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AZIENDA SANITARIA LOCALE DELLA PROVINCIA DI MANTOVA Ufficio Educazione Sanitaria Viale Piave, 28 - 46100 MANTOVA 0376.334031 - fax 0376.334034 [email protected] Il fumo di tabacco notizie utili e qualche cifra Mantova - gennaio 2004

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Page 1: Il fumo di tabacco - aslmn.net · Il fumo di tabacco Un po' di storia L a prima notizia riguardo alla pianta del tabacco risale al 1492, anno della scoperta delle Americhe. Fu proprio

AZIENDA SANITARIA LOCALE DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Ufficio Educazione SanitariaViale Piave, 28 - 46100 MANTOVA

0376.334031 - fax 0376.334034 [email protected]

Il fumo di tabacco notizie utili e qualche cifra

Mantova - gennaio 2004

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Il fumo di tabacco

Indice

Un po’ di storia …………………..…….………………………………. 3

Il mercato del tabacco ……………..….………………………………... 4

Quanti sono i fumatori? ……………..…………………………………. 5

Guardando dentro il fumo ………………...……………………………. 7

La salute dei fumatori: alcune cifre ………………………………….. 8

Il fumo passivo e i fumatori involontari ……………………………….. 11

Quanto costa fumare? ………………………………………………….. 12

La legislazione in materia di fumo …………………………………… 12

Per saperne di più …………………………..…………………………. 14 testi a cura di:

Maria Cristina Baratta * Antonella Pasolini ** Fiorella Talassi ** Lorenzo Tartarotti * * ASL di Mantova – Ufficio Educazione Sanitaria ** ASL di Mantova – Servizio Medicina Preventiva delle Comunità

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Il fumo di tabacco

Un po' di storia

L a prima notizia riguardo alla pianta del tabacco risale al 1492, anno della scoperta delle Americhe. Fu proprio Cristoforo Colombo, infatti, ad annotare nel suo diario di viaggio della strana usanza degli indigeni americani di introdurre foglie di pianta arrotolata nel naso aspirandone il fumo. A quell'epoca l'uso del tabacco era diffuso

quasi uniformemente in tutto il continente americano, sia come sostanza medicamentosa che come strumento di riti magico-religiosi, anche se conosciuto con nomi assai diversi dalle differenti popolazioni indigene. La parola «tobaco» o «tabacas», riportata dai primi esploratori del continente americano, era in realtà un termine impiegato dagli indigeni per indicare non la pianta, bensì gli strumenti usati per fumarla. La coltivazione del tabacco è talmente antica da avere una propria storia archeologica: reperti rinvenuti in Perù ed in Messico hanno consentito di accertare che la pianta era già coltivata

intorno al 4000 a.C.

A partire dalla scoperta dell'America la diffusione del tabacco in Europa fu rapidissima. Il primo esemplare della pianta arrivò nel 1512 in Portogallo, da dove il tabacco iniziò a diffondersi nella seconda metà del '500 anche in Spagna ed in Francia, non solo come abitudine diffusa tra marinai e proletari delle città portuali, ma anche come erba medicinale. La denominazione botanica della pianta (Nicotiana Tabacum), così come il nome del principio attivo contenuto nelle sue foglie (nicotina), furono coniati nel ‘700 dal naturalista svedese Carl Von Linné, il quale si ispirò al nome di Jean Nicot de Villemain, un ambasciatore francese presso la corte di Lisbona, che due secoli prima, nel 1570, recò in dono foglie di tabacco tritate a Caterina de' Medici (l'allora regina di Francia) come rimedio per la sua emicrania. In Italia il tabacco fece la sua comparsa più o meno nella stessa epoca, ad opera del Cardinale Prospero di Santa Croce, a quel tempo Nunzio Pontificio a Lisbona, il quale provvide a far giungere i semi della pianta del tabacco alla Santa Sede. Affidata ai monaci di vari ordini religiosi, la pianta del tabacco

iniziò dunque ad essere coltivata anzitutto negli orti botanici dei conventi locali. E’ questo il motivo per cui la sua diffusione in Italia prese il via proprio dal Lazio. Per alcuni decenni in tutta Europa vennero attribuite al tabacco presunte proprietà curative per i più svariati generi di disturbi e malattie, e per questa ragione finì col divenire per un certo tempo dominio esclusivo dei farmacisti. Ma la successiva diffusione rapidissima del tabacco in Europa è dovuta, in realtà, al suo uso voluttuario. A Londra ad esempio, dove la pianta arrivò per la prima volta nel 1565, già cinquant'anni dopo si contavano ben 7.000 commercianti di prodotti del tabacco. Se la diffusione del tabacco in Europa oggi può contare già cinque secoli di storia, la diffusione delle sigarette è invece assai più recente. Dall'epoca precolombiana fino al XIX secolo il tabacco è stato fumato sempre e soltanto nelle pipe o in forma di sigari, oltre che usato come foglia da masticare e come polvere da fiutare.

