guide dell’accademia urbense · genova e le reinvestiture ai mar-chesi si succedettero, così...
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Guide dell’accademia Urbense
belforte
monferrato
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Memorie dell’Accademia Urbense (nuova serie) n° 65Collana diretta da Alessandro Laguzzi
Il volumetto è stato redatto dall’autore per incarico dell’Amministrazione
Comunale e dalla ProLoco.
L’autore sente il dovere di ringraziare il Sindaco, Franco Ravera, che ha segui-
to il lavoro con attento interesse, Don Wandro Pollarolo, che ha fornito notizie
e ha dato la sua più ampia disponibilità, così come Remo Alloisio e Giacomo
Briata, che ha curato la parte dedicata alle passeggiate.
Ringrazio anche Nadia Incerti che ha tenuto i contatti fra me e
l’Amministrazione. Le foto originali sono di Renato Gastaldo, Gianna Alloisio,
Franco Ravera, Banchero Carlo, Andrea Gaione del Blue Studio di Ovada
Impaginazione di Simona Vaga e Alessandro Laguzzi
Segreteria: Giacomo Gastaldo
ISSN 1723-4824
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Guide dell’Accademia Urbense
AlessAndrO lAGUzzi
GUidA di
BelfOrte MOnf.tO
Comune di Belforte Monferrato
Accademia Urbense - Ovada
2005
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3BelfORte MOnfeRRAtO.
BelfOrte
MOnferrAtO
Posto su diuna collina chefa da contraffor-te al MonteColma, ai piedidel proprio ca -stello, Belforte èun paese chesembra possede-re le caratteristi-che che mag-giormente quali-ficano l’Alto Monferrato: una zonaboschiva ancora intatta che fian-cheggia la sponda destra delloStura con piccoli agglomerati abi-tativi, una zona collinare di pregia-ti vigneti nella quale si inserisce ilcentro del paese, ed in fine, inbasso, nell’ampia ansa del torrente,una zona pianeggiante, che oggiospita il casello dell’A26, Auto-
strada dei trafori ed è ricca di inse-diamenti artigianali, commerciali eindustriali.
Oltre che su questi ultimil’eco nomia poggia sull’agricoltura(viticoltura in particolare, con pre-giate uve – non a caso è un grap-polo d’uva che spicca nello stem-ma del Comune).
I monaci di San Colombano, acui si attribuisce la fondazione delborgo, seppero insegnare allepopolazioni le coltivazioni più ido-
nee al l’am bien te.Si deve quindialla loro opera sea Belforte e intutto l’Alto Mon ferrato si sonosviluppati i vi -gneti ed è viva esentita la tradizio-ne vitivinicola.
I custodi del -le tradizioni del -
la comunità sono i poeti dialettalidi cui il paese va fiero, che scendo-no in campo per lodare la loro pic-cola patria, scrivono Remo Alloi-sio e Gio.Batta Alloisio del borgoBelforte ei paise dei dui bujeie:
Per descrivervi il paese antico eassai ristretto non basta l’italianoci vuole il suo dialettoDia giainte spiritusa, foscia per fe'
an po' d'reie, / i l'han denominò ei
pais dei dui bujeie / ma niötri al -
l'incuntröri a suma chi per smen-
teie / che ultre a ese forti, u ié
anche dei bel veie
mö us capiscia che anche lì
chei cusleina u ié da di
da tanci ögni a gnì a sti dì
i nan möi ciù costruì;
mö lasciuma andé i lamenti
e pensuma ai bei mumenti
riuniusme c'me na vota
a bale' ia Munfrinota
Nella pag. a lato, la Fontana: lesorgenti del borgo sono famose perla qualità delle acque
sopra, pietra tombale con crocegaelica (IX -X sec.), cimitero deimonaci benedettini
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4 BelfORte MOnfeRRAtO.
quande i buivu e is divertivu
e parle' ded guera i nan sentivu.
Riturnuma dounca ancura
ai bei taimpi chi eru alura.
Is riunivu an tei canteine
quande ei butte i eru peine
da ia pregia e dau spuntoun
a seichele du ciu boun.
Perché il vino di Belforte è un pro-dotto rinnomato, e da tutti ricordato
Lucandei e negusianti
curì pura tuci quanti
che ia piösa l'è segura
e i farei bala figura
Un pö d'aveive diciu tuu
E av fösu in bal salutu.
lA StORIA
Secondo una tradizione erudi-ta, che trova però conferma nellatoponomastica e nel ritrovamentodi significativi materiali archeolo-
gici, la nascita del primo insedia-mento abitativo del luogo fu dovu-ta a San Colombano, il monacoirlandese nato nel 540 e morto nel615 nell’Abbazia di Bobbio da luistesso fondata, il quale trovò nelnostro luogo quell’isolamento equella tranquillità che consentiva-no la meditazione operosa, che bensi addiceva ad un monastero del-l’ordine di San Benedetto. egliaveva già fondato in Borgogna(francia) il monastero di Luxeuil,divenuto famoso, ed è probabil-mente da «ucseil» (come si pro-nunciava) che venisse il nome diUxetium (volgarmente Ussecio)cioè piccolo luxeuil, il primonome di Belforte. Carlo Magnoaggregò Uxetium al Contado diAcqui, i re Ugo e lotario lo con-cessero ad Aleramo col diplomadel 934, e in seguito passò a farparte dei possedimenti dei Marche-si del Bosco, uno dei rami in cui sisuddivise la stirpe aleramica. PapaInnocenzo III nel 1198 confermòUssecio alla Diocesi di tortona.
