gioia nuova che rinnova - barnabiti.net · tappa è la città di gerico. l’annotazione con cui si...

4
BIBBIA Eco dei Barnabiti 2/2014 2 «A ll’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Perso- na, che dà alla vita un nuovo oriz- zonte e, con ciò, la direzione decisi- va». Citando queste parole dell’enci- clica Deus caritas est (n. 1), papa Francesco identifica la sorgente della gioia che ogni cristiano è chiamato a testimoniare nel mondo in «Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto ... fonte co- stante di novità ... Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolez- ze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina» (EG, n. 11). E su questo aspetto vorremmo incentrare la seconda tappa del nostro cammi- no di lettura dell’Esortazione aposto- lica Evangelii gaudium, prendendo come riferimento l’icona dell’incon- tro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1- 10), un testo che condensa in sé, nel frammento, molti temi che attraversa- no la trama del Vangelo secondo Lu- ca, tanto che un commentatore l’ha definito «la quintessenza dell’intero vangelo» (F. Bovon). la novità dell’incontro 1 Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2 quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblica- ni e ricco, 3 cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa del- la folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Gesù è sulla via che dalla Galilea sale verso Gerusalemme, la meta del viaggio da lui intrapreso con ferma decisione (cf. Lc 9,51) e la cui ultima tappa è la città di Gerico. L’annotazione con cui si apre il racconto – «stava attraversando» (dierchomai) la splendida oasi di Ge- rico – può sembrare «scontata», se l’intendiamo nel senso «geografico», ossia che per incamminarsi verso Gerusalemme, Gesù deve necessa- riamente attraversare la città! Ma non sarà «scontata» se pensia- mo che lo stesso verbo ci rimanda all’episodio inaugurale del ministero di Gesù, nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16-30). In quella occasione, di fronte all’annuncio del suo «pro- gramma messianico», i Nazaretani, scandalizzati, «si alzarono e lo cac- ciarono fuori dalla città e lo condus- sero fin sul ciglio del monte sul quale era costruita la loro città, per gettar- lo giù. Ma egli passando in mezzo a loro (dierchomai), si mise in cammi- no / camminava» (Lc 4,29-30). Gesù realmente «passa attraverso» la storia degli uomini; con il suo pas- saggio attua il suo progetto messiani- co. In questo caso, «attraversando» la città, attraverserà anche la vita di Zaccheo? Zaccheo porta un nome che è profondamente in contrasto con la sua professione di esattore delle tas- se (professione certamente redditi- zia, se Luca lo qualifica come «capo dei pubblicani e ricco»). Il nome Zaccheo, infatti, è la forma greca dell’ebraico Zakkay, che significa «puro, innocente».Tutto sembra dire il contrario del nome: come «capo dei pubblicani» (archi-telones) si tro- va ad essere escluso e perduto, se- condo la Legge; come «ricco» rien- tra nei «casi difficili» secondo il Van- gelo. Poco prima Luca ha narrato l’episodio del «notabile ricco»; in quella circostanza, Gesù aveva esclamato: «quanto è difficile per coloro che possiedono le ricchezze entrare nel Regno di Dio» (Lc 18,24; cf. Lc 16,13). C’è una profonda iro- nia: Zaccheo, ritenuto impuro dalla gente, si rivelerà in realtà «puro e innocente» nell’incontro con Gesù. Zaccheo, dunque,«cercava di ve- dere chi era Gesù» (19,3). Di nuovo un contrasto: cercava, ma non gli riusciva ... Il desiderio di «vedere Gesù» è, però, più grande degli ostacoli che vi si frappongono (la folla e l’essere piccolo di statura); anzi, il desiderio lo rende creativo e lo rende molto libero! Incurante del- l’impressione che poteva suscitare il vedere un «capo dei pubblicani» sa- lire sull’albero, non pensa alla sua dignità, alla sua reputazione... il de- siderio è più forte! Il tronco basso del sicomoro gli permette una facile ascesa; le sue foglie larghe gli consentono di vede- re senza essere visto! Dunque, la postazione è ottima per vedere pas- sare Gesù. Finalmente, la sua deter- minazione ha avuto successo; riesce a vedere Gesù. Ed ecco che accade qualcosa... 5 Quando giunse sul luogo, Gesù al- zò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, GIOIA NUOVA CHE RINNOVA In questo secondo incontro sull’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, il biblista p. Giuseppe Dell’Orto prende come riferimento l’icona dell’incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10), che condensa in sé molti temi che attraversano la trama del Vangelo secondo Luca. Gerico, L’albero di Zaccheo

