il portaordini set2012

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FOGLIO TRIMESTRALE DELLA SEZIONE ALPINI DI ALESSANDRIA “GEN. CAMILLO ROSSO” VIA LANZA 2 - 15121 ALESSANDRIA Tel. 0131 442202 Fax 0131 442202 www.alessandria.ana.it [email protected] - [email protected] Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB/AL Ottobre ANNO XLIV N. 3 - 2012 Tiratura 2.450 copie Costo per copia 1,00

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Page 1: Il Portaordini Set2012

FOGLIO TRIMESTRALE DELLA SEZIONE ALPINI DI ALESSANDRIA “GEN. CAMILLO ROSSO” VIA LANZA 2 - 15121 ALESSANDRIATel. 0131 442202 Fax 0131 442202www.alessandria.ana.it [email protected] - [email protected]

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB/AL

Ottobre ANNO XLIV N. 3 - 2012 Tiratura 2.450 copie Costo per copia € 1,00

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«IL PORTAORDINI»Anno XLIV dalla fondazione N° 3 - Ottobre 2012

Presidente Bruno PaveseDirettore responsabile Gian Luigi CevaRedazione: Giorgio Barletta - Dario De AmiciBartolomeo Gamalero - Italo Semino - Fabrizio TorreLuciano Zenato

Autor. Trib. di Alessandria N° 176 del 14-02-1967Tipografia Litografia Viscardi

Via Santi, 5 Zona D4 - ALAutor. Dir. Prov. P.T. AL

Hanno collaborato a questo numero:D. Bertin, M. Coggiola, B. Gamalero, F. Silvano, M. Tagliafico, C. Vittone, M. Cassina, P. Rebora, C. Perona, C. Traverso, M. Renna, R. Alciati, R. Ivaldi,A. Donà, M. Barzizza, F. Canepari

Fondatore Domenico Arnoldi

Testata trimestrale dellaASS.NE NAZ.LE ALPINI SEZIONE DI ALESSANDRIA “Gen. Camillo Rosso”Via Lanza, 2 - 15121 AlessandriaTelefono e fax 0131 [email protected] [email protected]

Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB/AL

Tiratura 2.450 copie - Costo per copia € 1,00Il Portaordini viene inviato gratuitamente ai Soci in regolacon il tesseramento - Arretrati € 3,00 Abbonamento sostenitore € 20,00 - Abb. patrocinatore € 50.00Abbonamento benemerito € 100,00

Prima di copertina: mosaico di immagini colte a S. Sebastiano Curone durante il raduno sezionale

I m p o r t a n t e

Ci raccomandiamo espressamente a tutti coloro che hanno lapossibilità di inviarci testi e foto a colori in formato digita-

lizzato (usando il computer per capirci) di farlo utilizzando questoformato, in quanto molte volte ci arrivano in redazione fogli di arti-coli evidentemente stampati da un pc. Per cortesia se avete com-posto il vostro “pezzo” con un computer fateci avere il file (o perposta elettronica o su disco floppy o su cd) per noi molto più como-do! Vi chiediamo questa cortesia per non ripetere il lavoro di batti-tura da Voi già effettuato e che quindi ci comporterebbe un’ulterio-re perdita di tempo e ritardi nella spedizione del nostro periodico!Segnaliamo le caselle di posta elettronica (e.mail) della Sez. diAlessandria: [email protected] da usarsi per l'invio di comunica-zioni generiche. Per qualsiasi testo, articolo o foto da pubblicaresul nostro giornale, Il Portaordini, o sul nostro sito internetwww.alessandria.ana.it usare l'indirizzo [email protected]

Si rammenta a tutti coloro che vogliono inviare materiale per la pub-blicazione sul nostro periodico sezionale che le date improrogabilientro cui detto materiale deve pervenire alla redazione sono: N° 1 - 10 febbraio; N° 2 - 30 maggio; N° 3 - 30 agosto; N° 4 - 10

ottobre. Gli articoli o le foto pervenute oltre le date qua sopra ripor-tate verranno pubblicati sul numero successivo de "Il Portaordini".

Non si accettano pezzi inviati in forma anonima, articoli ecomunicazioni dovranno essere corredati dal nome dell'auto-re e del Gruppo di apparteneneza. Qualora l'estensore delloscritto non intenda rendersi pubblicamente noto, oppureusare uno pseudonimo, dovrà evidenziarne la richiesta dopoessersi regolarmente firmato, la redazione provvederà in meri-to. Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero del firmatario enon automaticamente quello del Direttore e della Redazione.

Cari lettori, in allegato trovate un bollettino di c/c postale. La cosaè stata a lungo valutata dal CDS che, viste le gravose spese cui

si va incontro per i lavori di consolidamento della Chiesetta diCapanne di Pey, la manutenzione e messa a norma della sede diVia Lanza e non certo ultime le mutate condizioni di spedizione delgiornale, ha deciso di ricorrere alla sensibilità di Gruppi e/o singoliSoci che vorranno portare il loro contributo (Dai più modesti agliauspicabili di consistenza, tutti saranno ugualmenti bene accetti).Chi lo vorrà potrà effettuare i versamenti indicandone la specificadestinazione (Portaordini, Sede, Protezione Civile, Rifugio,Chiesetta Capanne di Pey). Si rammenta che le donazioni potrannoessere detratte dalla dichiarazione annuale dei redditi citando il codi-ce del beneficiario: 92018140068. Nell'apposito spazio del giornalesono altresì indicati i costi di abbonamento a "il Portaordini" per colo-ro i quali desiderassero ricevere la pubblicazione pur non essendoSoci oppure intendano portare il proprio sostegno. Grazie.

A P P E L LO

S o m m a r i opg. 3 I l calcio del mulo

pg. 4 Lettera aperta. . . - Capanne di Pey

pg. 5 Raduno sezionale S. Sebast iano

pg. 6 90° Lecco - Ass. delegat i - Col le di Nava

pg. 7 Una domenica al la Croce degl i a lpini

Don Pol lo - Curiosando sul web

pg. 8 Campo scuola P.C. - I l Mulo

pg. 9 - 14 I lettori ci scrivono - Pellegrinaggio Adamello

pg. 14 Monte Pasubio - Noda della redazione

pg. 15 Monte Ort igara

pg. 16 Un anno con gl i a lpini in Afghanistan

pg. 17 Verso l ’adunata - Eserci tazione Falzarego

pg. 18 Coro Montenero

pg. 19 Coro Alpini Valtanaro

pg. 20 Attività dei gruppi

pg. 21 Punta Helbronner - Nelson Cenci - Neil Armstrong

pg. 22 P.C. ANA - Rassegna stampa

pg. 23 In famiglia - Borracci - Rassegna stampa

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I l c a l c io de l muloS

embrerebbe si voglia reintrodurre nella Scuola l’inse-gnamento dell’Educazione Civica e ne sarebbe sicura-mente l’ora. Maleducazione, Impertinenza, violenza,

bullismo, volgarità, non rispetto per la cosa pubblica, da trop-po tempo questi atteggiamenti recitano una parte dominantenel mondo giovanile. Genitori ed insegnanti pateticamentegiovanilisti dichiarano di voler essere amici di figli e discentipur di accaparrarsene il consenso. La stragrande maggioran-za dei giovani è maleducata, nel senso letterale del termine,cioè educata male. Troppi genitori ed insegnanti sembranoavere rassegnato le dimissioni dal ruolo di educatori, tutti ten-dono a smussare, eliminare gli ostacoli. A bambini e ragazzipare sia non politically correct rivolgere la parola “no”, tuttodeve essere concesso e si crescono così generazioni allosbando. Osservando le generazioni che si sono succedute daalcuni decenni a questa parte si nota quanto le tendenze piùpreoccupanti diventinonorma. Famiglia e Scuolainvece di collaborare gio-cano allo scaricabarilerinfacciandosi le respon-sabilità, comportamenti evalori che dovrebberoessere cardine portante diogni azione istruttiva, for-matrice ed educativa ven-gono annacquati consoluzioni di comodo daparte della Scuola e, sequalcuno prova ad impor-re regole, si trova davantinon solo al più che preve-dibile rifiuto da parte deigiovani ma a veementirimostranze di genitoriche non si sa bene se piùpreoccupati dall’evitarsisoverchi pesi educativi odallontanare dal proprio pargolo la paventata immagine di “sfi-gato”. Si presentano così alla porta della vita giovani che nonconoscono neppure il gusto della trasgressione, non avendoavuto mai la nozione di autorità, combinano solamente ciòche passa loro per la testa, così, sic et simpliciter, dalle mani-festazioni normali sino alle più violente sotto lo sguardo com-plice e compiaciuto di genitori “di gomma” che ne decantanol’intelligenza così vivace. E’ ormai invalsa opinione che nonsiano i doveri a fondare i diritti bensì il contrario. Tornare alladisciplina non è per nulla essere antiprogressisti e voler reim-postare quel metodo di insegnamenti avulso dai tempi che hacaratterizzato la nostra gioventù. Pure a noi quel modellostava stretto, non per nulla i blue jeans ed il rock and roll li

abbiamo inventati noi, ma la società era regolata dall’obbe-dienza, dal senso del dovere, da insindacabili regole valide “diper se” ed erano prerogativa giovanile la generosità, lo spiritoinnovatore e l’apertura al fututo. Ora, non sembrerebbeeccessivo pretendere che gli alunni conoscano i nomi deisette giorni della settimana e gli studenti quelli dei dodocimesi. Viviamo in una società dove la conoscenza è fonda-mentale, non troverà mai lavoro chi non ha studiato molto, laconoscenza delle lingue e l’uso del computer non possonoessere disgiunti da buone basi di italiano e di matematica, incaso contario si è perduti, non si va da nessuna parte, dev’es-sere interrotto il perverso meccanismo del livellamento versoil basso. La scuola italiana sembra impermeabile al rinnova-mento, ogni tentativo di riforma, giusto o sbagliato che sia,viene sistematicamente osteggiato, ai genitori è stato impostodi posizionare nelle case gli interruttori della luce ad altezza

di bambino in modo direnderli emancipati ilprima possibile.Contemporaneamente alfacile accesso al denaro,ai sempre più raffinatistrumenti di comunica-zione, si sono affiancatil’accesso alle sostanzetossiche, all’alcool, amotori potenti che espon-gono a situazioni ad altorischio chi attraversaun’età già di suo preda aldelirio di onnipotenza esi sono persi per stradavalori che dovrebberocostituire lo sfondosostanziale di ogni azio-ne formatrice. L’esattocontrario di un sistemaautoregolante, impegna-

tivo nei compiti, con fatica e rinuncie ma anche di piacere egratificazione di entrambe le parti in gioco. Amare i propri figlie svolgere la missione di educatori consiste davvero nel for-nire ai giovani le condizioni “migliori”? Non basta farsi scudodell’abusata frase “sono ragazzi, prima o poi cresceranno”.Citiamo allora il buon vecchio Seneca: Il giovane non otten-ga nulla con le suppliche né per mezzo dell’ira, ma soloquando si è placato, sia perdonato solo in virtù dei meritiche già ha provato di possedere o che dimostra di poterfar sperare di sé; non sia adulato ma ascolti la verità; talo-ra provi timore, sia sempre rispettoso, si alzi in piedi difronte agli anziani e, pur conoscendo le ricchezze dei pro-pri genitori non abbia la possibilità di farne uso.

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Le riviste associative hanno, per tutti i sodalizi, un'impor-tanza fondamentale ed il ricevere la copia cartacea e

personalizzata a casa ci fa sentire tutti parte di una stessagrande famiglia. Il decreto interministeriale del 30-03-2010pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31-03-2010 n. 75, haperò annullato con decorrenza immediata le precedentinorme in fatto di tariffe agevolate per la spedizione in abbo-namento postale e non esistono neppure le condizioni dimercato per trattare direttamete il costo con le Poste cheagiscono in regime di monopolio Il provvedimento ha spro-positatamente aumentato i costi, in pratica quadruplicando-li. A questo si aggiunga la stretta sui contributi ricevuti, edecco così aprirsi una spaventosa voragine nelle modestecasse sezionali, l’onere finanziario che ne deriva è giunto alivelli insostenibili, Per usare un termine tanto in voga diquesti tempi si è provveduto ad una spending review conla stampa su carta di grammatura inferiore. Alcuni Soci par-ticolarmente sensibili ed apprezzabili Gruppi (pochi) hannocontribuito, con un apposito versmento in c/c e la Sezionesi è fatta carico sinora dell’ulteriore spesa, ma ciò non bastaa sostenere i costi. Nel corso dell’ultima riunione di C..D siè attentamente valutata la situazione e ne è emersa innan-zitutto la volontà di mantenere l’attuale uscita trimestraleonde non lasciar mancare ai Soci una corretta e discreta-mente puntuale informazione sulla vita sezionale. Altre con-siderazioni hanno evidenziato nell’abbattimento dei costi dispedizione l’unico possibile veicolo di ulteriore risparmio. Siè così andati a ficcare il naso nei sistemi usati dalle Sezioniconsorelle per affrontare lo spinoso problema comune.Salvo rarissime eccezioni che, beate loro, non presentanodifficoltà finanziarie, nella maggioranza dei casi le soluzionisono ristrette a tre. La prima prevede il rafforzamento delservizio WEB dando la possibilità ad ogni associato di sca-ricare direttamente la copia inviata in formato elettronico. Laseconda vede consegnare ad ogni singolo Gruppo il con-gruo numero di copie etichettate con nome e recapito deg-fli associati ed il Gruppo stesso provvede alla distribuzioneporta a porta, oppure alla consegna in sede ai Soci che

vadano personalmente a ritirarsela. La terza ed ultima pos-sibilità risulta quella che ogni singolo Gruppo si faccia cari-co dell’onere finanziario di spedizione ai propri soc (€ 0,50c.a cad)i. Non essendo intenzione del C.D. gravare ulterir-mente sul costo del bollino annuale, come ebbe a fare sbri-gativamente la Sede Nazionale per la spedizione deL’Alpino, e neppure imporre alcunché di penalizzante sichiede collaborazione a tutti i Capigruppo al fine di cono-scere le singole proposte, fra le sopracitate tre e poi attua-re quella che risulterà la meno penalizzante ed accettatadalla maggioranza dei Gruppi. Grazie per la vostra disponi-bilità e della vostra preziosa attenzione.

LETTERA APERTA AI CAPIGRUPPO

Domenica 17 giugno ha avuto luogo il tradizionale raduno interseziona-le di Capannette di Pey. La manifestazione si svolge al punto di incon-

tro di 4 regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria e Emilia-Romagna) e di 4province (Alessandria, Pavia, Genova e Piacenza) e viene organizzata aturno dalle sezioni relative. Quest’anno l’organizzazione era a carico dellaSezione di Pavia e quindi il corteo è partito alla volta della chiesetta dal

passo del Giovà sul versante lombardo-emiliano. Come ogni anno la parte-cipazione degli Alpini è numerosa e un caldo sole ha fatto da cornice allagiornata. Dopo la sfilata e l’alzabandiera si è svolta la Santa Messa pressola Chiesetta che è stata recentemente restaurata dalle 4 sezioni con inter-venti prevalentemente strutturali per preservarla dall’azione delle intempe-rie e del tempo. La cerimonia è stata accompagnata dal Coro Alpino ItaloTimallo della sezione di Voghera. Alla fine della funzione religiosa e dellebrevi allocuzioni delle Autorità la manifestazione ha avuto il suo naturaleepilogo nel rancio alpino sotto il tendone montato per l’occasione.

