri l'entusiasmo di sentirsi parte della vita comune anche se in altra parrocchia dalla propria, altri ancora cercano di andare più in profondità nella propria vita alla luce della Parola di Dio.

    Poi ci sono gli ultras che in parte riempiono gli spazi dei desaparesidos, ci si da da fare instancabilmente, d'altra parte le persone che il Signore convoca alla sua presenza, vogliono essere accolte e noi dobbiamo fare di tutto perché si sentano a loro agio. Ogni tanto si ascoltano voci amiche che cercano consenso sui propri atteggiamenti, altre volte si coglie lo sconcerto per le situazioni che ci si trova a vivere e che non si riesce a rimuove. Poi ci sono le voci degli innocenti, in realtà non sono molte, ma anche per questo sembrano avere un suono melodico particolare. E' vero durate l'estate la parrocchia non è frequentata da molti bambini, questo vale anche per i turisti che la frequentano, raramente vengo con i propri figli. Un po' appesantisce il ritmo liturgico, ma si cerca di non lasciarsi intimidire e si vie sempre tutto con vigore ed entusiasmo. Potrei affermare che anche per le strade non mi sembra di scorgere molto movimento, ma magari è solo perché gli orari che io utilizzo non sono quelli degli altri.

     Stasera incontro con il Consiglio per gli Affari Economici, avremmo dovuto farlo prima ma il matrimonio della nostra commercialista Kelly ci ha vincolato a una data successiva. Tutto sembra procedere patta e pace, così si diceva una volta, insomma senza entusiasmo e senza fallimenti. Chiaramente nelle cose ordinarie. Mentre nella dinamica della pazzia che si accompagna alla vita della comunità in questi mesi di euforia di mercato tutto e da inventare, perché si riesca ad ottenere qualche euro in più, ma solo per non suicidarsi, economicamente parlando. insomma tutto procede per come il Signore dona, con serenità e con gioia. Come per tutti si spera in tempi migliori ma non per questo si vogliono svilire quelli che stiamo vivendo con tanto entusiasmo.

     Un po' dispiace, ma forse è inevitabile che avvengo, a motivo della istituzionalizzazione della persona si perdono di vista gli anni della compagnia e si generano rapporti totalmente innovativi. Mi viene da pensare alla vita dei Vescovi e di coloro che comunque occupano ruoli istituzionale, ai quali si guarda più per il ruolo che occupano che non per la persona che sono, ad alcuni livelli ci deve essere tanta solitudine, magari anche rapporti di falsità. D'altra parte quando prevale l'utilitarismo capita che tutto diventi più falso. Per chi vuole questo comunque ti dona di vivere rapporti di autentica conversione e di spensierata relazione di fraternità, però si deve riuscire a eliminare il rapporto istituzionalizzato e restituirsi alla vocazione per la quale il Signore ci dona di incontrarci e di stare insieme. in queste situazioni diventa anche bello stupirsi di quanto il Signore continua a operare in ordine al bene che Lui pensa per il Suo popolo.

26 luglio - La domanda potrebbe essere: Cosa vuol dire amarsi come marito e moglie per sempre? La risposta è semplice, vuol dire che nella varie situazione e stagione della vita, trovo sempre nella persona che ho sposato/a, il riferimento naturale e il sostegno per ogni mio problema esistenziale ed affettivo. Alcuni dicono che questo non può essere, eppure penso di aver

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incontrato nella mia vita tante coppie, di ogni ceto sociale, che nella quotidianità laboriosa hanno vissuto e continuano a vivere con grande dedizione reciproca l'amore promesso davanti al Signore, ma anche coppie che non hanno promesso il loro impegno davanti al Signore, colgono nella loro unione la vera energia per la costruzione facoltosa e gioiosa del futuro per se stessi e per la loro famiglia. Questo accade ancora oggi, anche se purtroppo non sono proposti come modello dai nostri mass media, come si dice oggi non bucherebbero lo schermo, insomma non farebbero notizia. Ecco perché si parla sempre di situazioni familiari disastrose, di omicidi, di violenza tra le mura domestica e via a seguire. Ma nelle case c'è anche tanto amore, tanta dedizione al sacrificio, tanta disponibilità alla solidarietà, alla gratuità della propria vita spesa guardando solo al bene di coloro che sono stati dati alla vita.

     E' vero ci sono anche tante situazioni disastrose, qualcuno dice che sono la gran parte, ognuno per come è capace di vedere. E' opportuno affermare che anche dove le situazioni sembrano deragliare comunque le persone meritano attenzione e comprensione, insomma sono bravi giovani che purtroppo si sono trovati a vivere situazioni alle quali non erano stati educati. Ma l'esempio dei genitori? I sacrifici vissuti per la loro crescita? I ragazzi generalmente vivono in modo distratto l'attenzione alla vita familiare, sono abituati a chiedere e a ricevere quasi sempre tutto ciò che vogliono, anche sulle cose assolutamente inutili riescono ad ottenere il massimo consenso. A tutto questo occorre aggiungere un familismo esasperato che genera una forma di protezionismo esasperato del quale ne fanno le spese i vari educatori che, di volta in volta e nelle diverse situazioni, si affiancano al lavoro formativo della famiglia. Per cui ogni giovane consegue dei traguardi e anche con molti sacrifici personali, però con l'idea di restare sempre al centro della scena, insomma nulla deve distrarre dai suoi desideri.

     Anche il momento del matrimonio viene vissuto in questo modo. Lo sposarsi è frutto del desiderio del singolo coniugato in qualche modo a quello dell'altro, ma è difficile arrivare al noi che da stabilità alla vita matrimoniale. Anche tutto ciò che ruota attorno al momento sponsale è una grande ubriacatura di desideri personali e troppo spesso assurdi, molti si indebitano per non fare brutta figura con gli altri. O, peggio ancora, iniziano le inimicizie con la famiglia allargata, solo perché non ha contribuito in modo equo ai festeggiamenti Insomma nulla a che vedere con l'idea cristiana del matrimonio, della quale, d'altra parte non hanno mai sentito parlare da nessuno, se non agli occasionali incontri di preparazione al matrimonio. Ed è così che si trovano marito e moglie senza avere coscienza adeguata del significato che queste parole hanno, al punto che continuano a relazionarsi come dei fidanzatini, il che non è male dal punto di vista affettivo ma è totalmente negativo dal punto di vista relazionale e valoriale, dove non deve essere importante il desiderio di se quanto l'esigenza dell'altro o del bene comune, cosa ancora più difficile da cogliere, anche nella vita sociale.

     Poi arrivano  i bambini, o è meglio dire il bambino nuovo principe della case, per cui qualcuno deve per forza togliersi dal centro. E' in questa fase che normalmente si cercano situazioni affettive esterne, capaci di restituire la centralità a chi si sente trascurato o defraudato dal proprio ruolo da parte del nuovo arrivato. Ci sono anche i drammi di coloro che non riescono ad avere

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bambini e via a seguire, la casistica è molto variegata. Ma che età accade tutto questo? Il problema non ha età spesso accade anche a persone molto avanti con gli anni, altre volte a sposini ancora in luna di miele. La manifestazione della propria fragilità affettiva ha dei tempi molto individuali anche se i meccanismi sono standardizzati. Gli effetti sono sempre devastanti, alcune volte si caratterizzano con la violenza della loro esplosioni altre volte con la pacatezza di chi ha pianificato ogni cosa ma non per questo sono meno deleteri per la crescita ei figli, la loro serenità, la loro capacità di guardare con fiducia alle relazioni interpersonali. Molti provano a ricominciare in modo più frammentato, altri rinunciano a qualsiasi forma di nuova stabilità e si trascinano in varie situazioni di carattere adolescenziale che perpetuano la loro fragilità e immaturità affettiva.

     Tutto questo per dire cosa. I nostri giovani devono sentirsi amati e accolti in ogni situazione, la nostra è una società che chiede loro molto e che non dona quasi alcuna prospettiva di stabilità relazionale  lavorativa. Se  a tutto questo aggiungiamo il livello molto basso della fede personale, il quadro diventa abbastanza leggibile  nella sua complessità. La nostra diventa così una società che genera delle fragilità mai consolidate, anche perché non propone i valori, quelli che sono gli elementi di stabilità di ogni società. Come Chiesa non dobbiamo fare altro che restituire loro la fiducia che altri continuamente si sforzano di togliere, non avendo l'illusione di poter costruire ma solo la certezza di essere punto di riferimento per la loro gioia. Troppo spesso sembra un lotta difficile da sostenere, ma se è il Signore a sostenere il nostro impegno non dobbiamo temere nulla. Dobbiamo solo trasmettere fiducia nella potenza dell'amore di Dio e la gioia di poter camminare serenamente alla sua presenza.  I nostri giovani continuano ad essere meritevoli della nostra attenzione  anche nelle tante situazioni di crisi, sono pieni di vita, sorridenti, alla ricerca di affermazioni, vogliono ancora sentirsi vivi. Riuscire ad essere referente nelle loro attese, è una scommessa che è bello vincere ogni tanto.

24 luglio - Voi direte: finalmente anche Don Cono si è accorto che sono iniziati i lavori del Campetto polivalente. E' vero solo oggi trovo il tempo di dire qualche impressione a questo proposito. Intanto la gioia di vedere al via una iniziativa di socializzazione che certamente porterà giovamento alla vita dei ragazzi e dei giovani, sapete bene che su questo tasto non concedo deroghe. Poi ci sono i problemi collaterali, legati ai costi dell'opera, agli umori e ai commenti del popolo di Dio, insomma tutte cose di poca importanza. Mi sono anche reso conto che richiederà del tempo anche perché si edifica sulla sabbia e per quello che riesco a capire le fondazioni esigono dedizione e tempo. E' importante che si vada avanti con continuità. Poi ci sono i lavori di riqualificazione degli abbondanti spazi della Casa Canonica, della serie si prega di percorrerla con i pattini, per chi ci sa andare, insomma cosa per i vice parroci. Forse siamo al troppo? Diciamo che il dono della Grazia supera sempre le attese. E' ancora in corso una intesa equilibrata sulla suppellettile, che spero volga a favore della parrocchia. Mo non si deve dare per scontato, anche perché tra di noi sui principi non si concede sconto. 

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     Come sempre non ci si annoia, ci sono gli arredatori che ogni giorno smuovono la suppellettile giù in oratorio, purtroppo uno dei progettisti è incorso in una forma di disabilità per cui tutto procede più lentamente. La Caritas cerca di organizzare la distribuzione dei vivere e degli indumenti. I giovani/issimi cercano l'incontro ma non sempre ne trovano i tempi, troppo impegnati a divertirsi per pensare di poterlo fare insieme. Ma qualcosa va maturando con l'aiuto degli animatori. Con gli scout sembra che si riesca a restituirci dei momenti di vita in armonia con il creato, ma come sempre è bene inforcare lo zaino prima di leggersi in cammino. Perfino il tempo sembra incoraggiare la speranza dei gestori della movida estiva. Comunque sarà stata anche una eccezione, ma oggi non è stata poi tanto male. Alla ricerca di una nuova stabilità che potrebbe destabilizzare stabilmente la vita interiore e sociale, sono quelle decisioni che appartengono all'arbitrio personale per cui devono ricadere totalmente sulle spalle di chi le compie. Intanto a Cittadella si preparano come tutti gli anni all'appuntamento con l'appuntamento di Hiroshima.

     La vera novità destabilizzante, ma non troppo, anche perché esprime il degrado sociale nel quale siamo costretti a lavorare per costruire relazioni di fraternità solidale. Ieri mattina mentre si stava recitando il Santo Rosario e Don Fiorino confessava, due extracomunitari, si ipotizza del Bangla Desh, si sono avvicinati all'ingresso della Chiesa, uno si è fermato al portone mentre l'altro si è incamminato verso l'altare e, come è in uso fare in alcuni paesi orientali, ha sputato per esprimere il suo disprezzo. Nessuno, tra i tanti che erano in Chiesa,

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ha detto niente per cui se ne sono andati senza particolare ansietà. E' proprio vero che non siamo educati a tutelare il rispetto ella nostra fede e della dignità dei nostri luoghi di culto. Uno entra, fa ciò che ritiene e per come vuole e, se non interviene il sacerdote si continua come se nulla fosse. Non è l'unica situazione, questo atteggiamento lo si riscontra anche in altre situazioni, sembra che l'unico che debba farsi carico della tutela della dignità del luogo di culto sia il sacerdote. Speriamo bene.

     Questo fatto oltre a suscitare tanti interrogativi, resta comunque un avvenimento che è difficile da spiegare, se non leggendolo alla luce della rabbia interiore che si accompagna a questi nuovi scaleoti che il Signore ci ha donato come compagni di viaggio verso il futuro. La presenza della moschea non aiuta certo il clima della fraternità tra le religioni, ma non se ne parla da nessuna parte, d'altra parte lo abbiamo già detto tante volte che in questa fase della sua storia Scalea stenta a vivere il rispetto verso se stessa. Eppure la maggior parte di coloro che sono aiutati per i loro bisogni appartengono al mondo islamico, ma forse anche questo può dare fastidio, dover affermare che hanno bisogno dell'aiuto dei cristiani. Il vuoto istituzionale si fa sentire nella ordinarietà delle situazioni esistenziali, ma non c'é niente da fare, alcuni aspettano tempi migliori, altri preferiscono stare ai balconi, altri lottano ogni giorno ma in modo individuale anche perché nessuno coordina o ne ha la capacità.

     In questo contesto ci inseriamo anche anche noi come parrocchie, pressati dai bisogni materiali e spirituali della gente, facciamo quello che possiamo e alcune volte sconfiniamo dall'ambito della missione che ci è stata affidata, ma non si possono sostituire coloro che dovrebbero veicolare il bene della città e non lo fanno. Dobbiamo anche stare attenti a coloro che prevaricano anche perché il vuoto istituzionale ha generato una insicurezza generalizzata, forse dovremmo chiedere agli scout di presiedere agli ambienti parrocchiali, sono gli unici in uniforme tra le aggregazioni e si sa che chi ha l'uniforme mantiene il rispetto e riesce a comandare. Poi ci sono gli innamorati che ci donano, in modo gioioso, bambini sorridenti per la vita di comunità. Insomma c'è un buon gruppo in attesa, ma non del matrimonio, della nascita. E' vero fanno un po' di confusione, ma che dobbiamo fare, li accogliamo, gli vogliamo bene e aspettiamo che nascano cercando di non scandalizzarci troppo. D'altra parte loro hanno bisogno di essere aiutati e non di essere giudicati.

     Abbiamo chiuso con la preghiera, ci sono tante povertà spirituali che hanno bisogno di essere sostenute con la preghiera. Forme di fragilità mentale causate dalle delusioni affettive e sociali. Persone che si sentono sole e incomprese anche dai propri cari, magari è solo una loro percezione ma non per questo meno grave nelle sue conseguenze. Poi abbiamo la lunga casistica di chi non sa più pregare e vive di eccessive fragilità personali. per cui ha bisogno di essere aiutato in ogni situazione. Abbiamo anche vocazioni che stentano ad esprimere pienamente la proprie potenzialità, impoverendo se stessi e gli altri. In compenso abbiamo anche tanti bambini che nascono, che continuano a sorridere, magari qualcuno non fa dormire la mammina che poi si presenta con atteggiamento improprio nella vita di comunità. Abbiamo anche tanti giovani che comunque sorridono e cercano di leggere positivamente la propria vita  la società. Poi ci sono gli amici che instancabilmente cercano di

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starti vicino e di sostenere le difficoltà della comunità. Insomma il Signore ci circonda di persone vicine e lontane che ci donano di  riposare sereni  nella sua  pace.        

22 luglio - Oggi si fa memoria di Maria di Magdala, un nome sostanzialmente famoso nell'ambito ecclesiale, lo era anche al tempo di Gesù. Anche se gli evangelisti hanno fatto fatica a donarci un'immagine lineare di questa discepola del Signore. Certamente apparteneva alla cerchia più ristretta degli ultras di Gesù, dal momento della conversione è sempre presente negli avvenimenti più definitivi della vita terrena del Maestro. Per quello che ci dicono i Vangeli, anche perché deve essere dato per scontato che ne abbiano censurato altri aspetti, diventa insostituibile soprattutto negli avvenimenti legati alla passione e alla resurrezione, al punto che Giovanni afferma che è stata la prima persona alla quale il Risorto è apparso. Insomma una Apostola della prima ora che poi è stata messa da parte nella prima fase di organizzazione della Chiesa, ma diventa sempre più un esempio luminoso di protagonismo femminile nella Chiesa del nostro tempo. Sappiamo tutti bene che l'organizzazione della Chiesa Apostolica si è articolata al modo ebraico che, quindi, non prevedeva donne nei ruoli chiave, in qualche modo rimane ancora adesso. E' così almeno nella Chiesa Cattolica e in quella Ortodossa, mentre nella altre comunità ecclesiali le donne occupano anche ruoli chiave come responsabili delle comunità sia la livello presbiterale che a quello episcopale. Ma come dicevano gli antichi mai dire mai, anche perché l'azione dello Spirito dona sempre novità per il rinnovamento della Chiesa di Gesù Cristo.

     Una bella giornata riflessiva, vissuta percorrendo in lungo e in largo la diocesi, sempre sotto gli acquazzoni, per alcuni aspetti è stato meno faticoso, si sa che con il fresco si guida meglio. Di tanto in tanto si accompagnavano informazioni riguardanti le varie situazioni che hanno generato delle preoccupazioni nei giorni scorsi. Nulla di particolarmente problematico, però quando si è nella sofferenza non è facile stare sereni e dare pace. Un altra caratteristica si accompagna a questi giorni cosiddetti estivi, una crescente stanchezza che sembra condizionare i momenti di euforia. E' come se la vitalità non fosse pienamente espressa, o comunque non sempre con la stessa intensità. Questo non è un bene anche perché la parrocchia deve essere sempre sollecitata, quando non lo si fa si corre sempre il rischio di restare seduti. La fedeltà è legata alla gioia di stare insieme e al disinteresse con cui lo si vive. Ma è anche manifestazione di attrazione sincera dell'uno verso l'altro. Oggi si fa un gran parlare della difficoltà a vivere fedelmente in modo stabile, ma che almeno ci si provi, non è un bene partire come se fosse una cosa impossibile. E' vero non sempre ci si riesce, è comunque bello vedere che spesso accade.

     L'estate è tutto un susseguirsi di feste e manifestazioni religiose, non è che sia un male, ma quando andremo a spendere in luminarie, cantanti e spettacoli pirotecnici? Anche in questo caso la fedeltà a chi si dà, agli insegnamenti del Santo Padre che continuamente chiede alla chiesa di vivere in modo povero la testimonianza della fede, o alle tante tradizioni di paese che coniugate con il fenomeno turistico, fanno delle feste religiose una occasione di dispersione e non di riflessione e di raccoglimento. L'altro aspetto che certamente non va bene è l'abitudine di spostare le ricorrenze in giorno di Domenica al punto da

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poter dire che, in alcune comunità parrocchiali, la Domenica non viene mai celebrata e vissuta come il Giorno del Signore ma di questo o di quel santo. Quando cercheremo di raddrizzare questa tendenza? Non è facile dare una risposta, anche perché in queste ricorrenze, si incrociano diversi interessi che non sembra facile mettere in riga in modo da orientare la festa ai valori della fede e non a quelli della piazza. Ma allora di chi è la colpa? La risposta in questo caso è facile, certamente la responsabilità maggiore è dei parroci, anche perché dalle nostre parti, la gente è molto rispettosa dei sacerdoti e generalmente fa per come diciamo loro.

     Come sempre nel mondo ci sono persone che hanno in odio la pace, e non vedono l'ora di far scoppiare una bella guerra o più semplicemente di mantenere il mondo in agitazione, tanto per aiutare a capire che non è un bene trascurare la loro presenza nel territorio. Oltre gli equilibri da creare tra le grandi potenze continentali, che ancora fanno fatica a relazionarsi in modo nuovo nonostante il fenomeno della globalizzazione riguardi ogni popolo e ogni continente. Ci sono anche persone che vorrebbero una nuova guerra globale tanto per ristabilire i rapporti di potenza non in riferimento alla democrazia e alla libertà dei popoli ma alla potenza militare, insomma come ai bei tempi. Intanto si fanno le prove generali, si studiano le reazioni dei popoli vicini, si va alla ricerca di nuovi mercati. Si creano nuove alleanze velate o evidenti, l'obbiettivo rimane sempre quello di far valere maggiormente la propria presenza nel territorio. Poi si vendono più armi, si ricostruiscono le città, si creano centri di accoglienza per i profughi, insomma si fa smuovere l'economia del territorio.

     Si fa fatica a generare nuovi equilibri stabili, nessuno vuole avere la responsabilità o forse non ha la forza di mantenere in pace il territorio circostante e poi si è visto ampiamente che quando si interviene come potenza straniera si creano ulteriori interminabili problemi ai popoli che si riteneva di poter aiutare. Così si va avanti tra trattati di pace subiti dai perdenti, da guerriglie scatenate da minoranze armatissime, tra profughi che arrivano da tutte le parti e che conseguentemente partono da tute le parti. Tanto per soffermarci solo ai fenomeni di grande rilievo. La vera novità di questa pagina di storia è che il modo occidentale, inteso in seno ampio, non riesce in alcun modo a tenere il bandolo della matassa, anche perché ormai non ne ha più la forza e lo si è visto negli interventi armati degli ultimi decenni. Afganistan, Iraq, Somalia, Libia e via a seguire, senza mai dimenticare il perenne conflitto israelitico palestinese che vive in questi giorni una recrudescenza inimmaginabile nei mesi scorsi. Così ancora l'Ucraina con le sue regioni periferiche secessioniste. E non sappiamo ancora cosa ci può riservare il futuro.

     Di fronte a tutto questo i nostri giovani hanno ancora la capacità di innamorarsi, di giocare, di studiare e fare concorsi, di guardare avanti con fiducia, di sperare. Possiamo definirli degli eroi. Anche per questo lo stare con loro, genera la riconciliazione con il mondo e con la storia anche perché si leggono come storia in se stessi e questo li rende protagonisti almeno per alcuni momenti. E i loro fallimenti dove li mettiamo? Vogliamo metterli dietro le spalle? Tanto per non rovinare il panorama, forse conviene. d'altra parte perché non cogliere solo il bello, quando tanti altri fanno di tutto per cogliere solo il male di determinate situazioni? Cercare il futuro, costruire il futuro,

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guardare al futuro è la missione sulla quale è bello spendere la propria vita. E' anche bello incoraggiare gli altri, la vita merita di essere spesa con tutti i limiti che vi si accompagnano ma anche con tutti gli entusiasmo che si riesce a sperimentare. L'amore vince l'odio e la vendetta è disarmata dal perdono. Auguri di ogni bene a tutti.   

21 luglio - Una bellissima pioggia autunnale si accompagna a questa giornata dai toni alterni, ammettiamolo sarà proprio un'estate da ascrivere negli annali nefasti, almeno guardandola dal punto di vista turistico. Sotto tutti gli altri aspetti per come vuole il Signore e per come anche noi abbiamo concorso a modificare il corso delle stagioni. Per la parrocchia è senz'altro una bellissima giornata anche perché sono iniziati i lavori per la realizzazione di un Campetto Polivalente al servizio dei ragazzi e dei giovani e di chi vorrà passare il tempo libero nell'ambiente ecclesiale.  Ci tengo a ricordare che una buona parte dell'opera è già stata finanziata, con il ricavato  della vendita della Casa personale di Don Michele Oliva e dal risparmio ottenuto non facendo inutili festeggiamenti esteriori, anche se questo comporta qualche malumore ma non è importante, quello che conta è che il ricavato venga utilizzato in modo più valido, guardando al futuro della parrocchia che poi sono i nostri figli. Ritengo sia utile ricordare che per essere ultimato ha bisogno, non delle parole o di commenti, ma del contributo di tutti coloro che ritengono quest'opera meritevole della propria attenzione economica.

     L'altra iniziativa che abbiamo portato a termine è l'acquisizione, dopo trentasei anni, da parte della parrocchia della parte della Casa Canonica che è stata utilizzata, fin dalla sua costruzione come sede del Vescovo. Per cui adesso la parrocchia ha a sua disposizione tutto l'immobile che, finanziato come Casa Canonica, per vari motivi non fu assunto come proprio dal parroco del tempo Mons. Antonio Didona.  Per cui fu completato a spese della diocesi, fu riscattato in parte da Don Michele Oliva negli anni ottanta e adesso è totalmente a disposizione della parrocchia anche a motivo della volontà di alienarlo come bene proprio della Diocesi da parte del nostro Vescovo che ringraziamo per la preziosa disponibilità. E' evidente che non si tratta di una donazione, la Diocesi come già fece con Don Michele, ha chiesto il corrispettivo, anche se agevolato, della spesa a suo tempo sostenuta per la sua realizzazione. Insomma ci siamo immersi nei debiti con entusiasmo giovanile nella speranza di non restarvi invischiato per la condizione senile.

     La realizzazione del campetto polivalente e l'acquisizione di nuovi ambienti pastorali, aiuterà la parrocchia a corrispondere alla sua vocazione oratoriale che fin dalla sua fondazione ne ha caratterizzato la presenza nel territorio della nostra città. Fu fondata con la partecipazione e il coinvolgimento dei privati, come cuore della cittadella dei servizi che le è nata attorno, è sempre stata vissuta e valorizzata  come luogo di accoglienza per i giovani e per i ragazzi. Anche se non sempre ha avuto la forza e la volontà di corrispondere a questa vocazione che le è connaturale, per la composizione giovanile della comunità parrocchiale e per la sua posizione strategica nel territorio del comune di Scalea. Non sempre si coglie il bene che la comunità rappresenta, molti si realizzano nella propria vocazione partecipando ala vita dei gruppi o associazioni spesso questo viene vissuto impoverendo la comunità parrocchiale con iniziative che in nulla concorrano alla sua crescita, ma fatte per evidenziale

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questa o quella presenza. é la comunità la porzione del Regno che ci viene affidata e deve sempre stare al centro delle nostre preoccupazioni.

     Nelle pause delle varie attività mattutine, ho avuto modo di poter vivere ancora una volta l'esperienza delle incomprensioni all'interno della vita familiare, il che vuol dire momenti prolungati di ascolto per cercare di cogliere il senso della verità e come potervi intervenire. Il più delle volte è una impresa impossibile, anche perché, quando questi problemi arrivano al parroco, la situazione è generalmente già degenerata in modo irreversibile. Però si prova, quasi come un atto di fede e incoraggiando a vivere con fede le difficoltà che si attraversano, ma purtroppo niente da fare. Non c'è niente di peggio del constatare l'ininfluenza della fede nella vita affettiva degli sposi. Ma ancora di più il vedere che l'amore che spinge all'unione sponsale corre sempre il rischio di essere interrotto e di diventare contrapposizione viscerale tra gli sposi stessi. Quando può accadere questo? Dipende, possono bastare pochi mesi, ma può accadere anche in tarda età, l'amore è una pianta da coltivare sempre con attenzione per evitare che inaridisca e muoia. Anche per questo è bello godersi i momenti sponsali, quando tutto sembra orientato alla gioia e alla festa.

     Tra gli ambienti nei quali io non sono mai entrato, fosse anche per una visita, ci sono le prigioni. Anche se Gesù, nella parabola del giudizio finale, le mette tra gli ambienti meritevoli della nostra attenzione e nei quali esercitare la vita di carità orientata all'eternità. Devo ammettere che anche negli ospizi non vado molto spesso. Anche se rimangono luoghi verso i quali camminiamo tutti, o magari lo si spera. Oggi mi è capitato di andarvi per fare una visita a un caro confratello che il Signore sta provando in questa fase della sua lunga vita. E' un ambiente tenuto bene, gli ammalati sono accuditi con affetto, ma comunque trasmette della tristezza. O almeno su di me fa questo effetto. Non ha senso fare tante considerazioni, è semplicemente la condizione dell'uomo del nostro tempo, segnata dalla longevità, che cammina in questo senso.

     Poi si va in quel del Casale per una visita oculistica, ma anche per altri impegni quali riprendere il camice che vi avevo dimenticato sabato, cambiare le monetine, incontrare una nuova coppia prossimi al matrimonio, diciamolo pure che è un prossimo remoto. In realtà ci sono anche altri motivi più personali, ma evito di trasmetterli, poterebbero creare imbarazzo e incomprensioni. Sono passati oltre due anni e mezzo dall'ultima volta che ho fatto la visita gli oculisti raccomandano di andare ogni sei mesi, anche per prevenire e non subire le conseguenze del proprio essere troppo trascurati. Ma niente da fare, finché non mi rendo conto di qualche difficoltà non vado. Comincio ad avere qualche difficoltà a leggere da vicino senza una determinata inclinazione, lo so sono i guai legati all'età, ma almeno per adesso ne sono uscito nuovamente. Me ne sono accorto sabato al matrimonio di Giu & Giu, un po' il sudore, un po' lo scritto piccolo insomma ho rallentato il ritmo liturgico e questo non va bene. Neanche il prezzo delle lenti va molto bene, ma si sa su queste cose non si discute, sono sacrifici occasionali che vanno fatti.

     In serata vita di fraternità con i catechisti, momento di comunicazione metodologica, ma per me è semplicemente una occasione per condividere del tempo con coloro che mi sono più vicini nella responsabilità di trasmettere la fede. Sono anche quelli chiamati a sopportare più stabilmente le mie

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intemperanze, adesso alleviate con la presenza di Don Fiorino, che vedo ben inserito in tutti gli ambienti educativi e liturgici della vita comunitaria. Insomma energia in più per la diffusione del Regno di Dio a Scalea. I temi generali sono stati la vita di preghiera, il metodo di lavoro e la tecnica dell'animazione. Un breve flash l'ho dedicato anche al senso della parrocchia oratoriale che stenta ad entrare come metodo ordinario di lavoro nelle varie attività. D'altra parte gli animatori e gli educatori provengono da esperienze semiscolarizzanti e immediatamente fanno fatica a sposare un metodo di lavoro, quello oratoriale, che per molti di loro è totalmente innovativo.

     Potrei anche liberarli da questa pena, ma a me piace stare con loro per cui si sopporta, da parte loro e si gioisce da parte mia. Un'ora e mezza di vita comune, come sempre difficoltà a interloquire, magari anche perché è tardi, comunque ancora degli assenti, alcuni diventano troppo sistematici per poter essere compresi, d'altra parte quando vivono la formazione? Poi si devono inseguire nei loro metodi molto personali di lavoro. Anche per questo sarà opportuno cambiare alcune cose nell'impostazione dei team per il bene della comunità. Non è facile intervenire con chi ti dona nel Signore gratuitamente il proprio tempo, ma alcune volte la buona volontà non è sufficiente e poiché parliamo della crescita dei ragazzi e dei giovani è opportuno evitare che ci siano deviazioni o più semplicemente atteggiamenti di immaturità eccessivamente personalizzati. Comunque non male per essere a metà luglio, penso che il Signore continua a benedirci in abbondanza e ci dona tanta gioia nel vivere al Suo servizio.

19 luglio - La notte corre sempre il rischio di rendere più tenebrose e allungate le ombre che si accompagnano alla vita, anche per questo si è sempre cercato di dare luminosità a questa fase lunga e intensa del tempo. Non sempre vi si riesce, però pregando un po' di più magari vi si riesce meglio. Intanto è arrivata nuovamente la luce, tutto è più bello, pieno di colori, incoraggia alla vita, alla festa. Spero che queste emozioni si accompagnino anche a quanti hanno più bisogno di armonia, di pace interiore e familiare. E' il giorno di Giu & Giu, chissà che fanno a quest'ora. Come sempre tanti volti, tante persone accanto che trasmettono pensieri, sperano di essere aiutati, chiedono di essere incoraggiati, donano tanto affetto. Non sarà facile ma penso di riuscire a sopravvivere anche a questo giorno di festa. Auguri a tutti coloro che sono tristi e sconsolati, il Signore vi dona un'altra opportunità per riprendere con gioia la vostra vita. In Chiesa tutto è pronto, per dimenticanza ho lasciato il climatizzatore acceso tutta la notte, per cui sono entrato con il cappotto, ho imbandito l'altare ornandolo con i fiori, ho preparato il pane e il vino insomma tutto è pronto per fare festa con Gesù.

     Intanto arrivano anche i primi fedeli, gli ultras della meditazione e della chiacchieratina mattutina in Chiesa, un po' si rimprovera, un po' si sopporta, d'altra parte se non dice niente Gesù che è lì presente, perché devo sempre intervenire io? La mattinata è scivolata serena mettendo a posto il materiale per la Domenica e cercando di pensare ai nuovi equilibri della struttura pastorale, cosa relativamente facile, o comunque più agevole rispetto agli equilibri da creare tra le persone. D'estate la comunità si popola di situazione molto creative spiritualmente, insomma più del normale. Aumenta il numero dei veggenti, dei guaritori, dei mistici per forza e via a seguire. La caratteristica

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saliente che li accomuna è che tutti vogliono essere accolti e ascoltati, ma poiché da parte mia c'è una forma di allergia per alcune manifestazioni non molto canoniche, ritengo di dover trasmettere, dopo i rituali minuti di discernimento del caso, quasi immediatamente il grado di comprensione e di accettazione dei vari fenomeni, un po' restano delusi, ma meglio delusi che illusi. La mia visone della fede cristiana è molto semplice e lineare, si parte da Gesù e si arriva a Gesù tutto il resto distrae

     Per vivere questa ricerca e questa dedizione lo strumento da privilegiare deve essere la Parola di Dio, nessun sussidio o libretto di fondatori o devozionistico può essere considerato sostìtutivo. E' la Parola di Dio che guida alla comprensione della salvezza e incoraggia a viverla in compagnia con il suo protagonista centrale che è Gesù. Invece la gente arriva in Chiesa armata di decine e decine pratiche devozionistiche, nelle quali si immergono alzando ogni tanto il capo per capire a che punto  la celebrazione. Non è facile creare il clima necessario perché Gesù trovi spazio nel cuore dei suoi fedeli. Fa molta più fatica a penetrare nella mente anche perché ognuno poi riprende a vivere per come vuole e non per come Gesù ci chiede mediante la Sua Parola. Verso dove camminiamo? Difficile da dire, anche se è davanti agli occhi di tutti che ormai tante Chiesa sono totalmente inutilizzate e altre diventano stabilmente dei teatri o sale polivalenti per la vita della comunità, in altre nazioni la situazione è totalmente peggiore anche perché a motivo delle tasse tante Chiesa vengono vendute e diventano pub, alberghi, cooperative o ancora altro.

     Per la benevolenza dei nostri governi in Italia non siamo ancora assoggettati a tassazione, altrimenti faremmo la stessa fine. D'altra parte mantenere tanti immobili costa e non sempre le risorse sono sufficienti. Neanche è pensabile a una possibile valorizzazione cultuale di tanti immobili in ambienti che diventano sempre più spopolati e scristianizzati. Anche per questo è opportuno non farsi illusioni, non è attraverso le folle della festa che dobbiamo guardare al Popolo di Dio, ma alla quotidianità della dedizione a Gesù Cristo e il panorama sappiamo bene cambia in modo fondamentale. La Chiesa, ormai da decenni, incoraggia i praticanti a vivere la evangelizzazione dei battezzati, in realtà forse si deve cominciare proprio con i praticanti che di evangelizzazione spesso non comprendono molto. Troppe devozioni e poco Vangelo e il male fondamentale delle nostre comunità cristiane. Anche per questo si continua con uno stile ecclesiale roccocò, mentre il Santo Padre incoraggia a vestire i panni dell'autenticità cristiana. Si riuscirà a fare una sintesi tra ciò che si è ricevuto e ciò di cui si ha bisogno.

     Per pensarci dovremmo essere più poveri interiormente e più legati al magistero della Chiesa, mentre tutto sommato stiamo abbastanza bene o ognuno vive la fede per come ritiene. Negli ambienti ecclesiali c'è una eccessiva sufficienza autoreferenziale, come se ognuno avesse una sua verità normativa, oltre la quale non intende andare. Anzi si ritiene che gli altri debbano aderirvi. Come mettersi in crisi, solo Gesù ci riesce ecco perché è importante che Lui recuperi il centro della scena di questo mondo. Poi ci si mette in cammino, nella tarda mattinata sono stato in quel della Lintiscita per salutare Salvatore, che non ho incontrato alla festa della Madonna della Madonna del Carmine. Ho avuto modo di intrattenermi anche con altri fratelli e sorelle della contrada. Mi è stato dato qualche ortaggio che ho utilizzato per

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pranzare. La campagna è la campagna, la gente che vi abita ama la terra e vi si dedica con il cuore, è un altro volto di Scalea che non tutti conoscono, ma che è opportuno emancipare, anche perché ci restituisce una vivibilità che altri ambienti non riescono più a trasmettere.

     Ne tardo pomeriggio mi sono incamminato verso il Casale per il matrimonio di Giu & Giu. La ritualità è sempre la stessa, si esce a Cirella assaporandone tanti ricordi, si parcheggia al Corvino e si sale per via Immacolata anche per sentire la voce garrula di Lina, che ha sempre qualcosa di nuovo da comunicare, in realtà ultimamente sembra che il disco si sia leggermente incantato sullo stile del lamento greco. Poi si sale al Timpone e si contempla l'Immacolata. Un saluto a Giovani e alla moglie di Cerzeto, un abbraccio ad Assunta, una volta piccola e adesso sempre più raggiante, poi si attende la sposa. Anche perché secondo prassi quando entra lo sposo, Giu, non interessa niente a nessuno. Quasi puntualmente arriva lei, Giu,  allora tutti si alzano, si suona la marcia, si accendono le luci insomma inizia la movida. Una movida calma e serena, anche gli sposi erano molto compassati anche le emozioni sono state vissute con gioiosità interiore. Sono stati momenti molto belli e vissuti in semplicità. Una bella coppia, affettuosa, sostenuta dalle famiglie in modo molto diversificato ma attento. Come sempre bisogna pregare molto, l'amore deve essere coltivato per essere sempre più vivo, non ci si deve trascurare mai. Intanto ci godiamo queste immagini di festa ai problemi ci si penserà in seguito.

18 luglio - Tanti giovani sposano, volti schietti e sorridenti, qualcuno leggermente preoccupato, altri nella tensione dei preparativi, uno o due nella total incomprensione dell'avvenimento da celebrare, insomma la casistica è molto variegata. E poi ci sono tutti gli innamoramenti veri o superficiali che questo periodo sembra alimentare, per cui sotto l'ombrello dell'amore tante persone vivono ore di totale abbandono l'uno all'altro. Ci si prepara al matrimonio e le preoccupazioni cominciano ad affiorare sui visi, i giovani innamorati invece sono totalmente immersi nelle loro passioni e probabilmente vivono con enfasi questo coinvolgimento affettivo che non si carica di responsabilità. Insomma la vita continua il suo corso e ci chiede di essere attenti a sostenere, a consigliare, a guidare, a cercare di capire. Insomma quello che si può fare quando ti si chiede, altrimenti si cerca di rimediare quando si ricordano di chiedertelo. Ci sono anche momenti impropri di separazione a tute le età, è inutile dire che le conseguenze cambiano a secondo della situazione degli interessati. Come vedete non si è lontani dall'attenzione all'amore anche da sacerdote. Sono stati giorni contrassegnati da molte emozioni, anche molto significative, che però non lasciano immediatamente traccia anche perché troppo vicine l'una all'altra.

      Intanto c'è da segnalare la nuova intervista del Santo Padre che tocca una delle pagine drammatiche della nostra terra di Calabria, quella riguardante la strage dei Valdesi nel 1500 circa. Rimane certamente un momento molto negativo della vita ecclesiale della nostra vita cristiana, certamente meriterebbe maggiore riflessione e una lettura storicamente più attenta ai tempi, fermo restando la drammaticità dei fatti. Comunque genera un certo disorientamento un duplice intervento sulla nostra terra e tutte e due le volte su aspetti che ne contrassegnano negativamente il tessuto ecclesiale. Dovrei

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dire altro, ma preferisco tacere, non è mai facile parlare di ciò che non si comprende pienamente. Intanto grazie ai festeggiamenti alla Madonna del Carmine abbiamo goduto della presenza molto vigorosa del Segretario della CEI S.E. Mons. Galantino che ci ha introdotti al modo in cui testimoniare il Vangelo nel nostro tempo. Meritevole di attenzione anche l'approfondimento per una retta comprensione di quanto il Santo Padre ha detto in riferimento al malaffare nella nostra regione. Forse ci si poteva aspettare qualche confratello di più, ma si è tutti troppo impegnati. Forse si da troppa importanza a quello che, erroneamente, molti non ritengono tale.

     Abbiamo anche goduto della presenza in anteprima del Vescovo eletto di Locri - Gerace S.E. Mons. Oliva, già sacerdote della diocesi di Cassano con il quale si sono condivise molte iniziative e manifestazioni meritevoli di sottolineature e di attenzione, il suo è stato un fare sempre attivo e pacato nello stesso tempo, insomma persona matura per vivere la grande responsabilità di portare pace e gioia nella locride. Una bella celebrazione vissuta in semplicità e intensità. Poi c'é stata la grande manifestazione popolare, veramente spettacolare la la varietà dei partecipanti ma anche per come è stata organizzata. Insomma abbiamo avuto modo di vedere la comunità cristiana di Scalea, almeno quella dei devoti, in grande movimento e desiderosa di onorare in modo adeguato la Sua celeste patrona. Come sempre meritevoli di essere ricordati i tanti sguardi alla ricerca del volto della Santa Madre di Dio, nella diversità delle tensioni  e delle emozioni che sperimentavano e trasmettevano. Insomma sono accadute anche tante altre cose, ma quello che ha monopolizzato le attenzioni è stata la Madonna del Carmine, e questo è veramente molto bello.

     Intanto luglio stenta ad esprimere il suo volto migliore, si continua a viere un buon settembre piovoso, dispiace soprattutto per gli operatori turistici, che scommettono molto sul periodo estivo e che vedono scivolare questo mese senza grandi movimenti economici. Anche ieri sera abbiamo pregato per loro, anche perché altrimenti, se le cose non si raddrizzano, sono problemi seri per la riprese delle attività ordinarie. Per i bagni ho già superato la media dello scorso anno e ritengo che tutto dovrebbe procedere come quando ero al Casale, insomma una estate di sole, alla mia età fa anche molto bene alla salute, per cui cercherò di non trascurare questo impegno. Certo non devo trascurare di mettere la protezione, cosa mai fatta in tutta la mia vita ma adesso sembra incredibilmente insostituibile. Le attività sono orientate soprattutto all'attenzione verso le persone, ci sono molti problemi nelle famiglie e per quanto è possibile cerco di intervenire, anche se non è facile ricucire un abito stracciato, forse se venissero per essere aiutati quando la situazione è meno drammatica, ritengo ch qualcosa di più si potrebbe fare.

     In compenso alcune realtà si sono raddrizzate, insomma dove crolla e dove si ricostruisce si cerca di lavorare orientando alla  speranza la presenza della vita di comunità. E' la missione che il Signore ci ha affidato e dobbiamo cercare di non deluderlo. i giovani fanno i giovani ma si lasciano intravedere occasionalmente, i ragazzi sono quasi del tutto spariti secondo una prassi consolidata che si stenta a modificare. In realtà è sparito anche qualche educatore e questo certamente non va molto bene, però incoraggia a rileggere sempre le disponibilità alla luce della centralità di Cristo nella nostra vita.

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Insomma ciò che non va deve essere modificato, anche se genera incomprensioni. Sempre ieri mattina ho inteso un grido di dolore all'aurora, ma veniva da molto lontano, per cui i margini di intervento erano veramente molto difficili, alcune volte il dolore si accanisce sempre con le stesse persone. Non è sempre facile fa capire che è manifestazione dell'amore di Dio, ma è quello che ci viene richiesto ed è quello che mi sforzo di trasmettere.

     Quando questi problemi accadono vicino diventa più agevole trasmettere serenità anche perché, sostanzialmente in questi momenti si avverte viva l'esigenza di affetto e questo non è difficile da comunicare. Altre difficoltà personali e relazionali sono state rimosse almeno per adesso. Certo bisogna vigilare altrimenti si corre il rischio di crollare, di ricadere miseramente sempre negli stessi errori, aspettarsi troppo dagli altri e andare in crisi quando questo non accade. La medicina è sempre la stessa, occorre dare agli altri tutto quanto si può dare e non bisogna aspettarsi niente. Lo si fa per il Signore e il suo amore ci deve bastare. Tanti sorrisi, tanti sguardi sereni, il lavoro che prosegue con naturalezza in un clima di pace e di disponibilità. Certamente i problemi non mancano, ma si affrontano alla luce della fede e conseguentemente si appianano facilmente. Si prega e si cerca aiuto nel Signore, purtroppo non tutti colgono la bontà di questa azione interiore, anche per questo non sempre si vive con fiducia il futuro e le relazioni interpersonali.       

15 luglio - Ma allora la riconoscenza esiste oppure no? Ebbene dobbiamo ammettere che la risposta è proprio positiva, anche se per la gran parte delle volte lo dimostrano persone dalle quali non te lo aspetti. Questa volta lo ha dimostrato un ignoto amico africano, che si è ricordato di un anonimo gesto di fraternità avvenuto alcuni anni fa e di cui non ero neanche cosciente, ma per lui è stato molto significativo e rasserenante. Ma è solo uno dei tanti segni di affetto di cui sono oggetto, mio malgrado, da parte di tanti fratelli e sorelle che riescono a testimoniarlo anche  in modo soffocante. Intanto luglio scivola tra una intemperanza metereologica e l'altra, insomma il mese tradizionalmente più caldo dell'anno si mantiene fresco e umido, bisogna fare i bagni tra un raggio di sole e uno scroscio di pioggia. Tutto sommato deve essere apprezzato perché mantiene gli animi in un clima temperato ed evita eccessive agitazioni e stress.

     Non sempre si ha coscienza della responsabilità del ruolo e allora si corre il rischio di debordare, insomma c'era una volta la Madonna dell'Equilibrio che rendeva tutti più prudenti, sembra che hai nostri tempi non sia molto di moda. Lo straparlare, lo strafare non aiuta a vivere e non sempre contribuisce a costruire la speranza nella vita della comunità. Una cosa è parlare dei cambiamenti necessari e una cosa diversa è operare perché si cambi veramente. Da sempre sappiamo che parlare è un'arte gratuita, mentre l'azione esige la disponibilità a vivere dei rischi. Scaricare sempre, demolire sempre aiuta a distruggere ma per costruire occorrono energie che non sempre si riesce a trovare dalle nostre parti, anche per questo prima di demolire è opportuno valutare la possibilità  di realizzare qualcosa in sostituzione, altrimenti si corre il rischio di lasciare macerie dietro a se stessi.

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    Ma la novità è sempre una novità? Non sempre, più se ne parla e più si perseguono metodi di parcellizzazione e di stabilizzazione. Come sempre è meglio parlare di meno e operare di più, ma questa è un arte che non tutti riescono a maturare. Allora ben vengano le parole così almeno riempiono i vuoti assordanti della vita, o forse è meglio il silenzio che genera amore anche per il dramma per la vita? La mia risposta è evidente anche se non sempre condivisibile e praticabile. Verso dove andare, nessun problema si prega e si cammina. La bussola è il Signore, noi dobbiamo solo essere attenti alla sua volontà che è la sola vera novità della storia. Come sempre la novità non è opportuno cercarla fuori ma dentro di noi, non è sempre facile coglierla ma è bello scoprirla.

     Togliamo questo, modifichiamo quello, imitiamo la Madonna che era semplice e via a seguire. La domanda che ne consegue è questa? Ma la Madonna era tradizionalista o innovatrice? Per quello che riusciamo a conoscere dai Vangeli possiamo ricavarne l'immagine di una donna fortemente legata alle tradizioni del suo popolo e San Giuseppe non doveva essere da meno. Le piacevano le feste, per cui guardando la solennità con la quale si sta vivendo quella di Scalea certamente sarebbe stata contenta. Come tutte le persone assennate sapeva che comunque non era importante spendere tanti soldi inutilmente, ma comunque avrebbe gioito della bellezza occasionale che si era creata. In suo onore? Questa è una questione diversa, per come è la nostra società è opportuno essere più attenti alle marginalità, lo ripete con insistenza il Santo Padre, in verità lo dice anche Gesù nei suoi insegnamenti, ma appartengono alle tante parole che si dicono e che non si ascoltano anche perché si hanno altre finalità.

     La cosa che conta è sempre la finalità per la quale si fanno queste iniziative, insomma ancora una volta è il cuore il motore pulsante delle emozioni, anche se andrebbe educato a viverle  in riferimento ai drammi della storia che si accompagnano al nostro tempo. Come comunità cristiana siamo ancora molto lontani dal leggere l'esistenza come vorrebbe Gesù ma non dobbiamo arrenderci dalla possibilità di riuscire a cambiare. Non dobbiamo neanche fare violenza agli altri che fanno fatica a cambiare. E' sempre il Signore che guida la storia, lasciamoci coinvolgere dal Suo amore e il resto certamente procederà con gioia, in un sincero anelito di pace interiore. La meta verso dove camminare dipende dalla sensibilità personale e dalla voglia di aderire con la propria vita al progetto di Dio. Tutto diventa facile nell'affidamento docile alla Sua voce.

     La comunità dei credenti, a mio parere, deve mettere al centro dell'attenzione i credenti e non le apparenze o gli apparati, anche se essenzializzare non sempre ripaga con i numeri, certamente fa emergere il bene dal cuore ed evidenzia anche il male che può albergarvi. Nella confusione tutto diventa più difficile da cogliere, poi arriva la pioggia e purifica ogni cosa. La comunità dei cristiani è troppo lontana dall'ascolto della Parola di Dio e questo non contribuisce a vivere l'autenticità delle relazioni. Nel fare le statistiche spesso si sente dire che i praticanti sono il 10 o il 15 per cento dei battezzati. Io aggiungerei: magari queste percentuali corrispondessero alla coerenza della testimonianza, ma troppo spesso anche coloro che frequentano stabilmente la vita della comunità, non aderiscono in nulla agli insegnamenti

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del Signore. Asserzione che non esclude una necessaria inclusione, non tutti coloro che non frequentano non vivono una coerenza cristiana in fedeltà al loro Battesimo. Per cui è evidente che nessuno può sindacare o esprimersi in modo definitivo sulla vita degli altri.

     Allora cosa bisogna fare, proprio niente, si continua a pregare e si lavora con amore il resto è affidato alla misericordia di Dio. Pomeriggio di

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intrattenimento con i giovani, qualcuno parte, altri ritornano il mondo dei giovani è bello perché è dinamico. Qualcuno prova a rischiare l'avventura di cercare se stesso lontano da casa, non sempre è positivo ma trovare qualcuno che ama rischiare è sempre bello. Ciò che conta è non sentirsi mai soli. C.da Salicelle è un luogo sereno per chiudere una giornata tutto sommato vissuta intensamente, siamo in prossimità del fiume, dove qualcuno rischia i suoi giovani anni nella speranza di costruire il futuro, ma alcune volte dispera di riuscirci, ecco perché il parroco si incammina e cerca di portare un po' di pace interiore. Non sempre mi riesce ma questa sera penso proprio che sia andata bene, per alcuni momenti può essere sufficiente. Nel ritornare ho chiamato Simona e la piccola, stavano mangiano una nell'altra, per cui non le ho intrattenute troppo al telefono, è meglio non disturbare troppo quando si vive l'intimità familiare. Ultimo messaggio di consolazione e si va a riposare.

13 luglio - Ma, se è così deleterio per la salvezza, allora perché tutti vogliono sempre più soldi, tutti lottano per apparire e per avere più potere? San Paolo direbbe che è la condizione normale dell'esistenza terrena perché segnata dal peccato, deve essere proprio così anche perché questi aspetti di appetito di materialità colpisce anche persone che vivono stabilmente la vita spirituale, ma nonostante questo non riescono a dominare le proprie passioni e gli appetiti materiali. Voglio dire, se uno fa la Comunione Eucaristica tutti i giorni, dovrebbe trovare in questo dono della misericordia di Dio energie sufficienti da renderlo immune da ogni forma di desiderio di violenza verso gli altri. E invece niente, questo riguarda sia gli uomini religiosi che i laici, è proprio strano ma è così la pratica delle cose sante non sempre riesce a fare breccia nei cuori orientandoli all'amore gratuito verso tutti, come ci si dovrebbe attendere da persone che pregano sempre o che comunque coltivano stabilmente il rapporto con Dio.

     Anche per questo è opportuno non sottovalutare mai la potenza del male, anche nella nostra vita. Quando meno te lo aspetti prevale sul bene e in questa condizioni se ne combinano di tutti colori: Odio, egoismo, attaccamento al denaro, desiderio del male per gli altri, passioni deviate e si potrebbe continuare ma ci sono elenchi abbastanza dettagliati nella Parola di Dio, per cui è inutile fare dei duplicati. Anche tra persone che si sono amate intensamente, che hanno condiviso per anni lo stesso tetto ad un tratto si scatena una odiosità distruttiva, che rende incapaci di fraternità e di amore familiare, come se non ci si fosse mai conosciuti, certamente anche peggio si arriva ai livelli dei capobranco che devono conquistare il territorio di caccia. Come accade questo? Non esiste altra parola più esplicita del proprio attaccamento alle cose e a se stessi, che poi non è altro che il rifiuto assoluto del messaggio cristiano.

     Ma si può rifiutare il messaggio e i valori cristiani, frequentando gli ambienti sacri, partecipando alle azioni sacre? Certamente si, d'altra parte è davanti agli occhi di tutti. No, non dobbiamo focalizzare i mostri di occasione che i mass media a secondo degli umori ci trasmettono in prima pagina, ma dobbiamo guardare ai tanti volti, spesso anonimi che ci sono accanto ogni giorno e che stentano a sposare i valori che ascoltano e gli atteggiamenti per cui pregano. A questo proposito lasciatemi spendere una parola di conforto in favore di quel povero prete di Oppido Mamertina che si è trovato scaraventato in prima

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pagina a motivo del cosiddetto Inchino della statua al boss e che viene trattato come un criminale seriale e magari in alcuni commenti anche peggio.

    Il carissimo confratello, che io conosco personalmente, per il lungo servizio che ha offerto all'Azione Cattolica dei Ragazzi a livello regionale, è uno di quei sacerdoti che si spendono totalmente per la comunità e per il Vangelo, per non parlare del suo profondo affetto per i ragazzi e i giovani. Ma allora come mai si è trovato in questa situazione? Difficile da capire anche per chi lo vorrebbe fare, e purtroppo, non sempre chi comunica avverte l'esigenza di cogliere al verità dei fatti. Il crimine vende e sembra essere immediatamente percepibile, la verità esige tempo e l'informazione non ha mai tempo di poterla appurare e quando viene definita non riesce ad alimentare la riparazione da prima pagina. Ritengo che sia uno dei tanti casi di non valutazione equilibrata dei fatti, chiaramente anche da parte sua. Ma più specificamente può essere letta come una situazione ordinaria di società frammentata, dove ognuno cammina per i fatti propri e cerca lo scoop.

     Chi ci và di mezzo? Generalmente è il povero prete che nessuno difende, questo sì meriterebbe un'analisi. Perché nessuno ci difende quando siamo accusati di qualcosa di nefasto vero o falso che sia? Scheletri che è meglio mantenere negli armadi? Senso di impotenza contro lo strapotere di altri poteri più forti? Magari anche volontà di distruzione verso una presenza comunque moralizzante, che da fastidio in una società dove si persegue il tutto subito. E il peggio sono le reazioni istintive che ne conseguono, anche da parte di chi dovrebbe difendere il malcapitato, sembra che qualcuno sia invitato al gioco del girotondo incoraggiando a mettersi tutti giù per terra. Vogliamo almeno noi stare accanto a questo povero prete che anche oggi, spero abbia celebrato la Santa Messa nella sua comunità, certamente meno sereno di altri giorni avendo tutti gli occhi puntati addosso, ma con la gioia del Signore nel cuore?

10 luglio - Ma se ogni azione corre il rischio di essere letta in modi completamente opposti, conviene non esporsi, restare velati nel proprio vissuto ordinario, spendendo la vita senza particolari clamori o interessi? Nell'epoca della globalizzazione può perfino sembrare un assurdo, però può essere una delle tante verità individuali, per essere vivi in una società sempre più appiattita occorre imparare ad essere semplicemente se stessi, senza guardarsi troppo attorno, magari guardandosi di più dentro. A che proposito? Anche le azioni più eclatanti sembrano essere un fallimento, d'altra parte non essendoci un assoluto di riferimento rimangono le relazionalità. Per noi cristiani, può anche significare che tutto quello che continuiamo a proporre come verità assoluta, corre il rischio di chiuderci in una nicchia sociale, magari di elite o di presunti tali, insieme a tutte le nostre devozioni e ritualità.

     Organizziamo grandi celebrazioni, invitiamo personaggi importanti, viviamo intensamente le manifestazioni ma poi, forse si dovrebbe perdere un po' più di tempo per fare le verifiche delle attività, per capire che cosa ne è rimasto dei tentativi fatti di trasmettere il messaggio di salvezza che Gesù ci ha affidato. Altrimenti si corre il rischio di scadere a livello di rappresentazioni, della spettacolarità che è così di moda ed appariscente anche dalle nostre parti. In una società smemorata che cosa rimane? Sembra una domanda inutile, anche perché immediatamente a seguire si è coinvolti in altre manifestazioni che non

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hanno molto a che vedere con quello dei valori i quali si è partecipato, insomma è il classico seme che cade sulle pietre o in mezzo ai rovi. Secca perché non ha profondità, oppure viene soffocato dagli affanni della vita.

     Ma allora dov'é la speranza? Nella convinzione che il Signore dona a ciascuno di poter operare per il bene a prescindere dai risultati che si riescono a leggere o a conseguire. Non è questo che ci deve preoccupare la la capacità di perseguire l'obbiettivo con coerenza. Insomma avere una meta e conseguirla senza compromessi. Questo vale anche per noi uomini di Chiesa, il tema della corruzione che il Santo Padre frequentemente rilancia all'attenzione dei fedeli, riguardi anche i nostri ambienti a tutti i livelli. Ma si riesce a pregare Dio vivendo da corrotti? Si può celebrare l'eucaristia essendo corrotti? Certamente sì, e magari ci si giustifica in mille modi, d'altra parte il demonio è una mala bestia che ne conosce mille e una, pur di riuscire a veicolare verso di se le anime.

     Ma c'é gente che tira i remi in barca, avverte qualcuno particolarmente allarmato, ma forse più immediatamente riflettendo ha sempre e solo fatto finta di remare. Tanto per agevolare questo o quel compare. E' anche evidente una forma di disorientamento sulle motivazioni autentiche del proprio impegno. Effettivamente alcune volte si resta disorientati a veder delle scelta che non hanno alcun significo totalmente orientati a mettere in mostra se stessi. E' emblema di una disperazione interiore? Va bene può anche essere, ma direbbe Gesù: alcuni demòni si possono vincere solo con la preghiera. Allora si resta a guardare mentre la barca naviga a vista? Se non ci sono buoni marinai è importante mantenerla a galla, ed è già un buon risultato. Lo so, non tutti ne colgono la bontà, non fa niente ognuno con la sua maturità e la propria capacità di leggere nella volontà di Dio. Insomma è opportuno no fasciarsi la testa prima che sia rotta. Tutto sommato anche con la testa rotta sui può giocare una bella partita.

     Giornata settembrina vissuta con entusiasmo giovanile sotto un pioggia poco londinese e molto caraibica, d'altra parte è ormai noto che tra me e ogni tipo di acqua c'é una simbiosi quasi assoluta. Solito pellegrinaggio con tappe a Belvedere, poi in quel di Cetraro e infine a San Marco. Il massimo del carico di acqua l'ho vissuto nella montagna di Fagnano, a salire ero praticamente a dicembre in una giornata tempestosa. Poi tutto è andato rasserenandosi, pranzo con i confratelli, molte telefonate gioiose e piene di speranza, insomma mi hanno fatto magiare con gusto. In serata abbiamo celebrato per Alfredo, uno dei primi laici protagonisti nell'impegno ecclesiale del dopo concilio a Scalea. Una bella celebrazione e anche una buona partecipazione. Quando ci si impegna ci si riesce, questa sera ci è impegnati anche perché è un nucleo familiare che appartiene al periodo di Don Tolentino e so' che lui ci avrebbe tenuto molto a organizzare una bella celebrazione.

     Martedì invece una liturgia esequiale veramente strana, abbiamo iniziato la celebrazione in sei, dei quali uno ero io all'altare, l'altra era Caterina in sacrestia, due erano nei banchi e due erano in fondo alla Chiesa che parlottavano tra di loro. In questi casi è meglio chiudere gli occhi e cercare di pregare più intensamente altrimenti ci si distrae e la Messa scivola comunque, ma senza emozionarti. Verso la proclamazione dei Vangelo, è inutile dire che

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ho letto tutto io, ho capito qualcosa in più. Infatti è entrata una donna vestita rigorosamente con gli abiti del lutto, compreso il maccaturo in testa. Allora la mia mente si è aperta al barlume della memoria e ho ricordato la casistica complessa di questo nucleo familiare, lui, vedovo  è passato in seconde nozze con la signora albanese che lo accudiva chiaramente con il dissenso dei familiari e con tutto ciò che ne consegue. Comunque per non sapere di leggere e scrivere ho fatto finta di non sapere niente  e ritengo comunque di essere arrivato alla conclusione con dignità.

     Stasera momento di formazione spirituale con i catechisti, vivere con Gesù insieme a coloro che mi sopportano nel loro servizio alla comunità, è il massimo della gioia che il Signore può donare al parroco. Non c'erano tutti e, prima o poi, qualcuno lo sgancio per distrazione, visto che la formazione da alcuni viene vissuta con distrazione. C'erano anche le cuginette ma non le avevo viste altrimenti qualcosa l'avrei inventata per rallegrare la loro disponibilità a rendersi presenti al Signore.  I giovani che pregano incrementano il valore della preghiera e aprono alla speranza verso il futuro. Certo interrompere le vacanza con incontri è proprio da impenitenti, ma il massimo ritengo di averlo fatto al mio primo impegno pastorale quando convocai il Consiglio Pastorale allargato ai catechisti la sera di Capodanno, erano gli anni nei quali combattevo con più vigore il tempo perso in feste e festicciole.

     Tutto procede molto bene, anche sul fronte della sofferenza, le notizie che mi arrivano aprono al sorriso e alla speranza dell'incontro. Anche la crisi della pargoletta dell'infanzia sembra essere rientrata, insomma, come sempre, il Signore vede e provvede. Certo se eleviamo l'attenzione a chi pensa di essere la luce per gli altri ci si rende conto per perché Scalea è sprofondata così miseramente ma è importante non desistere anche su questo fronte, per fare in modo che le tante vite spese anche in questa cittadina onestamente per dare dignità alle proprie famiglie possano restare soddisfatte e non deluse. Basterebbe che i soliti noti fossero più consequenziali e meno autoreferenziali, ma magari non sarebbero più loro per cui si sopporta con pazienza. D'altre parte la sopportazione è parte integrante della missione.

     Tanta gente buona e simpatica che cerca continuamente di avere dei contatti più stabili. Perfino i virus vogliono più spazio e attenzione nel sito parrocchiale, ma sembrerebbe che anche questa volta siano stati messi in quarantena. Debellati grazie al team di collaboratori che sostengono il lavoro della comunicazione parrocchiale. I volti? Mi sembrano affettuosi, qualcuno è un po' bloccato, e va bene che facciamo lo ammazziamo? Sembra essere rimosso un eccessivo stile di commaraggio, non certamente mafioso ma ugualmente pernicioso per il bene della parrocchia. Insomma persone che perdevano più tempo a chiacchierare che a lavorare, anche perché pensavano che il chiacchierare su questo o su quello fosse il loro lavoro. Serata fresca che incoraggia il riposo, per cui buona notte a tutti e entusiasmante ripresa per come il Signore dona.       

9 luglio - I giorni scorrono sereni e gioiosi, ma non per questo distratti dalle varie esigenza di vita di coloro che hanno bisogno di sentirsi sostenuti nelle proprie necessità. Oggi pellegrinaggio al Monte Carmelo, chiaramente sto'

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parlando del centro Storico di Scalea. Non mi spreco troppo negli avvisi per incoraggiare alla partecipazione, anche perché so che c'è chi riesce ad ascoltare anche senza insistere troppo,  e nella dinamica della partecipazione di Scalea coloro che ascoltano sono molto più di coloro che vivono in modo distratto gli appuntamenti con la vita di fede della comunità. Potrei face della vanagloria mo non è opportuno anche perché si potrebbe scadere nella tentazione dell'esserci, mentre in realtà ci si comprende come assenti alla ribalta della storia. Però ci si prova a scuotere il pachiderma addormentato o forse è meglio dire esaltato che sembra essere diventato questo agglomerato abitativo che corrisponde al nome di Scalea.

     Vivere la novena alla Madonna del Carmine come un incoraggiamento a fare del protagonismo politico non è facile, anche per questo e giustamente le persone non ci prendono sul serio. D'altra parte o si guarda avanti e ci si alleggerisce di tutto quanto appartiene alla tradizione o si vive la tradizione con delle illusioni innovative. Ma comunque sia è meglio dare delle percezioni di innovazione che appiattirsi dietro al pellegrinaggio di vere o presunte reliquie miracolose, che lasciano il tempo che trovano  e potrebbero generare del feticismo sacro, qualora se ne avverta l'esigenza, che forse non è opportuno riproporre ai nostri tempi. Intanto in quel di Praja si grida al fuoco, al fuoco e, strano a dirsi, è proprio vero. Molti danni ma nulla di particolarmente distruttivo, per molti ambiti sarà necessario ricominciare ma non dovrebbe determinare particolari problemi. certo non è bello per un sacerdote che ama l'ordine e la bellezza trovare la chiesa a lui affidata interessata da un incendio, è come se uno uno subisse una violenza personale.

     Poi è tutto un susseguirsi di attività e di incontri che non meritano grande spazio anche perché appartengono alla routine ordinaria della mia vita. Avanti e indietro, su è giù con qualche breve pausa di pace, nulla di particolarmente innovativo, ma tutto ugualmente bello da vivere e da proporre. Stasera pellegrinaggio al Carmine, un vero record sul percorso, mi è sembrato di capire che lo abbiamo fatto in un quarto d'ora. Io avevo previsto almeno una mezz'ora ma niente da fare ci si perfezione sempre di più e andrà a finire che l'anno prossimo lo faremo in dieci minuti. Io raccomando di andare lentamente ma niente da fare, via di corsa e sembra di essere alle olimpiadi. Con grinta giovanile si ripercorrono i sentieri della nostra infanzia e della nostra adolescenza e si cerca di restituirsi alle emozioni che i nostri genitori ci hanno trasmesso. Ogni tanto mi guardo indietro anche perché avverto dei vuoti di voce, ma nulla di particolarmente grave sono quelli che fumano a fare fatica a mantenere il ritmo.

     Insomma solo due misteri mentre ne erano stati previsti cinque. Intanto la mia carissima amica si prepara a una notte più lunga nella speranza che il nuovo giorno porti notizie positive, non posso che sostenerla con la preghiera anche perché lei si intestardisce a non rientrare. Forse è meglio così, per domani è il responso intermedio, speriamo sempre bene e incoraggiamo a cogliere comunque il bene. Non è facile, ma comunque occorre provarci per il bene della nostra città, noi ci proviamo senza alcuna presunzione, con la chiara coscienza che non è facile. Non è una azione magica scuotere interesse dopo anni di apatia politica, o più semplicemente di politica interessata. Qualche volto interessante? Tanti volti interessanti, tutti i volti sono interessanti anche

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quelli che non suscitano grande interesse. D'altra parte tutto è legato alla propria capacità di leggerne le emozioni, e di emozionarsi nel comprenderle. La festa ha anche questo ruolo, restituire ricordi e alimentare emozioni.

    A me sembra che luglio stia scivolando con serenità e semplicità, insomma nulla di particolarmente esaltante ma anche nulla capace di far scemare la gioia di vivere, è la luna a rischiarare la nostra serata, non è particolarmente intesa ma è sufficiente a far sognare un domani migliore anche perché eravamo partiti da un pomeriggio metereologicamente nervoso, incapaci di stabilizzarsi al bello o al brutto. Invece la serata di lascia godere nel suo rigore climatico, ma che comunque apre a un domani nitido e luminoso. Donare pace, quando molti amano parlare di violenza e di generare violenza non è un'arte facile, ma poiché è necessaria ci si sforza di incarnarla con naturalezza e gioia.

6 luglio - Anche la giornata vissuta ieri in quel di Papasidero merita, un momento di riflessione. Anche perché è raro trovare attività rivolte alla famiglia nella sua interezza. Insomma Papà, mamma e figli insieme come comunità familiare per vivere un momento di festa. Giornata luminosa vissuta in un ambiente naturalmente spirituale, da secoli è depositario di una armonia invidiabile tra la presenza dell'uomo e la bellezza della natura. Come sempre con grande semplicità e gioia ci si è incamminati verso questo luogo, turisticamente poco frequentato  ma veramente bello e unico. Gli elementi della giornata sono stati la gioia di stare insieme, la volontà di scoprire un luogo della fede della diocesi, come sempre mangiare anche insieme e ringraziare il Signore per tutto quanto ha voluto ancora una volta donarci. E' stato anche un modo per chiudere l'itinerario di riflessione sul ruolo della famiglia vissuto durante l'anno in preparazione al prossimo convegno nazionale di Firenze.

     Si dice sempre che la famiglia è una esperienza insostituibile di Chiesa, ma poi vai a spulciare nelle tante attività pastorali e non trovi quasi mai in calendario attività che riguardino il nucleo familiare insieme. E' una delle tante manifestazioni della schizzofrenia educativa che si accompagna al nostro lavoro di pastori. Generalmente lavoriamo per categorie, per cui si organizzano attività per i bambini, per i ragazzi, per i giovani, per le coppie mentre nei documenti non si fa altro che parlare dell'importanza della famiglia nell'azione educativa della chiesa. Alcune volte non si trovano coppie formatrici, altre volte diventano esse stesse uno dei tanti club in cui si articola la vita della parrocchia. Ma il più delle volte non ci si pensa anche perché la gran parte ci coloro che si impegnano in parrocchia stentano poi a coinvolgere i propri cari nella dinamica della fede, per cui essendo loro i responsabili non ritengono opportuno proporre un tematica che li vede nei fatti assenti.

     Se vogliamo, è l'altra novità pastorale che stiamo scoprendo come parrocchia la centralità della famiglia e la voglia che si ha nel crescere insieme come ambiente educativo. La nostra è una parrocchia con molte famiglie giovani, per cui non si deve fare altro che incoraggiarli a partecipare creando per loro momenti di vita comune, di preghiera e di festa. Non c'è bisogno di veri e propri responsabili quanto piuttosto di coordinamento, anche se a lungo andare diventerà importante stabilizzare i momenti formativi, ma per adesso è più opportuno operare per aggregare sui temi difficili della partecipazione

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ecclesiale della famiglia. La più importante e fondamentale presenza sono i giovani che esprimono una caratteristica fondamentale: non scappano dopo la Cresima ma si cercano e si incontrano in parrocchia. Anche in questo caso la scommessa è stata avviata con illustri desaparecidos, che sostenuti dalla gioia di stare insieme con loro hanno portato avanti con molta umiltà la gioia di restituirsi un po' di giovinezza.

     Anche perché in questo i giovani sono oblativi donano gioia di vivere, hanno essi stessi valori di cui sono esclusivi depositari e il compito degli educatori non è quello di soffocarli quanto quello di farli emergere con il loro entusiasmo e la loro voglia di vivere. Famiglia e giovani diventano perciò le perle preziose che si aggiungono alle tante iniziative già portate avanti con impegno dai miei predecessori e diventano la locomotiva di entusiasmo sulla quale la parrocchia deve impostare la sua corsa educativa nel nostro tempo, nelle difficoltà del nostro tempo. Senza mai soffocarvi ma sempre generando voglia di novità spirituale, affettiva e gioia di relazioni comuni, insomma gioia di sentirsi comunità cristiana, dove non sussistono ruoli istituzionali preconfezionati di cui fare vanto, ma semplicemente la capacità di scoprirsi sempre più, giorno dopo giorno, fraternità in Gesù Cristo.

     Oggi? Sta scivolando con la sequenza degli impegni estivi che la Domenica dona, preghiera, confessioni, celebrazioni. Il clima leggermente incerto e nella mente alcune situazioni di inquietudine spirituale che cerco di sostenere in questa fase, su quel livello sembra che tutto proceda abbastanza bene. Grande attesa per il rientro dei guerrieri dalla Sila, per il resto si opera sforzandosi di dare serenità e pace nel Signore. D'altra parte è Lui a chiederci stare con Lui per trovare pace e ristoro, ci sforziamo di non deluderlo eccessivamente. Diciamolo pure la gente viene perché vuole incontrare Lui, non certamente perché vuole vedere me, per cui è sempre meglio mettersi un po'da parte così si evita di fare troppi danni.    

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     Il Signore è stato buono con noi, così si sarebbe espresso il Salmista. Io che non solo tale sento di poter dire che è stato un pomeriggio lungo, tappa per il caffè in quel da Pietro anche per salutare mio fratello che non vedo quasi mai, anche perché gli orari si incrociano e raramente siamo in onda alla stessa ora. Poi il lungo iter confessioni e celebrazioni fino alle ore ventidue e quindici. Come sempre c'è una grande esigenza di essere ascoltati, purtroppo non sempre supportata dalla volontà di conversione anche perché spesso il peccato viene rimosso addossando la responsabilità ad ipotetici altri di difficile identificazione. Poi rientrano i giovani, mi sono sembrati in perfetta forma anche se necessariamente addormentati, come ho già fatto comprendere ieri ai campi normalmente i giovani dormono poco. La celebrazione delle ventuno è

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un momento di affettuosità estiva con il resto della comunità che comunque riesce ad essere fedele alla gioia della vita comune. Non sempre riesce a tutti, ma chi partecipa lo fa con il cuore e noi abbiamo imparato che il cuore è un organo importantissimo nel'organismo umano. Quanti? Non ha nessuna importanza quello che conta è il come. E questo è veramente bellissimo.

5 luglio - Mi accorgo di aver cambiato pelle, quella che aveva una caratteristica  coriacea adesso è diventata più delicata di quella dei bambini, forse è sufficiente dire come quella dei bambini. Insomma dopo una mezza giornata di mare mi sono ritrovato tutto bruciato, mentre prima stavo la sole giornate intere e non capitava niente o almeno così mi pare. Me ne sono accorto quasi per caso, mentre facevo un giro di ronda sulla spiaggia al di qua del Santa Caterina. E' una zona nella quale non ero mai stato, può sembrare strano ma è proprio così, sono a Scalea dagli anni settanta ma ho sempre fatto fatto il bagno tra 'Ajnella e la Torre Talao. Quando si dice visione limitata delle cose, per quello non conoscevo quasi nulla della realtà nuova di Scalea, mi sono sempre mantenuto nei confini della parrocchia di San Nicola di Plateis. Ho cambiato area anche perché quasi tutti i giovani mi dicono che non possono prendere impegni perché lavorano, e allora mi sono detto andiamo a trovarli sul luogo di lavoro. E' inutile dirvi che attività fanno e in che condizione li trovati, ritengo lo si possa immaginare facilmente. A parziale giustificazione devo dire che forse era troppo presto, almeno per loro, insomma dalle undici in poi.

     Poi arriva il giorno del campo in Sila, tutti in perfetto orario il che vuol dire che ci tenevano molto. Il pullman è potuto partire qualche minuto prima del previsto. Io pure sono partito, però ho fatto un itinerario più contorto: Pettoruto, San Marco e poi Sila, il dovere è il dovere. Dovrei raccontare tante emozioni vissute ma farei fatica ad esprimerle anche perché sono totalmente innovative. D'altra parte con i giovani è sempre così, quando pensi di poter stabilizzare dei rapporti devi ricominciare daccapo perché loro li stravolgono nelle loro categorie interpretative. Le note salienti, al di là delle possibili interpretazioni sono state certamente la gioia di stare insieme, il che da merito al lavoro fatto durante tutto l'anno, questo non vuol dire che tutto sia andato sempre bene, però dati i risultati che sono sotto i nostri occhi dobbiamo ammettere che alcune volte si fa fatica a cogliere i segni dell'azione di Dio.

     Questa caratteristica è emersa anche nella volontà di coinvolgere anche giovani che non vivono pienamente l'esperienza, insomma è un gruppo che non si chiude in se stesso, ma è felice di accogliere anche altri. Sono gli stessi ragazzi a generare entusiasmo nei loro coetanei. Poi l'aria della Sila ha fatto il resto, abbiamo trovato un clima incantevole, con colori veramente spettacolari, insomma un pomeriggio da incorniciare. Poi in serata l'escursione notturna che come ormai tutti sanno caratterizza l'esperienza del campo per incoraggiare a maturare una migliore comprensione della propria autonomia. Serve anche a superare quel clima generalizzato di paura che caratterizza la vita di tanti giovani in questa fase della loro crescita. Nessun problema ormai hanno somatizzato la tecnica e vi si adeguano con gioia e spensieratezza, anche la norma sull'uso dei cellulari è stata perfettamente rispettata. Il momento più drammatico dei campi almeno per noi adulti è la notte, che per i giovani si tinge di luminosità totalmente nuove.

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        Insomma tornati totalmente stanchi dall'escursione notturna, si sono sentiti immediatamente rigenerati e con alterne fortune hanno vegliato in vari modi fino alle quattro di mattina. Però gli orari sono stati rispettati per cui nulla da eccepire, nella mattinata del quattro è arrivato il vento con la sua capacità di fare ondeggiare gli alberi che trasmettono una melodia che ti rimane nell'anima, donandoti tanta voglia di inseguire il vento, ma ti accontenti di osservare gli alberi che lo assecondano con dolcezza. E i giovani? Molto dolci, con tanto voglia di giocare, in qualcuno emerge qualche difficoltà familiare, altri sorridono intensamente. Perfino i giovani, parlo dei maschietti, spesso più schivi e introversi, sono stati molto partecipi alle varie attività. Io mi sono soffermato a osservarli lungamente, cercando di capire verso dove cammina il mondo. A me è sembrato un mondo veramente bello, abitato da giovani che amano la vita e vogliono viverla con gioia e intensità.

     Certamente dovranno imparare a fare i conti con noi adulti, che non sempre li rispettiamo nelle loro attese, altre volte giochiamo perfino a traumatizzarli con le nostre ansie e le nostre fobie. Ma finché possono stare tra di loro non hanno di che preoccuparsi troppo. Sono troppo bravi nelle loro potenzialità, ed è veramente bello riuscire a scoprirne qualcuna. Alcune volte cercano anche di coinvolgermi in qualche loro gioco, ma poi si rendono conto dei miei limiti e vivono la carità di lasciarmi stare seduto da qualche parte. Anche la vita spirituale lascia stupiti, anche perché tutti si sentono in relazione positiva con Dio, ma d'altra parte per chi vive con naturalezza tutto sembra armonico e sereno. Come riuscire a valorizzare all'interno della parrocchia tante potenzialità e tanta gioia di vivere? E' questo l'impegno che il Signore ci ha affidato e spero tanto di non deluderlo. Non dobbiamo fare altro che farli sentire a casa loro nella possibilità di vivere le loro relazioni affettive  e spirituali con semplicità e naturalezza.

1 luglio - Se si osserva il mondo con occhi non prevenuti dalla variegata casistica delle varie problematiche, tutto sommato, la vita scorre per come è possibile, abbastanza serena. La gente si alza, cerca di darsi da fare, ama le persone con le quali è chiamata a spendere la propria esistenza, rispetta sostanzialmente le persone che non sono eccessivamente fastidiose, si sforza di migliorare al propria condizione umana, incoraggia i figli a vivere in modo educato. Insomma è la vita di ogni giorno, che spesso ci scivola davanti senza che ce ne accorgiamo, meglio dire ce ne accorgiamo ma non possiamo farci niente, deve scivolare e basta. E poi, diciamolo pure, perché dovremmo fermarla? Magari è interessante perché si articola in questo modo. Come mai alcune volte ci si arrovella in situazioni invivibili? Difficile da dire, però accade, forse sembrano tali, ma sono solo lo scorrere delle relazioni e delle tante difficoltà che non tutti riescono ad affrontare in modo sereno.

     Forse è la parola che uso con maggiore frequenza: la serenità. Mi viene fatto notare spesso. Che cos'è la serenità? Semplicemente l'armonia con se stessi e con gli altri. Chiaramente esige la disponibilità a semplificare la propria vita di ogni giorno e a viverla senza particolari tensioni, se intervengono generano squilibrio e la giornata perde molto della sua gioiosità. E' facile da conseguire? Spesso dipende dall'età e dalla propria disponibilità a cercarla, è un bene insostituibile per vivere con gioia ma non tutti ne comprendono pienamente al valenza. Anche per questo ci sono molti che gridano sempre, qualche volte può

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accadere, ma se non accade è meglio per se stessi e per gli altri che non sempre ne colgono le ragioni, anche perché spesso derivano semplicemente da situazioni di squilibrio relazionale. E' indispensabile un vita spirituale matura. Frase facile e difficile, anche perché in questo non esiste assolutamente una norma universale, ma ognuno deve cercare la vita spirituale nella quale si ritrova con più naturalezza. proprio in questa ottica nessuno è troppo antico e nessuno è troppo nuovo, è semplicemente importante avere un modo in cui uno trova il suo equilibrio interiore.

     Le religioni, tutte le religioni, nascono con la presunzione di essere la via giusta per poter aiutare l'uomo a vivere meglio l'armonia di sentirsi creati per amore e di corrispondere all'amore per cui si è stati creati. E' l'incapacità dell'uomo a corrispondere all'amore con cui Dio lo ama, che le trasforma spesso in strumenti di violenza, in attività coercitive e frustranti o più semplicemente in relazioni di dipendenza e non di liberazione. E' la dinamica di quelle che noi chiamiamo sette, nulla di particolarmente innovativo, sono semplicemente una via spirituale che genera dipendenza assoluta nei padri fondatori, si può anche estendere ai catechisti, ai responsabili dei gruppi anche perché la differenza è molto sottile, senza i quali si vive la paura di essere autonomi, insomma invece di far crescere nell'autonomia delle proprie capacità e carismi si genera una dipendenza educativa.

     Capita spesso anche nella vita di comunità parrocchiale. Per cui ciò che mi viene affidato diventa mio, l'incarico educativo transeunte diventa una attività della quale non riesco più fare a meno. Invece di incoraggiare l'altro ad andare lo spingo a legarsi sempre più a me. Non sempre sono facili da correggere anche perché non tutti si rendono conto della gravità di quanto accade. E' evidente che quando questo atteggiamento diventa sistema educativo, si rigetta totalmente il significato del valore dell'educare che è quello di far maturare autonomie diversificate e non dipendenze omologate e appiattite sul modello dell'educatore. E' espressione di immaturità spirituale per cui occorre far crescere nella comprensione dei propri carismi ma anche dei propri limiti ad esprimerli. Una cattiva vita spirituale genera un cattivo sistema educativo, per questo una scuola che rifiuta ogni significato ai valori spirituali non può che generare un inaridimento della crescita della persona nella sua complessità. Anche per questo si da tanta importanza ai voti e non a come si conseguono. Per molti quello che conta è essere promossi, non applicarsi nella conoscenza delle cose.

     E sappiamo bene che le due realtà troppo spesso non sono complementari. Su questo tema si dovrebbe anche parlare delle raccomandazioni ma è meglio evitare. Il discorso si farebbe troppo particolareggiato e poi ormai l'anno scolastico è chiuso per la gran parte degli alunni, sarebbe un argomento fuori tema e magari mi viene dato un voto di attesa. E' stata una giornata vissuta senza particolari vicissitudini, o forse ci sto facendo l'abitudine per cui non ci faccio molto caso. In realtà ho rinviato troppo un problema che comunque domani devo affrontare, anche se non so come abbordarlo, ma  affido al discernimento del momento. Mi vado specializzando in economia aziendale, tema che non ha mai trovato spazio stabile nel mio pensiero, ma sembra che in questo periodo debba caratterizzare questo segmento del mio ministero sacerdotale.

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     Questo pomeriggio sono tornato in quel del Castello per la celebrazione della festa patronale, un po' di ricordi, un po' guardando avanti, comunque rimane sempre una bella sensazione ripercorrere le strade che per anni hanno caratterizzato il mio impegno pastorale. Ma la cosa di cui non finisco mai di stupirmi è il profondo affetto che ancora viene nutrito nei miei riguardi. Anche da parte di persone che vedevo veramente poco, quando ci si incontra, anche se per pochi istanti, è una vera festa. Come sempre cerco di scivolare inosservato, piccola sosta per un gelato in piazza da Giovanni, quindi scendo verso il Santuario per la celebrazione. Il Santuario, su al castello, è uno dei luoghi di culto latini più antichi della diocesi, dovrebbe risalire alla tradizione normanna. Tutto molto bello, semplice ed emozionante. Alla fine interminabili saluti da parte del popolo di Dio e poi via si riprende la via di casa.

     Qualcuno si lamenta che non parlo molto della vita parrocchiale, della serie la prudenza non è mai troppa, ma in realtà le cose vanno veramente troppo bene, per cui ritengo inutile tessere le lodi di chi poi potrebbe anche esaltarsi inutilmente. Il coro canta, i catechisti vanno a mare, i giovani si preparano per il campeggio in Sila, le coppie si organizzano per Papasidero, io sto' programmando qualche attività da guasta estate, i volontari si sforzano di visitare gli ammalati e servire i poveri, le celebrazioni sono vissute con ricchezza di proposta liturgica da molti sacerdoti. Notizia del giorno il Vescovo, nella sua bontà, ha ritenuto di poter dare l'abitazione vescovile alla parrocchia che così può ampliare gli spazi pastorali. Insomma come potete vedere tutto molto bene, anche troppo.

     Il Signore certamente non dorme come fanno alcuni parrocchiani doc e ci benedice fuori misura.  Bisogna stare sempre attenti alla Santa Invidia che è meno pericolosa di quella normale, ma è meglio essere vigilanti per poterla affrontare e così depotenziarne l'effetto, non si riesce certamente ad eliminarla del tutto, ma prolungandone l'esigenza della gittata poi diventa innocua nei suoi effetti altrimenti deleteri. Certo dovrei e vorrei andare più spesso a mare, ma ho l'impressione che anche questa estate debba scivolare senza poter fare molti bagni, si vive in emergenza permanente per cui meglio non programmare. Si sperimentano meno illusioni. Il cucinare allunga la vita e allora stasera si cucina, pennette al sugo per tutti, il che significa per me.       

30 giugno - Le ingiustizie possono diventare situazione di giustizia? Non sempre, ma alcune volte il Signore ci dona di poter rimediare a mali precedentemente commessi, il che non elimina quanto si è fatto sbagliando, ma almeno ti dona di poterlo attenuare nella colpa complessiva. Questo non sempre accade per cui, quando succede, va colto come un vero dono del Signore. Sono state giornate molto complesse e intense, questo mese ha donato soddisfazioni veramente belle, ma purtroppo difficilissime da comunicare per cui non ci provo neanche e le conservo nel mio cuore di padre e pastore. Forse è un atteggiamento egoistico, può anche essere, ma poi a rifletterci bene alcune cose le può comprendere pienamente solo chi le vive in prima persona. Tra le tante possibili emozioni il primo incontro con chi per molti anni ho incontrato nella mia disponibilità educativa e ritengo di aver deluso, per pigrizia o per stanchezza, nel momento più gioioso della sua esistenza e che oggi, dopo tanti anni, il Signore mi ha restituito nella sua semplicità e gioiosità. Con coloro che conosci non è difficile entrare

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immediatamente in sintonia, anche se non è così facile aiutarli nelle loro fragilità. Di certo si può solo restargli accanto dando un po' di fiducia.

     In altre situazioni occorre ricreare totalmente l'immagine che ci si era fatta di una persona, anche perché la vita l'ha trasformata totalmente, oppure così appare agli occhi di chi osserva dall'esterno. E' una situazione che non dovrebbe stupire più di tanto, dovrebbe semplicemente incoraggiarci a non esprimere giudizi definitivi sugli altri, anche perché nel corso della vita si può anche cambiare totalmente nel bene e nel male. L'altro aspetto da non trascurare mai è quello di leggere le espressioni delle persone quando ritengono di non essere osservate, diciamo quando sono in atteggiamenti passivi. E' uno dei tanti modi per cogliere meglio le emozioni che attraversano la loro vita e i loro pensieri. Essere al centro dell'attenzione non aiuta ad essere se stessi anche perché si è pressati ad accontentare questo o quello, o anche ad apparire compiacenti anche quando ci si dovrebbe relazionare in modo più severo. Ma sappiamo bene che la severità educativa non sortisce grandi effetti per cui è meglio vivere la disponibilità al sorriso, all'accoglienza e alla pace.

     In altre situazioni magari tu avresti scommesso sulla sincerità dei fratelli e poi ti devi ricredere, di fronte all'evidenza di atteggiamenti e parole che stentano ad appartenere ai seguaci di Cristo, eppure è proprio così. Tu ascolti, sopporti e non devi fare altro che pregare, alche perché qualunque altro atteggiamento sarebbe ancora più dannoso, d'altra parte stiamo parlando di persone e non di cose. Però è veramente difficile come mai tutti applaudono il Santo Padre e restano stupiti dei suoi insegnamenti e poi tutti continuano come se niente fosse. In realtà l'esempio non è appropriato, so dovrebbe parlare dal non ascolto testimoniato di Gesù, per cui chi ascolta Gesù e non ne segue gli insegnamenti non suscita alcun stupore se non si converta in nulla dalle sue presunte sicurezze. Uno degli esempi più immediatamente calzanti è la testimonianza cristiana all'infuori degli ambienti parrocchiali.

     Sono ormai decenni che la Chiesa incoraggia i suoi fedeli a evangelizzare i quartieri a visitare le periferie, a vivere con maggiore attenzione alle marginalità. Ma  non si riesce ad andare oltre le scale di accesso della Chiesa è già l'argomento di discussione diventa altro da quello che Gesù ci ha donato di ascoltare nella Sua Parola. In realtà la stessa Parola di dio non riesce a trovare spazio nella ordinaria spiritualità dei battezzati, sembra una scelta opzionale, un argomento da elite culturale e non l'humus entro cui deve germogliare la vita cristiana. Anche per questo si continua imperterriti con le tante manifestazioni religiose più o meno di natura devozionistica che aiutano a vivere l'illusione del presente ma che certamente non costruiscono il futuro della comunità. Si la gente è ancora abbastanza presente alle manifestazioni religiose, ma se ne leggi i volti cominci a renderti conto che non parlano già da molto tempo ai giovani e neanche ai ragazzi e ai bambini. Eppure si continua a proporli, come se fossero il toccasana per la salvezza delle persone e della comunità.

     Il Santo Padre incoraggia a percorrere la via della legalità, dell'impegno politico, a rifuggire la corruzione e si continua a pensare ai propri interessi, a non pagare il dovuto, a percorrere la via della raccomandazione dalla multa da non pagare all'eventuale scorciatoia per avere questo o quel piacere. Certo si

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potrà dire la corruzione è anche indotta, ma questo è sempre accaduto nella storia dell'uomo, è la fede nella giustizia di Dio a fare la differenza tra chi si lascia corrompere e chi resiste alla possibilità di essere corrotto. E' la differenza che d'altra parte va sempre incentivata tra chi tutela le istituzioni e chi concorre a demolirle. Educare al rispetto delle leggi in una società diseducata da troppo tempo a farlo genera necessariamente una difficoltà per chi è preposto a far rispettare la legalità,anzi troppo spesso è opportuno irrigidirsi, proprio perché la pianta deviata da troppo tempo ha bisogno di un sostegno più rigido per essere raddrizzata.