Il villaggio e il castello di Uxe-
cium vengono citati per la primavolta in un documento, redatto inAlessandria, datato 19 agosto1217, in quell’atto il console BaldoRugna e 24 abitanti del luogo pre-stano giuramento di fedeltà alComune alessandrino al quale
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5BelfORte MOnfeRRAtO.
donano le terre che possiedono inUxecium. Si tratta di un episodiodella contesa che vede Alessandriacontrapporsi al disegno di penetra-zione oltre il giogo perseguito dalComune di Genova. Un confrontoche di lì a poco, il 29 settembredello stesso anno, vedrà enrico diUxecio, Marchese del Bosco, feu-datario del luogo, unitamente aifigli, donare la metà del castello edella villa di Uxecio al Comunegenovese che li reinveste della pro-prietà facendoli così diventare vas-salli del Comune, un ruolo subor-dinato che i marchesi mal tollere-ranno.
tuttavia nel corso del secolo lecessioni di proprietà e diritti aGenova e le reinvestiture ai mar-chesi si succedettero, così come i
tentativi dei Del Bosco di riacqui-stare la loroautonomia.
finalmente,nel 1273, Geno-va, stan ca dellecontinue ribel-lioni mar -chionali, inviòle proprie trup-pe al comandodel vicario inOltregiogo egi-dio Di negro che, congiungendosia lerma con una colonna di armatiguidata dal Podestà di Voltri, Jaco-po Doria, dopo brevi scaramucce,entrarono in Ovada, procedendopoi ad assumere direttamente ilcontrollo del l’intera zona: Ovada,tagliolo, Belforte, Silvano e la
cimitero dell’antico monastero
Sotto, S. Colombano, esterno della
Parrocchiale
In basso, Chiesa di S. Benedetto,
sec. XII - XIII, fianco sinistro,
Alla pag. precedente, in alto, lastra
in pietra con simboli paleo cristia-
ni; in basso, resto di fregio, reperti
rinvenuti in prossimità della chiesa
di S. Benedetto, sito presunto del
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Valle Stura. Venne cosìposto fine al dominiodei Del Bosco, le cuiragioni furono poiinteramente acquistatenel 1293, quando lacasata trasmise alComune di Genova gliultimi diritti che avevaconservato.
In questo periodo il borgo feceparte con i due Rossiglioni dellapodesteria di Ovada, conservandoperò una propria amministrazioneautonoma. nel 1328, l’Imperato-re ludovico il Bavaro ottenne ilpossesso di Genova ed investì,l’anno seguente, Anfraone Spi-nola, che era suo segretario, deifeudi di Rossiglione, Campo eBelforte. Gli Spinola tennero ilpaese sino al 1388, quando Rosa-to Spinola vendette i suoi dirittisu Uxetium al Comune di Geno -va, che di lì a poco li riven dette anapoleone Spinola.
Si vede perciò che, negli atti,il nome era ancora Uxetium oUssecio, ma si usava anche ilnome di Bellum Fortium o Bel-
fortis cioè Belforte, che poi sop-piantò l’antico nome caduto indisuso. Da allora i maligni lodicono il paese delle due bugienon giudicandolo né bello (e quisbagliano) né forte, anche se insvariate occasioni gli abitanti
dovettero dar prova della loro forzae del loro animo nelle scaramuccecon i vicini Rossiglionesi e nellaresistenza a truppe o sbandati dipassaggio.
Belforte passò poi nel secoloXV sotto la sovranità dei Marchesidel Monferrato senza tuttavia chemutasse la famiglia dei feudatari,gli Spinola; è del 16 luglio 1470l’infeudazione di Belforte a Raf-faele Spinola. Questo casato, anchein seguito, continuò a possedere ilfeudo ottenendone conferme prima
6 BelfORte MOnfeRRAtO.
Alla pag. seguente: in alto, carta
del corso dello Stura fra Belforte ed
Ovada (sec. XVII)
in basso, lo stemma degli Spinola
A lato, Madonna con
Bambino, Chiesa Par-
rocchiale
In basso, la torre
colombaria della casa
-forte pedagera
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dai Paleologi e successivamentedai Gon zaga, duchi di Mantova.nel 1533, Carlo V investiva Belfo-re a Battista Spinola. Alla suamorte il feudo pervenne all’unicafiglia, Perinetta, sposata Grimaldi.Ma fra lei e i cugini Jacobo e nico-lao Spinola sorsero delle conteseed allora il Duca di Mantova avocòil feudo alla Camera ducale, mapoi, per interessamento di AndreaDoria, egli lo concedeva in feudo aGiovanni Grimaldi figlio di Peri-netta.
nel 1625, durante le guerre frala Repubblica di Genova e i Sa -voia, il castello venne occupatodalle truppe piemontesi. Ma un’in-cursione di truppe irregolaripolceve rasche piombò sul borgo e,in quell’oc casione, il paese e ilcastello furono saccheggiati. lacro naca ricorda che «fecero prigio-
ni Monsù di Bessé francese, che
era luogotenente del principe di
Savoia con sessanta altri che
alloggiavano in questo castello
mentre erano in letto in amorosi
diletti». È probabile che in questofrangente il castello venisse più omeno parzialmente diroccato.
nel 1642, il feudo passò alorenzo Cattaneo, patrizio genove-se della famiglia dei Della Volta,che per primoportò il titolo diMarchese di Bel-forte, titolo checonservano tutto-ra i suoi di -scendenti, pro-prietari del Ca -stel lo e del parcoche lo circonda.fu com pito loro lacostruzione del
7BelfORte MOnfeRRAtO.
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nuo vo castello che avven-ne in un sito diverso dalprecedente, sui ru deri del-l’antico mo na stero be -nedettino in glo bando, nelcontempo, la vecchia torredi avvistamento.
nel 1644 si tenta unacomposizione delle conte-se di confine che contrappongonoBelforte a Ovada e Rossiglione,terre della Repubblica di Genova,dissidi che riguardano le regioni:Isorella, Moglia, Caretti, Vigna
vecchia, Rinferrato, Pizzo di Gallo,
Via Franca. Il cancelliere Massa-rotti, inviato della Repubblica,redigerà un atlante dei confini, mail suo attento lavoro non esaurirà lecontese, che rimarranno aperte,come è rimarcato dalle carte diconfine del 1735 fra il Regno diSardegna e la Repubblica, fino ad
inizio Ottocento. Solo il periodonapoleonico, includendo tut ti nelGrande Impero francese, porràfine al contenzioso.
nel 1703, anche se giuridica-mente il passaggio ufficiale avver-rà nel 1708, Belforte entrò a farparte degli Stati dei Savoia, tuttaviail duca Vittorio Amedeo II ricon-fermò l’investitura ai CattaneoDella Volta, che rimasero signoridel luogo.
