guida impianto vigneto

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55 GUIDA PRATICA ALL’IMPIANTO DEL VIGNETO Stanchezza del terreno Nel caso vi sia la necessità di reim- piantare rapidamente il vigneto espiantato, senza attendere almeno uno o due anni prima di procedere al nuovo impianto e adibendo nel frat- tempo la superficie a prato o a col- tura cerealicola, è buona norma cer- care di allontanare la maggior quan- tità possibile di radici dal suolo. Questo può essere ottenuto attra- verso ripetuti passaggi con l’estirpa- tore o, meglio ancora, utilizzando al momento dello spianto opportuni attrezzi che lavorando sul filare riescono a sterrare buona parte del- l’apparato radicale. Questa operazio- ne è importante in quanto le radici possono essere sede d’ospiti fungini (rosellinia, fusarium verticillium ecc.), di virus che si trasmettono tramite nematodi, d’essudati radica- li (es. tossine) ed altro, tutti con azione deprimente lo sviluppo dei futuri apparati radicali e di conse- guenza delle giovani piante. Sempre nel caso del ristoppio (pron- to reimpianto del vigneto), ha dato buoni risultati irrorare la vegetazio- ne immediatamente dopo la ven- demmia, con una soluzione al 1-2% di glifosate attendendo almeno 2-3 mesi prima dello spianto. L’erbicida sistemico ha una buona capacità di devitalizzare le radici e i nematodi. Ad ogni modo, è fondamentale per- lomeno cambiare il portainnesto (non utilizzando il 420A, particolar- mente sensibile alla stanchezza del terreno) ed evitare che i filari cada- no esattamente nella stessa posizio- ne dei precedenti. L’impianto a seguire subito dopo lo spianto è meglio tollerato nei suoli molto sciolti e ricchi di scheletro, nei quali l’accumulo delle sostanze nocive è inferiore. Preparazione del terreno Qualora si debba procedere a dei livellamenti o a delle sistemazioni più consistenti, è importante evita- re di sconvolgere la naturale succes- sione degli orizzonti, per non ridur- re drasticamente la fertilità agrono- mica, chimica e biologica del suolo. È quindi buona norma operare prima lo “scortico” e, una volta eseguiti i lavori di sistemazione, ridistribuire uniformemente il suolo, per evitare stentati avvii di vegetazione e lenti sviluppi, tali a volte da richiedere costosi interventi agronomici di sostegno e pesanti sacrifici produt- tivi e qualitativi. Una volta sistemata la superficie in modo definitivo, devono essere evi- tate lavorazioni profonde, tipo il tra- dizionale scasso a 80-100 cm, che inevitabilmente riporterebbe in superficie terreno poco evoluto e poco fertile. È invece da preferire una ripuntatura a 100 cm di profon- dità, eseguita ogni 2-3 m ed in modo ortogonale (in pratica, a cro- ce) seguita, nel caso vi sia da inter- rare della sostanza organica, da un’aratura superficiale (40 cm) o da una zappettatura; altrimenti può esser sufficiente, soprattutto nei terreni di medio impasto, far seguire alla ripuntatura una erpicatura. Ciò consentirà di conservare il più possi- bile l’autenticità del suolo con tutti i suoi vantaggi. Analisi chimico-fisica del suolo È di fondamentale supporto per otti- mizzare la scelta del portainnesto e per la verifica del livello e del reci- proco equilibrio tra gli elementi minerali (ad es. il rapporto tra Ma- gnesio e Potassio, espresso in meq/100 g, deve corrispondere a valori prossimi a 5). Prima di procedere alla sistemazione definitiva del suolo (aratura ed erpi- catura), distribuire gli elementi fer- tilizzanti necessari e poco mobili tipo Potassio, Fosforo e Magnesio. In presenza di un terreno omoge- neo, è sufficiente far eseguire una determinazione chimica per ogni ettaro di superficie, prelevando il campione secondo lo schema sotto- stante ed interessando una profon- dità compresa tra 5 e 40 cm circa. In presenza di terreno povero di Esempio di un corretto campionamento. Il terreno proveniente dai cinque prelievi sarà mescola- to per ottenere un unico campione da consegnare al laboratorio. libro definitivo 19.05.04 19-05-2004 18:07 Pagina 55

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Page 1: Guida Impianto Vigneto

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GUIDA PRATICA ALL’IMPIANTO DEL VIGNETO