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Il fumo di tabacco

La possibilità di fumare il tabacco avvolto in involucri di carta fu sperimentata per la prima volta solo all’inizio dell’Ottocento, durante la prima guerra turco-egiziana, quando i soldati del corpo di spedizione turco escogitarono il modo di utilizzare gli involucri delle cartucce dei loro fucili ad avancarica per fabbricare qualcosa che somigliava a delle rudimentali sigarette: era sufficiente svuotare la cartuccia della polvere da sparo in essa contenuta e riempire la stessa di foglie di tabacco tritate. L’uso di fumare il tabacco avvolto in involucri di carta trova la propria diffusione di massa agli inizi del Novecento, non solo a causa delle campagne sanitarie avviate in quel periodo negli Stati Uniti contro il tabacco da masticare, ma anche, e soprattutto, per ragioni di ordine tecnologico. Intorno al 1880 l’invenzione della prima macchina per il confezionamento automatico delle sigarette consentì di raggiungere ritmi di produzione di circa diecimila sigarette l’ora (rispetto alle 240 precedenti). Ne derivò una contrazione enorme nei costi di fabbricazione e di vendita al dettaglio che, unita alla comparsa sul mercato di nuove varietà di tabacco più leggere, finì ben presto col favorire la diffusione dell’abitudine al fumo anche in fasce di popolazione - come le donne e gli adolescenti - che fino a quel momento ne erano rimaste indenni. Nella prima metà del novecento, uno tra elementi che in Europa contribuirono a dare maggior impulso al consumo di sigarette fra la popolazione maschile fu la prima guerra mondiale. In quel periodo, infatti, la produzione di sigarette passò dai 18 miliardi di pezzi del 1914 ai 47 miliardi del 1918. Chi era divenuto fumatore durante la guerra, favorito in questo anche dalla diffusione gratuita di sigarette fra i combattenti, lo restò anche in seguito. La pratica di garantire con regolarità, insieme ad altri generi di conforto, anche razioni gratuite di sigarette a tutti i militari e graduati dell’esercito (fumatori e non) è cessata in Italia solamente nel 1971. Nel corso del ventesimo secolo il potere delle multinazionali del tabacco è cresciuto a tal punto che oggi la maggiore di esse occupa un posto tra le primi dieci maggiori entità economiche private degli Stati Uniti. Il mercato del tabacco

S e contiamo anche le sigarette fatte a mano, il cui uso è ancora molto diffuso in vaste zone del nostro pianeta, ogni anno nel mondo vengono fumate in totale oltre 6000 miliardi di sigarette. La quantità è tale che, se venissero allineate una dietro l'altra,

coprirebbero due volte la distanza tra la terra e il sole. Oggi sul nostro pianeta la superficie complessiva di terreno agricolo coltivata a tabacco grezzo è di oltre 5 milioni di ettari, con una produzione complessiva mondiale pari a 5.679.000 tonnellate di prodotto raccolto nel 2001. Diffondendosi nel mondo, infatti, il tabacco si è differenziato in moltissime varietà, merito della sua alta adattabilità a differenti ambienti. Il mercato mondiale del tabacco greggio è un mercato molto particolare: la produzione risulta distribuita in oltre 100

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Il fumo di tabacco

paesi diversi, di cui l’80% in via di sviluppo. Oggi i principali paesi produttori sono la Cina (con oltre 2 milioni di tonnellate prodotte nel 2001), il Brasile (600 mila tonnellate), l’India (500 mila tonnellate) e gli Stati Uniti (circa 400 mila tonnellate). I paesi dell'Unione Europea nel 1997 hanno prodotto complessivamente 316.000 tonnellate di tabacco, pari a circa il 5% dell'intera produzione mondiale. All'interno dell'Unione Europea i più importanti paesi produttori di tabacco sono la Grecia e l’Italia. Anche a causa delle quote di produzione fissate dalla Comunità Europea, il nostro paese ha assistito nell’ultimo decennio ad una sensibile contrazione della superficie agricola coltivata a tabacco, passando dagli 87.719 ettari del 1990 ai 37.676 ettari del 2002. Ciononostante, l’Italia ha prodotto nel 2002 oltre 122.000 tonnellate di tabacco (quasi il 40% dell'intera produzione dell’Unione Europea). Le zone più importanti di coltivazione del nostro Paese sono la Campania, dove si concentra quasi la metà della produzione italiana, seguita a distanza da Umbria, Veneto, Puglia e Umbria. L'Italia dunque è un importante produttore di tabacco greggio ed esporta una parte rilevante della sua produzione. Ciononostante importiamo grandi quantitativi di sigarette. Su un totale di circa 90.000 tonnellate di sigarette vendute ogni anno in Italia (più di 9 milioni di pacchetti) oltre il 40% è rappresentato da prodotti esteri di importazione. Secondo un recente rapporto elaborato dall’agenzia Nomisma, nel 1999 erano ben 137.900 le persone che in Italia erano impiegate direttamente nel settore della coltivazione e della manifattura del tabacco. Se tuttavia contiamo anche la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio, divengono in totale circa 285 mila i lavoratori che nel nostro Paese dipendono economicamente dal tabacco. Quanti sono i fumatori?