Daniele Bertin

CAPANNE DI PEY 2012

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RRAADDUUNNOO SSEEZZIIOONNAALLEE AA SSAANN SSEEBBAASSTTIIAANNOO CCUURROONNEE

Si è iniziato sabato 16 giugno, inPiazza Roma, con l’inaugurazio-

ne di una speciale “MostraFotografica” dedicata a San

Sebastiano Curone, alla sua storia ed ai suoi Alpini. Le celebrazio-ni sono riprese sabato 23, all’interno della Chiesa Parrocchiale, con

la proie-zione “Ir i c o r d id e l l aG r a n d eGuerra” acura diPier LuigiCasanova.La serataè si poiconclusa,con un suggestivo concerto delCoro Sezionale “Alpini

Valtanaro”. Domenica 24, giornata clou del Raduno;con la cerimonia dell’Alzabandiera, onore ai Caduti etradizionale sfilata per le vie del paese accompagnatadalla Fanfara Alpina di Lecco. E’ seguita la celebra-zione della Santa Messa all’interno della Chiesa par-rocchiale e l’immancabile pranzo alpino a degna con-clusione. Al Raduno soso stati presenti i Gonfalonidella Provincia di Alessandria e del Comune di SanSebastiano C.ne. I Vessilli Sezionali di Acqui Terme,Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza e Novara, iGagliardetti di Gruppo di Alessandria, Belforte M.to,Borghetto B.ra, Bosio, Broni (PV), Casteggio (PV),Castellazzo B.da, Ceto (Valle Camonica), Felizzano,Ferriere (PC), Garbagna, Gavi, Novi Ligure, Ovada,Paspardo (Valle Camonica), Quattordio, Rivergaro(PC), Rocchetta Ligure, San Cristoforo, Settima di Rivergaro (PC), Sezzadio,Solero, Terzo, Tortona, Val Curone, Valenza, Varzi (PV) e Vignole B.ra, il

Presidente SezionalePavese, i VicepresidentiDalchecco e Cassino, ed iConsiglieri Bertin, Bisiani,Boccaccio, Caldirola, Ceva,Gamalero, Mazzucco,Persano, Pia, Venezia eZancanaro. L’appuntamentoè fissato per il prossimoanno con un’auspicata piùmassiccia presenza di parte-cipanti.

Il Gruppo Alpini Val Curone, intitolato al capi-tano Giulio Giani Medaglia d’Argento al

Valor Militare, caduto in terra di Russia sulfronte del Don, è stato fondato nel 1967 daglialpini dei paesi della valle, per la maggiorparte reduci della seconda guerra mondiale.Inizialmente aveva fatto parte della Sezione diPavia, successivamente, con la costituzionedella Sezione di Alessandria era rientrato nel-l’ambito dell’Associazione provinciale. Dallaprima sede sul lungo Museglia si era poi tra-sferito nell’attuale sede posta in un’ala delcastello visconteo di S. Sebastiano per gene-roso lascito del Dott. Riccardo Giani, ufficialemedico nella prima guerra mondiale. All’attodella costituzione annoverava nel suo ambito

circa 120 iscritti edha svolto un’inten-sa attività di parte-cipazione nellemanifestazioni ediniziative a caratte-re nazionale elocale, guidato daicapigruppo che sisono susseguiti in45 anni di vita ecioè MauroGilardone, donAdamo Accorsi,cappellano milita-

re nella seconda guerra mondiale, Pier LuigiDusio, Fiorenzo Penacca, Giovanni Fontana

ed Enrico Orlandicapogruppo in cari-ca. Attualmente ilgruppo presenta unaforza di 56 iscritti;sono “andati avanti”,purtroppo, quasi tuttii reduci della secon-da guerra mondialeche ne costituivanol’ossatura principalee più numerosa.

Matteo Coggiola

BREVE STORIA BREVE STORIA DEL GRUPPO ALPINI DEL GRUPPO ALPINI

VAL CURONEVAL CURONE

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Domenica 15 aprile sono stato con il Vessillo Sezionale aLecco per la celebrazione del 90° di Fondazione della

Sezione ANA di Lecco. Nonostante la giornata di pioggia la pre-senza di alpinicon vessilli egagliardetti èstata massiccia(circa 20 vessillisezionali e 90gagliardetti digruppi). La ceri-monia ha avutoinizio con laSanta Messanella Chiesa dellaVittoria per poi

continuare con la sfilata, sotto un’acqua battente, per le vie dellacittà. Il corteo si è snodato per le vie principali di Lecco ed haavuto termine con gli onori al vessillo Sezionale di Lecco e poicon gli onori ai Vessilli ospiti. Da segnalare l’organizzazione chenon ha avuto smagliature, grazie anche al servizio d’ordine dellasezione, nonostante il grande numero di convenuti. Ottimaaccoglienza e soddisfazione per la nostra presenza in quantoeravamo con Asti la Sezione più “lontana”.

Daniele Bertin

90° FONDAZIONE SEZIONE ANA LECCO DOMENICA 15 APRILE 2012

Domenica 27 maggio 2012 si è tenuta L’ASSEMBLEA DEI DELEGATI,presso la Sala Grande del Teatro Dal Verme in Milano .Per la Sezione

di Alessandria erano presenti il Pres. Sez. Bruno Pavese, il Vice pres. VicarioBruno Dalchecco ed il Consigliere Bartolomeo Gamalero. Gli argomentiall’OdG trattati sono stati ,come di consueto,numerosi ed importanti .IlPresidente Nazionale, Corrado Perona, ha dato lettura della RelazioneMorale per l’anno 2011 , fornendo ed illustrando nel dettaglio quanto è statorealizzato nel corso del-l’anno.Ha inoltre trac-ciato le linee guida peril 2012 che vedono l’A.N.A. impegnata suvari fronti ,che per ilmomento prevedonocome priorità –l’impe-gno per i Terremotati - iltrasferimento OspedaleA.N.A. della ProtezioneCivile Alpina in Giordania,ad esclusione del reparto radiologia destinato allezone terremotate dell’Emilia..Verifica costi per la spedizione “L’Alpino” inquanto si prospetta un nuovo aumento del + 21% I.V.A.Altri e importantiargomenti sono stati trattati e saranno pubblicati sul nuovo numerodell’Alpino.Importante e significativo l’intervento del Gen. Primicerj che haillustrato quanto la Brigata Alpina Taurinense ha effettuato nel 2011 , ha datoconto anche dei preparativi in atto per il prossimo turno che vedrà laTaurinense nel 2° semestre 2012,impegnata in Afganistan .

Bartolomeo Gamalero

Assemblea dei delegati

Domenica 1 luglio, presso il Sacrario della Cuneenseal Colle di Nava si è tenuto, come ogni anno dal

1952, il Raduno in commemorazione del 1° e 2° Rgt:Alpini e 4° Rgt. Artiglieria Alpina sacrificatisi nella campagna di Russia.I partecipanti in sfilata hanno raggiunto il Sacrario dove si è svolta la ceri-monia dell’alzabandiera seguita dalla S. Messa, dall’ora-zione ufficiale tenuta dal Presidente Perona e dalla resadagli onori ai Caduri ed al generale Emilio Battisti, coman-dante dell’eroica Divisione. 17.460 Alpini partiti 13.470 tramorti e dispersi, i Battaglioni Alpini Ceva, Pieve di Teco,Mondovì, Borgo San Dalmazzo, Saluzzo e il GruppoArtiglieria Alpina Mondovì completamentehttp://www.alpinicogoleto.it/imgfull/cuneense3.jpg annien-tati. Tra i sopravvissuti, circa 3.000 deportati nei campi diprigionia sovietici, i lugubremente noti "Gulag". I pochifortunati che tornarono "a baita" lo fecero solo molti annidopo la fine della guerra. Sono questi i numeri tremendi chehanno fatto della 4° Divisione Alpina Cuneense la"Divisione Martire" che durante la ritirata di Russia e poinell'ultima battaglia a Valuikj, combattuta il 28 gennaio 1943, ha sacrifi-cato quasi tutti i suoi effettivi, morti nelle sterminate steppe russe copertedi neve e ghiaccio, con temperature che oscillavano fra i 30° e 40° sotto-zero. Morti di stenti e difreddo e nei combatti-menti con l'esercitosovietico soverchiata-mente superiore pernumero ed armamenti.Nonostante la situazio-ne di evidente inferiori-tà il Generale Battistirifiutò sempre di arren-dersi, ed i suoihttp://www.alpinicogo-leto.it/imgfull/cuneen-

se1.jpg Alpini lo seguirono con coraggio, combattendoanche all'arma bianca e a mani nude quando finirono lemunizioni. Il Generale contraccambiò la fedeltà dei suoi soldati restandoinsieme a loro e rifiutando categoricamente di mettersi in salvo www.alpi-nicogoleto.it/imgfull/cuneense5.jpg con l'aereo che i tedeschi gli avevano

messo a disposizione perritornare in Italia. Il Gen.Battisti seguì così la sortedei 3.000 catturati edeportati nei campi di pri-gionia sovietici. I Russigli inflissero, senza alcu-na fondata ragione, comea tutti coloro che ebberoin disgraziata sorte dicadere prigionieridell’Armata Rossa, tor-menti, patimenti e soffe-renze di ogni genere. Lo

trattennero anche nella tristemente famosa Lubianka. Per il suo contegnoinflessibilmente fiero e dignitoso, finì tuttavia per essere stimato dai pro-pri aguzzini, sino al punto di essere chiamato VOT che significa uomo,

eroe. Al Generale Emilio Battisti fu permesso di tornare in Italiasolo dopo sette anni dalla battaglia di Valuikj, per la precisione il15 maggio 1950, provato nel fisico ma non nello spirito. Nonappena rimessosi in salute, partì in giro per l’Italia, a bordo dellasua Lambretta, per visitare le famiglie dei dispersi in Russia, por-tare la sua parola di conforto e visitare i commilitoni che ebberola fortuna di rientrare in Patria prima di lui. Nel suo testamentoespresse la volontà di essere sepolto accanto ai suoi Alpini; quan-do nel 1971 morì, fu inizialmente tumulato a http://www.alpini-cogoleto.it/imgfull/cuneense4.jpg Bologna e solo nel 1983 le suespoglie furono traslate nel Sacrario al Colle di Nava dove ognianno viene ricordata la Divisione, il suo sacrificio e il suoComandante.

C o l l e d i N a va

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Se nei giorni di sole percorrete la Val Borbera e , dopo le “strette”, la’dove la valle si apre ad

anfiteatro ,volgete lo sguardoalla vostra destra, sopra lebalze che sovrastanoRocchetta Ligure , potreteintravvedere un tenue lucci-chio è la nostra “Croce ”chesembra voler attirare l’ atten-zione e chiamarci a raccolta.Ed il buon Martino , lui chequeste strade le percorre spes-so per raggiungere la “Domus” sul Giarolo , deveaver recepito il messaggio: il 3giugno ci ha voluto tutti lassu’ per portare un doveroso omaggio al sacrosimbolo issato anni addietro su quella rupe e successivamente dedicato, tragli altri , anche alla memoria di due amici tragicamente scomparsi in mon-tagna.Serena Salvucci , di Vignole Borbera ed Alessandro Mennella, socioAlpino di Cantalupo Ligure, erano giovani pieni di vita , entrambi membridella Protezione Civile Sezionale e del CAI di Novi Ligure , e, pur espertialpinisti, rimasero vittime di un fulmine sul versante svizzero del Liskammil 21 luglio 2003. Ad essi tra l’altro è intitolato il sentiero che da Pertusosale per direttissima agli 830 metri della Croce. Ecco perché di buon matti-no ci siamo ritrovati a Roccaforte Ligure laddove lo sterrato inizia ad iner-picarsi su di un costone roccioso : in ordine sparso, i giovani coi loro piedi,i meno giovani trasportati per un tratto col mezzo meccanico, siamo giuntialla rupe che ospita la Croce e che si sporge a balcone sulla vallata sotto-stante aprendo un vastissimo orizzonte che spazia su tutto il nostro amato

appennino .Allestito unaltare di for-tuna, laS.Messa èstata celebra-ta dal nostroCappellanoEnnio, padres p i r i t u a l enon solo dinoi alpinima dellaCroce stessa

: Ennio l’ha praticamente tenuta a battesimo e si è sempre reso disponibi-le, quando i suoi impegni glielo consentono, ad officiare quassu’ la funzio-ne religiosa .Erano presenti , oltre ad una nutrita delegazione dellaProtezione Civile, il Presidente Sezionale Bruno Pavese, il Vice PresidenteVicario Bruno Dalchecco, i gagliardetti di Arquata, Borghetto, Vignole,

Garbagna, Sezzadio e Novi, Capigruppo, Alpini amici e simpatizzanti conle loro famiglie. Il nostro Presidente ha infine recitato laPreghiera dell’Alpino, in un’ atmosfera davvero particolare:lassu’,“ sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti” riesciveramente a liberare la mente dalle angosce quotidiane, tipervade un senso di serenità e di pace che ti permette dav-vero di “ elevare l’ animo a Dio”. Il cielo cupo minacciavapioggia ma forse anche Serena ed Alessandro, dall’ alto,hanno avvertito la nostra vicinanza ed hanno voluto tutelar-ci dalle intemperie. Alla spicciolata siamo quindi rientratialla base dove le sapienti mani di Stefano Persano ci hannocucinato un ottimo spezzatino e dove fra un canto ed un bic-chiere di quello buono si è conclusa la giornata in fraternaamicizia. Poi, corroborati nel fisico e rinfrancati nella spiri-to , tutti a valle per rituffarci nella vita di tutti i giorni ma

con un fermo proposito: ritrovarci ancora tutti insieme il prossimo annonella speranza che questa manifestazione possa entrare di diritto nel calen-dario degli appuntamenti annuali della nostra Sezione.

Fabrizio Silvano

Una domenica alla “ Croce degli Alpini ”

La mattina che se lo videro davanti, i ragazzi delTuscania non credevano alle loro orecchie: Ho sapu-

to che gli italiani sono tornati e voglio riprendere servi-zio. Queste parole pronunciate con un tono che nonammetteva repliche, erano proferite da un Somalo deci-samente anziano, come tutti coloro che hanno combattu-to sotto il tricolore. Sciré di anni ne dovrebbe avere oltreottanta ma ancora dimostrava una vitalità insospettabile.Fu subito "adottato" dagli incursori del Col Moschin, iquali realizzarono per lui una piccola baracca dove l'an-ziano combattente pose il suo acquartieramento, avendocura di farsi portare un venerando fucile Modello 91 dalnipote. Tutte le mattine si presentava per l'ispezione alGenerale Loi, facendo ruotare con insospettabile mae-stria il fucile per mostrare... quanto fosse pulito. Con unaltro colpo riportava l'arma alla spalla e se il Generale si

dimenticava di dargli il "riposo", lui rimanevaimpietrito sul "presentat-arm". Nelle cerimonie ealla presenza di autorità con la sua voce profondaproferiva un Viva il Duce, viva il Re, viva l'Italianonostante gli fosse stato ripetuto più volte che inquesto mezzo secolo qualcosa da noi era mutato.Caro vecchio Sciré; esempio emblematico d'attac-camento all'Italia in un periodo molto difficile peril nostro Paese. Gli incursori, al termine di unbreve esame e di una prova ginnica (per forza d'etàforzatamente ridotta) hanno voluto consegnarglil'ambitissimo distintivo da Incursore e lui è rima-sto commosso da questo gesto. Lui che camminaancora scalzo ha visto finalmente ripagato l'attac-camento all'Italia: Italiani grandi soldati, fare culocosì agli Abissini era solito ripetere.

