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  • 7/30/2019 Giuseppe Ressa

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    GIUSEPPE RESSAIL SUD E LUNIT DITALIA

    Illustrazioni a cura diAlfonso Grasso

    Vignetta diEnzo Brizio , riproduzione di unoriginale del 1860

    Ottobre 2009

    Edizione elettronica ed immagini a cura del Centro Culturale e di Studi StoriciBrigantino - Il Portale del Sud, Napoli e Palermo

    http://www.ilportaledelsud.org webmaster: Alfonso Grasso

    Liberamente scaricabile dal sito Internet Brigantino - il Portale del SudCOPYRIGHT 2003: Tutti i diritti riservati

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    INDICEPremessa 5 Lo Stato e la rappresentazione storiografica ufficiale 6 Il Congresso di Vienna e il Regno delle Due Sicilie 13

    Il problema siciliano 14

    Il primato civile del regno delle Due Sicilie, in Italia, nellera post napoleonica 16

    Lera ferdinandea e il rafforzamento delle Due Sicilie nel contesto europeo 20

    L esperimento costituzionale ed il suo fallimento, il Re Bomba 22

    LItalia nel 1800 30 La situazione politica preunitaria, le piccole patrie, il principio di nazionalit 30

    I progetti politici unitari del Risorgimento e la loro caratteristica elitaria 33

    1848: il fallimento delle ipotesi federali e di quella centralistica repubblicana 38

    La calunnia come arma politica: la negazione di Dio 47

    Il cammino verso lunit 50 Lespansionismo piemontese (1855-1860) 50

    La fine dellera ferdinandea 56 Il breve regno di Francesco II: politicamente immobile, diplomaticamente isolato 59

    Linvasione e la caduta del Regno delle Due Sicilie 69 Lantefatto 69

    Lazione 71

    I primi scontri 80

    Gli editti di Garibaldi e la caduta di Palermo 83

    Le illusioni e gli errori fatali di Francesco II 91

    Lufficialit delle forze armate meridionali, la caduta della Sicilia, linvasione del Sud 95

    Il re lascia Napoli 106

    I 62 giorni di Garibaldi e il saccheggio di Napoli 109

    La riscossa dellesercito meridionale, il Volturno, linvasione piemontese dello Stato dellaChiesa e delle Due Sicilie 114

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    I plebisciti 120

    Il sigillo inglese 124

    Le ultime battaglie 125

    Lassedio di Gaeta 127

    Lesilio di Francesco II e sua morte 133

    Prigionieri di guerra 136

    Industria metalmeccanica e siderurgica 139

    Cantieristica navale 142

    Produzione tessile 146 Cartiere 148

    Industria Estrattiva e Chimica 148

    LIndustria conciaria 149

    LIndustria del corallo 149

    Saline 150

    Vetri e Cristalli 150

    Agricoltura, allevamento e industria alimentare 151

    Il sistema monetario e bancario, il costo della vita, la tassazione, il bilancio statale 153

    Opere pubbliche 157

    Arte, cultura, scienza e listruzione pubblica 160

    Le conquiste civili 165

    Il rapporto con la Chiesa 166

    La crisi del periodo napoleonico e labolizione del feudalesimo 170

    LE CONSEGUENZE DELLANNESSIONE 176 Il Regno rappezzato e la piemontesizzazione 176

    Il nuovo sistema bancario e il Bilancio iniziale del neo stato italiano 181

    La Politica Fiscale unitaria 185 La Spesa Pubblica 187

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    Trasporti 188

    Spese amministrative 188

    L'attacco dello Stato italiano all'industria meridionale 189

    La tragica giornata a Pietrarsa 192

    Il ruolo degli esuli e dei parlamentari meridionali 193

    La Resistenza nelle Due Sicilie: i briganti e i reazionari 196

    La Repressione 203

    Lemigrazione, la diaspora meridionale 214

    Bibliografia 216

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    PremessaLa voglia di saperne di pi sulla storia del Sud d'Italia, al momento della sua annessione al restodella Penisola, mi venuta anni fa sulla spinta di movimenti culturali che avevano cominciato aesporre gli avvenimenti in una luce diversa dalla solita; in pi, un mio paziente, il dottor AugustoSantaniello, mi aveva regalato un libro sullargomento che mi ha aperto, finalmente, gli occhi.Impiegando tutto il mio tempo libero degli ultimi sei anni, ho letto, riletto e confrontato migliaiadi pagine appartenenti a decine di testi, comuni e rari, sono venute fuori delle nozioni chevengono qui proposte. Speriamo che servano ad alimentare una pi serena ed obiettiva visionedegli avvenimenti dellepoca; il momento mi sembra propizio, dato che oramai si guarda al di ldei confini del proprio paese e si aspira a diventare cittadini del mondo.La cosa curiosa che, generalmente, sono proprio uomini provenienti dal Sud i pi restii ad unarevisione sistematica della storiografia nazionale, cercano di cancellare ogni traccia linguisticadella propria regione di origine, ne disprezzano gli usi e i costumi, ne infangano la memoria,esaltando nel contempo tutto ci che "non meridionale". Spesso lostacolo solo ideologico mala storia non pu essere studiata secondo le direttive del partito in cui si milita o di cui sicondivide lideologia e il programma politico. Dobbiamo liberamente ricostruire il nostro passato anche se ci significa porsi controcorrente, con il risultato di non essere congeniali n agli storici di destra che di sinistra.1 I primi storici liberali, servili adulatori del sovrano Vittorio Emanuele II di Savoia, hannocostruito una storiografia risorgimentale distorta, sacrificando la verit sullaltare dell'ideale diunit nazionale; dopo pi di centoquarantanni, incredibilmente, la storia viene insegnata nellescuole allo stesso modo non tenendo conto di acquisizioni che dovrebbero farla modificareradicalmente: viene ancora detto che l'unit d'Italia ha salvato il Mezzogiorno dalla suaarretratezza economica e culturale.Una persona intellettualmente onesta deve, per, essere disposta a guardare con obiettivit i fattiperch il dominio dei luoghi comuni non tanto la biblioteca dello studioso di storia, quanto loscrittoio delluomo di media cultura2. Contemporaneamente non accettare acriticamentediscorsi del tipo tutto andava bene al Sud, non abbiamo commesso errori ma abbiamo soloceduto alla forza militare del nemico.Per comodit di lettura ho posizionato le numerosissime note, con i relativi riferimentibibliografici, a pi di pagina. Fondamentale, per questo testo, lopera di Alfonso Grasso con isuoi suggerimenti continui e la revisione generale dello scritto.Ringrazio per i contributi: Antonio Pagano, Alessandro Romano, Umberto Pontone, MarinaSalvadore, Carmine Colacino, Maria Russo, Nicola Zitara, Aldo Musacchio, Mauro Tacca e

    Giulia Taglialatela. Dopo la prima stesura del testo, il dottor Marco Cappetta mi ha inviato la suapregevolissima tesi di laureaLindustria della Campania tra il Regno delle Due Sicilie e Italiaunita, discussa alla facolt di Giurisprudenza della Libera Universit Maria SS. Assunta diRoma il 22 luglio 2004 e dalla quale, dietro sua autorizzazione, ho tratto molte altre prezioseinformazioni.

    1 Tommaso Pedo, massimo storico lucano, nella sua lezione introduttiva al corso di Storia Moderna dellUniversit

    degli Studi di Bari, Facolt di Giurisprudenza, anno accademico 1967-68 riportata in Economia e societmeridionale a met dellOttocento di Tommaso Pedio, Capone Editore, 19992 Alberto Consiglio, La rivoluzione napoletana del 1799, Rusconi, 1999, pag. 244

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    Lo Stato e la rappresentazione storiografica ufficiale

    Le Due Sicilie erano lo stato italiano preunitario pi esteso territorialmente e comprendevanotutto il Sud continentale dItalia, lAbruzzo, il Molise, la parte meridionale del Lazio e la Sicilia,nel 1860 vi erano poco pi di nove milioni dabitanti (poco pi di un terzo di tutta la Penisola);era diviso in 22 province di cui 15 nel Sud continentale e 7 in Sicilia: Napoli e la sua provincia;Abruzzo Citeriore con capoluogo Chieti; Primo Abruzzo Ulteriore con capoluogo Teramo;Secondo Abruzzo Ulteriore con capoluogo LAquila; Basilicata con capoluogo Potenza; CalabriaCiteriore con capoluogo Cosenza; prima Calabria Ulteriore con capoluogo Reggio; SecondaCalabria Ulteriore con capoluogo Catanzaro; Molise con capoluogo Campobasso; PrincipatoCiteriore con capoluogo Salerno; Principato Ulteriore con capoluogo Avellino; Capitanata concapoluogo Foggia; Terra di Bari con capoluogo Bari; Terra dOtranto con capoluogo Lecce;

    Terra di Lavoro con capoluogo Capua e poi Caserta; in Sicilia i capoluoghi di provincia erano:Palermo, Trapani, Girgenti (Agrigento), Caltanisetta, Messina, Catania, Noto.

    Ruggero II La storia delle Due Sicilie era cominciata nel lontano1130 con i Normanni e il loro sovranoRuggero II, il regno dur 730 anni e i suoi confini rimasero in pratica invariati comprendendocomuni che avevano spesso origine greca3: Correva lanno 1072 quando Roberto e RuggerodAltavilla irrompevano nella citt di Palermo ponendo fine al dominio arabo in Sicilia eavviando un processo che avrebbe portato lisola a divenire il regno pi ricco dellOccidentecristiano. I Normanni, oltre ad esaltare al massimo le potenzialit economiche e culturali dellaSicilia riuscirono a dimostrare, in un tempo in cui lintolleranza era la regola, come fossepossibile la convivenza con civilt diverse..per oltre un secolo la Sicilia fu un riferimento cuigli altri sovrani guardarono con grande rispetto e che la Chiesa cerc di blandire fino a insignire,nel 1130, il gran conte Ruggero II della ambita dignit regia. La corte del primo re di Siciliadivenne la pi brillante dellEuropa medievale4.

    3 1739 comuni nel Mezzogiorno continentale e 361 in Sicilia4 Pasquale Hamel su FMR n.162, pag.88, febbraio-marzo 2004.

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    Scrive Benedetto Croce:Lunit territoriale non fu il solo retaggio che i principi normannilasciarono allItalia meridionale, perch con essa le trasmisero lunit monarchica, nel senso diuno stato governato dal centro, con eguali istituzioni e leggi, magistrati e funzionari; e questaforma vi sr sempree, nonch mutarla nel fatto, non se ne concepir altra nemmeno in idea5 Ledinastie che si susseguirono ebbero origini straniere e questo avvenne per l'oggettiva incapacit

    di generarne una propria ma occorre rilevare che i loro sovrani divennero in breve deiMeridionali a tutti gli effetti, assumendone la lingua e le usanze perch Il Regno del Sud eradiventato nei secoli, indipendentemente da chi lo governava, un vitalissimo organismogeopolitico. Sotto lavvicendarsi dei padroni di turno, il Sud disponeva ormai di una autonomiasostanziale, di una identit forte, fatta di popolazioni amalgamate, di uneconomia agricola emarinara, di un vernacolo che era una lingua mediterranea, di tradizioni e costumi in cui eranorcnonoscibili elementi arabi e greci assunti e digeriti in un contesto prevalentemente latino-cristiano, di un ambiente climatico e antropico tipicamente mediterraneo. Di una concezione divita. Per non dire di alcune tipicit bioantropologiche (tratti fisionomicigruppo sanguignoprevalente)6.