     E' la situazione che sta vivendo per alcuni aspetti la nostra città, dove per troppi anni, si è andati avanti a fare i piaceri post elettorali, per cui l'osservanza della legalità è andata a farsi benedire anche in coloro che erano preposti a far rispettare le leggi. Purtroppo è scemati quasi del tutto anche nei battezzati che dovrebbero aver imparato dalla Parola di Dio l'importanza dell'osservanza delle leggi per la costruzione della società. Anche su questo tema sarebbe opportuna un'opera di conversione: rispettare le norme sul ritiro della spazzatura, non parlare stabilmente al cellulare mentre si guida, educare i propri figli al rispetto delle leggi e magari anche un po' di educazione in più, incoraggiare alla vita di sacrificio nella certezza che nulla si può ottenere senza un impegno serio e personale. Non è facile, lo so, però è questo che il Signore ci chiede di incarnare per restituire alla nostra città un'aurora di speranza non tanto per noi, quanto per i nostri figli.

     Se tutti noi che affermiamo di essere dei cristiani, riuscissimo a vivere con più coerenza la nostra vocazione, invece di trasformare le chiese in arene da circo dove sempre i soliti presunti noti si affrontano per l'acquisizione di più spazio nel ristretto recinto sacro. Tutto sarebbe più bello e gioioso da vivere e da testimoniare sempre con gioia ed entusiasmo agli altri, nelle piazze, negli ambienti di vita. E invece ci si parla addosso, sempre tra le stesse persone, si resta a cantare per ore, si fanno lunghi soliloqui illudendosi di convertire con le parole, si ricevono i gradi della perfetta militanza aggregativa ma di conversione non se ne parla. Lo si sperimenta facilmente guardando a quante sono le persone che si dedicano nelle parrocchia all'impegno caritativo. Allora dobbiamo disperarci, no, semplicemente dobbiamo lavorare senza stancarci troppo presto e senza illuderci di aver conseguito chissà quali traguardi. Anche se a onore della verità la gran parte delle persone impegnate nella testimonianza del Vangelo hanno ormai compreso la rotta da seguire e moli vi si impegnano con coerenza ed entusiasmo.

     A proposito, è opportuno pregare con serietà, anche perché è la preghiera ad alimentare la speranza nel futuro. Nelle varie situazioni della vita quello che è indispensabile per costruire la speranza è la preghiera e l'impegno personale. L'impegno personale genera la certezza di poter cambiare valorizzando le proprie capacità, mentre la preghiera da profondità alla speranza anche quando sembra che tutto sia inutile. In questo la nostra società occidentale è totalmente deficitaria. Tutto orientata al fare, stenta a leggersi nella coscienza dell'andare oltre le proprie capacità umane e a leggersi nella dinamica dell'azione di Dio. Una cultura decapitata resta comunque importante, ma non genera la gioia di vivere, non alimenta la pace e la capacità di sentirsi fraternità, troppo spesso sconfina nel carrierismo esasperato e genera aridità

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relazionale. Basta guardare ai nostri giovani, i nostri figli, sono potenzialmente capaci di ogni traguardo, ma quasi del tutto incapaci di idealità orientata al bene comune. Insomma battezzati ma incapaci di sentirsi cristiani. Non possiamo che amarli sempre di più nella speranza che ci sono traguardi più importanti di quelli che propone il mondo.

27 giugno - C'era una volta un nonnetto che aveva una nipotina, era una bimbetta pensierosa con i capelli ricci e gli occhietti azzurri, per anni giocavano sempre insieme, campeggi e tanti momenti gioiosi di festa. Purtroppo nella famiglia di lei, non tutto andava bene, anche per questo spesso era triste, si manteneva staccata da tutti ed aveva un atteggiamento malinconico. Nonostante questo era amica con tutti, ascoltava tutti e si rendeva disponibile per ogni esigenza, con il nonno poi non ne parliamo, ogni volta che lo vedeva gli saltava addosso lo buttava per terra, insomma era il momento più bello della giornata. Voi vi chiederete ma quanti anni aveva questo nonnetto? Lo buttava per terra e poi chi lo rialzava? Magari lo scoprirete da soli, d'altra parte siamo solo alla prima puntata. Fatto sta che il nonno parti per un lungo viaggio e attraversò i paesi più strani, ma non dimenticò mai la sua nipotina con gli occhi tristi. La ricordava sempre con grande nostalgia, passarono gli anni, tanti anni forse trenta, trentacinque ma non si incontrarono più. Ad un tratto squilla il telefono e una voce con fare vivace grida: sono io. Non c'era bisogno che dicesse il nome, il nonno capì che era lei, bastò questo per riaccendere la speranza di continuare a vivere con entusiasmo una giornata che altrimenti poteva correre il rischio di essere spesa nella ordinarietà.

     Ieri sera una giornata spettacolare con i pargoli dell'Eucaristia, anche se in ritardo per l'Adorazione Eucaristica, ho avuto modo di sperimentare la differenza che intercorre tra un finto giovane e i giovani veri. La velocità nell'eseguire i pensieri, per passare dal pensiero all'azione io ho bisogno di alcuni momenti per loro niente tutto è immediato, la cosa positiva è che mi sopportano come un loro coetaneo un po' ritardato, il che non è poi tanto male. Ma intanto è già la seconda volta che mi permettono di essere loro compagno di gioco, forse non sono tanto vecchio per come mi vedo io, certo fa riflettere il fatto che non mi fanno vincere mai, almeno come consolazione. niente da fare, non è che stanno crescendo troppo egoisti?.  E' una settimana ricca di momenti comunitari e culinari, tre promesse matrimoniali con annessi e connessi penitenziale con immancabile agape, momento festoso con l'Accoglienza e con l'Eucaristia, risultato? Ho assimilato tre chili in santa pace. Oggi guardavo le sale  vuote, silenziose è magari mi assale un po' la nostalgia della loro presenza festosa e gioiosa. Ma tanto so che li incontro in spiaggia per cui devo solo trovare il tempo di indossare un costume adeguato alla mia mole. Tutto molto bene il Signore benedice fuori misura il suo consacrato per cui non posso che ringraziare il suo amore per noi.

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     Oggi giornata della santificazione dei Sacerdoti, per me ce ne vorrà, ma spero di non essere eccessivamente distratto sull'impegno di camminare facendo la volontà di Dio. Non si finisce mai di imparare, recita una delle tante massime degli antichi ed è veramente così. Non si impara quanto amore sanno donarti gli altri, quanta disponibilità riesci a trovare in coloro che ti stanno accanto, quanta luminosità riesci a trovare negli occhi dei bambini, quanta vitalità devi sperimentare per capire che c'é bisogno di una vita nuova. Insomma è un giorno che il Signore mi dona per riflettere sul valore dell'esistenza e sull'impegno di spenderla donandola agli altri. Ma come ho detto prima non si impara mai abbastanza, per questo è importante avere tante persone accanto che ti sostengono con la preghiera, che magari tu sopporti poco ma è importante che ci siano, è il Signore che te le ha donate, per cui tu le devi custodire. Amore no, non è indispensabile, ma far sperimentare l'amore di Dio quello si, ti viene richiesto come impegno testimoniale. Non è che uno non vuole diventare santo, ma si corre il rischio che gli altri ci speculino sopra e così si dona loro occasione di peccato. insomma è opportuno non esagerare, per non far peccare, d'altra parte anche un posto un po' più indietro in Paradiso può bastare per uno come me che si accontenta.

     E' il primo giorno di relativa vita parrocchiale serena dall'inizio della Settimana Santa, insomma senza avere la preoccupazione di correre da qualche parte, ma è solo perché ho scelto di saltare altri due appuntamenti. Insomma uno si scorda, d'altra parte l'età me lo consente, lo so che non è bene dire le bugie, ma può anche essere che nessuno se ne accorge e magari non mi si chiede niente. Certo se dovessi fare solo il parroco sarebbe tutta un'altra cosa, più gioia relazionale, più disponibilità per ascoltare le persone ma forse questo non è vero, darei più spazio agli ammalati anche perché molti mi chiamano continuamente e faccio fatica a trovare il tempo, ma soprattutto

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potrei stare più a lungo con i giovani e i ragazzi. E' un vero peccato non poterlo fare. Eppure tutto era cominciato così bene, poi ad un tratto, proprio mentre ti prepari a mettere le pantofole, ti vengono consegnate le scarpe da tennis. In verità occorre affermare che sono abbastanza comode, ma è sempre uno strumento difficile da gestire ti fanno andare veloce anche quando tu non vorresti. Il momento più rilassante di oggi è stato certamente quello delle prove di canto, un gruppo di fratelli e sorelle non molto amalgamato ma tanto gioioso e disponibile, d'altra parte quando le cose sono troppo amalgamate finisce con il non essere più vita di comunità.

     Poi, come capita quasi ogni sera, arriva il grande silenzio che cancella ogni pensiero, ogni sorriso insomma ogni emozione e ti chiede di lasciarti andare, di riposare che per il resto ci pensa lui a cullarti, per un po' ti accompagnano i ricordi, qualche immagine televisiva normalmente troppo violenta per aiutare il riposo,  tu non devi fare altro che spegnere e pregare. In questo modo tutto diventa ancora più facile. Quali sono gli ultimi ricordi? Normalmente sono i volti delle persone alle quali sei più affezionato, i sorrisi dei tanti bambini che si stringono a te in un sorriso affettuoso, altre volte sono anche i volti degli adulti che cercano conforto. Ci sono anche coloro che vorrebbero farti perdere la serenità ma a loro è bene non dare troppo spazio,non ti lascerebbero dormire. Difficile da dirsi anche perché il sonno arriva come l'anestesia, mentre tu parli delle cose più strane ti addormenti e pensi di riuscire sempre a riaprire gli occhi, come se ci fosse un patto non scritto, ma alcune volte capita che questo non accada e allora se ne dicono di tutti i colori, anche perché l'interessato non può più dire niente. Volevo parlarvi anche di tanti giovani che si preparano al matrimonio, ma per stasera è troppo tardi, ve ne parlerò in altra occasione, intanto buona notte a tutti.

25 giugno - La nascita di ogni persona viene accolta con gioia nel dolore, il bambino stesso apre gli occhi alla vita, si guarda attorno incuriosito, incosciente dell'ambiente nel quale si ritrova, del cammino che dovrà percorrere. Poi lentamente con il passare degli anni, gradualmente gli occhi si aprono di più e comincia a rendersi conto delle problematiche e degli impegni, anche personali, che il vivere comporta. Si arriva ad un certo punto e ci si rende conto di non riuscire più a vivere, ma che è  la vita ad attraversarti. In se, questo non è un grande problema, anche perché una società globalizzata comporta un coinvolgimento oltre la propria disponibilità a volersi coinvolgere. I problemi emergono quando si radicalizzano nella mente e nel cuore non tanto la personale voglia di vivere, ma tutto ciò che comporta il vissuto degli altri che ti viene continuamente riversato addosso al punto da toglierti anche le piccole gioie, che comunque la vita non manca di donare a coloro vivono al servizio degli altri.

     Si dice e si ritiene essere un fenomeno che appartiene solo al nostro tempo, ma se allarghiamo lo sguardo ci possiamo rendere conto di come era più agevole dominare il pensiero degli altri in una società meno tecnologica e come la gran parte delle persone venivano schiavizzati dai pochi potenti di turno. In questa ottica vivere la globalizzazione va colta come una benedizione, per la capacità che ciascuno sperimenta di avere accesso a mondi assolutamente inesplorabili personalmente e che possiamo conoscere interagendo solo in modo virtuale. Dobbiamo però imparare a non lasciarci

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dominare da ciò che ci è dato per comprendere meglio la realtà e le persone. Dobbiamo anche imparare che nulla è più importante delle persone che il Signore ci pone accanto e non dobbiamo mai trascurare di vivere con attenzione l'incontro con esse. Sono il bene più prezioso che ci è stato affidato.

     Nella vita di fede abbiamo imparato che il Signore incoraggia a comprenderci nel Suo progetto che orienta ogni esistenza, che vi aderisce, al bene. Alcune volte vivere il bene, esige la capacità di sopportare le ingiustizie da parte di chi non ama il bene, ma solo se stesso. Allora la fedeltà alla volontà di Dio si colora del rosso del martire, il testimone dell'amore di Dio come del bene assoluto che merita anche la nostra  disponibilità al sacrificio della vita. La via delle croce è una via di libertà, ma come sempre la vera libertà richiede la conversione personale e la totale donazione di se. Nulla deve essere più importante del portare avanti il progetto di Dio. Quanti comprendiamo questo? Quando si comprende questo? Nessuno lo può categorizzare o preventivare. Troppo spesso abbiamo assistito a situazioni di totale orientamento al bene in persone che si ritenevano dedite al male e viceversa, per cui tutto va affidato con sincerità al disegno di Dio. Da parte nostra è importante vivere la disponibilità a sentirne la presenza e a lasciarci coinvolgere.

     I momenti di festa non mancano mai nella vita di comunità, anche ieri sera il Signore ci ha donato di condividere un momento di gioia e di parziale spensieratezza con i guerrieri dell'Accoglienza, pizza per tutti in quel di C.da Foresta. Una cinquantina, genitori e ragazzi, di volti sorridenti che hanno condiviso nella semplicità la gioia di fare festa con i propri figli e le tante persone che accompagnano i figli o i nipoti alla catechesi. Momenti di serenità, scambi di esperienze, ricerca di una verità, senza eccessivo impegno, sugli atteggiamenti esteriori, ma anche lo sforzo di guardare al futuro cercando il senso del bene che i ragazzi devono imparare a sperimentare. La vita di un educatore non è mai del tutto serena anche perché sa bene che i ragazzi lo sopravanzeranno nel cammino della vita e anche per questo è importante che vivano in modo sereno e gioioso il cammino di fede. Non sempre si comprende, non sempre si riesce, ma quello che più conta è che ci si provi con il cuore, il resto si affida al Signore.

     Quante pazzie si fanno per il denaro, ma poi a pensarci bene oggi come oggi nessuno lo vede tutto vene veicolato attraverso delle cifre, per cui ne leggiamo i numeri e cerchiamo di immaginarne l'entità, ma ormai diventa difficile averlo tra le mani per lungo tempo. Un po' perché è rischioso, un po' perché vale sempre di meno anche se in tasca hai una cerca cifra senti di non avere niente. Ci pensavo oggi, nella mattinata ho fatto delle operazioni anche abbastanza rilevanti, ma senza alcuna emozione e allora pensavo ai bancari che vedono transitare cifre enormi senza mai toccare una moneta, mentre tanti leggermente più normali aspirano a poterne avere qualcuna tra le mani per andare avanti in modo più spensierato. Anche i poveri avrebbero l'esigenza di mangiare tutti i giorni, questo me lo ripeto sempre quando vedo che le stesse persone vengono a chiedere più volte di essere aiutate, alcune volte anche io penso che basta aiutarle una volta e si devono accontentare.  

23 giugno - Tra il ritualizzare e l'evangelizzare sembra che non passi molta differenza, ma in realtà è sostanziale. Il ritualizzare intruppa, genera

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accorpamento, insomma sto con quelli che la pensano come me. L'evangelizzare apre a una comprensione sempre nuova della vita di fede, chiede di verificare nell'autenticità i rapporti con i fratelli in Cristo, incoraggia a testimoniare, nel rapporto con tutti, i valori che ci derivano dal Vangelo. La differenza ritengo sia evidente a tutti e in questa fase della storia della comunità cristiana occidentale non ci possono essere vie intermedie. Anche per questo, per buona pace di tutti, si preferisce continuare a ritualizzare, così si hanno meno problemi con i praticanti, e alla gran parte dei battezzati che non pratica? Ci pensino pure gli altri. L'esigenza di autenticità che ci viene donata nelle estemporaneità gioiose del Santo Padre, lasciano di stucco coloro che le osservano ma non sempre si trovano degli emuli, neanche tra coloro che lo esaltano.

     Rimane comunque un esempio della novità permanente della evangelizzazione. Non smette mai si stupire, sia in ordine alla semplicità e autenticità dei gesti, come anche nella sincera dedizione verso i più emarginati sia spirituale che materiali. Uno dei problemi è come far arrivare il significato della sua testimonianza ai tanti che ne hanno bisogno. Non tanto per restituirli alla vita di fede, sarebbe un atteggiamento immediatamente leggibile in chiave strumentale, quanto per aprirli alla speranza del futuro. Come spesso accade, i nostri mass media, non brillano nel mettere in risalto quello che è veramente importante e che non sempre è evidente agli occhi, ma il più delle volte lo si può cogliere solo con il cuore. E' importante mettere sempre in risalto che stiamo parlando del capo della Chiesa Cattolica, che noi abbiamo sempre immaginato come uno degli uomini più potenti, in chiave sociale, della terra. Colui che si relaziona con uomini politici a tutti i livelli, impaludato nel suo ruolo che spesso gli vieta di essere se stesso.

     Con Papa Francesco tutto questo sta cambiando, intanto ha eliminato tanti baciamano di circostanza come anche la corte dei politici che continuamente sono invitati alla conversione e alla coerenza amministrativa. Privilegia in ogni manifestazione, con raro spirito evangelico i più poveri e i tanti disabili che, in tempi anche recenti, ci si sarebbe vergognato di far vedere in pubblico. Anche nei confronti del potere ecclesiastico chiede un sostanziale cambiamento sia in riferimento all'uso del denaro, ma anche e più semplicemente nell'uso delle cose del mondo. Molti nella Chiesa vivono in modo più sontuoso del Santo Padre, ma non sono sicuro che vadano in crisi di fronte a queste costanti sollecitazioni e testimonianze. Ma forse la scelta più coraggiosa è stata quella di liberare la comunicazione del magistero da secoli di insegnamenti dottrinali, sforzandosi di restituendogli freschezza e immediatezza sia nei contenuti che nel modo di trasmetterli.

     Giustamente, e io per primo, avverto l'esigenza di affermare che ogni Papa è il segno dei tempi che il Signore gli chiede di vivere, per cui la presenza di Papa Francesco va colta come continuità con quanto è stato avviato da Giovanni XXXIII, da Paolo VI, da Giovanni Paolo I, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Si potrebbe anche continuare a ritroso, ma di Pio XII non si riesce ancora a delineare una comprensione obbiettiva soprattutto a motivo della guerra che ne ha accompagnato tanta parte del suo ministero petrino, per cui anche quando è terminata certamente l'esperienza vissuta, per molto tempo in perfetta solitudine,  ha influito sulla determinazione di alcuni

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atteggiamenti e di alcune sue scelte radicali. Certamente Giovanni XXXIII  ha incarnato il progetto del concilio, già preannunciato pastoralmente, personalizzandolo con i tratti che tutti conosciamo di maggiore apertura al mondo. Paolo VI è quello che ha sperimentato la grande sofferenza del cambiamento conciliare, con un coinvolgimento emotivo molto intenso, ha anche vissuto la grave responsabilità di fare delle scelte di cui ancora oggi si parla a lungo per le conseguenze positive e negative che ha comportato a secondo da quale punto di vista si parte.

     Giovanni Paolo I pur nella brevità del suo ministero ha intaccato la ieraticità del successore di Pietro restituendogli una affettuosità e una umanità fatta di gesti semplici e immediati. In Giovanni paolo II dobbiamo distinguere la fase nella quale era lui a governare e la seconda parte quando altri, a motivo della sua malattia, ne hanno deformato parzialmente la spinta innovativa iniziale. Di certo ha cominciato a spalancare con determinazione i portoni della Chiesa incoraggiando ad accogliere, pur con molti distinguo, tutti coloro che per vai motivi si sentivano esclusi. Benedetto XVI si è sforzato di operare un cambiamento che il predecessore aveva quasi immediatamente lasciato da parte, la riforma istituzionale della Chiesa, ma per la gran parte del suo ministero ci ha donato grandi documenti, cosa che non ha sortito grande effetto di immagine, anche perché bisognava leggerli, e si sa, il nostro tempo brilla per la chiusura di biblioteche e di giornali. La gente preferisce vedere non leggere. Papa Francesco ha cominciato ad essere una novità radicale dello Spirito liberandosi da tutto ciò che poteva velare l'autenticità della persona e la testimonianza della manifestazione di Cristo. E' la proposta dell'oggi della Chiesa Cattolica, che per conformarsi ai suoi insegnamenti avrà bisogno di moltissimo tempo. 

21 giugno - Come ogni cosa, tutto ha un suo significato da cogliere in pienezza proprio per non vanificarne il messaggio più autentico. Sto parlando dell'importanza del riposare, capita che alla fine di un certo periodo di impegni intensi e prolungati, si avverta un senso di stanchezza che non è legato a quanto si sta vivendo ma a quanto si è vissuto precedentemente. E' quello che in qualche modo mi costringe a razionalizzare gli sforzi per evitare atteggiamenti reattivi fuori misura che denotano semplicemente un essere andati fuori misura, o fuori dalle proprie capacità e possibilità. La coscienza del limite obbliga a razionalizzare le energie per evitare di esaurirle prima del tempo, ed è quello che noi sacerdoti in cura d'anime, per eccesso di dedizione e di entusiasmo non sempre siamo capaci di valutare. D'altra parte tutti pretendono attenzione, giustamente ma altrettanto giustamente il parroco deve ricondurre al senso delle sue possibilità e incoraggiare all'accettazione dell'offerta realizzabile.  

     Che discorso è? Quello che ogni persona deve imparare a fare, per evitare esaurimenti prima del tempo o condizioni di stress difficili da equilibrare. Come ho già detto altre volte noi siamo costretti a veleggiare fuori misura, non perché facciamo cose straordinarie, ma solo perché ci dovrebbe essere un aiuto stabile capace di coordinarle per non farle gravitare attorno a poche persone, che corrono il rischio di soffocare. Le marginalità, le povertà materiali e spirituali aumentano a dismisura e i disponibili a lottare per combatterle non sempre sono in tanti. Anche tra le tante migliaia di persone che compongono

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una comunità coloro che intendono cooperare per il bene di tutti si riducono notevolmente, non dobbiamo scoraggiarci per questo, semplicemente occorre far maturare le priorità evangeliche che orientano all'amore per i fratelli più abbandonati.

     In realtà questo non accade sempre, soprattutto quando si lavora con giovani o almeno da ritenere tali.  Anche se coloro che frequentano la vita della parrocchia non hanno tutti la stessa età anagrafica però tutti ritengono di poterne avere una uguale a livello psicofisico. Non male come principio di presunzione, anche per questo si prega, proprio per non correre il rischio di pensare di lavorare da soli, mentre dobbiamo crescere nella coscienza che chi fa la maggior parte del lavoro è il Signore noi, in qualche modo, ne rendiamo presente l'azione nonostante la nostra fragile disponibilità. Nello zelo di corrispondere all'opera del Signore non sempre ha grande rilevanza la forza fisica, quello che conta di più è la dedizione del cuore.

     Intanto posso comunicare di aver ultimato, o comunque chiuso ufficialmente  la visita alle famiglie di quest'anno. Ho incontrato almeno mille e duecento famiglie, che non sono tutte quelle che compongono la comunità, ma una buona parte certamente. Dalla carità dei fedeli ho anche ricevuto circa quattromila e cinquecento euro per le esigenze strutturali e i tanti i bisogni della parrocchia. Ma quello che è più importante è che vado comprendendo molto meglio la composizione della comunità e la sua articolazione nei quartieri e nei suoi nuclei familiari. Altra nota positiva è che ho vissuto tutto con grande dedizione del cuore in una sincera disponibilità all'amore verso la parrocchia, mentre lo scorso anno mi aveva accompagnato una leggere e stabile condizione di angoscia. Tale sensazione certamente era stata  determinata dalle tante situazioni innovative che invece quest'anno ho affrontato con una coscienza preventiva.

     Sono molte le energie ancora inespresse che comunque facciamo molta fatica a valorizzare, non è facile far capire che si è parte di una determinata comunità, che non il questo o quel gruppo o aggregazione di militanza, e che bisogna dedicare del tempo perché la comunità cresca nella comunione. ritengo che sia questo lo specifico del mio impegno pastorale che ho ereditato dai miei predecessori, non è un lavoro facile ma per quanto è possibile non mi risparmierò. Comunque, non tanto per generalizzare, ma penso che questo problema riguardi tutte le comunità parrocchiali, capita alcune volte che siano monopolizzate dai gruppi nelle loro migliori energie poi, per la loro animazione ordinaria e quotidiana, restano quasi totalmente abbandonate a se stesse o ai pochi devoti di turno, nei propri bisogni pastorali e caritativi. Per noi si tratta semplicemente di cambiare testa, il che non è poco, ma almeno di energie ce ne sono tante, in molte comunità si stenta a trovare novità possibili e disponibili da orientare al cambiamento.

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     Rimane la coscienza di una realtà fortemente frammentata e spiritualmente bisognosa di rifondazione, ma forse è meglio dire di essere fondata attorno a una migliore comprensione del senso di appartenenza alla comunità parrocchiale. Non ci si illude di poter educare adulti che ormai fanno del proprio impegno un modo di realizzare le proprie frustrazioni o anche una immaturità  semplicemente inespressa, sono comunque limiti personali non imputabili a colpa. Ecco perché, senza mortificare nessun carisma è importante rivolgersi con particolare alle nuove generazioni verso le quali esprimere la massima disponibilità all'accoglienza orientata a generare la gioia della vita comune attorno allo stesso altare. In queste situazioni ci si guarda con più attenzione, ci si verifica nell'amore vicendevole e si colgono carismi che altrimenti resterebbero inespressi, nel segreto del cuore o delle capacità rigorosamente personali.

     Anche questo non è sempre facile anche perché rimane vivo un timore riverenziale verso il giudizio gratuito degli esterni che certamente dobbiamo imparare a rimuove con vigore, anche per permettere a tutti si potersi esprimere a loro agio per come il Signore chiede e dona. E' capitato spesso di poterlo fare senza paura e questo è già abbastanza positivo, però dobbiamo imparare a farlo sempre, solo in questo modo la parrocchia potrà sperare di poter venire incontro alle tantissime esigenze che vanno emergendo

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soprattutto in ordine ai tanti che chiedono una maggiore attenzione verso di loro. Uno dei problemi più gravi che si fa fatica a debellare è una forte caratterizzazione individuale che caratterizza tutte le comunità parrocchiali, per cui l'amore per la propria comunità fa molta fatica ad emergere. Ma è proprio necessario leggersi parte di una determinata realtà? Non basta legarsi al Signore e poi il resto per come viene? E' una domanda alla quale evito di rispondere, fate voli e traetene le conseguenze in ordine all'impegno sistematico e continuativo.

     Se la parrocchia deve essere colta come una porzione della vigna del Signore è evidente che ha bisogno di contadini che la conoscano bene e al di là degli operai occasionali, sanno dove si trovano gli attrezzi, quale operazione è opportuna fare, come è stata coltivata negli anni precedenti e via a seguire. Insomma si ha bisogno di adulti e di giovani che sanno dove mettere le mani e non soltanto di adulti e di giovani che mettono a disposizione le loro mani. Metto assolutamente fuori gioco la categoria dei fedeli turistici per i quali ogni chiesa è la loro chiesa, vanno letti semplicemente come persone che stentano a cogliere il senso della loro appartenenza a una determinata comunità, che per quanto concerne la nostra parrocchia di trapiantati è una condizione abbastanza usuale.

     E' stata una giornata molto intensa e ricca di emozioni, determinate come sempre dall'incontro di tante persone, incontro di volti, di occhi che si incrociano, di appuntamenti che saltano, di impegni che si inseguono, di valori che si vogliono trasmettere, di attività che devono essere organizzate nella dinamica della comunione e non fare tanto per fare. Non è sempre facile far capire il significato del generare comunione nella comunità, nella città attraverso le cose da proporre, anche perché semplicemente non ci si pensava assolutamente, quello che era importante è il fare delle cose. Questo accade ancora adesso, d'altra parte si fa quello che si riesce a fare, da tempo mi sono accorto di non poter fare tutto quello che vorrei e soprattutto non sempre è possibile farlo per come lo vorrei fare. Forse mi riesce meglio, ed è più produttivo, vivere intensamente le cose che facciamo sforzandomi di assaporarne pienamente il dono. 

20 giugno - Ieri? Un primo pomeriggio da Apocalisse: acqua come la sa mandare solo il Signore agli amici particolari, grandine, vento e poi fiumi d'acqua che uscivano da ogni parte, insomma qualcosa di veramente avveniristico, ma a cui faremo bene a farci l'abitudine e ad attrezzarci per contrastarne gli effetti disastrosi.  Non mi è sembrato vero che potesse finire, eppure è proprio così, come ogni cosa bella è finito anche il temporale.

    Molta bella e variegata, chiaramente parlo della giornata di oggi, ma anche quella di ieri non è stata meno interessante. Soprattutto perché ha fatto il primo passo verso il matrimonio la Simona. Penso che neanche lei sapesse bene cosa e come si dovesse fare, ma intanto si è messa in cammino come solo lei sa fare sotto il temporale che il Signore ci ha donato, intanto ho avuto modo di godere un po' più a lungo della sua compagnia. Voi direte: ma è venuta d sola a fare la promessa? certamente no, ma come sempre è la donna quello che conta, il ruolo dell'uomo è sempre più quello della compresenza, per cui era importante che ci fosse lei. Ma era proprio lei, non lo so. Abitino

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ricercato, leggermente nervosa e apprensiva, molto coinvolta in qualcosa che forse attualmente le sfugge, ma di questo non riesco ad esserne pienamente convinto. Insomma come si dice nel gergo popolare: abbiamo cacciato le carte. Non ha portato neanche i dolcetti di rito, ma non fa niente c'era lei che è più di un dolce, non per niente è Simona.

     Poi la preghiera ha donato un po' di pace, con la partecipazione dei rover e delle scolte, insomma un fatto totalmente innovativo e anche traumatico per alcuni di loro. Ho sempre timore a coinvolgere i giovani in qualche attività che non appartiene immediatamente al loro vissuto, anche perché può sembrare una imposizione. Penso che la vera novità per alcuni di loro sia stato il tempo prolungato del silenzio, per il resto può essere stata una esperienza di cui fare tesoro per la propria crescita personale. Poi finale in allegria alla Playa, non è opportuno essere troppo severi con i giovani, anche perché l'effetto potrebbe essere quello del rifiuto, anche per questo la tecnica deve essere quella di saper dosare la proposta in modo adeguato alla loro capacità di accoglierla. Decisamente la pizza è stata accolta da tutti con entusiasmo. Poi lunga camminata nel deserto della città alla ricerca del turismo di inizio stagione che si stenta a cogliere, almeno per adesso.

     Si comincia con la celebrazione, poi la benedizione al fratello Stabilito in quel di Magna Grecia, poi a Belvedere alle Poste perché c'è bisogno del conforto della mia presenza, poi di nuovo a Scalea per prendere alcune carte, quindi a Belvedere per problemi istituzionali, da qui si ci sposta in quel di Sangineto alla Casina Rosa per il pranzo e per un breve riposo pomeridiano, non c'ero mai stato prima. Di nuovo in macchina per Roggiano a motivo delle esequie del papà di Don Gianfranco, di qui mi sono portato in quel di San Sosti e, seguendo e sorti nefaste dell'Italia sono rientrato in parrocchia per le prove di canto. Terminate le quali, con un atto di estremo coraggio, mi sono portato alla sede scout per la Comunità Capi. Giornata chiusa, almeno quella ufficiale, la privata la vado chiudendo adesso, comunicando con voi. Stanco morto, ma abbastanza sereno, anche perché tutto si è articolato in modo sereno e gioioso a parte la sconfitta dell'Italia.

18 giugno - Ogni tanto inserisco delle immagini anche per rendere mono monotone le riflessioni che scrivo, anche perché effettivamente sono sempre le immagini delle varie situazioni di vita della comunità a generare un tentativo di lettura più ampio e complessivo delle tante attività che si accompagnano ai nostri giorni nella speranza di generare fiducia nel futuro per i nostri giovani e i nostri ragazzi. Siamo stati con il nostro Vescovo e un nutrito gruppo di sacerdoti in Sila sul Lago di lorica, è un ambiente che richiama un po' l'Irlanda, soprattutto dal punto di vista della salvaguardia della natura. ma al di là dei tanti incontri formativi che abbiamo vissuto intervallati dai momenti di confronto e di preghiera la mente tornava volentieri ai tanti volti della parrocchia, che non abbandonano mai la vita del parroco. Come sempre conserve le immagini più gioiose e i momenti più significativi, almeno dal mio punto di vista, evidentemente altri potrebbero dare risalto a mille altre situazioni, e ritengo che, anche se in modi diversi, certamente lo fanno.

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     Generalmente privilegio le immagini che incoraggiano la riflessione, mai quelle tristi, è una scelta di campo e non perché la tristezza non abiti anche la mia vita, ma non ritengo incoraggiante mostrarla, perché se ne incontra già tanta nella vita di ogni giorno. Le situazioni più difficili preferisco affidarle al Signore, invece quelle più gioioso le condivido con coloro che si intrattengono su queste righe o pagine che si accompagnano ormai da alcuni anni alle mie serate solitarie. Sono circa cinque anni che condivido i miei pensieri con gli altri, può anche essere che un po' sia una esigenza dettata dalla solitudine, con la presenza di mia madre ritengo che sarebbe stato più difficile stare tanto tempo davanti allo schermo. Ma per adesso è così, non penso di poter o dover continuare a lungo, di certo mi fa sentire in compagnia. Non nasce comunque dalla esigenza di trasmettere qualcosa, è piuttosto una terapia di disintossicazione. Troppo spesso le giornate sono troppo pesanti da sostenere da soli e così nel condivido le situazioni che non vivo e che magari avrei voluto sperimentare nella loro bellezza ipotetica.

     Sono stati giorni molto intensi di condivisione, anche se non vanno enfatizzati, sappiamo bene che le relazioni tra noi presbiteri sono sempre altalenanti, anche se dal mio punto di visto è sempre bello stare insieme. Come in ogni contesto strutturale non sempre tutto procede per come si vorrebbe,

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ma poi, a dirla tutta, perché le cose dovrebbero andare per come si vorrebbe? Le cose vanno per come è possibile che vadano, ed è bello che sia così. Nella mia vita sacerdotale ho avuto la fortuna di avere avuto tre Vescovi con una buona dosa di sopportazione e di pazienza nei miei confronti, il perché faccio fatica a coglierlo, però è stato così ed è una cosa alla quale non avevo mai pensato potesse accadere. Ero partito, nel mio impegno pastorale, con una forte caratterizzazione individuale e sociale. Poi Mons. Lauro mi portò a San Marco e mi aiutò a comprendere il senso della diocesanità e, con l'impegno di Assistente Unitario di AC ho imparato a conoscere e ad amare tutte le parrocchie della diocesi. Mi ha anche insegnato a scrivere e a fotocopiare, ne avremo fatte migliaia durante il suo episcopato, si stava nel suo studio per interi pomeriggi. A quel tempo si stampava poco si faceva tutto con le fotocopie.

     Con il Sinodo diocesano e il Giubileo del 2000 le cose sono cambiate, da allora quasi tutto è passato attraverso la tipografia. Un altro aspetto della vita di Mons. Lauro era il silenzio, non parlava quasi mai, per cui si restava insieme ma lui era sempre immerso nei tanti problemi della vita diocesana, e se si accorgeva che lo sollecitavamo si spostava in un altra stanza e a noi lasciava il suo studio per poterci lavorare, uso il noi perché normalmente con me c'era Cupone, una ragazza con un grande spirito di sopportazione e di disponibilità ecclesiale a tutto tondo. L'unico suo difetto? E' sanmarchese, con tutto ciò che questa appartenenza comporta, ma per il resto riesce ad essere altro da ciò che dovrebbe essere. Le fotocopiatrici erano in tutto due, una alla Curia ed era quasi sempre inutilizzabile e l'altra in Episcopio, per cui c'era poco da scegliere. Noi lavoravano anche fino a tardi e poi si chiudeva tutto, e si usciva tanto c'era la governante che raramente si faceva vedere e nel frattempo Mons. Lauro era partito in giro per la diocesi.

     Non posso non parlare di Alfredo, un caro fedele di Scalea che il Signore ha chiamato a se. Ne parlo per come l'ho compreso negli anni storici della presenza di Don Tolentino, anche perché poi ci si è persi di vista, come è accaduto per molti altri carissimi amici con i quali abbiamo condiviso tanta parte delle vita pastorale della parrocchia di San Nicola in Plateis. E' stato uno dei primi laici che all'indomani del Concilio ha ritenuto di poter spendere le proprie capacità all'interno della parrocchia, se poi consideriamo che era un uomo, si può affermare che è stato uno dei pochissimi scaleoti maschi che hanno sempre partecipato alla vita della comunità. Si è vero anche altri uomini si sono accompagnati alla vita liturgica della parrocchia, ma lui lo fatto per come sarebbe piaciuto a Papa Francesco: prendendo iniziative. Non è mai stato con le mani in mono o restato a guardare, possiamo dire che questo lo ha caratterizzato fino alla fine della sua vita. Ma in quegli anni non era facile fare il laico impegnato, anche perché non si era ancora abituati a vedere laici nel presbiterio cosa che adesso è diventato normale.

     Alfredo non si è mai tirato indietro ed ha variegato il suo impegno in vari campi della pastorale, prima di tutto nell'animazione liturgica con la musica e il canto in questo è stato sostenuto dalle figlie Dolores e Roberta, ma non ha trascurato l'impegno della catechesi con la sua adesione attiva all'Azione Cattolica e della crescita pastorale, dandosi sempre da fare per decorare in modo dignitoso la Chiesetta della Madonna del Lauro, soprattutto in occasione

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della festa del mare. Forse la sua azione meriterebbe di essere conosciuta maggiormente e non tanto per la sua vanagloria, cosa alla quale non ha mai tenuto, ma per incoraggiare altri uomini all'emulazione delle virtù cristiane da non tenere per se, ma da spendere per gli altri. Perché anche a Scalea dobbiamo fare in modo che il cristianesimo, nella sua componente maschile, sia restituito alla bellezza dei valori che ne caratterizzano la preziosità, non solo nella vita personale, ma anche in ordine alla convivenza, alla vita di fraternità e alla gioia dl condividere la propria fede nella comunione con tutti. Forse dovremmo impegnarci di più per conoscere e per onorare questi fratelli che il Signore ci ha posto accanto e che hanno servito con umiltà, nella piena gratuità la Chiesa a Scalea.

     Per alcuni aspetti c'è un'altra persona, a me molto cara, che si è accompagnata alla stessa esaltante impresa di animare la comunità parrocchiale. Anche se di diversa età e di diversa situazione esistenziale. Però, poiché il Signore mi ha donata di incontrarla nuovamente anche in una situazione di difficoltà, avverto l'esigenza di incoraggiarvi alla preghiera perché il Signore le restituisca la gioia di sentirsi viva per come ha sempre ha sempre vissuto nella gioiosità della donazione di se, e nella volontà di trasmettere questa gioia a coloro che le sono stati accanto, anche se in modo occasionale. Torna a sorridere che noi non ti dimentichiamo e stai serena anche perché noi ti sosterremo. Adesso dovrei tornare all'aggiornamento dei sacerdoti, ma forse ho scritto anche troppo e poi i pensieri sono così, per come vengono e per come si riesce a trasmetterli. E' una impressione strana essere nuovamente a casa, ma me ne farò una ragione. Intanto Buona notte e tanta gioia nei cuori. 

16 giugno - Come coniugare la falsità e la carità, non sempre è facile, ma è il rischio che siamo chiamati a vivere ogni giorno di fronte alle tante richieste di aiuto che ininterrottamente dobbiamo in qualche modo sostenere, per corrispondere alla missione di testimoni della Carità di Dio e nello stesso tempo per non agevolare il compito di tanti che vivono di menzogna pur di avere soldi per altri scopi e bisogni. La parrocchia intesa in senso complessivo rimane la frontiera di ogni povertà sia sociale che materiale, quasi mai le persone vengono per le loro povertà spirituali, per cui siamo chiamati a maturare un altro aspetto della vita pastorale che è quello della sensibilità verso ogni forma di umanità. Purtroppo su questo tema nei nostri studi teologici viene trasmesso poco, anche per questo alcune volte ci si trova in situazioni di disagio. Ma è un disagio condivisibile con tante altre forme di formazione, anche perché ammettiamolo, noi non siamo preparati a pensarci nella condizione di poveri e a pensare di mettere nella nostra vita al primo posto i poveri.

     Già il Santo Padre Paolo VI, e siamo negli anni '70, invocava una maggiore attenzione verso i popoli della fame che bussano con insistenza alle nostre porte e chiedono di essere accolti. Oggi quella accorata invocazione di attenzione è diventata la quotidianità, anche perché questi poveri, nel senso più materiale del termine, li abbiamo accanto a noi ogni giorno, magari anche più volte al giorno. Oltre ai tanti parrocchiani che stabilmente invocano la nostra attenzione almeno per i bisogni essenziali, occorre aggiungere i tanti stagionali presenti stabilmente nel territorio che che in questo periodo aumento notevolmente, poi abbiamo i tanti immigrati clandestini che si aggirano per l'Italia, anche perché dopo essere sbarcati ed accolti nei centri per

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un certo periodo, dopo qualche tempo la gran parte, non avendo riferimenti stabili per il proprio futuro, finisce per restare preda della manovalanza malavitosa.

     Sono i popoli della fame e della guerra che ormai abbiamo stabilmente accanto a noi, anche se li percepiamo estranei alla nostra vita, ma questo atteggiamento non potrà durare a lungo anche perché loro hanno bisogno del nostro aiuto, per cui qualcosa occorrerà anche fare per evitare che la situazione degeneri nell'aumento dei furti e delle azioni di violenza gratuità per sopperire all'indigenza di se stessi e dei propri cari. In questo le nostre parrocchie contrassegnata dalle tante devozioni devono necessariamente essere trasformate dalla presenza di un numero sempre maggiore di volontari e da una Caritas più via che sia attenta alle tante marginalità del territorio, le prevenga e per quanto è possibile nel assicuri il sostegno con stabilità e non solo in modo estemporaneo. La conversione è lenta, anche per questo il Santo Padre Francesco corre il rischio di emozionare la masse, ma spesso genera ansia nei credenti, che fanno fatica a seguirne gli insegnamenti in ordine alla Chiesa povera per i poveri.

     Come vi rendete conto sono ancora qui, semplicemente perché devo aspettare il relatore da accompagnare in Sila per l'aggiornamento e mi ha comunicato che per alluvione, nel casertano, sono saltate le coincidenze per cui quando arriva arriva.  Mi ha comunicato adesso che arriva per le quattordici a Paola, facendo la somma il primo giorno di impegno diversificato è già saltato. In parrocchia tutto molto sereno, in realtà rimane una tensione inespressa il dover continuare e il non poter continuare pienamente per come si vorrebbe. Si vive bene anche in questo modo, i ragazzi vivono la loro gioiosità, i giovanissimi si innamorano per la loro gioia e la disperazione dei genitori, nel frattempo sono usciti i quadri che esprimono la presenza di tante menti eccelse che meritano tutta la nostra attenzione e anche un buon numero di vagabondi che si trascina al traguardo finale con i recuperi estivi. Loro fanno finta di disperarsi, ma lo sapevano bene visto che non si applicano sufficientemente e i genitori si preparano a pagare il supplemento scuola ai vari docenti di sostegno.

     Educare alla legalità in una società contrassegnata dall'illegalità di chi fa le leggi sulla legalità, vivere la verità in una società che fa della menzogna il proprio modo di relazionarsi è quanto di più evangelico il Signore potesse chiederci. Nel poco o nel molto la furbizia nei confronti dello stato viene colta anche da molti cristiani come il modo migliore di andare avanti con orgoglio. Non si pagano le tasse dovute, spesso si evita di rilasciare gli scontrini fiscali, per le eventuali multe si ricorre agli amici, per i concorsi ci si affida alle raccomandazioni,  è prevalsa anche la moda di non pagare i dipendenti che lavorano, occorrerebbe anche parlate delle tante situazioni nelle quali il piacere diventa il modo ordinario per ricevere in tempi dignitosi ciò che sarebbe dovuto. Le motivazioni addotte sono le più variegate alcune potrebbero avere fondamento, altre diventano situazioni per speculare sul denaro. Ecco perché è una scelta evangelica vivere l'autenticità dei rapporti di fedeltà nei confronti dello stato e di fedeltà nei confronti dei lavoratori. Solo guardando a Gesù il credente riesce a non lasciarsi travolgere dal così fan tutti. Ma alcune volte

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anche i praticanti stentano a comprendere la preziosità di essere, per se stessi e per gli altri, modello di perfezione evangelica e di lealtà.

15 giugno - Tutto è iniziato con la benedizione dei Lidi Baldo, una bella stesura di servizi che incoraggia alla speranza, per cui era opportuno rimuovere il lamento. La mattinata di ieri l'abbiamo trascorsa in quel di Salicelle, a questo punto posso cominciare a ritenere di aver concluso il tempo della visita alle famiglie, rimane ancora qualche nucleo che ha chiesto di essere visitato, ma ormai il grande pellegrinaggio parrocchiale è da ritenersi completato. Anche in questa occasione non sono mancate le sorprese piacevoli connotate dalla gioia, ma anche qualche delusione di persone che ormai si sono allontanate dalla vita spirituale. Quest'area è contrassegnata da una pendenza giudiziaria permanente poiché tutto è costruito con il consenso del Comune ma sul terreno del demanio fluviale. E una di quelle classiche situazioni all'italiana, dove chi ne fa le spese è certamente il cittadino, che con il conforto del consenso delle istituzioni cittadine, si trova adesso impelagato negli interminabili conflitti interistituzionali. Nonostante tutto questo riescono a sorridere, continuano a lavorare, si sposano e con l'aiuto di Dio vivono anche la gioia di dare nuovi figli alla nostra città.

     Pomeriggio di relax, insomma un po' di mare è toccato anche a me, prima da solo, poi con alcuni scalmanati della Confermazione. Non male, ma le Catechiste hanno fatto fatica a coinvolgersi pienamente, io ho evitato di fare domande, si sa con le donne ne esce sempre qualcuna nuova. La zona dove siamo stati è quella che noi chiamavamo di Sassone, forse non c'ero mai stato a fare il bagni in quell'area della spiaggia, il mare è più caldo che non agli scogli e la spiaggia scende rapidamente in profondità. Per alcuni momenti, diciamo una mezz'ora, mi è sembrato di essere tornato ai venti anni quando con i miei coetanei giocavamo in modo instancabili in acqua, tuffi, calate, gioco con il pallone. Ma poi mi sono accorto dei miei sessanta anni e allora mi sono scrollato di dosso i pargoletti e mi sono messo a fare il morto, insomma una posizione di relax più conforme al mio status attuale. Al rientro la brutta sorpresa di essere stato alleggerito di qualche euro, ma non ne ho fatto un dramma, ormai lo metto nel bilancio mensile delle offerte per i poveri.

     La serata l'ho dedicata alla vita della parrocchia anche se so bene che questa Domenica starò poco in parrocchia. La notte è scivolata insonne a motivo della partita dell'Italia, ma anche a motivo della cattiva gestione della libertà di fare chiasso ad oltranza per attirare l'attenzione degli sparuti avventori, insomma solo dopo le tre si è creato il clima necessario per riposare serenamente. Stamattina accompagnati e sostenuti dall'amore del Signore abbiamo vissuto l'affidamento alla dinamica della comunione trinitaria che alimenta la nostra sete di perfezione e la nostra gioia di comunione. Dopo aver regolato la presenza di alcuni nuclei di zingari, che ormai stabilmente albergano sotto il porticato, mi sono avviato in quel di Diamante, un momento di ristoro con gli amici con i quali abbiamo sorseggiato un cappuccino alla napoletana. Poi via al Buon Pastore per la celebrazione delle Cresime.

      Come sempre un clima gioioso ed esuberante, un caro ricordo a Don Leonardo il fondatore della comunità di San Biagio e a seguire una celebrazione molto intensa, anche se mi è sembrato di capire che quasi tutti avevano fatto

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le ore piccole per la partita dell'Italia, non chiedetemi come ho fatto ad accorgermene. Il giovane Don Eugenio che comunque va invecchiando, vive con una gioiosità inusuale il suo servizio ecclesiale e questo lo rende particolarmente prezioso per una cittadina che è aperta al sorriso e alla gioia dell'accoglienza.  Tutto si è svolto con sobrietà ed entusiasmo, soprattutto il servizio liturgico è sempre più assimilabile a chi lo coordina. A conclusione della liturgia, via di corsa a Belvedere per una adempienza istituzionale, aperitivo di circostanza e rientro in patria per il meritato riposo pomeridiano.

     Si è ripreso l'impegno pastorale con la consegna del Credo con i ragazzi del primo anno dell'Eucaristia. L'abbiamo proposta durante la celebrazione vespertina anche per coinvolgere le famiglie,  infatti la celebrazione stata vissuta con la preziosa presenza di molti genitori. Come sempre tutto si svolto con gioia, in un clima di vita familiare semplice e intenso. I ragazzi hanno dato il tono dell'euforia alla vita della comunità. A conclusione i genitori con i catechisti per un momento di confronto e di approfondimento sul credo, mentre i ragazzi con le animatrici e il parroco tutti al bar per un gelato. Proprio qui i ragazzi hanno dato il meglio di se stessi, non sapevano più che cosa prendere prima. Al ritorno in parrocchia consegna della pergamena del Credo Apostolico e dopo aver fatto una foto ricordo ci si è salutati nella speranza di non perdersi di vista per alcuni mesi. In realtà grazie alla celebrazione abbiamo raccolto anche qualcuno che era già in vacanza da qualche tempo.

     Tanto per animare intensamente la serata è arrivato il momento di formazione e di programmazione con le coppie. Sembra che questo settore della pastorale parrocchiale vada prendendo piede, insomma della serie eppur si muove. Tutto ha avuto inizio con la riflessione sulla disponibilità di Mosè alla volontà di Dio, che è stato riletto e presentato in chiave matrimoniale. Poi si è stabilito di organizzare con le famiglie una giornata di fraternità in quel di Papasidero, per valorizzare le radici bizantine del nostro territorio, ma soprattutto per sperimentare la gioia di stare insieme come famiglie. La serata si è conclusa con la ricerca degli equilibri educativi del metodo scout, insomma confronto metodologico e pedagogico, quale tempo di riflessione e di speranza per i giovani e i ragazzi della nostra città.

13 giugno - Sant'Angelo è parte integrante della vita parrocchiale, non riesco a comprenderne le motivazioni, però è come se li vedessi sempre presenti in parrocchia anche se evidentemente non è così. Per cui penso che la parte più bisognosa di attenzione e affetto sia la zona dell'Impresa, anche in questo caso però faccio fatica a coglierne i margini di disaffezione. D'altra parte conosco ancora poco le persone che vi abitano, per cui a pelle non sempre si riesce a leggere le complessità che animano le relazioni tra le persone. Per quanto concerne Sant'Angelo tutto molto bello, anche camminare sotto il sole non crea nessun problema, la gente aspetta con affetto e si riesce anche a parlare delle difficoltà familiari che si accompagnano alla vita di ogni giorno. Può anche essere che sia semplicemente io a dare maggiore spazio alla vita di relazione, comunque sia sono rimasto fino alle tredici e dispari, e anche questa parte della parrocchia è stata visitata. Tanto per chiudere con gioia sono stato a casa di Francesco e di Laura, un saluto, un soluto e un abbraccio. Si avverte qualche difficoltà delle famiglie che adesso hanno i bambini tra i piedi tutto il giorno, poiché le scuole sono chiuse, questo permette a me di poter stare insieme, per

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alcuni momenti, anche nelle loro case. Ho mangiato un po' di pesce impanato e fritto, alcune polpette vegetali, poi mi stavano offrendo del pane appena sfornato, ma ho rifiutato altrimenti correvo il rischio di mangiarmelo tutto per strada.

     Debbo segnalare che in questo periodo ciliegie lungo il fiume non ce ne sono, è stata una piccola delusione sopperita da quelle di Verbicaro che mi sono arrivate direttamente a casa. Come si può vedere la speranza non resta mai delusa. Sono tutte case molto belle e normalmente immerse nel verde di un giardino. Come dicevo già ieri è la terra dei De Vattimo, anche se immediatamente a ridosso del mulino troviamo i Cauteruccio di origini bonvicinare. Si incontro anche qualche nucleo imparentato con orsomarsesi. Anche in questa zona non mancano situazioni di inquietudine familiare, di quelle che determinano anche atteggiamenti polemici nei confronti della Chiesa e dei suoi insegnamenti sul matrimonio. Nulla di particolare ma quando a restarne coinvolte sono le persone di una certa età, allora è normale chiedersi: ma la gente quando cresce in modo definitivo. Però per la gran parte sono famiglie serene a livello affettivo, come in altre realtà si lamenta la difficoltà economica, mi sembra di poter cogliere un maggiore amore verso la campagna coltivata stabilmente. Come ultima comunicazione ritengo si possa definitivamente cancellare il proverbio popolare can che abbaia non morde, anche perché stamattina ne ho incontrato uno che abbaiava e mordeva, fortunatamente mi ha addentato solo i pantaloni.

     Nel pomeriggio mi sono spostato in quel di Belvedere per una manifestazione dei Carabinieri, tutto molto sentito e coordinato positivamente, si sono resi presenti alcuni Generali, il Tenente comandante Provinciale e poi i vari Marescialli capi e sottocapi delle compagnie zonali. Senza dimenticare il nostro Capitano che purtroppo è in procinto di lasciare Scalea.  Insomma uno spiegamento di forze non indifferente. Praticamente ha raddoppiato la popolazione di C.da Laise, dove abbiamo celebrato al prima parte della funzione, poi ci siamo spostati a ridosso del Centro Storico per tutta una serie di ringraziamenti e di memorie alcune rituali e altre più significative, infine inaugurazione della locale Associazione di carabinieri in pensione e non ubicata nel Centro Storico aragonese nel Palazzo Nastri. Della serie tutto finisce in gloria con momento di agape finale. Comunque ha aiutato a leggere l'importanza dell'azione dell'Arma per la sicurezza dei nostri ambienti e anche aiutato a cogliere l'affetto con il quale i cittadini guardano a questa presenza che da sicurezza ai nostri ambienti. E' stata anche una occasione per visitare alcune famiglie storiche cercando anche di cogliere qualche notizia sulla loro situazione attuale. Insomma, forse alcune volte  è meglio accontentarsi dei ricordi.

     Non ho trascurato neanche di dare gli auguri a coloro che si chiamano Antonio, è un nome importante e lo portano le persone importanti apre a una anelito di martirio, ma esprime anche la paciosità di una vita serena. Sant'Antonio era così, un Santo della prima generazione francescana, dalle mille risorse che instancabilmente si è donato per l'evangelizzazione di tutti. Coloro che ne portano il nome non lasciano mai delusi, perciò auguri a tutti gli Antonio e le Antonie, i Tonino e le Tonine, le Antoniette e via a seguire. Ho

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anche avuto modo di mangiare il pane per i poveri di questo santo, insomma tanto per cominciare la giornata il pane è veramente il cibo più buono.

12 giugno - La preghiera riesce a donare tanta pace, almeno finché dura, poi si deve riprendere a vivere nel mondo e allora non sempre riesce ad essere una continuazione della presenza amante di Dio. Anche per questo è bello dare del tempo all'intimità con Lui. Non dobbiamo mai essere pigri nella disponibilità a condividere con Lui il nostro tempo anche perché riesce a incoraggiare l'amore che è dentro ogni persona, ma che non sempre riesce ad emergere proprio perché i momenti di preghiera non sempre sono intensi.  La giornata è stata molto pesante nei suoi contenuti e nelle attività, doveva essere spensierata e invece ... , anche per questo è stato bello potermi liberare con i brevi momenti dell'adorazione eucaristica. Stare davanti a Gesù cercando di cogliere la Sua volontà ma anche, più semplicemente, godere della Sua pazienza nei nostri confronti è sempre molto importante. Per il resto, è importante pensare a lavorare senza eccessive distrazioni. magari cercando di riposare un poco di più.

11 giugno - E' veramente tanta la gente che dona la propria vita per il bene dell'Italia, è bastato scorrere quelli del pool antimafie tutte persone che avevano fatto della fedeltà allo stato il senso del loro servizio, anche se non sempre sono stati tutelati in modo adeguato aiutano comunque a comprendere che la coerenza merita di essere ricordata e suscita sempre emozioni nuove, soprattutto nei ragazzi e nei giovani. Anche noi adulti, di fronte a persone che vengono uccise per la loro fedeltà, ci dobbiamo interrogare su come valorizziamo il loro sacrificio per portare avanti con dignità l'appartenenza alla nazione per la quale loro hanno saputo donare totalmente se stessi. Poi scorriamo dagli organi di informazione che siamo sommersi dal malaffare che coinvolge non solo la delinquenza organizzata, ma ogni struttura dello stato, anche di coloro che fino al momento prima parlavano del rispetto della legge e chiedevano di fare sacrifici necessari alla crescita del nostro paese. E' evidente che questi non annullano il sacrifico di chi ha saputo vivere per il bene comune, ma ci deve far riflettere quanto potere ha la corruzione in una società che è incapace di idealità o esprime una idealità profondamente legata ai propri bisogni e interessi personali.

    A questi eroi comuni occorre aggiungere anche i tanti uomini di chiesa che, in modo più o meno noto con la loro coerenza di vita, concorrono ad ammortizzare il coinvolgimento di ragazzi e giovani nel mondo malavitoso. Alcune volte anche in questi casi si arriva al martirio e ancora una volta, ma la gran parte restano sconosciuti, diventano segno di speranza e modello di dedizione per tutti. Costruire la gioia della vita comune può anche esigere il dono della propria vita per amore del Signore.  Questa riflessione emergeva mentre scorrevano le immagini sulla vita di Don Puglisi, ma potrei aggiungere anche Don Diana, Mons. Romero e tanti altri, presso la Scuola Media di Belvedere M.mo alla presenza del Metropolita di Catanzaro Mons. Bertolone che, avendone curato la causa di beatificazione, ne ha reso una preziosa testimonianza per gli alunni. Tutto molto coinvolgente ed emozionante, ma, almeno per me, anche capace di sollecitare una rilettura della mia dedizione vocazionale: fino a che punto sono disponibile a dare la mia vita per gli altri? Sono domande alle quali si risponde solo continuando a dedicarsi con passione

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alla missione per come il Signore vuole e se il Signore vuole, il martirio non è per tutti, ma se dovesse essere esigito ritengo, che la risposta sull'atteggiamento che ne conseguirebbe, nessuno la può dare in anticipo.

     Come accade in queste occasioni si genera una commistione difficile da coniugare, tra i momenti celebrativi e gli intervalli forse troppo frequenti di altro, ma sembra che sia il prezzo da pagare perché i valori cristiani possano diventare una proposta all'interno della scuola del nostro tempo.  Magari vado scoprendo di non reggere più la duttilità necessaria per il ruolo che sono chiamato a incarnare, quale delegato che rende presente e al quale non viene chiesto di essere. Poi la mattinata è scivolata da un ufficio all'altro per i soliti adempimenti strutturali che sembrano così lontani dal discorso ideale di cui sopra, ma forse in questa fase, è questo che mi viene chiesto per corrispondere all'amore del Signore.  Totalmente impregnato di sudore ho ripreso la via di casa per un momento di pausa e di riposo. Quindi sotto un sole veramente

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caldo alle tre di pomeriggio si riprende con il pellegrinaggio tra le famiglie,  questa volta ho percorso Poggio Fiorito nella diversità dei suoi villaggi e C.da Foresta con la bellezza dei paesaggi di cui do qualche immagine sopra. Le albicocche sono, forse è meglio dire erano, dietro la canonica e rappresentano la benedizione del Signore per questo povero servo che se ne può nutrire per come il Signore dona.

     E' un'area abitata quasi totalmente da non scaleoti, prevalgono quelli di origine reggina e napoletana. Vivono quasi totalmente staccati dalla vita della parrocchia, i più frequentano la rettoria della SS. Trinità, d'altra parte per molti quello che conta è andare a messa e non costruire la vita di comunità, per cui va già abbastanza bene così. Percorrere questa periferia, è veramente abbastanza lontana dal centro parrocchiale, aiuta a conoscere meglio e a farmi conoscere, anche perché molti non hanno mai visto il mio volto, il che vuol dire che non vivono assolutamente la vita parrocchiale. Come io continuo a incontrare volti mai visti prima, anche questo è un fenomeno legato a una immigrazione periodica difficile da codificare. Dobbiamo ringraziare i bambini se molti adulti e giovani stanno riscoprendo la gioia di sentirsi parte di una comunità parrocchiale. Come sempre sono i bambini a dare le soddisfazioni maggiori, quale sia stata non ve la dico, preferisco tenerla dentro il mio cuore di padre. Comincio anche a cogliere il senso delle relazioni parentali ma per averne una visione più complessiva ci vorranno almeno altri due anni di visite.

     Intanto è presente un'altra famiglia storica di Scalea, quella dei Vattimo, sono i loro nuclei familiari a caratterizzare questo lembo periferico del territorio parrocchiale. Aumentano in queste zone coloro che frequentano i Testimoni di Geova o che comunque guardano con diffidenza alla vita della Chiesa, ci sono anche alcuni nuclei evangelici. Insomma si va avanti con qualche perplessità in più, anche se non mancano gli incontri gioiosi. Alcuni punti di riferimento li vado creando ma la gran parte rimane ancora difficile da leggere nella dinamica della vita di comunità. Forse i pastori per troppo tempo non si sono fatti vedere da queste parti e ognuno si è organizzato per come ha ritenuto un bene. Anche la festa che si vive in onore di San Francesco di Paola, in modo totalmente autarchico, senza alcuna autorizzazione è emblema della confusione che aleggia nei cuori dei fedeli di questa parte del territorio parrocchiale.

     E le buone notizie? Tutte e due molto belle. Una in riferimento alla salute di una carissima amica storica,  che si vede restituire la gioia di vivere e di lodare il Signore con entusiasmo. La seconda riguarda gli studi di uno dei cuori più semplici e affettuosi della comunità e incoraggia a guardare avanti sempre con più fiducia con il solito sorriso spontaneo e accogliente. In realtà le buone notizie sarebbero molte altre, ma poi magari pensate che tutto procede bene e ci si impigrisce, per cui è meglio farvi restare sul preoccupato andante. Oggi abbiamo fatto anche memoria di San Barnaba, è una figura preziosa ma mai in primo piano ha avuto un suo protagonismo, agli inizi della Chiesa di Gerusalemme e  nella prima parte della missione di Paolo, poi in corso d'opera è stato surclassato dall'Apostolo dei Gentili. Rimane comunque un buon modello di vita cristiana, per la sua generosità che apre alla vita di carità, per la sua disponibilità all'accettazione delle contrarietà, ma anche per la capacità

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che ha mostrato avere, nel cercare e nel tutelare il bene di Dio anche dove nessuno lo avrebbe mai fatto.

9 giugno - Una Pentecoste vissuta con intensità nella diversità delle esperienze che si sono accompagnati ai vari momenti della giornata, e l'hanno resa veramente particolare. Lo so che ogni giorno è particolare, ma proprio per questo a dirlo anche di ieri non si sbaglia. La celebrazione, i canti, il Battesimo di Piero, i volti gioiosi e sorridenti ma anche alcuni melanconici, forse la sera il panorama è cambiato ma alla celebrazione del giorno c'é solo l'imbarazzo della scelta: uno più interessante dell'altro. quando entra in campo lo Spirito Santo non ci si annoia mai, è una novità dopo l'altra, tu devi solo cercare di capire pur sapendo che non ci riesci mai pienamente. Mi è sembrato di vedere anche un'astronauta ma sarà stata una visione infatti è durata veramente poco, al giorno di oggi sono i che figli aiutano a ragionare le mamme. Poi si parte verso l'Abatemarco, con la CoCa scout, così cambia il panorama in chiave bucolica, senza mai trascurare l'aspetto mangereccio. Finalmente ho potuto assaporare la tanto attesa frittatina, anche se tutti ne hanno voluto un pezzo. Pazienza vorrà dire che la differenza mi sarà portata a casa, in altra occasione, così non corro pericoli. Santa Messa sul fiume presso l'acqua sulfurea. Un lampo dello Spirito è la comunità Apostolica viene identificata con la CoCa che deve nominare il suo Capo Gruppo, con San Paolo che diventa un tirocinante di lusso, ma anche scomodo. Insomma una versione formato tascabile e spendibile in ogni situazione.

     Si riparte per tornare in parrocchia per la Consegna della Bibbia con i guerrieri dell'Accoglienza, tutto molto semplice e bello. Volutamente tutto è stato delegato ai catechisti e agli animatori, anche per verificare quanto animano senza l'animatore presuntuoso. Cosa è stato prodotto? Il giusto per la dignità della celebrazione, senza fallimenti particolarmente eclatanti, con un buon coinvolgimento dei ragazzi e degli animatori, con i genitori partecipi dei vari momenti e soprattutto con i ragazzi particolarmente attenti alla tappa conclusiva dell'Accoglienza. I ragazzi non sempre riescono a cogliere pienamente il senso di quello che viene loro proposto, d'altra parte non lo comprendiamo pienamente neanche noi, però si lasciano coinvolgere volentieri, soprattutto nelle rappresentazioni quasi in nulla dalle eventuali domande. Come ho detto forse con il nuovo anno qualcosa andrà a cambiare anche perché è troppo limitato il tempo di continuità educativa di questo segmento educativo, il come non posso dirlo ma è abbastanza semplice è il classico uovo di Colombo. Ne è uscita anche una piccola agape fraterna, che in queste occasioni non guasta mai, tanto per chiudere con un po' di festa e di gioia.

     Cambia la scena, non ci troviamo in un centro della provincia cosentina cercando di cogliere la bellezza delle nozze di Cana, ma in quello che una volta era presentato, ma forse ancora oggi, come tra gli stati più ricchi e potenti della Terra, non abbiamo nessuna manifestazione di infallibilità, ma una semplice presenza di ricerca spirituale orientata alla comprensione della vita come testimonianza della pace che ci viene donata dall'alto. Questo viene vissuto tra persone che hanno veramente poco in comune e tra religioni che normalmente hanno contrassegnato la storia con una scia ininterrotta di sangue. Ancora oggi in molti ambienti della Terra, queste religioni vengono

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strumentalizzate per fare la guerra. Possiamo definirla come la presentazione della potenza della preghiera, della ricerca di pace nella preghiera, nella musica, nel silenzio, nella ricerca di verità che non va tanto trasmessa quanto ascoltata. Anche questo esercizio non sempre viene vissuto, tutti devono imparare ad ascoltare l'unica voce dello Spirito. Il Santo Padre ci chiede di verificare la nostra fede nella potenza del Signore e lo fa con grande determinazione e coraggio, ma soprattutto ci insegna a farlo con gli strumenti della nostra fede in Dio, che è il Dio della pace e dell'amore universale.

     Sabato ho attraversato la terra dei Linza, oggi di nuovo in pellegrinaggio percorrendo il deserto che ho trovato attorno a Piazzetta San Francesco, un po' è colpa del mercato settimanale, un po' il lavoro da fare in campagna, ma le ore passavano e le persone incontrate sono state poche. Non per questo ho perso del tempo, anzi mi ha aiutato a riflettere sulla vita della comunità in questa area un po' periferica e caratterizzata da casette isolate.  Poi sono sceso per via Piave e ho percorso il villaggio dei professori e le palazzine popolari adiacenti. Un altra porzione della Scalea storica, che tale preferisce restare nelle sue tradizioni spirituali e liturgiche. Forse ho lasciato la macchina davanti a un cancello attivo, per cui sono stato fortunato a potermi allontanare senza particolari improperi in diretta. 

     Non sempre è facile farsi capire, soprattutto quando si parla a persone con le quali ci si relaziona poco. Cambia il significato da dare alle parole, cambia il modo di relazionarsi, cambiano anche le finalità dell'incontro. Anche per questo troppo spesso si corre il rischio di scadere nei luoghi comuni e nelle frasi di circostanza. Cosa che farò sempre fatica a capire e ad imparare. L'autenticità, lo spirito di verità, non sempre sono di moda però è importante farle diventare presenti, per quanto è possibile, magari senza rompere troppo le uova nel paniere, ma se te lo chiedono perché no. Alcune volte sono troppo sensibile all'azione educativa per orientarla violentemente sulla vita dei ragazzi, ma partecipando alle manifestazioni pubbliche spesso vado in crisi, vedo che restano immobili anche per ore aspettando quanto è loro chiesto di vivere, alcune volte cose veramente marginali, almeno dal mio punto di vista. Ma siamo proprio sicuri che è così che si educa alla partecipazione attiva? Di certo quando ci si ricama un ruolo, guai a chi mi tocca. Per cui anche se non mi si tocca è guai lo stesso, perché altrimenti uno che ci sta a fare.

     C'è poi il senso dell'autorità che forse viene troppo istituzionalizzato e caricato di infallibilità metodologica per cui tutto ciò che non è in linea va demonizzato. Ci ricordiamo sempre che l'autorità è servizio, ma alcuni dovrebbero esercitarsi a scriverlo ogni giorno, più volte al giorno come si faceva una volta per intere paginette. Prevale sempre lo spirito dogmatico, mentre soprattutto in determinate occasioni sarebbe più utile un atteggiamento moralizzante, di quelli accomodosi che non dicono niente pur parlando tanto. Ma non c'é niente da fare l'impostazione è quella e non si cambia facilmente. Quando si organizzano attività, soprattutto in chiave politica, dovrebbero servire a coinvolgere gli adulti e a costruire il bene comune e non il proprio bene personale. Non può diventare una perenne recita consolatoria mediante la quale ci si distrae dei problemi reali e ci si smarrisce. Ma forse si pensano in questo modo proprio perché non devono orientare, ma semplicemente far sostare, intrattenere.

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     Intanto San Paolo è stato arrestato, più cercava di spiegarsi più lo massacravano di botte, a Gerusalemme e ci si prepara al suo viaggio verso Roma, non so se riusciremo a seguirlo fino in fondo. Un po' il lavoro, un po' il caldo, sta di fatto che non sempre il popolo di Dio riesce ad entusiasmarsi nel conoscere sempre meglio i suoi modelli. Ma forse mi da fastidio il fatto che sono già tutti biblicamente formati. Ammettiamolo devo solo ringraziare Dio per tutto quello che mi ha fatto trovare in parrocchia e per la pazienza con la quale i fedeli, anche quelli dell'altra parrocchia, sopportano  i continui cambi di rotta, magari non sempre e necessariamente animati dallo Spirito Santo. Sono giorni molto caldi e anche particolarmente belli, vissuti con gioioso entusiasmo e tanta serenità interiore. La gente comincia ad andare a mare e i giovani mi messaggiano la loro fortunata possibilità, io spero di poterli imitare quanto prima, almeno per qualche volta.

     6 giugno - Ne avrei fatto anche a meno, ma poi mi sono sforzato tanto per non far passare in modo silente questo giorno che ricorda i miei trentadue anni di sacerdozio. A dirla così sembra una cosa, tutto sommato, senza alcuna importanza particolare. E probabilmente è così. Oltretutto non ho mai celebrato in modo particolare questo appuntamento, così è stato anche quest'anno, una giornata vissuta intensamente al servizio del Signore e della comunità parrocchiale e diocesana. D'altra parte è per questo che sono diventato sacerdote, per essere al servizio degli altri, anche se sinceramente devo ammettere che non sempre ci riesco. Mentre è Santo colui che mi ha ordinato sacerdote, Giovanni Paolo II, essere ordinato da un Santo dovrebbe comportare una particolare benevolenza. Ed è così che io mi sento particolarmente protetto dal Signore, per cui tutto è vissuto con semplicità, senza stanchezza, né con l'esigenza di dover apparire ad ogni costo.

     A questo va anche aggiunta la benevolenza con la quale molti mi onorano della gioia di poter stare insieme, perfino tra i confratelli del presbiterio, cosa che non sempre riesce facilmente. Per cui la vita scorre nella serenità di chi sa di peccare molto, di essere amato molto, di dover dare molto, di non avere più tanto tempo, forse anche da questo deriva la frenesia del fare intensamente senza dare troppo spazio al riposo. La gente che il Signore mi ha posto accanto vive sempre con grande disponibilità e generosità anche se io non sono mai contento, ma non lo sono neanche di me per cui nessuno ha particolari motivi di cui lamentarsi. Anche oggi tanti incontri, volti anche nuovi ai quali si cerca di trasmettere un momento di pace nel Signore. D'altra parte questo lungo pellegrinaggio ha questo significato, avvicinare le persone e aiutarle a non sentirsi abbandonate dalla parrocchia di cui non sempre si sentono parte.

     I nostri giovanissimi si vanno tutti innamorando, il che è molto bello, la cosa non sempre positiva è che questo comporta un allontanamento dalla vita parrocchiale, non è poi tanto male, l'importane è che stiano bene e vivano con gioia anche questa esperienza. Magari qualche genitori stenta un po' a coglierne la positività, ma a lungo andare se ne farà una ragione d'altra parte al cuor non si comanda. Mi verrebbe da fare alcuni nomi molto significativi ma poiché non ne posso prevedere le razioni evito, così tutto procede  in modo armonioso. Magari parlo di Laura, anche perché non è molto conosciuta e si è fidanzata con un simpatico giovane  di Cittadella del Capo. Ho chiesto di fare una foto con gli anelli di fidanzamento, così si rasserenano coloro che ne

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avevano perso le tracce. Certo il mondo della scuola ne combina di tutti i colori e a tutti livelli. Il tempo delle scuole medie tutto sommato scorre nelle intemperanze della inquietudine legata alla crescita, ma quando si va alle scuole superiori il cuore comincia ad impazzire, per non parlare della fase universitaria che combina coppie con conseguenti matrimoni tra i più strani e periferici, per cui il proverbio moglie e buoi dei paesi tuoi stenta molto ad affermarsi.

     Oggi è scivolata così, iniziata con la preghiera e l'affidamento alla Vergine Santa, poi l'Eucaristia con la riflessione sull'amore che ci viene donato da donare, quindi la visita agli ammalati con qualche tormento di troppo dovuto ad intemperanze fuori equilibrio, ma che porteranno probabilmente a conseguenze non piacevoli, qualche situazione difficile che va peggiorando, ma anche alcuni momenti di pace spirituale e di gioiosa condivisione derivante dalla fede comune. Poi un indispensabile momento di stress speso tra Praia a Mare e Belvedere. Quindi la visita alle famiglie in via Laòs, è un'area in po' latitante la vita parrocchiale ma abitata da persone semplici e buone di cuore. Anche qui i problemi non mancano a livello di malattie e di disoccupazione. Poi si rientra in parrocchia per fare le prove di canto vissute in relax e intervallata da molte visite e appuntamenti, d'altra parte per trovarmi in questa fase necessariamente devono venire quando c'é un impegno in parrocchia. Infine Comunità Capi, tanto per completare quanto stabilito ieri sera, per la Veglia di Pentecoste. Penso che per festeggiare l'anniversario di Sacerdozio possa

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andare, magari avrei dovuto dedicare un po' più di tempo alla preghiera personale, ma il Signore legge il cuore e sa che non mi sono mai allontanato da Lui.  

5 giugno - Ieri giornata molto intensa e ricca di emozioni, è il tempo dello Spirito per cui non ci si deve sorprendere che ogni giorno ne accada una nuova. Ma, direte voi, siamo proprio  sicuri che tutto proviene dallo Spirito, certamente no, ma come sempre prendiamo  il lato buono delle cose. E qual'é? E' una bella giornata, finalmente con un sole estivo, la gente comincia a muoversi con più libertà, ci si relaziona con una fraternità spensierata, si procede con entusiasmo crescente per come il Signore dona. Sembra che tutto vada orientandosi alla chiusura della fase più intensa dell'anno e ci si apre alla parola magica: tempo di vacanza. Questo chiaramente vale per gli altri, noi niente, tutto deve continuare come sempre, anzi in modo totalmente innovativo anche perché cominciano ad arrivare i nuovi parrocchiani, non meno preziosi ed esigenti di quelli ordinari, forse un po' di più. Come sempre si sale in collina, nulla di particolarmente importante da fare, verifica sulla situazioni degli appuntamenti vissuti, programmazione delle cose da fare, momento di confronto con alcuni confratelli nelle difficoltà e nelle gioie ordinarie che ogni comunità vive.

     Al rientro si riparte con il pellegrinaggio nelle famiglie, la macchina non ne vuol sapere, si è stancata di portarmi da una parte all'altra, e così mi incammino sotto il sole gagliardo con eccessiva esuberanza, quest'anno è tutto più agevole. Eccoci arrivati in via Necco, è un lungo rettifilo con alcune traverse, ritengo che non sia molto conosciuta. E' una delle tante traverse di via Lauro per cui ci si passa velocemente davanti senza neanche rendersi conto della sua esistenza. Allora perché parlarne? Intanto è una bellissima area della nostra campagna di Scalea, anche la gente è molto affettuosa, potrei anche accennare a un troppo affettuosa. D'altra parte non mi vedono troppo spesso da queste parti, per cui quella volta all'anno che succede vogliono farmi capire che mi vogliono bene.

     L'ho conosciuta è frequentata per una situazione di disabilità abbastanza grave, che trova nell'incontro con il parroco un momento di conforto, per cui quando posso cerco di venirla a visitare. Non è facile essere giovane ed essere immobile, quando si è abituati a lavorare e a sentirsi attivi, anche per questo è importante non trascurare queste situazioni, d'altra parte chiedono solo di essere ricordati e amati, loro non possono fare più molto. Poi ci sono tanti bambini è abitata da coppie giovani, c'é anche un cavallo per la gioia di Jenny. Pian piano comincio a ricomporre qualche parentela, intanto siamo nel territorio dei Galiano, è un'altra delle famiglie storiche di Scalea, ci sono anche alcuni nuclei Caroprese, ma non è la loro zona. Sorpresa delle sorprese trovo anche la figlia della canterina, non dico il nome altrimenti me ne canta di tutti i colori. Come sempre, non mancano neanche i racconti di sofferenza, ma quelli li affido al Signore perché doni pace. Sento l'esigenza di trasmettere solo i momenti di gioia e i tanti sorrisi che si accompagnano a questi brevi momenti di fraternità. Vi ricordate il soldato che era in Afganistan? Adesso è a Roma, resta qui la moglie polacca con i due bambini.

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     La vita della campagna aiuta a stare in mezzo alla natura e le famiglie le trovo spesso nei campi, per le faccende ordinarie di questo periodo: innaffiare le piante, raccogliere la frutta è il tempo delle albicocche e dei gelsi, dare lo zolfo alle viti, tosare il prato e via a seguire. A proposito di extracomunitari ho incontrato anche una russa, mentre tutti gli altri abitanti non scaleoti sono di provenienza calabrese catanzaresi e reggini. Qualche casa ha cambiato i suoi abitanti, ma ho evitato di chiedere informazioni per non creare imbarazzo. Poi mi hanno accompagnato in parrocchia, dove ho trovato tutto un disastro per i lavori di collocazione dei mosaici della via Crucis, alcune cose si decidono prima per altre si va in emergenza.  Mentre mi preparavo a rientrare arriva un grido di allarme dalla sede scout per una emergenza educativa, Francesco, Carlo, Giulia, Maria Rita, Luigi e Valentina sollecitati dalla Spirito Santo hanno deciso di corrispondere all'impresa disperata della veglia, così la giornata proseguendo in modo semiserio si è allungata in modo imprevisto. Tutto si chiude con spaghetti al sugo, leggermente stanco ma pienamente contento di un pomeriggio veramente intenso e festoso, vogliamo anche ricordare il dolce sorriso di Anna?

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     Oggi giornata vissuta in quel di Serra San Bruno per la giornata sacerdotale. Veramente è più giusto dire a santa Maria del Bosco, il luogo dell'eremitaggio di San Bruno da Colonia. E' un appuntamento di rappresentanza, ma anche una occasione per salutare tanti amici di studio che si incontrano solo in queste occasioni. Abbiamo avuto l'opportunità anche di ascoltare una comunicazione sulla povertà del presbitero, da parte del Priore di Bose Enzo Bianchi. Anche se sono riflessioni che si accompagnano con una certa frequenza, fa sempre bene essere stimolati e incoraggiati alla verifica della propria fedeltà agli impegni che ci derivano dalla sequela alla chiamata del Signore. Gli uccelli ci hanno accompagnato con il loro cinguettio, anche se interrotto violentemente da un improponibile direttore di canti, che gridava a squarciagola nonostante il microfono, ma non si sono lasciati spaventare. Il tutto, compreso un pranzo molto freddo ed essenziale per chi è riuscito a mangiare è durato tre ore e mezza.

     Tre ore per andare e tre per tornare, su per i tornanti che costeggiano il lago dell'Angitola per attraversare le Serre catanzaresi e fermarsi nei luoghi cari alla spiritualità certosina. Dopo molto tempo ho intravisto anche don Ciro, un sacerdote di Sant'Agata che sente di dover vivere stabilmente nella Certosa. Come sempre è stato un incontro scherzoso, per alcuni anni è stato il mio cuoco durante le tante route che abbiamo vissuto insieme, quando si cammina insieme non ci si distacca mai del tutto. Poi un po' di serenità e di distacco dal mondo tanto per assaporate la bellezza del silenzio e del creato. Lentamente è scesa la sera e il sole si lasciato immergere dolcemente nel mare tra i mille colori che il tempo estivo non lascia mai desiderare. Il mare questa sera fa sentire, con un moto ondoso leggero, la dolcezza della sua presenza. Nella mente i tanti visi che oggi non ho incontrato e che affido al Signore perché gioiscano della Sua pace con le loro famiglie nella gioia della vita familiare.

3 giugno - Oggi è la festa di San Cono, lo so che non interessa molto anche perché non è un Santo tra i più miracolosi, però poiché i miei genitori hanno scelto per me questo nome, almeno io ritengo di doverlo ricordare. Anche per questo stasera ho deciso di fare una bella festa ho mangiato il pane caldo, che mi ha dato Teresa invece della frittata che era stata promessa tanto tempo fa, con olio e pepatella, a questo dono della grazia di Dio, ho potuto aggiungere della ricotta dono imprevisto di Rita, la santa delle cose impossibili, insomma una vera cena di altri tempi. Adesso mi sento veramente bene, d'altra parte a conclusione di una giornata molto intensa ci voleva una cena sostanziosa e dietetica nello stesso tempo. La giornata ha avuto inizio con un clima settembrino, poi lentamente si è andata stabilizzando sul caldo. Io ho ripreso il mio pellegrinaggio tra le famiglie, tutta la mattinata è stata spesa in via Lauro e altre traverse limitrofe a ridosso di Scalea 2000. Tutto sommato una buona accoglienza e, a prescindere da alcuni ultras che abitano il territorio, ho avuto modo di scorgere perfino qualche viso conosciuto, per i nomi non c'é proprio nulla da fare, posso affermare con serenità di non conoscerne alcuno.

     Il pomeriggio è iniziando con la celebrazione per la sorella Domenica che il Signore ha chiamato a se, non ne ho avuta una conoscenza particolare, ho avuto modo di incontrarla solo in occasione della festa che la scuola aveva organizzato in oratorio per la figlia. Appartiene a un nucleo ristretto di forestieri che abitano da molti anni a Scalea e che appartengono ai paesi arbresh, in

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questo caso specifico provenienti da  Acquaformosa. Come ho avuto modo di affermare nei giorni precedenti quella arbresh è un nucleo di persone che hanno sempre e caparbiamente mantenuto la loro identità linguistica e in molti casi anche liturgica, questo spesso ha significato mortificazioni e marginalizzazione, ma nella loro fierezza caratteriale hanno sempre inteso conservare le loro tradizioni. Ampiamente prevista una partecipazione limitata della comunità. Secondo una traditio consolidata, in parrocchia, normalmente ognuno piange i suoi morti, per cui ... Avrei voluto sottolineare alcune caratteristiche della persona, ma per vari motivi andavo emozionandomi, per cui mi sono mantenuto sulla riflessione spirituale.

     Nel frattempo sono arrivati i guerrieri dell'Accoglienza con l'energia inossidabile che è propria a questa età. Mi è sembrato che anche i catechisti non fossero da meno, insomma per me momento di gioioso relax. in questa fase sono arrivate le dame di compagnia con le quali ho avuto modo di prendere il caffè pomeridiano, non senza qualche barlume tenebroso, ma poi ho scoperto che erano solo impressioni personali. Mentre in parrocchia si svolgeva l'incontro per la preparazione al Battesimo, io ho avuto modo di incontrare la Comunità Capi Scout congiuntamente alla Branca Rover/Scolte per definire gli ultimi dettagli della Veglia di Pentecoste. Dopo una breve verifica della situazione in ordine alla partecipazione e alla comprensione de significato del momento di vita spirituale si è deciso di rinviarla in attesa di tempi migliori. Intanto avremo modo di vivere la Pentecoste per come il Signore dona nella vita di comunità e nella giornata di formazione che avremo in quel di Grisolia.

     E' una decisione che per alcuni aspetti non merita particolare attenzione nell'analisi, anche perché il livello di impegno complessivo a Scalea rimane molto basso, diciamo che la diffusa pratica del clientelismo ha generato una mentalità attendista e fatalista per cui nessuno è educato a pagaiare da solo ma resta in attesa di ordini dall'alto. E poiché l'alto è attualmente decapitato, tutto resta sospeso in un diffuso clima di attesa di tempi migliori. Sembra che nessuno abbia la capacità morale di guardare oltre i propri interessi e al di sopra delle parti al punto da diventare veicolo trainante di una ventata di novità, capace di generare aneliti di vitalità innovativi a livello sociale, ma anche a livello politico. La nostra città ne avrebbe un assoluto bisogno, ma attualmente non si intravvedono segni di cambiamento. Il gruppo rappresenta una delle potenzialità educativa più attive, ma avrebbe bisogno di relazioni più stabili con le tante altre forze positive, che comunque dovrebbero esserci nel territorio, ma che attualmente stentano molto ad emergere.

     Anche come parrocchie facciamo molta fatica ad incarnare una veste più sociale, è vero non può essere la nostra vocazione primaria, però i tanti laici che pure esprimono un impegno qualificato all'interno delle varie comunità, forse dovrebbero essere più visibili all'esterno, anche nella proposta di iniziative orientate alla crescita sociale del territorio. mentre tutto inizia e finisce negli ambienti pastorali, questo atteggiamento che va bene per i tempi di serenità, certamente non concorre pienamente a scuotere l'emergenza che la nostra città sta vivendo in questa fase della sua storia. Lo so corrono il rischio di restare solo delle belle intenzioni, ma ci sono cambiamenti che esigono progetti comuni da portare aventi in sinergia con tute le energie

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positive del territorio alcune cose non si possono fare ognuno per i fatti propri. Non è facile ma è la responsabilità che il Signore ci ha posto davanti in questa fase e che dobbiamo sentire nostra per costruire la speranza e tentare di dare un futuro ai nostri figli.

     Andiamo verso la Pentecoste, dobbiamo perciò invocare lo Spirito Santo perché susciti entusiasmi nuovi e protagonismi nuovi, soprattutto a livello politico, anche perché ritengo che a livello ecclesiale, immediatamente detto, le cose non vanno poi tanto male. E' il livello sociale che manca di respiro. Non possiamo fare altro che incoraggiare alla speranza. D'altra parte si guarda sempre avanti, non trascurando di guardarsi dentro, per cui prima o poi qualcuno coglierà una vocazione orientata alla costruzione del bene comune. Intanto mi sono venuti in mente alcuni nomi delle persone che ho incontrate questa mattina, diciamo che sono diventato lento nell'elaborazione, ma di tanto in tanto qualcosa riemerge dal pozzo della memoria dei tempi andati.

2 giugno  - Dispiace dirlo ma forse non sono in molti ad aver celebrato la Festa della Repubblica, si è fatto festa e basta, lo si percepisce anche dai nostri mass media dopo le immagini di circostanza si è passati a trattare i soliti argomenti di corruzione, di conflittualità politica e di malaffare. Di come si è arrivati alla definizione dell'Italia come una repubblica non ci si sofferma molto, forse anche perché da più parte si gridò ai brogli elettorali, anche per questo sono pagine della nostra storia da tenere ancora in cassaforte. Ma il problema non è tanto come si è pervenuti a questa scelta istituzionale, altrimenti per ogni pagina della storia ci può può essere una interpretazione variegata, ma poiché ormai siamo così, come la si può valorizzare maggiormente. Oltretutto è in atto una fase di ricambio degli uomini politici, che non aiuta a stabilizzare il riferimento necessario a cogliere le energie positive per la valorizzazione delle idealità e delle energie che pure ci sono per solennizzare questo cambiamento di identità politica. L'opinionismo diffuso, legato, al non fare genera anche in questo campo un disorientamento che non incoraggia l'impegno della persona. Si resta a guardare in attesa non si comprende di cosa, mentre sarebbe più che mai necessario prendersi per mano, parlare di meno e pensare solo a lavorare.

     In tempo di crisi spirituale, occorre parlare anche di crisi economica legata alle attività spirituali che da esse ne ricava il guadagno o comunque il sostentamento. Per cui chi vende statue e normale che cerchi di venderne sempre di più, come anche chi vende catechismi, ma questo vale anche per chi organizza attività formative mediante le quali comunque si veicolano i più svariati interessi. Anche per questo non si può affidare una proposta educativa a chi ha interesse a piazzare un determinato prodotto altrimenti finirà per disinteressarsi della proposta o comunque la veicolerà ai problemi legati alla cassa. Questo, accade spesso in questi tempi di magra, inviti un relatore a parlare di un determinato argomento e lui ti parla di tutt'altro semplicemente perché è su quello che ha scritto qualcosa, che in qualche modo deve anche cercare di piazzare. In realtà ci sono anche attività che semplicemente si potrebbe anche non fare del tutto anche perché non hanno motivo di sussistere poiché non hanno alcuna prospettiva educativa, eppure si fanno lo stesso per quale motivo?

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     Probabilmente per i motivi di cui sopra, ma è opportuno impegnare risorse umane senza progettare il significato di quello che si chiede di vivere? Così va il mondo direbbe qualcuno, però ammettiamolo alcune volte siamo veramente strani, il Santo Padre incoraggia a semplificare il nostro modo di relazionarci con Gesù e noi facciamo di tutto per renderlo più complesso e difficile da cogliere nella sua immediatezza. Ma è proprio vero che per fare esperienza del risorto abbiamo bisogno di ricorrere ad effetti speciali altrimenti faremo fatica ad incontrarlo presente nella nostra vita? Forse non è proprio così, però se si semplifica il rapporto personalizzandolo che faranno tutti questi livelli di specializzazione che producono instancabilmente sussidi, magari più semplicemente dovrebbero ingrossare le file dei missionari da strada, nei quartieri periferici delle città e non stare dietro ai computer. Il che non significa svilire le loro competenze, ma semplicemente che ci sono cose che in alcuni periodi si possono abbondantemente divulgare a in altri periodi si devono cambiare con più parsimonia, senza per questo gridare allo scandalo.

     Pensare in piccolo per non aver paura delle cose grandi, è questo l'atteggiamento che non dobbiamo stancarci di valorizzare, per guardare lontano non è bene perdere di vista ciò che ti sta vicino. Una inquietudine serena aiuta a comprendersi positivamente anche nelle difficoltà più esasperanti. Poi arriva la morte, e per alcuni momenti tutto sembra crollare. Sono momenti abbastanza lunghi che esigono necessariamente una rilettura della tua esistenza, della disponibilità del tuo tempo. Del tempo che dai ai tuoi impegni, generalmente non dura a lungo anche perché altrimenti uno dovrebbe avere al possibilità di cominciare tutto daccapo, ma quando si è avanti negli anni è praticamente impossibile, per cui si riprende con gioia ed entusiasmo arricchiti dalla memoria più viva di coloro che il Signore ha chiamato a se. In realtà ci anche coloro che in questo contesto restano totalmente annegati nei problemi e si guardano attorno cercando, il classico samaritano disponibile ad aiutarlo, ma non è facile incontrare per le nostre strade questo benedetto uomo che forse continua a percorrere solo la strada che da Gerusalemme scende a Gerico.