L 'Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che nel mondo intero coloro che fumano regolarmente oggi assommano a 1,1 miliardi di persone, pari a più di un terzo della popolazione mondiale di età superiore ai 15 anni. Stando ai dati raccolti dall’Istat nel 2000, il nostro Paese conta poco meno di 13

milioni di fumatori, ciascuno dei quali consuma in media 14,6 sigarette al giorno. Così come in larga parte dei paesi dell'occidente industrializzato, anche in Italia la diffusione del fumo sta registrando un progressivo decremento: se nell'immediato dopoguerra i fumatori costituivano ben il 40% della popolazione italiana ultraquattordicenne, nel 2000 essi erano scesi al 24,1%. A ben vedere, tuttavia, questo decremento si basa in larga misura sulla popolazione maschile, che nel corso di soli venti anni ha visto ridursi di oltre 20 punti la percentuale dei fumatori

(dal 54,3% del 1980 al 31,5% del 2000). Diverso è invece il quadro relativo alle donne fumatrici, che fino agli anni '60 costituivano una esigua minoranza all’interno della popolazione femminile italiana. E' negli anni settanta, invece, che il fumo si diffonde in forma significativa tra la popolazione femminile, soprattutto nelle fasce di età più giovani, dove la sigaretta diviene anch'essa uno dei simboli dell'emancipazione di quegli anni.

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Il fumo di tabacco

Percentuale di fumatori in Italia sulla popolazione ultraquattordicenne (indagini dal 1949 al 2000)

anno Maschi %

Femmine %

Totale %

1949 (Doxa) 71,4 9,7 40,0

1957 (Doxa) 65,0 6,2 35,6

1965 (Doxa) 60,0 7,7 32,9

1975 (Doxa) 53,2 16,3 34,0

1980 (Istat) 54,3 16,7 34,9

1983 (Istat) 45,6 17,7 31,1

1986 (Istat) 40,8 17,3 29,1

1991 (Istat) 37,8 17,8 27,4

1994 (Istat) 34,1 16,7 25,1

1998 (Istat) 32,2 17,3 24,5

2000 (Istat) 31,5 17,2 24,1

Il quadro culturale generale che in passato assegnava al fumo il significato simbolico dell'acquisizione di uno status adulto ora sta lentamente cambiando. Da una sorta di rito di iniziazione che dava modo all'adolescente di confermare a se stesso ed agli altri il conseguimento della propria autostima ed emancipazione, l'abitudine al fumo viene progressivamente trasformandosi in un segnale di debolezza. Ciò è legato anche ad un clima culturale complessivo che conferisce al fumo un livello sempre minore di accettabilità sociale: l'informazione sulla pericolosità del fumo si è fatta sempre più capillare, è venuta meno la possibilità reclamizzare le sigarette, diventano ogni giorno più numerosi gli spazi pubblici nei quali è fatto divieto di fumare, ecc... . Si tratta però di un fenomeno limitato ai paesi più industrializzati. In Asia, Africa ed Oceania il mercato del tabacco sta invece ritrovando i clienti perduti in occidente, ed anche molti di più. Il mercato asiatico, che è in costante espansione, oggi sta assorbendo la metà di tutto ciò che viene fumato nel mondo. Si tratta di un fenomeno recente, poiché solo quindici anni fa le sigarette fumate in quella zona del mondo erano appena un terzo di quelle attuali. Nella sola Cina circa 350 milioni di fumatori oggi consumano il 30% delle sigarette di tutto il mondo; ed il mercato cinese è in continua espansione, con sei milioni di nuovi fumatori all'anno. Complessivamente nei paesi in via di sviluppo dell'Asia e dell'Africa il consumo di sigarette aumenta ogni anno del 2%. Si tratta spesso di fumatori anche molto giovani, che vedono nella sigaretta un segno di modernità, quasi uno status symbol che li fa sentire più vicini ai loro coetanei occidentali.

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Il fumo di tabacco

Guardando dentro il fumo

I

l tabacco è un prodotto vegetale che deriva dalla foglia di una pianta il cui nome botanico è Nicotiana Tabacum. Tra le numerose varietà coltivate quella di gran lunga più diffusa è la flue cured, un tabacco chiaro particolarmente adatto per le sigarette con filtro. Le foglie del tabacco vengono essiccate, fatte fermentare e quindi trattate con

additivi destinati a rendere più gradevole il fumo. La combustione dei prodotti di tabacco avviene a circa 800 gradi centigradi e produce due tipi di fumo, quello cosiddetto «primario», che viene aspirato dal fumatore, e quello «secondario» (detto anche «fumo passivo») che viene disperso nell'ambiente. Per ciò che concerne la composizione chimica del fumo, essa varia a seconda della varietà di tabacco utilizzata, dell'ambiente in cui la pianta è maturata, delle modalità di essiccamento e manifattura, del tipo di carta utilizzata, della presenza o meno del filtro. Quando entra nell'organismo il fumo è una specie di aerosol concentrato, una miscela di circa 4000 sostanze diverse, alcune allo stato gassoso, altre sotto forma di microscopici corpuscoli in sospensione.

