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18 HAKOMAGAZINE Gli indiani e le destre

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18HAKOMAGAZINE

Gli indiani ele destre

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HAKOMAGAZINESommario

3 Editoriale 5 Rosso-bruno 9 Gli indiani cacciano il Klan12 Piccolo Albero e il Ku Klux

Klan15 La ricerca del Santo Graa19 La via dei topi21 Blut und boden25 Nel paese di Anna Frank29 La guerra delle ossa39 Il movimento antindiano sulla

frontiera tribale44 Patriottismo e fondamenta-

lismo del movimento indiano

Voglio usare l’esempio dell’esperienzadi Jane Goodall con gli scimpanzé.Anche se gli scienziati mondiali laconsiderano la “sola” e “più impor-tante” leader nella conoscenza degliscimpanzé per aver vissuto molti annitra loro per studiarli, il fatto è - che leinon è ancora uno scimpanzé, SOLOuno scimpanzé saprà tutto quello chec’è da sapere sugli scimpanzé! Così,solo un “vero” indiano saprà parlaredi quello che è veramente un indiano,non importa quello che pensano gliaccademici .TONY ARKEKETA, PONCA-OTO 1998

“Continuo a dire che è un errore dar da mangiare a questi tizi. Stiamo incoraggiando un diluvio di immigrati”. (Vignetta sullafesta del Ringraziamento da News from Indian Country, giornale nativo americano). L’esempio indiano americano è usato dallenuove destre come argomento contro l’immigrazione in Europa.In copertina: Indiani navajo ripudiano la svastica, un simbolo solare comune a tutto il sudovest. queata “abiura” è contestatadai militanti nazionalisti che la considerano un’imposizione culturale, ma all’epoca molti lo fecero volentieri come dimostrazio-ne di patriottismo.

Referenze iconografiche e bibliograficheFotografie di Sandra Busatta.

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Editoriale

Tony Arkeketa, un ponca-oto dell’Oklahoma, che si ritiene una gui-da importante per gli scrittori indiani “sulla razza del nostro popolo”,in uno scambio di corrispondenza, un paio di anni fa, spiegava aquesta redazione il perché i bianchi non potranno mai conoscere“veramente” gli indiani e lo faceva con un pericoloso e audace para-gone tra i bianchi-scienziati e gli indiani-scimpanzé. Questa reda-zione scherzosamente sopravvalutava il suo senso dell’umorismoe citava la psicanalista femminista francese Luce Irigaray, teoricadella differenza sessuale, “tu non mi conoscerai mai, io non ti cono-scerò mai. Io sono diverso da te. Tu sei diverso da me. È per questoche ci amiamo”. La comunicazione fu troncata.Tra le molte cose che gli indiani impararono dall’assimilazione nellasocietà dominante, purtroppo, c’è il razzismo e le nozioni di biologiapopolare sul “sangue”, che è il mezzo mistico che trasferisce nonsolo l’eredità genetica, ma anche le qualità morali, intellettuali epsicologiche, in una parola, la “cultura”, attraverso le generazioni.Questa idea è anche alla base della polemica di un gruppo di scrit-tori e accademici indiani contro uno storico messicano americano,Gutierrez (ironicamente, non si sono chiesti se ha sangue indianomessicano, ma forse a sud del confine l’idea non vale) che ha scrit-to dei pueblo nella colonia spagnola, ma non li ha consultati e, quin-di, non solo li ha “insultati”, ma non ha neppure colto il flavour, l’aro-ma culturale che essi avrebbero potuto dargli. Analogamente lo scrit-tore spokane Sherman Alexie contesta il libro di viaggio di Ian Fraziersulla riserva oglala di Pine Ridge e afferma che «molti indiani, tracui io stesso, crediamo che il concetto di sovranità tribale si estendalogicamente anche alla cultura e alla religione».Questo numero è sulle destre e gli indiani, non solo gli indiani didestra, ma anche i costrutti politico-ideologici che nazisti e NuovaDestra hanno costruito sull’immagine dell’indiano: dal recupero reli-gioso pagano anticristiano all’eco-nazismo eugenetico e contro ilprogresso, dal razzismo biologico al nuovo separatismo culturalecontro gli immigrati e ogni meticciato biologico-culturale. Eppure, lastraordinaria capacità di penetrazione euro-americana si fonda pro-prio sull’ibridazione e una feconda contaminazione culturale!

Sopra: Olla apache.Sotto: Tappeto navajo e cesto pima/papago. La svastica era un motivo deco-rativo utilizzato fin dai tempi precolom-biani.

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HAKOMAGAZINE

Riunione del Bund. Oltre che LongIsland anche Los Angeles fu sede diimponenti riunioni della Lega.

Un giovane nazionalsocialistaamericano, in camicia bianca ecroce uncinata, davanti a un co-mitato di epurazione.

Fritz Kuhn, capo del German-Ame-rican Bund è ricevuto da Hitler du-rante le Olimpiadi del 1936.

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Tom Williams

I movimenti nazionali indiani, cheaffermavano un’identità comune,distinta da quella tribale, hannoavuto un’importanza significativanella storia politica indiana del XXsecolo. La prima e maggioreorganizzazione politica fu la Societyof American Indians (SAI), nata nel1911 e composta da riformisti nativiamericani di classe media e buonaistruzione, talvolta iscritti allamassoneria e usciti dalle scuoleindiane di punta, Carlisle e Hamp-ton. Si identificavano con gli idealidei progressisti e dei riformatoribianchi, in cui trovarono sempresostegno e appoggio, respingevanoil sogno di una restaurazione tribalequale la Danza degli Spettri evedevano il futuro dell’indianocome quello di un buon cittadino,all’interno della più ampia societàamericana. Il modello del meltingpot, in cui le varie etnie collaboranoalla costruzione dell’Americaassimilandosi agli ideali anglosasso-ni, l’esempio dell’americanizzazio-ne degli immigrati e le nozionievoluzioniste sulla società e la razzaebbero molta influenza sui membridel SAI, che si consideravano partedi una razza inerentemente uguale

alle altre.I primi fondatori furono CharlesEastman, Carlos Montezuma,Thomas L. Sloan e altri, a cui benpresto si unì Arthur Parker, chedivenne presidente e direttore dellarivista dell’organizzazione duranteil suo periodo d’oro. Uno deipersonaggi più importanti e uno deipochi avvocati fu Sloan, un omahaper un sedicesimo di sangue, chesosteneva di aver studiato a Carlisle,ma che aveva in realtà frequentatosolo Hampton. Carlisle era la più

“nobile” delle scuole indiane, creatae diretta dal Generale Pratt, per ilquale molti degli allievi avevaun’autentica venerazione. Hampton,invece, era una scuola per afroame-ricani, fondata dopo la GuerraCivile per gli schiavi liberati, a cuiera stata aggiunta una sezioneindiana. Mentre il SAI ebbe parec-chi affiliati bianchi, ci fu, per brevetempo, solo un afroamericano,W.E.B. DuBois, il grande pensatorenero. Gli indiani e i loro leader delmovimento pan-indiano ebberosempre il problema di non essereconfusi con gli afroamericani.Parlando di Hampton nel 1912 allaseconda conferenza annuale delSAI, Sloan assicurò che «durante itrentaquattro anni in cui gli indianil’hanno frequentata, [il mescola-mento razziale] non è mai avvenu-to» (Hertzberg, 1971:99).Sloan fece pratica di legge presso ilsuo amico Chase e venne ammessoall’ordine degli avvocati; lavorò perparecchi anni al servizio del gover-no nella riserva omaha-winnebago,poi si mise in privato, specializzan-dosi in legge indiana. Quando lanuova religione del peyote si fecestrada nel Nordamerica, Sloan eChase vi aderirono: in essa vedeva-no non solo un modo per combatte-

Il movimento panindiano tra riformismo enazismo.

Rosso-bruno

Panindianismo

Thomas L. Sloan studente all’HamptonInstitute.

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HAKOMAGAZINEre l’alcolismo nelle riserve, masoprattutto la “religione indiana”, laversione indiana del cristianesimo.In questo erano in forte contrastocon molti membri del SAI, ispiratidai missionari riformisti. Sloan siunì all’antropologo omaha FrancisLa Flesche e a James Mooney e, intribunale, prese le difese dei peyotisti,mentre il giornale del SAI, l’Ameri-can Indian Magazine, li trattavacome nemici.Durante gli anni Venti il SAIdivenne meno romantico e semprepiù influenzato dalla correntenativista americana, che vedeva ilpassato americano come esclusiva-mente anglosassone e protestante econsiderava gli immigrati e i nonbianchi come inferiori razzialmente;era così abbandonato il vecchiomodello del melting pot e l’immi-

grato diventava un pericolo per gliindiani, che da poco avevanoricevuto completa cittadinanza, eper gli americani. La diffidenzaansiosa verso gli afroamericani sitrasformò in aperta ostilità, ancheper influenza della nuova organizza-zione pan-indiana, il Tepee Order ofAmerica. Gli ultimi anni del SAIvidero Sloan presidente, mentresaliva la stella di Francis Red Fox St.James, un sangue misto piedineri, cherappresentava le nuove leve pan-indiane, piccolo borghesi, urbaniz-zate, meno colte e molto influenzateda organizzazioni para massonichecome l’Improved Order of Red Men.Il Tepee Order, comunque, vedeval’adesione anche di intellettualicome Eastman, che fu il suo primopresidente. Durante il declino delSAI, anche Arthur Parker cominciò

a parlare dei coloni “nord europei”,che avevano formato il nerbomorale dell’America, il tipo “del-l’uomo bianco ariano”, minacciatodai nuovi immigrati, dai “negri” edagli ebrei.Il Tepee Order of America fudecisamente anti cattolico e ostile aimmigrati e afroamericani. Il suoleader Red Fox St. James propugna-va i suoi pregiudizi fin dalla nascitadel SAI, di cui era stato membro.L’organizzazione mescolava ritualimassonici, dei Boy Scout e indiani eammetteva solo indiani e bianchiprotestanti. «Noi non conosciamo iltrattino [di italo- polacco- irlandese-americano ecc.], non conosciamo ilpro questo e quello; noi siamoamericani al 100%» (Hertzberg1971: 220). Nel 1921 la rivistadell’associazione, l’AmericanIndian Tepee, chiese al Ku KluxKlan, «che crede nell’Americani-smo al 100% e alla Giustizia» dinon «dimenticare i veri americani al100% - che chiedono giustizia elibertà nella loro terra nativa“America”» (ibid., 222). Gli indiani«hanno più giusto titolo alla cittadi-nanza piena che non gli IWW[Industrial Workers of the World, unsindacato] o l’Elemento Rosso [icomunisti] e altri di razza europea odell’Europa meridionale, chevengono in questo paese e sono noncittadini e sanno a stento leggere escrivere in inglese» (ibid., 222).Quanto alle ragioni per cui siescludevano gli afroamericani ilgiornale offre una fantasiosaspiegazione: «molto prima dell’arri-vo di Colombo, gli inca, i maya egli aztechi avevano schiavi neri e liusavano solo come servi. Nonpermisero mai i matrimoni misti».Il New Deal indiano, con l’avventodel Commissario Collier e delle sueriforme, cambiò radicalmente lapolitica del governo, fornendo uncontesto nuovo al movimento pan-indiano. Ma la politica di Colliertrovò parecchi avversari special-mente in quelli che più fortementecredevano nell’assimilazionismo.Una parte del malcontento sicristallizzò intorno all’AmericanIndian Federation (AIF), un’orga-nizzazione nata nel 1934, che

Arthur C. Parker, seneca, fu il più importante intellettuale del movimento pan-indiano dopo la prima guerra mondiale; fu anche archeologo e massone.

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Bibliografia essenzialeBernstein A. R., American Indians and WorldWar II, Norman, OK, 1991; Deloria V. jr., LytleC. M., The Nations Within, New York, NY,1994; Prucha F. P., The Great Father, Lincoln,NE, 1984; Parman D., Indians and the Ameri-can West in the Twentieth Century, Indianapolis,IN, 1994; Hertzberg H. W., The Search for anAmerican Indian Identity, Syracuse, NY, 1971.

attaccò con violenza Collier,accusandolo di essere “rosso” e ditentare di far tornare indietro gliindiani di duecento anni con

l’ Indian Reorganization Act (IRA,1934). Parecchi dei suoi leaderavevano militato in organizzazioniprecedenti: Thomas L. Sloan, chedivenne l’avvocato dell’AIF, erastato presidente del SAI, Delos K.Lone Wolf era un leader dellachiesa del peyote. Un avvocatosangue misto dell’Oregon, ElwoodA. Towner, girò nell’Ovest attaccan-do Collier e lodando le organizza-zioni naziste; si riferiva a Colliercome il “Rosso rosa amico degliebrei” e sosteneva che il presidenteRoosevelt era in realtà un ebreo dinome Rosenfelt (Deloria-Lytle1984:180).Joseph Bruner, il presidente dell’AIF,era stato attivo nella Society ofOklahoma Indians e presidentedella National Indian Confederacy.Era un creek di Sapula, Oklahoma,un uomo d’affari di successo, coninteressi nell’agricoltura, nelleproprietà immobiliari, nel petrolio enel gas naturale. Era un feroceassertore dell’assimilazione degliindiani nella società americana eaccusava Collier di voler «portare inAmerica la vita comunista russa», di

favorire l’ateismo e di essereinfluenzato da militanti di sinistracome Big Bill Heywood, EmmaGoldman e Isadora Duncan. Uno

dei collaboratori più importanti diBruner, uno dei cervelli dell’AIF euno dei suoi principali lobbisti aWashington fino al 1940, fu lagiornalista, in parte seneca, AliceLee Jamison, che mise in dubbiol’opportunità di mantenere Colliercome commissario, in quantomembro di organizzazioni quali la“Unione Americana delle LibertàCivili”. «La tragedia fu che isenatori Wheeler e Thomas rivesti-rono l’AIF di un’aria di legittimità,permettendo ai suoi membri ditestimoniare alle sedute, per attacca-re l’IRA e imbarazzare il presidenteRoosevelt» (Deloria-Lytle 1984:180).La piattaforma dell’AIF era chiara:liberare gli indiani dalla tuteladell’Ufficio Affari Indiani (BIA),consegnarli ai servizi forniti daglistati, abrogare l’IRA e licenziareCollier. Quest’ultimo spregiò l’AIFcome un gruppetto non rappresenta-tivo di estremisti di destra, appog-giato da organizzazioni nazisteamericane come la German-American Bund, un’organizzazionedi tedeschi americani antisemita,anticomunista e che propugnava la

neutralità degli USA in guerra. Lalegittimazione dei nazisti americaniproveniva dal fatto che Hitler, unvorace lettore dei romanzi di KarlMay, aveva dichiarato “arianionorari” i Sioux e, secondo Hertz-berg (1971) e Deloria -Lytle (1984),per estensione tutti gli indiani.Tuttavia, riflette Prucha (1984:334-335), Collier soffrì parecchi dannipolitici da parte dell’AIF e a causadello spazio che trovava al Congres-so, e dovette subire modifiche ecompromessi durante la stesuradella legge.L’AIF e la German-American Bundfinanziarono anche degli attivistiche montarono una campagna dipropaganda tra gli indiani contro laregistrazione del BIA per la leva. LaJamison rivelò in un’udienza alCongresso che era stata pagata daun agente del Bund per far circolarenotizie false sul BIA e far sollevaregli indiani del Montana e del Southe North Dakota contro la leva. «Gliindiani sono incompetenti sottotutela - disse - e come tali nonpossono essere coscritti per il serviziomilitare più di quanto lo possanoessere i pazzi di un manicomio»(Bernstein 1991:26). La tenue unitàdell’AIF si disintegrò dopo l’intro-duzione del Settlement Bill del1939, che prometteva 3000 dollari achi rinunciava al suo status indianoe a qualsiasi reclamo successivocontro il governo federale. Anche semoltissimi membri dell’AIF loaccettarono, tanti altri, tra cui laJamison, non lo fecero e lasciaronol’organizzazione. La German-American Bund fu messa fuorilegge nel 1941, all’entrata in guerra.

Il saluto nazista alla croce uncinata durante il raduno a Camp Siegfried. Nel 1939,dopo l’aggressione alla Polonia, il campo fu chiuso.

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Sopra a sinistra: funzionario di polizia diRobeson County che osserva il volantinodel Klan.Sopra a destra: Poster del Ku Klux Klanche invita a iscriversi.Sotto: Una delle foto del servizio di LIFEche diede all’incidente di Maxton notorie-tà nazionale.A p. 9: Famiglia lumbee a fine secolo. Ilumbee derivano da resti di tribù indianedel Nord Carolina, schiavi neri fuggiaschie coloni bianchi di origine scozzese che sirifugiarono nelle paludi del fiume Lumbeetra il XVII e il XVIII secolo. Nelle cronachedell’epoca, in cui sono citati per la primavolta, sono definiti come “persone di colo-re libere”; la loro “impurezza razziale” fuuno dei motivi dell’aggressione del KKK,che di solito non attacca i nativi americani.

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Pierre Bricou

Nel gennaio del 1958 delle croci furonoincendiate davanti alle case di duefamiglie lumbee nella contea diRobeson, NC. La loro colpa era di averosato trasferirsi in un sobborgo abitatosolo da bianchi. Dopo l’avvertimentodelle croci fiammeggianti membri deiCavalieri del Ku Klux Klan annuncia-rono che avrebbero tenuto un rally nellacontea di Robeson per «mettere quegliindiani al loro posto». Non essendoriuscito a trovare a Pembroke qualcunoche desse loro un posto, il Klan riuscì adaffittare un campo dieci miglia a estdella cittadina di Maxton. Il rally erastato annunciato con molto anticipo etutti nella contea erano a conoscenzache il 18 gennaio ci sarebbe stata lariunione. Il sindaco di Maxton, BobFisher, che era anche temporaneamenteil capo della polizia della cittadina,aveva inviato parecchie lettere alle altreagenzie, tra cui la polizia di stato e loFBI, chiedendo il loro aiuto perprevenire un’inevitabile esplosione diviolenza. Era noto, infatti, che dopo lasentenza Brown v. Board del 1955, igruppi razzisti come il KKK tentavanodi reimporre l’egemonia bianca a tutto ilSud. Anche la pubblicità fatta al radunoera una tattica per seminare il terrore.Perciò, malgrado il sindaco Fisheravesse messo ben in chiaro che lui era

contrario al Ku Klux Klan, sembravache il meeting si sarebbe tenuto in ognicaso.In vista dell’evento sia la comunitàindiana che quella nera erano inagitazione e molte donne pregarono iloro familiari di stare a casa e lontani daiguai. Ma il Klan aveva esagerato e lecroci in fiamme a St. Paul e in altrecomunità mostravano che il Klancercava rogne.Si dice che molte centinaia di indiani(alcuni dicono 1.000), di cui moltiarmati, decisero di fermare l’attacco delKKK. Anche dei neri si misero d’accor-do con gli indiani che si dirigevanoverso il luogo del rally, offrendo il

proprio aiuto se necessario. Ma non cene fu bisogno.Arrivati a Maxton gli indiani circonda-rono il campo da tre lati lasciando liberosolo quello che dava verso la palude. Lasera del 18 gennaio 1956 il gruppo diCavalieri si trovò di fronte un superiorenumero di lumbee pesantemente armati;volarono parole grosse e delle “grida diguerra” e poi ci furono degli spari, ma fucolpito solo un lampione della luce. Colfavore del buio i membri del Klanabbandonarono il campo lasciando aterra le loro bandiere, le croci e gli altriattrezzi. Gli indiani sapevano che gliuomini del Klan scappavano verso lapalude e, in seguito, alcuni sghignazza-

Nel 1956 a Maxton, Nord Carolina, gli indianilumbee respingono un rally del Ku Klux Klan.

Gli indiani cacciano il Klan

Aggressioni

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HAKOMAGAZINErono che “ci restarono dentro per tregiorni” da quanto erano spaventati.Benché ci fossero molti mezzi della

polizia, gli agenti “se ne stettero inmacchina” - affermarono alcunitestimoni indiani. Fu sotto scorta dellapolizia di stato che i membri del KKKfurono accompagnati al confine, tra legrida di vittoria degli indiani. Lecomunità indiana e nera e i progressi-sti bianchi celebrarono la vittoria: non

solo non c’erano stati linciaggi, ma ilKu Klux Klan era stato scacciato daRobeson County.

Una donna indiana, il cui maritoaveva partecipato all’azione, raccontòcosì l’evento:«[Tutto era iniziato perché una donnaindiana si era trasferita in un sobbor-go popolare di Lumberton, il che nonera un fatto insolito.] Ma “CatfishCole” della Sud Carolina fece un gran

casino e disse che lui era del Klan eche non avrebbero tollerato il fatto.Una croce venne incendiata sul pratodella donna. Lei si trasferì in un altrosobborgo finché le cose non sicalmarono. Cole scrisse delle letteresempre più violente a The Robesonian- cattive. Minacciava la donna di farleogni sorta di atrocità se non lasciava ilquartiere e diceva che in Sud Carolinaqueste cose non succedevano e nondovevano succedere nemmeno qui.[Alcuni indiani replicarono con altrelettere e la comunità indiana cominciòad arrabbiarsi. Allora Cole annunciòil meeting in un campo a Maxton cheaveva la palude da un lato. C’eranocirca 25 uomini del Klan con mogli efigli.] Cole doveva parlare, ma erastato avvertito che se avesse messopiede sul palco sarebbe stato ucciso.C’era un sacco di polizia in giro. Gliuomini del Klan erano armati e c’eraun lampione sopra il palco. I lumbeegiravano attorno. Mentre lo sceriffostava litigando con Cole, cercando dinon farlo parlare, qualcuno sparò allampione. Improvvisamente ci furonoproiettili che cominciarono a zigzaga-re per il campo in ogni direzione. Fuun miracolo che nessuno venisseferito o ucciso. [Cosa fece la polizia:]Sparirono nelle macchine di servizio»(Blu, 1980:157). Ella disse che nonc’erano stati oratori indiani, ma cheun gruppo di indiani si era incontratocon lo sceriffo prima dello scontrodicendogli di dire a Cole che, secercava di parlare, lo avrebberoucciso. «Quella fu la sola volta chevidi gli indiani uniti tra di loro perfare qualcosa. Erano tutti lì» (ibid.:157). In seguito ella raccontò che,quando cominciò la sparatoria, Colefuggì nella palude, lasciando indietrola moglie e i figli, e nessuno lo videper due giorni.Ecco come raccontò il fatto WilliamSampson: «Il Ku Klux Klan avevamesso in piedi questo rally a Maxton.Essi avevano personalmente avvisatoche mettevano su questo radunocontro gli indiani. Per dimostrarciproprio questo, quanto potere aveva-no, o che cosa potevano veramentefare e dissero che venivano a educaregli indiani e, uh … così quella notteloro erano lì per tenere il loro raduno,e molti indiani decisero di andare là e

Cappuccio e insegne del Ku Klux Klan al Kansas Museum of History a Topeka.