CC UU RR II OO SS AA NN DD OO SS UU LL WW EE BB

Domenica 10 giugno il Gruppo Alpini Vercelli “Don Pollo” e lasezione ANA di Vercelli hanno celebrato il quattordicesimo anni-

versario della Beatificazione del Cappellano Alpino Servo di Dio DonSecondo Pollo. La cerimonia ha avuto inizio il Piazza Alpini con l’alza-bandiera e l’onore ai cadutiper poi spostarsi nel cortiledel Seminario per gli onorial Beato. Qui ha deposto unomaggio floreale al BeatoVincenzo Borgarello92enne capogruppo diCambiano e attendente diDon Secondo Pollo. Da quiaccompagnati dalla FanfaraAlpina del Lago Maggioreil corteo dopo aver reso gli onori alla lapide dell’alp. Gastaldi e alla targaposta a ricordo dei fratelli Garrone ha raggiunto la chiesetta di SantaCaterina per la Santa Messa accompagnata dal coro ANA Sesia diBiandrate. Dopo la funzione religiosa il corteo ha raggiunto PiazzaCavour dove la fanfara ha intrattenuto gli ospiti e i vercellesi con unbreve ma simpatico concerto. Dopo i commiati di rito ci si è trasferitialla pro-loco di Prarolo per l’ottimo rancio alpino.

Daniele Bertin

CELEBRAZIONE ANNIVERSARIO DON POLLO

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Il mulo, secondo la definizione classica è un ibrido degli equidi, nato dall’ incricio fra asinoe cavalla, possiede eccezionali doti di resistenza alla fatica, inelegante, un pò rustico ed

ostinato, binomio perfetto con l’Alpino. I muli soldato hanno avuto una ben lunga storia,furono infatti arruolati nell'esercito sardo prima ancora che il corpo degli Alpini fosse costi-tuito. L’animale veniva utilizzato come bestia da soma su terreni impervi, mezzo pressochéunico di trasporto per armamenti e materiale vario. Con gli Alpini il mulo condivideva le fati-che, la fame, la sete, il freddo; umile e generoso, ha sempre dato senza nulla mai chiedere adeccezione di un poco di acqua, di biada e di una buona “brusca e striglia”. Le Truppe Alpinedisponevano di tipologie diverse di muli: per i Battaglioni Alpni il mulo da soma, di mediastatura con dorso largo ebreve ed arti robusti. Per leBatterie di ArtiglieriaAlpina, animali simili aiprecedenti ma di maggiortaglia e solidità scheletrica.Prima dell’avvento deimezzi a motore esistevaanche una tipologia di mulida tiro con taglia inferioredestinata al traino delle car-rette da Battaglione e poidismessi. Le salmerie deireparti Alpini trasportavanoviveri, materiali, munizioni,armi di reparto; quelle di Artiglieria Alpina anche le parti scomposte di obici e mortai. I mulisono stati compagni di naja e di guerra, alleati preziosi e insostituibili, testardi e fedeli, amicidiscreti e silenziosi. Senzacurarsi della fatica, delcaldo, del freddo, dellaneve, dei sentieri scoscesi,delle rocce che spaccava-no gli zoccoli. Sono servi-ti per scaldarsi nelle nottidi tempesta, sono servitianche da morti, quando isoldati, che non avevanoaltro, mangiarono le lorocarni ancora fumanti perevitare che si trasformas-sero in un blocco di gjiac-co durante la tremensaritirata di Russia e nonmorissero così di fame. Il mulo fu usato dalle Truppe Alpine dal 1872 fino al 1991. In modo

sperimentale venne affiancato dal motocarrello MTC 80 e successiva-mente sostituito dal motocarrello MTC 90, entrambi non più in uso esuperati nell’uso dagli elicotteri, moderni e versatili ma condizionatidalle condizioni meteorologiche. Per la fredda terminologia militare ilsoldato addetto alla custodia, governo e operabilità del mulo veniva defi-nito il “conducente”, nel gergo degli Alpini lo “sconcio” in mdo generi-co e per gli Alpini piemontesi il “drugiot”. Questi termini trovarono ori-gine dal fatto che i conducenti erano costantemente occupati nel tenerepulito il loro mulo e le scuderie con impegno tale da portarli a curareassai sommariamente la loro persona e la divisa indossata. Innumerevolisolo le storie di Alpini e muli e tutte evidenzaino l’assoluta simbiosi frail conducente e l’animale, il rapporto del tutto speciale che fra i due siinstaurava. Si sono visti Alpini piangere al momento del congedo perlasciare in altre mani il fido condivisore di naja, si sono sentiti addirittu-ra muli emettere in modo struggente quei loro strani suoni a metà fraraglio e nitrito quando si rendevano conto che quell’utima carezza sultestone rappresentava l’addio. In maniera scherzosamente affettuosa ilmulo venne definito “jeep col pelo a quattro zampe motrici”. Insommauna sorta di fuoristrada degli Alpini. Ora, nel moderno Esercito Italiano,dei muli e loro conducenti non rimane che il ricordo. Pochissimi esem-plari superstiti, sopravvissuti al macello sono stati adottati da alcuniAlpini in congedo che, di tasca propria, li hanno riscattati nelle aste divendita indette dall’Esercito e li si possono ancora vedere, amorevol-mente curati, sfilare alle nostre adunate e raduni come una preziosa iconadi un passato che non tornerà mai più. I tempi sono cambiati, la loro epo-pea è finita, ma ai tanti muli che soffrirono e perirono con i nostri Alpini,sia riconosciuto il dovuto rispetto.

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Sabato 7 luglio Il Sindaco, Rita Rossa, ed ilPresidente del Consiglio Comunale, Enrico

Mazzoni, sono intervenuti alla chiusura del CampoScuola di Protezione Civile Alpina allestito dal 1° lugliopresso la sede sezionale. Bruno Pavese nella dupliceveste di Presidente sezionale e Coordinatore del 1°Raggruppamento di Protezione Civile, comprendentePiemonte, Liguria e Valle d’Aosta, accompagnato daidiciotto ragazzi che hanno partecipato al CampoScuola, ha illustrato al Sindaco ed al Presidente delConsiglio le attività svolte: la vita da campo con lacura dei servizi e della pulizia, le nozioni sul sistemadi organizzazione e logistica della Protezione Civile,sull’antincendio boschivo, sulle trasmissioni radio,sulla ricerca con cinofili, sulla sicurezza con gli alpini-sti, sul primo soccorso con la CroceVerde. Per tutte leattività formative, ha sottolineato Bruno Pavese, dob-biamo ringraziare, oltre ai nostri volontari, anche ilsupporto delle Guardie Forestali, del Soccorso Alpinoe della Federazione Italiana Attività Subacquee.Questa è la terza edizione del Corso che, per la primavolta, viene svolto in Alessandria. Il Sindaco ha rin-graziato gli Alpini che hanno collaborato anche a que-sta iniziativa il cui successo si misura dall’entusiasmodei ragazzi che, a loro volta, hanno imparato moltecose mettendo a disposizione tempo ed energia,creando gruppo e stringendo amicizie Prima dellacerimonia conclusiva dell’ammainabandiera, ai ragaz-zi sono stati consegnati gli attestati di partecipazione

CAMPO SCUOLA DI PROTEZIONE CIVILE

IL MULO

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Ho letto con interesse l’articolo pubblica-to sul Portaordini del giugno 2012: “Il

NOSTRO FUTURO… Duri e Puri oppureavanti tutti?”. Prendo atto positivamente sulpensiero esposto dall’alpino che ha scrittol’articolo; rispettabile come ogni opinione.Quel che vorrei scrivere è una riflessione inun domani della nostra Associazione, parten-do dal passato. Lascerò quindi da parte sta-tuti e articoli, a favore di alcuni fatti, sul vis-suto, che spero possano portare a qualcheconsiderazione in più sul nostro futuro o piùverosimilmente “ritorno al futuro”. Milionidi turisti hanno già visitato le rovine dell’an-tica civiltà maya fiorita più di mille anni fanella penisola dello Yucatan, in Messico, e inaltre aree vicine dell’America centrale.Molti siti maya, con i loro enormi templi emonumenti, sono oggi circondati dalla giun-gla, lontani da ogni insediamento umano.Come fu possibile che una raffinata societàurbana fiorisse in aree, dove oggi pochi con-tadini riescono a sbarcare il lunario? Le cittàmaya ci colpiscono non soltanto per il loromistero e per la loro bellezza, ma anche per-ché sono siti archeologici “puri”. Questi luo-ghi, infatti, si spopolarono completamente eperciò non furono “contaminati”, da costru-zioni più recenti, come accadde a moltegrandi città antiche, come Roma o la capita-le azteca Tenochtitlàn, oggi sepolta sottoCittà del Messico. Le città maya rimaserodisabitate, nascoste tra gli alberi e, di fatto,sconosciute al mondo esterno fino alla lororiscoperta avvenuta nel 1839. Penso che sequalcuno avrà la pazienza di continuare finoin fondo a leggere, potrà intuitivamente darsialcune risposte sulle dinamiche e situazioniprima accennate. Quali fattori entrano ingioco in un processo decisionale di un grup-po, quali i conflitti d’interesse tra i membri ele dinamiche interne. Si tratta di un argo-mento complesso che non ammette unarisposta semplice e univoca. Per ragioni dispazio analizzerò in breve due problemi cheritengo importanti: una scelta razionale e unascelta irrazionale. Le società, associazioni ogruppi spesso falliscono anche nel tentativodi risolvere un problema di cui conosconol’esistenza. I comportamenti in questo casorientrano nella casistica della “scelta razio-nale”, cioè da un punto di vista utilitaristicodi affrontare le decisioni: i miei interessivengono prima da quelli degli altri. È uncomportamento “razionale” perché si basasu in’argomentazione logicamente corretta,

anche se magari moralmente riprovevole.Gli egoisti sono fortemente motivati dallaprospettiva di raccogliere profitti certi eimmediati, a scapito dell’intera comunità.Per questo le vittime non sono abbastanzamotivate da rispondere: il danno è distribui-to fra tutti, e quindi individualmente mini-mo, e un’eventuale contromossa darebbe unmagro profitto, a volte incerto e lontano neltempo. Una seconda via è quella della con-divisione: tutti i fruitori riconoscono di con-dividere gli stessi interessi e autonomamen-te stabiliscono, rispettano e fanno rispettarele “ quote” che hanno individuato comesostenibili. Questa soluzione può esserepresa soltanto a precise condizioni: i fruitoriappartengono o voglio appartenere a ungruppo omogeneo, hanno imparato a fidarsil’uno dell’altro, e a comunicare tra loro; siaspettano di condividere il cammino in futu-ro, e di lasciare la risorsa in eredità ai lorofigli. Infine i confini dell’area e l’insieme deifruitori devono essere ben definiti. Un buonesempio a respiro geografico è il Montana(U.S.A.), data dal caso dei diritti d’irrigazio-ne. Dove tutti si ridefiniscono in un’associa-zione o gruppo, riconoscono un bene comu-ne, l’acqua, rispondono a un capo delDipartimento, che fissa di comune accordole loro “quote”. Passiamo ora a vedere un“ comportamento irrazionale”. Questa con-dotta può essere la conseguenza di uno scon-tro di valori all’interno delle coscienze indi-viduali: si sceglie di ignorare il pericolo, per-ché si è legati a idee profondamente radica-te. ”Persistenza nell’errore”, “testardaggi-ne”, ”rifiuto di trarre le dovute conseguenzedi fronte a segnali negativi ben evidenti” e“pigrizia e ristagno mentale”.I valori religio-si (io sono credente), tendono a essere parti-colarmente radicati, dunque, sono spessoall’origine di comportamenti discutibili. Peresempio la fiorente isola di Pasqua, si è tro-vata senza alberi (dal XV secolo al XVIIsecolo) soprattutto per motivi religiosi: biso-gnava procurarsi il legno per trasportare einnalzare le statue gigantesche che eranooggetto di venerazione. Il disastro ambienta-le che si è riflesso sulla fauna, flora e l’agri-coltura ha portato la stessa popolazione a unlento, inesorabile declino. Allo stesso tempoma a 15.000 chilometri di distanza e nell’e-misfero opposto, i norvegesi dellaGroenlandia seguivano i loro valori cristiani,conservatori e si attaccavano alla loro identi-tà europea in un ambiente ostile. Un tipo di

gruppo basato su valori strettamente comu-nitari e sul sostegno reciproco permise aigroenlandesi di sopravvivere per vari secolima questi tratti pregevoli impedirono loro diadottare selettivamente la tecnologia “Inuit”della gente locale e fare quei notevoli cam-biamenti di vita che avrebbero potuto aiutar-li a sopravvivere più a lungo. In un qualsiasi“valore” che ci portiamo, è difficile e dolo-roso se sia il caso di abbandonarlo o modifi-carlo e quando può diventare incompatibilecon la nostra sopravvivenza. Tutte questedecisioni sono in parte delle scommesse,perché spesso non si può essere certi cherestando aggrappati ai propri valori fonda-mentali s’incorra necessariamente a un falli-mento, né che, viceversa, il loro abbandonoassicuri la sopravvivenza. Restando fedelialle loro tradizioni i norvegesi dellaGroenlandia decisero che erano pronti amorire come agricoltori cristiani, piuttostoche sopravvivere come “Inuit”, e persero laloro scommessa. Per il successo o fallimen-to di un gruppo è forse cruciale riuscire aindividuare quali valori fondamentali sianoda trattenere e quali siano da accantonare eda rimpiazzare con altri nuovi, via via che itempi cambiano. Analizzo un ultimo fatto-re nel “comportamento irrazionale” con unesempio. Una comunità vive in una valle aipiedi di un’alta diga, che in caso di cedimen-to provocherebbe una catastrofe. Quando gliesperti chiedono agli abitanti della valle sesono preoccupati per una tal eventualità,scoprono com’è ovvio, la paura cresce conl’aumentare della vicinanza, con la diga, maanche che raggiunta, una punta massima, iltimore decresce a pochi chilometri dal peri-colo fino a sparire del tutto; le persone cheabitano proprio sotto la diga, quelle che conmaggiore certezza morirebbero se la struttu-ra cedesse, si dichiarono tranquille.L’esperto del settore lo chiama “rifiuto psi-cologico”, cioè l’unico modo di mantenersimentalmente sani, pur avendo ogni giorno difronte agli occhi la diga che incombe. Misono limitato a esporre il problema e rilevoche esistono libri di autorevoli studiosi suquest’aspetto. Per inciso e rifacendomi allasparizione della civiltà maya evidenziataall’inizio dell’articolo, oltre agli importantifattori del comportamento razionale e irra-zionale che sfociarono in una crisi irreversi-

Ritorno al futuroLa civiltà maya. Comportamento razionale e irrazionale sul futuro dell’associazione A.N.A.

(segue a pg 10)

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UN'OCCASIONE PER FARTI CONOSCERE E FAR CONOSCERE I TUOI PRODOTTI

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bile di natura politica e sociale e sul controllo delle risorse, anchealtri fattori influenzarono il processo quale, la crescita della popo-lazione e i cambiamenti climatici; ma volevo evidenziare nellasituazione, la similitudine con un’associazione. Ricapitolando sipossono compiere scelte per una serie di motivi: mancata previ-sione di un problema, mancata percezione di un problema già inatto, rifiuto di risolvere un problema di cui si è consapevoli (permotivi sopra evidenziati razionali o irrazionali), impossibilità dirisolvere un problema nonostante si tenti di farlo. In ogni caso perun futuro diventa fondamentale stabilire un dialogo costante,costruttivo con tutte le persone che hanno dentro qualche cosa daspendere (primo aspetto è capire il loro potenziale), ed enti, asso-ciazioni, per trovare una sintesi, se pur faticosamente di un’azionee intendimento comune senza necessariamente cercare il nemicoda “abbattere”.