Stanchezza del terreno Nel caso vi sia la necessità di reim-piantare rapidamente il vignetoespiantato, senza attendere almenouno o due anni prima di procedere alnuovo impianto e adibendo nel frat-tempo la superficie a prato o a col-tura cerealicola, è buona norma cer-care di allontanare la maggior quan-tità possibile di radici dal suolo.Questo può essere ottenuto attra-verso ripetuti passaggi con l’estirpa-tore o, meglio ancora, utilizzando almomento dello spianto opportuniattrezzi che lavorando sul filareriescono a sterrare buona parte del-l’apparato radicale. Questa operazio-ne è importante in quanto le radicipossono essere sede d’ospiti fungini(rosellinia, fusarium verticilliumecc.), di virus che si trasmettonotramite nematodi, d’essudati radica-li (es. tossine) ed altro, tutti conazione deprimente lo sviluppo deifuturi apparati radicali e di conse-guenza delle giovani piante.Sempre nel caso del ristoppio (pron-to reimpianto del vigneto), ha datobuoni risultati irrorare la vegetazio-ne immediatamente dopo la ven-demmia, con una soluzione al 1-2%di glifosate attendendo almeno 2-3mesi prima dello spianto. L’erbicidasistemico ha una buona capacità didevitalizzare le radici e i nematodi.Ad ogni modo, è fondamentale per-lomeno cambiare il portainnesto(non utilizzando il 420A, particolar-mente sensibile alla stanchezza delterreno) ed evitare che i filari cada-no esattamente nella stessa posizio-ne dei precedenti.L’impianto a seguire subito dopo lospianto è meglio tollerato nei suolimolto sciolti e ricchi di scheletro,nei quali l’accumulo delle sostanzenocive è inferiore.

Preparazione del terrenoQualora si debba procedere a deilivellamenti o a delle sistemazionipiù consistenti, è importante evita-re di sconvolgere la naturale succes-sione degli orizzonti, per non ridur-re drasticamente la fertilità agrono-mica, chimica e biologica del suolo.È quindi buona norma operare primalo “scortico” e, una volta eseguiti ilavori di sistemazione, ridistribuireuniformemente il suolo, per evitarestentati avvii di vegetazione e lentisviluppi, tali a volte da richiederecostosi interventi agronomici disostegno e pesanti sacrifici produt-tivi e qualitativi.Una volta sistemata la superficie inmodo definitivo, devono essere evi-tate lavorazioni profonde, tipo il tra-dizionale scasso a 80-100 cm, cheinevitabilmente riporterebbe insuperficie terreno poco evoluto epoco fertile. È invece da preferireuna ripuntatura a 100 cm di profon-dità, eseguita ogni 2-3 m ed inmodo ortogonale (in pratica, a cro-ce) seguita, nel caso vi sia da inter-rare della sostanza organica, daun’aratura superficiale (40 cm) o da

una zappettatura; altrimenti puòesser sufficiente, soprattutto neiterreni di medio impasto, far seguirealla ripuntatura una erpicatura. Ciòconsentirà di conservare il più possi-bile l’autenticità del suolo con tuttii suoi vantaggi.

Analisi chimico-fisica del suoloÈ di fondamentale supporto per otti-mizzare la scelta del portainnesto eper la verifica del livello e del reci-proco equilibrio tra gli elementiminerali (ad es. il rapporto tra Ma-gnesio e Potassio, espresso inmeq/100 g, deve corrispondere avalori prossimi a 5).Prima di procedere alla sistemazionedefinitiva del suolo (aratura ed erpi-catura), distribuire gli elementi fer-tilizzanti necessari e poco mobilitipo Potassio, Fosforo e Magnesio.In presenza di un terreno omoge-neo, è sufficiente far eseguire unadeterminazione chimica per ogniettaro di superficie, prelevando ilcampione secondo lo schema sotto-stante ed interessando una profon-dità compresa tra 5 e 40 cm circa.In presenza di terreno povero di

Esempio di un corretto campionamento. Il terreno proveniente dai cinque prelievi sarà mescola-to per ottenere un unico campione da consegnare al laboratorio.

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Evidenti fenomeni di erosione superficiale dovutaall’assenza della copertura erbosa.

Lavori di interramento del drenaggio tubola-re in pianura e particolare del tubo drenante.

sostanza organica o intensamenterimaneggiato, è sempre consigliabi-le l’apporto di letame maturo (dalle40 t/ha alle 100 t/ha nei casi dimaggior necessità).