     Cogliere se stessi nella disponibilità a rileggersi in modo sempre nuovo è un esercizio indispensabile soprattutto in questi giorni dedicati all'azione dello Spirito Santo. Cercare la novità di Dio, comprenderla presente attorno a noi, sforzarsi di incarnarla senza esaurirsi troppo è quanto il Signore ci chiede di vivere. Lo Spirito rappresenta la novità di Dio in noi, ma per esprimersi pienamente esige anche la nostra disponibilità a cambiare, non la camicia ma totalmente se stessi. Mi si dice non sempre è facile, ma quando uno non cambia mai occorre anche preoccuparsi, è come quando uno è ammalato, si deve curare. Ma alla fin fine in che cosa uno deve cambiare? Risposta difficile, d'altra parte nessuno la può dare per un altro. Ciascuno deve avere la bontà di cercarla in se stesso. Per il suo bene e per il bene di coloro che gli stanno accanto. Anche per questo una Chiesa che non è capace di rigenerarsi stenterà sempre a manifestare l'azione dello Spirito Santo pur continuando a sacramentalizzare. Ma soffocherà sempre gli aneliti dello Spirito nelle sue paure o più semplicemente nella sua stanchezza.

     Giornata serena, come sempre sostenuti dall'intercessione della Vergine Santa, ci accompagna ancora l'Apostolo delle Genti nel suo pellegrinare

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evangelizzante all'interno del mondo di allora e Gesù che rincuora i suoi discepoli spingendoli comunque ad andare. Ho visitato alcune case in recupero, magari con qualche problema eccessivo, poi benedizione di attività commerciale in questo periodo se ne stanno aprendo diverse, spero sempre per il meglio anche perché sono giovani che rischiano sulla speranza del futuro della loro famiglia. Leggermente stanco all'incontro biblico, ma gli altri erano particolarmente energici, per cui fortunatamente hanno parlato quasi sempre loro, io mi sono limitato a rispondere occasionalmente, ma così va comunque molto bene. E' Scalea che stenta ancora ad andare bene, si resta incapaci di reagire politicamente a quanto è accaduto quasi un anno fa, preghiamo e speriamo che emergano persone capaci di rischiare sul bene della città e non controfigure disponibili solo a velarne le negatività. Sia come sia quando non va non va e oggi proprio non vuole girare, per cui auguro una santa notte a tutti. 

31 maggio - Diciamolo pure, nelle ultime due settimane sono stato più spesso a Cavallerizzo che non in parrocchia. Tutto molto complesso nella sua linearità, il paese ha vissuto il dramma di una frana che ne ha messo a rischio, alcuni dicono in parte altri dicono totalmente la stabilità. Con la tempistica degli interventi di emergenza è stato costruito ex novo la New Cavallerizzo, della quale vi allego una foto tanto per capire, se comparata alla prima foto, quale trauma ambientale nel bene e nel male si sono trovati a dover affrontare. A tutto questo si è aggiunto, per merito o demerito dei pastori di turno, il problema del ruolo della Chiesa parrocchiale. In questo quadro generale si intrecciano le lotte politiche e perché no, tanto per ricordare che siamo in Italia anche degli interessi personali, dei quali si va trattando estemporaneamente anche nei mass media nazionali. Ma cosa centra in tutto questo la Chiesa? Semplicemente nulla, proprio per questo mi sono portato in quell'area per aiutare a capire che la presenza della Chiesa non deve servire per costruire la comunione e restituire la speranza a una comunità particolarmente provata dal disagio e dalla disoccupazione.  

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     Facile a dirsi, difficile da realizzare? Assolutamente no, quando noi uomini di Chiesa facciamo il nostro dovere tutto procede nella serenità e nella pace per come il Signore ci ha donato e per come la tradizione di incoraggiamento a relazioni di pace che si va accompagnando alla vita della comunità cristiana, sembra poter dimostrare ancora oggi. La missione che il Signore ha affidato alla Chiesa è quella di vivere la pace che Lui ci ha donato e di pregare perché questa pace sia presente nei cuori degli uomini. Non sempre cogliamo l'importanza della preghiera, ed è per questo che alcune volte anche noi sacerdoti svendiamo il livello alto della nostra missione per il classico piatto di lenticchie, rappresentato in modo diverso a secondo delle situazioni. E' comunque quando non si costruisce la pace nella comunità, tutto diventa difficile anche perché le finalità non corrispondono a quanto il Signore ci ha affidato di testimoniare come Sua presenza. Anche se per brevi momenti mi sono innamorato della spiritualità di questa comunità e di come la  esprimere,  spero solo di essere stato capace per come l'ho comunicato e vissuto.

     Per chi facesse fatica a comprenderlo, voglio solo dire che tutto è andato molto bene ed è stato molto bello da vivere, ho avuto anche modo di poter godere della bellezza del paesaggio che mantiene la sua caratterizzazione rurale. Le colline, verdi, le tante ginestre che ne interrompono la monotonia, il

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tramonto sullo sfondo delle montagne con incastonati tanti paesini bianchi con i tetti rossi, come abbiamo imparato a immaginarli nelle favole più classiche. La nuova realtà si presenta esteticamente come un pugno nell'occhio, insomma non centra niente con il contesto che la circonda, ma è qui che oggi si trova a vivere la comunità cristiana di Cavallerizzo, ed è qui che io ho avuto modo di confortare, di aiutare a capire, di incoraggiare a vivere la comunione e anche di celebrare una bella manifestazione religiosa che ha restituire a questa porzione del Popolo di Dio, quella specificità che lo rende particolarmente prezioso a motivo dei solenni e variegati costumi tradizionali, a motivo dei canti in dialetto arbresh, ma ancora più caratteristico è l'atteggiamento assolutizzante e austero dei visi, dolci e severi insieme.

     Dovrei  decidermi a camminare con l'autista anche perché l'unico problema è legato alla stanchezza con la quale poi devi riprendere il viaggio di ritorno, orario di rientro ore 23,45 e il pensiero che tra poco si riprende e si riparte, ripercorrendo la via delle colline, sempre molto belle, sempre verdi però non sempre nella predisposizione fisica di poterle apprezzare. Poi si prova a cantare, normalmente le canzoni che si fanno in molte parrocchie hanno come tonalità di fondo il Si bemolle. Questo tono non genera grandi entusiasmi canori, però evita anche di vivere dei tonfi, dei fallimenti. In un coro si pone il problema delle voci quando si intende perseguire una qualità del canto più caratterizzante il valore delle voci, ma se si resta sul Si bemolle, questo problema non si avverte pressante. Però se  all'improvviso il cantante di turno passa dal Si bemolle al Do di petto, beh, qualche stonatura è dietro l'angolo. Generalmente l'interessato non se ne rende conto, anzi alla fine dell'esecuzione si aspetta anche un applauso, questo è il guaio sono in molti che invece di incoraggiare all'esercizio o all'umiltà, quindi abbassare il tono melodico, magari per ignoranza musicale o semplicemente per un proprio momentaneo tornaconto, si spellano le mani in modo entusiastico, così quello continua imperterrito a stonare.       

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     Riprendere con la gioia dei ragazzi che ti vengono incontro, ma anche con la coscienza di poter stare finalmente in modo spensierato con loro è una ricarica che San Giuseppe Lavoratore riesce a dare e che nessuna parrocchia potrebbe sostituire. Tu ti siedi e loro arrivano da ogni parte, anche da dove meno te lo

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aspetti. In realtà manca ancora quella coscienza organizzativa delle cose da preparare perché le cose procedano in modo ordinato, d'altra parte non si può pretendere il tutto e subito, questo me lo ripeto spesso per farmene una ragione anche se non ne sono pienamente convinto, per sono obbligato a stare più attento del necessario, ma quello che conta è partire. Lo scorso anno siamo stati a Pompei, quest'anno il mese di maggio lo abbiamo chiuso nella Chiesa Madre di Scalea quella della Madonna del Carmine. Voi mi direte, ma non è la stessa cosa. Grazie, lo so anche io che al Carmine è più bello.

     Delusi della risposta? non siamo la stessa persona e non abbiamo la stessa maturità, questo è il bello della vita comune e della condivisione dei Carismi. Infatti siamo partiti quasi totalmente affidati allo Spirito Santo, non per nulla siamo nella Novena della Pentecoste, anche se a Scalea non è uso farla, con passo giovanile ed entusiasta, in realtà qualcuno ansimava già dopo pochi passi ma, sia come sia, mi è sembrato di capire che comunque siamo arrivati tutti alla meta sulla collina. Quello che abbiamo vissuto non ha bisogno di troppe parole: è stato semplicemente bello.  Le foto raccontano qualcos'altro, ma chi non vive non potrà mai capire pienamente, insomma si deve accontentare. Non voglio dare nessun significato particolare a questa attività, se non quello di aver avuto la gioia di stare un po' di più con i ragazzi, magari è da aggiungere anche con i catechisti, insomma è stato un atto egoistico da parte mia. Celebrare ai piedi della Vergine Santa dona la capacità di guardare oltre i propri limiti e di sentirsi sempre totalmente affidati alla Mamma di Gesù, Lei ci incoraggia a guardare verso l'alto per trovare i valori sempre nuovi sui quali impostare la nostra vita e il futuro.

      Ieri mattina ho percorso, in modo nolente, ma gioioso e spensierato, tanto Verbicaro, una bellissima e improponibile Napoli, un po' di Polonia pensosa e infine una Scalea stranamente insospettabile e velata. Mentre giravo sereno di casa in casa una situazione nuova mi ha incuriosito, per cui mi sono incamminato verso una grande struttura mai visitata prima, dalla quale uscivano suoni armoniosi e gioiosi sorrisi, una cosa stranissima, per cui inerpicandomi per una scala che solo gli atleti possono salire sono incappato in un modo futuristico, fatto di tende che cadono dal cielo, di attrezzi molto disparati e che io non utilizzo mai. Mentre mi andavo chiedendo dove ero finito mi è sembrato di intravvedere un viso conosciuto, in realtà lo colgo sempre un po' sfuggente, ma per il poco che si lascia godere può anche bastare per esserne contenti. Mentre mi intrattenevo in questa gioiosa e inattesa situazione ma non saprei dire se è verità o finzione, ho avuto una apparizione, insomma ho visto in modo totalmente evanescente una figura che mi capita di incontrare, ma mai con tale intensità di colori e di emozioni. Poi mi sono accorto che era mezzogiorno e allora ho capito che la fame fa brutti scherzi. Infatti, improvvisamente, tutto è sparito, però il ricordo che ne conservo è molto bello.  

     Forse dovrei preoccuparmi maggiormente dell'atteggiamento troppo leggero e autolesivo di alcuni dei giovani che frequentano la parrocchia, ma so che non possiamo fare di più, sanno bene di poter contare sul nostro aiuto, per cui, anche se dispiace occorre accettare anche la possibilità di errori fuori misura, spero solo che non dimentichino di avere un punto di riferimento oltre quello delle loro famiglie. In realtà ci sono situazioni familiari troppo inquiete e

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instabili, debiti, disoccupazione, insomma la casistica è molto variegata, per cui  non sempre riescono a trasmettere valori orientati alla stabilità affettiva e relazionale. A tutto questo si aggiunge il disorientamento del momento presente, che a Scalea rende tutto particolarmente instabile e improgrammabile.

     Ultimamente i tempi del mio stare in parrocchia si sono rarefatti, un po' per la visita alle famiglie, infatti appena ho un po' di tempo sono praticamente sempre in giro per le case.  A questo si devono aggiungere gli impegni esterni che certamente mi arricchiscono e spero donino stabilità ecclesiale, continuità pastorale, serenità e gioia anche alle parrocchie che visito, però la bilocazione ancora non mi appartiene come status ordinario di vivibilità. Poi è arrivata la pioggerellina di tradizione londinese e tutto è andato calmandosi e addormentandosi con dolcezza nella serenità. Diciamo pure che intanto la pioggerellina forse è diventata un temporale. Per cui adesso veramente tutti a letto.

29 maggio - Giornata in agrodolce a tutti i livelli, per cui non ne parlo, oltretutto non ho potuto neanche godere della gioiosità dei ragazzi dell'Eucaristia. Come sempre tutto molto sereno, e intorno che ci si anima in modo eccessivo per il nulla di se stesso orientato alla disponibilità verso il dare gloria a Dio, ne viene fuori un mixer che non lascia quasi mai spazio a Dio, e genera violenza all'interno della comunità dei fedeli che abbandonati a se stessi, spesso fanno emergere il peggio e soffocano il meglio che comunque sussiste nei loro cuori. Quando una comunità resta abbandonata per troppo tempo, i violenti ne se ne impadroniscono e diventano normativi per coloro che vogliono farne parte. E' la psicologia di alcuni gruppi quella di generare dipendenza invece di animare autonomia. Insomma è il rifiuto della missione che Gesù è venuto a incarnare. Ogni battezzato deve imparare a leggersi come depositario dell'amore di Dio, e anche nella disponibilità a trasmettere questo amore verso coloro che guardano a Lui con fiducia. Anche per questo è indispensabile nella preghiera di dare spazio  alla gioia di stare in silenzio davanti al Signore. deve essere Lui a dover parlare per primo, se non ne ha voglia, è meglio continuare a restare in silenzio che tanto di parole inutili ne facciamo anche troppe.

     Nel contempo è importante educare a non strumentalizzare il dono del Regno per perseguire proprie finalità, per quanto nobili possano apparire. Purtroppo questo accade molto spesso. Persone che non vivono la vita di comunità all'improvviso ne diventano leader in virtù di ruoli che raramente lasciano agli altri. E' un film visto tante volte, per cui non stupisce troppo, spesso la Chiesa ha prestato il fianco a correntoni di partito, restandone anche invischiata pesantemente, ma adesso si cerca aria più pulita e si chiede di far respirare aria più pulita a coloro che intendono impegnarsi al servizio della comunità. Questo si ottiene solo con una intensa vita spirituale, anche perché la comprensione del protagonismo di Dio non è legata alle cose che noi dobbiamo organizzare, ma al dono della Sua presenza nella nostra vita di ogni giorno. Ecco perché non si deve mai trascurare la vita di preghiera. Questo riguarda soprattutto quelle persone che hanno responsabilità sugli altri, più si sale nella gerarchia del servizio, di ogni impegno di servizio, più è

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indispensabile pregare, non tanto per le cose, che pure è importante fare, ma per la propria salvezza eterna.

     Oggi pomeriggio mi sono messo nuovamente in cammino e dopo aver attraversato la terra di nessuno, mi sono incamminato e ho percorso prima l'area dei rumeni, poi i villaggi con una buona presenza di russi, quindi mi sono imbarcato con gli ucraini, ho attraversato la zona degli albanesi, per passare poi nell'area africana con i marocchini e i senegalesi, infine tra gli asiatici indiani, pakistani, cingalesi, cinesi. Quasi esausto per questa lunga traversata internazionale, neanche San Paolo avrebbe saputo fare meglio, ho attraversato la strada e mi sono ritrovato a Scalea. Questa è la zona a ridosso di via Mulino, è lo specchio della Scalea del futuro, quella senza scaleoti, magari con pochi europei e con molti extracomunitari. Ritengo che pochi ne siano a conoscenza eppure i residenti dichiarati dei vari gruppi sono ormai oltre un migliaio, se vi aggiungiamo i clandestini che certamente non mancano i conti li potete fare voi. Insomma è una larga fetta della popolazione che abita Scalea, soprattutto nella nostra parrocchia, e che ci chiede di aprirci a una comprensione diversa della vita culturale, della pratica interreligiosa e della vita sociale. Ci sono molte situazioni di povertà che sosteniamo per come possiamo con gli aiuti di battezzati e del Banco Alimentare.

28 maggio - Ormai dovremmo averlo compreso, noi leggermente più grandi, che la vita è difficile da affrontare e che comunque va affrontata con determinazione altrimenti si vive impantanati. Mi si dice ma e se si sbaglia, penso sia difficile trovare uno che possa affermare io non ho mai sbagliato, per cui si resta comunque in buona compagnia. Ma quando si sbaglia in modo sistematico allora è bene preoccuparsi altrimenti a forza di non rendersene conto la navicella finisce contro gli scogli, e sappiamo bene che il popolo langue nelle stive mentre i comandanti restano comunque a galla. E' l'arte difficile del navigare che non si smette mai di imparare anche perché le correnti sono sempre diverse, ed è importante navigare seguendo la corrente ma anche, quando se ne avverte l'esigenza procedere controcorrente. Il tratto più bello della navigazione è quando ci si lascia prendere dallo Spirito Santo, direbbe l'Apostolo è tempo di sciogliere le vele, ma forse si può sperimentare questo atteggiamento solo verso la fine dalla nostra storia personale. Per adesso è opportuno tenere bene la rotta, senza mai distrarsi, altrimenti con i tanti venti che spirano, potremmo correre il rischio di navigare più veloci, ma semplicemente potremmo anche finire fuori rotta.

     Oggi è la giornata è stata dedicata alla benedizione delle famiglie, certo se potessi farlo sempre tutto i giorno potrei anche aver finito, o comunque essere in prossimità del traguardo, che per noi è il fiume Lao. E' anche evidente che il pomeriggio è più indicato della mattina anche perché si incontrano più persone componenti i nuclei familiari. la tipologia del quartiere è quella degli insediamenti più aperti alla speranza, quasi tutte famiglie giovani, quasi tutte provenienti da altri paesi,  su una quarantina di famiglie visitate forse ho incontrato cinque o sei famiglie di origine scaleota, tutte le altre erano dei paesi limitrofi, pochi dell'area campana. La la gran parte dei nuclei familiari ha una stagionatura dichiarata di circa venti anni. Mi è sembrato di cogliere una situazione di stabilità affettiva diversa da atri quartieri, anche se non mancano le abitudinarie situazioni di relazioni interrotte e di drammi familiari.

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     Anche in questa giornata ho potuto riscontrare tanta attesa di incontrare il parroco, rimane comunque quasi totalmente da conquistare alla vita di fede il mondo dei giovanissimi, ma anche quello dei giovani fa fatica a vivere i gesti del sacro, anche se tutti hanno ultimato i tanti itinerari di iniziazione cristiana. Non è facile farli avvicinare alla vita parrocchiale anche perché non sono molti gli animatori che amano condividere il proprio tempo con i giovani. la cosa difficile da far capire è che non si devono organizzare incontri di formazione scolastica, ma semplicemente organizzare l'accoglienza, far sentire gli ambienti parrocchiali come casa loro. Anche se, a onor del vero, non sarà facile raggiungere i livelli di perfezione mediatica e di confort che si riscontrano nelle case. Non ne avremmo neanche la possibilità, ammesso che se ne avvertisse la esigenza. Io sonno per lo strutturalismo esasperato e per l'essenzialità pratica, per cui addio sogni di gloria orientate a emozioni trascendentali.

     Il problema della disoccupazione è praticamente percepibile in tutti i nuclei familiari, a prescindere dal livello occupazionale o culturale, diventa sempre più un male endemico della nostra società, che taglia le gambe alle forze attive della comunità, mentre riesce a far emergere la preziosa stabilità legata alla pensione degli anziani. In molte situazioni sono loro la cassa continua alla quale poter attingere per le emergenze familiari. Per il resto momenti veramente rasserenanti e gioiosi difficili da dimenticare, ammesso che lo si voglia fare. Poi la celebrazione ci ha restituito all'impegno di evangelizzare in modo dinamico e non statico, sembra che non tutti leggano gli Atti degli Apostoli, ma anche coloro che leggono queste pagine del NT si guardano bene da imitare le virtù missionarie degli apostoli. Rimane comunque viva l'azione dello Spirito Santo che riesce sempre a vivere un suo protagonismo a prescindere dalla nostra disponibilità ad accoglierlo.

     Quali sono le relazioni tra gli abitanti del quartiere, naturalmente quelle cittadine di coloro che non hanno assolutamente il tempo di condividere del tempo con il vicino di casa. Qualcuno si va conoscendo partecipando alle attività della parrocchia, altrimenti pur abitando vicini si restava sconosciuti. Non è proprio facile invertire la tendenza ma è proprio questo che il Signore ci chiede di fare, è perciò importante capillarizzare la presenza della parrocchia in tutti i quartieri, non sarà facile anche perché non si è mai operato in questo modo e i cosiddetti laici impegnati sono abituati a relazionarsi tra i soliti noti. Cercheremo perciò di dividere la parrocchia in quartieri e chi pensa di voler lavorare per la parrocchia deve cominciare con il farlo nei luoghi dove abita, operando in modo da creare vita di comunità attiva dove la gente vive ogni giorno.

27 maggio - Il Signore continua a benedire le nostre giornate anche se quasi in nulla si riesce a conseguire i traguardi che ci si prefigge, un po' la stanchezza, per alcuni aspetti, non sempre si riesce a cogliere la bontà degli altri e via a seguire, ma l'opera del Signore è instancabile per cui non dobbiamo fare altro che contemplarla e renderla presente con tutti i nostri limiti. Abbiamo vissuti momenti molto significativi di vita comune e di serenità gioiosa, interrotta qua e là da intemperanze occasionali soprattutto di provenienza esterna, è evidente che non creano alcuna turbativa interiore, però si dovrebbe almeno lasciar vivere la festa in santa pace. Ballare sulle punte, ritengo di non avere la costituzione fica adeguata per poterlo fare senza

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un lungo allenamento, ma in questa fase mi vien chiesto in più di una occasione di farlo con eleganza e gioia. Ci riesco, non ci riesco chi può dirlo, intanto io ci provo.

     Domenica ci si è rilassati in quel dell'Orsomarso con i giovani dell'Oratorio, una giornata a stretto contatto con la natura, chiaramente prima che arrivassimo noi, sul dopo è meglio calare un velo pietoso per il rispetto che dobbiamo maturare nei confronti della creazione. Si ascolta il vento tra le foglie degli alberi, gli uccelli che svolazzano sereni, si guarda il fiume scorrere con impeto, le anatre che sguazzano nel laghetto artificiale, i girini che avrebbero voluto crescere in pace senza traumi infantili, e poi si è mangiato per come è bastato sostanzialmente per due giorni. Questo gruppo di ragazzi è molto esuberante, per alcuni tratti inquieto, anche se grazie al lavoro svolto vanno maturando una migliore comprensione delle relazioni tra di loro e con gli altri. Dipende dai momenti alcune volte basta un parola in più per scatenare la vitalità del gruppo nei modi più variegati e coloriti. non è accaduto nulla di tutto questo, anzi siamo stati anche capaci di un momento di verifica abbastanza partecipata.

     Ma forse il dono più bello di questi giorni è stata la lunga presenza del Santo Padre sui teleschermi, nelle tante situazioni che ha vissuto nel suo viaggio in Terra Santa. Momenti di intesa emozione, ma anche di gioiosa fraternità tra i responsabili delle varie religioni e delle varie confessioni cristiane. Basta così poco per condividere la gioia di credere nel rispetto totale della libertà dell'altro, basta che ci sia qualcuno con il cuore libero dagli interessi di parte che sia anche capace di incoraggiare a sposare gli stessi atteggiamenti. In questo viaggio abbiamo avuto modo, anche se per breve tempo di cogliere la bellezza dei cuori che si manifesta negli atteggiamenti di fraternità e negli occhi sinceri di chi incontra l'amico che il Signore ti pone accanto come il fratello con il quale condividere la tua storia di amore. Questo atteggiamento connaturale alla religione cristiana, alcune volte si stenta di viverlo anche all'interno delle comunità ecclesiali. Anche per questo è bello poter fare esperienza di come dovrebbe essere la vita della comunità per come Cristo ci ha pensato e ha donato la Sua vita.

     Nel pellegrinaggio domestico ho completato l'area dei Chemi e la new Verbicaro, per cui domani si torna nell'area fortemente urbanizzata, insomma in mezzo ai palazzi, sperando di poter completare questa area troppo spersonalizzata e così bisognosa di affetto. E' stato un tratto pesante da percorrere, anche perché ho incontrato troppi amici, per cui non è stato facile dire di no alle sollecitazioni affettuose della tavola. Ma la nota saliente da non trascurare e dimenticare rimane sempre l'affetto dei bambini, troppo affezionati al proprio parroco e in trepida attesa della visita, in realtà anche la gran parte degli adulti ha atteso con gioia il mio passaggio, ma è risaputo che la mia maggiore attenzione è ai ragazzi e ai giovani. A pensarci bene di giovani ne trovo pochi, sia di mattina che di pomeriggio, forse dovrei fare qualche turno serale per incontrarne qualcuno in più. La gente sorride e mi accoglie cordialmente, ritengo di non avere proprio niente di cui dovermi lamentare.

     Poi ci sono i mal di pancia che non riguardano la tornata elettorale dei leader politici, ma la vita pastorale delle nostre comunità, alcune delle quali

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avvertono l'inquietudine del futuro e cercano serenità nel pastore anziano delle pecore. Ma il pastore proprio perché è anziano ha imparato a leggere in modo diverso il ruolo del presbitero per cui non sempre riesce a dare soddisfazione. Occorre far crescere la sensibilità affettiva dei battezzati proprio per incoraggiare a cogliere ogni sacerdote come un dono di Dio senza mai fare delle scelte tra questo o quello. Non sempre è facile ma la maturità della fede è anche legata a questa comprensione cosciente del dono. Per non parlare di coloro che ancora legano la loro appartenenza alla Chiesa a questa o a quella processione, insomma il lavoro per la nuova evangelizzazione non sempre procede per come dovrebbe, ma certamente se ne avverte pienamente la esigenza.

     Intanto la liturgia della Chiesa ci chiede di guardare con più attenzione al dono dello Spirito Santo, questa presenza testimoniale di Gesù, donato per infondere coraggio e far esplodere le potenzialità che il Signore ha riposto in ciascuno di noi e di cui non sempre siamo coscienti. La presenza dello Spirito si esprime quando ci si relazione in modo libero, con affetto, nella disponibilità ad accettare la diversità come una ricchezza inimmaginabile. Ma lo si coglie presente soprattutto quando si matura la coscienza di dover cambiare affidandosi totalmente alla Sua potente azione innovatrice. L'uomo cosciente di essere abitato dallo Spirito si affida totalmente a Dio, si lascia guidare con docilità dall'amore per gli altri. Si sforza di vivere con sincero amore verso tutti, anche se non sempre è opportuno manifestarlo anche perché l'altro non ha sempre la capacità di coglierne pienamente la valenza e non sempre riesce a rispettarne l'intensità. Ma l'amore sincero non deve mai abbandonare il cuore del credente.

24 maggio - Il Santo Padre si è messo in cammino per la Terra Santa, nel ripercorrere i luoghi della nascita del messaggio dell'amore universale che deriva dal cristianesimo, in modo diretto o indiretto vuole portare coraggio ai nuovi martiri della fede, la Siria, la Giordania, la Palestina e Israele, sono solo alcune delle tante  nazioni, dove la comunità dei cristiani, soffre alcune volte anche nei suoi diritti essenziali. Ancora una volta il successore di Pietro non vuole abbandonare i fratelli nella fede e si mette in cammino per incoraggiarli a non avere paura. Proviamo a sostenerlo con la nostra preghiera, perché il viaggio abbia a sortire gli obbiettivi per i quali è stato intrapreso con vigore giovanile e con l'entusiasmo, che sta contraddistinguendo il suo pontificato, del messaggero del Signore che porta la pace.

     Contemporaneamente noi, con umiltà, continuiamo il nostro pellegrinaggio tra le famiglie della parrocchia, alcune zone sembrano facili da abbordare e invece ci si impantana per dei giorni, è quello che mi sta accadendo a ridosso dell'MD. Pensavo di completare in settimana e invece ci vorrà anche l'inizio della prossima. Che cosa rende così lento l'andare, è semplice la voglia di dialogare e l'esigenza di conoscere meglio le famiglie che abitano questa parte del territorio della parrocchia. Nulla di particolare da segnalare se non la gioia di poter incontrare i fratelli e le sorelle nei loro ambienti abitudinari. Poi le case sono leggermente staccate le une dalle altre per cui anche lungo il cammino non mancano i motivi per distrarsi, soprattutto se si guardano gli alberi da frutta. E' in queste aree che si incontrano le rondini, evidentemente anche loro amano gli ambienti più calmi e silenziosi.

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     La mattinata si è conclusa con la benedizione della Caserma dei Carabinieri, il Capitano con l'attenzione e la delicatezza che ne contraddistingue le relazioni, mi ha accompagnato in tutti gli ambienti operativi, ho così avuto modo di prendere maggiormente coscienza della mole di lavoro quotidiano che l'Arma è chiamata a vivere per l nostra sicurezza. Ci si è anche intrattenuti con altri commilitoni che ho avuto modo di conoscere a Diamante e a Verbicaro, insomma è stata un incontro tra il nostalgico e lo speranzoso. Tutto molto bello, semplice e gioioso concluso insieme al Bar. Pensandoci bene la mattinata era iniziata al Bar con la Polizia Municipale per cui posso affermare che è stata una mezza giornata sotto tutela.

    Il pomeriggio ha avuto inizio con le esequie della cara Maria, una signora arrivata a Scalea quando le Maestre erano ancora considerate uno dei pilastri educativi della nostra società. Una liturgia semplice e partecipata anche da molte colleghe. Atipicamente, il che esprime una sensibilità ecclesiale, hanno dato una offerta per il sostegno alla Carità. Tutto è proseguito con i giovani, tra Tiratardi, Oratorio e Confermazione, quindi i Carismatici e il Cammino Neo Catecumenale. Né è da trascurare la sosta del nostro Pastore nella Casa Vescovile, è sempre molto positivo relazionarsi confrontandoci sui tanti problemi che la Chiesa diocesana va attraversando. Anche se non tutto va valutato però certamente molte cose vanno riqualificandosi, come sempre tutto è opinabile ma, come ci ricorda l'Apostolo Pietro, tutto sia fatto con dolcezza.

     Ho avuto anche modo di dedicare del tempo alla Riconciliazione, quasi tutte persone di fuori, come sempre cerco di sdrammatizzare, anche perché alcune volte ci si ferma su ciò che non ha molta importanza, almeno in ordine alla fede e poiché la Confessione vuole essere uno dei momenti più intensi del cammino di fede è sempre opportuno richiamare ai valori veri e non perdere troppo tempo su quelli aleatori. Troppo spesso ci sono dei veri e propri drammi sempre in ordine alla salute o alle relazioni intrafamiliari, anche in questi casi è opportuno non drammatizzare eccessivamente anche perché non si risolve comunque niente, per cui ci si incoraggia nella preghiera e si prosegue con crescente entusiasmo nell'amore per la vita.

23 maggio - I giorni scivolano veloci e il mese dedicato alla Vergine Santa si prepara a chiudere la sua scena. Ancora una volta il tempo che scorre sembra prevalere sulla volontà di sostare per contemplare e memorizzare qualcosa in questo mondo di persone che fuggono continuamente, tante volte anche da se stessi. Giornata vissuta in modo serioso, anche perché gli appuntamenti impegnativi non sono mancati, ma anche i momenti spensierati sono stati tanti. Intanto la mattinata è iniziata con una serie di appuntamenti istituzionali, insomma carte da scrivere in prossimità di appuntamenti sacramentali più o meno variegati. Alcune volte mi chiedo se è veramente opportuno attestare qualcosa che non è, forse sarebbe meglio a scapito di un supplemento di peccati da espiare, ricorrere all'autocertificazione, in modo che quando sarà ora ognuno espia i suoi?

     Comunque, poi è stata la volta della formazione alla lectio, il resto di Israele si è presentato abbastanza agguerrito con una serie di domande di fila alle quali spero di avere risposto in modo dignitoso. La cosa buona è che vengono

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fatte delle domande, insomma qualcuno comincia a scuotersi la paura di dosso e si lancia nella possibilità di rischiare qualcosa in ordine alla ricerca di verità. Questo è molto positivo. In realtà non è facile da far capire ma la verità intesa nel senso più autentico si basa semplicemente sulla fede personale, che ciascuno deve alimentare con l'esperienza della fede che altri ci hanno trasmesso, ma che in nulla sostituisce l'impegno di renderla presente oggi con la propria testimonianza piena.

     Poi in cammino verso via Magna Grecia, e lì mi sono impantanato fino all'una, per cui la giornata è finita prima ancora di iniziare. In realtà non ne ho vistiate molte, ma mi hanno intrattenuto su vari argomenti e problemi e così non c'è stato molto da fare. Le famiglie le comincio a memorizzare per cui so già quale può essere l'atteggiamento dell'accoglienza, perché su questo non ci sono dubbi, quest'area non delude mai. Ho avuto modo di mangiare un panino con la salsiccia, ho bevuto due caffè, un ginseng, tre bicchieri d'acqua e infine un succo all'ananas. Ho anche recuperato della salsiccia e del vino. Insomma un po' all'antica e un po' si guarda avanti. Altre cose non le posso dire però il finale della mattinata è stato molto affettuoso e spensierato.

     Ho fatto un salto all'indietro di trenta anni anche se per pochi momenti, come ho già detto altre volte non ho nostalgie da riproporre ma il futuro da costruire. Per cui è certamente bello ricordare, ma il futuro che il Signore mi chiede di vivere ritengo sia ancora più bello. Si sono stabilizzate alcune situazioni incresciose, vedo che continuano a nascere dei bambini, in qualche famiglia non mancano problemi relazionali, c'è anche chi è tornato a innamorarsi della campagna dedicandosi pienamente alla coltivazione dell'orticello. I bambini, magari qualcuno anche cresciutello, la fanno da padrone nelle case e conseguentemente anche nella parrocchia.

     Nel pomeriggio abbiamo celebrato le esequie di Tonino, con una buona e intensa partecipazione della comunità di origine scaelota, un dramma che è stato vissuto con grande dignità e che ha fatto completare la vita del nostro fratello a quarantadue anni. La sofferenza è stata vissuta con un atteggiamento di fede matura, è stato seguito con grande dedizione e affetto dai suoi familiari, poi all'improvviso il crollo fisico ed è tornato alla Casa del Padre. Subito a seguire un'altra celebrazione per la sorella Rita, e poi le prove di canto tanto per vivere una no stop dignitosa senza particolare stanchezza. La gioia della presenza di Martina, una new entry annunciata ma a vederla dal vivo  a suonare nel coro è ancora più bello che sperare di vederla.

     Continua il cammino della Pasqua, Gesù si accompagna alla nostra vita e ci chiede di poter stare un po' insieme con Lui. Non pretende nulla, semplicemente vuole che si riesca a trovare del posto per Lui nella nostra vita. Ci chiede anche di renderlo presente in modo dolce, totalmente affidati al dono dello Spirito Santo, totalmente aperti alla speranza del futuro. Intanto comincia ad arrivare qualche nuvola territoriale per l'autunno, io faccio finta di non vederla ma a lungo andare si dovrà trovare qualche rimedio anche perché annuncia un bel temporale. Niente di particolarmente grave, quello che conta è sapere che arriva e prepararsi in modo che non generi troppi danni alle persone, per le cose non fa niente, si può sempre intervenire per rifarle.  

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      Stasera cucina trapper, parzialmente arricchita dal frutto della visita alle famiglie di oggi, ormai vado diventando un esperto di cucina rustica. Ho avuto così anche modo di poter seguire un breve spot polemico su Cavallerizzo da parte di Striscia la Notizia, nulla di particolare, diciamo pure che non si sono impegnati molto o forse non avevano troppo materiale a disposizione. Al solito, invece di parlare dei disagi e dei drammi che attraversano gli abitanti, ci si intrattiene sulle cifre vere o presunte spese da questo o da quello. D'altra parte è stata intervistata solo una vecchietta che resiste nel paesello antico, mentre il resto è stato presentato come un villaggio fantasma, cosa che non è assolutamente vera anche perché è molto attivo e vuole sentirsi vivo anche se non mancano coloro che cercano di sotterrarlo con vari contenziosi e polemiche.

     Ci prepariamo a vivere una Domenica semi estiva con molti desaparesidos e pochi ultras, non è male aiuta a comprendersi più aperti alla novità e all'universale, altrimenti potremmo correre il rischio dell'abitudine. Facendo la carrellata su FB mi sono imbattuto in un pezzo di Chopin suonato da Luigi, che fra poco compie diciassette anni, qualora ce ne fosse bisogno aiuta a comprendere quanta potenzialità hanno dentro di se i nostri giovani d'altra parte basta vederli operare nei loro habitat naturali e non in quelli preconfezionati da noi adulti per imprigionarli della loro creatività. Purtroppo non tutti hanno la possibilità di poter esprimere pienamente le loro innate o indotte potenzialità, ed è un obbrobrio, perché è come tenere in gabbia un'aquila.

22 maggio - Nel mio passare di casa in casa è arrivato il mezzogiorno, quasi quasi avevo pensato di interrompere perché non è bello correre il rischio di far andare a male il sugo o altro necessario per la preparazione del pranzo. Ma già da tempo mi sono accorto che è una favola per i vecchi ed ha come titolo: C'era una volta il pranzo, uno rientrava in casa a mezzogiorno precise, e già sulla porta ci si rendeva conto che cosa avrebbe rallegrato il momento della famiglia unita attorno alla tavola. Adesso niente di tutto questo, tu entri in una casa a mezzogiorno precise e non senti alcun odore se non quello dell'igienizzazione degli ambienti, chiedi: ma mangiate più tardi? No, mi si risponde è quasi tutto pronto. L'unico pensiero che mi passa attraverso la mente è: poveri commensali. Sembra che gli odori non debbano più abitare gli ambienti domestici, sono quasi demonizzati per cui la porta della cucina deve sempre restare chiusa in modo ermetico, anche perché guai se il presunto odore di sugo va nel salotto. Apriti cielo, aprite tutte le porte perché non ne deve restare traccia.

     Insomma è il nostro tempo, all'ultimo secondo si prende qualcosa di congelato e si serve dopo qualche minuto, e bisogna mangiarlo anche in fretta altrimenti chi rimane ultimo sparecchia e lava i piatti. Adesso quello che è importante è il salotto, è un po' il santuario della casa. Al punto che non ci entra quasi mai nessuno è per gli ospiti o per le occasioni importanti, assolutamente vietato ai bambini, ma anche i figli è bene che non lo frequentino troppo altrimenti generano confusione, mentre deve sempre restare perfettamente in ordine. Anche nelle case dove ormai non entra quasi mai nessuno l'ambiente del salotto non deve mancare. Momento di spensieratezza percorrendo la vita parrocchiale, in realtà può essere applicato

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per ogni comunità anche perché grazie ai mass media non cambia nulla, è tutto perfettamente omogeneo o abiti in campagna o stai in città, la musica non cambia di molto.

     in realtà mi sono leggermente stancato, giornata lunga e intensa, spesa tra il dolore del fratello che il Signore ha chiamato a se dopo una lunga sofferenza, la gioia dell'incontro dei fratelli della fede, lo stare con i ragazzi dell'Eucaristia, alcuni momenti di disponibilità per i documenti e per la caritas e poi di corsa in quel di Marcellina per concludere le Celebrazioni Ritiane. Oggi si festeggia Santa Rita, la Santa dei miracoli impossibili, mistica, moglie, madre, una bella figura di santità spendibile in molti modi e per ogni stato di vita vocazionale, anche per questo la sua devozione è molto diffusa in ogni comunità parrocchiale. E' ancora una volta il giovane Don Paolo a polarizzare l'attenzione del territorio, con il suo  proporre liturgie d'epoca con una veste innovativa capace di trasformarle in momenti di bella partecipazione popolare ed ecclesiale. Nulla di particolarmente eclatante esteriormente, ma una tensione che anima i cuori e incoraggia a partecipare a sentirsi comunità di salvati. E' il valorizzare la pietà popolare alla luce della evangelizzazione, cosa che non sempre accade nelle parrocchie, anche per questo quando ci si prova è anche bello esserci.

    Come sempre è l'incontro con Gesù a chiudere il tempo messo a mia disposizione, stasera abbiamo pregato per Scalea, per le sue difficoltà perché il Signore apra a un impegno sincero di disponibilità verso gli altri, per una ripresa nella dinamica della legalità e della gratuita disponibilità verso le tante marginalità che si vanno creando. Il male si diffonde gradualmente ma quando è ramificato non è facile sradicarlo, per questo occorrerà molto tempo e un impegno serio sia a livello spirituale che sociale. C'è bisogno anche che i politici riprendano in mano e redini del futuro della città invece di restare a guardare aspettando tempi migliori. Lavoriamo e speriamo, preghiamo e incoraggiamo. Devono aprirsi i cuori e questo non dipende totalmente da noi.

21 maggio - Quando in una società concorre a generare illegalità  chi dovrebbe tutelarla, la vita non può che degenerare in una povertà di relazioni per come stiamo facendo esperienza in questo periodo a Scalea. Come sempre, la responsabilità maggiore, va attribuita a chi ha la responsabilità di governare sia dal punto di vista sociale, che dal punto di vista spirituale. Insomma a far finta di non vedere, di non sapere, di non sentire si finisce con il generare un abbassamento di corresponsabilità, per cui tutti sanno che quel comportamento è illegale però tutti sanno anche che basta avere le amicizie giuste e tutto si appiana. Per cui il problema non è più avere dei valori sui quali spendere la propria vita, ma avere le amicizie giuste che possano tutelarti in ogni contesto o situazione. In questo modo si genera una mentalità di disponibilità ad assecondare l'illegalità come vita ordinaria, mentre colui che rispetta, o almeno si sforza di rispettare, le leggi diventa il classico cretino di turno che non sa come si vive al giorno d'oggi.

     Educare ai valori cristiani in questo contesto di irresponsabilità diventa alcune volte evanescente, ma non per questo occorre arrendersi, anzi ancora di più occorre intensificare l'impegno perché, soprattutto le nuove generazioni, abbiano dei riferimenti puliti ai quali volgere la loro attenzione. Riferimenti che

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non sono mai perfetti ma che almeno cercano di generare una disponibilità capace di parlare di gratuità, di condivisione, di generosità. Il rischio che si può correre è relazionarsi da infiltrati anche in queste situazioni, insomma nei vari partiti si va a cercare il volto più o meno pulito, capace di veicolare il voto di coloro che testimoniano il loro impegno per la città. Allora vedi il Presidente di AC, il capo Gruppo degli Scout, il Catechista del Cammino, il Responsabile di questa o di quell'altra associazione, tutte persone buone e valide dal punto di vista morale e spirituale. Ma purtroppo troppe volte abbiamo visto, che una volta incassata la maggioranza, questi amici da vetrina se si mantengono onesti, vengono regolarmente scaricati e messi da parte, altrimenti sono intruppati nel calderone generale la cui regola recita: mangia tu che mangio anche io.

     Ammettiamolo pure, tanta parte dello stare bene della nostra città, si è sviluppata in una diffusa illegalità. Mi direte ma è così dappertutto, in realtà non è del tutto vero, è così dove si vuole che sia così, guardando attorno meglio ci si accorge di situazioni, magari più povere dove tutto viene vissuto nel pieno rispetto delle leggi, senza il bisogno di un Carabiniere dietro ogni persona che te le faccia rispettare, ma semplicemente perché il senso civico di appartenenza e la volontà di impegnarsi con coerenza diventano l'elemento rasserenante dell'esistenza. E' evidente che non potrai fare la mansarda abusivamente come fa il tuo vicino, come anche dovrai pagare i lavori che gli altri ti fanno mentre i tuoi amici si arricchiscono approfittano delle situazioni di povertà, o ancora eviterai di pagare le tasse perché il tuo commercialista sa come regolarizzare le irregolarità, ma di certo tutti sappiamo che in questo modo il risultato è rendere invivibile un territorio. O, forse questo esempio corrisponde meglio alla realtà, vivere trincerati nei propri fortini ed evitare di uscire perché l'altro genera paura.

     Si potrebbe continuare anche perché la casistica è molto variegata, ma chiudo qui. Oggi, come Parroci siamo stati ricevuti dalla Commissaria Cucinotta, siamo andati per raccomandare una maggiore attenzione per le marginalità sociali che si accompagnano alla vita dei nostri giorni e per chiedere un aiuto nelle relazioni di povertà più difficili da affrontare. Non vi nascondo che ero molto imbarazzato anche perché, per quel poco che conosco della vita del Pazzo di Città, la situazione non è certamente molto allegra da gestire. E infatti lei ha iniziato con un disarmante non posso fare assolutamente nulla anche perché le casse comunali sono assolutamente vuote al punto che si fa fatica a reperire i fondi per gli stipendi. Insomma il comune è stato defraudato di ogni risorsa per l'oggi e anche per il futuro, anche perché data la diffusa illegalità non si può sperare in introiti immediati, perché la gente non avverte più l'esigenza di pagare le tasse. In realtà pensavo affondasse nel chiedere che cosa facciamo come chiesa per educare ai doveri civici, ma, nella sua bontà ha inteso risparmiarci.

     In compenso abbiamo anche scoperto che, oltre l'area a ridosso della Torre Talao, perfino piazza Aldo Moro è del demanio marittimo, anche se per molti anni le varie amministrazioni hanno fatto pagare i parcheggi e le multe come se fosse territorio comunale. Insomma, per come dicevo, se chi deve educare diseduca non c'è speranza per il futuro. Potrei continuare, ma non voglio chiudere una bella giornata in modo negativo, anche se è opportuno riflettere

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bene quello che abbiamo preparato per i nostri figli, altrimenti non si comprende il motivo per cui dobbiamo impegnarci maggiormente per una Scalea migliore. Stamattina sono andato nuovamente in quel di Cavallerizzo per trasmettere un po' di ottimismo a questa comunità piccola e anche molto provata della diocesi. Non sempre come chiesa riusciamo a trasmettere in modo lineare i contenuti, troppo spesso tutto è affidato al sacerdote di turno e questo non sempre va bene anche perché i sacerdoti cambiano e magari anche le idee non sono le stesse e la gente deve impazzire dietro a questo e a quello.

     Comunque sia, siamo stati insieme con i giovani che stanno organizzando la festa patronale a San Giorgio, è stato un momento di sincera fraternità, sperando che possa avere un seguito, non tutto dipende da me per cui è meglio privilegiare la linea della prudenza pastorale. Ci sono tante attese dalla Chiesa, anche perché a guardarsi attorno lo squallore aumenta, per cui la chiesa rimane  uno dei pochi ambienti puliti, quando corrisponde seriamente alla sua vocazione, che riesce ancora a trasmettere vivibilità. A me sembra che si spendano troppe energie nell'organizzare cose semplici, solo perché vengono complessificate mentre tutto andrebbe vissuto in modo più naturale, semplice. Poi ci sono i giovani che rasserenano l'ambiente con i loro schiamazzi e la loro euforia, alcune volte inquieta, ma altrimenti non sarebbero giovani. La celebrazione è scivolata leggermente appesantita da tutti questi problemi e dalla volontà di leggere maggiore entusiasmo per la comunità cosa che non sempre riesco a cogliere in modo evidente.

     Sono i miei limiti che purtroppo diventano i limiti che traslo nella vita comune. In realtà penso che ciascuno faccia quello che riesce a donare agli altri, anche se certamente non è sufficiente, ma non si può chiedere a dieci persone il lavoro che dovrebbero fare cento persone. Purtroppo molti non hanno assolutamente voglia di fare qualcosa, magari da questa situazione apatica nasce l'insoddisfazione che alcune volte emerge come limite della vita comune. Intanto sono arrivati quelli del Cammino Neocatecumenale che iniziano il loro momento di catechesi, tutto è affidato allo Spirito Santo, anche la mia stanchezza, solo Lui è capace di rigenerare in modo nuovo ogni cosa e di orientarla secondo il progetto di Dio. Il pensiero di chiusura della giornata come sempre va ai giovani, a quelli che partecipano e a quelli che non si fanno vedere mai, sono loro il nostro futuro e noi non possiamo dimenticarli mai.     

20 maggio - Faccio anche qualche esercizio di governo, nulla di particolarmente importante ma  cerco solo di riquadrare anche il mio modo di relazionarmi con gli altri, privilegiando la via istituzionale, non sempre mi riesce con facilità ma ordinariamente non faccio eccessiva fatica a vestire i panni del Vicario, soprattutto quando mi relaziono con altri enti che cercano di prevaricare nei confronti dei sacerdoti più giovani. Con i cari confratelli tutto viene vissuto nel rispetto reciproco, per molti sono stato un punto di riferimento, per altri sono il male minore, per me nulla di particolare vivo l'impegno di mantenere in ordine ciò che mi è stato affidato anche se non è certamente il mio ambito privilegiato. Non c'é niente di meglio che chiarire le rispettive competenze e responsabilità quando se ne avverte l'esigenza, altre volte si fa finta di niente e prevale il senso di sopportazione ma solo quando non porta danno ad altri.

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     Alcune volte si eccede con lo zucchero e questo non fa molto bene all'organismo, diciamo che oggi è stata una di quelle giornate che sconsiglio vivamente a coloro che sono in procinto di fare le analisi. Quando è troppo è troppo, chiaramente parlo del'affetto. Magari qualcuno dice che non è mai troppo, ma in realtà non è così. Però a pensarci bene sapete che faccio, metto qualcosa da parte per i giorni di aridità, così evito di scoraggiarmi eccessivamente. Ho avuto modo di godere perfino della fiducia di una bimbetta di tre anni o giù di lì, ogni tanto perdo il senso degli anni anche perché quell'età l'ho vissuta tanto tempo fa. Generalmente si spaventano, arrivo all'improvviso, tutto vestito di nero, anche leggermente grosso, insomma il classico uomo nero delle favole e invece niente ha voluto che le tenessi sempre la mano e mi ha accompagnato per un tratto nelle mie visite alle famiglie.

     Ho scoperto anche il nuovo amore di ... non posso dire il nome altrimenti chi la sente, non male, non male. Poi ancora ragazzi che hanno condiviso la gioia di essere benedetti più volte, ha anche riscontrato la presenza di altre due famiglie di evangelici che non amano dialogare con noi sacerdoti cattolici. Poi ci si prepara alla Pentecoste con gli scout, semplicemente un momento di fraternità orientato a dare serenità e a condividere un po' di gioia con giovani che come tutti gli altri hanno tante cose per la testa, e che, ogni tanto, ricordano di avere anche qualcos'altro e vi si dedicano senza troppo impegno ma con il giusto entusiasmo. In parrocchia ci si prepara a una Domenica particolarmente intensa per quelli dell'Oratorio, le escursioni sono sempre molto articolate soprattutto quando contemplano anche i pranzi di circostanza.

19 maggio - Per tutta la giornata ho vissuto un pellegrinaggio  in semplicità, alla ricerca di chi non incontri mai e di chi incontri sempre. Anche questa zona della parrocchia si caratterizza in modo schizofrenico tra queste situazioni contrastanti, non ci sono ragioni particolari, anzi le persone si relazionano in modo accogliente e simpatico, ma molti ormai non colgono più l'ambiente chiesa come una realtà che meriti la propria attenzione e disponibilità. Apprezzano, rispettano ma di partecipare neanche a parlarne. E' il segno di una scristianizzazione già molto avanzata e storicizzata, che si articola in un territorio abbastanza vicino al luogo Chiesa. Cosa può significare, tante cose e forse nulla di particolare, però mi fa riflettere ai tanti battezzati che stentano a innamorarsi della evangelizzazione dei vicini e dei lontani e vivono contemplandosi in una spiritualità personale, narcisistica che certamente avrà una sua valenza ma che non incoraggia il coinvolgimento degli altri. Siamo alle solite: la messe è molta e gli operai sono pochi.

     No, ma è solo per non elevare troppo il livello dell'analisi della situazione. Una frase merita la nostra attenzione, anche perché esprime bene la comprensione che ormai  molti residenti hanno della realtà scaleota: Don Co' inda a chidda chiesa non ci vau, picchì su tutti foristieri, ci vanu sulu i scaliuoti. E inutile dire che il quartiere visitato oggi ha come residenti solo sei famiglie di forestieri scaleoti, gli altri sono tutti paesani tra loro. Insomma cambiano le categorie di comprensione delle relazioni e conseguentemente anche la lettura della realtà diventa autoreferenziale a secondo della maggioranza dei residenti di una determinata porzione del territorio parrocchiale. Anche oggi ho avuto modo di partecipare all'analisi delle note situazioni politica che si accompagnano per la nostra città ai nostri giorni, non è facile leggere il senso

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della verità che traspare dalle emozioni delle famiglie degli interessati.  Si prega, si ascolta, si consola, si incoraggia e si riprende a camminare verso un'altra casa. Entrare nella vita degli altri non è assolutamente facile, ma dispiace che chi ti collabora faccia fatica a comprendersi coinvolto sinceramente nel bene della comunità, per cui spesso devi adeguare i tuoi atteggiamenti e le parole a relazioni morbide per cui evanescenti.

     Ma forse è meglio così, alcune volte le situazioni transitorie esigono riletture che non sempre piacciono a tutti, ma appartiene alla responsabilità di chi fa da guida farsi carico anche dei malesseri di chi si percepisce non compreso pienamente. Certo può anche accadere che non ci sia proprio nulla da comprendere, proprio per questo è opportuno non farsene un problema e dare stabilità per come la comunità esige senza guardare troppo agli umori di questo o di quello. La parrocchia esige lo zelo dei contadini e non lo stile dei turisti, qualcuno fa confusione per cui ritiene che andare e venire possa essere un atteggiamento sufficiente per servire il Signore. In realtà la stabilità viene data da chi ama la vita di comunità e la pone prima di ogni altro impegno, tutto questo nasce dalla coscienza della propria vocazione e non dal fatto che mi piaccia fare questo o fare quello. Tutto nasce dall'intimità con Dio e dalla vita interiore.

     Insomma non è proprio una situazione facile da amministrare, si rema e si va avanti, ogni tanto qualche rematore scende quale insalutato ospite, ma almeno per adesso gli altri riescono a sostituirlo dignitosamente, speriamo di avere sempre rematori suppletivi pieni di energia. Di certo si ha esigenza di stabilità, guardo i visi delle persone cercando dei segni di speranza, ma spesso al di la delle parole, che comunque sono cortesi, vi leggo la stanchezza e la disperazione. C'è bisogno di gente coraggiosa che sia capace di suscitare entusiasmo e slancio verso il futuro. Insomma non ripiegata su se stessa ma tutta protesa verso gli altri. La liturgia ci dona delle immagini che meritano tutta la nostra attenzione, il protagonista è lo Spirito Santo che è il solo capace di novità perenne alla Chiesa di tutti i tempi e, lo si spera, farà così anche per la nostra comunità. 

18 maggio - Siamo nella Quinta Domenica di Pasqua e la Parola di Dio ci chiede di andare oltre ciò di cui facciamo esperienza, per farne una esperienza più vera, più intensa, orientarla all'assolutezza di Dio, insomma ci viene chiesto di smaterializzare la nostra vita per far emergere maggiormente la fede che la anima e che le da una prospettiva di infinito. Non sempre ci riusciamo ritengo che lo sapesse già anche Gesù, al punto che ne parla in modo scanzonato, quasi come una rubrica, insomma come una cosa da dire, avendo già la coscienza che chi ascolta stenta a capire e così accade, si inseriscono dei tentativi di dialogo orientati a rischiarare i contenuti, Filippo e Tommaso fanno delle domande, ma niente da fare, ognuno resta con le proprie certezze. In realtà non è molto grave, perché la salvezza ci viene dal Signore e non dalla comprensione che riusciamo ad avere di quello che Lui compie. D'altra parte anche gli evangelisti ci hanno trasmesso tante informazioni che loro certamente non compresero eppure sentirono l'esigenza di trasmetterla, semplicemente perché erano gli insegnamenti del Maestro. Così dobbiamo fare anche noi, comunicare agli altri anche ciò che non viviamo o non comprendiamo pienamente, solo perché li ha trasmessi il Signore.

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     Così avremo modo di godere sempre della Sua Grazia in tutte le situazioni che Lui ci dona di vivere, anche se non ne abbiamo sempre  una coscienza piena o, più semplicemente, la possibilità di fermarci un poco per poterle valorizzare. E' stata una Domenica caratterizzata anche dalla devozione mariana, che non guasta mai, anche perché quando interviene lei tutto diventa immediatamente più sereno. Sono giorni molto intensi di relazioni interpersonali, incontro tantissime persone e visito anche molti luoghi, cerco anche di coglierne le emozioni che riescono a trasmettere, anche perché arricchiscono il mio pellegrinare da un ambiente a un altro. Il tempo di Pasqua con la visita alle famiglie mi permette di percorrere la parrocchia con serenità e di condividere meglio la missione che il Signore mi ha affidato. Da domani inizio un quartiere abitato dagli ultras, per cui lascio la terra di nessuno e mi incammino su un territorio più conosciuto. Meglio o peggio, semplicemente diverso, ma magari emergeranno più problematiche o forse le comprendo più immediatamente, perché dette da persone con le quali si dialoga più frequentemente.

     Oggi è stata una vera giornata di Grazia e il Signore è molto benevolo, insomma la Pasqua continua a dare pace. Sostanzialmente l'ho vissuto in atteggiamento di relax, dopo aver celebrato in prima mattinata a seguire ho fatto, l'accoglienza con gli extracomunitari per la Caritas, l'Animatore del coro

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per la Messa presieduta da Padre Ernest, poi via a Marcellina per stare un poco con i Rover e le Scolte in servizio presso il centro di animazione sociale, poi rientro in parrocchia e in serata in quel di Praia per condividere la loro festa patronale alla Madonna della Grotta. Occorre aggiungere che la Messa è stata particolarmente gioiosa, che gli adulti di AC hanno preparato un banco di alimenti per le povertà della parrocchia e che ho riposato sui banchi della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, anche perché era aperta e non c'era nessuno per cui ne ho approfittato. Poi mi hanno chiamato per i dolci e mi sono rimesso in cammino. Ancora da segnalare la volontà di vivere da cattolici espressa da due sorelle della comunità rumena ortodossa stabilizzatisi a Scalea, la gioia e la spensieratezza che derivano dell'entusiasmo del coro nel vivere il suo servizio alla comunità, un falso allarme è derivato da una ragazza che non ha studiato bene i ritmi necessari perché si possa nascere, non posso dire il nome altrimenti non mi guarda più in faccia.

     A tutto questo si aggiunge la bellezza e la luminosità di un giorno veramente molto bello che il Signore ci ha donato di vivere. Questa volte ho messo alcune foto abbastanza note che caratterizzano la fama turistica dell'Alto Tirreno, Praia rimane una località molto esclusiva turisticamente parlando, dove si è lavorato meglio per la tutela del territorio e che comunque ha avuto al fortuna di avere per molti anni una economia più stabile, adesso i problemi certamente non mancano, ma almeno hanno preservato la costa dallo scempio che accompagna altre aree geografiche limitrofe. Anche la liturgia è stata molto bella e la vita di comunità viene vissuta con grande affetto e dedizione, La celebrazione è stata sobria, solenne, e partecipata con molto raccoglimento. E' una comunità diversa dalle altre anche perché le aggregazioni laicali vivono bene il loro carisma e non sono solo celebrative, o peggio di parvenza. Insomma alcune volte mi assale un po' di sacra invidia, ma nulla di particolarmente serio, d'altra parte poiché, in queste occasioni, presiedo sostituendo il Vescovo le sento anche affidate a me.

     Le due Scolte della foto invece sono delle desaparesidos, non si vedono quasi mai, ma poiché sono una devozione di qualcuno qualche volta partecipano senza troppo impegno, anche perché sono di maturità e poi ci sono le gite, i Mac P, le partite di calcio femminile, le lezioni di approfondimento, i concorsi, gli itinerari formativi, insomma ci sono tante cose, penso anche qualche fidanzato sventurato ma poiché non ne ho notizie certe evito di parlarne. Di un'altra potrei parlarne, ma evito perché secondo lei non lo sa ancora nessuno per cui meglio non allarmare il mondo. Poiché oggi, per intercessione del loro patron hanno fatto la grazia di esserci ho ritenuto mio dovere metterle in primo piano perché nessuno possa dubitare della bontà della loro testimonianza gioiosa e partecipe. Ci sarebbe anche qualche lamento che viene da oltre oceano, ma per queste cose preferisco rinviare a martedì per un intervento in veste ufficiale, comunque nulla di particolarmente rilevante, capace di rattristare una Domenica vissuta come Dio comanda. 

15 maggio - Oggi è stata una giornata particolarmente intensa e diversificata, anche per questo particolarmente significativa. La mattinata è stata spesa nella visita istituzionale al comune di Cerzeto e in particolare a Cavallerizzo Vecchia e Nuova. Era molto tempo che non percorrevo questa parte del territorio della Diocesi anche per questo ho vissuto l'occasione con molta

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attenzione e trasporto emotivo. Per chi non ne conosce l'esistenza è un lembo di tradizione albanese, potremmo dire l'unico lembo che conserva pienamente la lingua e anche il carattere particolarmente forte, ma anche calorosa a secondo dei momenti e delle relazioni che si instaurano. Arrivarono nella nostra diocesi nel cinquecento/seicento  a motivo della invasione dell'Albania da parte dei Turchi e l'allora Principe di Bisignano il Sanseverino, assegnò loro le collinette totalmente spopolate che caratterizzavano il suo  vasto Feudo. Hanno subito molte vessazioni da parte dei latini lungo i secoli e infatti hanno dovuto abbandonare il rito bizantino, ma è opportuno non toccare le loro tradizioni religiose e sociali.

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     E' proprio per questo motivo che mi sono incamminato lungo queste verdeggianti colline, totalmente immerso nel ricordo della loro storia andata. Purtroppo a motivo di uno dei tanti dissesti morfologici, il paesino di

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Cavallerizzo è franato per buona parte del suo territorio, e la protezione civile è intervenuta con immediatezza dichiarandolo franato del tutto e costruendo più a valle un pesino nuovo, probabilmente il progetto è stato riciclato da qualche altro sito, ma l'opera non è del tutto da rigettare. Certamente se si fosse cercato di capire meglio il fenomeno, forse qualche euro si sarebbe potuto risparmiare. Ma era il periodo delle grandi opere al tempo di Bertolaso per intenderci, per cui detto fatto ecco la nuova Cavallerizzo, molto diversa da quella antica, ma come si dice a caval donato non si guarda in bocca. Stiamo parlando di un complesso urbano di circa trecento abitanti che fa parrocchia. Comunque per farla breve, poiché nel paesino nuovo non è stata realizzata la Chiesa, tutta la suppellettile religiosa, compresa la statuaria, è rimasta nel paesino vecchio, che però è interdetto alla popolazione perché a rischio. Contemporaneamente un gruppetto di abitanti, che però vivono nei paesi vicini, non vogliono che la festa patronale di san Giorgio sia spostata nel complesso nuovo. Il problema da dipanare è tutto qui, richiederà qualche tempo, ma ritengo che tutto sarà ordinato per come ha disposto il Vescovo.

     Dopo la verifica degli inventari di cui ha responsabilità il parroco, ci siamo spostati a Cerzeto, nella parrocchia dei santi Pietro e Paolo, capoluogo del comune con circa cinquecento abitanti. La Chiesa non è male, con un accenno di barocco non eccessivamente pesante, qualche pregiata statua lignea per il resto una dignitosa aula liturgica restaurata da poco tempo ma già assalita in alcune parti dall'umidità. E' li che mi sono fermato per il pranzo con il caro don Fabrizio che si è trovato tra capo e collo questa responsabilità della guida spirituale di queste comunità, ma soprattutto la gestione di questo problema legato alla festa, che non mancherà di generare relazioni conflittuali per i motivi di cui sopra. E' inutile dire che il giorno della traslazione della statua ci sarà anche io, così male che vada pregheremo insieme per il bene della comunità. Terminato il pranzo mi sono portato a Cosenza per ultimare una situazione che sto seguendo da qualche mese. Finalmente riprendo il cammino per il rientro in parrocchia, non senza aver sbagliato più volte l'imbocco della superstrada, il che mi ha dato l'opportunità di perfezionare la mia conoscenza della UNICAL. 

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     Come sempre accade, quando arrivo in quel di Belvedere comincio a ricordare con molta nostalgia gli anni passati, magari recito anche qualche preghiera di ringraziamento al Signore per tutto quello che mi ha donato di vivere. Poi è la volta del Diamante e di Cirella, potrei continuare con Grisolia ma può bastare intanto arrivo al Fiume Lao e, come è accaduto per Mosè sul Monte Nebo, assaporo già ciò che non posso mai vivere pienamente la comunità di Scalea. Però la sensazione l'avverto già da lontano, per cui vedo i sorrisi dei bambini, lo stare insieme delle mamme, la voglia di animare di catechisti, i giovani che cercano di dare un tocco di creatività con la loro presenza, insomma tutto ciò che poi arrivando mi trovo davanti, dovrei anche aggiungere le immancabili torte e affini. Questo lo vivo anche quando non c'é

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nessuno, anche perché è evidente che l'intensità delle attività lascia uno strascico di presenza che tarda ad andare via.

     Io arrivo, faccio quasi finta di niente, cerco di sorridere e di salutare, poi comincia l'arrivo dei tanti che mi hanno cercato inutilmente per tutto il giorno e finisce la breve pace che la presenza  dei bambini mi ha donato. Alcune volte si ci mettono anche gli adulti con i loro cosiddetti problemi. Che in realtà non esistono, ma l'arte del passeggio è più leggiadra di quella dell'impegno, anche per questo spesso si stenta a cogliere il bene del servire e si preferisce lo stare a guardare. Poi c'è il Signore che reclama la Sua parte nella giornata, per cui mi sforzo di fare silenzio dentro di me il che è abbastanza facile, e attorno a me anche se è un po' più difficile, la gente è abituata a chiacchierare anche in chiesa, vizio difficile da estirpare. Ma almeno per la preghiera ci si contiene, questa giornata e quindi anche la preghiera l'ho dedicata a chi vive i problemi veri derivati dall'adesione a Cristo anche con il dono della propria vita, sono i tanti martiri del nostro tempo, verso i quali dovremmo volgere con più attenzione il nostro sguardo e il nostro pensiero, vivremmo la nostra vita in una maggiore disponibilità al ringraziamento.

Infine il silenzio, che non tutti amano,  apre alla riflessione, alla pace, alla notte e così tutto tace.

14 maggio - Alcune volte capita di perdere il treno, nulla di particolarmente grave, occorre solo avere pazienza a aspettarne un altro. Capita, perdere, pazienza, aspettare quante azioni sono compresi in ogni situazione che ci viene donato di vivere, e per ogni cosa abbiamo a disposizione solo brevi momenti di riflessione per decidere ciò che è opportuno fare. Anche in questo caso non c'è bisogno di allarmismi particolari, la cosa cambia sostanzialmente quando si tratta di decisioni che coinvolgono le persone, in realtà anche in questa situazione il tempo a disposizione non si dilata eccessivamente, però cambiano le conseguenze per quello che si decide di fare. Cambiano in riferimento alla propria serenità e cambiano anche in riferimento alla serenità degli altri. Per cui occorre educarsi a decidere comunque in fretta , ma non si deve avere paura di tornare sui propri passi se ci si accorge di avere sbagliato, o di essere andato fuori misura. Lo vediamo anche negli Atti degli Apostoli, non sempre tutto andava per come Gesù aveva ipotizzato a o anche per come gli Apostoli andavano decidendo di volta in volta, e allora tutto andava ripreso e riposizionato. Ma come mai accade? Semplicemente perché ciascuno ha la propria testa e gli capita anche di volerla usare. Nulla di particolarmente grave, anche per questo la pazienza diventa una via indispensabile per chi aspira alla santità.

     Capita spesso? Praticamente mai, in riferimento a cosa? Magari volete saperne troppo. Per cui il tutto rimane una riflessione potenziale ma non reale. Una giornata spesa bene sotto un cielo particolarmente capriccioso, diciamo che ho avuto fortuna, insomma pioveva quando ero nei palazzi e smetteva quando dovevo cambiare quartiere. Ho avuto modo di incontrare molti desaparesidos, potrebbero anche loro dire lo stesso di me, ma la visita alle famiglie serve anche a questo. Si fa per incontrare le persone che non si incontrano ordinariamente. Ammettiamolo pure, nel territorio della parrocchia non tutti hanno voglia di incontrare il parroco, non questo o quello, ma il

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parroco come presenza della Chiesa nelle loro case. Fino ad oggi circa una ventina di famiglie hanno rifiutato ufficialmente la benedizione, non sono poi molte visto che ne ho operato alcune centinaia, però fa alzare il livello di quanti si allontano dal modo cattolico di essere credenti. Sono agnostici, appartenenti ad altre religioni, qualche massone, i Testimoni di Geova, gli evangelici, o quelli che hanno paura di aprire la porta e ti scambiano per qualche altro. E' vero, c'è una grande paura dell'altro, che serpeggia nella vita di comunità.

     Ma quando è iniziata questa pratica sacramentale? Possiamo affermare con assoluta certezza che è stato Gesù a cominciare, quando si è presentato ai discepoli nel Cenacolo, o quando si è presentato alla Maddalena nel giardino davanti alla tomba, o ai discepoli di Emmaus lungo il cammino. Insomma Lui ha voluto incontrare gli amici e i meno amici per dare loro conforto e consolazione, per non farli sentire soli nelle difficoltà che avrebbero dovuto incontrare per rendergli testimonianza, ma soprattuto per restituire loro la pace che avevano perduto a motivo dei drammi che avevano sperimentato. Luca ci ricorda che questo andare avanti e indietro è durato fino alla Pentecoste, anche per questo la visita si fa a partire dalla Pasqua e si dovrebbe interrompere con la Pentecoste, sempre per questo l'acqua utilizzata dovrebbe essere quella benedetta la notte della solenne liturgia pasquale. Perché la notte Santa della Resurrezione rappresenta la sorgente di tutto quanto concorre alla salvezza dell'uomo. Per estensione dovrebbe essere utilizzato in parrocchia un solo Cero pasquale, appunto quello acceso nella Notte Santa al fuoco nuovo, non ci possono essere più ceri pasquali quasi che ognuno abbia la propria veglia individuale.

      Si potrebbe continuare, basti pensare alle vegline celebrate qua e la ad uso e consumo di questo o di quel gruppo, mentre dovrebbe essere un momento in cui tutta la comunità parrocchiale resta insieme per ringraziare il Signore. Potremmo ancora sottolineare l'importanza dell'uso di un cero che si consuma durante l'anno e non del classico tubo di plastica, sempre lo stesso, spesso anche leggermente sporco che viene riciclato stabilmente, perché così si risparmia. Penso che possa bastare per aiutare a capire come spesso generiamo nei credenti del disorientamento, proprio in virtù del nostro modo arbitrario di trasmettere la vita liturgica della Chiesa. Non c'è nulla di più bello, nella creazione, di una liturgia celebrata nella sua dignità, anche in una chiesetta sperduta. Quando tutto è vissuto nella sua solennità, il cielo si apre sempre per accogliere la lode della creatura al suo creatore. E' nel silenzio, nel canto, nell'ascolto, nella preghiera della liturgia che Dio apre alla comprensione piena del Suo amore il cuore di ogni uomo.

13 maggio - Che posso dirvi, sono ore che passano in serenità e gioia, con il clima estivo che comincia a presentarsi in modo più insistente, sollecitando la speranza di poter godere di un po' di sole rigenerante le membra stanche. Si sale in collina, cogliendo in questa situazione ripetitiva qualcosa distraente il ritmo intenso della parrocchia, ma penso che permetta anche ai parrocchiani di respirare di più. Non molti resisterebbero al ritmo di una ininterrotta presenza, per cui tutto sommato deve essere letta come una benevolenza di Dio nei confronti degli operatori parrocchiali. Ormai ci si incammina verso la stabilizzazione per cui tutto va pianificato con serenità e naturalezza. Ci sono anche i drammi, è vero, ma alcune volte vanno colti come una benedizione,

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riproponendo alla nostra meditazione la frase di San Pietro, sull'importanza di soffrire facendo il bene, non possiamo che corrispondervi con gioia piena, ogniqualvolta siamo sollecitati a testimoniarla con la nostra vita. Non è un atteggiamento facile da maturare, ma una volta compreso nella sua preziosità, è l'unico che ti permette di vivere ogni situazione sempre cogliendovi il bene che comunque vi è presente.

     Il cammino della Chiesa d'altra parte è sempre stato caratterizzato da situazioni, colte immediatamente stridenti, ma che alla lunga hanno manifestato un bene, proprio nella disponibilità a cogliere la volontà di Dio anche nei momenti di persecuzione. E' nella persecuzione seguita alla morte di Stefano che il Diacono Filippo istituito per il servizio alle vedove greche di Gerusalemme, diventa protagonisti dell'evangelizzazione della Samaria e dell'Etiopia. E' grazie al conflitto sul problema della necessità o meno di circoncidere i pagani convertiti a Cristo, che la Chiesa scopre la frontiera dei timorati di Dio aprendosi nell'evangelizzazione al mondo non giudaico. Ancora, è grazie all'irruenza cristologica di Paolo che la Chiesa di Gerusalemme è obbligata nello Spirito Santo a comprendersi oltre il recinto entro cui continuava a restare ancorata, incapace di aprirsi all'anelito degli orizzonti infiniti che il Signore aveva indicato. E si potrebbe continuare con molti altri esempi, ma dico questo solo per aiutare a non leggere mai il sacrificio, la sofferenza come totalmente male, ma a cogliere anche in queste situazioni, che immediatamente noi percepiamo negative, la positività che certamente il Signore saprà farne derivare.

     Il dramma si determina quando si contrappongono due situazioni assolutizzanti, la maturità dell'educatore si esprime anche nel non arrivare mai a queste situazioni sempre difficili da gestire. Ma ancora di più si avverte quando si riesce a farla deviare prima ancora che si possa innestare. Non sempre è facile, anche perché spesso si ha troppa fiducia negli altri, altre volte si stenta ad assumere le proprie responsabilità, e ancora ci può essere chi pensa di gestire in proprio ciò che invece deve essere colto come un bene comune. Il pastore non dorme mai, come anche deve essere sempre leggermente staccato dalla scena in via di svolgimento, nel senso che non si deve mai coinvolgere totalmente, deve sempre guardare ciò che non accade al centro della scena ma ai margini, anche perché i pericoli arrivano sempre dalle aree periferiche, dalle situazioni che nessuno osserva. E' anche importante che nessuno si senta particolarmente osservato altrimenti bruca con difficoltà, tutto deve sempre proseguire in modo naturale, anche in situazioni particolarmente traumatiche, tutto deve procedere con naturalezza. E' in queste situazioni che si avverte la maturità di chi anima, quando tutti si agitano, significa che non ci si era preparati alle eventuali difficoltà che possono sempre e comunque intercorrere in ogni situazione.

     La visita alle famiglie procede in modo energico, con vigore improprio, tutto è affrontato con entusiasmo, al punto che dove lo scorso anno suonava di sconforto adesso viene semplicemente bypassato con serenità. Quelli che sono stati costruiti come quartieri residenziali o semplicemente case vacanze, vanno sempre più diventando quartieri popolari, dove l'emergenza sociale è immediatamente percepibile per chi li attraversa. Tanta parte delle povertà che si riversano in parrocchia, provengono da questi ambienti che quasi nessuno

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percorre, anche perché non hanno assolutamente nulla di bello da mostrare o da proporre. Però ci abitano persone, poche ma ci sono e magari sono anche bisognosi di compagnia e di attenzione perché avanti negli anni. Sono anche i luoghi delle devianze giovanili, aree anonime dove ci si può nascondere con facilità o dove, più semplicemente, si può fare quello che vuole tanto nessuno ti dice niente o se ne accorge. E' la comunità che il Signore mi ha affidato perché la conduca al pascolo, poi mi rendo conto che ne posso chiamare pochi per nome, perché non li conosco.

     Li chiamo ed essi non mi rispondono perché non colgono la mia voce come amica, non le inseguo anche perché non ce la faccio. Insomma per molti corro il rischio di essere un burocrate delle carte, utile per qualche lettera di presentazione e i certificati. Per le raccomandazioni non vado bene, anche perché non ne faccio per nessuno, anzi spesso sono stato tacciato di irriconoscenza proprio perché non ho voluto ricambiare l'eventuale presunto servizio prestato alla parrocchia, ma forse era fatto solo in prospettiva di un uso strumentale orientato all'esaltazione o all'affermazione di se stessi. Poi c'è l'attività più imbarazzante che è quella di leggere i bisogni che le persone presentano per essere sostenuti, non è sempre facile caprie la verità dalla menzogna, ma di certo molti amano sguazzare nella dinamica di fallimento. Insomma si spende anche sapendo di non poter pagare e questo è sempre difficile da far capire. Fu proprio durante la visita alle famiglie in quel di Portosalvo che ebbi modo di leggere una massima di sapienza popolare, che mi sforzo sempre di tener presente, era esposta in caratteri cubitali da un commercialista: NON SPENDERE I SOLDI CHE NON HAI.

     A onor del vero non so se ha molto a che vedere con il Vangelo, però mi ha insegnato ad essere prudente nello spendere per evitare di diventare anche io un bisognoso e aumentare così la lunga schiera di coloro che devono essere sostenuti, mentre la gente si attende che sia io a sostenerli. Purtroppo molti non hanno avuto modo di leggerla e oggi ci si incontra con veri drammi che corrono il rischio di sconfinare nella dipendenza da usura, nel gioco d'azzardo o, cosa che accade anche più spesso, nel vizio delle macchinette e nell'illusione delle vincite alle lotterie. Camminiamo verso la Pentecoste anche se non sono in molti a rendersene conto, però rimane quel tempo dell'anno liturgico durante il quale siamo incoraggiati a guardare con più attenzione alla presenza del Risorto nella nostra vita. Avvertire l'anelito dello Spirito del risorto significa guardare sempre all'azione di Dio e che cosa ci chiede di vivere per renderlo presente in ogni situazione. Occorre perciò pregare in compagnia di Maria, la Madre del Signore, come ha avuto modo di fare per un certo tempo la comunità degli Apostoli, sostenuti dalla sua presenza materna con serenità e umiltà percorriamo i tanti sentieri che Lui pone davanti a noi, per poter incontrare e vivere la misericordia e la pace in Dio.   

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12 maggio - Sono giorni spesi con i catechisti della comunità e dell'Unità Pastorale, stiamo vivendo il cammino verso la Pentecoste dello Spirito Santo per cui non possiamo che prepararci seguendo l'esempio della Vergine Santa che lo ha accolto pienamente sia nel concepimento di Gesù, sia nella nascita e nella crescita della comunità cristiana. I catechisti sono tra le energie più dinamiche della parrocchia, anche se non sempre riescono a guardarsi attorno bene. Sono uno dei doni che Don Michele ha lasciato, anche se l'impostazione del lavoro è stata riqualificata quasi totalmente. Qualcuno accenna a segni di stanchezza, per cui non c'é nulla di meglio che un momento di spiritualità durante il quale rileggerci tutti alla sequela del Maestro e nella disponibilità piena a passare attraverso di Lui per corrispondere sempre con docilità piena alle sue sollecitazioni. La responsabilità di trasmettere al fede nella quale crediamo rimane un impegno importantissimo che merita tutto il nostro impegno e il nostro entusiasmo. D'altra parte l'amore dei ragazzi riesce ad alimentare l'entusiasmo che ci è necessario per continuare a gioire nel dono di vivere al servizio del futuro della fede che loro rappresentano.

     E' vero, il servizio catechistico, insieme a quello liturgico è il più estenuante da incarnare, anche perché nella sua enfasi evangelizzatrice non prevedono alcuna sosta. Ma questo li rende particolarmente interessanti ed entusiasmanti, anche perché aprono alla gioia di aprire i cuori all'incontro con Gesù attraverso l'annuncio e attraverso la liturgia. Si, ci si può stancare, capita che dopo anni di servizio si avverta l'esigenza di fare una pausa, ma non dovrebbe accadere che ci si ritiri dalla vita di comunità, altrimenti di diventa una contro testimonianza

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per tutti coloro che sono stati introdotti al dono della fede e dell'impegno alla costruzione della vita di comunità. Intanto ci siamo donati questi spazi di fraternità e di condivisione nella speranza che il signore alimenti la gioia della vita comune e di una rinnovata disponibilità ad annunciare con la prioria vita il dono della fede. Sostanzialmente ci si intende, d'altra parte è poco più di un anno che lavoriamo insieme, sui ritmi non sempre ci troviamo, ma si corre il rischio di spaccare il motore.

     Non tutti riescono a partire in tempi brevi senza stancarsi, ma in realtà è proprio in questo modo che dobbiamo spenderci per il Regno. Senza mai fermarci, sempre protesi al futuro, cercando di valorizzare al massimo il passato, ma senza soffermarci troppo sulle attività svolte. Meglio pensare alla novità che il Signore ci chiede di essere guardando avanti con fiducia. Il senso del riposo non è stato previsto dal Signore, anche se oggi è molto di moda, anche in questo rappresentiamo la novità della storia, dobbiamo sempre lavorare nella gratuità cogliendo nella volontà di Dio il senso più vero da dare alla nostra esistenza. Io mi rendo sempre più conto che la vita non dura a lungo, forse anche per questo cerco di valorizzarla il più possibile, anche se non sempre ci riesco, però mi impegno e per quanto è possibile cerco di incoraggiare anche gli altri a operare instancabilmente perché il Signore sia contento di come lo rendiamo presente attraverso la nostra vita.

     La visita alle famiglie oggi è scivolata più veloce del previsto, al punto che mi sono ritrovato in Via Europa senza neanche rendermene conto. L'area è costellata di parchi, quasi totalmente disabitata per cui ho fatto subito ad andare oltre. Mi vado convincendo che a conclusione cadrà un altro mito mai verificato precedentemente. Potremmo definirlo come una natura morta con alcuni accenni di vitalità, dove comunque non mancano tratti sinceri di umanità, di solidarietà e di condivisione anche se tra estranei. E' la grande periferia che costituisce la nuova Scalea, anche se non tutti se ne accorgono, sono stati costruiti dei veri e propri alveari che oggi nessuno vuole abitare, senza nessuno spazio di socializzazione per i bambini, per i ragazzi per gli anziani, ciascuno deve restare nella propria casa senza mai poter incontrare altri, è inutile dire che come si allungano le ombre della sere tutto diventa particolarmente invivibile.

     In questo quartiere ci sono due gruppi di case popolari che rappresentano la presenza degli scaleoti in mezzo a gente della più varia provenienza, soprattutto in questa area prevalgono i napoletani intesi in senso molto arioso, poi ci sono larvate rappresentanze di grisolioti, orsomarsesi, lagonegroti, anche un nutrito gruppo di reggitani, perfino qualche latino americano arrivato qui al servizio di qualche famiglia eccessivamente facoltosa. Insomma non ci si annoia, anche nella disponibilità all'ascolto ci sono molte avventure che meritano il loro spazio nella memoria come anche atteggiamenti negativi drammatici, veri e propri traumi infantili, che aiutano a capire meglio il perché dell'allontanamento di tanti dall'impegno ecclesiale. Occorre pregare molto per coloro che fanno allontanare dalla Chiesa, direbbe il Signore: sarebbe stato meglio per essi non essere mai nati. Anche per questo lodare troppo i tempi passati non sempre corrisponde alla verità dei fatti. Perciò, meglio guardare avanti, che l'aria è più pulita.

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10 maggio - Alcune volte le scommesse si vincono, altre volte si perdono, ma poiché il più delle volte si perdono è meglio non scommettere. Giornata serena, la mattinata è stata spesa nella visita alle famiglie. Sono passato per benedire il forno e ne ho approfittato per farmi dare una michetta, che ho mangiato per strada, non c'é nulla di meglio del pane per iniziare la giornata, soprattutto per me che ne mangio raramente. Ho passato questa mattinata percorrendo una parte del territorio che frequenta poco la vita di comunità e per molti membri, di appartenenza scaleota,  la nuova parrocchia ancora non esiste.  La zona gravita naturalmente da antica data sulla chiesetta della Madonna del Lauro, alcuni però sono totalmente rientrati in comunità, anzi per dirla tutta qualcuno mi ha anche chiesto di essere impegnato stabilmente in qualche iniziativa pastorale. Invece quella interessata da nuova edilizia è abitata in modo inquietante e anonimo.

     Mi veniva da pensare alle tante situazioni di destabilità sociale che sono presenti nel territorio, alle quali vanno aggiunte le tante situazioni di conflittualità familiare. Insomma si cammina e si prega perché non accada qualcosa di irreparabile, ma in molte situazioni gli elementi che preannunciano una violenza possibile ci sono tutti. Io suono il campanello e cerco di ricordare chi c'è dietro la porta, cerco di capire, adesso so sostanzialmente chi mi può aprire per cui tutto è più sereno. Ho vissuto un incontro molto affettuoso, bello e gioioso, farei fatica dirvi il nome della famiglia ma è di tradizione verbicarese, pochi momenti di condivisione e poi via si riparte. Per strada ho incontrato un'altra persona con la quale ho vissuto molte attività per anni, ma purtroppo stento a ricordare anche questo nome, ma è stato bello camminare per qualche passo nuovamente insieme.

     Faccio ancora fatica a relazionare le parentele, ma sarà molto difficile riuscire a collegarle, anche perché ci vorrebbe tanto tempo e poi il territorio è troppo articolata e diversificato per essere letto in modo complessivo. Il rapporto con la parrocchia sembra svilupparsi abbastanza positivamente, la gente cerca con insistenza il dialogo con il parroco, anche se tutto avviene in modo molto fugace, chiaramente per colpa mia. Insomma la gente ha imparato a  sopportarmi con grande pazienza, potrei anche aggiungere fuori misura, il che non va molto bene, perché potrei essere tentato a fare il padroncino e non il servo. Sono molti si avvicinano alla vita di comunità, ma non sempre riesco a trovare il tempo di condividere la speranza con loro. Diciamo il momento più stabile è quando sono all'altare, per il resto vivo in modo troppo fugace per poter godere pienamente di quello che il Signore mi chiede di valorizzare.

     Il pomeriggio è scivolato con gli incontri con i vari gruppi preadolescenziali, qualcuno ritiene di essere già in vacanza, chiaramente non tra i catechisti. Potremmo annunciare la nascita di  una stella, ma ancora il suo bagliore è fioco, non splende di luce propria, per cui tanto per dare credito al principio sopra espresso è meglio non aggiungere altro. Non sempre è facile dare stabilità alle novità, ma se non c'é stabilità che novità è. Potrebbe anche semplicemente trattarsi di un abbaglio, il luccichio di un momento. Chiaramente serve anche quello, da anche gioia, ma se si stabilizza e diventa luce sarebbe una vera benedizione. Intanto mi guardo attorno cercando i cirenei, vecchi e nuovi, perché la Croce cammini senza pause lungo le vie della

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vita verso il calvario, manifestando così pienamente la disponibilità ad amare come Gesù ci ha insegnato e ci chiede.  

     Poi mi sono portato a Praja e abbiamo concelebrato la Confermazione in quel di Gesù Cristo Salvatore. E' la prima volta senza la presenza del parroco che ha dato inizio alla vita della parrocchia, il quale adesso vive il suo ministero a Scalea in quel del Carmine. Ho avuto modo di ripensare ai momenti intensi e preoccupati di preoccupazione all'inaugurazione dell'immobile e lo rivedo intento ad aiutare le donne per la pulizia, un po' troppo puntiglioso in ordine alla perfezione. Sono immagini di repertorio, ma aiutano a capire i tanti sacrifici che si accompagnano alla nostra vita di sacerdoti, non sempre compresi e ricordati dalle comunità. Non che sia necessario farne memoria, quello che conta è operare per il Signore, ma qualche preghiera fa bene anche a noi sacerdoti per poter continuare a lavorare nella Vigna del Signore.

     L'oggi, iniziato quasi un anno fa in modo leggermente nervoso, è rappresentato da una comunità molto giovane e piena di vitalità, che animata dal suo nuovo parroco Don Marco si sforza di ringraziare il Signore con entusiasmo e gioia, insomma per come piace al Signore. In quella Chiesa, di impostazione architettonica orientaleggiante,  ritengo di essere di casa, anche perché vi ho presieduto le celebrazioni più volte per cui ho vissuto tutto come se fosse la mia parrocchia. Una bella liturgia e una bella assemblea, vivere la vita di comunità serve anche a distrarre dai tanti problemi che la vita ci propone o forse ci impone.

     Insomma anche oggi il Signore si è ricordato del suo servo e gli ha dato la gioia necessaria per vivere con entusiasmo la missione. Mi ci sto abituando, non riesco a capire il perché di tanto amore d parte sua, al punto che se un giorno dovesse accadere di essere totalmente triste, dovrei pensare a qualche dramma assolutamente inimmaginabile, qualcosa come l'invasione della terra da parte dei marziani, ma forse neanche questo potrebbe togliermi la gioia che il Signore dona. In serata ho trovato il modo di scappare in parrocchia giusto in tempo per salutare i donati dallo Spirito Santo alla vita di comunità, arricchiti questa sera da un manipolo di fidanzati e di figli, insomma il gruppo mi è sembrato più euforico e dinamico del normale. Come sempre quando il gatto non c'é i topi ballano. Ma finché ballano accanto a Gesù tutto va bene. Ho preparato il Fonte Battesimale per la celebrazione di domani, insomma l'ho ripulito in qualche modo di tutto quello che vi cade dentro nell'addobbarlo con i fiori.   

9 maggio - Forse un po' di tristezza per la nostra città deriva dal come sono stati costruiti i palazzi e dal vuoto che li abita. Ho iniziato a visitare alcuni di questi casermoni. Praticamente con otto appartamenti per piano, quasi del tutto disabitati, e quei pochi che li abitano, troppo spesso sono anziani, hanno giustamente paura per ciò che può accadere in quella solitudine. Per il resto tutto è stato vissuto con serenità, e anche in modo dinamico, quasi tutti amici di vecchia data o comunque ricollegabili agli anni dell'adolescenza, non ricordo quasi nessuno anche perché intanto qualche anno è passato, ma con il loro aiuto mi sforzo di non deluderli del tutto e alle loro domande cerco di dare qualche risposta. D'altra parte il cervello è così, se è sollecitato alla riflessione, riesce ad elaborare oltre quello che uno pensa di poter ricordare. In realtà non

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ho molti ricordi con coloro che abitano questa parte del territorio anche perché il mio ambiente di vita era nell'altra parrocchia. Venivo da queste parti solo per andare al campo sportivo, ma se ricordo bene già dal triennio della scuola superiore non mi coinvolgeva molto.

     Erano i tempi di Cantigno, da Piattara, ma in quegli anni emersero anche alcuni campioni quali Cardillo, Longobucco, Bergamo, Bagnato e certamente altri che io non ho conosciuto. Ma i beniamini restavano quelli che creavano più litigiosità all'interno del campo di gioco, a quel tempo era in terra battuta e quando uno cadeva, non sempre riusciva a rialzarsi da solo. Anche oggi, ho avuto modo di sperimentare l'affettuosità dei miei parrocchiani in più occasioni, tutto molto bello. Ma ne ero convinto per cui, nulla è svilito nella sua autenticità, ma la preoccupazione rimane solo quella dei tanti giorni necessari per ultimare questo pellegrinaggio tra i fedeli della comunità, che rimane il più lungo dell'anno liturgico. Anche perché la gente cerca con insistenza per le tante emergenze istituzionali  e non sempre riesce a rintracciarmi in giro per la parrocchia. Spero solo che non bestemmino troppo, per essere costretti ad aspettare.