Upload: doduong

Post on 18-Feb-2019

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: GIOIA NUOVA CHE RINNOVA - barnabiti.net · tappa è la città di Gerico. L’annotazione con cui si apre il racconto ... volgendogli la parola, stabilisce il contatto. Gesù arriva

BIBBIA

Eco dei Barnabiti 2/20142

«A ll’inizio dell’esserecristiano non c’èuna decisione etica

o una grande idea, bensì l’incontrocon un avvenimento, con una Perso-na, che dà alla vita un nuovo oriz-zonte e, con ciò, la direzione decisi-va». Citando queste parole dell’enci-clica Deus caritas est (n. 1), papaFrancesco identifica la sorgente dellagioia che ogni cristiano è chiamato atestimoniare nel mondo in «Dio cheha manifestato il suo immenso amorein Cristo morto e risorto ... fonte co-stante di novità ... Egli sempre può,con la sua novità, rinnovare la nostravita e la nostra comunità, e anche seattraversa epoche oscure e debolez-ze ecclesiali, la proposta cristiananon invecchia mai. Gesù Cristo puòanche rompere gli schemi noiosi neiquali pretendiamo di imprigionarlo eci sorprende con la sua costantecreatività divina» (EG, n. 11). E suquesto aspetto vorremmo incentrarela seconda tappa del nostro cammi-

no di lettura dell’Esortazione aposto-lica Evangelii gaudium, prendendocome riferimento l’icona dell’incon-tro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10), un testo che condensa in sé, nelframmento, molti temi che attraversa-no la trama del Vangelo secondo Lu-ca, tanto che un commentatore l’hadefinito «la quintessenza dell’interovangelo» (F. Bovon).

la novità dell’incontro

1Entrò nella città di Gerico e la stavaattraversando, 2quand’ecco un uomo,di nome Zaccheo, capo dei pubblica-ni e ricco, 3cercava di vedere chi eraGesù, ma non gli riusciva a causa del-la folla, perché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per riuscire avederlo, salì su un sicomòro, perchédoveva passare di là.Gesù è sulla via che dalla Galilea

sale verso Gerusalemme, la meta delviaggio da lui intrapreso con fermadecisione (cf. Lc 9,51) e la cui ultimatappa è la città di Gerico.L’annotazione con cui si apre il

racconto – «stava attraversando»(dierchomai) la splendida oasi di Ge-rico – può sembrare «scontata», sel’intendiamo nel senso «geografico»,ossia che per incamminarsi versoGerusalemme, Gesù deve necessa-riamente attraversare la città!Ma non sarà «scontata» se pensia-

mo che lo stesso verbo ci rimandaall’episodio inaugurale del mini sterodi Gesù, nella sinagoga di Nazaret(Lc 4,16-30). In quella occasione, difronte all’annuncio del suo «pro-gramma messianico», i Nazaretani,scandalizzati, «si alzarono e lo cac-ciarono fuori dalla città e lo condus-sero fin sul ciglio del monte sul qualeera costruita la loro città, per gettar-lo giù. Ma egli passando in mezzo aloro (dierchomai), si mise in cammi-no / camminava» (Lc 4,29-30).Gesù realmente «passa attraverso»

la storia degli uomini; con il suo pas-saggio attua il suo progetto messiani-

co. In questo caso, «attraversando»la città, attraverserà anche la vita diZaccheo?Zaccheo porta un nome che è

profondamente in contrasto con lasua professione di esattore delle tas-se (professione certamente redditi-zia, se Luca lo qualifica come «capodei pubblicani e ricco»). Il nomeZaccheo, infatti, è la forma grecadell’ebraico Zakkay, che significa«puro, innocente».Tutto sembra direil contrario del nome: come «capodei pubblicani» (archi-telones) si tro-va ad essere escluso e perduto, se-condo la Legge; come «ricco» rien-tra nei «casi difficili» secondo il Van-gelo. Poco prima Luca ha narratol’episodio del «notabile ricco»; inquella circostanza, Gesù avevaesclamato: «quanto è difficile percoloro che possiedono le ricchezzeentrare nel Regno di Dio» (Lc 18,24;cf. Lc 16,13). C’è una profonda iro-nia: Zaccheo, ritenuto impuro dallagente, si rivelerà in realtà «puro einnocente» nell’incontro con Gesù.Zaccheo, dunque,«cercava di ve-