Lotta all’erosione e drenaggioLa vite soffre in modo evidente del-l’eccesso di umidità nel suolo; gliinterventi che permettono un rapidosmaltimento dell’acqua in esuberoconsentono di ridurre o impedire ifenomeni di erosione e contempora-neamente creano un ambiente ipo-geo maggiormente adatto all’attivi-tà radicale. Per i terreni di collinadiventa allora prioritaria la seminae/o la conservazione del coticoerboso che impedisce il ruscella-mento superficiale dell’acqua cui siaccompagna il trasporto delle parti-celle terrose; si evita, inoltre, l’ec-cesso di umidità dei punti di accu-mulo dell’acqua. A questo fine, ifilari devono avere però una giustalunghezza (max 80-100 m) e unagiusta pendenza.Per i terreni di pianura sono indi-spensabili le sistemazioni idraulichetradizionali (baulature e scoline),oppure i più moderni sistemi di dre-naggio tubolare sotterraneo, prece-duti da un livellamento della super-ficie; impianto di drenaggio che per-mette di ridurre le zone improdutti-ve e di utilizzare il sistema perinterventi irrigui di soccorso (subir-rigazione).

Smottamento per mancato convogliamento e drenaggio delle acque.

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Tempi e modalità d’impiantoDato per assodato che tutte le opera-zioni di preparazione del suolo sianostate eseguite con terreno in tempe-ra e che sia trascorso un periodo diriposo di almeno un anno, nel corsodel quale il terreno livellato e rimo-dellato si è assestato e gli apparatiradicali eventualmente presenti sonoin avanzato stato di decomposizione,l’appezzamento si presta ora a diver-se tecniche di impianto. Esiste, infat-ti, la possibilità di piantare la barba-tella in modi diversi, questo in fun-zione dello stato del terreno e delmomento d’impianto.

Apertura di un solco lungo il filare eimpianto manuale delle giovani viti:è consigliabile quando il terreno èpesante e non perfettamente prepa-rato. Questo modo di procedere con-sente un miglior attecchimento dellabarbatella e uno sviluppo più rapido;la copertura dell’apparato radicaleviene infatti eseguita manualmentee con maggior cura. Così operandopuò esser prevista anche una leta-mazione lungo il solco aperto.Uso della forchetta: è un metodomolto rapido (1700-1800 viti algiorno con un cantiere di 3 perso-ne), richiede la quasi totale asporta-zione dell’apparato radicale; puòessere utilizzato con pieno successonei suoli ben preparati, asciutti esciolti. La giovane radice, almomento della sua ripresa vegetati-va, deve trovare un ambito di terre-no adatto, quindi vanno evitatecondizioni asfittiche per presenza diacqua nel canale di infissione dellabarbatella e presenza di aria chepuò provocare una rapida disidrata-zione (il terreno va calpestato perfarlo aderire alla barbatella).

Forchetta per l’impianto della barbatella, danotare, a destra, l’apparato radicale quasitotalmente asportato. Piantatrice in fase di lavoro.

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Per questi motivi le condizioni delterreno e una buona manualità d’e-secuzione dell’operazione sono ga-ranzie di una buona riuscita. Da ricordare, infine, che un tagliodelle radici troppo lungo (oltre 1,5-2 cm) potrebbe obbligarle ad unerrato ed innaturale posizionamentoverso l’alto.Impianto a macchina: sistema innetto incremento negli ultimi anni,grazie alla semplicità e rapidità d’e-secuzione. Con un cantiere di 4 per-sone si possono piantare, in un ter-reno pianeggiante con filari lunghioltre i 100 m, fino a 10-12.000 bar-batelle al giorno, che si riducono a5-7.000 in collina, in condizioniovviamente meno favorevoli. Quantomaggiori sono i tempi morti per lesvolte, rallentamenti ecc., tantoinferiore sarà l’operatività del can-tiere di lavoro.L’impianto a macchina offre oltre-tutto il vantaggio di evitare l’opera-zione preliminare dello squadro, inquanto puntatori al laser agisconoda guida. Tra gli altri vantaggi vi èla possibilità di piantare la vite a

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quindicina di luglio. In questi casi èbene essere consapevoli dell’impor-tanza di un regolare andamento me-teo non solo estivo, ma anche del-l’autunno successivo all’impianto,ciò per garantire una regolare ligni-ficazione della prima parte del ger-moglio formatosi nei pochi mesi divegetazione a disposizione. Più tar-diva è la messa a dimora, maggiorisaranno le cure necessarie al giova-ne vigneto. Inoltre, qualora non visia la garanzia di poter intervenirecon una irrigazione di soccorso,conviene rinviare la messa a dimoradelle barbatelle all’autunno.