Alcuni dei principali composti presenti nel fumo di sigaretta

composti allo stato gassoso composti allo stato corpuscolare

sostanze effetti riconosciuti sostanze effetti riconosciuti

Monossido di carbonio diminuisce l'ossigenazione dei tessuti

Idrocarburi aromatici policiclici cancerogeni

Acido idrocianidrico citotossico e irritante Nicotina stimolatore/inibitore ganglionare

Acetaldeide citotossico e irritante «Catrame» cancerogeno

Acroleina citotossico e irritante Fenolo cancerogeno e irritante

Ammoniaca citotossico e irritante Cresolo cancerogeno e irritante

Formaldeide citotossico e irritante β-naftilamina cancerogeno

Ossidi di azoto citotossici e irritanti N-nitrosonornicotina cancerogeno

Nitrosamine cancerogeno Benzopirene cancerogeno

Idrazina cancerogeno Indolo acceleratore tumorale

Cloruro di vinile cancerogeno Carbazolo acceleratore tumorale

Catecolo cocancerogeno

Metalli in tracce (es.: nickel, arsenico, polonio 210) cancerogeni

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Il fumo di tabacco

Nonostante gli sforzi fino ad oggi profusi dalla ricerca per valutare il grado di nocività di tutte queste sostanze, a tutt'oggi gli studi di tossicità e di cancerogenicità si fermano solamente ad una parte di esse. Una delle sostanze più conosciute ed importanti tra quelle presenti nella parte gassosa del fumo è senz'altro il monossido di carbonio, contenuto in misura compresa tra 2 e 20 mg per sigaretta. Proprio per la sua nota capacità di legarsi con l'emoglobina (quella proteina che dà il colore rosso al sangue e che serve per trasportare l'ossigeno dai polmoni a tutto il resto del corpo), il monossido di carbonio tende a prendere il posto dell'ossigeno nel sangue, diminuendo così il grado di ossigenazione di tutte le cellule dell'organismo.

Tra le sostanze presenti nel fumo in forma corpuscolare, invece, ne vanno anzitutto ricordate due: la nicotina ed il catrame.

La nicotina è una sostanza alcaloide presente nel tabacco di sigaretta in misura pari all’1-2%. Tra le sostanze contenute nel tabacco, la nicotina è quella che produce dipendenza psicofisica. Essa cioè fa sì che il fumatore cerchi sempre un’altra sigaretta e non riesca a farne a meno.

La nicotina, assorbita attraverso i polmoni e le mucose della bocca e della trachea, passa subito nel sangue ed arriva nel cervello dopo appena 7-10 secondi dall'inalazione del fumo, scatenando una reazione nel sistema nervoso che provoca, tra l'altro, un aumento della pressione arteriosa e del battito cardiaco. Ovviamente, la dose di nicotina assorbita dipende dalla quantità e dal tipo di sigarette fumate, oltre che dalla modalità di aspirazione del fumo (numero di boccate e profondità di aspirazione).

L'altra grande componente corpuscolata del fumo è ciò che comunemente viene chiamato catrame o «condensato». Si tratta in realtà di una miscela di numerose sostanze, tra cui alcuni idrocarburi aromatici policiclici (come ad esempio il benzopirene ed il dibenzantracene), oltre ad alcune amine aromatiche ed altre sostanze cancerogene. Oltre alla capacità di indurre i tumori, le sostanze contenute nel catrame sono anche responsabili di effetti tossici ed irritanti sull'apparato respiratorio. La salute dei fumatori: alcune cifre

L

a statistica dice che fumare accorcia la vita: il principale effetto del fumo di tabacco sulla salute umana, infatti, è rappresentato dalla riduzione della durata media della vita. Vari studi sull'argomento hanno dimostrato che un uomo di 30 anni che fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha una speranza di vita ridotta di circa otto anni

rispetto ad un suo coetaneo che non fuma. All’età di settanta anni vi arriva l’80% dei non fumatori, ma soltanto il 50% dei fumatori. Recenti studi hanno calcolato che, nel corso degli anni novanta, il fumo di sigaretta ha provocato nel mondo più di tre milioni di morti ogni anno. In pratica le sigarette mietono ogni

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Il fumo di tabacco

anno più vittime di quelle annualmente prodotte in totale da AIDS, alcool, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi, messi tutti insieme. In che modo il fumo può condurre prematuramente alla morte? La mortalità per danni da fumo è riconducibile principalmente ai tumori (in particolar modo a quelli broncopolmonari), ad altre malattie dell'apparato respiratorio ed alle malattie cardiovascolari. La frequenza e la gravità per tutti questi tre ordini di malattie aumenta con la precocità di inizio dell'abitudine al fumo e con il numero giornaliero di sigarette fumate. Per quanto riguarda ad esempio le malattie cardiovascolari, per i fumatori il rischio di ammalarsi è tre volte più elevato rispetto a quanto accade per coloro che non fumano. Tale rischio si moltiplica ulteriormente se il fumatore è contemporaneamente affetto anche da altri disturbi, come l'ipertensione arteriosa e l'elevato tasso di colesterolo nel sangue. Smettendo di fumare, però, il rischio di contrarre questo tipo di malattie torna a livelli normali in un arco di tempo relativamente breve, che va da alcuni mesi a pochi anni. Gli studi epidemiologici dimostrano che circa il trenta per cento delle morti per tumori di qualsiasi genere è riconducibile al fumo di tabacco. Quindi, considerando che in Italia i decessi per questa causa sono annualmente circa 160 mila (dati Istat 2001), si può stimare che ben 48.000 italiani ogni anno muoiono per tumori causati dal fumo. I più ricorrenti sono senza dubbio i tumori che colpiscono i polmoni, la faringe, la laringe, l'esofago. Su 100 casi di morte per tumore al polmone, ben 89 sono conseguenza del fumo. Detto altrimenti, per un fumatore il rischio di morire a causa di un tumore al polmone è circa undici volte più alto che per un non fumatore. E comunque i fumatori hanno il doppio di probabilità rispetto ai non fumatori di ammalarsi di un qualsiasi tipo di tumore.