Il pae se venne poi coinvolto frail 1746-49 nella Guerra di Succes-
sione austriaca che videcontrapposti gli Austria-ci e re Carlo emanueleIII di Savoia alla Repub-blica di Ge nova alleatacoi re gni borbonici difran cia, Spagna e napo-li. In diverse occasioni ilpaese monferrino diven-ne la base per le opera-zioni di guerra che letruppe austro-piemonte-si portarono alle terredella Repubblica. Que-sto ruolo non voluto fula causa che scatenò
8 BelfORte MOnfeRRAtO.
A lato, Belforte in un det-
taglio di una carta del
XVIII secolo, si noti la
presenza della Parroc-
chiale e dell’Oratorio
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contro il borgo le ritorsioni deiRossiglionesi che sottoposero perpiù giorni al saccheggio il paese,per rappresaglia alle angherie sub-ite dalle truppe piemontesi.
A fine secolo passarono perBelforte truppe francesi e russe; ilborgo fu minacciato nel 1798 dagliinsorti di Carrosio; successivamen-te divenne parte dell’Impero fran-cese di napoleone e fu aggregato(1805) al Cantone di Castellettod’Or ba mentre nel 1803 era statoincorporato dal Cardinale Capranella Diocesi di Acqui della qualetuttora fa parte.
lo spirito rivoluzionario giuntocon l’esercito francese provocherà,anche in questo borgo, notevolicambiamenti e l’emergere del cetoborghese. Durante la Restaurazio-ne, Carlo Cattaneo della Volta,
marchese di Belforte, insoddisfattodel nuovo stato di cose, aderì allaCarboneria, passando poi dopo il‘30 alla mazziniana “Giovine Ita-lia”; fu lui che scelse la zona comeluogo d’in contro fra le societàsegrete liguri e quelle lombarde ealessandrine. Scoperta la congiuravenne con dannato a morte in con-tumacia, essendo riparato in fran-cia. tornerà a Belforte, nel 1842,ormai vecchio e malato, grazie a unindulto di re Carlo Alberto. Poil’Unità d’Italia e l’av vento delnuovo secolo aprirono nuo ve pro-spettive per le nostre cam pagne esembrarono promettere alle popo-lazioni un avvenire migliore.
Ad inizio novecento, lo scop-pio della “Grande guerra” portòanche gli abitanti di Belforte amorire nelle trincee del Carso o
9BelfORte MOnfeRRAtO.
Alla pag. precedente: in basso, ilCastello di Belforte, nella secondametà del XIX sec. in un acquerellodi Carlo Cattaneo della Volta,
In questa pagina, in basso, panora-
ma di Belforte in un bella cartolina
degli anni Trenta del secolo appe-
na passato
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sulle pendici del Grappa.nella zona, il periodo fascista
coincise poi con la crisi del settoreviti-vinicolo attaccato dalla pero-nospora, mentre le feste vendem-miali segnavano, certamente, ilmomento di maggior consenso alregime, Per Belforte il ventenniosignificò la perdita dell’autonomiae dell’identità perché venne forzo-samente unito a tagliolo.
la seconda guerra mondialevide poi nascere sui monti che cir-condano il borgo un forte movimen-to partigiano, che fu più volte colpi-to dalla rappresaglia nazi-fascista,tanto che la Benedicta è assurta asimbolo nazionale di quel sacrificio.In paese la liberazione venne
accolta con gioia non solo per lariconquista delle libertà politiche diogni cittadino, ma anche per il recu-pero della propria identità e dell’au-tonomia amministrativa.
il BOrGO
Oggi il centro abitato si è enor-memente ampliato rispetto al pas-sato e la popolazione residente,dopo lo spopolamento delle cam-pagne degli anni ‘50-’60, ha supe-rato le quattrocento anime e conti-nua a crescere. Il patrimonio edili-zio è composto per la gran maggio-ranza di edifici ristrutturati o direcente costruzione. Anche la colli-na immediatamente dietro la Par-rocchiale è oggi abitata così come
10 BelfORte MOnfeRRAtO
Nella pagina a lato: in alto,, scor-
cio del borgo monferrino
in basso, facciata della Chiesa par-
rocchiale della Natività di Maria
Vergine
In basso, la vechia strada del saleche scorre ora parallela per brevitratti alla moderna autostrada;sembra il simbolo di Belforte chevive nel presente senza disprezzareil passato
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la via Per Rossiglione che si inerpi-ca verso il crinale del colle. tutta-via il nucleo storico del paese è for-mato dalle antiche case che si alli-neano ai lati di Via Prasca e sonocomprese fra il sagrato della Par-rocchiale e l’Oratorio dell’Annun-ciazione. Proprio sulla destra delsagrato, di fronte all’inizio dellavia Per Rossiglione, segnaliamo lapresenza di una casa forte con torrecolombaia, risalente al XVI secolo.Posta sulla via del sale, era destina-ta all’esazione dei pe daggi relativi.l’edificio, ristrutturato recente-mente, ha visto ricavare dalla suaaia una corte usufruibile durantel’estate per manifestazioni all’a-perto. la fronteggia su Via Prascal’antica dimora dei conti di questocasato.
