iboo magazine - settembre 2014

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n° 35 Settembre 2014 periodico free press FASHION BLOGGER Interviste a Misstrawberryfields e Refashionista DESIGN Anna Gili MUSIC L’Aura e la sua vena rock TRAVEL Il fascino di Abu Dhabi e la bellezza delle Cinque Terre U2 Songs of Innocence

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Page 1: Iboo Magazine - settembre 2014

n° 35 Settembre 2014 periodico free press

FASHION BLOGGERInterviste a Misstrawberryfields e Refashionista

DESIGNAnna Gili

MUSICL’Aura e la sua vena rock

TRAVELIl fascino di Abu Dhabi e la bellezza delle Cinque Terre

U2Songs of Innocence

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vinibiagi.com

Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.com

Page 3: Iboo Magazine - settembre 2014

vinibiagi.com

Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.com

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INDICE

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38L’AURA DALLE COLLINE AMERICANE ALLE LUCI DI SANREMO

L’ASCESA DI MARIA ANTONIETTA

DISCHI E LIBRI

ARTE

LE CINQUE TERRE DA SCOPRIRE

UN VIAGGIO AD ABU DHABI

MISSTRAWBERRYFIELDSUNA BLOGGER DI SUCCESSO

REFASHIONISTA LA BLOGGER CHE TAGLIA E CUCE

ANNA GILI TRA TALENTO E CREATIVITÁ

U2 INNOCENZA DI UN MITO

LA FOTOREPORTER ALBERTINA D’URSO

COME NASCONO I TABÙ

IL MONDO IN PILLOLE

MILANO FASHION WEEK 2014

BEAUTY

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Riparte la stagione della moda. Ed eccoci di nuo-vo alle famose carrella-te delle fashion week. Da Milano, Roma, Parigi, New York dove i grandi mar-chi della moda hanno

dato sfoggio alle loro collezioni per la primavera estate 2015. Da Dolce & Gabbana con la sua reinterpreta-zione del denim, alla donna raffinata di Armani, alla donna-Barbie di Mo-schino per poi passare a Dior con la sua collezione di colori caldi che si alternano ai toni pastello e a Given-chy dai tratti fetish e animaleschi. Un modo per distrarsi, essere frivoli e momentaneamente felici, lasciando i problemi e le paure ad un isolato da noi.

*A un isolato da te, canzone di Francesco Renga

VIRGINIA CIMINA’EDITORIALE

DIRETTORE RESPONSABILEVirginia Ciminà

HANNO COLLABORATOLorena Cacace

Martina Di DonatoChiara Gallo

Francesca LoriVirginia MaloniRiccardo Sada

EDITOREDiamond Media Group s.r.l.

Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE)Tel. 0861 887405

[email protected]

IBOO MAGAZINEÈ una testata registrata presso

il Tribunale di Teramoal n.546 del 08/11/2005

GRAFICADiamond Media Group s.r.l.

STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.

PUBBLICITA’[email protected]

SITO WEBwww.iboomagazine.com

FACEBOOKIboo Magazine Italia

RESPONSABILE TRATTAMEN-TO DATI Dlgs 196/03

Virginia Ciminà

Riservato ogni diritto e uso.

Vietata la riproduzione anche parziale

A un isolato da te*

66 IBOOmagazine

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Classe 1984, Laura Abela, in arte L’Aura, ci racconta il suo percorso, dai pomeriggi trascorsi sulle

colline di Berkley, dove sedicen-ne sperimentò la cultura e la vita americana, alle luci di Sanremo, esperienza vissuta due volte nel corso della sua carriera, ma sem-pre con la stessa passione ed energia. A breve il suo nuovo di-sco, totalmente registrato in pre-sa diretta, promette di essere una nuova rivelazione del talento di quest’artista dalle ormai notevoli capacità canore e non solo!

Quanto ha influito l’esperienza in America sul tuo percorso mu-sicale e nella tua vita più in ge-nerale?Ha influito enormemente. Sono passati più di dieci anni da quan-do sono tornata a vivere in Italia dopo l’esperienza di San Fran-cisco, ma non mi sono anco-ra completamente ripresa. La donna che sono oggi ha preso forma in quei due anni passati a fantasticare sulle colline di Berke-ley, tra gli scoiattoli e gli hippy, tra le onde dell’oceano e il deserto più arido, nelle classi di “creative

writing” del college, dove ho im-parato a scrivere poesie in lingua inglese. Dove ho conosciuto Rita Weill Byxby, la folksinger degli anni ‘60 mancata lo scorso anno che per me è stata più di una guida spirituale ed artistica. Parte di me vive ancora la’, a Grayson Street, dove i miei amici musicisti mi lasciavano un pezzo della loro anima e della loro cultura per aiutarmi a formare la mia.

Quali sono le difficoltà maggiori per una cantautrice?Per me la parte difficile e’ gestire l’energia nei vari periodi di lavo-ro. Il musicista e’ un lavoro molto strano! Ci sono momenti in cui si scrive e si produce, si ha tempo per fare tutto con calma. Quan-do tuttavia perdi il contatto fisico con il tuo pubblico ti senti perso. Ricordo gli anni prima che uscis-se il mio primo disco come pieni di speranze, ma anche di fru-strazioni: avere tanto da dire, da dare, e non sapere se si riuscirà mai a trovare il proprio posto... Ci sono altri momenti invece, quando si promuove un disco soprattutto, in cui si corre come pazzi e in cui non si ha nemmeno il tempo di respirare. Sono fon-damentalmente molto pigra, e anche piuttosto sensibile, quindi

L’AURA ROCKCantante, compositrice e musicista. Ma anche amante dell’arte e della pittura

8 MUSIC

CHIARA GALLO

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tici con le persone. Tra le mie colleghe adoro artisticamente e umanamente Laura Pausini e Malika Ayane. Entrambe dotate di un gran senso dell’ironia e di una determinazione pazzesca! Conoscere Laura mi ha cambia-to la vita : ho capito cosa signifi-ca lavorare sodo, e quali sono le qualità che distinguono un can-tante normale da un vero pro-fessionista. Lavora 24 ore su 24 e mette passione in tutto quello che fa. Un’altra grande lavoratri-ce e’ la mia cara amica Cristina Scabbia, che con i Lacuna Coil ha portato un po’ di italianità nel metal: una persona assoluta-mente solare e positiva che ama profondamente il proprio lavoro. Con Gianluca Grignani invece e’ stato un misto di adrenalina e follia, in quell’occasione ho tira-to fuori il mio lato più materno e

non rendo molto bene quando ho tempi molto serrati. Parrebbe che il mondo della musica odier-no non abbia più spazio per “chi va sano...”

Nel corso della tua carriera hai collaborato con diversi artisti, con quali ti sei trovata più in sin-tonia?Ogni artista con cui ho avuto l’onore di collaborare mi ha ar-ricchito enormemente. Non sono il tipo di persona che si sofferma facilmente sull’aspetto superfi-ciale delle cose, quindi non resto paralizzata dalla fama, se non in rarissimi casi, come con Rena-to Zero, che è un mito assoluto, oppure con Claudio Baglioni . Mi ha colpito l’assoluta semplicità di grandi come Ben Harper o Lenny Kravitz, che preferiscono godersi la vita ed avere rapporti auten-

femminile.

Dal 2011 sei sposata con il pro-duttore e tastierista Simone Ber-tolotti e nel 2013 è nato il vostro bimbo Leonardo. Come hai vis-suto l’esperienza matrimonia-le e quella della maternità? Ha cambiato in qualche modo il tuo modo di scrivere musica?Non avrei mai pensato di diven-tare mamma così presto... Spo-sarmi poi! Il destino riserva molte sorprese per gli audaci. Mio ma-rito e il mio piccolino mi hanno permesso di ritrovare il contatto profondo con la mia musica, e hanno colorato di gioia e sereni-tà un cuore troppo disilluso, trop-po ferito, forse. Sarò eternamen-te grata ai miei due meravigliosi ometti per avermi dato l’occa-sione di tirare fuori il meglio di me.

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Hai partecipato due volte al Fe-stival di Sanremo, nella categoria Giovani prima e in quella Big poi. Differenze tra le due esperienze?Le novità mi affascinano, ma anche spaventano molto. A vol-te mi terrorizzano proprio. La se-conda volta ero già preparata a ciò che mi aspettava, quindi me la sono goduta di più. Fin da bambina ho sempre adorato il Festival, e tutto quello che ruo-ta intorno a quella manciata di canzoni, per cui è stato un vero e proprio sogno che diventa re-altà, forse realtà non lo è mai sta-ta, perché essere su quel palco è sempre così strano e surreale! L’orchestra, il vastissimo pubblico da casa, i lustrini, le feste, le inter-viste, Pippo Baudo... Incredibile pensare di farne parte, anche solo per pochi giorni!

So che oltre alla musica ti dedi-chi alla pittura e all’arte. Potresti dirci qualcosa al riguardo e se ci sono artisti che ammiri in modo particolare?Da quando c’è Leonardo ho pochissimo tempo libero, saran-no almeno due anni che non vado a vedere una mostra! Da surrealista convinta quale che sono resto affascinata da tutto il movimento del “pop surrealism” come Mark Ryden, Ray Caesar, Marion Peck. Mi piace anche l’arte contemporanea, anche se richiede più approfondimen-to del “lowbrow”. Trovo che Da-mien Hirst sia un genio, e mi piace molto anche Nathalie Djurberg.

Secondo te quali sono le diffi-coltà maggiori al giorno d’oggi che può riscontrare un giovane musicista per emergere? Avresti qualche consiglio da dare?Le difficoltà maggiori sono due. La prima è trovare qualcuno che creda nel tuo talento e possieda le risorse economiche e le capa-cità per poterlo sviluppare. La seconda è riuscire ad esprimere il proprio talento in modo com-merciabile e originale allo stesso tempo. Due regole che credo valgano per qualsiasi ambito ar-tistico.