Scelta della varietàInnanzitutto va ricordato che posso-no esser utilizzate, distintamenteper Provincia, solo le varietà elenca-te nell’allegato A della delibera dellaGiunta Regionale del Veneto del25/07/02 n° 2257 (pagg. 52-53).Da un punto di vista tecnico la scel-ta deve basarsi innanzitutto sul per-fetto adattamento del vitigno alsuolo, al clima e più in generaleall’ambiente di coltura (ad es.,esposizione, altitudine, ecc.); a que-sto si devono aggiungere considera-

zioni sulla qualità organolettica delfuturo vino e sul gradimento delconsumatore.Qualora siano disponibili, convienesempre optare per l’uso di più sele-zioni clonali (cartellino azzurro) conun positivo effetto di reciproca inte-razione quali/quantitativa.Infine, è sempre preferibile pro-grammare e prenotare l’acquistodelle barbatelle con largo anticipo(12-15 mesi prima dell’impianto),ciò al fine di avere una buona garan-zia nella futura consegna della com-binazione varietà-clone-portainne-sto desiderata.

L’uso della macchina evita di eseguire lo squadro e richiede, ovviamente, l’assenza dei pali.

radice intera, particolarmente utileper impianti tardivi (giugno eluglio), ove vi è la necessità di unarapida e pronta entrata in attivitàvegetativa della vite, favoritaappunto dalle sostanze di riservacontenute nell’apparato radicaleintegro.È necessaria, comunque, la consuetacura nella preparazione del terrenoal fine di garantire un’ottima adesio-ne della terra all’apparato radicale.In tutti i casi, qualora le condizionidel suolo non siano ottimali, con-viene optare per la tradizionaleapertura del solco che, con l’ausiliodell’intervento manuale, offre mag-giori garanzie di riuscita.

Epoca d’impiantoLa frigoconservazione della barba-tella e la sua paraffinatura hanno dimolto allungato il periodo utile perl’impianto del vigneto.Come regola generale, al momentodella ripresa vegetativa (fine mar-zo), la barbatella dovrebbe essere adimora già da qualche tempo.Qualora l’andamento meteorologicosia favorevole, così come le condi-zioni del suolo, il vigneto può esse-re piantato anche nei mesi didicembre e gennaio. La copertura inparaffina della parte non interratadella barbatella, protegge i tessutilegnosi fino a temperature compresetra -7 e -9 °C. Se non si è potutopiantare in tardo autunno o inizioinverno, si può posticipare l’opera-zione a febbraio - marzo - aprile. Quando l’impianto viene eseguitonei mesi di maggio e giugno, con lagiovane piantina conservata fino aquesto momento in frigorifero, èbuona norma mettere in conto uneventuale intervento di soccorsoidrico, in quanto la barbatella è, inquesta fase, sensibile ai periodi sic-citosi. Per i nostri ambienti, si ritie-ne che l’impianto debba essere ese-guito al massimo entro la prima

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PORTINNESTO GENITORI CARATTERISTICHE

Kober 5BB Buona resistenza alla siccità, elevata vigoria, molto adattabile

S.O.4 Discreta resistenza alla siccità, sensibile alla carenza di Mg, medio alta vigoria

420A Molto equilibrato, di giusta vigoria,mal sopporta il ristoppio,

discreta resistenza alla siccità

161-49 Mediamente vigoroso, si adatta ai terreni asciutti, compatti e mediamente

clorosanti, resistente alla carenza di K

157-11 Mediamente vigoroso, discretamenteequilibrato, teme l'acidità

3309 Ridotta vigoria, ottimi risultati qualitativi,non tollera terreni difficili

101-14 Ridotta vigoria, discreta resistenzaalla siccità e ai terreni compatti,

sensibile alla carenza di K

140 Ruggeri Elevata vigoria, buona resistenzaalla siccità, buona resistenza al calcare

attivo, bene per terreni magri e compatti

110 Richter Media vigoria, si adatta ai terreni asciutti, siccitosi e poveri

1103 Paulsen Elevata vigoria, ottima resistenza alla siccitàe alla compattezza del suolo,

sensibile alla carenza di K, medio-altaresistenza al calcare attivo (20%)

41B Ottima resistenza al calcare,buona resistenza alla siccità

e alla compattezza, media vigoria

Fercal Elevata resistenza al calcare attivo,vigoroso, sensibile alla carenza

di Mg

Gravesac Portinnesto adatto ai terreni acidi, debole,ottima qualità, poco produttivo

Il portinnestoCome già detto, è buona norma pri-ma dell’impianto disporre dell’anali-si chimico-fisica del suolo: questeinformazioni, sommate al numero diviti per ettaro, alla forma di alleva-mento e alla quantità d’acqua me-teorica, forniranno gli elementinecessari per orientarsi nella sceltadel portinnesto, evitando così erroripoi difficilmente correggibili.Per gli ambienti del Veneto, alcunesintetiche informazioni sui principa-li portinnesti vengono riassuntenella tabella a lato.