    Ai Normanni (1130-1194), seguirono gli Svevi (1194-1266), gli Angioini (1266-1442) e gliAragona (1442-1503); a loro subentrarono gli Spagnoli (1503-1707) e poi gli austriaci per soloventisette anni (1707-1734); i pi importanti sovrani delle varie casate furono considerati aivertici assoluti dellaristocrazia europea: ricordiamo per tuttiFederico II di Svevia,detto Stupor Mundi,artefice di ordinamenti statali e riforme che lo fanno considerare uno dei pigrandi statisti di tutti i tempi.Nel 1734la Spagna rioccup il Regno strappandolo agli Asburgo einizilera borbonicacon i suoi re:Carlo (1734-1759),Ferdinando I (1759-1825),FrancescoI (1825-1830),Ferdinando II(1830-1859) eFrancesco II(1859-1861).Carlo, figlio di Filippo V, re di Spagna e di Elisabetta Farnese, entr in Napoli il10 maggio1734, sconfisse il 25 maggio gli Austriaci nella battaglia di Bitonto7 e mise la Nazione sotto unoscettro che unisce ai gigli doro della Casa di Francia ed ai sei dazzurro di Casa Farnese learmi tradizionali delle Due Sicilie: il cavallo sfrenato, vecchia assise di Napoli e la Trinacria per la Sicilia8; lincoronazione di Carlo si celebr, lanno successivo, nel duomo normanno diPalermo, a testimoniare la continuit della monarchia meridionale nata nello stesso luogo nellanotte di Natale del 1130 con Ruggero II. Nella successiva guerra contro lAustria, del 1744,Carlo fu vittorioso a Velletri, e si conferm nuovo interprete e simbolo della secolare Nazione: ilSud dItalia non aveva pi a capo un semplice vicer ma un sovrano tutto suo: Amico,cominciamo anche noi ad avere una patria, e ad intendere quanto vantaggio sia per una nazioneavere un proprio principe. Interessianci[interessiamoci]allonore della nazione. I forestiericonoscono, e il dicono chiaro, quanto potremmo noi fare se avessimo miglior teste. Il nostroaugusto sovrano fa quanto pu per destarne9; successivamente, con la Prammatica del6ottobre 1759, re Carlo stabil la definitiva separazione tra la corona spagnola e quella delle DueSicilie.10 restituendole lapiena indipendenza.

    5 Riportato da Giuseppe Campolieti Breve storia del Sud, Mondandori, 2006, pag. 1556 ibidem pag. 1567 a ricordo dellevento fu innalzato un obelisco, tuttora esistente.8 A. Insogna, Francesco II Re di Napoli, Napoli 18989

    A.Genovesi, Lettera a Giuseppe De Sanctis, 3 agosto 175410 che lordine di successione da me prescritto non mai possa portare lunione della Monarchia di Spagna, collaSovranit, e [dei] Dominj Italiani.

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    Carlo di Borbone La dinastia borbonica dur 126 anni, con essa il Sud, non solo riafferm la propria indipendenza,ma ebbe un indiscutibile progresso nel campo economico, culturale, istituzionale; purtroppo Lastoriografia ufficiale continua ancora oggi a sostenere che, al momento dellunificazione della penisola, fosse profondo il divario tra il Mezzogiorno dItalia e il resto dellItalia: Sud agricoloed arretrato, Nord industriale ed avanzato. Questa tesi insostenibile a fronte di documentiinoppugnabili che dimostrano il contrario ma gli studi in proposito, gi pubblicati allinizio del

    1900 e poi proseguiti fino ai giorni nostri, sono considerati, dai difensori della storiografiaufficiale: faziosi, filoborbonici, antiliberali e quindi non attendibili 11. In realt, allepocadellultimo re meridionale, Francesco II, lemigrazione era sconosciuta, le tasse molto basse,come pure il costo della vita, il tesoro era floridissimo, leconomia in crescita,la percentuale dei poveriera pari al 1.34% (come si ricava dal censimento ufficiale del 1861) in linea con quelladegli altri stati preunitari. La popolazione dai tempi del primo re della dinastia borbonica CarloIII (1734) a quelli di Francesco II si era triplicata e questo indicatore, a quei tempi, era un indicedi aumentato benessere ( chiaro che si parla di livelli di vita relativi a quei tempi quando ilreddito pro capite in Italia era meno di un quarantesimo di quello di oggi e molte delle comoditattuali erano inesistenti), la parte attiva era poco meno del 48%.Contrariamente a quanto affermato dalla storiografia ufficiale, la politica dei sovrani borbonici fuimprontata a diversificare le attivit produttive del Sud favorendo lo sviluppo dellartigianato,del commercio e della prima industrializzazione degli stati preunitari italiani, superando, inquesto modo, i confini di uneconomia basata quasi esclusivamente sullagricoltura, che, inrealt, rappresentava lattivit prevalente anche nel resto dItalia e di gran parte dEuropa.Allinizio, fu necessario, per permettere alle giovani fabbriche meridionali di raggiungere unlivello competitivo, un sistema di protezioni doganali, analogo a quello esistente in altri Stati12; il protezionismo fu poi gradualmente mitigato dal 1846, lobiettivo, in quel momento, era di

    11 Ricordiamo, oltre a Pedio, autore di questa affermazione (da Economia e societ meridionale a met

    dellOttocento , Capone Editore, 1999, modif.), alcuni nomi degli storici controcorrente: Rispoli, Nitti, Salvemini,Coniglio, Bianchini, Luzzato, Lepre, Villani, Demarco, Petrocchi, Mangone, Vocino, Capecelatro e Carlo.12 provvedimenti legislativi del ministro Medici datati 15 dicembre 1823 e 20 novembre 1824

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    inserire lindustria, ormai matura, nel meccanismo del commercio europeo: si abbassarono i dazidimportazione, che precedentemente potevano arrivare anche al 20%, si strinsero numerositrattati commerciali compresa la lontana India dove, dal 1852, era attivo un console delle DueSicilie e dove arriv, primo tra gli italiani, un bastimento meridionale.13 La critica liberista, con in prima fila economisti meridionali come Villari e Scialoja, gi esuli permotivi politici, ha bollato la politica economica dei sovrani meridionali, definendola un fallimento autarchico, figlia del loro paternalismo e del protezionismo (le industriemeridionali, ad esempio, sono state chiamate baracconi di regime) ma questa bocciaturaappare in gran parte ideologica e strumentale agli interessi della monarchia sabauda e dei suoisostenitori, ai quali venivano forniti argomenti per calunniare i sovrani meridionali da lorospodestati; al contempo, era anche utilissima agli stessi economisti ai quali venivano assegnate lecattedre universitarie solo se erano allineati a questa impostazione critica. vero che il principio su cui era basata leconomia borbonica era quello di uno sviluppo guidatoe sostenuto dallo Stato che salvaguardasse gli interessi dei ceti popolari elautosufficienza delMezzogiorno in tutti i settori, ma altrettanto vero che ci si deve pur chiedere dove finissero iprodotti delle fabbriche meridionali che erano ai vertici delle industrie italiane (come vedremo inseguito) e che avevano una produzione di manufatti chiaramente superiore alla capacit diassorbimento del mercato interno meridionale, come pure a cosa servisse lapoderosa flottamercantiledel Sud, che era laquarta del mondo come tonnellaggio, la cui bandiera garriva intutti i porti (per esempio, in Francia, era seconda, come presenza, solo a quella inglese). vero che i dazi sullesportazione dei prodotti alimentari non erano certo di impostazioneliberista, ma essi facevano parte di una politica economica statale che permetteva di vendere igeneri di prima necessit ad un prezzo bassissimo, oggi si direbbe politico, soddisfacendo inquesto modo le esigenze alimentari della popolazione; tutte le fonti, anche le pi acceseantiborboniche, concordano unanimemente nel confermare che nel meridione dItalia si viveva

    con pochissimo; questo, per, non soddisfaceva gli interessi dei proprietari terrieri chedivennero, anche per questi motivi, i pi acerrimi nemici della Monarchia meridionale einteressati fautori dellunit dItalia.Del resto dobbiamo anche riflettere sul fatto che un sistema economico meridionale che sidipinge, dai critici, come puramente assistenziale e che avrebbe dato unoccupazioneimproduttiva pur di dar lavoro a tutti, si poteva reggere in piedi (ma solo per un breve periodo)ricorrendo ad un prelievo fiscale spietato, che ben sappiamo non sussistere nelle Due Sicilie doveanzi era molto leggero, oppure aumentando il debito pubblico a livelli catastrofici, cosa anchequesta non vera tanto che il corso borsistico dei titoli pubblici del Sud dItalia era elevato su tuttele piazze europee (fino a quota 120) e le sue finanze pi che floride erano floridissime (comevedremo in dettaglio nei prossimi capitoli); i conti quindi non tornano a chi vuole conoscere ifatti depurati dai pregiudizi.Aggiungiamo, infine, che a uno stato come il Piemonte, che era sullorlo del collasso economico,sarebbe stato fatale appropriarsi di una nazione che la critica antimeridionale vuole per forzadipingere come economicamente a terra e sarebbe stato stupido, e stupido certo non lo era, ilbanchiere Rothschild, che teneva in pugno lo stato sabaudo grazie ai suoi prestiti e che avevaquindi tutto linteresse che fosse solvibile, non avvertire Cavour della non convenienzadelloperazione; in realt, per i motivi suddetti, il Sud era un frutto golosissimo che avrebberisolto tutti i problemi finanziari della nazione subalpina.

    13 Gennaro de Crescenzo, Le industrie del Regno di Napoli, Grimaldi, 2002, pag. 23

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    In conclusione possiamo dire che leconomia meridionale non era n completamente liberista ncompletamente autarchica a guida statale, era una via di mezzo e, proprio per questo, scontentavai sostenitori pi accesi delle due fazioni: i liberisti a tutto tondo affermavano che una politicaeconomica che pretendeva di produrre tutto e di trovare allinterno i consumatori di tutto, non poteva che fallire ed un progresso industriale ottenuto a forza di dazi non poteva che essere

    rachitico14

    ; di contro, i sostenitori della politica economica a guida statale, affermavano che leDue Sicilie, essendo un piccolo stato, non erano e non potevano diventare lInghilterra o laFrancia e che quindi era pi logico sviluppare il pi possibile una economia protetta dai dazi diimportazione e di esportazione, la quale mirasse solo alla soddisfazione delloccupazione e deiconsumi interni rendendo la vita dei suoi abitanti facile e a buon mercato.