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Bibliografia essenzialeBlu K. I., The Lumbee Problem, Cambri-dge, MA, 1980, Indians Rout the Klan:http://www.uncp.edu/nativemuseum/klan/index.html; Lumbee Resistance in Maxton:http://userwww.sfsu.edu/~lumbee/political/maxton.html.

mettere fine a questa cosa. Mio padree altri uomini presero i loro fucili,molti veterani presero i loro fucili e

partirono per Maxton. Quandoarrivammo a Pembroke, la legge cidisse: “Non potete farlo”. Ma noiavevamo le nostre mule, i carri, ifucili a canne mozze, le carabine, lepistole, e passammo attraversoPembroke ed entrammo a Maxton».Curt Locklear ricorda: «Si pensavache sarebbe successo un venerdìnotte, ma non successe di venerdìnotte. Successe la sera dopo e miamoglie voleva essere sicura che nonci andassi, ma io avevo un amico einsieme le facemmo pressione e iodecisi di andare comunque. Quandoarrivai sul posto… pochi minuti dopoche ero arrivato, finirono gli spari ec’era da aver paura. Era come in un

film. Dopo che tutti se ne furonoandati io tornai a casa. Rimasipreoccupato fino al giorno dopo

quando, dal giornale locale, seppi chenessuno si era fatto male. Questa erala mia sola paura … era una marma-glia, era proprio una marmaglia. Eraqualcosa che uno non vorrebbe checapitasse mai di nuovo. Era una follia,ma, uh …, era da aver paura. Propriocome tutti gli altri io avevo il miofucile lì. Io sparai in aria un paio dicolpi giusto per fare del chiasso».Altre testimonianze mostrano gliindiani più organizzati: «Disse cheavevano sette o più macchine piene diindiani armati che avevano pianificatol’azione. Avevano deciso di prendereil Klan se avesse osato sparare aqualche indiano. “Dopo che avessimobeccato il Klan, saremmo andati a

Lumberton per darle una ripulita”. Seavessero dovuto beccare il Klan,erano pronti a dividersi in due gruppi,uno avrebbe pattugliato i campi inmodo che nessun uomo del KKKpotesse sfuggire e l’altro avrebbetenuto d’occhio i fotografi per esseresicuri che non ci fossero tracce di ciòche stavano facendo. Dopo il rallysette auto con uomini armati andaro-no a Lumberton per vedere se losceriffo avesse messo in prigionequalche indiano. Chiesero allosceriffo di venire fuori a parlare e,quando lo sceriffo vide tutti quegliuomini armati, cercò di calmarli. Gliindiani in galera furono subitorilasciati» (Blu, 1980: 158)Il fatto finì sulle prime pagine deigiornali e LIFE dedicò due articolialla storia. Di conseguenza da tutti gliStati Uniti giunsero lettere di solida-rietà agli indiani.L’incidente col Klan divenne prestoparte del mito fondante dei lumbee, alcentro della loro ritrovata identitànazionale, come lo era il mito diHenry Berry Lowrie, fuorileggeindiano che si era battuto contro iconfederati che volevano trattare gliindiani come i neri e arruolarli comeschiavi per costruire le fortificazionidi Wilmington durante la GuerraCivile.Come la leggenda di Henry BerryLowrie, la cacciata del KKK rappre-senta per molti lumbee uno di queirari casi in cui gli indiani si unisconotra loro sia nella teoria che nell’azio-ne; è la quintessenza della capacitàindiana di “unirsi stretti in gruppo”per fare fronte alle minacce deibianchi.Il Klan non tornò più a RobesonCounty, nel territorio dei lumbee.

Lo sceriffo Lawrence Rainey di Neshoba County, membro del Klan e accusato nel1964 dell’omicidio di tre attivisti del movimento per i diritti civili del Mississippi,attende l’udienza federale. Rainey fu rilasciato mentre il suo vice, Price, fu condan-nato a sei anni. La foto di LIFE divenne un poster ironico con su scritto “Appoggia latua polizia locale”. Dall’episodio fu tratto il film Mississippi Burning.

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Lorenza Macchion

Nella lista dei best seller del New YorkTimes dell’estate del 1991 apparve,come non fiction, per un certo periodo,L’educazione di Piccolo Albero diForrest Carter, che in autunno, però, siera spostato nella colonna dei romanzi.Descritto in copertina come “una storiavera”, autobiografica, il libro parla di unbambino orfano che vive insieme ainonni tra i boschi del Tennessee durantela Grande Depressione. L’autore,Forrest Carter, aveva già pubblicatoparecchi romanzi con protagonisti otematiche indiane, tra cui The OutlawJosey Wells (da cui è stato tratto inseguito un film con Clint Eastwood,Chief Dan George e Will Sampson).Piccolo Albero, però, secondo l’intro-duzione dello studioso cherokeeRennard Strickland, decano dellafacoltà di legge dell’Universitàdell’Illinois, è «il grande libro di Carter… È molto di più di un documentotoccante della vita durante la Depressio-ne degli anni Trenta. Questo libro è undocumento umano di significatouniversale». Non c’è alcun dubbio chePiccolo Albero sia stato e sia ancora ungrande successo di pubblico, ma certo èun libro alquanto imbarazzante,specialmente dopo che chi lo haapprezzato viene a sapere la verità sulsuo autore.

Mentre stava raccogliendo materiale peruna biografia sull’ex governatorerazzista dell’Alabama, George Wallace,lo storico Dan T. Carter (solo unomonimo, per ironia del caso) cominciòa investigare sulla vita di Forrest Carter,morto alcolizzato in Texas nel 1979.Così, nell’ottobre 1991, venne alla luceche Forrest Carter si chiamava in realtàAsa Carter, detto “Ace” (Asso), unfanatico razzista che negli anni Cinquan-ta aveva formato una milizia paramilita-re di un centinaio di uomini, l’OriginaleKu Klux Klan della Confederazione.Nel 1957 era stato coinvolto in unasparatoria tra ubriachi a un raduno delKlan; diventato un leader del Consigliodei Cittadini Bianchi del Nord Alabama,fu l’autore dei discorsi del governatoreWallace, anche se, per Dan Carter, nonufficialmente. Secondo il giornalistaWayne Greenhaw, Asa Forrest Carterera “il più istruito nel campo di Walla-ce”. Nel 1963 scrisse il discorsoinaugurale del governatore, cheincludeva lo slogan: «Segregazionerazziale ora! Segregazione domani! Esegregazione per sempre!»Già nel 1976, quando Piccolo Albero fupubblicato con scarso successo daDelacorte Press, erano venute fuoridelle voci sulla sua appartenenza alKlan, ma Carter aveva negato. Anchel’editore lo aveva fatto, ma in un’intervi-sta allo show Edge della PBS nello

stesso anno aveva ammesso che avevaricevuto una lettera dalla moglie IndiaCarter, che diceva «Pensavo che lei loavesse sempre saputo» - e aggiungeva -«Forrest non doveva cambiare peressere Piccolo Albero, è sempre statoPiccolo Albero e non c’era bisogno diun’altra personalità». Si trattava quindi,in un certo modo, di un’autobiografia,non di un orfano cherokee, ma di AsaForrest Carter. Alcuni dettagli eranoinventati, per esempio Asa non eraorfano, anche se soffrì molto per lamorte del nonno quando aveva cinqueanni e certo Grandpa Wales (lo stessonome del fuorilegge Josey Walesdell’altro romanzo) è modellato sunonno Carter. Sempre nello show Edge,la direttrice della University of NewMexico Press, che aveva fatto diventareil libro un best seller, promise dicancellare dalla copertina “una storiavera”, ma non l’ha ancora fatto. Ilcherokee Strickland prometteva a suavolta di cambiare leggermente l’introdu-zione alla luce delle nuove informazionie affermava incautamente: «Ma io credoche il libro rappresenti in effetti l’espe-rienza di qualcuno con un backgroundcherokee». Purtroppo per lui, però, èchiaro che Carter sapeva ben poco dellacultura cherokee: Geary Hobson,accademico cherokee anche lui, affermache nessuno dei cosiddetti costumi né leparole cherokee del libro sono veramen-

Un libro di successo, considerato ormai un classi-co per ragazzi, è in realtà il manifesto politico diun convinto razzista.

Piccolo Albero e il Ku Klux Klan

Best sellers

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N° 18te tali.Quando l’aspetto violento e razzista diAsa Forrest Carter fu scoperto, si mise inmoto una macchina auto-assolutoria econsolatoria; Strickland affermò: «Sel’uomo che scrisse i discorsi di GeorgeWallace ha potuto scrivere questolibro, c’è speranza dicurare l’anima dinoi tutti». Altridichiararono cheCarter non era piùun razzista e unacorrente suggerì chela storia personale diun autore non è ilfattore determinantedella qualità di unromanzo. H. L. Gates jr.,per esempio, sostiene chestabilire se Carter fosse unrazzista oppure no, se fosseveramente un cherokee oppureno, è irrilevante.Per lo storico Dan Carter la storiapersonale, invece, è importante eHouston Baker, presidente dell’As-sociazione Lingue Moderne e afro-americano, dichiarava a Edge: «Pensoche questa gente che ha accettato il librocome una bella rappresentazione dellasensibilità indiana, ha un’idea piuttostostereotipata - anche se sono “indiani” -di quello che intende dire quando parladi “sensibilità indiana”», in chiarapolemica con Strickland. Ironicamenteaggiunse che se Carter, un maschiorazzista bianco, poteva scrivere un’auto-biografia indiana, allora i maschi bianchipotrebbero scrivere anche letteraturafemminista, messicana e così via. Nonstupisce, comunque, che - anche senessuno vi ha accennato - Carter sentaun feeling stereotipato per i cherokee: ilKlan, in genere, si dichiara antisemita,anticattolico, anti immigrati e antiafroamericano, ma non anti indiano, estoricamente gran parte dei membridella società segreta cherokee sudista deiCavalieri del Cerchio d’Oro, dopo laGuerra Civile, confluì nel Klan (vediHAKO 15 e HAKO 17).In tutta la polemica, inoltre, la maggiorparte ha trascurato le prove “interne” allibro: leggendo Piccolo Albero, conun’analisi testuale neppure troppoapprofondita, balzano agli occhisoprattutto due temi: dipingendo unasocietà profondamente reazionaria di cui

condivide le idee, attraverso varipersonaggi e soprattutto il nonno, laguida spirituale, Carter mostra unprofondo odio ver- so i“politici” e il

governofedera-le,ladrie

assassini,che tormentano la

gente onesta con le tasse equesto è uno dei cavalli di battaglia dellemilizie ariane attuali. L’altro tema è lafunzione eugenetica della natura, cheripulisce il mondo dai deboli e dagliincapaci: «Non sentirti triste, PiccoloAlbero. È la Via. Tal-con [il falco] hacatturato la quaglia lenta, e così la lentanon crescerà figli che siano anch’essilenti» (pag.15) «Nonno disse che gliinverni duri erano di tanto in tantonecessari, che per la natura era un mododi far pulizia perché le cose crescesseromeglio. Il ghiaccio faceva cadere i ramideboli, sicché solo quelli forti superava-no l’inverno. Il ghiaccio spazzava via leghiande e le castanopsidi molli, i fruttidegli ippocastani e le noci deboli,perché tra i monti ci fosse cibo piùsolido» (pag. 191). Sono quelli chel’econazista Hitler chiamava «glieterni processi della natura», e nelMein Kampf annunciava: «Quando lepersone tentano di ribellarsi alla

Bibliografia essenzialeCarter F., Piccolo Albero, Milano 1990;Cranky Critic, The Education of Little Treein http://www.crankycritic.com/archive/educationoflittletree.html ; Bollman A.K., TheEducation of Little Tree and Forrest Carter,http://www.nativeweb.org/pages/legal/carter.html ; Carter D.T., “Southern History,American Fiction: The Secret Life ofSouthwestern Novelist Forrest Carter”, inRewriting the South: History and Fiction,Honnighausen L., Gennaro Lerda, V., (acura), Tubingen 1993; “Who was LittleTree?” The Eagle col.10 # 2, March/April1992; Staudenmaier P., Fascist Ecology:The “Green Wing” of the Nazi Party and itsAntecedents http://www.spunk.org/library/places/germany/sp001630/peter.html.

logica ferrea della natura, vengono aconflitto con quegli stessi principi acui devono la loro esistenza comeesseri umani. Le loro azioni contro lanatura devono condurli alla lororovina» (Staudenmaier).In Italia il libro è stato tradotto dall’edi-tore Leonardo come romanzo, ma nonvi è il minimo accenno alla storiapersonale di Asa Forrest Carter; anchel’introduzione di Strickland è stataeliminata. Viene definito «un libro diculto, molto amato dai giovani e da tuttele persone sensibili ai rapporti tral’uomo e l’ambiente» e l’editoreaggiunge un’altra bugia dichiarando chesi svolge «in una riserva indiana».Nonostante tutto ciò, Piccolo Alberocontinua a vivere un sempreverdesuccesso. Nel 1998 è uscito un filmdella Metro per famiglie conJames Cromwell (Babe), TantooCardinal e Graham Greene(Balla coi lupi) e JosephAshton nella parte delbambino. Tra la messe dilodi si stacca dal coro larecensione di CrankyCritic, che lo definisce«una storia piatta» e

«totalmente politicamentecorretta» in cui «gli indiani sono buoni.

I bianchi cristiani sono cattivi. Sono deivili ubriaconi discriminatori. In qualchemodo si sospetta che questa non sia lastoria che volevano raccontare nellibro…». Per la verità, probabilmenteAsa Forrest Carter si sta rivoltando nellatomba: non è il KKK che nel suo sito online avverte: «questo non è un sitopoliticamente corretto, se siete antirazzi-sti, non andate avanti»?

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HAKOMAGAZINE

Sopra: Il Pentagono a Washington, DC.Sotto: Poster pubblicitario della Bank of America presso La Paz, Bolivia; sullo sfondo l’Illimani.

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N° 18

Flavia Busatta

Il tentativo americano di rimodellare ipopoli indigeni sui propri valori e lapropria idea di felicità era tanto innatonella coscienza statunitense quanto lo erastato nei “dodici apostoli”, i frati chegiunsero in Messico poco dopo chel’armata di Cortés aveva conquistatol’azteca Tenochtitlán. Missionari eimpiegati dell’Ufficio Affari Indiani(BIA) si erano addestrati a questo scopoper decenni nella madrepatria, ma fu conla Seconda Guerra mondiale che iricercatori in scienze sociali appreseroquanto l’efficacia di operazioni di guerrapsicologica richiedesse una profondaconoscenza della cultura di una popola-zione. Man mano che la guerra nelPacifico e quella, non dichiarata, in SudAmerica procedevano, gli studiosicominciarono a tracciare svariati scenariin cui verificare come le credenze, lalingua e la struttura sociale di un gruppoumano si dimostrassero il modomigliore con cui esso riusciva a mediarecon la natura e ad adattarsi ai cambia-menti ambientali, fossero questi dovuti afattori naturali o all’attività di altri gruppiumani.Soprattutto con la Guerra Fredda ilcomplesso militare industriale statuni-tense indisse nuovi sponsali tra “artedella guerra” e scienze umane dimo-

strandone la natura strategica (cfr.HAKO 11). Apprendere le componentichiave di una cultura era come conosce-re il codice genetico e i neurotrasmettito-ri di un organismo e tale conoscenzaforniva ai tecnici in scienze umane - e ailoro finanziatori - i mezzi per manipola-re le menti. Il complesso militareindustriale USA, e in particolare la CIA,grazie alle esperienze degli anni Trenta eQuaranta, erano ben consapevoli cheesistevano altre armi oltre ai cannoni e aigas tossici e che il passo che conduceva

dalle scienze sociali, che modellavanointere società, alle scienze bio-mediche,che ricostruivano le menti, era moltobreve.Quando nel 1939 il commissario delBIA, John Collier chiese a NelsonRockefeller, appena nominato daRoosevelt Coordinatore per gli AffariInteramericani (CIAA), di garantire unfondo federale per il nuovo NationalIndian Institute, promosso dallaconferenza di Patzcuaro, questi rifiutò,finché Roosevelt stesso non gli imposedi farlo. In seguito il CIAA fu forzato afinanziare anche un altro progetto diCollier, ovvero uno studio sulle possibi-lità nutrizionali e la coltivazione dellasoia pressi gli otomì del Messico. Ilforzoso interesse del CIAA per gliindiani si dimostrò utile sul lungoperiodo nel “contribuire” al verointeresse dell’ufficio, “riorientare l’interaproblematica dell’America latina dalpunto di vista della Difesa Nazionale”,ovvero procedere all’estrazione diminerali e risorse naturali dall’Americalatina per finanziare la macchina bellicaamericana.L’esperienza di Nelson Rockefeller e deisuoi amici, tra cui J. C. King (cfr.HAKO 15), nel CIAA durante gli anniQuaranta, in particolare la campagnapropagandistica per strappare allepotenze dell’Asse “i cuori e le menti”,

Il progetto Camelot, i popoli indigeni e la contro-guerriglia.

La ricerca del Santo Graal

Scienze sociali

Stemma dell’AID.

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HAKOMAGAZINEma soprattutto la gomma e le ricchezzedei paesi latino-americani, si dimostròfondamentale nella formulazione deinuovi programmi di “counterinsurgen-cy” (controguerriglia) della CIA e delDipartimento della Difesa. Il governoUSA infatti non si limitò a utilizzare leinformazioni che giungevano dalmondo della sociologia, della linguisticae dell’antropologia, ma finanziò inmodo massiccio studi e ricerche inquesti settori spendendo capitali pari aquelli utilizzati nelle ricerche dellescienze “dure” più storicamente legateall’arte della guerra: fisica, chimica ebiologia.In questo clima nacque il ProgettoCamelot.Ammaestrate dalle esperienze diFidel Castro nella SierraMaestra e del catastroficocrollo degli imperi coloniali inAfrica e in Asia, da quelle delVietminh contro i francesi,cresciute nel terrore dellosviluppo di cellule comuniste,le amministrazioni Kennedy epoi Johnson cominciavano apensare che il “fronte” fossedovunque e temevano la possibilitàche il fuoco della guerriglia rivoluzio-naria sbocciasse anche nel “giardino dicasa”. Consci che ogni campesinopoteva trasformarsi in guerrigliero,qualora le sue condizioni di vita fosserodivenute insopportabili, il Dipartimentodella Difesa e l’AID (Agenzia per loSviluppo Internazionale) finanziaronocon $ 662.000 il “Progetto Vicos” delprofessor Allen Holmberg, già membrodel Yale Cross Cultural Survey Program(poi Yale’s Human Relations AreaInstitute) che aveva lavorato per il CIAAdi Nelson Rockefeller. Vicos era unprogetto di riforma agraria sperimentatosugli altipiani del Perù, la nazione più arischio cubano secondo la CIA, chepermetteva all’AID di applicareimportanti lezioni su come dellecooperative a base e direzione comuni-taria potessero essere un modello per unpacifico cambiamento. In ogni caso,anche con l’aiuto di tecnici americani, civollero più di dieci anni perché lacomunità di Vicos mettesse insiemedenaro a sufficienza da acquistare degliappezzamenti. In quel periodo di tempogli indios avevano fondato un’impresadi credito, dei laboratori comunitari e un

programma per lo sviluppo forestale eper incrementare profitti e formazioneprofessionale tramite un autogovernodemocratico e un sistema a rotazioneche garantiva l’uso comunitario deiterreni alle famiglie e poneva fineall’emigrazione.In una conferenza tenutasi a Honolulu,Hawaii, Holmberg descrisse i suoiesperimenti per modernizzare l’agricol-tura indigena a John D. Rockefeller III,che proprio in quel periodo stavaversando migliaia di dollari attraverso il