Anche in questo caso smettere di fumare riduce il rischio di ammalarsi di tumore: però il tempo necessario per "disintossicare" i polmoni dal fumo è molto più lungo di quello che occorre per far tornare in salute il cuore e le arterie. Occorre infatti che trascorrano circa 5-10 anni da quando si è smesso di fumare per dimezzare il rischio di ammalarsi di tumore al polmone. E comunque complessivamente debbono trascorrere all'incirca vent’anni perché un ex fumatore torni ad avere una probabilità di ammalarsi più o meno uguale a quella di una qualsiasi altra persona che non fuma.

I polmoni, però, non si ammalano solo di tumore. Ogni anno in Italia muoiono oltre trentamila persone per altre malattie dell'apparato respiratorio non tumorali (es.: bronchite cronica ed enfisema polmonari) ed il fumo risulta essere, anche in questo caso, il fattore di rischio principale.

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Il fumo di tabacco

La mortalità per danni da fumo, come abbiamo già accennato, è riconducibile principalmente a tre ordini di patologie:

le malattie cardiovascolari (il 30% delle morti causate da malattie coronariche è attribuibile al fumo);

i tumori (al fumo sono attribuibili l'89% delle morti per tumori broncopolmonari ed il 15% di quelle per tutti gli altri tumori);

le malattie dell'apparato respiratorio non tumorali (l’85% delle morti per bronco-pneumopatie croniche è attribuibile al fumo).

Conoscendo il numero totale di persone decedute per ciascuna di queste malattie, diviene quindi possibile determinare con buona approssimazione il numero assoluto di morti attribuibili al fumo di tabacco. La tabella riportata qui di seguito, ad esempio, mostra come nella sola provincia di Mantova il fumo abbia causato nell'anno 2001 la morte di oltre novecento persone (quasi 19.000 nell'intera Lombardia). Come termine di paragone ricordiamo che nello stesso anno in provincia di Mantova sono state in tutto 88 le persone decedute a causa di incidenti stradali e due i morti per AIDS.

Numero stimato di decessi riconducibili a danni da fumo in Lombardia e nella provincia di Mantova (anno 2001)

REGIONE

LOMBARDIA PROVINCIA DI

MANTOVA

cause di morte

percen-tuale di decessi

attribuibili al fumo

numero totale di morti nel

2001

(dati Istat)

numero di morti

attribuibile al fumo

numero totale di morti nel

2001

(dati Istat)

numero di morti

attribuibile al fumo

tumori broncopolmonari 89% 5.983 5.325 224 199

tutti gli altri tumori 15% 30.860 4.629 1.250 188

malattie croniche del-l’apparato respiratorio 85% 5.725 4.866 204 173

cardiopatie ischemiche 47% 5.325 2.503 322 151

disturbi circolatori dell'encefalo 44% 3.549 1.562 433 191

Totale morti attribuibili al fumo ......................: 18.885 902

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Il fumo di tabacco

Il fumo passivo e i fumatori involontari

V ari studi hanno dimostrato che danni alla salute vengono provocati anche dal fumo cosiddetto «passivo» o «secondario», cioè dal fumo che si disperde nell'ambiente e che viene respirato involontariamente dalle persone che vivono a contatto con uno o più fumatori attivi.

In un locale chiuso in cui sono presenti persone che fumano, la concentrazione di sostanze inquinanti dovute al fumo di sigaretta può raggiungere addirittura ordini di grandezza di gran lunga superiori rispetto ai limiti di legge previsti per l’inquinamento negli ambienti esterni. Tra gli adulti esposti a fumo passivo gli effetti più comuni sono irritazione agli occhi, mal di testa, sintomi nasali e tosse. Ma anche l'intera funzionalità respiratoria di questi fumatori

involontari è messa in pericolo: una persona che non fuma, se è esposta quotidianamente al fumo di un familiare, vede anch'essa aumentato il proprio rischio di sviluppare un tumore al polmone. La mortalità per tumore polmonare e quella per malattie ischemiche attribuibili all’esposizione al fumo passivo del proprio coniuge è stata recentemente stimata in Italia in oltre duemila decessi ogni anno. Nei bambini poi è stata accertata una stretta correlazione tra la prevalenza di malattie respiratorie infantili (bronchite e polmonite) e l’abitudine al fumo dei genitori. Un bambino che vive regolarmente in situazione di grande esposizione al fumo dei genitori, infatti, finisce per assorbire quantità di fumo equivalenti a quelle di una o due sigarette al giorno. E' logico che il grado di assorbimento delle sostanze tossiche da parte dei non fumatori esposti al fumo passivo dipende da vari fattori:

dalla sistematicità o occasionalità della permanenza in ambienti ricchi di fumo, dalle dimensioni e dalla ventilazione di tali ambienti, oltre che, ovviamente, dalla concentrazione e dal tipo di fumo presente nell'aria, cioè dalla quantità e dal tipo di sigarette fumate da chi ci circonda. I risultati dell’indagine multiscopo condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica nel 1999 su un campione di circa 24.000 famiglie italiane svelano aspetti quantitativi particolarmente interessanti in ordine al problema del fumo passivo sul territorio nazionale. Tali dati, infatti, mostrano come in Italia si contino oltre 15 milioni di fumatori passivi, persone cioè che non fumano, ma che annoverano almeno un fumatore tra i familiari conviventi. Circa la metà dei bambini italiani da 0 a 14 anni convive con almeno un fumatore in famiglia. Se i valori percentuali colti a livello nazionale vengono rapportati alla popolazione locale della provincia di Mantova, si ottiene che nel 1999 su 43.890 bambini mantovani di età compresa tra 0 e 14 anni, circa 11.500 vivono in famiglie dove almeno una persona fuma.

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Il fumo di tabacco

Quanto costa fumare?

F

umare costa. Secondo un recente rapporto elaborato dall’agenzia Nomisma, nel 1999 gli italiani hanno speso per fumare quasi 23 mila miliardi di vecchie lire (pari a circa 12 miliardi di Euro), di cui il 74% circa incamerati dall’erario sotto forma di imposte di consumo e IVA.

Tuttavia, quando parliamo di costi del fumo non ci riferiamo solamente al denaro sborsato personalmente da chi si reca dal tabaccaio ad acquistare sigarette, ma anche dei costi economici che gravano sull'intera collettività. Basti pensare, ad esempio, ai costi che il sistema sanitario nazionale sostiene ogni giorno per porre rimedio ai danni alla salute prodotti dal fumo.

Un apposito studio condotto recentemente in Italia si è occupato di calcolare la spesa sostenuta nel 1997 per interventi sanitari (ricoveri, prestazioni ambulatoriali e farmaci) a favore di pazienti colpiti da malattie causate dal fumo di sigaretta, concludendo che quell’anno il fumo è costato agli italiani circa 2.500 miliardi di Lire (pari ad un miliardo e trecento milioni di euro) di sole prestazioni sanitarie. Ma i costi sanitari sono solo una piccola parte del costi sociali complessivi legati ai danni da fumo. Questi comprendono, ad esempio, anche la perdita di produttività delle persone malate: basti pensare che nel 1997 assommano a più di un milione e trecentomila le giornate di lavoro perse per ricoveri ospedalieri dovuti a malattie legate al fumo.

Vanno considerati, inoltre, i costi previdenziali, quelli per l'invalidità e la riabilitazione e la perdita di produttività per mortalità anticipata. In totale, il costo che il sistema sanitario e di welfare sostengono per le conseguenze dei danni da fumo in Italia oscilla, a seconda delle stime, tra i 13mila ed i 30mila miliardi di vecchie lire all’anno. La legislazione in materia di fumo

I n Italia la pubblicità dei prodotti del tabacco è vietata sin dagli anni ’60 (legge 10 aprile 1962 n.165). Da questo punto di vista, quindi, il nostro Paese può dirsi un precursore rispetto a larga parte degli altri paesi europei. Dal 1991, inoltre, il divieto viene esteso anche alla propaganda televisiva del tabacco esercitata sotto forma di pubblicità

indiretta, cioè a quella particolare forma di reclamizzazione ottenuta associando i marchi di sigarette ad altri generi di prodotti e servizi (es.: viaggi Marlboro, orologi Camel, abbigliamento Kim, ecc...). Tale divieto vale anche per le sponsorizzazioni di programmi televisivi e radiofonici.

Dal 1990 l'Italia si è adeguata alle direttive europee in materia di etichettatura dei prodotti da fumo, obbligando le case produttrici a stampare in modo ben visibile su ogni confezione un’avvertenza che evidenzi la nocività del fumo. A partire dall’ottobre 2003 tali messaggi di avvertimento devono avere dimensioni tali da coprire almeno il 30% della superficie esterna