dere chi era Gesù» (19,3). Di nuovoun contrasto: cercava, ma non gliriusciva ... Il desiderio di «vedereGesù» è, però, più grande degliostacoli che vi si frappongono (lafolla e l’essere piccolo di statura);anzi, il desiderio lo rende creativo elo rende molto libero! Incurante del-l’impressione che poteva suscitare ilvedere un «capo dei pubblicani» sa-lire sull’albero, non pensa alla suadignità, alla sua reputazione... il de-siderio è più forte!Il tronco basso del sicomoro gli

permette una facile ascesa; le suefoglie larghe gli consentono di vede-re senza essere visto! Dunque, lapostazione è ottima per vedere pas-sare Gesù. Finalmente, la sua deter-minazione ha avuto successo; riescea vedere Gesù. Ed ecco che accadequalcosa...5Quando giunse sul luogo, Gesù al-

zò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo,

GIOIA NUOVA CHE RINNOVAIn questo secondo incontro sull’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, il biblista p. GiuseppeDell’Orto prende come riferimento l’icona dell’incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10),che condensa in sé molti temi che attraversano la trama del Vangelo secondo Luca.

Gerico, L’albero di Zaccheo

04 Bibbia 2-5_Eco2-2014 10/07/14 09:13 Pagina 2

Page 2: GIOIA NUOVA CHE RINNOVA - barnabiti.net · tappa è la città di Gerico. L’annotazione con cui si apre il racconto ... volgendogli la parola, stabilisce il contatto. Gesù arriva

scendi subito, perché oggi devo fer-marmi a casa tua”. 6Scese in fretta elo accolse pieno di gioia.Sebbene siano la volontà e la deci-

sione di Zaccheo ad essere messe inevidenza, è però l’iniziativa di Gesùche rende effettivamente possibilel’incontro. Infatti, mentre Zaccheocerca solo di vederlo, è Gesù che, ri-volgendogli la parola, stabilisce ilcontatto. Gesù arriva sul posto: po-trebbe vedere Zaccheo, come po-trebbe non vederlo. Invece,«alza losguardo» e «lo chiama per nome»:avrebbe potuto dire: «chi è quel pic-coletto lassù?»; invece, nominando-lo, dimostra di «conoscerlo». Da do-ve gli proviene tale conoscenza? Chiha detto a Gesù che sull’albero c’eraZaccheo? Sono interrogativi a cui è illettore che deve rispondere.Se la prima parola è «il nome», la

seconda è un imperativo: «scendi su-bito». Gesù gli ordina di uscire alloscoperto, gli impone di compierequel passo che prima non voleva onon poteva fare! «Zaccheo volevaandare verso Gesù per vederlo passa-re, o piuttosto per vedere “chi egliera”; ed ecco, che viene a sapere, eil lettore con lui, che in realtà eraGesù che veniva a lui per cercarlo»(J.-N. Aletti). Questa è la grande, pro-fonda novità: «La vera novità è quellache Dio stesso misteriosamente vuoleprodurre, quella che Egli ispira, quel-la che Egli provoca, quella che Egliorienta e accompagna in mille modi.In tutta la vita della Chiesa si devesempre manifestare che l’iniziativa èdi Dio, che “è lui che ha amato noi”per primo (1 Gv 4,10) e che “è Diosolo che fa crescere” (1 Cor 3,7)»(EG, n. 12).

la gioia che “dimora”

Proprio perché l’imperativo nonsuoni come violenza sull’altro, Gesùaggiunge la motivazione, che è unvero «concentrato» di teologia luca-na: «perché oggi devo fermarmi acasa tua».L’avverbio greco semeron (= oggi)