Per concludere, puoi svelarci qualche tuo progetto imminen-te?Attualmente si sta lavorando al mio nuovo disco. Un disco che suona molto rock, soprattutto nei testi che sono tornata a curare molto, e che non hanno mezze misure. Simone, che sta produ-cendo il disco, ha insistito per-ché tornassi a registrare in presa diretta, come è stato fatto per Okumuki e Demian. E ha avuto ragione. Un cerchio non sarà mai un quadrato. Per quanto si provi a comprimerlo per farne salta-re fuori gli angoli. Credo che sia senza dubbio il miglior disco che abbia mai realizzato.

10 MUSIC

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“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità;un ottimista vede l'opportunitàin ogni difficoltà.”Winston Churchill

Diamond Media Group s.r.l. comunicazione - concessione pubblicitaria - editoria

Via C.Levi, 1 64027 Sant’ Omero (TE) Tel 0861.887405 mail: [email protected]

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MISSTRAWBERRYFIELDS

IL BE

LLO DE

LL’ES

SERE

FRIV

OLI Il suo canale

Youtube conta più di 100mila iscritti, ha un blog sul quotidiano La Nuova Sardegna, dispensa consigli di bellezza tra tutorial e recensioni ma sempre con uno sguardo rivolto all’attualità: MisStrawberry-Fields, alias Lolla, alias Maria Vittoria Spano, ha conquistato il web dalla sua Sardegna

LORENA CACACE

12 VITA DA BLOGGER

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Da Sassari al mon-do grazie al web. M i sS t rawber ry -Fields, nome d’ar-te di Maria Vitto-ria Spano, è una delle vlogger più

seguite. Il suo canale Youtube conta oltre 100mila iscritti, oltre 60mila i like sulla pagina Facebo-ok: dal suo blog dispensa consigli di bellezza, con tutorial e recen-sioni. Non solo: L’isola di Lolla, blog che cura per il quotidiano La Nuova Sardegna, affronta varie tematiche, legate all’at-tualità, raccontando il suo modo di vedere il mondo. Il suo motto è “tutti hanno bisogno di essere frivoli”: ecco chi è MisStrawberry-Fields.

Cosa ti ha spinto ad aprire un ca-nale Youtube?L’ho aperto nel 2009 e non avrei mai pensato che potesse diven-tare un mezzo così potente. Ero semplicemente curiosa, volevo condividere, mettermi in gioco sfruttando la comunicazione, una cosa che mi ha sempre af-fascinata.

Trucchi e consigli di bellezza, ma anche riflessioni sull’attuali-tà, pensieri profondi su ciò che accade nella vita di tutti i giorni. Tutti hanno “bisogno di essere fri-voli” è il tuo motto, ma cosa si-gnifica per te essere “frivola”?Significa cogliere il bello della vita senza scusarsi, pentirsi o ri-cordarsi ogni istante che ci sono cose più importanti da fare. Cu-rarsi, volersi bene, dedicarsi del tempo e impegnare la mente in cose leggere fa bene al corpo e all’anima. Deve esserci spazio anche per questo, altrimenti che noia!

Dalla facoltà di medicina al mondo dei blog e con molto suc-cesso. Cosa è cambiato per te in questi anni?È cambiato molto, in termini logi-stici e non, ma la cosa più impor-tante è che prima andavo avan-ti rendendomi conto di non mai aver tentato “altro”. Non avevo dato sufficiente spazio ai miei desideri e passioni. A pochi esa-

mi dalla laurea in medicina ho avuto il terrore di non essermi mai data una chance e ho voluto concedermela, non senza paure e difficoltà, lo ammetto. Quel-lo che faccio ora mi piace, ma non è un punto di arrivo. Guardo sempre avanti a nuovi progetti.

Hai un legame molto profondo con la Sardegna, la tua terra. Secondo te, cosa rende questa bella isola così speciale?È speciale perché è ancora sco-nosciuta ai più. Non basta un’e-state per conoscerla. Quello che si vede in un villaggio vacanze o in zone come la Costa Smeral-da, così patinata, non è la vera faccia dell’isola. Anche per que-sto nei miei video On the Road, cerco di mostrare la sua vera es-senza e di incitare le persone a girarla fuori dai soliti itinerari per scoprire com’è veramente: sel-vaggia, a volte poco accoglien-te, ventosa, spesso alienante, ma anche rigogliosa, profumata, materna e irresistibilmente bella. Un posto in cui non puoi non tor-nare. Sarà anche vero che non è semplice abitare qui, ma non sarei potuta nascere altrove.

Non solo trucco e beauty, visto che sul tuo blog su la Nuova Sar-degna, ti occupi di tutto: come scegli gli argomenti da trattare?Li scelgo in base a ciò che mi col-pisce al momento: leggo molto, cerco di essere sempre informa-ta, sono molto curiosa, adoro il mondo del web, quindi non è difficile. Quando scelgo un ar-gomento, mi faccio sempre una domanda: io lo leggerei? Se la ri-sposta è sì, allora inizio a scrivere. Avendo anche la versione car-tacea del blog sulle pagine del giornale, qualche volta ho evita-to di parlare di argomenti troppo legati all’online, ma in generale cerco argomenti che possano interessare ai giovani, che mi leggono dal pc, come al 70enne che compra il giornale.

Meglio scrivere un post o girare un video?Io vivrei scrivendo, ma scegliere è davvero difficile. Amo tutto il processo creativo che c’è dietro

un video: pensare a una nuova idea, migliorare la tecnica e l’uso delle attrezzature prima di girare, la fase di editing, fino all’attimo dopo il caricamento, con tutti i commenti delle persone che mi seguono con affetto da anni.

So che sei vegetariana da anni: com’è maturata questa scelta? Hai mai avuto dei ripensamenti?È maturata leggendo e infor-mandomi su tutto quello che ac-cade negli allevamenti intensivi. Ho iniziato a non vedere più al-cuna differenza fra il mio cane e un maiale o un agnello. In Sarde-gna, e in tutta Italia, è facile spo-starsi di pochi chilometri dalla cit-tà e trovare pascoli con agnellini dolcissimi che vogliono le coc-cole. Così la mia scelta è stata ferrea e non ho mai cambiato idea. L’unica cosa che mi dispia-ce? Che nel 2014 questa scelta così personale non sia ancora del tutto accettata e che si parli addirittura di “moda”. Se questa è una moda, dati alla mano, è la più duratura!

C’è qualcosa che vorresti cam-biare nella tua vita di oggi?C’è una bellissima canzone dei 99 Posse che dice “Il mio proble-ma è che sono incontentabile”. Per quanto soddisfatta della

13VITA DA BLOGGER

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mia vita, vorrei cambiare alcune cose, ma sono sempre stata così, fa parte di me. Se così non fosse, significherebbe che non ho più stimoli. Invece ho troppe cose da fare: vorrei poter fare un’e-sperienza lavorativa all’estero e vorrei concludere un grosso pro-getto che porto avanti tempo e molto altro.

Come ti vedi tra vent’anni?Non ho un buon rapporto col tempo che passa, non per la pau-

ra di invecchiare, ma per il timore di

n o n

riuscire a fare tutto quello che voglio. In fondo è anche bello non avere idea di come sarò fra 20 anni, spero un po’ più saggia!

La vita da blogger sembra non avere lati negativi, eppure ogni

lavoro ha i suoi difetti: nel tuo caso ci sono? Se sì, quali?Direi che l’esposizione in gene-rale ha i suoi lati negativi. Sul web non esistono filtri o li-miti e puoi sentirti dire cose che ti feriscono. Col tempo inizi a capire che non puoi soffrire per ogni critica o non puoi passare il tempo a smentire ogni voce falsa messa in giro (su di me ho letto cose che nemmeno io sapevo) e inizi a lasciar per-dere. Accettare le critiche costruttive e farne tesoro sempre, lasciarsi abbattere

mai.Quali sono le tue

fonti d’ispira-zione ?Non ho mo-delli preci-si, mi lascio ispirare e tra-sportare dalla positività di chi mi sta at-torno. Cerco di circondarmi di persone buone, pulite, brillanti e creative. Posso essere ispirata da un film, dal testo di una canzone, da un dialogo di una serie tv, da un libro, tutte cose con le quali sono cresciu-ta, che mi hanno formata e conti-nuano a farlo.

Se dovessi dare un solo consiglio a tutti i tuoi followers, qua-le sarebbe?Prima di tutto vorrei ringraziarli, il potere del web è l’unio-ne perfetta fra chi crea qualcosa e chi la guarda. Senza di loro mi sarei ferma-

ta anni fa. Per quanto riguarda il consiglio, direi che prima di scri-vere un commento immaginate di avere di fronte quella persona in carne e ossa, funziona sempre.

14 VITA DA BLOGGER

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16 MUSIC

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INNOCENZA DI UN MITO~

“Songs Of Innocence” è il nuovo album di Bono e soci. Uscirà il 13 ottobre e ha

già destato scandalo. Colpa anche della Apple e del suo iPhone 6

RICCARDO SADA

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Songs of Innocence è a oggi il lavoro più personale degli U2 e incrocia le primissi-me influenze musicali della band, dal rock e punk-rock anni ’70

alla prima elettronica e musica ambient anni ’80, offrendo una panoramica su come e perché è nata la band. L’album affronta tematiche come la casa, la fami-glia, i rapporti umani, le scoperte ed è stato registrato a Dublino, Londra, New York e Los Angeles con i produttori Danger Mouse, Paul Epworth, Ryan Tedder, De-clan Gaffney e Flood.In aggiunta all’album fisico in versione standard, usciranno sempre il 13 ottobre il vinile e una versione tradizionale (fisica) delu-xe di “Songs Of Innocence” che conterrà una sessione acustica di brani selezionati dall’album

più quattro canzoni inedite: “Lu-cifer’s Hands”, “The Crystal Bal-lroom”, “The Troubles” (Alterna-tive version), “Sleep Like A Baby Tonight” (Alternative Perspective Mix by Tchad Blake). Nuova sarà anche la copertina del disco per l’edizione fisica di “Songs Of In-nocence”.Nel frattempo Bono stesso ha postato su u2.com una lettera in cui parla del disco. “Spero che dopo aver ascoltato il nostro nuovo disco un po’ di volte capi-rete perché ci è voluto così tanto per realizzarlo. Siamo andati dav-vero laggiù… è un album molto, molto personale. Ci scusiamo se risulta straziante; anzi, ritiro quello che ho detto: niente scuse se ri-sulta straziante. Che senso avreb-be appartenere agli U2 se non si potessero toccare quelle corde? Non c’è fine all’amore”. Il leader della band ha spiegato anche

“The Miracle (of Joey Ramone)”

IL SINGOLO“The Miracle (of Joey Ra-mone)” è il primo estrat-to dal nuovo album. La pubblicazione segue l’u-scita gratuita per tutti gli iscritti a U2.com e come regalo di Apple a oltre mezzo miliardo di clien-ti dell’iTunes Music Store nel mondo.

