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woman fiction

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Dall’8 febbraio,

a grande richiesta,

una nuova, eccitante collana

di romanzi storici

ti accompagnerà alla scoperta

del desiderio e del piacere.

Cerca il filo rosso di

e lasciati catturare

dal fascino proibito di una seduzione

senza tempo e senza confini...

782 - Misteri e sospetti - M. Nichols 783 - Il cavaliere della contessa - A. Herries 784 - Una lettera dal passato - L. Lael Miller 785 - Scandalosa Isabella - J. Ashley 786 - Al servizio della regina - A. J. Forrest 787 - Scacco al visconte - L. Allen 788 - La resa del guerriero - M. Willingham 789 - Una moglie sconveniente - M. Nichols 790 - L'ombra del destino - D. Hale 791 - Il corsaro gentiluomo - A. Lethbridge 792 - Prigioniera del guerriero - J. Fulford 793 - Tentazione segreta - S. Laurens 794 - Per amore di una nobildonna - D. Hale 795 - L'onore in gioco - C. Merrill 796 - Partita col destino - K. Hawkins 797 - Una moglie per il barone - M. Nichols 798 - Fiore di Scozia - S. Auci 799 - Notti d'Oriente - D. Hale 800 - Misteri a Londra - G. Ranstrom 801 - Desiderio di seduzione - S. Bennett 802 - Bacio tentatore - S. James 803 - Vendetta d'amore - J. Justiss 804 - La dodicesima notte - A. McCabe 805 - La moglie del maggiore - C. March 806 - Il Cavaliere Bianco - C. Mason 807 - Magia di Natale - AA.VV.

AMANDA MCCABE

La dodicesima notte

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Winter Queen

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2009 Ammanda McCabe

Traduzione di Maria Grazia Bassissi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2011

Questo volume è stato stampato nel novembre 2011

presso la Rotolito Lombarda - Milano

I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 804 dello 01/12/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Dicembre 1564 ... la nostra più fervida speranza è che, una volta a corte, comprenderai quanto siano state folli le tue azioni e ti rallegrerai di essere sfuggita a un'unione così poco adeguata. La regina ha reso un grande onore alla nostra famiglia invitandoti a diventare una delle sue dame di compagnia. Mettendoti al servizio di Sua Maestà, hai la possibilità di riscat-tare te stessa e il buon nome della nostra famiglia. Di scoprire dove risiede la vera felicità. Mi auguro che non deluderai la nostra sovrana e neppure noi. Lady Rosamund Ramsay accartocciò la lettera del padre nella mano guantata e si appoggiò ai cu-scini della piccola carrozza oscillante. Se solo aves-se potuto scacciare le sue parole dalla mente con al-trettanta facilità! Allontanare il ricordo di quanto era successo, una volta passate le calde, dolci gior-nate estive. Erano davvero trascorsi soltanto pochi mesi? Le sembravano anni, durante i quali era in-vecchiata, da diciannovenne a donna decrepita, non più sicura di sé e di ciò che voleva. Con un brivido gettò la lettera nella borsetta ri-

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camata e serrò tra i piedi, infilati negli stivali, lo scaldino che da tempo aveva perso tutto il calore. Al suo interno, il carbone non era più neppure una brace sonnecchiante. Le ricordò Richard e i senti-menti che si erano reciprocamente dichiarati. I baci che si erano scambiati all'ombra complice delle sie-pi fiorite. Lo stesso Richard che non aveva neppure cercato di rivederla quando i genitori di lei li ave-vano separati. E adesso era stata allontanata da Ramsay Castle, scacciata dalla sua casa e mandata a servire la regi-na. I suoi genitori erano sicuri che si sarebbe distrat-ta facilmente, all'affollata corte di Whitehall, come un bambino fastidioso al quale viene offerto un gin-gillo luccicante. Con il patronato della Regina Eli-sabetta e tutti i bei vestiti nuovi che le avevano infi-lato nei bauli, suo padre e sua madre ritenevano che Rosamund avrebbe trovato in fretta un nuovo inna-morato. Un corteggiatore più adeguato al nome e al patrimonio dei Ramsay. Secondo loro, agli occhi di una fanciulla i giovani gentiluomini attraenti dove-vano essere tutti uguali. Il che significava che la conoscevano ben poco. Credevano che lei fosse timida come un topolino. Invece Rosamund diventava un leone quando sape-va quello che voleva. Se solo lo avesse saputo an-che in quel momento... Scostò le cortine e guardò il paesaggio. I suoi ge-nitori erano stati talmente ansiosi di allontanarla che l'avevano lanciata nel mondo non appena era arriva-ta la lettera della regina, nel cuore dell'inverno. La strada dissestata dalla neve e dal gelo era fiancheg-giata da alberi spogli che tendevano verso il cielo i rami nodosi. Per fortuna quel giorno non nevicava, anche se ai lati della strada la neve era ammucchiata in bianchi cumuli bernoccoluti.