è caro all’evangelista Luca, che loimpiega non meno di dieci volte, esempre legato a un evento di salvez-za. Si pensi all’«oggi vi è nato un Sal-vatore» (Lc 2,10-11); oppure all’«og-gi abbiamo visto cose paradossali»(Lc 5,26), sino all’ultimo «oggi saraicon me in paradiso» (Lc 23,43). An-

che alla fine delnostro episodio,l’«oggi» è col -legato espressa-mente con la sal-vezza (19,9).Ma prima di

questa definitivaparola di Gesùdovrà succederedell’altro!La sosta di Ge-

sù, il suo fermar-si o, meglio, ilsuo «rimanere /dimorare» (me-nein) con Zac-cheo, non è do-vuto al caso, ma fa parte del di -segno divino e concretizza lamissione del Figlio dell’Uomo. «Ilverbo impersonale deî = devo, è ne-cessario, compare ben 18 volte nelvangelo di Luca, ed esprime il modoin cui Gesù, nella sua piena libertà,va incontro alla necessitas umana edivina della passione, compiendo lavolontà di salvezza di Dio per tuttigli uomini» (E. Bianchi).Dodicenne, Gesù aveva detto ai

genitori: «non sapevate che devo sta-re nella casa del Padre mio?», ora«deve rimanere» nella casa di Zac-cheo. L’occuparsi delle «cose del Pa-dre» lo spinge a entrare nella casa diun pubblicano.Zaccheo voleva solo «vedere»;

Gesù va più in là; afferma una fami-liarità di rapporto e propone unacomunione di vita. La prima scoper-ta che il «ricercatore» di Gesù fa èproprio questa: pensava di essere ilprimo (corse avanti...), in realtà viene preceduto da uno sguardoelettivo e soprattutto da una cono-scenza personale.All’ordine di Gesù corrisponde

immediatamente la sua esecuzione:Zaccheo scende in fretta e dimostratutta la sua disponibilità ad acco-glierlo (v. 6). Un solo versetto perdire la risposta pronta di Zaccheo.«Zaccheo è veloce almeno quantolo era stato a salire sul sicomoro:l’incontro è ricco di rapidità, bene-volenza, spirito d’accoglienza e gio-ia» (E. Borghi).

la gioia che rinnova

7Vedendo ciò, tutti mormoravano:“È entrato in casa di un peccatore!”.

8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signo-re: “Ecco, Signore, io do la metà diciò che possiedo ai poveri e, se horubato a qualcuno, restituisco quat-tro volte tanto”. 9Gesù gli rispose:“Oggi per questa casa è venuta lasalvezza, perché anch’egli è figlio diAbramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti èvenuto a cercare e a salvare ciò cheera perduto”.Siamo in casa. E Gesù non dice

nulla; è lì e Zaccheo comprende tuttala novità di questa presenza. E di lìavviene la duplice trasformazione: lascoperta di sé e la scoperta dell’Altro!Se il racconto mira alla rivelazio-

ne, da parte di Gesù, dell’identitànascosta, o perduta di Zaccheo(«anch’egli è figlio di Abramo»: v.10), tale scopo passa in secondopiano rispetto alla scoperta della ve-ra identità di Gesù e alla confessiodi fede di Zaccheo. Egli, che «cerca-va di vedere chi era Gesù» (v. 3), ora«alzatosi, disse al Signore: Ecco Si-gnore...» (v. 8). Se Gesù non si fossefermato e non l’avesse interpellato,forse non sarebbe accaduto nulla; èla sua iniziativa che ha mutato lavita di un uomo.Zaccheo ha scoperto in Gesù il

suo Signore (Kyrios): Gesù non è so-lo l’attore della «trasformazione»,ma è Colui che la provoca. Una tra-sformazione – ecco la novità – chenon si esprime nella «confessionedel peccato», ma nella «vita nuova»caratterizzata dalla generosità, qualeconseguenza dell’aver scoperto il«suo» Signore.Zaccheo è «in piedi» (statheis):

una posizione che sembra legata adun segno di rispetto; e in questa po-sizione pronunzia in pubblico una

BIBBIA

Eco dei Barnabiti 2/2014 3

Gesù invita Zaccheo a scendere dal sicomoro - Wien,Mechitaristenkloster, ms. 242, f. 169r