Population Council e l’“Ufficio per laPopolazione” entro il programma di“Alleanza per il Progresso”, perrisolvere maltusianamente il problemadella fame attraverso l’introduzione dimassa nel Terzo Mondo del dispositivointrauterino e dei programmi di steriliz-zazione. John D. III era un buonascoltatore: «Malgrado l’importanzadell’agricoltore di sussistenza, noisappiamo poco di lui» (Colby, Dennett,1995:476), si lamentava e insisteva cheil problema consisteva non solonell’aumentare la produttività dell’agri-coltura di sussistenza tramite l’introdu-zione di tecniche moderne, macchinari,pesticidi e nuove sementi, ma anchenell’ignoranza che il Primo Mondoaveva delle popolazioni del TerzoMondo. Questa ignoranza si traducevain un fallimento di ogni campagna dimodernizzazione. Rockefeller IIIintendeva dunque cambiare la situazionefinanziando studi comportamentali eantropologici con approccio interdisci-

plinare. «Il contadino di sussistenza nonè solo un soggetto economico; eglipossiede anche un lato psicologico eculturale. Si sa troppo poco delle suemotivazioni e delle sue risposte umane,del suo ambiente socioculturale e dellasua capacità a cambiare gli antichischemi di vita. […] Ma soprattutto c’è laquestione delle motivazioni individuali.Come può essere indotto a mettere daparte metodi vecchi di secoli persperimentarne di nuovi e di stranieri,soprattutto quando la sperimentazione èriguardo al cibo che, letteralmente, nutrela sua famiglia? Come possiamoconvincere un individuo che per

definizione è fiducioso in se stesso, alavorare in modo intelligente con

altri che talvolta gli sono total-mente alieni?» (ibid., 476). Ilseme era gettato.L’IDA (Istituto di Analisi dellaDifesa), fondato nel 1956 dalMassachusetts Institute ofTechnology, dal Case Institute,dall’Università di Stanford, dalCalifornia Institute of Technolo-

gy e dall’Università di Tulane(quella preferita da United Fruit)

aveva dato vita ad un collegamentosenza precedenti tra studiosi e accademi-ci di scienze umane e fisiche per aiutareil Pentagono e la CIA a prepararsi perconflitti in aree marginali e remote.Dopo la morte di Kennedy l’IDA siespanse sotto la guida del generaleMaxwell Taylor, di ex membri delGruppo Speciale ed ex alleati diRockefeller come C. Douglas Dillon eRoswell Gilpatrick.Benché il centro dell’attenzione fosse ilVietnam, la foresta pluviale della Boliviasi dimostrava un interessante terreno persperimentare armi e tecniche come lafotografia a infrarossi e i sensori perl’intercettazione elettronica. Mal’America Latina era anche una buonapalestra per esperimenti in scienzeumane: il lavoro degli antropologi aVicos combaciava bene con i program-mi del Pentagono e della CIA perneutralizzare quell’opposizione deipopoli indigeni che poteva dare originea potenziali guerre civili. Il principaleobiettivo degli esperimenti del Diparti-mento della Difesa erano le Ande che, sitemeva, potevano diventare la nuovaSierra Maestra.Nel luglio del 1964 l’Esercito americano

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N° 18diede al SORO (Ufficio di Ricerca per leOperazioni Speciali) dell’UniversitàAmericana di Washington, DC, il piùconsistente finanziamento mai pagatoper un singolo progetto di scienzesociali. Gli obiettivi della ricercacomprendevano stati come Perù,Paraguay, Ecuador, Venezuela eColombia; il nome era ProgettoCamelot. L’esercito descrisse così i finidel progetto: «Il successo in compiticome equipaggiare e addestrare

popolazioni indigene per missioni disicurezza interna, azione civile, guerrapsicologica o altre azioni di controguer-riglia dipende da una esaustiva com-prensione delle strutture sociali deipopoli indigeni, dall’accuratezza con cuisi possono anticipare e prevedere imutamenti all’interno della culturaindigena, soprattutto se stimolati damodificazioni violente, e gli effetti chepossono avere sui processi di cambia-mento indigeni i vari tipi di procedureaccessibili all’esercito o ad altre agenziegovernative» (Colby, Dennett, 1995:479).Il finanziamento ammontava a 1,5milioni di dollari e il direttore del

progetto, Rex Hopper, iniziò adarruolare i migliori studiosi di scienzesociali del paese: antropologi, linguisti,psicologi, sociologi, economisti,professori in scienze politiche, matema-tici, statistici non seppero dire di no aun’offerta tanto generosa da parte deimilitari e alla conseguente possibilità disviluppare i loro più segreti sogni diricerca. Benché molti non volesseroconoscere il proprio datore di lavoro,Hopper fu molto esplicito nel descrivere

il Progetto Camelot come un modo persviluppare un modello sociale chepermettesse al Pentagono di prevedere, eperciò influenzare, aspetti significativinei cambiamenti sociali dei paesi in viadi sviluppo. Le implicazioni strettamentemilitari di Camelot includevano«previsioni dei potenziali di guerracivile, esame dell’efficacia relativa diatteggiamenti militari o paramilitari, inun vasto arco di situazioni ambientali e imezzi e i modi per collezionare rapida-mente, immagazzinare e recuperare datirelativi alle potenzialità di guerra civile eagli effetti delle azioni del governo»(ibid., 1995:479).L’applicazione di questa strategia nel

Progetto Camelot fu una vasta azione diraccolta di dati locali che spaziavanodalle culture, ai linguaggi e ai dialetti,alle strutture sociali, alla storia dellepopolazioni indigene comprese le azioniriconducibili a scioperi o organizzazionidei lavoratori, agli assalti di haciendasda parte di contadini e braccianti, e ingenere alle esplosioni di violenza. IlProgetto Camelot reclutò come consu-lenti più di 50 scienziati di punta nelleuniversità e nei centri di ricerca, mentre

nel concreto il SORO produceva ilmanuale di addestramento dell’esercitoamericano per il teatro peruviano e ilPsychological Operation Handbook, ilcui titolo venne poi modificato ilIntercultural Communication Guide(Guida per la ComunicazioneInterculturale) in cui erano forniteindicazioni per dotare di attrazione esimboli persuasivi la comunicazione dimessaggi presso peculiari settori dipubblico.Ogni studio cercava di identificare i varigruppi in una popolazione suddividen-doli nei loro fattori etnici, geografici,economici, sociali e religiosi e nelle loroattitudini e nel probabile comportamento

Bambine kaiova guaranì durante un’occupazione delle terre nello stato del Mato Grosso do Sul, Brasile, al confine con il Paraguay.

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HAKOMAGAZINEcatalogo delle tribù brasiliane identifica-te attraverso la loro locazione, le loroculture, i valori demografici e la loroaccettazione del dominio brasiliano, maoffriva anche un concreto strumento perla penetrazione delle compagnieamericane nella frontiera amazzonica. Ilvolume infatti, sfruttando le ricercheeffettuate da Darcy Ribeiro per lo SPIprima del colpo di stato in Brasile, per la

prima volta presentava uno studiodemografico delle tribù - un tema caro aJohn D. Rockefeller III - e le valutava inbase al loro grado di assimilazione -integrazione nella cultura nazionalebrasiliana; contemporaneamentevenivano rigettate le accuse che lo stessoRibeiro aveva lanciato contro il “Servi-zio per la Protezione dell’Indio” alcunianni prima. Analogamente nullatraspariva dall’opera circa il verocommittente: l’Institute for CrossCultural Research era una divisionedella Operation and Policy Research, ungruppo privato finanziato dalla CIA dal1963 al 1965.Con il colpo di stato del 1964 lafrontiera amazzonica era diventata lavalvola di sfogo della società brasiliana:nelle menti dei generali e degli interessieconomici e politici a Rio de Janeiro,Sao Paulo, Washington e Wall Streetche li avevano messi al potere, gli indiosbrasiliani che difendevano le loro terreancestrali dai costruttori di autostrade,dalle multinazionali, dai baroni del

bestiame e dai diseredati occupanti diterre provenienti delle regioni delNordeste erano un intralcio allo sviluppoe una miccia pericolosa per lo statu quo.Nello specifico i generali brasilianiavevano delle ottime ragioni perlocalizzare le tribù “selvagge”: CIA eBerretti Verdi avevano appena contribui-to ad insediare il “Centro di Addestra-mento per la Guerra nella Giungla”subito fuori Manaus e rapporti della CIAinformavano che carichi di armi per laguerriglia erano stati inviati su per il

Rio delle Amazzoni e i suoitributari verso i fuochi guerriglie-

ri di Perù, Colombia, Ecuadore Bolivia.Nel 1965, sulla rivistaTransactions, Irving L.Horowitz pubblicò The Lifeand Death of ProjectCamelot in cui svelava loscandalo dell’arruolamentodegli accademici in “scienze

umane” come consulentiantiguerriglia; il saggioscatenò grandi polemiche, ma

in realtà i centri di ricerca e distudio non misero mai in discus-

sione l’ideologia delle operazioni dicounterinsurgency all’estero, tanto chenel 1967, come si è visto, la vedovaHopper pubblicò lo studio sugli indiosdel Brasile. Il Progetto Camelot fuabbandonato per conflitti giurisdizionalitra Pentagono e Dipartimento di Stato; lastoriografia marxista dell’epoca logiudicò un fallimento (cfr. Gallini,1975).Nel 1970, tuttavia, gli indios suruivennero utilizzati per dare la caccia aiseguaci del leader comunista brasilianoCarlos Marighela nella regione del RioAraguaia, tributario del Rio delleAmazzoni; gli aché vennero impiegatiper azioni di controguerriglia inParaguay nei pressi del confine brasilia-no, come pure gli indios del RioCaquetá nelle regioni meridionali dellaColombia. Così popoli tribali in remotearee del Sud America, in genereconsiderate possibili o concreti santuaridella guerriglia, vennero contattati eassimilati per ragioni militari non menoche economiche: come potenziali alleatidei “ribelli”, essi furono sterminatioppure divennero mercenari per coloroche stavano letteralmente strappandoloro la terra da sotto i piedi e le cono-

nei confronti degli Stati Uniti.Parte integrante del Progetto Camelot,anche nelle intenzioni del suo direttoreRex Hopper, era studiare come i gruppiindigeni potevano essere addestrati eusati dai militari americani per controlla-re i cambiamenti politici, sociali edeconomici in America Latina. I gruppiindigeni, comunque, non erano studiatisolo per poter essere utilizzati comeagenti antiguerriglia, ma venivano anche“spiati” per quelle potenziali “turbolen-ze” che potevano provocare rivolte oguerre civili.Nel marzo del 1964, dando ilvia a progetti di “sviluppo”soprattutto tramite lacostruzione di strade nellaforesta pluviale, il CNPI(Consiglio Nazionale perla Protezione degliIndios), l’ufficio prepostoal controllo del “Servizioper la Protezione degliIndios” (SPI), fondato dalgenerale Cândido Rondon,ordinò un’inchiesta sulle tribùdel Brasile Amazzonico,affidandone quella riguardante illato meridionale della valle del Riodelle Amazzoni al Summer Institute ofLinguistics (SIL, cfr. HAKO 15).Quando la ricognizione fu terminata,Dale Kietzman, area manager per il SIL,ne pubblicò i risultati: la parte piùsconvolgente dell’opera erano le mappeove comparivano delimitazioni deiterritori ancestrali di molti gruppiindigeni come “aree di indiani potenzial-mente ostili” e il frequente uso diaggettivi tipo “wild groups” (selvaggi),usato, ad esempio, per i popoli del latoparagueño del Rio Paraná o “warlike”(bellicosi) applicato a mayorunas ecintas largas, termini comunementeutilizzati nei film western. In questomodo la mappatura di tipo militare per“aree ostili” si sovrapponeva allatradizionale mappatura antropologicaper “aree culturali”. Queste cartetopografiche vennero poi incorporate inun’opera pubblicata nel 1967, Indians ofBrazil in the Twentieth Century , il cuieditore era Janice Hopper dell’Institutefor Cross Cultural Research di Wa-shington, DC, moglie di Rex Hopper,direttore del Progetto Camelot. L’opera,che appariva accademica per forma econtenuto, sembrava un innocuo

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Bibliografia essenzialeHorowitz, I. L., (ed.) The Life and Fall ofProject Camelot, Cambridge, MA, 1974;Colby G., Dennett C., Thy Will Be Done, NewYork, NY, 1995; Gallini C., Le buone inten-zioni, Firenze 1974; Copans J., Anthropologieet impérialisme, Paris, 1975.

In Colombia la lotta contro il potere della Chiesa cattolica aveva per centro laprovincia di Putumayo, dove la Missione dei Cappuccini aveva privato delle terregli indiani sibundoy e dove Gulf Oil e Texaco avevano scoperto ricchi giacimentidi petrolio. Nel 1963 il vicario apostolico della regione di Caquetá, signore di tuttele terre degli indios dell’Amazzonia colombiana, era Padre Eduardo Canyes, unrifugiato della guerra civile spagnola. Prete nella Barcellona rossa, Canyes sim-patizzava per Franco, perciò era stato costretto a fuggire sotto il falso nome diPadre Marceliano de Vilafranca verso la più ospitale Colombia. Qui, tramite laMissione dei Padri Cappuccini, era salito nella scala del potere col nome diPadre Marceliano Canyes divenendo vicario apostolico della regione di Putumayoe avviando estese fattorie sulle terre ancestrali dei sibundoy, tradizionalmenteposti sotto tutela della chiesa; ma, mentre le imprese lattiero-casearie del vicarioprosperavano, gli indiani mostravano evidenti segni di denutrizione. L’antropolo-go Daniel Borilla accusò Canyes di aver strappato ai nativi le terre fertili e diaverli relegati nelle paludi Sibundoy. Il vicario si affrettò a vendere a privati anchele terre che non avevano titolo di proprietà, ovvero i territori indiani. Nel 1951 ilVaticano spezzò il vicariato togliendo a Padre Canyes il Putumayo e il Cauca,ma lasciandogli la vasta regione tropicale ancora vergine tra il Rio Caquetá e ilRio delle Amazzoni; il vescovo pose la sua sede a Leticia, il solo porto colombianosul Rio delle Amazzoni, da dove continuò a comandare usando metodi tali davalergli il soprannome di Fray Manga (Padre Forzuto).Negli anni 1960 la CIA aveva cominciato a finanziare le azioni di controguerri-glia attraverso il contrabbando di cocaina. La comunità tedesco boliviana pres-so Santa Cruz, Bolivia, violentemente di destra, rifugio di molti criminali di guer-ra nazisti, era profondamente coinvolta nel trasformare l’antica coltivazione indi-gena della coca in un traffico internazionale di droga. I contrabbandieri portava-no la coca attraverso l’altopiano boliviano fino al lago Titicaca e al Perù o, dallaregione del Rio Bení, verso le terre della selva peruviana. Le foglie arrivavanoalle fabbriche di Guayaquil, Ecuador, da dove, come pasta o polvere, venivanospedite a Panama e da qui a Miami o New Orleans, domini dei gansters MeyerLansky, Carlos Marcello e Santos Traficante. Una strada alternativa era attraver-so Iquitos, porto peruviano sul Rio delle Amazzoni, o Leticia, il porto colombianosituato strategicamente al confine tra Colombia, Perù e Brasile. Nel 1963 giunsea Leticia un tedesco, certo Rafael von Steimbeck, che acquistò una segheria.Costui, con un altro nome, alla fine della guerra era fuggito dalla Polonia attraver-so la “via dei topi” del Vaticano gestita dal croato Padre Draganovic ed entrato inSud America attraverso l’Argentina di Peron proprio mentre C. J. King (cfr. HAKO15) serviva all’ambasciata come addetto militare per investigare sulle attivitànaziste a Buenos Aires. Von Steimbeck volò poi a Panama dove ottenne lacittadinanza dal dittatore Simón Vallarino, le cui simpatie fasciste non erano perògradite all’America che lo rovesciò; il nazista fu costretto a rifugiarsi presso ilgenerale Odria, dittatore del Perù. Qui, col nome di José Maria Still Georges,divenne il principale contrabbandiere di cocaina, con l’attività paravento di unasegheria. Alla caduta di Odria nel 1957, Still Georges si trasferì a Iquitos doveottenne una nuova identità dal superiore dei Padri Cappuccini; trovò poi rifugiopresso la Missione di Manaus. Dopo un po’ ricomparve a Leticia; Canyes nomi-nò Still Georges ingegnere della prefettura apostolica, gli fornì l’identità di Rafaelvon Steimbeck e, in quanto presidente della banca governativa locale, ancheun prestito di $ 35.000 con cui il tedesco organizzò un’impresa paravento, aSanta Clara, a nord di Leticia, per esportare pesce, pelli e legni pregiati e …cocaina. Nel 1966, dopo gli articoli del giornale El Espectador di Bogotá, vonSteimbeck sparì di nuovo per riemergere a Guayaquil. Uno dei suoi soci a Leticia,Mike Tsalickis iniziava un vantaggioso affare facendo catturare dagli indigenimigliaia di scimmie: tra gli acquirenti vi erano lo US Naval Toxicology Unit, l’eser-cito degli Stati Uniti e molte istituzioni legate al MKULTRA, la “fondazione” di J. C.King per esperimenti di guerra biochimica tra cui test sui virus cancerogeni, suitumori al cervello, su veleni e droghe psicoattive.

La via dei topiscenze etnobotaniche per le azioni piùsporche della guerra chimico-biologica.È veramente fallito il Progetto Camelotnella sua ricerca dell’indigeno?

Il gansterMeyer Lansky in una foto se-gnaletica della polizia di New York.

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HAKOMAGAZINEDavid Monongya, il centenario leader tradizionalista hopidella fazione degli “ostili” guidata da Yukiwma mentreannuncia la “profezia hopi”.La “profezia hopi” è stata diffusa in Europa dallo stessoMonongya quando giunse alle Nazioni Unite a Ginevranel 1977 e dal suo erede spirituale Thomas Banancya (oBanyacya). Si basa sull’arrivo di un Purificatore e secon-do la versione Banancya la profezia si articola in quattrostadi: 1) Maasaw, dio della morte e di questo mondo, diedel’incarico a tre personaggi di compiere il Giorno dellaPurificazione: il “Vero Fratello Bianco”, quello con laSvastica e quello col simbolo del Sole. 2) Se questi tre fal-liscono allora giungerà quello dell’Occidente sotto formadi tempesta e coprirà la terra come un mucchio di formi-che spietate. 3) Se tutto ciò non basta a purificare gli esseriumani, allora i capi hopi chiederanno a Maasaw di colpi-re la gente con il fulmine e solo i giusti saranno resuscitati.4) Se nessuno resusciterà allora Maasaw invierà un dilu-vio, l’umanità avrà perduto la possibilità di acquistare lavita eterna e solo le formiche abiteranno la terra com’eraall’inizio del tempo.Sotto: Disegno della pittografia sulla Prophecy Rock e suainterpretazione secondo Thomas Banyacya. «La figurache tiene la linea è Maasaw che dà agli hopi le istruzioniper la vita su questo mondo. Il circolo in basso è il mondofisico e la creazione; cominciarono le migrazioni e, dopoun certo periodo di tempo, incontrammo di nuovo Maasawche diede altre istruzioni: agli hopi indicò una via (la lineaorizzontale diritta in basso), mentre il fratello bianco seguìun altro cammino, quello superiore. In questo secondoincontro Maasaw disse che ci sarebbero stati tre momentiin cui il mondo sarebbe stato scosso: tre nazioni si sareb-bero innalzate e avrebbero scosso il mondo. Noi crediamoche questi eventi siano da identificare con le guerre mon-diali. Guardate il simbolo a sinistra, che noi dipingiamosui sonagli cerimoniali hopi. Il sonaglio simboleggia il mon-do. La svastica nel mezzo è la Germania che ebbe questosimbolo [...]. Il sole sono i giapponesi che costrinsero gliStati Uniti alla II guerra mondiale. Pasivaya, un leaderreligioso di Shipaulovi, mi disse che la terza nazione avrebbeavuto come simbolo nazionale il rosso [l’Unione Sovieti-ca?, N.d.T.]. Il mondo è stato scosso due volte, manca laterza.[...] Le tre figure sulla riga in alto sono i tre stadiculturali dell’uomo bianco: i carri, l’automobile e l’aero-plano; i cerchi sotto, le tre zucche piene di ceneri che ca-dranno sulla terra: i primi due cerchi sono le bombe ato-miche di Hiroshima e Nagasaki. Le quattro figure senzatesta [?] sono gli hopi che si sono fatti assimilare, ora setutti gli hopi cadranno in questa trappola la vita tornerànel caos, com’è oggi, ma vi è un ponte tra le due linee. Sechi si è perso rimedierà ai suoi errori il Piano della Vitarientrerà nei disegni del Grande Spirito e questo è simbo-leggiato dal mais e dal cerchio e noi avremo una vita feli-ce». La profezia cominciò a formarsi durante e dopo laSeconda Guerra mondiale; pertanto, mentre l’identità delmitico Fratello Bianco Perduto è sempre stata oggetto dicontroversie teologiche, l’uomo con la svastica fu identifi-cato con Hitler e quello con il sole con il Giappone. Nellostesso periodo, sotto la minaccia atomica, il fulmine ven-ne identificato con la “bomba”. Oggi l’interpretazione nonè più in chiave di Guerra Fredda, ma di minaccia ecologi-ca: il fulmine diventa l’effetto serra e la tempesta(koyaanisquatsi) è la frenesia della vita urbana. In questomodo la profezia diventa più appetibile per gli ecologistieuropei che sono anche buoni finanziatori dei movimentitradizionalisti dei nativi nordamericani.

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Roman Schweidlenka

Fin dalla scoperta dell’America glieuropei hanno descritto i nativiamericani con sentimenti alterni,disprezzandoli come barbari oammirandoli come Nobili Selvag-gi. Le culture indiane hanno avutoun’influenza politica sul mondoeuropeo fin dai tempi della rivolu-zione francese. Questa influenzariguarda le idee sulla societàugualitaria e decentrata, ma giàprima della rivoluzione francese leidee sul mondo delle religioninaturali indigene attiravano icritici della società, che criticavanoil cristianesimo soprattutto perchéindispensabile al mantenimentodelle strutture di potere feudali.

