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Gli alunni della classe 5^ B,

alla fine dell’anno scolastico,

si sono divertiti

ad inventare

sei brevi storie,

come lavoro di gruppo.

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LA SCUOLA

ABBANDONATA

Autori:

Berti Aurora, Cerasoli Andrea,

Gionta Mariasole, Lo Preiato Sara,

Moro Alisea, Reggio Giulia.

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Una notte sei scout di nome Aurora, Andrea,

Mariasole, Sara, Alisea e Giulia decisero di

esplorare il bosco.

Ad un certo punto in una radura videro una

scuola che sembrava abbandonata, perché

aveva i muri rovinati e pieni di ragnatele;

siccome pioveva decisero di entrare per

ripararsi.

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Prima di entrare,

notarono su un

cartello una

pergamena con su

scritto:

“La leggenda di

questa scuola narra

che qui dentro ci sia

un professore che è

stato colpito da una

maledizione, perché trattava male i suoi

alunni, allora è morto. Voci che girano

affermano di aver visto il professore, così

si pensa che sia resuscitato.”

I bambini pensarono che la leggenda

fosse finta, così decisero di entrare.

Appena aprirono la porta, sentirono

degli strani rumori e cominciarono a

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credere che la leggenda esistesse

veramente.

Salirono delle scale e videro una porta

con su scritto:

“Non entrare!”.

Così esplorarono

le altre stanze.

Allora entrarono

in una stanza con

una porta piena di

polvere, sulla

quale c’era scritto:

“Aula di Italiano”.

Questa era sporca e disordinata, con le

finestre rotte e le tende strappate.

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All’improvviso sentirono degli strani

rumori, così si rifugiarono in aula mensa.

Su una parete notarono un bottone che si

trovava in una mano finta appesa al

muro; Mariasole pensò che si potesse

premere il bottone con un coltello, così la

mano non l’avrebbe catturata e Sara

allora mise in pratica la strategia.

Appena spinse il bottone si ritrovarono

in una stanza privata.

Quando entrarono, notarono che la

stanza era pulita e ordinata, ma su sei

banchi lessero:

“AURORA: verrà uccisa tra un’ora;

ANDREA: verrà imprigionato tra due ore;

GIULIA: verrà lanciata dalla finestra tra tre

ore;

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ALISEA: verrà catapultata sulla Luna tra

quattro ore;

MARIASOLE: verrà strozzata tra cinque ore;

SARA: sposerà mio figlio tra sei ore.”

Sara disse: “Io sposerò suo figlio anche

adesso, purché lei lasci liberi i miei

amici.”. All’improvviso i sei videro una

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figura che rispose alla ragazza: “Ora ti

faccio conoscere mio figlio”.

Arrivò un ragazzo molto bello che subito

sposò Sara.

Appena terminata la cerimonia, la scuola

si trasformò in una bellissima villa, e il

professore e tutti i ragazzi, come per

magia, si trovarono con dei bellissimi

vestiti.

Così tutti gli scout ringraziarono Sara per

il suo meraviglioso gesto, ma anche la

ragazza ringraziò i suoi amici, perché se

non fosse stato per loro, lei non avrebbe

conosciuto quel meraviglioso ragazzo

che era diventato suo marito.

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PER FORTUNA ERA

SOLO UN SOGNO

Autori:

Del Duca Carlotta, Massoni Tecla,

Obermaier Elsa, Paravani Camilla,

Zomparelli Francesco

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In una giornata estiva, a Mirabilandia, io e i

miei amici abbiamo vissuto un’esperienza

terrificante.

La nostra giostra preferita era “Il Niagara”.

Era una giostra un pochino paurosa ma,

allo stesso tempo divertente.

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Le persone si mettevano dentro un

canotto e scendevano da una discesa

ripidissima che faceva schizzare l’acqua.

Mentre stavamo lì sopra, all’improvviso,

tutte le persone che si trovavano in quel

parco stavano scappando.

Nello stesso momento, il cielo si oscurò:

era molto pauroso, sembrava che tutte le

anime dei defunti stessero scendendo da

noi.

Scese anche la nebbia, che rendeva

l’atmosfera ancora più inquietante e

misteriosa.

Poi caddero dei fulmini dal cielo, formando

un mostro, un ciclope, che aveva soltanto

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un occhio, un bastone, una gobba ed era

molto robusto.

Tutto a un tratto, questo mostro ci disse:

“Se non trovate il modo per scappare,

rimarrete qui fino alla fine dei vostri

tempi.”