     Tutto sembra procedere per come il Signore ci dona, coloro che vivono le tante responsabilità della parrocchia le portano avanti con impegno e maturità. E' anche vero che ogni tanto si intravvedono delle crepe educative, ma d'altra parte si lavora con volontari e non con professionisti. Il che da un verso è molto meglio, ma solo se si vestono i panni dell'umiltà e si procede con la necessaria prudenza educativa. Poi subentrano e giustamente i tanti impegni familiari, che non si devono mai trascurare, anche perché chi sposa deve prima di tutto accudire la propria famiglia in quanto è questa la prima vocazione. Però la dedizione alla vita della parrocchia è sincera e intensa e anche per questo non posso che ringraziar e il Signore e anche chi ha lavorato nella Vigna del Signore prima di me, donandomi di poter condividere la responsabilità del Regno con persone che hanno voglia di corrispondere all'amore di Dio.

     I ritmi restano comunque intensi e spero tanto possano contribuire alla crescita della vita di comunità, anche se i tempi necessari sono molto lunghi. La nostra comunità vive una bella testimonianza di dedizione gratuita e lo fa in un tempo nel quale si parla solo di soldi e di guadagno, quale unico valore al quale dedicare il proprio tempo. Purtroppo gli esempi che ci vengono dai nostri leader politici sono sempre più deprimenti. Entrando nelle case acquisisco qualche informazione dai tanti televisori accesi che trovo, certo dispiace veramente sapere quanto malaffare ci circonda e coinvolge anche  chi dovrebbe essere di esempio e tutelare gli interessi della collettività. Anche per questo non deve stupire più di tanto quando è andato accadendo dalle nostre parti, ma forse è meglio dire, quanto continua ad accadere dalle nostre parte, tanto per non generare false illusioni. Dobbiamo scoraggiarci, demordere dal testimoniare i valori di cui parliamo e per cui preghiamo? Certamente no, però non dobbiamo dimenticare che abbiamo a che fare con potenti tentacoli che si sforzano di afferrare ogni cosa e in qualsiasi modo.

     La prima difesa passiva è quella di vivere staccati dalla sete di denaro e di potere, è un atteggiamento che ti permette di sentirti libero in una società sempre più asservita all'obbligo di ossequiare questo o quello, pur di poter

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ottenere qualcosa in più. Che semplicemente devi consumare subito, altrimenti perde totalmente di potere, per cui tutto deve ricominciare sempre daccapo. Io parto da una situazione per alcuni aspetti privilegiata, senza una famiglia da dover mantenere all'interno di questa società, con un dignitoso sostentamento che mi permette una vita autonoma da ogni asservimento esteriore, e poi ho a che fare con un Signore che ha fatto dell'amore e della misericordia il suo cavallo di battaglia, per cui non pretende mai nulla per se, mentre si dona sempre totalmente agli altri. Però anche nell'ambiente ecclesiale troppe volte si avvertono delle lamentele, per cui non è un automatismo essere contenti per ché al servizio del Signore, anche in questo caso occorre imparare e vivere nell'essenzialità per essere contenti di servire il Signore.

     In realtà non si finisce mai di imparare abbastanza anche perché la sua volontà di amore è infinita e noi per quanto ci vogliamo sforzare faremo sempre fatica a corrispondere pienamente a quanto Lui si attende da noi. Però è comunque bello provarci e avere anche la consapevolezza che dove siamo arrivati lo rende felice, anche perché è Lui che ce lo ha concesso. E poi viviamo un tempo nel quale l'amore è più indispensabile che mai. Anche per questo non dobbiamo mai stancarci di farlo in modo nuovo e intenso. Tante persone che incontro in questi giorni, quasi tutti volti senza un nome almeno per me e per adesso,  mi donano una bella testimonianza di amore verso i propri cari, manifestazione di un cultura che ha fatto del dono di se il senso della propria vita, io cerco di capire e di imparare, ritengo che anche a me la comunità non chieda altro, spero solo di poterlo fare sempre con grande gioia e disponibilità.

8 maggio - Dopo la presunta euforia giovanile di primi giorni comincia ad emergere la triste realtà della reale stanchezza di oggi. A mia parziale discolpa devo dire che non ho avuto il tempo di riposare, comunque mi sono messo in cammino nell'area più confusa del territorio parrocchiale, insomma quell'area che una volta era detta la Fischìa, un territorio abitato sostanzialmente da scaleoti doc, in alcuni casi anche troppo doc, insomma ce ne sono alcuni dell'ultima generazione. Ma come sempre ho visitato ogni famiglia con serenità e gioia, nella certezza che Gesù avrebbe fatto lo stesso. In alcune case abbiamo incrociato le ansie determinate dal processo di cui tutti parlano, per cui è inutile parlarne, con tutto ciò che concorre a generare drammi familiari, instabilità e disorientamento sociale. L'area l'ho frequentata abbastanza quando ero un ragazzo di Scalea, certo oggi è molto cambiata, anche perché il riferimento era un canale che adesso è diventato una strada per cui nelle abitazioni si corre il rischio di entrare due volte una da via Fiume Lao e la seconda dalla parte del canale che, se ricordo bene andava a finire nel canale Tirello.

     Alcuni compagni di cordata non li incontro mai, non so se è per colpa mia o di cosa. Però neanche oggi ho avuto la fortuna di poter visitare le loro case. Una giornata interminabile, caratterizzata dall'incontro con i confratelli, tra i quali come sempre non manca qualche malumore, ma ormai appartiene all'ordine delle cose, per cui ci si deve fare una ragione. Insomma non si deve dare troppa importanza, d'altra parte abituati a fare il bello e il cattivo tempo non deve essere facile cogliere il senso del dovere in riferimento alle cose che si devono fare e alle cose che non si possono fare. Quello che conta è che i giovani rampolli non diventino le vittime innocenti delle battaglie tribali che

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alcune volte sembrano attraversare la vita dei vocati all'amore per il Signore, da testimoniare nella gioia di dedicarsi ai fratelli. Insomma è bene non dare troppo peso alle intemperanze dei principi per cui cerchiamo semplicemente di mettere in salvo i servi.

     Poi si torna alla vita di comunità, con una lunga sequenza di impegni cartografici, insomma è il periodo dei certificati, di natura matrimoniale, di idoneità per fare da padrini e via a seguire insomma è il triste risvolto istituzionale per chi li deve produrre, soprattutto quando a richiederli sono persone perfettamente sconosciute alle quali comunque si deve dare del credito. E con l'aria che tira non si può fare diversamente. Ma oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei per cui, crolli il mondo, a mezzogiorno si deve vivere questo momento di preghiera. Ma oggi si fa delega al giovane la preghiera parrocchiale, anche perché siamo in ritiro con i cari confratelli del sacerdozio per cui la Supplica la viviamo tra di noi. La Madonna si deve sempre accompagnare alla nostra vita di cristiani, lei è l'unica certezza che alimenta la disponibilità verso Gesù, non per nulla ci è stata affidata come Madre nel momento della massima manifestazione del Suo amore per noi sul legno della Croce. La supplica rimane quasi un momento magico che non è bene eludere, altrimenti corriamo il rischio di demotivare la tensione emotiva che determina i momento quasi magico dell'affidamento alle Vergine del SS Rosario di Pompei.

     Mi si prometto di nutrirmi e poi resto sempre a bocca asciutta, le frittelle, la piadina le vedo solo sugli SMS, in realtà ho visto anche una bella pizza direttamente nel forno, ma purtroppo non era ancora cotta, per cui mi sono dovuto accontentare del buonissimo odore. Sta di fatto che invece di dimagrire vado ingrassando, certamente sarà a motivo dei tanti odori che alimentano la mia visita alle famiglie. Ma che volete ogni tanto vado pensando ai tanti sacrifici che si fanno nella vita parrocchiale, anche se non sempre sortiscono gli effetti desiderati. Pensavo ai tanti incontri formativi che hanno caratterizzato tanti anni della mia vita, eppure oggi vedi quei bravi ragazzi di un tempo trasformati in bravi professionisti certamente, che però non hanno quasi in nessun conto i valori della fede che pure si è cercato di trasmettere in ogni modo. Un po' mi dispiace, ma vado rendendomi conto che non c'é veramente molto da fare, di certo non mancano anche pochi casi di impegno religioso o vocazionale, però la gran parte lasciano veramente poche soddisfazioni.

     Ma poi tutto si affida alla misericordia del Signore. Stasera abbiamo ripreso con l'Adorazione Eucaristica per cui tutto si fermato per qualche momento per dare spazio al protagonismo di Dio. Abbiamo pregato per la vita della comunità, per la missione che il Signore ha affidato al caro Don Franco Oliva nella Chiesa di Locri - Gerace. Infine per tutte le necessità delle tante inquietudini familiari che non mancano all'interno di una comunità veramente molto numeroso a e variegata. Ieri sera abbiamo condiviso un momento di fraternità con amici di vecchia data, con i quali come sempre si è avuto modo di dialogare con serenità in un sincero spirito di pace, ho intravisto il bravo Don Mario in atteggiamento liturgico nottambulesco, come sempre tutto viene vissuto con gioiosa serenità in un sincero spirito di pace. Domani dati i tanti impegni parrocchiali non penso di riuscire a trovare molto tempo per la visita alle famiglie, ma comunque per quello che riuscirò a fare, devo intrattenermi in

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quel della Fischìa anche perché le case non mancano e poi devo cercare di capire come funziona la sua viabilità.

6 maggio - Con imprevedibile energia ho iniziato la visita alle famiglie, e i primi giorni danno ragione a quanto affermato, anche i palazzi più alti che lo scorso anno avevo affrontato in affanno, quest'anno li ho percorsi con impeto. Al punto che non avverto assolutamente la stanchezza del camminare dalla mattina alla sera, poi nell'incontro con le persone recupero totalmente ogni eventuale riserva di ossigeno. Insomma i primi due giorni sono scivolati con serenità e spensieratezza. Bella forza, diranno i più esperti, se li  passati alla Lintiscita. L'affermazione in parte veritiera deve tener conto che ho già fatto anche i palazzi a ridosso del Corso Mediterraneo lato monte, Campo Volo, via Piave e via Po. Insomma non male, magari si procede in accelerazione sulla tabella di marcia. Oggi poi è stata una giornata spettacolare, per cui ne ho approfittato per camminare e godermi i colori della campagna scaleota. La gente molto affettuosa, e felice di poter accogliere il Parroco in casa. Per non parlare delle primizie della campagna, di cui ho potuto godere. Insieme a qualche problema di salute, qualche dolore che riemerge per alcuni drammi familiari, ho incontrato anche lo sposino nel suo ambiente di lavoro. Ho fatto anche un incontro con i Testimoni di Geova che erano in una famiglia, ma appena mi hanno visto hanno abbandonato la preda e sono andati via.

     Devo aver visitato un centinaio di famiglie e in ogni casa ho potuto godere di una accoglienza veramente speciale. A questo punto potrei anche smettere le visite perché l'affetto che ho ricevuto è più che sufficiente per andare avanti con gioia. Non tutti riescono a capirmi, anche per questo non vivono con il dovuto entusiasmo l'impegno parrocchiale, ma ognuno con i suoi problemi e le proprie capacità. Certamente la gente non tiene mai per sé quello che le viene donato ma lo restituisce in abbondanza. Una sorpresa mi viene dal constatare che a Scalea si produce molto vino, ne viene portano veramente tanto, mi guardo attorno e non mi sembra di sorgere molte vigne, la domanda sorge spontanea ma da dove arriva l'uva, anche perché certamente il vino è fatto in casa. E' il nucleo più scaleota della parrocchia, in realtà ce ne sono altri piccoli nuclei sparsi qua e la, è un po' come le riserve indiane nel far west, erano dislocati in modo che non avessero modo di incontrarsi. Per cui certamente nella parrocchia ci sono vari nuclei di scaleoti provenienti quasi totalmente dal centro storico, ma sono dislocati a secondo dl periodo storico del loro insediamento.

     I nuclei di Scalea vecchia sono soprattutto alla Lintiscita, vi si sono stabilizzati all'inizio del XX secolo, adesso sono sommersi da villaggi più o meno fantasmi per la maggior parte dell'anno. Poi ne abbiamo un secondo nucleo della parte bassa di Scalea vecchia nelle palazzine popolari di via Lauro. Un terzo gruppo che proviene dalle case a ridosso della Chiesa di San Nicola, sono albergati nelle palazzine vicino al Liceo. Poi abbiamo gli insediamenti dei ceti professionali che hanno costruito le loro case in campagne abbandonando quelle delle aree marine, li troviamo un po' dappertutto lungo le trasversali di via Lauro, ma soprattutto di via Fiume Lao,  via Necco e aree limitrofe. Una parte son insediati a Salicelli. Il resto del territorio è popolato dai cosiddetti trapiantati che provengono un po' da tutto le parti. Un primo insediamento è arrivato dai paesi limitrofi attratti dal boom edilizio e turistico. Poi sono arrivati

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quelli dei paesi più interni. Quindi si è riversata su Scalea molta popolazione del salernitano e dell'area napoletana. E  negli ultimi anni vanno stabilizzandosi centinaia di comunitari europei e di extracomunitari del nord'Africa e dell'area del Pacifico di tradizione indiana e cinese.

     Questa per sommi capi è la conformazione della nostra parrocchia, dimenticavo di dirvi che questa è la conformazione degli adulti, anche perché poi ci sono i ragazzi e i giovani che si sentono pienamente scaleoti e che non vogliono sentir parlare dei loro paesi di provenienza. Sono soprattutto loro che animano la vita della comunità parrocchiale, restituendole il ruolo che le è proprio di luogo di fraternità, di aggregazione dove è bello stare insieme cogliendo in questo atteggiamento la capacità di leggersi in una fraternità che viene irrobustita dalla proposta educativa e dal servizio che la parrocchia offre con i propri catechisti e animatori. Come facile profezia posso indicare che tra una ventina di anni potremo godere di una vita parrocchiale più stabile, ma per adesso occorre solo correre e inseguire, ma c'é in tutti la volontà di farlo? Probabilmente no, per questo si cerca di stimolare per vivere una azione educativa più dinamica m non tutti riescono a tenere il passo, molti sono troppo abituati a stare seduti.

     Intanto ho anche assaporato una nespola, presa quasi alla periferia di via Campo Volo, non perfettamente matura, ma comunque meritevole di assaggio. Una giornata che è vissuta in cammino verso la Pentecoste, anche se appare difficile da incarnare. D'altra parte lo Spirito non si può gestire, occorre solo immergersi e lasciarsi emozionare dal dono della sua presenza di animatore instancabile della comunità cristiana. Ci ricorda Gesù che lo Spirito soffia dove vuole, ne senti a voce ma non sai né dove viene, né dove va. La Luna si accompagna alle nostre notti, la sua scia luminosa rischiara il sonno dei pesci nel mare. Chiaramente lo fa per i fatti propri, anche perché quando  dormo non riesco a coglierla presente nella sua bellezza, anche se lei continua a vegliare e ad alimentare emozioni in chi riesce a dedicarle del tempo. 

4 maggio - E con oggi si conclude la bella festa che la comunità ha vissuto ai piedi di San Giuseppe, un lungo susseguirsi di incontri e di celebrazioni che hanno visto confluire ai piedi del nostro patrono una gran quantità di fratelli e sorelle, che hanno vitalizzato con la loro gioia il nostro servizio di parroco della comunità. Chiudiamo con il secondo turno delle Prime Comunioni, una lunga sequenza di volti gioiosi e sorridenti, qualcuno anche troppo nervoso per la tensione, comunque sono stati un'altro che il padre putativo di Gesù ci ha fatto. Si, lo so quelli innamorati delle feste tradizionali non saranno molto contenti, ma spero lo sia il Signore che ci incoraggia a cercare Lui e non a distrarci da Lui. La giornata è scivolata nella serenità e nella gioia dell'incontro, che certamente riprende domani con la visita alle famiglie. Questo lungo pellegrinaggio per le case della parrocchia ritengo che lo completerò per fine giugno, ma già da adesso posso anticipare che sarà certamente un momento molto intenso di relazioni interpersonali, che il Signore saprà orientare alla crescita della vita di comunità, nella gioia di condividere la vita comune.

     Come sempre tante situazioni meriterebbero più apertura mentale anche da parte di noi pastori di anime, ma alcune volte si ha paura di perdere prestigio agli occhi della gente per cui si preferisce coltivare il campanile e perdere di

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vista la periferia. Nella narrazione dei discepoli di Emmaus Gesù ci insegna a cercare quelli che si allontano delusi e non solo coloro che restano sempre accanto. In verità capita che si allontana avrebbe voluto incontrare ciò che cercava e va via perché stenta a incontralo negli ambienti nei quali lo cercava, mentre lo incontra dove certamente non avrebbe mai pensato di poterlo incontrare, in aperta campagna o in una taverna. E' lo stile di Gesù, si mette in cammino lungo la strada e cerca il dialogo con coloro che incontra, naturalmente anche per Lui non sempre tutto è a lieto fine, ma coloro che ne intrecciano l'esperienza resta frequentemente edificati dall'affabilità del suo modo di relazionarsi. Dobbiamo imparare a metterci in cammino, Gesù andava anche nella Sinagoga o, occasionalmente, nel Tempio ma il luogo naturale della Sua missione era la strada, la riva del lago, la collina, la campagna. Insomma il rapporto con il creato, cosa che noi trascuriamo troppo facilmente, in realtà dovremmo restituirci alla capacità di seguire Gesù anche nel metodo di evangelizzazione che Lui utilizzava.

     Ma che cosa Gesù dona alla nostra vita di fedeli. Certamente una speranza infinita, poi la gioia di vivere la vita anche nelle difficoltà, ancora di più, la vera gioia è da cercare nell'incontro con gli altri. Sono le regole basilari della comunità cristiana di ogni tempo e di ogni luogo, e sono gli atteggiamenti che dobbiamo testimoniare in ogni tempo e in ogni luogo. I ragazzi e i giovani si avvicinano con naturalezza alla vita di comunità e agli ambienti parrocchiali, al punto da non essere più una notizia da comunicare, ma la normalità della vita di comunità. Per molti la parrocchia è come se fosse la propria casa. Già i piccolissimi personalizzano gli spazi con i segni della loro presenza e avvertono l'esigenza di farli corrispondere al loro stare bene. Per i giovani la stabilità di fondo è determinata dalla vita affettiva, tutto va meglio quando si sentono cercati o anche amati, per come è possibile alla loro età, alcune volte anche leggermente fuori misura. E' il loro modo di superare l'inquietudine della crescita, poi tutto dipende dal rispetto che sappiamo vivere noi adulti nei loro confronti.

     Educare esige maturità e grande affettività, un affetto che fa maturare un profondo rispetto per la persona che si affida all'educatore. Ma non si deve mai dimenticare che non ha leggi rigide, insomma non c'è un metodo universale che può andare bene necessariamente per tutti. I contenuti possono essere condivisibili, ma i metodi appartengono alla sensibilità dei destinatari che sono i veri protagonisti dell'azione educativa. Il che esige la maturità duttile degli educatori, i quali devono essere padroni degli strumenti necessari all'azione educativa, ma non devono mai pensare che possano andare bene in ogni ambiente,con ogni ragazzo. Quando un educatore afferma io sono fatto così e non cambio, è opportuno cambiarlo perché certamente farà gravi danni per la formazione dei ragazzi che gli vengono affidati. Insomma meglio rischiare sul cambio che far del male ai ragazzi facendogli sopportare atteggiamenti di immaturità educativa.

     E il pastore della comunità? In questo periodo mi sono sostanzialmente riposato, anche perché Gesù è stato sempre presente per cui ha fatto tutto Lui. Non ha voluto lasciare mai la parrocchia, forse perché non si fida molto delle mie capacità. Sì, è vero, io mi sento stanco ma non ne comprendo i motivi. E poi ci sono i catechisti, non ti mettono al corrente di nulla, presumono di sarete

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già tutto loro, e poi se c'é Gesù che ci devono fare con il parroco. Niente di particolarmente grave, io guardo, alcune volte intervengo perché anche Gesù ogni tanto si distrae, ma per il resto mi godo il panorama. Tanti sorrisi, la gioia, i genitori premurosi che finalmente vedo in coppia. Perfino San Giuseppe mi sembra più sorridente, anche se lui deve riprendere a lavorare altrimenti la famiglia come si porta avanti. Adesso però occorre dedicare del tempo alla Mamma di Gesù, è iniziato il mese di maggio e dobbiamo restituirle una centralità che per qualche giorno abbiamo dedicato al suo sposo. Penso che anche lei sia contenta di come lo abbiamo valorizzato. Alcune volte è preoccupata, anche perché ha una certa età e non deve sforzarsi troppo, ma lui niente,  non esce mai dalla bottega, è sempre immerso nei suoi pensieri e nei problemi del lavoro, d'altra parte deve pensare a mantenere la famiglia. Anche per questo fare un po' di festa in nostra compagnia ha fatto bene anche a lui.  

3 maggio - Tanto per ingannare l'attesa, prima o poi troveremo il tempo per caricare le foto ufficiali,  qualche immagine ci vuole per dare l'idea della semplicità e della gioia che ha accompagnato il momento della festa patronale. Molto intensi e partecipati i momenti liturgici, come era ampiamente previsto di meno quelli formativi, un po' ci si poteva coinvolgere meglio in quelli ricreativi, ma intensi nella proposta musicale. Ma come è ampiamente sperimentato i cambiamenti per essere colti nella loro valenza comunitaria hanno bisogno di lunga stabilizzazione, e poi rimane la pesante tara di fondo che a Scalea, come d'altra parte accade ampiamente lungo la costa, di sera ormai non si esce più, per cui non è facile schiodare dalla poltrona e dagli schermi di varia natura che la fanno da padroni nella vita familiare. Siamo quasi alla fine della festa in onore di San Giuseppe, questa sera abbiamo vissuto la gioia della Confermazione e domani, quale ultimo atto vivremo il grande giorno della Prima Comunione, per i ragazzi del secondo turno. Non sarebbe possibile raccontare la gioia e le emozioni, ma anche l'intensità della proposta e del confronto per cui evito, d'altra parte le cose proposte vanno vissute e chi sceglie di non partecipare non ha neanche la capacità di coglierne il valore attraverso il racconto. In realtà sono semplicemente molto stanco, per cui prima mi devo riprendere e poi si ricomincia a narrare ciò che il Signore, in occasione della festa di San Giuseppe, ci ha donato di sperimentare.

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29 aprile - E finalmente i giochi sono fatti  le liste elettorali hanno visto il sole. A Scalea no, perché solo Scalea è collusa tutte le altre amministrazioni sono fatte da cittadini onesti, almeno così dovrebbe essere. Per noi, non parlo tanto per me ma per i cittadini è un periodo di silenzioso purgatorio. Tutto tace o forse semplicemente ci si guarda alle spalle, d'altra parte la storia ci insegna che gli scheletri negli armadi non sono solo quelli che vengono fuori, e adesso di armadi in ogni casa ce ne sono tanti. Per cui si preferisce il silenzio, in questa fase si parka di politica a Scalea solo elle aule di tribunale e quello che ne viene fuori non incoraggia certamente a farsi carico di una situazione che appare incancrenita. Noi continuiamo a pregare e a incoraggiare i laici all'impegno politico e alla costruzione della città, d'altra parte l'arte di stare alla finestra è un atteggiamento comodo, ma non costruisce la speranza né per se, né per gli altri. Anche la latitanza sistematica agli incontri di formazione sociale aiuta a capire, qualora se ne avesse qualche dubbio, che una comunità cristiana che si regge sulla devozione raramente diventa una comunità che si impegna nella testimonianza della fede. Bisogna semplicemente continuare e insistere anche perché la vocazione all'impegno politico e sociale, nonostante le tante devianze di questo o di quello, resta la più alta forma di dedizione all'amore.

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     Ma guardando il panorama generale delle candidature, c'è di che rallegrarsi. Oltre ai tanti carrieristi di professione, in realtà vedo anche qualche notorio deviato morale, ho riscontrato molti candidati cresciuti all'ombra dei campanili, non del Campanile che non ha fatto una bella fine, per cui c'é da sperare che la testimonianza disinteressata dell'amore possa rendersi presente anche negli ambienti amministrativi. Certo la comunità cristiana dovrebbe votare i fratelli e le sorelle nella fede, anche se, per ovvi motivi di onestà politica, non possono promettere loro nulla in cambio. Ad essere sincero una certa coerenza la si riscontra nella composizione delle liste, la rappresentanza che io colgo come proveniente dalle parrocchie appartiene sempre alla quota rosa, insomma sono tutte donne. Il che corrisponde alla realtà, infatti le nostre parrocchie sono quasi tutte impostate al femminile. Alcune drammatizzando, altre cantando, altre ancora catechizzando e adesso eccole lì alla prova della costruzione cristiana della città. Cerchiamo di non lasciarle sole, è già capitato anche a Gesù che nel momento della prova sia stato abbandonato, dovrebbe bastare Lui per la nostra salvezza. Da parte mia una preghiera costante e una sincera ammirazione per la preziosa dedizione al bene comune delle nostre comunità e del territorio.

     Una bella giornata primaverile, il sole riemerge dopo alcuni giorni di benedizione da cielo, anche questa notte non male in quanto a pioggia, ma sembra che per adesso dovrebbe bastare. Certamente ci aiuterà a vivere questo giorno con vigore e gioia grande, d'altra parte le occasioni non mancheranno. Le vivremo adombrati dalla presenza discreta e taciturna di San Giuseppe. Ma vi posso garantire che sarà una giornata indimenticabile. Ma Don Cono ce ne sono giornate da dimenticare? Certamente no, tutto è da Dio e tutto conduce a Dio, anche i momenti percepiti negativi per cui andiamo avanti sempre con entusiasmo, animati dalla speranza che ci deriva dalla Croce di Cristo che ha salvato anche noi dalla disperazione e dalla morte eterna. 

28 aprile - Ancora un appuntamento che si rende più immediato, forse è un po' tutto fuori misura, ma alcune volte è l'unico modo di conseguire dei risultati, anche per questo la festa in onore di San Giuseppe si caratterizza per la semplicità dell'apparato esteriore e per la volontà di restituire maggiore attenzione all'incontro tra le persone. Ma tutto questo viene capito? Non necessariamente, ma se vogliano non è neanche importante farlo capire, ciò che conta è far vivere in modo diverso quello che il Signore comunque ci dona di celebrare: il suo protagonismo nella storia della comunità cristiana di Scalea. Ritengo non sia pensabile la non comprensione che ciò che celebriamo è sempre e solo la gloria di Dio, certo, noi poniamo al centro dell'attenzione la figura di San Giuseppe nell'atteggiamento che gli è stato più connaturale, mentre lavora il legno. Poi abbiamo imparato che in realtà la parola ingloba anche altre forme di laboriosità, per cui dal titolo di falegname si è passati a quello di artigiano. Ma la sostanza non dovrebbe cambiare molto, Giuseppe resta comunque un uomo della Galilea che ha vissuto valorizzando le capacità lavorative e in questo modo ha portato avanti la sua famiglia che era composta da Maria, che lui aveva accolta come moglie in ossequio alla volontà di Dio e Gesù, manifestazione della salvezza di Dio per ogni uomo, il quale divenne artigiano come lui e con lui viveva le sue giornate lavorando.

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     In realtà, come spesso accade negli scritti antichi, abbiamo diverse tradizioni legate alla figura di Giuseppe. La più antica, quella più accreditata in tante opere d'arte fino a qualche anno fa, lo vede padre vedovo di più figli dei quali i Vangeli ci comunicano anche i nomi, che prende con se Maria come sua sposa proprio per accudire la numerosa prole. Ai nostri tempi sembra più seguita quella che ne fa un giovane in cerca di moglie, e come ogni bravo giovane ebreo si fidanza con Maria, è durante questo periodo che scopre la maternità e ritiene perciò di doverla ripudiare. Quale dobbiamo assumere come più verosimile, personalmente sono per la tradizione classica, ma comunque non ha grande rilevanza la possibile alternativa, di certo ha sempre lavorato e anche duramente, mantenendo così in modo sufficientemente dignitoso la vita della famiglia di cui era il patriarca. Aveva una bottega/laboratorio, probabilmente anche dei garzoni che andavano per imparare e il lavoro non doveva mancare, vista la vicinanza di centri cittadini abbastanza importanti nelle vicinanze. Quale insegnamento ne dobbiamo trarre, semplicemente dobbiamo lavorare per fare in modo che grazie al nostro impegno le nostre famiglie possano crescere nella gioia della vita comune e nella dignità di cui ha diritto ogni persona che il Signore dona alla vita.

     Quest'anno abbiamo pensato, ma chi lo ha pensato? Mi era sembrato che se ne fosse parlato in Consiglio pastorale, con l'approvazione delle linee di fondo, ma vedo che molti non partecipano neanche alla Novena per cui forse ci sarà stato qualche fraintendimento. Anche le tematiche di approfondimento sociale erano state delineate per una comprensione più intensa dell'anno sociale che la diocesi sta vivendo, ma anche su questo sembra prevalere uno stile distratto e allora che cosa viene colto come un bene per la comunità? Per alcuni la preghiera della novena e questo deve bastare, per altri qualche apparizione occasionale a seconda degli impegni personali. Non dobbiamo perciò stupirci se la gente ci guarda con stupore quando parliamo di vita di comunità nella presunzione di essere per loro dei modelli da seguire. Dobbiamo ammettere che da troppo tempo la vita delle parrocchie a Scalea viene colta con la vita celebrativa dalla gran parte della comunità cristiana, per quale motivo vige questa visione storicizzata che trascura totalmente gli insegnamenti della Chiesa del dopo Concilio? Ignoranza degli orientamenti pastorali? Pigrizia pastorale dei responsabili? Carrierismo di facciata? Recita Papa Francesco, che a parole piace a tutti ma poi nei fatti, forse è la mondanità Spirituale che non fa emergere l'autenticità della conversione a Cristo mettendo sempre in primo piano se stessi, il proprio modo di vedere, il porsi sempre davanti a tutti.

     Ma io vi chiedo, dobbiamo proprio rovinarci la festa? Non ne vale proprio la pena per cui si va avanti con gioia e con serenità, si va alla ricerca di autenticità cristiana in coloro che ne sono capaci e si vive la misericordia di Dio per coloro che possono averne bisogno. é una fase storica nella quale il relativismo di cui ha tanto parlato Benedetto XVI è fortemente presente anche nella Chiesa, per cui assolutizzare una esperienza è una azione criminale che conduce solo alla comprensione morta della fede. Il nostro tempo esige una pazienza forte e una testimonianza coraggiosa orientata alla mortificazione di se e all'emancipazione degli altri. Ma soprattutto alla comprensione gioiosa della propria appartenenza a Cristo come il bene supremo a cui tendere e al quale orientare la propria e l'altrui esistenza. Le tante attività e iniziative formative hanno certamente una loro rilevanza, pretendere che gli altri le

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comprendano sa dell'assurdo, ma vivendo una fase transitoria necessariamente hanno bisogno di una stabilizzazione che oggi nessuno riesce a garantire nella pastorale parrocchiale. Il rischio rimane sempre quello della frammentazione e del personalismo. Comunque è opportuno continuare in atteggiamento profetico, cogliendo la delicatezza dell'azione di Dio che si manifesta in tutti, è importante crescere nella sensibilità e vivere la sensibilità.

     Quanto pianto c'è stato oggi nel mondo, quanta violenza, quanto amore, quanta gioia? Di ogni cosa tanto, e noi siamo una piccola porzione di questo tanto, eppure dobbiamo leggerci nella preziosità che il Signore ha riposto in noi, per cui occorre vivere come un tutto necessario e inutile perché il Signore possa realizzare pienamente il suo progetto di amore. Anche a Scalea i problemi esistenziali sono tanti, ma sono ancora di più quelli legati alla mancata fraternità, alla non gratuità, alla mancanza di entusiasmo per il domani. Come vedete San Giuseppe ha molto da insegnare anche a noi, certamente vivere sotto la dominazione romana non doveva essere facile neanche per lui, però si è dato da fare per permettere alla sua famiglia di sopravvivere nelle difficoltà di ogni giorno, mantenendosi un uomo di preghiera e di profonda vita spirituale. Forse questa è una carenza molto diffusa che non dobbiamo trascurare, quella di restituire i nostri uomini alla ricerca sincere dell'incontro con Dio e alla vita di comunità, non solo in occasione delle feste, che comunque è già un bene. Ma gli uomini devono riscoprire la gioia di essere i depositari della vita di fede e devono impegnarsi a trasmetterla con l'esempio di coerenza cristiana ai propri figli. Per questo non c'é niente di meglio che andare alla Lintiscita e stare un po' insieme ai fratelli e alle sorelle che vi abitano, forse a pensarci bene ci si poteva arrivare con la processione, ma pazienza sarà per l'anno prossimo, a Dio piacendo.

27aprile -  Per chiudere una giornata così intensa non c'è nulla di meglio di un bel paninazzo rurale, ma mi sono dovuto accontentare di una triste controfigura che non merita assolutamente una citazione. Sono gli imprevisti legati alla stanchezza con la quale stento sempre fatica a fare i conti. Abbiamo iniziato presto questa mattina leggermente elettrificati, ho perfino confessato in attesa del confessore ufficiale della parrocchia. Insomma tutto era particolarmente pronto per la grande giornata dello Spirito. E' stata una giornata incredibilmente lunga e intensa, anche la partecipazione ha avuto dell'incredibile, la comunità ha corrisposto pienamente, nonostante la concomitante beatificazione dei Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, all'arrivo del suo Pastore ed ha onorato con una partecipazione molto attiva la Celebrazione della Confermazione. Dalle prime apparizioni mi sono reso conto che quest'anno torna un abito molto succinto in versione femminile per cui ritengo che ne vedremo delle belle, anche perché non tutte hanno il senso della misura. Comunque la liturgia come sempre è scivolata molto sobria e anche bella, coinvolgente nonostante ci sia stato veramente poco tempo nel prepararla in modo adeguato. Ma quando c'é in ballo lo Spirito Santo è meglio far fare a Lui che è più creativo di noi. Anche Mons. Vescovo è stato particolarmente brillante e rilassato, insomma la liturgia ha vissuto sostanzialmente i ritmi ordinari.

     Alla fine serpeggiava una bella gioiosità, anche se c'è gente che dovendo fare degli esami ha stentato a cogliere pienamente la gioia che il signore ci ha

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voluto donare ancora una volta. Meno male che c'é Simona in perfetto stile relax che incoraggia a guardare con serenità al futuro pieno di vita. Speso solo che non la chiudano in cucina al lido altrimenti sarà difficile arrivare all'appuntamento della vita. E Roma, neanche per l'anticamera del cervello, e non deve sembrare un atto di irriverenza semplicemente la mattinata è stata troppo bella di vivere in diretta comunitaria per cui è assolutamente mancato il tempo della diretta televisiva. Come ripeto spesso è opportuno onorare le persone mentre sono in vita, poi nell'appartenenza a Dio tutto diventa diverso e proprio per questo anche gli eventuali onori che vengono tributati lasciano il tempo che trovano, ciò che conta è che la loro vita sia stata una perenne lode al Signore. Si, lo so, molti ricordi e molte emozioni che sono stabilmente riposte nel mio cuore, ma proprio per questo ne ha a sufficienza per essere riconoscente al Signore per tutto quanto mi ha donato con questi due Papi.

     Breve e necessario riposo, stavolta è stato vissuto con serenità, poi veloce caffè al tavole delle marescialle di ferro e ritorno in parrocchia per la ripresa pomeridiana. Pubblicazioni matrimoniali, attestati di idoneità ai sacramenti, preparazione della liturgia vespertina e via, si riparte con il Santo Rosario alla Vergine Santa poi la Novena a San Giuseppe e celebrazione dell'Eucaristia. Finita qui? Neanche per sogno, anche stasera momento di spettacolo sono in scena un gruppo di giovani, Le sette note del Sacro Cuore di Marcellina,  che ci donano un po' di serenità musicale di cui assaporiamo pienamente le note in una atmosfera che ci parla sei secoli andati ma, per chi ci riesce, oggi parla anche al nostro cuore. Mi arrivano inviti da ogni parte, anche se leggermente estemporanei, ma l'età mi consiglia di essere prudente per cui concedo tutti con sincera educazione e mi incammino verso la pace serotina della solitaria immersione nei pensieri. A proposito, buona notte anche a chi fa fatica a trovare pace, in previsione degli impegni universitari del domani.  

26 aprile - Una giornata scivolata senza neanche vederla, se mi chiedete che cosa ho fatto non saprei neanche rispondervi, di sicuro non ho respirato granché. Ma che cosa ho fatto?  Tutto ha avuto inizio con lì'aggiornamento del sito, il nuovo calendario liturgico settimanale e ogni volte ne esce una nuova. Poi sono andato al Santa Caterina per la benedizione di uno Stage di danza, bello spettacolo, come anche è stato bello il momento vissuto in un silenzio incredibile dato l'uditorio molto variegato e dinamico. Poi tutta la mattinata è trascorsa da un incontro all'altro, da una confessione all'altra, poi le pubblicazioni matrimoniali, alcuni nulla osta di battezzati fantasma e poi tante telefonate incredibilmente dolci e affettuose. Così siamo arrivati alle dodici, pranzo frugale a base di insalata e affini, vana la speranza di poter riposare eppure i presupposti c'erano tutti, ma niente da fare e allora, mi sono detto, tante vale fare una verifica del percorso della processione. Detto fatto  ne  trascrivo per sommi capi l'itinerario:  via Plinio il Vecchio, via Fiume Lao, Crocevia Quattrostrade, via Piave, Larghetto San Francesco, via Mulino, via Necco, via Lauro, via Mulino, via Pitagora, via Togliatti, piazza Garibaldi, viale I Maggio, via Lauro, via dello Stadio, via A. Pepe, via Sturzo. In tutto sette chilometri da vivere con gioia accompagnando la statua di San Giuseppe, soprattutto nell'area rurale della comunità parrocchiale. Serve anche a far conoscere questa zona della parrocchia a San Giuseppe che forse la conosce poco, d'altra parte non ce l'hanno mai portato.

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     Poi inizia il tormentone della celebrazione di Prima Comunione tutto particolarmente bello ed entusiasmante, anche se leggermente stanco ho avuto modo ancora una volta di assaporare la gioia che la comunità riesce a trasmettere nel suo partecipare alla vita liturgica della parrocchia. E poi c'erano i bambini e tanto basta per restituire gioiosità piena ad ogni appuntamento. A conclusione abbiamo celebrato un momento battesimale in compagnia di Gabriela Arcangela un nome leggermente complesso, ma ognuno ha i suoi gusti e la pargoletta ha avuto la bontà di mantenersi addormentata per tutta la celebrazione, poi alla fine ha aperto i suoi occhioni e ci ha rischiarato di una luminosità di immenso che, ritengo, farà innamorare tanti bravi giovani fra qualche anno. Tanto per chiudere la giornata incontro di staff di Comunità Capi scout, nulla di particolarmente impegnativo, ma come sempre si tratta dei bizantinismi relazionali, per cui tutto si articola in modo complesso. Una giornata incredibile, da incorniciare ma è troppo bella per cui non si può fare altro che sognarla come possibile da ripetere, intanto abbiamo avuto la gioia di poterla vivere.

25 aprile - La festa di San Marco ci riporta alle origini della predicazione del Vangelo, questo evangelista ci ha trasmetto la catechesi si Gesù dell'apostolo Pietro. Rimane per questo uno degli autori più autorevoli del Nuovo Testamento, forse anche per questo, gli altri evangelisti Matteo e Luca, oltre a trasmetterci materiale proprio, attinto da varie fonti a loro disposizione, hanno ritenuto necessario trasmettere tutto quanto era contenuto in questo Vangelo. La figura di Marco è tratteggiata in diversi momenti della vita della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, a casa della sua famiglia si ritrovava un gruppo di preghiera ed è verso quella casa che Pietro, liberato dalla prigione, orienta i suoi passi. Poi lo troviamo insieme a Barnaba e a Paolo nel viaggio missionario per l'evangelizzazione di Cipro. Ci viene detto da Luca che per un dissidio con Paolo se ne torna a Gerusalemme. Poi riprende il suo cammino con il solo Barnaba in un successivo viaggio a Cipro. Lo troviamo ancora con Palo in alcuni momenti dei suoi viaggi e infine diventa compagno di Pietro nel suo cammino di evangelizzazione che lo porta a Roma. Poi le informazioni non appartengono più ai libri ufficiali, molti dicono che prese la vi dell'Egitto dove viene venerato quale fondatore della comunità cristiana Copta.

     Insomma un anonimo cittadino di Gerusalemme che diventa depositario delle tradizioni più antiche della fede e dell'avventura missionaria della Chiesa antica. In realtà si potrebbero aggiungere anche altre tradizioni di tradizione gnostica ma preferisco fermarmi, qui per evitare ulteriori disorientamenti, soprattutto in coloro che hanno una fede vacillante e non sempre hanno poi la capacità o la volontà di darle stabilità. Ma come mai la nostra Diocesi è dedicata a San Marco? Secondo la prassi della tradizione antica, ogni comunità cristiana doveva poter vantare la fondazione apostolica, ed ecco che alla tradizione della fondazione paolina della Chiesa di Reggio Calabria si è aggiunta la fondazione di tradizione petrina di tutte le comunità cristiane direttamente soggette alla Santa Sede. Sono cose un po' difficili da capire oggi, ma siamo nel Medio Evo e alcune cose si facevano con malcelata serietà, per cui chi si reca in pellegrinaggio in quel di San Marco potrà anche dissetarsi a una fonte dove, secondo questa tradizione, si  era dissetato San Pietro nel suo cammino missionario di evangelizzazione  della terra del Brutium.

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     Intanto il tempo della Novena prosegue con serenità, anche e soprattutto grazie alla preziosa disponibilità dei Catechisti che si sobbarcano il pesante lavoro della preparazione ai sacramenti che esige veramente tanta pazienza, ma anche un buona maturità liturgica. Insomma sono sereno perché c'è mi dona di poterlo essere. Oggi abbiamo avuto il ritiro dei ragazzi Confermazione, un venticinquesimo, un battesimo, una liturgia esequiale, la novena e contemporaneamente la preparazione della liturgia di Sabato prossimo per la Confermazione, le Confessioni dei ritardatari, la preparazione di tutto ciò che occorre per la liturgia di domani sera, infine il concerto dei fiati. Insomma tutto questo è possibile solo se ci sono persone che operano con responsabilità e autonomia. Ma la cosa più bella sapete qual'é, si stanno già preparando i loro degni sostituti, preparati e incoraggiati da loro stessi, insomma un ricambio generazionale che immetterà nuova energia nella vita e nella proposta educativa della comunità. Io non devo fare altro che guardarli magari anche da lontano, tanto per capire se stanno camminando o vanno incespicando, ma fino ad oggi tutto procede per come il Signore ci dona. La cosa positiva è che non vivono dei ritmi mozzafiato, insomma riescono a stare loro dietro senza troppo affanno, ma non penso sia per merito mio, forse lo fanno per il rispetto dovuto ai miei capelli bianchi.

     Si lo so, ci vorrà del tempo, i giovani devono maturare, gli adulti devono essere convinti dell'opportunità di scomodarsi per il bene della comunità e poi ci sono tanti pigroni che bazzicano la vita di comunità senza cogliere la gioia di sostenerla per come è possibile, i dirigenti di cui ho parlato altre volte ma ormai in via di estinzione o comunque tutelati in aree protette,insomma ci sono semplicemente i problemi di ogni gruppo più o meno organizzato che va sempre stimolato ed educato alla fiducia in se stessi e negli altri. E poi la cosa più importante da imparare è quella di camminare passo dopo passo, senza avere fretta di conseguire traguardi che oltretutto non sono nostri ma dl Signore, noi siamo sempre limitati, per cui operiamo per come ci chiede e fin quanto ci dona. I giorni scorrono nella preghiera con semplicità e gioia, proprio per come deve vivere la comunità dei figli di Dio, senza troppi fronzoli né sfaccettature ma con l'unico obbiettivo di stare bene insieme con Gesù. D'altra parte è proprio Lui che ci chiede di stare insieme, per cui deve anche preoccuparsi che ci riesca di farlo per come Lui vuole. Per fare questo non c'é bisogno di comitati che organizzino festeggiamenti ma di fedeli che si impegnano a vivere la preghiera e a trasmettere agli altri la gioia che ne deriva.

     La partecipazione alla Novena va crescendo, diciamo che dei trapiantati si va stabilizzando qualche giuseppiano, anche se sarebbe contro natura pensare che si possa realizzare una stabilità affettiva in tempi brevi, ma intanto qualcuno in più si sforza. Per quanto riguarda i vari momenti di animazione aggregativa, ritengo che i tempi siano molto più lunghi anche perché non si è educati a stare insieme per la gioia di stare insieme, insomma se ci sono cose da fare qualcuno in più si aggrega, se ci si incontra per vivere e far vivere la comunità si fa più fatica. Nulla di particolarmente innovativo occorre semplicemente spingere ad uscire, questa è un'altra remora della vita di comunità, si è diventati troppo pantofolai. La sera si esce generalmente poco,  in caso di coprifuoco ritengo che ce ne accorgeremmo in pochi. Be, d'altra parte anche ai tempi di Gesù penso che la vita notturna lasciasse molto a

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desiderare, probabilmente circolavano solo gli zeloti per organizzare il malaffare del tempo. Domani si comincia con la scuola di danza al Santa Caterina, centinaia di ragazzi che si esprimono attraverso il corpo che si libera in potenzialità inesprimibili. Gli organizzatori mi hanno chiesto una benedizione, è accaduto già lo scorso anno e allora mi accorsi che nel benedizionale della Chiesa non è prevista alcuna benedizione per queste attività, ma per domani mi sono organizzato e se non mi commuovo, come mi capita spesso quando vedo tanti giovani tutti insieme, sarà certamente un bel momento di fraternità spirituale.

     E' inutile ripeterci che i ragazzi sono troppo bravi, forse sulla preghiera lasciano un poco a desiderare, qualcuno direbbe magari qualcosa in più di un poco ma per quanto riguarda il canto, la danza, il calcio e via a seguire sembra di stare in televisione insomma sono tutti da ribalta scenica. Ma allora perché li percepiamo lontani dall'incontro con Gesù, forse è perché noi vediamo l'incontro con Gesù nella dinamica del settecento, tutto mani giunte, devozioni e processioni. Alcune volte stentiamo a coglierlo presente nella loro gioia di sentirsi vivi e protagonisti della loro storia mentre danzano, cantano, giocano, scherzano insomma quando vivono le emozioni della loro età. E' proprio vero abbiamo proprio tanto da imparare, ma vogliamo veramente imparare? Io ancora mi sforzo e vi posso garantire che non ci si annoia, qualcuno dice che aiuta anche la memoria uscire dai parametri che ci si impone obbliga il cervello a categorizzare altre forme di analisi. Non posso che ringraziare il Signore per questo giorno veramente di grazia che mi ha donato di poter condividere con tutti voi. Chiudendo non posso non ricordare la gioia di aver incontrato Assunta, la reginetta della piazza al Casale, che certamente non appartiene alla vita della nostra comunità ma è sempre presente nel mio cuore di padre.  

22 aprile - E così, si va ad iniziare questo nuovo percorso di approfondimento della fede adombrati dalla presenza e dall'intercessione di San Giuseppe Lavoratore, siamo ancora immersi nella gioia della Pasqua, però il cammino della novena ci chiede di spostare leggermente la nostra attenzione restituendo il protagonismo necessario a colui che ha sostenuto e accompagnato per molti anni  la vita terrena di Gesù. San Giuseppe rimane una figura misterica, rappresenta il classico giusto del Signore, anonimo in se stesso, totalmente dedito all'opera di Dio ed è questa dedizione che lo rende prezioso agli occhi di Dio. Ma di San Giuseppe la nostra parrocchia sposa un atteggiamento particolare che è quello del suo impegno lavorativo, anche per questo la parrocchia vivrà questo periodo riflettendo le varie situazioni lavorative che ne caratterizzano il presente. Borgo marinaro nel suo dna originario, Scalea diventa un enorme cantiere negli anni settanta, ed è proprio in questa fase che nasce la nostra parrocchia, anche per questo la scelta del titolo diventa obbligata. Oggi la situazione è ancora una volta cambiata, per cui alla generale situazione giovanile di disoccupazione, oggi la principale risorsa del territorio sembra essere l'attività balneare. Purtroppo non è opportuno trascurare neanche le tante attività della devianza legale di cui man mano prendiamo coscienza con lo sviluppo del processo alle nostre istituzioni civili. Insomma non mancano le opportunità di elevare preghiere intense al nostro patrono, per cui spero che la comunità non venga meno al suo impegno di onorarlo e di imitarlo.

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     Giornata serena di contorta primavera, tutto si svolge con tranquillità, si prepara il tronetto per San Giuseppe, ci si incammina tra molte telefonate verso il centro diocesi, dopo un lungo momento di terrorismo economico che ha meritato tanta disponibilità all'ascolto ma poca capacità di sostegno, si percepisce qualche voce dall'oltre tomba, ma anche lì tutto molto tranquillo per cui il resto della mattinata passa nello scambio dei dovuti auguri pasquali, si rientra senza alcuna ansia rileggendo nel territorio le varie situazioni difficili che meritano tanta preghiera anche perché non sempre si riesce a fare molto di più. Il pomeriggio trascorre con i pargoletti dell'Accoglienza per cui grandi sorrisi e gioiosità, perfino i catechisti sono rilassati, sarà il dopo Pasqua a generare uno spirito di particolare euforia. A dirla tutta mi sono sembrati troppo rilassati, qui gatta ci cova. Infine si va a iniziare la Novena, senza particolare enfasi come si conviene a una comunità di trapiantati, ritengo di poter affermare con spirito di verità che questa ricorrenza non smuove dal torpore spirituale che contraddistingue questa porzione del popolo di Dio. D'altre parte ciascuno ha dentro di se le devozioni della propria infanzia per sui San Giuseppe Lavoratore farà molta fatica a trovare lo spazio necessario, per poter smuovere dai ritmi ordinari la vita dei battezzati e convincerli a orientare verso la Chiesa i propri passi.

     Nulla di particolarmente innovativo, per cui si canta e si prega non gioia, si incoraggia a comprendere il senso della novena di quest'anno senza la presunzione di essere compresi nella bontà delle scelte, ma con il convincimento che questa è la via che il Signore ci indica per il bene della comunità. Ritengo che tutto sarà particolarmente bello da vivere, per cui devo solo cercare di non stancarmi troppo nelle tante iniziative programmate. Si cerca come sempre di fare spazio ai giovani e ai ragazzi, l'animazione delle varie serate ai diversi gruppi musicali non ha altra presunzione di far capire ai giovani che non sono dimenticati e che nella Chiesa c'è sempre spazio anche per loro, per le loro capacità, per la loro creatività per la loro gioia di esserci. E, poiché siamo felici che loro ci siano, ci sforziamo di dare loro il maggiore spazio possibile. In realtà sul fronte educativo, da intendere ad ampio respiro, ogni tanto emerge qualche presunzione fuori le righe, per cui si è costantemente obbligati a intervenire in modo correttivo. Un po' dispiace, ma purtroppo sembra che nella assolutezza dei propri atteggiamenti non sempre lineari, non si riesca a correggersi se non con degli interventi dall'alto.

     Nell'immagine di San Giuseppe, che viene onorata nella nostra chiesa parrocchiale, il padre putativo di Gesù ci viene presentata come un bravo altoatesino nel suo abito di lavoro feriale. Forse anche per questo non gode di grande familiarità nella vita spirituale della comunità, magari mettendogli accanto un bel bimbetto mediterraneo correrebbe il rischio di rappresentare meglio il ramo lavorativo della famiglia di Nazareth, ma per adesso non si riesce a studiare qualcosa che possa renderlo più immediatamente comunicativo e spendibile dal punto di vista spirituale. Per ogni cosa c'é bisogno di tempo, ma in questo caso sarà leggermente più difficile perché è come accogliere uno straniero in casa propria. Per giunta è uno straniero che proviene da una regione leggermente distante da quella del Santo di cui parliamo, per cui vi lascio immaginare quale sforzo si deve vivere, al di là di tutta la carità cristiana che pure  è presente nella comunità, per farlo diventare uno di famiglia. Tanto per rilassarsi un poco, si scherza e si guarda avanti con

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fiducia. D'altra parte il Signore ci dona di vivere giorni particolarmente contrassegnati dalla Sua presenza e dalla Sua Grazia nella celebrazione dei Sacramenti di Iniziazione cristiana per cui non possiamo che prepararci a godere delle Sua benevolenza  che benedice la nostra comunità incessantemente.

21 aprile - E' così siamo arrivati al dopo Pasqua con tutto ciò che ne consegue, avendo fatto esperienza di resurrezione, l'impegno è quello di aiutare gli altri a comprenderne pienamente il significato. Ho iniziato la giornata con una celebrazione in suffragio dei miei genitori in occasione del ritorno alla Casa del Padre del mio papà, la data è il diciannove, ma era il Sabato Santo per cui ho pensato di poter riprendere le celebrazioni ordinarie con il sostenere il loro incontro con la misericordia di Dio.  Poi la mattinata è scivolata mettendo in ordine l'aula liturgica per accogliere le celebrazioni in onore di San Giuseppe Lavoratore. Abbiamo anche avuto modo di accogliere tanti turisti che si sono accompagnati nella preghiera e nella visita alla Chiesa al Lunedì dell'Angelo, anche se è da tutti conosciuto, vissuto e denominato come Pasquetta. Nel pomeriggio, con le mie due sorelle, mi sono incamminato verso Sicilì dove sono state celebrate le esequie di mio zio Gerardo, il parroco mi ha dato la possibilità di presiedere la celebrazione,  così ho avuto modo di esprimere la mia grande ammirazione verso una persona che per molti anni è stato il mio tutore nella fase della crescita adolescenziale.

     Allora anche lui era molto giovane, non ancora sposato per cui mi era di sostegno nelle prime rivendicazioni di autonomia domestica, visto che anche lui era parte integrante della nostra famiglia allargata. Come sempre molte cose non si possono dire, però non ho mancato di rimarcare la sua piena disponibilità a vivere la gioia della fede, anche quando le situazioni della vita avrebbero consigliato degli atteggiamenti diversi. E' stata anche una occasione per salutare le altre zie, che rendono presenti gli affetti familiari dell'infanzia, ho anche incontrato dopo molto tempo i suoi figli, sui quali non esprimo niente anche perché purtroppo i figli esigono sempre il sostegno dei genitori anche quando i genitori avrebbero bisogno del sostegno dei figli per vivere più sereni. Ma così va il mondo e allora lasciamo riposare in pace i defunti e guardiamo avanti con la fiducia che ci deriva dalla certezza che è il Signore a guidare la storia dell'uomo. Ogni tanto arrivava qualche messaggio, che aveva la presunzione di richiamarmi agli impregni parrocchiali e diocesani, d'altra parte non era facile pensare che il giorno della Pasquetta, invece di vivere rilassato mi trovavo impegnato sul fronte degli affetti familiari.

     Mi ripresento abbastanza riposato dopo le disarticolazioni temporali legate ai ritmi delle liturgie pasquali, non sempre tutto corrisponde alle attese, anche se alcune volte trascendono le attese, e questo non suscita particolare scalpore, tutto cambia quando il livello è inferiore alle attese e allora si cerca di capire, anche se non sempre si riesce ad analizzare la realtà dei fatti con puntualità, per cui tante domande rimangono inevase. Bisogna saper accettare il responso dell'assemblea con serenità e gioia. Come sempre parte della comunità parrocchiale vive in modo disarticolato la sua partecipazione alle celebrazioni pasquali. I tre ambiti di distrazione sono rappresentati per alcuni dal senso di appartenenza storica alla Chiesa Madre del Carmine, per altri dalla presenza nel territorio della parrocchia della Rettoria della SS. Trinità che non

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dovrebbe celebrare i riti del triduo pasquale non essendo parrocchia,  per il terzo gruppo, quello più stabile e il loro ritorno alle comunità originarie di appartenenza, provenendo da paesi diversi. Per alcuni aspetti e in alcuni momenti è una benedizione in altri momenti, se perpetuata con continuità può anche diventate una slabratura deviante e impoverente il senso di appartenenza alla comunità e il loro coinvolgimento stabile alla vita di comunità.

     Siamo agli inizi di una fase nuova della vita di comunità, per cui non si può pensare di poter cambiare tutto e subito, però è importante aiutare gli addetti ai lavori a capire che se non tutto procede per come dovrebbe il motivo non è il caso, ma dipende dal fatto che molti sono stati diseducati, in questo momento così intenso dell'anno liturgico, a sentirsi parte della propria parrocchia. Il resto viene da se, quello della luna di primavera è storicamente da sempre un periodo nomadico, per cui non deve stupire se le persone vivono in modo variegato la loro partecipazione alla vita di comunità. Dicevo che in alcuni momenti ho avuto motivo di dire meno male, anche perché il luogo di culto avrebbe veramente fatto fatica ad accogliere i fedeli.

     Domani inizia questo nuovo tempo di grazia e di festa della comunità parrocchiale. E' stato programmato come un lungo itinerario caratterizzato dai momenti di gioia della Prima Comunione e della Confermazione con tutto ciò che ruota attorno e che genera di festoso la celebrazione di queste manifestazioni sacramentali. E' probabile che l'impostazione della Novena e della Festa non mancherà di creare malessere in qualche mente antichizzata fuori misura, ma per questo anno tutto è stabilito nella dinamica dell'essezializzazione delle manifestazioni esteriori privilegiando in tutto la vita di comunità e le attività spirituali. Come ho detto la nostra è una parrocchia che non ha bisogno di distrazioni inutili, ma di aggregazione per cui tutto deve essere orientato ala gioia dello stare insieme, valorizzando per quanto è possibile gli ambienti di lavoro che caratterizzano la vita della nostra comunità e che, nella realtà di oggi, rappresentano i veicoli di risorsa spirituale e sociale del territorio e della popolazione che lo abita. Sarà una formula vincente, può anche essere una proposta fallimentare, però intanto proviamo a spostare l'attenzione dal chi viene a cantare o da chi fa i fuochi pirotecnici,  al come operare cristianamente per costruire la speranza a Scalea.

     Lo so' altri preparano le feste in modo diverso, ma ognuno con la propria maturità e coscienza di quello che il Signore affida per il bene delle anime. Avendo comunque la certezza che  l'impegno che viene portato avanti, nella diversità dei modi e della programmazione, non ha nulla di interesse personale ma viene sempre espresso come lode al Signore. Io penso che sarà un periodo lungo di momenti sempre più belli animati dalla grazia di Dio, la speranza è che non ci annoi di essere così felici per tutto quello che il Signore non mancherà di donarci di vivere in onore di San Giuseppe. Come vedete la quotidianità non è certamente monotonia, ma d'altra parte la vita in Dio non è mai monotona se ci lasciamo guidare dalla Sua volontà di essere la vera novità della nostra vita.

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20 aprile - Camminiamo alla luce del Cero acceso al fuoco nuovo nella notte di Pasqua, è questa luminosità che deve rischiarare in modo nuovo il cuore dei fedeli e alimentare la fede in Gesù Cristo. Non sempre se ne comprende il significato di segno di risurrezione anche per questo abbondano le statue raffiguranti Gesù Risorto, che normalmente sono molto più vistose del Certo pasquale, che vengono intronizzate con rappresentazioni sceniche più o meno ammiccanti e ampiamente incensate.

Mentre la luce del Cristo Risorto che è liturgicamente simboleggiata dal Cero pasquale non sempre riesce a bucare lo schermo dell'aula liturgica e tante volte lo si deve cercare in sagrestia dietro qualche mobile, altre volte c'é ma è come se non ci fosse, non lo nota nessuno. Inoltre in molte Chiese il Certo è sempre lo stesso, di plastica per cui viene riciclato stabilmente, d'altra parte perché spendere se non si è consumato.

Grazie al mondo mediatico si può gustare una ampia carrellata delle rappresentazioni della Settimana Santa, e purtroppo si gareggia a trasmettere le cose più strane. La domanda che semplicemente può sgorgare dal cuore dei fedeli  più attenti alla vita liturgica, è: ma perché nel meridione, perché è solo la noi che si perpetuano questi canovacci teatrali di tradizione spagnola, non si propone semplicemente quanto la Chiesa chiede di vivere?

Mentre all'interno della Chiesa stessa  si gareggia a proporre,  nel 2014, rappresentazione che sembrano uscire da musei settecenteschi, e vengono presentati come la grande novità di liberazione per l'uomo del nostro tempo. Il futuro sembra mistificato dall'esigenza di dover accontentare questa o quella tradizione popolare, oltretutto arricchita di elementi sempre nuovi tanto per non far decadere l'interesse per la rappresentazione.

E' come se all'improvviso, nel cuore dell'anno liturgico che è la Pasqua, la Chiesa non corrispondesse più alla sua vocazione di essere proposto di incontro con Gesù e diventasse un luogo di rievocazione di quanto appartiene alle tradizioni del popolo. Sono molte le giustificazioni utilizzate per avvallare questi atteggiamenti che troppo spesso si colorano di narcisismo e di protagonismo di

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gruppi  che non sempre hanno molto a che veder con la vita formativa della Comunità.

In tutto questo anche Gesù corre il rischio di diventare una comparsa, da utilizzare a proprio piacimento. C'è di buono che ancora non si è riusciti a rappresentare in modo credibile la resurrezione, altrimenti chissà che cosa ne verrebbe fuori pur di superare gli altri con gli effetti speciali. Ma di rappresentazioni della passione se ne propongono decine e decine tutte particolarmente curate, nella quali alche il sacerdote ha un ruolo che non deve prevaricare altrimenti la manifestazione non riesce, non ha l'effetto dovuto.

Si potrebbe continuare, ma non ne vale la pena anche perché normalmente questo spazio non lo utilizzo per i pensieri espressi in libertà ma per le riflessioni sulla Parola della Domenica. Ma poiché ero troppo stanco per una riflessione sulle tante emozioni che l'incontro con Gesù risorto avrebbe meritato mi sono attardato su queste considerazioni, che lasciano il tempo che trovano, anche perché di osti che servono vino per come piace agli avventori se ne trovano dappertutto.

Si spera sempre di diventare adulti nella fede, ma poi ti guardi attorno e ti rendi conto che sono proprio i più adulti e coinvolgersi in atteggiamenti che con la fede non hanno molto da condividere, e allora? Allora niente, non si deve fare altro che proseguire per come la Chiesa insegna, camminando umilmente dietro a Gesù, anche se già sei cosciente che chi verrà dopo di te, azzererà tutto per compiacere al popolo, non si comprende sempre per quale motivo anche perché almeno dalle nostre parti, su queste cose non ci sono mai state rivolte popolari.

Comunque il Signore ci ha donato di vivere una bellissima Pasqua, ma di questo ne parlerò appena avrò un po' più di tempo da dedicare alle riflessioni pastorali e liturgiche. Sento però il dovere di ringraziare il Signore per la pazienza che continua a mostrare nei nostri confronti e avverto l'esigenza di ringraziare anche i tanti collaboratori che instancabilmente operano perché il progetto della Nuova Evangelizzazione  della comunità prosegua in modo lineare senza attardarsi in sciocche manifestazioni, che solo in rari casi riescono a trasmettere oggi quelle emozioni per le quali erano nate tanti secoli fa.

Il Cero rischiara l'assemblea liturgica nella speranza di essere maggiormente considerato e valorizzato, comunque lui continua il suo servizio  anche perché sa bene che è lui l'elemento più significativo che la Chiesa propone per manifestare e far vivere l'incontro con Gesù Risorto.

17 aprile - Come ogni cosa, con gradualità si va avvicinando il giorno della Pasqua di resurrezione, che apre l'umanità a una speranza nuova. Intanto abbiamo vissuto questo venerdì caratterizzato dalle Confessioni di molti fedeli, praticamente è stato un pellegrinaggio interminabile all'Altare della Misericordia di Dio, il che fa rientrare il malumore seguito alla penitenziale, anche se è evidente che se si organizza una penitenziale occorre parteciparvi.

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Ma come sempre i tempi di Dio non sono i nostri, per cui ancora una volta ci ha dato una lezione di umiltà, e noi, come sempre, ci sforziamo di imparare come Lui ci riesca, ma, almeno per adesso faccio molta fatica a capire. E' comunque bello sapere che il bisogno dell'amore di Dio è molto presente nella vita di comunità, d'altra parte tutto nasce proprio dal sentirsi amato, allora dobbiamo dire molto bene, lasciamoci amare da Lui e amiamo per come Lui ci chiede. Sono stato coinvolto perfino io, cosa rara in questa ultima esperienza pastorale, sarà certamente una situazione dettata dall'età, con gli anni si diventa più esigenti o forse più presuntuosi. Devo ancora maturare una migliore comprensione della possibilità di fragilità per la persona e non che io non ne abbia fatto esperienza. Oggi è stato veramente un giorno penitenziale, anche il tempo ci ha aiutato a vivere questo clima particolare di riflessione, donandoci una giornata mite, tendente al freddo nulla a che vedere con quanto era stato previsto, ma che comunque ha incoraggiato a leggerci bisognosi di protezione suppletiva. Per Luigi no, si è sganciato dagli impegni e tanti saluti a tutta l'orchestra, i giovani sono così, d'altra parte è importante che stiano bene.

     Intanto  ieri mi è stata data la notizia che anche zio Gerardo è tornato alla Casa del padre, per cui adesso mi restano solo le due zie del folto nucleo di parenti che mi hanno accompagnato nella crescita, e adesso pregano per me nella fase senile Zia China e Zia Comare. Zio Gerardo era il più giovane della comitiva e conseguentemente quello che è sempre dovuto stare al comando di tutti gli altri. Per giunta anche da sposato ha avuto modo di fare esperienza di totale dedizione alla famiglia, per cui veramente può essere ascritto a pieno titolo nel ristretto nucleo dei servi del Regno di Dio. Fino ai miei venti anni, siamo praticamente cresciuti insieme, prima a Sicilì, poi a Mezzana e infine a Scalea, essendo scapolo, per le sue esigenze, si è sempre appoggiato alla nostra famiglia. Finché non si è sposato è sempre vissuto in modo molto gioioso e spensierato. Ricordo che si era anche fidanzato a Scalea, però non se ne fece niente perché non piaceva ai miei parenti che lo orientarono a sposare una di Sicilì, della serie mogli e buoi dei paesi tuoi, e lui obbediente fece così. Per quello che posso dire ha sempre lavorato in modo eccessivo, d'altra parte è la generazione del dopo guerra, quella della fame. Ultimamente era malaticcio, forse a motivo del tanto lavoro giovanile, non tutto gli è sempre andato per come poteva anche meritare. Da qualche anno si era trasferito a Milano per seguire e sostenere i figli nella loro attività lavorative, ed è lì che il Signore lo ha chiamato. Un po' di tristezza, ma nulla di più, forse adesso avrà la pace che aveva sempre sperato di avere.

     Come è andata? Certamente molto bene, come sempre quando è il Signore ha convocare, la liturgia della Croce è veramente bella e non ha certamente bisogno di elementi di distrazione per essere messaggio sufficiente per la comprensione della salvezza che Gesù ci ha donato. Certo dal punto di vista liturgico, ancora non tutto scivola in modo armonico, anzi attualmente occorre sempre stare attenti, ma non per questo si celebra in modo distratto, diciamo che ci si era abituati a vivere delle creatività rituali eccessive e a tutt'oggi non tutti riescono a rientrare con serenità. Comunque la celebrazione ha avuto dei momenti di intensa emozione e anche il clima liturgico si è mantenuto su un livello molto alto di partecipazione attenta e matura. Le celebrazioni sono così, se si rispetta il rito hanno una poesia tutta loro che aiuta a trascendere se stessi, alcune volte si ritiene di doverle appesantire con elementi innovativi o

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ancestrali e allora tutto diventa più difficile e da spiegare. Anche se sinceramente, guardando molti aggiustamenti funerei che hanno ornato le nostre chiese in questi giorni, se ne gode una ricca carrellata su facebook, c'é veramente poco da spiegare. Per la prima volta da circa ventiquattro anni ho avuto la possibilità di seguire la Via Crucis del Santo Padre al Colosseo, rima avevo parrocchie storiche con molte tradizioni popolare da purificare ma comunque da animare, ma che vi devo dire, forse, forse e mi fermo qui, alcune volte è meglio tacere. Oltretutto è un giorno penitenziale, per cui ne approfitto, il silenzio appartiene ai valori ci cui è depositario. Vivere l'illusione non sempre equivale a costruire la verità dei fatti, anche se spesso le due situazioni vengono artificialmente e un po' malignamente sovrapposte o giustapposte. Non va assunta come regola generale ma cogliere la verità dei fatti non appartiene quasi mai a chi da troppi anni vive le stesse situazioni.

     Il mio parere è che si diventa troppo tipologici, Giuda era così, Pietro era colà, Pilato sempre con questa bacinella tra le mani e via a seguire. Chissà perché si tende a dimenticare  che anche loro erano delle persone come le altre, con tutti i problemi e le ansie di ogni giorno. I dubbi, gli entusiasmi e i fallimenti, ci si dimentica anche che i Vangeli ci hanno voluto trasmettere solo delle rapidi pennellate in nulla esaustive per cogliere il carattere saliente di questo o di quel personaggio, ma nessuno evangelista ha mai avuto a presunzione di descriversi nelle varie situazioni i personaggi di cui hanno trattato nei vari racconti. La preoccupazione che hanno avuto è stata solo quella di trasmettersi qualcosa su Gesù che potesse aprire il nostro cuore alla vita della fede in Lui. Invece noi arando del Vangeli del Ventunesimo secolo categorizziamo troppo spesso una sapienza psicologica che forse non esprime grande rispetto per i drammi che i personaggio della passione hanno sperimentato, insomma ci vuole più prudenza quando parliamo di quelli che conosciamo e, a maggior ragione, ce ne vuole ancora di più per coloro che conosciamo per interposta persona. Ma allora? Forse è meglio parlare di meno, comprendendo bene che anche gli evangelisti parlano da un punto focale particolare per cui tante affermazione che vanno certamente accolte, meritano però un approfondimento che non sempre ci concediamo, insomma la prudenza insegna che è meglio tacere che sragionare. Ritengo anche che una eccessiva socializzazione delle pagine evangeliche non corrisponda allo spirito del Vangelo. Non appartiene alla verità che la Bibbia ci trasmette trasformare Gesù in un agitatore sociale ante litteram.

     E' opportuno avere più fiducia, me lo ripeto spesso, ma non sempre ne sono convinto. E i fatti, quelli visibili, alcune volte me ne danno anche ragione, però questo non deve far desistere dalla gioia di essere comunque dono di Dio per la comunità, che si dona sempre con grande entusiasmo. Abbiamo goduto del canto dei fanciulli che velatamente hanno conquistato un posto in prima fila e ci hanno donato uno spaccato della bontà qualitativa del futuro, insomma facciamo posto che non mancano i sostituti, chiaramente fra una decina di anni, per adesso si deve lavorare con quelli che hanno preparato gli altri parroci che mi hanno preceduto, sforzandosi di valorizzare al massimo le disponibilità ed emancipando per come è possibile i limiti che appartengono alle persone, guardando sempre al bene che ne deriva ma vigilando anche sul male che altri potrebbero subire. Insomma il pastore come sempre deve essere vigilante e deve anche intervenire quando ci si rende conto che la situazione

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non può andare avanti. Alcuni dimenticano che lavoriamo con i figli degli altri e che i genitori sono i primo protagonisti della formazione, per cui è mio compito aiutare a capire. Educare non è un'azione facile ma è quello che Gesù ci ha affidato per cui non dobbiamo scoraggiarci avendo la certezza che non ci abbandona alla deriva della storia, ma ci precede e ci stimola a proseguire seguendo Lui.

     Ma secondo voi Don Cono, tutti i discepoli hanno seguito fedelmente gli insegnamenti di Gesù? Mi faccio da solo le domande anche perché sono domande che altrimenti non ti farebbe mai nessuno, con tutti i pensieri e i problemi che ha la gente. Intanto occorre affermare che non abbiamo gli insegnamenti e le azioni della maggior parte dei discepoli di Gesù, che pure hanno predicato e dato la vita per il Maestro. Sono stati conservati solo alcuni insegnamenti attribuiti a quelli che nella primitiva comunità hanno ricoperto ruoli importanti e alcune volte anche connotati da conflittualità vicendevoli. Ecco perché dicevo occorre sempre essere prudenti, nell'affermare che questo dice questo e via a seguire. Approfondire, cercare di capire, pregare, confrontare con gli insegnamenti di Gesù, vedere quello che appartiene a Lui e quello che appartiene alla comunità dei discepoli come interpretazione del pensiero del Maestro e alla fine balbettare qualche spiegazione finalizzata ad aiutare a cercare Gesù nella propria storia personale. Invece ci sono persone che parlano con dovizia di particolari del nulla, applicandoli a Gesù e alla comunità cristiana primitiva, mentre appartiene solo alla propria elucubrazione mentale, per giunta neanche sempre serena ed equilibrata.

16 aprile - I discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua? La preoccupazione dei discepoli è anche la nostra, anche se forse oggi la domanda dovrebbe essere: come vuoi che ti prepariamo la Pasqua. La giornata di oggi è stata spesa proprio nel preparare la Pasqua del Signore. Di ieri sera abbiamo già detto per cui come sempre guardiamo avanti cercando come al solito i segni che il Signore ci chiede di osservare con attenzione per cogliervi la sua presenza, questo ci permette di maturare una migliore comprensione della vita degli altri. Di tutti gli altri, anche di coloro che noi relegheremmo al ruolo dei traditori. Ed è proprio la figura del traditore per eccellenza che la liturgia ci va tracciando gli atteggiamenti e le motivazioni, ogni giorno aprendo la Parola di Dio noi vi troviamo l'Apostolo Giuda. Non dobbiamo infatti dimenticare che era un Apostolo zelante, non necessariamente uno zelota nel senso politico del termine, infatti tra gli Apostoli è soprannominato lo zelota Simone. Come tutti gli Apostoli era certamente zelante, nel senso che aveva abbandonato ogni sua sicurezza per seguire il Maestro, semplicemente perché scommetteva molto su di Lui. Come per tutti gli altri anche per lui, era semplicemente una scommessa calcolata, magari restò deluso più degli altri in riferimento ad alcuni atteggiamenti e insegnamenti. Però, ad oggi, rimane difficile da capire quali possano essere state le motivazioni per tradirlo in modo così plateale.

     Storicamente parlando la descrizione che ci viene fatta nei Vangeli, va presa con la prudenza di chi si trova a gestire una descrizione dei fatti ormai codificata dalla vita e dall'annuncio della comunità, ormai ognuno dei protagonisti delle vicende terrene di Gesù era stato tipologicizzato. E comunque ne riceviamo descrizioni molto diverse, anche per questo si parla di

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diversi Vangeli, che spesso propongono  tradizioni molto variegate nella descrizione degli avvenimenti, rimane fortemente lineare in tutti i testi il fatto che sia stato proprio lui a farlo. La descrizione dei fatti legati agli ultimi giorni terreni di Gesù è diventata nel tempo, il polo di lettura di tutti gli altri avvenimenti della sua esistenza. Anche per questo molti consigliano di cominciare a leggere i Vangeli partendo proprio dagli avvenimenti legati alla sua permanenza nella Città Santa e poi risalire a ritroso, sui fatti, che diventano esplicativi, di quanto è accaduto a Gerusalemme. Fatti che sono stati liturgicizzati, e drammatizzati in tantissimi modi e testi, tutti comunque finalizzati a mettere in risalto la crudezza degli avvenimenti con particolare rilievo dato agli atteggiamenti dei protagonisti principali. Questa operazione di interpretazione continua ancora oggi, al punto che chi non ha dimestichezza con i testi originali corre il rischio di seguire le varie interpretazioni che ne danno i tanti film in circolazione. Con ciò che ne consegue nella trasmissione dell'autenticità dei fatti.

     Ma a noi, oggi, qui a Scalea che cosa interessa dell'avventura terrena di Gesù di Nazareth, perché alla fine è questo quello che conta. Insomma, e torniamo alla domanda iniziale, come possiamo preparare degnamente la Pasqua per il Signore. Non necessariamente organizzando tutta una serie di manifestazioni che comunque si accompagnano alla vita religiosa delle comunità cristiane, ma che nelle nostre comunità sono molto essenzializzate. Insomma mentre in alcune comunità continuano ad essere l'anima tradizionale della vita religiosa della comunità, da noi potrebbero correre il rischio di introdurre innovazioni antiche che però non trasmettono quello che si vorrebbe comunicare. Come mai accade questo? E' semplice, l'anima di una manifestazione non si genera con il fare, l'organizzare delle cose e anche farle bene, ma semplicemente è animata dall'humus spirituale di una comunità che si riconosce totalmente in quella manifestazione. Chiaramente ognuno a modo proprio e ognuno con finalità tutte proprie, però si è tutti lì, alla stessa ora, allo stesso modo. Data la sua conformazione antropologica attuale Scalea ha perso questo modo di leggersi comunità capace di trasmettere tradizioni spirituali, forse si possono ancora animare manifestazioni orientate a cogliere i valori che hanno caratterizzato la vita religiosa della nostra città.

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     Anche per questo occorre guardare con determinazione verso il futuro avendo la certezza che una volta smarrito il senso del proprio essere in ciò di cui non si  conservato la memoria è opportuno andare in modo deciso avanti nella speranza di poter costruire qualcosa di nuovo che valorizza ciò che comunque ci appartiene, ma che ha bisogno di essere riqualificato alla luce di quanto ciascuno di noi legge come l'oggi della nostra città. Ecco perché occorre preparare la Pasqua sui valori cristiani di cui Scalea ha tanto bisogno e non tanto sulle tradizioni cristiane che non ci appartengono più. Al primo posto metterei il dono della fraternità che le comunità cristiane devono testimoniare con rinnovata enfasi anche perché è il primo dono che il Risorto ha fatto alla sua comunità. Il dono della pace da vivere e da trasmettere come un bene prezioso da non trascurare mai. Poi è certamente da valorizzare il proprio rapporto personale con Dio, che molti, nella nostra parrocchia, esprimono annotando le loro emozioni spirituale e situazioni di vita sul quaderno posto in fondo alla Chiesa, atteggiamento dettato dalla esigenza di mettere in comune con gli altri le emozioni e le fragilità che il Signore dona di sperimentare.

     Restano poi da valorizzare i tanti gesti antichi e sempre innovativi che comunque appartengono alla vita di fede delle nostre comunità, tra le quali certamente resiste bene l'offerta del grano nuovo per ornare il Sepolcro e/o l'Altare della Reposizione.  Non sempre si ha coscienza del significato più autentico del gesto, ma non sempre è opportuno sapere tutto di quello che si fa per trovare in questi atteggiamenti la gioia. Ma anche le Cinte portate con orgoglio tutto nostrano in occasione della festa vissute in onore della Madonna del Carmine e del Lauro meritano di essere valorizzate, sono espressione di affidamento a Dio, di fede ancestrale, di volontà di cercare. Può bastare per preparare la Pasqua del Signore? Forse potrebbe anche bastare ma dobbiamo anche aggiungere i tanti cuori che si aprono alla gioia, alla vita comune, al dono della comunione. I tanti sorrisi dei bambini e dei ragazzi, la vitalità dei giovani, la voglia di esserci di tanti adulti, che riscoprono l'importanza di sentirsi comunità e di cogliere nella vita della comunità un valore aggiunto sul quale costruire la speranza per se stessi e per le proprie famiglie. Nella

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gioiosità dei bambini inserisco anche Don Ernest che si accompagna da molti mesi alla nostra vita cristiana con discrezione, con prudenza ma comunque e sempre con grande gioia.

     La giornata si è conclusa con le prove di canto, anche in questo momento prezioso di preparazione per la festa è bello vivere la gioia dello stare insieme e non tanto la preoccupazione di fare. Il coro non si diversifica in nulla dall'assemblea se non nella coscienza della bellezza del cantare per far esprimere pienamente la gloria e la potenza di Dio. Il canto nasce dalla gioia di esserci e di sentirsi chiamati a testimoniare l'appartenenza a Dio. Per come si riesce e per come il Signore stesso ci dona. Si, alcune volte si può correre il rischio di perdersi per strade o anche di non cogliere la bellezza di vivere la fraternità che il canto esige, ma il Signore ci apre al dono della gioia comunque, anche perché sa che noi concorriamo alla gioia della comunità. Attraverso il canto ci si libera e ci si innalza alla comprensione di noi stessi per come noi stessi neanche riusciamo a cogliere pienamente. Insomma tutto è pronto per il giorno più lungo dell'anno liturgico, si sviluppa lungo un arco temporale abnorme ma vale la pena di viverlo pienamente. Dalla cena del Signore alla Veglia Pasquale, quante emozioni ci donerà di vivere il Signore? Di certo oggi non lo sappiamo, ma quello che ci ha donato fino ad oggi già ci ripaga abbondantemente del poco che noi riusciamo a fare per corrispondere al Suo amore.   

15 aprile - Un po' dispiace ammetterlo, ma purtroppo deve essere così, quando si arriva al dunque si rimane in tre io, mammeta e tu. Ad oggi la situazione delle penitenziali rimane riservata a una elite di partecipanti molto selezionata. A me sembra che sia molto più bassa dello scorso anno, per farla breve si confessano i soliti noti, mentre i tanti ignori preferiscono restare velati nelle loro situazioni di interiorizzazione personalizzate. Le penitenziali dovrebbero servire a generare conversione in chi vive una situazione di peccato, quindi non sono rivolte tanto a chi coglie il senso del peccato anche se non sempre riesce a staccarsene. E' vero rimane sempre il fatto che il Padre misericordioso aspetta tutti, però abbiamo imparato da tempo che Lui attende con ansia soprattutto coloro che si sono allontanati dalla casa paterna e che decidono di farvi ritorno. Se il centro di misura  è questo, e necessariamente è questo, dobbiamo ammettere che noi continuiamo a confessare il figlio che è rimasto nella casa paterna, che certamente ne ha bisogno, ma del benedetto figliol prodigo non si intravvede traccia alcuna.  Da cosa dipende, difficile da definire, ma comunque ci chiede di restare con i piedi per terra, senza eccessivi sogni di gloria. La gente partecipa, si coinvolge con i figli nella dinamica formativa, ma resta comunque staccata dalla gioia di assaporare il dono della misericordia di Dio. Possiamo fare qualcosa in più? Forse, ma magari il nostri limiti sono tanti per cui coinvolgere i cosiddetti lontani non ci emoziona e allora ci godiamo coloro che non si sono mai allontanati e con i quali godiamo il dono dell'amore che non per questo è meno importante, ma la frontiere che il Signore ci indica è un'altra cosa.

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     Intanto il Signore ci dona un assaggio di come ritiene di doverci far vivere la Pasqua, pioggia, lampi, tuoni, manca il vento per cui tutto abbastanza ordinario. Non possiamo goderci il dono della luna quasi piene che rischiarava le notti precedenti ma ascoltiamo con passione i segni che ci sono stati preannunciati dai metereologi e dei quali forse dubitavamo. La Pasqua sotto l'acqua, nulla di particolarmente grave, Il Signore comunque visita il suo popolo e colma di ogni benedizione dal cielo. Intanto ci godiamo alcune situazioni che il Signore, è sempre Lui il protagonista ci dona di poter condividere per cogliere la sia azione nella nostra quotidianità. La prima  ci propone Nicolino, è uno dei pochi simboli viventi della passata Scalea marinara. Persona semplice, laboriosa, tutti i giorni a mare nella speranza di sbarcare il lunario per la sua famigliola, la sua presenza sul lungomare ci ricorda di un trascorso ormai lontano ma non per questo meno importante da ricordare per la serenità e la gioia che ci ha trasmesso. la seconda è la riproposizione di quello che riusciamo ad offrire per tentare di alimentare l'amore per la sofferenza del Signore ai nostri giorni, serve a qualcosa? Chi lo può dire, comunque è quello di cui siamo capaci ad oggi per rinverdire la sensibilità dei giovani verso l'uomo della croce. Poi abbiamo le news entry, i pargoletti che vivono gesti antichi di

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donazione, di cui forse non hanno una comprensione piena, ma non per questo il gesto è meno autentico, poi la loro innocenza e la spontaneità fa il resto.

     Quello che fa da sfondo è un mendicante abitudinario per la nostra parrocchia, che dice di venire dalla Romania, ma se fosse vero, ritengo che di soldi, date le spese di viaggio, dovrebbe averne abbastanza. Poi abbiamo un gruppo di pargoletti che cominciano a provare il gusto della trasgressione, Siamo agli otto anni, eppure diventa motivo di gioia il potersi nascondere nei luoghi più impensati. Tutto normale? Forse si, è una solo una nuova versione di nascondino, questa volta dai catechisti. Alcuni bambini sono inquieti, e già vivono l'esigenza di far capire che ci sono anche loro. Nulla di particolarmente problematico ci aiutano a comprenderli nella bellezza del loro volerci essere da protagonisti, anche se per l'età che hanno noi facciamo fatica a coglierli nelle loro potenzialità reali.  Intanto loro ci provano, sono abbastanza agguerriti ed energici, ma forse è meglio parlarne al femminile, sono le più attive in ogni iniziative o attività. Il futuro per i maschietti e i futuri uomini è già segnato.

     Eppure si va avanti, lo sappiamo di partire da lontano, ce ne siamo accorti subito, ma non c'é alternativa o la crudezza della coscienza della realtà o una finzione che non porta da nessuna parte. Stasera qualcuno in più avrebbe dovuto esserci, e allora come mai? La risposta è talmente semplice che evito di trascriverla. Pazienza, dobbiamo ricordarci di operare più in profondità nella trasmissione della verità di fede che Gesù chi ha insegnato. Ma magari verranno tutti domani sera al Carmine e allora dovrò ricredermi nuovamente sulla sensibilità spirituale dei fedeli.  Per adesso resto convinto che la situazione sia particolarmente grave dal punto di vista della coscienza del peccato personale e anche dalla volontà di restituirsi, quale bene possibile, alla Grazia di Dio. Non essendoci la maturità di cogliersi nel peccato non c'é neanche la disponibilità a volerlo rimuovere, determinando quella situazione di finzione spirituale, che poi potrebbe generare l'illusione di esserci mentre semplicemente si resta spettatori dell'azione di Dio. Intanto continua a piovere con intensità, non è un male in assoluto, magari lo diventa per i gestori delle attività turistiche, ma dal punto di vista spirituale resta una situazione ideale orientata a purificare la realtà da tutto ciò che appesantisce e adombra.

14 aprile - Come sempre, il Signore ci dona di vivere all'ombra ella Sua presenza per cui non dobbiamo fare altro che stringere i denti e lasciarci guidare da Lui. L'unico problema , se tale vogliamo definirlo, è che Lui non si stanca mai, mentre noi siamo assoggettati dai limiti imposti dalla condizione umana. Sono stati giorni nei quali abbiamo condiviso la storia della fraternità in Cristo con tanta parte della comunità, che non sempre abbiamo la gioia di incontrare in Chiesa, ma la Domenica delle Palme rappresenta ancora un richiamo del cuore, per cui tutti a benedire i ramoscelli di ulivo e/o le palme per onorare il Signore, nella diversità dei modi e delle tradizioni familiari. La giornata si è presentata benedicente di suo, per cui il mio compito è stato molto agevolato. I volti, come sempre, sono lo spettacolo più bello da contemplare e da custodire come manifestazione dell'amore di Dio che abita ogni persona. Comprendere l'altro come manifestazione della presenza di Dio è un dono che ci deriva dal ministero, che dopo la riforma liturgica del Vaticano II ha sempre di fronte l'assemblea dei fedeli. Ogni celebrazione diventa una

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occasione per cogliere attraverso i volti le emozioni che si accompagnano a coloro che ci sostengono, ci sopportano, e cantano con noi la gloria di Dio. 

I nostri ragazzi hanno molti sogni soprattutto nel loro cuore, è una età preziosa, anche per questo è opportuno non deluderli mai e sostenere, per come è possibile le loro attese. Le delusioni certamente non mancheranno, ma per adesso è bello vederli sognare e aiutarli nel coltivare i sogni. Situazioni particolare, non proprio, semplicemente sono tutti campioni calcio, tutti

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ballerini, tutti strumentisti, nessun prete e nessuna suora. Insomma il Signore può attendere, ma poiché Lui legge i cuori sa che il posto per Lui c'é e non glielo toglie nessuno. Poi c'é il mondo dei giovani, molto variegato e anche difficile da leggere anche perché spesso sono sfuggenti, forse sono delusi da noi adulti, troppo spesso poco adulti, rimane un mondo da cogliere e nella sua preziosità in sé e non per noi, insomma non vogliono essere valorizzati in modo strumentale ma come persone. Anche se non sempre capaci di proposta, forse perché inibiti nelle loro potenzialità. Come farli sentire a loro agio, almeno per coloro che vogliono condividere l'esperienza della fede nelle nostre comunità.

     Il popolo di Dio, rimane a tutt'oggi rappresentato soprattutto dagli adulti, nella varietà delle tante situazioni che la società propone,meritano tutta la nostra attenzione, anche perché stanno vivendo una fase della storia che forse non era stata ipotizzata, molti sogni sono falliti, per se stessi e per i figli, e la realtà esige energie che non sempre si pensa di poter avere. Si lotta insieme e si prega, perché nelle situazioni di crisi, la vita spirituale non va marginalizzata, anche perché resta una energia pura che merita di essere presente nella nostra vita. Rimane la grande piaga dei rapporti di immaturità relazionale dal punto di vista cristiano, nel senso che ci si rapporta più sui valori umani che su quelli che ci derivano dal Vangelo. Purtroppo questi atteggiamenti riguardano anche tanta parte delle persone che frequentano la vita di comunità. A livello

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complessivo permane il clima di destabilità sociale al quale, ritengo, faremo sempre molta fatica ad abituarci.

     Sono anche giorni intensi di formazione e di incontri con le famiglie, alle quali si chiede di riscoprire e valorizzare meglio il dono della fede avendo a cuore la responsabilità di doverlo trasmettere ai propri figli. Io ritengo che molti si dibattano in problemi più grandi di loro, per cui questi incontri, spero spossano servire a far vedere la parrocchia come un luogo di riferimento nel quel poter vivere con fiducia la propria vita, anche se questo non lo può fare il parroco, ma devono concorrervi, per quanto è possibile, tutti  i battezzati. Una società fortemente frammentata come è quella della nostra comunità, deve fare uno sforzo maggiore per generare amore per la vita comune, per sperare che persone provenienti da situazioni totalmente diverse e anche difficili da leggere possano comprendersi parte integrante di una comunità di amore. Però è questo il lavoro che il Signore ci ha affidato, ed è a questo impegno che dobbiamo dedicare il nostro tempo senza alcun sogno di gloria, o ansia di integrismo dettato dalla paura della solitudine o, peggio ancora, dettato dalla paura dello stare insieme con gli altri. Con tutti gli altri.

     Da un certo punto di vista, è un modo di lavorare che apre a un fallimento strutturale, perché al centro dell'impegno mette l'apertura del cuore. In una società dove ciascuno cerca di porre muri vicendevoli, questa pastorale corre il rischio di sbattervi contro. Ma a mio parere non abbiamo alternativa, anche perché la paura di vince solo con l'accoglienza, e non dei soliti noti, ma semplicemente di coloro che nessuno accoglie o che forse non si sentono accolti da nessuno, o che si creano come alibi per giustificare il loro isolarsi, il non essere accolti. Ma se vogliamo corrispondere alla missione che Gesù ci ha affidato dobbiamo procedere in questo modo, altrimenti ci si crea il gruppo degli amici di turno e tanti saluti a tutti gli altri. E' un argomento sul quale torno spesso anche perché non sono molti i convertiti, d'altra parte prima di salire sulla barca sballottata dalle onde ci si chiede sempre verso dove?