Marco Tagliafico

Volutamente mettendo all’angolo i Maya, riconosciuti portasfiga,ringraziamo il nostro lettore per la dotta dissertazione che illustrale sorti toccate ad antichi popoli che, poco lungimirantemente,non tennero nella dovuta considerazione il proprio futuro. Si ritie-ne, però, che scenari tanto apocalittici poco possano attagliarsiad un’ Associazione d’Arma quale la nostra. Seppure pochi gliAlpini in armi ancora esistono e ben rappresentano spirito edideali dei predecessori. Se poi, come lo stesso Autore dello scrittoauspica, si saprà “stabilre un dialogo costante, costruttivo. contutte le persone che hanno dentro qualche cosa da spendere, inun’azione e intendimento comune” e come già detto in rispostaal precedente articolo di riferimento “si saprà instaurare fra leparti un dialogo costruttivo immune da preconcetti”, il futuropotrebbe essere visto attraverso lenti se non proprio rosee ma cer-tamente meno tenebrose di quanto temuto.

(segue da pg 9)

Ritorno al futuro

Caro Direttore, facendo seguito al tuo bell’articolo nell’ulti-mo Portaordini, vorrei fare ancora due passi sulla Ring

Road. Camminare, in senso figurato naturalmente, con l’inten-to di parlare ancora della bella serata del 27 aprile, in cui ilMaggiore Mario Renna presentava ad Alessandria il suo libro”Ring Road”, per l’appunto relativo alla sua esperienza inAfghanistan. Il Maggiore, ricordiamolo come addetto stampadella Taurinense in Afghanistan, ci dimostrava come si sonoevoluti gli Alpini dei nostri giorni, ben diversi dai “tignosi”, effi-cienti e valorosi montanari o contadini reclutati per l’Ortigarae per il fronte russo, anche se ugualmente coraggiosi, gli Alpinidi oggi, sono professionisti ben preparati sia dal punto di vistamilitare che….delle pubbliche relazioni (ingrediente ormai indi-spensabile nella società moderna). Renna avrebbe potuto farea meno della giornalista de “La Stampa” che fungeva da mode-ratrice, tale era la propria abilità dialettica che, accompagnataall’umanità dimostrata nel raccontare quello che realmentefanno i nostri Alpini in questa difficile missione di pace, rende-va la serata scorrevole e decisamente interessante. Unabuona presenza di Alpini stimolava Renna nel raccontare alcu-

ni aneddoti che provavano quanta umanità impiegano i nostriAlpini nell’aiutare la popolazione afghana e quanta pericolosità visia nel garantire quotidianamente l’ordine in quel lontano paese.Serate come questa non possono che nutrire l’animo alpino e ditutti coloro che vi assistono, sarebbe auspicabile riproporre ini-ziative simili che, in realtà dovrebbero trovare opportuna alloca-zione nei palinsesti televisivi, se non fosse che all’audience inte-ressa di più la farfalla di Belen o i malanni di Pato. Questo even-to, organizzato dalla Sezione di Alessandria e a cui presenziavail Presidente nazionale Corrado Perona ha avuto solo un neo,l’intervento di un Consigliere Sezionale che esplicitamente dice-va al Maggiore Renna di non credere alle intenzioni pacifichedella missione, alludendo quindi ad una presenza esclusivamen-te bellica del nostro contingente. Spiace aver sentito queste paro-le da un nostro rappresentante, non ce ne voglia, ma in una sera-ta in cui oltretutto il nostro Coro Montenero presentava un propriocanto in omaggio a due Caduti, sarebbero state più apprezzateparole di sostegno ai nostri Alpini. Speriamo non sia la sua realeconvinzione, capita a tutti noi di scivolare su una buccia di bana-na ogni tanto, voltiamo pagina ed aspettiamo con impazienzaaltre iniziative così interessanti.

Corrado Vittone

La domanda rivolta al Maggiore Renna potrebbe, forse, esserestata dettata dall’abbastanza diffusa avversione nei confrontidella nuova strutturazione delle nostre FF AA su base professio-nistica, vuoi per convinzione ideologica, politica, per interesse diparte o più semplicemente per disinformazione. La cosa ci pone,comunque, davanti a considerazioni diverse che vedremo qui dianalizzare. Per i VFP4 impiegati nelle missioni all’estero occorrepersonale veramente motivato, selezionato e specializzato.L’indispensabile esperienza nell’uso di armamenti ed equipaggia-menti ad altissimo contenuto tecnologico difficilmente potrebbeessere acquisita dal militare nel breve volgere del servizio dileva. Alcuni reparti sono diventati punte di diamante della NATO,non è un caso che il comando in Libano sia italiano ed inAfghanistan controllino la maggior parte dei checkpoint ONU. Cisi chiede inoltre come l’opinione pubblica avrebbe metabolizzatogli attuali 51 Caduti vittime di attentati, scontri a fuoco ed incidentidiversi in quel lontano lembo d’Asia se fossero stati impiegatimilitari di leva. Innegabile è poi che la stragrande maggioranzadei VFP1 si arruoli solo per poter transitare nei CC, in PS od inGDF e non vedano l'ora di finire l'anno per ottenere il "patentino"ed avere così la possibilità di essere ammessi ad altri concorsi. Icompiti dei VFP1 sono poi gli stessi di quelli che svolgevano inajoni di buona memoria, con notevole aggravio per le cassedello Stato che, con lo stipendio di un VFP1 ci pagherebbe bentre militari di leva! Ai competenti in materia la difficile risposta.

CAMMINANDO ANCORA SULLA RING ROAD

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Morbegno, 31 07 2012

Circa due mesi fa passando nella sede della mia Sezione ANA (SONDRIO), mi è statadata una copia de "IL PORTAORDINI", n°1-2012. Come si fa spesso, arrivato a casa

l'ho appoggiato sulla scrivania, nascosto poi da altra corrispondenza arrivata in seguito.Ieri sera, facendo un po' di ordine, mi ricapita in mano il vostro giornalino ed essendo inchiusura di giornata l'ho aperto. Il titolo del primo articolo, "IL CALCIO DEL MULO",mi ha incuriosito e l'ho letto con attenzione e soddisfazione. Sottoscrivo totalmente quan-to mirabilmente espresso!! In questo periodo in cui ci viene ostinatamente fatto credereche i valori e gli esempi a cui rifarci sono sempre e comunque le partite di calcio; che ilmondo gira se le banche girano o se il petrolio sale o cala di prezzo; che risolveranno iproblemi della "polis" colle continue ed estenuanti tavole rotonde, ovali o quadrate cheinvece, mi pare, hanno il solo scopo di garantire alle varie caste (perché non c'è solo quel-la dei politici), il mantenimento di quel potere che consente loro il godimento di privile-gi di ogni sorta, il fare sentire la voce dal basso con scritti tipo "IL CALCIO DELMULO", penso che può servire a risvegliare molte coscienze e fare così in modo ditogliere il terreno sotto i piedi di tanti boiardi nullafacenti che, da veri parassiti, vivonosulle spalle del popolo già stremato e strizzato come uno straccio. L'A.N.A., coi suoiinterventi sempre mirati, appropriati e di scopo, ha dimostrato e dimostra tutt'ora di fareBUONA POLITICA, di interessarsi della POLIS in senso lato, senza secondi fini. IndroMontanelli riconosceva agli Alpini due grossi difetti: LAVORANO TANTO e PARLA-NO POCO. Continuiamo a lavorare, però penso che sia ora anche di parlare e non certoper vanagloria. Sono proprio dell'idea che DOBBIAMO cominciare a dare tanti "CALCIDEL MULO", ovviamente con l'esempio pratico come abbiamo sempre fatto; ma anchecon la divulgazione del nostro sentire su larga scala. A questo scopo vi invito di cuore afare pubblicare il Vostro bell'articolo su "L'ALPINO", per dargli quella visibilità su scalanazionale ed oltre (con le sezioni all'estero) ed anche sui maggiori quotidiani nazionali. IlVostro scritto mi rende orgoglioso di fare parte di questa Grande Famiglia seria, laborio-sa, impegnata nel sociale. E se ogni tanto, alle adunate nazionali, ai raduni zonali ed allefeste di gruppo, ci mettiamo in mostra facendo un po' di casino, ebbene, anche questoserve senz'altro a risollevare il morale in questi tempi grami. Vi saluto cordialmente e congrande stima.

Alpino Mariano Cassina(Btg L'Aquila 1°/65)

Nostro compito primario è suscitare l’interesse di chi legge ed è occasione appagantequando ci si riesce. Si ringrazia il cortese lettore per l’attenzione dedicata.

Bolzano 12-05-2012 ore 08:00 circa Sono partito daOvada (AL) alle 01:30 e, una volta raggiunta

Alessandria, ho proseguito il viaggio con il gruppo.All’arrivo a Bolzano mi ha accolto un cielo sereno e un ariafrizzante. Dopo brevi convenevoli ci siamo dati un punto diritrovo e…rompete le righe. Decido con mio figlio di pas-seggiare per il centro storico: case antiche e piazze cherievocano tempi storici. Mentre passeggiavamo con lo zai-netto in spalla, come fosse la folgorazione sulla strada diDamasco, vediamo avvicinarsi due alti ufficiali, uno con ilbasco azzurro e robusta corporatura mentre al suo fianco ungenerale, penna bianca e fregio dorato sul cappello.Siamo aventi metri da loro, il mio sguardo si posa sulla divisa osser-vandola in ogni suo particolare e, dopo un cenno a mio figlio,ci ritroviamo sempre più vicino. A quel punto mi viene rivol-to un buongiorno e un saluto informale ma deciso al cappel-lo; dopo un breve attimo di esitazione rispondo al saluto conun filo di voce e con la mano al cappello. Dopo esserci incro-ciati mi volto notando che i due militari hanno ripreso a con-versare allontanandosi. Mi rivolgo a mio figlio ancora colpi-to e, dopo alcune considerazioni, continuiamo la nostra pas-seggiata. Ho voluto far notare a mio figlio che, pur essendoun militare di leva, ho ricevuto il saluto da un soldato digrado elevato. Questo, per me, rappresenta un grande segnodi rispetto.

Rebora Paolo Gruppo Ovada Alessandria

Il fregio color oro sta ad indicare il Generale di Corpod’Armata / Tenente Generale e superiori. In questo caso,quindi, uno dei massimi livelli del nostro Esercito. Inutileogni commento al gesto dell’alto ufficiale, gli Alpini non sismentiscono mai.

UN RICORDO DI BOLZANO:INCONTRO CON IL GENERALE

I nostri Marò Maresciallo Massimiliano Latorre e Secodo

Capo Salvatore Girone, illegalmente detenuti nel Kerala

(India) a seguito del noto incidente avvenuto in acque

internazionali lo scorso 15 febbraio, malgrado la dura

esperienza che perdura ormai da lungo tempo non sono

mai venuti meno alla loro forza, dignità e fierezza: da que-

ste colonne vada, ai due fucilieri del Btg. San Marco, il

supporto morale degli Alpini tutti e l’auspicio che una

decisa azione dei nostri governanti possa al più presto

riportarli alle loro famiglie.

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Caro direttore,

ho letto sull'ultimo numero del tuo periodico l'ar-ticolo di Michele Tibaldeschi sul tema del "futu-ro associativo", nonché la tua risposta che condi-vido solo in parte. Concordo, certamente, sulfatto che è difficile, per non dire impossibile,intavolare una discussione corretta, serena ecostruttiva se gli argomenti si affrontano conmassimalismi fuori luogo, a colpi di slogan oppu-re, peggio, attribuendo, a chi non la pensa comenoi, pensieri e motivazioni occulte o indegnedella nostra storia e delle nostre tradizioni. E inquesto senso mi pare debba essere letta l'afferma-zione che liquida l 'intera vicenda sostenendo chei "buoni propositi" (e cioè l'ansia di conservare etramandare i nostri valori e il nostro stile di vita)in realtà nascondono il desiderio di mantenere gliattuali numeri associativi .. . "al fine di poterliostentare". Non condivido, invece, la preoccupa-zione che " ... con la fregola di assicurare indi-scriminatamente nuova linfa ... possa accadere diperdere per strada pezzi pregiati quali i soci ordi-nari". Come si può parlare di fregola se di questoargomento stiamo parlando da oltre 15 anni? Vabene che siamo in Italia, dove troppo spesso ci siperde in infinite chiacchiere senza concluderemai nulla, ma con alle spalle 15 anni di pensieri,studi, tavole rotonde, discussioni e delibere variesinceramente parlare di "fregola" mi pare davve-ro una forzatura. Per non dire che, ad oggi, nullaè ancora stato deciso. Non condivido nemmenola preoccupazione che qualche pezzo pregiatopossa perdersi per strada, perché ho tropporispetto e fiducia nel buon senso degli alpini esono certo che, quale che sarà la decisione finale,tutti cammineranno sulla strada che si deciderà dipercorrere. Del resto questo pericolo esiste qualeche sia la decisione: gli intransigenti vi sono inogni parte, ma ciò non poteva impedire a questaAssociazione di interrogarsi ed a me di applicareuna delibera del CDN che mi ha preceduto e chemi ha vincolato a procedere in tal senso. Mi stu-pisce un po' il dover ricordare che il CDN che hapreceduto la mia presidenza- quello per intende-rei dove sedeva anche Michele Tibaldeschi - hadeliberato all'unanimità, tra l'altro, "di individua-re tutti i provvedimenti che consentano ai nostrivalori. al nostro stile di vita associativo, di conti-nuare a vivere e tramandar si …" e ancora che "inostri valori, il nostro stile di vita associativo,possono continuare a vivere e tramandarsi perchénon sono solo nostri ma appartengono allaComunità". Ricordo che tale delibera è stata inte-gralmente pubblicata su l'Alpino e che non v1sono state reazioni contrarie: nemmeno una!Come sia conciliabile questa delibera - votatadallo stesso Tibaldeschi - con la tesi da lui oggisostenuta della necessità di chiudere l'Associazione alla morte dell'ultimo alpino (contanto di deposito del Labaro presso il Vittoriano aRoma) francamente mi è incomprensibile. Sobene che è sempre possibile cambiare idea ma,quando ciò avviene, sarebbe bene premetterloperché sennò viene da chiedersi perché non siaintervenuto in quel CON ed abbia lasciato anda-re le cose così come sono andate senza aver nep-pure sollevato un dito e senza aver dato corpo alsuo dissenso. Ad ogni modo posso dire che, dal