Mentre lui scappava, il cielo diventava più

chiaro e noi, quasi in coro, rispondemmo:

“Ci proveremo!”

Così il nostro amico Davide, che faceva

nuoto sincronizzato, si buttò a picco

nell’acqua e uscì dalla giostra per provare a

staccare e riattaccare l’interruttore del

Niagara, ma niente da fare!

Allora abbiamo provato a urlare, ma

nessuno ci sentiva.

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Di colpo mi sono svegliata urlando e mi

sono ritrovata nel mio letto: per fortuna

era stato solo un sogno!

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LA SCOMPARSA

DI RICCARDO

Autori:

Giannetta Riccardo ,Protopapa Elena, Rossi Noemi, Sala Giacomo

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Un giorno d’estate, in spiaggia,

noi fratelli Giacomo, Riccardo,

Noemi e io, decidemmo di

costruire un castello di sabbia.

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Dopo un po’, Giacomo, Noemi e

io, stanchi ed affamati, andammo

a prendere un gelato e Riccardo

rimase vicino al castello.

Arrivati in gelateria, notammo

che il gelataio, su entrambe le

mani, aveva solo tre dita e molte

cicatrici sul viso.

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Poi ritornammo al castello di

sabbia e ci accorgemmo che

Riccardo era “scomparso”…

Allora, allertati, andammo a

cercarlo per tutta la spiaggia.

Non trovandolo, Noemi disse:

“E’ meglio se ci dividiamo, così

sarà più facile ritrovarlo.”

Io risposi: “Sì, sono d’accordo,

mi dirigo verso gli scogli.”

Poi Giacomo aggiunse:

“Benissimo, io vado in gelateria

perché c’è il gelataio che

m’insospettisce!”

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Ci rincontrammo dopo un po’ di

tempo, ma senza aver ritrovato

Riccardo. Giacomo però, aveva

scoperto che nella gelateria c’era

una mappa che forse poteva

portarci da nostro fratello.

La mappa ci condusse in una

baita vecchia e abbandonata: era

di legno e piena di alghe e

ragnatele. Dentro c’era un mostro

spaventoso e puzzolente:

probabilmente era il gelataio, ma

era gigantesco, ricoperto di peli e

aveva una voce rauca.

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Noi ci spaventammo a morte e

corremmo più veloci che mai,

inseguiti dal mostro inquietante.

Ben distanti dall’accaduto, pensai

ad un piano: prendere un bastone

a testa, entrare di nascosto nella

stanza e ammazzare quel mostro

senza che se ne accorgesse.

Così tentammo e ci riuscimmo,

ma mentre lo colpivamo, si

spaccò. Dentro di lui trovammo

un tesoro e scoprimmo che era un

robot. A questo punto dovevamo

ritrovare Riccardo.

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In quella baita c’era una stanza

con una porta chiusa a chiave da

cui proveniva una voce: era

quella di Riccardo.

Noi eravamo super felici di aver

ritrovato nostro fratello, ma il

problema era aprire la porta.

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Così ci mettemmo a cercare la

chiave, che ritrovammo dentro il

tesoro del mostro.

Andammo tutti insieme a liberare

Riccardo, ci abbracciammo e

ritornammo a casa felici e

contenti, dopo una giornata

davvero avventurosa e paurosa.

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L’apocalisse zombie

Autori:

D’Onofrio Vanessa, De Paolis Leonardo, Milazzo Manuel Mattia, Spiroux Mauro.

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In una foresta lontana dalla città,

una notte cinque esploratori (lì

per conoscere l’ambiente) si

accamparono, accesero un fuoco

e dormirono.

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Gli esploratori si svegliarono di

soprassalto per un rumore

sospetto, che veniva da dietro un

cespuglio; i cinque videro degli

zombie, che erano senza alcune

parti del corpo, gli occhi erano

tutti bianchi e i denti affilati

come coccodrilli.

All’improvviso uno zombie

attaccò da dietro uno degli

esploratori, ferendolo

gravemente al braccio, e

purtroppo morì.

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Dopo qualche minuto gli zombie

aumentarono e i quattro

esploratori si trovarono in

difficoltà. Uno di loro, mentre

indietreggiava, vide qualcosa

luccicare dentro la siepe.

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Allora andò lì, trovò un baule

socchiuso e lo aprì…

Dentro trovò delle armi e le

diede ai suoi compagni: Max

prese i coltellini, Maxuel prese il

bazooka, Vanex prese il

lanciafiamme e Leonida prese il

fucile a pompa.