Berlandieri xRiparia

Riparia xRupestris

Berlandieri xRupestris

Vinifera xBerlandieri

161-49 X 3309

Barbatelle con apparato radicale diversamen-te sviluppato in relazione al portinnesto uti-lizzato: a sx Kober 5 BB a dx 3309.

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Sesto Ceppi/ha Produzione (t/ha) kg/ceppo

3 x 1,5 2,222 12 5,4 3 x 1,3 2,564 12 4,7

2,7 x 1,2 3,086 12 3,9

Forma di allevamento a Sylvoz: aumentando il numero di ceppi per ettaro e mantenendo costan-te la produzione complessiva, si avrà una riduzione dell’uva per ceppo, con sicuri effetti sull’in-sieme dell’attività vegeto-qualitativa del vigneto.

Densità d’impiantoOgni realtà ambientale ed aziendaleva attentamente valutata. Ad ogniforma di allevamento corrisponde unlimite massimo di piante per ettarooltre il quale non ci si deve spinge-re; ogni obiettivo qualitativo ha unsuo equilibrio tra forma di alleva-mento e numero di ceppi per ettaroche non va scardinato; ogni areaviticola ha delle condizioni pedolo-giche e climatiche (vedi pioggia)che impongono certi limiti; ognivarietà ha un suo portamento vege-tativo che deve esser attentamenteconsiderato.Non esiste quindi una regola fissa,se non quella di una tendenza ormai

assodata ad un miglioramento quali-tativo all’aumentare del numero diceppi per ettaro, a patto però che laproduzione per ettaro sia mantenutacostante e che la densità non siaesagerata. Così operando si avrà unariduzione del carico produttivo perceppo con un conseguente migliorequilibrio all’interno della pianta.

Trattore Trattore Varietà Varietàfrutteto standard vigorose deboli

Sylvoz 2,70-2,90 2,90-3,10 1,50 1,00 2150-3700 Cordone speronato 2,30-2,70 2,90-3,00 1,00 0,80 3333-5434 Cortina pendente 2,50-2,70 2,90-3,00 1,00 0,70 3333-5714 Doppio capovolto 2,30-2,70 2,90-3,00 1,10 1,00 3030-4347 Guyot 2,30-2,70 2,90-3,00 0,90 0,70 3700-6211 G.D.C. 3,50-4,00 4,00-4,50 0,80 0,50 2777-5714 Pergola 3,70-3,90 3,90-4,10 1,00 0,70 2439-3861

Distanza tra le file Distanza sulla fila

Forma di allevamentoIn sintesi, ovviando a una lunga ecomplessa trattazione, si riportanonella tabella sottostante alcuneessenziali informazioni.

Forma di allevamento Meccanizzazione Densità Vigoria Propensione Costo Ambiented’impianto della pianta d’impianto

vendemmia potatura produzione qualità fertilità dispon. idrica

Sylvoz si no medio-bassa medio-alta alta media medio medio-alta medio-altaCordone speronato si parziale alta bassa bassa alta medio alto bassa medio-bassaCortina pendente si si media bassa media media basso alta bassaDoppio capovolto si no media media media media medio media mediaGuyot si no alta bassa bassa alta medio-alto bassa medio-bassaG.D.C. si si media media alta media alto alta bassaPergola no no medio-alta media alta media alto media media

Si è già detto però che esiste unlimite oltre il quale il numero di vitiper ettaro diventa esagerato e lavigoria della pianta non più gover-nabile. In linea generale per le con-dizioni medie della realtà ambienta-le del Veneto, le densità ottimali infunzione della forma d’allevamento,del parco macchine e del vitignoutilizzato, sono le seguenti:

Densitàn° viti/ha

Forma diallevamento

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Rappresentazione schematica delle principali forme di allevamento consigliate per il Veneto.