Il CAStellO
Che a Ussecio esistesse un
castello, certamente ubicato in unsito diverso da quello del castelloattuale, si desume dall’atto dell’a-gosto 1224 contenuto nel Liber
11BelfORte MOnfeRRAtO
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iurium del Comune di Genova; inesso è riportata la vendita fatta daOttone, Marchese del Bosco, aGenova di svariati castelli fra iquali Ussecio nonché il giuramentodi fedeltà degli uomini di tali paesi.In tale atto sono riportati i nomidei due consoli e dei 21 capi fami-glia che il 6 agosto 1224 giuraronofedeltà a Genova ma non vi è -come per gli altri luoghi - la presa
di pos-sesso delcas te l lop e r c h é ,vi è pre-c i s a t o ,esso eras t a t odistruttod a g l is t e s s i
marchesi: «sed dictum castellum
derrochaverunt marchio nes». nonè dato sapere perché il castello siastato deliberatamente diroccato:forse liti di famiglia fra i vari DelBosco, forse perché era stato occu-pato da uomini fedeli agli Alessan-drini. e’ presumibile che il vecchiocastello sorgesse nella localitàdetta Bertarelli, vicino al bor go edin posizione elevata rispetto allapianura lambita dal fiume Stura. Aldi sopra e abbastanza lontano dalborgo era situato il monastero conla vicina Chiesa di San Benedetto;questa è tuttora discretamente con-servata e risale, come costruzione,al secolo XII - XIII. Vicino allaChiesa si trovava il cimitero deimonaci. non si sa se, a partire dallafondazione del monastero (circa a.600), la chiesa del convento si tro-
12 BelfORte MOnfeRRAtO
Sotto, il Castello di Belforte, visto
dal lato nord, in un disegno di Giu-
seppe Girardengo
In basso, Il castello di Belforte e la
chiesa di S. Benedetto in una carta
del XVI sec
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vasse nel sito della Chiesa di SanColombano o incorporata nellostesso convento o altrove.
Con il passare del tempo il con-vento di Ussecio passò alle dipen-denze di quello di San Micheledella Chiusa, presso Susa, ed inseguito venne dato in commendaanalogamente a quello di tiglieto.nel sec. XII o XIII fu costruita latorre in pietra, alta e quadrata, benvisibile anche da lontano. Una par-ticolarità costruttiva nella finestrel-la della torre, visibile nonostante larecente intonacatura, la fa ritenereanteriore ad altre torri dell’AltoMonferrato, come segnalato dallostudioso franz Pellati nella«nuova Antologia» del primo giu-gno 1908.
Il Ca -stello di Bel -forte si pre-senta oggi quasi nascosto nella bellavegetazione del suo vasto parco, volutodal marchese Carlo, pittore dilet-tante di buon livello, che nellaseconda metà dell’Ottocento lofece realizzare dotandolo anche dipiante esotiche. Solo l’antichissimasua torre spicca sul panorama dichi, da Ovada, volge il suo sguardoverso i monti che la separano dalmare. Queste due particolarità, cioèil castello immerso nel verde e latorre visibile da tutte le parti, hannoil loro motivo: per il castello l’esserstato dal principio un monastero;per la torre l’esser destinata allesegnalazioni in caso di pericolo
13BelfORte MOnfeRRAtO
A lato: stemma della Famiglia Cat-
taneo della Volta, dal 1642 signora
di Belforte
in basso, veduta aerea del Castello
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alle torri circonvicine, prime fratutte quelle di tagliolo e dell’Alba-rola.
la co stru zione che costituiscel’attuale castello ha incorporato lestrutture dell’antico convento rite-nute suscettibili di utilizzo e inseguito a successivi ampliamenti etrasformazioni ha fatto divenirel’insieme una residenza signorile dicampagna.
Il castello si presenta come unblocco a pianta quadrilatera con uncortile rettangolare all’interno ed èformato da corpi di fabbrica diver-si per età, altezza e fattura. la fac-ciata principale è rivolta a nord edin essa si trova il portone cheimmette, attraverso l’atrio, al corti-le. Alla destra dell’atrio è situata lacappella, piuttosto semplice e dis-
adorna; alla sinistra inve-ce inizia lo scalone agiorno che porta al pianodi abitazione e rappre-sentanza del castello. Ilcorpo di fabbrica del latoest è quello che inglobala torre e che si fondasulle murature più anti-che visibili nel piano ter-reno occupato in parte dacantine che si sviluppanoanche in locali sottostantial cortile. esse sonomolto ampie dato che ilCastello è il centro di unanotevole azienda agricola
con terre prevalentemente vignate.Il piano primo sopra il terreno èquello di abitazione, così come ilparziale piano secondo. tutto que-sto insieme risale, come sistema-zione o costruzione ex no vo, al sec.XVII. An che il corpo di fabbricaverso Sud ingloba la muratura peri-metrale ed altri locali di antica ori-gine, compreso un avanzo di torreangolare a pianta semicircolare;questo insieme è però di risistema-zione ottocentesca e consta di duepiani (terreno e superiore) nonmolto alti ed adibiti a servizi. Glialtri due lati del quadrilatero sonoanch’essi formati da costruzioni, sudue piani, non molto antiche. lacappella sopra menzionata si trovanel lato nord.
14 BelfORte MOnfeRRAtO
A lato, la torre rotonda
del Castello di Belforte
nascosta dai rami degli
alberi del parco che cir-
conda il castello
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lA ChIeSA CAStRenSe
Verso la prima metà del sec.XVIII, infatti, il feudatario provvi-de a farsi costruire una cappella incastello con due ingressi, uno dalcortile interno l’altro dall’esternoin modo che fosse aperta anche alpopolo. l’intitolazione fu fatta aSanta Caterina da Genova, unasanta che, per essere appartenutaalla famiglia fieschi-Adorno, eraparticolarmente legata anche almondo nobiliare presente nell’Ol-tregiogo.
le ChIeSe
la chiesa più antica di Belforteè, certamente, quella legata al
15BelfORte MOnfeRRAtO
A lato, l’aquila che è alla base del-
l’altar maggiore della Parrocchiale
di Belforte
In basso, la torre di guardia emerge
fra gli alberi del parco
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monastero fondato da San Colom-bano o dai suoi monaci, chiesaconosciuta col titolo di san Bene-
detto, posta originariamente inzona solitaria tra i boschi, madominante dall’alto una importantedirettrice viaria tra l’entroterra e ilmare.