04 Bibbia 2-5_Eco2-2014 10/07/14 09:13 Pagina 3

Page 3: GIOIA NUOVA CHE RINNOVA - barnabiti.net · tappa è la città di Gerico. L’annotazione con cui si apre il racconto ... volgendogli la parola, stabilisce il contatto. Gesù arriva

promessa di azione che ha tutto ilvalore di un atto già compiuto; iodo... io restituisco; due «presentiindicativi» aperti al futuro che intro-ducono nello stesso tempo l’esigen-za del dare (io do la metà di ciò chepossiedo ai poveri) e la sincerità delpentimento (restituisco quattro voltetanto). Non è il bisogno di osser -vare la Torah (cf. Es 21,37; 2 Sam12,6), bensì l’incontro liberantecon il Signore. Egli fa molto di piùdi quanto la Legge prescriveva, undi più che è in sintonia con il signi ficato dell’«incontro». Il cuoredell’uomo Zaccheo è trasformato,liberato e reso capace di aprirsi aibisogni altrui e di stabilire rapportifraterni.Nella sua rinuncia alle ricchezze si

devono leggere due elementi insepa-rabili: la donazione della metà deibeni, che esprime la liberalità, e lacompensazione al quadruplo degliabusi commessi, che esprime la con-trizione. Se Zaccheo avesse solo par-lato dell’abbandono dei beni, si sa-rebbe trattato di una situazione simi-

le a quella delricco in Lc 18,18-23, ove non si richiedeva alcu-na compensazio-ne. Ma poichéZaccheo ha ru-bato (la frase nonè da rendersi insenso dubitativo,ma nel senso diuna condizioneche si è realizza-ta: dal momentoche ho rubato...)egli manifesta lasua contrizione

nel restituire oltre il dovuto.Non si tratta, quindi, di un distac-

co parziale. Il fatto che Zaccheo diasoltanto la metà dei suoi beni ai po-veri è perché vuole restituire l’altra achi è stato da lui frodato. È «l’atten-zione rivolta all’altro “considerando-lo come un’unica cosa con se stes-so”. Questa attenzione d’amore èl’inizio di una vera preoccupazioneper la sua persona e a partire da essadesidero cercare effettivamente il suobene» (EG, n. 199).

in conclusione

L’incontro con Zaccheo segue im-mediatamente la guarigione di uncieco, che si era messo poi al seguitodi Gesù (Lc 18, 35-43). Questi dueepisodi costituiscono un dittico chemette in rilievo come il contatto conGesù porti a vivere un’esperienza disalvezza («La tua fede ti ha salvato»:18,42; « oggi, per questa casa è ve-nuta la salvezza»: 19,9).E, dunque, l’accostamento non è

per nulla “casuale”, ma nasconde un segreto. Dalconfronto, pos-siamo giungere auna conclusione«inedita».Il cieco «aveva

visto da sé» cheGesù era il Figliodi Davide e Si-gnore, senza chegli venisse sug-gerito da alcuno(Lc 18,38.41). Ècieco fisicamen-te, ma non «spi-ritualmente»; alcontrario, Zac-

cheo «ci vede bene» fisicamente,ma è «cieco spiritualmente».Il cieco, che non aveva mai visto

un miracolo di Gesù né ascoltato lasua predicazione, «vede» in Gesù ilFiglio di Davide, il Messia di Israele:a questa sua fede, la guarigione fisicadarà solo i mezzi di espressione, pro-prio mediante il mettersi al seguito diGesù. Per Zaccheo la situazione è di-versa. Egli voleva vedere Gesù e l’havisto. Fin qui nulla di speciale. Ma il«vedere chi era Gesù» si è realizzatooltre ogni aspettativa, poiché Zac-cheo lo chiama Signore (espressionedella sua fede: Kyrios).L’incontro e il modo in cui Gesù

l’ha interpellato gli hanno veramente«aperto gli occhi». Ma la trasforma-zione non finisce qui. «Ecco infattiuno che voleva conoscere Gesù escopre, vede in più dei poveri da soc-correre» (J.-N. Aletti).È dunque questa l’altra ragione per

cui Luca non dice che Zaccheo se neva con Gesù: a differenza del cieco,povero egli stesso al punto da esserecostretto a mendicare e a cui manca-va solo la vista fisica per seguire co-lui che sapeva essere il Messia, Zac-cheo deve restare con coloro i qualiha appena riconosciuto e imparatoad amare.Zaccheo, dopo aver riconosciuto