Cordone speronato Guyot Sylvoz Doppio capovolto

Cortina pendente

G.D.C.Pergola

190

80-90

180

80-90

210-220

120

210

120

120-150 170170

Preparazione delle barbatelleper l’impiantoSe la giovane piantina è stata frigo-conservata, dovrà esser portata perqualche giorno in un ambiente frescoe ombreggiato (naturalmente nellapropria confezione): ciò garantirà unbuon acclimatamento ed una migliorresistenza nel primo periodo diimpianto. È ottima regola per le vitifrigo-conservate, o comunque conser-vate a lungo, immergere l’apparatoradicale in acqua per almeno 24-36ore prima dell’impianto. Nel caso l’im-pianto debba esser rinviato, toglierele viti dall’acqua e riporle all’ombraproteggendole con qualsiasi materialeumido che ne eviti la disidratazione.Al momento dell’impianto, per facilita-re l’operazione, l’apparato radicale puòessere accorciato a circa 10-15 cm

A sx giovane pianta con apparato radicale che si è sviluppato in senso orizzontale e verso l’al-to; a dx vite priva di apparato radicale primario e con presenza di radici secondarie ed aeree.L’eccessiva profondità d’impianto e/o condizioni asfittiche del suolo, sono le probabili cause.

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(oppure 1,5-2 cm nel caso dell’im-pianto a forchetta). Per messe adimora tardive mantenere l’apparatoradicale il più integro possibile.Bisogna, inoltre, porre molta atten-zione alla profondità d’impianto;soprattutto se si opera su terreniasfittici e non ben drenati, il puntod’innesto deve esser sempre scoper-to e la profondità mai eccessiva.Nel caso l’impianto sia eseguito inepoca tardiva e su terreno sciolto easciutto, se non piove entro unadecina di giorni è bene intervenirecon una irrigazione di soccorso.La giovane piantina può essere for-nita anche in vasetto a partire dallafine di maggio/inizio giugno. Inquesto caso viene consegnata unapianta già provvista di apparatofogliare, ed è quasi sempre obbliga-torio bagnare le giovani viti, soprat-tutto se persistono alte temperature,giornate soleggiate e scarse precipi-tazioni. Si può, senza compromette-re lo sviluppo vegetativo della vite,sopprimere buona parte dei giovanitralci presenti alla consegna, questoper ridurre le necessità idriche e idanni dovuti ai raggi solari che col-piscono le giovani foglie sviluppate-si in ambiente protetto.

Lavorazioni successive all’impianto È accertato che per i primi due o treanni la miglior soluzione è la lavora-zione superficiale del sottofila; ciòfavorisce un miglior sviluppo del-l’apparato radicale con un maggiorstimolo ad una esplorazione in pro-fondità del suolo. Dal 3°- 4° anno lalavorazione può essere sostituitacon il diserbo localizzato. Da ricor-dare che nei primi due-tre anni lavite soffre in modo evidente l’ag-gressione da parte delle infestanti:questa competizione deve essereassolutamente evitata, pena lostentato avvio del vigneto e sicuriritardi nella futura messa a frutto.Ancora, è preferibile al primo anno

non sopprimere nessuno dei giovanigermogli, così da massimizzare l’ap-parato fotosintetizzante e quindi losviluppo complessivo (aereo e radi-cale) della pianta. A partire dalsecondo anno, possono essere sele-zionati uno o due germogli per ilfuturo cordone permanente.

Sostituzione delle fallanze A volte, in un vigneto in produzione,vi può essere l’esigenza di sostituirealcune viti compromesse; ciò è prati-ca comune nei vecchi impianti colli-nari dove raramente il vigneto vienespiantato e reimpiantato; la sostitu-zione dei ceppi si rende obbligatoriaanche in conseguenza a fallanze do-vute a malattie (ad es., flavescenzadorata), oppure vi può essere la ne-cessità di riparare ad una errata den-sità di impianto procedendo ad uninfittimento dei ceppi. In tutti questicasi va tenuta presente l’alta compe-tizione nutrizionale e luminosa che siviene a creare tra le vecchie viti equelle nuove. È quindi buona normapromuovere una rapida crescita delleviti sostituite tenendo presente che:- per le fallanze utilizzare sempre un

portainnesto vigoroso tipo il 1103Paulsen o il Kober 5 BB;

Lavorazione del sottofila in un giovane vigneto.

- prevedere una concimazione azo-tata superiore nelle viti sostituite;

- controllare l’aggressione del coticoerboso nei confronti delle giovanipiantine;

- evitare che le piante sostituite sivengano a trovare all’ombra e co-perte dalla vegetazione di quelleadulte.

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