18 MUSIC

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“Songs Of Innocence”

L’ALBUML’ultimo nuovo album de-gli U2 dal titolo “Songs Of Innocence”, contenente

11 brani, uscirà in edizione tradizionale su etichetta Island Records il 13 otto-

bre 2014. La pubblicazione segue l’uscita digitale gra-tuita del 9 settembre per tutti gli iscritti a u2.com e

come regalo di Apple a ol-tre mezzo miliardo di clienti dell’iTunes Music Store nel

mondo. Questa la track list:“The Miracle (of Joey Ra-mone)”, “Every Breaking Wave”, “California (There Is No End To Love)”, “Song For Someone”, “Iris (Hold Me Close)”, “Volcano”,

“Raised By Wolves”, “Ce-darwood Road”, “Sleep

Like A Baby Tonight”, “This Is Where You Can Reach Me Now”, “The Troubles”.

il perché del lancio del nuovo album gratuitamente su iTunes (e soprattutto per i possessori del nuovo iPhone 6): “È gratuito ma hanno pagato per esso: perché se nessuno paga nulla, non ci sentiremmo sicuri che questa musica gratis sia davvero così gratis. La musi-ca costa all’artista e questo ha grosse implicazioni, non per noi U2, ma per i musicisti del futuro e per la loro musi-ca, per le canzoni che devono anco-ra essere scritte dai talenti del futuro che hanno bisogno di potersi mante-nere se le vogliono scrivere”.Bono è comunque soddisfatto: “Sono 38 milioni le persone che han-no ascoltato il nostro nuovo album durante la prima settimana d’uscita. Questo è il massimo che un’artista può desiderare, sarebbe stato peg-gio se la nostra musica fosse stata completamente inascoltata”. L’o-perazione tuttavia ha riscosso com-menti di segno diverso, dal plauso di chi ha ovviamente gradito il regalo, alla critica di chi non ha apprezza-to il fatto che la Apple abbia messo l’album in tutte le librerie personali degli utenti, senza che ne avessero fatto richiesta. Critica alla quale la Apple ha risposto mettendo un’op-zione che permette la cancellazio-ne delle canzoni con un solo click.

Due sono i punti importanti di questa lettera: voler raggiungere più persone possibile (“Fare in modo che la nostra musica raggiunga quan-ta più gente possibile è sempre stato parte del dna di questa band”) e festeggiare il sodalizio tra U2 e Apple a dieci anni di distanza dall’usci-ta del U2 iPod.Bono conferma inoltre che il nuovo album rap-presenta un punto di partenza di un progetto musicale più ampio di cui in questi anni si è già parlato: “Songs of Experience”, un progetto che proseguirà nei prossimi mesi con l’uscita di altro materiale discografico (“Stiamo lavorando con Apple su del buon materiale da sviluppare in un paio di anni, novità che trasformeranno il modo di ascoltare e di vedere la musica. Vi terremo aggiornati. Se ‘Songs of Innocence’ vi piace restate con noi per ‘Songs of Experience’. Do-vrebbe essere pronto abbastanza presto”.

Siti internetwww.u2.comwww.facebook.com/u2www.Red.org

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“My Everything”Ariana Grande(Universal)

La nuova stella del pop è lei: Ariana Grande. “My Everything” contiene nell’edizione standard 12 tracce a cui si aggiungono nella versione deluxe altre 3 canzoni. Nella la tracklist si fanno largo “Problem” (con Iggy Azalea), “One Last Time“, “Why Try“, “Bre-ak Free“ (con Zedd), “Best Mistake“ (con Big Sean), “Be My Baby“ (con Cash-mere Cat) e “Love Me Har-der“ (con The Weeknd), oltre alla title track.

“Junto”Basement Jaxx(Cooperative /PIAS)

Simon Ratcliffe e Felix Bu-xton danno vita a tredici nuove canzoni che man-tengono vivo lo spirito di Brixton e il mood del car-nevale di Notting Hill Gate. È il settimo album, questo, del duo britannico: musica elettronica, sì, dance, ma mai scontata, versatile, fur-ba, anche pop, realizzata con classe e iper contami-nata. Basta ascoltare il sin-golo “Unicorn” per capire la visione della coppia.

“Where Neon Goes To Die”Magnus (Caroline / Universal)

Il secondo attesissimo al-bum dei Magnus vede come protagonisti David Eugene Edwards (16 Hor-sepower, Woven Hand), Tim Van Hamel Millionaire), Selah Sue e Blaya (Bura-ka Som Sistema). Il primo singolo estratto, “Singing Man”, vede la partecipa-zione vocale di Tom Smith degli Editors. La band rom-pe nuovamente gli schemi sia nei live che nelle regi-strazioni da studio.

LA BUONA USCITASEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE

RICCARDO SADA

I DISCHI

20 MUSIC

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“Kaos”Rockets(Smilax Records)

Suoni futuristici. Qua-rant’anni di attività. Dopo una lunga spola tra gli stu-di di registrazione di Como e di Parigi, il leader della band Fabrice Quagliot-ti, supportato dal lavoro di Davide Rizzatti, dà alla luce il nuovo album della mitica band specializza-ta in pop elettronico. Tra i singoli da segnalare “Party Queen”, che ha davvero energia da vendere, poi la rockeggiante “Our Rights” ed “Heaven 1958” che sembra di pinkfloydiana memoria.

“#Rettore - Magnifico Delirio”Gianluca Meis(VoloLibero)

“#Rettore - Magnifico Delirio” (132 pagine b/n; Prezzo: 15 Euro) analizza la carriera della cantautrice veneta e lo fa sofferman-dosi su ogni aspetto del suo percorso artistico ovvero sia come musicista, come performer e come attrice e legando passato e presente con il filo della storia. Curioso è il modo in cui l’autore ha affrontato il lavoro. Il risultato non è quello della semplice e tradizionale biografia ma un continuo intreccio tra i fatti della Rettore che si relazionano con quelli di chi la storia la scrive (ol-tretutto fan sin dalla più tenera età).

“Art Official Age”Prince(Warner Bros Re-cords)

Il genio di Minneapolis ha annunciato non uno bensì due nuovi album da stu-dio: “Art Official Age” e “Plectrumelectrum”, en-trambi in uscita a fine mese. Il primo è un progetto da solista mentre il secondo coinvolge totalmente la sua nuova iniziativa, quel-la delle 3rdeyegirl. Questa accoppiata di lavori mette in mostra ancora una volta la sregolatezza dell’artista che dopo tanti anni torna in Warner.

IL LIBRO

21MUSIC

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Il talento e la creatività di Anna Gili si

esprimono sotto forme e colori. Per lei lo spazio si

forma di oggetti che aiutano ad essere in

sintonia con l’ambiente che ci circonda

MARTINA DI DONATO

Anna Gili è un’ar-tista e design di successo. Le sue opere prendono vita e diventano animali giganti e colorati, gli spazi

che arreda diventano luoghi in-dimenticabili. Il suo punto di forza è lo spazio, attraverso di esso, in-fatti, Anna riesce a creare mon-di e sottomondi. Come lei stessa afferma lo spazio “è per me una macropittura che diventa am-biente, un processo inverso a quello di un pittore che dipinge un ambiente portando l’espe-rienza reale sulla tela piatta bidi-mensionale”. Anche il colore nel-le sue mani diventa un elemento strutturale di rilievo.

Anna Gili nel corso della sua car-riera ha partecipato a numerose esposizioni nazionali ed interna-zionali, tra cui l’Expo di Taejon in Corea, al Centre Pompidou di Parigi, alla Triennale di Milano e queste sono solo alcune del-le sue partecipazioni, collabora con molte aziende di arredo e design. Autrice di libri come “Ani-mal Love” e “Mental bodies”, docente universitaria e coordi-natrice di mostre. Un talento ita-liano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.

Qual è il tuo approccio all’interior design? Ci sono dei punti di cui tieni conto quando progetti?Quando mi trovo di fronte a un progetto di Interior design mi sof-

fermo su alcuni aspetti che con-sidero prioritari: lo spazio architet-tonico come concetto spaziale e l’ambiente allo stato di fatto con il suo vissuto.E personalmente trovo interes-sante intervenire sull’ambiente allo stato di fatto, piuttosto che sul concetto di spazio come ele-mento astratto.Gli errori o i difetti di un interno diventano elementi determinanti per il mio progetto. La valenza psicologica di un am-biente è un altro elemento inte-ressante. Quando entriamo in uno spazio abitato: negozio, gal-leria, ufficio o altro luogo, perce-piamo quelli che sono i problemi e i disagi che lo spazio raccoglie.Trovo interessante soffermarmi

LO SPAZIO PRENDE FORMA

Abito Sonoro, perforrmances1984 P.A.C. a Milano,

Künstmuseum a Düsseldorf, Seibu depatment stores Tokio,

Giappone.24 DESIGN

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sulle tracce nascoste e stratifica-te nei vari interventi di ripristino, con un’attitudine più da Scher-lock Holmes che da architetto.Nei miei progetti, intervengo su aspetti materici e cromatici per dare valore alle caratteristiche di un luogo, spesso cancellate e ri-mosse da un pensiero progettua-le che vuole riportare lo spazio a quella “Purezza originaria” che corrisponde ad una visione men-tale astratta di carattere perso-nale. Utilizzo il colore come ele-mento strutturale di uno spazio.Attualmente ho una collabora-zione con un importante azienda cinese di interior design e stiamo lavorando su una serie di mobili ed allestimenti di vetrine basati principalmente sul tema del co-lore.