Indiani e germani.Nel Settecento l’entusiasmo per ilmondo indiano coinvolgeva anchela Germania e si collegava, tral’altro, alle correnti nazionalistedel periodo che, in seguito alRomanticismo, erano profonda-mente interessate alle religioninaturali. Il barone di Münchhau-sen era un ammiratore degliantichi germani; nel 1806 e nel1809 fu implicato in un’insurrezio-ne popolare contro Napoleone enel progetto per la creazione diuna repubblica tedesca. In quel

periodo si recò in Canada e fuimpressionato dalle affinità anchespirituali tra gli indiani uroni e isuoi antenati germanici. CosìMünchhausen aprì intellettual-mente la strada all’idea dellafratellanza germanico-indiana,un’idea che troverà grande favorein Germania, ma che non ebbealcun seguito durante la colonizza-zione del Nordamerica, anzi, icoloni tedeschi ebbero una partenotevole nella distruzione delleculture indiane.Karl May, un autore di estremadestra, fu il più importantecreatore dell’immagine dell’india-no in Austria e in Germania e, trai suoi più ferventi lettori, anchequando era führer della GrandeGermania, annoverava Hitler, cheamava ogni tanto citare le sueopere. I “nobili” indiani erano benaccetti nel Terzo Reich ed eranoconsiderati una variante nord-americana dell’idea nazista di“sangue e terra” (Blut und Boden),che contemporaneamente rappre-sentava la fierezza selvaggiapagana e il nobile coraggio eroico.In questo senso lo stereotipoindiano dei nazisti si incontravacon le correnti neo-pagane, cosìimportanti nel Terzo Reich.Il presunto collegamento razzialetra i germani tedeschi e gli indiani

d’America fu costruito da HermanWirth, il co-fondatore dell’ereditàancestrale delle SS. Gli indiani e igermani, secondo lui, derivavanoentrambi da una patria nordatlan-tica ariana, avevano gli stessisegni runici, la stessa spiritualitàe la stessa “fede nella luce” mono-teista e razziale. Gli indianiprobabilmente erano consideratidegli alleati politici naturali dopol’entrata in guerra e in realtàall’inizio vi fu simpatia per il TerzoReich da parte di singoli capi euomini di medicina indiani, perchéla svastica veniva connessa con leprofezie [hopi] sull’arrivo di un“purificatore”, che avrebbe guidatoil mondo in un nuovo ordinespirituale egualitario - anche se ciòcontrastava con il dogma nazistadella superiorità ariana. Maproprio il nazismo si distinse per“l’unione mistica” irrazionale diframmenti ideologici contradditto-ri in cui, mentre si rinforzava lacorrente religiosa legata alle terretedesche, si appoggiavano contem-poraneamente i moderni sviluppitecnologici e si idealizzava esoteri-camente l’agricoltura in unperiodo in cui era in crisi e indiminuzione.Eredità ancestrale e culturaalternativaFu Herman Wirth che, dal 1973,

La spiritualità indiana della Madre Terra e l’estremadestra nei paesi di lingua tedesca.

Blut und Boden

Nuove destre 1

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HAKOMAGAZINEquando giunse in Germania laprima delegazione indiana in“missione” spirituale e politica,entrò nel nascente movimentoalternativo austriaco e tedesco deisostenitori degli indiani. Tramite ilsuo allievo Andreas Lentz (dellacasa editrice “Madre Terra”, poi“Nuova Terra”) e la geomanteWaltraud Wagner, simpatizzantedell’Armanenschaft ariosofica,Wirth collegò i suoi interventicome cosiddetto sostenitore delmatriarcato con le prime relazionisugli indiani e la loro consapevo-lezza spirituale riferita alla terra.Werner Haverbeck e il suo Colle-gium Humanum, accusato ripetu-tamente dai media di essere unpunto d’incontro di militantiecofascisti, esoteristi e radicali didestra, nel 1980 - 1981 organizza-va in Germania, con l’appoggio diWagner e Lentz, i primi tour e iseminari del controverso sciamanoNew Age Sun Bear, consideratouna “sciamano di plastica” dagliindiani e di cui ancora esiste ilgruppo, “Associazione delle Tribùdell’Orso”.Gruppi di sostegno come la“Associazione per i Popoli Minac-ciati”, nata alla fine degli anniSettanta, prendevano le distanzedalle offerte di collaborazione diassociazioni di appoggio o azionedi destra come “Libertà per RudolfHess” o “Tedeschi Indipendenti”.Il famoso e controverso [ma anchefalso, N.d.T.] discorso di CapoSeattle, oltre alle citazioni dellasaggezza hopi, stampati damoltissimi media di sinistra eborghesi, fanno parte anche deitemi consueti di riviste di estremadestra come Sieg, Mut, Identitäate Nation und Europa o delleriviste del gruppo internazionaleNeu Akropolis, vicino al fascismoesoterico che, nel 1996, protettodal sindaco di Salisburgo JosephDechandt, ha fatto una vertigino-sa svolta verso il multiculturali-smo [di destra]. Questo entusia-smo di una parte dell’estremadestra per l’autodeterminazione ela spiritualità indiane non è maivenuto meno fino ai giorni nostri.La rivista Aula di Graz che, nel

1995, diventò famosa per aversvelato le attività naziste neimedia austriaci, parlava semprecon simpatia degli indiani delNordamerica e dedicava addirittu-ra il servizio di copertina dell’edi-zione del settembre 1992 alleattività del cosiddetto “capo degliaztechi” Xokonoschetl, che celebra-va “capanne del sudore” e cheaveva fatto alcune azioni spettaco-lari perché gli venisse consegnatala corona di piume di Montezuma,custodita al Völkerkunde Museumdi Vienna.

Nuovi sviluppiL’estrema destra vede nella lottadegli indiani del Nordamerica per

mantenere la loro cultura qualco-sa di simile alla propria lottacontro l’invasione culturalestraniera. Così, per esempio,chiedeva la Kritische Studenten-zeitung di Vienna nel giugno 1996:«Gli indiani, che non riuscirono afermare gli immigrati, ora vivononelle riserve. È questa la sorteanche dei popoli europei? Ribella-tevi !»Dal 1995 in poi nasceva un nuovosviluppo, in cui gli “Ecologi Indi-pendenti Tedeschi” (UÖD) recepi-vano il bioregionalismo anarcoidedegli USA. Questo gruppo è unafrazione di destra del ÖDP, l’asso-ciazione dell’ecofascista indianofiloHerbert Gruhl, le cui idee sempre

“Un militante ha bisogno di utilizzare tutte le sue potenzialità per far crescere la propria mili-tanza, per fare solo le azioni davvero possibili, una tra tutte: praticare il modo di vita naturale.Allora se tutto questo è militanza, io prego Padre Sole e Madre Terra perché mi diano vita eforza per essere il più militante di tutti” (uno sciamano).

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N° 18più radicali e regionaliste alla finelo hanno portato a una rottura conl’estrema destra tedesca, che siispira a un forte stato nazionale. LoUÖD recepiva, oltre al menzionatobioregionalismo e a un legame traregionalismo, ecologia e spirituali-tà, anche la spiritualità indianadella Madre Terra. Importantisono, in questo contesto, gli indianihopi e i libri e i film sugli indianiche criticano la nostra civiltà. Cosìvenne accolta e appoggiata, inoccasione del solstizio d’estate del1996, la preghiera che il lakotasioux Arvol Looking Horse, custodedella “Sacra Pipa della DonnaVitella di Bisonte Bianca”, avevainvitato a fare insieme a uomini dimedicina di altre tribù: «Sarebbeauspicabile se, in questo giorno,anche molti ecologisti e regionalistieuropei seguissero l’esempio deipopoli naturali e pregassero per lanatura». Tra l’altro, la linea politicadel UÖD è chiarita da una citazio-ne del principe Filippo, duca diEdimburgo: «Oggi è ovvio che ilpragmatismo ecologico dellecosiddette religioni naturalipagane, come quelle dei nativiamericani, dei polinesiani o degliaborigeni australiani, nel senso diun’etica conservazionista, eranomolto più realiste delle religionirivelate, intellettuali e monoteiste».I critici, come Oliver Geden,vedono nel UÖD il braccio futuri-sta e ideologico della NuovaDestra (“Il ruolo guida nel discorsodella destra ecologica”) e si distan-ziano essi stessi sia dal neonazi-smo e dall’estremismo di destrache dall’uso della violenza comemezzo di conflitto politico.L’impronta di estrema destrasull’indianofilia religiosa naturaledel UÖD, in realtà, è riconoscibilesolo come dose omeopatica, comeun “accenno popolare” mentre,presso i suoi componenti, è avve-nuta una svolta ideologica che liallontana dall’estrema destratradizionale. Le radici di destra sipossono trovare solo nelle biogra-fie dei singoli capi di questogruppo. Ciò vale anche per Ste-phan Ulbricht, un editore prove-niente dall’estrema destra, autore

e, da poco, anche direttore com-merciale di Gaia Versands (Enger-da) che, oltre a numerosi libri diletteratura indiana spiritualista,offre anche opere delle NuoveStreghe, della spiritualità ecologi-ca, del neosciamanesimo e così via.Se non fosse per la biografia diUlbricht nulla potrebbe far capirei connotati di estrema destra diGaia Versands. Se si tratta di unnuovo sviluppo, in un ambiente direligione della natura nero-verde,che supera le vecchie ideologienazionalscioviniste e le fantasietedesche di superiorità, spessodecorate esotericamente, o se èsolo una reazione a tendenzeattuali per motivi tattici, questo sisaprà nei prossimi cinque o diecianni, dall’analisi dello sviluppodella destra bioregionale religiosaattuale.

Un tentativo di spiegazioneSenza dubbio la spiritualitàindiana della Madre Terra el’appoggio della libertà indianasono diventati temi fissi dell’estre-ma destra, che giunge fino apubblicizzare parzialmentel’attività della “Associazione per iPopoli Minacciati” tedesca etirolese, che è piuttosto a sinistra.In questo articolo ho tentato ditracciare le linee più importantidello sviluppo storico, ma restaaperta la questione del perchél’estrema destra tedesca harecepito la spiritualità indianadella Madre Terra. Vorrei quinditentare una spiegazione: dal puntodi vista storico vi è una tradiziona-le predisposizione ad accettareuna spiritualità neopagana e unacoscienza mistico-religiosa checomprende anche gli indiani delNordamerica. La natura selvag-gia, da “lupo” (wölfischer), eraconsiderata superiore a quellacreata artificialmente. Questa ideacentrale del fascismo non si curavadello sviluppo tecnologico reale eben si legava alla visione miticadell’indiano come eroe nobile,selvaggio ed eroico. Gli indiani chelottano per la loro terra servono daesempio per l’etnopluralismo,introdotto nel discorso di estrema

destra dallo scrittore neopaganoHenning Eichberg e ben afferma-tosi. Questo punto di vista sostieneche i popoli hanno il diritto dipossedere la propria terra, dovedevono potersi sviluppare relativa-mente indisturbati da influssi“stranieri”. Anche se non tutti sonod’accordo, l’etnopluralismo propu-gna in ultima analisi l’idea di unpopolo etnicamente omogeneo, dirazza pura.Oggi, però, gli indiani del Norda-merica sono fortemente mescolatirazzialmente; anche se alcunetribù, come gli hopi e gli ute, eranoe sono contrari ai matrimoni misti,altri, come gli irochesi, hanno unoforte tradizione di mescolanzaetnica. Gli hopi e le altre tribù cherifiutano l’introduzione di elementietnicamente estranei, tuttavia, lofanno, a quanto ne so, non permotivi razziali, ma culturali ecerimoniali, perché la loro comples-sa struttura tradizionale può esseredifficilmente capita da un estraneo,rendendone così difficile l’integra-zione. È, però, un dato di fatto chegli indiani attuali reagiscono convigore contro “l’introduzione dellostraniero culturale”, tramite lo stiledi vita americano e rivendicano ildiritto di uno sviluppo autonomoanche religioso. Questo anti-americanismo contro lo stile di vitaamericano si collega con l’anti-americanismo dell’estrema destra,che rimprovera ai bianchi america-ni la “politica di rieducazione” dopoil 1945.Il presunto attaccamento, che ipensatori di estrema destra vedononegli indiani, all’idea di “Sangue eTerra” (Blut und Boden), è veroriguardo alla terra, ma la “voce delsangue” si riferisce alla famigliaallargata indiana e non ha signifi-cato razzista. Riguardo all’anti-americanismo, gli indiani appaionodei partner nella lotta della NuovaDestra, e di altri gruppi politici,contro la cosiddetta civiltà unicamondiale sotto la guida degli USA,cui sono contrapposti i culti regio-nali e una spiritualità localista. Èun’opposizione agli universalismi equindi, dal punto di vista neopaga-no di estrema destra, anche al

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HAKOMAGAZINE

Nota redazionaleSecondo l’ideologia della Nuova Destra tede-sca l’eredità dualistica e perciò “semita” è in-carnata al suo meglio, oggi, dagli Stati Uniti,nella cui “cultura bastarda” - la democraziaegualitaria - tutte le culture e le razze sono me-scolate insieme, formando una società crassa esenz’anima.L’imperialismo culturale americano è genocidaper le altre culture del mondo e il suoimperialismo tecnologico sta distruggendo l’am-biente globale. La ricerca fascista per “l’identitànazionale” e la salvezza ecologica cerca di con-trastare “la civiltà occidentale”, - cioè gli StatiUniti, in opposizione alla “civiltà europea” - tra-mite un’idea di “etnopluralismo” che intendeche tutte le culture abbiano sovranità su se stes-se e il loro ambiente. L’Europa dovrebbe di-ventare, invece di una monocultura moderniz-zata, “un’Europa delle patrie”, con autonomiaper tutti i suoi popoli, ognuno a casa sua: i turchiin Turchia, i tedeschi in Germania.Henning Eichberg afferma l’identità nazionalee un nazionalismo di liberazione e considera latradizione cristiano-giudaica come la radice ul-tima di tutti i mali presenti. Werner Haverbeck,fondatore della “Lega Mondiale per la Prote-zione della Vita” (WSL), nacque nel 1909 e fuun nazista della prima ora. Si unì alle SA nel1928 e dal 1929 al 1932 fu membro della “Am-ministrazione del Reich per la Lega Studente-sca Nazionalsocialista” e un leader dellaHitlerjungend. Fu anche un alto funzionariodella “Forza con Gioia”, un’organizzazione checontrollava le attività ricreative nel Terzo Reich.Sopravvissuto alla “Notte dei Lunghi Coltelli”si unì alla squadra di Rudolph Hess, che lo con-vertì all’Antroposofia steineriana, una nuova re-ligione che gli permise di riciclarsi dopo la guerracome pastore della Comunità AntroposoficaCristana. Fondò poi il Collegium Humanum edè tra i firmatari del famigerato Heidelberg Ma-nifesto contro l’immigrazione in Germania.Herbert Gruhl è un sostenitore dell’Europa del-le patrie e afferma che i rifugiati e i profughidovrebbero trovare asilo in paesi che apparten-gono alla stessa loro area culturale. È a favoredi un darwinismo sociale “ecologista”, che ap-plica le “leggi” di natura alla società: il cigno èbianco e il corvo è nero, non è dunque possibilecambiare l’ordine sociale esistente. La sovrap-popolazione e l’esercito degli immigrati rappre-sentano una tremenda minaccia per l’Europa eGruhl chiede di porvi fine (violenta) per ragioniecologiche (Fonte: Biehl J., “Ecology” and the Mo-dernization of Fascism in the German Ultra-right)

cristianesimo.Il radicamento ecospiritualeindiano è diventato un modello peri gruppi neopagani della NuovaDestra. Otto J. Golger, che dirigeda sette anni l’istituto di “RicercaAmbientale” nel Centro di Ricercadi Graz, affermava nella rivista diestrema destra Aula: «L’America èla culla di idee millenarie sullaconvivenza umana e il rapportodegli uomini con la natura, glianimali, le piante, i monti e ifiumi. Si potrebbe parlare di una“ideologia indiana”». L’attacca-mento indiano-animistico allanatura diventa così un modello.La vecchia amicizia tra indiani e“germani”, postulata dal barone di

Münchhausen, sembra viva ancheoggi, ma solo nei paesi di linguatedesca. I gruppi di estrema destradegli USA, come Aryan Nations,disprezzano gli indiani per motivirazziali, si oppongono alle lorolotte per la terra e dimostrano conviolenza la loro ostilità contro chilotta per i diritti civili indiani. Gliindiani, dal canto loro, si oppongo-no alla loro utopia di un’Americaariana, pura, di razza bianca. Ciòvale anche per il Ku Klux Klan, ditendenze ariane e di estremadestra, che ha rapporti con gruppi(musicali) inglesi e tedeschi diSkinhead, che nello stato diWashington recluta ragazzi dellescuole e collabora a inasprire

Le frasi in tedesco dicono: “Non si vende la terra dove la gente cammina” (Tashunka Witko/Cavallo Pazzo) e “La terra è nostra madre e l’uomo non può danneggiare sua madre” (Pro-verbio indiano). Entrambe le citazioni sono, tuttavia, erronee: Cavallo Pazzo non disse laprima che è attribuita anche a Capo Seattle; l’altra fu messa in bocca a Smohalla. In realtà gliindiani non hanno veri proverbi.

notevolmente il razzismo socialerivolto anche contro gli indiani.L’amore dei “germani” per i lorofratelli indiani dalle religioninaturali sembra si sia estinto dopoche gli immigrati tedeschi si sonoinsediati nel “paese delle infinitepossibilità”.

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Eric Krebbers

Parlano di solidarietà con gli indiani einsistono per la diversità culturale,vogliono eliminare il capitalismo e laglobalizzazione e hanno letto i classicidi destra e di sinistra. L’avanguardiaintellettuale dell’estrema destra olandeseha unito le sue forze attraverso la rivistadi discussione Studie, Opbouw en Strijd(SOS, Studio, Organizzazione e Lotta).Chiamano se stessi Nuova Destra, comei loro camerati in Belgio e in Francia.Ma quanto nuove sono le loro idee?Ecco un’analisi di due articoli scritti daidue ideologi di punta, Rüter e Veldman,pubblicati nel numero dell’estate del1998 di SOS.Ora che la maggior parte dei vecchipartiti di destra olandesi è in declino,è sorta una discussione su SOS percostruire una nuova destra. Il thinktank di estrema destra Voorpost e ilNederlandse Studenten Vereniging(NLSV, organizzazione studentescanazionalista) si sono uniti alladiscussione.La Nuova Destra mette a fuocosoprattutto quelli che loro chiamano ipunti deboli dell’«ideologia liberale disinistra». Essi cercano di collegarsi aogni tipo di movimenti di sinistra ecercano in ogni modo di dare alle ideedi base di questi movimenti una sterzatadi estrema destra. Con sardonico piacere

spesso Rüter e Veldman citano opinionidi leader della “sinistra liberale” chefanno affermazioni discutibili, dandoloro un posto d’onore nella propriaideologia nazionalista di destra. Inquesto modo utilizzano Tom Lemaire,Hans Koning, Albert Stol, Umberto Ecoe Stella Braam per dimostrare che la loroideologia di destra è giusta.Rüter e Veldman presentano il loroprogetto di rinnovamento politico inmodo molto eloquente, con iattanza esfrontatezza, eliminando efficacementela vecchia immagine bigotta e integrali-sta. Ma di fatto essi si basano ancorasulla tradizionale ideologia fascista del“Sangue e Suolo” (Blut und Boden).Una rivoluzione culturaleIl leader della Nuova Destra Rüter è unammiratore di Gramsci, il pensatorecomunista che fu sepolto vivo per anninelle galere di Mussolini. SecondoGramsci larivoluzione puòavvenire soloquando nel

paese anche la cultura cambia profonda-mente, ovvero quando si spezzal’egemonia culturale dell’élite al potere.Pertanto è necessaria in primo luogo una“rivoluzione culturale”, ed è precisa-mente questo che desidera Rüter chevuole sovvertire il “consenso liberale disinistra” oggi di moda. Secondo Rüterquesto consenso viene imposto dal“grande capitale” e organizzato dallostato. Rüter vuole che l’organizzazionedella società e il nostro modo di pensaresi basino sul nazionalismo della suanuova destra. Rüter chiede con forza lafine della “mondializzazione”, simpatiz-za con la lotta contro gli “AccordiMultilaterali sugli Investimenti” (MAI)e consiglia con forza ai suoi lettori diseguire la campagna anti MAI dellasinistra. Gli studenti nazionalisti l’hannotalmente apprezzata che hanno deciso dicreare un link con i siti su questa

Insieme alla Nuova Destra contro la globalizzazione?

Nel paese di Anna Frank

Nuove destre 2

Neonazisti inOlanda sfoggia-no la bandierada combattimen-to della marinatedesca.

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HAKOMAGAZINEcampagna nella loro home page.Rüter cita Marx quando afferma che la“mondializzazione” è inerente alcapitale. Egli inoltre scrive che ilcapitalismo globale vende la cultura; ilcapitale «colonizza l’immaginazione»,il che conduce a un globale «unifor-marsi dei modi di vita» e a uno«sradicamento delle identitàcollettive e delle culture tradizio-nali». Pertanto Rüter vuoleimbrigliare il potere del “grandecapitale” e chiede una«democrazia diretta» o«partecipativa», propriocome fanno gli attivisti antiMAI.Rüter e Veldman odianosoprattutto pensare intermini di progresso.Veldman scrive:«Oggi le piùimportantidifferenzepolitiche nonsono più trasinistra edestra, matra – dauna parte– lepersonechespin-go-

no perliberalizzare lacrescita economica e ilprogresso, per loro i popoli sonoconsumatori e la terra un oggetto, e –dall’altra – quelli che, come dice Rüter,“vogliono condividere l’intero spaziovivente cosmico con gli animali, lepiante e la materia e vogliono traman-darla intatta alle prossime generazioni”».Veldman parla di solidarietà con i«popoli che lottano per salvare lapropria identità e con tutti quelli cheoffrono resistenza contro la distruzionedella flora e della fauna, contro il poteree l’influenza illimitate delle multinazio-nali e contro la società dei consumiinternazionale».

