i primi concili nella storia della chiesa

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  • 8/22/2019 I Primi Concili Nella Storia Della Chiesa

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    I Concili nella Storia della Chiesa

    Premessa

    Il Concilio l'adunanza dei vescovi allo scopo di definire questioni relative alla fede e allamorale. Pu essere generale o ecumenico se rappresenta tutta la Chiesa, oppure particolare se nerappresenta una parte. Il Concilio particolare pu essere plenario (se riunisce tutti i vescovi d'unanazione) o provinciale (se riunisce solo i vescovi d'una provincia ecclesiastica). Presidente e capo delConcilio ecumenico il romano Pontefice: a lui spetta il diritto di convocarlo, celebrarlo e ratificarnele conclusioni. Il fondamento teologico di questi vari tipi di assemblee episcopali si rinviene nellasollecitudine e responsabilit che ogni singolo vescovo ha non solo nei confronti della propria Chiesalocale ma anche della Chiesa universale, essendo la Chiesa locale (o particolare) espressione concretae storica dell'unica e medesima Chiesa cattolica o universale. Lo spiega bene il Vaticano II neldecreto "Christus Dominus": I vescovi, partecipi della sollecitudine per tutte le Chiese, esercitanoil loro ufficio episcopale, in comunione e sotto l'autorit del sommo Pontefice, in tutto ci cheriguarda il magistero ed il governo pastorale, uniti tutti in un collegio o corpo, rispetto a tutta laChiesa di Dio. [...] I vescovi in virt della loro sacramentale consacrazione e in gerarchicacomunione col capo e con i membri del collegio, sono costituiti membri del corpo episcopale.

    L'ordine dei vescovi che succede al collegio degli Apostoli nel magistero e nel governo pastorale,ed anzi l'ininterrotto prolungamento del corpo apostolico nel tempo, insieme col romano

    Pontefice, suo capo, anche il soggetto di una suprema e piena potest sulla Chiesa universale:una potest tuttavia che non si pu esercitare senza il consenso del romano Pontefice. Tale potestinvero si esercita in modo solenne nel Concilio ecumenico; perci questo santo Sinodo dichiarache tutti i vescovi, che siano membri del collegio episcopale, hanno il diritto di intervenire alConcilio ecumenico (nn. 3-4).

    Indubbiamente per la vita della Chiesa e per la formulazione della verit dogmatica ebbero ungrande peso anche i Concilio provinciali, soprattutto nel primo millennio del cristianesimo; ma unaimportanza ben pi rilevante ebbero ovviamente i Concili ecumenici. La Chiesa cattolica riconosce laqualit dell'ecumenicit a ventun Concili, mentre la Chiesa ortodossa l'ammette soltanto per i primiotto Concili, cio per quelli che ebbero luogo prima della separazione da Roma. Il processo delriconoscimento non ancora stato scientificamente vagliato, mentre stato assodato che gi verso lafine del Medio Evo gli otto Concili ecumenici dell'antichit erano universalmente riconosciuti cometali. Sussistevano invece incertezze nel giudizio sui primi Concili lateranensi e sul Concilio di Basilea.Ogni dubbio sparisce dopo il Concilio di Trento. Il card. Bellarmino, per l'edizione romana deiConcili, presenta il computo odierno, escludendo gli atti del Concilio di Basilea. Nell'elenco deiConcilio non figura il Concilio di Gerusalemme (il convegno degli Apostoli e anziani aGerusalemme, descritto negli Atti degli Apostoli 15, 6-29 per dibattere la questione delle condizionida imporre ai cristiani provenienti dal paganesimo), il quale tuttavia venne assunto quale prototipodelle adunanze di vescovi dell'antica Chiesa. Gi nel secondo e nel terzo secolo si ebbero importantisinodi diocesani e Concili provinciali in Asia Minore, in Africa, in Spagna e a Roma. Ma il primovero Concilio ecumenico quello che si tenne a NICEA nell'Asia Minore nel 325, convocatodall'imperatore Costantino e approvato dal vescovo di Roma, Silvestro, per chiarire la realt delCristo e condannare l'eresia ariana. Con Costantino erano infatti maturate le condizioni per radunaretutti i vescovi della cristianit: La possibilit e al tempo stesso la necessit di radunare vescovidell'intero Oecumene, vale a dire dal mondo di cultura greco-romana, si produsse soltanto quando