Affermi che al termine “design” preferisci il termine italiano e meno trendy “ disegno industria-le”.Perché secondo te il secondo termine è più espressivo del pri-mo?Preferisco la parola disegno in-dustriale perché è più ampia e nello stesso tempo più specifica, sembra un ossimoro ma,“design” è un termine applicabi-le a qualsiasi professione che ab-bia a che fare con la questione formale. Si può parlare di design ad esem-pio come design della comuni-cazione, design dei servizi, design della luce, delle vetrine etc etcIl termine disegno industriale in-vece circoscrive un’area preci-sa legata alla progettazione di oggetti che possono essere ri-prodotti in piccola serie, in serie limitata, in grande serie o anche fuoriserie. Hai partecipato a moltissime mo-stre in tutto il mondo e ne hai fat-te anche delle personali. Ce n’è una che ricordi maggiormente rispetto alle altre?Ricordo all’inizio del mio lavo-ro quando venni invitata dalla galleria no profit, Artist’s Space a New York per allestire un mio spazio, nel 1997.Era la prima volta che arrivano in una città così importante con

una mia mostra e fui ospitata da un’importante e bravissima arti-sta americana, Kiki Smith. Ero ti-mida e sola in una città lontana dal mio paese. Apprezzai molto, la visita di Gae-tano Pesce la sera dell’inaugura-zione. E’ stato un grande gesto di accoglienza nei confronti di una giovane designer italiana che approdava per la prima volta nella “Grande Mela”.Cleto Munari invece arrivò in gal-leria mentre stavo allestendo lo spazio. Mi disse che era in transito a New York, doveva raggiungere sua moglie Valentina in un’altra città americana, venne a cono-scenza della mia mostra e passò a salutarmi.Sono cose che in quel momento mi fecero sentire a mio agio, mi resero felice e pertanto le ricordo con gioia.Un bel ricordo recente sono in-vece le mostre dello scorso luglio in Corea, dove ho ricevuto una grande accoglienza da parte della municipalità della città di Seoul, da parte di Artcenter IDA e dell’ Art Center Design Mu-seum, ma purtroppo non da par-te dell’Istituto Italiano di Cultura. Qual è stata la tua prima realiz-zazione?Un Abito Sonoro, un grande ori-

gami realizzato da un quadrato di stoffa di lato 4 metri.All’interno dell’abito è inserita una struttura di alluminio sulla quale sono appese delle lamie-re di ottone che i musicisti speri-mentali utilizzano per riprodurre i suoni della natura.La consulenza musicale è stata condotta nel 1984 in collabora-zione con due musicisti sperimen-tali Davide Mosconi e Giuseppe Chiari, entrambi appartenuti al gruppo Fluxus.La persona che indossò l’abito durante la performance fu una ballerina del corpo di ballo del grande coreografo belga Bejart, Maria Fernandez Iglesias.La performance, è stata presen-tata al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1984, al Kunstmuseum di Düss-eldorf in Germania, nei Seibu de-partment stores a Tokio in Giap-pone, dove durante il viaggio di ritorno l’abito fu rubato e dovetti pertanto realizzarne un altro che attualmente è a Milano chiuso nel mio magazzino. C’è una creazione a cui ti senti più legata?Mi affeziono sempre alle ultime cose sulle quali sto lavorando, quindi direi che il brand ANIMA-LOVE, al momento è al centro

Ritratto Anna Gili by Silvia Amodio

25DESIGN

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Anna Gili

ANIMALOVElibro I

HOW THE MAGIC WORLD OF ANNA GILI WAS BORNANNA GILI’S SOUL DESIGN

Pendente in oro “Chinese zoo-

diac”, autopro-duzione

Anna Gililibro Animalove

Wonderloft, progetto di Interior Design 2005 foto di G. Giannini

del mio interesse.ANIMALOVE è un brand attorno al quale ruotano vari progetti:un libro : Animalove How the Ma-gic World of Anna Gili Was Born, edito da Lupetti, che verrà pre-sentato al book store della Trien-nale il prossimo 16 ottobre.Animalove è il titolo di una serie di mostre presentate al Seoul Art Center Museum in Corea ed inol-tre Animalove, sono anche una serie di prodotti che comprendo-no grandi vasi in ceramica editi da Artbeat, fino ai prodotti di merchandising come quaderni, penne, astucci, bicchieri, foulard , portafogli editi da 7321 Design in Corea.

Come mai nelle tue creazioni sono presenti spesso elementi del mondo animale?Perché gli animali a differenza degli uomini sono privi di cattive-ria.Perché sono interessata al tema del ritratto, che deriva dalle mie origini appartenenti alla cultura umanistica. La mia ricerca è le-gata alla zoosemiotica che espri-me anche una ricerca metafori-ca, dove ad ogni viso di animale corrisponde una specifica mo-dalità di rapportarsi a noi.Il messaggio visivo, il progetto di un sistema di segni e significati, è una complessa testimonianza, un’iconografia di comunicazio-ne che attinge alla serietà di un

mondo primordiale, essenziale punto di riferimento per me.

Sei un’artista a tutto ton-do, infatti anche perfor-mances d’arte ed in-stallazioni d’ambiente sono espressioni artisti-che a Lei familiari. Qual è la caratteristica di una forma d’arte come la performances?La performance è una mo-dalità di operare in ambito ar-tistico di carattere immateriale perché si consuma nell’istante della sua rappresentazione. La-scia solamente un documento che è la sua testimonianza: un video o una fotografia, ma non lascia mai l’opera, perché essa consiste appunto in una rappre-sentazione. Questo è l’aspetto più interes-sante e affascinante: un’azione che può essere archiviata in un microchip in una memoria artifi-ciale che contiene ed è in grado di mostrare il vissuto di un mo-mento passato.

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dai la giusta visibilità alla tuaazienda

Life StyleFashionBeautyPeople

ArtDesign

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M ilano capi-tale della moda, dello stile e del-le tendenze che indos-seremo nei

prossimi mesi estivi. Per una set-timana, dal 17 al 22 settembre 2014, i grandi nomi della moda italiana hanno presentato le loro collezioni per la Primavera-Esta-te 2015 in passerella e non solo. Eventi e serate hanno animato la Milano Fashion Week anche al di fuori delle location istituzionali, attirando migliaia di appassiona-ti e fashion addict che hanno in-vaso letteralmente la città.Un’invasione colorata di blogger e stylist, oltre alla stampa accre-ditata da tutto il mondo, modelle e vip in una felice commistione tra professionalità e passione. Gi-rando per le strade, si sono potuti ammirare i look creati dalle ap-passionate e dalle blogger che hanno dato la loro personale interpretazione della moda che sarà. Occhi puntati sulle modelle colte dai fotografi al di fuori del-le passerelle, che hanno dettato stile e tendenze con look spor-twear e easy chic.I grandi protagonisti sono però stati gli stilisti, rappresentanti del made in Italy e della moda italia-na in tutto il mondo: cinque giorni che hanno tracciato le tendenze per la donna della prossima sta-gione estiva.Nelle cinque giornate milanesi hanno sfilato 138 collezioni, 67 sfi-

MILANO FASHION WEEK 2014, MODA E STILE SOTTO IL DUOMOLa settimana della moda milanese ha richiamato i più

grandi stilisti del made in Italy, vip, nuovi nomi e soprattutto tanti fashion addict che hanno riempito le

strade della città meneghinaLORENA CACACE

Dolce & Gabbana 2015 Ferragamo

28 FASHION

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late di cui 7 doppie per un totale di 60 collezioni e 36 eventi con molte novità, nomi che hanno sfilato per la prima volta al MFW donna e maison che hanno esor-dito sulle passerelle milanesi, ac-canto ai grandi nomi del calibro di Giorgio Armani, Versace, Pra-da, Gucci, Salvatore Ferragamo, Trussardi, Just Cavalli, Dolce & Gabbana e tanti altri.Fausto Puglisi, Gabriele Colange-lo, MSGM, Marco De Vincenzo, Andrea Incontri, Stella Jean, Au Jour Le Jour, Leit motiv, Alberto Zambelli, Grinko, Chicca Lualdi BeQueen, Cristiano Burani,Uma Wang, Nicholas K hanno sfilato per la prima volta a Milano, pre-sentando le loro collezioni. Se-gnatevi questi nomi perché nei prossimi anni si sentirà molto par-lare di questi stilisti della nuova generazione, pronti a conquista-re i guardaroba di tutte le donne.A rendere però la MFW così im-portante sono però stati i grandi della moda nostrana, con qual-che novità in più. È stato il caso di Giambattista Valli, firma ec-cellente dell’alta moda, che ha scelto l’evento meneghino per presentare “Giamba”, la sua prima collezione prêt-á-porter. Una donna romantica e delica-ta quella disegnata da Valli, che sfoggia la sua naturale femmini-lità, anche scegliendo le gonne corte, protagoniste della col-lezione. Un inno alla freschezza della stagione con le gambe che tornano protagoniste, accanto a un mix sapiente di trasparenze e richiami floreali.Ma come ci vestiremo nella pros-sima Primavera-Estate 2015? Le tendenze che hanno segnato quest’ultima edizione della Mila-no Fashion Week sono molte, a iniziare dal denim, tornato a sfila-re sulle passerelle.Gucci ha rilanciato lo stile, sfilan-do con una collezione che ripor-ta in auge gli Anni Settanta così amati da Frida Giannini, usciti in passerella a fine sfilata proprio con un look in jeans molto 70s. Capi interi in denim, pantaloni ampi alle caviglie da indossare con stivali in pelle e sandali dai toni terra, vestiti chiusi da grandi lacci intrecciati, giacchine marsi-