Nazionalismo indianoGli indiani del Nordamerica stanno in

alto nella classifica dei popoli preferiti diWeldman. Nel suo lungo articolo“Nazionalismo indiano, l’ascia non èsepolta!” delinea la distruzione della

«cultura e dell’identità» dei«popoli originali»

d’America.Questa

di-struzione ècausata dalla«massiccia immigrazione dipopoli a cui non importa niente dellacultura e della religione dei popoliindigeni». Secondo Veldman, particolar-mente responsabili delle ingiustiziecommesse contro gli indiani sono ilcristianesimo e il progresso. Gli piacecitare il famoso scrittore indiano VineDeloria jr., quando dice che non vuolepiù contatti con il cristianesimo, ilcapitalismo o la solidarietà di sinistra.Tutto questo è solo un prodotto d’impor-tazione, si dice che abbia detto. «Lamaggior parte degli indiani sono

nazionalisti, il che significa che in primoluogo pensano allo sviluppo e allastabilità della tribù», è citato Deloria.Copiando dai militanti di sinistra,Veldman appoggia l’attivista indianoLeonard Peltier, che è in prigione daventiquattro anni circa, e fa anchepropaganda per la rivista Nanai Notes,pubblicata dal movimento di solidarietà

olandese con gli indiani. Inquesto modo,

Veldman e laNuovaDestra

voglionoapprofitta-

re dellasimpatia

goduta daquesto

movimento.«Non è logico

che l’esplicitapolitica dell’identità

di minoranze quasiestinte o distrutte e

mini popoli “nonpericolosi” ottenga molte

lodi, mentre la stessa seriedi valori venga immediata-

mente considerata condiffidenza quando stanno alla

base del vigoroso nazionali-smo di un popolo un po’ più

numeroso», dice Veldman,dimenticandosi semplicemente

che tutti i libri di storia sono pieni di“minoranze” massacrate da “un

popolo un po’ più numeroso”, chepropagava “tale vigoroso nazionali-

smo”.

Genocidio spiritualeVeldman tenta anche di venderci il suo“vigoroso nazionalismo” citando le ideedi Trudell, il più influente leader indianodegli anni Settanta. Trudell odiava ilcristianesimo e lo vedeva come un“genocidio spirituale” che, non sololavava il cervello agli indiani, ma ancheagli stessi bianchi. Tutto era cominciato,diceva Trudell, nel medioevo euopeo,anche prima che la religione cristianafosse esportata in America. Ciò avvennequando venne schiacciata, secondoTrudell, l’originale identità europea.Così, quando Veldman afferma: «la lottaindiana è la nostra lotta», si sente unaspecie di indiano olandese. Pensa che,

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N° 18proprio come gli indiani, gli olandesidevono riscoprire la loro identità e «inprimo luogo diventare nazionalisti».Da molto tempo la militante di sinistraStella Braam è famosa per la suainstancabile attività all’interno delmovimento olandese di solidarietà congli indiani. Nel suo libro Voci della Terrascriveva: «La terra è basilare alla loroesistenza. Serba le radici della lorocultura e i luoghi sacri dei loro antenati».Questa citazione, naturalmente, resefelice Veldman: «Vedendo che tantagente di buona volontà valuta la culturae il punto di vista dei popoli indigeni, èsorprendente che gli europei cui purenon piace il progresso e tentanoanch’essi di recuperare le loro radici e laloro identità culturale, vengano accoltida tanta diffidenza e resistenza da partedi gente che dice di condividere gli stessivalori».Le tradizioni e le religioni pre-cristianesono al centro della discussioneall’interno della Nuova Destra. Ricerca-tori come Koenraad Logghe esplorano itesti medievali in cerca di segni dellasupposta identità bianca europeaoriginale. Logghe talvolta riporta le suescoperte in SOS e il numero dell’estatecontiene una recensione molto positivadel suo ultimo libro: Il Santo Graal: traeredità pagana e cristiana. Un editoreolandese recentemente non ha potutocommercializzare il suo libro a causa diDe Faben van de illegaal1. Usandoquesta specie di ricerca la Nuova Destratenta anche di trarre forza da quellacrescente parte del movimento New Agespecializzato in “vecchie tradizioninordiche”, un potenziale elettorato dellaNuova Destra.

Un’ideologia feudaleQuanto è veramente nuova la NuovaDestra? A prima vista il vecchio e rozzorazzismo sembra scomparso. Veldmanprofessa persino solidarietà con i popoliindigeni, finché restano dove sono. Diceanche che non gli piace «la ciecasolidarietà con i bianchi intorno alglobo», distanziandosi nuovamentedalle tradizioni dell’estrema destra. Ma,alla fine, tutto resta lo stesso. La NuovaDestra brama ancora un mitico passatopre-civile in cui tutti conoscono ilproprio «posto naturale». Sogna diun’età feudale dorata in cui i “popoli”siano ancora «etnicamente puri».

Note1 Il nome del gruppo di sinistra De Fabel vande illegaal significa “Nessuno è illegale” e de-riva da una citazione di Elie Wiesel: “Devisapere che nessuno può essere illegale. È unacontraddizione in termini. Si può essere bellio anche bellissimi. Si può essere giusti o in-giusti. Ma illegali? Come può una personaessere illegale?”. In De Fabel van de illegaalmilita Eric Krebbers, l’autore dell’articolo.Questo articolo è stato tradotto dal sito: http://www.savanne.ch/right-left-materials/with-new-right.html (versione inglese), mentre ilsito olandese originale è: http://www.dsl.nl/~lokabaal/sos.htm; per chi volesse partecipa-re alla discussione l’e-mail è [email protected].

Secondo Rüter, l’uomo moderno è stato«sradicato» e tagliato fuori dalle sue«origini naturali» - la «comunitàorganica». «La gente, dovunque vive, èconnessa con un pezzo di terra che vedecome propria ed è sempre disposta alottare per la sua integrità e indipenden-za». Rüter crede anche in «un dirittodovere di autodifesa a livello di societànaturale di cui ogni essere umano è unaparte, cominciando dalla famiglia. Il checonduce a conservare la diversità etnicae culturale contro l’uniformazione e lestrutture monolitiche». In questo modo ilnazionalismo della nuova destra diRüter conclude con un crudele razzismobiologico di vecchio stampo: «comeesseri sociali, gli umani hanno un istintonaturale a identificarsi con altri chesembrano gli stessi».La crescente popolarità delle idee dellaNuova Destra scopre la vulnerabilità di

un’ideologia di sinistra che oggi stadiventando sempre più vaga. È unavergogna che la Nuova Destra nondebba fare altro che darsi da fare usandocitazioni della sinistra per i propri scopi.L’assenza di una chiara e consistentealternativa e ideologia di sinistra dà allaNuova Destra opportunità di attrazionedi nuove generazioni di attivisti.Pertanto i militanti di sinistra dovrebberoessere molto chiari riguardo alle loroargomentazioni se decidono di lottarecontro la globalizzazione e a ciò che essirealmente vogliono se discutono didiversità culturale. Si spera non siaquesto nuovo ideale di società staticadella Nuova Destra, dominato dalpassato e da una rigida visione delleleggi naturali; pensieri intolleranti percui, se gli antenati di qualcuno hannovissuto più a lungo in una certa area,costui ha maggior voce in capitolo nellequestioni politiche e culturali.I militanti di sinistra dovrebberopiuttosto combattere per una società chepossa mutare e in cui i nuovi arrivatipossano partecipare in modo eguale. Lasinistra dovrebbe premere per losviluppo di autonome culture di lottainternazionali, come in realtà Gramsciaveva prefigurato. I militanti di sinistranon dovrebbero protestare contro unaglobalizzazione della solidarietà e unoscambio globale di culture e idee e,certamente, non contro il progresso. Lavera lotta è sulla direzione in cuivogliamo andare per progredire esoprattutto su chi decide a questoriguardo.

H. Loers, membro della rivista hobbisticaDe Kiva, 1963. Benché non sempre di de-stra, molto hobbismo riproduce l’immagi-ne virile e stereotipata del “capo indiano”.A p. 26: Copertina della rivista progressi-sta NANAI, che spesso viene citata, controla sua volontà, dalla Nuova Destra olandese.

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La ricostruzione del volto dell’Uomo di Kennewick evidenzia una strut-tura facciale che non mostra alcuna somiglianza con la fisionomia deinativi americani attualmente presenti nell’area. Straordinariamente,invece c’è una notevole somiglianza con l’attore Patrick Stewart, ilComandante Picard della nuova serie di Star Treck, il quale ha accoltoil fatto con una notevole dose di umorismo.

Accampamento degli umatilla con itipici essicatoi per il salmone; foto-grafia del maggiore Lee Moorhouse,Oregon, 1900 circa.

Sopra: Punta di dardo Clovis.Sotto: Il sito di Kennewik, stato di Wa-shington, lungo il fiume Columbia, al con-fine con l’Oregon.

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N° 18

Il ritrovamento dell’Uomo di Kennewick ha scatenatoun feroce dibattito tra scienziati e nativi americani,creazionisti e seguaci della teoria dell’evoluzione.

La guerra delle ossa

Migrazioni

Sandra Busatta

Prologo.Il 28 luglio 1996 a Kennewick, stato diWashington, si correva una garad’idroplano sul fiume Columbia,quando due studenti, che seguivano lagara sulla riva, scoprirono per caso unteschio nell’acqua bassa. Venneavvertita la polizia e furono scopertealtre ossa, così i poliziotti avvisarono ilmagistrato inquirente, che chieseall’antropologo forense James Chattersdi investigare sulla possibile vittima diun omicidio. Chatters si accorse subitoche le ossa, se erano quelle di un mortoammazzato, non erano recenti: data laconformazione del cranio a prima vistaritenne che si trattasse di un pioniere delsecolo scorso e, quando intravide unapunta in pietra nelle pelvi, pensò che gliindiani avessero avuto la meglio. Feceesaminare le ossa a un’antropologafisica, Catherine J. MacMillan e questaconcordò con la prima impressione delcollega: maschio caucasico di circa 50anni. Fu la risposta dello scanner SCATche fece sobbalzare Chatters: la punta dipietra sembrava una punta della faseCascades, di solito datata tra i 9000 e i4500 anni fa. Su richiesta del magistratoChatters inviò alcuni frammenti d’ossoall’Università di California a Riverside,per la datazione al radiocarbonio e aDavis, CA, per l’analisi del DNA. Le

analisi del C14 rivelarono la data

8410±60 BP (prima del presente), cioè9200 anni fa secondo il nostro calenda-rio. Intanto gran parte dello scheletro erastato recuperato e un altro antropologo,Grover S. Krantz, l’aveva esaminato,concludendo che lo scheletro nonpoteva «essere anatomicamenteassegnato ad alcuna tribù esistentenell’area e neppure al tipo indianooccidentale in generale», ma mostravatratti «incontrati nell’Est degli USA oanche di origine europea».A questo punto il Genio Militare, cheaveva in gestione il terreno federale sucui era stato ritrovato l’Uomo diKennewick, come fu battezzato, a causadella data rivelata dal C

14, bloccò tutti gli

studi e le indagini, chiese al magistratola restituzione dello scheletro, impedìagli scienziati l’accesso al luogo dicustodia e si accinse a “rimpatriarlo” alletribù della zona, umatilla, yakima, nezpercé, come antenato «culturalmenteaffiliato». Chatters avvertì i colville, cheerano stati esclusi, e alla fine siunirono a rivendicare lo scheletroanche i wanapum. Le tribù si dichiara-rono intenzionate a seppellire in luogosegreto, senza alcuno studio, l’Antico,come lo chiamano, uno dei miglioriesemplari di tale datazione e la probabilestele di Rosetta del popolamento inNordamerica.Intanto i mass media si scatenavano

equivocando sulle parole “Caucasian” e“caucasoid”. Chatters, dopo un’analisipiù approfondita delle ossa, aveva usatocaucasoid, parola che indica non solopopolazioni europee, nordafricane,mediorientali e dell’India, ma anche gliaustralasiani, genti del Sudest asiatico edella Polinesia, che abitavano l’Asiaprima dell’arrivo di gruppi mongolicicome i cinesi e i giapponesi. Il termineCaucasian, nel linguaggio burocraticodegli USA, indica i “bianchi”, cioè glieuropei, i nordafricani e i mediorientali(gli abitanti dell’India vengono classifi-cati “asiatici”). I giornali e le TVcominciarono a speculare su unpopolamento europeo delle Americhe“prima” degli indiani che, secondo lateoria comunemente accettata, proveni-vano dalla Siberia. Il 16 ottobre 1996,otto dei massimi scienziati americani,rappresentanti delle attuali diverse teoriesul popolamento delle Americhe,facevano causa (Bonnichsen et al. vs.US) al Genio Militare presso il Tribuna-le di Portland, Oregon, sede del quartiergenerale della Divisione Nordpacifico,per poter accedere allo studio dell’Uo-mo di Kennewick e impedirne il“rimpatrio”.

L’antefatto.Fino agli anni Sessanta nessun archeolo-go o antropologo fisico si curava deisentimenti o dell’opinione di coloro che,

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HAKOMAGAZINEa torto o a ragione, si ritenevano idiscendenti degli abitanti dei siti da lorostudiati nel mondo. Nel XIX secolo poi,lo sviluppo della biologia e delle scienzeche ad essa si ispiravano, portarono allaraccolta di numerose collezioni dimummie e di resti umani, compresicaduti sui campi di battaglia, europei enon, da studiare, catalogare ed eventual-mente esporre nei musei. Vi è unpeccato originale in molti di questi studiperché, secondo la nostra modernasensibilità, servirono da base ideologicaal razzismo o a teorie coloniali. C’èanche da considerare la diversaconcezione che la cultura europea hanei confronti di mummie, ossa e mortiantichi, rispetto ad altri popoli. Inparticolare, da un lato, dopo un certonumero di anni il morto cessa di avereun qualsiasi rapporto affettivo con i vivie può diventare oggetto di studio, trannenei casi criminali in cui, con l’autopsia,diventa subito oggetto d’indagine;dall’altro esiste ancora oggi una fortecorrente di religiosità popolare ditradizione antichissima, legata proprio alculto delle reliquie, dei crani e delle ossadei morti esposte alla venerazione.Comunque sia, mentre già l’antropolo-gia culturale aveva fatto un ripensamen-to sul suo ruolo e tutto il mondooccidentale era scosso da una criticaradicale a se stesso, peraltro ciclica etipica della cultura occidentale stessa,negli anni Settanta e Ottanta i militantiindiani e i loro simpatizzanti nelleuniversità cominciarono a contestarel’archeologia e le discipline associatecome “Cultura degli avvoltoi”. Gliarcheologi furono screditati comepredatori di tombe e i militanti cercaronodi bloccare scavi e mostre che esibivanooggetti “culturalmente sensibili” echiesero a gran voce il loro “rimpatrio”.Tutto questo mentre il presidenteReagan cercava in America le radici“americane” degli USA e il Congressoapprovava una mozione che affermavale radici irochesi della Costituzioneamericana, una fandonia che però piacea molti politici.Benché un gruppo di estremisti fossecontrario, gran parte degli studiosiaccettò di mettersi in discussionecomprendendo che per troppo tempoerano rimasti nelle loro torri d’avorio eche l’atmosfera politica era lorosfavorevole. Dal punto di vista accade-

mico, le loro discipline non rendevanomiliardi e erano “sacrificabili” sull’altaredella politica. Gli scienziati entrarono,quindi, nelle commissioni da cui uscì ilNAGPRA, Native American GravesProtection and Ripatriation Act del1990, la legge sulla protezione deicimiteri e il rimpatrio, un vocabolopericolosamente carico politicamente.Questa legge che essenzialmenteriguardava i diritti umani, era contro gliabusi della dissacrazione dei cimiteri e ilsaccheggio degli oggetti indiani davendere sul mercato del collezionismo edei musei e faceva il paio con l’ARPA,la legge per la protezione dei sitiarcheologici. Tuttavia questa normativa,bene intenzionata e frutto di un compro-messo politico, nelle mani dei burocratiche dovevano applicarla e degli avvocatitribali, cominciò ad acquistare vitapropria, al di là delle intenzioni dellegislatore, che ingenuamente avevainteso applicarla alla situazione esistente,di cimiteri storicamente recenti, e nonaveva regolamentato nuove scopertearcheologiche né posto limiti temporali.I principali problemi del NAGPRA,secondo Keith W. Kintigh, presidentedella Society for American Archeology(SAA) e uno dei suoi sostenitori altempo dell’approvazione, provengono

«da agenzie o musei che fanno quelloche è politicamente o burocraticamenteconveniente, piuttosto che prenderesul serio il mandato della legge. IlNAGPRA fondamentalmente devestabilire l’affiliazione culturale, maquesto concetto è stato distorto tanto darenderlo irriconoscibile. Per esempio,negli scavi attuali, si presume di solitoche esista l’affiliazione culturale per tuttii resti che sono assegnati a una tribùmoderna prima ancora che il badileabbia spaccato il terreno» (Kintigh1999)1. Secondo le interpretazionirestrittive dei burocrati del Ministerodell’Interno e degli altri uffici governati-vi i criteri temporali consistono nel fattoche qualsiasi resto umano datato primadel 1492 è “nativo americano”, anche seè vecchio di diecimila anni e non hanessuna “affinità culturale” con popola-zioni moderne. Il criterio geograficostabilisce che è considerato “ancestrale”il territorio rivendicato da popolazionistoriche, immigrate anche di recente, dicui si crede in modo letterale allemitologie della creazione. Questo hafatto sì che ossa di non indiani sianostate “rimpatriate”, resti umani sianostati consegnati agli eredi dei nemicitribali che ne avevano causato la morte,tribù politicamente meno attive o deboli

Osso pelvico dell’Uomo di Kennewick con la punta di dardo Cascades.

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N° 18siano state escluse dal caso, tribùpoliticamente ed economicamenteimportanti siano state immesse arbitra-riamente nel caso e preziosi restipreistorici “culturalmente non affiliati”siano stati sepolti e resi irreperibili datribù giunte storicamente nella zona oltrenovemila anni dopo.In una lettera al New York Times (4ottobre 1996) l’ex presidente del SAA,Bill Lippe, scriveva che, benché ilNAGPRA «accolga le richieste indianedi controllo tribale dei resti ancestrali, lalegge non prende adeguatamente inconsiderazione il fatto che i geni, i tratticulturali e la lingua non sono ereditati innetti pacchetti tribali, ma diffusi,contratti e scambiati in modo indipen-dente nel tempo». Ma questa “incertez-za” non regolamentata, l’ “insicurezza”tipica della scienza che deve controllaree ricontrollare i risultati, formulareteorie, provarle, riformularne altre e cosìvia, non piace ai burocrati. E quando iburocrati sbagliano, perseveranonell’errore e lo difendono a ogni costo, aspese del cittadino. È quello che hannofatto il Genio Militare e il Ministerodell’Interno, che hanno speso oltre unmilione di dollari, finora, per impedireche i massimi scienziati d’Americastudiassero l’Uomo di Kennewick.

La situazione attuale.Dopo la diffusione della notizia chel’Uomo di Kennewick era caucasoid,una setta californiana che segue l’anticareligione germanica dei vichinghi,l’Asatru Folk Assembly, impugnando ilPrimo Emendamento della Costituzione,fece causa al Genio Militare e algoverno, affermando che aveva il dirittodi conoscere l’eventuale ascendenzaeuropea dello scheletro con studiadeguati e, in caso positivo, ne rivendi-cava la disposizione delle ossa. A voltegli angeli appaiono dalle direzioni piùimpensate e così le due cause legaliimpedirono la consegna dei resti aifondamentalisti indiani. Mentre loscheletro restava presso il GenioMilitare e agli scienziati era preclusopersino avvicinarsi, gli indiani segreta-mente fecero cinque cerimonie sulleossa, cospargendole di aghi di cedro erischiando l’inquinamento di eventualitest se mai perdessero la causa. Nellostesso periodo scomparvero anche granparte dei femori che, dopo il cranio,

sono la parte ossea più importante perottenere molte informazioni, tra cuil’affiliazione di popolazione. Comun-que, dopo la scoperta del fatto e leripetute censure del giudice Jelderks, ilGenio trasportò le ossa al museo Burkedi Seattle dove, per la prima volta dopol’esame di Chatters, gli scienziatiquerelanti hanno potuto inviare un lororappresentante, il dr. Owsley delloSmithsonian Institution e un testimone, acontrollare l’inventario. Per boicottare illavoro il Ministero dell’Interno, cui ilGenio ha lasciato la patata bollente,dopo aver imposto una scadenzaeccessivamente stretta, all’ultimo minutoha proibito l’uso dei computer (nellacittà di Bill Gates!), impedendo così lacostituzione di database e costringendogli operatori a fare il lavoro con appuntia mano o al registratore (ammessoesplicitamente dal tribunale). Ha poicostituito una squadra di propri scienzia-ti per datare le ossa, decidendo diignorare la prima datazione. Nonostantei rimproveri del tribunale, i lavori vannocosì a rilento che il giudice ha imposto,prima di riaprire la causa, comescadenza finale il 24 marzo 2000, in cuiil Ministero deve dire se concede agliscienziati querelanti di poter studiare loscheletro e, in caso negativo, deve darespiegazioni legalmente accettabili.Nonostante il furto di parte dei femori, lecondizioni scandalose con cui il Genioha gestito le ossa, la distruzione del sitodi ritrovamento con la scusa dirafforzare la riva del fiume, dopoaver concesso solo un minimo ditempo per lo studio, e la discuti-bilità delle scelte scientifiche delMinistero dell’Interno, alcunirisultati sono già chiari dalrapporto preliminare del team delMinistero. Il capo del team,Frank McManamon, capoarcheologo del National ParkService, aveva tentato di fare unadatazione “non intrusiva” delleossa per «rispetto alle credenzereligiose degli indiani», ma

concludeva che non poteva farlo senza iltest del C

14 e non escludeva il test del

DNA. Il gruppo che datava il suolo,riconosceva che la datazione di 9200anni era coerente e dichiarava che eranecessario fare altri test nel sito distrutto.Ma la squadra di Powell e Roseraggiungeva già importanti conclusioni:l’Uomo di Kennewick era morto tra i45-50 anni; era alto circa 1.75 m., moltopiù della media degli indiani della zonain epoca storica, aveva un’ottimamuscolatura, soprattutto nelle braccia, etutte le giunture erano in forma; ingioventù si era rotto due costole el’omero destro, ma era guarito bene epiù o meno nello stesso periodo era statoferito da un colpo di lancia, che gliaveva lasciato la punta di pietra confic-cata nell’osso pelvico, ma era guaritoperfettamente e non era rimasto inabile.I suoi denti, benché consumati dallapolvere di pietra della macinazione disemi commestibili, non presentavanocarie. Macchie rosse potevano rappre-sentare un’origine culturale - unasepoltura - ma senza analisi chimica nonera possibile stabilire se si trattava ditipica ocra rossa, anche perché non erastato rinvenuto alcun oggetto vicino alleossa. Riguardo alla popolazione affiliata,Powell e Rose concludevano che, anchese un gruppo europeo, gli zalavar (4%)era incluso tra i primi cinque piùprossimi, insieme a una popolazionenativa americana preistorica delMidwest, tuttavia l’Uomo di Kennewick

Un ainu, la popolazione caucasoi-de indigena delle isole di Hokkaidoe Kurili del Giappone; gli ainusono stati oggetto di pulizia etni-ca nel Giappone feudale e sonoancor oggi di fatto discriminatidai giapponesi.