    per opera di Costantino il Grande il cristianesimo ebbe conseguito la tolleranza e divenne la religionepredominante e infine la religione di stato (H. Jedin). Il Concilio di Nicea si conclude con ladefinizione della consustanzialit del Figlio col Padre e con la condanna di Ario (che l'aveva negata).

    Nel giro di poco pi di un secolo si tennero altri tre Concilio ecumenici: COSTANTINOPOLI (381),EFESO (431) e CALCEDONIA (451). Poi la frequenza delle riunioni ecumeniche si and diradando

    progressivamente, sia per ragioni politiche (il crollo dell'impero romano d'occidente e le invasioni

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    pu dire che i primi otto Concili hanno una tematica comune: i vari aspetti del mistero trinitario e diquello cristologico. Altrettanto vale per gli ultimi due Concili (Vaticano I e II): per entrambil'obiettivo primario definire il mistero della Chiesa. I dieci Concili intermedi (dal primo ConcilioLateranense al Concilio di Trento) si sono occupati di soteriologia, di sacramentaria, di ecclesiologia,di antropologia e talvolta anche di questioni politiche (per esempio, il Concilio di Vienne il qualedecise la soppressione dell'ordine dei Templari). In questo gruppo di Concilio emerge su tutti per lavastit dei temi e per l'importanza delle soluzioni adottate sia nell'insegnamento della verit della fedesia nel regolare la disciplina ecclesiastica il Concilio di Trento (1545-1563).

    I 21 CONCILIECUMENICI:

    1. I Nicea (325);

    2. I Costantinopoli (381);

    3. Efeso (431);

    4. Calcedonia (451);

    5. II Costantinopoli (553);

    6. III Costantinopoli (680-681);

    7. II Nicea (787);

    8. IV Costantinopoli (869-870);

    9. I Lateranense (1123);

    10. II Lateranense (1139);

    11. III Lateranense (1179);

    12. IV Lateranense (1215);

    13. I Lione (1245);

    14. II Lione (1274);

    15. Vienne (Francia) (1311-1312);16. Costanza (1414-1418);

    17. Basilea-Ferrara-Firenze (1431-1442);

    18. V Lateranense (1512-1517);

    19. Trento (1545-1563);

    20. Vaticano I (1869-1870);

    21. Vaticano II (1962-1965).

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    CONCILIODI NICEA (325)

    Nicea era una localit della Bitinia, nell'Asia Minore, in cui si svolse, nel 325, il I Concilioecumenico che condann l'eresia ariana, formulando il dogma trinitario, secondo il quale il Verbonon inferiore ma eguale e consustanziale (homousios) al Padre. Ario era un prete di Alessandriache aveva sposato la teoria subordinazionistica di Luciano d'Antiochia, aggravandola ulteriormente

    dicendo che il Logos una creatura del Padre ed perci privo dell'attributo dell'eternit e dellaaghennesa (assenza di generazione): ci fu un tempo in cui egli non esisteva. Essendo una

    personalit religiosa dotata di grande forza di attrazione e scrittore di talento, Ario riusc a radunareintorno a s numerosi seguaci. Il suo vescovo Alessandro lo escluse per questa sua dottrina dallacomunione della Chiesa in un grande sinodo (318), ma il suo seguito era gi troppo numeroso. Anda vuoto anche un tentativo di conciliazione intrapreso dal vescovo di Cordova, Osio. Poich anchealtre questioni controverse generavano inquietudini nella Chiesa, come la data della celebrazione

    pasquale, l'imperatore Costantino decise di convocare un Concilio ecumenico (cio di tutti i vescovidell'Impero) a Nicea. Il Concilio tenne la sua seduta d'apertura il 20 maggio e si concluse il 25 luglio.Erano presenti, secondo la tradizione, 318 vescovi; a causa della sua tarda et non pot partecipare

    personalmente il vescovo di Roma, Silvestro, il quale per invi alcuni Legati a rappresentarlo. Ad