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della confezione e debbono essere riportati su entrambi i lati di ogni pacchetto. Su uno dei lati va riportata una tra queste due affermazioni: «Il fumo uccide» o «Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno», mentre sull’altro lato deve comparire un avvertimento supplementare scelto tra un elenco di otto diverse affermazioni, come ad esempio «Fumare in gravidanza fa male al bambino», «Il fumo invecchia la pelle», ecc… (Decreto Legislativo 24 giugno 2003). Il medesimo decreto ha modificato anche i contenuti massimi di nicotina (max 1 mg), di catrame (max 10 mg) e di monossido di carbonio (max 10 mg) ammissibili in ciascuna sigaretta commercializzata in Italia a partire dal gennaio 2004. La quantità di queste tre sostanze deve essere chiaramente indicata sulla confezione con una apposita dicitura che deve coprire almeno il 20% della superficie del lato del pacchetto su cui viene riportata. Contemporaneamente, a partire dall’ottobre 2003 viene proibita la possibilità che le denominazioni o i marchi delle sigarette possano comprendere diciture quali «Light», «Ultra Light», «Mild», «Basso tenore di catrame» o qualsiasi altro elemento che possa suggerire al consumatore l’erronea convinzione che quel prodotto possa ritenersi meno nocivo di altri.

Il Codice Penale (art. 730) vieta la vendita di prodotti del tabacco a persone di età inferiore a 14 anni. Inoltre, è ancora in vigore dal 1934 il «Testo unico delle leggi sulla protezione ed assistenza della maternità ed infanzia» che vietava la vendita di qualsiasi prodotto del tabacco ai minori di sedici anni, sia che l’acquisto avvenisse per sé o per conto di un adulto. La medesima norma sancisce altresì per le persone di età inferiore a 16 anni il divieto di fumare nei luoghi pubblici (regio decreto 24 dicembre 1934 n. 2316, art. 25). Per queste stesse ragioni, su sollecitazione del Ministero della Salute, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato ha recentemente emanato una circolare con cui si stabilisce che, a partire dal gennaio 2004, le macchine per la distribuzione automatica di sigarette possono funzionare solamente nelle ore notturne (dalle 23.00 alle 7.00 del mattino successivo), cioè in una fascia oraria nella quale più raramente i giovanissimi si trovano fuori casa. I nuovi distributori automatici installati a partire dal 2004, inoltre, dovranno essere dotati di un apposito lettore di banda magnetica in grado di leggere le prossime carte di identità elettroniche.

Già dal 1975 in Italia sono vigenti normative che vietano di fumare in numerosi ambienti pubblici (es: scuole, ospedali, cinema, teatri, mezzi di trasporto pubblici, stazioni, aeroporti, locali della pubblica amministrazione, ecc…). Con la Legge n. 3 del 16 gennaio 2003 questo divieto viene esteso alla generalità degli ambienti chiusi (ivi compresi tutti i luoghi di lavoro), con la sola eccezione dei locali privati non aperti al pubblico (es.: le abitazioni) e di quei locali degli esercizi pubblici riservati ai fumatori e come tali espressamente contrassegnati. Questi ultimi debbono essere separati fisicamente

dagli ambienti adiacenti e dotati di adeguati impianti di ventilazione. In tutti i locali di ristorazione (es.: bar, ristoranti, mense) che dispongono anche di appositi ambienti riservati ai fumatori, più della metà della superficie complessiva adibita al pubblico deve comunque essere destinata ai non fumatori.

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Per saperne di più Per coloro che intendessero approfondire ulteriormente l'argomento del fumo nei suoi vari aspetti (sanitari, sociali, antropologici, storici, preventivi, educativi, ecc...) vengono offerte qui di seguito le indicazioni relative ad alcuni riferimenti bibliografici, oltre a sussidi audiovisivi e altri strumenti didattici Tutte i materiali elencati sono disponibili per eventuali consultazioni e prestiti presso il Centro di Documentazione in Educazione Sanitaria dell'ASL di Mantova (Viale Piave, 28 - Mantova

0376.334031).

Libri AUTORI VARI, Fumo di tabacco e cancro del

polmone. Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori, Roma, 1994.

AUTORI VARI, Interventi di prevenzione dell'abitudine al fumo negli adolescenti e nei giovani: esperienze e valutazioni a confronto. Istituto Oncologico Romagnolo, Forlì, 1995.

AUTORI VARI, Libro bianco sul fumo 1999. Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori, Milano, 1999.

AUTORI VARI, Dal tabagismo al benessere. Programma di educazione sanitaria sui fattori di rischio legati al fumo di tabacco, USSL 3, Varese

AUTORI VARI, Guida didattica per la prevenzione dell'abitudine al fumo. Programma per i ragazzi della scuola media dell'obbligo. USSL 75 IV, Milano, 1990

AUTORI VARI, Lasciateci puliti. Programma di prevenzione dell'abitudine al fumo per i ragazzi della scuola media, Istituto Oncologico Romagnolo, Forlì, 1995

AUTORI VARI, Prevenzione del fumo a scuola. Guida didattica per gli insegnanti, Centro di Educazione alla Salute, Padova, 1996

AUTORI VARI, Dati epidemiologici sul consumo di tabacco e le patologie correlate. Centro di Educazione alla Salute, Padova, 1996

AUTORI VARI, Danni da fumo di tabacco e alcool: metodologie di attuazione di programmi di prevenzione primaria nelle scuole, Lega Italiana Lotta Contro i Tumori, Genova, 1995

AUTORI VARI, Adolescenti e droga, alcol, tabagismo. Una ricerca svolta tra gli studenti modenesi, Comune di Modena, Modena, 1998