Popolatasi la zona e formatosiun piccolo borgo, al servizio diquesto venne costruita la chiesadedicata a san Colombano, erettaa parrocchiale, probabilmente solonegli anni a cavallo dei secc. XV eXVI, ma sicuramente di origine piùantica. Si trattava di una costru-zione non molto ampia, ad unasola navata, ma, forse, con trealtari. essa aveva sicuramentediritto di cimitero ed era erettain zona periferica, come era usoallora, sia per rispondere allanecessità di servire un ampioconcentrico sia per il permane-re dell’uso romano-classico dimantenere lontano dalle abita-zioni le sedi sepolcrali.
I secc. XV1-XV1I vedonoin tutte le nostre zone un notevo-le cambiamento nella concezio-ne della topografia religiosa:nuove parrocchiali vengonocostruite nei centri abitati, ad unmiglior servizio della popolazio-ne urbana, e quelle antiche sonoconservate, ove possibile, peruso di cimitero, mentre nuovecappelle sorgono nelle periferie
e nelle campagne, a beneficio deifedeli più lontani, e nei borghidiventano numerosi anche gli orato-ri delle confraternite.
Belforte non era un centroricco, ma era vitale, e partecipavadi questi cambiamenti così il 18gennaio 1598, si inizia ad ammini-strare i sacramenti nella chiesa
nova di santa Maria, dedicataalla natività della Vergine, la cuifabbrica era inserita nel nucleo abi-tato.
È chiara la situazione: dopoSan Colombano, dopo San Bene-
17BelfORte MOnfeRRAtO
Alla pag. precedente: la chiesa e il
campanile della Parrocchiale visti
dall’Oratorio dell’Annunciazione,
mentre escono dallo stesso i Croce-
fissi processionali
In questa pag. in basso, il portale in
bronzo della Parrocchiale con le
storie della Madonna: l’Annuncia -
zio ne, la visita a S. Elisabetta, la
Natività, le nozze di Cana, la Croci-
fisione e la Pentecoste,
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detto, ora la parrocchiale è SantaMaria.
lA ChIeSA PARROCChIAle
la nuova parrocchiale si pre-sentava a navata unica, ma moltopiù capiente della precedente, edoltre all’altare maggiore ne avevadue laterali, assai meno profondi diquelli che possiamo vedere attual-mente, ma nella stessa posizione,
uno dedicato alla Madonna delRosario ed il secondo a san Defen-dente, santo della tradizione popo-lare, rappresentato come guerriero
romano e legato allavicenda della legionetebea. In seguito gliverranno affiancati neltitolo prima S. Carlo equindi il SS. Crocifis-so.
Oggi la chiesa sipreannuncia da lontanocon il campanile sor-montato da una statuadella Vergine con ilBambino in bronzodorato, opera di DonWandro Pollarolo, au -tore anche delle for-melle in bronzo rappre-sentanti scene della vitadella Madonna: l’an -
nun ciazio ne, la visita a
S. Elisabetta, la Nativi-
tà, le nozze di Cana, la
Crocifisione e la Pente-
coste, che impreziosi-scono le porte del tem-pio.
l’interno ha mante-
18 BelfORte MOnfeRRAtO
A lato, l’Ascensione della Vergine
circondata da tre angeli, paliotto
dell’altar maggiore della Parroc-
chiale
In basso, altar maggiore
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nuto nella sostanza l’impianto ori-ginale: si presenta ad una solanavata e vanta tre altari. l’altarmaggiore in mar mi policromi risa-le alla prima metà dell’Ottocento, èsormontato da un tempietto circo-lare periptero e caratterizzato ai latiin basso da due aquile rampanti inmarmo, i cui artigli poggiano sucovoni di grano e grappoli d’uva,
forse una citazione del l’aquila pre-sente nello stemma dei Cattaneodella Volta che protegge la prospe-rità del borgo. l’altare presenta poisul davanti un paliotto in marmonel quale è scolpita l’Ascensionedella Vergine circondata da treangeli.
A lato dell’altare un anticotabernacolo in pietra di lavagna oradestinato a contenere l’ampolladell’olio santo.
Risale al periodo barocco labella statua in marmo della Madon-na del Rosario, che sovrasta l’alta-re omonimo. Secondo la tradizionegiunse da Milano, dopo un viaggiodurato venti giorni caricata su uncarro trainato da buoi. È il dono diun reduce dalle guerre di napoleo-
19BelfORte MOnfeRRAtO
A lato, Crocefisso di scuola mara-
glianesca, già altar maggiore della
parrocchiale
In basso, statua in marmo della
Madonna del Rosario, sec. XVII
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ne l’ampia cornice dorata nellaquale sono incastonati gli ovaliottocenteschi raffiguranti su rame imisteri della Corona del Rosarioche circonda la sua nicchia.
Di fronte a quest’altare, cam-peggia la bella Pala della Crocifis-
sione, di autore ignoto ma di altovalore pittorico, Donata dalla fami-glia Grimaldi, destinata al l’alta redi S. Defendente, dedicato anche alSS. Crocifisso, la tela risulta muti-la per l’essere stata adattata allacornice. Ma i tagli subiti non hannoridotto, se non in parte, la bellezzadell’opera che non a caso è stataattribuita, in un primo tempo aGuido Reni o a Velasquez, anche seuna lettura più meditata dello stilefa oggi propendere per un pittore discuola genovese vicino ai modi delVan Dick.
nel battistero segnaliamo,appeso alla parete, il bozzetto ingesso dello scultore Morigallo raf-figurante il Sacro Cuore di Maria.Alle pareti stampe tedesche del‘700 illustrano le stazioni della ViaCrucis, un bel crocefisso proces-sionale dai modi maraglianeschi eun’acquasantiera sormontata da unbozzetto in terra cotta raffiguranteGesù spogliato delle vesti di PietroAlloisio.
tutta la navata è poi sovrastatadalla statua della Madonna di fati-ma collocata in una nicchia ricava-ta nella parte alta dell’abside.
la chiesa nasconde un piccolosegreto: la cripta a suo tempo ven -ne trasformata nella cappella fune-bre gentilizia dei Grimaldi, e con-tiene i corpi mummificati dei feu-datari della famiglia. I Ranieri diMonaco attuali discendenti dellanobile famiglia genovese hannoperò imposto che ne venisse mura-to l’accesso.