canto mio, ho la coscienza tranquilla e credo diaver fatto le cose come andavano fatte: con deter-minazione ma anche con tanta prudenza.Sappiamo tutti che l'argomento del futuro asso-ciativo è particolarmente delicato e proprio perquesto moti v o è stato affrontato con enormecautela. Lunghi anni di discussioni; la laboriosaformazione di un documento del CDN, la sua dis-tribuzione alle Sezioni ed ai Gruppi ed, infine, ilmio pellegrinaggio in tutte le Sezioni per sentirecosa pensano sull'argomento i consigli direttivi, icapigruppo e chiunque intenda portare un contri-buto. Ad oggi sono arrivato oltre i due terzi diquesto percorso che conto di terminare primadella fine del mio mandato. Ovunque ho parteci-pato a discussioni serene e costruttive e sonosempre tornato a casa con una - se possibileaccresciuta- fiducia negli alpini e nel loro buonsenso. Ciò consentirà a chi mi succederà di poterintraprendere la strada migliore con la consape-volezza che questa è ampiamente condivisa. Piùdi così mi era francamente impossibile fare. Sonocertamente consapevole che vi sono anche gliintransigenti (di entrambe le tendenze però!), e lacosa certo non mi piace non tanto perché la pen-sano in modo differente, ma perché mi pare cheparlino per slogan senza approfondire davverol'argomento. Senza voler andare al nocciolo dellaquestione. In realtà quello che ostacola una dis-cussione serena e l'italica attitudine alla ciecatifoseria. Non importa minimamente indagaresulle ragioni dell'altro. Importa solo affermare leproprie. E nemmeno si prova a mettere in discus-sione le proprie convinzioni ma ci si basa suaffermazioni superficiali come fossero dogmi difede. Io credo, invece, che si debba andare all'o-rigine delle questioni per verificare e capire imotivi veri e profondi che hanno determinato lanascita di questa Associazione e le trasformazio-ni che via via si sono succedute. Solo così, comeperaltro hanno fatto i nostri veci, potremo fare lascelta giusta. E allora proviamo ad esercitarci inquesto senso. Il ragionamento di Tibaldeschisembrerebbe non fare una grinza: la nostra èun'associazione d'arma e alla morte dell'ultimoalpino dovrà sciogliersi. Se così fosse, tuttavia,l'ANA non dovrebbe esistere da un pezzo. È notoa tutti, infatti, che è nata come associazione tra excombattenti e non per semplici appartenenti alletruppe alpine. Occorre, dunque, capire perché icombattenti, ad un certo punto, hanno deciso diestendere questa associazione anche a chi avevasemplicemente fatto il servizio di leva.Sinceramente credo che i nostri soci fondatoriabbiano deciso di costituire questa Associazionespinti dall'ansia di ricordare tutti i loro compagnilasciati sui campi di battaglia evitando di renderevano quell’immenso sacrificio. L'unico modo perdare un senso a quegli eventi era proprio quellodi ricordare la lezione di umanità, di dignità, difratellanza, di senso del dovere ed in definitiva disconfinato amore per la patria che quei ragazzi ciavevano lasciato. L' unico modo per fare ciò eraquello, per dirlo con le parole di Don Gnocchi,"di esercitare in campo pacifico quelle virtù cheloro avevano dovuto affinare in guerra ". L'unicomodo era dunque coltivare la memoria e traman-dare quella lezione alle generazioni che via via sisono susseguite negli anni. Naturalmente il col-

lante associativo di quei tempi era costituito dalleesperienze vissute in guerra, da sensazioni, senti-menti, dolori, ansie e speranze che solo chi erastato in trincea ed aveva vissuto sulla sua pelle gliorrori della guerra poteva avere. E così l'associa-zione fu costituita ed inizio ad operare ed a vive-re ed i soci poterono constatare che quell'idea,quel sogno che li aveva spinti si è pian piano tra-sformato in realtà. Occorre anche sottolineareche a quel tempo, in massima parte, i gruppi dierano costituiti da appartenenti al medesimoreparto e dunque titolari di memorie ed esperien-ze molto simili se non addirittura identiche.Ad un certo punto i reduci decisero di aprire leporte di questa bella famiglia alpina a tutti colo-ro che avevano comunque passato una parte dellaloro esistenza in reparti alpini, ancorché in tempodi pace. Immagino che anche quella fu una deci-sione sofferta. Sarebbe, infatti, stato possibile chechi non aveva fatto l'esperienza della guerracapisse lo spirito dell'associazione, ne partecipas-se e fosse in grado di diventare socio ordinariocon medesimi diritti e doveri? Si trovarono difronte ad un vero proprio dilemma: o destinarel'Associazione Nazionale Alpini ad una rapidachiusura ovvero provare a vedere se, pur con undiverso collante associativo, anche chi non avevafatto la guerra avrebbe potuto prendere lo zainoin spalla e camminare con loro. Certo quei redu-ci fecero una bella scommessa: la differenza chepassa tra chi si è trovato immerso negli orroridella guerra e chi ha fatto semplicemente la najaè molto superiore a quella tra questi ultimi ed icivili che amano la montagna e condividono ivalori che noi custodiamo da sempre. Nel frat-tempo la situazione si era evoluta. Nei gruppi enei paesi confluivano alpini di reparti diversi ecosì anche quel collante delle comuni esperienzenon aveva più effetto ma era stato ben sostituitodalla condivisione di valori e di un vero e propriostile di vita e dall'amicizia. I nostri veci, dunque,quella scommessa l' hanno vinta e sono certo cheoggi sono decisamente fieri di noi. Loro, però,sono stati cioè capaci in primo luogo di dare ilgiusto peso alle cose ed in secondo luogo di tra-smettere a noi ciò che loro avevano nel cuore. Ilpeso alle cose lo hanno dato considerando priori-taria la difesa dei valori dell'Associazione piutto-sto che quella del singolo associato. Hanno cioècompreso che l'importante era salvare quello cheera diventato un vero e proprio stile di vita e cheera riuscito nel miracolo di evitare, specie nelsecondo dopoguerra, che cadesse l'oblio suinostri caduti e su ciò che essi rappresentavano. [nostri veci, dunque, si sono preoccupati dellasostanza più che della forma ed hanno trovato ilmodo di consegnare quel fardello di ricordi divalori e di virtù che avevano custodito con tantatenacia contro tutto e contro tutti. Quegli stessireduci decisero di aprire, in qualche modo, lanostra associazione anche a chi alpino non era.Anche allora vi fu preoccupazione, previsionicatastrofiche di una fine imminente ed indegnadella nostra storia e delle nostre tradizioni. Adoltre trent'anni da quella scelta si può dire conassoluta tranquillità che quelle previsioni cata-

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strofiche non avevano il minimo fondamento.Basta andare in giro nei gruppi per vedere l'ar-monia che regna tra alpini ed amici. Basta fare ungiro nei campi d'accoglienza nelle zone terremo-tate per verificare con quanta concordia, tenacia,abnegazione lavorino fianco a fianco Alpini edAmici degli alpini. In queste poche righe ho volu-to sintetizzare la saggezza dei nostri padri chehanno privilegiato la difesa dei valori e che sonostati capaci di insegnare a noi un vero propriostile di vita che ha reso possibile non solo l'incre-mento della nostra associazione quanto piuttostola traduzione in fatti concreti di quei valori e virtùci hanno consentito. Ed allora veniamo al punto:è lecito chiudere qualsiasi discussione con l 'af-fermazione "siamo un'associazione d'arma" quasisi trattasse di un dogma papale? L' ANA ha giàmutato la sua natura: da associazione combatten-tistica ad associazione d'arma aperta a chi condi-vide i nostri valori e non solo non è tragicamentenaufragata ma ha prosperato ed è arrivata a costi-tuire un vero e proprio punto di riferimento dellenostre comunità. Ecco dunque che le mutazionidella società civile ci impongono una nuovasfida: chiudere l'associazione per impossibilitàdel raggiungimento dello scopo sociale (se nonesiste la possibilità che le prossime generazionipossano vivere questa associazione così comel'abbiamo vissuta noi, a che serve tutta l'attività diconservazione della memoria, di tutela e trasmis-sione dei valori?) ovvero individuare una stradache consenta ai nostri valori di sopravviverci. Nelprimo caso si tratta semplicemente di disfare tuttoquello che i nostri vecchi hanno costruito confatica e dedizione in oltre novant'anni di attività,di speranze, di lavoro concreto, di amicizia. Nelsecondo, invece, occorrerà accettare una nuovascommessa: saremo in grado noi di trasmettere aigiovani quei valori, quelle virtù, quello stile divita che i nostri veci hanno tramandato a noi?Ovviamente non sono in grado di dire se questascommessa potrà essere vinta. Dico, però, chedipenderà solo da noi, dal nostro impegno. Credofortemente, però, che non esistano alternative: ilsogno di quei reduci che nel luglio del 1919 sisono riuniti in birreria a Milano per fondare que-sta associazione non può essere spento proprio danoi. A noi è stata affidata la consegna di custodi-re e di far prosperare quest'associazione perchérimanga sempre quale importante e concretoesempio. Non ci è stato chiesto di condurre unsemplice circolo ricreativo per ex appartenentialle truppe alpine. Ci è stato chiesto di tramanda-re. Ci è stato chiesto di fare tutto quello che è innoi per evitare che le nostre memorie, che i nostrivalori, che il nostro stile di vita possano esserecoperti dall'oblio. Non accettare questa sfidasignificherebbe, a parer mio, tradire alla conse-gna. Significherebbe semplicemente distruggereil sogno. Senza dire che, oggi più che mai, l'Italiaha bisogno del nostro esempio, del nostro lavoro,della nostra tenacia, della nostra semplicità...Insomma ha bisogno del nostro stile di vita. A noiil compito di insegnare ciò che è stato insegnatoa noi. A noi il compito di trasmettere ciò cheabbiamo nel cuore per fare dell'Italia il posto

migliore per crescere i nostri figli. So bene che lasfida è difficile. So bene che può anche farepaura. Ma gli alpini non ha1mo paura e non silasceranno certo fermare da semplici questioni diforma, di ragione sociale o d'altro. Non so se infuturo questa famiglia si chiamerà ancora"Associazione Nazionale Alpini" ma sono certoche, qualsiasi nome o forma gli si vorrà dare,continuerà ad esistere. E perché ciò possa acca-dere il nostro compito rimane quello di diffonde-re il nostro modi di pensare e di vivere e di aggre-gare intorno alla nostra realtà il maggior numerodi persone possibile senza necessità di modifichestatutarie (che nessuno ha proposto o paventato:del resto di alpini in armi ce ne sono ancora!).Tutti, però, dovremmo essere ben attenti a sele-zionare con prudenza i nostri compagni di viag-gio. La quantità non è certo indifferente e questolo capisce chiunque: solo con grandi numeri econ capillare diffusione si potrà continuare adessere quelli che siamo ed a fare ciò che faccia-mo. Ma la quantità dovrà andare di pari passo conla qualità delle persone. Ed è proprio questa qua-lità che noi dobbiamo ricercare e addirittura inse-gnare. E lo dovremo fare, come sempre, tuttiassieme consapevoli che lo spirito degli alpini èun bene prezioso che ha la proprietà di contagia-re quanti vi si avvicinano. Ecco perché guardocon assoluta serenità al futuro di questa nostrabella famiglia alpina

Corrado Perona

Caro Presidente, pure io condivido solo in parte la tua missiva

inviatami con protocollo N° 296/2012 e con lafranchezza e onestà di pensiero che da semprecontraddistingue gli Alpini ribadisco ritenere noninfondato il mio timore del possibile abbandonoda parte di Soci che paventino la trasformazionedell’Ass.ne Naz.le Alpini in circolo ricreativo cuichicchessia possa aderire oppure in una qualchesorta di ente assistenziale, perdendo di conse-guenza la peculiarità di Associazione d’Arma. Asuffragare questa malaugurata ipotesi sono lenumerose voci che si levano dalle pagine di gior-nali sezionali, da molti siti Internet e pagine degliormai diffusissimi social network che, sotto le piùfantasiose denominazioni, fanno comunque rife-rimento agli Alpini.Per quanto riguarda l’appun-to rivoltomi sull’uso da parte mia del sostantivo“fregola”, qualsiasi dizionario della lingua ita-liana alla suddetta voce (tralasciando comeovvio il riferimento ittiologico) riporta: Vogliagrande – desiderio ardente – passione. Ora, senon trattasi di voglia grande, desiderio ardente,passione “15 anni di pensieri, studi, tavole roton-de, discussioni e delibere varie” proprio nonsaprei come diversamente definirli. Quanto alvoto favorevole alle delibere del precedenteC.D.N. a suo tempo votato da Tibaldeschi è aquest’ultimo che deve esserne chiesto di contorivolgendogli direttamente la domanda essendo,oltretutto, l’atto suscettibile di non impossibilierrate interpretazioni qualora fatto per interpo-sta persona.Cordialità alpine

Gian Luigi CevaDirettore de “Il Portaordini”

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PELLEGRINAGGIO PELLEGRINAGGIO IN ADAMELLOIN ADAMELLO

Domenica 29 luglio si è svolta a Cogolo di Peio(TN) la cerimonia conclusiva del Pellegrinaggioall’Adamello organizzato dalla sezione di Trento.Il Pellegrinaggio vero e proprio è partito il vener-dì mattina con diversi gruppi che attrezzati e alle-nati si sono messi in marcia dal versante lombar-do e dal versante trentino per ritrovarsi in quotaper la cerimonia ufficiale. Quest’anno la cerimo-nia del sabato è stata al Pian della Vegaia, a quasi2000 metri, dove si sono trovati i pellegrini edove hanno reso gli onori al Labaro dell’ANAsalito per l’occasione e scortato dal presidentePerona. La cerimonia della domenica mattina havisto la partecipazione massiccia di alpini da tuttoil nord Italia. Oltre alle sezioni vicine erano pre-senti le sezioni di Casale Monferrato e della Vald’Aosta, oltre naturalmente al vessillo diAlessandria accompagnato dal sottoscritto e dalgagliardetto di Tortona portato dal mio compagno

di viaggio Sandro, e diverse sezioni lombarde evenete. Naturalmente, come sempre quando ci sisposta nel nord-est la partecipazioni degli alpini edella popolazione è stata massiccia. La sfilata èiniziata in località Biancaneve e dopo un percor-so di circa 2 km per le vie della frazione di Peioè arrivata al campo sportivo dove hanno avutoluogo la santa messa, le allocuzioni delle molteautorità civili e militari convenute e il rancio alpi-no. L’accoglienza e l’organizzazione è stata inec-cepibile, il luogo era molto bello e il sole ci ha

assistiti per quasi tutta la cerimonia; peccato ladistanza. Alla sfilata hanno partecipato diversiconsiglieri nazionali, un picchetto armato di alpi-ni in servizio, e diversi graduati delle Casermealpine della zona tra cui il nostro amico Mar.Vincenzo Fiumara che ha colto l’occasione peraffidarmi il saluto a tutta la sezione. Sicuramenteè stata una bella trasferta e l’intenzione è quella,in futuro, di partecipare a tutto il pellegrinaggio,magari con l’ascesa in quota per il percorso menodifficile.

Daniele Bertin

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Alcuni Gruppi e/o singoli Soci hanno lamentato che scritti, articoli o segnalazioni inviate per la pubblicazione sul Portaordini non sianostate diffuse sul primo numero in uscita del giornale pur essendo state inviate entro il tempo indicato. Al riguardo, non escludendo inassoluto che eventuali sviste o disguidi possano, casualmente, essere accaduti, si ritene opportuno precisare che alcune segnalazio-ni pur pervenute prima del termine usualmente stabilito per consentire l’uscita del primo numero in essere, non sono state immedia-tamente pubblicate in quanto il “materiale” ricevuto superava già la disponibilità di spazio attribuita a ciascuna sezione del giornale,oppure quella complessiva. Il numero in oggetto era quindi stato già “chiuso” e in corso di approntamento per l’inoltro alla tipografia.Oltre a ciò, risulta ovvio, che le notizie arrivate prima abbiano la precedenza su quelle giunte all’ultimo istante o peggio, in ritardo comegià avvenuto e si coglie l’occasione per ribadire che alla Direzione del giornale è riservato, oltre al rimandarne la pubblicazione ai nume-ri successivi, l’insindacabile giudizio sulla possibilità o meno di dar corso alla pubblicazione degli articoli, qualora sussistano presup-posti di inopportunità di contenuti nonché la facoltà di ridurre i testi qualora si presentino problemi di spazio.