Gesù per quello che egli è, va verso ipoveri, coloro che non aveva maivisto per davvero. «Solo grazie a que-st’incontro – o reincontro – conl’amore di Dio, che si tramuta in feli-ce amicizia, siamo riscattati dalla no-stra coscienza isolata e dall’autorefe-renzialità. Giungiamo ad essere pie-namente umani quando siamo piùche umani, quando permettiamo aDio di condurci al di là di noi stessiperché raggiungiamo il nostro esserepiù vero. Lì sta la sorgente dell’azio-ne evangelizzatrice. Perché, se qual-cuno ha accolto questo amore chegli ridona il senso della vita, comepuò contenere il desiderio di comu-nicarlo agli altri?» (EG, n. 8).Lasciamo che Gesù attraversi la

nostra vita; accogliamolo con gioianella nostra casa, lasciandoci inon-dare dalla gioia che è epifania di unincontro, perché «con Gesù Cristosempre nasce e rinasce la gioia» (EG,n. 1). E allora accadrà la salvezza an-che per noi.

Giuseppe dell’Orto

BIBBIA

Eco dei Barnabiti 2/20144

Vocazione di Abramo e Zaccheo, figlio di Abramo -Saint-Savin-sur-Gartempe

Gesù e Zaccheo - Abbazia di Sant’Angelo in Formis

04 Bibbia 2-5_Eco2-2014 10/07/14 09:13 Pagina 4

Page 4: GIOIA NUOVA CHE RINNOVA - barnabiti.net · tappa è la città di Gerico. L’annotazione con cui si apre il racconto ... volgendogli la parola, stabilisce il contatto. Gesù arriva

ALTARE – La parola altare, ripresa di piè pari dal latino,deriva da alta ara, indicando con ara il cippo che nell’anti-chità serviva come supporto all’offerta dei sacrifici. Se sitrattava di esseri terrestri (come a esempio gli imperatoridivinizzati) si parlava semplicemente di ara; se si trattavadi esseri celesti o divini, si parlava di altària, dove questoalto indica la dimensione della trascendenza.Nelle lingue bibliche il termine che connota l’altare richia-

ma l’atto sacrificale che vi si compie. L’ebraico mizbeah/al-tare deriva da zabah/sacrificio, non diversamente dal grecothusiasterion/altare che deriva da thusiazo/sacrificare. Altareè quindi il supporto su cui si offre il sacrificio finalizzato acelebrare quell’alleanza tra Cielo e Terra, tra l’essere umanoe la divinità che riscontriamo in tutte la tradizioni religiose.Nessuno di noi è insensibile o estraneo al rapporto Cielo-

Terra. Consultiamo le previsioni del tempo, quando non inter-roghiamo l’oroscopo. A questa stregua da che mondo è mon-do l’umanità (non certo quella secolarizzata dei nostri giorniche, al dire della Yourcenar «non ama abbastanza la terra né ilcielo, per attirare sull’una le benedizioni dell’altro»), l’umani-tà, dicevamo, considera essenziale il rapporto tra gli esseri ter-restri e quelli celesti e lo concepisce nei termini di alleanza,di cui è simbolo l’arcobaleno. Ma poiché l’esperienza altret-tanto universale ci dice che l’alleanza viene più volte infrantaa motivo della finitudine e della fallibilità umane, si impongo-no rituali di riparazione (non si ripara forse ciò che si rom-pe?), che portano il nome di sacrificio e il sacrificio – nell’an-tichità offerto con vittime sostitutive – veniva immolato sull’al-tare. A indicare poi l’avvenuta riconciliazione con la divinitàsi procedeva a un gesto di comunione, il pasto sacro imban-dito con quanto aveva costituito l’offerta sacrificale.Troviamo di conseguenza richiami all’altare in tutta la

storia biblica. Erigono altari Noè, Abramo, Isacco, Giacob-be, Mosè, Giosuè, Gedeone, Samuele, Saul, Davide, Salo-mone, ecc. I profeti denunciano a più riprese la presenzadi altari eretti da genti idolatriche il cui culto, al dire di sanPaolo, era rivolto ai demoni (1 Cor 10,20) e minacciava lafede monoteista. Arrivano perfino ad annunciare che Dio«rigetta il suo altare» (Lam 2,7) a motivo delle trasgressionidegli israeliti. L’altare è dunque segno della presenza divi-na, “luogo” in cui si rinnova l’alleanza.Spostiamoci ora alla tradizione cristiana. Quanto stiamo

dicendo rivive simbolicamente nella celebrazione dell’eu-caristia. Al dire di Carl Gustav Jung, nel noto saggio sul Sim-bolismo della messa, «il Sacrificio di Cristo (che si attualizzanella celebrazione eucaristica) e la Comunione fanno vibra-re una delle consonanze più profonde dell’anima umana».In altri termini, nella messa si ripresenta una costante cheattraversa la cultura di tutti i popoli, per cui si può ben direcome la celebrazione eucaristica prima ancora di rivestireun carattere cultuale (all’interno della prassi cristiana) com-porta un carattere culturale, iscritto nel DNA della stirpeumana. Semmai la Rivelazione cristiana conduce a pienez-za un dato che appartiene alla storia dell’umanità intera.Sempre in un’ottica cristiana, va sottolineato come in