Ferragamo

Dolce & Gabbana 2015

Fatim

aval

Ferra

gam

o

29FASHION

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na con dettagli militari: la maison ridisegna il denim che ben si adatta a una donna “contemporanea e cosmopolita, hippie fino a un certo punto”, come ha chiarito la stes-sa Frida Giannini. Il lusso per Gucci è fonda-mentale anche nel prêt-á-porter: non sono mancati gli inserti in pelliccia sui gilet in pa-tchwork e abiti corti resi scintillanti da inserti luminosi.Anche Dolce & Gabbana ha dato la sua in-terpretazione del denim, ma tutta in chiave barocca d’ispirazione quasi spagnoleggian-te. I pantaloni sono larghi e arricchiti da in-serti gioiello a creare un’intricata decorazio-ne che ricorda i corpetti dei matador. Per il duo siciliano è sempre la loro terra d’origine la fonte di ispirazione, con lo sguardo punta-to sul lato esotico della Spagna, richiamato dai fiori rossi annodati nei capelli. La donna di Dolce & Gabbana è sensuale, esplosiva, cal-da e passionale anche nei modelli che sem-brano usciti dal guardaroba maschile, come il completo da toreador in rosso che abbina

Gio

rgio

Arm

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Empo

rio A

rman

iGiorgio Armani

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alle culotte la giacca di taglio maschile. Pizzi, pietre, metalli, inserti preziosi in una collezione che fa del nero e del rosso i co-lori chiave. Protagonista anche il cuore, la cui forma risalta su un vestito nero adornato da una miriade di decorazione a ricordare le statue dei santi che sfilano lungo le viuzze dei paesi siciliani: questo perché le donne di oggi sembrano ri-vestite di una “cappa di bon ton, falsità e perbenismo, tutte precise e ritoccate”, spiegano gli stilisti che hanno voluto dise-gnare una donna “reale, con passione”, che si fa trascinare dall’amore e non ha paura di essere sensuale.Leggerezza e naturalità sono altri temi che hanno fatto ten-denza alla settimana della moda milanese e che Giorgio Armani ha saputo incarnare in ogni modello. Re Giorgio è sta-to uno dei grandi protagonisti nella sua Milano, con uno show che ha unito moda, cinema e arte. “Vestitevi come la sabbia” è il motto dello stilista che apre la sfilata donna con un corto firmato dal premio Oscar Pao-lo Sorrentino e che racconta la bellezza delle spiagge, i suoni e i colori che riempiono lo sguar-do davanti al mare. La donna di Armani è fresca, comoda, leggera e sempre elegante: la sabbia dà il colore della colle-zione, con toni delicati e na-turali che danno subito l’idea dell’estate. Anche la collezio-ne Emporio Armani si richiama al mondo del mare ma questa volta è il blu delle acque il pro-tagonista. In passerella sfilano i modelli della collezione spor-tiva da città con toni del blu e bluette che ricordano i riflessi del mare in una calda giornata di sole.Dalla donna raffinata di Armani alla donna-Barbie di Moschino. La maison ha stupito la platea milanese con una collezione tutta in rosa. Jeremy Scott ha preso la bambola più famosa del mondo, vera e propria ico-na di stile, e ha adattato il suo mondo alle donne in carne e ossa. Il giorno è tutto rosa, con

Emporio Armani

Just

Cav

alli

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minidress aderenti, accessori e dettagli trafugati dal guardaro-ba di Barbie, minigonne a vita alta con top rosa shocking, shorts e micro-canotte glitterate, ma-glioni oversize con la scritta Mo-schino che riprende la grafica di Barbie. E ancora vinile, spugna e inserti in pvc in colori fluo per un pink power pronto a conquistare il mondo con ironia. In fatto di vip, la MFW appena conclusa non ha certo deluso. Emilio Pucci ha per esempio ri-

portato in passerella Naomi Campbell: la Venere Nera ha dimostrato come l’età non con-ta quando il talento è nel san-gue e dall’alto della sua espe-rienza ha sbaragliato tutte le più giovani e agguerrite modelle che hanno solcato le passerelle milanesi. Charlotte Casiraghi e Kate Moss hanno monopolizza-to i flash dei fotografi alla sfilata di Gucci, accanto alla diret-trice di Vogue America Anna Wintour. Per le strade di Milano le super top si sono dedicate allo shopping, come hanno fat-to Alessandra Ambrosio o Bar Rafaeli.Il tutto mentre le strade mene-ghine brulicavano di fashioniste sempre di corsa tra una sfilata e l’altra, pronte a posare per gli addetti ai lavori e ai giornalisti di mezzo mondo che si sono ritro-vati sotto le guglie del Duomo per scoprire mode e tendenze del prossimo anno.

Just

Cav

alli

Trus

sard

i

Just Cavalli

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le grandi “cantantesse” italiane quali Nada, Carmen Consoli e Cristina Donà. Questo è l’album delle forti parole di “Questa è la mia festa”, l’album degli oc-chiali da sole tenuti mentre si fa colazione per celare degli occhi rivelatori, l’album della religiosità e di quella fase amara e malin-conica insita nei vent’anni. Arriva poi l’11 marzo 2014 e Maria An-tonietta torna in scena con il suo caschetto ed in mano un nuovo album “Sassi”, in cui affronta te-matiche diverse e lo fa con più fiducia in se stessa e nella vita. La sua felicità traspare e coinvolge, ora Letizia è esattamente come Maria Antonietta: piena di linfa vitale, di verità dissacranti ed è pronta a riscattarsi, a raccoglie-re i sassi che ha buttato. Perché “c’è un momento per tirare sassi ed un momento per raccoglierli”

Qual è stato il tuo percorso pro-

fessionale?Ho cominciato a scrivere canzo-ni quando avevo 16 anni…le pri-me le ho registrate quando i miei genitori per la maturità mi hanno regalato un registratore a cas-setta 4 piste. Poi sull’onda della casualità, suonando in giro tutta sola con la mia chitarra acustica ho conosciuto persone che mi hanno supportato e aiutato e ho registrato un disco autoprodotto in inglese nel 2011, poi un disco nel 2012 e poi quest’ultimo “Sas-si” a Marzo di quest’anno per la Tempesta Dischi.

Quali sono state e quali sono le tue influenze musicali?Mi piacciono molto i gruppi fem-minili americani “riot” dei primi ‘90 come Bikini Kill, Hole, Babes in Toyland e Sleather Kinney per la loro urgenza di dire le cose e di dirle esattamente come vole-vano loro e in una maniera mol-

Le sue sonorità punk che accompagnano testi

più interessanti della nuova scena indie

sempre più maturi e consapevoli hanno fatto di Maria Antonietta una delle cantanti

I SASSI RACCOLTI DI MARIA ANTONIETTAClasse 1987, Le-

tizia Cesarini, alias Maria A n t o n i e t t a , racchiude nel suo corpo mi-nuto una cari-

ca da gigante. Caschetto rosso che l’accompagna da quando aveva tre anni, un tatuaggio sul braccio, un look che sembra uscito dagli anni ‘60 ed una vo-glia di comunicare che va al di là di ogni ostacolo. I suo testi sono graffianti e diretti, colpiscono per la sincerità. Maria Antoniet-ta (esattamente come la ribelle regina francese) ha iniziato la sua carriera in un duo dal nome Young Wrists. Successivamente nel 2010 decide di autoprodurre un disco dal titolo “Marie Anto-niette wants to suck your young blood” e di cambiare il suo pseu-donimo in Marie Antoniette ( in seguito divenuto Maria Antoniet-ta). Nel 2011 gli Young Wrists si sciol-gono e la giovane cantante prende il via per la sua carrie-ra da solista. L’anno seguente esce “Maria Antonietta”, disco prodotto dal cantante pugliese Brunori. Questo è l’album che la consacra come l’erede del-

MARTINA DI DONATO

34 MUSIC

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to femminile intendo dire senza timore di disvelare i reali pensieri di una donna. Poi mi piace molto il reggae…i Wailers e i Gladiators su tutti…è musica piena di san-gue e di purezza, di verità e di viscere...è una passione più re-cente, ma non per questo meno importante per me.

Come mai hai scelto come nome d’arte quello di una regina francese?Ho scelto il nome di una donna molto intelligente e sensibile che per tutta la vita è stata osteggia-ta e fraintesa. Non ha potuto fare della sua vita quello che avrebbe voluto e si è sentita spesso vittima di un meccanismo. Io cerco di operare una rivincita e cerco di fare della mia vita esattamente quello che voglio qualsiasi cosa dicano gli altri.

L’11 marzo 2014 è uscito il tuo nuovo disco “Sassi”, in cui la ve-rità è un tema centrale. Quanto è importante per te trovare la veri-tà negli altri?Importantissimo. Si tratta della cosa più difficile da realizzare. Trovare persone vere e per vere intendo pure. Il che non vuole dire buone o ingenue o senza desideri torbidi, significa che di-cono e fanno quello che sono.

Nei tuoi testi parli anche del-la condizione della donne che spesso soffrono di quell’insicurez-za che forse scaturisce da retag-gi culturali. A volte infatti, le don-ne devono battersi per riuscire ad essere accettate. Quale credi sia la condizione delle donne nella nostra società?Una condizione molto triste. Quella di essere libere ed eman-cipate solo a parole e nei fatti per nulla. E la responsabilità è in primo luogo delle donne che alimentano spesso quei clichés e quegli stereotipi che gli uomi-ni cuciono loro addosso. Soli-tamente per poco coraggio. E quelle che si battono per essere realmente libere nell’esprimersi e nell’essere se stesse il più delle volte vengono tacciate di esse-re delle stupide o delle poco di buono. Da parte di altre donne

in primis. Che tristezza!

Nel testo “Abbracci” dici: “ C’è un tempo per lanciare sassi e un tempo per raccoglierli”. Ti chie-do, qual è il tempo per racco-gliergli?E’ il tempo in cui capisci chiara-mente chi sei e cosa desideri sot-to alle sovrastrutture che tu stesso hai eretto per milioni di anni.