    La pirofregata Archimede in bacino , per, vero che i re Borbone avevano una radicata diffidenza per il capitalismo puro dellealtre nazioni industriali, in parte per motivi nazionalistici, in parte per motivi ideali, con unasostanziale ripulsa di orari di lavoro disumani, come pure dello sfruttamento, molto diffuso, deibambini, questo non ci sembra disdicevole. In molte industrie lombarde non veniva osservata lalegge sullistruzione obbligatoria e due quinti degli operai dellindustria cotoniera lombardaerano fanciulli sotto i dodici anni, per la maggior parte bambine, che lavoravano dodici e persinosedici ore al giorno15. Scrive lo storico inglese Trevelyan, nella Storia dellInghilterra nel secoloXIX: Ancora nel 1842 la Commissione reale delle miniere, che per prima gett luce sullecondizioni di lavoro nellInghilterra sotterranea ebbe questi dati[dai minatori]: porto unacintura e una catena che mi passa tra le gambe e devo camminare a quattro zampe. Lacqua miarriva in cima gli stivaloni; me la sono vista anche sino alle cosce. Dalla fatica del tirare sonotutta scorticata. La cintura e la catena ci fanno soffrire di pi di quando siamo incinte. Vennescoperto anche che bambini sotto i cinque anni lavorano al buio16; contemporaneamente inIrlanda (non ancora indipendente) si moriva di fame tanto che le migliaia di famiglie emigraronoin America portandosi appresso un odio inestinguibile verso lInghilterra.Non possiamo ignorare, in questa disputa liberismo assoluto- liberismo calmierato, cheanche a livello del pensiero accademico le opinioni furono a lungo discordi (il Sud vantava unascuola di primissimo ordine, tanto che proprio a Napoli nacque nel 1754 laPrima cattedrauniversitaria al mondo di Economia Politicacon Antonio Genovesi) e solo verso il 1850prevalse la corrente di pensiero che appoggiava il liberismo puro fautore della libera iniziativa

    14 Marta Petrusewicz, Come il Meridione divenne una Questione, Rubbettino, 1998, pag. 7815 D.Mack Smith, Il Risorgimento italiano, Laterza, 1999, pag. 15716 Cesare Bertoletti, Il Risorgimento visto dallaltra sponda, Berisio, 1967, pag. 96

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    privata, della caduta di ogni barriera doganale protezionistica e del divieto da parte dello Stato diintervenire, come parte dirigente, nello sviluppo economico. Non sappiamo chi avesse ragionenel contesto socioeconomico dellepoca ma, comunque sia, in Europa, le Due Sicilie sicomportavano dignitosamente con un incremento annuo del PIL di circa l1%, a distanza,logicamente, da superpotenze mondiali come Francia e Inghilterra che veleggiavano sul 2,3%17;

    ma, nel Mezzogiorno, pur non essendo ricchi, non si moriva di fame e, come gi detto,lemigrazione non esisteva.Re Ferdinando II incentiv lopera dell Istituto dIncoraggiamento,che era inizialmente alledipendenze del Ministero dellInterno e poi, nel 1847, del neonato Ministero dellAgricoltura,Industria e Commercio; questa istituzione centrale coordinava lattivit delle varie societeconomiche che erano nate gi nel 1810, sotto la dominazione francese, e che furono potenziatedal Borbone, estendendo il loro campo di azione dalla sola agricoltura allindustria, alcommercio ed allartigianato. Il compito di queste societ era non solo quello di fornire aifunzionari statali provinciali (gli intendenti) informazioni e analisi statistiche sulle attivitproduttive, ma soprattutto quello di diffondere listruzione tecnica specifica agli addetti dei

    vari settori economici, con lo scopo di ottimizzare il loro lavoro. Negli altri stati italiani edeuropei esistevano analoghe associazioni ma, di solito, erano private, mentre nelle Due Sicilieerano strumento del governo centrale, pur se negli anni si guadagnarono una certa autonomia.Furono, inoltre, creati incentivi economici anche per industriali stranieri che impiantassero leloro attivit nelle Due Sicilie cos imprenditori svizzeri, francesi, inglesi, accorsero nel regno, siorganizzavano periodicamente fiere ed esposizioni locali e nazionali (a Napoli) dove i variproduttori potevano esporre i loro manufatti e ricavarne riconoscimenti e premi.Cos, grazie alla guida di re Ferdinando II, gi nel 1843 gli operai e gli artigiani raggiunsero il5% dellintera popolazione occupata per poi raggiungere il 7 % alla vigilia dellunit, con puntedell 11% in Campania (che era la regione pi industrializzata dItalia), queste percentuali eranoin linea con quelle degli altri stati italiani preunitari. Complessivamente, per quanto riguarda laparte continentale del Regno, nel 1860 vi erano quasi 5000 fabbriche e dal censimento ufficialedel 1861 si deduce che, al momento dellunit, le Due Sicilie, pur avendo il 36.7% dellapopolazione totale italiana, davano impiego nellindustria ad una forza-lavoro pari al51% diquella complessiva degli stati italiani18 grazie alla cantieristica navale, allindustria siderurgica,tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria e alimentare. Dalla stessafonte, inoltre, si ricava che il Sud, che contava 36.7% della popolazione italiana, aveva il56,3% dei braccianti agricoli e il55,8% degli operai agricoli specializzati, in tutto circa 2milioni600mila unit. Il ceto operaio meridionale fu, inoltre, il primo in Italia ad inscenaremanifestazioni di protesta per reclamare aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro19; era ildatore di lavoro, infatti, a fissare il salario e lorario, eppure in occasione del Congresso degliScienziati, tenutosi a Napoli nel 1845, si afferm che essendo nel Regno delle Due Sicilie pifacile e meno caro il vitto, non il caso di apportare variazioni salariali20.La bilancia commerciale del Regno delle Due Sicilie erain attivonegli scambi con gli altri statipreunitari italiani, eccettuata la Toscana; con le potenze europee erain passivo, eccetto conlAustria, ma se paragoniamo i dati del 1838 con quelli del 1855 si notano dei segni di ripresa aconfermare una progressiva espansione economica21, nel 1858 il valore delle esportazioni delle

    17 dati ricavati da Nicola Ostuni, Napoli Comune Napoli Capitale, Liguori, 1999, pag.170 e 17518 circa 1.600.000 addetti su circa 3.131.000 complessivi19 Tommaso Pedio, op. cit., pagg.1-4, modif.20 riportato da Tommaso Pedio, op. cit. pag.9221 dati relativi alle province continentali del Regno, da T.Pedio, op. cit., pag. 82

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    Due Sicilie per gli Stati Uniti raggiunse 1.737.328 ducati, quello delle importazioni ducati566.243.tra il 1839 e il 1855 la flotta mercantile aveva esportato fuori dal Regno merci percirca 89 milioni di ducati22. Le Due Sicilie smerciavano i prodotti meridionali (agricoli emanifatturieri) per 85% del totale verso Inghilterra, Francia e Austria, paesi che erano in grado diacquistarli, cosa che non potevano fare gli altri stati italiani23 a causa della loro scarsa ricchezza;

    nei confronti del regno di Sardegna il Sud aveva un saldo molto attivo24

    . Negli ultimi anni diindipendenza del regno si cominci a volgere lo sguardo anche verso i paesi del Mediterraneo, dicui le Due Sicilie ambivano essere la nazione guida nello sviluppo economico.Tenendo presenti questi fatti possiamo concludere affermando che La rappresentazione del Mezzogiorno come un blocco unitario di arretratezza economica e sociale non trova fondamentosul piano storico ma ha genesi e natura ideologiche. I primi a diffondere giudizi falsi sugliinferiori coefficienti di civilt su quellarea sono gli esuli napoletani che, nel decennio 1850-1860, con la loro propaganda antiborbonica non solo contribuiscono a demolire il prestigio elonore della Dinastia, ma determinano anche una trasformazione decisiva nellimmagine delSud 25. Dopo la caduta del regno del Sud al coro di lagnanze degli esuli rientrati in Patria si

    aggiunsero anche quelle degli uomini che avevano servito i Borbone e, come faceva rilevareFrancesco Saverio Nitti ai primi del 1900: Una delle letture pi interessanti quelladellAlmanacco Reale dei Borboni e degli organici delle grandi amministrazioni borboniche.Figurano quasi tutti i nomi di coloro che ora esaltano pi le istituzioni nostre[del regno dItalia]o figurano, tra i beneficiati, i loro padri , i loro figli, i loro fratelli, le loro famiglie26.Purtroppo, grazie allopera di denigrazione sistematica del Meridione preunitario, La memoriadei vinti stata sottoposta ad unincredibile umiliazione pi grave stato il taglio del filogenetico per cui c un pezzo dItalia che ha dovuto vergognarsi del proprio passato, e poi ci silamenta che manca la dignit, ma la dignit proviene dal riconoscimento della propriaascendenza bisogna prima di tutto ridare al Mezzogiorno il senso della sua precedentegrandiosit, riscattare questa presunta inferiorit etnica del Sud da operazioni di tentatacancellazione della sua memoria. Ricordo che Rosario Romeo scrisse nella sua storia su Cavour un elogio a Ferdinando II, confrontandolo con il vincitore Vittorio Emanuele II, con grandescandalo dei risorgimentalisti che consideravano ci intollerabile27 In realt la Questione meridionale, tuttoggi irrisolta, nacque dopo e non prima dellunit;persino un ufficiale piemontese, il conte Alessandro Bianco di Saint-Joroz, capitano nel Corpo diStato Maggiore Generale, scrisse nel 1864 che Il 1860 trov questo popolo del 1859, vestito,calzato, industre, con riserve economiche. Il contadino possedeva una moneta e vendeva animali;corrispondeva esattamente gli affitti; con poco alimentava la famiglia, tutti, in propriacondizione, vivevano contenti del proprio stato materiale. Adesso lopposto. La pubblicaistruzione era sino al 1859 gratuita; cattedre letterarie e scientifiche in tutte le citt principali di

    22 Gennaro de Crescenzo, Le industrie del Regno di Napoli, Grimaldi, 2002, pag. 2323 A. Graziani, Il commercio estero del Regno delle Due Sicilie dal 1832 al 1858, Ilte , Roma , 1965 citato daAlberto Banti in La nazione del Risorgimento , Einaudi, 2000, pag.2124 per le province continentali del Regno, periodo 1838-1855: importazioni 19.441 ducati; esportazioni 33.541ducati; riportato da T.Pedio, Economia e societ meridionale a met dellOttocento, Capone Editore, 1999, pag.8225 Francesco Pappalardo, Civilt del Sud , Luglio 200326 Gli scritti sulla questione meridionale a cura di A Saitta, Laterza, 195827 Giorgio Rumi, dal periodico Il sud , del 22/11/97

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    ogni provincia. Adesso veruna cattedra scientificaNobili e plebei, ricchi e poveri, qui tuttiaspirano, meno qualche onorevole eccezione, ad una prossima restaurazione borbonica28.