    Ario fu concessa la possibilit di difendere personalmente la sua dottrina, potendo contare tra l'altrosull'appoggio del vescovo di corte Eusebio di Nicomedia e di un discreto numero di seguaci (unaventina). Dopo lunghe discussioni, molte lotte e attente riflessioni il partito ortodosso, sotto laguida dei vescovi Marcello di Ancira, Eustazio d'Antiochia e del grande teologo di Alessandria,Atanasio, prese il sopravvento e assumendo come base il simbolo battesimale della Chiesa di Cesareache il vescovo di questa, Eusebio, aveva proposto, elabor la professione di fede nicena (Simboloniceno). Questa escludeva con espressioni inequivocabili ogni subordinazione del Logos al Padre:egli nato dalla stessa essenza del Padre ed pertanto della sua stessa sostanza ( homousios); Dio da Dio, luce da luce, vero Dio dal vero Dio, generato e non fatto, consustanziale ( homousios)al Padre. In un'appendice vennero espressamente condannate le pi importanti proposizioni di Ario.La Confessione di fede fu adottata dal Concilio il 19 giugno 325; soltanto due vescovi rifiutarono di

    sottoscriverla. Come Ario essi vennero esclusi dalla comunione della Chiesa ed esiliati. Il Simbolo fupromulgato dall'imperatore come legge imperiale.

    CONCILIO COSTANTINOPOLITANO (381)

    Costantinopoli fu sede di quattro Concili ecumenici, che vanno rispettivamente sotto il nomedi C. I (381), II (553), III (680-681), IV (869-870). Dei quattro il pi importante fu decisamente il

    primo, che nella serie dei venti Concili ecumenici viene subito dopo quello di Nicea (325).Convocato dall'imperatore Teodosio a Costantinopoli ed aperto nel maggio del 381, al Sinodo erano

    presenti soltanto vescovi dell'Oriente e in minor numero che a Nicea (circa 150). Papa Damaso non

    vi fu personalmente presente n vi fu rappresentato da propri legati. Le discussioni furono illuminateda alcuni teologi di grandissimo valore come Gregorio Nazianzeno e Cirillo di Gerusalemme. I lavorisi conclusero con l'approvazione di quattro canoni. Il primo riconfermava la fede di Nicea econdannava sommariamente le diverse tendenze degli ariani, dei semiariani o Pneumatomachi edanche dei Sabelliani. Nel can. 3, tenuto conto della posizione che aveva assunto Costantinopoli,quale nuova residenza dell'imperatore, si riconosce al vescovo di questa citt una posizione di

    primato rispetto agli altri patriarchi della Chiesa orientale, ma dopo il vescovo di Roma. Laconfessione di fede abitualmente designata come Simbolo Niceno-Costantinopolitano e fatta risalirea questi due Concili, era in realt il Simbolo battesimale che il vescovo Epifanio di Costanza (Cipro)aveva raccomandato nel suo libro Ancoratus e che probabilmente proveniva da Gerusalemme. Nella

    prima parte era identico al Niceno, conteneva per un'aggiunta che confermava la divinit dello

    Spirito Santo: Signore e vivificatore (Dominum et vivificantem), che procede dal Padre, che colPadre e col Figlio viene ugualmente adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei Profeti.

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    Questa confessione di fede, dopo il riconoscimento del Concilio del 381 come ecumenico, divent laconfessione di fede ufficiale della Chiesa greca. Pi tardi fu accolta anche dalla Chiesa latina conlespressione delFilioque1 ed introdotta nella liturgia della messa dove presente anche oggi ed chiamata Credo.