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HAKOMAGAZINEsembrava mostrare le maggiori affinitàmorfologiche con popolazioni dellaPolinesia (64%) e del Sudest asiatico(24%) «e non con gli indiani americanio gli europei». In particolare aveva lesue più strette associazioni con gli Ainudel Giappone, una popolazione origina-ria, definita caucasoide nel XIX secolo,che si pensa derivi dalla cultura preisto-rica Jomon e che occupava l’arcipelagoprima degli attuali giapponesi. Powell eRose affermavano categoricamente chelo «scheletro Kennewick può essereescluso, sulla base della morfologiadentale e cranica, dagli indiani americanirecenti. Più importante, può essereescluso (sulla base delle probabilità ditipicità) da TUTTI i gruppi umani del tardoOlocene». Ci sono indicazioni disomiglianze con popoli arcaici delGrande Bacino e delle Terre Boscoseorientali, ma solo una serie di analisiregionali su resti ben datati che copranoun arco di 9000 anni possono dimostrarela continuità diretta tra l’Uomo diKennewick e le tribù moderne dellostato di Washington centro-orientale chelo rivendicano2.Il giudice federale Jelderks, dopo avercensurato i «ritardi non necessari» e datoun termine ultimo, ha dichiarato cheogni decisione raggiunta dal Ministerodell’Interno senza i test del DNA«sarebbe probabilmente soggetta aricorso in quanto arbitraria e capriccio-sa»3 . Nel gennaio 2000 i nuovi test alC

14 hanno confermato la datazione di

9200 anni.

Il dibattito.Reclamando l’Uomo di Kennewick, gliumatilla emisero un comunicato cheaffermava: «I nostri anziani ci hannoinsegnato che una volta che un corpoentra nella terra, deve stare là fino allafine del tempo. Se questo individuo haoltre 9000 anni, sostanzia solo la nostracredenza che sia nativo americano.Dalla nostra storia orale, sappiamo che ilnostro popolo fa parte di questa terradall’inizio del tempo. Noi non crediamoche il nostro popolo sia migrato qui daun altro continente, come fanno gliscienziati … Gli scienziati credono che,poiché la testa di quell’individuo nonassomiglia alle nostre, non sia nativoamericano. I nostri anziani ci hannodetto che gli indiani non sempreavevano l’aspetto che hanno oggi.

Alcuniscienziaticredono chese questoindividuo nonsarà studiatopiù a lungo,noi, comeindiani,distruggere-mo una provadella nostrastoria. Noiconosciamogià la nostrastoria, ci ètrasmessa dainostri anzianie attraverso lenostrepratichereligiose».BroncoLebeau,funzionariodella repatriation lakota sioux diCheyenne River, in un dibattito allaBBC poi trasformato in video, Horizon:Bones of Contention, a un certo puntodichiara: «La visione del mondo cheabbiamo per i lakota è che noi siamosempre stati qui, non siamo immigratiqui, non ci siamo evoluti qui, noi siamostati creati nelle nostre terre nelle PahaSapa, le Colline Nere, a Wind Cave erifiutiamo la visione del mondo dellasocietà dominante della teoria dellamigrazione. Quando voi parlate delleteorie dell’evoluzione, i lakota non cicredono - essi credono nella creazione.…Dove (sic) smetteranno di dirci chisiamo, [che] non siamo in relazione? Voinon ci conoscete, non sapete comepensiamo, non sapete cosa sentiamo,non sapete le giustificazioni che usiamoper determinare i nostri rapporti. I nostrirapporti sono sviluppati da noi, sonotenuti da noi e sono usati da noi e noisiamo molto - devo controllare il miolinguaggio - molto arrabbiati quandoqualcuno della Costa Orientale, unoscienziato, dice: “non siete collegati -posso provare che non siete collegatiperché il vostro cranio non misura comequello di un piedineri”. È un’affermazio-ne molto, molto arrogante». Con latipica loquela sopra le righe dei militantiLebeau rifiuta ogni discussione suibenefici medici degli studi di eredità

genetica: «Per i lakota persino conside-rare un beneficio nell’analisi del DNAdei nostri antenati (sic), tutto quello chechiediamo è: mostratelo, dimostratelo.Chi salverete, questa è la domanda?Perché tentate di offrirci quello che 1)crediamo non abbia meriti per noi, 2)non ha rapporto con noi, e 3) semplice-mente non lo vogliamo. Noi continuia-mo a dire di no. Quale parte di “no” noncapite ?».4

Le ossa dell’Uomo di Kennewick, inrealtà, commenta Mike Lee, giornalistadel Tricity Herald, che ha fatto un’otti-ma copertura della vicenda on-line,«riguardano il potere», «riguardano chipossiede il passato» e «chi controlla ilfuturo». «Il fatto è che nessuno possiedeil passato - dichiara Clement W.Meighan, professor emeritus di antropo-logia all’UCLA - anche se possonopossedere la stampa e l’insegnamentodel passato, com’è dimostrato dallemolte ricostruzioni politiche della storiada parte di vari regimi. La vera domandaè “chi disconosce il passato reale, inmodo da poter vendere le propriemitologie o altra ‘saggezza ricevuta’ chenon può essere posta in discussione osfidata dalle prove?”» e ancora: «Èdifficile definire le giustificazioni basatesulla religione per le azioni legali,passato, presente e futuro, perché nonc’è una definizione di “religione

I geni si trovano all’interno del nucleo della cellula eucariota, ma imitocondri che trasportano mtDNA sono al suo esterno; il mtDNAè ereditato solo dalla madre.A p. 33: Modelli di colonizzazione basati sul mtDNA secondo T. G.Schurr. La linea 3 riprende l’idea della fonte ainu.

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N° 18indiana”. Ci sono centinaia di religionidistinte dei gruppi tribali degli USA, lamaggior parte delle quali non è piùpraticata se non per ragioni politiche. …La più recente estensione dell’attivismoreligioso implica pretese su terreni, conl’idea che, se sono presenti antichi resti[di qualsiasi tipo, anche non connessicon tombe, aveva detto prima], il luogonon solo dovrebbe essere protetto daqualsiasi studio (“dissacrazione”), madovrebbe essere dato agli indiani attualiper loro uso …[come ha dichiarato ilgiudice, in una causa intentata daun’organizzazione universitaria indianacontro l’UCLA per l’uso di 22 acri sullabase dell’esistenza di alcuni repertiarcheologici] l’effetto principale eprimario, in realtà il solo effetto, è di faravanzare la religione indiana sopra ognialtra religione organizzata o nessunareligione; la sezione [suddivisione g diuno statuto universitario, dichiaratoincostituzionale dal giudice di cuiMeighan cita le parole] mescola inmodo inammissibile il governo con lareligione»5. In realtà gli indiani nonhanno alcun problema con le autopsie,anzi talvolta, come nel caso YellowThunder, le pretendono, il che è incontraddizione con l’idea che il corpodebba essere intero, che sarebbe uno deimotivi posti come ostacolo allo studioaccademico.Secondo Rebecca Totsie, Santa Clarapueblo, direttore esecutivo del “Pro-gramma Legale Indiano” all’Universitàdell’Arizona ed ex membro del comitatoconsultivo composto da tre indiani e trenon indiani per il NAGPRA, invece c’è«un significato politico e morale nellacontroversia sull’Uomo di Kennewick,che va al cuore delle relazioni intercultu-rali tra indiani e non indiani negli

USA»6. Deb Huglin, archeologa tribalecaliforniana per il “rimpatrio” aggiungeche «gran parte di quello che c’è inantropologia … è del tutto ipotetico …costruiscono queste storie … perappoggiare questa propaganda che ci fuuna migrazione. Stanno tentando di direche, se qualcun altro è immigrato, è OKper noi [bianchi] migrare e invadere»7.Meno volgarmente, Joe Watkins,archeologo indiano del Bureau of IndianAffairs (BIA), spiega che alcuni «gruppitribali vedono [questo caso] come unaltro tentativo di toglierci il nostro statodi aborigeni. Lo vedono … come unamossa politica per trasformarli insecondi venuti»8. Armand Minthorn,umatilla, uno dei più loquaci portavocidelle tribù che rivendicano le ossacontese - gli altri si rifiutano di parlare aigiornalisti - invece nega saggiamentequesto pericolo: «Il risultato di questocaso non ha alcun legame legale con itrattati e la sovranità tribale»9 e, aproposito della storia afferma: «Cono-sciamo la nostra storia. I nostri insegna-menti ci dicono cosa accadde diecimilaanni fa. Solo perché non è scritto in unlibro non significa che non sia un fatto.Io so come il mondo è cominciato e socome finirà»10. Brett Shelton, avvocatoindiano ed ex analista politico per ilNational Indian Health Board, vede ilpotenziale pericolo degli studi preistori-ci, che minacciano almeno due dottrinelegali fondamentali sulla sovranitàtribale, che possono essere messe inpericolo dagli studi sul DNA: «Lasovranità tribale è basata su unadefinizione di indiano o di tribù come“popoli distinti”, che è usata perdeterminare se un gruppo di personesono una tribù, chi ha diritti tribali per ilfatto di essere in Nordamerica “da

tempo immemorabile”, il che significaveramente “non sappiamo quandocominciò”. Questa è la base di alcuniimportanti diritti tribali. I diritti d’acquae i diritti aborigeni di caccia e pescasono alcuni esempi. Non dico che gliscienziati abbiano cattive intenzionicontro i popoli indigeni, ma piuttostoche la scienza crea nuovi, gravissimirischi per le tribù».11

Questa posizione politico-religiosacreazionista, nata negli anni Sessanta,che nega la comunità biologica deinativi americani con il resto dell’umani-tà, e di cui chiunque intravede lapericolosità razzista, ha come unicointeresse la “verità storica giudiziaria”che gli avvocati tribali riescono avincere nelle cause contro parti avverseindiane e non indiane. In caso dubbio,meglio seppellire tutto e cercare difermare la scienza. Però non è cosìfacile: proprio in questi anni sta avve-nendo una rivoluzione epocale neglistudi sul popolamento delle Americhe,non solo negli USA, ma anche inCanada e, soprattutto, in Sudamerica,dove non esistono le follie burocratichedel NAGPRA. «Fin da quando fuapprovato il NAGPRA nel 1990, ilcreazionismo indiano, che respinge lateoria dell’evoluzione e altre spiegazioniscientifiche delle origini umane a favoredelle proprie credenze religiose, ha fattopoliticamente continui progressi.Aderendo ai propri racconti dellacreazione in modo tanto adamantinoquanto i creazionisti biblici aderiscono alLibro della Genesi, le tribù indianehanno bloccato importanti ricerchearcheologiche su centinaia di repertipreistorici», scriveva George Johnsonsul New York Times (22/10/96). «Certagente che non ha simpatia per i fonda-

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HAKOMAGAZINEmentalisti cristiani, ha una straordinariasimpatia per le credenze indiane. Nonsono sicuro di vedere la differenza»,commenta Steve Lekson, del museodell’Università del Colorado12 eClement Meighan, dell’Università diCalifornia a Los Angeles, ha affermatoche l’archeologia è minacciata da «unaforte sottocorrente anti-intellettuale. Gliindiani hanno una fede rivelata che nondeve essere sfidata, messa in dubbio oinvestigata. Alla lunga gli indianisaranno quelli che perderanno di più. Èla loro storia che stanno distruggen-do».13

Intanto il nuovo, diffusissimo testo diantropologia fisica della McGraw-Hillinserisce una sezione sull’Uomo diKennewick, che secondo Bruce M.Rowe, co-autore con Philip L. Stein,dimostra agli studenti che «i postulatiscientifici non sono mai incisi nellapietra». I dati nuovi cambiano le nostreidee sul mondo, e aggiunge: «Se gliantenati degli indiani attuali sono stati isecondi a giungere qui, allora le lorobattaglie legali sulla terra basate su“eravamo qui per primi” potrebbero nonavere molta forza psicologica»14.Tuttavia gli scienziati non escludono chele nuove scoperte sul popolamento delleAmeriche potrebbero vedere, all’internodi un quadro migratorio più complesso,gli antenati degli indiani attuali.Il dr. Rose, uno degli scienziati del teamdel Ministero dell’Interno che haesaminato l’Uomo di Kennewick, si èdetto convinto che altri scienziatidovrebbero esaminarlo: «Comedemocrazia, dobbiamo dare in Americal’opportunità di sviluppare opinionidiverse e, certo, questa è l’essenza dellascienza»15. È proprio questo il punto:può un gruppo di fondamentalistireligiosi censurare conoscenze cheinteressano l’umanità? Può il governoamericano decidere chi e come e fino ache punto condurre una ricerca scientifi-ca? Il boicottaggio del governo nell’ap-plicazione iperrestrittiva e letterale delNAGPRA, lo stesso presidente Clintonche si dichiara contrario all’emenda-mento sui resti “non affiliati” della piùlontana preistoria, in appoggio al proprioMinistero dell’Interno, sembrano

mostrare una paura simile a quella deifondamentalisti sulla verifica di certeipotesi ora diventate correnti.Come afferma il dr. Chatters nella suadichiarazione in favore del progetto dilegge n° HR2893 di modifica alNAGPRA, «lo studio della preistoria, inparticolare degli antichi popoli, è dibeneficio per tutta l’umanità, a prescin-dere dalla nazione». Come marito epadre di indiane haida, Chatters sipreoccupa anche dei diritti degli altriindiani, che non solo sono deprivati delloro passato, ma anche degli studigenetici su due malattie che flagellano inativi americani: l’artrite reumatoide e ildiabete tipo 2. In campo c’è nientemenoche il contrasto tra religione e scienza,tra libertà di religione e libertà diconoscenza. «In certi posti, la scienza èvista semplicemente come un altromezzo per generare e asserire potere.Comunque, i critici della scienza hanno

ancora da proporre un’alternativa vitaleche non sia semplicemente un pretestoper la fantasia e racconti non verificabi-li», dichiara Alan Schneider, avvocatodegli otto massimi scienziati che hannofatto causa al governo e che, c’è danotare, rappresentano un po’ tutte leteorie sul popolamento delle Americhe.Nel suo discorso alla conferenza diClovis and Beyond, Schneider lamenta-va «l’atteggiamento antiscientifico di chiprende decisioni a livello governativo»che «vede la scienza come una collezio-ne di risposte a questioni fattualipiuttosto che un processo di sperimenta-zione di ipotesi contro dati». E ponel’importante questione: chi decide lapolitica pubblica? Non il governo, ma ilCongresso e le legislature statali, che«hanno il mandato legale e morale diparlare a nome di tutti gli americani».Nel caso dell’Uomo di Kennewick chi èstato lasciato fuori è il pubblico, che ha

Sheta-mo-on-e, un capo yakima; fotogra-fia di Rutler, 1900.

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anch’esso un interesse per il passatodell’America. «L’accesso al passato haanche importanti implicazioni per ilconcetto americano di società democra-tica aperta. La scienza moderna e leistituzioni democratiche occidentalisono il prodotto della stessa rivoluzionedel pensiero intellettuale. Entrambe sifondano sugli stessi principi: il popolodeve essere libero di sapere la verità ilpiù possibile e tutte le pretese di verità(qualsiasi sia la fonte) dovrebbero esseresoggette a dibattito e valutazione aperta.Qualsiasi politica che restringa questiprincipi di libero investigare in una sfera(come la scienza) ha implicazioni nellaloro interpretazione e applicazione nellealtre sfere … Ho ampie riserve sull’at-tuale stato della politica pubblica sullapreistoria e su come è applicata dalleagenzie governative … quali questionidella preistoria possono essere investiga-te e chi può farlo. Tale esercizio delpotere è essenzialmente autoritario.Cerca di dire alle persone che cosapossono sapere e come dovrebberopensare. Per sua natura è fondamental-mente incompatibile con la scienza e letradizioni democratiche occidentali».16

Come scriveva quel lettore messicano aScience, che diritto hanno il governo egli indiani degli USA di censurare laconoscenza di quello che, considerate ledate, più probabilmente è un antenatodei messicani che stavano scendendogiù per il continente?

Il popolamento delle Americhe: cennisulle idee attuali.Prima del 1927 gran parte degliarcheologi credeva che gli esseri umanisi trovassero in America solo da 4000-

5000 anni. Questa idea venne radical-mente mutata dalla scoperta pressoFolsom, New Mexico, di una punta dilancia di pietra conficcata nelle costoledi un bisonte estinto in un sito nondisturbato. Gli studiosi si convinsero chegli indiani erano in America fin dallafine del Pleistocene, circa 10.000 annifa. Nel 1935, però, le date venneronuovamente spinte all’indietro dallascoperta a Blackwater Draw, pressoClovis, New Mexico, sotto l’orizzonteculturale Folsom, di punte di pietra eossa di mammut della cultura chiamataClovis, datata 11.500-10.900 anniradiocarbonio fa (13.350-12.975 annicalendarici).Secondo la teoria corrente fino a questiultimi anni e accettata come ortodossiaper almeno cinquant’anni, bande dicacciatori di megafauna del Pleistocenecominciarono a migrare a piedi dallaSiberia circa 13.000 anni fa, attraversolo Stretto di Bering, che formava unvasto ponte di terra libera dal ghiaccio, acausa del ritiro del mare dovuto aighiacciai e arrivarono in Alaska. Di quiscesero a sud attraverso un corridoio trai ghiacciai e presto si espansero attraver-so gli USA, dove la loro presenza èampiamente documentata da tipichepunte di lancia o dardi da propulsore,chiamate Clovis, dalla cittadina in NewMexico dove furono scoperte la primavolta. La teoria Clovis, com’è chiamata,che immagina questi gruppi umanicome i primi a popolare le Americhe,sostiene poi che, in meno di mille anni, iClovis siano scesi fino alla Terra delFuoco, sempre per via di terra e siano lapopolazione fondante degli attualiindiani d’America.

Il paradigma Clovis ha imperatoper anni come ortodossia, tantoda venire chiamato anche la“barriera Clovis”, ma le nuovescoperte lo stanno incrinandomolto seriamente, mentrevecchie scoperte e teorie, finorarespinte come eretiche, vengonoviste sotto nuova luce e lostanno mettendo duramente allaprova. Due scoperte in partico-

lare hanno minato le fondamentadell’ortodossia Clovis: i resti di unaccampamento pre-Clovis a MonteVerde, Cile, e l’Uomo di Kennewick.Monte Verde17 dimostra che dellepopolazioni pre-Clovis avevanoraggiunto il Cile 12.500 anni fa, più diun millennio prima dei primi segni diClovis in New Mexico. Un sito semprea Monte Verde, anche se non ancoraconfermato, fa pensare a una possibileoccupazione addirittura 34.000 anni fa opiù.Il fatto che l’Uomo di Kennewick nonabbia tratti nativi americani, ha confer-mato le scoperte di alcuni scienziati suossa vecchie più di 8.500 anni, prove-nienti da numerosi siti di Minnesota,Texas, Colorado e Arizona da tempo neimusei e non rimpatriate, più quellerecenti come la Donna di Buhl, Idaho,rimpatriata agli shoshone-bannock, laDonna del Minnesota, rimpatriata aisantee sioux, e l’Uomo di Spirit Cave,reclamato dai paiute, e altri resti. Tuttiquesti reperti, che comprendono siacacciatori specializzati di prede di grossataglia che cacciatori-raccoglitori nonspecializzati, hanno in comune unaspetto fisico simile: crani più lunghi estretti e facce più piccole e strette diquelle native americane. Inoltre, lamaggior parte dei popoli del tardoPleistocene/primo Olocene (oltre gli8500 anni) del Bacino del Pacifico,compresi parecchi siti in Giappone,hanno le stesse caratteristiche generali.Queste scoperte hanno incoraggiato isostenitori della migrazione lungo ilNorth Pacific Rim, che sostengono,confortati dalla geologia, che il corridoioalaskano, oltre a essere chiuso per la

Le varie ipotesi del popolamentodelle Americhe: dal sudest asia-tico e dall’Australia; dall’areaainu e dalla Siberia; dall’Iberia.