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Il vento gelido fischiava tra i rami. I soldati arma-ti a cavallo, che formavano la scorta di Rosamund, e la cameriera Jane, che viaggiava nel carro dei ba-gagli, si stringevano senza parlare nei mantelli. Da quando si erano fermati a dormire in una locanda, la sera prima, lei non aveva più udito pronunciare una sola parola e probabilmente il silenzio si sarebbe protratto finché non fossero giunti a Londra. Londra. Sembrava una meta irraggiungibile. Il palazzo di Whitehall, con le sue luci e i caminetti accesi, era simile a un sogno, come lo era stato an-che la comoda locanda della sera precedente. In quel momento, l'unica realtà era rappresentata da quella strada costellata di buche, dal fango, dal freddo implacabile che si insinuava sotto il mantello foderato di pelliccia e il vestito pesante come se fossero fatti di garza. Lo sguardo fisso su quel paesaggio desolato, Ro-samund era oppressa dalla cupa tristezza della soli-tudine. Aveva perduto i suoi genitori e la sua casa, Richard e l'amore che aveva creduto di condividere con lui. Sentiva di non avere più un'identità e inol-tre presto avrebbe dovuto ritagliarsi una nuova esi-stenza in un luogo che conosceva appena. Un luogo dove non avrebbe potuto permettersi di fallire, al-trimenti i suoi genitori l'avrebbero bandita per sem-pre dalla sua casa. Inalò a fondo e l'aria gelida ebbe su di lei un ef-fetto tonificante. Era una Ramsay e la sua stirpe non era avvezza ai fallimenti! Fino ad allora erano so-pravvissuti alle vicissitudini di cinque sovrani Tu-dor, anzi, ne erano usciti indenni, con un titolo e una florida proprietà. Di sicuro lei, Rosamund, sa-rebbe riuscita a servire la regina senza cacciarsi in altri guai. Forse Richard sarebbe corso presto a salvarla,

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dandole prova del suo amore. Avevano soltanto bi-sogno di un piano per convincere i suoi genitori che era un corteggiatore degno di lei. Rosamund si sporse per guardare il carro che la seguiva con molto fragore. Jane, appollaiata in mezzo a casse e bauli, era pallida e sembrava in preda alla nausea. Avevano lasciato la locanda di-verse ore prima e anche Rosamund era indolenzita e rigida, nonostante le coperte di pelliccia e i morbidi cuscini. Sentendosi di colpo terribilmente vile ed egoista, ordinò con un cenno al capitano della scor-ta di fermarsi. Subito Jane accorse per aiutarla a smontare. «Oh, milady!» esclamò costernata, sistemando il mantello di lana bianca di Rosamund e i guanti. «Siete gelata. In questa stagione nessun essere u-mano dovrebbe andare in giro, lasciate che ve lo di-ca.» «Va tutto bene» le assicurò lei. «Presto arrivere-mo a Londra e di sicuro presso la sovrana potremo trovare le stanze più calde e le tavole meglio im-bandite di tutta la città. Pensa... ruggenti fuochi ac-cesi nei camini, arrosti, vini e dolci, lenzuola pulite e letti chiusi da spesse cortine...» Jane sospirò. «Se ci arriveremo vive, milady. L'inverno è proprio terribile. Non ricordo di averne mai visto uno così freddo.» Rosamund la lasciò a sistemare i cuscini e si di-resse verso gli alberi fitti. Aveva addotto il pretesto di una necessità corporale, anche se in realtà aveva solo bisogno di qualche istante di solitudine con i piedi sul terreno solido e lontano dalle continue o-scillazioni dell'odiato veicolo. Cominciò a rimpiangere di essersi avventurata fuori dalla carreggiata quando i suoi stivali affonda-rono nella neve mista a fango e scivolarono sulle