    CONCILIODI EFESO (431)Efeso la localit in cui si svolto il III Concilio ecumenico, celebrato nel 431. Il Concilio fu

    convocato per dirimere la grossa diatriba che si era accesa tra i rappresentanti delle due massimescuole teologiche di quei tempi: Cirillo vescovo di Alessandria e rappresentante della scuolaalessandrina e Nestorio vescovo di Costantinopoli e rappresentante della scuola antiochena. Lascuola alessandrina (creata da Clemente ed Origene) aveva sposato in larga misura la prospettivafilosofica di Platone, dava la preferenza all'esegesi allegorica e in cristologia era molto pi attenta asalvaguardare la divinit di Cristo che la sua umanit. Per contro la scuola antiochena (fondata daLuciano di Antiochia, aveva avuto in Giovanni Crisostomo il suo pi qualificato rappresentante) infilosofia si ispirava maggiormente ad Aristotele, nell'esegesi biblica prediligeva il metodo letterale,

    pi storico e realistico, in cristologia era molto attenta alle esigenze dell'umanit di Cristo. Forte diquesta preoccupazione Nestorio fin per assegnare al Cristo due persone: una per la natura divina el'altra per la natura umana. Ci comportava, come inevitabile conseguenza, la negazione dellamaternit divina della Madonna (Theotokos). Secondo Nestorio Maria si sarebbe dovuta chiamaresoltanto Christotokos, perch ella aveva messo al mondo l'uomo Ges, nel quale Dio abitavacome in un tempio. Informato delle tesi di Nestorio, Cirillo le respinse con decisione. Nellaconsueta lettera per la festa di Pasqua ai vescovi d'Egitto dell'anno 429 mostr la gravit degli erroridi Nestorio e ricorse al papa Celestino I (422-432) per una decisione. Celestino in un sinodo riunito aRoma (430) si associ alla concezione di Cirillo. Questi intimava allora a Nestorio di ritrattare e gliinviava una lista di 12 tesi erronee (anatematismi). Nestorio rest inflessibile ed indusse l'imperatoreTeodosio a convocare per la Pentecoste del 431 un Concilio ecumenico ad Efeso. Il Concilio ebbe un

    andamento assai tribolato: sin dall'inizio si spacc in due fazioni, una (quella di minoranza)favorevole a Nestorio, l'altra (la maggioranza) d'accordo con Cirillo che divenne pertanto lapersonalit dominante del Concilio. Dopo l'arrivo dei tre Legati pontifici, il Concilio riprese ecomplet i suoi lavori: approv i dodici anatematismi di Cirillo contro Nestorio e il testo di unalettera dogmatica scritta dallo stesso Cirillo. Sia negli anatematismi come nella lettera si proclamanosolennemente tre verit: due nature in Cristo, umana e divina; unica persona, quella divina; maternitdivina della Madonna.

    Ecco il testo dei primi tre anatematismi: 1) Se alcuno non crede che l'Emmanuele secondo verit Dio, e che per questo la Santa Vergine Madre di Dio (gener infatti secondo lacarne il Verbo di Dio fatto carne), sia scomunicato. 2) Se alcuno non crede che il Verbo da Dio

    Padre, unito alla carne secondo la sussistenza, anche un solo Cristo con la sua carne, cio lo

    stesso Dio e uomo insieme, sia scomunicato. 3) Se alcuno in un solo Cristo divide le sussistenzedopo l'unione, congiungendole alla sola contiguit che secondo la dignit o autorit o potenza, enon piuttosto per il concorso che secondo l'unione naturale, sia scomunicato .