    Il Congresso di Vienna e il Regno delle Due Sicilie

    San Francesco da Paola. La chiesa fu realizzata da Ferdinando I, ex-voto per ilsuo ritorno a Napoli

    Dopo gli oltre 20 anni di guerra tra la Francia rivoluzionaria-napoleonica e le altre nazionieuropee, ilCongresso di Vienna, iniziato nel 1814 e conclusosi nel1815, bas il riassettopolitico del vecchio continente sul principio di legittimit in virt del quale ai sovranispodestati venivano restituiti i loro possedimenti: in realt esso fu applicato con moltaelasticit. Ci furono molte modifiche territoriali per cui in Italia, ad esempio, la Repubblica diGenova fu aggregata, suo malgrado, al Piemonte in modo da creare unostato cuscinettoinfunzione antifrancese, la secolare Repubblica Veneziana non fu restaurata, il Regno Meridionale,pur avendo contribuito con uomini e mezzi a sconfiggere Napoleone, perse lisola di Malta,punto strategico al centro del Mediterraneo, che divenne possedimento inglese e la giurisdizionedello Stato dei Presidi (che comprendeva Orbetello, Porto Ferraio, Porto Santo Stefano, PortoErcole, porto Longone, lisola di Giannutri e il promontorio del Monte Argentario), non ottenneneanche linglobamento delle enclavi papali di Benevento e Pontecorvo; il regno del Sud eraformalmente indipendente dal 1734 ma, nella sfera geopolitica europea la gerarchiainternazionale di grandi e piccoli stati era cosa fatta, e il Regno, pur autonomo, continuava ad essere dentro un gioco internazionale e commerciale che controllava molto parzialmente, potevasoltanto subirlo, adattandosi alla sponda spagnola o austriaca o inglese29.Re Ferdinando, quindi, pag a caro prezzo il suo reintegro sul trono, dovette rinunciare a Maltain favore dellInghilterra il punto dei miei diritti di sovranit su Malta deve cedereallinteresse maggiore, di cui oggi si tratta, qual quello di riavere il mio Regno di Napoli laquale imponeva anche (con convenzioni firmate nel 1816 e 1817) la riduzione del 10% sui diritti

    28 Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, studio storico-politico-statistico-morale-militare,

    Daelli, Milano, 1864; riportato da Matteo Liberatore, Del brigantaggio nel Regno di Napoli, in Civilt Cattolica ecitato da Giovanni Turco in Brigantaggio, legittima difesa del Sud, Il Giglio editore, 2000, pag. XXXI29 Paolo Macry, I giochi dellincertezza, Lancora del Mediterraneo, 2002

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    doganali di importazione dei suoi prodotti, nonch la concessione dello status commerciale dinazione pi favorita. Ma non basta, il re meridionale dovette firmare il 12 giugno 1815 untrattato segreto con lAustria, in base al quale si impegnava a non mutare le istituzioni politichedelle Due Sicilie ed a fornire alla potenza danubiana un contingente di 25mila uomini (poi ridottia 13mila il 4 febbraio 1819) in caso di guerra. In ottemperanza a quanto deciso dal Congresso di

    Vienna, Ferdinando di Borbone eman uno speciale decreto in cuiunificavano i regni di Napolie di Sicilia nel nuovo Regno delle Due Sicilie.Nei giorni 8 e 11 dicembre1816la costituzione siciliana del 1812 veniva soppressa e con essagli istituti parlamentari indipendenti,il regno di Sicilia cess di esisteree venne accorpato nelneonato Regno delle Due Sicilie: il re assunse, cos, il titolo diFerdinando I re del Regnodelle Due Sicilie(in precedenza era contemporaneamente re di Napoli e di Sicilia)

    Il problema siciliano

    La perdita della indipendenza, che pure era gi dal 1734 praticamente solo formale, fu accoltamalissimo dai siciliani che, per secoli, sin dai tempi degli Angioini (scacciati con la rivolta deiVespri), avevano rifiutato la sottomissione a governi continentali30; inoltre, la Sicilia perdeva,confluendo nel regno delle Due Sicilie, la Costituzione del 1812, di ispirazione inglese.Anche questo fatto esacerb gli animi contro i napolitani perch, in realt, questo istituto era diantichissima origine nellisola tanto che era in vigore gi dai tempi dei Normanni, era unaCostituzione di cui i siciliani erano orgogliosi e gelosissimi ed alla quale giuravano fedelt tutti isovrani succedutisi nel dominio nellisola, lo stesso Carlo di Borbone, quando prese possesso delregno nel 1734, si rec a Palermo per cingere nel duomo la corona che era stata di Ruggero IIdAltavilla e di Federico II di Svevia. In quel momento storico nessuno dei vecchi Stati dItaliaera in possesso di un patto, che determinasse le attribuzioni del potere supremo e riconoscessedei diritti, attraverso una assemblea rappresentativa, alla Nazione31. In realt, per, questoParlamento non aveva nulla di democratico ma rappresentava solo lo strapotere dei baroni iquali, tramite questa istituzione, pretendevano di avere un rapporto alla pari col sovrano, tantoche le leggi non potevano essere modificate senza lapprovazione di questa Assemblea.

    30 Perfino nell'ultimo dopoguerra ci fu un movimento indipendentista (di Finocchiaro) e, alla nascita della attualeRepubblica Italiana, la Sicilia fu contestualmente dichiarata Regione a statuto autonomo.

    31 Ernesto Pontieri, op. cit. pag.1

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    I rapporti tra il Re e i vicer borbonici da una parte, e i baroni siciliani dallaltra, eranocomunque rimasti cordiali fino al 1780 quando, per, sulla spinta dellassolutismo riformatore distampo illuministico che trovava nel re di Napoli Ferdinando IV e della sua consorte MariaCarolina dei validissimi interpreti, fu inviato nellisola il marchese Domenico Caracciolo, colcompito di ridurre al minimo il loro potere. La reazione a questo attacco fu fortissima, ma il dado

    era tratto e i successivi vicer cercarono di continuarne lopera aumentando cos il distacco e ladiffidenza reciproca tra Napoletani e Siciliani: nel 1788 furono limitati i diritti di trasmissione ineredit dei feudi, il 4 maggio 1789 abolite tutte le servit personali, nel 1790 fu approvato ilprogetto di un nuovo Catasto, che doveva essere la base di un sistema fiscale al quale i baroni,fino a quel momento, si erano sottratti per i loro privilegi feudali.Durante loccupazione francese del regno di Napoli, i sovrani si erano rifugiati in Sicilia con laprotezione degli inglesi e, sotto la spinta di questi ultimi, nel 1812 era stato abolito il feudalesimoe promulgata una nuova Costituzione sul modello inglese, con due camere, una di pari,nominata dal Re, ed una elettiva con sistema censitario. Laristocrazia terriera appoggi questasvolta costituzionale che rafforzava le secolari tradizioni parlamentari siciliane e ne accentuava il

    carattere antimonarchico. Gli inglesi, promotori della trasformazione da monarchia assoluta arappresentativa, intendevano estendere allisola un istituto di cui andavano fieri e, soprattutto,per ingraziarsi le classi dominanti siciliane, ponendo cos le basi per un protettoratosullisolapi grande ed importante del Mediterraneo (dopo essersi gi appropriati di Malta, che facevaparte delle Due Sicilie). La riprova di tale sottintesa intenzione si ebbe nel gennaio 1814,allorch il plenipotenziario inglese Lord Bentinck avvi dei negoziati con emissari del Murat,che si svolsero nellisola di Ponza: fu promesso al Francese il mantenimento del suo potere sulregno di Napoli, una volta che Napoleone fosse stato definitivamente sconfitto, in cambio delladefinitiva rinuncia alla Sicilia, da cedere allInghilterra.32.Successivamente, al Congresso di Vienna, fu Metternich a perorare le ragioni che imponevano larestituzione a Ferdinando I di tutti i suoi possedimenti: egli faceva senza dubbio gli interessidellAustria che mirava ad estendere la sua influenza sulle Due Sicilie, ma anche i propri vistoche come tangente per il suo impegno personale per la restituzione della Sicilia al regno dei Borboni, pretese due milioni di franchi. Ferdinando avrebbe voluto limitarsi a pagarne1.200.000 ma il famoso statista austriaco fece sapere di non potersi accontentare di questa cifra perch il suo patrimonio familiare era stato dilapidato dal padre33. Gli inglesi siaccontentarono dellisola di Malta, appoggiando il fatto che lAustria dominasse lItalia; inquel momento storico era pi importante, per lInghilterra, evitare ogni futura velleit diespansione della Francia sulla Penisola (come era accaduto nellepoca napoleonica) e gliAsburgo erano molto utili a questo scopo. In Sicilia gli inglesi non hanno lasciato alcunmonumento degno di un potere che meriti il nome di sovranoe tuttavia non c classe socialeche non li rimpianga, semplicemente perch, almeno per un certo tempo hanno salvato i sicilianida Napoli34.I siciliani non si accontentarono del fatto che unapposita nuova legge di Ferdinando I riservassead essi la maggior parte delle cariche amministrative dellisola, lamministrazione della giustiziae che persino la coscrizione obbligatoria non fosse introdotta nellisola. Anche il clero era

    32 Silverio Corvisieri, Allisola di Ponza, Il Mare,198533 Walter Maturi, La politica estera napoletana dal 1815 al 1820, in Rivista storica italiana , serie V, 30 giugno

    1939, vol.IV, pag.247 riportato da Silverio Corvisieri, op. cit.34 dal racconto dello scrittore di viaggi Simond, riportato da Raleigh Trevelyan, Principi sotto il vulcano, BUR,2001

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    fortemente antinapoletano e rimpiangeva la rappresentanza politica di ben 65 membri nellaCamera dei Pari che la Costituzione del 1812 gli garantiva.Nel 1819 la legislazione amministrativa centralizzata ed antifeudale fu estesa anche alla Siciliama trov ancora moltissime resistenze tanto che solo nel 1838 si riusc ad abolire la giustiziapatrimoniale dei baroni. Il feudalesimo opponeva una strenua resistenza: alla fine del 1700 sicontavano 142 principi, 95 duchi, 788 marchesi, 95 conti, 1274 baroni; ancora nel 1840 Fredericvon Raumer, uno scrittore di libri di viaggi, riferisce che aveva constatato che nellisola, su unapopolazione di circa 2 milioni di anime, si contavano 127 principi, 78 duchi, 130 marchesi,innumerevoli conti (per tacere dei baroni), molti dei quali ben di rado hanno visto i loro possedimenti e mai hanno posto mano alla loro amministrazione 35. Si dovette arrivareaddirittura al 17 giugno del 1850 quando Re Ferdinando II riusc a strappare ai baroni siciliani idiritti sui fiumi che essi avocavano a s in quanto la legge che metteva fine al feudalesimoparlava di ritorno al demanio pubblico dei corsi dacqua navigabili, i latifondisti obiettavano chei fiumi siciliani non erano navigabili, suscitando continue liti col potere centrale.Il primato civile del regno delle Due Sicilie, in Italia, nellera post napoleonica

    ritratto di Ferdinando I, Reggia di Caserta

    Mentre gli effetti politici dellaRestaurazionepost napoleonica ebbero piena attuazione in tutti iricostituiti stati italiani preunitari, col reazionario Piemonte in prima fila, viceversa nelle DueSicilie re Ferdinando I e i suoi ministri ebbero il merito di lasciare immutate gran parte delle

    innovazioni dei francesi. Persino Tito Manzi, che era stato un influente esponente del governodel Murat, ebbe ad affermare che, nonostante la presenza nel regno delle truppe austriache finoallagosto del 1817, Napoli spiccava nel quadro a tinte fosche [della Restaurazione] come la solacapitale italiana dove ci si premurasse con successo di accrescere la forza del governo e dimigliorare insieme ad essa la sorte del popolodi concentrare saldamente il potere nelle manisovrane e organizzare amministrazioni efficienti e funzionali, dare forza allo Stato, sottrarne aivecchi corpi privilegiati, la nobilt e il clero 36.Infatti, rimase intatta lamministrazione dello Stato, trasformata dai francesi da feudale (con imille poteri periferici baronali ed ecclesiastici) incentralizzata. A Napoli vi erano sette