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pozzanghere ghiacciate. Gli alberi, grigi e spogli, erano così fitti che, percorsi pochi passi, Rosamund aveva già perso di vista la sua scorta. I rami sem-brarono chiudersi intorno a lei come in una foresta delle fiabe, un mondo ignoto e misterioso dove si trovava veramente sola. E non c'erano neppure dei prodi cavalieri che arrivavano al galoppo per soc-correrla. Abbassò il cappuccio e scosse i capelli biondo platino, liberandoli dalla rete che li teneva raccolti. Le caddero sulle spalle come un pesante mantello, agitato dal vento freddo. Alzò il viso verso il cielo nel quale veleggiavano vorticose nubi grigie. Pre-sto, troppo presto, quel silenzio meraviglioso sareb-be stato cancellato dalla folla e dal frastuono di Londra. Là non sarebbe neppure più riuscita a udire i propri pensieri, men che meno l'urlo del vento, il gemito dei rami nudi... Le risate. Risate? Rosamund tese l'orecchio, la fronte cor-rugata. Era finita veramente nel bel mezzo di una fiaba popolata di fate e spiriti della foresta? Sì, ec-colo di nuovo, un suono inconfondibile di voci e ri-sate. Voci umane, senza dubbio, non di fate e nep-pure del vento invernale. Con la sensazione persi-stente di essere vittima di un sortilegio, seguì la traccia di quel suono allegro e ammaliante. Uscì dalla foresta, in una radura dove si stava svolgendo una scena che sembrava appartenere a un altro mondo, a un'altra vita. Al centro vi era un la-go, la cui superficie formava un cerchio luccicante di ghiaccio color argento. Sulla riva era stato acceso un falò, le cui fiamme rosso dorate mandavano ver-so il cielo volute di fumo profumato. Da dove si trovava, Rosamund sentì sulle guance gelate un pia-cevole soffio caldo.

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Intorno al fuoco c'erano tre persone, un uomo e due donne, abbigliati con preziosi velluti e pellicce. Ridevano e conversavano al bagliore delle fiamme, sorseggiando vino da calici d'argento mentre, con tutta evidenza, aspettavano che la carne infilzata sugli spiedi si arrostisse a puntino. Al centro del la-go un altro uomo pattinava tracciando pigri, ampi cerchi sulla superficie ghiacciata. Rosamund lo fissò attonita: l'uomo volteggiava con grazia e potenza e il suo corpo snello, vestito soltanto con calzoni di pelle e un farsetto di velluto nero, roteava come una trottola, sempre più veloce. Sul ghiaccio brillante la sua sagoma scura era indi-stinta, troppo veloce perché l'occhio umano potesse seguire i suoi movimenti. Sotto lo sguardo incantato di Rosamund, la rotazione vorticosa rallentò fino a quando l'uomo non rimase perfettamente immobile. Un re del ghiaccio. Anche il tempo si arrestò: il vento ululante e le nubi che correvano veloci parvero rimanere sospese intorno alla solitaria figura nera. «Bravissimo, Anton!» Una delle dame batté le mani. «Uno spettacolo eccellente.» Il pattinatore le rivolse un profondo inchino pri-ma di ripartire all'indietro, dirigendosi pigramente verso la riva. «Anton è davvero magnifico» confermò l'altro gentiluomo. La sua voce aveva un marcato accento straniero. «Un meraviglioso pavone che non può fa-re a meno di mostrare le sue sgargianti piume alle dame.» Il pattinatore – Anton? – scoppiò a ridere. Ormai aveva raggiunto la riva innevata. Si mise a sedere su un tronco abbattuto per slacciare i pattini. I capelli neri come l'inchiostro gli erano ricaduti sulla fronte e lui li scostò con un gesto deciso.