N o t a d e l l a R e d a z i o n eN o t a d e l l a R e d a z i o n e

Sul rischio che la più bella e affascinante Associazione d’Arma Italiana, possa corrompersi e dissol-versi, sono già stati versati fiumi d’inchiostro, ma l’ultimo scritto di Tibaldeschi mi ha colpito non tantoper la tesi sostenuta, già nota e ciclicamente riproposta, quanto piuttosto per un chiaro senso di fastidioe di sopportazione nei confronti dei “soci aggregati” che nei precedenti articoli non mi era parso cosìevidente. L’analisi è lucida e, per certi versi, condivisibile: essendo l’A.N.A. un’Associazione d’arma,solo chi ha militato nelle truppe Alpine può farne parte. Un’Associazione pura, liberata da qualunquecorpo estraneo, il cui ultimo affiliato avrà il solenne compito di deporre il Labaro Nazionale nelSacrario delle bandiere presso il Vittoriano. Quest’anelito di purezza associativa, presuppone la caccia-ta dei “mercanti dal tempio” ai quali, ovviamente, non resterebbe che ringraziare dell’ospitalità fin quiconcessa e togliersi dai piedi. Posso capire come la nostra presenza, ancorché ufficialmente “silente”(ricordo che a rigor di Statuto noi non possiamo fregiarci … non possiamo indossare … non possiamoaccedere ecc), possa causare un qualche imbarazzo, ma vorrei (sommessamente) far presente che lafigura dell’Amico e/o del socio “aggregato”, comune peraltro ad altre realtà, non è stata introdotta comeesclusivo atto di riconoscenza nei nostri confronti, ma per ragioni molto più concrete legate alla soprav-vivenza stessa dell’Associazione. Decisione evidentemente lungimirante se allo stato attuale, comeammette lo stesso Tibaldeschi immagino con una certa fatica, c’è una “necessità collaborativa” da partedegli iscritti non Alpini, e questo induce a pensare che senza questa collaborazione, poche delle attivi-tà sezionali (Portaordini, Sede e Circolo, Domus Alpina, Protezione Civile, Cori) potrebbero avereancora un futuro. Non so quanto questo possa dispiacere, ma, a titolo di esempio, il Montenero cesse-rebbe immediatamente di esistere come coro A.N.A. in quanto degli attuali 24 componenti, gli exAlpini sono meno di 10. In effetti, continua l’estensore, basterebbe che alla vita associativa partecipas-se il 60-70% dei soci effettivi per non avere più bisogno degli Amici. Soluzione semplice e risolutivache mi astengo dal commentare, ma apprezzo il fatto che, nell’esporla, si è avuto almeno il pudore diusare il condizionale. A questo punto però la domanda è d’obbligo: un’Associazione così ridimensio-nata riuscirebbe ancora a ..“tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteri-stiche, illustrarne le glorie e le gesta?” E se così non fosse, avrebbe ancora senso mantenerla in vita sinoa quando l’ultimo socio sarà “andato avanti?” Io non so quale sarà il futuro dell’A.N.A., ma poiché sonocerto che, comunque, continuerà ad esistere, c’è il rischio di vederla trasformata in una sorta di circoloricreativo chiuso ed elitario ai cui affiliati, sempre di meno e sempre più anziani, resterebbe l’orgogliodi aver fatto l’Alpino, la gioia di ritrovarsi a qualche raduno oltre alla soddisfazione, quella sì impaga-bile, di non veder più circolare in Associazione “..quella pletora di non alpini, acquisiti, inglobati, inse-riti, aggregati ecc…”. L’augurio è che tutto questo, poco o tanto che sia, possa bastare. P.S.l’Associazione dei Garibaldini è tutt’ora in essere. Ha la propria sede a Roma in via Virgilio Melandri,184/D.

Carlo Traverso Coro Montenero

La maggior parte delle argomentazioni dell’oggetto sono state già largamente dibattute sututta la stampa alpina, su siti internet e su queste stesse colonne occupano un rilevante spa-zio; una deroga la si potrebbe fare per l’errato uso dell’avverbio “ex” preposto ad Alpini maanche questa sarebbe questione di lana caprina. Meritano invece attenzione l’ultima partenonché il post scriptum. Assolutamente senza voler trasmettere l’errata immagine di un clubd’élite, ristretto e selettivo che emargina i “diversi”, si deve tenere ben presente il patrimoniodi valori, di tradizioni, di memorie che i nostri “Veci” ci hanno affidato dopo averli creati e fatticrescere; un patrimonio certamente da conservare e tramandare ma che rappresenta un com-pito che non può essere delegato a chi Alpino non è. Impensabile anche il solo ipotizzare unaAss.ne Naz.le Alpini senza Alpini. Infine, la citata Associazione Garibaldini si trova in buonacompagnia di almeno un’altra mezza dozzina di consimili facenti capo all’eroe dei due mondila cui consistenza e scopi sono davvero difficilmente paragonabili all’attuale A.N.A.

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QUELLI CHE NON…Come tutti gli anni la Sezione di Vicenza haorganizzato il Pellegrinaggio al Monte Pasubio.Il sabato durante le celebrazioni all’Ossario iltempo è stato inclemente e la pioggia battenteha fatto da cornice alla giornata. Per la domeni-ca non ci si aspettava nulla di buono invece,quasi a voler rendere l’atmosfera più solenne eraccolta, una spessa coltre di nebbia ci haaccompagnati sia nell’ascesa che durante lacerimonia. Accompagnato dall’amico Sandro eda Dino, il mio capogruppo, per la strada degliEroi abbiamo raggiunto la Chiesetta di SantaMaria del Pasubio dopo circa 2 ore di cammino.Il paesaggio che si può vedere lungo la stradaintitolata alle Medaglie d’Oro del Pasubio è diquelli che lasciano senza fiato, con strapiombi e

panorami che a causa della nebbia solo a spraz-zi abbiamo potuto scorgere. Dopo un breveristoro al Rifugio Papa, abbiamo raggiunto laZona Sacra del Pasubio ai piedi del DenteItaliano e del Dente Austriaco nel quale si èpotuto respirare subito l’atmosfera solenne. Lacerimonia si è svolta nel piazzale antistante allaChiesetta alla presenza di diversi alpini e dimolti vessilli e gagliardetti oltre che a autoritàcivili, militari e religiose. Nelle brevi allocuzio-ni si è voluto rimarcare come il tempo meteoro-logico facesse in modo che ci si sentisse ancorapiù vicini ai soldati caduti in quelle montagne,la nebbia impediva che i presenti si facesserodistrarre dalla bellezza del posto e del panora-ma. Dopo una bella passeggiata per tornare alPian delle Fugazze abbiamo visitato l’Ossario eil Museo del Pasubio che si scorgevano dall’al-to della montagna.

Monte Pasubio

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8 luglio 2012, Monte Ortigara8 luglio 2012, Monte OrtigaraE’ sempre emozionante arrivare in cima al Monte Ortigara a 2105metri di altitudine e condividere i sentimenti con altri centinaia diAlpini che ogni anno partecipano al pellegrinaggio organizzato perricordare tutti gli Alpini “andati avanti”. Il cammino per arrivare in cimaoggi è abbastanza agevole, prima con mezzi fuoristrada e poi attra-

verso un sentiero che in meno diun’ora ti porta alla vetta ma si hasubito la sensazione di quantopossa essere stata dura la vitalassù durante la Grande Guerra.Per raggiungere la ColonnaMozza si passa in mezzo a restidi costruzioni edificate dagliaustriaci durante la sanguinosabattaglia che è cominciata nel1916 ed ha avuto il tragico epilo-go nel giugno del 1917, a cam-minamenti e caverne scavateper ripararsi o per piazzare learmi e si possono ancora vederele buche fatte dalle bombe chevenivano lanciate da una parteall’altra. Ad un certo punto del

cammino alzando gli occhi ti trovi davanti la cima del Monte Ortigaracon la sua sagoma inconfondibile circondata dalle vette che sonostate teatro della tragedia degli Alpini, Cima XII, Cima della Calderae l’emozione ha il sopravvento. Prima di arrivare alla Colonna Mozzaè tradizione andare a suonare la Campana ai Caduti per ricordare chiè andato avanti e poi si raggiunge la cima dalla quale si ha una vistamozzafiato soprattutto se aiutati dal bel tempo. Anche quest’anno siamo stati baciati dal sole per tutta la cerimoniache ha visto la partecipazioni di molti vessilli, gagliardetti, rappresen-

tanze militari e Alpini che hanno fatto da cornice al Labaro dell’ANAscortato dal Presidente Perona e dal Consiglio Nazionale. Dopo laSanta Messa e gli onori ai Caduti italiani e austriaci la cerimonia haavuto la sua conclusione nei pressi della chiesetta del Lozze, a circa1 ora di cammino dalla vetta dove ci sono state le allocuzioni finali.Qui la partecipazione è stata massiccia in quanto facilmente raggiun-gibile da auto e pulman che per l’occasione hanno portato su chimagari non era in grado di raggiungere il Monte Ortigara. La cerimo-nia ha avuto un prologo il sabato pomeriggio presso il SacrarioMilitare di Asiago nel quale, dopo un breve corteo, il LabaroNazionale, i Vessilli Sezionali e i Gagliardetti dei gruppi hanno resogli onori ai Caduti sepolti all’interno della maestosa costruzione. Conil sottoscritto che ha rappresentato la Sezione di Alessandria con ilVessillo ha partecipato alla manifestazione per il terzo anno conse-cutivo con ilgagliardetto delgruppo di Tortonaanche SandroCanevaro ottimocompagno di viag-gio e di ristori…(abuon intenditorpoche parole). Perchiudere questabreve cronacavolevo invitare tuttigli Alpini a parteci-pare a questo genere di manifestazioni, anche se magari sono un po’lontane e richiedono qualche piccolo sacrificio, l’esperienza e la visi-ta di questi luoghi “sacri” ripagano di tutti i disagi.

Daniele Bertin

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UN ANNO CON GLI ALPINI IN AFGHANISTANUN ANNO CON GLI ALPINI IN AFGHANISTANNei dodici mesi trascorsi in Afghanistan a partire dal mese di apri-

le del 2010, gli Alpini hanno costituito il nucleo principale delcontingente italiano forte di circa 4.000 militari inquadrato nelRegional Command West di ISAF (RC-W), il comando NATOresponsabile per la regio-ne occidentale del Paeseasiatico. Prima la brigataTaurinense, per sei mesi, epoi la Julia – insieme aforze afgane, statunitensie spagnole – hanno opera-to su un’area grandequanto l’Italia del nord,popolata da circa 3 milionidi persone, con molti risul-tati di rilevo all’attivo: zoneun tempo terreno d’azionedagli insorti oggi pacificatee ripopolate, centinaia di progetti di sviluppo realizzati, migliaia dipoliziotti e soldati afgani addestrati, centinaia di ordigni disinnesca-ti dagli specialisti del genio. Per descrivere in unaparola il periodo trascorso dagli Alpini insieme aglialtri militari italiani in Afghanistan, il vocabolo giustoè complessità. Le operazioni sono state condotte incollaborazione con le forze di sicurezza locali secon-do un approccio italiano che ha visto mettere lapopolazione afgana al centro degli sforzi, coinvolge-re le comunità e i leader locali nell’affrontare i pro-blemi legati alla sicurezza e allo sviluppo, realizzarei progetti di ricostruzione tramite risorse locali, usareflessibilità senza rinunciare ad essere determinati,adoperare le armi solo se attaccati e quando neces-sario. A nord, a Bala Murghab il 2° reggimento Alpinidella Taurinense e l’8° della Julia, insieme a forzestatunitensi e afgane, sono stati protagonisti dellacostruzione di una ‘bolla di sicurezza’ di oltre 20km di estensioneche è stata difesa da attacchi esterni mediante un sistema di capi-saldi e trincee, consentendo il ritorno alla normalità per 8000 per-sone fuggite in precedenza acausa degli insorti.Parallelamente, all’internodella ‘bolla’ è stato lanciatoun programma internaziona-le di aiuti a sostegno dellapopolazione, che ha rispostocon favore al nuovo corso,facendo tra l’altro registrarealle elezioni politiche delloscorso 18 settembre uno deitassi di affluenza più elevatidella provincia. Al centro e asud del’area di responsabili-tà, le unità del Regional Command West hanno operato a fiancodelle forze di sicurezza afgane per estendere il raggio d’azione delgoverno, in particolare nei distretti remoti delle provincie di Herat eFarah. Il 3°, il 5°, il 7° e il 9° reggimento Alpini hannoprodotto insieme alla polizia e all’esercito di Kabuluno sforzo puntuale e costante per contrastare lapresenza degli insorti e proteggere la popolazione. Igenieri del 2° e del 32° hanno neutralizzato e distrut-to centinaia di ordigni, spesso segnalati dalla popo-lazione afgana alle forze di polizia locali. Nell’anno incui si sono articolati i mandati semestrali dellaTaurinense e della Julia alla guida di RC-W, i quattroProvincial Reconstruction Teams, le unità civili-milita-ri specializzate nella ricostruzione presenti nelle pro-vince occidentali di Badghis, Farah, Ghowr ed Herathanno condotto centinaia di progetti a breve e medio

termine che sono stati integrati nei piani di sviluppo delle autoritàgovernative locali. Di speciale importanza è stato l’impegno nelsostenere i programmi governativi di reintegrazione di excombat-tenti nelle comunità di provenienza, che stanno coinvolgendo deci-

ne di insorti orientati a deporre le armi. In particolare, ilPRT Italiano di Herat, alla cui guida si sono succeduti il 1°e il 3° reggimento artiglieria da montagna, hanno condottooltre 250 progetti nei settori dell’istruzione, della sanità,delle comunicazioni e dello sviluppo socio-economicodella provincia, triplicando il budget del Ministero dellaDifesa mediante l’accesso a fondi esteri. Sul fronte del-l’addestramento e della preparazione delle forze di sicu-rezza afgane, i Carabinieri hanno lavorato intensamenteed efficacemente brevettando migliaia di reclutedell’Afghan Civil Order Police, la polizia afgana con carat-teristiche spiccatamente militari addestrata presso i centridi Adraskan ed Herat gestiti dai militari dell’Arma. In vistadi una sempre maggiore autonomia nel training è stato

inoltre lanciato un programma di formazione degli istruttori afgani.La Task Force Grifo della Guardia di Finanza ha contribuito alla for-

mazione specifica dei quadridella polizia di frontiera edelle dogane, impegno di unacerta importanza visto che laregione ovest presenta confi-ni di migliaia di kilometri conl’Iran e il Turkmenistan.L’ottima riuscita della part-nership con il 207mo Corpod’Armata dell’esercito afganoè stata facilitata dall’operadell’Operational Mentor andLiaison Team, l’unità multina-zionale a guida italiana chequotidianamente ha accom-

pagnato in operazione e in addestramento tutti i battaglioni afganischierati nell’ovest del Paese. Un’attività analoga è stata sistemati-camente svolta dai Carabinieri del Police Mentoring and Liaison

Team nei confronti del comando del 606mo Corpo dellapolizia di stanza a Herat. Tutte le operazioni si sonoavvalse dell’apporto di velivoli ad ala fissa e rotanteinquadrati in task force statunitensi, spagnole e italia-ne. Di notevole importanza è stato il contributo dellaJoint Air Task Force (JATF) dell’Aeronautica Militare edella Task Force Fenice dell’Aviazione dell’Esercito,che, mettendo in campo una grande gamma di capaci-tà, hanno prodotto centinaia di missioni di ricognizione,scorta, trasporto, aviolancio e osservazione. Gli AMX ei Predator dell’Aeronautica hanno giocato un ruolo dipeso nella protezione dei convogli e nel contrasto allaminaccia degli ordigni improvvisati, mentre i Mangustadell’Esercito hanno svolto un compito essenziale nel-

l’appoggio alle truppe a terra, che sono state rifornite con regolaritàgrazie ai C130J della JATF e ai CH47 di Fenice, che con gli AB205e 412 ha inoltre assicurato missioni di collegamento e scorta. Una

missione di dodici mesi estrema-mente complessa, quella italiana- costata la vita a tredici militaricaduti in operazione - che ilgenerale David Petraeus, coman-dante dell’International Securityand Assistance Force, ha definitochiaramente un successo grazieallo “sforzo eccezionale” degliAlpini sul campo.