Usciti dal tempio, sul lato sini-stro dell’edificio segnaliamo lapre senza di un’edicola raffigurantela Crocifissione con s. Giovanni e
21BelfORte MOnfeRRAtO
Alla pag. precedente, Crocefisso
pala dell’altare di S. Defendente
pittore di scuola genovese dell’am-
bito di Van Dick
In basso, Gesù denudato delle vesti
bozzetto in terra cotta di Pietro
Alloisio
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le pie donne e di una lapide chericorda il passaggio per Belforte diDon Bosco con la banda dei suoiragazzi e la breve predica cherivolse alla popolazione accorsa.
ORAtORIO DellA SS. AnnUnzIAtA
l’Oratorio dedicato alla SS.Annunziata nasce nel secolo XVIdallo zelo dei disciplinati che percirca un secolo furono ospiti in S.Benedetto. la chiesa, lontana dal-l’abitato, tuttavia non era amata daiconfratelli che appena poteronol’abbandonarono. nel 1670 essiavevano già costruito un oratoriotutto loro, “più commodo dentrol’habitato”, ed avevano lasciatoSan Benedetto, così che l’anticachiesa monastica, priva di reddito edi obbligazioni, era andata via via
decadendo nonostante i feudataricercassero, quando erano “invilla”, di farvi celebrare qualchemessa.
nell’agosto del 1710 il Vesco-vo di tortona Giuseppe ludovico,in visita pastorale, si congratulavacon i confratelli per l’opera assi-stenziale da loro svolta nei con-fronti dei più bisognosi. Questacaratteristica la confraternita l’hamantenuta attraverso il tempo. nelprimo novecento per raccoglierefondi la Confraternita organizzòuna compagnia teatrale i cui pro-venti erano destinati a finanziare leiniziative in aiuto ai confratelli indifficoltà. Anche oggi le attivitàdella casaccia, che ha mantenutoin vita le tradizioni legate alla reli-
22 BelfORte MOnfeRRAtO
A lato, La Confraternita dell’An-
nunziata durante una processione
in basso, L’Annunziata, pala del
Montecucco sec. XIX
Nella pag. a lato, l’Oratorio del-
l’Annunciazione con i suoi Cristi
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giosità popolare ligure portando inprocessione i pesanti e decoratissi-mi Crocefissi, mantengono questafinalità.
l’edificio dell’Oratorio si pre-senta, oggi come ieri, ad una solanavata con un unico altare che,dopo le spoliazioni che circa tren-t’anni fa l’hanno colpito, mantienedel suo antico apparato solo labella pala dell’altare, l’Annuncia-
zione del Montecucco (sec. XIX).Affiancano la tela le statue di S.Rocco e S. Sebastiano, i santi com-patroni del la Confraternita, mentre,alle pareti laterali, sono i Crocifissiprocessionali che la confraternitaostenta durante le numerose pro-cessioni alle quali partecipa con isuoi provetti portatori.
CAPPellA ROMAnICA
DI SAn BeneDettO
la chiesa, che risale al XII oXIII secolo, è costruita sui resti
dell’antico Monastero, fondatosecondo la tradizione, da SanColom bano nel VII secolo.
Sappiamo poco della sua sto-ria: un’annotazione del parroco,appo sta in calce al Liber primus:«1593, a dì 16 zugno ad celum ele-
vata est absis sanctorum de Santa
Maria ad Montem, in regione
Pastorum, a barbara caterva bela-
torum eruta, iam mirifice erecta
insignis a monacis Santi Columba-
ni», ci informa della avvenuta rico-struzione, a fine Cinquecento, del-l’abside distrutta, durante oscuriepisodi di guerra, avvenuti inepoca non precisata, Dopo la rico-struzione, sia pure per soli cinqueanni, la chiesa venne destinata adessere sede della parrocchia.
Ma nel 1614, in occasione dellasua visita, mons. Cosimo Dossenala trovava occupata dai confratellidella Compagnia dei disciplinanti
23BelfORte MOnfeRRAtO
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della SS. Annunziata, che rimar-ranno ospiti dell’edificio fino oltrela metà del XVII secolo quandoverrà costruito in paese il nuovooratorio.
Oggi la chiesa, che nell’insie-me ha conservato molto dell’im-pianto originario, si presenta confacciata a capanna, interno ad un’u-nica navata con soffitto a capriate,il pavimento è in mattonelle incotto. nella nicchia che sovrasta laporta d’entrata un santo frate inti-ma al maligno Vade retro Satana.nel piazzale antistante frammentidi antiche costruzioni hanno la fun-zione apotropaica di creare una
zona protetta e scacciare il mali-gno. l’altare è quello cinquecente-sco originale; sopra l’altare vi è undipinto rappresentante la Madonnacol Bambino, racchiusa in una cor-nice di legno riccamente intarsiata.
la Chiesa è stata costruita conpietre di fiume e non presenta in-tonaco sulla parete laterale destra,mentre le altre pareti hanno un’in-tonacatura successiva e abbastanzarecente. Anche l’interno è intona-cato.