Un’altra frase che colpisce è la seguente, contenuta nella can-zone Ossa: “Ti vorrei prendere a calci fino a farti molto male tanto non sviluppo sentimenti come di-cevi tu”. E’ una frase molto forte, ce la spieghi?Si tratta di un mio ricordo. Una frase che mi è stata detta.

Molti reputano il tuo secondo al-bum molto più allegro e spensie-rato del primo, è così? C’è stato un cambiamento personale che poi si è riversato sul modo di scri-vere e sulla tua musica?A mio avviso è molto più scuro del primo. Molto più scarno, mol-to più denso, molto più dispera-to. Anche il primo lo era ma in una maniera diversa. Quando riesci ad essere felice è come se ti potessi permettere di esplorare più in profondità il marcio e que-

sto faccio in questo disco. Prima ero talmente disperata che po-tevo permettermi di sguazzarci soltanto nel dolore.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai già pensando ad un nuovo disco?Non sto pensando al momento a nuovi brani…scrivere richiede tempo e soprattutto sentimenti sempre nuovi da provare e da capire…non mi piace parlare a caso, quando parlo vorrei ave-re delle cose intelligenti da dire. Meglio tacere altrimenti. Il mio progetto per il futuro è essere il più felice possibile per la maggior parte del tempo

35MUSIC

© Chiara Gambuto

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Refashionista

Lei è Jillian Owen, la blogger “taglia e cuci” che con un pizzico di creatività e fantasia, recupera abiti di seconda mano, trasformandoli in vestiti fashion e alla moda. Nel suo blog refashionista.net potete trovare tutte le sue creazioni con foto del prima e del dopo

Quando e per-ché hai deciso di dar vita al blog Refashio-nista?ReFashionista.net è nato a

luglio 2010. Ho iniziato a rimo-dellare i vestiti per un po’. Poi ho incominciato a fare dei tutorial, era un modo divertente per con-dividere il mio hobby preferito con i miei amici.

Parlaci del tuo concetto di moda e invece della tua opinione sulla moda in generale.In realtà non mi interesso di moda. Quello che mi interessa è

QUANDO L’ABITOHA UNA SECONDA VITA

coltivare uno stile personale che mi faccia sentire felice e favolo-sa. Non seguo le tendenze o che cosa è “in” o “out”. Penso solo che tutti dovrebbero indossare quello che vogliono e divertirsi!

Dici di essere disgustata dalla crescita dei giganti della moda che si affidano a pratiche di la-voro immorali e che si può vesti-re bene a buon mercato senza danneggiare l’ambiente e sen-za sostenere pratiche di lavoro ingiuste. Quale potrebbe essere una soluzione per te per ovviare a questo problema?La via che ho scelto di inseguire, quella di rimodellare gli abiti, è

ovviamente la mia preferita. An-che se non sai cucire ci sono altri modi per essere “ecofabulous”! Acquistare di meno. Comprare solo vestiti che ami davvero e che sono di alta qualità in modo che durino a lungo. Acquistate quindi l’usato quando potete. Comprate vestiti fatti con scru-polosità ogni volta che potete.

Recuperi abiti usati dandogli una nuova vita. Qual è il mate-riale più singolare che hai usato per un tuo vestito?Vediamo... una volta ho fatto un abito da ballo di vecchi romanzi rosa! Il corpetto era una coperta e la gonna era fatta di pagine in-giallite. Questo è stato probabil-mente il più bizzarro. Mi sono ca-pitati tute folli, vestiti di vecchie signore, e costumi abbandonati che poi amo ridargli una nuova vita!

Hai un abito preferito tra quelli che hai realizzato? Il mio preferito è stato probabil-mente quello che ho ri-fatto e che doveva essere il mio abito da sposa un paio di anni fa. Poi

FRANCESCA LORI

36 VITA DA BLOGGER

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ho annullato il fidanzamento ma ho tenuto il vestito. Tinteggiar-lo e trasformarlo in un abito da cocktail divertente, è stato ca-tartico.Di cosa ti occupavi prima della nascita del blog? Eri sempre nel campo della moda?Prima del blog, mi vestivo di nero. Non avevo molti soldi, e dall’ac-quisto di un solo colore, potevo abbinare qualsiasi cosa, non do-vendo così comprare tanta roba. Non ho mai seguito la moda più di tanto... mi piace solo indossare i colori come tutti gli altri.

Hai mai pensato di fare del tuo hobby un business e cominciare a vendere le tue creazioni?Naturalmente c’ho pensato, ma sono una donna single che vive da sola. Devo mantener-mi, e questo significa lavorare a tempo pieno. Sono scrittrice fre-elance da un lato, e rimodella-trice quando posso. Sarebbe un sogno, ma non è pratico ... pur-troppo.

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In passato sei stata un model-la, dal 2004 svolgi l’attività di foto reporter, come ti sei avvi-cinata a questa professione?Ho incominciato a fare il lavo-ro di modella a 18 anni, non è che lo avessi sognato fin da

piccola, finito il liceo non avevo ancora capito cosa volevo fare “da grande” ma volevo essere indipendente e quella è stata la prima cosa che mi è stata propo-sta, un po’ per caso, in un super-mercato a Milano. L’idea era di farlo un anno e poi riprendere gli studi ma questo lavoro oltre ad offrirmi un guadagno (non cer-to milionario come le Top model ma di certo maggiore di quello dei miei amici magari trentenni e laureati) mi dava la possibilità di viaggiare in continuazione, non solo nei posti degli shootings ma anche di fare base per lunghi periodi in altre grandi città come New York, Tokio, Cape Town, Sy-dney, Barcellona, così ho conti-

PASSIONE FOTOREPORTER

38 PEOPLE

nuato per sette anni. E’ proprio in questi anni che ho incomin-ciato a scattare fotografie… ai tempi (sembra ieri ma in realtà parliamo di quasi 20 anni fa!) non c’erano tutte queste possibilità di comunicare che abbiamo ades-so, non si poteva scattare una foto col telefono e mandarla gratuitamente passando dal pri-mo cafè dotato di wifi…Sentivo la mia famiglia raramente, senza avere il tempo di raccontare tut-te le cose che vedevo e le espe-rienze che facevo.Così ho incominciato a scattare fotografie (in genere diapositive) e poi una volta tornata a casa preparavo degli slideshows e raccontavo di posti lontani che avevo conosciuto.Ho presto incominciato a viag-giare per conto mio anche nei posti dove il mondo della moda non mi avrebbe mai portato e nel tempo libero scattavo foto-grafie.

MARTINA DI DONATO

Timor Est - 2012

Dal lavoro “Asylum seekers, Malta” - 2013

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Albertina D’Urso racconta le realtà sconosciute o dimenticate attraverso uno scatto. Dona voce ed espressione a chi forse non l’ha mai avuta

Ogni tanto provavo ad avvicinar-mi a qualche redazione ma con scarso risultato mentre continua-vano ad arrivarmi offerte come modella quindi. L’occasione è arrivata nel 2002: alcune amiche di famiglia mi hanno chiesto se potevo partire con loro per l’In-dia e fotografare i bambini adot-tati a distanza, le loro case e le loro condizioni di vita… ci sono rimasta mesi e questi scatti sono poi diventati una mostra ed un libro e da lì ho incominciato ad essere una fotografa a tempo pieno… la mostra è stata visitata da alcune persone che stavano preparando una spedizione in Afganisthan, e via così… da cosa nasce cosa…

Viaggi molto e hai la possibilità di vedere molte realtà che forse a noi occidentali sarebbe difficile anche solo immaginare. Come riesci a riportare quello che vivi attraverso uno scatto?

Il lavoro di fotoreporter mi ha por-tato a conoscere realtà che chi vive in occidente non può nean-che immaginarsi, a parlole non riuscirei mai a raccontarlo, con la fotografia invece mi viene più facile perché il momento dello scatto coincide con quello che sta accadendo e con l’emo-zione che sto provando in quel momento. Scrivere è diverso… devi rielaborare dopo quello che hai visto. Invece quando scatti accade tutto contemporanea-mente. Da ragazzina riuscivo a raccontare le mie esperienze, i miei viaggi e le persone che in-contravo solo usando le imma-gini che avevo scattato. Certo per riuscire a scattare immagini professionali in momenti conci-tati e drammatici ci vuole molta esperienza, non c’è tempo per pensare alla “tecnica” deve ve-nirti in automatico. Nella fotogra-fia di reportage non puoi star lì a decidere l’esposizione o la com-posizione, diventa un po’ come guidare l’automobile… mentre guidi non pensi a che pedale devi schiacciare o come devi mettere le mani sul volante.

In molti tuoi scatti sono presenti bambini che dormono con le loro madri dentro una rimessa dove sono poste banane appena col-te e bambini che giocano su di un’altalena, spinti amorevolmen-te dalla loro madre. Un esempio che rappresenta le varie diversi-tà economiche e sociali presenti su questa terra. Questo ti ha fatto cambiare un po’ la visione della vita?Il conoscere tutte queste diverse situazioni, spesso estreme mi ha certamente cambiato la vita; so-prattutto all’inizio facevo molta fatica a vivere “normalmente” una volta tornata alla mia realtà, ero diventata un po’ “adrenaho-olic”, tutto ciò che era “norma-le” non mi interessava neanche, non riuscivo a trovare motivazio-ni in tutto ciò che non faceva pompare il cuore a mille. Col tempo però anche grazie alle raccomandazioni di fotografi più esperti che avevano commesso quell’errore, non se n’erano ac-corti in tempo e quindi non erano

39PEOPLE

Terremoto di Haiti - reportage per Vanity Fair - Lens Culture International Exposure Award 2010

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riusciti a costruirsi una vita privata accanto a quella professionale, ho imparato a separare la mia vita da quella delle persone che mi trovavo a fotografare. Certo quando torno da un paese del terzo mondo mi sento un po’ a disagio in certe situazioni ma poi torno alla mia vita, alla mia fami-glia ed ai miei amici, con la con-sapevolezza di trovarmi in una parte del mondo privilegiata ma senza sensi di colpa.Non è giusto sentirsi in colpa per essere più fortunati di altri o per non essere in grado di “salvare il mondo”. Ognuno fa quello che può, anche nel suo piccolo. C’è chi fa cose enormi, come alcuni medici che spesso mi è capitato di incontrare, che salvano cen-tinaia di vite. Io a volte mi sono sentita inutile ad essere soltanto un testimone, incapace di cam-biare le cose ma credo che an-che il mio lavoro abbia fatto e

spero farà delle piccole differen-ze, sensibilizzando alcune perso-ne le persone che hanno visto le foto sui giornali o durante le mo-stre.