     In realtà, questa è una domanda che non ha alcuna risposta, La domanda dovrebbe essere cosa vuole il Signore da noi. Come possiamo corrispondere alle sue attese. A che punto siamo nel nostro cammino di conversione all'amore verso tutti coloro che il Signore ama. Lo so questo modo di vivere e di vedere al vita corre il rischio di generare il senso del disorientamento, ma è proprio per questo che occorre pregare, il che significa semplicemente lasciare sempre al centro della nostra attenzione Gesù. Anche quando percorriamo strade nostre, allontanandoci dai suoi insegnamenti non dobbiamo illuderci di poter continuare così all'infinito. Questo vale anche per le tante situazioni di inquietudine intrafamiliare che destabilizzano tanta parte delle famiglie della nostra comunità. Non si dovrebbe vivere l'ansia del non ritorno, ma tante volte è la disponibilità al sacrifico di uno dei componenti la famiglia che da stabilità alla famiglia.

     Il cammino della Croce è per tutti, anche se oggi non è tanto di moda, però è Gesù che ci chiede di camminare dietro a Lui per non smarrirci, per cui prima o poi toccherà anche a noi decidere come farci carico di questo peso che esprime l'amore con il quale Dio ama la nostra vita e che ci affida come segno della nostra disponibilità a renderlo presente sempre con entusiasmo. Con gioia

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ci incamminiamo dietro l'uomo della Croce, nei momenti di entusiasmo e nei momenti di prova. Questa è la nostra missione e vivendo questa missione troviamo in essa la nostra gioia e la nostra pace. Per il resto tutto scivola in modo ampio quindi da cogliere nella bellezza della manifestazione di Dio. Anche se non sempre tutto concorre a renderla presente. Quando c'é il mare mosso è anche bello arrunzare le onde, crea una forma di inebrianza che deriva dalla certezza di essere abbastanza forti e quindi di riuscire a sopravvivere comunque.       

10 aprile - L'evangelista Luca chiude la scena delle tentazioni di Gesù nel deserto con la frase: Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato. Quasi a dire che i tempi del maligno prevaricano su quelli dell'uomo. Nel caso specifico l'uomo è Gesù, nella situazioni di ogni giorno siamo noi. Ci pensavo oggi, anche il maligno si stanca. Ma, forse più semplicemente attende il momento propizio per agire meglio, quando ci si rilassa, si è sicuri di se stessi, si pensa di poter fare ogni cosa. O, più semplicemente quando il Signore gli permette di agire per verificare fino a che punto arriva la fedeltà dei suoi fedeli. Anche in questo caso la misura non mai omologabile, ogni persona è un mondo che merita una valutazione personalizzata. quando si parla dell'uomo niente deve essere dato per scontato. Certamente è un periodo nel quale la testimonianza cristiana viene messa a dura prova, al di là dei nostri ambienti, dove sostanzialmente si vive di pettegolezzo spirituale o di tradizioni religiose, c'è una chiesa che rappresenta la frontiera dell'umanità sofferente. I cristiani in tante parti del mondo vengono uccisi solo perché cristiani, anche i sacerdoti sono uccisi solo perché sacerdoti. Come sempre vale il principio di uccidere il pastore per disperdere meglio il gregge. Noi non sempre ce ne rendiamo conto e anche per questo preghiamo poco per sostenere il loro martirio di ogni giorno.

     Guardiamo con fiducia a questo tempo di salvezza che il Signore ci dona di vivere, però l'evangelista ci ricorda che è anche un tempo di tentazione, anzi un tempo opportuno per subire al tentazione. Che cosa rende opportuno questo tempo? Non saprei indicarlo come norma, ma forse è l'essere più stabilmente immersi nell'azione sacra a disarmare la vigilanza nei confronti del male possibile anche in questi giorni. Occorre anche sottolineare la preziosità della donazione di se che ha fatto Gesù, Questo ci rende più forti nei momenti della prova, dobbiamo solo essere attenti a non staccarci da Lui. Che cosa significa? Solo quello che ci insegna la Parola di Dio: Volgere lo sguardo a colui che è stato trafitto. Si ascoltano le sue parole, si imita il suo esempio, si vivono i suoi sforzi di donazione, si cerca la disponibilità verso il Padre, il tempo della Grazia coincide con il tempo della prova. Voglio dire che occorre eliminare la parola vacanza e immergersi nei misteri che la fede ci chiede di testimoniare con la nostra partecipazione corale. E' il tempo della fede, questo esige una più autentica attenzione a colui che è stato trafitto.

    Ma Don Cono e i sorrisi, la gioia, la voglia di pace e di serenità che deve sempre essere visibile nella vita del cristiano? Tutto deve restare integralmente, a non si deve mai dimenticare che c'è una fragilità alla quale è sempre bene dare la giusta attenzione per evitare che il dramma prenda il sopravvento. E' il compito del pastore, inteso in senso ampio, vigilare perché il gregge continui a brucare sereno avendo la coscienza che questa serenità è

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riposta anche nella propria disponibilità alla vigilanza. L'altra caratteristica di questi tempi è la folla che si accompagna alla vita liturgica ordinaria della comunità cristiana, è tutto molto bello ma non deve generare illusioni,il che non vuol dire che non va svilita nel protagonismo che Dio ci manifesta. E' tutta opera di Dio, è Lui che chiama , è Lui che dona, è Lui che manda noi dobbiamo solo capire quale è il nostro compito per evitare chela sua azione sia svilita. L'altro rischio presente e stancarsi perché Dio opera troppo, ci sono troppe celebrazioni, troppe processioni per cui si partecipa ma in modo distratto. Allora è meglio non partecipare, anche per evitare di scandalizzare gli altri.

     E' bene avviare la fase della purificazione, di tutto ciò che appesantisce senza comunicare speranza. Abbiamo la fortuna di vivere la fede in una Parrocchia giovane che ha subito per qualche tempo un invecchiamento precoce, e che forse merita di poter esprimere meglio il suo essere comunità giovane a Scalea. Il che significa anche rimuovere celebrazioni che non appartengono alla vita della Chiesa, ma sono solo ripetizioni rituali di quanto la tradizione ci ha consegnato, o è meglio dire, ha consegnato alle comunità storicizzare. Alla nostra non è stata consegnata alcune tradizione se non quella di incarnare la Chiesa del Concilio Vaticano II. E' nata come Chiesa conciliare, sia nella forma architettonica, che nella sua composizione multi tutto. Insomma è una Chiesa del nostro tempo che ha auto la sfortuna di non essere sempre pienamente valorizzata secondo queste caratterizzazioni. Come ogni esperienza pastorale i limiti si possono rimuovere facilmente quando ci sono le energie necessarie per poterlo fare. Ma ci deve anche essere la volontà di orientare in modo deciso l'attenzione al futuro della comunità senza attardarsi in percorsi devianti che rallentano il cammino.

     Lo so, molti diranno o forse penseranno, ma non è meglio fare come fanno tutti gli altri senza perdere troppo tempo a creare e a vivere situazioni innovative che non sappiamo nemmeno dove ci porteranno. La risposta è semplice, non è un bene non corrispondere ai doni dello Spirito Santo, è come un tradire la fiducia dei nostri figli attardandoci in ciò che fa comodo a noi ma non costruisce la loro vita di fede. E' il tempo della prova, allora cercheremo di corrispondervi pienamente anche nell'incomprensione, costante orientati alla ricerca della verità dei segni e delle situazioni. Certamente non saremo capaci di vivere fino in fondo la capacità di far capire, anche perché non tutto può essere assoggettato alla razionalità del pensiero, però, per quanto è possibile dobbiamo sforzarci di corrispondere al progetto che Dio ha sulla nostra comunità. Un progetto che parla di amore, che parla di verità, che chiede disponibilità a costruire il bene, che dona la possibilità di potervi credere fino in fondo proprio vivendo la sequela dell'uomo trafitto.

     Dobbiamo sempre pregare per coloro che danno la propria vita per il Signore e per la propria comunità, sono le vere sentinelle che vigilano e lottano contro il male che si accompagna alla vita della Chiesa. E' anche grazie alla loro presenza che noi possiamo vivere in modo più sereno la gioia di servire il Signore. Possiamo pensare sereni ai giorni santi,  come organizzare i canti, a quanto pane ci vuole, come dobbiamo sistemare l'altare, dove dobbiamo accendere il fuoco. Non dobbiamo mai dimenticare che è tutto un dono di questi nostri fratelli e sorelle che donano se stessi anche se non sempre ce ne accorgiamo. D'altra parte quello che conta è che se ne accorga il Signore che

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elargisce questo bene anche su di noi. Come vi possiamo corrispondere? Almeno lamentandoci di meno e sforzandoci di vivere con gioia la gratuità dell'amore di Dio nella nostra vita. Anche il maligno alcune volte si stanca, soprattutto quando ci sono fratelli e sorelle che si donano sinceramente per gli altri. Ed è quello che noi siamo chiamati a fare per essere, a nostra volta, parte di questa frontiera attiva contro i tanti mali del nostro tempo.   

9 aprile - Ma allora al bambino, al ragazzo che cosa si deve trasmettere della fede? Prima di tutto la gioia di stare insieme che è radicata in Gesù. Il che significa creare in parrocchia un ambiente sereno, che apre al sorriso, all'accoglienza a cogliere il grande dono della interazione educativa tra le famiglie,  i ragazzi che ci vengono affidati e gli educatori che devono sempre più maturare al coscienza di essere di supporto alle famiglie nella formazione cristiana di coloro che si avvicinano alla vita della comunità cristiana a motivo del percorso sacramentale. A tutt'oggi possiamo affermare che la gran parte di coloro che per la prima volta frequentano la parrocchia lo fanno grazie all'iniziazione cristiana. anche per questo è opportuno dedicare grande attenzione a questo motore di attrazione della vita della parrocchia. Anche per questo la parrocchia deve essere alleggerita per quanto è possibile dai carrozzoni che ne soffocano la vitalità per dare sempre più respiro a questa presenza dinamica, vitalizzante. Questo non sempre accade anche per questo troppo spesso si corre il rischio di restare ancorati a ciò che non è più, incapaci di futuro perché viene percepito non più parte di se stessi, soprattutto quando oltre ad appartenere al passato ci si sente passati. O, più semplicemente, vi appartengono i grandi organismi pastorali che troppo spesso nutrono se stessi, ma non generano alcun entusiasmo per la testimonianza.

     Ma è facile guardare al futuro? Non sempre lo è, solo perché non lo fa quasi nessuno, per cui coloro che lo fanno corrono il rischio di essere percepiti al di fuori della storia. Però è bello comunque camminare verso il futuro, lo è ancora di più aprire la strada per il futuro. Diciamolo pure, di questo lavoro, non se ne accorge quasi nessuno, quasi sempre nessuno ti ringrazia anche perché richiede una particolare attenzione ai cuori, cosa che forse solo Gesù riusciva a fare bene. Effettivamente tutto nasce dalla conversione del cuore, non degli atteggiamenti. Per cui è sempre opportuno non quantificare le cose, ma leggerne le motivazioni. Questo meccanismo di dinamica positiva esige una grande disponibilità all'umiltà e alla sincerità. Sono queste virtù che aiutano a comprendere la preziosità del bambino che ti osserva, dell'adulto che ha bisogno di aiuto, del giovane che sta alla larga dalla parrocchia ma solo perché non c'é nessuno che lo incoraggia a partecipare. Cambiare la mentalità esige una costante osservazione degli atteggiamenti, per poter cogliere attraverso di essi quelli che esprimono l'autenticità delle convinzioni. Ma allora uno deve stare sempre a guardare quello che fanno gli altri? Certamente no, anche perché alcune cose non si percepiscono  con gli occhi ma con la sensibilità delle relazioni di fraternità.

     Le emozioni che nascono dalla fede quasi mai sono assoggettate alle categorie dei sensi, ma solo a quelle delle sensazioni. Anche per questo lo stare bene o lo stare male non ha sempre motivazioni esteriori, ma il più delle volte sono esplosioni di sensazioni interiori restate inespresse per troppo tempo. Allora la parrocchia deve essere anche il luogo del dialogo tra le persone, ma

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non tanto e solo sulle cose da fare o da programmare, quanto sulle relazioni da costruire. Troppo spesso si gioca a nascondino, altre volte ci si appoggia continuamente, tutte situazioni che esprimono dipendenze umane che vanno rimosse con vigore altrimenti si generano illusioni che aprono a fallimenti. Alcune volte si riesce anche a mistificare la situazione di fallimento, con le tante o poche presenze e attività in cantiere, ma è illusorio, la vita di comunità non è una somma di cose da fare ma nasce dalla dinamica di cuori che si incontrano. Che si incontrano nel Signore, altrimenti resta comunque aridità perché l'uno è portato ad assorbire l'altro e questo non aiuta a generare vivibilità e autonomia, ma semplicemente aridità e dipendenza. Molti vivono di questo, ma spesso rendono invivibile la vita della comunità, è il classico discorso che si configura nella coscienza di rapporto tra l'io e gli altri.

     Il ragazzo deve sentirsi sempre al centro dell'attenzione, il che vuol dire che anche i contenuti, le liturgie devono essere vissute in modo che siano agevolati nella comprensione di quello che si propone. Questo in realtà non sempre è vissuto neanche dagli adulti, troppe volte si parla per se stessi, in un narcisismo esasperato. Il lavoro dei team educativi deve essere orientato a una comprensione sempre più immediata della fede e la immediatezza deve riguardare i destinatari verso i quali occorre sempre maturare grande attenzione. Ma allora occorre essere dei professionisti, chi può vivere il servizio catechistico? Tutti coloro che amano profondamente i ragazzi, il lavoro di gruppo e la vita di comunità. Sono molti, molti più di quelli che si ritiene di conoscere, anche se non tutti si coinvolgono emozionandosi per il dono della gratuità di se e per la crescita degli altri. Come comprendersi in questa disponibilità, quando uno fa quello che gli viene richiesto e non quello che gli piace, quando lo vive con passione anche quando ne farebbe volentieri a meno, quando si impegna fino all'esasperazione anche quando sente di non farcela più. Gesù ripete spesso a chiusura di una azione straordinaria del Padre: La tua fede ti ha salvato.

     Questo deve valere anche per ciascuno di noi, l'elemento fondante che ci spinge a continuare il servizio è proprio la disponibilità alla fede da vivere con intensità totalmente staccati da ogni interesse personale. I bambini in cambio ti danno la loro esuberanza, la gioia della novità, la capacità di riuscire a sorridere, la spontaneità della timidezza. Ma soprattutto il tornartene a casa stanco con in bocca sempre la stessa frase ripetuta tante volte, ma chi me lo fa fare. Avendo come unica risposta possibile la certezza che l'unico motivo per cui si continua a operare è proprio colui che ci si sforza di trasmettere ai bambini e ai ragazzi che ci vengono affidati: è Gesù.

7 aprile - E poi ci si rende conto che forse passiamo il nostro tempo con chi non sta proprio male, ma che è solo incapace di ringraziare Dio per il proprio stare bene. Solo per questo si lamenta e si piange addosso, chi invece ha davvero i problemi si guarda attorno e non trova nessuno su cui piangere per cui deve solo rimboccarsi le maniche e organizzare il da farsi per se stessi, per i propri figli, per tutti coloro che vivono la stessa situazione di disagio e che si comprende di poterla affrontare solo stando insieme. E' il filone della carità cristiana che dovrebbe contraddistinguere la via delle comunità parrocchiali, ma che troppo spesso viene relegato alle attività marginali o di nicchia, per cui anche chi si rivolge alla parrocchia corre spesso il rischio di trovare le porte

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chiuse. Si è troppo presi a organizzare altro e coloro che Gesù ha sempre privilegiato nella sua vita terrena, insomma i beati del Regno di Dio si trovano a dover cercare conforto  e sostegno altrove. Forse non è sempre così e meno male, però parlando della comunità parrocchiale a me affidata, devo ammettere che siamo ancora molto lontani da ciò che il Signore si attende da noi, in ordine al servizio delle povertà e delle marginalità. E' vero molti sono impegnati individualmente in altre iniziative di volontariato, ma purtroppo  le persone sono le stesse e allora in che modo e da chi, la parrocchia dovrebbe essere sensibilizzata a corrispondere meglio alla sua vocazione di essere luogo della consolazione e del conforto? Alcune volte mi viene data l'opportunità di poter vivere accanto, per alcuni momenti, a coloro che sentono la presenza di Gesù nell'esperienza della croce,  questo mi dona la possibilità di sentirmi un po' meglio e di guardare con serenità a coloro che mi dona di poter incontrare.

     Tanti anni fa, quando ero ancora un giramondo e spendevo la ma vita in Lombardia, una delle attività stabili della giornata era quella di suonare la chitarra in un complesso nell'oratorio della parrocchia. Avevamo coniato perfino un nome d'arte: gli Utocobongosix. Chiaramente la domenica

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suonavamo anche in chiesa sempre con tutto il complesso, erano gli anni del dopo Concilio e tante attività erano ancora colte come un dono dello Spirito, poi arrivarono i liturgisti e hanno di nuovo ingabbiato ogni cosa, al punto che perfino lo Spirito Santo stenta a far sentire la Sua voce. In realtà si cantava un po' di tutto, forse un po' troppo di tutto ma andava così, per cui ci si ritrovava con entusiasmo e si cantava la fede con i Gen, con Bob Dylan, Roberto Carlos, alcune volte con De Andrè, altre volte con Jesus Christ Superstar. Insomma il mondo era più bello perché era più vario, oggi Frisina forever e tanti saluti a tutti. Nostalgie? Niente di tutto questo, il fatto che appiattendo l'ambiente sacro si finisce con l'appiattire anche la società che trova nel sacro il suo punto di riferimento. Anche per questo la presenza di quelli del piano di sotto mi hanno restituito qualche anno di entusiasmo, con la differenza che loro hanno un repertorio sacro e non lo suonano in Chiesa, noi ne avevamo uno profano e lo facevamo. Sono i corsi e i ricorsi della storia. 

     Sia come sia le intenzioni c'erano di poter fare un bel minestrone, ma niente da fare quello che ne è venuto fuori, tutt'al più può essere definita una bella pentola di acqua calda, sì, il sapore è vagamente quello desiderato, ma per il resto è meglio velare la scena in modo pietoso. Intanto seguiamo nella preghiera il dramma dell'Ucraina, nella speranza che non si arrivi allo smembramento di questo primo avamposto della Rus di Kiev. Non è facile guardare con fiducia all'azione della Russia di Mosca, ma è l'unica speranza visto che l'occidente pensa a fare i conti e non si trova in caso di un conflitto con Mosca. Certo c'è anche l'omicidio di Scalea che, ancora una volta, ci presenta agli occhi dei media con un terreno prezioso e ricco di novità per la cronaca, ma tutto sommato appartiene alle tante, forse troppe situazioni di

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squilibrio che si accompagnano al nostro tempo. Forse avrebbe meritato qualche rigo sui giornali la morte della nostra sorella Maria franca per lo zelo e si sacrifici  con i quali ha portato avanti la sua famiglia, l'impegno lavorativo, la sua volontà di crescere spiritualmente, la grande disponibilità ad accettare la sofferenza come parte integrante dell'esperienza della vita. Ma di questo non ne parla mai nessuno e ce ne sarebbero persone da indicare quale modello per una società alternativa, rispetto a quella che ci viene proposta continuamente dai media.

 

     E' una squadra di lavoro veramente eccezionale, sotto tutti i punti di vista. Non finisce mai di stupire e proprio per questo non voglio stupirmi neanche oggi, anche se in realtà me ne sono stupito anche oggi. Non posso dire di chi parlo altrimenti faccio torno ad altri, però è veramente incredibile la capacità di risolvere in tempi brevi le varie situazioni che il Signore ci chiede di dover affrontare. e comunque andiamo avanti con i Cuccioli che sbranano chiunque attraversa la loro strada, e comunque addentano in modo straordinario la loro preda, di sicuro non la mollano se non quando l'anno finita di sgranocchiare.

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Lasciano ben sperare per il prosieguo del cammino, anche se alcuni hanno già molti problemi da affrontare in ordine agli affetti familiari. Però ci tengono a non passare inosservati, insomma è vero siamo i piccoli però ci siamo. Tutto è pronto per la Settimana Santa, parlo della predisposizione interiore che per il resto è tutto da scoprire,ritengo che lo Spirito Santo ci darà la gioia di vivere un tempo di straordinaria bellezza spirituale. Sembra che sia tutto pronto anche in ordine alla festa del Nostro titolare San Giuseppe, certo gli amanti della tradizione arricceranno il naso, non sono poi tanti, ma non fa niente, quello che conta è poter passare momenti di gioia tra le persone che amano incontrarsi e stare insieme con semplicità lodando e ringraziando il Signore.

 

     Si guarda al futuro con fiducia, forse troppa fiducia, magari è poca. Però si guarda al futuro il che non guasta. Intanto la luna va crescendo nella sua luminosità e si prepara a diventare luna piena. E' un mese particolare per lei, è il primo mese dell'anno e vuole introdurci in modo rituale alla grande  festa di primavera. Per secoli è lei che ne ha segnato l'inizio per cui sa bene che la notte  ha bisogno della luce lunare per essere colta pienamente nella sua preziosità di festa dei campi e della natura. Adesso è veramente una scommessa vinta, anche perché pensavo di non avere la capacità di mettermi al computer e invece sembra di aver fatto anche una buon lavoro di recupero. Buona notte a tutti.

5 aprile - Riprendo il mio viaggio rileggendo alcune pagine sbiadite, ma certamente mai dimenticate, anzi più passa il tempo e più meritano di essere al centro della mia attenzione. Dal serial televisivo i tanti volti di Scalea. Quello più classico che troviamo dappertutto, in una versione pittorica che ho trovato in quel di Poggio Fiorito, visitando gli ammalati, non è male come creazione artistica e poi sintetizza bene, dovrei dire il passato, ma poi qualcuno si offende e allora dico le bellezze del Centro Storico. Poi abbiamo una immagine di

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Scalea, quella proiettata al futuro che nessuno mai fotografa, anche perché per molti aspetti è totalmente anonima, diciamolo pure è stata costruita come una grande periferia, ma non per questo è meno interessante, non fosse altro perché è proprio questa parte di Scalea che mi è stata affidata. Ho aggiunto anche la Scalea sempre innovativa che almeno per adesso nessuno riesce a deturpare anche perché non siamo ancora i padroni dell'universo per cui i fenomeni atmosferici non li possiamo gestire noi. Come altri ambienti è l'aspetto più bello della terra di Calabria, quello degli artisti, dei poeti, degli innamorati o più semplicemente quello che amiamo di più tutti noi che ancora sogniamo un futuro migliore per noi stessi e per coloro che verranno dopo di noi.

 

     Per coloro che condividono con me la responsabilità di rendere viva la parrocchia è un incoraggiamento a conoscere sempre meglio l'ampio territorio nel quale gravita la nostra comunità parrocchiale, in realtà nella foto  è ripreso solo il quartiere più vicino alla Chiesa di San Giuseppe, poi dobbiamo proseguire fino al fiume per coglierne pienamente la diversità e la bellezza. Ho aggiunto anche un lembo di Scalea non molto conosciuto ai molti ma, almeno per me, è stato familiare per almeno trenta anni, rappresenta un ambiente che abbiamo sempre denominato il Giardino, poi da quando il Signore ha chiamato papà: da Pietro. E' qui che ho trascorso tanta parte del poco tempo, libero dagli impegni ministeriali, che ho avuto per stare a Scalea, mia madre lo ha vissuto e caratterizzato come l'ambiente ideale dove trascorrere la sua vita. Dalla mattina alla sera quando non si dedicava alle preghiere per tutti noi curava l'orto,  innaffiava i fiori, dava da mangiare ai conigli e alle galline, era

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indispensabile curare perfino la vigna, che non produceva un grande vino, però faceva il suo dovere fino in fondo. Mi hanno portato la foto questa mattina, mi è servito per rivivere per alcuni istanti momenti di serenità e di gioia. Poi in trasferta al Centro per vari incontri, tutto sommato una escursione rasserenante. Intanto il Signore si dibatte, liturgicamente, tra le incomprensione e la sua volontà di aiutare a capire, ma è evidente che anche per Lui non è stato facile farsi accettare nella preziosità della missione che gli era stata affidata. Questo insegna che quando è l'ora, è bene essere pronti, semplicemente perché i parametri di valutazione, anche di coloro che ci collaborano, non sempre sono orientati al bene di tutti.  

   

     Via Crucis tra Mulino e Mussurici, i moderni l'anno chiamata via Laòs, troppa cultura alcune volte fa male. Conveniva lasciare i nomi delle contrade certamente molto più caratteristici ma non tutti ne colgono la preziosità. Se volgiamo è l'area della terza Scalea, dove si è costruito meglio, senza generare gli agglomerati fantasma che troppo spesso generano angoscia in chi li abita. Qui, no, si respira abbastanza bene, ritengo che chi abita in questa zona vive con serenità. Anche se non sempre hanno il tempo di godersi l'ambiente, d'altra parte sappiamo bene che la nostra è una società che ruba il presente, nella speranza che ci sia la possibilità di vivere il futuro. Come sempre molta gente al seguito della croce, anche il coinvolgimento organizzativo merita l'attenzione, non solo per la Via Crucis in se, ma anche per rendere decoroso l'ambiente dove la Croce doveva passare. Nella loro sensibilità nei vari quartieri si sono adoperati per far spostare le montagne di spazzatura che purtroppo

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contrassegnano tutto il territorio, il che non è poco vista la situazione  generale nella quale ci troviamo. E' un'area che ormai comincio a conoscere abbastanza bene, ne ricordo gli abitanti, anche la caratteristica ambientale, certo non posso ricordare i nomi, per questo ci vogliono ancora molti anni. Ma quello che è più significativo è la partecipazione delle famiglie con i loro bambini, insomma la gente coglie la preziosità di camminare insieme incontro a Gesù.

     Poi ho voluto mettere anche Andreuccio, che il Signore ha chiamato a se ieri, è una delle figure caratterizzanti il Centro Storico di Belvedere Marittimo. Orfano, è sempre vissuto da solo, magari anche deriso in modo spassoso da alcuni, lui era scanzonato, quasi sempre allegro, partecipava a tutte le manifestazioni di carattere sociale, gli piaceva molto ballare, stava quasi sempre in piazza un po' perché la sua casa era veramente piccola, ma anche  per sollecitare l'attenzione verso di lui negli altri. Insomma aveva bisogno di sentirsi vivo. Ottanta anni vissuti tra il sorriso e la malinconia, benvoluto da tutti. Il centro Storico continua a morire, abitava nel quartiere francese alla Porta degli Orti, e lui si aggiunge ai tanti che lo hanno preceduto e con i quali viveva la grande manifestazione del Venerdì Santo che normalmente apriva lui portando la croce davanti ai fratilli. Beh, che vi devo dire tanti ricordi? e' vero, ma solo perché cominciano ad essere anche tanti gli anni. Avrei voluto mettere anche alcuni dolci che mi sono stati dati per riparare al torto precedentemente subito, ma poiché se li sono mangiarti i giovincelli non ho fatto neanche in tempo  capire che sapore avessero, per cui rinvio alla prossima occasione la possibilità di contemplarli.

     Il Signore continua a benedire la vita della comunità, per cui non mi rimane altro da are che pregare perché le cose continuino per come vuole Lui, alcune volte mi chiedo ma io che ci sto a fare visto che tutto precede molto bene. Posso dire che ormai entriamo nella fase della stabilizzazione, non delle attività pastorali questo significherebbe la morte della vita di comunità, ma delle scelte pastorali, sì. Cosa vuol dire? Semplicemente che si prende coscienza della atipicità della nostra parrocchia e la si alleggerisce di tutto quanto nelle altre parrocchie rappresentano occasioni di aggregazione passiva che da noi non avrebbero motivo di sussistere visto che la comunità è particolarmente giovane, per cui va educata a vivere al Chiesa per come il Signore la vuole oggi e non per come era nel seicento o nel settecento. Significa anche che la festa della parrocchia è la parrocchia stessa che si incontra con gioia con Gesù, non ha bisogno di altri artifizi che non le appartengono, anche se per alcuni aspetti la si è immaginata invecchiabile oltre misura.

     L'altra caratteristica è legata all'autenticità dell'essere al servizio della comunità parrocchiale non come rifugio dei peccatori che vi soggiornano perché in disaccordo con le parrocchie di provenienza, questa caratterizzazione è traslata qualche quartiere più avanti, ma semplicemente nella caratterizzazione di battezzati che si percepiscono nella disponibilità a servire il Signore con una vocazione missionaria. La scelta delle marginalità non è opinabile ma diventa impellente anche perché per troppo tempo si è sostato al centro, beandosi di se stessi. La periferia deve diventare il centro della parrocchia, il che vuol dire che chi vuole servire il Signore non deve mai pensare di potersi sedere ad aspettare gli altri.  Certamente non tutti possono dare questa disponibilità, ma non a tutti è richiesto possono anche

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semplicemente mettersi a disposizione per la preghiera la parrocchia per crescere ha bisogno anche delle persone che pregano, però è bene che non stiano davanti a rallentare il cammino della missione. O, peggio ancora, facendo venire il torcicollo a tutti con la loro esigenza di parlare sempre dei tempi andati.

     Sarà proprio una bella Pasqua, se riuscirò a sopravviverle ve ne narrerò le emozioni. Lo dico anche perché non sono sicuro di farcela, i ritmi sono troppo intensi e anche se alcune volte mi siedo, faccio sempre fatica a restarci anche perché so che la parrocchia ha bisogno di ripartire in fretta. Lo scrivo tanto per farmi piangere addosso, ogni tanto mi piace fare come fanno molti, hanno sempre da lamentarsi. In realtà sono sicuro che sarà una Pasqua meravigliosa, con tanti momenti di festa determinati da una comunità che si lascerà coinvolgere dalla gioia di stringersi accanto al Signore, ma soprattutto dalla capacità sempre nuova di riscoprirsi novità dello Spirito nei sorrisi e nella voglia di giocare dei suoi figli. Insomma è la parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, non ci si annoia mai, non si dorme mai, non si sta mai fermi, non ci si accontenta mai, è una parrocchia giovane che ringiovanisce chi ha la fortuna di viverla e di contribuire a renderla sempre più viva.        

3 aprile - Straordinariamente rientro a casa a piedi, sono circa le ventuno e mi incammino per il centro, piazza Caroprese per intenderci. Assolutamente nessuno su corso Mediterraneo, allora devio per l'isola pedonale e lì incontro quattro persone, ne approfitto per andare a salutare Giovanna che nel bar visitava il sito della parrocchia. Lungo il cammino intravedo gli esercenti sconsolati all'interno delle attività commerciali contrassegnate tutte dal deserto, infine al ponte sul canale Basso un accenno di sottobosco giovanile probabilmente di carattere deviato. Tutto qui, arrivo a casa un po' sconsolato, con l'impegno di pregare per gli esercenti delle attività turistiche, cogliendoli come vere persone di fede, ritengo che solo per fede aprono ogni giorno le loro attività, altrimenti chiuderebbero tutto. Questa riflessione mi capita di farla anche per coloro che animano il mercato, è veramente una vocazione, alzarsi presto raggiungere il luogo del mercato, mettere la roba in mostra perché sia visibili a probabili acquirenti che non hanno molta voglia di comprare. E poi aspettare e sperare che qualcuno si fermi. Intanto arrivano le due, si smonta e si ritorna a casa, ritengo che molti evitino di fare i conti altrimenti correrebbero il rischio di non trovarsi troppo. Insomma anche in questo caso la fede è molto importante. Si potrebbe continuare con altre categorie, ma ritengo che possa bastare per aiutare a capire che accanto a noi c'é gente che ha molta fede.

     La tua fede ti ha salvato, nei Vangeli tante volte è con questa frase che Gesù conclude a sua azione salvifica che è orientata a  manifestare la potenza di Dio, ma anche a far cogliere l'importanza di credere in Lui. Si, è vero, ci sono stati periodi più sereni socialmente parlando, proprio passando davanti al monumento a Padre Pio, mi veniva da pensare che proprio l'erezione di questo monumento è stata una delle ultime opere di un certo rilievo a Scalea, se ricordo bene fu ultimata a tempo di record per inaugurarla in piena campagna elettorale. Dopo quest'opera che non portò bene all'amministrazione che l'aveva progettata, per la città è iniziato un lento declino, contrassegnato da molte finzioni di interventi pubblici orientati a favorire questo o quell'amico,  chi ha voglia e tempo di visitarle adesso si presentano tutte nello squallore

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dell'inutilità. In realtà sono servite a far arricchire qualcuno e a far degradare il territorio di Scalea. Che oggi ci viene affidato perché gli restituiamo speranza e la gioia di farlo rivivere. Dobbiamo farlo per i nostri figli, ma anche per noi senza essere troppi schizzinosi, è vero c'è tanta immondizia per le strade, ma c'é anche altrove il che fa capire che i mali che si accompagnano alla nostra cittadina sono da condividere con gli altri comuni. Purtroppo in questa situazione non vale il principio mal comune mezzo gaudio, ma semplicemente la malinconica riflessione su come poterne uscire, magari in tempi brevi.

     Un po' scoraggiato? Certamente no, è in questo tempo che il Signore mi ha chiesto di essere Sua presenza in questa comunità, e so bene che il mio dovere è quello di incoraggiare e non di scoraggiare, per cui si tratta solo di emancipare la gioia per quanto è possibile e di rimuovere la tristezza. Il che non vuol dire chiudere gli occhi davanti alla realtà, come qualcuno erroneamente pensa, ma semplicemente che, perché la realtà non sommerga la gioia, occorre educare a gioire sui valori anche se non sempre ne possiamo fare esperienza. So che non è un esercizio facile e neanche sempre possibile da portare avanti con successo, ma finche è possibile si porta avanti per come vuole il Signore, per il resto l'opera è sua e non mia, per cui vale anche per noi l'affermazione di Gesù: la tua fede ti ha salvato. A Scalea ci sono molte persone che lottano con coraggio per portare avanti con dignità e onestà la propria famiglia, molti frequentano anche la Chiesa, anche se non amano essere troppo visibili, però ce ne sono molte che meriterebbero più attenzione nelle nostre assemblee, anche perché non sempre i soliti noti meritano tanta visibilità.

     Ci sono coloro che intravvedi solo in occasione di grandi manifestazioni hanno assolutamente bisogno di esserci e di far vedere che ci sono, certamente non è sempre colpa loro, ma perché non si mettono un po' da parte per rendere più visibili i bambini, i giovani o più semplicemente Gesù. La fede educa a servire le marginalità non a situarsi inamovibilmente al centro. E' un discorso che il Santo Padre porta avanti in modo sistematico non solo con le parole ma soprattutto con gli atteggiamenti. Ma è proprio necessario scomodare stabilmente il Santo Padre quando è così facile leggersi coerentemente negli atteggiamenti di Gesù, sempre in giro da un villaggio all'altro, sempre cercato da tutti coloro che potevano avere bisogno di una parola di salvezza. Alcune volte mi viene da pensare che diventa una situazione di comodo quella di stupirsi di quello che il Signore opera negli altri, invece di sforzarsi di diventare a nostra volta, con l'aiuto del Signore, stupore per gli altri.

     E'stata una giornata serena spesa nell'organizzare il lavoro pastorale, sta arrivando la Settimana Santa è so già che sarà un periodo bellissimo, perché il Signore ancora una volta ci darà la gioia di gioire con la comunità dei Suoi seguaci. So anche che sarà un periodo difficile, anche perché non siamo pronti a valorizzare fino in fondo il dono della Grazia di Dio. Mancano le energie umane per poter sostenere la mole di lavoro che il Signore ci donerà di condividere. E poi inizia la Novena a San Giuseppe, tutto deve essere pronto per poter onorare il papà terreno di Gesù, ci riusciremo certamente sì, anche se non per come siamo abituati. La gente capirà? Non lo so, però intanto la sterzata è stata fatta, poi si vedrà quali saranno le reazioni del Popolo Santo di

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Dio. E poi inizia il grande pellegrinaggio della visita alle famiglie, ci riuscirò, quando finirò. Tutte domande che occasionalmente si accompagnano alla mia preghiera nella quale chiedo sempre al Signore di poter servire in modo dignitoso la comunità che Lui mi ha affidato, forse troppo tardi, per poterla animare per come avrebbe bisogno.

     E' vero ci sono molte persone che cooperano con me per il bene del regno di Dio, ma non tutti comprendono l'esigenza di cambiare, non tutti si sforzano a dare più spazio agli altri, non tutti pregano. Qualcuno pensava perfino di gestire come proprio il Regno che avrebbe dovuto semplicemente servire. Quando la gente non si rende disponibile a mettersi in cammino corre sempre il rischio di innamorarsi di se stesso, anche nella Chiesa troppo spesso, si preferisce far morire lo Spirito che è negli agli altri semplicemente per amore verso se stessi, per il proprio modo di vedere, per fare spazio ai propri familiari. Molti intendono la Chiesa come il clan degli amici e non come dedizione all'evangelizzazione. Insomma può bastare, buona notte. Ci si prepara a riprendere con entusiasmo domani mattina, Primo Venerdì del mese. In questo giorno si riflette il mistero dell'amore di Dio, ed è quello che basta per poter sempre guardare con fiducia al futuro. D'altra parte è per amore che siamo stati creati, per amore siamo stati redenti, per amore siamo anche nati ed è nell'amore che dobbiamo vivere. Il resto come viene va bene, quello che conta  fare sempre tutto con amore. Il Sacro Cuore è l'amore con il quale Dio ancora oggi guarda alla Sua Chiesa, anche alla nostra comunità, dobbiamo solo imparare e vivere senza avere paura e senza scoraggiarci di fronte alle contrarietà della vita.        

1 aprile - Anche io sono incappato in un pesce d'aprile mediatico, d'altra parte era una informazione molto particolare e desiderabile, ma purtroppo era solo il classico scherzetto. E' proprio vero che quando si desidera qualcosa si diventa creduloni. E da un po' che non guardo fuori dalla finestra, beh dalle finestre della canonica c'è veramente poco da vedere, anche perché l'immobile è soffocato tra il palazzo alle spalle, un'ala del Santa Caterina chiusa quasi tutto l'anno, il Campo Sportivo e il Comune. Si riesce a vedere anche uno spicchio di mare, ma si deve uscire e magari anche immaginare ciò che potrebbe esserci in quella direzione. Cambia leggermente la situazione quando mi sposto nella mia casa, una volta era popolare adesso abbastanza dignitosa. C'è sempre il sole il che la rende particolarmente luminosa, davanti si ammira il mare nella diversità dei messaggi che vuole trasmettere attraverso i vari colori che lo caratterizzano, poi c'è la scogliera che da sempre caratterizza questa parte del territorio di Scalea, è l'Ajnella. Luogo per gli artisti, per gli innamorati  e per tutti coloro che amano sognare la bellezza, i colori, la gioia di sentirsi liberi.

     I vari operatori stagionale stanno aprendo i lidi, si preparano a vivere la Pasqua che magari non ha molto a che vedere con la resurrezione del Signore, forse ha in comune la speranza del riprendere a vivere, dopo il sonno dell'inverno. Questo movimento cambia anche il flusso delle persone che gravitano attorno alla parrocchia, molti cominciano a cercare il lavoro stagionale, o si organizzano per fare gli ambulanti sulla spiaggia. Insomma fanno respirare le parrocchie. Ognuno sta cercando di ripulire il tratto di spiaggia che ha di fronte anche se non può rimuovere il materiale, perciò abbiamo di giorno i mucchi di sterpaglia portati per la gran parte dalla corrente

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del fiume, e di notte si accendono i fuochi così si evitano problemi di denunce e multe che alcune volte vengono somministrate a chi cerca di cooperare alla dignità dei luoghi. Ma con il demanio non si scherza, potremmo anche dire che forse si è scherzato anche troppo.

     Insomma il bel tempo apre i cuori alla speranza e incoraggia ad uscire. E' quello che abbiamo imparato a chiamare il turismo, che non riguarda solo coloro che, si spera, verranno anche quest'anno a condividere con noi un po' del loro tempo e della loro economia, ma anche coloro che abitano il territorio si rendono più disponibili a vitalizzarlo. Si legge qua e la il grido allarmato delle sentinelle che vigilano in modo addormentato, il pericolo del degrado del territorio è sotto gli occhi di tutti per cui c'é veramente poco da sperare, gli uomini che hanno gestito al politica in questi ultimi decenni si guardano bene dal rendersi visibili. Questo li esporrebbe a ulteriori esigenze di verità e probabilmente non è opportuno rischiare, visto che a molti è andata abbastanza bene. Meglio aspettare che si calmi il can can mediatico, poi si vedrà. E i volti nuovi delle tante aggregazioni e associazioni di volontariato? Fanno certamente fatica a camminare insieme, troppo guardinghi o più semplicemente bisognosi di luminosità personale per cui non è toppo opportuno camminare in gruppo.

     Quando si guarda dalla finestra si vedono anche situazioni antiche, stamattina c'era Nicolino che si era seduto a uno dei muretti della spiaggia e guardava il mare. E' uno dei tanti marinai della Scalea di una volta adesso è rimasto uno dei pochi, avrei voluto fargli una foto, ma poi ho pensato che è meglio mantenerne il ricordo solo nella memoria e così ho fatto. Insomma si va avanti in qualche modo, per come si può. Se si pensa che anche per l'arrivo del Presidente del Consiglio non c'è stata la possibilità di aggiustare almeno qualcosa di marginale, riflettere a quali energie si potrà attingere per emancipare il volto turistico della nostra città non dovrebbe esigere un grande sforzo mentale. Rimane inossidabile la buona volontà delle persone che ogni giorno instancabilmente si aprono all'impegno con umiltà e nel silenzio del lavoro quotidiano. Non fanno rumore, non finiranno sui giornali come sempre di loro nessuno parlerà, ma sono coloro che danno speranza al territorio e lo rendono vivibile in questa fase socialmente molto fragile.

      Con il clima mutevole della primavera in collina tutto diventa contrassegnato da un foschia permanente, non tutto è visibile, ma per chi è abituato a camminare alla luce della luna tutto diventa più semplice, magari è bene camminare lentamente per evitare di trovarsi coinvolti in situazioni confuse, ma ho fatto troppi incidenti per dovermi preoccupare di qualche testacoda imprevisto. Per cui la giornata è scivolata senza particolari clamori, nella ordinarietà dell'impegno vissuto nel rispetto dei valori che rendono la presenza della Chiesa, in qualunque sua presenza o situazione, un luogo di pace e di fraternità. Molti appuntamenti, contrassegnati e intervallati dai sorrisi e dagli abbracci dei bambini dell'Accoglienza, come sempre ne gioisco e mi rassereno. Di innovativo abbiamo avuto la celebrazione con la partecipazione dei bambini autistici e le loro famiglie, anche in questo caso ho cercato di condividere la loro sofferenza ma soprattutto la gioia di avere comunque i bambini accanto a noi. E' nella sofferenza che si genera una maggiore disponibilità alla condivisione dell'esperienza e si alimenta la disponibilità alla

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fraternità. Anche se anche in queste situazioni non mancano le disfunzioni, i ritardi istituzionali, le disperazioni insomma tutto ciò che fa della fragilità della persona un grido di allarme e un incoraggiamento alla solidarietà per tutta la comunità. Purtroppo quando celebro non posso fare le foto per cui devo sperare che coloro che le hanno fatte le trasmettano in qualche modo, meritano tutta la nostra attenzione anche perché, come sempre, gli sguardi comunicano più delle parole.

   

 

     Ma poi a guardare bene anche gli spazi che circondano la nostra Chiesa parrocchiale meritano qualche foto,  in questo periodo è tutta una gioia di colori, lo spettacolo penso durerà fino a novembre anche perché sono state trapiantate varie piante stagionali che, devoti permettendo, avranno modo di rallegrare gli occhi di chi condividerà gli spazi della parrocchia. Non tutti i fedeli comprendono che i fiori è bene asciarli dove nascono senza avvertire l'esigenza di portarli in Chiesa, ma pazienza se è un atto di devozione si deve sopportare anche il vedere rovinato il giadino fiorito. A me in realtà non piace che si tocchino i fiori, ma come capita alcune volte si fa buon viso a cattivo gioco. Ho messo anche la Statua che dovrebbe rappresentare San Giovanni Bosco e San Domenico Savio, ho usato il condizionale anche perché sono poco conformi all'iconografia classica del Santo. A suo tempo ne rimasi sorpreso anche io, e chiesi allo scultore i motivi di questa licenza artistica e lui pazientemente mi

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spiegò che a lui furono portate diverse fotografie alcune delle quali raffiguravano il Santo e altre il parroco del tempo, con la preghiera di farla più somigliante al parroco che a San Giovanni Bosco, effettivamente in questa prospettiva di cose l'opera è abbastanza realistica. Forse dovrei trascriverlo nella cronistoria ma per adesso lascio queste informazioni nei pensieri espressi  in libertà.

29 marzo - Una giornata con Gesù cambia la vita, non so quale pubblicità lo dice ma è proprio così, ti sembra perfino strano dover riprendere i ritmi ordinari. Ma cosa rende così particolare questa esperienza. Beh, prima di tutto è che un atto di disponibilità a una esigenza del Santo Padre, per cui non ci è dato conoscere che cosa può aver mosso questo suo invito, il che vuol dire che lo si fa per corrispondere al nostro essere cattolici riconoscendoci in una disponibilità che esprime comunione universale. Tutti insieme in preghiera per ventiquattro ore, tutti in pellegrinaggio alla ricerca della misericordia di Dio, tutti nella esigenza di imparare da Gesù dando più spazio all'ascolto dei suoi insegnamenti. Nello specifico significa anche incontrare tanti sacerdoti in modo prolungato e sereno, non muoversi dalla parrocchia per accogliere quanti avvertono l'esigenza di fare questa esperienza. Certo è inusuale passare davanti a una Chiesa e vederla aperta anche di notte. Molta la gente che ha corrisposto a questo invito, per tutto il girono si è confessato con impegno e ininterrottamente, solo dalle 2 alle 6 sembra ci sia stato presente in Chiesa solo il Sacerdote incaricato. Per il resto è stata una intensa testimonianza di amicizia con Gesù e di vitalità della comunità cristiana della zona pastorale.

     Il momento più intenso è stato quello del Tabor con i giovani, ma comunque sono cose che conosce solo il Signore, per cui affidiamo tutto a Lui e ci diamo appuntamento alla prossima estemporanea del Santo Padre. Anche la mattinata, durante il giorno è stata molto partecipata, insomma il Santo Padre ha visto giusto nell'incoraggiare i sacerdoti a stare di più in Chiesa, la gente vive volentieri l'incontro con la Grazia di Dio. Dovrei dire qualcos'altro in riferimento alla linearità della conversione, troppo spesso perseguita in modo tortuoso, ma si potrebbe scadere nel giudizio temerario per cui non è assolutamente opportuno metterci mano. D'altra parte la misericordia di Dio incoraggia a cogliere sempre il bene anche nelle situazioni non sempre positive di cui ciascuno fa ampiamente esperienza. Intanto la Quaresima sta entrando nella sua seconda fase e ci sollecita a essere più fedeli all'incontro con Gesù, sia per imitarne le virtù, sia per cogliere meglio i suoi insegnamenti.

     La Via Crucis, ci ha incoraggiato a visitare e e percorrere la periferia, in quel di Sant'Angelo è stata vissuta con intensità, chiaramente non c'erano dubbi, ma la conferma delle attese è sempre da cogliere come un vero dono del Signore. Tante aree un po' abbandonate della comunità aspettavano da troppo tempo che qualcuno si ricordasse di loro, ed esprimono questa esigenza in ogni modo. Ieri sera mi è stato dato perfino un Kinder che una mamma deve aver tolto di bocca al proprio bambino, che però era dormiente altrimenti l'operazione sarebbe stata certamente più difficile. Ci vuole un altro schema della liturgia anche perché questo è stroppo rigido per essere adattato alle varie situazioni, magari c'era anche un po' di stanchezza. Uno degli obbiettivi di questo percorrere la parrocchia è quello di aiutare la gente a stare bene insieme con Gesù. Non so cosa possa rimanere in riferimento alla Via Crucis,

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ma l'obbiettivo primario e quello di far capire che la parrocchia è bella quando la si vive tutti insieme senza dimenticare nessuno.

     Non sempre questo si riesce a far comprendere ai cosiddetti gruppi impegnati, anche se non sempre è colpa loro, però è proprio così la parrocchia esprime il meglio di se quando la si percorre tutta. Troppo spesso si pensa di cambiare non cambiando nulla e di camminare senza mai muoversi dal posto. Nessuno statuto o carisma parla di questi atteggiamenti, è semplicemente la prassi incancrenita di troppe esperienze ecclesiali che merita di essere rimossa con determinazione. Quando si è sollecitati l comunità risponde per cui il male va cercano nel modo di impostare la vita pastorale. Ogni parrocchia ha una storia specifica che esige un modo diverso di vivere l'impegno ecclesiale, la nostra ha una periferia molto bella che apre al creato e alla gioia di stare all'aperto, mentre la parte a ridosso della Chiesa è troppo cementificata per poter esprimere la bellezza delle origini e alcune volte corre il rischio di soffocare l'esigenza di relazionarsi nella gioia dello stare insieme.

     La pigrizia è il contrario della missionarietà, ed è proprio così che alcune volte si porta avanti la vita delle comunità, sempre allo stesso modo, sempre negli stessi luoghi, sempre con gli stessi canti e purtroppo sempre con le stesse persone, non potrebbe essere diversamente anche perché le altre nessuno le va a cercare. Come sempre basta cambiare registro e la gente si converte con entusiasmo alla dinamica dell'andare. Certamente non tutti, ma non è indispensabile che tutti lo facciano però è importante che chi lo fa ne sia convinto. Per gli altri possono continuare con le loro abitudini, purché lo facciano senza la presunzione di essere normativi né tantomeno di poter veicolare la pastorale complessiva della parrocchia che ha certamente bisogno del coinvolgimento affettuoso di tutti e non solo quello dei soliti noti. Sulla informazione della venuta del Santo Padre a Cassano penso ci sia poco da commentare, o forse è meglio dire: è prudente non farlo anche se una battuta è proprio sulla lingua ma riesco a frenarla, d'altra parte il sapiente sa tacere e alcune volte riesce anche parlare.

     La preghiera dona armonia, e ti permette di riprendere con grande serenità e gioia. Oggi alla preghiera abbiamo avuto anche la straordinaria partecipazione del gruppo Tiratardi, forse ci stiamo incontrando troppo, anche se un po' dispiace ma devo ammettere che è proprio una bella comitiva di amici anche se hanno un piccolo neo. La speranza è che non sia tumorale, ma l'ho già analizzato e per quello che ne capisco garantisco sulla sua bontà. Molto affiatati, quasi sempre e tutti sorridenti, perfino gioiosi nello stare insieme, molto creativi e innovativi insomma sono semi giovani. Ce n'è che mi supera di gran lunga nella gioia di sorridere sempre, un po' mi dispiace ma poi crescendo magari la metto al mio posto. Il futuro come sempre è nelle mani di Dio, nella speranza che comunque soffi nei dintorni della parrocchia. Sarà comunque bello incontrarli anche da lontano, quello che conta è ciò che conserveranno nel cuore, dobbiamo operare perché vi si annidino tanti bei ricordi.

     Dopo i giorni dell'autunno il Signore ci ha donato una nuova luminosità primaverile, per cui oggi si stava volentieri fuori a godersi i raggi del sole. Nel mezzo del cammino ho anche vissuto una variegazione sul tema della comunione,  di cui non posso parlare, ma che mi ha donato un altro spaccato

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positivo della vita diocesana. La Comunità dello Spirito ha chiuso una giornata veramente spettacolare, mancava l'aeroplanino, ma ci siamo goduti per qualche tempo la mamma volante è questo è stato molto bello. Come può accadere non manca qualche lamento da parte dei seniores, anche se spirituali gli acciacchi sono acciacchi e non sempre si ha la forza di poterli sostenere con energia. Nulla di particolarmente grave. Lunga e contorta disquisizione ecclesiale con alcuni desaparesidos che tentano un approccio alla testimonianza della fede. Ma non sempre l'accoglienza della diversità è di casa nella casa della fraternità cristiana, per cui generalmente, in questi casi, io incoraggio all'attesa dei tempi lunghi. La conversione pastorale esige tempi molto lunghi.  Certo ci sarebbe anche il metodo chi sta stretto si allarga, ma ritengo che non sia molto spendibile per chi vuole impostare la costruzione del futuro ed ha bisogno di tutte le energie disponibili a condividere il progetto.

     Adesso a letto, la notte scorsa l'ho semplicemente intravisto e domani è una giornata veramente campale, da condividere tra la gioia certamente esplosiva di stare con i pargoletti dell'Eucaristia e il percorrere ancora una volta la Diocesi nella gioia di incontrare alcuni delegati della Forania interna. E' anche una occasione per dialogare con i genitori, non nascondo che è molto bello poterli incontrare anche se non tutti partecipano attivamente alla vita di comunità, però sono loro la comunità che mi è stata affidata per cui non posso che gioire anche di questo momento di fraternità che i loro figli mi donano. Il Signore deve dare la forza e la vivacità per corrispondere sempre con entusiasmo alla missione che in qualche modo mi si chiede di condividere con i confratelli per testimoniare e incoraggiare alla vita di comunione da coniugare sempre con la speranza che ci deriva dalla sequela di Gesù Cristo.

27 marzo - Poi a ben guardare non sempre siamo capaci di stupirci dell'azione del Signore. Anche noi siamo stati educati ad avere se stessi come baricentro per cui elaborarsi diversamente come noi guardiamo e percepiamo le cose e le situazioni esigerebbe uno sforzo di spersonalizzazione che non sempre siamo disponibili a vivere seriamente e con continuità. Certo non si deve fare tanto per farlo, ma semplicemente per corrispondere meglio al Signore, avendo la certezza che è in questo la nostra gioia. Il popolo è allegro, nel senso deleterio del termine, come lo è anche questa affermazione, tante volte ho imparato che non esiste un popolo ma esistono tante persone che in alcune situazioni vivono insieme. Per cui non si può mai esprime come atteggiamento complessivo, totalizzante il modo di percepire una realtà che è sempre fatto da tante specificità, impossibili da appiattire in un giudizio cumulativo. Effettivamente ogni volto ha un suo messaggio e quando è possibile è anche bello poterlo leggere anche perché è irripetibile. Ma tutti i volti meritano di essere letti? Certamente sì, anche se non sempre se ne ha la possibilità o la volontà.

     Oggi non mi hanno neanche fatto godere i sorrisi dei bambini dell'eucaristia, prepara qua, corri di la, prepara quest'altro che tanto quella non arriva anche perché è una tiratardi, insomma chi c'è andato di mezzo è stata la mia ricarica di sorrisi gratuita che i ragazzi mi donano con spontaneità. E adesso come faccio a recuperare, ci vuole dopodomani con quelli della Confermazione. Ma quelli sono sorrisi già molto diversi, non meno affettuosi magari anche più intensi ma diversi. E va bene vorrà dire che mi rifaccio Domenica quando avremo tutta la giornata a disposizione nella speranza che non sopraggiunga

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qualche imprevisto. Sarà certamente una Domenica bellissima, ma anche l'incontro con i genitori? So già che è inutile anche perché loro vogliono parlare con i catechisti, quando ci sono io tutto va bene, a me servirà per incoraggiarli a vivere più seriamente la Quaresima.

     E' una serata di malinconia anche il momento di festa programmata con la Branca R/S sembra impossibile da vivere, quando è terminato l'incontro sulla Dottrina Sociale avevano già finito, almeno stavo un poco con loro, ma niente da fare. Pazienza, intanto ci si prepara a godere dello stare in modo prolungato con Gesù. Certo che il Santo Padre ha di queste estemporanee, forse si ispira a Don Antonio, è l'unico in diocesi che alcune volte rischia la faccia, un po' come pensa di fare Renzi, su avventure molto caratterizzanti ed esclusive. Si, forse il Papa legge qualche comunicazione della sua parrocchia si facebook. Le leggo pure io ma le lascio scorrere anche perché ormai non mi appartengono, in realtà le eviterei, ma se le suscita il Signore perché non cercare di cogliervi del bene, certo non è facile ma ci provo. La vita di comunità merita di essere valorizzata e vissuta in ogni sua sfaccettatura, d'altra parte è troppo bello viverla per poterla trascurare. Molti la confondono con questo o quel gruppo, ognuno ha i suoi limiti, purché non soffochino il dono della comunità, perché no. Nella Chiesa c'é spazio per tutti.

     Ci viene chiesto, di spezzare ancora una volta i nostri ritmi pastorali, per convergere più stabilmente verso Gesù. Di cogliere nello stare con Lui tutto quanto c'é di più prezioso nella nostra giornata, ricordo che è stata fatto un'altra volta in occasione del Giubileo, anche in quell'occasione fu una no stop di 24 ore. Ero a Belvedere a Santa Maria del popolo, fu una bella esperienza, cosa ricordo? Quasi nulla, solo la fase che va dalle 4,00 alle 6,00 ricordo bene l'attesa dell'albeggiare con alcuni giovani coraggiosi con i quali abbiamo poi vissuto l'Ufficio delle Letture in modo molto intenso. Dalla piazzetta davanti alla Chiesa si gode un spicchio di panorama sul mare che incoraggia la vita spirituale e la riflessione, qui dovrei salire sul campanile, vedremo qualcosa mi inventerò. Magari semplicemente resterò a dormire che tanto a vegliare ci sarà Don Mario e può anche essere che voglia restare solo. Il Santo Padre ci chiede di valorizzare il dono della Riconciliazione, abbiamo ventiquattro ore a disposizione per aiutare la comunità cristiana a cogliere il dono della misericordia di Dio. Ma questo vale anche per noi, è un momento prolungato per la Grazia che interessa tutti.

     La Chiesa che si apre al sociale, è il sogno di Papa Francesco ma non quello di tanti battezzati che preferisco dormire e non sognare. Non sempre e tutti si è capaci di sensibilità sulle tante periferie del cuore dell'uomo e della società. Però intanto ci si prova, con chi? Meglio non fare gli schizzinosi altrimenti si corre il rischio di non partire mai. Di certo i soliti noti non demordono mai, ma d'altra parte se non emergono nuove leve si dovrà pure valorizzare la vecchia guardia. In questo caso non parlo dei vicini anche perché noi non abbiamo nessuna vecchia guardia, per cui si va sempre con entusiasmo alla carica tutti insieme verso le nuove frontiere della storia. Inquietudine giovanile? Certamente, ma se la parrocchia è giovane non può che essere così. Tutto è orientato al bene, anche se non sempre vi si corrisponde però è chiara la via che il Signore ci ha donato da seguire, dobbiamo solo farlo con entusiasmo. Alcune volte vengono persone scoraggiate o deluse, tutto molto facile basta

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aiutarle a riprendere la via della preghiera, non della recita, ma della preghiera e tutto è affrontato con più entusiasmo. E' il volto nuovo della Chiesa, diventare occasione perché Cristo sia restituito al ruolo insostituibile di essere prossimità per ogni uomo, anche perché ogni uomo anela nella profondità del proprio cuore a restituirsi al Signore.

26 marzo - Il Deuteronomio ci ha ricordato l'importanza di vivere nell'osservanza delle leggi e anche Gesù ci ha raccomandato di non trascurare nulla della legge mosaica. La sapienza di Israele si manifestava nella disponibilità a mettere la legge di Dio al centro della propria vita. Abbiamo anche imparato che nell'accezione biblica la parola legge si coglie meglio coniugandola con la parola Via, chi vuole incontrare Dio deve percorrerla e non evitarla. Noi facciamo fatica a comprendere pienamente la preziosità dell'osservanza della legge anche perché non sempre maturiamo la bontà di costruire una società più giusta, che passa appunto attraverso il rispetto del bene comune che deve essere sempre al centro del nostro cammino di perfezione cristiana. Il proverbio popolare fatta la legge trovato l'inganno certamente non si ispira al Vangelo. Come sempre la conversione è lenta, ma è comunque necessario perseguirla con coerenza anche in perfetta solitudine. Ci si sente meglio e si riposa con serenità. Non bisogna mai sconfinare nel legalismo esasperato, ma neanche cavalcare con naturalezza l'arbitrio delle scelte a secondo delle situazioni.

     Verrà o non verrà, la domanda non circolava con eccessiva insistenza ma sollecitava la curiosità, per cui ci si è alzati con questo tema sostanzialmente innovativo, la partecipazione a un momento politico capace di coagulare le energie amministrative della provincia. L'organizzazione è stata essenziale, la crisi riguarda anche le disponibilità per le spese politiche, non c'è stato un coinvolgimento di popolo, d'altra parte la gente ha altro in testa a cui pensare. C'era comunque una certa folla, anche fortemente polemica, ad attendere davanti alla scuola. Qualche atteggiamento esagitato è stato registrato all'arrivo del corteo. Grande rappresentanza istituzionale, poca gente comune. Insomma non è stata la festa patronale del Carmine ma quella di San Giuseppe Lavoratore. D'altra parte sappiamo bene che la politica sostanzialmente è per gli addetti ai lavori e non emoziona la vita del popolo. Un avvenimento di questo livello in altri tempi avrebbe coinvolto pienamente la cittadinanza e non solo i rappresentanti. Ma è il nostro tempo, si vive di frammenti e non tutti sono ritenuti necessari alla propria pace interiore. Per alcuni aspetti è consolante, insomma diciamolo pure Dio aggrega molto di più in modo ordinario, quando poi si impegna non ne parliamo per non suscitare invidia.

     Ma allora cosa è stato? Domanda facile, una carrellata politica. D'altra parte era una manifestazione organizzata dal Partito Democratico, nella quale il Renzi nazionale si è barcamenato egregiamente tra il suo essere Presidente del Consiglio e l'essere anche il Segretario del partito in oggetto. E il partito si è mosso per come sa fare data la lunga esperienza maturata nei decenni, sono confluiti a Scalea una decina di pullman di aderenti. Diciamolo pure la politica sa organizzarsi con vigore rispetto ad altre esperienze aggregative. Anche la Massoneria era ben rappresentata, d'altra parte come ci sono i massocattolici, ci sono anche i massodemocratici e via a seguire. E' servito a qualcosa? Certamente ci ha donato di vedere personalmente il nostro Presidente e questo

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non capita tutti i giorni, è servito anche a dare uno spaccato della nostra area geografica, tinta in modo abbastanza chiaro dagli interventi previsti. E' servito anche a capire come il giovane, è veramente giovane per cui niente lifting e niente tinta nei capelli, si barcamena nel mondo dell'intrigo politico. Il volo è sempre abbastanza alto, le proposte sono a lunghissimo respiro, l'analisi è quella che è davanti agli occhi di tutti, le soluzioni alla nolenza politica fa fatica anche lui a rimuoverli, comunque l'incoraggiamento è efficace e coinvolgente.

     E' stato un veloce batter d'ali, oltretutto è uscito anche il sole, se fosse accaduto in qualche pellegrinaggio si sarebbe gridato al miracolo. La nostra è sostanzialmente una provincia che vota a sinistra, per cui quasi tutti i rappresentanti del popolo appartengono a quest'area. Il quadro sociale descritto non sempre è stato confortante, sentirlo esprimere dai nostri delegati politici fa un effetto strano, anche se ne siamo abbastanza coscienti: oltre coloro che hanno un impiego pubblico o si industriano ad avviare varie forme di imprenditoria privata, si vive di clientelismo politico e di sussidi per la disoccupazione, poi c'è il mercato della manovalanza malavitosa. Mi sono guardato attorno per evitare di essere coinvolto in qualche foto impropria anche perché prima o poi finiscono in copertina. Ne ho salutati molti, d'altra parte girando tanti comuni ci si incontra frequentemente. Ero abbastanza tutelato da una parte avevo accanto il Commissario Mariano e dall'altra c'era il Presidente Oliverio.

     E il discorso sull'antimafia, la manifestazione contro la ndrangheta? Se è questo il livello della lotta da intraprendere, loro possono dormire sonni tranquilli. Tanto generalmente si guarda dall'altra parte e chi resta ammazzato è sempre qualche prete, magari da commemorare, ma raramente viene imitato da questi araldi del progresso sociale e politico del territorio. Per quel poco che riesco a cogliere guardavano tutti alle prossime elezioni di maggio per cui è stata anche una occasione per incontrarsi programmare, anche per questo avevamo dei sardi e dei pugliesi. Insomma non ci si è annoiati e tutto sommato niente, sinceramente ritengo che non ci sia proprio nulla da sommare. Tutto è durato circa tre ore e poi si è tornati alla ordinarietà, per cui pranzo, riposo pomeridiano, incontro con i giovani momento di fraternità con i bisognosi della Caritas, programmazione della festa patronale, incontro con alcune situazioni di emergenza sociale, chiusura del bilancio economico 2013.

     Dovrei parlare anche di alcuni dispiaceri pastorali che mi vengono narrati e di una svista paradossale veramente simpatica, ma per oggi può bastare. Stasera una bella zuppa di latte tanto per disintossicarmi totalmente. Ho usato il pane che era stato portato Domenica dalla Confermazione, un ricordo antico quando non esistevano i biscotti e tutti i pasti erano sostenuti in modo poderoso dal pane.

25 marzo - Essere se stessi o essere ciò che piace agli altri? A me piace essere me stesso, anche se molti mi chiedono di piacere di più agli altri. ritengono di farlo per i mio bene, anche perché al punto al quale sono arrivato dopo tanti anni di onorata disponibilità al Vangelo, molto dipende dal come gli altri mi colgono. ed è proprio a questo punto che io genero molte delusioni, in realtà non mi interessa molto, anche perché io credo nell'azione dello Spirito Santo però per molti aspetti ritengo che abbiano ragione gli altri dovrei essere

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più attento agli umori dei miei pari in grado o leggermente più in alto. Ma purtroppo non mi riesce per cui ritengo che andrà a finire in un bluff colossale. Meglio così. E' il classico matrimonio che correrebbe il rischio di scoppiare dopo, per cui è meglio che accada prima della celebrazione. Tutto sommato io sono rigido, come Don Tolentino, mi da fastidio dover inseguire qualcosa che oltretutto io non ritengo necessario fare. Anche tra i sacerdoti molti mi vogliono bene, ma forse sono io che non mi voglio toppo bene, almeno in un certo senso. Sarà per come vuole il Signore a me da fastidio tentare oltre la sua volontà.

     Festa dell'Annunciazione, mi è sfuggita totalmente di mano, troppo presa dai tanti problemi che devo in qualche modo affrontare. Per cui mattinata iniziata in quel di Cetraro per capire il senso dell'incomprensione tra confratelli. Purtroppo capita che accada e spesso non si può far molto, ma è comunque opportuno provarci. Poi si sale in quel di San marco e mi sfugge totalmente il fatto che sia l'anniversario della consacrazione Episcopale del nostro Vescovo, il quale mi offre anche i dolci ma io ero troppo immerso nei problemi per cui non mi sono chiesto il senso del gesto affettuoso. Alcune volte mi rendo conto di non essere adeguato, almeno in questi atteggiamenti che per molti sono fondanti il ruolo che viene dato di incarnare. Per me no, cerco di esprimere il meglio in ordine alla vita di fraternità incoraggiando all'autenticità dei gesti. Per il resto non conta molto il ruolo ma la capacità di essere tramite di relazioni fraterne.

    Pranzo al Seminario è molto che non ci andavo, vi si vive un clima di cantiere permanente, che comunque non impoverisce in nulla il senso di trovarsi in famiglia, il giovane non c'era sembra sia andato in ritiro a Cosenza dalle suore. Ma perché si ritira sempre mi riesce difficile da capire. Ma comunque non mi compete per cui si va avanti con serenità  e semplicità. Il pomeriggio sono in quel di Cosenza per le esequie di Mons. Agostino. Un grande vescovo della Calabria, ha segnato anche a livello nazionale l'impostazione di alcuni capitoli della pastorale, adesso il Signore lo ha chiamato a se, nulla di particolarmente drammatico e semplicemente la vita che scorre e nel suo scorrere avverte l'esigenza di restituire a Dio quello che gli appartiene. Molti Vescovi, molti sacerdoti, tanti Fedeli, insomma tutto molto bello e significativo anche il Padre Metropolita si è lasciato coinvolgere nel momento emozionante.

     Tutti apparteniamo a Dio, tutti ritorniamo a Dio. Lo scorso anno nella stessa Chiesa cattedrale veniva ordinato il nostro Vescovo, oggi si consumava il momento terreno di questo caro Vescovo. E' la vita che nel suo scorrere ci chiede di non legarci alle situazioni che comunque siamo chiamati a vivere. Tanti amici, anche una grande gioia da condividere, non deve sembrare strano, purtroppo ci si incontra raramente per cui quando è possibile ci si sforza di farlo con la gioiosità che ci lega in Gesù Cristo. In testa? I ragazzi dell'Accoglienza, gli appuntamenti che sono saltati, tra i quali l'incontro a Cirella con le suore, poi il team dell'AC adulti, alcune persone che avevano bisogno di sostegno, le novità del Cammino  insomma come sempre un cuore diviso tra l'esserci e il dover essere altrove. Spesso ritengo sia meglio così anche perché altrimenti creiamo dei alici clericodipendenti invece è opportuno che siano protagonisti della loro adesione a Cristo e della Evangelizzazione.

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     Alcune volte capita, il cuore non deve soffrire troppo, ma intanto arriva Renzi, il che non è totalmente male, ma intanto mi permetterà di restare un po' di più in parrocchia, anche perché il Vescovo mi chiede di renderlo presente a livello istituzionale per cui non devo salire a San Marco. Della serie non tutto il male viene per il male. Lentamente sotto una fastidiosa pioggerellina tipicamente invernale sono rientrato, il tutto è stato intervallato da messaggi e messaggini che corrono sempre il rischio di far interrompere in tempo brevi  la mia già pericolosa vita terrena.

24 marzo - La Domenica, come sempre, disseta in modo esaustivo e anche oltre sia la sete delle cose spirituali che durano per sempre, sia le sensazioni delle cose temporanee che emozionano per qualche momento ma non per questo sono meno importanti. Una no stop di incontri molto diversificati e di dinamiche pastorali che certamente vanno molto oltre la nostra capacità di analizzarle. Si inizia con Don Ernest che presiede la liturgia della Mattina e poi si coinvolge nell'attività vissuta a Cosenza con i giovani dell'Oratorio. Per i giovani è importante avere tempi più lunghi di relazioni educative e di fraternità, non sempre riusciamo ad animare, ma per come è possibile cerchiamo di non trascurarli. Quindi questa Domenica per loro si spende tra Cosenza, Rende e Paola. Cosa hanno combinato? Ma forse è meglio dire che cosa non hanno combinato. Vi trasmetto alcune foto che hanno mandato in anteprima così faccio prima. Don Fiore si dedica alla riconciliazione, anche questo Sacramento esige una dedizione particolare o forse starci con la testa, quando la testa è altrove è meglio lasciarci perdere. Ammettiamo anche che molti non ne colgono la valenza rinnovatrice, che esige una vera conversione del cuore. Troppo spesso si cerca di addomesticare questo sacramento da antitumore a compressa per il mal di testa, nessuno è medico di se stesso e nessun medico è talmente bravo da poter superare il pregiudizio, per questo sacramento vale il principio che alla base ci deve essere la fiducia vicendevole, fermo restando che il protagonismo è di Dio e che comunque tutti siamo semplici strumenti della su misericordia.

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     Molte emozioni che guardano al futuro della Chiesa e alla speranza che la Chiesa è chiamata a testimoniare. Come guardare a Scalea, nella complessa situazione che ci chiama a un protagonismo cristiano al quale non siamo abituati a corrispondere pienamente. Troppo abituati a una formazione tra i soliti noti, si fa fatica a comprendersi mandati alle tante periferie che sono parte integrante del nostro vissuto. Educare all'accoglienza della diversità, esige anche il coraggio di rischiare di più sulle proprie sicurezze, vere o presunte che siano. Diventa perciò importante anche valorizzare le energie che

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si accompagnano all'impegno della fede, che comunque sono visitati dalla potenza dello Spirito e permettono alla Chiesa di essere una  presenza capace di fare festa, nella società fortemente in crisi di valori e di relazioni fraterne che è davanti ai nostri occhi. Non sempre si ha la comprensione piena del progetto di Dio, anche per questo ci si perde nei tanti momenti progettuali, comunque importanti, che però hanno bisogno di essere orientati in modo più deciso verso l'alto. Dio ci ama di un amore infinito e ci incoraggia a non abbatterci nella certezza che Lui è sempre accanto a noi, e vitalizza ogni nostro anelito di adesione al Suo amore.

     Di certo non sempre è facile vivere l'amore, anche perché il mondo, purtroppo, non è il Paradiso e neanche il Paradiso terrestre prima del peccato, per cui dice Gesù che dobbiamo imparare ad essere  candidi come colombe e astuti come serpenti. Non è un equilibrio facile da realizzare, ma se vogliamo a Gesù non è piaciuto proporre vie facili da conseguire, perciò nel vivere la sequela di Gesù non è male sposare atteggiamenti di prudenza relazionale che ti permettano di non essere trattato come uno sprovveduto, sforzandosi comunque e sempre di non alzare fuori misura le difese fino a farle diventare offesa, ma difendersi è parte integrante del rispetto della vita che siamo chiamati a testimoniare dalla nascita alla fine dell'esistenza. La vita del sacerdote si spende al servizio della comunità nella quale vive la testimonianza del Signore, non sempre viene compreso nella sua dedizione evangelica, ma non è neanche indispensabile essere compresi, quello che più conta è di

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mantenersi fedeli al Signore. Sì, è vero, alcune volte ci viene chiesto di amare di più, però ne deve valere la pena, nel senso che ci si sacrifica volentieri per un ideale, ma non è opportuno farlo per assecondare i capricci o e affezioni pastorali di questo o di quello.

     Il Signore mi ha messo accanto un gran quantità di persone come suo dono personale per la buon riuscita del mio ministero, di molti di loro conosco solo i volti anche perché dopo più di un anno molti nomi ancora mi sfuggono, tanti mi sorridono speranzosi ma io passo accanto con distrazione e questo non deve

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essere molto bello da sperimentare, per altri sono un poco più attento e mi sforzo di valorizzarle la preziosità. Una di queste persone è in una delle foto, non dico il nome altrimenti non mi rivolge più la parola, però non posso che ringraziare il Signore per il dono della sua presenza che rallegra la vita della comunità e si unisce all'armonia degli angeli. A questo punto ringrazio sinceramente il Signore per tutte e singole le persone che con grande dedizione sopportano le mie intemperanza con grande affetto e gioia. Certamente frutto della loro estrema pazienza ma anche della benedizione del Signore che non abbandona il Suo consacrato. Questa mattina escursione in quel di Sant'Angelo per la Via Crucis di venerdì, se c'è chi tiratardi è anche perché c'è chi fa sempre tardi, ma come recita il proverbio meglio tardi che mai e allora invochiamo la benedizione anche per questi. Insomma quando si benedice, si benedice.

     E intanto il tempo passa, ci si coglie in cammino con i ragazzi che crescono, ci si comprende maturi nei confronti di coloro che guardano a noi con fiducia e immaturi nei confronti di coloro che ci sopravanzano nella creatività delle loro capacità, anche se mai pienamente compresi, a motivo dei tanti limiti che comunque caratterizzano l'esistenza di ciascuno. E' bello vedere la sete di novità che caratterizza i nostri giovani anche se non sempre se ne colgono le motivazioni, troppo spesso troppo personale per essere comprese dagli altri. Anche per questo è bello stare con loro, leggerli come parte della gioiosità del presente, sostenerli nelle loro situazioni di crisi, comprendersi comunque come parte della loro storia anche se il divario alcune volte è accentuato. I giovani sanno affezionarsi senza possedersi, sanno amare con intensità comprendendosi liberi di non amare. Sanno dedicarsi senza dover conseguire traguardi personali. Sono felici anche della gioia degli altri. Insomma ho veramente tanto da imparare, forse anche per questo cerco di godere della loro compagnia e alcune volte, nella loro bontà,  perfino della loro amicizia. In qualcuno c'è troppa violenza e la esprime con eccessiva regolarità, ma probabilmente anche troppa sofferenza inesplosa, ci vuole più affetto per tutti, ma proprio per tutti.

22 marzo - La Quaresima si caratterizza anche nel 2014 con la sequela dell'uomo della Croce. Camminare con Gesù, cercando di cogliere nel suo ultimo viaggio percorso da uomo tra gli uomini del suo tempo, quello ci cui possiamo avere bisogno noi oggi, è il valore più autentico che dobbiamo restituire alla tradizione della Via Crucis. La meditazione sulle varie fasi di qui tragici giorni e notti di giudizi e di sofferenze gratuite che gli furono date diventa per ciascuno di noi, non tanto il senso dell'accettazione delle varie persecuzioni che comunque anche noi siamo chiamati a incarnare ogni giorno, quanto il come dobbiamo affrontarle nella sincera dedizione della nostra vita agli altri. In poche parole, anche a noi viene chiesto di portare la Croce per gli altri, non solo a Gesù e come Lui ci ha insegnato anche noi non dobbiamo tirarci indietro. Ma dobbiamo fare sempre più nostre le difficoltà e le ingiustizie che subiscono gli altri e per quanto è possibile sforzarci di alleviarle facendocene carico. La comunità dei battezzati partecipa sempre volentieri a questi momenti di riflessione e di comunione, che io ho sempre riproposto nella serata per agevolare la partecipazione delle famiglie. Anche quest'anno la sequela della croce non delude e man mano il cammino della Quaresima procede ci si rende conto che la disponibilità a camminare con Gesù coinvolge

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sempre più persone. Nn dobbiamo mai stancarci di riflettere il significato della sequela della Croce avendo a certezza che questo da serenità alla nostra vita e ci incoraggia a cogliere tutto il bene che il Signore ci ha affidato da testimoniare agli altri, sostanzialmente sconosciuti personaggi, che in queste occasioni si accompagnano al nostro fianco lungo il cammino della Croce.

 

     Sono nomi che immediatamente non ci comunicano molti significati il Sommo Sacerdote, Ponzio Pilato, il Cireneo, la Veronica, le pie donne, i due ladroni, il centurione, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo. Sono nomi meno conosciuti di quelli di cui i Vangeli trattano abbondantemente e cioè quelli degli Apostoli, ma in occasione della passione e della morte sono i nomi che ci sono diventati familiari al punto da percepirli parte integrante degli atti di amore del

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Maestro nel momento di massima fragilità umana del suo sostare in mezzo a noi. E' come se fossero all'improvviso diventati importantissimi, infatti senza di loro la Via Crucis farebbe più fatica ad andare avanti nel suo scorrere lento ma graduale e costante di immagini e di sensazioni che ci emozionano e ci danno serenità. Il cammino della Croce è la via della pace personale e comunitaria. Ma ancora di più è il cammino spirituale mediante il quale anche noi siamo coinvolti verso l'uomo della Croce che chiede di non essere lasciato solo in questi momenti di dramma e disponibilità alla volontà del Padre misericordioso.

      La primavera è arrivata con una gioiosità inusuale, e genera gioiosità con i colori e le vitalità climatica che la caratterizzano. Tutto è più armonioso, anche le giornate iniziano e si concludono con tonalità intense  e vivaci. Comunicano a intravvedersi le formiche che aprono i loro rifugi invernali, dando serenità sul fatto che il peggio ormai è passato, anche se da queste parti quest'anno non c'è stato nulla di particolarmente invernale. Il Signore si accompagna ai nostri giorni donandoci di viverli con intensità in un sincero spirito di pace e di fraternità in piena armonia con i creato. I giovani partecipano sereni e gioiosi alla vita di comunità. Non sempre si riesce ad emozionare la comunità sui drammi sociale che si vanno attraversando,per cui le iniziative di sensibilizzazione alle nuove e antiche povertà purtroppo vanno deserte il che esprime ancora di più il principio risaputo che le nostre comunità sono formate sostanzialmente da devoti che non amano molto il sociale, ma che amano privilegiare il devozionismo e l'intimità rituale con Gesù. E' a nuova frontiera della chiesa che il Santo Padre indica con costanza e coerenza ma che avrà bisogno di decenni di coerente evangelizzazione per diventare il vissuto ordinario della vita della comunità ecclesiale.

     Giornata di festa e di incontri, vissuta in una no stop di appuntamenti brevi e cordiali ma che comunque hanno esigito tanto  dedizione affettuosa e disponibilità all'azione dello Spirito Santo. Alcuni momenti di sincera dedizione affettuosa altri di prudente dedizione alla comunione. Come sempre si arriva leggermente stanchi alla sera, mentre alcuni miei collaboratori si allisciano  preparandosi a fare quelli del sabato sera. Meglio così, d'altra parte la gioia vissuta prima o poi diventa gioia condivisa. Da oggi in canonica abbiamo stabilmente  un altro inquilino, per cui la famiglia si allarga nella speranza che porti più gioia soprattutto quando calano le ombre della sera e tutto sembra eccessivamente silenzioso. Nel pomeriggio abbiamo vissuto brevi momenti di recuperata gioventù e di disorientate fraternità, in realtà tutto molto destabilizzante m comunque meritevole di essere vissuto, brevi gioie di altri tempi che evidentemente non sono più parte del mio vissuto ordinario ma che alcune volte si affacciano alla mia vita dandomi una boccata d'aria che merita di essere respirata pienamente. Tutto concorre a costruire la pace in Gerusalemme.

20 marzo - E' terminato il tormentone infinito di questo giorno, come sempre si comincia con la preghiera, è insostituibile affidarsi al Signore all'inizio della giornata nella speranza che duri almeno fino alla fine delle attività. La preghiera rimane un momento forte nella vita del Sacerdote, ma in realtà dovrebbe esserlo per ogni fedele, solo nella preghiera noi cogliamo la volontà di Dio ed è solo nella preghiera che noi troviamo la forza di tentare di corrispondervi. Poi in cammino, l'itinerario è abbastanza noto, senza alcuna

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variante di rilievo, la superstrada era molto scorrevole ed io l'ho percorsa in modo pigro, tanto non scadeva nulla. Nella montagna di Fagnano mi sembra di non vedere le violette che lo scorso anno si accompagnavano dando un po' di poesia al viaggiatore che si inerpicava in collina. Anche per strada non si incontra nessuno, forse sono gli orari personalizzati, o più semplicemente guido sovrappensiero. Comunque la mattinata è stata molto intensa e anche consolante, potrei dire perfino positiva nelle relazioni vissute in attesa di quelle da vivere come scoperta di novità.

     L'inquietudine è un elemento della fase giovanile, e coinvolge tutti al di là dell'impegno che vive nella società. Quindi riguarda anche i sacerdoti, ritengo fino ad una certa età. poi subentra una forma di serenità interiore per cui tutto viene visto con occhi più pacati e luminosi. Ma c'é un periodo che viene vissuto in modo molto personalistico, in questa fase occorre stare molto attenti, perché si possono commettere molte sciocchezze. Che cosa fare per evitare troppi danni? Semplicemente pregare, avere una brava guida spirituale e andare aventi con linearità senza deviare da una parte o dall'altra. Mi è riuscito, certamente no, ma proprio per questo so cosa è importante evitare e lo propongo almeno per coloro che me lo chiedono. L'altro aspetto importante e non avere traguardi personali da conseguire per forza, potrebbero generare molte delusioni e/o anche frustrazioni ministeriali. Mi è riuscito, su questo piano tutto è andato abbastanza bene soprattutto grazie alla gente che ho avuto accanto, gente buona che mi ha voluto molto bene e il Signore mi ha premiato con la gioiosità di condividere sempre il mio ministero con tutti.

     Anche nelle esperienze associative che hanno assorbito qualcosa del mio zelo pastorale ho avuto grandi soddisfazioni nel Signore, mai nulla per me ma sempre per il Signore. L'esperienza negli Scout in zona e in regione ha codifico fuori misura lo stile della mia vita ancora adesso. Quella nell'Azione Cattolica diocesana mi ha aiutato molto a cogliere il senso dell'essere Chiesa e del vivere il ministero all'interno della Chiesa, anche se in alcune situazioni sono prevalsi atteggiamenti e preoccupazioni lontani dai bisogni delle comunità. La pastorale giovani forse è stata quella che meglio ha incarnato il mio essere attento a questa porzione di comunità al di la delle situazioni ed esigenze prettamente aggregative. Ma le esperienze più esaltanti sono state certamente quelle di parroco, è un dono che augurerei di vivere a tutti, dovunque mi è capitato di esercitare questo ministero anche se per poco tempo ha lasciato un ricordo indelebile nella mia mente e nel mio cuore.

     Ancora oggi non cambierei questo incarico pastorale per nulla al mondo, entrare in contatto diretto con le persone, cogliere e far maturare il dono della vita comune, sperimentare e trasmettere il bene che ci viene affidato dal Signore. Comprendersi amati e insegnare ad amare. Ma forse la sensazione che fa vivere meglio la gioia della comprensione dei propri limiti pastorali e del protagonismo di Dio la si vive in occasione delle grandi feste di pellegrinaggio, quando vedi confluire verso la Chiesa persone che tu neanche conosci e allora ti rendi veramente conto che è il Signore a condurle e tu non devi fare altro che accoglierle ed amarle. Tutto diventa dono di grazia ed è veramente bello comprenderlo e trasmetterlo perché ne possa godere più gente possibile. L'amore si diffonde da se, recitavano gli autori classici ed è veramente così,

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occorre però amare come il Signore ci ha insegnato senza riserve e senza particolarismi.

     Questo pomeriggio abbiamo vissuto una intensa esperienza di amore familiare, l'avventura di Emanuele da circa trenta anni ammalato in modo grave, della madre Anna totalmente immersa nel dramma che ha abbracciato con serenità anche nelle situazioni di stanchezza, di Beniamino un bravo ed entusiasta giovane di Scalea che nelle tante e diverse esperienze che ha incarnato nella sua vita si è caratterizzato per la gratuità della sua disponibilità e per la gioia di vivere al servizio degli altri. Non aggiungo altro anche perché farei fatica a ripetermi, stare accanto a loro ha generato in me tanta tristezza per la situazione immutabile che trasformato la loro esistenza, ma anche tanto stupore per il coraggio e l'abnegazione con la quale si sono immersi in modo vincente nel mondo della sofferenza. Non ci si stanca mai di imparare, e questa  è certamente una di quelle realtà che avrebbe tanto da insegnare a molti che stentano a comprendersi benedetti e si lamentano di ciò di cui dovrebbero solo ringraziare Dio.

     Come sempre mi sono scivolati accanto i tanti ragazzi dell'Eucaristia, un vero cordone festoso di volti sorridenti che non chiedono nulla e donano tanta gioia. Anche per i catechisti, ritengo sia passata la fase dell'apprendistato e ormai ci si comprende senza parlare, anche loro sanno che li comprendo senza parlare. Non so se è un bene in assoluto, però sapete bene che a me non piace parlare troppo per cui è certamente positivo comprendersi in modo immediato. Devo ammettere che qualcuno riesce perfino a stupirmi per lo zelo con cui si dedica, è uno zelo superiore alle proprie possibilità per cui vale di più davanti a Dio. Io come sempre non do importanza ed è bene che sia così altrimenti perde di valore però dentro di me è motivo di ammirazione. Breve carrellata nei gruppi, tanto per assaporare un po' di dolcezza che vi si vive, non devo esagerare altrimenti poi decollano gli zuccheri e alla mia età non vanno proprio bene.

19 marzo - Oggi il nostro Patrono San Giuseppe ci ricorda che è un giorno speciale, da vivere in modo speciale. L'uomo del silenzio riflessivo e sognante,  dell'accoglienza anche nelle tante incomprensioni e situazioni difficili che ha dovuto affrontare, del lavoro instancabile e quotidiano,  dell'ascolto di Dio e dell'accoglienza della sua volontà anche quando è scomoda e incomprensibile ci incoraggia a ringraziare Dio per tutto il bene che ci ha donato. Il bene dei mariti anche se non sempre li sopportiamo, il bene dei papà con tutto ciò che questa parola ancora oggi riesce ad esprimere. Vogliamo anche ringraziarlo per tutti gli ammalati che dopo una vita laboriosa spesa a portate avanti la propria famiglia adesso hanno bisogno dell'affetto e dell'attenzione di figli per guardare con fiducia e serenità al loro futuro. Ringraziare Dio anche per la bella giornata che ci dona di iniziare nel suo nome, avendo la speranza che tutto ciò che facciamo concorrerà al bene che egli da sempre pensa per tutti noi. San Giuseppe, prega per noi.

     Dopo la preghiera mattutina, sono rientrato in casa per vedere lo stato dei lavori, potrei perfino dire soddisfacenti ancora qualche giorno e si rientra. Ho chiamato mio fratello per gli auguri, non era molto di genio per via del lavoro, ormai dove vai vai è la stessa musica. Un saluto alla Cocca e quindi ci si

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incammina per San Marco, dopo una brevissima sosta con gli amici della Rocca per un veloce aggiornamento elettorale, mattinata serena, se avesse senso direi di routine. Si parla con gli amici, ci si mette in ascolto del Pastore, ci si prepara agli incontri di fine settimana. Ogni tanto si guarda la parrocchia cercando di cogliere il senso dei nostri sforzi attuali. Come sempre non tutto ha senso, almeno umanamente, ma poiché dobbiamo guardare la realtà anche con gli occhi di Dio, le cose diventano ancora più complesse,  perché non è proprio facile cogliere il bene che Lui riesce a generare dalla nostra immaturità. Poi chiudo la finestra e mi restituisco a qualche chiacchiera della piazza. Le news degli altri in realtà sono cose risapute, ma si fa finta di cadere dalle nuvole tanto per non generare delusione.

     Poi si rientra, con serenità senza particolari cose da segnalare, pranzo già pronto a base di frittatine varie, anche ieri sera si è scaduti nell'abbondanza. Ero partito così bene, ma l'illusione è durata tre giorni, quelli delle Quaranta Ore. Poi lentamente abbiamo risalito, in questa fase sembra di riuscire a stabilizzare, ma di scendere non se ne parla proprio. C'è troppo affetto, troppa dolcezza, troppa attenzione ai bisogni e anche ai gusti del parroco, c'è poco da fare. Vedremo come andrà a finire. Nel pomeriggio mi sono restituito alla tipografia, prima era la mia seconda casa, da quando sono a Scalea sono diventato latitante, ma oggi sono andato a godere un po' aria di casa, soprattutto in rapporto all'amicizia che vi si respira. Ma quante case ha don Cono? Almeno duemila nella sola Scalea, anche perché dovunque sono a casa mia e poi ci sono le altre parrocchie dove sono stato, basta che mi presento, anche senza avvisare e tutto si colora di festa. Ma nella vita cosa bisogna privilegiare la festa o il dolore, ritengo per come viene e per come il Signore dona, spesso capita di doverli vivere insieme, non sempre è facile ma è importante saperlo fare.

     Abbiamo vissuto anche una bella celebrazione in onore di San Giuseppe anche se non è il giorno della nostra festa, rimane comunque una ricorrenza che richiama qualche papà, senza commuoversi troppo, si va sempre al minimo. In queste liturgie si riesce di cogliere lo zoccolo duro della parrocchia, quello delle origini, in realtà non sono molti ma si battono con coraggio. Dicevamo degli uomini, alcune volte mi preoccupa il loro non coinvolgimento che, anche se non può essere accampato come consolazione,  comunque rimane una storia antica. Ma può anche darsi che la colpa della non partecipazione sia legata alle mogli che partecipano troppo. Perché il marito non si sente coinvolto nell'avventura spirituale della propria moglie. Come mai la moglie con la sua vita di fede non riesce ad emozionare il marito incoraggiandolo all'incontro con Gesù? Rimane un mistero difficile da spiegare, ma è la realtà che ritengo, sia davanti agli occhi di tanti. E' una delle frontiere da affidare a San Giuseppe, il coinvolgimento ecclesiale dei mariti, non la conversione, anche perché alcune volte sono sufficientemente santi in Cristo, ma la loro partecipazione attiva meriterebbe più entusiasmo.