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«Sbaglio, oppure ho colto una nota di invidia, Jo-han?» chiese. La sua voce profonda aveva lo stesso accento musicale di quella dell'altro uomo. Dopo la sua spettacolare esibizione sul ghiaccio non aveva neppure il fiato corto. Johan sbuffò. «Dovrei essere invidioso delle vo-stre scimmiesche prodezze sui pattini? Mai!» «Oh, Anton è capace di ben altre prodezze, ne sono sicura» tubò una delle dame. Riempì di vino un calice e lo porse al pattinatore, facendo ondeg-giare con grazia le gonne di velluto. Era alta e mol-to bella, con i capelli rosso scuro che risaltavano sullo sfondo candido della neve. «Non è così?» «A Stoccolma un gentiluomo non contraddice mai una dama, Lady Essex» replicò Anton alzando-si dal tronco per prendere il vino. Sorrise alla donna al di sopra dell'orlo dorato del calice. «Cos'altro si fa a Stoccolma?» volle sapere la dama in tono provocante. Con una risata, lui gettò indietro la testa e vuotò il calice. Quando si voltò nella sua direzione, Ro-samund lo vide bene in viso e dovette ammettere che era un uomo bellissimo. Non era un pavone, no. Il suo abbigliamento era troppo semplice e non sfoggiava neppure dei gioielli, a parte un orecchino con una perla a goccia. Non assomigliava neppure a Richard, dotato di una bellezza tipicamente inglese: biondo, intenso e muscoloso. Anton possedeva un innegabile fascino esotico. Era alto e sottile come un giunco, senza dubbio grazie a tutto l'esercizio che faceva con i pattini. I capelli neri come penne di corvo gli ricadevano in-torno al viso e accarezzavano l'alto collo del farsetto in ciocche disordinate. In quel momento, Anton li spinse indietro mostrando gli zigomi alti e cesellati e gli scintillanti occhi scuri.

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Occhi che si spalancarono quando videro Rosa-mund al limitare della foresta, intenta a fissarlo co-me una contadinella ottusa. Anton restituì alla dama il calice vuoto e si avviò nella sua direzione, elegan-te e attento come un gatto. Lei avrebbe voluto vol-tarsi e fuggire nella foresta, ma i suoi piedi sembra-vano inchiodati al suolo. Non poteva scappare e neppure distogliere lo sguardo da lui. «Bene, bene» mormorò l'uomo con un sorriso che gli distendeva le labbra sensuali. «Chi abbiamo qui?» Rosamund, che si sentiva stordita e particolar-mente sciocca, riuscì finalmente a voltarsi e spiccò la corsa, eppure la risata sorpresa del tenebroso An-ton la seguì per tutta la strada, fino alla carrozza.

AMANDA MCCABE La dodicesima notte

CATHERINE MARCH La moglie del maggiore

LONDRA, 1564 - Divenuta dama d'onore di Elisabetta I, Ro-samund incontra Anton, un affascinante e tenebroso genti-luomo svedese. Ma gli amori a corte non sono ben visti e...

LONDRA - SAN PIETROBURGO, 1876 - Quando il maggiore Bowen chiede a Georgia di sposarlo, non sa che all'altare si presenterà la sorella Sasha, innamorata da sempre di lui!

Il Cavaliere Bianco CONNIE MASON

GALLES, 1258 - Dopo essersi impadronito del maniero gal-lese di Cragdon, il valoroso Lionheart cerca di conquistare anche il cuore della bella e fiera castellana, Vanora.

Magia di Natale L. STONE - C. KELLY - G. RANSTROM

INGHILTERRA, 1812 - 1818 - Per Alexander, Jeremiah e il Visconte Selwick le feste natalizie non sono certo una gio-ia. L'incontro con tre splendide donne cambierà la loro vita.

GAYLE WILSON Sposa gitana

JULIA JUSTISS Il perfetto gentiluomo

INGHILTERRA, 1814 - Nadya è molto diversa dalle classiche bellezze inglesi. Il maggiore Rhys potrebbe farne la propria amante, ma che scandalo sarebbe se decidesse di sposarla!

INGHILTERRA, 1820 - Sporco, malvestito e dalla reputazione discutibile, Greville non è il gentiluomo che Amanda cerca per cambiare vita. Ma sotto la magia dei suoi occhi verdi...

Promessa di matrimonio HELEN DICKSON

EUROPA - AFRICA, 1721 - Per liberare la sorella rapita dai pirati, Rowena chiede aiuto a Tobias. E solcando mari tem-pestosi, tra mille avventure, la passione divampa.

Il visconte libertino MICHELLE STYLES

SCOZIA, 1837 - Quanto ci metterà l'attraente Visconte Ra-vensworth a convincere Daisy Milton, integerrima istitutri-ce, a cadere fra le braccia di un libertino come lui?

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