    CONCILIODI CALCEDONIA (451)

    1 Filioque: Espressione latina che significa "e dal Figlio", aggiunta al simbolo niceno dal III concilio di Toledo nel 589: Credo in Spiritum Sanctum qui ex Patre Filioque procedit("Credo nello

    Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio"). L'espressione si riferisce alla dottrina della processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio e, bench accolta dalle Chiese occidentali come contenuto di

    fede dalla fine del IV secolo, la formula non venne autorizzata per l'uso liturgico generale prima dell'inizio dell'XI secolo.Fu avversata vigorosamente da Fozio, patriarcadi Costantinopoli nell867 e 879; la Chiesa orientale non accolse l'aggiunta per due motivi: 1) la modifica era stataapportata unilateralmente, mutando un credo approvato da concili ecumenici; 2) la formula rifletteva una visioneoccidentale della Trinit, a cui si opponeva la maggior parte dei teologi bizantini. Al concilio di Ferrara-Firenze del1439 si comp un infruttuoso tentativo di unificazione delle due prospettive. Le Chiese d'Oriente e d'Occidente sonorimaste separate e la dottrina del Filioque considerata uno dei motivi principali della loro divisione.

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    Calcedonia una localit dell'Asia Minore, sul Bosforo, in cui si svolto nel 451 il IVConcilio ecumenico. il Concilio che sorpass per numero di partecipanti (si parla di 600 vescovi)tutti i Concili precedenti e la maggior parte di quelli successivi fino al Vaticano I. L'occidente funumericamente poco rappresentato, ma fu una rappresentanza assai qualificata e sufficiente pergarantire l'ecumenicit del Concilio. Infatti essa includeva, tra gli altri, i cinque Legati papali (tre

    vescovi e due sacerdoti), che in conformit alla richiesta di papa Leone presiedettero il Sinodo.Nella seconda sessione, venne data lettura della confessione di fede nicena e di una letteradogmatica di Leone Magno sulle due nature in Cristo. Questa la fede dei Padri - esclamarono ivescovi - questa la fede degli apostoli. Cos crediamo noi tutti. Attraverso Leone ha parlatoPietro. Si ritenne allora opportuno elaborare una nuova formula di fede, pienamente conforme allalettera dottrinale del papa. Fu abbozzata da 23 vescovi e nella sesta sessione fu proclamata esottoscritta da tutti i vescovi: Noi insegnamo tutti concordemente uno e stesso Figlio, nostro SignorGes Cristo, perfetto quanto alla divinit e perfetto quanto all'umanit [...] in due nature inconfuse eimmutate (contro i monofisiti), indivise e inseparabili (contro i nestoriani), ambedue presenti in una

    persona ed una ipostasi2. Con questa celebre definizione venivano condannati sia il dualismoipostatico (due persone e due nature) di Nestorio, sia il monofisismo (una sola natura ed una sola

    persona) di Eutiche (DS 30).La definizione calcedonese (che salva ad un tempo l'integrit e l'unit del Cristo) non diedeluogo a discussioni fino a tempi molto recenti: quando dopo la met del secolo XX si cominci areclamare la de-ellenizzazione del cristianesimo e un profondo rinnovamento del linguaggioteologico. Allora qualcuno (P. Schoonenberg) ha avanzato la richiesta di rovesciare la definizionecalcedonese: mantenendo le due nature, umana e divina, in Cristo ma riconoscendogli una personaumana, anzich quella divina. H. Kng per qualche tempo (almeno in Essere cristiani) fece suaquesta tesi, che fu pubblicamente sconfessata dall'episcopato tedesco nella sua Dichiarazione sulcaso Kng (1980), nella quale, riaffermata la irrinunciabilit della personalit divina del Cristo, siosserva che il teologo non pu mai essere vago su questo punto della professione di fede cristiana.Si tratta infatti della verit della nostra salvezza: se in Ges non Dio stesso che si dato agli

    uomini, allora Ges pu anche non liberarci dal peccato e dalla morte. Su questo punto tutte lechiese cristiane sono d'accordo. Tutte le affermazioni sulla umanit di Ges e sulla sua esemplaritsono significative per i credenti soltanto se sono intimamente legate con l'affermazione assoluta di"vero Dio". In effetti se Cristo non fosse Dio non potrebbe agire sugli uomini in modo diverso dicome agisce qualsiasi altro personaggio umano: Socrate, Buddha, Maometto, Gandhi, ecc.Rinunciare alla persona divina del Cristo vuol dire compromettere irreparabilmente la sua missione e

    proclamare la fine del cristianesimo.Perci quanto la Chiesa ha definito, dopo laboriose ricerche ed interminabili dispute nel