Sei stata anche a L’Aquila dove hai realizzato un reportage sul terremoto del 6 aprile 2009. Cosa hai trovato attorno a te?Spesso i miei reportages, avven-gono in luoghi molto lontani e diversi. Il terremoto de L’Aquila è stato l’unico caso in cui ho la-vorato in una situazione di emer-genza nel mio paese. Però an-che in quel caso dormivo nelle tendopoli, insieme agli operatori della protezione civile e passa-vo tutto il giorno (anche quando non scattavo) con i terremotati quindi anche se non ero poi così distante da casa ero comunque immersa al 100% nella loro realtà. Sarebbe molto diverso lavorare ad una storia nella mia città so-

vrapponendola alla mia quoti-dianeità. Non so se ci riuscirei.

C’è un viaggio a cui sei più lega-ta?Ogni viaggio ed ogni reporta-ges è per me molto importante e non mi è mia successo di non portarmi dietro emozioni e ricor-di particolari ma se dovessi sce-gliere un posto a cui sono rima-sta particolarmente legata oltre all’india (da dove è cominciato tutto e dove sono tornata una dozzina di volte) direi Haiti. E non solo perché anche lì sono torna-ta più volte: prima del terremoto (il mio libro TI MUON YO, children of Haiti è uscito nel 2009), subito dopo il terremoto ed ad un anno durante l’epidemia di colera; ma perché questa isola, la sua storia e la capacità della gente di rial-zarsi da ogni tragedia non si può dimenticare.

Riesci a conciliare il tuo lavoro con il ruolo di madre e moglie?Sono riuscita a conciliare molto facilmente il mio lavoro con il mio ruolo di moglie perché mio mari-to (anche lui fotografo anche se specializzato soprattutto in foto-grafia concettuale e architettu-ra) mi ha conosciuto sul lavoro, sapeva benissimo chi ero e cosa facevo e quindi non poteva di certo lamentarsene, non mi ha mai ostacolato, anzi mi supporta molto. Come farò a conciliarlo col ruolo di madre, ancora non lo so… mia figlia ha 4 mesi e da quando è nata, anzi da quando sono rimasta incinta non ho più fatto reportages in posti a rischio. Lei, a differenza di mio marito, non mi ha scelto quindi anche se la voglia di tornare a fare quel-lo che facevo prima è tanta c’è anche la paura di mettermi nei guai e quindi di farle un torto. Sicuramente ripartirò ma credo che avrò molta più cautela. Nel frattempo, tra poppate e pan-nolini, sto lavorando ad un gran-de progetto: la pubblicazione del mio terzo libro.

Timor Est - 2012

Terremoto de L’Aquila - realizzato per la protezione civile ed esposto in una mostra collettiva itinerante per tutta italia

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Al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 30 settembre fino al 2 novembre si terrà la mostra “Meteoriti, quando il cielo comu-nica”. Saranno esposte le straordinarie meteoriti appartenenti al Museo di Mineralogia della Sapienza. Appassionati e curiosi potranno osservare da vicino questi oggetti . La mostra è suddi-visa in tre aree: la prima ci riporterà indietro nel tempo fino a 13, 8 miliardi di anni fa, quando l’universo iniziò a trasformarsi in una palla infuocata, nella seconda area verranno presentati vari tipi di meteorite ed infine la terza area è dedicata a miti, leggende ed enigmi sulle meteoriti.

Belle Epoque a Palazzo Zambelli di Padova fino al 14 dicembre. Una mostra monografica in cui è possibile ammirare tutti i più bei dipinti della Belle Epoque del pittore livornese Vittorio Matteo Corcos. Saranno presenti anche opere inedite. Corcos ha reso ce-lebre Elena Vecchi con il dipinto “Sogni” (1896), in cui è rappre-senta la giovane figlia del pittore Jack La Bolina (Augusto Vecchi) seduta su una panchina con lo sguardo rivolto al pittore. Proprio in quello sguardo, secondo alcuni critici, sarebbe espresso un forte sentimento d’amore della giova-ne nei confronti del pittore. Al MoMa (Museum of Modern Art) di

New York,dal 12 ottobre fino al 8 feb-braio 2015 si terrà una mostra dedicata al genio di Henri Matisse. In particolare

il MoMa ha deciso di dare spazio alla tecnica scoperta da Matisse nel 1940,

quella del Cut-Outs. Impossibilitato a dipingere a causa di una grave malat-

tia il pittore francese iniziò a ritagliare fogli di carta colorati che, inizialmente

erano di medie dimensioni, e poi di-ventarono sempre più grandi. Saranno esposte circa cento opere, tra cui “The

Swimming pool” dipinto nel 1952.

“CORCOS E LA BELLE EPOQUE”

“LE METEORITI, COMUNICATI DAL CIELO”

42 ARTE

“HENRI MATISSE ED IL CUT-OUTS”

Monte Milone, meteorite di tipo condrite L. Peso 2044 g. (N° 648/16 – Coll. Spada). Museo di Mineralogia - Sapienza Università di Roma.

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Presso Palazzo Strozzi di Firen-ze dal 20 settembre fino al 25 gennaio 2015 si terrà una mostra dedicata al maestro indiscusso Pablo Picasso. La mostra si compone di dipinti importanti che influenzeranno artisti spagnoli come Joan Mirò, Salvador Dalì, Juan Gris ed altri ancora. Novanta ope-re tra dipinti, disegni,sculture ed incisioni provenienti dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.

Al Palazzo Reale di Milano dal 17 set-tembre fino all’1 febbraio 2015 si terrà una mostra dedicata al pittore russo neutralizzato francese Marc Chagall. Oltre 220 opere saranno esposte ai visitatori, tra cui anche dipinti inediti. La mostra si sviluppa secondo un percor-so cronologico che inizia dal suo primo dipinto realizzato a San Pietroburgo, fino al suo ultimo capolavoro. Chagall prendeva ispirazione dalla vita del po-polo russo e dal mondo contempora-neo che sintetizza ed esprime nelle sue opere. La mostra è curata da Meret Meyer, nipote del pittore.

“PABLO PICASSO A FIRENZE”

“CHAGALL A PALAZZO REALE”

Dal 20 settembre fino al 22 febbraio 2014 il genio di Escher sarà esposto in mostra presso Il Chiostro del Bramante. La mostra com-prende 150 opere dell’artista olandese. Mondi paralleli ed emo-zioni intrappolate so, esplorazione dell’infinito, queste sono alcune delle caratteristiche che hanno portato Escher ad essere uno dei più grandi artisti. Alcune delle sue opere più famose sono “Mani che disegnano” del 1948, “Cielo e acqua I” del 1938.

“ESCHER, IL GENIO DEI MONDI AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE”

ARTE

43ARTE

MARTINA DI DONATO

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NEI GUAI PER UNA PELLICOLA

Un venticinquenne inglese è stato condannato a ben 33 mesi di carcere

per un reato compiuto più di un anno fa: aver prodotto una copia pirata del film Fast and Furious 6 (uscito nella sale il 17 maggio del 2013). Philip Danks avrebbe registrato il film con il suo cellulare per poi diffonderlo in rete ricevendone

un ricavo di circa un migliaio di sterline, in euro sono stati esti-

mati circa 2,5 milioni di euro.

UNA STATUA IN ONORE DI AMY

WINEHOUSE

Lo scultore Scott Eaton ha realizzato una statua in bronzo in onore di Amy Wi-nehouse. La statua a grandezza naturale è stata esposta presso la piazza nord di Camden Town, a Londra. L’opera è sta-ta realizzata con la collaborazione del-la madre della cantante ed il fratello.

La cantante britannica scomparsa il 23 luglio del 2011 rimane una

delle cantanti più amate a livello mondiale.

WILL McAVOY E LA SUA ULTIMA

INCHIESTA

The Newsroom torna sugli schermi per l’ultima stagione. La serie televisiva scrit-ta da Aaron Sorkin e prodotta dalla HBO racconta le avventure dell’irriverente quan-to schietto e professionale anchorman Will McAvoy e del suo staff composto da giova-ni ma esperti giornalisti. A novembre andrà in onda la terza ed ultima stagione. La

serie in Italia è apparsa per la prima volta nel 2013, ma siamo ancora in

attesa della seconda stagio-ne.

44 IL MONDO IN PILLOLE

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BURGER KING E TIM HORTONS

SI ALLEANO

Due colossi si fondono. Burger King, la grande catena di fast food, stringe un ac-

cordo di compravendita con la catena Tim Hortons, leader delle ciambelle canadesi. Il prezzo della trattazione è stato fissato per 18 milioni di dollari e la sede operativa della nuova catena pare sia prevista in Canada. La Tim Hortons è stata fondata nel 1964 da Tim Hortons e Ron Joyce e nel giro di po-

chi anni divenne una delle catene più famose del mondo battendo

anche McDonald.

ADDIO A PEPE, SIMBOLO DI UN’ISOLA

Si è spenta Pepe, aveva cento anni ed era il simbolo delle Isole Galapagos.

La tartaruga “Pepe il missionario” era sta-ta trovata negli anni ’40 da due pescatori per poi essere donata a dei frati francesca-ni (da qui il nome). Da oltre 60 anni viveva nella riserva protetta del Parco Nazionale delle Galapagos, sull’isola di San Cristo-bal e si era aggiudicata la nomina di

“Tartaruga gigante più famosa del-le Galapagos”.