     E' venuto a salutarmi Alessandro, accompagnato da alcuni giovincelli dell'ultima ora ancora gioiosi e ancora speranzosi, che ancora una volta fa la valigia per il lavoro fuori dalla Calabria, gli ho augurato di non farsi vedere troppo presto nella speranza che il contratto duri più a lungo dell'ultima volta. I giovani meritano tutta la nostra attenzione anche perché sono troppo

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calpestati nei loro diritti e nelle loro competenze. Si cerca di accoglierli, si prega per loro. Molti si impegnano fuori misura ma trascurano totalmente la vita spirituale, altri vivono un giusto equilibrio, la loro partecipazione alla vita di comunità rimane comunque sempre uno spettacolo da non perdere, rallegra il cuore. I numeri non sempre tornano, ma non bisogna scoraggiarsi tanto prima o poi saranno inquadrati regolarmente. Poi ci si mette in cammino alla spicciolata, anche in questo caso i numeri non sempre tornano, nella fattispecie non sarà così facile farli quadrare.

     Prevenire è meglio che curare recita un adagio storicizzato, ma sempre attuale. Però questo esige un vivere staccato dalle cose e dalle persone, vivere staccato non vuol dire non amare o altro, vuol dire semplicemente mantenersi liberi e conseguentemente vivere bene anche da soli. Non è opportuno pensare che è indispensabile avere determinate persone per lavorare, quello che è importante è avere persone disponibili a lavora per lo stesso progetto, chi ne ha altri  magari anche migliori li può benissimo vivere per i fatti propri o con coloro che li condividono. Chiaramente assumendosi anche la responsabilità di orientarne il cammino e le eventuali devianze, ma anche l'opera che comunque il Signore compie, anche perché il Signore è varietà e complessità, non è mai omologazione o appiattimento. In educazione la libertà relazionale è uno degli elementi basilari, altrimenti tutto diventa compagnoneria, vogliamoci bene, ma sì tutto va bene e questo stile non incoraggia certamente la vita di santità che deve caratterizzare il nostro crescere in Cristo come comunità di persone che fanno della comunione, della trasparenza relazionale il proprio modo di stare insieme.

     La mia, è una serenità inquieta, in realtà dipende anche dalle persone con le quali mi relaziono. E' un po' come quella di un capo famiglia che ha sempre paura per il futuro dei propri figli. Con i bambini gioioso e giocherellone, con i giovani accogliente e pensoso, con gli adulti prudente e sospettoso, con gli anziani tollerante ma non sempre e su tutto. Ma è sempre così, in realtà quasi mai, non si può stabilire prima quello che è opportuno vivere momento per momento, ma ogni tanto codifico quelli che sono gli atteggiamenti vissuti passivamente. Nella vita si una comunità ci sono troppe inquietudini personali, altre volte diventano paure da condividere alla ricerca di conforto relazionale. Questa è una situazione molto pericolosa anche perché spesso sconfina in relazioni di dipendenza. Per i cuori tutto è più facile, quadrano sempre, quello che conta è non forzare mai altrimenti subentrano poi i malanni, e alla mia età è meglio essere prudenti. Si guarda sempre con serenità al Signore, che abitualmente incoraggia a guardare sempre e semplicemente con serenità ai fratelli.

18 marzo - Il mondo dei giovani è sempre quello dello spettacolo a tutti i costi, quando si organizzano senza adulti tra i piedi sembra di entrare in un set cinematografico, non ci si annoia mai di ammirarli, anche perché sono troppo bravi e ognuno è capace di attirare totalmente su di se l'attenzione degli altri. La nota triste è che la nostra società non sembra riuscire a trovare spazio sulla ribalta per tutti. Loro gradualmente se ne accorgono e anche per questo lentamente si rattristano e alcune volte perdono il senso della loro creatività e della gioia che è propria della loro età.  Quando non si riesce stabilmente ad esprimere le proprie potenzialità prevale l'esigenza della trasgressione, alcune

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volte di diventa violenti, altre volte bonariamente scanzonati. Solo raramente sconfinano nella esigenza di mostrarsi violenti, anche se i nostri mass media si intrattengono quasi sempre su questi atteggiamenti. Al punto che il luogo comune li mostra disinteressati al protagonismo di cui hanno tutte le potenzialità. Come far cogliere loro la gioia di vivere? Ma ancora di più, come donarci la gioia di sentirsi accanto noi nella ricerca dello stare con gioia accanto a Gesù. Sembra che per molti di loro le parole Gesù, Chiesa non abbiano una comprensione di vitalità ma di appiattimento, di chi è stato il merito di questa profonda devianza di significato? 

     Tutto sembra scorrere con serenità, dal punto di vista del Signore. Guardando da questa parte, ci si rende conto che spesso ci si agita inutilmente, oltretutto per cose che obbiettivamente non hanno grande valore. Certo individualmente ognuno può dare valore a ciò che ritiene importante per la sua vita, ma in se occorre fare una scala capace di essere condivisa da tutti coloro che camminano in Cristo. Cosa vuol dire? Niente di particolarmente esclusivo, solo che ciò che conta è vivere inseriti in Cristo, il resto deve contribuire a questa verità insostituibile altrimenti si può rimuovere, insomma è un bene ma non è il bene. C'è il rischio di usare per se ciò che dovrebbe semplicemente essere un servizio, questo orientamento ingenera molte devianze, accordi sottobanco, quando non diventa, atteggiamento assolutamente negativo e quindi da evitare, un modo più o meno esplicito di affermarsi sugli altri. Non è importante parlare molto, è importante pregare molto. Ma forse anche questo non basta, è importante fare silenzio interiore ed esteriore, per ascoltare il Signore che vuole comunicarci la sua volontà, le attese che ha su di noi. Insomma ci chiede un po' di tempo in più da dedicargli.

     Non sempre è possibile poter intervenire su tutte le situazioni, però sarebbe sbagliato lasciar correre ciò che si può correggere. Lo so non tutti lo fanno, però a me piace non lasciar scorrere serena l'acqua sporca, che oltretutto potrebbe intorpidire anche il lago verso il quale confluisce. Nulla di particolarmente mirato, è una semplice attenzione ad ampio respiro sul modo che mi circonda. E' inutile ricordare sempre che l'unico modo per intervenire sapientemente in queste situazioni è pregare, tanto per ricordarci che la Chiesa ha un suo capo che è Gesù Cristo ed è solo Lui che può far luce nel cuore di coloro che cercano pace nel suo amore. Non sempre è capito da tutti, ma chi riesce a farlo perché non incoraggiare a una comprensione migliore. Un altro aspetto, questa volta più puntuale, è che non tutti  riescono a capire che non sempre si parla al mercato. Voglio dire che quando si parla individualmente non ci si dovrebbe sentire autorizzati a parlarne con gli altri, pur non essendo in confessione, altrimenti lo si direbbe non in modo riservato ma pubblicamente. Alcune volte anche questo piccolo gesto di maturità relazionale, nell'epoca della comunicazione globale, sembra diventare una impresa epocale.

     Ieri? Una bellissima giornata trascorsa in parrocchia, per alcuni aspetti mi è sembrato persino strano, però ho capito come potrebbe essere la mia vita senza questo andare stabilmente avanti e indietro a inseguire il mondo nel suo agitarsi. Viene tanta gente, parla delle cose più strane e anche molto personali, alcune volte riesci ad entrare nel loro mondo, altre volte lasci scorrere il tempo in attesi che si concluda quello da vivere a loro disposizione. Intanto la

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primavera incalza, al di la dei fiori che si intravedono dappertutto, oggi ho visto anche delle farfalle molto belle e variegate nel loro svolazzare festanti. Si riflette sul senso da dare alla vita, su come spenderla, sul perché non tutti amano rispettare le competenze altrui. Alcune volte ci si rende conto che non tutti riescono a cogliere la gravità di quello che compiono, il che non può essere ascritto come peccato, anche perché quello che non si può è oltre ciò che si deve. Insomma se uno non ci arriva, non ci arriva.

     Arriva festosa la voce della campagna, magari un po' confusa, ma non è sempre facile da cogliere nei suoi sussurri, forse troppo sommessi rispetto al chiassoso vociare del centro abitato. Ma se uno è attento magari ci riesce. Nessuna situazione particolare da segnalare, semplicemente la gioia della condivisione di tante esperienze che hanno nell'incontro attorno all'altare il loro principio e nella missione alle persone il loro orientamento più autentico. Detto questo è evidente che ogni comunità ha una sua storia particolare, nella quale in realtà nulla ha particolare rilievo se non la presenza di Dio e l'incontro con Lui in Gesù Cristo. Il resto è tutto importantissimo, ma è anche totalmente opinabile. Insomma basta reimpostare la pastorale e quello che sembrava insostituibile diventa marginale e viceversa. E' la dinamica della dedizione al servizio che rende possibile questa interscambiabilità, nulla di particolarmente legata al capriccio di questo o quel pastore è la semplice convinzione che nella Chiesa tutto è particolarmente prezioso. Per cui si corre comunque il rischio di mortificare qualcuno, soprattutto quando si mettono davanti i soliti noti, se questo accade in modo più stabile anche la comunità più vivace finisce con il soffrirne  conseguenze letali.

     Cercare vie nuove, non sempre è facile ma è necessario, anche per far esprimere al meglio la vitalità che il Signore ci affida. Cosa vuol dire vie nuove? Semplicemente non ripetersi mai. Ma la Messa è una continua ripetizione? Guai se fosse vissuta così, la Messa deve essere sempre la novità di Gesù oggi nella chiesa, solo in questo modo viene colta come l'unica celebrazione nella quale il Signore offre se stesso per la salvezza dell'uomo. Lo so, questo non stabilizza la vita di comunità e corre il rischio di far perdere i punti di riferimento, in realtà non è male quando questo accade. Certo subentra il disorientamento quando cala la vita spirituale, altrimenti è Gesù stesso a dare stabilità alle diverse situazioni che si devono affrontare ordinariamente. Insomma se si lascia Gesù al centro tutto il resto può cambiare quotidianamente, se si perde di vista Gesù, anche un minimo cambiamento viene visto come un cataclisma distruttivo. Ci sono anche quelli che sui cataclismi ci marciano, della serie tanto peggio tanto meglio.

     Certo lo so bene che nella nostra società troppo spesso si privilegia il perbenismo relazionale, il relativismo valoriale, la parvenza morale, altre volte perfino un proprio modo di leggere la vita cristiana che ci si sforza di far diventare normativa per quanti scelgono di vivere quella determinata esperienza. Non per caso la Chiesa si coglie piegata su stessa e spesso incapace di orientare con vigore verso Gesù il proprio cammino. Non è bene scoraggiarsi, cogliere il limite di una esperienza deve solo incoraggiare a lottare per renderla più viva, più incisiva nel vissuto del nostro tempo. Soprattutto le battaglie che sembrano totalmente perdute meritano tutta la nostra energia di credenti. E quando si sbaglia? Niente non c'é proprio niente

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da fare, troppo spesso la gente presume di conoscere meglio, ma può anche essere che è quello il livello di vivibilità cristiana di una determinata esperienza e oltre quel livello correrebbe il rischio di soccombere.

     Ma allora è meglio vederla languire anziché rivitalizzarla? Partendo dal principio che per rivitalizzare una determina esperienza occorre dedicarle tempo, la buona riuscita non dipende certamente solo da qualche responsabile o da questo o da quel parroco, ma da tutto un armonioso movimento educativo che se non si riesce a gestire complessivamente finisce in un colossale bluff. La domanda rimane come procedere? La risposta è semplice, ma non posso comunicarla anche per non togliere la sorpresa  a coloro che avranno la costanza di condividerla e di portarla aventi fino in fondo. Dico solo che è in linea con l'opera dell'attuale governo della nostra repubblica ed è orientata a far agire e respirare meglio nella sua ampiezza l'azione dello Spirito Santo. Nulla di spaventoso, nulla di pauroso tutto immediatamente esaltante, è l'opera di Dio da comprendere, da contemplare, da incarnare nella semplicità della propria vita di ogni giorno.  

16 marzo - Abbiamo chiuso un week end veramente lungo e interessante, anche se la settimana che andiamo a cominciare certamente ci lascerà senza fiato. Ma si sa la Quaresima è così, va vissuta con intensità. Stasera degna chiusura con la celebrazione al Carmine in memoria di Don Orazio, a un anno dal suo ritorno alla Casa del Padre. Come sempre la liturgia era ben preparata, anche l'area presbiterale sembra vada assumendo la stabilità definitiva anche se la sede merita una rilettura, forse rimane ancora da definire la posizione del coro che è ancora ballerina. Dopo queste note di carattere tecnico che non hanno alcuna importanza, merita tutta la nostra attenzione la bella partecipazione dei devoti della Madonna del Carmelo.E' una porzione trasversale alle tre parrocchie, anche perché sono tutti originari del Carmine, ma poi si sono ramificati nel territorio cittadino, quasi tutti nelle contrade verso il fiume. Ma in queste occasioni si ricordano delle loro origini e ritornano volentieri alla loro parrocchia d'origine. Parlare di Don Orazio è sempre stato facile anche perché era un sacerdote sereno e trasparente per cui quello che pensava o faceva lo diceva, senza nascondere nulla a nessuno. E poiché lo sanno tutti si è solo trattato di far ricordare qualcosa a chi la memoria corta.

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     Sabato e Domenica sono stato con i Rover Scolte in quel della Campania Felix, per commemorare i venti anni dell'uccisione di don Peppe Diana ad opera dei camorristi, Per amore del mio popolo non tacerò, era il motto del suo programma pastorale, e proprio per questo lo fecero tacere in modo violento. D'altra parte è anche opportuno prepararsi a lottare in modo più visibile, altrimenti il rischio che si corre è di far soffocare la comunità nella paura. Paura della verità, paura di uscire dopo un certo orario, paura di parlare di alcuni argomenti, paura di farsi vedere con alcune persone e via a seguire. Come ho già detto altre volte il rischio che si corre è quello di diventare dei santini da venerare, ma sembra che oggi la chiesa ne abbia bisogno, vorrà dire che si sopporterà anche questo. D'altra parte chi da la vita per gli altri non si offende a dover sostenere fuori misura l'insicurezza di coloro per i quali ha dato la sua vita.

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     Non male come manifestazione, con la gioiosità che caratterizza lo stare insieme dei giovani, forse qualche accenno di esaltazione fuori le righe in alcuni momenti della mattinata, ma per il resto tutto molto scout, la cosa certamente positiva è che si camminato abbastanza il che, almeno per me non guasta mai. Serve tutto questo ad alimentare un sincero spirito di amore alla legalità e a lottare contro il diffuso malaffare, ormai diffuso fuori misura anche dalle nostre parti? Questo è sempre difficile da leggere, certo si spera che serva a non tenere la testa sotto la sabbia, certamente serve a comprendere le difficoltà di tanti ambienti sociali del nostro tempo e anche a come poterli rendere più vivibili. Certamente serve a far sentire più vivi i giovani che vi partecipano, almeno per qualche momento di sentono propositori di valori che possono gridare a tutti con entusiasmo e gioia.

     Questa trasferta è servita anche ad incontrare un vecchio compagno di studi che fa il parroco da quelle parti, don Pasqualino, non lo vedevo da circa trenta anni. A dirla tutta ci siamo visti poco anche perché la maggior parte del tempo lo persa negli spostamenti, però se non altro abbiamo parlato del mondo sacerdotale nella diversità delle situazioni che si vivono. Oggi ho celebrato nella sua parrocchia a Pignataro Maggiore, insomma una sensazione strana, non avere davanti i volti della comunità, però è andata. Ieri notte ho attraversato paesi tristemente famosi per la presenza della camorra, Casal di Principe, Giuliano e altri, con la piacevole sorpresa che comunque sono molto pieni di vita e di attività commerciali aperte anche in tarda serata. Pensavo ci fosse un regime di semi coprifuoco e invece effettivamente è una caratteristica della nostra cittadina il non uscire di sera per stare insieme. Questo è molto positivo perché fa capire che la vivibilità non può essere soffocata dal malaffare ma solo dal disinteresse relazionale.

     E' anche la zona che ha vissuto in modo più drammatico l'unità nazionale voluta dai Savoia, fu un periodo di vero accanimento distruttivo di cui si conservano gelosamente le tracce a Capua, una delle città martire dell'unità, quasi tutti gli abitanti furono uccisi solo perché non erano arresi all'esercito piemontese. Ma è solo uno degli esempi più storicamente provati, purtroppo la nostra storia dovrebbe essere riscritta e presentata in modo più veritiero, ma finché è scritta dai vincitori non c'é molto da sperare. Ho anche capito perché Campania Felix, è una pianura bellissima e armonica ancora oggi, dobbiamo immaginare come si presentava allora quando tutto era coltivato. Però aiuta anche a capire che non tutto quello che oggi chiamiamo Campania lo era inizialmente, poi c'era il Sannio, il Cilento, il Vallo di Diano e in parte era Lucania. I romani erano precisi e poi c'era un maggiore rispetto delle popolazioni che abitavano i territori. In realtà dipendeva anche dal fatto che ci si spostava a piedi o a cavallo per cui per passare da un ambiente all'altro ci voleva del tempo, adesso tutto avviene in modo rapido.

     Intanto continua il cammino della croce, e questa settimana venerdì sera ci ha portato alla Lintiscita. Come sempre è una esperienza che incoraggia la vita di fraternità, alimentata da chi ci ha insegnato a chiamarci fratelli, figli dello stesso Padre. Sono quasi tutti profughi di Scalea vecchia, infatti quando si entra nelle case si trova sempre una grande immagine della Madonna del Carmine. Però sono scaleoti laboriosi, che sfatano il luogo comune che orienta a cogliere questo ambiente nolente all'impegno di costruire la speranza del

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futuro. Lo si nota appena li incontriamo mani callose, volti arrossati, insomma la vita della campagna caratterizza somaticamente questi parrocchiani. L'altra nota che li contraddistingue è l'amicizia con il parroco, anche sen on partecipano quasi mai anche perché frequentano o la SS. Trinità o il Carmine. E' evidente che questo non ha nessuna importanza quello che conta è la gioia di incontrarsi e la disponibilità a rispettarsi sempre.

     Qualcuno vorrebbe che si facesse un'atra comunità in quelle aree, finché ci sono io è semplicemente assurdo anche solo pensarlo, anche perché  mi ci sono troppo affezionato. E' vero ci sono dei luoghi comuni che meriterebbero di essere cambiati, ma chi vuole buttare discredito non si mette in discussione nei propri convincimenti, per cui non ne vale la pena. L'attività pastorale deve incoraggiare a leggere come comunità queste contrade e deve aiutare questi fratelli e queste sorelle a sentirsi parte dell'unica comunità di San Giuseppe Lavoratore. Diciamo che si devono recuperare una decina di anni di disimpegno pastorale in queste aree, si è centralizzato troppo l'attività nella parrocchia trascurando la dinamica missionaria di cui il nostro territorio ha assolutamente bisogno. Con l'aiuto di Dio in un paio d'anni ci si potrebbe riuscire, quindi incoraggio a pregare perché senza il suo aiuto tutto è vano.

     La cosa che vado sperimentando è che anche loro hanno bisogno di sentirsi cercati e amati dalla parrocchia. Della serie cercasi disperatamente missionari per questi ambiti pastorali. Tanto per farveli ricordare le Contrade sono: Foresta, Impresa, Mulino, Sant'Angelo inferiore, Lintiscita, campo Volo e Salicelle. Quante ne avete frequentate con una certa stabilità negli ultimi anni, e avete mai pensato di poter cominciare e da dove si deve cominciare e che cosa vi si deve svolgere? E' su questo che dobbiamo lavorare, è di questo orientamento missionario che la nostra parrocchia ha bisogno, non solo e tanto di riunioni che non aprono se non alle stesse persone, al punto da essere poco più di un club di amici. Insomma è stata una bella giornata, leggermente appesantita dalla stanchezza fisica ma totalmente rigenerata dalle tante esperienze pastorali e liturgiche. E poi al Carmine ho incontrato quasi i tutti parrocchiani che non incontro normalmente in parrocchia, mancavano stranamente quelli del Mulino, forse a motivo di qualche lutto che in questi giorni ha pesantemente segnato la vita della comunità. Grazie Signore di tutto, ma veramente di tutto.

13 marzo - Anche se non è ancora detta l'ultima parola, la primavera incalza con gioia e trasmette euforia. Giornata luminosa, calda che incoraggia ad uscire di casa e a sostare per strada, dialogare con gli altri, intrattenersi festosi all'aperto. Si prosegue sull'onda delle Quaranta Ore per cui tutto è serenamente gioioso, quasi esaltante, d'altra parte la presenza costante del Signore non è aleatoria, necessariamente determina uno stare bene. Certo le notizie che arrivano parlano di tristezza e di sofferenza ma si cera ci accoglierle con fede. Francesca, Michelangelo e Battista tornano alla Casa del Padre, potrei anche scrivere qualcosa in più ma preferisco chiudere qui anche perché ritengo di conoscerle abbastanza però preferisco non trasmettere altro. Chiudo la giornata al Salicello, molti diranno e dove si trova, eppure è una contrada della nostra parrocchia. L'ho scritto solo per far fare una verifica della conoscenza del territorio della Comunità. In realtà avevo pensato di saltare questo ultimo appuntamento ma poi lo zelo pastorale ha preso il sopravvento.

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     Oggi? Semplicemente bello e rasserenante. Si inizia in quel di Belvedere, si prosegue per Cetraro al ritiro del clero, in realtà con la testa ero altrove, anche se non saprei dire dove. Ma forse non è che si necessario. Ho seguito con tanta attenzione le comunicazioni anche perché non erano male, ho parlato con alcuni confratelli, qualcuno è un po' disorientato, qualche altro è preoccupato, magari qualcuno è totalmente assente. Insomma la casistica è molto variegata per quanto è possibile si cerca di dare serenità e stabilità all'ambiente, almeno nell'impostazione del lavoro pastorale, il resto procede in stile creativo per cui non si deve fare altro che attutire le reazioni peraltro bonarie. Appuntamento annuale con le lotterie e quota di partecipazione d'obbligo in uscita. Poi si torna in quel di Belvedere per problemi istituzionali, dove ci si confronta con un piatto di pasta asciutta volante poi via, si torna a Scalea per i doveri di condivisione del dolore.

     Quindi di nuovo in parrocchia, per strada Soniuccia parla con non si capisce chi, comunque era troppo immersa per rispondere ad altre sollecitazioni. Poi rapidamente a seguire catechesi per i ragazzi di comunione, sempre esuberanti e gioiosi, accompagnati sostanzialmente dai genitori anche loro trepidanti e affettuosi, i catechisti mi sono sembrati abbastanza sereni e puntuali nella disponibilità al servizio. Mi sono goduto qualche sorriso, qualche battuta, qualche domanda nei gruppi, insomma momenti intensi di relax, forse qualche giovane si è sentito trascurato, ma è facilmente recuperabile o almeno penso. Ci sono anche quelli con la testa dedita ad altri e in questo caso tutto diventa più difficile. Poi si rientra nel ruolo ministeriale per la celebrazione, quindi i giovani dell'Oratorio, i Tiratardi a Sant'Angelo da Francesco, il gruppo liturgico che comincia a prepara la celebrazione della festa, il Noviziato che si introduce alla Trasfigurazione, il Rosario da Francesca per dare un po' di serenità ai familiari e infine al Salicello, dove ho avuto modo di incontrare tanti amici di diversa estrazione e intensità.

     Ma tutti ugualmente uniti al dolore di Roberta e della sua famiglia. Forse sono stato eccessivamente esuberante, data la situazione, ma era veramente tanta bella gente. La verità è che ormai tutti vanno legandosi troppo e diventano troppo attenti nel portare avanti nel attività, per cui non salta più nulla, tutto si sviluppa in modo corale, alcune volte mi riesce perfino di stupirmi. E' proprio così, la gente è troppo affettuosa e disponibile. Basti pensare che io mi soffermo solo qualche minuto agli incontri, eppure tutto procede con linearità e continuità, insomma vogliono lavorare e vogliono farlo con attenzione e puntualità. L'unico capitolo che ancora faccio fatica a inquadrare è quello della formazione biblica che forse ha bisogno di essere regolarizzato meglio. C'era anche quella che sposa negli atteggiamenti una teen ager, non faccio il nome per evitare problemi, ma penso che da marito avrei molte difficoltà ad accoglierne le estemporanee eccessivamente giovanili.

     Intanto ci godiamo la gioiosità di tutti che in realtà non manca insieme ai tanti problemi, che in realtà non mancano neanche questi. La parrocchia corrisponde in modo bello alle sollecitazioni, anche ieri sera pensavo che avremmo chiuso le Quaranta Ore in intimità e invece il Signore ha convocato dignitosamente la disponibilità della comunità, io gioco a non dare troppa importanza, ma in realtà ne ha eccome, chiaramente per il Signore. Alcuni amici di antica data cercano conforto, con loro è tutto più agevole anche

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perché ci si conosce meglio, anche con le loro famiglie, insomma alcune volte basta una parola oppure un sorriso e tutto torna in serenità, altre volte i problemi sono più gravi e allora si cerca di condividere più tempo, anche se non sempre è facile.

     Insomma un giornata che è scivolata nella pace del Signore, ultima buona notizia sembra che il Segretario del PD Renzi non sbarchi a Scalea per la manifestazione anti ndrangheta, questa è una buona notizia anche perché altrimenti avrebbe avuto turisticamente e socialmente un effetto boomerang. Insomma quello che siamo stati definiti, città sciolta per collusione mafiosa, avrebbe capeggiato con caratteri cubitali su tutti i giornali, adesso magari qualche articolista limiterà i danni di immagine al territorio. Chiaramente parlo delle persone più semplici non degli uomini politici ai quali viene tolta una occasione privilegiata per fare una carrellata. Nella speranza che prima o poi torni il bel tempo anche a Scalea, cerchiamo di limitare i danni che sono derivati dall'immaturità politica di alcuni. Aumenta il malessere sociale e spesso è proprio la parrocchia il punto di riferimento dei bisognosi, anche di quelli che avrebbero bisogno di un po' di sole a sbarre.

      Occorre stare più attenti, ance se non è facile accogliere  e chiudere, in alcuni campi gli equilibri non si possono gestire passivamente. Cercheremo di non farci troppo male e di non fare del male a nessuno. Anche questo equilibrio è più facile a dirsi che a farsi. Un elefante in equilibrio sulla corda? L'elemento più debole del sistema è la fragilità dei nostri giovani che generano spesso instabilità nell'equilibrio dei genitori. Per cui un esercizio facile è l'equazione difficoltà dei genitori dipende dalla stabilità dei figli, però vale anche il contrario, infatti quasi sempre la serenità dei figli dipende dalla stabilità dei genitori. Intanto cerchiamo di accogliere gli uni e confortare gli altri, tanto per non togliere nulla a nessuno. E a me chi ci pensa? Chiaramente ci pensa Gesù, altrimenti come poterei pensare di poter affrontare serenamente una vita di comunità così complessa e variegata. Comunque è troppo bella e anche creativa, penso che farò veramente fatica a stancarmi di contemplarne la bellezza.

11 marzo - Non è facile uscire dalla Lintiscita  a mani vuote,  anche per questo è bello leggersi nella disponibilità ad accettare i doni che il del Signore pone sulla nostra strada, uno di questi proprio la famiglia di Salvatore, totalmente affidati alla Chiesa  nel loro modo semplice di vivere e di relazionarsi. Ci si  racconta nelle tante opere che il Signore ha chiede di sperimentare, anche se non è sempre facile cogliere l'opera elle sue mani, ma quando  si riesce si resta totalmente stupefatti ed estasiati. E' vero siamo lì perché stiamo preparando la Via Crucis, però intanto ci godiamo le relazioni fraternità e anche la gioia del buon vicinato, immediatamente la casa si riempie di amici che hanno bisogno di raccontare la loro storia di fede. Nella vita di ciascuno sappiamo bene che il rapporto con la Chiesa non sempre viene vissuto positivamente, però comunque rimane la nostalgia di esperienze che è bello ricordare per la gioia con la quale sono state vissute. Ma ogni cosa finisce per cui si riprende la via dei tanti impegni da vivere il primo fra tutti in questi giorni è quello della preghiera.

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     Le Quanta Ore di Adorazione sono una forma di preghiera che appartiene alla vita spirituale della Chiesa, anche se non tutti colgono la preziosità di questo sostare e far convenire la comunità davanti a Gesù in modo prolungato. Intanto fa bene al Parroco che così evita di andare troppo in giro, ed è obbligato lui stesso a fermarsi in Chiesa, dedicando così più tempo alla preghiera e non alle cose da fare. Si vive la disponibilità alle Confessioni e si cerca anche di cogliere il mistero dell'amore di Dio nell'oggi della propria storia personale. Certo non è facile far capire l'importanza del contemplare nella società del fare, però chi ci riesce scopre di essere una persona diversa, più intensa e capace di superare i propri limiti proprio perché non si affronta la vita da soli ma con Gesù. Alcune volte il problema è far uscire Gesù dalla nicchia nella quale le tante devozioni lo hanno relegato per restituirgli il protagonismo a tutto tondo, è bello sentirlo vivo nella propria esperienza di fede, o forse è meglio dire sentirsi vivi nell'adesione alla fede in Lui. Alcune volte diventa difficile pregare anche per noi sacerdoti, ormai la gente ci vede come degli assistenti sociali.

     Ma forse anche Gesù era visto così dalla gran parte delle persone che lo cercavano, i Vangeli ci ripetono sempre che accorrevano a Lui da ogni parte e le categorie sociali erano quelle dei bisognosi di ogni tipo, ciechi, zoppi, paralitici, poveri e via a seguire. La Chiesa povera che apre all'accoglienza dei poveri è il tratto più saliente della nostra comunità parrocchiale. Aumentano le situazioni di bisogno che bussano alle porte della parrocchia, aumentano anche quelli che prendono senza bussare, ma appartiene al rischio di chi sceglie di tenere le porte aperte, anche se non è prudente per i tanti furti che abbiamo subito. Certo sarebbe tristissimo chiudere ogni volta, questo vuol dire che finiremo con il non avere più nulla da rubare e così ci si toglie il pensiero di dover proteggere qualche proprietà. Ma chi è il ladro? In una società come la nostra dove praticamente rubano quasi tutti. Di più, lo fanno soprattutto coloro che sono ai vertici del bene comune, il rubare diventa un esercizio di conclamata cittadinanza attiva. Il livello morale e religioso molto basso fa il resto.

     Il valore della preghiera, il valore del deserto, il valore della fede e domani il valore della comunità, Sono i temi sui quali ho cercato di veicolare l'attenzione di color che si sono lasciati coinvolgere nella partecipazione. I risultati come sempre sono affidati al Signore, noi cerchiamo semplicemente di non ostacolarne troppo l'azione, magari non sempre ci si riesce però certamente lo sforzo c'é. Far uscire da una preghiera ripetitiva per far vivere una disponibilità al dono dello Spirito Santo che apre all'intimità con Dio, non dovrebbe suscita troppe perplessità, anche se si parte da una preghiera prettamente rituale con poca dimestichezza con la Parola, che è poi la vera energia che il Signore ci ha donato. Come sempre occorre un cuore aperto alla novità di Dio, altrimenti si parla ma non si cambia. Anche tra coloro che donano con generosità il loro tempo alla vita di comunità non sempre è facile trovare persone che pregano intensamente. Insomma oggi come oggi è difficile trovare le lampade eucaristiche, sono persone che si spendevano per sostenere con la preghiera no stop il dinamismo missionario della comunità. Anche i cosiddetti impegnati fanno fatica a vivere più stabilmente la propria dedizione proprio perché la vita con i suoi impegni non fa respirare neanche loro. E allora come sperare di poter

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evangelizzare senza evangelizzatori? Si va per come è possibile, confidando nell'aiuto di Dio.

     Vivere il deserto con gioia è forse la vera novità della proposta educativa quaresimale, è anche vero che non mancano i bacchettoni che imboniscono i malcapitati sulla mortificazione, sulle privazioni, sulla esigenza di macerarsi per poter passare a livelli di perfezione veri presunti che siano. D'altra parte ognuno è libero di guardare al proprio futuro con libertà, l'importante è non lamentarsi troppo di quello che si sceglie liberamente come itinerario di perfezione. Quest'anno sto riflettendo sul valore della gioia che deriva dalla Quaresima e sinceramente si può affermare che anche l'esperienza di Gesù va ripresentata come un momento di particolare dedizione al padre che certamente non ha mancato di dare serenità al Maestro. Noi siamo ancora figli della predicazione penitenziale settecentesca che orientava a cogliere la drammaticità e non la gioiosità di questo periodo liturgico. Anche per questo nei nostri paesi rimane viva la memoria della passione, ma poco sentita la vera novità cristiana che è rappresentata dalla resurrezione del Signore. Anche in questo caso basterebbe aiutare a capire che anche nelle Domeniche di Quaresima  celebriamo la gioia del risorto, ma forse non tutti colgono la bellezza di questo incrocio che si crea tra la speranza e la sofferenza.

     La fede ha bisogno di rileggere al centralità di Gesù nella comprensione della salvezza. Troppe volte Gesù finisce con il trovarsi all'angolo, sostituito da altri protagonisti più o meno moderni che però di fatto oggi tirano di più. Si riesce a togliere tutte le statue di questo o quella devozione per lasciare spazio solo al Crocifisso? Probabilmente no, e forse non è ci neanche richiesto però dare più evidenza anche nei segni alla centralità di Gesù non sarebbe male. Forse si da troppo per scontato che Gesù sia acquisito come pietra angolare della nostra fede, anche per questo non ci si interrogo su che fine ha fatto. Però certamente non è uno sforzo ozioso pregarlo di più, pensarlo di più, imitarlo di più, insomma semplicemente sentirsi e vivere da suoi seguaci, appunto da cristiani. Le giornate scorrono con serenità e anche con particolare crescita della  gioia, certo questo no vuol dire che si dimenticano i tanti problemi che si accompagnano alla vita dei battezzati, anzi vi si dedica più attenzione proprio perché si cerca di pregare per tutti coloro che ne hanno bisogno. So bene che non basta, ma sul fronte dell'impegno sociale certamente il lavoro viene svolto in modo collaterale e serio. 

7 marzo - La falce della luna rischiara con discrezione il buio della notte, non è male da contemplare nelle tante perplessità che si accompagnano alle scelte che allungano la chiusura della giornata. Non è sempre facile fare discernimento, soprattutto quando questo comporta l'incomprensione degli altri, però spesso siamo chiamati a vivere situazioni di difficoltà affettive quando l'altro chiede sempre e non comprende il senso del dono. Della serie la notte porta consiglio, anche se per qualcuno è solo un detto popolare. A proposito di detti popolari forse ho finalmente compreso quello che viene riportato tra i detti di Gesù che nel vangelo di Matteo viene contestualizzato nei lamenti su Gerusalemme, mentre negli scritti attribuiti all'Apostolo Pietro viene inserito per aiutare a comprendere la venuta del Figlio dell'Uomo: là dov`è il cadavere, ivi si raduneranno gli  avvoltoi" (Mt 24,28). Nella diversità delle articolazioni la traduzione mantiene sostanzialmente lo stesso significato.

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Questo, che certamente è un detto che appartiene a Gesù ma può averlo anche assunto dalla sapienza popolare del suo tempo, pone sostanzialmente due interrogativi.

     Il primo è cosa voleva significare, il secondo è cosa voleva intendere Gesù nel suo riproporlo in riferimento alla storia della salvezza. Quando lo si legge nei Vangeli lo si coglie come un cavolo a merenda, anche perché viene a situarsi alla fine della sezione dell'arrivo di Gesù a Gerusalemme, quasi a chiusura delle considerazioni che Lui esprime sulla Città Santa. In realtà io ho sempre stentano a cogliere in pienezza il suo significato. Però oggi almeno l'in sé ritengo di averlo compreso abbastanza bene, rimane misterico il perché della sua contestualizzazione e la volontà per la quale Gesù lo abbia detto agli altri. Certamente vuol dire che gli avvoltoi colgono il significato della morte che arriva anche prima di chi ne fa esperienza e che comunque si pongono a corono della preda per calare su di essa, non appena ha smesso di vivere. Spesso ne accelerano la morte per potersene nutrire senza aspettare troppo. Per cui può essere applicato a tutte le situazioni di morte annunciata, reale e/o figurata, a guardare bene attorno si colgono sempre gli avvoltoi già da tempo pronti a calare sulla preda del malcapitato, spesso ignaro della sorte imminente.

     Per quale motivo Gesù lo abbia detto e in che occasione, almeno per me rimante difficile da cogliere. D'altra parte sappiamo tutti bene che poi gli evangelisti hanno utilizzato in modo molto personale i detti e gli insegnamenti del Maestro, per il contesto in cui ci viene proposto non ci è di molto aiuto. Al massimo dovremmo chiederci perché Matteo lo inserisce nei detti sulla disperazione dei Gerusalemme.  Come mai si va pensare a queste cose. Beh, nella vita di relazione fraterna capita spesso di doversi confrontare con situazioni simili, non si aspetta altro che l'altro cada in qualche errore per poterne prendere il posto, molto spesso si coopera alla sua disgrazia in tutti i modi leciti e illeciti. E' la vita di comunità, voi direte ma che bella comunità? Nulla di particolarmente innovativo, d'altra parte se uno ritiene di poter fare meglio dell'altro perché non prenderne il posto. Poi a guardare bene l'avvoltoio non è un animale così negativo, tutto sommato fa un lavoro abbastanza necessario perché non si determini inquinamento nella natura. D'altra parte se è stato creato certamente è stato fatto perché è un bene per l'ambiente.

     La percezione del fallimento porta spesso a vivere fallimenti ancora peggiori, certo lo si fa pensando di fare del bene. D'altra parte non è facile valutare il bene quando si è coinvolti emotivamente. Anche per questo è opportuno mantenersi sempre leggermente staccati dalle situazioni esistenziali altrimenti diventa molto difficile capire quello che sta accadendo, si corre il rischio di fare e disfare sempre le stesse cose illudendosi di fare qualcosa, mentre in realtà si perde solo del tempo. Voglio dire che non basta lavorare per costruire, occorre sapere che cosa si sta facendo e anche cercare di farlo per contribuire al bene di tutti, altrimenti direbbe l'Apostolo: semplicemente si batte l'aria. Oggi si è mantenuta particolarmente incostante, tra il piovigginoso, tiepidamente caldo, rigorosamente freddo e poi a seguire ventilato o ancora mite, insomma siamo a marzo che cosa si vuole pretendere. I ragazzi sottotono arrivano alla spicciolata, tutto sotto controllo, la Quaresima genera uno spirito di riflessione più intenso e anche gli itinerari di catechesi vengono vissuti in

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modo più serio. I giovani vanno stabilizzandosi anche se non sempre si coglie il senso vero del loro stare insieme, lavorare con i giovani non è facile eppure bisogna andare avanti con coraggio e con gioia.

     La via della croce e la via dell'amore, questa coniugazione non sempre viene colta nella sua intensità, però è proprio così, per imparare ad amare veramente occorre seguire Gesù con docilità, stando sempre dietro a Lui senza mai avere la presunzione di poter prevaricare sui Suoi insegnamenti sulla Sua testimonianza. Questo atteggiamento fa di noi delle persone serene che non hanno assolutamente paura di corrispondere all'amore di Dio e di testimoniarne la presenza nella vita di ogni giorno. La paura prevale quando non si ama veramente, in realtà può anche manifestarsi quando non ci si sente amati veramente e allora ci si chiede se l'altro ti è accanto per interesse o per amore, insomma si sta insieme ma in realtà ci si trova da soli. Comunque la cosa migliore è non chiederselo troppo spesso altrimenti si corre il rischio di sedersi e di non avere più la voglia ci camminare. Forse anche per questo Gesù ci dice di andare dietro a Lui e non dietro le nostre emozioni e le nostre passioni. Vivere nell'amore in una società contrassegnata dall'egoismo e dall'interesse è veramente una bella avventura che merita di essere vissuta fino in fondo.  

5 marzo - E così si va a ricominciare il cammino del deserto, mediante il quale ancora una volta il Signore cerca di farci sperimentare la bellezza di stare con Lui. Come già chiese al popolo ebreo, chiede anche a noi di abbandonare ogni abitudine per fare esperienza di libertà. Non sempre è facile capire il progetto di Dio, anche per questo la Quaresima rimane un tempo privilegiato perché ci permette di stare più a lungo con Lui, assaporando la bellezza di sentirsi protetti e accompagnati nel cammino della vita. Le tentazioni di restare pigramente in Egitto, dove tutto sommato si viveva più sicuri, non mancano neanche oggi. Anche per questo coloro che il Signore chiama per guidare il popolo devono essere convinti della bontà della missione loro affidata, non tanto per se stessi quanto per il bene che questo comporta per gli altri. La coscienza della missione nasce dall'intimità con Dio, anche per questo è importante una vita spirituale più intensa per un dialogo con Dio più stabile, solo questa stabilità dona serenità anche perché tutto attorno i problemi e le tentazioni non mancano. Ma soprattutto perché non tutti colgono la bontà del vivere la missione di far diventare popolo di Dio una comunità abituata alla vita di schiavitù.

     Alcune volte anche per me ci sono i dubbi di vivere delle fissazioni. Adesso ritengo che il mio compito sia quello di restituire visibilità alla vita della parrocchia con il coinvolgimento di coloro che territorialmente la compongono, mentre chi mi ha preceduto ha preferito prendere qua e la le disponibilità a servire la comunità. Bah, che vi devo dire alcune analisi le ho fatte già altre volte, per cui evito di ritornare. Però questa sera riflettevo che mio padre, mi raccomandava sempre di non zappettare nel terreno degli altri anche se si era al confine era opportuno mantenersi sempre leggermente al di qua e non lasciarsi tentare di andare al di là. Un operaio che è vissuto onestamente, che si è sempre accontentato di quello che il Signore gli ha donato, anche se non sempre gli altri ne hanno imitato le virtù. Questa è la mia preoccupazione attuale, anche se devo essere contento per come generalmente le cose vanno

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in parrocchia, però rimane questo neo, l'assenza delle aree periferiche. Non è certo colpa loro, non sempre sono state al centro dell'attenzione della comunità e poi la costruzione della rettoria ha fatto il resto in ordine alla dispersione, ma deve essere un mio impegno restituirle alla comprensione di essere popolo di San Giuseppe Lavoratore.

     D'altra parte ormai sappiamo bene che non tutte le tribù scesero in Egitto e che il lavoro affidato da Mosè a Giosuè contemplava anche la ricomposizione con le tribù che non avevano vissuto l'esperienza del deserto. Tutto questo non si capisce immediatamente, però nella Bibbia è abbastanza evidenziato nel libro di Giosuè e in quello dei Giudici. Come operarono queste guide che il Signore aveva inviato per ricomporre le tribù di Giacobbe, prima di tutti fare la volontà di Dio che non vuole divisioni ma comunione. Poi recuperare le tradizioni comuni e qui non c'é molto da recuperare anche perché ci si è perso prima di cominciare a camminare insieme. Infine alcuni elementi coagulanti la diversità quali la Legge, la memoria dei Padri, l'importanza di crescere insieme per affrontare meglio le difficoltà del cammino nel deserto. Non c'é né frustrazione, né presunzione semplicemente è la volontà di fare il proprio lavoro con coscienza senza disperdere nulla di quanto mi è stato affidato.

     Io sono abituato a percorrere il deserto anche quando devo percorrerlo da solo, forse in questi casi rende ancora meglio il senso del cammino. Quando si è insieme si corre sempre il rischio di disperdere i pensieri dovendo condividerli, quando si è da soli si conserva ogni rumore, persino il silenzio diventa un bene prezioso da cogliere come esperienza importante, quale humus esclusivo nel quale cercarsi per cogliervi con naturalezza la presenza di Dio. E' il senso della preghiera silenziosa che genera una disponibilità sincera a cogliere il senso della vita, non tanto nelle cose pure importanti che il Signore ci dona di vivere quanto nel cogliere la preziosità della Sua presenza accanto a noi. Nella vita di ogni giorno non sempre ci si riesce anche perché la confusione, i tanti impegni, l'inseguire il tempo che scorre non sempre ti danno modo di comprendere quanto sia importante il cogliere il senso del sostare con Dio.

     Lo so, sono molto staccato dal mondo dei giovani, anche dei giovani che si dedicano al Signore con entusiasmo. Li seguo con attenzione e cerco anche di cogliere nel loro entusiasmo tutta la positività che oggi come oggi mi rende staccato dalla storia quotidiana, loro sono più immersi nel momento da vivere con esuberanza. E' come se io vivessi come su una nuvola per cui non mi può accadere nulla di particolarmente negativo, ancora di più sono convinto di riuscire ad affrontare con naturalezza anche quelle situazioni che per molti altri sono fortemente problematiche, la cosa strana è che a me sembra di riuscirci. Anche per questo ho bisogno di imparare dai più giovani, potrei correre il rischio di naturalizzare una situazione idilliaca che, forse, semplicemente non esiste. Che cosa mi manca, penso, ormai in modo definitivo. Prima di tutto la spensieratezza con la quale i giovani vivono le loro esperienze, io sono sempre immerso nei pensieri, anche quando sembra che sono rilassato, non faccio altro che elaborare le possibili alternative alla situazione che sto vivendo. Questo chiaramente non mi vieta di gioire di quello che il Signore mi fa sperimentare.  Poi ci sono altri problemi, ma purtroppo sono di carattere

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fisiologico, per cui non credo di poter apportare molte migliorie, anche perché il peso è il peso, e per correre, saltellare occorre avere meno peso.

     Per quanto riguarda stasera, a me è sembrato che la Quaresima sia iniziata abbastanza bene, sia per la partecipazione, sia per l'intensità liturgica della celebrazione. Della serie tutto è perfettibile, ma intanto rendiamo grazie al Signore per quello che Lui ci ha donato. Non c'erano neanche molti ragazzi il che mi ha permesso di essere più articolato nella proposta di comprensione del valore di quello che celebriamo. Magari non sempre riesco ad essere molto articolato nella linearità dei contenuti, però quando parlo agli adulti ho meno blocchi interiori che invece mi condizionano quando ci sono i ragazzi. La preoccupazione è quella di non dare loro un prodotto troppo indigesto da digerire. Si può trasmettere la penitenza da vivere con gioia, forse educativamente non ci si è sforzati troppo ma deve essere possibile almeno con i piccoli. Come dicevo ieri ci siamo troppo abituati a un cristianesimo del pianto, del lamento e della sofferenza non adeguatamente surrogato dalla gioia, dalla luce, dalla festa.

     Forse questo accade semplicemente perché proponiamo un cristianesimo dove Cristo non è molto di casa. A Gesù non piaceva stare sempre a lamentarsi e, per quanto gli era possibile, condivideva le gioiosità della vita con coloro che incontrava anche occasionalmente.  Dovremmo avere ancora qualche anno davanti per cui magari si riesce ad elaborare qualcosa di più sistematico, anche se ancora oggi ci sono proposte, che si reputano innovative, che fanno della drammatizzazione della fede e della vita  il loro cavallo di battaglia. Insomma si pensa di andare avanti tornando indietro, d'altra parte il mondo è bello perché è vario.   

4 marzo - Non sempre si riesce a farlo pagare, quasi sempre lo pagano le persone che non c'entrano niente, però i conti sospesi con la storia si ripresentano  periodicamente in modo puntuale e i cattivi pagatori regolarmente cercano di non pagarli, soprattutto quando diventano particolarmente salati. Questo assunto può essere applicato a molte situazioni sia riferite all'ambiente che continua a subire violenza da più parti, alle tante amministrazioni che incuranti di ogni valore morale taglieggiano e rubano dovunque possono con la certezza che tanto qualcuno pagherà, alle tante situazioni di ingiustizia sociale che sembrano far naufragare la dignità della persona e con essa la comprensione cristiana della vita. Il problema vero è che nessuno ama sorella povertà, per cui anche i più poveri invece di adeguare il tenore di vita alle proprie condizioni spesso preferiscono indebitarsi ulteriormente.

     Ma specificamente la riferisco a quanto sta accadendo in Ucraina, o per essere più precisi in Crimea. Abbiamo imparato il nome di quest'area geografica prima di sapere dove si trovasse la Russia, per non parlare dell'Ucraina della quale non conoscevamo nulla fino all'ottantanove. Poi abbiamo imparato che era la prima presenza della Rus, che il cristianesimo ortodosso si piantò a Kiev da Costantinopoli  e che solo verso la fine  del XVIII secolo le cose cambiarono a favore della Russia che conosciamo oggi. Era una delle pagine della storia patriae risorgimentale, vi si narrava che Cavour per dare visibilità internazionale alla casa Savoia decise di partecipare alla guerra

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in Crimea scoppiata tra la Turchia e la Russia, mandandovi un corpo di bersaglieri che si federo onore nella battaglia etc, etc e si proseguiva lodando in modo smodato questi eroi sconosciuti come se fossero stati loro a vincere la guerra. In tutte le altre pagine di storia che abbiamo studiato non si parlava più di questa isola/penisola.

     E' tornata visibile alla storia non quando Krusciov, allora segretario dell'URSS nel 1954 la regalò in un momento di delirio d'onnipotenza alla Ucraina, l'isola fino ad allora era stata territorio inalienabile della Russia. Ma quando si è sfaldata l'URSS e conseguentemente l'Ucraina è diventata nazione sovrana con un proprio esercito, una propria marina, una propria aviazione e via a seguire. Anche allora si parla del ritorno della Crimea alla madre patria che era la Russia, ma eravamo negli anni '90 c'era Gorbaciov forse troppo coinvolto nell'occidentalizzazione dell'area e non se ne fece nulla, nel senso che il problema fu accantonato e procrastinato a data da destinarsi. Restava comunque un problema anche perché era abitato soprattutto da russi e restava la sede della flotta russa per il mediterraneo. Sembra che il conto si stia presentando in questi giorni, dopo un lungo flirt tra leader nella speranza di una ricomposizione russofona dell'intera area, ormai la Russia ritiene che sia fallito, anche grazie a i governi corrotti che appoggiava, come si vede la corruzione non è un fenomeno solo italiano, per cui passa alla cassa per riscuotere ciò che le appartiene.

     I capitoli di spesa sono due: il gas degli Urali che gli ucraini usano senza pagarlo ormai da decenni e la restituzione alla Russia della Crimea. Sembra che ancora una volta si riesca a trovare un equilibrio, la speranza è che Putin trovi più interesse ad avere dollari dalla USA e dall'Occidente che non la terra Sacra della Madre Russia. Ma intanto ha dato ancora una volta mostra di deliberazione a risolvere in qualche modo le competenze di Mosca sull'intera area orientale dell'Europa. Dopo i timori della balcanizzazione dell'area sembra che si vada stabilizzando la crescita della soluzione diplomatica, mediante l'autodeterminazione per la Crimea e la non ingerenza della Russia per la divisione dell'Ucraina. Beh, può bastare ogni tanto mi ripasso un po' di storia, tanto per mantenermi in allenamento, era la mia materia preferita e anche la disciplina più studiata. Insomma mi mantenevo tra l'otto e il nove, però solo in storia, il resto andava alla sopravvivenza.

    I giovani sono così ti creano dei problemi ma poi te li risolvono anche, sembrano voler conseguire delle mete che tu non puoi in nessun modo perseguire ma poi loro stessi adeguano il passo e ti lasciano respirare. Anche per questo non ci si annoia, quello che conta è non essere di ostacolo sia nella fase progettuale che in quella di recupero. Il tempo è giovane, si increspa, si rasserena, rumoreggia per intimidire, grandine tanto per far rumore, pioggia con dolcezza, poi riprende a soffiare in modo dolce e chiude serenamente quasi nevicando dolcemente per farti addormentare. E' passato così, un carnevale meditabondo, accompagnato dalla chiacchiere san marchesi, non dei soliti noti quelli le danno ai loro amici ma di un generoso ignoto. Tutto si è concluso con la cena verbicarese, ho aspettato invano degli amici con cui condividerla, erano andati a prendere il vino ma poi non sono più tornati, sarà per la prossima volta. I sorrisi dei pargoletti dell'Accoglienza hanno restituito qualcosa dello specifico variegato colore a questo giorno. Ne ho goduto poco anche perché

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ormai mi sono immerso nella Quaresima per cui tanti saluti a tutti. Per il resto si è lavorato per dare un po' di gioia a chi fa fatica a coglierla, o forse non la può più cogliere come un bene prezioso.

     In realtà non posso non parlare di Marietta, una cara sorella di Verbicaro che il Signore ha chiamato a se in questi giorni e che avrebbe certamente voluto che io fossi presente nel momento del suo addio a questo segmento della sua vita terrena. Una signora molto distinta, naturalmente distinta che ha sempre vissuto in modo affettuoso con suo marito e che io conobbi negli anni del mio ministero in Verbicaro, siamo a cavallo degli anni ottanta. Il momento più traumatico fu certamente la prima volta che mi invitò a pranzo a casa sua, la preoccupazione era di non fare una brutta figura con il suo parroco. Mentre a mia era quella di muoversi che avevo altro da fare. Ma riuscì a tenermi inchiodato per più di due ore, non accade quasi a nessun e neanche a lei è più accaduto, ma quella prima volta organizzò così bene che mi obbligò a condividere tutto del cerimoniale che aveva predisposto con il suo dolce marito. Poi abbiamo vissuto molti momenti di gioia comune e anche alcuni momenti veramente drammatici che lei ha accettato sempre con tanta fede e pazienza. Adesso è tornata al Padre, si starà guardando attorno alla ricerca di qualcosa da capire, voleva sempre capire tutto, si aggiustava gli occhiali e guardava con più attenzione ma sempre con grande discrezione e con un accenno di timidezza che la rendeva una compagnia preziosa.

     Molti vorrebbero che io ci fossi, anche se mi sto abituando a non esserci sempre, spero di non arrivare a non esserci mai. Ma ormai gli impegni sono così pressanti che non è facile far fronte ai doveri di fraternità, che, purtroppo vengono sacrificati quasi sempre ai doveri di stato. Verso dove camminare e cosa privilegiare, non sempre è facile, ma come ben sapete quando posso trono volentieri a condividere la mia storia e la mia preghiera con gli amici di un tempo e quando non posso certamente non significa che me ne sono dimenticato. Semplicemente si continua ad operare e purtroppo i tempi sono sempre gli stessi. Ma il problema affettivo, quale spazio riesce a recuperare nella selezione dei tempi, quello interiore il tutto n quanto non trascuro e non dimentico nessuno, quello storico quasi nulla, prima vengono gli impegni e poi gli affetti, sono codificato in questo modo e questo mi permette di lavorare con ritmi abbastanza intensi. Per quanto tempo ancora, chi lo può dire, per desso semplicemente si continua. 

3 marzo - Non è facile parlare della sofferenza, dei sacrifici, crea qualche difficoltà concettuale anche parlare della Via Crucis, si ha sempre timore di generare delle ansie, delle fobie o più semplicemente un senso di rifiuto per questa aspetto della vita cristiana che comunque fin dalle origini è stato parte integrante del messaggio di salvezza che è stato trasmesso alle genti. Ma allora perché queste remore, d'altra parte anche chi vie l'esperienza chiesa non può fare a meno di fare i conti con la sofferenza, con il dolore. E' perciò opportuno procedere con coraggio avendo però sempre attenzione alle fasce più deboli della popolazione catechistica. I più piccoli, forse è proprio qui l'anello debole della trasmissione della fede, aver trasformato la proposta di adesione a Cristo che esige una fede adulta, a un itinerario rivolto per lo più ai bambini. Anche perché già in età giovani le presenze sono più sparute, e allora si corre il rischio di voler far capire cose da adulti ai bambini, di far vivere

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momenti di emozione a chi dovrebbe spendere il proprio tempo soprattutto nella ricerca della gioia dell'incontro con Gesù.

     Ma allora che fare? Non è una domanda facile, per cui anche la risposta non può essere lineare. Il primo problema è determinato dai catechismi, che tutti dichiarano fuori della storia, non più adeguai alle sensibilità spirituali ed ecclesiali del nostro tempo, ma che nessuno riesce a cambiare. Per cui se il compito del catechista è, e così deve essere, la trasmissione della fede della Chiesa che passa attraverso gli strumenti della Chiesa allora diventa veramente tutto più difficile anche perché questi strumenti andrebbero cambiati periodicamente, certamente non nei contenuti ma nel modo di trasmetterli. Per cui ai catechisti viene chiesto un supplemento di creatività e di impegno. Prima di tutto deve cogliere la maturità della comprensione dei ragazzi, il che vuol dire non è necessario trasmettere contenuti che non possono comprendere. Il tempo non mancherà in età adulta per una comprensione più piena dei misteri, l'annuncio nella sua pienezza deve essere fatto agli adulti.

     Quando i Vangeli ci trasmettono che Gesù accoglieva i bambini e si intratteneva con loro, non ci vien detto che li introdusse ai misteri del Regno con una catechesi ne tantomeno che parlò loro della sua passione. Ci viene detto che Gesù li accoglieva, li accarezzava e li benediceva. Insomma li faceva sentire a loro agio, trasmetteva loro il suo affetto. li incoraggiava a stare con Lui nella gioia. Forse i nostri catechismi trascurano questo aspetto pedagogico di Gesù, e ripropongono ciclicamente per tutte le età la sua storia per intero, il che non è sempre è possibile da trasmettere anche ai bambini. Ma come vivere con loro la Quaresima? Occorre privilegiare il senso della preparazione a un appuntamento importante che esige tutta l'attenzione possibile, tutta l'energia di cui sono capaci, tutto l'affetto che conservano per le persone importanti. Nel contempo far comprendere che tutte queste cose, questi atteggiamenti vengono compresi nella loro pienezza incontrandosi con Gesù.

     Per cui l'attenzione principale deve essere rivolta all'incontro con Gesù. Ammettiamolo ci sono ragazzi che fanno anni e anni di catechismo e non vivono la comprensione di Gesù come un amico che li ama, li cerca. Come mai accade questo? In realtà sappiamo anche che molti non vedono l'ora di finire i loro itinerari formativi e non si fanno  vedere più in parrocchia. Il che non vuol dire che non cercano più Gesù, ma di certo la parrocchia soffre in tristezza senza la loro gioiosità ed esuberanza. Forse anche per questo la Quaresima viene colta come un tempo di malinconia e di dolore, la si vive soprattutto con gli adulti o con gli anziani. Insomma gente piegata su se stessa, spesso troppo angosciata dalle difficoltà del nostro tempo, il che non è male. La cosa che però non funziona è che la Quaresima deve esplodere nella gloria e nella gioia della risurrezione mente molti si fermano al Venerdì Santo di Passione e da lì non li schioda nessuno.

     Ma Gesù vuole che i suoi seguaci vivano la fede in questo modo? Sappiamo tutti bene che non è così. Lui è venuto per aprire alla speranza, per incoraggiare a leggere il futuro con fiducia, a guardare alle relazioni tra le persone nella fraternità. A rincuorare gli scoraggiati, dare gioia ai sofferenti. Insomma, diciamolo pure, noi non ci siamo mai riusciti molto bene. Fin dalle

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origini, d'altra parte Lui è Gesù e noi suoi seguaci, però dovremmo impegnarci a renderlo più visibile proprio nei contenuti fondamentali che Lui ci ha affidato. Senza perderci in cose che Lui non aveva mai privilegiato come parte integrante del suo messaggio di salvezza. Soprattutto per le nuove generazioni dobbiamo liberarci dalle tante tradizioni che appesantiscono la gioia di aderire all'uomo  che ha donato una nuova speranza a tutta l'umanità. Dobbiamo essere perciò prima di tutto noi persone di speranza e poi trasmetterla con entusiasmo e con vigore, accanto a Lui, a tutti coloro che Lui ci fa incontrare.

     La luce del Risorto rischiara anche le tenebre della morte e della croce, per cui guai parlare della sofferenza senza aprire alla speranza, delle difficoltà della vita senza la fiducia nel futuro. Non saremmo buoni testimoni di Gesù. La Quaresima ci è data per la nostra conversione, non dobbiamo fare altro che stare dietro a Gesù, il resto non ci appartiene totalmente, lo condividiamo con lui per cui non abbiamo proprio nulla da temere. Il branco torna sempre alla sua tana, ne conosce gli anfratti, anche nel buio vi si muove a suo agio. E' bello pensare che la parrocchia sia colta dai battezzati, come la tana dove ognuno ha piacere a tornare dopo aver cacciato tutto il giorno, nella certezza di esservi accolti con affetto e trovarvi sicurezza. Allora buona caccia a tutti e soprattutto a presto incontrarci tutti insieme nella tana  per la gioia del Signore.

2 marzo - Ma che cos'é la comunità parrocchiale? Questa domanda dovrebbe avere per i cattolici una risposta facile facile, la parrocchia non è altro che un territorio entro il quale viene vissuta la vita cristiana di una determinate comunità di credenti. Gode di una chiesa parrocchiale, normalmente ha perfino un parroco stabile che da garanzia di continuità liturgica e sacramentale, dovrebbe esserci anche la cura pastorale ma questo purtroppo non sempre accade. Non se ne lamenta quasi nessuno, anche perché in queste situazioni ognuno più vivere la fede in modo individuale senza sottoporsi agli estenuanti itinerari di perfezione cristiana che non sempre vengono colti nella loro bontà, per cui quando si può si evitano volentieri. Quelli che li evitano sono tutti parenti dei praticanti, i quali in virtù della pratica del loro congiunto, per estensione lo sono anche loro anche se non mettono mai piede in chiesa. Però i congiunti garantiscono ogni perfezione, per cui si consiglia di non essere troppo rigidi, altrimenti le grida contro la burocrazia nella chiesa arrivano al settimo cielo. Quando uno comincia a gridare non ragiona e se non ragiona è inutile tentare qualsiasi forma di relazione educativa. A questo punto o si va al muro contro muro oppure si lascia correre. Vedete voi.

     Ma ai nostri giorni la casistica è molto variegata. I primi irregolari sono i partecipanti ai vari itinerari di perfezione evangelica che proprio in virtù di questa più alta vocazione hanno una specie di passaporto, per cui dovunque sono gli affiliati loro sono a casa loro, mentre non lo sono nella loro parrocchia se non ci sono affiliati. Avendo poi vari gradi di formazione praticamente in parrocchia non si vedono mai, hanno sempre da fare altro altrove, quando vengono in parrocchia devono occupare scanni di rappresentanza, anche perché loro sono ... Non si capisce cosa ma intanto loro sanno di essere, magari non lo sanno neanche loro, ma altrimenti perché perché fanno tutti questi anni di perfezionamento se poi dovrebbero essere considerati come tutti gli altri. Capita perciò che per inserire tutti questi rappresentanti gli organismi di partecipazione corrono il rischio di diventare obsoleti anche perché non ci sono

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quelli che partecipano sempre alla vita della parrocchia, ma solo i loro delegati che non vi partecipano quasi mai.

     Ancora di più vogliono sempre essere al centro dell'attenzione e se per assurdo qualcuno non li vede girano più volte intorno finché non si è ottemperato al dovere istituzionale. Il rischio che si corre è che il presbitero per non trascurare questi delegati dei vari livelli, corre il rischio di trascurare la parrocchia che gli è stata affidata. Anche perché la gente non ha molto tempo a disposizione, per cui o li accogli quando vengono a messa, normalmente per qualche defunto della loro famiglia oppure non li vedi più almeno fino alla prossima occasione. Certo ci dovrebbe essere la visita alla famiglia che permette al parroco di visitare tutti quartieri e tute le case, per essere realistici, ma purtroppo non tutti la fanno per cui spesso la comunità avverte il sentore di essere abbandonata a se stessa, ai propri umori, alle tante devozioni, ai pellegrinaggi stagionali, alla vita rituale. Cercare il colpevole è sempre un vezzo da evitare, però chi ci va di mezzo è proprio la gioia di sentirsi comunità parrocchiale, per cui quello che conta è andare a messa la Domenica, non fare comunità o far crescere la comunità di cui si è parte.

     In realtà non c'é nulla di più bello della celebrazione domenicale Pro Populo, che in ogni parrocchia dovrebbe essere l'unico momento di vera testimonianza di appartenenza all'unica comunità dei battezzati. Ma ammettiamolo molti non vi partecipano mai, anche perché alcuni partecipano a secondo delle simpatie a questa o quella  rettoria, altri vanno dalle suore, altri preferiscono questo o quel santuario, altri a quella della loro esperienza personale, ancora si va solo come attività ufficiale dei gruppi di appartenenza, altri sono abituati ad andare di sera, altri non si sradicano dalla mattina e via a seguire. In realtà la casistica è molto variegata, anche perché le celebrazioni si susseguono con ritmi molto intensi per cui c'é solo l'imbarazzo della scelta. Anche per questo il rischio che si corre è che questa celebrazione venga considerata una delle messe da sentire e non il momento esclusivo della vita di comunità. La comprensione del proprio essere coscienti dell'appartenenza alla parrocchia si coglie proprio nell'affetto con cui si vive e si anima questa celebrazione della Domenica che almeno in alcune occasioni durante l'anno dovrebbe essere l'unica celebrazione della festa della comunità.

     Effettivamente è proprio così, è la liturgia più bella e significativa, anche perché è espressione della vitalità e della complessità della parrocchia. Diventa anche manifestazione della bellezza dei diversi carismi, certo non sempre tutto concorre a manifestare i tanti dono dello Spirito di cui ogni comunità è impreziosita, ma normalmente è la celebrazione più variegata anche nelle piccole comunità, vi si respira un'aria che fa leggere immediatamente la vitalità della parrocchia. Per tornare a capo, ma allora la parrocchia è la gioia di sentirsi comunità, di stringersi attorno al pastore che il Vescovo ha mandato, anche se  scadente, di comprendersi parte preziosa della comunità anche se non si vive alcun ministero. La preziosità non è determinata dal fare questo o quello, ma dal fatto di sentirsi protagonisti di una parte dell'azione che Dio porta avanti nella famiglia, nel quartiere, nelle varie articolazioni pastorali che animano la vita di comunità, che generano affettuosità, e che si esprimono nell'amore vicendevole che deve sempre caratterizzare in radice la gioia di vivere al servizio del Signore.

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27 febbraio - Articolo quinto chi ha in mano ha vinto. Certo non chiarisce che cosa si vince, e perché si deve vincere, però, per coloro che ne avvertono l'esigenza la norma è chiara. Se vuoi vincere devi dominare. Forse anche per questo Gesù metteva in guardia i suoi discepoli dalla sete di potere che anche allora certamente era molto presente nella vita dei credenti. E' l'arte dei re, quella del governare le nazioni, ma per poterlo fare occorre diventare dei re. E, spesso, per poterlo diventare se ne sono combinate di tutti i colori, un po' da ogni parte, anche dalle nostre. Per cui è meglio non stupirsi degli altri quando in casa propria il marcio non manca. D'altra parte lo sappiamo bene che tra i munus battesimali c'é anche quello di essere re, certo il nostro modello è Gesù crocifisso, ma alcune volte ce ne dimentichiamo e giochiamo a scimmiottare i re di questo mondo. E' stata una delle domande più intriganti che Ponzio Pilato rivolse a Gesù: Dunque tu sei re. Probabilmente con lo sguardo cercava di cogliere se in Lui vi fosse qualche sembianza regale, ma immediatamente gli sfuggiva. Poi si arrese alle esigenze della storia, gli era stato consegnato come un re e per quel motivo emise la sua condanna: Gesù Nazareno Re dei Giudei. Cosa ha pensato Gesù dopo la lettura di questo verdetto non ci è dato saperlo, anche perché i Vangeli non ne parlano, semplicemente ci viene ricordato che con la sentenza si avviava la parte finale della vita terrena di Gesù, la sua salita al Calvario.

     Forse il munus battesimale che mi riesce di incarnare meglio è quello sacerdotale, la vita di preghiera diventa sempre più il pane quotidiano della mia giornata, il mistero dell'uomo che vive e crea rapporto con Dio, la volontà di aiutare i fedeli a contemplare l'azione del Signore, la capacità di esprimere la bellezza della presenza di Dio attraverso l'espressione artistica, la lode e il ringraziamento da vivere attraverso il canto. E poi, quasi come coronamento ineludibile della vita spirituale per un cattolico la devozione alla Vergine Santa da vivere mediante la preghiera del Santo Rosario. Tutto deve concorrere a realizzare il regno di giustizia e di pace che Gesù è venuto a incarnare sulla terra per orientare nuovamente  il creato all'incontro con il suo creatore. In Lui tutto è stato un sì, e si attende che anche la nostra vita sia un sì al Padre, solo per aiutarci a vivere nella gioia e per incoraggiare la nostra fragilità ad osare di più nell'anelito verso il cielo. Pregare, pregare e pregare ancora, non c'è forza più vigorosa per riprendere sempre con entusiasmo il combattimento di ogni giorno. Non sempre ci si riesce? Occorre pregare di più, altrimenti non ci si abbatterebbe. E poi è importante non pensare mai al potere, ma sempre e solo al servizio, è l'unico modo per guardare a tutti con fiducia e al futuro con serenità. Altrimenti si corre il rischio di vedere il male dappertutto e tanti saluti a tutti, anche perché faremmo emergere il male anche dalla nostra vita.

     E' l'ambito del munus profetico, che non è certamente quello più acclamato all'interno della vita di comunità. Recita il proverbio biblico nemo profeta in patria, volendo indicare che non si può esercitare bene il ministero nella propria comunità di appartenenza. Ma è facilmente superato, anche perché quasi nessuno intende rischiare di vivere da profeta, d'altra parte  sappiamo bene la fine che normalmente gli viene fatta fare. Però è il munus più apprezzato dai battezzati di ogni tempo e di ogni luogo, purché lo facciano gli altri. Poi magari si organizzano manifestazioni a ricordo, ma finché si è vivi meglio mantenersi lontani da questi esaltati, anche per non essere implicati in qualche situazione incresciosa. Ancora oggi non mancano profeti, certo troppo

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spesso corrono il rischio di essere strumentalizzati, ma d'altra parte oggi come oggi non è facile mantenersi a distanza dai possessori di idee altrui, ognuno se ne appropria immediatamente. Anche questo è legato alla comunicazione mediatica per cui tutto circola immediatamente dappertutto. Nessun problema, si è profeti non perché si hanno delle idee innovative, ma solo perché si vivono con coerenza ogni giorno. Alcune volte si corre il rischio di scantonare, ma alcuni seguaci si recuperano sempre, per cui anche i santoni più innoqui hanno chi li decanta con entusiasmo.

     Dopo la preghiera leggermente più intensa dell'ordinario, d'altra parte Scalea esige un supplemento di intercessione poiché non tutto lo fanno devo supplire anche gli altri che trascurano di pregare per la nostra città. Senza pensare che c sono anche persone che magari sperano che le cose vadano ancora peggio. L'amore per la città non appartiene a tutti, ma chi ama non si stanca di invocare pace per Gerusalemme. Ed è quello che dobbiamo fare e incoraggiare a fare. Occorre sempre partire dai più poveri, poi si passa agli ammalati, quindi si sconfina nelle periferie più abbandonate contrassegnate dalle tante devianze giovanili. Solo dopo si può guardare a coloro che stanno bene e che invece di ringraziare Dio, cavallìano. Preghiera per il dono della pace e della comunione, non sempre si riesce a generarla, ma intanto ci si prova poi non tutto dipende dalla nostra azione e questo è un gran bene. Ci sono i professionisti della divisione, bisogna stare attenti senza dare troppa importanza, d'altra parte quello che conta è pregare, il resto non conta molto. L'opera di Dio varca i confini del pensiero e del tempo e prosegue oltre ogni possibile immaginazione. Un pensiero particolare va all'orso che sabato emettere i suoi voti perpetui. Si parte dal forno, si passa al complesso dei cugini e si arriva a servire il regno di Dio. 

     Pastina in brodo, ormai sono due sere tanto per sperimentare che più passa il tempo, più si abbassa il livello calorico del menù. Male, male non è venuta, certo si procede con i dadi anche perché manca la materia prima, diciamolo pure forse anche la pastina non era quella giusta. Ma intanto era calda e certamente ha fatto un grande bene alla gola fortemente arrossata da alcuni giorni. Tutto molto sereno, si lavora comunque, d'altra parte se mi metto a letto chi mi accudisce? Diciamo che mi darebbe anche fastidio avere persone tra i piedi. La vita della parrocchia chi la segue, e poi si accumula il lavoro, insomma meglio continuare a lavorare, anche perché il tempo passa e quello perso non torna più. A ricordare bene l'ultima volta che mi sono messo a letto risale a quando fui operato di menisco a Belvedere, in quella occasione scrissi il libro Belloviderii, parliamo di circa nove anni fa. D'altra parte il Signore lo vede che lavoro per Lui a tempo pieno, per cui perché farmi ammalare eccessivamente, solo i giusti mali di stagione che comunque mi viene chiesto di affrontare con determinazione, senza troppo drammatizzare. Insomma a ognuno il suo ritmo.

25 febbraio -  Si ma se poi ti prendono a pugni in faccia anche la voglia di fare festa corre il rischio di venire meno, ed è proprio così che sta succedendo a Scalea, al primo colpo violento dell'estate scorsa, si aggiunge quello di oggi che determinerà una fase di profonda frustrazione per tanta parte delle famiglie che la abitano, parlo chiaramente delle famiglie senza reddito. Altre favoleggiano di situazione positiva in riferimento alla capacità che alimenterà

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nei cittadini di una ripresa del loro protagonismo, forse la visione della rivolta di Kiev con le persone che si sono immolate per la libertà della patria ha generato in alcuni ansie di populismo nostrano. Io ritengo, potrei anche presentare i conti fallimentari già della situazione attuale, è facile prevedere che questi nuclei familiari alle prese con scadenze mensili sempre più incalzanti, come già va accadendo in molti casi, si vedranno sempre più abbandonate al loro destino, con quel ne conseguirà in ordine alla speranza per il futuro, ma purtroppo anche alla esigenza di dover comunque sopravvivere se non per se almeno per i figli. Della serie salti chi può e per come può?

     Scenario troppo apocalittico? In realtà mi mantengo su un taglio molto basso io penso che le cose saranno molto peggiori anche perché questa comunità non è educata alla sofferenza e al sacrificio. Scalea fino ad oggi si è configurata come una delle punte più luminose dello sviluppo economico dell'alto Tirreno anche se negli ultimi anni le cose certamente non sono andate per il meglio, comunque la gente ha avuto la possibilità di poter fingere di non doversene rendere conto. Se a questo aggiungiamo un malessere diffuso a livello morale, dove il rubare agli altri, il prevaricare non viene certamente colto come un limite invalicabile, ma soprattutto il desiderio di approfittare della povertà dell'altro per il proprio arricchimento allora è alla portata di tutti lo scenario che probabilmente avremo davanti agli occhi nei prossimi anni. Anche il non rispetto dell'ambiente sembra non sollecitare particolari malesseri interiori. Insomma ritengo si possa parlare di un civismo a livello basso.

     L'assoluta, voluta assenza dallo scenario politico di coloro che ne hanno guidato le sorti negli ultimi anni, e che comunque hanno generato il degrado paesagistico e turistico della cittadina, ha già generato un vuoto di referenti che certamente incoraggia la gente a cercare altri punti di riferimento per la loro speranza. Sarà forse la Chiesa capace di costruire la speranza nella proposta coraggiosa della fede di cui è depositaria e che stenta così tanto a rendere visibile al di fuori delle mura degli ambienti pastorali. Anche la frontiera della carità, che è quella alla quale viene oggi più immediatamente sollecitata da tanta parte della comunità stenta comunque a sovvenire alle sollecitazioni dei battezzati e non che invocano il suo aiuto. Nella povertà generalizzata anche il sostegno alla carità della Chiesa corre il rischio di essere trascurato. Riusciranno le altre forme di aggregazione che pure sono presenti nel territorio, ma senza il sostegno economico di questo o di quell'ente saranno capaci di essere proposta formativa ed educativa per la costruzione di una Scalea aperta al futuro.

     La paura è che saranno atre forme di aggregazioni malavitose che troveranno mano d'opera a basso costo proprio in virtù della crisi sociale che si continua ad innestare nel tessuto dell'uomo onesto che si sforza di operare nella dignità del rispetto della legalità, ma di fronte alle obbiettive difficoltà economiche sarà capace di restare saldo nei suoi principi morali ricevuti dall'esempio che i genitori gli hanno dato. In realtà diciamolo pure, oggi il pugno in faccia l'ho ricevuto anche io, perciò stento ancora a riprendermi dallo choc che ha determinato. Come famiglia siamo a Scalea dagli anni settanta anche se io ci sono stato poco, ma è l'ambiente che sento più presente nella mia vita personale, la notizia mi è giunta mentre ero al Banco Alimentare a caricare per le famiglie bisognose della comunità, circa centosessanta nuclei

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familiari. Anche su quel fronte le cose purtroppo non vanno bene, forse si va lentamente a chiudere questo rubinetto della carità europea. Beh, non preoccupatevi troppo, prima o poi il colpo passa e comunque ci si deve riprendere per cui, intanto ci diamo la buona notte e speriamo di poter contribuire attivamente alla ripresa per come il Signore ci dona.

23 febbraio - Pomeriggio in quel di Aieta, cercando di cogliere nella solitudine tutto il bene che il signore mi ha donato di vivere in questi giorni. Per cui con largo anticipo mi inerpico per la strada collinare, sforzandomi di non farmi distrarre dalla bellezza del tramonto in questo bel pomeriggio assolato. Prima sosta al Camposanto, è all'ingresso dell'abitato per cui non ho fatto altro che fermarmi ed entrare cercando di cogliere la presenza umana che questo luogo, ovunque esso sia, riesce a trasmettere. Dai nomi che leggo sulle tombe si evince che tanta parte popolo di Praja è partito da qui: Nappi, La Provitera, Giugni, La Regina e via a seguire, dalle tombe più solenni a quelle più umili, tutte trasmettono il proprio messaggio di speranza. Mi soffermo ancora a contemplare il paesaggio e poi mi incammino verso il centro dell'abitato per la celebrazione della conclusione del ministero pastorale di Don Biagio, età di tradizione biblica: 92 anni.

     Prima di entrare in chiesa ho fatto un piccolo giro in piazza tanto per sentire le attese e i commenti della gente, è sempre una buona ispirazione per la riflessione personale e comunitaria. Per quello che ho sentito, intanto aspettavano il Vescovo, non hanno capito bene che cosa era successo anche perché, a detta di alcuni, doveva restare fino a dopo Pasqua, altri commenti non si possono trasmettere anche perché poco edificanti per la categoria. Erano convenuti da molte parti, oltre Suor Rosita che ormai non si capisce da dove viene, erano parrocchiani e coro di Orsomarso, ultras di Cirella, amici di Papasidero, niente giovani, qualche ragazzo, insomma una festa per grandi. Una bella celebrazione vissuta con gioia tra passato e presente anche per aiutare a guardare avanti con fiducia. E' terminata a me sembra in modo sereno ed equilibrato, la speranza è che tutto prosegua in modo sereno ed equilibrato. Al rientro breve sosta in quel di Tortora marina, dal caro don Antonio per un momento di confronto e di sostegno pastorale, fa sempre bene incontrare i confratelli, abbiamo anche condiviso una cioccolata calda nel senso che io la bevevo e lui guardava.

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A casa ultima azione relax fornelli accesi per un piatto di fusilli al sugo, veramente buoni ma soprattutto rilassanti. Stamattina abbiamo reso attiva la nuova sede della Caritas, qualche disorientamento con gli operatori che non sempre sono operativi. Celebrazione in parrocchia con la gioia di sempre, l'assemblea liturgica va stabilizzandosi nei ruoli di animazione per cui tutto prosegue in modo ordinato, anche il disordine dei ragazzi viene organizzato bene, razionalizzando le risorse tutto viene vissuto senza affanno, dobbiamo ancora risolvere il problema dei bambini che piangono penso che occorrerà attrezzarci con i biberon. Poi, dopo il pranzo a sacco a base di frisella e carciofini,  pausa di riposo necessario e vissuto in modo pacato senza le classiche telefona che iniziano con il: scusate l'orario. Prima di andare in quel di Aieta ho dedicato un po' di tempo a sistemare le foto di ieri sera tanto per condividerle e poi partenza.

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     Ora è tempo di gioia. Non è poi andata troppo male, si qualcuno si esalta dicendo che la serata è andata proprio bene, ma magari lo fa per incoraggiare qualche sconsolato. Ma allora Don cono come è andata secondo voi? Semplicemente benissimo, in riferimento all'impegno di tutti gli educatori, per non parlare della gioia dei ragazzi, dei bambini e perfino dei giovani. Però lascia molto a desiderare, non so neanche dire in che cosa. Però di certo deve lasciare molto a desiderare altrimenti saremmo al top, e dopo il top troppo spesso c'é il crac, perciò è meglio essere prudenti nell'analisi e costanti nell'impegno. Poi c'è l'handicap dell'utilizzo dei media che esigerebbe un corso ad hoc per acquisire una migliore padronanza delle nuove tecnologie. Ma è proprio necessario? Certo anche se non è opportuno procedere in tempi veloci altrimenti si corre troppo e magari non riesco a reggere il ritmo che verrebbe imposto. In realtà su queste tematiche occorre perfezionarsi anche perché la proposta ordinaria della formazione, allo stadio attuale è ancora soprattutto frontale.

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     E se volessimo indicare qualcosa di particolarmente significativo? Meritevole di attenzione? Assolutamente tutto, è stata una emozione dopo l'altra, soprattutto le successive entrate dei ragazzi, sempre gioiosi, sorridenti, particolarmente attenti, anche i piccolissimi si sono mossi con una compostezza incredibile. Per non parlare di giovani, hanno saputo esprimere quasi pienamente la loro voglia di liberarsi di tante ansietà che si accompagnano alla vita di molti di loro e lo hanno fatto con la capacità che li contraddistingue facendo emergere creatività e naturalezza, insomma tra alcuni anni le cose potrebbero perfino migliorare. Ma si può migliorare ciò che va benissimo? Certamente si può sempre migliorare, anche perché il Signore dona talenti sempre nuovi, quello che conta è dare loro spazio, senza soffocarli con presunti pezzi da museo che però non andrebbero  bene neanche nei musei. D'altre parte quando un pezzo è da museo è perché ha comunque un suo valore. Non sempre compreso, non sempre al posto giusto, però ha un suo valore da cogliere e da proporre. 

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     Ma Don Cono e se poteste fare un nome qualsiasi? Beh, questa è una domanda facile, per cui anche la risposta è facile. Il primo sono io, Forse non riesco più a leggere il modo nuovo di cogliere la novità di Dio. Si, mi rendo conto che altri si mantengono leggermente indietro, magari hanno altro per la testa, d'altra parte ognuno deve guardare se stesso. Per quel che riguarda me, mi rendo conto di cominciare a diventare ripetitivo e soprattutto carente nella dinamica delle innovazioni tecniche, il che per un educatore del nostro tempo è veramente terribile. Altra nota assolutamente positiva è il coinvolgimento delle altre Parrocchie di Scalea. Questo appuntamento deve diventare un momento di festa per tutta la città, il valore della pace è troppo importante per essere trascurato e per viverlo solo negli ambienti parrocchiali. Abbiamo tanti bravi sacerdoti che veramente riescono a comunicare la novità di Dio in modo emozionante, noi speriamo e preghiamo avendo al certezza che il Signore ascolta chi prega con fede.    

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     Altra nota assolutamente positiva è la comprensione di Scalea come ambiente interculturale, che ormai sta entrando naturalmente nella comprensione collettiva. Per cui questa realtà, nella quale viviamo la comprendiamo sempre più nella sua bellezza di essere un centro contrassegnato dalla mondialità dei propri componenti ed è stato bello vedere come i giovani hanno caratterizzato questo aspetto nei canti e nei balli con la capacità che contrassegna il loro mondo così diverso da quello di noi adulti. Da questa manifestazione ne escono protagonisti molti volti ignoti, che probabilmente tali sarebbero rimasti, o forse non ci sarebbe neanche stato posto per loro, senza un modo diverso di vivere l'accoglienza nella vita della comunità. Molte comunità continuano, per pigrizia pastorale, a riciclare modelli obsoleti di aggregazionismo che non aggregano più nessuno, diamo loro tutto lo spazio di cui hanno bisogno però non è moralmente lecito trascurare gli altri, il 99% della comunità che non aggrega nessuno e invece si sguazza nel narcisismo. Anche di tutto questo dobbiamo ringraziare il Signore avendo la certezza che si è appena agli inizi, la parrocchia ha tante di quelle risorse che

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neanche noi riusciamo a coglierne le possibili espressioni, intanto godiamoci queste senza però dormirci sopra.

     Beh, può anche bastare, anche perché altri potrebbero non essere contenti di essere stati trascurati nelle emozioni che comunque abbiamo vissuto insieme, voglio perciò ricordare la sempre splendida accoglienza che incontro in quel del casale su Diamante anche se le situazioni esistenziali sono così diverse. Ma non lo è assolutamente l'affetto e i tanti ricordi che continuiamo a condividere ogni volta che la Vergine Immacolata ci dono di celebrare ai suoi piedi sul Timpone. Grazie alla bella disponibilità di Don Michele,  sempre ieri  è stato celebrato il 50° di Pietro e Maria, una vita vissuta nei sacrifici e nelle tante soddisfazioni piccole e grandi che la gioia familiare riesce a comunicare ai cuori semplici. Ho avuto modo di ascoltare nuovamente la voce sempre sonante di Lina Bruno e il suo lamento in via Immacolata, poi la compagnia di Don Tonino che riesce anche a sorridere per come  caratterialmente gli appartiene, E poi i tanti amici, qualcuno magari troppo stagionato, con i quali abbiamo condiviso condividiamo la fede, ma soprattutto la capacità di animare la vita della comunità ecclesiale per come il Signore ci chiede e di dona.

20 febbraio - Per molti decenni il Signore mi ha risparmiato, ma adesso vuol farmi sperimentare anche il retro della medaglia, nulla di particolare ma uno ne avrebbe fatto volentieri a meno. La cosa che conta è comunque quella di non dare troppo peso alle situazioni anche se totalmente irrazionali. Lo so dovrei dire qualcosa in più, ma purtroppo deve bastare per aiutare a cogliere i cambiamenti di umore che raramente sono legati alla vita della comunità parrocchiale che scorre per come il Signore dona, nonostante qualche intemperanza esterna. Ma sempre tutto molto bello, soprattutto in ordine alla disponibilità e alla gioia di cogliere al bellezza che i ragazzi esprimono mostrando la gioia di trasmettere le proprie capacità. Purtroppo ci sono molti problemi nelle famiglie, sia si ordine economica sia in riferimento alla maturità di educare i figli, il secondo capitolo forse è più grave del primo. Comunque, come recita San Luca negli Atti degli Apostoli, c'era pace nella Chiesa di Gerusalemme. Anche se poi a leggere tra le righe lui non si esime dalla responsabilità di trasmettere anche in modo molto puntuale tutte le cose che non andavano molto bene.

     Intanto va concludendosi il mese della pace che ci ha portato direttamente alla grande  quaresima, domani e dopodomani saranno i giorni da esaurimento anche se per me può anche andare bene così senza fare la manifestazione pubblica anche perché quello che conta è l'impegno che ha accompagnato l'elaborazione dei contenuti e la tecnica espressiva. Ma se sospendo tutto magari non sarebbero molto contenti e allora tanto vale goderci questi due giorni di vita comune, con i ragazzi e con le famiglie. Penso che non tutti comprendano la valenza sociale di questa manifestazione, d'altra parte per molti il compito della chiesa rimane quello di fare catechismo e di celebrare le messe. Per cui tutto questo darsi da fare per trasmettere dei messaggi all'esterno non tutti lo colgono nella sua preziosità. E quando dico non tutti, intento anche coloro che hanno redatto il progetto catechistico, d'altra parte basta visitare le loro parrocchie e vedere come si procede per la trasmissione della fede.

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     E il Signore ha chiamato a se la cara Gina, la conoscevo fin dall'adolescenza per cui appartiene al mio immaginario passivo, l'ho sempre vista accanto al marito Dovilio nella gestione da potìa che all'epoca era in piazza Caroprese. Poi si spostarono in quella che una volta era aperta campagna, per iniziare con tanti sacrifici una nuova fase della loro vita. Ed è qui che li ho ritrovati nel mio ministero di parroco di San Giuseppe Lavoratore, senza il marito che il Signore aveva già chiamato a se, anche lei era leggermente acciaccata nel fisico ma soprattutto nella volontà di continuare a vivere senza di lui. Ho anche avuto la gioia di celebrare le nozze di due dei suoi figli: Matteo e Adelina. Insomma sento di essere in parte un componente della loro famiglia. Comunque abbiamo avuto modo di incontrarci con stabilità e lei andava leggermente spegnendosi, in modo sereno anche sorridendo, però era come se rifiutasse il desiderio di poter vivere. Adesso è nella pace del Signore che lei ha sempre cercato e che, per come ha potuto, ha anche cercato di trasmettere ai propri figli. Famiglia semplice e onesta, di quelle che fanno bella Scalea, soprattutto in questa fase nella quale tutti cercano di criminalizzarla.

     Tornando ai matrimoni, in realtà tra le tante persone che ho conosciuto negli anni del mio servizio pastorale solo una persona non mi fece sapere niente e non mi invitò alle sue nozze. Per la privacy non dico il nome, ma meriterebbe che tutti sapessero. Meno male che il Signore ci ha insegnato al via della  misericordia  che ci vincola alla imitazione delle virtù come percorso di santità e di perfezione.  Momento di relax, di fronte alle tante immagini di violenza che si accompagnano ai nostri giorni, Ucraina, Siria, Egitto e la lista poterebbe continuare all'infinito dove la gente corre il rischio di perdere la vita per un po' di libertà in più, sono migliaia le persone che perdono la vita ogni giorno in modo violento vittime di questo o di quel dittatore di turno. Per cui i nostri presunti problemi fanno veramente ridere, eppure non sempre si è capaci di rialzare il campo e guardare con più serenità attorno tanto per valutare meglio le situazioni e le cose con cui vivere e da fare.

     Magari si devono fare anche i conti con i malanni di stagione, anche se non è nulla di particolarmente grave, però anche questo ti aiuta a cogliere il senso della finitezza dell'esistenza e fa anche maturare la coscienza di non riuscire ad andare sempre oltre, alcune volte sei obbligato a fermarti. Il Signore ci chiede di non fare preferenza di persone, di non creare nella chiesa diverse categorie valoriali e di mettere sempre al primo posto, o forse  meglio, come unico posto il valore della vera fraternità. Il Santo padre ci ha richiamato all'impegno di lavorare per la stabilità della vita familiare, non attraverso una fase facile diciamo che ormai sono più di  cinquanta anni che non viene tutelata, anzi il più delle volte si fa di tutto per distruggerla. E' come se desse fastidio al modo che hanno molti politici di intendere al vita alla totale loro mercé. Non sarà facile ma è questa la frontiera sulla quale spezzare un po' di amore in più, è il Signore che ci chiede di tutelare questo dono del suo progetto di amore verso ogni uomo.   

19 febbraio - Potremmo titolarla così: la Diocesi che non tutti conoscono. Anche perché non capita tutti i giorni e a tutti di salire ad Aieta, per poterne contemplare le bellezza sia dal lato mare che da quello montano. Io dovrò salirci ancora Domenica sera, poi penso che farò più fatica a godere di questa parte della bellezza naturale della diocesi. Al panorama che già di per se merita

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di essere visitato si aggiungono la esclusiva posizione geografica, e per alcuni aspetti le otto/nove chiese che ne arricchiscono ulteriormente i quartieri. In tutto circa ottocento abitanti, il resto va cercato in quel di Paja a Mare e nel resto dell'Alto Tirreno. Pensieri particolari? Come si può vivere per decenni da parroco in questo luogo, cosa si prova a non esserlo più, cosa si è seminato e cosa si conserva nel proprio cuore di tutti questi anni. Sono domande difficili che non pretendono di avere una risposta. Sappiamo bene che in questo campo le risposte appartengono al Signore che è il solo capace di leggere i cuori dei fedeli, però possiamo ben dire che Domenica si chiude una pagina della storia religiosa di Aieta e non se ne apre un'altra, anche perché di quel tipo di parroci oggi sembra se ne sia perso lo stampino.  