    35 Raleigh Trevelyan, op. cit..36 Marco Meriggi, Gli stati italiani prima dellunit , Il Mulino, 2002

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    ministeri (Interni, Esteri, Grazia e Giustizia, Affari ecclesiastici, Finanze, Guerra e Marina,Polizia). In Sicilia vi erano altrettanti ministri responsabili pi un luogotenente generale. Inperiferia, lamministrazione era composta da una gerarchia di funzionari, nominati dal Re, cherispondevano al ministro dellInterno: a capo delle Province vi erano gli intendenti, dei Distretti(frazioni territoriali delle province) i vice intendenti; a fianco dellintendente cera un consiglio

    provinciale responsabile della giustizia amministrativa. I comuni, infine, erano amministrati daun consiglio, chiamatodecurionato, i cui componenti (decurioni, tre per ogni 1000 abitanti ofrazione di mille) erano nominati dallintendente con lapprovazione del Re, sulla base di liste dieleggibili (compilate per censo o per capacit personali). Il consiglio proponeva ogni tre anniuna terna di candidati tra i quali lintendente, di concerto con il Re, sceglieva il sindaco.Lamministrazione comunale aveva alle sue dipendenze gli impiegati amministrativi, gli addettiai pubblici servizi e il medico condotto.Re Ferdinando I attu una politica di pacificazione nazionale, la cosiddetta amalgama; gliuomini che avevano servito i re francesi vennero in gran parte conservati ai loro posti facendoinorridire i legittimisti pi convinti, come Antonio Capece Minutolo, principe di Canosa, il quale

    faceva notare che Trattatasi dello scandalo che miratasi nel confronto di vedere sdraiato in un

    cocchio adorno e carico di nastri e di ciondoli colui che oltressere stato un inimico fiero della Monarchia, era di mille delitti e vessazioni e stragi ricolmo, nel momento che nello stesso pubblico cammino osservatasi lacero e mendico accattare pane muffito quel vecchio infelice cheaveva perduto i figli sotto la scure rivoluzionaria; e non sono figure retoriche37. Si avvilavanzata dei funzionari provenienti da ceti non nobiliari, che acquisirono titoli (cavaliere ecommendatore) e altre onorificenze del lavoro dal Re (come lordine cavalleresco di San Giorgiodella Riunione, istituito nel 1818). Le Due Sicilie, in conclusione, erano allavanguardia in Italianello sviluppo della nuova istituzione di uno stato moderno fortemente centralizzato e, comevedremo negli avvenimenti del 1820 e 1848, anche nelle successive riforme che portarono perprime a dotarsi di una Costituzione. Per questi motivi il regno del Sud era guardato dai liberali

    italiani come un punto di riferimento, per stimolare analoghe iniziative negli altri stati italiani.La libert di parola e di stampa rimase piuttosto ampia, anche se intervallata da periodi diaggravata censura; a patto di non toccare le istituzioni della monarchia, si poteva dire tutto escrivere quasi tutto. Le societ segrete furono messe fuori legge Seppure reazionario,Ferdinando I non fu un fanatico ritenne di poter promuovere una certa modernizzazione senzaconcedere la liberalizzazione politica. Il pomo della discordia tra il trono e lintellighentia nelperiodo 1815-1848 furono le questioni della costituzione e del governo rappresentativo chegener una storia di cicli ripetuti di promessa, negoziato, rivoluzione, concessione, abrogazione,repressione e perdono. Il clima culturale in quel periodo era vivace e gli spiriti accesi. Soprattuttotra i giovani delle scuole e delle universit si sentiva un gran fermento. Luigi Settembrini, cheand a Napoli per studiare nel 1828, ricorder i suoi compagni di studio come buoni, dotati diun cuore generoso pronto ad ogni azione bella e tutti liberali i giovani provinciali erano dasempre andati a Napoli per studiare, ma in quegli anni furono pi numerosi che mai inaggiunta allUniversit era sorta una moltitudine di scuole pubbliche e private, istituti Reali edaccademie circaottocentoistituti dinsegnamento privati nel regno, a Foggia, Teramo, Lecce,Altamura, Salerno, Cosenza, Troppa, e in tante altre citt oltre che Napoli. Tutte questeistituzioni cercavano di attirare i giovani provinciali di talento con borse di studio, liberaammissione e premi di incoraggiamento andavano a studiare legge, medicina, arti militari, efilosofia, ma anche economia politica, storia, ingegneria ed architettura ...si gettarono sullaletteratura francese divorando tutti i romanzileggevano anche Manzoni e Hegel, le tragedie diAlfieri e quelle di Shakespeare e la Divina Commedia infine isalons intellettuali la cui

    37 Silvio Vitale, Il principe di Canosa e lepistola contro Pietro Colletta, Berisio, 1969

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    importanza nella vita letteraria e teatrale della capitale cresceva con linasprirsi della censura.Nel Regno si pubblicava molto e vi circolavano oltre ai giornali, riviste, libri e opuscoli; anchenelle province operarono altri veicoli del discorso culturale: icaff letterari ed artistici importante il ruolo di convitti e di collegi che facevano parte del sistema universitario. La vitanelle provincie era di una meravigliosa monotonia[Raffaele De Cesare]. Eppure , in quegli

    anni apparve meno noiosa le vendite della Carboneria si moltiplicarono e si cospiravamolto, le cospirazioni erano spesso seguite da arresti, processi, prigioni, pene esemplari, persinoesecuzioni ma malgrado la severit delle pene, lesperienza di rivolta, di carcere, di fuga e diesilio gener una certa aura romantica che continu ad attrarre i giovani. Quella della repressionebrutale non fu peraltro lesperienza di tutti. Nei tempi normali cera spazio per la circolazionedi idee e di opinioni38 Nel frattempo, loscenario politico europeo postnapoleonicoera dominato dalle solitesuperpotenze:lInghilterra, la Francia, lAustria, la Russia e la emergente Prussia, tutte inlotta tra loro per la supremazia . Dopo il Congresso di Vienna, fu sancita, il26 settembre 1815,la Santa Alleanza tra Russia, Prussia e Austria che si impegnavano a darsi reciproco soccorso per

    il mantenimento dello status quo; il 15 novembre1818

    le quattro potenze vincitrici: GranBretagna, Austria, Russia e Prussia firmarono un Protocollo ad Aquisgrana in cui si ratificavalimpegno reciproco al mantenimento della tranquillit generale fondata sullinviolabilit deidiritti e dei patti sottoscritti e non riconoscere da quel momento alcun cambiamento nei titoli deiPrncipi sovrani che dopo aver preventivamente stabilito a questo riguardo un concerto traloro. Due anni pi tardi, il 19 novembre1820, venne firmato il Protocollo di Troppau chesanciva il principio di intervento armato per la repressione di svolte rivoluzionarie,lInghilterra ufficialmente non firm ma, nella prima parte del 1800, di fatto lo appoggi.Il primo stato europeo a subirne le conseguenze furono proprio le Due Sicilie dove re FerdinandoI, nel luglio del 1820, era stato costretto a concedere laCostituzione: Venerd, 7 luglio 1820.Passata la nottata e mattinata in forte agitazione ed angustia. A Mezzogiorno preso un bocconee poi messomi a riposare. Mentre dormivo venuto a svegliarmi Francesco[il principe ereditario]con un foglio in mano, col quale io promissiono di formalmente giurare la diretta osservanzadella costituzione di Spagna del 1812, che era quella desiderata dalla nazione; sulla minacciache non firmandola subbito, il generale Pepe alla testa di tremila uomini della gi organizzataarmata costituzionale sarebbe piombato sopra Napoli. Per il bene e la tranquillit della nazione,alzatomi dal letto e firmato il foglio, che subito pubblicatosi39.Segu la sfilata a Napoli delle truppe costituzionali guidate dal generale Guglielmo Pepe, cheinalberavano la bandiera tricolore rossa, turchina e nera, il 13 luglio Ferdinando giur fedelt allaCostituzione, ma chiaro che lo fece sotto la minaccia della forza perch in cuor suo la aborriva:si sentiva, come tutti i monarchi dellepoca, re perdiritto divino.In concomitanza della

    rivoluzione incruenta avvenuta a Napoli sotto la guida di Guglielmo Pepe, ci furono motiindipendentisti nella Sicilia, dove si voleva riottenere la costituzione del 1812. Fu inalberata labandiera della Trinacria e venne formato un governo provvisorio. La rivolta fu repressa nelsangue dalle truppe napoletane. Ma lEuropa conservatrice non stava a guardare e il re fuconvocato a Lubiana, dove giunse l8 gennaio 1821. Gli fu imposto di revocare lo Statuto (consua gioia), e lAustria, per ottenere lo scopo, invase il regno, batt le truppe guidate dal Pepe etrattenne nelle Due Sicilie i suoi quasi quarantamila soldati per ben sette anni (con enormeaggravio dellerario meridionale che doveva provvedere al loro sostentamento).

    38 Marta Petrusewicz, Come il Meridione divenne una Questione, Rubbettino, 199839 dal diario del Re, citato da Giuseppe Campolieti, Il re lazzarone, Mondatori, 1999, pag. 434

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    Il Regno delle Due Sicilieera gi allavanguardia,dal punto di vistadellistituto dellaCostituzione, tanto che quella siciliana era stata promulgata addirittura nel1812, tra leprimissime in Europa, e comunque,la prima Costituzione italianain assoluto; per questomotivo fu guardata da tutti i rivoluzionari della Penisola come un esempio. Non si sottolinea maiabbastanza, che il Sud era considerato, dai liberali del tempo, come il faro che indicava la nuova

    strada nello sviluppo delle istituzioni dalla monarchia assoluta a quella costituzionale. Questaleadershippolitica del Sud generalmente molto poco considerata nei libri di testo ufficiali distoria, fu addirittura ignorata nelle celebrazioni del centenario dellunit dItalia del 1961.Fu cos che, sullonda degli avvenimenti meridionali, anche negli altri stati italiani preunitari cifurono dei moti analoghi, al grido di Viva Napoli, Viva la Sicilia, repressi dai proprigovernanti.In Francia, uscita sconfitta nelle guerre napoleoniche che causarono il ritorno dei Borbone nellapersona di Luigi XVIII al quale succedette Carlo X, nel luglio del1830 ci fu una nuovarivoluzione e prese il potere il nuovo Re Cittadino Luigi Filippo dOrleans, figlio di colui cheaveva votato a favore della decapitazione di Luigi XVI. Il suo ministro Sebastiani dichiar, nel1831La Santa Alleanza si fondava sul principio dell Intervento, distruttore dellindipendenzadegli stati minori, la Francia dovrebbe invece imporre il principio contrario, assicurando cos lalibert e lindipendenza di tutti40: era nato il principio del non intervento; i successiviavvenimenti nello scenario europeo dimostrarono che questa era ovviamente unenunciazionepuramente strumentale che aveva solo la funzione politica di opporsi allo strapotere dellepotenze vincitrici.LInghilterra, dal canto suo, cominciava ad elaborare una strategia politica diversa da quelladelle potenze conservatrici, tendente a favorire la nascita di nazioni nuove, dotate di statuticostituzionali simili ai suoi, le quali potessero fare da cuscinetto alle pretese egemoniche dellaFrancia e dellAustria; ovviamente era un espediente politico per contrastare lo strapotere franco-

    austriaco sullEuropa continentale; in realt lInghilterra, dietro il paravento delle costituzioni edel liberalismo badava, come tutte le potenze, esclusivamente alla salvaguardia dei propriinteressi, in politica non c spazio per i sentimentalismi.Nel 1846, con la famosaCorn Law, i latifondisti inglesi avevano, dopo cinquanta anni diresistenze, ceduto al Parlamento che impose la sua visione economica liberista la qualeprevedeva labolizione dei dazi di importazione dei prodotti esteri e contemporaneamentetendeva a favorire in Europa la caduta delle barriere doganali delle singole nazioni: il commercioinglese ne avrebbe tratto enorme giovamento perch aveva alle spalle la gi solida economia (larivoluzione industrialeera nata per prima in Inghilterra) e la flotta mercantile che era la pipotente del mondo.