AUTORI VARI, Smoke buster. Empoli contro il fumo. Guida per gli insegnanti. Azienda Usl 11, Empoli, 1998

AUTORI VARI, Fumo? No grazie! Progetto per un sano stile di vita, Azienda Ussl 29, Monza, 1999

AUTORI VARI, Prevenzione e cura del tabagismo, Asl Milano 3, Monza, 2000

AUTORI VARI, Un fil di fumo sulla mia primavera, Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori, Varese, 1999

AUTORI VARI, La prevenzione del tabagismo. Estratti del convegno regionale, Regione Lombardia, Milano, 2001

AUTORI VARI, Fumo: nuovi protagonisti e nuovi metodi per il controllo dell'epidemia, Azienda Servizi Sanitari Friuli Occidentale, Pordenone, 2002

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Il fumo di tabacco

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VUYLSTEEK K., Tabagismo, alcoolismo e droghe. Analisi di programmi di educazione sanitaria nella scuola e nella comunità. Il Pensiero Scientifico, Roma, 1981.

ZAP & IDA, Ridendo si smette... di fumare, Calderini, Bologna, 1999

Video VHS

Generazione libera, Commissione delle Comunità Europee, Bruxelles, 1989 (26 min.)

Fumare o non fumare?, Cipielle, Vicenza, 1987 (23 min.)

Il fumo. Fumopolis, tobacco road, fumosofia, se fumi tu fumano tutti, Cooperativa La Lanterna Magica, Milano, 1984, (17 min.)

Nodi al pettine, USL, Prato, 1995 (25 min.)

Smoke buster. Empoli contro il fumo, Azienda USL 11, Empoli, 1998 (7 min.)

Liberiamoci dal fumo. Il nostro smog quotidiano, Regione Lazio, Roma, 1990 (20 min.)

Sei uno di noi..., ASL 1, Salerno, 1998 (12 min.)

Fumo negli occhi, Comune di Milano (4 min.)

Felici di non fumare. Progetto per la cessazione dal fumo a favore degli assistiti dei medici di medicina generale, ASL Città di Milano, 2001 (11 min.)

Boh! Prevenzione tabagismo, Lega per la Lotta Contro i Tumori, Milano, 1992 (25 min.)

Kit didattici e giochi educativi Club dei vincenti: un piano speciale contro il fumo Regione Lombardia, Milano, 2003 [kit didattico per il secondo ciclo delle scuole elementari] Impariamo la salute. Per non iniziare a fumare. Regione Toscana - Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori, Firenze, 1992 [kit didattico (34 diapositive + schede) per scuola media] Next generation. Interattivi contro il fumo. Programma multimediale per la prevenzione del fumo, Centro Educazione alla Salute, Padova, 1998 [Cd-rom interattivo per giovani]

Preferisco l'aria. Scaccia la cicca, No Smoking Project - Comune di Bologna, Bologna, 2000 [gioco educativo su Cd-rom] Progetto cometa. Programma di rilevazione epidemiologica e di intervento finalizzato alla prevenzione del fumo, ASL Salerno 1, Salerno, 2000 [Cd-rom con videogioco per studenti medi] Una città libera dal fumo. Gioco multimediale per la prevenzione del tabagismo nella scuola media inferiore, Centro Educazione alla Salute, Padova, 1996 [software + guida per l’insegnante]

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Per saperne di più attraverso Internet Siti in lingua italiana: www.fumo.it informazioni e consigli per smettere di fumare

www.nonfumatori.it consigli e notizie sui danni da fumo

www.tabaccologia.org sito della Società Italiana di Tabaccologia, un’agenzia scientifica che studia le problemi legati all’uso del tabacco

www.gea2000.org agenzia di documentazione e ricerca sulla prevenzione dei danni da fumo

www.ossfad.iss.it osservatorio nazionale sui problemi legati a fumo, alcol e droga, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità

www.tabagismo.it notizie e suggerimenti per smettere di fumare

http//:unavitainfumo.splinder.it informazioni e testimonianze sui rischi del fumo

www.stop-tabac.ch consigli personalizzati per smettere di fumare

www.legatumori.it sito della Lega It. Lotta contro i Tumori, con dati sui danni da fumo e sui modi per smettere di fumare

www.tabaccai.it sito ufficiale della Federazione Italiana Tabaccai

Siti in lingue diverse:

www.who.int/tobacco/ informazioni sulle iniziative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in tema di tabacco (in lingua inglese, francese o spagnola)

www.globalink.org sito dell’Unione Internazionale contro il Cancro (UICC), interamente dedicato alla lotta al consumo di tabacco (in lingua inglese)

www.ensp.org sito della Rete Europea per la Prevenzione del Fumo (ENSP), un’organizzazione internazionale con sede in Belgio (in lingua inglese e francese)

www.ash.org sito dell’organizzazione internazionale «Action on Smoking and Health» (in lingua inglese)

www1.worldbank.org/tabacco/ informazioni sull’economia del tabacco e sulle politiche di controllo internazionali, a cura della Banca Mondiale (in lingua inglese)

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