 

     Insomma mattinata di fraternità in scala 92 anni, 60 anni, 42 anni. Sopralluogo e inventario alla Chiesa Madre, è ricca di storia e di suppellettile

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sacra anche se leggermente da riqualificare, nulla a che vedere con Belvedere che rimane al di sopra di ogni altra parrocchia. Abbiamo condiviso e apprezzato anche il pranzo, decisamente non è stato male, anzi decisamente appartiene allo stile dei pranzi dei paesi interni, dove tutto è certamente più buono anche perché si avverte di meno la presenza degli alimenti in scatola per cui si ricorre più volentieri a quelli ruspanti. Dopo una lunga escursione per le Chiese e il Palazzo ducale ho ripreso la via del ritorno per immergermi nei problemi della vita parrocchiale, visita da amici, celebrazione dell'Eucaristia, Azione cattolica in missione, ragazzi in allegria, giovani che giocano, tiratardi che cantano e ballano, ancora giovani ai giochi e poi il ritorno alla Casa del Padre della cara Luigia, breve intermezzo sociopolitico e fine della giornata.

18 febbraio - Ma qual'é il compito del pompiere? la risposta più immediata ritengo sia alla portata di tutti, semplicemente deve spegnere gli incendi. In realtà nei cartoni animati li si chiamava anche per recuperare qualche gattino dagli alberi. Ma nell'immaginario collettivo il pompiere è colui che spegni gli incendi. Non è importante se sono naturali o sono stati appiccati da altri, lui deve solo spegnerli. E' vero magari rimangono delle macerie, ma questo non è importante lui ho completato la sua opera. Sono stati giorni molto intensi e quelli che arrivano non sono da meno, d'altra parte ora è tempo di gioia, e la gioia non si costruisce dormendo. Qualcuno ritiene che mi approprio delle capacità di altri, anche questo è vero, ma è una azione passiva che interviene negli spazi lasciati aperti, per cui non si fa violenza a nessuno. Può anche essere che altri non esprimerebbero le loro capacità se non fossi io a intervenire, in molte situazioni si vive di equilibri. E' una situazione che non crea nessuno, semplicemente ci si trova a viverla e basta, nulla di particolarmente traumatico, nulla di particolarmente significativo è semplicemente il corso della propria vita che alcune volte scorre in questo modo.

     Non ha alcun senso caricarlo di valori che non gli appartengono. I ragazzi sorridono con naturalezza e vogliono essere accarezzati tanto per sentirsi più accolti, è veramente vedere con quanta naturalezza adesso si avvicinano all'altare del Signore per stare bene attorno ad esso. La Domenica è stata ricca di emozioni e di situazioni emotive particolari. Prima di tutto la gioia della vita di comunità che come sempre è particolarmente entusiasmante, se vogliamo non è neanche necessario darle una carica particolare, diciamo che si ricarica da sola, per cui diventa bello semplicemente esserci. In realtà so bene che non tutti ne colgono la bellezza, ma ognuno ha la sua vita ed è bene che la spenda secondo i carismi particolari. Di certo nessuno deve pensare di poterli imporre agli altri altrimenti non si vive bene, ma è bene che ognuno maturi la comprensione positiva di quanto il Signore gli ha affidato. E' la radice di ogni bene, l'assemblea liturgica è quanto di meglio il Signore potesse creare per la gioia dell'uomo.

     Parlo di quella parrocchiale, so bene che ce ne sono anche altri per gli ultras di questo o di quell'altra aggregazione, ma per costoro vale quanto ho detto prima per cui è inutile spendere altre parole, d'altra parte prima o poi cresceranno, e anche se non crescono l'importante  che siano contenti anche così. Ognuno ha i suoi limiti e anche i suoi entusiasmi. Poi sono stato invitato a pranzo ma in realtà non ne ho gustato neanche l'odore, speravo almeno nel

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dolce ma niente di niente, doveva veramente essere tutto buono, devono aver finito tutto loro, meglio così, sono contento per loro certo sarebbe stato veramente bello poter vivere dei momenti di relax, ma si vede che non doveva essercene. Dall'interno arriva qualche grido, ma evito di dare troppo ascolto, tanto per non rovinare il dono del Signore, anche se so bene che comunque l'acqua scorre per cui prima o poi arriva al mare. Comunque giornata veramente primaverile e meritevole di essere accolta per come ci è stata donata. 

     Poi si va a Grisolia, tutti a condividere l'ennesimo dolore che si sta accompagnando alla famiglia di Mons. Crusco, il ritorno alla Casa del Padre della cara Gigliola, certo se fosse stato vivo il Vescovo tutto sarebbe stato più solenne, più partecipato, che volete così va la storia del mondo. Morto il re, viva il re. Ma noi eravamo lì, per stare un po' insieme con coloro che per anni hanno fatto da cornice alla nostra crescita presbiterale, un grande dolore per incoraggiare la riflessione, per farci vivere la Domenica in modo più aperto alla speranza della risurrezione o più semplicemente per esprimere la nostra disponibilità a fare un piccolo sacrificio nella dinamica della solidarietà.

     Sono solo momenti fugaci di riflessione non sempre positiva che comunque non inficiano in nulla la bellezza liturgica di quanto il Signore ci ha donato di sperimentare. Poi si scende e ci si incammina verso il Castello del Belvedere, ancora sulla via del dolore e della memoria degli affetti. Prima in clinica per visitare alcuni ammalati, quindi passo per vedere se c'é Don Silvio, ma si sa che lui di pomeriggio non celebra mai, sosta a Portosalvo per un saluto e un caffè dalla priora, poi in cima alla collinetta a trovare una cara amica fortemente provata dal dolore. La vita non sempre ha i colori della gioia, anche per questo è bello condividerla con quanti stentano a farne esperienza. Si chiude la giornata ai piedi della Vergine Santa in quel delle Grazie e Consolazione. Si prega e si cerca di dare coraggio a coloro che stentano a stare bene, ci sono tante difficoltà nella vita delle persone, per cui quando si può è bello poter dare un po' di serenità e di pace. In tanto ci godiamo i volti degli amici di tante manifestazioni religiose che  è sempre bello intravvedere, al di al dei motivi che ci spingono all'incontro. Non sempre ne siamo capaci, però ameno ci si prova e alla fine della giornata si riesce anche ad esserne soddisfatti, semplicemente perché ci si è provato ancora una volta.

     Il lunedì è scivolato tra le carte arretrate che si sono accumulate sulla scrivania, qualcosa ho fatto altro ho messo da parte, in attesa di tempi migliori. Di tanto in tanto persone che chiedevano aiuto, la Caritas che cambia sede, la biblioteca che deve essere ordinata, insomma giornata di ordinaria vita parrocchiale conclusa davanti alla vita della comunità cristiana nascente alla ricerca della vita di coloro che per primi si sono avventurati sulla strada indicata da Gesù. Non è sempre facile seguirne le tracce anche perché Luca, nella sua volontà di armonizzare le relazioni troppo spesso articola in modo molto complesso lo scorrimento degli avvenimenti. Per intanto ci siamo intrattenuti sulle azioni di Filippo, intravvedendo quel terribile persecutore che era Saulo e, sullo sfondo di Samaria, una veloce entrata di Pietro e Giovanni che se ne tornano subito a Gerusalemme. Al rientro mi ha preso la mano la passione per la cucina e il tempo è passato davanti ai fornelli.

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     Oggi  è iniziato con una prima visita al Casale tanto per prendere un caffè con gli accademici della piazza, come sempre un intrattenimento gioioso e scherzoso, tanto per rinverdire i bellissimi tempi trascorsi sul Diamante. Veloce puntata al forno da Eva per rubare la quotidiana michetta, tanto come al solito Franco era andato a prendere il caffè quotidiano e quindi via verso la Cattedrale dove abbiamo celebrato in onore del Servo di Dio Mons, Castrillo. Tutto tutto molto bello e tranquillo anche il viaggio, praticamente non me ne sono neanche accolto. Poche battute di intrattenimento e poi si riprende la via del Castello per ultimare quanto iniziato Domenica, con una sosta tra amici con quelli della Porta della Piazza, anche in questo caso con le persone di sempre. E' come immergersi nelle foto d'epoca sembra che il tempo non passi mai. Insalatona di pomodoro tanto per, e riposo in canonica. Celebrazione delle esequie per la cara Maria una napoletana doc immigrata della prima ora, tanti sacrifici e tanta umanità. Ancora una liturgia per Michele, un amico di infanzia che il Signore ha chiamato a se già da qualche tempo.

     Mi godo per una mezz'ora con un intermezzo i ragazzi di tutte le età, d'altra parte siamo agli sgoccioli dell'ora è tempo di gioia spero solo che qualcuno non si esaurisca troppo. Si intravvedono quelli dell'Azione Cattolica che mi parlano dell'Assemblea elettiva, a seguire incontro quelli del gruppo liturgico per preparare al liturgia di Domenica prossima, poi arrivano i Neo catecumeni per il loro incontro formativo, nel frattempo qualche giovane fanciulla si sforza di spiegare le ragioni della sua violenza gratuita in piazza. Come sempre nessuno ha torto, ma forse è solo il loro modo di comunicare leggermente violento. Chiusura della giornata in parlamento, chiaramente parlo degli scout, dove sono state presentate sei mozioni di modifica alla situazione della progressione attuale. A conclusione dell'estenuante dibattito è passata la Mozione Nadia, che ha commosso tutti presenti per il suo accorato appello al campismo come base di ogni valore che incoraggia alla comprensione e alla crescita della persona. Ma mancavano alcuni guerrieri del villaggio Gallo, per cui forse il problema è solo accantonato.

     E poi si decide che è ora di chiudere anche questa giornata, finalmente a casa mi sistemo davanti al pentolone della minestra magica, e a seguire davanti allo schermo del computer tanto per aggiornarvi sulle impressioni di queste ultime ore della mia giornata. Domani si cambia versante e si torna in quel di Aieta, ma è una pagina che per adesso non conosco neanche io, perciò una Santa notte a tutti.

15 febbraio - Ma che cos'é l'amicizia? E' un bene da condividere tra i poveri magari quelli di spirito, perché chi è povero materialmente forse ha altri pensieri da affrontare ogni giorno. Tra i ricchi, tra i potenti non è facile vivere da amici generalmente si valorizzano gli interessi di natura economica o le alleanze per avere più potere. Questo vale per tutte le categorie, più procedi nella scala sociale più si guarda a te non come l'amico, ma come colui che mi può fare qualche piacere. Se vogliamo capitò anche a Gesù, più volte, ma soprattutto quando tutti pensavano che stesse per conquistare Gerusalemme, anche i più fedeli gli chiedevano qualche ruolo da protagonista. Anche per questo più vote l'insegnamento di Gesù viene colto controcorrente: vi è stato detto ... ma io vi dico, e ancora: tra voi però non sia così. Era ed è così lontana la via della croce, per i seguaci della prima ora e anche per noi oggi, sempre

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distratti da altre cose, sembra impossibile eppure è così, spesso il potere lo si cerca anche all'ombra della croce.

     In questi giorni ho vissuto il ruolo del potente, in campo economico, in quello canonico, persino in quello pastorale. Senza alcun delirio di onnipotenza, questo ritengo di averlo superato da molto tempo, anche se non mi sembra di averlo vissuto con continuità, però in alcune occasioni è capitato. Adesso faccio solo esperienza di disponibilità al servizio, almeno dal mio punto di vista,  per molti altri sono uno che può. Il che significa che non sempre mi si cerca per esprimere la propria amicizia. Diciamo che ci vado facendo l'abitudine, anche per questo sono veramente felice solo quando sto con i ragazzi, con i bambini, mi vedono come il loro nonno e come tale mi trattano. I loro sorrisi, la gioia di abbracciarmi, la semplicità del loro correre, l'affetto tutto concorre alla gioia del parroco. Anche perché servono a bilanciare i tanti problemi che contemporaneamente comunque si devono affrontare ogni giorno.

     Comprendo bene che non sempre fa piacere ricevere alcune comunicazioni, però nella libertà dei figli di Dio è bello vivere la disponibilità dei figli in obbedienza al Padre. Tutto procede per come il Signore ci dona, nella serenità e nella pace. E' proprio vero che i Signore benedice i servi che confidano in Lui. Una giornata luminosa sotto molti aspetti tutto sembra essere naturalmente armonioso, alcune volte mi preoccupa ma generalmente lo metto in deposito per i giorni peggiori, che naturalmente toccheranno anche a me. Ma per adesso avanti con gioia. Beh, a guardarsi attorno non sempre si riesce a gioire, ma se uno cerca di guardare dentro le persone riesce a cogliere la gioia anche dove immediatamente penseresti di trovare solo disperazione. Un po' di sorriso riesco a trasmetterlo perfino io, che mi caratterizzo per atteggiamenti abbastanza severi anche se sereni. Il mio sorriso non è mai sforzato, quando viene rido, altrimenti ne faccio a meno.

     Questo lo imparai studiando dai gesuiti a Napoli, c'era il rettore che non rideva mai, almeno quando era con noi. Proprio guardando a lui mi comincia a chiedermi ma perché uno deve sorridere se non ne ha voglia? In realtà non smisi subito, ma il cambiamento fu lento e graduale, non forzato ma nella maturità ho imparato a dominare le sensazioni e a comprendere l'importanza della severità anche in campo pastorale. Gli inizi del mio ministero furono troppo gioiosi ed esuberanti, forse caricati di eccessivo ottimismo, ma sempre con vigore, mai aperto al fallimento, anche nelle situazioni fallimentari. Insomma il Signore è stato troppo buono con me, mi ha sempre protetto anche in situazioni particolarmente difficili, forse non sempre sono stato capace di ripagarlo pienamente di tutto quanto mi ha donato.

    Qualcuno afferma che Gesù non sorrideva mai, o almeno così ci viene presentato nei Vangeli. Allora lo immaginiamo sempre pensoso, serio, alcune volte perfino adirato. Però certamente ha sorriso quando ha abbracciato i bambini che gli sono saltati addosso, deve aver sorriso quando arrivava a Gerusalemme da bambino per i pellegrinaggi rituali. Sorrideva quando si intratteneva a mensa con i peccatori o con coloro che lo invitavano. Chissà quante volte ha sorriso con i suoi discepoli. Ma allora perché questa caratteristica del Maestro non viene messa in rilievo nei testi, probabilmente quando uno viene consegnato alla storia sembra disdicevole farlo intravvedere

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in atteggiamenti gioiosi. Anche nei tanti dipinti che per secoli ce ne hanno trasmesso l'immagine, si fa fatica a trovarne uno nel quale stia sorridendo. Vedrò di sopperire a questa carenza prima di tornare alla Casa del Padre, ma per adesso si continua nella tradizione storicizzata dell'uomo della croce.

     Riunioni, riunioni, riunioni e ancora riunioni. Quante riunioni si accompagnano alla vita del Sacerdote. Si prega, si programma, si analizza, ci si confronta in modo animato, altre volte nascono incomprensioni, diciamo che non sempre sono molto prudente nelle mie estemporaneità, devo ancora imparare molto. Dovrei guardare di più alle persone, ai loro limiti, magari anche all'età. Invece penso solo alla bontà dell'attività da portare avanti, tutto il resto non conta. Certo non è un bell'esempio di educatore cristiano, che dovrebbe sempre mettere al primo posto l'attenzione alla persona, ma forse serve anche per incoraggiare a cambiare ruolo. Insomma se uno non è capace di fare qualcosa perché non cambia ambiente, cambia incarico.

     E' proprio su questo che ancora faccio molta fatica a comprendere gli atteggiamenti di chi insiste a voler rallentare le attività perché lui non  capace e gli altri devono fare come vuole lui. Insomma il mio limite diventa il limite invalicabile, è giusto procedere in questo modo? La mia risposta è implicita, la vostra non mi appartiene e la lascio alla vostra elaborazione. Serata serena in preparazione alla Domenica che il Signore ancora una volta ci affida, vivere la santità, in questo Lui è particolarmente lineare, sembra che non abbia altro da comunicarci. Magari ci tocca anche provarci tanto per non deluderlo, serve anche a non arrendersi senza neanche partire. E poi, diciamolo pure, stare con Lui è meglio che stare per i fatti nostri, si corrono meno pericoli, si vive con più gioia.

13 febbraio - Giornata di fraternità e di vita spirituale, il che non vuol dire che tutto sia andato in serenità, però effettivamente tutto è andato in serenità, almeno dal mio punto di vista. Io non ho mai problemi, di più, per me i problemi non esistono semplicemente vanno analizzati e risolti, per cui i problemi magari sono degli altri che spesso stentano a cogliere il senso del proprio vivere al servizio della Chiesa. Spesso ci si affeziona troppo al proprio incarico, per cui quando si comunica che occorre cambiare sembra che crolli il mondo, mentre in effetti viene solo attuato quanto è previsto dal nostro codice di comportamento. Per non parlare delle tante scappatoie associative, anche perché magari uno in parrocchia non fa assolutamente niente però poi te lo trovi dappertutto in diocesi, non è un lavativo ma semplicemente è una vocazione cosmopolita, ma perché uno deve averlo tra i piedi ogni giorno? Meglio che stia a San marco, purtroppo anche io spesso sono lì per cui non è facile da cogliere come un carisma prezioso per il bene della diocesi, visto che non lo è per la parrocchia.

     Sono semplicemente i limiti di un parroco che stenta a cogliere il dono dello Spirito in coloro che gli vengono affidati, decisamente deve essere così, ma meglio essere prudenti, il mio predecessore ampliava oltre ogni limite la fiducia eppure ne parlano male proprio coloro ai quali dava senza motivo eccessiva fiducia. Almeno due ore al giorno è il tempo che si sottrae il sito parrocchiale, si va bene ma a chi lo sottrae, certamente al sonno che io potrei anticipare di qualche ora. E invece mi metto davanti al computer e gira di qua e gira di la e

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così le ore passano. Prima o poi darò o stop? Vedremo, vedremo. Giornata molto intensa e serata in recupero di fiato, cosa vuol dire semplicemente in affanno all'inseguimento degli incontri da fare, meno male che lo staff dell'Oratorio tiene altrimenti sarebbe terribile. Per la prima volta il Bruno internazionale ha saltato un appuntamento, è la caduta degli dei, magari sarà l'ultima volta, però è sempre un cenno di cedimento.

     Voi direte ma che cos'é questo cedimento in relazione a quello che accade a livello nazionale, ognuno piange sul proprio mondo ed è già qualcosa anche perché a livello nazionale c'é proprio poco da piangere, lì orami siamo al livello della preghiera per le situazioni inguaribili, solo Lourdes ci può fare qualcosa. Abbiamo pregato a lungo, ma contro l'egoismo della persone anche la preghiera trova un muro difficile da valicare. Speriamo bene, lo speriamo per l'Italia, ma soprattutto per i nostri giovani, ai quali continuiamo a dedicare il meglio di noi stessi, ma forse anche questo non basta, almeno per adesso. Ora è tempo di gioia recita lo slogan scelto per il mese della pace, ma forse si fa fatica a cogliere il dono della gioia, occorrerebbe imparare a non andare mai oltre la possibilità media degli educatori, ma non è facile frenare i cavalli di razza per cui gli altri arrancano e magari qualcuno riesce ancora a sbuffare.

     Domani sarà una giornata difficile anche perché sarà un lungo pellegrinaggio nella Provincia, per cui do a tutti una santa notte e l'incoraggiamento alla preghiera perché il Signore mi sostenga sempre, nonostante i miei anni abbastanza avanzati.

12 febbraio - E' proprio vero che siamo in inverno, voi direte certo sta piovendo, c'è anche del vento, si indossano gli abiti pesanti, la gente diventa più frettolosa, e poi sulle montagne è anche arrivata la neve. Ma io ne sono reso conto perché nel cortile non ci sono più le coccovelle. D'altra parte ritornano e si stabilizzano solo con la bella stagione, allora svolazzano festanti e gioiose con il bel tempo, si intrattengono volentieri tra un albero e l'altro cinguettando festanti rallegrano l'ambiente e incoraggiano a speranza e la voglia di vivere. Adesso siamo nella brutta stagione, si intravvedono d'altra parte devono tutelare il look, la pelle si rovina e non si può stare troppo all'aperto. Intanto siamo già a febbraio, per cui non ci vuole molto per il ritorno ai colori e agli schiamazzi della primavera.

    E mentre aspettiamo con pazienza il ritorno delle coccovelle nell'ambito della parrocchia, mi sono messo in cammino verso dove osano le aquile, in quel di Aieta. Era un po' che non mi inerpicavo per la collina sovrastante Praja, che ancora conserva i segni di un violento incendio. Il paesaggio è bellissimo, come anche sono bellissime le sette chiese che ornano il territorio del paese che, purtroppo, allo stato attuale è quasi totalmente spopolato, stabili si contano circa ottocento abitanti. Però la memoria storica è tantissima, sono anche molti i monumenti che ne arricchiscono artisticamente la bellezza. In realtà non mi ci sono mai soffermato troppo, pur meritando una maggiore attenzione, anche questa volta breve visita con sopralluogo alle chiese, incontro con il vice parroco e con l'attuale parroco per un incoraggiamento a vivere con serenità, anche nella fase senile, il servizio alla vita spirituale della comunità e a rendersi disponibile a viverlo anche in modo innovativo.

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     Poi si rientra con la serenità di chi si sforza di non essere troppo invadente, per strada incrocio chi ha speso la mattinata nella preghiera e nel silenzio, ci si rende conto che c'é gente che ha una grande fede e la vive con coerenza e impegno. Anche se coloro che il Signore ci ha posto accanto non sempre concorrono a far vivere in modo sereno la vita  pastorale. D'altra parte devono soprattutto tutelare le amicizie e i vari interessi che si possono creare e intercorrono in anni di glorioso servizio alla crescita della comunità. Anche per questo occorre sempre valutare la positività davanti a Dio superando la propria visione del mondo ed essere attenti alle varie situazioni che vanno determinando. Ma poi ci si rende conto che non sempre si riesce a intervenire su tutto e allora si lascia pascere, ognuno alle sue competenze, tanto è evidente che chi si smarrisce non sempre è figliol prodigo e ha la voglia di restituirsi alla gioia della vita comune. La Chiesa ha una comprensione molto ampia e articolata della vita di carità ed è anche bello che altri riescano a viverla per come possono.

     Pomeriggio sereno con i giovani che si lasciano accogliere con serenità e gioia e avvertono anche l'esigenza di condividerla, meno male che ci sono loro a donare qualche sorriso, magari leggermente scapestrati. I più animati hanno una pausa di riflessione e di pensamento.  Poi verifica del week end sulle montagne di Papasidero, con il desiderio di fare il punto della situazione attuale, ne esce fuori un panorama tutto sommato abbastanza positivo che lascia ben sperare per il prosieguo dell'opera del Signore, d'altra parte quando ci si mette in cammino non c'é il rischio di impantanarsi. Chiusura della giornata con una penitenziale di chi fa fatica a camminare anche se dovrebbe farlo naturalmente, d'altra parte ognuno fa quello che può. Comunque quasi nessuno  della parrocchia, la gran parte ereditati dalle altre comunità parrocchiali in particolare dal Carmine, io vorrei tanto restituirne qualcuno dei più zelanti non vorrei passare per chi si appropria dei doni degli altri per farsi bello agli occhi degli uomini.

     Comunque è stata una liturgia vissuta con gioia e pace interiore, che ha fatto molto bene al corpo per l'agape finale, e allo Spirito per il dono della Grazia sacramentale. D'altra parte quando interviene il Signore nella vita delle persone tutto è armonia, tutto è pace.

11 febbraio - E' il giorno più caro ai devoti della Madonna di Lourdes, per tutti è una giornata da dedicare ai sofferenti, alle persone sole, proprio perché il carisma di questa ricorrenza spirituale è quello di essere maggiormente attenti ai bisognosi. Il mistero del dolore si accompagna costantemente alla vita di ogni persona, anche di coloro che a noi sembra non abbiano dei problemi. In realtà finché siamo in vita, chi più chi meno deve fare i conti con la fragilità della condizione umana, c9on la realtà del peccato per cui, in qualche modo, il combattimento ci coinvolge e la speranza è che non ci travolga. Come sempre lo strumento privilegiato per uscirne sempre vincitori è la preghiera, questo vale a maggior ragione per noi sacerdoti e per coloro che nella Chiesa ricoprono un ministero. Servire il fratello esige sempre una disponibilità spirituale, la quale genera il senso dell'appartenenza gli uni agli altri al di là della parentela o della vita di comunità. Gesù ci ha insegnato che siamo tutti fratelli, è una verità che non sempre cogliamo nella sua bellezza, ma che non dobbiamo mai stancarci di cercare nella sua comprensione più perfetta.

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     Sostanzialmente il cristianesimo si sintetizza in questi atteggiamenti di condivisione e di solidarietà con chi soffre, il modello è come sempre Gesù, che dall'alto della Croce ci ha insegnato a perdonare tutti e a dare la nostra vita per gli altri. Questo è un aspetto che non si può eludere anche perché diventa naturalmente segno all'interno di una società fortemente segnata dall'egoismo di una gratuità che non appartiene immediatamente al mondo ma all'adesione al mondo della fede. Anche su questo fronte in parrocchia abbiamo un manipolo di volontari che dedicano il proprio tempo a coloro che stentano a vivere in modo visibile la loro esistenza, che comunque va valorizzata per come il Signore dona loro di esprimerla. La visita periodica, portare loro la Comunione Eucaristica, restare in loro compagnia crea un elemento nuovo di speranza che merita di essere compreso e valorizzato sempre di più. E' un valore aggiunto alla vita, offrire la propria sofferenza per i peccati e per la salvezza di tutti, offrire la propria preghiera di sofferenti perché la fede incida maggiormente nella vita delle persone, sono tutti interventi di Dio che danno un senso nuovo alle persone che altrimenti si sentirebbero abbandonati e trascurati da tutti.

     Che cosa un ammalato può insegnare a coloro che ritengono di stare bene? Intanto il senso della speranza in Dio, che troppo spesso viene messo da parte nella vita di oggi, mentre nei sofferenti, soprattutto in quelli poveri è l'unica forza che anima la speranza del futuro. Poi insegnano anche l'esercizio della pazienza, stare immobili, sperando che qualcuno si accorgo di loro che hanno bisogno di ogni cosa, fa comprendere quanto è preziosa la vita familiare e come è importante educare i figli a servire  i propri genitori, quando vengono a trovarsi in situazione di bisogno fisico e spirituale. Sappiamo bene che questo non sempre accade e lo si coglie pienamente quando si visitano gli ospizi, è vero non manca niente, sono serviti con dignità, il problema è che non sono accuditi da coloro ai quali hanno dedicato tutta la loro vita, i quali adesso non riescono a trovare il tempo per mettersi al loro servizio. Come mai accade questo? E' il frutto dell'egoismo che poi è il valore centrale della nostra società, si ritiene che pensare a se stessi e non agli altri faccia vivere meglio, senza problemi. Questo può anche essere vero nei momenti di esuberanza e vale chiaramente finché non toccherà a noi farne l'esperienza.

     Fare il pellegrinaggio a Lourdes serve anche a capire quanto bene si può fare nella vita delle proprie comunità, ma allora è tutto oro. Certamente no, però in alcuni momenti riusciamo a dare il meglio di noi stessi e questo non viene dimenticato dal Signore che incoraggia sempre alla vita di carità e alla dedizione verso i più deboli e più abbandonati. Quanto tempo riusciamo a dedicare loro, è proprio sicuro che abbiamo tanto da fare da non trovare il tempo da dedicare loro? Forse si, forse no. E' una verifica che ognuno deve imparare a fare con se stesso e che nessuno può analizzare nella vita dell'altro, ne verrebbe fuori solo una ulteriore menzogna da aggiungere alle tante che troppo spesso costellano la storia della nostra esistenza. Cogliere l'estemporaneità di una dedizione incoraggia a leggere se stessi oltre la percezione che noi stessi ne abbiamo, anche per questo non dobbiamo arrendersi alla possibilità di poterci stupire di noi stessi o di scoprire in noi stessi cose che pensavamo che non appartenessero alla nostra vita. Per cui coraggio, può anche essere che dando maggiore attenzione e dedizione ai sofferenti qualcuno si scopra migliore di come si percepisce.

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10 febbraio - Alcune volte si guarda indietro, non perché si ha il torcicollo, ma solo perché come può accadere a tutti qualcosa è rimasto per strada. Per questo mi riporto a giovedì 6, vissuto totalmente in pellegrinaggio diocesano nell'esercizio del ministero di consolatore degli afflitti. Come sempre si parte dalla Parola di Dio che ci ha parlato della fragilità dell'uomo, anche i più potenti corrono il rischio di crollare in modo immediato. E' un insegnamento che la Parola di trasmette con una certa costanza, ma che non sempre siamo capaci di assimilare, intanto è importante rifletterlo. Come sempre mi metto in cammino per il Centro diocesi, però in modo rilassato, anche perché so di passare tutto il giorno all'interno, per cui non c'é alcuna fretta. Breve sosta al Casale per il cambio delle monetine e poi, godendomi i vari ambienti paesagistici, mi inerpico per i tornanti di Guardia, attraverso la montagna di Fagnano mi immetto nella valle del Follone e arrivo alla Cattedrale che come sempre svetta su San Marco longobardo e normanno. Nella mente i tanti volti ella parrocchia che come sempre mi accompagnano e mi danno consolazione mentre continuo il mio corso di Inglese per radio.

     Ci stiamo preparando a vivere un atto di generosità assolutamente innovativo per la nostra Chiesa, bello anche perché nasce dalla sofferenza e dal dolore, ne abbiamo vissuto anche altri da parte di alcuni sacerdoti, ma questo certamente li supera tutti per intensità, per cui tutto deve procedere con serenità e prudenza. Devo ammettere che alcuni luoghi comuni riferiti al rapporto tra i sacerdoti e le eredità, in questi ultimi anni, sono totalmente saltati. Verso mezzogiorno mi avvio verso il Santuario del Pettoruto, oggi si pranza ai piedi della Vergine Santa per cui sarà un pranzo benedetto. Tutto viene vissuto in semplicità, magari con leggero disagio, comunque dopo il momento di fraternità vado a riposare. Si riprende con la visita al caro Don Saverio, ricoverato da molti anni, in seguito a un tumore, presso la Casa di San Giuseppe, ormai non più autonomo ha bisogno di essere aiutato e accudito, è stato un momento molto semplice di fraternità sacerdotale e d tanti ricordi condivisi e felici.

     Poi sono sceso da Don Carmelo, un tempo il fac totum del Pettoruto, siamo molto diversi nel vivere il nostro servizio sacerdotale, ma oggi anche lui sofferente e bisognoso di riguardo. Non lo si vede in giro da un po' di mesi, nella speranza che possa riprendere la sua attività pastorale abbiamo condiviso un caffè. Di nuovo in cammino verso Sant'Agata per ricordare il caro Don Antonio Montalto che il Signore ha chiamato a se ormai da alcuni anni. Prima di tutto appena arrivato mi sono premurato di fare una visita alla cara Fausta, che ormai non vedevo da prima dell'estate, una mamma che ho avuta come alunna al Liceo in quel di Roggiano e che rimane un caro e affettuoso ricordo di moglie e di madre. Brevi momenti di dialogo sui problemi del lavoro e dalle vita familiare, i progetti per il futuro che la vedranno lontana dall'Italia e dal marito. Insomma cene di vita quotidiana alla quale mi dedico raramente. Poi via al convegno, buona la partecipazione della cittadinanza, è stato ripresentato il suo libro su Sant'Agata d'Esaro, magari come sempre accade si è esagerato sull'importanza della sua presenza, anche se 54 anni nello stesso posto certamente hanno contribuito alla formazione di una mentalità nuova nell'ambiente. Come si siete accorti invece del libro si è poi parlato della sua attività pastorale.

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     Comunque è stata una serata bella e serena in una gioiosa cornice di fraternità sacerdotale con alcuni componenti del Presbiterio della Metropolia. Come accade alcune volte tutto si è concluso in gloria a casa di Don Carmelino che ha preparato un momento paesano di condivisione frugale, è proprio in queste occasione che si apprezza maggiormente la diversità tra i paesi interni e la costa. Salsiccia, pipi abbruscati, capicollo, verdure varie,prodotti sott'olio, un vino delle belle occasioni e la serata è trascorsa accanto alla presenza della cara mamma che si è prodigata nel servirci e nel farci trovare ogni cosa in ordine. Fine della giornata lentamente percorro le gole della Mula e scendo alla marina attraversando ambienti più noti e ordinari nei quali sono stato parroco Belvedere, Diamante, Cirella, Grisolia infine a casa e chiusura della giornata.

    

     Ma gli scout quando sono arrivati? Forse eravamo negli anni settanta e io mi trovavo a Brescia per alcune esperienze di interscambio culturale con amici conosciuti durante l'estate qui a Scalea, ritengo sia stato lì che per la prima volto ho avuto modo di avere contatti con la vita scout che da allora ha caratterizzato la mia vita personale, impostata sempre sui valori dell'essenzialità, della precarietà, della sopravvivenza, dell'affrontare con coraggio gli imprevisti, dell'autosufficienza e anche dell'ascolto, sempre con spirito di solitudine e di ricerca. da allora il mio bagaglio più funzionale è stato lo zaino che mi ha accompagnato e che ancora oggi caratterizza il mio modo di

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vivere gli spostamenti sempre più frequenti da una sede all'altra. Poterei affermare di esserlo da cinquanta anni, anche se la mia prima vera esperienza come ASCI risale alla metà degli anni settanta in quel di Catanzaro, per la precisione nel Catanzaro IV in qualità di Akela. Da allora è diventato il mio modo naturale di vivere il Vangelo, per cui ho vissuto da scout anche nella lunga esperienza di Azione Cattolica incoraggiando a cogliere il dono del nomadismo e dell'avventura a una Associazione famosa per il vivere in modo comodo la proprio disponibilità a servire il Signore nella Chiesa.

    Lo scoutismo è quello che rimane nella chiesa del nomadismo del popolo ebreo, vivendolo con passione ci si rende conto di quanto possa essere bello lasciarsi coinvolgere dall'avventura della salvezza nella dinamica della precarietà e del rischio, che necessariamente deve caratterizzare ogni attività. Certo con il tempo ho imparato ad innamorarmi della branca Rover/Scolte quella che più immediatamente corrisponde all'avventura dell'amore nel deserto tra Dio e il suo popolo. Nella Bibbia non c'é nulla di più esaltante di quanto è accaduto nel deserto del Sinai. Tutto questo è rimasto nella memoria storica dl popolo di Israele, in parte è stato surclassato solo nella fase iniziale del periodo monarchico al tempo di Davide e di Salomone. Ma poi anche Israele si è reso conto che con la monarchia aveva perduto lo smalto iniziale e si è riappropriata del tempo dell'innamoramento, al punto che tutte le feste di pellegrinaggio appartengono a questo periodo: il Pesah (la Pasqua), Shavuot (le settimane la Pentecoste), Sukkot (festa delle Capanne). Solo una ricorrenza non appartiene al tempo del cammino nel deserto ed è quella di Hanukkah (la dedicazione dell'Altare nel Tempio) che però appartiene ad un periodo molto più recente al tempo dei Maccabei.

     In effetti ritengo che sia il metodo che più immediatamente (quando è vissuto con coerenza) introduce alla comprensione della propria vita nella dinamica della ricerca di Dio. In poche parole chi vive lo scoutismo necessariamente si ritrova a vivere l'incontro con Dio anche se non crede, anche perché ha tutte le caratteristiche che caratterizzano la storia della salvezza. Insomma non si può essere scout e non avere una vita spirituale, certamente si può anche essere atei ma necessariamente occorre avere una vita spirituale. Ma Don cono a che pro tutto questo? Semplicemente perché non posso parlare di quello che vorrei parlare e così ne ho approfittato per parlare di ciò che posso comunicare. E' da più di trenta anni che questa esperienza attiva di vita cristiana è presente nella nostra cittadina di Scalea, magari non sempre ha contribuito a vivere con entusiasmo la fede a ma a tutto c'é rimedio, quello che conta è ricominciare sempre con entusiasmo avendo al certezza che l'avventura esige la nostra disponibilità a viverla sempre fino in fondo. Quello che conta è non spaventarsi mai degli imprevisti ma di affrontarli avendo la certezza che a tutto si rimedia nella disponibilità a cogliere nell'avventura un senso nuovo da dare alla propria vita.

9 febbraio - Non male come intensità e come gioiosità, la vita merita di essere vissuta proprio perché ti permette di entrare in contatto con tante persone, giovani e non con le quali lentamente si riesce a costruire la speranza del futuro. La costruzione della speranza non è una azione magica e non è nemmeno un mantenersi in bilico, lo vediamo a livello nazionale nel gioco permanente dei nostri politici tutti protesi all'esaltazione di se, ma sopratutto

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alla conservazione dello scanno che con tanto sudore e con non pochi intrallazzi, sono riusciti ad avere e che intendono conservare possibilmente per sempre. Alcune volte capita di vivere le stesse estenuanti situazioni anche nelle comunità cristiane, soprattutto tra gli adulti, si parla, si parla e si parla ancora e tutto finisce lì. Chi deve pensare ai poveri non è chiaro, chi deve evangelizzare, tutto come prima. quale tempo si può dedicare agli altri, purtroppo nessuno ha molto tempo per cui la riunione deve bastare per conquistare la salvezza eterna. Alcuni ritengono di avere anche diritto sempre allo stesso posto, alla stessa ora e se possibile con gli stessi vicini di banco. Questo capita anche perché non sempre riescono a guardare oltre se stessi, per cui la parrocchia corre sempre il rischio di restare una illustre sconosciuta, quello che è importante è che sci si incontri tra le stesse persone. E' una situazione da combattere sempre anche perché correrebbe il rischio di stabilizzare un modo di stare insieme che non genera entusiasmo per l'accoglienza dei lontani  e per l'evangelizzazione.

     Quando io parlo dei poveri che vivono a Scalea, per molti parlo di fantasmi che esistono solo nella mia mente, anche perché gli altri non se ne sono mai accorti. Certo la povertà va intesa sempre in modo molto variegato,  meriterebbe un approccio più articolato e serio, ma nella dinamiche dei pensieri notturni qualcosa di immediato può anche venirne fuori. Il povero che abita questo territorio ha molti volti e quasi nessun nome, anche perché nessuno li conosce e né tantomeno ci tiene a sapere come si chiamano. Intanto partiamo da circa centosettanta nuclei familiari (con totali circa ottocento persone) che mensilmente vengono a bussare alla carità della parrocchia, certamente non tutti sono rigorosamente da ammettere tra le povertà più gravi, però hanno certamente bisogno di essere sostenuti altrimenti non verrebbero, la gran parte sono extracomunitari ma vanno aumentando anche gli scaleoti che vanno abituandosi ad un modo di vivere più essenziale. A questi vanno aggiunti molti che estemporaneamente vengono a bussare cassa, la casistica è molto variegata: bollette scadute, affari andati a male, operazioni e viaggi in altre aree e via a seguire.

     Abbiamo anche i tossico dipendenti o gli alcolisti che non trascurano la possibilità di trovare qualche euro occasionalmente in parrocchia. In alcune situazioni si vivono anche approcci abbastanza violenti, è bene non dimenticare che Scalea per alcuni aspetti sembra essere una terra di nessuno per il vuoto delle istituzioni, che certamente fanno quello che possono, ma non può essere sufficiente a veicolare il rispetto verso l'altro e verso la proprietà degli altri. Questa è una azione autodidatta che si impara in casa e che una volta si insegnava nelle scuole, sembra evidente il disprezzo del bene pubblico guardando ai sacchietti di spazzatura lasciati  qui e la lungo le strade quasi a disprezzo dello sforzo che pure viene fatto per mantenere dignitosi gli ambienti. Altra forma di povertà è certamente da considerare l'incapacità che tante famiglie mostrano avere nell'educare i propri figli al bene comune, alcune volte non riescono neanche a far maturare in essi il bene proprio. Per cui va sempre più diffondendosi l'abbandono scolastico, con adolescenti che si trascinano nelle mattinate in atteggiamenti che non raramente diventano violenti e lesivi anche della propria dignità personale.

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     Dovremmo anche parlare della povertà spirituale che molti non ritengono gravida di conseguenze, ma che certamente incide profondamente in ordine alle relazioni interpersonali e al rispetto di se stessi e degli altri. Sono mali condivisi con molte altre realtà, anche questo  vero, però nella nostra cittadina diventano particolarmente gravi anche perché sembra evidente uno scollamento relazionale in atto che non nasce certamente ai nostri giorni, ma che percepiamo più evidente proprio perché non più velato dai classici riferimenti istituzionali che riuscivano a colmare alcuni vuoti relazionali con un sapiente sostegno economico. Sapiente perché serviva anche a compattare gli amici di circostanza e ad isolare gli altri. Oggi tutto deve camminare sulla via della gratuità, il volontariato deve essere espresso in pienezza senza mezze misure anche perché non ci sono palliativi giustificativi. Di certo è opportuno spingere con forza anche perché lo stallo serve solo a far incancrenire la ferita che già emana odori maleodoranti.

     Non posso non parlare dei tanti che vivono agli arresti domiciliari e di tante famiglie che vivono la dinamica della criminalizzazione indiretta a motivo di coinvolgimento dei familiari alle situazioni malavitose. Drammi nel dramma che comunque esigono particolare attenzione e se possibile disponibilità al sostegno spirituale e tante volte anche caritativo.  In questo contesto si inserisce l'azione pastorale della Chiesa, in che misura si riesce come comunità cristiana a sopperire i grandi vuoti che vanno creandosi? Certo non continuando con riunioni sterili per i pochi eletti che già adesso ritengono di poter vivere in una realtà ovattata. Occorre anche chiedersi perché i poveri non frequentano le parrocchie come fedeli ma solo come bisognosi. E' possibile che la Chiesa venga vita come il luogo dove vengono sempre chiesti dei soldi, eppure tutto si sta orientando alla gratuità più autentica. Magari è semplicemente perché non si sentirebbero accolti dai fratelli e dalle sorelle in Cristo. Anche perché chi frequenta a vita della comunità non sempre è attento agli altri e soprattutto ai più bisognosi anche alcune volte queste presenze vengono viste come un fastidio.

     Diciamo che quello che ho scritto non c'entra molto con la giornata che oggi il Signore mi ha conato di vivere, m appartiene alla preoccupazione ordinaria che si accompagna alla mia vita di pastore, anche perché tutto quello di cui ho parlato passa attraverso le mie mani ed esige la disponibilità non solo alla disponibilità economica, ma anche alla disponibilità del cuore. I volti che bussano nella verità e nella menzogna sono sempre davanti a me anche quando gioisco per la presenza dei bambini e dei giovani, come sostenere le loro esigenze e fino a che punto è possibile andare incontro alle loro richieste. Dico questo perché molti vorrebbero sempre attenzione a problemi molto più superficiali, anche se vengono letti come traumatici dagli interessati. D'altra parte sappiamo bene che c'é anche una povertà dei ricchi che non è meno povera di quella dei poveri. In tutto questo il parroco fa quello che riesce a fare, dedicando ogni energia alle marginalità messe sempre al primo posto, poi vengono tutti gli altri problemi anche quelli preminenti di ordine pastorale, ma come recita l'Apostolo al di sopra di tutto ci deve essere la Carità.  

8 febbraio - Tanti anni fa quando ero bambino tra i quattro e i cinque anni, accanto al fuoco perché allora non c'era ancora la luce, la gente parlava sempre di incontri con i fantasmi, di morti che camminavano per le strade e

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nelle case, dei lupi mannari che di notte uscivano per le strade, ricordo anche una casa vicino al camposanto che si diceva fosse abitata dai morti. Noi ascoltavamo e sostanzialmente credevamo a tutto quello che ci raccontavano. D'altra parte con il fuoco le ombre si allungavano sempre di più e il guizzare delle fiamme le faceva muovere le rendeva presenze vive che animavano gli ambienti semibui nei quali abitavamo. Allora il mondo era molto semplificato, non essendoci i mezzi di comunicazione sociale tutto iniziava e si concludeva per le stradine del paese, era un mondo a misura d'uomo, magari anche a misura di bambino. Più semplicemente era il nostro mondo, fatto per la mia storia personale di tanta povertà, ho una immagine molto nitida del mio camminare scalzo nella piazza davanti alla chiesa solo con una cannottiera addosso, d'altra parte era l'abbigliamento ordinario anche di tanti miei compagni di gioco, per cui non ci si meravigliava troppo.

     Certo non era perché i miei genitori non facessero di tutto per farci vivere in modo più dignitoso, ma semplicemente c'era la povertà, si viveva del baratto dei prodotti della terra e i soldi non sapevamo neanche cosa fossero. Verso i sei anni arrivò la Sogene e le cose cominciarono a cambiare, papà lavorava al cantiere e veniva pagato, poi fu istallata la luce elettrica e tante cose cambiarono definitivamente. La povertà no, continuò ad abitare le nostre case ma non era più quella di prima. Insomma si faceva meno fatica a trovare qualcosa sulla tavola. Ultimo ricordo di questa notte è il mio primo giorno di scuola. Allora si cominciava il primo ottobre, io mi rivedo con il grembiule azzurro, il colletto bianco e il fiocco di cui non ricordo il colore. E poi con grande orgoglio avevo preso il mio bagaglio scolastico e lo portavo in mano, un quaderno con la copertina nera e una penna.

     Oggi visita agli ammalati, tutte persone più anziane di me che ritengo avrebbero delle storie ugualmente interessanti da narrare e magari anche più complesse nella loro drammaticità. Lo si percepisce dai loro volti scarni, il portamento profondo e sereno caratterizzante persone che ne hanno passate tante e che ci sopportano nelle nostre lamentele, avendo chiaro che non sappiamo neanche di cosa parliamo. Tra gli impegni più edificanti del parroco c'é proprio la visita agli ammalati e agli anziani, almeno una volta al mese per farli incontrare con Gesù, ma alcune volte più semplicemente per aiutarli a capire che non si devono sentire abbandonati o inutili. Forse non sempre ci riesco, però so che devo fare ogni sforzo per conseguire questo risultato. D'altra parte sono le persone che con i loro sacrifici ci hanno permesso di vivere una vita più serena, noi abbiamo fatto più fatica di loro a garantirla ai nostri figli. Loro continuano a vivere nei sacrifici noi forse ci siamo accomodati troppo la vita. Nella nostra parrocchia sono circa una sessantina, chiaramente sono aiutato da altri battezzati, però vivo questa esperienza sempre con grande gioia, mi è anche capitato di incontrare persone che hanno lavorato in galleria con papà, me ne parlano sempre con grande rispetto lui, tra gli altri incarichi, aveva la custodia della polvere da sparo.

     Si ha sempre tanto da imparare da loro, ritengo che l'insegnamento più prezioso che forse ho assimilato è quello di lavorare sempre e di non lamentarmi troppo. Come anche di non guardare mai al guadagno che può derivare da un servizio, non posso dire di vivere i loro sacrifici perché ritengo di stare abbastanza bene, ma certamente non ho mai cercato la vita comoda e

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non penso di poter cambiare stile di vita. Un altro aspetto importante che si impara solo stando a contatto con gli ammalati è il dono della pazienza, la loro pazienza e quella di chi li accudisce. Lo si avverte soprattutto d'estate quando noi sbuffiamo per la calura e loro sono immobili nei loro letti di dolore, non sempre adeguatamente accuditi dalle persone che dovrebbero amare maggiormente il sostenerle. Ma loro sopportano, anche la non pazienza degli altri, e molti si immergono nella preghiera e in questo anelito verso Dio trovano la loro pace. Occorre trovare il tempo di farli parlare, hanno tanto da raccontare e noi da imparare. Poi si torna in parrocchia e non sempre tutto concorre a valorizzare questa presenza di umanità sofferente. Al punto che coloro che dovrebbe trovare nelle loro giornate il tempo per la  disponibilità a condividere la loro condizione, vivono invece di un narcisismo esasperato, al punto che vorrebbero sempre essere al centro dell'attenzione.

    Grazie Signore per avermi fatto incontrare tanti fratelli e sorelle che incoraggiano a lottare, perché la Tua presenza sulla Croce resti il modello su cui impostare anche la nostra vita. Questo ci aiuterà a prepararci con serenità interiore al momento della prova che certamente coinvolgerà anche noi, dobbiamo solo sperare di poter trovare persone disponibili a condividere con noi un po' del loro tempo. E anche se questo non dovesse accadere, possiamo sempre essere contenti di averlo trovato e condiviso finché abbiamo potuto. La vita merita di essere vissuta in ogni condizione, per come il Signore vuole. Però è importante imparare a ringraziarlo sempre, questo ci aiuta e ci aiuterà ad essere sempre sorridenti anche quando incontreremo persone che non capiremo proprio di che cosa si possano lamentare, visto che ai nostri occhi, hanno proprio tutto ciò di cui potrebbero avere bisogno per ringraziare e lodare Dio.

6 febbraio - Non si addormenta e non prende sonno, il custode di Israele ... Con queste parole il salmista incoraggia a vivere la disponibilità alla preghiera,  alla riflessione e alla vigilanza coloro che sono chiamati a pascere il gregge del Signore. Cercare il bene, stimolare al bene, discernere il bene è il valore centrale che deve accompagnare ogni pensiero e ogni azione del battezzato, anche se sappiamo bene che non sempre si riesce a vivere in questo modo e spesso facciamo esperienza della presenza del male, che ritorna spesso volentieri, sente di essere a casa sua, nei cuori dove sa di poter spadroneggiare. Anche per questo è indispensabile animare in ogni modo il bene. Ma allora che cos'é questo bene di cui tanto parliamo. Prima di tutto non è il mio stare bene, insomma non è qualcosa che io penso di costruire attorno a me, ma qualcosa che mi fa sentire bene a prescindere dal mio stare. In poche parole è lo Shalom della tradizione biblica che è da intendere come quella capacità di armonia complessa che ci coinvolge nella gioia del creato, nella capacità di relazionarci nella pace e nella disponibilità alla vita di fraternità. E' la serenità che deriva dal percepirsi creatura coccolata dal suo Creatore.

     Chi ha dimestichezza con la Bibbia, ha imparato che essere coccolati da Dio non vuol dire mai  stare bene per i fatti propri, ma deriva e genera sempre un vivere la disponibilità alla missione. Come e verso dove è sempre da cercare nel discernimento spirituale, che ogni battezzato non deve mai trascurare per evitare di correre invano. Uno degli ambiti che più immediatamente sollecita la vita pastorale di questi nostri tempi è la vita di carità. Quando diciamo questa

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parola, ancora una volta corriamo il rischio di ridurla a una nostra azione. Mentre ancora una volta, nella nostra finitezza, occorre cercare l'azione di Dio. La Carità non è esclusivamente fare qualcosa per gli altri, ma è certamente lasciarsi fare da Dio, il che orienta sempre agli altri ma non tanto nell'azione che compiamo quanto nell'amore con cui operiamo. Per cui fare la Carità, vivere la Carità, crescere nella Carità non è mai quantificabile anche perché l'amore è un valore relativo alla dedizione del cuore e alla capacità che la preghiera suscita in ogni battezzato. Il che vuole anche dire che una comunità che non vive la Carità non ama, perché non fa esperienza dell'amore di Dio.

     In parte è anche sbagliato organizzare in modo istituzionale la vita di carità della comunità cristiana, creare l'idea di avere diritto a un bene non appartiene alla dinamica dell'amore, ma spesso è legato alla comprensione deviata del mio stare con gli altri, si genera spesso l'idea che l'altro debba per forza aiutarmi, mentre questa disponibilità deve nascere dal sentirsi parte di una comunità che ama e che io amo. Per questo non è un bene staccare la carità dalla vita di comunità, la comunità deve essere sempre sollecitata a sostenere l'azione caritativa della chiesa. Voglio dire che ai poveri (o coloro che si ritengono tali) non dobbiamo venire incontro solo con i sostegni istituzionali ma anche con la generosità della comunità parrocchiale. Anche il povero deve essere educato alla vita di carità, anche lui può dare qualcosa a chi sta peggio di lui, fargli pensare che lui deve solo prendere non è educare alla carità cristiana. Ma in che cosa il povero può vivere la disponibilità alla Carità, certamente potrebbe rendersi disponibile verso gli ammalati, potrebbe anche dare del tempo per concorrere alla dignità degli ambienti pastorali, e ancora tante disponibilità orientate a far comprendere che tutti devono dare qualcosa per costruire al Carità della comunità.

    Intanto sembra che questa giornata trascorrerà accarezzata dal vento, il clima invernale che caratterizza questa parte dell'anno deve alimentare in ogni famiglia la vita affettiva e incoraggiare a comprendersi sorgente e relazione di amore. Quando nella famiglia c'é amore, c'é serenità e non si corre il rischio di inaridirsi, di intristirsi, di distrarsi con altre esigenze affettive, ma soprattutto si riesce a dare serenità ai propri figli. Serenità che non sempre viene trasmessa e che poi si manifesta nei tanti malesseri, i più diversificati che sembrano accompagnare le fragilità dei nostri giovani. Inutilmente noi ci sforziamo di fare da argine, da riferimento, spesso sono malesseri interiori che si possono alleviare solo mediante una vita familiare affettuosa, serena e gioiosa. Allora auguri di una Santa giornata ai papà e alle mamme perché colgano la responsabilità di essere il bene per i propri figli e la gioia di essere riferimento di carità per tutti i fratelli che il Signore vi farà incontrare in questo giorno.

5 febbraio - L'Italia sommersa dall'acqua corre il rischio di sommergere anche noi anche perché corre il rischio di fuoriuscire dagli schermi televisivi. L'unica cosa che dispiace al di là della disperazione dei malcapitati di turno è che non viene mai intervistato qualcuno che sia capace di dire: quello che è accaduto è colpa mia. Tutto è sempre calamità naturale, certo abbiamo imparato che con tale termine dobbiamo includere molte amministrazioni che ai vari livelli istituzionali si sono rivelate delle vere calamità per il territorio. Anche qui a Scalea  per decenni non si è scherzato, si è fatto costruire dappertutto diciamolo pure che sostanzialmente, fino ad oggi, è andata abbastanza bene.

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L'altra cosa che è evidente agli occhi di tutti che tali fatti riguardano sempre le aree nuove delle città e dei centri urbani, mai che sia coinvolto un centro storico. Tutte case costruite negli ultimi tempi, in riva al mare, nei letti dei fiumi, sulle colline argillose, nelle zone acquitrinose prosciugate e chi più ne ha più ne metta. Chiaramente chi ha costruito ha avuto modo di farsi la villa in aree sicure, per cui chi compra resta a piangere la sua eccessiva buona fede e i sacrifici di una vita distrutti in pochi momenti di inquietudine climatica.

     Il Signore? Il Signore è sempre paziente, lo era ai tempi dei patriarchi e lo è ancora oggi con noi. D'altra parte Lui ci ha creati, il Salmista ci esaltava  simile agli Angeli, altri qualche secolo dopo affermano che in Gesù siamo diventati più perfetti degli Angeli. Eppure nonostante tutto questo sembra che manchi sempre qualcosa che ci rende capaci di essere partecipi dall'azione creatrice di Dio. Alcune volte sembra perfino che in alcune situazioni ci sia un accanimento, come se una volontà distruttrice volesse mettere a dura prova la pazienza di Dio. D'altra parte, più volte, anche Lui ha avuto la tentazione di distruggere tutto il genere umano, ma poi ci ha sempre ripensato anche se non totalmente, visto che anche in seguito qualche prova malriuscita l'ha fatta. E oggi siamo qui tra un maremoto e un terremoto, tra una esondazione e una nevicata epocale. Meno male che poi i nostri telegiornali ci inquadrano il parlamento per farci rasserenare, mettendo in bella mostra i nostri delegati che vivono la perenne commedia all'italiana, per la gioia degli italiani e penso ancora di più dei nostri partner europei che la gusteranno come una comica permanente.

     Anche gli italiani sono tanto pazienti, altrimenti cosa mai dovrebbe accadere, in una situazione di totale disagio economico e sociale come quella che stiamo attraversando e veder i propri governanti che stentano a guardare oltre se stessi? Questo però mi ha fatto capire meglio alcune pagine non sempre chiare della storia: la rivolta di Genova, Garibaldi e i Mille che partono da Quarto e oggi abbiamo Grillo, le grandi rivolte partono sempre all'ombra della Lanterna. E noi che ci perdiamo a incoraggiare i nostri disoccupati, a pensare alle famiglie in crisi, in affanno cercando di affrontare le problematiche dell'accoglienza dei giovani, che viviamo con impegno l'educazione alla fede di bambini. Forse è proprio vero che non sappiamo che cosa significa vivere. Quando impareremo a pensare solo a noi stessi, ai nostri interessi come fanno tanti, ma per carità non si dica tutti, anche perché ne conosco almeno qualche migliaio che dedicano la propria vita gratuitamente agli altri, penso che non sarebbero proprio contenti di essere infilati tra i disimpegnati o i lestofanti.

     Dobbiamo pregare di più, è vero, non sempre riusciamo a dare il giusto spazio al Signore. Anche per questo non sempre cogliamo la bontà della sua presenza che dona pace soprattutto in queste situazioni di disagio. Alcune volte il disagio è facilmente rimosso, non con meno danni, anche perché si parla sempre di persone. Ci vuole grande equilibrio per  educare al bene, senza fare troppo male, anche coloro che fanno molto male agli altri. Ma magari anche loro hanno avuto modo di subire il male altrimenti si comporterebbero molto meglio. Capita di fare esperienza di malvagità inusuale, ma se riesci a guardare meglio non è altro che rabbia inespressa per troppo tempo, per cui occorre operare senza accanimento ma solo tutelando le eventuali vittime della situazione, lo so, non sempre è facile ma è questo che l'educatore deve sempre cercare di capire: verso dove e come. Magari anche con chi, ma spesso la

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strada la devi percorre con chi ti capita senza poter scegliere molto ma anche questo non è un dramma quello che conta è che ci si voglia bene e si voglia il bene degli altri. Il resto è perdonato, magari non compreso, ma certamente perdonato. Per cui sempre avanti con gioia e con coraggio.

4 febbraio - Ogni tanto si parte, generalmente lo faccio per i doveri legati alla mia vita familiare, andare a Sicilì rimane una tradizione insostituibile, soprattutto in occasione della festa di San Biagio. E' il patrono del paesino, per cui è parte integrante della mia vita spirituale. Si è leggermente prolungata per un problema suppletivo che purtroppo non si è riuscito a risolvere, ma appartiene alla lenta coscienza dei limiti insuperabili che si accompagnano alla mia vita personale che fin troppo spesso mi chiedono di restare con i piedi per terra. Insomma idealizzare fa anche bene alla speranza, ma la realtà va affrontata con una certa razionalità altrimenti si corre il rischio di vagare nell'inquietudine senza nessuna meta. Almeno alcune certezze ci sono, San Biagio è sempre lì solennemente intronizzato, accoglie i fedeli senza dare troppa retta, ma ci si allontana dalla statua con più serenità: anche quest'anno siamo tornati al paesello di origine e abbiamo pregato, dove lo avevano fatto per tanti anni coloro che ci hanno dato la vita e che in queste occasioni si aspettato che noi continuiamo a farlo.

     C'era il pane, l'olio, il mozzicone di candela, anche il nastro al quale appendere eventuali offerte, poi fiori dappertutto, quelli del comitato sorvegliavano con diligenza che tutti si svolgesse in modo ordinato. Cosa non c'era sull'altare di tutto e di più non ho neanche provato a spostare qualcosa altrimenti si correva il rischio di creare degli squilibri e quando si è ospiti non penso sia proprio opportuno. Rispetto alle altre volte ha piovuto continuamente per cui solo brevi passeggiate, nessuna escursione. Purtroppo ne sono derivate anche sedute più lunghe a tavola. Come sempre da Zia China (sarebbe Bianchina ma tutti la chiamano da sempre così). Anche per lei i problemi non mancano, ma sostanzialmente resiste e li affronta con la gioia necessaria a non abbattersi troppo, di fatto eravamo io e lei, quando ordinariamente eravamo almeno in dodici o quattordici. Malattie, emigrazione hanno allontanato gli altri componenti la famiglia e si è cercato di non pensarci troppo, ma è evidente a tutti che non è la stessa cosa.

     Nei fatti ha praticamente cucinato solo per me, sono contento di averle fatto vivere la festa con un po' di compagnia, quando sono lì mi sforzo di non avere pensieri troppo pesanti per la testa, guardo il televisore come fanno loro, faccio perfino delle battute, insomma mi spersonalizzo altrimenti sarei difficile da sopportare per più giorni di seguito. Ma la vera novità di quest'anno, mi è stata donata da Don Pompeo il parroco, appena entrato mi ha detto quest'anno celebrate voi. Cosa stranissima anche perché è gelosissimo del suo ruolo e con mille scuse non permette a nessuno di presiedere al suo posto. Devo ascriverlo tra i miracoli certi di San Biagio. Non dovete immaginare una celebrazione normale. Intanto è lui a fare una lunga monizione introduttiva, sempre lui ha proclamato tutta la liturgia della Parola, un altro sacerdote che stava concelebrando con me si era incautamente avvicinato all'ambone al momento del Vangelo, ed è stato rimandato al suo posto immediatamente. Poi è intervenuto il predicatore che ha fatto fino in fondo il suo lavoro, ha parlato per circa venti minuti di San Biagio del quale praticamente non si conosce nulla

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storicamente, per cui ha fatto certamente sforzi notevoli. Comunque bravo nel suo modo di proporre si è mantenuto sui temi dello scorso anno: la fede.

     Poi ha ripreso il microfono Don Pompeo e sempre lui ha letto le preghiere dei fedeli scritte da lui, lo so perché me lo ha detto. Insomma non è mancata la sua impronta nella messa solenne. Però è stata la prima volta in assoluto che ho il privilegio di presiedere la celebrazione solenne in onore del Santo Patrono, per il resto io so che le cose vanno così, anzi ci resterei male se andassero come in tutte le altre parrocchie, vorrebbe dire che al fede sta scemando anche a Sicilì. Dopo una esortazione finale il parroco ci ha ha fatto uscire e ci siamo avviati per la processione, un po' la preoccupazione della pioggia un po' la fretta, insomma tutto si è svolta in mezz'ora compreso il fuoco. Lui non ha partecipato perché leggermente appesantito, al ritorno è entrata in chiesa anche la banda per rendere omaggio musicale al santo patrono altrimenti penalizzazione. Poi finalmente tutti a tavola, per come vi dicevo prima. I classici maccheroni al sugo, d'altra parte la festa va solennizzata fino in fondo.

     Ho anche pregato molto per alcune situazioni che mi vengono affidate o che forse io avverto troppo parte della mia vita, ma non sempre tutto si svolge per come vorremmo e la preghiera va sempre vissuta come esigenza di capire e accettare al volontà di Dio altrimenti non viene vissuta bene. Ho cercato di vivere i gesti che faceva mia madre, lei vi si fermava ogni anno per tutta la novena,  accendere il fuoco, aprire le finestre, preparare il letto, accendere i lumini per i defunti, pulire qua e la. Fare l'offerta rituale, andare al camposanto, lei li chiamava per nome io non conosco quasi nessuno per cui ho riconosciuto solo i miei zii, più vicini e la mamma di papà Nonna Cicca. Poi c'è il ricordo di papà  che fa sempre da sottofondo anche perché ormai sono tanti anni che il Signore lo ha chiamato a se, quando lui era in mezzo a noi non avevamo ancora ultimato la casa di famiglia. Insomma i ricordi condivisi con lui sono più a Scalea e sono legati al Giardino, alla Sogene.

     Come sempre tutto passa ed eccomi di nuovo in cammino per riprendere gli impegni di ogni giorno. Sono sempre presenti nei miei pensieri, avendo più tempo libero alcune volte recupero qualche atteggiamento di affettuosità, che però mi affretto a rimuovere non appena le cose si allungano troppo, ma in queste occasioni li elaboro senza avere la fretta di doverli attuare. Ed ecco C. che è partita un po' sottotono, M. che accudisce la mamma in grave situazione di sofferenza, L. che vive con difficoltà il suo sogno di amore, V. che abbraccia con affetto il suo pupetto, B. che stenta a volare per come l'età dovrebbe consentirle ma la malattia corre il rischio di soffocarne gli aneliti di vita, S. che non so come ha saputo del mio viaggio e mi augura ogni bene. E tanti altri, molti dei quali stabilmente nel mio cuore e nella mia mente, che comunque sono parte della mia storia e che non posso che affidare sempre in modo nuovo alla grazia del Signore.

     Il rientro, secondo tradizione prevede una sosta a Sapri, dove vive Zia Commare anche lei veleggia sugli ottanta per cui è da sempre parte integrante dei miei affetti e ricordi. Sosta breve per i saluti, una bibita, un aggiornamento delle reciproche situazioni familiari, e poi ci si intrattiene sulla vita cristiana di Sapri lei è una praticante scrupolosa, per cui non mancano le news legate alla nuova chiesa e la modo di vivere la fede in quella comunità. Fine

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dell'avventura, mi godo il panorama del golfo e lentamente, si fa per dire, mi avvio per rientrare. Anche in questo caso mi accompagno tanti ricordi quando i viaggi li facevo insieme ai miei, ogni tanto provo a sentirmi in loro compagnia, ma non è sempre facile. Intanto mi arrivano le sollecitazione per un più rapido ritorno alla realtà, la parrocchia, la montagna, il centro diocesi, le difficoltà relazionali, i tanti volti dei ragazzi, i problemi dei responsabili. Insomma si deve ripartire possibilmente con l'entusiasmo di sempre, con la figura di San Biagio sullo sfondo e la sua protezione sul mio ministero.

1 febbraio - Ieri giornata lunga vissuta all'ombra di San Giovanni Bosco. Questa bella figura di sacerdote educatore delle periferie urbane, è sempre un modello attuale di accoglienza e di disponibilità verso tutti coloro che la società emargina. L'oratorio salesiano, che è uno dei modelli possibili, si basa sul coinvolgimento attivo dei giovani orientato alla valorizzazione delle loro capacità e delle energie proprie dell'età. E' inutile dire che esige una dedizione affettuosa, ma contemporaneamente coraggiosa, anche se i due atteggiamenti non sempre sono facili da incarnare nell'azione educativa. Però il metodo di approccio è determinato dall'amore verso i giovani e i ragazzi, e dalla forze di affrontare le situazioni difficili. Ho già detto altre volte che noi siamo abituati ad accogliere le persone con famiglie alle spalle, anche per questo facciamo poi fatica a vivere con l'energia necessaria l'approccio alle situazioni più complesse determinate dalle tante periferie urbane.

     Non ci sono attenuanti, semplicemente si hanno interessi diversi per cui il cuore è altrove e non in quello che siamo chiamati a vivere. Mancano le energie necessarie, educare i giovani esige una maturità e una esperienza che si acquisiscono solo camminando per anni accanto a loro. E' un problema di odore, direbbe il Santo Padre, il giovane sente a pelle chi sta con lui per  amore. Insomma non ci si può improvvisare si farebbero solo danni. Anche per questo i giovani alcune volte ci percepiscono come degli estranei. Un po' dispiace, ma forse non c'é proprio nulla da fare per suturare questa separazione che in questa fase sembra insanabile. Prendere atto del limite e parte integrante delle responsabilità che l'educatore deve assumersi, perciò anche se dispiace è meglio dare una prima svolta al metodo di approccio.

     Mattinata spesa alla ricerca del tempo perduto, insomma camminando con il torcicollo ho ripercorso per un po' la mia adolescenza per le strade di Scalea vecchia, su al centro storico. In realtà non ci salivo troppo spesso, il mio tempo libero lo spendevo tra San Nicola e il Lauro, stavo sempre con Don Tolentino. Per alcuni anni mi sono spostato a San Nicola Arcella, deve era stata avviata una bella esperienza di attività giovanili, quando non trovavo il passaggio facevo a piedi il tratto di strada. Invece per un certo periodo, quando facevo il custode al club nautico, ho fatto anche al guida turistica, in poche parole di giorno visita alla scogliera e alle grotte, e nel pomeriggio visita al Centro Storico.  Poi ho ricordato le due manifestazioni interparrocchiali, la Via Crucis del Venerdì Santo con il Crocifisso di San Nicola che veniva portato con coraggio verso il Carmine e poi ritornava per piazza Caroprese nella cappella di Santa Caterina. Poi, come sempre spettacolare e folkloristica la processione patronale, alla quale Don Orazio dedicava ogni energie in una malcelata competizione verso la festa del Lauro che facevamo noi a settembre. Adesso c'é un grande silenzio dappertutto, molto bello per chi ama il senso dell'ascesi

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come me, ma attualmente emblema di un abbandono quasi generalizzato. Che ci sono andato a fare? Top secret.

     Poi mi avvio per tornare in quel di San Marco per un incontro programmatico a sostegno della disoccupazione giovanile, insomma come sensibilizzare e sostenere quei giovani che vogliono rischiare professionalmente la costruzione del proprio futuro avviando una attività produttiva. Nella precedente esperienza sostenuta con un fondo di rotazione, alcune cooperative sono già state avviate con un certo profitto, altre non sono partite. Adesso c'é il sostegno della Banca in una convenzione con la Diocesi. In questa fasi di crisi generalizzate si tenta di percorrere le vie possibili per dare speranza. Quello dell'imprenditoria giovanile è un campo che esige tanto coraggio, ma anche molta attenzione agli umori del mercato. In testa tante facce di giovani che sperano e alcune volte riescono perfino a sognare. La montagna si è lasciata godere nei suoi colori, anche se la neve si fa fatica a intravvederla.

     Al rientro una serie ininterrotta di incontri sostanzialmente positivi. Ritiro e Adesione dell'Azione Cattolica, ho cercato di incoraggiare al discernimento del valore della presenza associativa, che in questa comunità è nata con la parrocchia stessa, guardando al futuro per come il Santo Padre incoraggia. Celebrazione dell'Eucaristia nella disponibilità a cogliere il senso del peccato e la capacità di non scoraggiarsi, dando più spazio al protagonismo di Dio. Poi le prove di canto, in relax sul già visto, è la Domenica della luce, per cui ci si è rifatti al Natale. Poi il Clan sul valore del tempo e la capacità di valorizzarlo, mi sono goduto un po' di compagnia e qualche sorriso fiducioso. Infine il Campo della Fede che ha convogliato nella nostra parrocchia più di centocinquanta giovani della forania. Tutto molto bello, ci sono tante energie che andrebbero valorizzate meglio, comunque è stato vissuto con l'entusiasmo necessario da parte degli animatori diocesani, per cui esperienza positiva. Anche l'agape finale non ha lasciato a desiderare, devo perciò ringraziare chi si impegna senza fare troppe parole anche cogliendosi inadeguato all'incarico.

     Facendo un bilancio, il giorno dopo che poi sarebbe oggi, dalle quindici alle ventidue e trenta senza nessuna pausa. Sono riuscito di vivere le varie attività senza trascinarmi troppo, insomma dando fondo alle riserve riesco ad essere ancora propositivo. Anche se come sempre è impossibile fare bilanci in queste cose, sarebbe un esercizio inutile anche perché quando si entra nell'ambito delle relazioni tra le persone è meglio mettere tutto nelle mani di Dio.

     Oggi ho iniziato mettendo in ordine qualcosa giù nei saloni dell'Oratorio. Poi mi sono portato in quel di Grisolia per ricordare un caro amico, Domenico. Faceva il meccanico a Cirella, ed è li che ho avuto la fortuna di incontrarlo più di trenta anni fa e da allora ci siamo sempre voluti bene, il Signore lo ha chiamato a se e io sono andato per rincuorare la cara moglie, la figlia e tanti amici e conoscenti che incontro ovunque il Signore mi chiede di celebrare il ringraziamento. Mi sforzo di portare un po' di conforto spirituale e umano, non so se ci riesco sempre, però io ci provo con tutto il cuore, il resto appartiene ai miei limiti, per cui capiranno. Hanno condiviso con me la preghiera i cari Miguel e Alfredo, è sempre bello pregare insieme quando il Signore ce ne da l'occasione. poi ci siamo intrattenuti sui problemi legati al ministero

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sacerdotale e sui problemi delle parrocchie, insomma: come è bello e gioioso che i fratelli stiano insieme.

     Risposo abbastanza sereno, interrotto dalle persone che hanno bisogno di essere aiutate, sono talmente tante che si fa fatica a stare loro dietro, parlo solo degli aiuti economici, a questi dovremmo aggiungere quelli bisognosi di accoglienza. Poi ci sono quelli che vengono a dare consigli, ma non hanno mai tempo per metterli in pratica. Meno male che c'é la preghiera, unico momento di pace nelle giornate sempre più tumultuose che il Signore mi dona di vivere al servizio della sua Chiesa a tutti i livelli ministeriali. Nella celebrazione ho pregato per mia madre, è il ricordo annuale del suo ritorno al Padre, fu un periodo molto intenso, riesco a ricordare ancora i suoi occhi che esprimevano pienamente la voglia di fare, ma purtroppo il corpo non reagiva più. Tutto il resto è assorbito dagli anni che passano e che affievoliscono i ricordi e fortunatamente anche la sofferenza determinata dal distacco. Poi c'é la preghiera che aiuta molto a suturare la distanza, forse non sempre ci riesco, ma certamente mi sforzo di provarci.

     Forse ha prevalso la stanchezza, ma ad un certo punto mi sono accorto che non tutto procedeva serenamente e conseguentemente la decisione di cambiare ritmo e modo di vivere l'accoglienza. D'altra parte i danni diventano veramente troppi, le preoccupazioni aumentano, non tutti riescono a mantenere le posizioni, e poi non con la necessaria fermezza. Insomma tutti a casa e tanta tristezza dentro. Magari è la giornata un po' particolare, domani vedremo come va. Non è stata male, pioggia serena e calma, i ragazzi molto affettuosi e sorridenti. Che devo dire, ancora una volta grazie di tutto e speriamo sempre meglio. da lontano arrivano voci che suscitano dispiacere, ma forse quando si è lontani si fa fatica a far percepire l'affetto e purtroppo non c'é modo di ovviare alla distanza. Amici con i quali si sono condivisi tanti momenti di festa e che oggi stentano a continuare quello che ci ha fatto incontrare e sorridere insieme. In realtà non manca la gioia di continuare a gioire, ma la vita per loro è più complicata che per me e non riesco più a sostenerli con la mia presenza. Si lo so, ce la faranno da soli altrimenti sarebbe un fallimento, ma intanto dispiace non poter essere con loro.         

30 gennaio - Che cosa è il relax? Semplicemente un impegno ininterrotto di servizio al Regno di Dio, per cui è veramente strano che chi dice di vivere il servizio senta l'esigenza di dover riposare. Probabilmente è solo perché fa finta di servire il Regno, magari semplicemente se ne serve. Magari non è neanche questo, più semplicemente non ha coscienza di quello che gli è donato di vivere, non avendo mai maturato pienamente il significato di quello che va facendo. Può anche capitare, per assurdo,  che alcune volte si avverta l'esigenza di dover riposare ma non dovrebbe mai accadere, anche perché si creano dei vuoti educativi che non sempre si riescono poi a colmare. Chi vive al servizio del regno non dovrebbe neanche ammalarsi mai, se accade anche in questo caso vuol dire che qualcosa non funziona per come dovrebbe, insomma c'è qualche mancanza di equilibrio. Anche in questo caso è necessario agire con serenità, senza eccessi e senza fallimenti, come anche è importante operare sempre a livelli molto alti, proprio per non incorrere nella tentazione del vivere in modo pigro lo zelo per il Signore, certamente il Signore non abbandona il suo consacrato. Alcune volte mi capita di incontrare esperienze

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ecclesiali fallimentari, generalmente accade perché si è abbassato il livello della proposta nell'illusione di poter aggregare più persone. Gesù ha sempre privilegiato il livello più altro di impegno, che poi è quello di fare tutto per amore.

     Chi sceglie di impegnarsi lo fa solo se la proposta è molto esigente, altrimenti preferisce passeggiare sul corso, in realtà capita anche che qualcuno  lo faccia in parrocchia ma senza alcun frutto per la crescita della comunità, anche perché si genera uno stile da comunella. Essere troppo severi non è opportuno, certamente è importante non far vivere mai l'illusione dell'essere i primi della classe o peggio ancora di essere gli unici nella classe, quando si apre lo spazio della disponibilità a tutti si può anche concedere ad alcuni la presunzione di essere migliori degli altri. Generalmente si determina un danno solo al proprio interno, insomma non sarebbe un grave danno per la comunità. Certo se tutti la pensassero così, si dovrebbe commissariare ogni cosa. Ma Gesù come la pensava, dobbiamo affermare che con Lui non era proprio facile parlare anche perché era sempre in giro, d'altra parte era Lui a doverlo fare e gli altri ad ascoltare, per cui non c'era il rischio di una aggregazione mediocre, di bassa lega. Oltretutto ad un certo punto seguirlo cominciò a diventare anche pericoloso per cui lo faceva solo chi confidava in Lui. Cosa pensa del nostro modo di vivere il discepolato? Penso che ciascuno deve poter rispondere personalmente, così non corre il rischio di farlo in modo falso, anche perché con Gesù non si può velare o mentire semplicemente perché lui ci conosce nella mente e nel cuore.

29 gennaio - Chi compie l'opera è Dio. Questa verità che dona gioia a tutti è stata oggi proposto con intensità. Ci è stato ricordato e raccomandato di guardare a Lui con molta attenzione e di non trascurare il suo intervento nella storia. Anche perché Dio opera anche oggi nella nostra vita, nella nostra società. In che cosa si configura l'opera di Dio? Certamente nel combattere il male che è presente nel mondo. Nei nostri ambienti di vita c'è molto bene che però stenta ad emergere solo perché chi lo fa non è abituato a sgomitare per apparire, per farsi notare. Lo fa e basta. Molte persone dedicano tutta la loro vita al servizio degli altri, nel segreto della propria casa e in tanti luoghi di disperazione delle tante periferie urbane, ma nessuno le intervista, vengono messi in prima pagina solo coloro che rubano e uccidono. Più lo fanno in modo efferato e più viene dato loro spazio. Solo per questo sembra che l'opera di Dio sia evanescente, mentre invece è sostanziale. E' proprio grazie alla sua presenza attiva che ogni giorno riprendiamo il nostro cammino con la gioia di sentirci amati, cercati, accolti. E' il Signore che alimenta costantemente questi sentimenti, vivificandoli con la Sua presenza nella Parola e nell'Eucaristia. Certo ci sono anche molti che non ascoltano la Parola e non partecipano all'Eucaristia, certamente per loro il Signore utilizza altre vie per aiutarli a vivere l'incontro con Lui.

     Giornata intensa, gli unici momenti nei quali sono stato seduto è stato durante la proclamazione della Parola nelle celebrazioni altrimenti sempre in attività, anche molto variegate. Diciamo che il Signore non fa mai annoiare chi guarda a Lui nell'impostare la propria giornata. Gesù ha iniziato il discorso in parabole sulla riva del mare di Galilea. Il seminatore uscì a seminare ... Ci restituisce il protagonismo di Dio, che dona la Parola simboleggiata dal seme, a

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noi che siamo i vari terreni sui quali il seme cade. Mentre a Davide che si preoccupava di dover fare qualcosa per compiacere il Signore viene ricordato che lui era solo un pastorello. Questo insegnamento vale per ciascuno di noi, che alcune volte dimentichiamo di essere solo terra del suolo vivificata dallo Spirito di Dio. Poi si avvia la nuova gestione della igienizzazione degli spazi pastorali, si passa da due ore a due giorni, nella speranza di riuscire a sostenere lo sforzo necessario. Dopo di che si parte con un clima primaverile e si sale in collina senza problemi con serenità e dolcezza. Qualche telefonata allarmata dal Gastaldato che sfatiamo subito e un po' di nervosismo ai piedi di San Nicola che si è cercato di mitigare immediatamente.

     Finalmente all'ombra della Cattedrale ho avuto la fortuna di saggiare alcuni prodotti artigianali sanmarchesi, ma solo perché erano stati dati ad altri per cui gioco forza l'interessata, che dice di essere mia amica da almeno trenta anni, non poteva escludere me. In realtà mi è stato detto che erano stati dati in altra occasione, ma che io ricordi non è proprio così. O comunque non erano così buoni, ma forse era solo la fame d'altra parte era l'una e mezza. Si è esercita la pazienza sulla via del ritorno, ma poiché era ampiamente previsto mi ero premurato con la preghiera, ma il tempo è continuato a scorrere mentre a Mosè riusciva di stopparlo. Un quarto d'ora di riposo, quindi sono sceso alla Caritas per verificare l'andamento della distribuzione degli alimenti e prendere il caffè. Poi ci si prepara  per vivere la celebrazione per Giuseppe che il Signore ha chiamato a se. E' stata una occasione preziosa per prendere contatto con la nutrita colonia di orsomarsesi, che in parte è presente in parrocchia e in parte è venuta per essere vicina ai familiari del defunto. Liturgia semplice e bella, partecipata con molta attenzione e raccoglimento. Purtroppo non conosco ancora bene le persone, però loro conoscono meglio me, per cui sembra che la relazione spirituale si sviluppi abbastanza positivamente.

     Appena terminata la celebrazione sono andato a Cirella per partecipare al dolore della famiglia Magurno per la morte prematura del giovane Stefano.  Cirella suscita sempre la gioia dei primi anni di ministero, purtroppo generalmente vi ritorno per i momenti di dolore. Guardando i visi mi rendo conto che gli anni sono passati per tutti. I ricordi no, sono sempre vivi nella memoria e nei visi, potrei chiamare tutti per nome  e ricordare con loro i momenti belli e anche i tanti meno belli. Ma preferisco ricordare quelli belli. Poi c'é lo sguardo benevolo della Madonna dei Fiori che dona tanta pace e parla ai cuori di coloro che sanno contemplarne la presenza. Con la sorella di Stefano e suo marito avevamo avviato a Cirella, allora ero viceparroco di Don Egidio, l'esperienza degli scout è stata una breve stagione che però ricordo sempre volentieri. Eravamo tutti con trenta anni in meno e vi garantisco che non sono pochi. Alla fine breve intermezzo di fraternità in piazza con alcuni convenuti. Si avverte molta tensione a motivo delle amministrative, anche se ho cercato di non farci caso, d'altra parte ero lì per altri motivi. Sarei dovuto andare al Casale per qualche minuto, ma li ho consumati in piazza per cui niente da fare.

     Al rientro incontro relax per le attività scout a Scalea. Sopralluogo agli ambienti pastorali cercando di capire che cosa poteva mancare o che cosa era andato rotto, ma è sembrato che tutto sia conservato in perfetta forma, sono già due giorni di seguito che non trovo nulla di rotto, vi sembrerà stano ma per me è un buon risultato. Gesù è rimasto in silenzio ma forse non gli ho dato

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troppa retta, d'altra parte avevo in mano le candele per Domenica e sono andato direttamente in sagrestia. All'uscita è arrivato Don Ernest che nel frattempo sembra essersi in parte ripreso dall'attacco di freddo che lo ha accompagnato in questi giorni. Interrelazione con Roma per intercedere nella dinamica della comunione e dell'amore sponsale, i giovani sono spesso troppo inquieti nelle relazioni affettive e non è sempre facile farli dialogare nella fragilità del rapporto coniugale, speriamo bene. Magari il Signore ci mette una toppa e tutto potrebbe svilupparsi abbastanza bene, ma ci deve pensare Lui, da solo, perché se aspetta che questi pregano se lo può scordare, anche perché per adesso pensano solo a confrontarsi vivacemente.

28 gennaio bis - Alcune volte è bello lasciarsi andare, è un atteggiamento che non sempre ci si può permettere ma certamente libera la mente e apre il cuore a sensazioni nuove. E' il senso della storia che attraversa la vita e la coinvolge in situazioni impreviste, dominare se stessi alcune volte significa morire prima del tempo. Anche per questo è opportuno liberarsi e sentirsi coinvolti in ciò che non appartiene al tuo modo di vivere e di agire. Può essere un tornare agli ambienti della tua infanzia che normalmente non frequenti da tempo, oppure camminare spensierato in un bosco mentre tutti ti dicono di stare attento che è pericoloso e tu lo attraversi con la certezza  che non ti possa accadere nulla. Più semplicemente può anche essere un vivere le stesse esperienza da un'altra angolatura, cercando di coglierne i valori che ordinariamente ti sfuggono. E' il tramonto che ti sfugge e che alcune volte riesci a contemplare, la piogge dalla quale ti ripari e che ti scivola addosso, è la carezza del vento dal quale sei abituato a proteggerti e che invece vuole portarti con se. E' l'amico che hai trascurato e che continua a cercarti, solo adesso te ne sei accorto.

     Quante persone ha ucciso Davide? Tantissime, potremmo dire centinaia. E' per questo che è stato unto come re dal popolo di Israele. E' una personalità complessa e significativa che è presentato nell'Antico Testamento come il momento più magico della storia di Israele, mentre  il Nuovo Testamento evidenzia di lui il modello messianico più desiderato e invocato. Sbuca dalle pagine bibliche al tempo del re Saul, ormai caduto in disgrazia agli occhi di Dio, faceva il pastore e venne chiamato dai pascoli. Viene presentato come un bambino vivace e spigliato con una particolare propensione al suono dell'arpa. Viene unto da Samuele segretamente ma viene introdotto a corte per le sue capacità artistiche, quando suonava dava serenità a Saul. Poi arrivò il giorno di Golia e cominciò a usare la spada, da allora non smise più, fino alla morte avvenuta in Gerusalemme.

      Fu lui che la conquistò ai Gebusei, vi costruì il palazzo del re e vi condusse l'Arca dell'Alleanza, non la Tenda del deserto che rimase nel Santuario tribale di Silo. Viene anche precisato che per vivere serenamente questa operazione si spogliò delle vesti regali e vestì quelle dell'estatico fedele danzante. Lo fece con tale intensità da essere rimproverato dalla mogie. Avrebbe anche voluto costruire un tempio al Signore, ma il profeta Natan glielo impedì comunicandogli che non era questa la volontà di Dio. Certo che i profeti sapevano sempre tutto con precisione, beati loro, anche se a forza di portare messaggi non tutti se la sono passata bene. Dio stesso gli avrebbe costruito una casa che non avrebbe avuto fine. E' un po' la ripresa della promessa fatta ad Abramo quella di una discendenza innumerevole.

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     Nella Bibbia questi interventi rasserenanti di Dio intervengono quando sembra prevalere lo scoraggiamento. Capita spesso anche con Mosè, in realtà capita anche con Gesù che nei momenti più difficili cercava l'incontro intimo con il Padre, per poter serenamente continuare ad operare i segni del Regno. Oggi ci è stato ricordato che Davide fu incoronato re di Israele in Ebron, non tutti riescono a capire la differenza tra la parola Israele e Giuda ma sono due ambiti territoriali diversi tra loro che finiscono con il contrattare una alleanza in nome delle comuni origini, ma che sostanzialmente resteranno sempre molto diverse nel loro modo di intendere il rapporto con la Terra dei Padri al punto che, dopo la morte di Salomone,  si divideranno nuovamente. Però a differenza di Salomone che viene esaltato per la sua sapienza, Davide fa tutto con la forza anche per questo diventa un modello da imitare per costruire  la speranza del popolo dell'alleanza.

     Tutto molto bello, giornata serafica, tutto si è sviluppato con serenità e gioia nella pace, anche la salita a San Marco aveva assunto i colori pieni dell'inverno con qualche fiocco di neve,  ma poi c'é stato un ripensamento e ci si è dovuti accontentare del vento freddo della Sila che comunque ha meritato di essere goduto pienamente. Mi è sembrato di capire che l'Accoglienza, con il tempo rigido, stenta a lasciarsi accogliere pienamente, nulla di particolarmente grave, chi c'era sorrideva festoso e questo non è male, anche i giovani hanno sostato nel cortile leggermente infreddoliti ma hanno mantenuto le consegne di non invadere gli spazi utilizzati per la catechesi. Capita alcune volte che si fa il proprio dovere ma si è fuori posto, per cui non si riesce a trovare soddisfazione in ciò che viene portato avanti con tanto impegno. Quando ci si stabilizza in una esperienza si è esposti al disorientamento, ed è normale perché si spenge a stabilizzare mentre il lavoro pastorale dovrebbe essere sempre innovativo sia nel metodo di lavoro, sia nei contenuti. Può anche capitare che pur facendo così sembra che i risultati non arrivino, in questo caso occorre solo perseguire e avere pazienza, perché se è da Dio arriveranno. 

28 gennaio - Oggi è veramente una bellissima giornata invernale, per cui invito tutti a vestirsi in modo pesante, perché l'influenza è dietro la porta soprattutto per coloro che vivono l'illusione dell'eterna giovinezza e poi, poiché hanno preso freddo, si ritrovano a letto con la febbre. Per cui invece di accudire all'allegra famigliola che con gli anni hanno messo su, devono essere assistiti. Con grave dispendio di energie familiari anche perché con gli anni si diventa incontentabili, per cui quello che fanno gli altri non va mai bene. Solo per aiutare a capire il significato dell'età comunico la comprensione che ordinariamente si dà alle diverse fasi della vita. Fino ai sei anni si è bambini, fino agli undici/dodici ragazzi, fino ai quattordici/quindici vengono definiti preadolescenti, mentre fino ai diciotto abbiamo gli adolescenti o giovanissimi che dir si voglia, quindi inizia l'età dei giovani che ci porta ai trenta anni, qualcuno la stiracchia con vari cosmetici e terapie fino ai quaranta, poi ci si stabilizza fino ai sessanta negli adulti, infine comincia l'età più interessante che è quella degli anziani, interessante anche perché è a questa età che si comincia a capire se la vita è servita a farci capire qualcosa.

     Poi c'è l'età degli illusi che cancellano ogni cronologia ed è legata esclusivamente all'umore del giorno, ma di questi non è opportuno fidarsi troppo anche perché fanno fatica a capire e ad accettare se stessi, per cui

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come potranno relazionarsi con gli altri? Generalmente esaltano le cose che fanno o che ritengono di fare per ringiovanire gli aspetti esteriori, non c'è differenza tra i due sessi, la costante è che quando uno ha questa malattia non esce mai con il partner, che più saggiamente è cosciente dei limiti, delle  responsabilità e degli atteggiamenti legati all'età, giocherellano alla pari con i propri figli invece di educarli alla comprensione delle difficoltà ella vita. Sono delle vere mine vaganti nella società anche perché devono assolutamente far vedere agli altri quello che ormai non sono più e che la vita ci insegna non è opportuno essere per sempre.

     E' opportuno coltivare la propria vita spirituale, fare in modo che la giovinezza dello spirito aiuti ad affrontare la debolezza della carne. Imparare ad amare se stessi con l'età che ci è propria è segno della maturità con la quale accompagno i figli nella crescita e anche la testimonianza cristiana nella vita di comunità. Dare spazio alla preghiera e alla vita di relazione fraterna incoraggia a scoprirsi nella novità che il Signore ha posto in noi fin dal momento del nostro Battesimo. Questa pratica di vita non ha bisogno di estemporaneità ma di stabilità, con se stessi, con la famiglia che ci viene affidata, con gli impegni che viviamo nella società per contribuire alla crescita degli ambienti nei quali viviamo e di cui non sempre ci sentiamo responsabili, anche per questo la colpa viene sempre attribuita agli altri. Non guardare alla proprie responsabilità è  un atteggiamento infantile trasversale ad ogni età.