Gli affreschi inseriti in una nic-chia ai lati dell’altare rappresenta-no San Vincenzo e San Barnaba.
entrambi gli affreschi sono
24 BelfORte MOnfeRRAtO
In basso, la facciata romanica della
Chiesa di S. Benedetto
Nella pag. a lato: in alto, a lato,
lastra in marmo rinvenuta nel così
detto cimitero dei monaci
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sor montati da un festone floreale.Sotto lo strato di intonaco, usatoper disinfettare la Chiesa che erastata adibita a lazzaretto duranteun’epidemia di colera, potrebberoesserci altri affreschi o frammentidi essi. nella zona absidale è rap-presentata la Madonna col Bambi-no. Marie Ighina non parla specifi-camente di pieve bensì di “Cappel-la romanica elencata negli archividella curia di tortona a cui appar-tenne avanti al Mille col titolo diSanta Maria et Benedicti. la pro-prietà della Pieve è dei marchesiCattaneo di Belforte a cui è neces-sario rivolgersi per informazioni edeventuali permessi.
nei pressi della chiesetta, e piùesattamente nel terrazzino che sitrova, in posizione ribassata di unpaio di metri, lungo il suo lato occi-dentale, nel corso di lavori agricolisono stati trovati alcuni reperti inpietra, raccolti e conservati da donWandro. Secondo lo stesso, i reper-ti provengono dalla parte setten-trionale del terrazzino, una voltaadibito a cimitero dei frati, mentreil lato meridionale era adibito acimitero civile. Alcuni dei reperti, costituiti daframmenti di lastre in locale pietramarmoso-arenacea, recano delle
in cisioni molto an tiche che com-proverebbero l’origine altomedie-vale dell’insediamento; in una,collocata dal parroco nell’arcod’ingresso della nuova chie setta diSanta Maria ai Monti in localitàPian Carpeneto, si legge la scritta
25BelfORte MOnfeRRAtO
in basso, San Vincenzo
Alla pagina seguente, Madonna con
Bambino lunetta in mosaico, chie-
setta di S. Maria nei monti
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in greco thotokos (Madre di Dio);il greco, come è noto, venivausato dai primi monaci del ceno-bio.
Altri reperti sono in marmo sta-tuario prodotto di importazione emolto probabilmente, riciclati daaltri edifici fra questi un bel capi-tello utilizzato in posizione rove-sciata come sostegno di una croce.
SAntA MARIA neI MOntI
Chi si inerpicasse lungo la ripi-da salita di via Per Rossiglione,raggiunto il crinale della collina, inlocalità farò, può proseguire il pro-prio cammino scendendo verso loStura addentrandosi nel bosco conun percorso che nei giorni estivi gliconsentirà di godere di un’inaspet-tata frescura. Al termine delladiscesa dopo una passeggiata dicirca 1,5 km raggiungerà Pian
Carpeneto sulla riva destra del tor-rente e lì troverà la graziosa chie-setta di S. Maria ai monti. la chie-sa, voluta da Don Wandro Pollaro-lo, l’attuale parroco del borgo, ènata anche per l’impegno dei
numerosi gruppi scout che annodopo anno hanno scelto la zona,così immersa nella natura, comeluogo ideale per i loro campi estivi.
l’edificio, di dimensioni ridot-te, si presenta esternamente conun’ abside in pietre di fiume a vista,ed è dedicato alla Ma donna dellaGuardia, la cui statua accompagna-ta al classico pastore dell’ico no -grafia classica è collocata al centrodell’abside e sovrasta l’altare.Belle le porte in legno opera delloscultore ovadese Cardona, che leha realizzate su disegno del pittorefranco Resecco. esse rappresenta-no su di un’anta “la natività”, sul-l’altra “l’Assunzione di Maria”.Sempre di Resecco è il bel Croci-fisso affrescato quasi una grisaille
- alla base del campanile, che ha lacaratteristica di essere staccato dalcorpo di fabbrica della chiesetta.Sul sagrato un’edicola protegge lastatua di Papa Giovanni XXIII, ilpapa buono, realizzata con granfede, ma minor perizia.
le Miniere d’OrO
Da Pian Carpeneto si può attra-
26 BelfORte MOnfeRRAtO
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versare su uno stretto ponte loStura e raggiungere la statale delturchino, oppure, prendendo asinistra e rasentando il muro disostegno del terrapieno sul quale lachiesetta è costruitala, la stradaprosegue verso il Sante Cristo (Km4,5), la chiesa che fronteggiaGnocchetto, per poi raggiungereRossiglione.
fatte poche centinaia di metri sipuò raggiungere la cascina Sguar-
dia, nei cui pressi, nella secondametà dell’800, furono individuatinumerosi filoni di quarzo aurifero eimpiantata da parte di una societàfranco- Sarda la se de di uno stabi-
limento per la fran-tumazione e il trat-tamento del mine-rale aurifero, l’e-nergia che necessa-ria era fornita dalleac que di un bedaleche attingeva acquadallo Stura in prossimità dellaCascina zana ia. Ben ottanta filonierano stati individuati in prossimitàdello Stura ma il Governo contra-stò il progetto e ritirò la concessio-ne
nel percorso che da Belforteporta al Santo Criste si incontranodiversi rii che scendono dalla
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A lato, statua di papa Giovanni
XXIII
In basso la chiesetta di S.Maria nei
monti
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Colma. I principali da nord a sudsono: il rio Ciapin, il rio Antononi,il rio Dornarolo ed il rio Brassola.
Il rio Dornarolo (o tornarolo)in particolare, è oggetto, d’estate,di balneazione poichè già in prossi-mità della strada (lo attraverseretepassando su un piccolo ponticelloin una pineta) verso monte, presen-ta un piccolo lago e risalendone ilcorso si trovano altri piccoli invasidalle acque limpidissime.