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HAKOMAGAZINEmaggior parte del tempo, non permette-va alla grossa selvaggina di sopravvive-re e che invece la migrazione avvenne inbarca lungo la piattaforma continentaleall’orlo dei ghiacciai, ricchissima dianimali marini e uccelli. Costeggiandol’Asia settentrionale questi popolisarebbero entrati in Nordamerica e scesilungo la costa fino al Sudamerica, unavia più facile e veloce che fare ilpercorso a piedi, e anche all’interno delcontinente si sarebbero mossi soprattuttoper via d’acqua. I popoli del SudestAsiatico avevano colonizzato via marel’Australia almeno 50.000 anni fa eavevano le capacità nautiche per lanavigazione in mare aperto. Le difficoltàdi trovare siti che confermino questa viamigratoria sono dovute al fatto che granparte della costa è stata sommersa dopola fine dell’era glaciale e anche al fattoche la “barriera Clovis” la rendevaminoritaria. Tuttavia, alcune scoperterecenti al largo della British Columbia,Canada, delle Channel Islands inCalifornia e lungo la costa del Perùhanno rafforzato questa ipotesi. Digrande importanza è stata anche lascoperta in Brasile di Luzia, una giovanemorta a vent’anni circa 11.500 e piùanni fa. Anche se i giornali hannodefinito i suoi tratti “negroidi”, in realtàassomiglia agli aborigeni australiani, chehanno appunto quei tratti. Lo scopritore,Valter Neves dell’Università di SanPaolo, pensa che faccia parte dei popoliche migrarono dal Sudest asiatico,colonizzando l’Australia e che probabil-mente raggiunsero in parte l’America,secondo qualcuno direttamente, secondoNeves e altri risalendo il North PacificRim e poi scendendo a sud. Nella zonadov’è stata trovata Luzia, il soprannomein portoghese che ricorda la famosaLucy africana, sono stati trovati i resti diun’altra quarantina di individui, tutti conle stesse caratteristiche.La più controversa delle teorie pre-Clovis risale agli anni Trenta, ma staricevendo maggiore rispetto dato che ilsuo più importante sostenitore è DennisStanford dello Smithsonian Institution.Suggerisce che un’ondata migratoria viamare sia arrivata dalla Penisola Iberica,cioè dall’attuale Spagna, Portogallo eFrancia meridionale, circa 18.000 annifa. Queste popolazioni europee dellaCultura Solutreana (dal nome del sitofrancese), avrebbero colonizzato la

Costa Orientale del Canada e degli USApassando lungo la costa ghiacciata chenel Pleistocene si estendeva dall’Irlandaalla Nova Scotia in Canada, conimbarcazioni di pelle e cacciando uccellie animali marini. Questo spiegherebbeperchè gli oggetti dei Solutreani sianotanto simili a quelli dei successiviClovis, mentre non esistono oggettiClovis in tutta quella Siberia che,secondo i teorici ortodossi, quellepopolazioni avrebbero dovuto percorre-re. È così emerso il concetto di “Mezza-luna Nordatlantica” (North AtlanticCrescent) che bilancia la visione delNorth Pacific Rim e ci ricorda che ipopoli antichissimi erano grandinavigatori. Queste nuove teorie spieghe-rebbero perchè ci sono segni di macella-zione di mammut nelle Pianure delMidwest 19.000 anni fa e resti dioccupazione umana in Pennsylvaniacirca 16.000 anni fa. Nonostante laresistenza dei sostenitori di “Clovisprimo, Clovis ovunque”, gli umani cheabitavano il Montana prima di 13.000anni fa avrebbero dovuto correre peressere in Cile circa 12.000 anni fa.Questo nuovo punto di vista, inoltre,valorizza le scoperte che da anni stavanocompiendo gli archeologi e gli altristudiosi del Sudamerica, sempresminuite e marginalizzate dagliortodossi nordamericani.Sta cambiando anche la nostra percezio-ne delle prime popolazioni americane:fino a oggi era popolare l’immagine“machista” dei cacciatori della megafau-

na del Paleolitico Superiore (Adovasio-Hyland 2000). Queste culture eranointerpretate soprattutto da studiosimaschi in termini degli strumenti liticiche ci hanno lasciato, per lo più armi estrumenti da caccia e macellazione, checostituiscono, però, solo il 5% delmateriale culturale. Il restante 95% eracostituito da materiale deperibile: oggi,però, è certo che corde, cesti, reti etessuti erano prodotti in Europa centralealmeno 25.000 anni fa e vi sono proveche materiali simili erano prodotti soloqualche migliaio di anni più tardi altrovein Europa, Medioriente ed Estremooriente. Questa tecnologia soft si basavasul lavoro femminile e faceva parte delbagaglio dei primi colonizzatori delleAmeriche. Nel Nuovo Mondo gliarticoli in fibra sono altrettanto antichidegli strumenti litici e, in tutti i siti delprimo Olocene, circa 10.000 anni fa, lefibre sono venti volte più comuni dellapietra e il legno quattro volte piùnumeroso.18

Anche la genetica ci dà un quadromigratorio molto più complesso diquanto si credeva fino agli anni Ottanta.Studi basati sulle lingue sostenevano chevi erano state tre ondate migratorie nelleAmeriche: Amerinda (che comprendevai Clovis e tutti i loro discendenti),NaDene (le popolazioni di linguaatapasca) e gli eschimesi/aleutini.Queste tre migrazioni identificate dailinguisti e avvalorate anche da studi suidenti, non sono supportate dallagenetica. La ricerca genetica molecolaresuggerisce che i primi colonizzatoriarrivarono nelle Americhe molto primadella cultura Clovis (circa 11.500 anniradiocarbonio, 13.350 anni calendariciprima del presente) e i dati ci dicono cheparecchie espansioni geografichecontribuirono alla diversità genetica deisiberiani e dei nativi americani. «Parec-chi studi genetici hanno suggerito unasingola migrazione dalla Siberiasudorientale e dalla Mongolia nelNuovo Mondo, ma io e i miei colleghipensiamo a multiple migrazioni nelleAmeriche, come pure a una serie di areeaddizionali o alternative come fontedegli antichi Paleoindiani, compreso ilbasso Amur tra Russia e Cina» (Schurr,2000)19. La colonizzazione, comesingolo evento o in ondate multiple,sembra sia avvenuta almeno 20.000anni fa e forse addirittura 40.000 anni fa.

Cranio e ipotetica ricostruzione di Luzia.

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Note1 Kintigh K. W., A Delicate Balance: TheSociety for American Archeology and theDevelopment of National Repatriation Policy,Discorso tenuto alla sessione d’apertura delconvegno Clovis and Beyond, Santa Fe, NM28-30 oct. 1999, http://www.friendofpast.org/news-991208-05.html2 http://www.cr.nps.gov/aad/kennewick/powell_rose.htm.3 Mike L., “The Future Od Kennewick Manis as uncertain as his past”, in Tricity Herald,Kennewick Man Virtual Interpretive Center,

22/12/99 http://www.tri-cityherald.com/bones/recasting/story8.html.4 British Broadcasting Corporation, Horizon:Bones of Contention, http://www.uiowa.edu/~anthro/reburial/bbcbones.html.5 Meighan C. W., “Disowning the Past”, inSocial Facts, Newsletter of BASS-Nas,http://www.nas.org/newsletters/socfacts/meighan.htm.6 Tricity Herald 26/12/99.7 Tricity Herald 26/12/99.8 Tricity Herald 26/12/99.9 Tricity Herald 26/12/99.10 Tricity Herald 10/6/98.11 Harris D., Tribes Met to Discuss GeneticColonization: A Report from the ColonialismThrough Biopiracy Conference, 11-12 oct.e1998, Polson, MT, http://www.minorities-jb.com/native/education/biopiracy11.html12 New York Times 22/10/96.13 New York Times 22/10/9614 Tricity Herald 1/6/99.15 The Oregonian 22/12/99.16 Schneider Alan L., “Public Policy andPrehistory”, in Clovis and Beyond Conferen-ce, NM, 29/12/99, http://www.friendsofpast.org/news-991208-01.html.17 A Monte Verde, sulle rive del torrenteChinchihaupi, presso Puerto Montt, a 500 km.da Santiago, gli archeologi Dillihay, dell’Uni-versità del Kentucky e Pino dell’Università diValdivia, cominciarono a scavare nel 1976.Sotto una torbiera trovarono i resti di un anticoaccampamento, compresi materiali deperibilicome legno, cordame, ecc. Qui viveva un grup-po di 20-30 persone in ripari coperti di pelli: aprimavera raccoglievano bacche, castagne inautunno e mangiavano patate, funghi ed erbedi palude. Cacciavano piccoli animali e gli an-tenati del lama e talvolta scendevano fino allavicina spiaggia del Pacifico (30 km) a racco-gliere conchiglie commestibili. Gli scavi han-no rivelato le assi di legno di qualcuna delle12 capanne e i tronchi con ancora attaccati re-sidui delle pelli di copertura isolante. Alcunipali avevano ancora pezzi di corde confezio-nate con erbe locali. La gente di Monte Verdeaveva belle punte di pietra bifacciali, fabbrica-va bastoni da scavo, pietre da macina a mano(metate) e strumenti di osso e avorio. Sonorimasti anche alcune noci e semi e un pezzo dicarne di mastodonte, oltre a parecchi coproliti(feci fossili) e l’impronta del piede di un bam-bino di fronte a un focolare.18 Adovasio, J.M.-Hyland, D.C., “The Needto Weave. The First Americans Used MoreFiber Than Flint”, Scientific AmericanDiscovering Archaelogy, Issue 7, gennaio-feb-braio 2000.19 Schurr, Theodore G., “The Story in theGenes. Genetic Research Finds More, OlderOptions for First Americans”, Scientific Ame-rican Discovering Archaeology, Issue 7, gen-naio-febbraio 2000.

In seguito, dopo il massimo glacialecirca 8000 anni fa, altri gruppi entraronoin Nordamerica. Mentre la maggioranzadei lignaggi genetici presenti neimoderni nativi americani ha i propriantecedenti in Asia orientale e in Siberia,lavori recenti hanno mostrato che unlignaggio ha le sue radici in Eurasia.I due sistemi genetici primari per questistudi sono il DNA mitocondriale(mtDNA), che trasmette il patrimoniomaterno e il cromosoma Y, che trasmetteil patrimonio paterno ai figli maschi.Molte delle mutazioni rilevate nelmtDNA e nei cromosomi Y sonocorrelate con le regioni geografichedove sono avvenute per la prima volta erendono possibile la ricostruzione degliantichi schemi migratori.Il mtDNA dei nativi americani è diviso iquattro aplogruppi o lignaggi, designatiA, B, C, D, ciascuno definito da unaspecifica serie di marcatori genetici. Leanalisi statistiche indicano che gliaplogruppi A, C, D hanno avuto originetra i 35.000 e i 25.000 anni fa sia inSiberia che in America. L’aplogruppo Bsembrava molto più giovane in Ameri-ca, secondo uno studio, ma altri lavorisuggeriscono la sua presenza in Asiaorientale almeno tra i 30.000 e i 24.000anni fa e può essere entrato nel NuovoMondo durante questo periodo. I datimolecolari suggeriscono che i quattroaplogruppi primari dei nativi americanifurono portati in America prima delmassimo glaciale. Di recente, però, èstato scoperto un quinto aplogruppofondante negli indiani, geneticamentecollegato al raro aplogruppo europeo X.L’aplogruppo X non è presente innessuna popolazione asiatica orientale osiberiana, in cui sono comuni gliaplogruppi A, C, D, ma è presente abassa frequenza in un certo numero dipopolazioni europee, mediorientali easiatiche occidentali, suggerendo quindiqualcuna di queste aree come origine.Oltre a ciò, l’aplogruppo X si trovaprincipalmente in Nordamerica, mentregli altri quattro aplogruppi si trovano intutte le Americhe, anche se a frequenzediverse. L’aplogruppo X sembra esserearrivato abbastanza recentemente inAmerica, da 30.000 a 15.000 anni fa.Concludendo, i dati suggeriscono chel’aplogruppo X ha avuto origine daqualche regione al di fuori della Siberiaorientale e divenne patrimonio genetico

dei Paleoindiani portatovi da qualchealtra regione.Il mtDNA rivela anche importanti dati diuna nuova espansione post-glaciale delleantiche popolazioni della Beringia nelNordamerica settentrionale. Unamutazione dentro l’aplogruppo A(16111T) segna l’emergenza di questipopoli beringi ancestrali che detteroorigine a gruppi americani. Dopol’occupazione iniziale del continenteamericano, però, questi popoli dellaBeringia furono isolati dai gruppiPaleoindiani a sud, forse dall’espandersidei ghiacciai. Questo isolamento duròabbastanza da farli divergere genetica-mente, facendo apparire anche unadistinta mutazione dell’aplogruppo A(16192T). Questo marcatore genetico sitrova solo tra i Chukchi, i Koriaki e glieschimesi siberiani e nella puntanordoccidentale dell’America, tra iNaDene di lingua atapasca, compresi inavajo e gli apache che migrarono a sudintorno al XVI secolo.

Giovane umatilla agli inizi del Novecento.

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Militante nativa americana mostra un volantino del PARR contro i diritti di pesca chippewa durante l’VIII Meeting dei Gruppidi Solidarietà Europei ai Nativi Americani a Genova nel luglio del 1992.L’indicazione della riserva makah, Stato di Washington, crivellata dai colpi di fucile.

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N° 18

Rudolph C. Ryser

Gli ideali economici e le condizionipolitiche della metà degli anni Settantacontribuirono a creare una reazione anti-indiana sotto le spoglie dell’InterstateCongress for Equal Rights and Respon-sabilities (ICERR - Congresso Intersta-tale per l’Eguaglianza dei Diritti e delleResponsabilità). Proprietari non indianiin alcune riserve indiane si consideraro-no vittime di una sventata burocraziagovernativa. Nel 1973 la difficile crisieconomica seguita all’aumento delprezzo del petrolio costrinse la gente afar la fila per un pieno. Nel 1974 la cortefederale pose una pietra miliareaffermando che le tribù indiane posse-devano metà del salmone e delle riservedi pesca alla trota steelhead. I proprietarinon indiani (nelle riserve) si unirono coni pescatori fuori riserva e il Movimentoanti-indiano cominciò a fiorire.All’inizio, solo le tribù indiane eranoconsapevoli di ciò che alcuni leadertribali chiamarono “reazione bianca”.Poche riviste popolari riferirono della“insoddisfazione dei bianchi” rispetto alletribù indiane. Il grande pubblico cono-sceva poco della controversia che stavafermentando. Verso il 1978 i leader tribalidichiararono la “reazione bianca”sconfitta e tornarono a porre la loroattenzione alle pressanti necessitàeconomiche, politiche e culturali dei loropopoli.Negli anni Ottanta il Movimento anti-indiano richiamò nuovamente l’attenzio-ne dei leader tribali. Nello stato diWashington alcuni degli stessi militanti eproprietari attivi negli anni Settanta

cercarono l’appoggio popolare periniziative che minacciavano direttamentei diritti indiani. Il movimento crebbe e siespanse in diversi stati, unendo in unacrescente rete di contatti piccoli gruppi diproprietari, piccoli agricoltori, piccolicommercianti e una serie di provocatoridi destra sempre più numerosi.In una generazione nelle aree rurali losviluppo del Movimento anti-indianodivenne sempre più strettamenteconnesso con organizzatori urbani. Ognifase dello sviluppo aumentò la sofistica-zione politica, anche se i grandi numeridell’appoggio popolare rimaserocostanti. Gruppi e persone di destra siunirono al Movimento per cercare unelettorato. Con le sue radici tra i proprie-tari non indiani nelle riserve, il Movimen-to anti-indiano divenne un movimentopolitico sofisticato che avevo lo scopo dismembrare le riserve indiane. Logicaconseguenza delle origini del movimen-to è stata la sua partecipazione a WiseUse Movement (Movimento per l’UsoSaggio) come membro riconosciuto.Sponsorizzato dalla Unification Churchdel Rev. Moon situata in Virginia, WiseUse Movement è diventato una nuovacoalizione di gruppi di destra e delladestra autoritaria uniti a gruppi conser-vazionisti, survivalisti e ad alcunemultinazionali avide di terra e risorse.

Il movimento su larga scala di nonindiani verso le riserve indiane cominciòcon General Allotment Act (1887)emanato dal governo americano nelXIX secolo. Il governo USA intendevadistruggere i governi tribali e spezzare le

riserve in base a quella che era alloraconsiderata la progressista dottrina delDestino Manifesto – l’inevitabilitàstorica della dominazione degli anglo-sassoni del Nord America da oceano aoceano. Favorendo la migrazione di nonindiani nelle riserve come nuoviproprietari terrieri di riserva e sisteman-do gli indiani su pezzetti di terra dellariserva o completamente fuori dellariserva, gli Stati Uniti pensarono dieliminare le nazioni indiane una voltaper tutte. In base all’Indian Reorganiza-tion Act del 1934, il Congresso USAripudiò solo parzialmente la legge dellaLottizzazione (Allotment Act) nel suodistruttivo impatto sui popoli tribali.Verso la fine degli anni Sessanta, fuchiaro che la politica governativa delXIX secolo aveva creato una “distribu-zione a scacchiera delle proprietà” inogni riserva lottizzata. Non solo laproprietà della terra metteva proprietariindiani e non indiani a stretto contatto,ma questo creava una grande confusio-ne giurisdizionale tra i governi tribali,federale e degli stati. Benché le nazioniindiane conservassero la piena autoritàgiurisdizionale del proprio governodentro i confini della riserva, il governofederale e quelli dei vari stati comincia-rono a minare tale giurisdizioneimponendo leggi federali o stataliall’interno delle riserve in cui dei nonindiani possedevano delle proprietà.Questo complicò e creò confusioneriguardo alle leggi civili e penali e alle

Cresce il movimento contro quella che appare essere la “mi-noranza-vetrina” dell’America del politically correct.

Il Movimento anti-indiano sullafrontiera tribale

Movimenti anti-indiani

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HAKOMAGAZINEresponsabilità giudiziarie nelle riserveindiane.Verso gli anni Ottanta più di 500.000non indiani rivendicavano delle terrenelle riserve indiane. Più della metàdella popolazione di molte riserve eracostretta a vivere fuori dalla riserva e lamaggior parte degli indiani migrativiveva in zone vicino alla riserva. Essinon potevano più godere pienamentedei benefici dei territori riservati lorocome popoli distinti in base ai trattati eagli accordi con gli Stati Uniti d’Ameri-ca. I proprietari terrieri non indiani eranoinoltre in competizione con le tribù perle limitate risorse e la terra dentro iconfini della riserva. La maggioranzadegli indiani trapiantati viveva in aree ecomunità vicine alla loro riserva, mentrealtre migliaia di indiani, durante lapolitica americana della terminationdegli anni Cinquanta, furono costrette adandare nelle grandi città come LosAngeles, Denver, Seattle, Chicago, NewYork e Baltimora.I proprietari terrieri non indiani nelleriserve comprendevano anche gente checercava una “seconda casa” estiva noncostosa, case di pensionati e piccolinegozi. All’inizio ricevettero incoraggia-mento e aiuto da parte del governoUSA, ma in seguito ricevettero aiuto,incoraggiamento e denaro da elementidella destra. L’appoggio andava dallaUnification Church del rev. Sun MyunMoon all’interno del Wise Use Move-ment a gruppi di neo-nazisti e militantiper la supremazia bianca uniti alMovimento anti-indiano che aveva lesue radici nel movimento dei proprietari

terrieri nelle riserve della metà degli anniOttanta. Benché il movimento deiproprietari terrieri in riserva fosseiniziato alla fine degli anni Sessantacome legittima disputa con i governitribali, esso cominciò a unirsi agliinteressi dei “diritti di proprietà” fuoririserva. I proprietari non indiani nelleriserve e i gruppi per la terra e le riservefuori delle riserve divennero il Movi-mento anti-indiano. Per il 1988 ilMovimento anti-indiano divenne unsocio fondatore del “movimento per unuso molteplice” che si sviluppò nel WiseUse Movement.

Il Movimento anti-indiano iniziò dentrol’ Indian Country.Sotto le spoglie di “organizzazioni no-profit maggioritarie per l’educazione e laricerca” e lo slogan notevolmenteaccattivante di “eguali diritti perciascuno”, il Movimento anti-indianoevidenziò l’inizio di uno sforzo crescen-te per “privatizzare la proprietà” comereazione contro l’ampliamento dei poteridei governi tribali indiani e del movi-mento ambientalista. Con l’aiuto tecnicodei suoi estremisti di destra, il Movi-mento anti-indiano ricevette soldi eappoggio da insospettabili “non indianidi riserva” e da non indiani fuori delleriserve. In base al loro programma, ireazionari del Movimento anti-indiano egli estremisti usarono tattiche e paroled’ordine calcolate per sfruttare le paurereciproche di indiani e non indiani.Usando la paura dei non indiani versogli indiani per costruire una base dipotere nella politica maggioritaria, gli

estremisti di destra sfruttarono la pauraincoraggiando l’integralismo.Mentre molti non indiani “trapiantati”ora vivono come residenti nelle riserveindiane, un gran numero è costituito daproprietari terrieri assenti che nonvivevano in riserva. Malgrado il lorostato di proprietari assenti, i “non indianidi riserva”, verso la fine degli anni 1960,divennero una nuova e potente sfida perla pace e la stabilità delle nazioniindiane. Gli indiani hanno spesso sentitola manfrina: «Perché non te ne torni inriserva?». Questo era quello che sisentivano dire mentre i conflitti traindiani e non indiani crescevano fuoridelle riserve. Fu un’esperienza laceranteavere conflitti dentro le riserve e sentirsidire che «gli indiani dovrebbero divenireparte di una più grande società e avereeguali diritti come chiunque altro».Un gran numero di proprietari terrierinon indiani rifiutarono l’autorità deigoverni tribali all’interno delle riserve echiesero agli stati di esercitare colà i loropoteri. Il rifiuto da parte dei non indianidi “governi tribali alieni” costituì ilpunto di pressione che portò a confrontilegali tra i governi tribali e degli stati suun campo sempre più vasto di questionigiurisdizionali. Il numero in costanteaumento di “non indiani di riserva” fornìai governi statali il cuneo necessario perespandere i poteri degli stati nelle riserveindiane, de facto annettendo terre tribali.Le tribù e gli stati intensificarono il loromutuo antagonismo e i reciprocisospetti.