Magg. Mario Renna

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ad Alessandria siamo in :

Piazza della Libertà 40 - Piazza Garibaldi 58 - Corso 100 Cannoni 25 - Via Dante 102

P.zza Mentana 36 (Zona Pista) - Via Genova 209 (Spinetta Marengo) - C.so Acqui 301 (Zona Cristo)

VERSO L’ADUNATASono tanti i motivi che spingono gli alpini a ritrovarsi all’adunata nazio-nale, il primo e più importante, è per darseguito alla prima adunata nazionale,quella del 1920 per intenderci, quandocirca 1500 Alpini si trovaronosull’Ortigara per ricordare i tanti compa-gni caduti nel recente e cruento conflittomondiale. Quindi ricordare le pennemozze. Oltre a questo primo ed essen-ziale motivo ve ne sono altri, certosecondari al fine istitutivo dell’adunata,ma comunque importanti nel “sentire”degli Alpini: diffondere la conoscenzadell’ANA nelle varie città in cui vieneconvocata, promuovere l’immaginepositiva e di efficienza degli Alpini inarmi, ma anche il piacere di ritrovarsi fracompagni di naja o rinfrescare amiciziefatte in adunate precedenti, vedere luoghi nuovi, ecc.ecc. Accanto a questemotivazioni che sono tutte “collettive”, vi è poi una motivazione stretta-mente personale, l’adunata, questo appuntamento così rilevante perl’Associazione, può anche essere l’occasione per prendersi una pausadalla freneticità quotidiana e dedicare del tempo a se stessi, alle proprieriflessioni, a ritrovarsi. Questo motivo, unito alla volontà di provarsi fisi-camente, ritengo abbia indotto l’Alpino Dario Cimberle a voler andare apiedi da Moncalieri, ove risiede, all’adunata di Bolzano, km 470! Partito il25 aprile, ha fatto tappa a Valenza sabato 28 presso la nostra sede, doveabbiamo avuto il piacere della sua compagnia durante la rituale cena men-sile; consumando una sontuosa paella preparata da Gigi. Cimberle ha rac-

contato come si è organizzato il viaggio, contattando per tempo i Gruppiche avessero potuto dargli ospitalità durante la quindicina di tappe previ-ste per l’arrivo a Bolzano e preparando meticolosamente il percorso ricor-rendo a strade secondarie e meno trafficate. Il nostro, conta così di repli-care esperienze precedenti che negli anni passati lo hanno portato in campoalpino ed in solitaria, ad Asiago (“in omaggio alle mie origini…cimbre”)e a Bergamo, mentre in gruppo (anche se ristretto a poche unità) lo hannocondotto a fare ottocento Km verso Santiago di Compostela e altrettantiper Baden Baden, in Germania. “Dopo una vita passata fra i numeri e a fardi conto dietro una scrivania, una volta in pensione ho riscoperto il piace-re di dedicarmi ad attività sportive e a me stesso” ci ha detto Dario primadi congedarsi per dormire da Pippo. Il giorno dopo, nonostante la pioggia,zaino in spalle e Cappello Alpino in testa, Dario Cimberle è ripartito: obiet-tivo Bolzano!!

Corrado Vittone

400 ALPINI IMPEGNATI NELLL’ESERCITAZIONE ALPINISTICA FALZAREGO

Come ormai consuetudine al termine dei corsialpinistici primaverili, anche nel 2012 il

Comando Truppe Alpine haorganizzato l’esercitazione“Falzarego” quale momento diverifica e dimostrazione praticadel livello di addestramento rag-giunto dai vari reparti.L’esercitazione, tenutasi il 5luglio al Passo Falzarego – Colde Bos, ha visto impegnati nelsuggestivo scenario storico-natu-rale circa 400 Alpini apparte-nenti alle Brigate Julia eTaurinense, al CentroAddestramento Alpino e al 4°reggimento Alpini paracadutisti(Ranger) e, per la prima volta,incursori del 9° reggimento “Col Moschin” eparacadutisti del 185° reggimento di acquisizione

obiettivi che, insieme ai Ranger costituiscono lacomponente Forze Speciali dell’Esercito.

Tecniche di progressione alpini-stica su vie di difficoltà di IV e Vgrado, manovre di soccorso inparete anche con l’ausilio deglielicotteri del 4° reggimentoAVES “ALTAIR” e l’attotattico di una compagnia difucilieri in assetto di com-battimento hanno impegna-to i giovani Alpini per sag-giarne l’addestramentofisico e caratteriale unita-mente alle capacità profes-sionali. E’ caratteristicapeculiare delle TruppeAlpine saper muovere e

operare come nessun altro in montagna, dasempre considerato l’ambiente addestrati-

vo più duro e formativo, insieme all’impiegodelle più moderne tecnologie nello studio e anali-si del terreno, con un’attività addestrativa e ope-rativa tra le più complete e significative nel suogenere, a premessa dell’impegno delle UnitàAlpine nel complesso teatro operativo afghano..

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CORO MONTENERO

Canto a lp inoChe cos’è il canto alpino? Quasi non si contano le volte che abbia-

mo letto questa domanda sulla stampa alpina e non. Le rispostepoi sono le più varie, tante almeno quanti sono i direttori di coro. Nonè mia intenzioneaggiungerne un’al-tra – non avendo,peraltro, mai direttoun coro – ma credosia utile raccontareun episodio che miha visto partecipein occasione dell’ul-tima trasferta delCoro Montenero.Nel mese di giugnosiamo stati aStrasburgo, doveabbiamo tenutodue concerti, uno nella chiesa di Saint-Thomas e uno al ParlamentoEuropeo. È superfluo dire che ognuno di noi ha voluto essere pre-sente e dare il meglio di sé, a partire ovviamente dal mae-stro. Tutti ci siamo impegnati nell’organizzazione del viag-gio, ma soprattutto nelle prove settimanali che hanno pre-ceduto l’evento. Alla fine della breve trasferta, siamo rima-sti soddisfatti, orgogliosi di aver tenuto alto il nome delMontenero e di esserci esibiti nella sede della massimaistituzione democratica europea. Diciamo che dovrebbeessere così per ogni concerto, ma l’occasione di cantareall’estero rende sempre l’evento più emozionante.Ma que-ste non sono state le uniche due esibizioni del Montenero.Durante il viaggio di andata, dopo qualche ora di pullman,tutti sentono la necessità di una pausa. La scelta cade suColmar, bella cittadina dell’Alsazia, ricca di storia e cultu-ra. Giungiamo nelle prime ore del pomeriggio, ma è unadomenica di giugno e, complice il clima mite della zona, le strade e ibar della città sono animati da gruppi di turisti provenienti un po’ datutta Europa. Fatto il doveroso mini-tour della città, i membri delgruppo si dividono per qualche minuto, ma dopo poco, quasi natu-

ralmente si ritrovano in una piazzetta non lontana dalla chiesa prin-cipale. Si adocchia subito un portico poco lontano, un rapido segnod’intesa fra i presenti e il gioco è fatto. “Ne cantiamo un paio” è la

parola d’ordine e attorno al maestro prende forma il semicerchiodel Montenero. I canti sono scelti sul momento e si susseguono senza un ordineprestabilito. Nessuno veste la divisa e nessuno presenta i brani;nonostante questo, in poco tempo il pubblico si ingrossa ed eccoricrearsi l’atmosfera del concerto, col coro schierato sul palco egli ascoltatori in platea o nei banchi di una chiesa. In realtà,siamo tutti sotto un portico, e per giunta di una città straniera,dove certamente l’italiano e i dialetti dei nostri canti alpini nonsono la lingua più conosciuta. Se poi, con un po’ di consumataesperienza, si chiude l’estemporaneo concerto con “Signoredelle cime”, la commozione è garantita.Ecco, questo è lo straor-dinario fascino del canto alpino. A giugno è avvenuto a Colmar, amaggio, benché in formazione molto ridotta – nove per l’esattez-za –, è avvenuto all’Adunata di Bolzano, dove, alla sera del saba-

to, abbiamo intonato i primi canti sotto le volte del municipio dellacittà. L’esito è stato esattamente lo stesso e dopo pochi minuti la

piazza antistante si èriempita. Si sente direche il canto alpinosopravviverà fintantoche ci saranno gli alpini.L’esperienza di questianni al Montenero miinsegna che il canto alpi-no sopravviverà fintantoche ci saranno almenoquattro persone pronte achiudersi in cerchio eintonare un canto. Conl’unico obbligo che ogni

amante della coralità non può condividere: cantare sì, ma cantarebene.

Roberto Alciati

Se quello dell’addio è un momento triste e malinconico, significa che ciòche abbandoniamo ha rappresentato un momento importante nella nostra

vita. Ciò che tu hai fatto per il Coro non possiamo certo ricordarlo in pocherighe, e per quei due o tre che non lo sapessero ancora, sarebbe inutile pro-vare a spiegarlo. Fatalmente la nostra vita è fatta di tante parentesi che siaprono e si chiudono, perché tutte le cose dell’uomo finiscono. Se l’obbiettivoè quello di lasciare un “segno” che sia riconoscibile anche a distanza di anni,riteniamo che tu lo abbia pienamente raggiunto non tanto per gli anni di pre-sidenza, ma per quello che in questi anni è stato fatto. Ma tutto questo nonpotrà comunque evitare che la parentesi “Coro” si chiuda senza rimpianti osenza nostalgie: non fosse altro perché questi tanti anni, citando Renato Zero,potrebbero essere stati “i migliori anni della nostra vita”. Sappiamo che inalcune occasioni hai dovuto “metterci la faccia” e ingoiare anche qualcherospo. Grazie per tutte quelle volte che essere il Presidente del Montenero tiè costato fatica e anche sofferenza. Sono stati anni importanti e bellissimi nelcorso dei quali hai sempre dato il massimo e adesso poco importa se qualchevolta era più la voglia di appiopparti un bel cazzotto in testa che quella diabbracciarti. Se da parte tua ci potrà essere rammarico e nostalgia, da partenostra sappiamo di doverci confrontare con un passato grandioso e difficil-mente eguagliabile. Non sarà facile. Almeno per noi.

Renato Ivaldi

G R A Z I E G I A M P Y

Il 2014 è vicino e sarà un anno importante. Cade infattiil centenario della Grande Guerra, quella che ha contri-

buito in modo unico a fondare il mito degli Alpini. Ancheil Coro Montenero intende onorare degnamente l’anni-versario. E lo farà in due modi: con un nuovo CD (in con-comitanza anche con i 40 anni del coro) e con una ricer-ca sulla memorialistica di guerra. Il progetto, sostenutodalla Presidenza e dal Centro Studi dell’A.N.A., si con-cluderà con una pubblicazione, appunto, nel 2014. Perquesta ragione, invitiamo sin d’ora tutti i lettori delPortaordini a collaborare con noi. Chiunque sia a cono-scenza di lettere, diari, memorie e qualsiasi altro mate-riale scritto relativo a soldati piemontesi che hanno par-tecipato al Primo conflitto mondiale è pregato di farlosapere o alla redazione di questo giornale o ai recapitiche trovate sotto.

Roberto Alciati (segretario Coro Montenero)

[email protected] 380 45 28 703

1914 - 2014

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CORO ALPINI VALTANARO

Sabato 5 maggio - Il coro è a Felizzano alle 21 per un concertonella Chiesa Parrocchiale di S.Michele con il coro giovanile“G.Pascoli” composto da ragazzi del paese, In chiesa sono espostealcune tele recentemente restaurate fra cui una del Moncalvo.

L’atmosfera è quella di famiglia dati i rapporti di amicizia con ilGruppo Alpini locale, in particolare con il Capo Dal Checco che èanche Vice Presidente Ssezionale. Il Valtanaro era già intervenutoil 31 marzo alla festa degli alberi nel giardino della Casa di Riposo.La rassegna canora prevede l’esecuzione di una decina di pezzi delValtanaro e quattro del Coro Giovanile, quest’ultimo diretto daCristina Caligaris e Silvio Penno. Apprezzata l’esecuzone congenerosi applausi. Il “Va pensiero” a cori roiuniti chiude brillante-mente il concerto. Al termine una gradita sorpresa: entra un carrel-lo con una grande torta sormontata da 15 candeline. E’ il ricordo del15° compleanno del Valtanaro, nato nel 1997. Un gesto davverosquisito da parte del Gruppo di Felizzano, con, noi pensiamo, lo“zampino” del Presidente di Sezione Pavese e dell’ex Sindaco diAlessandria Mara Scagni. Poi tutti in sede del Gruppo per la cena.Sono presenti anche il Presidente emerito Gobello, il Parroco e ilSindaco di Felizzano.

Giovedì 24 maggio – Presso la Chiesa di S.Giuseppe Artigiano gliAlpini del Gruppo di Alessandria partecipano alla funzione religiosae alla processione con il simulacro di Maria Ausiliatrice. E’ tradizio-ne da 25 anni che gli Alpini trasportino a spalla la statua dellaMadonna. Il Valtanaro partecipa da 15 anni e, al termine della fun-zione, dedica alcuni brani del suo repertorio ai fedeli presenti.

Venerdì 1 giugno - Nel programma dei festeggiamenti dell’80°anniversario di fondazione del Gruppo “Vasco Vittone” di LivornoFerraris è inserito un concerto del Valtanaro nella Chiesa diS.Agostino. Di fronte ad un numeoroso uditorio, con la presenza delSindaco e del Nostro Presidente Pavese, il coro assolve egregia-mente al suo compito concludendo l’esibizione con un memorabile“chicchirichì” di Carlo Borromeo, accolto da scroscianti applausi.

Domenica 17 giugno - Nel programma dellaFesta della Tagliatella, organizzata dal GruppoAlpini di Valenza, è immancabile l’appuntamentocol Valtanaro per accompagnare la S.Messa,con la presenza del Sindaco. La giornata si con-clude con fumanti piatti di tagliatelle e sottofondomusicale del nostro Roberto Bonini.

Sabato 23 giugno – S.Sebastiano Curone - Il sole è appena tra-montato mentre la luce del vespero si estende ancora sulla riden-te vallata del torrente Curone. Un paesaggio verdeggiante chevaria da una curva all’altra della strada che si avvia verso il paese.Superato il vecchio ponte eccoci improvvisamente nella bellissimapiazza Roma di taglio decisamnte liberty, con decorazioni e colo-ri vivacissimi. Un salotto ! Su di un lato la Chiesa Parrocchiale instile barocco, non molto grande ma accogliente. E’ lo spazio desti-nato al raduno sezionale organizzato dal Gruppo locale “GiulioGiani”. La serata ha inizio con una proiezione di immagini a ricor-do della 1^ guerra mondiale a cura di luigi Casanova, quindi ilValtanaro con il suo programma e con l’accompagnamento delleimmagini legate ai canti.

Sabato 7 luglio – Parodi Ligure - Il concerto del Valtanaro sitiene nell’antica Chiesa dell’Abbazia di S.Remigio (XXI sec.).L’ambiente è fortemente suggestivo, profuma di storia nell’accat-tivante cornice del paesaggio. Il Vice Sindaco è orgoglioso di pre-sentare due reperti ricollocati sulle pareti interne. Anche in que-sta occasione il Valtanaro propone canti accompagnati da imma-gini, accolti positivamente da un numeroso pubblico.

2 Settembre – Festa del Gruppo Alpini Alessandria In questa mani-festazione il Valtanaro partecipa dall’alzabandiera alla sfilata e con-

tribuisce, come sempre, ad animare la S.Messa, celebrata da DonClaudio di S.Giuseppe Artigiano.