Poco prima di raggiungere ilSanto Criste, una stradache sale a sinistra, prima diun sottopasso ferroviario,porta ad al cune incantevolivallette interne ed allecascine Bergiole, Rataro,
Pian del Pero, Curto. Daqueste vallette, salendo, sipossono raggiungere lecascine Soria, Bardotto,
Menta e Serra, già inComune di tagliolo Mon-ferrato, all’interno delParco delle Capanne diMarcarolo.
PAsseGGiAte
(a cura di Giacomo Bria-
ta)
Per chi ha più tempo egambe buone si segnala laseguente escursione chepotrà, a secondo del passoe delle soste, occuparvidalle due alle quattro ore, a
meno che non Vi attardiate ulte-riormente a raccogliere, a fine esta-te ed in autunno, funghi e castagne.
Dopo l’abitato di Belforte,verso tagliolo, raggiungete l’ertadella Carlina, dov’è la deviazioneper il Castello. Proseguite versotagliolo ancora per circa 50 mt. Altermine della breve discesa, doveinizia il rettilineo, trovate, allavostra destra, una strada carrabilein discesa. entrati in un bosco fittoraggiungerete in breve il rio Cia-
29BelfORte MOnfeRRAtO
In basso, la cascata e il laghetto
lungo il corso del Rio Dornarolo, il
luogo preferito dai Belfortesi per
difendersi dalla calura estiva
Nella pag. a lato, la strada nasco-
sta nel bosco che porta alla località
Pian Carpeneto
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pin. Si risale in modoripido e, in cima, siprosegue diritti(lasciando alla pro-pria sinistra unadeviazione che con-duce al cascinottodella Grigia, distruttoin tempo di guerra dacolpi di mortaio anco-ra evidenti). Uscitidal bosco di pini vi troverete inun’ampia curva a sinistra. (Da que-sta ampia curva, se invece si prose-gue diritto per un sentiero chescende leggermente, si raggiunge,in breve, in località Crocetta, la
strada asfaltata che porta a PianCarpeneto ed al S. Criste).
Si affronta una salita con note-vole pendenza. Alla Vostra destraavrete un bosco detto “I Pianei”. Siraggiunge, sulla sommità, un pia-noro nei pressi della cascina fio-
renza (che si trova a destra, più inbasso, all’altezza di un traliccioenel). A sinistra avete il boscodetto dei Micheloni, mentre adestra il versante scende verso lacascina Gallinette. Si giunge,quindi, alla recinzione dellacascina Lubbia (per chi facesse ilpercorso inverso, in direzioneBelforte, ricordarsi qui di tenerela destra) e si sale ancora avendoa sinistra i due ingressi della Lub-
bia nuova. Dopo un breve trattocon fondostrada in cemento siarriva alla Lubbia. Se si proseguediritto si raggiunge, in prossimitàdel Camping, la strada asfaltatache conduce al piazzale di locali-tà Magnoni della Colma. Si deveinvece, davanti all’ingresso dellaLubbia, salire a destra, accedendo
30 BelfORte MOnfeRRAtO
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all’aia antistante la cascina Caba
non. Siete ai piedi di un colle dettoCapé Gajardu.
Salite per la strada inghiaiata,tenendo la casa alla destra (c’è unasbarra di ferro sempre aperta).
Dopo circa 500 mt. si trova, trapini e castagni, una baracca da can-tiere, dipinta color ocra, utilizzatadagli scout per i campi estivi. Unalapide in marmo ricorda un esperi-mento di trasmissione a distanza diun elettrocardiogramma.
Di fronte, alla vostra sinistra,nascosta tra gli alberi, la cascinaSorita.
Si inizia a scendere lungo unastrada inghiaiata. non vi sonodeviazioni e si raggiunge, in breve,
la cascina Robella (ristrutturata direcente). Dopo una sbarra con cate-na si arriva ad un crocevia con cin-que strade. le prime due da sinistranon hanno sbocco, mentre la terza,di fronte, porta ad un punto panora-mico, detto “i Rivài”, dal quale sidomina tutta la valle dello Stura,scorgendo anche il ponte di ferrodella ferrovia Genova-Ovada-Acqui.
la prima deviazione a destra vicondurrà, con una ripida discesa, aPian Carpeneto. Si incontra, sullastrada, a sinistra, il rudere delcascinotto c.d. dei Lubbiotti. Acirca 500 mt. dallo stesso si trova,lungo la discesa, a destra, una stra-da in piano. Se avete sete, a circa
31BelfORte MOnfeRRAtO
Nella pag. a lato, in alto ruderi
dello stabilimento per il trattamento
del minerale aurifero, presso la
cascina Sguardia
in basso, la Chiesa del Santo Criste
In basso, sbarramento sul Torrente
Stura che alimenta la centralina
idroelettrica comunale
Alla pagina seguente panorama di
Belforte
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30 mt., su detta deviazione, trove-rete una fonte.
Ripreso il cammino si continuaa scendere e, quando si arriva alpiano, dopo una curva a sinistra,due piante di Gattice (“arbore bian-che”) di notevoli dimensioni, costi-tuiscono l’ideale traguardo primadi raggiungere la strada asfaltata.Siete in Pian Carpeneto e di lì,risalirete all’abitato di Belforte.
PeR SAPeRne DI PIù
W. POllAROlO, Memorie stori-
che di Belforte Monf.to, ciclostilato1968
C. tAlICe, Uxetium. Terra di
confine, Pro loco Belforte, ciclostila-to, 1993
G. PIPInO, Ritrovamenti archeo-
logici a San Benedetto di Belforte
Monferrato, in «URBS»,1999, n. 1,p. 45
G. ODDInI, Il Castello di Belforte
Monferrato, in «URBS», 1991, n. 2,p.. 58
P. PIAnA tOnIOlO, Belforte –
Gnocchetto una parrocchia, due
parrocchie, in «URBS», 2002, n. 1,p. 20
32 BelfORte MOnfeRRAtO
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Questo volume, a cura dell’Accademia Urbense,
è stato impresso nel mese di Dicembre 2005
dalla tipografia Canepa di Spinetta Marengo
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