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Dopo aver ucciso molti zombie e

aver camminato per ore,

i quattro amici trovarono una

caverna, con dentro uova di

zombie.

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Allora iniziano a romperle, però…

all’improvviso arrivò la madre di

tutti gli zombie: era grossa, con

occhi rossi e ossa di fuori, come

scuoiata viva.

Vanex si ricordò di aver con sé

una granata e allora la lanciò su

di lei, però la madre degli zombie

sembrò stordita, ma non

sconfitta.

Dal nulla arrivò lo spirito di Gigiax

(il quinto esploratore morto

subito) insieme a quattro maghi

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che gli donarono delle armature

di titanio al plasma indistruttibile

e nuove armi: a Max venne data

una mitragliatrice, a Maxuel un

secondo bazooka, a Vanex un

lanciagranate e a Leonida due

spade al plasma fatte di titanio

indistruttibili.

I cinque amici provarono a

combattere la madre degli

zombie ma inutilmente, quindi

Gigiax decise di usare i suoi

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poteri di spirito per tenerla

ferma.

Per fortuna arrivò l’alba e gli

zombie sparirono nel nulla.

Gli esploratori furono costretti a

separarsi, perché Gigiax era

ormai diventato un fantasma.

Per i quattro amici è stata

proprio una brutta esperienza.

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UN’AVVENTURA

UN PO’ STRANA

Autori:

Di Manno Gaia, Fresia Lorenzo

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In un paesino di campagna in

primavera io e Gaia andammo in

giro a vedere cosa c’era da

scoprire.

Quando si fece notte, mentre

stavamo tornando a casa,

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incontrammo un signore alto come

un palo, tutto vestito di nero che

disse: “Cosa volete da me?”

Allora noi insieme rispondemmo:

“Ci può aiutare a tornare a casa?

Ci siamo persi.”

Poi ci accorgemmo che era un

mago e quindi ci siamo chiesti:

“Ci teletrasporterà a casa?”

Il mago con una faccia arrabbiata

disse: “Chiudete gli occhi!”

Noi li chiudemmo e ci ritrovammo in

un cimitero, con degli zombie

bruttissimi che ci volevano inseguire.

Dopo cinque minuti ci ritrovammo

in una stanza tutta nera, con delle

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persone vestite anche loro di nero e

con un cappello in testa, che

dissero: “Dovete fare un rito per

uscire da questo posto, se non lo

fate bene rimarrete qui per

sempre!”

Il rito consisteva nel fare delle mosse

molto strane. Dopo aver finito il rito,

ci apparve di nuovo il mago, che ci

teletrasportò nel nostro mondo.

Il mago esclamò: “Non potete

andarvene così!”

E noi chiedemmo: “Perché? Cosa

dobbiamo fare ancora?”

Lui rispose: “Ballare!”

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E così noi ci mettemmo a ballare la

danza hawaiana.

Allora il mago, contento, esclamò:

“Mi avete sorpreso! Potete andare!”

Noi scappammo a casa correndo e

da quel giorno non chiedemmo più

niente a nessuno… ce la siamo

cavati da soli!!!

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L’ospedale

Abbandonato

AUTORI:

De Santis Pierluigi, Giannetti Andrea, Mazzer Andrea, Olaeriu Gabriel

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Nella periferia di una città c’era un

ospedale abbandonato. Era un ospedale

grande, le mura erano piene di crepe, le

finestre rotte e il giardino molto grande

sporco.

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Una sera io, insieme a Giggio, Andrea e

Gabriel decidemmo di andare ad

esplorarlo.

Quando arrivammo sul posto, i miei

amici entrarono ma io rimasi fuori

perché avevo troppa paura. Ad un certo

punto sentii delle grida.

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Spinto dall’ansia, entrai nell’ospedale

che era sporco, pauroso e pieno di

ragnatele.

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Inciampai su alcune stampelle e gli

altoparlanti si attivarono, così si sentì

una voce che diceva: “Scappateeee…..”

Era una voce profonda, simile a quella di

uno zombie, che fu udita anche da tutti i

miei amici.

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Allora, visto che ero molto spaventato,

andai a cercarli. Entrai in una stanza e

trovai tutti loro terrorizzati e così

fuggimmo velocemente tutti insieme

fuori dall’ospedale.

E’ stata una notta piena di paura, ma

anche molto avventurosa.

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Un piccolo pensiero per voi…

Grazie, ragazzi, per avermi regalato

questo vostro ultimo lavoro di gruppo,

nato quasi per gioco…

“Siate il meglio di qualunque

cosa voi siate!”

Con affetto

Maria Macera