     Insomma ognuno viva la propria età in modo maturo e responsabile. Sia un bravo papà e una brava mamma per i propri figli che vanno educati alla responsabilità e non alla spensieratezza, anche perché la vita diventa sempre più difficile da affrontare e non può essere vissuta passando da una festicciola all'altra come se tutto andasse bene. Questa fase della vita che il Signore ci ha affidato passa attraverso i tempi delle vacche magre di egiziana memoria che esigono atteggiamenti  e modo di gestire l'economia familiare diversi rispetto agli anni precedenti. Questo servirà a tamponare qualche falla economica e a prepararci a eventuali periodi ancora più difficili, che sembrano profilarsi all'orizzonte. Ritengo che siano cose che tutti percepiamo evidenti ma gli atteggiamenti stentano ad essere conseguenziali.

     Questo ci permetterà di affrontare la vita in modo gioioso, laborioso e sereno come già hanno fatto i nostri genitori, veri modelli da imitare, lavorando per noi e donandoci qualche giorno di serenità in più, ma loro non si non mai concesso un giorno di riposo, cosa che noi facciamo fatica a vivere per l bene dei nostri figli. Troppo severo, non penso, voglio solo incoraggiare a guardare con più fiducia a se stessi e alle proprie potenzialità, senza mai trascurare le responsabilità che ci appartengono e il bene dei figli che ci è stato affidato. Una società senza adulti che vivono in modo responsabile, è una società senza speranza ma piena solo di illusioni. Anche per questo il lavoro più diffuso attraverso i nostri media è quello degli illusionisti, dei maghi, dei prestigiatori che generano parvenza, sogni impossibili invece di incoraggiare ad affrontare con coraggio la realtà, ad amare e ad accogliere anche la nostra stessa vita.

27 gennaio - Tutto è bene quel che finisce bene. E' una delle frasi utilitaristiche con le quali si cerca di eliminare ogni malinconia, cogliendo comunque e sempre la positività in tutto ciò che accade. Ammettiamolo oggi è

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proprio fuori luogo anche perché è andato veramente tutto bene. Mi è dispiaciuto non riuscire ad entrare per la memoria dello Shoa nella sala comunale, ma sono stato contento anche perché la partecipazione dei genitori è stata veramente compatta. Mi ha fatto anche riflettere che la disoccupazione è veramente, ma se non altro il tempo libero è stato valorizzato con una proposta molto significativa. Il resto della mattinata lo abbiamo trascorso in fraternità con gli altri parroci per organizzare la settimana sociale da far vivere cercando di non proporre qualcosa di troppo celebrale.  Una tre più uno, su Carità, Giovani ed Evangelizzazione. Chiudendo con un momento di sintesi e progetto finale di Unità Pastorale.

     Molto significativo il pomeriggio anche perché forse non dovrei dirlo, ma per la prima volta l'Oratorio ha funzionato per come deve essere, un ambiente di intrattenimento, ma anche di proposta lavorativa attiva. E' stato tutto molto atipico, però mi è sembrato che all'improvviso sia scoppiata la serenità e la gioia di stare insieme. Sparito ogni grido improprio ognuno faceva qualcosa di diverso ma totalmente in sintonia con il resto. Danza, sistemazione della biblioteca, pallavolo nel cortile, giovani al calcetto e al ping pong, ripetizione e infine relazioni fraterne dappertutto. Ho provato a chiedermi che festa fosse, ma oggi era una Santa non molto importante per cui certamente Dio ci ha messo una toppa. Può anche darsi che sia scoppiata l'ora X, quando cioè si matura una maggiore coscienza del proprio essere. Intanto ho fatto un po' di foto tanto per memorizzare un momento magico qualora non dovesse ripetersi.

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     E' stato un momento di intensa gioia interiore, mentre all'esterno faccio emergere la solita tensione anche perché non mi hanno lasciato in pace. E' un'altra novità, adesso si stanno abituando a stare nell'ufficio parrocchiale chiaramente facendo i fatti loro, per cui devo sempre stare attento che non vada perduto qualche documento. La presenza di figure educative giovani è

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stata senz'altro importante, si genera complicità e nello stesso tempo voglia di giovare insieme. Persino i guerrieri della notte erano in pausa d'armi, qualcuno perché innamorato, altri perché coinvolti nel clima sereno generale. Anche quelle leggermente stagionate colgono la preziosità di un ruolo più attento ai problemi degli adolescenti e li vedo spesso intrattenersi a dialogare con loro. Insomma, lentamente, ma si cresce. Non riesco ad aggiungere altro anche perché stenterei a trasmettere al gioia che ho provato. In realtà oggi mancava qualche inquieto, di quelli che si fa fatica a far ragionare, ma se si riesce a continuare così anche loro ne faranno una ragione di vita.

     Ieri il Signore ha sollecitato la nostra disponibilità alla vocazione e ci ha incoraggiato a non desistere di vivere alla sequela anche sacrificando qualcosa di ciò sembra indispensabile per la nostra gioia. Una liturgia molto bella e leggermente africana, ha presieduto Padre Ernest che non ha mancato di caratterizzare con la sua gioiosità la celebrazione. Diciamolo pure in tre si gioca meglio.  Anche se non è bene abituarsi a tanto lusso, ma per adesso ne godiamo gli effetti sulla vita di comunità. Straordinariamente mi sono lasciato coinvolgere in un invito a pranzo nella bellissima area, una volta rurale, oggi denominata Campo di Volo. Non posso dire dove ma mi sono immerso in un passato tra lo scaleoto, abitavamo sotto di lei, e il cirellese la nonna di lui era una delle ultras della parrocchia. Momento prolungato di relax, forse dovrei farlo più spesso. Fa molto bene stare in mezzo agli altri, anche se poi a tavola non tutto è proprio andato bene. Ma Don Cono non sarete mica andato per il pranzo, certamente no, però la crostata rovinarla per seguire un programma su Corona proprio non senso. Ma pazienza, diciamo pure che male male non era, magari poco poco bruciato.

     E che dire della serata, spettacolare. Mentre i giovani scorazzavano da ogni parte alla ricerca di uno spazio vivibile per esprimere pienamente la loro vivacità inespressa. Incontro con le coppie per discutere una parte del questionario che i Vescovi hanno mandato in preparazione al Sinodo sulla famiglia: famiglie irregolari ed educazione dei figli. l'ha animato Don Fiorino, quando c'é lui tutto diventa particolarmente interessante. Io seguivo in disparte e ne ho anche approfittato per partecipare brevemente all'incontro dei fidanzati. Non sono male come quadro di insieme, i giovani si lasciano sempre godere nell'emozione con cui si preparano al matrimonio, dopo non sempre tutto va bene va è comunque bello vedere come vi si preparano con entusiasmo e gioia. Poi mi è venuto un dubbio, nel programma dell'incontro con le coppie era scritto che si concludeva con l'agape, ma non avevo visto i classici movimenti orientati a spandere del profumo familiare negli ambienti terribilmente inodori della canonica. Con la scusa di capire a che punto erano mi sono introdotto nella sala dei lavori, ma anche lì non c'era niente. Beh, mi sono detto, quello che conta è che abbiano lavorato con intensità. Ma una volta finito l'incontro ecco spalancarsi i cofani delle macchine e come per magia è apparso tutto ciò che inutilmente avevo cercato attorno per le stanze. e come ho detto all'inizio: tutto è bene quello che finisce bene.

 

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25 gennaio - Così è nato il gruppo Tiratardi, anche se il nome più adeguato sarebbe un altro, ma per evitare eccessivi cordoni ombelicali l'ho modificato. Come è nato? Come spesso accade da un incidente di percorso collettivo, nella Chiesa una volta si rimproverava, si gridava allo scandalo. Adesso si accoglie, si gioisce per la loro presenza ma soprattutto si cerca n ogni modo di valorizzare la loro carica affettiva che è comunque un bene prezioso, di cui la comunità non può certamente fare ameno. Ma che gruppo è? In realtà oggi come oggi non si può definire, forse più giusto chiedersi come sarà, ritengo che sarà un'altra bellissima esperienza di giovani che sapranno dare il meglio di se non allontanandosi dalla parrocchia, ma rendendola più festosa grazie al loro sorriso e alla loro voglia di stare insieme, di condividere con gli altri la loro esuberanza. E' una scommessa sulla quale non tutto lavorano, anche per questo fatta la Confermazione molti abbandonano le parrocchie, in realtà capita spesso che le parrocchie li abbiano già abbandonati non preparando per lo animatori e percorsi adeguati alla loro età. L'esperienza che io ho maturato è che se si sentono accolti a sostenuti gli adolescenti non abbandonano mai la parrocchia anche perché è in questo luogo che loro si sentono veramente amati e accolti.

     Certo tutto dipende dagli animatori e dai responsabili, se vogliono mettersi veramente in gioco spendendosi peri ragazzi o preferiscono fare gli insegnanti, in questo caso non c'é speranza anche perché di scuola ne fanno già abbastanza e se possono ne faranno sempre volentieri  a meno. Quello che i ragazzi cercano è la gioia di stare bene insieme e la possibilità di fare ciò di cui sono capaci. E sono veramente bravi in molte cose, che magari esulano da quelli che noi identifichiamo, in modo restrittivo, con la formazione spirituale ma che se valutiamo bene, in modo più complessivo, certamente concorrono alla costruzione della società del domani. Che è poi il loro mondo. Come poter essere parte di questo loro modo di vivere la gioia di partecipare alla proposta

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catechistica? Certamente preparando meglio i contenuti, trasmettendoli in modo  tecnologico, che è il loro linguaggio ordinario. Anche per questo è opportuno che i catechisti e gli animatori appartengano per quanto è possibile al loro mondo, soprattutto in ordine alla comprensione delle loro sensibilità e all'attenzione delle loro capacità.

     Insomma è ormai risaputo che il Catechismo non è solo una serie di contenuti da trasmettere in modo ripetitivo, ma è soprattutto un educare alla vita cristiana nell'oggi del Regno, che insieme siamo chiamati a vitalizzare. Continua la sagra dei giovani che stentano a trovare serenità, spesso è contrassegnata da gesti di violenza gratuita, anche a motivo delle famiglie che non contribuiscono alla loro pace. Frequentemente mi chiedo, ma dove sono i loro genitori, perché non intervengono. Poi me ne faccio una ragione, se fossero stati sensibili ai problemi dei figli, i loro figli non avrebbero raggiunto il livello di abiezione nel quale vivono attualmente, posso affermare che nessuno è malvagio in senso assoluto ma semplicemente è mancato loro e purtroppo continua a mancare un referente educativo credibile, questo li resi liberi battitori della loro vita vissuta da schizzati nella loro fragilità e nelle tante paure che li accompagnano.

    Intanto liturgicamente sono morti Saul e Gionata sulle alture di Gelboe nello scontro contro i Filistei, Davide si prepara a ricevere la corona di Re di Giuda e successivamente di Israele, ma non dimentica il suo dovere di cantare il dolore per la morte degli eroi con i quali ha condiviso la prima parte della sua vocazione. Le alture di Gelboe si presentano ancora oggi aride e spoglie, questo viene attribuito proprio alla maledizione di Davide che ha voluto lasciare un segno indelebile del dolore per la morte del re Saul e di suo figlio Gionata. La morte degli amici lascia sempre dei segni che permangono per lungo tempo così è accaduto anche questo cantore dell'antichità che ci ha lasciato tanti altri segni della sua sensibilità spirituale, tra i più noti: il Signore è il mio pastore, purificami o Signore e tantissimi altri. Però la morte degli eroi non rientra tra quelli più conosciuti anche per questo merita di essere menzionata e riflettuta.

     Ma oggi è stata anche la festa di San Paolo, anche se parlare di conversione forse è leggermente sbagliato, in realtà l'Apostolo non ha mai abiurato la sua appartenenza al popolo dell'Alleanza in Abramo e non ha mai pensato che Dio avesse cambiato i destinatari della promessa fatta ai padri, semplicemente lui ha riconosciuto in Gesù di Nazareth il Messia promesso per la speranza di Israele. Piuttosto lo ha sempre angosciato il fatto che Israele, nella sua totalità e soprattutto le sue autorità religiose, non lo abbia accettato come tale e per questo ha sempre pregato nella speranza che accadesse. San Paolo è sempre rimasto un ebreo possiamo anche dire che tante tradizioni religiose che ancora si accompagnano alla nostra vita liturgica sono state trasmesse da lui che era un fariseo osservante alle varie comunità cristiane che andava fondando e che ancora oggi caratterizzano in alcuni tratti le nostre celebrazioni.

     Termina anche la Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani, chiaramente non termina la preghiera né l'impegno ecumenico per il quale dobbiamo sempre elevare preghiere al Signore, perché possiamo fare esperienza di comunione e di fraternità tra le comunità dei fratelli battezzati in

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Cristo Signore. Come vedete per chi prega e vive il cammino dell'anno liturgico non corre mai il rischio di annoiarsi o di guardare indietro, anche perché il cammino da percorrere è veramente ancora molto lungo. 

     Momento di serenità e gioia con le animatrici impegnate nella catechesi, per colpa mia ne mancava qualcuno, mi ero semplicemente che il sabato per i giovani acquista un significato particolare, ma ormai è andato, servirà da insegnamento per la prossima volta. era un incontro voluto da me, semplicemente per ringraziarli per la loro disponibilità che ha reso più gioiosa la vita dell'oratorio e della proposta catechistica. Ognuno ha parlato di come sta vivendo la disponibilità, in che cosa stanno crescendo, quale visione maturano della vita della parrocchia. Poi siamo andati tutti in pizzeria per un momento di gioia e di fraternità. Per me è stato un ulteriore dono del Signore, devo ammettere che non penso di meritare tanta affettuosità e attenzione da parte loro però ho voluto far capire loro che per me sono veramente importanti. Poi per loro è continuato il sabato sera per me invece è tornato il sabato liturgico. Ammettiamolo pure, io non riesco proprio a sdoganarmi. Pur sforzandomi resto carico di pensieri e di problemi, e anche di fronte alla gioiosità più sincera, non vedo l'ora di rintanarmi nelle tante cose da fare. Ma intanto qualche sorriso in più mi è riuscito di esprimerlo e questo non è poco.

23 gennaio - Non male si entra sempre più nella dinamica della complessità, sforzandosi di leggerla con linearità, in realtà non sempre è facile però è opportuno tentare, anche per non annoiarsi troppo. Si comincia con l'invidia gratuita di Saul nei confronti di Saul, è un sentimento sempre difficile da controllare e che può riguardare tutti. La sua presenza non è annunciata in modo altisonante, si insinua nell'esistenza della persona e troppo spesso la fa da padrona. Si riesce a scacciarla solo con la preghiera, ma deve essere una preghiera intensa e motivata altrimenti non sortisce alcun effetto. Poi si prosegue con l'amicizia di Gionata per Davide. E' sempre un sentimento gratuito, l'amico fa perdere sempre qualcosa, per cui se non si vive con sincerità non può durare a lungo. Rimane un sentimento da adulti, anche se restano più impresse le amicizie vissute nell'infanzia o nell'adolescenza, in realtà sono semplicemente agli anni utopici per cui rimangono più immediatamente memorizzabili. Ho avuto modo di sperimentare molte situazioni di amicizia vera, sono talmente tante che farei veramente fatica ad elencarle, sono anche tante le fregature che ho ricevute da amicizie interessate, e anche tante le delusioni da amicizie vissute con immaturità. Ma ritengo di essere nel vero dicendo che il bilancio è decisamente a favore delle amicizie vere.

    Poi c'é Gesù che come sempre mette al centro la persona e ci incoraggia a leggere ogni persona come l'amico da amare e con il quale condividere ogni dono che ci viene dall'altro,  prima di tutto la solidarietà nella sofferenza e la gioia di condividerla facendosene carico. La stanchezza? E' tutta una finction, o più semplicemente è una esigenza di condividere la debolezza di chi stenta a lottare fino in fondo, insomma è tanto per essere considerato come gli altri. Ma poi c'é Gesù che cambia le carte in tavole per cui tutto diventa energia, con Gesù non si scherza, quando interviene Lui tutto cambia e diventa luce, gioia, vita, entusiasmo. Quando questi valori non ci sono è solo perché ci si è allontanati da Lui. Anche per questo non si deve fare altro che fermarsi e

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pregare, ci si ricarica e si riparte in modo nuovo. Ma se accade questo, allora perché la gente non prega di più? Prima di tutto perché non sa pregare, e poi forse vuole essere commiserata, consolata e certamente non ha alcuna voglia di essere di sostegno agli altri. In realtà molti sostengono gli altri, la società è fatta da coloro che sostengono e da coloro che sono sostenuti, ma non lo vivono con gioia per cui invece di ricaricarsi  diventano loro stessi da bisognosi di sostegno.  

     L'impegno politico è la più alta delle vocazioni, se Paolo VI diceva così negli anni settanta vuol dire che già allora le cosa non andavano tanto bene. Stiamo cercando di spingere le persone all'impegno per il bene della città, per come ci è lecito da parroci, ma non è facile coinvolgere nella dinamica di costruire al città coloro che hanno l'ansia di fare bella mostra di se stessi, eppure occorre tentare in ogni modo anche per dare speranza alla nostra città che viene costantemente criminalizzata. Certamente uscire dal questo è merito mio, questo l'ho fatto io, se non ci fossi io, che comunque sono frasi che si sentono frequentemente anche nelle nostre parrocchie, alla comprensione della gratuità del servizio per il bene comune non è facile. Però Scalea ha proprio bisogno di questo, di persone che non guardano ai traguardi amministrativi anche perché immediatamente non ci sono poltrone da occupare, ma si tratta semplicemente di restituire vivibilità al nostro territorio e anche la gioia di poterlo abitare con l'orgoglio di chi lo ha scelto come il luogo della speranza per se e per la propria famiglia.

     Qual'é l'aspetto innovativo? Intanto il coinvolgimento della Chiesa come forza propulsiva per la costruzione di un volto nuovo per la nostra città, una Chiesa che non pensa solo alla Catechesi e alle Celebrazioni ma anche ad accogliere e sostenere le tante povertà, a generare un modo nuovo di leggere la città e soprattutto apre all'impegno del volontariato le forze che ordinariamente operavano solo all'interno della vita di comunità. Certo sembra che ci si relazione tra persone di elite con la puzza sotto il naso che forse fanno ancora fatica a leggersi all'interno del territorio e magari pensano di poterlo leggerle ancora dall'alto, di cosa, non si capisce bene, però sono queste le persone che pensano di spendersi in qualche energia al bene della città e che affermano di averlo già fatto per lungo tempo con disinteresse e continuità. Un Forum di Associazioni esige una sincera dedizione al bene comune, cogliendo nella gioia di mettersi al servizio degli altri  l'unica forza capace di generare entusiasmo all'impegno. Ci si riuscirà? Spero di si e comunque non c'é alternativa o questo o l'oblio nel nulla della storia di una città che nel territorio per secoli ne ha determinato la storia.

    Anche negli ultimi decenni è stata una delle città pilota, anche se amministrazioni suicide l'hanno condannata al dissesto ambientale e al degrado strutturale, fino a portare alla soglia della povertà tanta parte della popolazione che pure aveva scommesso sul futuro della nostra città. Oggi tutto è diverso, cambia la comunità che abita da secoli questo territorio, cambia anche la conformazione di coloro che vi vengono ad abitare siamo passati dai primi insediamenti dell'interland alle  nuove immigrazioni extracomunitarie: sono stabilizzati e molto numerosi i marocchini, i pakistani, i cinesi, gli indiani, un piccolo nucleo di senegalesi e altre piccole comunità extraeuropee  a queste occorre aggiungere tanta parte di popolazione legata inizialmente al lavoro di

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badante che lentamente si è stabilizzata ed è formata da popolazione dell'Europa orientale: polacchi, ucraini, rumeni, russi ancora altri difficili da cogliere anche perché presenze frammentate. Sono comunità che si relazionano quasi esclusivamente tra di loro senza sentirsi parte integrante della città che li accoglie. Ma la città li accoglie o li ignora? Cambia il modo di leggere il territorio, cambia anche la possibilità, a motivo del degrado sociale, di guardare con fiducia al futuro.

     Oggi è stata una giornata prettamente sacerdotale, ritiro foraniale del clero, non male un po' di preghiera in più, Don Franco ci ha fatto riflettere sul dono della comunione sacerdotale, la famiglia presbiterale, e dell'importanza di viverlo in piena comunione con il Vescovo,  dono che non sempre viene colto nella sua preziosità. Il tutto si è prolungato con il lavoro di programmazione della settimana sociale e con l'agape fraterno. Poi abbiamo ripercorso i sudori di Don Orazio, da quasi un anno nella Casa del Padre, e la sua volontà di lasciare un segno della sua presenza a Scalea. E' un altro di quei sacerdoti che non ha lasciato i suoi beni ai nipoti ma alla Chiesa, tanto per sfatare i luoghi comuni, e non è certamente il solo. Poi il ritorno in parrocchia con la gioia da condividere con i ragazzi dell'Eucaristia, con i Giovani dell'Oratorio tanto numerosi da generare momenti di panico per sovraffollamento, con i Novizi gioiosamente incontro a Gesù passando per IPhone. La giornata si chiude con la preghiera per l'Unità tra i Cristiani, la settimana era iniziata, sembra già passato tanto tempo, con il dialogo ebraico cristiano. Insomma non ci si annoia per cui buona notte a tutti.

21 gennaio - Una giornata veramente spettacolare nella sua variegazione climatica invernale. Salendo verso San Marco ho avuto modo di assaporare la gioia della stagione fredda, anche se in realtà molto freddo ancora non fa. E' più la paura degli sbalzi di umore del tempo che suscita qualche perplessità, altrimenti è stata abbordabile senza eccessivi problemi. Abbiamo cominciato con Saul che era caduto in disgrazia agli occhi di Dio e Samuele, in obbedienza alla volontà di Dio, con mille paure si è messo in cammino verso la tribù di Beniamino per ungere come re Davide. Due insegnamenti, il primo è: le persone cambiano è Dio che rimane. Il secondo: Dio non guarda alle cose esteriori ma al cuore. Mentre più avanti Gesù ci ha ricordato che quello che conta è il rispetto della persona non i riti. Anche con Gesù le polemiche non mancavano, ma d'altra parte quando si opera si è assoggettati alla critica, basta stare a guardare e a parlare di quello che si dovrebbe fare o di quello che devono fare gli altri e tutto si appiana. Ma non si può cominciare una giornata senza invocare la benevolenza e l'amore della Madre di Gesù con il Santo Rosario, solo in questo modo si riesce a pregare bene e a vivere con serenità la giornata.

     Una sola immagine è sempre davanti ai miei occhi quando sono dubbioso, oggi ero determinato ma alcune volte prevale la stanchezza, nell'intraprendere l'ascesi verso il centro diocesi. Ormai sono passati alcuni anni, e mentre salivo verso San Marco, per un consiglio presbiterale, ricominciò a nevicare all'altezza di Guardia. Mentre mi fermavo per cercare di chiamare e capire come era la situazione, se cioè era il caso di proseguire o ci si doveva tornare indietro, arriva don Giovanni Battista Giunta, più di settant'anni che sfrecciando proseguiva senza alcun dubbio incurante della neve che era sul manto stradale

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e di quella che cadeva giù dal cielo. Allora mi resi conto che forse la mia prudenza cominciava a diventare eccessiva. Se ricordo bene riuscii perfino a superarlo all'altezza di Fagnano, però è una scena che mi fa molto bene e che spinge ad andare avanti comunque con ogni tempo e situazione. Un'altra cosa che mi piace è sentire l'acqua che mi bagnano il viso, quando ci riesco mi sento rivivere e mi rendo conto che alcune emozioni stentano ad essere sopite.

     Si parte sereni, si torna sereni il che vuol dire che le cose sono inquadrate meglio. Anche se ancora manca quella capacità di leggere bene le cose, cioè spesso ci si dimentica che lavoriamo in situazione di periferia, per cui l'attenzione degli animatori e la prudenza degli educatori non devono mai abbassare il livello di guardia. La stessa relazione con i ragazzi deve essere sempre vigile, anche perché arrivano a noi carichi di molti problemi esistenziali sia a livello sociale che a livello familiare e non non abbiamo ancora la possibilità di fare fronte a tutte le situazioni. Questa capacità non l'avremo mai anche perché spesso le persone sono portate ad approfittare della disponibilità gratuità, per cui occorre sempre riqualificare il taglio educativo per evitare di emancipare la pigrizia. Comunque alcune stabilità le stiamo conseguendo anche se non con continuità, però sono un dono da non svilire e da emancipare e qualificare.

     Continua a piovere però in modo accarezzevole,  in compenso il vento si è calmato e anche le onde del mare si sono addolcite, insomma sembra che il peggio sia passato. Mentre scendevo sui tornati di Guardia ho avuto modo di vedere i vari strati delle nuvole nella loro intensità esplosiva, mi veniva anche di capire meglio i nostri progenitori che coglievano nei fenomeni naturali la presenza delle divinità, alle quali occorreva offrire sacrifici per acquietarne gli umori. D'altre parte ancora oggi di fronte al manifestarsi dei fenomeni metereologici cerchiamo semplicemente di difenderci avendo la certezza che non possiamo nulla contro di essi. L'unica cosa è quella di educarsi a non averne paura, anche se non sempre è facile, il che vuol dire che non si deve restare tappati in casa, ma si deve comunque fare tutto ciò che si è stabilito a prescindere dal tempo.

     Questo atteggiamento fortifica la capacità di affrontare le situazioni e incoraggia a non avere paura di nulla. Non tutti ne sono capaci, come non tutti amano fare strada mentre piove, così come non tutti sanno educare nelle situazioni di avversità. Al rientro l'Accoglienza era quasi del tutto andata via, si è incontrato il gruppo liturgico, il team degli adulti di Azione Cattolica, il team della Confermazione, i giovani chi piange chi ride chi gioca, chi scherza, ho fissato l'incontro con i giovani animatori che rappresentano una vera novità per la parrocchia, preparazione dei battesimi, arrivano i Neo Catecumeni, fine della giornata. Molti mi vogliono troppo bene, anche se io cerco di scrollarmeli di dosso in ogni modo. Niente da fare, ma non è un bene. Il profeta deve vivere da solo altrimenti farà sempre fatica a essere libero di fare la volontà di Dio, anche se questo comporta l'esigenza di cambiare le persone e le situazioni, la missione è così: Dio e tutti gli altri coscienti o incoscienti in camino verso di Lui, altrimenti si stenta ad essere la luce per gli altri che hanno bisogno di speranza e che cercano di valorizzare in qualche modo la propria vita.

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20 gennaio - Vivere la gioia della vita comune esige spesso l'esercizio del discernimento, perché tutto sia orientato al bene della comunità e alla gioia di sentirsene parte. Ho già detto più volte che tutto deve partire dall'amore verso la comunità e deve tendere a costruire la comunità, è questa la missione che ci è stata affidata ed è questa missione che occorre sacrifica ogni particolarismo e ogni interesse personale. Come anche è bene evitare che all'interno della stessa vadano stabilizzandosi forme di consociativismo relazionale che non sono orientate al bene del tutto ma al mio. Il primo che deve esercitarsi in questo è il parroco che non deve mai essere legato ad alcuno, altrimenti prima o poi diventa anche lui espressione di una parte e non crocevia del tutto. Questo porta a un isolamento naturale, una forma di monachesimo spirituale, il che vuol dire che tu si sempre in mezzo a tante persone ma in realtà sei sempre solo. Anche perché devi sempre sforzarti di capire il significato di quello che stai vivendo e di quello che gli altri vivono. Questo è bene assaporarlo senza esasperarlo però è importante non addormentarsi troppo, o distrarsi onde evitare la non comprensione di quanto il Signore ci dona.

     Perfino un momento intenso di ricerca interiore può diventare motivo di dispersione se non orientato al bene, non dei soliti noti, ma necessariamente di tutti. Impresa non facile, per molti aspetti riusciva solo a Gesù, in alcuni momenti, raccogliere i molti, a noi, alcune volte, riesce qualcosa con qualcuno. Perché impegnarsi nel dialogo con il mondo ebraico? La risposta più semplice è che Gesù ci è stato donato da questo popolo, che la prima comunità cristiana era formata da Giudei che hanno accettato Gesù come il Messia degli ultimi tempi. Ma ancora di più posiamo affermare che anche noi siamo parte spirituale di questo popolo anche perché ci nutriamo quotidianamente della Sacra Scrittura, che nell'Antico Testamento ci parla del loro mondo e del loro modo di intendere il rapporto con Dio. Non siamo chiamati a diventare ebrei, neanche loro sono chiamati a diventare cristiani, anche se la speranza delle comunità cristiane è sempre stata quella che il popolo giudaico riuscisse ad accettare Gesù come il Messia, vuole essere un arricchirsi vicendevolmente dei doni personali condividendoli e confrontandoli, in ordine alla vita spirituale, alla cultura, alla vita liturgica, alla speranza che cerca Dio e orienta a Dio.

     Necessariamente si parte orientandolo a tutti, ma è evidente che la gente ha altro a cui pensare, allora chi riceve ed accoglie un contenuto selettivo, c'è sempre il rischio dei soliti noti. Magari con l'aggiunta di qualche appendice, ma la colpa è loro? No, certamente, è del contenuto troppo selettivo. Alcune volte si propone per fantasia, d'altra parte fa anche bene, ma cosa ci si aspetta, probabilmente non molto altrimenti si resta delusi. Questa articolazione vale per tutte le proposte non populiste o di massa, si partecipa in modo emotivo e non necessariamente si riesce a cogliere in profondità quanto viene proposto di vivere. E' questo il modo migliore per poterlo vivere, non andare troppo in profondità. D'altra parte la comunità ebraica che lo ha generato non riteneva di proporre qualcosa da studiare ma semplicemente uno stare meglio insieme, uno stare meglio con se stessi. Tutto si deforma quando un valore si codifica e viene proposto ad altri, che non vivono la stessa esperienza. E' in questa fase che per assaporare la bellezza di una emozione si corre il rischio di proporre qualcosa da studiare e non tanto da vivere.

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     Non tutto ciò che viene proposto viene colto a lungo nella sua bellezza, anche per questo è opportuno vivere i momenti per come si può, quando si ha l'opportunità di farne esperienza, anche per non caricare la mente di nostalgie inevase o di emozioni desiderate ma non vissute. Non tutto concorre al bene, ma non sempre il bene viene colto come un assoluto. Ci sono tante situazioni, anche nella Bibbia, che per noi non sono un bene, ma venivano colte come tali nel momento in cui venivano vissute. Anche per questo non è mai positivo fare della dietrologia, correremmo il rischio di distruggere ogni cosa e ogni persona. Dobbiamo imparare a vivere bene il presente, arricchiti e mai appesantiti dalla storia passata, totalmente proiettati verso il futuro. In questo sono preziosi i nostri giovani che rappresentano la speranza di ogni sacrificio e anche la capacità di leggere dove noi stentiamo a cogliere luminosità. Diciamolo pure ci sono tante persone che si dedicano al bene della comunità, per cui ogni lamento è gratuito, magari c'é qualche problema di amalgama, ma questo è un altro problema che si supera facilmente con la pazienza e i tempi lunghi necessari per cambiare una impostazione educativa criptica.

     I giovani, i ragazzi hanno un estremo bisogno di noi adulti. E' un bisogno legato alla loro condizione di fragilità, anche per questo spesso sono vittime di adulti che in realtà non lo sono, se non anagraficamente. Vivere la responsabilità di accompagnare gli altri lungo il sentiero della vita esige la disponibilità a sposare la speranza dell'altro come se fosse la propria speranza. Ma soprattutto chiede una maturità relazionare che non sempre siamo capaci di esprimere. Non lo si fa sempre per cattiva volontà, occorre ammettere che tante esperienze di noi adulti sono accompagnate da situazioni e frustrazioni non sempre codificabili. Alcune volte fanno maturare atteggiamenti di benevolenza: proprio perché ne ho passate tante voglio che gli altri siano sereni. Altre volte generano un incontrollabile disagio relazionale: le ho passate io e le devono sperimentare anche gli altri. In determinate situazioni questa memoria negativa della nostra crescita può diventare totalmente diseducativa. Anche per questo è opportuno vestire i panni dell'umiltà, cogliendo in ogni bambino o ragazzo che ci viene affidato il mistero della presenza di Dio, per come Lui ci vuole trasmettere.

     Forse ho capito il perché della spaghettata che generalmente viene proposta nella notte del matrimonio. Effettivamente  a chiusura di una giornata totalmente al centro dell'attenzione, vissuta in modo stressante sotto la luce dei riflettori, ritengo che gli sposi avvertano l'esigenza di rilassarsi con un momento di quotidiano menage familiare, un bel piatto di spaghetti. Il piatto classico delle nostre tavole, quello più familiare e anche agevole da gestire. Ci riesco perfino io. Insomma non è male rileggersi come cuoco provetto, rilassa, genera gioia e  allunga la vita. Forse è per questo che le donne vivono più a lungo degli uomini. Cucinano ogni giorno, per cui sono sempre disponibili, dedite al servizio, capaci di trasmettere la disponibilità a vivere la condivisione della propria vita con gli altri. Non sempre sono comprese, ma oggi come oggi chi ha la voglia o il tempo di comprendere gli altri? Molti non ne hanno voglia, altri hanno paura a parlare di se, ma tutti ne abbiamo bisogno per generare vita di comunione, vita di comunità. Altrimenti è la solitudine, che spesso genera tendenza alla depressione.

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     E' un periodo molto bello, ora è tempo di gioia, stiamo proponendo molte esperienze anche abbastanza innovative, operiamo in una comunità molto attiva anche se un po' arcipelago, creare relazioni non è di moda ma è indispensabile, anche per questo non è tanto importante cosa si fa, ma come lo si vive. Se da soli o insieme ad altri. Meglio ancora se lo si fa con gioia, quando uno è sempre con il muso non va bene, l'educatore deve sorridere ci sono già tanti problemi, anche i bambini ne hanno tanti per cui è bene far vivere loro una esperienza gioiosa e serena. Si, ci sono giovani scapestrati, ma ce ne sono anche impegnati, parlo dei giovani veri non di quelli che fingono di esserlo. Altri sono sul gradino della scelta, andare avanti e proseguire o tornare indietro. Si prega e si spera, ma soprattutto si ringrazia il Signore per tutto ciò che va realizzando. Molti non avrebbero mai più rimesso piede in parrocchia. Sappiamo bene che la mentalità come in altre realtà,  è che dopo la Cresima si scappa. In questo caso il Signore li ha riacchiappati, per come sono scapestrati, altri più sereni, altri ancora insondabili e li ha incoraggiati ad entrare nella sala del banchetto. Anche questo aspetto è molto fedele all'originale parabola del vangelo anche perché si mangia spesso, in verità molti ne hanno anche bisogno.

     Il tempo sta cambiando velocemente, sembra che si incattivisca, d'altra parte è l'inverno che stenta a arrivare, tuoni, lampi, un vento impetuoso, il mare che si alza in modo minaccioso, insomma si prepara una nottata allegramente variegata. Preghiamo sempre che non ci si trovi impreparati di fronte a situazioni di irrazionalità climatiche, che per adesso ci sono state risparmiate. La natura è bellissima anche quando si inasprisce, ma quando subisce violenza come accade dappertutto corre il rischio di esprime il peggio di se. Non è facile essere sereni in queste situazioni, ma è opportuno organizzarsi meglio per non essere tra i tanti che affermano non avevamo previsto, che non era mai successo. Siate pronti, diceva qualcuno di venerata memoria, è un incoraggiamento che può subire varie estensioni concettuali dl punto di vista temporale o da quello più definitivo, ma il contenuto rimane sempre quello di organizzarsi meglio per vigilare nel momento della prova.

17 gennaio - Ma Gesù che vita conduceva, a Nazareth, a Cafarnao, durante il pellegrinaggio a Gerusalemme, quando percorreva i villaggi della Galilea? Lo dice Lui stesso del Figlio dell'Uomo si dice che è un mangione e un beone. Insomma Gesù, volendo fare una sintesi su come gli altri vedevano il suo modo di vivere, si identifica con uno a cui piaceva la buona tavola. Certo bisogna pure chiedersi quali altri lo vedevano così, magari erano solo dei pregiudizi per metterlo in cattiva luce rispetto a Giovanni Battista, che era un predicatore austero e penitenziale. Però effettivamente la descrizione che i Vangeli fanno del Maestro era certamente quella di chi non disdegnava di partecipare ai banchetti, anzi alcuni discorsi molto belli e importanti li fa proprio prendendo spunto da situazioni di banchetto al quale era stato invitato e al quale Lui partecipava volentieri. Questo vuol dire che Gesù ballava anche? Beh, questa è una domanda che solo chi non conosce l'ebraismo può fare, anche perché nel mondo giudaico, al tempo di Gesù, la preghiera era un danza, si danzava durante i pellegrinaggi, chiaramente si danzava alle celebrazioni gioiose della vita.

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     Certo forse non avevano molto a che vedere con le musiche dei nostri tempi, comunque la lode al Signore si esprimeva meglio cantando e danzando. Noi facciamo dei buoni esercizi di lettura, ma per il resto immobili, statuari alcune volte perfino i canti si stenta a coglierli nella loro sonorità gioiosa. Chiaramente anche i primi cristiani pur annunciando il mistero del dramma glorioso che il Maestro aveva vissuto non disdegnavano di elevare la salmodia cantando e danzando. Perfino Paolo, austero e indomito araldo del Cristo pregava danzando. E la Madonna? Lei ancora di più, una fanciulla ebrea, cresciuta secondo alcune tradizioni fino all'adolescenza  nel servizio del tempio, deve aver visto le manifestazioni più esuberanti della gioia di danzare davanti al Signore e chissà quante volte deve aver provato le danze che lei stessa poi doveva vivere per coinvolgersi nel mistero della gloria di Dio.

     Si danzava nel tempio e anche nelle sinagoghe, si danzava anche nelle case in occasione della preghiera e soprattutto durante il banchetto della Pasqua. Per cui pregare danzando  e cantando è il modo migliore per sentire vicina la presenza di Gesù, per essere più immediatamente accompagnati e sostenuti dalla Vergine Santa. E un po' un ripercorre con loro la spiritualità del popolo ebraico che tante volte è stato condannato e perseguitato, ma che non ha mai smesso di glorificare e lodare il Dio dei Padri mediante l'armonia del corpo orientato al dono di se verso Dio.

     Eppur si muove ebbe a ripetere Galileo, graziato per la sua abiura al sistema tolemaico, a coloro che erano scettici e lo ascoltavano dubbiosi e timoroso, anche perché incapaci di verità. Ebbene anche per me vale la stessa riflessione, tutto si muove anche non tutti sono capaci di accorgersene. I ragazzi lentamente dall'Oratorio salgono in Chiesa e vogliono servire all'Altare non solo durante la celebrazione festiva per godere la platea dall'alto del presbiterio, ma anche nei giorni feriali,  questo è molto bello anche perché ci dona la certezza che lo Spirito Santo opera e anima in modo sempre nuovo la vita di comunità. Era inimmaginabile il cambiamento di alcuni orientati stabilmente al bene nonostante le loro storie contorte e impresentabili, come dobbiamo anche segnalare il non cambiamento di altri che continuano nel cammino di distruzione di se stessi, ma è la vita, la proposta educativa, il dono della fraternità, non tutti riescono a coglierla come il bene.

     Sono accadute troppe cose, tutte sostanzialmente belle, ma per adesso deve bastare così e ritengo che sia sufficiente per andare a riposare tranquilli e sereni nel Signore.

15 gennaio - Chi è il volontario? E' un dono di Dio, ma è anche un problema da seguire nello sviluppo del servizio che presta, anche perché è scontato che non basta voler essere disponibile per avere la competenza di poterlo fare. Certo non sempre si può analizzare con il bilancino anche perché le esigenza sono sempre esorbitanti, ma neanche si deve far finta di niente soprattutto quando questo coinvolge al serenità degli altri. Non dovrebbe mai essere necessario intervenire, perché l'interessato dovrebbe rendersi conto da solo della propria immaturità, ma proprio perché ci possono essere situazioni di immaturità educative è opportuno che chi ne ha la responsabilità non faccia mai incancrenire l'azione negativa per coloro che ci vengono affidati con tanta fiducia dalle famiglie. Purtroppo devo ammettere che già più volte sono

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intervenuto, e ancora le cose non vanno proprio bene, si era troppo abituati all'autarchia per cui la lesa maestà appare sempre dietro l'angolo, ma non fa niente, quello che conta è che ci sia serenità e gioia di stare insieme con tutti senza capi e capetti da ossequiare.

     Problemi in vista? Non penso, ma qualche correttivo è ancora opportuno per fare in modo che il Signore possa operare con potenza senza trovare eccessivi ostacoli negli atteggiamenti infantili di chi dovrebbe essere adulto sia nella fede, sia nelle relazioni di fraternità, sia nella disponibilità alla carità. Ma esiste la vita perfetta? Certamente no, ma ci deve sempre essere la voglia di perfezionarsi, di cambiare il proprio modo di approcciarsi alle situazioni e alle persone, altrimenti è meglio lasciar perdere. La presunzione di se non va mai bene, l'apertura agli altri è sempre positiva anche quando si va fuori misura. Non eccessivamente, altrimenti non sempre si ha la possibilità di rientrare in corsia, ma ogni tanto uscire di strade può essere segno di generosità. La cosa migliore per chi educa è sempre quella di mantenere il livello della proposta al di sotto delle proprie possibilità, questo aiuta ad avere una piena padronanza della situazione e anche la capacità di gestire eventuali fuori programma. Questa prudenza esige la coscienza dei propri limiti, ma soprattutto la disponibilità a dare spazio a chi è più capace. Col tempo necessariamente ci sono coloro che propongono meglio, d'altra parte è questa alternanza che permette di valutare positivamente il lavoro educativo.

     Ci sono comunità dove da decenni sono sempre le stesse persone ad occupare ruoli di responsabilità, è evidente che sono parrocchia morte o moribonde, che non curano la missione e vivono di conservazione, il Santo Padre direbbe sono le parrocchie museo. Dove i monumenti sono proprio questi responsabili che non mancano mai di ostentare le proprie qualità, forse anche perché non si curano di conoscere quelle degli altri. Ma allora uno deve mettersi da parte per forza? No, nessuno si mette da parte nella Chiesa. Può dedicare più tempo alla preghiera, dedicarsi alla vita di carità dove i volontari scarseggiano sempre, può organizzare l'accoglienza dei poveri. Insomma dopo qualche anno di formazione sarebbe ora dargli la possibilità di mettere in pratica qualcosa di quello che gli è stato proposto. Ma, è quelli che non sanno fare altro? Se non sanno fare altro, non sanno fare neanche quello che gli è stato affidato, fanno solo finta e tutto crolla con loro anche perché costruiscono secondo il loro modello e non secondo il modello che Cristo ci ha donato.

     Una giornata veramente bella, vissuta con serenità, certo non mancano le persone che chiedono di essere aiutate, come non mancano le persone che non si riesce ad aiutare in alcun modo. E' stata una giornata nella quale si è aiutato tutti quelli che si potevano aiutare e questo deve bastare. D'altra parte è maturità avere coscienza che la gioia non è nel fare tutto quello che si dovrebbe, d'altra parte non basterebbe mai, ma tutto quello che si potrebbe. Condivisa in mezzo alle carte con tanti volti amici e non, ma comunque sorridenti e disponibili, in realtà qualcuno aveva veramente pochi motivi di gioire. Si parte con gli spirituali, poi arrivano quelli che si complicano da soli, sorsata di gioia con gli innamorati fuori misura, si continua con i più incasinati anche perché i soldi non bastano mai, intervallo istituzionale risolto con semplicità, poi grande spaghettata per riprendermi e ripartire con gli ammalati e i volontari c'é più gioia nel dare che nel ricevere, come sempre ci sono gli

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scatenati abbastanza moderati, poi arrivano i custodi giardinieri, magari c'è anche qualche deluso in penombra meglio non dare troppa luce, gli ultras sono sempre luminosi e illuminanti, infine alcuni momenti per i dedicati. Mancano gli aggregati che certamente nella loro dedizione e maturità hanno vissuto la scoperta e la testimonianza  della periferia.

     Certo Gesù dovrebbe essere contento, anche perché si accontenta di poco, magari noi diamo di meno, ma poi guardi i ragazzi e cogli nei loro gesti tutto ciò che manca alle nostre potenzialità. In verità devo anche aggiungere delle telefonate pericolose, che però ritengo di aver disinnescato definitivamente. Il luogo dove ho incontrato più parrocchiani? Alla posta. Dove ne ho incontrati di meno? In Chiesa per la messa. Ma allora sono arrabbiato, per niente il Signore ci ha benedetto con una pioggerellina leggiadra che ci ha accompagnato in mattinata. Nel pomeriggio tanta pace e tanto affetto, veri doni del Signore per cui oggi tanta gioia da condividere.

14 gennaio - Le giornate sono scivolate in modo sereno e intenso, ma con quella intensità che non genera particolare apprensione. Tutto viene vissuto con il gusto di valorizzare il particolare in modo che nulla vada perduto di quello che ci dona il Signore. Ma allora siete soddisfatto? Un giorno si e due no. Intanto ho avuto modo di mettere a posto tutte le carte arretrate, il che merita un certo plauso, anche perché il tutto è stato realizzato nei ritagli pastorali che  la parrocchia  mi dona con molta parsimonia, ma come in ogni cosa basta allungare i tempi di lavoro e tutto si sistema. Ieri, nella mattinata abbiamo avuto l'incontro tra i Parroci di Scalea per un momento di confronto e di conforto, il conforto è generato dalla disponibilità naturale che riscontriamo anche nei laici di lavorare insieme con naturalezza, il confronto è sulla realtà sociale di Scalea che ha urgente bisogno di una iniezione di speranza e al situazione ecclesiale che stenta ad esprimere pienamente le proprie potenzialità. Poi mi porto a Belvedere per un pranzo di lavoro con i Vicari della Diocesi e per pianificare gli incontri per la formazione alla fede dei giovani. Per alcuni aspetti siamo ancora nella fase del chiarimento degli strumenti e del metodo di lavoro, per il resto l'entusiasmo non manca per cui va tutto abbastanza bene.

     Al rientro clima di grande esuberanza con i giovani su di giri, si è ricomposta qualche affettività, si gioca a tutti i livelli e sostanzialmente lo si vive in modo pacifico, magari qualche grido eccessivo si avverte nell'aria, alcune situazioni hanno esigìto un intervento educativo di vecchio stampo e tutto è tornato nella pace primordiale. La parrocchia è tutto un laboratorio in preparazione alla festa per la pace, si elabora, si elabora vedremo che ne esce. Nel frattempo arrivano alla spicciolata anche i catechisti delle altre parrocchie con i quali viviamo l'incontro per coordinare le attività di sensibilizzazione al mese della pace. Si è dato molto spazio al metodo di lavoro per concluderlo con il coinvolgimento dei genitori, ma non so se riesco a farmi capire sempre. Infine è arrivato il momento della formazione biblica, durante la quale abbiamo riflettuto sulla continuità nella tradizione ebraica e la centralità di Pietro nella primitiva comunità cristiana.

     Nel chiudere la giornata ho avvertito il ritorno del clima invernale, con la sua arietta frizzantina che incoraggia a mettersi di fronte al caminetto, per chi ce

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l'ha. Io mi sono organizzato una cenetta niente male con i resti che mi ha lasciato mio fratello, quando lui cucina lo fa sempre in grande per cui sono a posto per alcuni giorni, devo solo riscaldarli. Ha un modo di cucinare molto esoterico, che non mi appartiene in nulla e neanche mi emoziona, io amo l'essenziale. Ma quando è tutto pronto non mi riesce di disprezzare ciò che mi viene donato. Non posso trascurare l'inserimento timoroso di Emira e Flavia a sostegno della fragilità della crescita di alcuni nostri giovani, il cammino è lento, ma se si percorre con coerenza conduce certamente alla meta.

     Questa mattina abbiamo iniziato con Eli seduto davanti a uno stipite del tempio di Silo. Non è sempre facile far entrare l'uditorio nella giusta comprensione dell'entità dell'immobile custodito da Eli, era una struttura molto modesta che conteneva la Tenda costruita da Mosè nel deserto che custodiva l'Arca dell'Alleanza. Luogo della memorie e meta di pellegrinaggi nella fase premonarchica. Ieri come oggi la gente va ai santuari per invocare l'aiuto di Dio, ed è per questo che vi troviamo Anna la madre di Samuele, molto amareggiata e nella esigenza di essere aiutata da Dio. Ma forse non è neanche indispensabile per valorizzare il messaggio di fede che la Parola ci vuole comunicare. Con Gesù ci leggiamo nella sinagoga di Cafarnao alle prese con la Sua lotta contro il male. Insomma è un incoraggiamento alla fiducia in Dio e alla vigilanza nel combattimento contro il male.

     Poi si parte e si affronta la collina, senza fretta godendosi il panorama in un clima che a dire primaverile è poco. Insomma l'inverno non ne vuole sapere di arrivare almeno per adesso, non è una cosa bella, ma poiché non possiamo farci molto, ci godiamo queste giornate dal clima mite. San Marco si presenta nella pienezza della sua ministerialità e anche complessità, il fuoco va sempre spento anche se, non piovendo da un po' di tempo corre il rischio di essere vitalizzato in modo eccessivo. Ma per adesso è tutto sotto controllo. Anche per la mia vecchiaia il Vescovo si è commosso e mi ha accordato un aiuto che mi sia simile, per cui da sabato nel avvertiremo gli effetti benefici. Il Sacerdote deve spendersi per la comunità che gli viene affidata, anche se non tutto lo fanno però è comunque importante non desistere nell'incoraggiare. Alcune volte ci aggiustiamo troppo la vita dimenticando che siamo dei servi, oltretutto pagati anche abbastanza bene in riferimento a questo titolo, ma troppo spesso nel nostro modo di agire è difficile cogliere l'atteggiamento del servo.

     L'avvoltoio resta un animale che non suscita molta simpatia, forse perché si accanisce sulla preda quando è ancora vita, diciamolo pure oggi, in molti ambienti, è un emblema di onestà lavorativa. Siamo arrivati a ottantacinque uomini politici inquisiti per abuso di potere per motivi economici, la cosa significativa è che nel popolo non genera alcuno scandalo, anche perché siamo troppo abituati a vederli come gli uomini del malaffare. Chissà se riusciremo ad avere una classe politica capace di far innamorare questo ambito così importante della responsabilità pubblica, ne avvertiamo l'esigenza anche a Scalea. Il senso della gratuità e del servizio vanno emancipati, cogliendo in questi atteggiamenti ciò che più immediatamente ci assimila a Gesù. Anche oggi pranzo di lavoro generoso e gioioso, consumato in sincero spirito di fraternità, alcune volte il Signore costruisce speranza senza darne troppe spiegazioni, ma quello che conta è che sia sempre Lui a guidare il cammino.

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     Il pomeriggio si colora della gioiosità dell'Accoglienza e rasserena il cuore di tutti. Una bimbetta mi ha detto: Don Cono come mai in chiesa sorridete sempre e fuori siete sempre preoccupato? Non le ho risposto, però ha ragione lei che ha nove anni, forse perché in Chiesa è Gesù a proteggerci da ogni male mentre negli altri ambienti devo essere io attento ai problemi che si presentano. Però mi ha aiutato a capire come i bambini mi osservano. Poi ci sono gli animatori che hanno bisogno di gioia e di affetto, devo pensare a un incontro solo con loro. Mentre i catechisti coscienti del loro protagonismo lavorano senza litigare troppo, non chiedono più niente anche perché sanno che devono sempre dare e mai ricevere, per cui rassegnazione. Insomma il Signore protegge il suo popolo e dona la pace.

     Purtroppo ci sono anche delle notizie poco felici di cui non parlo ma per le quali prego, perché il Signore faccia trionfare l'amore. Anche se non è sempre facile almeno per noi, anche per questo è opportuno invocare la Sua benevolenza e la Sua protezione. Ma se siete cresciuto in Associazione e in essa avete vissuto tanta parte del vostro servizio come mai questo disimpegno. Il motivo è semplice e anche immediatamente leggibile per chi ha il cuore sincero, chi non ci riesce non fa niente, lo capirà in seguito se proprio sarà necessario, altrimenti quello che è importante è il continuare a lavorare in pace. Senza agitazioni, senza finzioni, senza sotterfugi senza apparenza, senza vanagloria avendo a cuore solo il bene della parrocchia che ancora non esiste ma che con l'impegno di tutti certamente avremo modo di rendere più visibile. E così andiamo a chiudere con l'amore di sempre, un momento di programmazione sena particolare ansietà, anche perché ciò che è orientato al Signore dona sempre pace.

     Intanto una leggera pioggerellina, rinfresca la serata e incoraggia a cogliere la presenza dell'inverno anche dalle nostre parti. Abbiamo imparato da tempo che l'acqua purifica ogni cosa, anche le nostre sozzure, piccole o grandi che siano. Insomma c'é ancora speranza per tutti sotto il cielo.

12 gennaio - Nulla di più bello e intenso si riesce a pensare e a descrivere per cui evito di farlo anche io, tanto per non rovinare la possibilità di immaginarlo per chi non lo ha vissuto. Sto parlando della celebrazione festiva, che ha visto i giovani e i tiratardi protagonisti dell'animazione liturgica. Come affermo spesso quando i giovani si impegnano non c'é spazio per nessun altro, ed è stato veramente tutto particolarmente gioioso ed esaltante. Oggi la parrocchia ha avuto un momento di respiro che le restituisce la vitalità sua propria, dopo il periodo del Santo Natale che facciamo ancora fatica a vivere con l'intensità che dovrebbe essergli proprio. Così oggi ne ho approfittato per fare gli auguri del Santo Natale. Sono momenti che il Signore dona di vivere per riscoprire l'entusiasmo di essere cristiani e di poterlo ringraziare per il semplice fatto che Lui ci vuole bene e ci chiede di stare con Lui in atteggiamento di estrema familiarità. E' il dono che riceviamo in occasione del battesimo, in Gesù tutti diventiamo Figli di Dio e ci apriamo all'incontro con Lui.

     La celebrazione poteva anche bastare per dare senso pieno a questa Domenica, ma il Signore mi ha donato di vivere un altro momento di intensa emozione in quel di Diamante, per fare memoria a distanza di un anno del passaggio di Don Leonardo alla Gloria del Padre. Un po' di emozione,

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chiaramente non tanto per Don Leonardo che certamente vive la sua pace in Dio, ma per i tanti volti che si sono presentati come memoria degli anni passati sul Diamante. Anche in questo caso tutto molto bello, con qualche passaggio roccocò, ma non è stato disdicevole. Quando le cose vengono fatte per gli amici ben vengano. Come sempre proseguono le iniziative oratoriali, con amori che vanno e vengono nello stile della immediatezza relazionale. Brevi incontri di vita spirituale al rientro in parrocchia e poi con il Coro si va in pizzeria tanto per concludere in allegria una giornata veramente luminosa nella sua semplicità. Gioiosa nella sua immediatezza.

     Intanto il mio fratellone è ripartito, la sera si presenta con il suo silenzio che incoraggia la riflessione, ma anche con la stanchezza che chiede di essere ascoltata. Anche per questo vi lascio e cerco di venire incontro a questa esigenza ineludibile dell'organismo. Perciò auguro una buona notte a tutti.

11 gennaio - Per chi non se ne fosse accorto sta passando anche il mese della pace. Non male l'accenno di Tabor vissuto ieri sera, dipende certamente dal fatto che siamo saliti in collina, per cui la depressione giordanica verso la quale camminavamo non sarebbe stata coerente. Tra un incontro e una celebrazione, un litigio e un impegno pastorale siamo già arrivati a metà del mese e tutto sembra ancora da avviare perché possa esser proposto con l'entusiasmo necessario. Certo altri non si pongono neanche il problema, ma poiché noi abbiamo il carisma di vivere con impegno l'Iniziazione, l'appuntamento con la pace che il Signore ci ha donato, da donare agli altri resta un appuntamento che è parte integrante del cammino formativo annuale. Quando si pensò al mese della pace, si pensò di poter valorizzare al meglio quanto il Santo Padre ci avrebbe donato di riflettere di volta in volta per il ben dell'umanità. Anche per questo il dono della pace, che ci è donato dall'alto, è un dono da riflettere e da condividere con tutta la comunità. Quest'anno riabbiamo ritenuto di emozionare la città  di Scalea con la sottolineatura della gioia, anche per questo abbiamo scomodato lo slogan, di geniana memoria: Ora è tempo di gioia. In che cosa si manifesta la gioia? E' semplice, nella capacità di donarsi totalmente agli ultimi, seguendo l'esempio di Gesù.

     Giornata interminabile e ricca di relazioni profondamente gioiose. Si comincia come sempre on la Parola di Dio e la lettera di Giovanni che incoraggia, fino ad annoiare, sull'esigenza di fare dell'amore il segno distintivo della nostra appartenenza a Cristo. Poi a seguire i lavori giù all'oratorio, una visita imprevista dalla comunità del Feudo per la quale purtroppo non ho avuto molto tempo a disposizione, il lavoro di preparazione dell'Accoglienza, quello dell'Eucaristia, l'incontro sulla formazione delle Coppie, l'attenzione ad alcune situazioni di povertà. Poi si parte e si va a Tortora, per vivere la gioia del matrimonio tra Vincenzo e Francesca, un vero momento di gioia nella ricchezza dei ricordi che ha suscitato e nella bellezza della liturgia. Ho parlato della pazzia che si accompagna ai giovani del nostro tempo che riescono a trovare il tempo si sposarsi. Per non parlare di chi riesce a farlo perfino più volte. Si rientra per una breve pausa e poi  si riprende con i Tiratardi, veramente molto affettuosi e creativi, con le telefonate di chi potrebbe anche farne a meno anche per non correre pericoli inutili. Sono belli anche solo a vedersi per cui non possono che rendre presenti se stessi e questo deve anche bastare a stare meglio. Poi arriva la Confermazione e come sempre i giovani dell'Oratorio.

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     Parto per Santa Domenica Talao per vivere un momento di servizio in quella comunità, ma solo perché il loro parroco vive un momento di ricerca interiore. Sono molti anni che non celebravo in questa parrocchia, il parroco era molto geloso, quando si è gelosi non è male anche prché significa che ci si tiene, adesso è una fase di disamore per cui ogni viandante diventa vignaiolo. Qualora ce ne fosse bisogno ho potuto constatare quale differenza intercorre tra una comunità di trapiantati e una comunità stanziale. Non c'é paragone, però a me è stata affidata quella dei trapiantati per cui non posso invidiare chi ha in dono quella stanziale, però tra le due realtà intercorre un abisso di intensità nella disponibilità alla partecipazione e nel sentirsi parte ineludibile della vita di comunità. Ho toccato con mano, ma ne avevo già una coscienza piena, che a me è stata affidata una periferia oltretutto terribilmente innovativa, tutto molto bello e significativo che comunque ha sempre bisogno di essere colto nella sa ricchezza di presenza giovanile e nella capacità che ha di rileggersi costantemente. Comprendersi come un dono, ha bisogno di sentirsi amati, e questo non sempre accade in chi è costretto a ricostruirsi in situazioni totalmente innovative. Intanto, e il Signore lo sa, noi ce la stiamo mettendo tutta e se Lui ci mette la Sua mano i risultati non tarderanno a venire.

     In serata mi sono goduto l'ennesimo momento di fragilità adolescenziale con i giovani ancora e sempre in situazioni conflittuali, poi relax con la Comunità Maria nella quale è tornata penso per la prima volta la neo mamma Valeria, c'era anche l'aereoplanino che ogni tanto va in estasi mistica, insomma momenti  belli di partecipazione e di ascolto. Mi sono perfino soffermato a condividere l'esperienza familiare con la mammina. Alla fine momenti ancora più belli di condivisione e di gioia.   Ultimo momento della giornata, il giovane si sofferma con i Neocatecumeni, mentre  io mi incammino verso la sede Scout, dove viviamo momenti, no chalance, con l'analisi, forse un po' ripetitiva  sulle varie situazioni educative. A me sembra che si perda troppo tempo anche perché le analisi assorbono tempi lunghi e vengono fatte da chi sostanzialmente già non ha il tempo di poter respirare. Il problema è che terminata l'analisi della situazione non sempre si riesce a trovare le energie necessarie per avviare progetti attuativi. E' l'innamoramento della prima ora, ma che ora ha molto di disincantato, d'altra parte con l'età tutto diventa più razionale.

9 gennaio - E' importante chiudere gli spazi o aprire gli spazi, tutto dipende dalla maturità di chi li gestisce ma anche dalle finalità che si perseguono. Se l'obbiettivo è il classico pochi ma buoni, chiaramente nella loro presunzione, allora è opportuno tenere tutto chiuso in modo che sia chiaro che comanda solo chi ha le chiavi e nel contempo a chi si consegnano le chiavi si da anche la certezza di avere la padronanza degli spazi e dei contenuti da trasmettere. Se invece l'obbiettivo è che gli spazi sono della comunità, quindi di tutti, si tratta solo di razionalizzare gli orari tenendo conto delle esigenze ineludibili della comunità, mentre per il resto tutto è a disposizione di tutti. Questo però esige che ci siano sempre delle persone a disposizione delle attività di accoglienza altrimenti il rischio che si corre è che non resti nulla di quanto con sacrificio si cerca di portare avanti. Il problema è che c'é tanta povertà e l'avere a disposizione ogni bene incoraggia a fare proprio quello che appartiene a tutti.

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     Oggi pomeriggio  è stato molto affettuoso, tanti abbracci condivisi, meno male che io non sono indagato altrimenti andrei a finire subito in prigione. Con quali accuse, in realtà non sono necessarie, quello che conta è avere un colpevole di qualcosa e se è un innocente funziona meglio, anche perché non saprà difendersi o non troverà nessuno che lo difenda. Parlare troppo non è opportuno alcune volte è meglio tacere e lasciare più spazio al Signore, anche liturgicamente non sempre il parlare aiuta a comprendere. Il modo migliore per vivere il rapporto con Dio, d'altra parte è risaputo, è quello di stare in silenzio mettendosi in ascolto di Dio che vuole parlare al cuore dell'uomo. Non è facile educare al silenzio, quando anche la preghiera è un continuo parlare. Però è opportuno provarci, altrimenti non si cresce nella relazione con Dio. Mi è sembrato che fino ad oggi non fosse mai accaduto, però questa sera erano in quattro all'altare e nessuno tra i banchi. Una situazione totalmente atipica e innaturale, ma può anche starci, perché il popolo è preso da tanti pensieri e non sempre  avverte l'esigenza di ringraziare Dio. O forse, chissà quali altri problemi vi sono sottesi.

     I ragazzi come sempre bellissimi, i volti luminosi e sorridenti, i catechisti tempistici e  comunque molto motivati. Si comincia tutti insieme per cantare Ora è tempo di gioia. Non male anche se leggermente malinconica d'altra parte è il canto dei deportati che ritornano dall'esilio alle proprie case, deve necessariamente essere caratterizzata dalla nostalgia e dalla malinconia. Ma è adatta alla festa della pace, io penso di sì, d'altra parte la situazione della gran parte delle famiglie è caratterizzata da una inquietudine del quotidiano che stenta ad essere rimossa in modo definitivo. Forse è meglio dire che va stabilizzando sempre più. Poi arrivano i giovani, come sempre a valanghe successive stasera gran pienone di esuberanze e animosità, molti sfanno gli innamorati, altri litigano, altri semplicemente giocano, altri ancora cercano di vivere il cammino di formazione, poi si mangia tutti insieme ed è il momento della comunità, quando si mangia si va sempre tutti d'accordo. Passano le ore, come sempre lentamente si avvia la diaspora, tutti a casa. Spero con un po' di gioia in più e con la voglia di incontrasi nuovamente in oratorio.

     La preghiera restituisce la serenità agli ambienti pastorali, si prega per le tante situazioni di povertà economica che si accompagnano alla vita della comunità. Per la povertà spirituale che coinvolge ancora maggiormente la vita dei battezzati nella nostra città di Scalea, si presentano al Signore anche le esigenze dei ragazzi e dei giovani, infine si guarda alle tante situazioni di ingiustizia che caratterizzano il nostro tempo e che avvertono l'esigenza di cogliere la preziosità della presenza di Gesù nella loro vita. Poi alla fine nuovamente il silenzio e la gioia di restituirsi per alcuni momenti al dono della Grazia, avendo la certezza che in questo si manifesta pienamente l'amore di Dio verso di noi. Il popolo di Dio è un popolo sostanzialmente buono, che ama cercare al pace in Dio per cui questo momento è uno dei più sereni che il Signore ci dona di poter condividere.

     Il ritorno a casa in questi giorni si caratterizza di una coloritura nuova, anche perché non sono totalmente solo, ma è tornato a casa il figliol prodigo, Peppino, il fratello di mezzo che vive una intensa idealità filantropica. questo vuol dire che non deve ricorrere alla cucina trapper, anche perché lui ha il gusto della buona cucina, per cui l'odore si sente già nelle scale, insomma cose

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d'altri tempi e di alta qualità culinaria. Come sempre viene per problemi istituzionale e si ferma giusto il tempo di poterli risolvere poi riprende il suo girovagare per le strade del mondo e tanti saluti a tutti. Se c'era mia madre avrebbero già trovato più di una occasione per litigare, ma con me non attacca per cui tutto procede in serenità.

     Come sempre in testa tanti altri pensieri, ma non posso trasmetterli, per cui li tengo per me, nella speranza che non generino disagio e instabilità. Non sempre la gente ha la capacità di cogliere il dono di Dio e troppo spesso si agita per il nulla. Nel frattempo il Vescovo ritengo abbia accolto il mio grido di disperazione per la comunità e ritengo che verrà incontro alle nostre esigenze donandoci una boccata di gioventù. Il giovane è bravo ma non è adatto, ogni storia ha delle esigenze particolari e la storia della nostra parrocchia parla giovane e vive giovane, per cui ha bisogno di sacerdoti giovani che amino lo stare con i giovani. Cosa vuol dire? Chi vivrà vedrà, disse il saggio. E io aggiungo chi resisterà, godrà di una gioia sempre nuova e innovativa.

7 gennaio - Il giorno dopo? E' semplicemente il giorno dopo, non ha molto a che fare con la festa che lo precede, anzi sembra fatto apposta per far dimenticare ogni cosa. Ed è proprio così, ci si immerge nelle attività pastorali a tutti i livelli, e il Natale sembra essere passato da tantissimo tempo, adesso si presentano i valori dell'impegno di ogni giorno, anche i volti della vita di ogni giorno sembrano essere più immediatamente visibili. Si riprende con entusiasmo, però in modo pacato, la gestione serena del tempo diventa sempre più necessaria per dare ad ogni cosa il giusto valore e per valorizzare ogni cosa senza trascurare nulla. Questo, alcune volte, esige anche la mortificazione degli affetti. Occorre mantenersi staccati dalle cose e dalle persone, questo aiuta a razionalizzare le potenzialità e a valutare le disponibilità. Aiuta anche a capire la differenza che corre tra la menzogna e la verità, tra la disponibilità e il tornaconto. Insomma aiuta a cogliere il senso della gratuità che si oppone alla ricerca del proprio interesse. Questo atteggiamento spesso genera solitudine, anche perché troppo spesso si cerca complicità, ma questo non deve mai spaventare, la cosa importante e che non ci si allontani dal Signore. Il resto va accettato per come viene e per come il Signore dona di vivere.

     Il parroco sostanzialmente è una persona sola, o che deve imparare a stare bene da sola. E' vero è sempre in mezzo agli altri, ma guai se si identifica con questi o con quelli, finisce con il non vivere più la missione ma cercherà sempre di compiacere quelli che lo cercano, lo osannano, lo incensano. E' solo la ricerca sincera della volontà di Dio, ad incoraggiare all'annientamento di se stessi e a cercare  in tutti e ciascuno la presenza e la volontà di Dio. Non è sempre facile, però è il modo migliore per vivere da missionari la breve vita che ci viene donata. Perché è così, la vita non è molto lunga, è un soffio recita il salmista, per questo è opportuno viverla con intensità e per quanto si riesce nella verità sia degli atteggiamenti che delle parole. E' importante non aver paura delle conseguenze come anche non temerne le conseguenze, altrimenti non si riesce a vivere, si riesce ad aver paura persino della propria ombra. O, più semplicemente, ci si crea una relazione appiattita nella quale nessuno cerca il bene, ma solo il proprio bene e magari lo si fa coinvolgendo gli altri contro altri.

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     Giornata serena vissuta in modo sereno e perfino spensierato, in qualche modo è stato superato uno dei problemi che si è accompagnato ai giorni della festa, come sempre sono stato incoraggiato alla gioia dai tanti volti amici che ho incontrato, ho ripreso il mio pellegrinaggio al centro diocesano, dove comunque ci si sforza di vivere e di intessere relazioni di fraternità e di comunione. Anche se non tutto procede per come il Signore ci chiede, quello che conta è mettercela tutta, poi sappiamo bene che non tutto dipende dalla nostra buona volontà. Il cuore dell'uomo è un groviglio di sensazioni e di passioni per cui non è facile metterci mano, abbiamo detto altre volte che non si ha neanche il tempo di poterlo fare stabilmente, per cui è anche bene imparare ad accontentarsi per come il Signore ci dona di relazionarci. Cosa si attende il Signore da noi? Semplicemente che ci si voglia bene e che si operi nella fraternità e nella carità verso tutti. Sono principi semplici che donano di vivere in modo felice la propria storia, senza particolari patemi d'animo e che ci rendono perfino preziosi agli occhi degli altri che stentano a capire che è l'azione di Dio a operare ogni cosa.

6 gennaio - Epifania del Signore, ci viene ricordato che Gesù è nato per la salvezza di tutti gli uomini e ci incoraggia ad essere suo tramite perché tutti lo scoprano e si incamminino, sull'esempio del magi, per incontrarlo. E' la grande sfida che noi vogliamo accogliere pienamente, d'altra parte è quello che oggi ci chiede il Signore. In che modo trasmettere l'importanza della presenza di Gesù in un realtà che sembra distratta da cose ritenute più pressanti e importanti? La prima evangelizzazione si vive con il proprio esempio, insomma Gesù non vuole essere tanto un messaggio da trasmettere o da predicare, quanto un esempio da imitare. E' imitando il suo modo di vivere la fraternità che si alimenta la gioia di viverla. Questo vuol dire eliminare dalla propria vita tutto ciò che è opposizione gratuita al fratello. Le tante maldicenze con le quali alcune volte si tende a distruggere gli altri, magari semplicemente per esaltare se stessi. Come anche è importante maturare una comprensione positiva della vita di comunità da cogliere come dono del Signore, in questo modo ci sforzeremo di fare ogni cosa per farla crescere. Occorre servire la parrocchia non servirsi della parrocchia. E' un cambio di prospettiva che esprime la maturità e l'affetto di chi vi vive.

     L'amore verso la Chiesa, che tradotto nel quotidiano significa l'amore verso la propria parrocchia, è fondante la testimonianza della propria fede. Non sempre si ha la maturità di cogliere questo legame ineludibile, anche per questo capita che la parrocchia venga strattonata da ogni parte e spesso dismette il suo volto accattivante di relazioni fraterne fino a diventare il luogo della conflittualità o del pettegolezzo. La Parrocchia è casa e scuola di comunione, ci ricordano i nostri Vescovi, questo deve essere la comunità parrocchiale, uno spazio di vita sociale che pone al suo centro la carità e la fraternità. E' un po' l'immagine della Grotta di Betlemme, luogo verso il quale tutti convergevano a prescindere dalla loro condizione sociale, potremmo dire anche a prescindere dalla propria fede personale, e dove ognuno trovava la gioia che gli derivava dalla speranza di aver conseguito la meta della propria ricerca, per cui poteva ripartire sostenuto dalla Grazia di Dio. La Grazia è l'alimento con cui ci nutriamo anche noi quando facciamo l'esperienza dell'incontro con Gesù. E' il dono dello Spirito quale sostegno nella nostra fragilità spirituale.

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     La gioia del Battezzato è vissuta pienamente quando concorre con il proprio impegno alla crescita della comunità, il che fa sentire di essere pienamente partecipi dell'amore di Dio. Dobbiamo imparare a uscire da noi stessi per coglierci dono da condividere, ancora una volta è l'immagine della Grotta a sostenere questa idea, la Vergine Santa mostrava a tutti colui che cercavano di vedere, anche se probabilmente neanche lei aveva una comprensione piena del perché tutti lo cercavano. E' un impegno che dobbiamo incarnare anche noi, mostrare a tutti Gesù, il che vuol dire anche mettersi un po' a lato, altrimenti corriamo il rischio di proporre noi stessi come l'essere della Chiesa, mentre noi siamo solo al servizio della Chiesa. La gente cerca Gesù, ma troppo spesso trova persone che pensano di impossessarsene, che lo hanno privatizzato. Poi  a guardare bene, ma comunque io vi incoraggio a non guardare troppo bene, sono coloro che fanno più fatica a vivere la fraternità, che troppo spesso cercano di sovrapporsi gli uni agli altri. Come mai accade? Probabilmente sono forme di immaturità spirituali che però penalizzano fortemente la vita di comunione.

     Ma se accade questo, perché non si interviene in modo più deciso per rimuovere ogni particolarismo o separazione? E' probabile che qualora questa azione si avviasse creerebbe solo ulteriori divisioni e separazioni. E' accaduto tante volte nella storia della Chiesa, la Chiesa ne è uscita segnata da maggiori separazioni, alcune delle quali sono ancora visibili ai nostri giorni. Contrapposizioni che si stenta molto ad attenuare, per dare al mondo una visione credibile di comunione tra i fratelli in Cristo. Troppo spesso la volontà di omologazione ha visto i più forti accanirsi contro i più deboli, al punto che anche coloro che pensavano di avere ragione ne sono usciti sconfitti, perché la violenza ha dominato la scena. Oggi sembra che la lezione sia stata appresa, anche se non da tutti, per cui si cerca di appianare le contrapposizioni con una ricerca sincera di fraternità, che trova in Cristo il perno insostituibile. D'altra parte è il legame con Lui che da significato alla nostra vita di fede, alla fede di tutti i cristiani. Anche se non sempre si manifesta in modo perfetto, vogliamo comunque che sia Lui a dare senso alla nostra vita.

     Intanto la giornata si è conclusa, in realtà l'ho fatta concludere in anticipo rispetto al programma di lavoro. La vecchiaia incide, magari anche la stanchezza fa la sua parte. Una giornata veramente bella di vita comunitaria, non che i fedeli si siano commossi per la celebrazione della festa, ma perché so che stanno bene con le loro famiglie per cui ringrazio il Signore per il dono della gioia familiare alla comunità. Per fare festa in parrocchia non mancheranno altre occasioni. E' scivolata serena per come era ampiamente previsto, una giornata luminosa visitata ampiamente dalla grazia di Dio e dalla gioia di incontrarsi con i fratelli. Qualche appuntamento è saltato, altri sono stati vissuti solo a livello mentale. I giovani, non hanno fatto danni eccessivi, diventano sempre più affezionati e affettuosi. E poi stasera, meraviglia delle meraviglie, mi è  riuscito di cucinare un minestrone niente male. Lo so per molti di voi è una cosa facile, ma a me non era mai riuscito pienamente, beh stasera ho di che restare soddisfatto. Sarà un mese pieno di riflessioni e di incontri, Gesù dovrebbe essere abbastanza contento, d'altra parte parliamo sempre di Lui, cerchiamo di renderlo presente dappertutto, gioiamo della Sua presenza. E' proprio così, non è male la vita della comunità. Anche se non sempre la si

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coglie nella sua preziosità, non è proprio male spendere la propria vita per gli altri.

     Alla fine, come sempre scende il silenzio. La notte è rischiarata dalla falce della luna che si riflette in modo armonico nel mare, serata magica per gli innamorati. Tutto si presenta come manifestazione di pace. E' il Signore che rasserena i cuori. Nulla lascia presagire la ripresa di ogni attività che si vivrà domani mattina. Il riprendere l'inseguimento quotidiano delle cose da fare. Ma intanto godiamo questi momenti di riflessione. Cosa si fa nelle altre famiglia? Li vedo attorno alla tavola, anche se è un po' tardi per cenare. I ragazzi malvolentieri si attrezzano per andare a scuola, anche perché riprende la levataccia mattutina dopo il lungo periodo dell'inquietudine vacanziera. Riesco perfino a vedere qualcuno che prega, lo si dovrebbe fare tutti, ma intanto bisogna lavare le stoviglie e poi arrivano le partite,magari un segno di croce in più ci scappa, però più tardi. Le befane hanno fatto il loro lavoro portando un po' di gioia ai nostri ragazzi, anche in Oratorio qualcuna si è ricordato d chi vive con difficoltà la gioia in famiglia. Intanto noi parroci abbiamo chiuso le Chiese e ci prepariamo al ritmo lento della riflessione e della preghiera serale. Comunque la minestra è venuta proprio bene, anche se forse è improprio definirla tale. Ma che cos'era di preciso, non saprei, però vi garantisco che era veramente buona.    

5 gennaio - Lentamente vanno completandosi i giorni della festa, così adesso siamo a meno uno. I giovani hanno ripreso il loro esodo verso le città, parlo di coloro che studiano o che almeno ci provano, mentre coloro che lavorano ci hanno già abbandonato a ridosso di Capodanno, turisti non ne sono arrivati per cui su questo fronte nessun movimento a segnalare, nel frattempo qualche trapiantato, ma ancora non tutti, si è restituito alla vita della comunità di attuale appartenenza. Insomma con la festa dell'Epifania vivremo il tentativo di restituirci alla normalità parrocchiale. Per i ragazzi ritengo ci vorrà almeno un'altra settimana, certamente dovremo aspettare la ripresa delle attività catechistiche. Nulla di particolarmente grave d'altra parte anche loro avvertono l'esigenza di essere al centro della scena, forse non sempre ci si riesce, soprattutto in questa fase nella quale al centro è sempre Gesù, e allora preferiscono altre situazioni che la loro persona, le loro capacità al centro dell'attenzione di tutti.

     Tutto procede bene, i giovani si innamorano ogni tre o quattro giorni, il coro anima bene la liturgia anche si non sempre si è sereni per come si dovrebbe, è stato rotto un altro vetro giù dai pargoletti dell'oratorio e con questo sono tre per un totale di seicento euro, l'assemblea liturgica anche se con lentezza comunque si ricompone e lo spazio liturgico si presenta a uno sguardo distratto con una certa dignità, io cerco i miei e non sempre li trovo al loro posto e questo certamente desta in me delle preoccupazioni, d'altra parte ogni pastore vorrebbe che il gregge vivesse in una disponibilità piena ai suoi orientamenti. Però stiamo crescendo anche li spazi oratoriali sono presidiati con serenità e continuità, alcuni ragazzi hanno frequentato con assiduità e gioia la vita liturgica vivendo la festa senza trasformarla in vacanza. Poi va sempre ammirata la costanza di quanti, anche se non si riesce a coinvolgere la famiglia riescono a partecipare con costanza alla gioia della vita comune.

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     Intanto piove con lineare coerenza, il che lascia presagire che in montagna la neve stia cadendo con dolcezza stabilizzando il manto nevoso per la gioia degli amanti della montagna e degli escursionisti. Quando piove in questo modo tutto diventa più sereno e dolce. Anche i pensieri vengono espressi in modo pacato, anche perché tanto continuerà tutta la notte per cui è meglio affrontarla con la disponibilità mentale di chi non ha nessuna fretta di chiudere. Quando piove non c'é proprio nulla d chiudere si deve solo apprezzare il dono dall'alto che scende con costanza e irriga ogni cosa. La Domenica? Non male, come sempre d valorizzare nella dinamica del ringraziamento e da riscoprire in modo sempre nuovo come il giorno della comunità. La parrocchia è giovane e ha tanto tempo davanti, purtroppo non posso dire lo stesso per me. Però guardando alla vita di comunità non si può non essere soddisfatti tutto cammina per come il Signore ci chiede e tutti si sforzano di corrispondere alla chiamata per come possono.

     Domani sarà una giornata bellissima e non anticipo nulla ma il Signore mi ha già avvisato, è l'Epifania e con la Sua presenza cambierà ogni tristezza  in gioia.

4 gennaio - Alla fine anche questo giorno è terminato, in realtà terminerà dopodomani a mezzogiorno ma per adesso mi concedo una breve pausa per risposare e riprendere energie. E' cominciato ieri sera con il convegno biblico a Cetraro, quest'anno il caro Don Vincenzo ci introduce sul tema della giustizia nei Profeti minori. Lui ce la mette tutta, e magari anche qualcosa in più, sono ormai anni che si sforza di farci amare la Bibbia in modo serio, ma a mio pare i risultati non sono molto edificanti. Lo dico in riferimento a quanti partecipano stabilmente ai momenti formativi ma in quanto a padronanza del testo sacro stentano poi molto a manifestarla. Questo riguarda anche noi sacerdoti che abbiamo sempre altre cosa da fare, lo si evince anche dalla tante omelie nelle quali si parla di tutto, per cui il testo sacro si potrebbe anche non proclamarlo. Lui è diverso, tutta la sua vita è la Bibbia, instancabilmente notte e giorno legge, approfondisce, insegna, scrive insomma è veramente unico nella competenza. Per molti aspetti ritengo che abbia maturato una comprensione ebrea della Bibbia e anche della vita. Anche per questo dispiace vedere come poi ciascuno ha da fare altro più importante. Insomma così va il mondo.

     Al rientro momento di relax con alcuni giovani che si preparano per ricevere la Confermazione da adulti. E' di relax perché a me serve per capire come da giovani si riesce a riprende l'approccio con Gesù, Voti sereni, sorridenti, leggermente spensierati, tutti molto immersi in questa situazione. Questo mi ha meravigliato, generalmente si potrebbe pensare a una forma di sopportazione, invece niente. Vengono volentieri, fanno domande, parlano con libertà. Non riesco a capire perché vogliono ricevere la Confermazione. Non sempre tutto bene con i parroci di provenienza ma questo è normale. Insomma sempre difficile da leggere il mondo giovani. Ma intanto ne godiamo la relazione.

     Oggi come sempre si apre con la preghiera alla Madonna e poi si va ad approfondire la Parola che ci dona di riflettere sulla vocazione (Gesù e i primi discepoli) e sul dono dell'amore vicendevole (1Gv). Come sempre è presente il resto di Israele. Il popolo di Dio sonnecchia all'ombra delle oasi, per cui per

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adesso non se ne parla di percorrere il deserto, certamente ognuno prega a casa con la propria famiglia che è la cosa migliore da fare. Terminato il ringraziamento si prepara per il Battesimo, papà di Scalea residente a Napoli, mamma Russa doc residente in località Marina di Orsomarso, tutti e due domiciliati in parrocchia in via Lauro. Lui cattolico lei ortodossa, chiaramente sposati solo civilmente nella speranza di fare in tempi lunghissimi il matrimonio religioso. La bimba mangia e dorme come tutti i bambini appena nati per adesso non comprende molto della vita. Forse è il periodo più bello, quello dell'affettuosità e dei sorrisetti. E' semplicemente una delle tante situazioni ordinarie con la quale ci si deve confrontare ogni giorno in parrocchia. Chiaramente tanto per confrontarsi anche perché loro sanno già tutto, per cui ci si intrattiene in fraternità e si procede con serenità.

     Poi si parte per Verbicaro dove nella Chiesa Madre gremita in ogni ordine di posti ho presieduto alla celebrazione delle Cresime. Una bella celebrazione che ho rallegrato con la estemporaneità dei ricordi nostalgici. La prima parrocchia non si scorda mai, anche se io ero confinato nella periferia, ma le divisioni parrocchiali sono un problema di noi preti per i laici non esistono confini e ognuno va dove lo porta il cuore, che poi a bene vedere è quello che faceva anche Gesù, sempre in movimento per come riteneva a secondo della giornata e delle esigenze del territorio. Animazione liturgica molto gioiosa, ricca di sorrisi, insomma per come dovrebbe sempre andare una celebrazione. E' stata veramente una bella festa di popolo che loro hanno completato con la classica tavolata di circostanza. Io invece, prima di riprendere la strada per Scalea, sono andato a trovare don Giuseppe, un sacerdote ammalato da molti anni che vive la sua sofferenza con molta dignità e pace interiore. Breve sosta in parrocchia per pranzo e riposo e poi si riparte per Cetraro, seconda parte del convegno biblico, come sempre la partecipazione è abbastanza attenta, anche se non si riesce ad andare oltre i soliti volti noti. Che a questo punto, per tutti convegni fatti, dovrebbero essere dei biblisti ferrati.

     I due giorni sono stati vissuti incrociando i componenti del GAM, una delle tante aggregazioni di spiritualità mariana che hanno vissuto il loro ritiro alla Colonia. Forse non siamo stati di aiuto al loro silenzio, comunque ho intravisto molti giovani il che depone bene. Anche a Scalea molti anni fa Don Tolentino ne fece nascere un gruppo all'ombra della madonna del Lauro, in realtà erano gli stessi che erano tesserati in AC che in più facevano anche animazione GAM. Può sembrare strano ma trovare altri adepti è sempre difficile. Il rischio che corriamo è quello di riciclare sotto diversi strati di tessere o itinerari formativi sempre le stesse persone,penso sia un problema di tutte le comunità anche per questo è opportuno che la persona faccia con semplicità una sola cosa e poi viva la gioia della vita familiare, che è poi la prima vocazione di chi sposa.

     Sistemate al meglio le cose per il prosieguo del Convegno mi sono portato ad Orsomarso, dove si svolgeva un altro convegno sull'area mercuriense. E' un periodo storico molto interessante che si accompagna  agli inizia dell'anno mille in Calabria, insomma i protagonisti a quel tempo erano i bizantini  i longobardi, i normanni, e poi questi monaci anacoreti che hanno costellato con la loro presenza tutto il territorio dell'alto Tirreno cosentino e del monte  Mula. Neanche il tempo di arrivare e subito sono stato invitato ad intervenire perché dovevo aprire i lavori. Non male, anche se un po' pesante in alcune sue fasi per

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coloro che vi partecipavano. Comunque anche in questo caso la chiesa era piena di ascoltatori, non penso tutti studiosi dell'area mercuriense ma l'attenzione è stata abbastanza buona. Questo segmento storico incoraggia a leggere la forza che viene dall'amore verso il Signore in periodi sociali e politici difficilissimi e vede protagonisti persone che abbandonavano ogni cosa per vivere la povertà assoluta a l'amore per la cultura. Lo scenario naturale di questa vita spirituale è quello che è davanti ai nostri occhi anche se non sempre noi riusciamo a coglierne il messaggio spirituale di cui è totalmente intriso.

     Anche ad Orsomarso conosco tante persone, vi ho fatto molti campeggi e poi ho guidato io stesso più volte gruppi di giovani lungo i sentieri dei monaci facendo l'itinerario da Papasidero a Orsomarso alcune volte anche attraverso il pianoro di Scorpano e scendendo da Santo Nocaio, chiaramente a piedi altrimenti come si fa a fare l'esperienza dei monaci, certamente non vi si riesce facendolo in macchina. Poi come al solito il silenzio, saltando il rinfresco ho deciso di rientrare. Il ritorno, come sempre, l'ho fatto costeggiando il fiume Lao, ricco di memorie e di storie da raccontare, ma forse ero troppo stanco per mettermi ad ascoltarlo, così mi sono acceso il corso di inglese e mi sono ripassato qualche lezione arretrata, intanto sono arrivato, e chi incontro per strada tutta da sola? Sonia, che ho tracollato a casa nella speranza che non si trascuri troppo questa benedetta figliola, in realtà mi è sembrata preoccupata però forse ancora non si rende conto di tutto quello che va facendo, speriamo bene. Buona notte a tutti. 

2 gennaio - E' importante vivere delle emozioni, significa che al di là dei ruoli che la società chiede di vivere, esiste un cuore che pulsa e anima sensazioni che vanno molto oltre ciò che si riesce a sperimentare. Generalmente sono legate ai ricordi, ma anche gli affetti hanno una loro importanza. Per chi è sensibile basta anche un raggio di sole, o magari il vento freddo del nord, la neve che si adagia con dolcezza al suolo, magari perfino il fiume che scorre instancabilmente. Altre volte ci si emoziona senza motivi immediatamente riscontrabili anche perché forse non si recepiscono attivamente, ma certamente appartengono alle esperienze vissute in qualche situazione, riposta ancora come ricordo attivo in qualche angolo della mente. Capita spesso di doversi ripercorrere nelle situazioni della vita che si ritenevano dimenticate,  poi, all'improvviso si riaprono in modo luminoso davanti ai tuoi occhi. La trasparenza degli occhi, la tristezza degli occhi, la gioia negli occhi, il sognare con gli occhi, come anche il cercare gli sguardi sono un esercizio non ozioso che aiuta a leggere la persona comprendendola nella sua autenticità, senza velature.

     Per un parroco che ha cambiato sei parrocchie, alle quali vanno aggiunte decine e decine di convegni incontri celebrazioni, che conseguentemente è stato a contatto con tantissime persone nel suo ministero, l'emozione scatta soprattutto nei momenti di ripensamento, quando per i motivi più svariati sei invitato in qualche comunità che ti era stata affidata. Allora cominci ad incontrare le persone che ti sono state accanto, ti hanno aiutato, con le quali hai mangiato insieme, quando li chiamavi erano sempre a disposizione, anche quando li trattavi male ti erano sempre accanto, anche quando li hai lasciati non hanno smesso di sentirti accanto a loro. Tutti si rivitalizza e diventa l'oggi

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ma passato da vivere intensamente, li guardi negli occhi e ti accorgi che nulla è  cambiato, che tutto potrebbe ripartire come se il tempo non fosse passato. Altre volte ripercorro alcuni ambienti particolarmente significativi della vita, tanto per provare che cosa si riesce a vivere con qualche anno in più sulle spalle, di quello che si riteneva intramontabile. Può anche accadere che in alcune situazioni si possa rimanere delusi, mi è capitato raramente, però resta comunque significativo averlo sperimentato in modo nuovo.

     Come sarà il 2014? Il Santo Padre ci ha ricordato che sarà per come noi lo costruiamo, molto è affidato al nostro entusiasmo, alla gioia di vivere al servizio degli altri, al comprendere l'altro parte di te stesso. Lo vedo davanti agli occhi come se fosse già passato, sempre sommerso da i ragazzi sorridenti e dai giovani impetuosi. Gli adulti come me che cercano un loro ruolo all'interno della comunità, magari che non sia troppo stancante. Gli anziani che spendono la propria vita per come hanno sempre vissuto senza cambiare eccessivamente ritmo e impegni, d'altra parte è in questo la loro serenità. Forse è anche per questo che io sono particolarmente inquieto. E poi l'inseguimento preferito, quello che si vive  inseguendo il tempo che non basta mai, e che si prende la rivincita presentatosi in modo sempre nuovo, mentre tu fai fatica a fare lo stesso al punto che il nuovo con cui ti presenti è troppo spesso un ripetersi.

     Poi rimane insostituibile il momento sempre nuovo e irripetibile della Santa Messa. E' sempre il momento più innovativo della giornata, anche perché semplicemente irripetibile: è l'unico sacrificio del Cristo. Impossibile farlo ripetere. Ogni giorno ruota attorno a questa perenne novità dell'amore di Dio. Il momento più emozionante? Pensare che c'é chi dona la propria vita per me, mentre io stento a diventare dono per gli altri. Cosa potrà accadere di nuovo? Tantissime cose, d'altra parte ogni giorno è novità a se stesso, gente che parte, gente che viene, chi ti saluta, che ti chiama, tanti  ti messaggiano, altri festeggiamo, molti sono rattristati. Mi chiedo come facciano alcuni ad annoiarsi, la vita  una perenne novità, e ogni giorno merita di essere vissuto come tale. Ogni momento dona una emozione diversa che come faceva la Vergine Santa, merita di essere custodita e meditata, in questo modo concorre a creare la banca dati della vita che, finché il Signore ne darà la possibilità, diventerà il tuo oggi capace di generare emozioni sempre nuove anche se semplici ripensamenti del tempo che non è più, ma che a guardare meglio è sempre dentro di te.