    Liberalismo politico e liberismo commercialeformavano un tuttuno inscindibile chelInghilterra tent, con la tutta la sua forza, di esportare in Europa.

    40 Giacinto de Sivo, op. cit. pag.26

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    Lera ferdinandea e il rafforzamento delle Due Sicilie nel contesto europeo

    Medaglia in bronzo argentato del 1832 coniata per ilmatrimonio di Ferdinando II con Maria Cristina di Savoia

    (collezione Francesco di Rauso, Caserta) cliccasull'immagine per ingrandire

    Negli anni immediatamente seguenti alla bufera napoleonica, il Regno delle Due Sicilie, guidatoda Ferdinando I e successivamente dal figlio Francesco I, continu a soggiacere allinfluenza siadellAustria sia dellInghilterra, ma successivamente, sotto la ferma guida di Ferdinando II,divent uno stato veramente indipendente anche se la Francia, lAustria e lInghilterra cercarono,comunque, di attirarlo nella loro sfera di influenza perch la sua posizione strategica al centro delMediterraneo era strategicamente decisiva, sia a livello politico sia commerciale.

    ritratto di Ferdinando II, Reggia di Caserta Succeduto nel1830al padre Francesco I, che aveva regnato dal 1825 (anno della morte del padreFerdinando I),Ferdinando II, appena ventenne, aveva subito mostrato la sua forte personalitche avrebbe segnato i suoi 30 anni di regno.Nel giro di pochi mesi diede seguito al programma di risanamento finanziario, gi avviato dalprecedente primo ministro Medici, abol i cumuli di pi retribuzioni, diminu drasticamente ilsuo appannaggio, restitu al pubblic le riserve di caccia dei sui avi, ridusse le imposte, quella sulmacinato addirittura della met, concesse unamnistia; fatto questo, diede un forte impulsoalleconomia, costru strade, ponti e ferrovie, stipul numerosi accordi commerciali (solo tra il1845 e il 1847 ce ne furono ben sette con: Gran Bretagna, Francia, Russia, regno di Sardegna,Stati Uniti, Danimarca e Prussia).Stipendi i parroci nei comuni dove non cerano le scuole elementari per fornire una istruzionedi base al popolo, proib laccattonaggio avviando i mendicanti in istituti nei quali era insegnato

    loro un mestiere.Potenzi lesercito e la marina con lintento di affermare in via definitiva lindipendenza del SuddItalia dalle potenze straniere, covava un grande rancore verso lInghilterra a causa delle sue

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    brame di protettorato verso la Sicilia, che si erano palesate durante loccupazione della stessadurante la crisi napoleonica, aveva in antipatia lAustria, la cui occupazione militare del Regnodal 1821 al 1827 aveva, oltretutto, pesato in maniera disastrosa sul bilancio dello stato. Nonnutriva nessuna avversione per la Francia, anzi, il suo modello di governo fu la monarchiaamministrativa di stampo napoleonico con uno stato fortemente centralizzato, per questi motivi

    chiam al suo fianco uomini che avevano servito il Murat e anche esiliati politici per i moti del1820, fin dallinizio dichiar di essere contrario alla concessione di una Costituzione perch,secondo la sua opinione, il popolo meridionale non era maturo per un sistema rappresentativo.Cominci ad affermare la sua presenza militare con due dimostrazioni della flotta davanti allecoste africane che convinsero, nel 1833 i tunisini e nel 1834 i marocchini, a non intralciare pi,come avevano fatto per secoli, i commerci della flotta mercantile meridionale [erano itemutissimi pirati barbareschi che si cercava di avvistare dalle quasi 400 torri saracenecostruite sulle coste meridionali e di contrastare con un pattugliamento navale che durava damaggio a novembre]. I primi cinque anni del regno di Ferdinando II furono cos proficui chepersino il premier Robert Peel, in pieno parlamento inglese, ne fece lode.

    Medaglia in argento del 1837 coniata per il matrimonio diFerdinando II con Maria Teresa d'Austria (collezione

    Francesco di Rauso, Caserta) clicca sull'immagine peringrandire

    Dopo le piccole potenze, furono le grandi a dover saggiare la caparbiet di Ferdinando II il qualecominci a dare fastidio nel 1836; allepoca lo sviluppo delleconomia e della marinamercantile meridionali imponevano la ridiscussione di contratti commerciali stipulati anniaddietro, quando non erano cos floride, e nacque cos la questione degli zolfi (la Siciliadeteneva il 90% delle riserve mondiali di quel minerale, indispensabile per lindustria chimicadellepoca, in particolare quella degli esplodenti). La questione degli zolfi, per chi non la conoscesse, presto detta. Fin dal 1816 vigeva tra Londra e Napoli un trattato di commercio, dove luna nazione accordava allaltra la formuladella nazione pi favorita.Subito ne approfittarono i mercanti inglesi per accaparrarsi

    lintera, o quasi, produzione degli zolfi, allora fiorente in Sicilia. Compravano a poco erivendevano a prezzi altissimi. Di questo traffico poco o nulla si avvantaggiava il reame e menoancora i minatori e i lavoranti dello zolfo. Ferdinando II volle reagire a questo sfruttamento,tanto pi che, avendo sollevato la popolazione dalla tassa sul macinato, aveva bisogno diristorare le casse dello Stato in altro modo. Fece perci un passo forse audace: diede inconcessione il commercio degli zolfi ad una societ francese che lo avrebbe pagato almeno ildoppio di quanto sborsavano gli inglesi.41 I britannici, poich non avevano ricevuto soddisfazione dallo scambio di note diplomatichesempre pi dure con il regno delle Due Sicilie, fecero ricorso alla forza: Palmerston mand la flotta nel golfo di Napoli, minacciando bombardamenti, sbarchi e peggio. Ferdinando II non si

    41 Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi, 1982

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    smarr, ordin a sua volta lo stato dallarme nei forti della costa e tenne pronto lesercito neiluoghi di sbarco. Pareva dovesse scoppiare la scintilla da un momento allaltro. Ci si mise fortunatamente di mezzo Luigi Filippo e la Francia prese su di s la mediazione[anche perchlAustria aveva negato il suo appoggio, consigliando di cedere]. Il risultato fu che lo Statonapoletano dovette annullare il contratto con la societ francese e pagare gli inglesi per quel

    che dicevano daver perduto e i francesi per il guadagno mancato. il destino delle pentole diterracotta costrette a viaggiar tra vasi di ferro. Chi ci rimise fu il povero regno napoletano; malInghilterra se la leg al dito come oltraggio supremo.42

    lord Palmerson L esperimento costituzionale ed il suo fallimento, il Re Bomba

    Medaglia in argento dorato del 1849 per lacampagna di Sicilia (collezione Francesco di

    Rauso, Caserta) clicca sull'immagine peringrandire

    Il 29 gennaio del 1848, Ferdinando II fu il primo sovrano italiano a concedere la Costituzione(promulgata il 10 febbraio), pressato, comera, da una grave rivolta indipendentistica siciliana,iniziata alla fine del 1847, e dalle istanze sempre pi incessanti dei liberali napoletani (semprenel 1847 era stata scritta la Protesta del popolo delle Due Sicilie di Luigi Settembrini,(giudicata, a posteriori, strumentale e esagerata sia dallautore sia da altri liberali).Non era, per, un caso, come molti pensano, che le Due Sicilie fossero il primo stato italiano cheottenesse la Costituzione, abbiamo gi visto che il Sud dItalia era assolutamente allavanguardianel pensiero liberale italiano e non solo, prova ne sono le Costituzioni del 1812 e del 1820, leprime in Italia. Tutta la stampa liberale italiana applaud Ferdinando II, come pure gli invitati alricevimento di gala al teatro San Carlo. A Torino duemila persone con torce e bandiere si

    42 Carlo Alianello, op. cit., p.15-16.

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    recarono davanti alla residenza del Console delle Due Sicilie per congratularsi con lui; lapensava diversamente il loro re, Carlo Alberto, il quale dichiar che mica sono come quel Borbone che ha accettato il diktat degli insorti, facendo la cosa pi deleteria che si potesseimmaginare43.

    Luigi Settembrini (1813-1876) Fu formato un primo ministero che comprendeva Francesco Paolo Bozzelli, autore del testo dellaCostituzione, con essa ilsuddito diventavacittadino, con la definitiva sanzione della inviolabilit della libert personale, di stampa, di associazione, della propriet; oltre a questacittadinanza civile veniva decretata una cittadinanza politica perch al Re si affiancava unParlamento composto da due camere: una di 164 Deputati eletti dal popolo su una base censitaria(25 ducati per gli elettori, 240 per gli eleggibili); laltra camera di 50 Pari era nominata dalsovrano. Il 18 marzo fu apposto laggettivo costituzionale al Giornale delle Due Sicilie,quotidiano ufficiale.In aprile fu formato un nuovo governo che incluse i nomi migliori della liberalit del regno:Troya, Poerio, Dragonetti, Scialoja, Ferrara, i fratelli Amari, Imbriani, Conforti, Settembrini: fudecretata unamnistia politica, abolito il Ministero della Polizia, tolta listruzione popolare alclero e si istituirono scuole anche nei pi piccoli villaggi; in un primo tempo fu equiparato ilminimo di censo tra gli eleggibili e gli elettori, poi fu abolito per cui poteva bastare il possessodella pubblica stima per poter essere eletto deputato. In questa fase re Ferdinando eraconsiderato, dai componenti della classe dirigente, perfettamente in grado di svolgere il compitodi reggitore della monarchia costituzionale che era listituzione preferita dalla maggior parte diloro, infatti solo una frangia era di sentimenti repubblicani.Il 3 aprile la bandiera delle Due Sicilie (bianca con lo stemma dei Borbone al centro) aggiungesui bordi dei quattro lati una cornice verde e rossa. Ma la rumorosa e quasi bambinesca festosit dei napoletani provoc lo sconquasso. Le strade di Napoli furono percorse eripercorse da cortei quasi quotidiani e sempre pi infiammati. Fu un pullulare di giornali egiornalucoli, redatti spesso da uomini ancora incerti nel mestiere, che spingevano lopinione pubblica sino al parossismo. Giorno e notte si discuteva sui perfezionamenti da apportareallappena ottenuta Costituzione, quasi che teoria e pratica fossero in politica due campitotalmente separati. Si disquisiva, si declamava, nellincessante ricerca di eleganti distinguodialettici. La vanit della minutaglia intellettuale straripava. I paglietti, come Ferdinandochiamava gli avvocati, i greculi, gli azzeccagarbugli, infervoravano il popolo, denunciando

    43 riportato da Lorenzo Del Boca, Indietro Savoia, Piemme, 2003

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    macchinazioni anche quando non era il caso sicch, come disse il liberale Nicola Nisco, invecedi procacciare amici al libero reggimento, lo facevano prendere in odio e dispetto anche daquelli che lamavano44 Le elezioni si tennero il 18 aprile, laffluenza alle urne fu scarsa; luned15 maggio, incoincidenza con lapertura del primo Parlamento, nel palazzo comunale di Monteoliveto diNapoli, un gruppo di deputati rivoluzionari, con a capo Giovanni La Cecilia e Pietro Mileti,dichiar di considerare insoddisfacente la Costituzione appena proclamata, propose dellemodifiche come labolizione della camera dei Pari e rifiut di prestare giuramento alla personadel Re; in realt voleva rovesciare la monarchia proclamando la repubblica. Ferdinando II,sebbene obiettasse che i deputati non avevano diritto di mutare la Costituzione prima che siaprisse il Parlamento, accett persino il mancato giuramento alla sua persona pur di far partire ilavori dellassemblea e fece molti tentativi di conciliazione con i ribelli tramite degli emissarimandati a trattare: furono momenti che misero a dura prova lautocontrollo del Re, nato ed educato secondo i principi della regalit per diritto divino, ma egli non cedette alleprovocazioni.