    Concilio di Calcedonia, non rappresenta un reperto culturale di interesse semplicementearcheologico, bens una conquista teologica di valore perenne (da riesprimersi con assoluta fedeltnei nuovi linguaggi e nelle nuove culture); non quindi soltanto un modello a cui deve guardare

    qualsiasi nuova cristologia, ma anche una verit da riproporre con chiarezza e con coraggio aicristiani d'ogni tempo. Tuttavia rimane pur vero che anche la definizione calcedonese, come tutte ledefinizioni dogmatiche, un punto di arrivo ma anche un punto di partenza. uno dei grandiserbatoi della fede, che non dovr mai essere svuotato, se non si vuol rischiare di perderecompletamente il senso della fede stessa. Ma un serbatoio, attraverso il quale il meraviglioso fiumedella fede ha continuato a scorrere fino a noi, cittadini della citt secolare. stato quindi e dovr

    2Ipostasi: questo termine greco fu introdotto dai filosofi per significare l'individualizzazione ultima di un'essenzasostanziale. Con questo stesso significato venne usato dai neoplatonici. Il termine venne ripreso dagli autori cristiani iquali ne fecero ampio uso nelle questioni trinitarie e cristologiche. I Padri Cappadoci se ne avvalsero per chiarire ilmistero trinitario, spiegando che la Trinit costituita di tre ipostasi e di una sola natura. Questa dottrina vennesolennemente definita dal Concilio di Costantinopoli (381). Verso lo stesso tempo Apollinare di Laodicea introdusse iltermine nella cristologia, sottolineando con esso l'unit personale del Cristo. Con questo significato h. si impose peropera di Cirillo di Alessandria. Chiaramente distinto da natura il termine entr nella formula cristologicacalcedonese.

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    essere per sempre anche un punto di partenza, sorgente di ulteriori sviluppi. Come ha scrittoautorevolmente Karl Rahner in un saggio (Problemi di cristologia oggi): Abbiamo cos non solo ildiritto ma anche il dovere di considerare Calcedonia come termine e inizio. Noi ci allontaneremo daessa non per abbandonarla, ma per intenderla con spirito e cuore, per accostarci per suo mezzoall'Inafferrabile e Irraggiungibile, al Dio senza nome, che ha voluto farsi cercare e trovare da noi inGes, il Cristo. Torneremo sempre di nuovo a questa formula di Calcedonia, perch dovremo sempre

    far ricorso alla sua chiarezza modesta e sobria, se vogliamo esprimere in poche parole ci cheriscontriamo nell'ineffabile conoscenza, che fondamento della nostra salvezza. Senza ripeterlatorneremo ad essa veramente se per noi punto non solo di arrivo ma anche di partenza.

    Testo della Professione di Fede cristiana o Credo Niceno-Costantinopolitano

    CREDO IN UN SOLO DIO, Padre onnipotente, creatore del cielo e dellaterra, di tutte le cose visibili ed invisibili. Credo in un solo Signore, GesCristo, unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio daDio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dellastessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state

    create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e peropera dello Spirito Santo si incarnato nel seno della Vergine Maria e si fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mor e fu sepolto.Il terzo giorno risuscitato, secondo le Scritture, salito al cielo, siedealla destra del Padre. E di nuovo verr, nella gloria, per giudicare i vivi ei morti, e il suo regno non avr fine. Credo nello Spirito Santo, che Signore e d la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e ilFiglio adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo laChiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo peril perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita delmondo che verr. Amen.

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