L’organizzazione del moderno Movi-mento anti-indiano.Dal General Allotment Act del 1887, ilimiti delle risorse nelle riserve costrinse-ro sempre più indiani a cacciare e apescare per la propria sussistenza nellearee cedute a ridosso delle riserve. Gliindiani asserivano che i trattati con gliStati Uniti garantivano un accessotribale ad alcune risorse fuori dellariserva. Finché le tribù e gli stati noncominciarono a disputarsi il controllodelle risorse naturali al di fuori deiconfini delle riserve, non crebbe unMovimento anti-indiano organizzato nelXX secolo. “I non indiani di riserva”divennero il nucleo organizzativo diquello che diventerà un Movimentoanti-indiano altamente strutturato. Per il1991, gli attivisti responsabili di aver

Secolari tradizioni biancheSecolari tradizioni indiane

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N° 18innescato il Movimento nel 1976 eranoa capo di quattro organizzazioni chiavenegli stati di Washington, del Montana edel Wisconsin. Gli United PropertyOwners of Washington (UPOW,Proprietari Uniti di Washington) e iProtect Americas’ Rights and Resources(PARR, Proteggere i Diritti e le Risorsed’America) del Wisconsin erano le dueprincipali organizzazioni costituenti.Ad una decade dagli anni Sessanta, ilMovimento anti-indiano americanocrebbe. Da una mezza dozzina di gruppidi proprietari terrieri non indiani in duestati nel 1968, esso era diventato uninsieme di più di 50 organizzazioni nel1993. Il primo gruppo organizzato anti-indiano si formò nel 1976 sotto lacopertura del Interstate Congress forEqual Rights and Responsabilities(ICERR, Congresso Interstatale perUguali Diritti e Responsabilità).L’ICERR unì l’opposizione dei proprie-tari non indiani nelle riserve contro ipoteri tribali con quella dei pescatorisportivi e commerciali non indiani fuoridelle riserve contro diritti di pesca tribaliprotetti dai trattati. La miscela di conflittidentro e fuori le riserve produsse unattacco ai governi tribali, al governofederale - soprattutto al potere giudizia-rio - talvolta confuso, spesso distorto, eanche frequenti aggressioni controsingoli individui indiani. L’ICERRformò l’ideologia populista e spessorazzista del Movimento anti-indiano cheattrasse non indiani legittimamenteangosciati come pure attivisti integralisti.Durante i dieci primi anni di vita ilMovimento si spostò da modi incipientidi razzismo e populismo verso formepiù virulente di razzismo reazionariocon contorni più subdoli e rifinituretecniche. Gli estremisti di destracominciarono nel 1983 ad assumere unaforte influenza sul Movimento anti-indiano attraverso l’organizzazioneSteelhead & Salmon Protection Actionin Washington Now (S/SPAWN) cheaveva sede nello stato di Washington.Negli anni che seguirono, attivistiintegralisti militanti della destra comin-ciarono a gravitare nel PARR delWisconsin. In seguito personaggi didestra conquistarono posti di preminen-za all’interno della Citizen’s EqualRights Alliance (CERA, Alleanza per gliUguali Diritti dei Cittadini) e la UnitedProperty Owners of Washington

(UPOW). Nel 1976 il Movimentoevolse nell’attuale struttura tramite dueassociazioni di proprietari e una singolaorganizzazione ombrello (ICERR).Oggi il Movimento vanta “due organiz-zazioni nazionali”, cinque “organizza-zioni di coordinamento locali”, unconsistente intreccio di 23 “organizza-zioni locali” o “contatti locali” e unasserito elettorato di 450.000 persone.Benché il Movimento in genereattacchi la Quinault Indian Nation, laSusquamish Tribe e la Lummi IndianNation (nello stato di Washington),anche Blackfoot, Salish & Kootenai eCrow in Montana ne subisconol’aggressività. Anche tribù indianepoliticamente attive in Alaska, Arizona,Idaho, Iowa, Michigan, Minnesota,Montana, Nebraska, New Mexico, NewYork, North Dakota, South Dakota,Utah, Washington e Wisconsin hannorisentito del “network”.In quindici anni il focus tattico eorganizzativo del Movimento si èspostato dallo stato di Washington alWisconsin e da lì al Montana e poi dinuovo a Washington. Malgradomantenga contatti in parecchi stati, ilMovimento porta avanti l’azionepolitica più incisiva tatticamente solo intre stati chiave. Benché il centrodell’organizzazione si sposti da unostato all’altro, l’influenza ideologica, letattiche e la strategia fluiscono dapersone e organizzazioni con base nellostato di Washington. Tre gruppi(Quinault Property Owners Association[QPOA, Associazione di Proprietarinella riserva Quinault, Association ofProperty Owners and Residents in PortMadison Area [APORPMA, Associa-zione di Proprietari e Residenti nel-l’Area di Port Madison nella riservaSusquamish] e lo Interstate Congressfor Equal Rights and Responsabilities[ICERR]) sono politicamente legati aciascuno degli sforzi organizzativi delMovimento. Mentre la strategiaorganizzativa del Movimento anti-indiano è stata quella di creare unanuova organizzazione per ciascuna sfidapolitica o legale ai diritti indiani, tutti igruppi hanno la stessa struttura sosteni-trice. In altre parole, mentre il numerodelle “organizzazioni coordinate onazionali” cresce, il numero degliorganizzatori o degli attivisti resta difatto costante - sono sempre gli stessi

perché tutte hanno gli stessi iscritti.Dal 1968 quattro persone sono statecoinvolte in ogni organizzazione ocoordinamento nazionale anti-indiano:George Garland (QPOA), Pierce e MaryDavis (APORPMA) e Betty Morris(ICERR e QPOA). Tutti sono dello statodi Washington e Garland e Morris sonocoinvolti soprattutto con la QuinaultIndian Reservation mentre i Davis losono con la Susquamish Indian Reserva-tion. Dopo il 1983, a questi principaliattivisti anti-indiani si sono aggiunti altripiù sofisticati organizzatori dell’aladestra della politica americana. Tra glialtri sono entrati nel movimento ilsenatore Jack Metcalf, l’attivista(collettore di fondi) Alan Gotlieb,l’organizzatrice politica BarbaraLindsay, l’avvocato David L. Yamashitae gli attivisti della Wildlife Federation(Federazione per la Fauna Selvatica)Carol e Tom Lewis, tutti dello stato diWashington. Questi personaggi hannostretti contatti con il Wise Use Move-ment. Alcuni, come Alan Gotlieb (unmembro fondatore chiave del FreeEnterprise Institute che funge daprincipale contraddittore del movimentoambientalista e come “giocatore” dispicco nel Wise Use Movement) e ilsenatore Jack Metcalf, hanno strettilegami con l’Unification Church e conla lobby Liberty. Dopo aver organizzatoil movimento per 23 anni i suoi leaderpossono attribuirsi parecchi successi cheora contribuiscono ad accrescere lepossibilità del Wise Use Movement:- Nel 1984, nello stato di Washington,l’adozione a stretta maggioranzadell’Iniziativa 456 intesa a creare lapubblica impressione che i votanti dellostato si opponessero ai diritti indiani ealla continuazione dei trattati;- Nel 1989 la Corte Suprema decise cheun governo di contea poteva esercitarepoteri di zona in una riserva qualora deinon indiani fossero una parte consistentedella popolazione della riserva;- Nel 1988 il Movimento anti-indiano,attraverso una sua organizzazione, ilCERA, divenne un membro attivo delWise Use Movement;- Il numero totale di attivisti anti-indianinel paese, nel 1991, era tra le 80 e le 90persone per stato;- Il numero di persone che partecipanoalle attività anti-indiane (compreseriunioni, proteste, conferenze, lettere ai

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HAKOMAGAZINEgiornali) nel 1991 era stimato attornoalle 10.850 unità;- Il numero di persone che contribuiva-no con fondi o lettere di appoggio almovimento anti-indiano nel 1991 era dicirca 34.150.- Nel 1991 il Movimento aveva creatoun totale di circa 50 organizzazioni anti-indiane locali o contatti, cinque organiz-zazioni di coordinamento e dueorganizzazioni nazionali soprattuttonegli stati di Washington, Minnesota,Montana e Wisconsin (non contandoorganizzazioni con altri programmi chetuttavia si identificano strettamente conil Movimento).Benché il Movimento anti-indiano siatenuto insieme da un sacco di fumo especchietti vi è abbastanza arrosto daminacciare la pace e la stabilità delletribù indiane negli Stati Uniti. A causadella sua associazione col Wise UseMovement, il Movimento anti-indianoha accresciuto la sua estensione e haallargato il suo potenziale elettorato.

Nella psiche degli Stati Uniti.Il Movimento anti-indiano ha le sueradici nel profondo della psichecollettiva degli Stati Uniti. L’integrali-smo bigotto della destra e dell’estremadestra è fortemente radicato nellapolitica americana - specie se riferitoagli indiani. L’implicito o espresso credonella “superiorità bianca” e nella“arretratezza e inferiorità nativa” permeala storia americana. Negli anni 1880 ilpresidente Rutherford B. Hayes, ilgiudice della Corte suprema Waite el’icona della Guerra di Secessione, ilgenerale Sherman, invocarono ladottrina del Destino Manifesto. Ilsenatore Dawes del Massachusetts erasia un sostenitore della dottrina delDestino Manifesto che il principalesponsor del General Allotment Act del1887. Era abbastanza normale per ilCongresso USA sposare quelle che orasarebbero bollate come idee di “supre-mazia bianca”. Nel 1899 il senatoreRobert T. Beveridge si alzò in senatoaffermando: «Dio non ha preparato ipopoli anglofoni e teutonici per migliaiadi anni solo per una vana e vuotaammirazione. No! Egli ci ha fatto isignori organizzatori del mondo perstabilire l’ordine là dove regna il caos …Egli ci ha fatto esperti nell’arte digovernare in modo che possiamo

amministrare il governo tra i popoliselvaggi e senili».Theodore Roosevelt, John Cabot Lodgee John Hay, tutti incarnarono un fortesenso di certezza nell’idea che glianglosassoni fossero destinati a gover-nare il mondo. Tali idee espresse nelXIX secolo e all’inizio del XX, conti-nuano a girare nelle menti di moltiproprietari non indiani. La superioritàdella “razza bianca” è il fondamentodegli organizzatori del Movimento anti-indiano e degli attivisti di destra chevogliono smembrare le tribù indiane.Ci sono vittime in entrambi i lati dellacrescente controversia tra indiani e nonindiani sui diritti di proprietà dentro e neipressi delle riserve indiane. Si può direche solo un piccolo gruppo di personeprovoca intenzionalmente conflitti eviolenza tra indiani e non. A causa diquesti conflitti, tuttavia vittime dicontrasti indiane e non indiane provanopaura gli uni degli altri e il ciclo dellapaura nutre se stesso. Un piccolonumero di persone che ha di cheguadagnarci sia politicamente cheeconomicamente dalle divisioni traindiani e non indiani, usa l’integralismobigotto per promuovere divisione epaura. Entrambi contribuiscono adestabilizzare le comunità tribali e aminare i valori tribali.Quando i valori democratici sonodistorti, libertà e affrancamento sono leprossime vittime e autoritarismo esocietà in preda al terrore rimpiazzano le

società libere; il Movimento anti-indianorischia di produrre tali risultati in IndianCountry. Esso minaccia anche diintensificare invece che sedare i conflittisorti da errori storici che potrebberoessere risolti pacificamente attraversomutui negoziati da governo a governo.

Capire cosa avviene.Dal punto di vista di molti leader indianie di molti membri non ideologizzati delMovimento anti-indiano c’è accordocirca alcuni errori che dovrebbero essereemendati.- La divisione forzata dei territoririservati alle tribù con il GeneralAllotment Act del 1887 e il fallimentodella politica USA nel ripudiareinteramente tale disgraziata legge creanol’impressione comune che atti diconfisca di terra e di rilocazione dellapopolazione tribale siano accettabili egiustificati.- Il governo degli Stati Uniti ha violato itrattati e altri accordi quando unilateral-mente ha manipolato la vendita di terretribali a non indiani senza l’assenso deigoverni tribali. Questi errori furonoconseguentemente capitalizzati quando igoverni degli stati e federale espanseroillegalmente la loro giurisdizione civile epenale (seguendo i residenti non indiani)nelle riserve senza il consenso deigoverni tribali. Infine l’errore causòoffesa sia ai membri tribali che aiproprietari non indiani quando gliindiani furono rilocati e impoveriti e i

Manifestante indiana contro i “pescatori sportivi” all’imbarcadero di Balsam Lake, Wiscon-sin, 1989. Nel cartello c’è scritto “Andate a protestare contro i veri assassini. Exxon, le centralinucleari, l’inquinamento chimico”.

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N° 18non indiani non furono avvisati cheall’atto pratico essi avevano consentitodi porre se stessi sotto la giurisdizionedei governi delle nazioni indiane.- I governi statali si sono sbagliatiquando hanno interpretato le nazioniindiane come una minaccia alla lorosovranità. I governi degli stati e quelliloro subordinati hanno accettato comeprezzo per il proprio potere statale dinon tentare di estendere i loro poteri inIndian Country. Il farlo in realtà colpiscela legittimità del potere statale, indebo-lendo lo stato e incoraggia i cittadini asabotare il potere legale.- Come risultato di una distrazione o diun erronea credenza nella “inevitabilitàstorica”, gli Stati Uniti e gli stati nonhanno compreso che le relazioni con letribù indiane sono sempre state squisita-mente politiche e che per assicurare unasana cooperazione tra tribù indiane eStati Uniti, le relazioni devono essereaggiornate dinamicamente attraversotrattati e accordi e non attraverso ladimenticanza o la forza bruta. Labasilare premessa di mutuo rispetto edeguale sovranità tra Stati Uniti e nazioniindiane deve essere ripetutamenteincorporata in ciascun accordo.- Il fallimento dei governi (tribali, statalie federale) di insistere su aperte e liberenegoziazioni delle dispute (sempreprendendo in considerazione gli effettiche gli accordi inter-governamentalihanno su membri tribali e non indiani)ha contribuito al sentimento di “esserestato truffato” presso molti cittadini nonideologizzati negli Stati Uniti. Questepersone possono soffrire di dannieconomici o sociali come conseguenzadi questi fallimenti. Come risultato,persone che possono vivere nelle riserveindiane o nei pressi, sono divenuti iprimi obiettivi per l’incitamentoall’aggressione e alla violenza contro gliindiani da parte di militanti integralisti eattivisti dell’estrema destra che cercanodi provocare conflitti per fare avanzarele loro idee di “supremazia bianca”.Inoltre il fallimento nell’incoraggiarenegoziati aperti favorisce una maggiorepartecipazione pubblica e un incoraggia-mento per il Wise Use Movement,l’ultima trappola in cui cade l’inconsi-stenza storica degli Stati Uniti.

Cercando una soluzione a una crescentediscordia.

I cittadini degli Stati Uniti devonoabbandonare l’idea che le nazioniindiane stiano per scomparire “di fronteall’inevitabile progresso”. Le nazioniindiane sono vicini di casa degli StatiUniti e devono essere trattate con lostesso rispetto che gli Stati Unitirichiedono per sé.La differenza delle nazioni indiane deveessere compresa come riflesso delladifferenza di tutte le terre dell’America.Le differenze culturali e biologiche sonoessenziali all’esistenza umana.Per risolvere il problema dei non indianiche non vogliono vivere sotto l’autoritàdel governo tribale, tanto per cominciaresi deve riconoscere che il problema èstato provocato dal governo USA,ponendo così la soluzione del caso sullespalle del medesimo. Ai non indianideve essere data la possibilità discegliere se desiderano vivere sottol’autorità tribale oppure no. Se essi nonobiettano, allora non c’è niente altro dafare se non rimuovere (tramite negozia-ti) ogni estensione dell’autorità statale, dicontea o federale all’interno dei confinidella riserva che sia in conflitto conl’autorità tribale. Se un non indianorifiuta l’autorità tribale, il governo degliStati Uniti deve acquistare la proprietà ele attrezzature non indiane a un buonprezzo di mercato e deve fornireassistenza nella rilocazione.Il governo tribale deve assistere queinon indiani che continuano a stare nellariserva, invitandoli a inviare deirappresentanti a un consiglio consultivoche può fornire continui suggerimentialle autorità tribali. Tale consigliodovrebbe servire come cassa di risonan-za per le posizioni dei non indiani

rispetto ad azioni del governo tribale checolpiscano i loro interessi.Per ridurre i conflitti tra governi tribali estatali (e sottoposti), i governi tribali estatali devono negoziare da governo agoverno accordi che definiscano unquadro per la soluzione della disputa.Contee e consigli municipali devonodefinirsi all’interno di questo accordoquadro.Prima di negoziare sui regimi digestione di risorse naturali comuni trastati e tribù (nelle aree cedute), si devefare ogni sforzo per tenere in debitaconsiderazione gli interessi di ognigruppo fruitore. Lo stato è obbligato aconsiderare questi interessi tra quellepersone che non sono membri dellatribù negoziatrice. Queste negoziazionimigliorerebbero in modo sostanzialeincludendo funzionari eletti, statali etribali, nei gruppi di negoziatori,funzionari che prendano sul serio laresponsabilità di far prendere inconsiderazione gli interessi di “gruppi difruitori”.Quando ci sono dispute che riguardanogli Stati, le tribù e il governo federale,deve essere costituita una negoziazionetrilaterale intergovernamentale che tengaconto dei suggerimenti sopra riportati.I governi tribali devono emanare delleleggi contro l’istigazione all’odio chepermettano di perseguire quelli checommettono aggressioni in malafede,intimidazioni o violenze contro laproprietà tribale, le risorse e miratecontro membri tribali commesse daestremisti razzisti. I governi tribalidevono sponsorizzare ed appoggiare laformazione e la continuità operativa di“Commissioni per i diritti umani” cheincludano membri tribali e non tribali.La commissione deve documentareincidenti per aggressione fondamentali-sta, intimidazioni, danni patrimoniali, eviolenze contro membri tribali e nontribali all’interno del territorio giurisdi-zionale della tribù. La Commissionedovrebbe essere responsabile dellaconduzione di riunioni pubbliche cheassicurino pubblica conoscenza deidiritti umani. La Commissione deveavere la capacità di fornire assistenzaalle vittime di crimini di odio o diinviarle agli appropriati organi tribali.

Documento tradotto col permesso del Center forWorld Indigenous Studies P.O. Box 2574, Olympia,WA, 98507 -2574; URL: http://www.halcyon.com/FWDP/cwiscat.html.

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Già nel 1968 Stuart Levine osservava come in molteparti dell’America «gli indiani cadano preda facilmentedi organizzazioni pseudopatriottiche … Non è diffici-le capire perché trovino attraenti tali strutture. In que-stioni che non intaccano la loro unicità (etnica) gliindiani sentono il fortissimo desiderio di dimostrareche sono dei bravi ragazzi che hanno l’atteggiamen-to e le idee giuste. In molti luoghi gli atteggiamenti piùa portata di mano sono quelli di bianchi il cui livellopolitico e intellettualenon sono abbastanzasofisticati da far capireloro quanto siano inge-nue le posizioni del-l’estrema destra. È dif-ficile, per esempio, pergli indiani che vivononell’Oklahoma ruralevedere che cosa ci siadi male nella curiosamescolanza di fonda-mentalismo religioso,evangelismo radiofoni-co e super-patriotti-smo che trovano suimanifesti, alla radio,nelle cittadine e neiquartieri metropolitaniabitati da persone diorigine rurale relativa-mente isolata. … Cer-tamente queste sonole idee più a portata di mano per gli indiani ed essi leassumono con naturale facilità. La Chiesa Nativa A-mericana offre un esempio piuttosto buono di questoprocesso. È la famosa “religione del peyote” … che sideve considerare uno dei fenomeni “pan-indiani” piùimportanti di questo periodo … Il peyote sembra uni-versale, è mangiato al suono di canzoni ritmate conun tamburello. Tutto sembra molto esotico e misticonel contesto di altre religioni dell’America odierna. Ma,in tutto il resto, la Chiesa Nativa Americana è fonda-mentalista e molto rigidamente!». La Chiesa NativaAmericana è poi una chiesa che, pur facendoproselitismo tra gli indiani, è rigidamente etnica e nonapprova la presenza di bianchi alle cerimonie. Ilsociologo cherokee Robert K. Thomas (1968), dalcanto suo, osservava che, durante gli anni Sessan-ta, gli indiani trasferitisi nelle città avevano formato

Patriottismo e fondamentalismo del movimento indiano

dei centri Panindiani, cioè (pan) indiani delle Pianureche, secondo l’autore, sono stati i nativi che hannoavuto i contatti più stretti e intensi con i bianchi, spe-cialmente per quel che riguarda la politica assimila-zionista governativa dopo il 1870. Le cerimoniepanindiane non solo rappresentano la solidarietà delgruppo locale della nuova identità “indiana”, ma an-che un nuovo impegno verso l’America: «La maggiorparte degli indiani dell’area Panindiana concepisco-

no se stessi, per esem-pio, come sioux e india-ni e americani (una mi-noranza pensa a sésolo come a indiani eamericani)». Il dilemmadel rango sociale peròpermane e, affermaThomas, «la maggiorparte dei giovani india-ni, che traggono spun-to dai vicini bianchi inmateria di status socia-le, temono di venir con-fusi con altre minoran-ze che possono avereun rango ancora infe-riore. Così molti nazio-nalisti indiani esprimo-no forti sentimenti con-tro i neri». Questi senti-menti si sono compli-cati di recente con la

mutuazione di opinioni antisemite e antiomosessua-li, nate nei circoli militari “rambistici” dei veterani. Letendenze al revisionismo storico di estrema destravengono espresse con disinvolta invenzionedall’ideologo dei Warriors mohawk, Louis Hall, ma- a livello di comportamento di massa - esiste unavenerazione per la bandiera americana (e canade-se), come si può constatare nei pow-wow e nelle de-corazioni in perline degli indiani delle Pianure, a cui sisono aggiunte le bandiere dei veterani del Vietnam edei cosiddetti MIA (i dispersi che gruppi di destra so-stengono essere ancora prigionieri del Vietnam). Aitempi della Guerra del Golfo non c’era riserva chenon esponesse le bandiere con i nomi dei soldatidella riserva coinvolti.Fonte: Levine S., Lurie N. O., The American IndianToday, Baltimore, MD, 1968.

Untitled, acrilico di Tom Poolan, kiowa/delaware.