    Nicola Nisco, uno dei promotori della rivolta Malgrado i suoi tentativi di accomodamento, gli animi dei rivoltosi non si placarono ed essiproclamarono, nellaula del Parlamento, che le truppe del Re stavano marciando versolAssemblea, questo era completamente falso e gli stessi emissari del sovrano dichiararono diessere disposti a condurre una delegazione dei deputati a verificare linconsistenza di questeaccuse, dato che le truppe erano consegnate, per ordine del Re, nelle caserme, ma non serv anulla: vennero erette per le strade decine di barricate (circa 90) e furono sparati alcuni colpiallindirizzo dei militari in servizio fuori al palazzo reale facendo morti e feriti.Solo a quel punto, la mattina del 16 maggio, il Re diede ordine di reagire, ci furono scontri,devastazioni e vittime; a un comandante che prometteva di ridurre la canaglia alla ragione,Ferdinando rispose bruscamente State calmo, signore e non chiamate canaglia il popolo. Sononapoletanisono i miei compaesani, miei sudditi. Qualche cattivo elemento li ha fuorviati, ma sitratta sempre del mio popolo!se vi lasciate travolgere dalle passioni ci sar un massacro, ed quello che voglio evitare ad ogni costo. Fate prigionieri ma non uccidete ! Nelle strade c moltagente che domani si sar pentita del suo errore45. Nonostante ci ci furono molte vittime (lecifre pi attendibili parlano complessivamente di un migliaio) e devastazioni; i deputati,malgrado il loro proclami insurrezionali antimonarchici, non subirono violenze.Non facciamo i nomi dei sostenitori delle varie spiegazioni [dei fatti del maggio napoletano]perch ne ha fatto un esame accuratissimo il Paladino usando pubblicazioni rare, attiprocessuali..Ruggero Moscati, ai giorni nostri, ha finito sostanzialmente con laccettare, aproposito della giornata del 15 maggio, la tesi di Giuseppe Paladino, cio che esso fu

    44 Mario Costa Cardol, Venga a Napoli, signor conte, Mursia, 1996, pag. 12445 Harold Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli, Giunti, 1997, pagg. 274-275

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    unesplosione imprevista e impreveduta di poche centinaia di persone in gran parte nonnapoletani, che scimmiottando i casi parigini del febbraio, e stoltamente illudendosi di ottenereaiuti dalla squadra francese nella rada, oppure di trascinare gli Svizzeri [che formavano la miliziascelta del Re] e le truppe napoletane a far causa comune con loro, eressero prima delle barricatecontro un pericolo immaginario, si rifiutarono poi di disfarle perch sospettavano e diffidavano

    del re, del governo, di tutto e di tutti, ed infine si dispersero per le case vicine da dove aprirono ilfuoco contro le truppe. Moto anarchico ed inconsulto. E tale giudizio fu la conclusione di unmovimento culturale iniziatosi dopo il 1860 da parte di un illustre storico tedesco (il Reumont) edi due onesti patrioti come il Settembrini e Vittorio Imbriani46 Questi luttuosi avvenimenti impressionarono moltissimo il re meridionale e non poteva esserealtrimenti, lasciandogli nel cuore una ferita inguaribile e condizionando tutti i suoicomportamenti fino alla fine del suo regno, nel 1859: la frattura del 15 maggio non si ricomposepi e questa, alla fine, fu fatale per la sopravvivenza del regno meridionale; il re si convinse,infatti, che Costituzione eguale Rivoluzione, convincimento che espresse pi volte e da qualenon recesse pi.

    Sta di fatto che, malgrado i luttuosissimi fatti del 15 maggio che avrebbero ben giustificato lasoppressione della Costituzione, Ferdinando la conferm perch Ho giurato la Costituzione e lamanterr, se io non voleva darla, non lavrei data. Piuttosto si ha la sensazione che ci fosseromolte ipocrisie nel campo liberale come ben dimostra il colloquio avvenuto nel 1848 fra tre suoirappresentanti e il Re, Sire, noi vogliamo il progresso essi affermarono Lo voglio anchiosoggiunse il Re; ma, spieghiamoci, che intendete voi per progresso? e Il Pisanelli [uno deiliberali] Sire, il progresso un gladio, che incalza i popoli e re... Ferdinando lo interruppe, evolgendosi al duca dAscoli, che gli stava vicino N Ascoli,stu progresso fete [puzza] nupoco de curtiello47 Furono indette nuove elezioni per il 15 giugno, con una nuova soglia censitaria (120 ducati per

    gli eleggibili e 12 per gli elettori) che furono liberissime ma con scarsa affluenza, la libert distampa sub delle disposizioni restrittive con Decreto del 25 maggio.La stampa progressista e democratica si mostra ardente sostenitrice delle prerogative edellattivit parlamentare; sempre pi antiparlamentari i giornali reazionari. Linteresse per alseduta inaugurale del 1 luglio, per le dichiarazioni del sovrano e per il programma dei lavori, erapertanto, vivissima e vivissima fu la delusione alla lettura del discorso della Corona, accolto conprofondo silenzio48, approvato, comunque, il 1 agosto dalla Camera dei Deputati ed il 5 daquella dei Pari).Un gruppo di deputati ricominci subito un duro ostruzionismo verso il sovranorimproverandogli lo scioglimento della precedente Camera, a causa dei fatti del 15 maggio; essi

    ribadirono anche la loro volont di far continuare alle Due Sicilie la guerra contro lAustriacontro lopinione del Re. Le due camere svolsero una modesta attivitnon formularono alcun progetto di leggeil 6 febbraio 1849 il Ministro delle Finanze fece un discorso sul bilanciodello Stato con le relative tasse, alcuni deputati si opposero affermando che per esigere imposteoccorreva un voto del parlamento e che il governo in carica[nominato, come la Costituzioneprevedeva, dal Re]non riscuoteva la loro fiducia, inoltre si censur la politica interna delsovrano; i contrasti non si appianarono e il conflitto governo-Re da una parte e deputati

    46 Federico Curato, Il regno delle Due Sicilie nella politica estera europea, Societ siciliana per la storia patria, 1995,pagg.85-86.47 Raffaele de Cesare, La fine di un regno, vol I , pag. 19448 Alfredo Zazo, Il giornalismo a Napoli, Procaccino, 1985, pag.176

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    dallaltra fu risolto il 12 marzo da Ferdinando II il quale sciolse la Camera stabilendo nuoveelezioni che mai si tennero49.

    la bandiera costituzionale (1848 - 1849) Alla fine del marzo 1849 il Re offr alla Sicilia un parlamento proprio, un vicer,

    amministrazione separata con abolizione della promiscuit di impiego tra siciliani e napoletani,riconoscimento dei debiti fatti dal governo rivoluzionario, amnistia. Questo non bast ai sicilianiche, per bocca del loro capo Ruggiero Settimo, respinsero le proposte del sovrano. Alla Cameradei Comuni di Palermo echeggi il grido Guerra, guerra! ma il 15 maggio 1849 le truppenapoletane, dopo numerosi successi, entrarono in Palermo spegnendo definitivamente la rivoltaindipendentista della Sicilia e sottraendo anche lisola alle brame degli inglesi, che la avevanosostenuta nella lotta sperando in un futuro protettorato britannico. Ferdinando II, gi nelsettembre del 1848, aveva inviato in Sicilia parte della sua flotta da guerra (allepoca la terza delmondo) al comando del generale Carlo Filangieri; essa aveva cominciato a bombardare Messinadal 3 settembre, coprendo lo sbarco delle milizie in essa imbarcate e continuando a martellare lepostazioni degli indipendentisti per cinque giorni. I combattimenti furono molto accaniti tantoche le truppe borboniche ebbero 1500 morti, non si mai fatto un consuntivo di quelle siciliane.In seguito a questi cruenti avvenimenti e alla repressione dei moti repubblicani del 15 maggio1848, Ferdinando II, gi osannato precedentemente dai liberali con gli appellativi di novelloTito o pacifico Giove, collezion diversi nuovi soprannomi: Mostro coronato, Nerone delSebeto,Tigre borbonica,Caligola di Napoli, ma soprattutto Re Bomba. C da dire, per,che reprimere le insurrezioni allinterno dei loro domini, era il comportamento usuale enormale di tutti i sovrani dellepoca che le consideravano opera di sudditi ribelli; lipocrisiagenerale volle che solo a Ferdinando, per motivazioni politiche molto lontane da altreumanitarie, fosse appioppato il soprannome di Re Bomba, gli altri suoi pari rimasero indennida simili appellativi tanto che nessun liberale chiam Vittorio Emanuele II in modo diverso da

    re galantuomo anche se questultimo pot impunemente cannoneggiare, causando migliaia dimorti: Genova (1849), Ancona (1860), Gaeta (1860-61) e Palermo (1866).Il 19 maggio 1849 torn in uso la tradizionale bandiera bianca con lo stemma dei Borbone; il 7agosto 1849 fu nominato presidente del Consiglio e delle Finanze il lucano Giustino Fortunato,ex aderente alla Repubblica Napoletana e al governo di Murat. Lo statuto fu sospeso, ma nonabrogato: cos fall il primo esperimento costituzionale dItalia.Le interpretazioni, formulate dai fautori della Costituzione, sulle cause dellinsuccesso furonoessenzialmente due: i pi accesi accusavano il Re di spergiuro e addebitavano solo a lui la colpa,viceversa i pi moderati affermavano esattamente il contrario: la rivoluzione erapoliticamenteimmatura principalmente per responsabilit proprio dei democratici pi estremisti con le loro

    49 tratto da Giuseppe Coniglio, I Borboni di Napoli, Corbaccio, 1999, modif.