IL MONDO IN PILLOLE

45IL MONDO IN PILLOLE

MARTINA DI DONATO

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BEAUTY

Fondotinta Correttore Duo

Moda, colore, femminilità. Ma anche formule d’a-vanguardia e princìpi attivi supertestati ed efficaci. Collistar con le sue collezioni trucco regala a tutte le donne il fascino di un look perfetto e seducente.Il film perfezionatore del Fondotinta é satinato e uniformante, leviga, minimizza rughe, discromie e imperfezioni. Il Correttore nasconde all’istante pic-cole rughe, occhiaie, macchie, rossori, discromie e ogni segno di stanchezza. Con Attivi Puri e prote-zione spf 15. (€33)

Reveal Calvin Klein

Il profumo delinea una nuova cate-goria di fragranze - solare orienta-le - caratterizzata da un intrigante dualismo, freschezza inattesa e ca-lore avvolgente.La linea CK Reveal comprende Sensual Body Lotion (€ 36), Sensual Shower Gel (€ 28).

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Collistar e

Piquadro Natale 2014

Anche quest’ anno si rinnova la gioia per gli specialissimi Auguri che Collistar

riserva al suo pubblico: l’esclusiva e atte-sa collezione di borse e travel bag per lei e per lui che in ogni dettaglio celebrano un gusto e una sensibilità per il bello tipicamen-te italiani e che anche per il Natale 2014 sono di nuovo firmate Piquadro!I kit proposti abbinano diversi prodotti

star della linea Trucco di Collistar con borse e travel bag by Piquadro.

Balsamo ricco

Comfort

Infinito 24 H

Chi ha la pelle molto secca si inna-morerà di questo delizioso balsamo ricco e cremoso, fonte di intenso nu-trimento. La sua fase nutritiva (arric-chita in Olio d’Argan, burro di Karité, oli di Cartamo e Cocco) rappresenta il 40 % della sua formula che avvolge la pelle in un vero guanto di comfort (€35)

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Nella maggior par-te delle società, un tabù è consi-derato essere una potente proibizio-ne riguardante alcune condotte

e costumi, considerate “sacre e proibite”. Se in una Comunità si osa spezzare un tabù, questo viene giudicato un comporta-mento rivoltante e meritevole di disapprovazione. Alcuni tabù li ritroviamo nella maggior parte delle società, da quelli radicati ed universali come il tabù dell’in-cesto, il tabù del cannibalismo, il tabù della necrofilia o della co-profagia, a quelli più comuni che riguardano le attività corporee come il tabù dello sputare o quel-li più specifici e territoriali come il tabù del “volto delle donne” in Arabia Saudita e Afghanistan. I tabù possono avere varie funzio-ni come per esempio l’aiutare a scoprire il percorso storico di una società quando non ci sono altri testimonianze a documentarlo. L’origine ed il compito dei tabù sono stati oggetto di numerose interpretazioni religiose, antro-pologiche e sociologiche. Infat-ti James Frazer nella sua ampia opera “Il ramo d’oro” ha stu-diato i differenti ed insoliti tipi di tabù in varie civiltà ed epoche. Alcune di esse sono sanzionate dalla legge con pene severe, altre fanno nascere imbarazzo, vergogna e sono oggetto di im-properi. Anche Sigmund Freud (il padre della Psicoanalisi) ha dato un apporto importante all’ana-lisi di come i tabù influenzano il

comportamento umano, ponen-do l’accento sulla componente motivazionale inconscia. Nel suo saggio “Totem e Tabù”, Freud descrive lo stato primitivo dei po-poli aborigeni dell’ Australia e di come questi mettessero intensi blocchi alle loro pulsioni sessua-li, organizzandosi socialmente in modo tale da evitare rapporti sessuali incestuosi. Ogni clan in-fatti era contraddistinto da un totem i cui membri non pote-vano accoppiarsi con persone che avevano lo stesso totem. La ripugnanza dell’ incesto era per Freud un tratto infantile e rappre-sentava una lampante analogia con la vita psichica della perso-na nevrotica. Freud interpretava il tabù come un contenimento alle pulsioni sessuali dalle origini primitive e impenetrabili, ma po-tente e socialmente accettato. E nella nostra cultura? Sembra che il tabù in generale si riferi-sca a quei comportamenti che “non si adottano”, sulla base di una probabile visione (“purita-na”) che non ha nulla a che fare con una visione comune del sa-cro. Il termine “tabù” ha origini polinesiane, veniva usato nell’ etnografia religiosa e stava ad indicare una proibizione sacra, di carattere magico-religioso, che tormentava e opprimeva perso-ne, luoghi,oggetti, circostanze. I popoli primitivi che trasgrediva-no ai tabù venivano colpiti dal loro potere soprannaturale di cui il tabù è investito. Il tabù segna il “limen”, ossia il confine tra ciò che è sacro e ciò che non lo è, tra ciò che è consentito dalla

TA B ÙVIRGINIA MALONI *

Psicoterapueta*

comunità come norma sociale e ciò che invece è illecito. Tabù e serenità psicofisica sono inversa-mente proporzionali: alcuni com-portamenti che noi mettiamo in atto possono non seguire la no-stra vera intenzione ma essere condizionati dal pensiero o giudi-zio altrui e dai tabù socio-culturali in cui siamo immersi. Questo può provocarci sofferenza e farci sta-re male. Forse a volte una miglio-re conoscenza può aiutarci a far cadere determinati tabù comuni come quello degli adolescenti, relativo alla masturbazione e al pensiero che fa male ed è pec-cato. Oppure pensare che l’o-mosessualità sia una malattia e che parlare con gli omosessuali sia riprovevole socialmente. Di omosessualità si parla, non è un tabù parlarne ma ancora re-stano le briglie in quanto alcuni pensano sia una malattia e alcu-ni anche ne se parlano ed hanno amici omosessuali, preferiscono essere riservati in quanto pensa-no che la società e la chiesa li giudicherebbe. Noi ci formiamo degli schemi mentali e di com-portamento in un determinato contesto socio-culturale è vero, ma anche se non possiamo non considerare ciò, possiamo riflet-tere sull’origine dei tabù e non farne dei giudizi castranti e privi del nostro personale pensiero, ma integrarli alla storia e capire cosa è stato funzionale e cosa non lo è più. E voi che tabù ave-te? E se lo avete in quale percen-tuale vi condiziona?

Bibliografia:Il Tabu e l’ambivalenza del sacro. Trattato di storia delle religioni, ed. Universale Bollati Boringhieri, pag. 17-18.Il ramo d’oro, ed. Bollati Boringhieri, capitoli 19-20-21-22.

Il termine “tabù” ha origini polinesiane e indicava una proibizione sacra che tormentava e opprimeva persone, luoghi e circostanze

48 DIALOGO

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“BELLEZZA” A CINQUE TERRELe Cinque Terre è una delle più belle aree mediterranee naturali della riviera ligure. Qui si trovano cinque borghi o terre: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore che si affacciano a picco sul mare. Grazie alle caratteristiche geografiche del territorio, le Cinque Terre costituiscono una delle princi-pali attrattive turistiche della riviera ligure per il loro contesto orografico collinare naturalmente aspro ed accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti o fasce per la coltura, che cala verso il mare con forti pendenze; nei punti in cui il mare si insinua serpentinamente nella terra sorgono i borghi, snodati a seguire la naturale forma delle colline. Nel 1997, su istanza della provincia di La Spezia, le Cinque Terre, insieme a Porto Venere ed alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, sono state inserite tra i Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO.

49VIAGGI

© Parco Nazionale Cinque Terre

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ABU DHABI Abu Dhabi, fondata nel lontano 1791, è la capitale degli Emirati Arabi Uniti. Negli ultimi anni è diventata la capitale più ricca del mondo, grazie ai suoi numerosi giacimenti di petrolio

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51VIAGGI

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Abu Dhabi è la meta ideale per chi vuole tra-scorrere le pro-prie vacanze all’insegna del relax ma senza

rinunciare al divertimento e alla cultura. La città, infatti, offre va-rie attrazioni per i gusti di tutti.Se volete conoscere meglio la cultura araba, un luogo da non perdere è la Grande Mo-schea Sheikn Zayed Bin Sultan Al Nahyan, dedicata al presidente degli Emirati Arabi Uniti e regnan-te di Abu Dhabi. La moschea è stata costruita negli anni ’90. Il progetto iniziale prevedeva ele-menti prettamente marocchini, ma poi vennero introdotte an-che varie caratteristiche del desi-gn turco, in particolare per i muri esterni. La particolarità è che la moschea ingloba varie nazioni, i materiali provengono da tutte le parti del mondo (Italia, Gre-cia, Germania, Marocco, India, Cina,Turchia, Iran e EAU). Le sue grandezze sono impressionanti (22.412 metri quadrarti si super-ficie) e può contenere circa 40 mila fedeli. La moschea conta ottantadue cupole, tutte decorate in mar-

mo bianco e mosaici per circa 17.000 metri quadrati. Al suo in-terno è possibile ammirare il tap-peto più grande del mondo rea-lizzato a mano con 35 tonnellate di lana e cotone.Se si cerca la tranquillità Abu Dhabi offre una vasta gamma di isole mozzafiato come l’isola di Yas, in cui è sito il Circuito Yas Marina dove ogni anno si dispu-ta il Gran Premio di Formula1; l’Isola Saadiyat con i suoi 27 km quadrati; l’Isola Al Maryah che rappresenta il nuovo quartiere commerciale di Abu Dhabi op-pure la Dalma Island, una delle più importanti isole del Golfo per la raccolta di perle.Abu Dhabi è un’ottima metà an-che per chi preferisce l’azione e lo sport. Se siete amanti del mare e della pesca potrete partecipa-re a delle avvincenti immersioni nelle cristalline acque della co-sta incontaminata. Per chi non ama molto le immersioni o la na-vigazione potrà approfittare dei numerosi club di golf. Un evento da non perdere per chi si trovasse negli Emirati Arabi a dicembre è il Abu Dhabi Volvo Ocean Race ( da metà dicem-bre 2014 fino al 3 gennaio 2015).

photo TCA ABU DHABI

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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