Cristo si unificano sacerdote, vittima e altare (Prefazio pa-squale V). È lui il vero altare, come si legge nel Pontificale

romano. La letteratura cristiana parla inoltre dell’ara cru-cis, dell’altare della croce, su cui Cristo ha consumato ilproprio sacrificio redentore. E poiché, come si è detto, ilsacrificio comporta la comunione, si parla della mensa delSignore (1 Cor 10,21) che si dona in cibo e bevanda. Alrito che si compie sulla terra corrisponde infine l’eternaliturgia del cielo, al dire del Canone romano là dove si rife-risce all’altare celeste in cui viene portata l’offerta sacrifi-cale «per le mani dell’angelo santo», che è san Michele.Che poi l’atto cultuale non sia fine a se stesso, lo ricorda

a chiare lettere la Terza preghiera eucaristica nella quale siinvoca l’azione dello Spirito santo, perché «faccia di noiun sacrificio (il testo latino ha munus/dono) perenne gradi-to» a Dio, ossia perché impregni tutta la nostra vita di sa-cralità (questo è il significato di sacrificio: sacrum facere;rendere sacro) e la trasformi in un atto di culto che necoinvolga ogni aspetto. «A messa – aggiunge Jung – si puòandare con grande serietà e pietà”, ma è il dono di sé incomunione con Cristo “l’evento veramente vissuto». A talecomunione, che dal piano cultuale passa a quello esisten-ziale, allude l’autore dell’Apocalisse quando si riferisce al-le «anime giacenti, sotto l’altare, di coloro che furono im-molati a causa della parola di Dio e della testimonianza(martirio!) che gli avevano reso» (Ap 6,9). Di qui la con-suetudine di erigere gli altari sulle reliquie dei martiri.I Padri cristiani, consapevoli dell’invito paolino a prati-

care un «culto spirituale» (Rm 12,1), affermano che l’altaresu cui compierlo è il cuore: «Che cos’è l’altare di Dio senon il cuore del giusto, dove sono offerti olocausti d’amo-re?» (Gregorio Magno).La conferma poi che la frequentazione dell’altare, e cioè

che la pratica del culto va ben oltre una ritualità d’obbligo,ma coinvolge la qualità stessa della vita, ci viene dallamessa in guardia da parte di Gesù: «Se tu presenti la tuaofferta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualchecosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire iltuo dono» (Mt 5,23-24). Come a dire che l’offerta di sacri-fici di ringraziamento o di espiazione va interrotta, nono-stante la sacralità del culto, per provvedere subito (va’ pri-ma!) a ricomporre i rapporti sociali. Con questo Cristoequipara alla grave impurità legale che implicava la so-spensione del rito, una situazione d’indole morale e pura-mente interiore, secondo l’insegnamento profetico: «Vo-glio l’amore e non il sacrificio» (cf Mt 9,13; 12,7). Né cisfugga la sottolineatura: non sei tu ad avere qualcosa con-tro tuo fratello, nel qual caso sei in debito verso di lui; maè lui che ha qualcosa contro di te. Come a dire: proprioperché ti ritieni innocente e nel giusto, fa’ il primo passo!Concludendo, non è fuori luogo richiamare alcune espres-

sioni proverbiali che fanno riferimento all’altare. La messa èdetta Sacrificio dell’altare. Il Giuramento davanti all’altare ri-veste un carattere solenne. Elevare all’onore degli altari allu-de alla canonizzazione dei santi. Andare all’altare è sinoni-mo di sposarsi e Condurre all’altare sta per prendere moglie.

A. Gentili

Vocabolario ecclesiale

VOCABOLARIO ECCLESIALE

Eco dei Barnabiti 2/2014 5

04 Bibbia 2-5_Eco2-2014 10/07/14 09:13 Pagina 5