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    balorde utopie repubblicane, progetti astratti, insensati e rischiosi.50; 1559 municipimandarono delle petizioni per invitare il Re a sospendere la Costituzione51. In realt nessuno sacon certezza cosa pensasse Ferdinando circa la Costituzione; gli storici affermano, in grandemaggioranza, che nel suo intimo la avversasse (come del resto tutti i sovrani dellepoca, convintiche il loro potere derivasse direttamente da Dio) e che il suo modello fosse quello della

    monarchia amministrativa del regime napoleonico, ma non c dubbio che latteggiamentomassimalista di molti liberali napoletani lo spinse a nutrire per la monarchia rappresentativaunavversione crescente, tanto pi che, successivamente, essi aderirono al movimento unitarioitaliano a guida piemontese e poi curiosamente accettarono un nuovo monarca e lo StatutoAlbertino che sispirava agli stessi principi della Costituzione Napoletana del 1848, che avevanoprecedentemente avversato con la violenza.Il sovrano rimase solo con il suo potere assoluto e non si rese conto che i pennaruliavevanobisogno di una camera di compensazione per sfogare la loro libidine politica e per sentirsiprotagonisti, cittadini, del progresso civile ed economico del paese non per altri motivi lerivoluzioni che colpirono tutta lEuropa nel 1848, lasciarono indenne unicamente la terra della

    Regina Vittoria, segno questo che la via inglese riformare per non dover innovare

    era unacarta vincente 52.I liberali meridionali esuli si rifugiarono in tutta Europa sviluppando negli anni diversisentimenti: allinizio profonda malinconia, struggente nostalgia della Patria e noia per la vitaintellettuale degli altri stati giudicata poca cosa rispetto a quella vivacissima di Napoli, poi criticaspietata della monarchia meridionale risparmiando la popolazione del regno, in seguito toniaccesi anche nei confronti del popolo che non dimostrava alcuna aspirazione alla rivolta n tantomeno allideale unitario, infine lauspicio che un atto di forza esterno costringesse i napoletani adunirsi al costituendo regno dItalia perch essi si sono cos abituati a considerare la loro cittcome un mondo a s e che il nuovo governo unitario dovesse basarsi nel Mezzogiorno sulla forza, almeno per lungo tempo53 La massima parte del popolo meridionale, invece, non desiderava evoluzioni politiche, anzi leosteggiava considerandole una lesione alle prerogative assolute del sovrano; il monarca eraamatissimo e ne aveva prova nelle innumerevoli manifestazioni di affetto esternate dai sudditinei suoi numerosi viaggi di ispezione nelle province nel regno; egli veniva infatti considerato ilnostro padre cio il garante supremo dei diritti del popolo contro le pretese dei baroni, del cleroe della emergente borghesia. Le masse, insieme ai loro sovrani, consideravano i loquacissimiintellettuali liberali come dei demagoghi, pescatori nel torbido ed infatti tutte le volte chedovettero scegliere tra monarchia napoletana o straniera, tra il Re e i liberali hanno scelto sempreil proprio sovrano come ben dimostrano i fatti del 1799, del 1820, del 1848 e infine la reazionepostunitaria. Daltra parte lideale monarchico era ancora molto vivo nei popoli di in tuttEuropa,

    a dispetto delle idee costituzionali o repubblicane e i fratelli Goncourt facevano notare, nei primidecenni del 1900, che Le menti mediocri che giudicano lieri da quello che loggi, sistupiscono della grandezza e della magia della parola Reessi credono che fosse soloservilismo, ma il Re rappresentava la religione popolare di allora, coma la patria la religionedi oggi54.

    50 Marta Petrusewicz, Come il Meridione divenne una Questione, Rubbettino, 1998, pag. 11151 A.Insogna, Francesco II Re di Napoli, ristampa Forni, 1980, pag. 2752 Umberto Pontone, Due Sicilie, numero 2\2002, modif.53 Marta Petrusewicz, op. cit. , pag 15854 Harold Acton, I Borboni di Napoli, Giunti, 1997, pag.718

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    Il popolo provava affetto per Ferdinando II anche per la sua meridionalit tanto simile allapropria che egli, pur nella profonda consapevolezza della regalit, manifestava negli atti dellasua vita: dal senso della famiglia alla religiosit (che lo spingeva ad assistere quotidianamentealla Messa ed alla recita serale del rosario), dalluso abituale del dialetto ai gusti alimentari, finoad arrivare ai panni stesi ad asciugare nelle sale della reggia di Caserta. I suoi svaghi preferiti

    erano le parate militari e una corsa in carrozza, che guidava personalmente, assieme ai suoi cari;le cerimonie ufficiali della Corte annoiavano lui e la sua consorte, laustriaca Maria Teresa,Tetella55. Nemmeno i pi accessi oppositori poterono muovere critiche riguardo la sua assolutaintegrit come marito e padre, virt non molto diffusa nei sovrani del suo tempo, basti pensare,solo per rimanere in Italia, a Vittorio Emanuele II che dilapid somme enormi per le sueinnumerevoli amanti con i relativi figli illegittimi.Dopo la fine del regno borbonico la fedelt allideale monarchico rimase intatta e cominci adesternarsi persino nei confronti dei nuovi sovrani, i Savoia, nonostante la loro pessima condottanei confronti del Sud. A chi gli ricordava il perdurante affetto del popolo meridionale, lesiliatoFrancesco II (ultimo re delle Due Sicilie) rispondeva amaramente: S, vero i Napolitani sono fedeli al Re, ma a qualunque Re del tempo, non alla mia persona

    , parole profetiche tanto chenel referendum repubblica-monarchia del giugno 1946, il Sud vot massicciamente perquestultima. Scrisse, allepoca, nel suo diario, il ministro degli Interni Romita nella notte tra il3 e il 4 giunsero, per, improvvisamente i dati di un nutrito gruppo di sezioni meridionali e la Monarchia pass in vantaggio. Fu la notte pi terribile: intorno alle ventiquattro sembr cheogni speranza fosse perduta mi accasciai sulla poltrona, gli occhi fissi verso lalto soffitto inombra il telefono squill pi volte proprio a me, repubblicano da sempre, sarebbe spettatodire ai lavoratori che lultimo rappresentante della pi inetta casa regnante dEuropa sarebberestato al proprio posto ed enormemente rafforzato dalla riconferma popolare? E che cosa avreidetto a Nenni, a Togliatti, a tutti gli altri, che non volevano lavventura del referendum?56.Quando Umberto II, ultimo re sabaudo, si imbarc allaeroporto di Campino di Roma per lesilio

    in Portogallo un vicebrigadiere dei carabinieri lo saluta, egli si ferma a stringergli la mano:Vi aspettiamo sempre, Maest!, dice il giovane con accento napoletano57.Re Ferdinando II, restaurando la monarchia assoluta, assunse verso i liberali un atteggiamentosprezzante, chiamandoli pennaruli58, inizi una politica repressiva con le liste degliattendibili (cio dei sospetti) compilate da un corpo speciale di polizia i cui membri eranochiamati i feroci.Il 18 marzo 1850spar laggettivo costituzionale dalGiornale delle Due Siciliefra lagenerale indifferenza59 La repressione fu dura, come in altri paesi europei[che avevano sperimentato i moti del 1848],ma poco sanguinosacome se il suo scopo fosse lo sradicamento pi che la vendettapi che feroce, fu una repressione pervicace e capillare, protrattasi per un tempo lunghissimo. Per pidi un decennio continuarono tanto i processi politici che la caccia ai latitantii beni degli esuli furono sequestrati e le famiglie sistematicamente perseguitate. Tanto le corti che il governo

    55 seconda moglie; la prima, Maria Cristina di Savoja, era morta di febbre puerperale pochi giorni dopo aver datoalla luce il futuro re Francesco II.56 riportato in Falcone Lucifero, Lultimo re, Mondadori, 2002, pag. XXX dellintroduzione a cura di FrancescoPerfetti57 ibidem, pag.55658 cio scartoffiari, grafomani e simili59 Alfredo Zazo, Il giornalismo a Napoli, Procaccino, 1985, pag. 203

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    fecero un ampio ricorso a varie forme di espulsione, dalla condanna allesilio alla deportazione,alla tolleranza verso le fughe. La censura, tanto governativa quanto ecclesiastica,imperversnel 1850 fu ufficialmente abolita la libert di stampa [legge del 13 agosto],addirittura nel 1859 per pubblicare un libro fu necessaria anche lautorizzazione preventiva delVescovo; linsegnamento fu riconsegnato alla Chiesa cattolica, il reclutamento dei maestri

    affidato al clero, lispezione scolastica ai vescovi e lesame di catechismo reso obbligatorio per tutti gli insegnanti. Il regno si trasform in uno stato di polizia[anche se il pubblicista Giacinto d Sivo facevanotare che chi non aderiva alle sette godeva di amplissima libert di fare quello che voleva60],il Ministero della Polizia, che era stato abolito nel 1848, fu ristabilito nel 1852, esso disponevadi una rete immensa di collaboratori e spie. I licenziamenti[per motivi politici]colpirono praticamente tutta lintellighentia del regno, dagli impiegati di banca al direttore del museo di Napoli e degli scavi di Pompei; i progetti di riforme, persino i pi cauti, furonoabbandonati.la metafora della muraglia della Cina rende bene il leitmotif della politica post-quarantottesca, cio la reclusione61. Lallontanamento dal regno di molti esponenti di

    spicco delle scienze e delle arti, tutti sbrigativamente bollati dal Re come liberali

    , port ad unindebolimento complessivo delle Due Sicilie privandole dei cervelli migliori.Ferdinando II incarn sempre pi la figura di un autocrate con ministri che erano dei sempliciesecutori dei suoi ordini e quindi non responsabili personalmente dei loro atti; egli voleva esseretenuto personalmente al corrente di tutto quello che succedeva nel suo regno e questo lo costrinsead un impegno massacrante diviso tra lavoro a tavolino e lunghe udienze nelle quali ascoltavapazientemente i numerosi interlocutori che potevano arrivare anche a pi di cento in una solagiornata; molto temute le sue improvvise ispezioni nelle varie province in cui chiedeva conto agliintendenti del loro operato. Lautocrazia di Ferdinando II imped la maturazione di una classepolitica dirigente responsabile, il Sud leg il proprio destino alla sopravvivenza della persona delRe e lo si vide alla sua prematura scomparsa quando il figlio, Francesco II, si pot valere,nellesercizio del potere, quasi solo di personaggi di settanta e pi anni, figli di altre epoche edincapaci ad affrontare i problemi dei tempi nuovi. Temuti gli uomini di testa, [Ferdinando II]sand cercando la mediocrit, perch pi mogia; non si volle o non si seppe cercare i migliori e porli ai primi seggi.e per non fidarsi di nessuno, e non aver bisogno dintelletti, fu ridotta amacchina lamministrazione ed il governo..la nave dello Stato non provveduta di piloti and intempo di calma pi anni barcollando; poi al primo buffo, non trovandosi mano esperta altimone, senza guida affond62. Frequenti le sue incursioni a sorpresa nelle varie province delregno per verificare di persona lo stato delle cose, il suo senso del dovere come monarca era cosspiccato che lo port a lasciare la famiglia con un figlio in fin di vita pur di soccorrere lepopolazioni lucane sofferenti per un violento terremoto.

    Ma bisogna rimarcare il fatto che la difesa ad oltranza dellistituto monarchico assoluto, da partedi Ferdinando II, non solo era politicamente debole nei confronti delle istanze liberali delleintellighentiae interne ed internazionali (pur essendo queste ultime asservite ad interessi nonideali ma di supremazia economica) ma gli inimic soprattutto i ceti borghesi meridionali i quali,rafforzatisi proprio grazie alla grande politica di sviluppo economico del Re, reclamavano ancheuna partecipazione politica.

    60 op.cit. pag.48161 Marta Petrusewicz, Come il meridione divenne una questione, Rubbettino, 1998, pag. 113 e seg.62 Giacinto d Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Berisio

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    In conclusione, nei momenti della crisi decisiva del 1860, la monarchia borbonica si trov alleatosolo il popolo minuto e nemiche tutte le altre componenti della societ: gli intellettuali, laborghesia e i latifondisti che essa, a vario titolo, aveva avversato (mancato progresso delleistituzioni in senso costituzionale e provvedimenti antifeudali); per questi motivi, dopolannessione del regno meridionale, furono i contadini e pastori che reagirono alla nuova realt

    col fenomeno del brigantaggio, le altre componenti della societ furono ben liete della caduta deiBorbone.

    LItalia nel 1800La situazione politica preunitaria, le piccole patrie, il principio di nazionalit

    Carta dell'Italia del 1830 ca.

    Bisogna risalire ai tempi dellimperatore romano doriente Giustiniano per trovare, in Italia, unoStato unitario; dopo linvasione dei Longobardi del568si ruppe l