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ATTIVITA’ DEI GRUPPIGRUPPO ALPINI DI NOVI LIGURE

Solidarietà: nei fatti… (come al solito)Da poco tempo ho ripreso a frequentare la

nostra associazione e non manca occasione incui non posso che registrare quanto sia grande ilcuore dei miei compa-gni alpini. Tutti i tele-giornali e gli organi diinformazione riportanogiornalmente quantesono le iniziative chesono state avviate peraiutare le popolazioniche hanno dovuto sub-ire i recenti drammi delterremoto in Emilia.Inquesto mare di infor-mazioni si rischia dinon dare il giusto risalto anche a quelle iniziativemagari “minori “ per quantita’ offerta che pero’hanno uguale valore morale. L’11 giugnoGiancarlo Grosso e Stefano Mariani (i due ViceCapo Gruppo di Novi Ligure) hanno dato la loro

disponibilita’ sia a recuperare la merce che a por-tare a Sassuolo i generi di prima necessita’ che ilGruppo aveva deciso di acquistare (con i fondi che

si ricavano dalle quoteassociative degli iscrittie dalle offerte e contri-buzioni ricevute dalleinnumerevoli manife-stazioni organizzatenell’anno) .Con l’occa-sione , essendoci spaziosul “nostro camionci-no” si e’ data anche lapossibilita’ di portarecio’ che la Parrocchiadel Sacro Cuore di Novi

Ligure aveva raccolto per lo stesso scopo ( un gra-zie di cuore al Suo Parroco Don Giuseppe). Oltre2.000,00 Euro di beni di prima necessita’ sono staticonsegnati (bella la foto nel magazzino di arrivo)soprattutto per le necessita’ di anziani e bambini.

Un particolare ringraziamento va anche allaFarmacia Foco che ci ha aiutato in modo tangibi-le.… ed un ringraziamento di tutto il Gruppo diNovi ( che anche in questa occasione realizza conpieno merito gli scopi della nostra Associazionegrazie alla immediata disponibilita’ dei suoi iscrit-

ti) a chi nei fatti e’ sempre presente!

Alpino Antonio Donà

GRUPPO ALPINI VALENZA

Puntuale come l’aumento dello spread, consoli-data nel sentire valenzano come la vera festa

cittadina, capace disuscitare più inte-resse delle vicendedi eurolandia,anche quest’anno ètornata la Festadella Tagliatella,annuale festa delGruppo Alpini diValenza. Fortipreoccupazioni inmerito all’avversità del tempo (negli ultimi anniveramente inclemente in giugno) non hanno impe-dito al gruppo capitanato da Pippo Lenti di esten-dere la festa per due week-end di giugno (serate divenerdì, sabato e domenica), aggiungendo subitoun appuntamento molto caro agli Alpini valenzani,la giornata dedicata al disabile, con la celebrazio-ne della Messa al campo, splendidamente accom-pagnata dai bei canti del Coro Valtanaro. La ceri-monia alla qualeha dato lustro lapresenza delSindaco edell’Assessorealla Cultura, èstata seguita dalpranzo offertodal Gruppo agliamici meno for-tunati, ma versoi quali lo spirito solidaristico alpino esprime unsentimento autentico di amicizia fraterna. La festaripresenta una formula già ampiamente sperimen-

tata negli anni, due volenterose signore sfornano ingiornata chili di tagliatelle alla “nonna Pina” uti-

lizzando farina, uova a go-go eacqua; la cucina preparava, conqualche novità, una serie di succu-lenti sughetti e altre preli-batezze, gli addetti allegriglie, sfidando un caldoda Africa Korps (caldostagionale+calore dellegriglie) cucinavano adovere la carne fornita dauna macelleria ”alpina”;

mentre gli addetti al bar stappavano per iclienti ottime e selezionate bottiglie divino e preparavano velocemente caffè,digestivi e bibite. Alla buona riuscita della festa èormai nota da anni l’indispensabile presenza degliScouts di Valenza che, primi ad essere contattatinella fase organizzativa,danno un contributo non solodi presenze (dai 15 ai 20

scouts a serata),ma portano indote entusiasmo,serietà, educa-zione, disponibi-lità e sopporta-zione (a voltealcuni ospiti nonrisparmiano perle di “buona” educa-zione), contribuendo a diffondereassieme agli Alpini un’immagine

altamente positiva della festa e del gruppo orga-nizzatore. Anche i “gemelli” della Sezione valen-zana dei Carabinieri in Congedo di Alfredo

Torchio offrono nuovamente un fattivo aiuto, par-tecipando inoltre in modo determinante, come gra-dito sponsor, alla riuscita anche economica dellamanifestazione. La consueta elezione della misstagliatella e delle due damigelle, chiudeva in alle-

gria l’ulti-ma domeni-ca e gratifi-cava inmodo sem-plice, maapprezzato,le ragazzedel servizioai tavoli. Ins o s t a n z a

l’edizione 2012 della Festa della tagliatella si èsvolta nel migliore dei modi, il bel tempo ha invo-gliato la gente che ha partecipato numerosa (tran-

ne l’ultima domenica incui giocava la naziona-le di calcio agli euro-pei) ed ha gradito nonsolo quanto gli venivaservito al tavolo, ma inparticolare l’atmosferaserena e festaiola a loroofferta, rimanendo inbuon numero fino allafine della musica suo-

nata per loro da complessi di livello. Ancora unsentito ringraziamento a tutti coloro che hannopartecipato fattivamente e un arrivederci alla pros-sima edizione.

Mauro Barzizza e Corrado VittoneGruppo Alpini Riccardo Lunati Valenza

FESTA DELLA TAGLIATELLA 2012

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Poco tempo fa un amico mi ha fatto leggere un artico-lo riguardante il progetto di sostituzione della vecchia

funivia di Punta Helbronner, a Courmayeur, con unnuovo ed avveniristico impianto di risalita. Nel leggerel'articolo mi sono ritrovato a pensare alle piccole avven-ture vissute tra i tratti di quella funivia quando, giovanot-to, salivo su al ghiacciaio per andare a sciare...che tempi!Arrivati in cima la tappa d'obbligo era il bar, gestito dadue signore: una piccolina, l'altra abbastanza “benmessa”; un buon caffè, accompagnato da un grappino,per cominciare bene, poi si andava in direzione dellaPORTA di accesso al ghiacciaio; i piu coraggiosi l'apri-vano parandosi davanti, mentre in molti (fra i tanti c'eroanche io) aspettavano il “cannibale” (turista) di turno ilquale si beccava la vampata d'aria, non gelida, ma di più!Appena usciti ti accoglieva uno spettacolo unico almondo e potevi immediatamente agganciare gli sci, per-chè allora, la neve, arrivava fino alla PORTA (del bar).Due curvette ed eri sul ghiacciaio. Sciare sul ghiacciaiodi Punta Helbronner era una meraviglia: non era tantolungo ma ti offriva quattro o cinque varianti e ci si diver-tiva. Ci divertivamo anche con il bottone giallo dello ski-lift, che serviva per far agganciare l'asta dello skilift allafune in movimento: una botta più forte del normale e lasciatrice era per terra...così avevamo un buon motivo percorrere ad aiutarla ad alzarsi! Il bello però era sciare dilà, sulla pista del Flambò, sotto i gabiotti che portano allaAguille de Midi: al mese di agosto era come sciare in ValVeny a gennaio. Nei mesi invernali, per tre anni di fila hoprovato a fare l'attraversata del Mer de Glaces, che portaa Chamonix, ma il tempo non mi è mai stato amico...unavolta, dopo una discesa in neve fresca di 20 minuti,siamo dovuti ritornare indietro al colle...2 ore e mezza dirisalita a scaletta! Che bei ricordi! Eravamo una compa-gnia di matti! c’era l’Enzo, un maestro di sci, laGiovanna e la Loredana, di Bologna, la Pucci, che inse-gnava matematica alla Bocconi a Milano, il dottore (acci-denti che non ricordo il nome!) che se avesse potutoavrebbe portato sul ghiacciaio il suo fuoristrada Toyota e,da non dimenticare, forse il simbolo di PuntaHelbronner: non il maestro, ma il maresciallo Marciandi.Con il suo fischietto penso che abbia insegnato a due(forse anche a tre) generazioni di persone; anche miafiglia a “usufruito” delle sue grida, della sua pazienza esoprattutto dei suoi insegnamenti. Per ridiscendere versoil paese, non era rilevante che la pista fosse chiusa: finoal rifugio Torino si andava con gli sci e li c'era un'altrafamosa PORTA, che portava direttamente alla partenzadella funivia che scendeva verso il Pavillon. Qui c'era latappa obbligata dal “Drinn”, il gestore del bar tavolacalda; una ultima birra e il primo degli aperitivi. AlPavillon ci si andava anche d’inverno, per finire la gior-nata; poi un po' accaldati e di conseguenza smanicati,scendevamo alla Palud con gli sci. Una di quelle sere ilGigi (attenzione: maestro di sci) è caduto in neve frescae noi non riuscivamo più a tirarlo su! Che impresa! Ilgiorno dopo durante la risalita in funivia i segni dellacaduta e dei tentativi di salvataggio assomigliavano dipiù al cratere provocato dallo scoppio di una bomba, conintorno i segni fatti incrociando gli sci nel tentativo dinon farlo “annegare”! L'ultima volta che ho sciato d'esta-te sul ghiacciaio di Punta Helbronner era il 1989, duran-te una settimana bianca estiva, molto (ma molto!) piùseria di quelle la... ma tanto tanto più bella! Ero con miamoglie Mariagrazia e mia figlia Enrica.

FRANCO CANEPARI(CANEPI')

RICORDI DI RICORDI DI PUNTA HELBRONNERPUNTA HELBRONNER

IN RICORDO DI NELSON CENCIIN RICORDO DI NELSON CENCINelson Cenci è andato avanti. Scrittore,poeta e medico, autore di notevoli testi-moniaze letterarie sulla seconda guuer-ra mondiale con particolare riferimentoalla campagna di Russia e sulla najaalpina. Nato a Rimini il 21 febbraio1919, partecipò giovanissimo volontarioalla guerra in Montenegro con la “Julia”nel battaglione “Val Fella”e nel 1942 inRussia con la Tridentina come coman-dante di plotone della 55ª compagniadel battaglione “Vestone”. Nel corsodella battaglia di Nikolajewka vennegravemente ferito ad entrambe legambe e si guadagnò sul campo la

Medaglia d’Argento al Valor Militare.Rientrato dalla guerra si laureò in medi-cina, fu primario ospedaliero e docenteuniversitario con numerose e prestigio-se pubblicazioni scientifiche. Grandecomunicatore riusciva a trasmetterecon efficacia la comprensione della sof-ferenza, il sentimanto di amicizia e soli-darietà, la difesa della vita, il rifiuto dellaviolenza e della guerra. Il “tenenteCenci” si è spento nella sua tenuta “LaBoscaiola” di Cologne (Bs), il 3 settem-bre u.s. all'età di 93 anni. Ciao Vecionon ti dimenticheremo, riposa in pacenel paradiso di Cantore

Anche se il tempo oscura i ricordi

e qualcosa ogni giorno muore,

sotto queste foglie d'autunno

che coprono nella scavata terra

profumo di nuova erba e di fiori,

sempre viva resta la memoria

di Voi che abitate le notti.

(Nelson Cenci)

ADDIO A NEIL ARMSTRONG ADDIO A NEIL ARMSTRONG PRIMO UOMO SULLA LUNAPRIMO UOMO SULLA LUNA

Lo scorso 24 agosto Neil Armstrong, all’e-tà di 82 anni, ha definitivamente lasciato laTerra. Se n’è andato iltimido, schivo e tran-quillo ingegnere diWapakoneta (Ohio)diventato un eroe globaleessendo stato il primouomo a posare piedesulla Luna, nell'ormailontano 20 luglio 1969.Armstrong, comandantedella missione Apollo 11,aprì una nuova pagina distoria dell’umanità.Quel giorno il mondointero rimase con il fiato sospeso. Il modu-lo lunare “Eagle” con a bordo il coman-dante Neil Armstrong e il pilota EdwinAldrin si separò dalla navicella“Columbia”, al cui interno rimase il pilotaMichael Collins, per scen-dere sulla superficie delnostro satellite. Una missio-ne fino allora ritenuta dipura fantascienza. Allle20:17:40, il comandanteArmstrong prese il control-lo manuale del modulo e loadagiò sulla superficielunare. L'approdo avvennenella parte meridionale delMare della Tranquillità,luogo scelto dalla Nasa

perché ritenuto abbastanza piano e liscioin base ai rilevamenti realizzati dai lander

Ranger 8 e Surveyor 5,così come dalle mappetracciate dal LunarOrbiter. Alle 2:56, mentrein Italia gli orologi segna-no le 4:56 minuti e 15secondi del 21 luglio, seiore e mezza dopo avertoccato il suolo con lasonda, Neil Armstrong èsull'ultimo gradino dellascaletta del Lem . Allungala gamba, esita un attimo."Ora scendo" assicura

però l'astronauta al centro a terra diHouston. Pronuncia poi la frase che segnala storia del XXsimo Secolo: "Sarà un pic-colo passo per l'uomo ma un grande balzoper l'umanità". Finalmente l’astronauta

poggia il suo piede sinistrosulla polverosa superficiedella Luna. E' il primoessere umano a sbarcare suun corpo celeste fuori dallaTerra. La prima permanen-za sulla Luna durò due ore,quindici minuti e dodicisecondi. L’impronta lascia-ta su quel memorabile pez-zetto di Luna, resa immor-tale dai media di tutto ilmondo, è forse ancora là.

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La Protezione Civile A.N.A.La Protezione Civile dell’ A.N.A. nasce in pra-tica all’inizio degli anni Ottanta come attivitàorganica, ma si può dire che il seme sia statogettato nel 1976 nel Friuli devastato dal ter-remoto, occasione in cui l’AssociazioneNazionale Alpini prendeva coscienza diavere nelle sue fila un patrimonio di espe-rienze, volontà ed entusiasmo che potevaessere canalizzato là dove se ne rilevava lanecessità.Da allora è stato un crescendo dicoinvolgimenti, addestramenti, acquisizionidi materiali, mezzi ed esperienze, ma anchee soprattutto di interventi realizzati.La nostraProtezione Civile è sempre presente doveviene richiesta, sia a livello di DipartimentoCentrale della Protezione Civile, sia nei terri-tori montani per l’antincendio boschivo enelle opere di prevenzione in cooperazionecon Comuni, Province, Comunità Montane eRegioni.Da ricordare anche l’ospedale dacampo, realizzato nel corsodegli anni e gestito da volon-tari A.N.A., che è stato attivoin Armenia, in Albania edanche con aliquote in tutte leemergenze nazionali, nonultimo a Roma per laGiornata Mondiale dellaGioventù del 2000.Il Gruppodi Protezione Civile Alpina“Agostino Calissano” nascesul finire degli anni ’80, dal-l’entusiasmo e dall’impegni diun gruppo di amici Alpini,desiderosi di concretizzare illoro essere alpini in una pre-senza operosa a servizio delterritorio. Il primo servizio èstato dedicato all’AntincendioBoschivo, attraverso la parte-cipazione a corsi di formazione ed alla colla-borazione con il Corpo Forestale delloStato.All’inizio degli anni ’90, il Nucleo si

costituisce come associazione attraverso lastesura dello Statuto, potendo così ad iscri-versi all’Albo Regionale delleAssociazioni di Volontariato. Daquesti primi passi, il Nucleocresce anno dopo annonel numero di volontari,nelle attività svolte enel l ’organizzazione,integrandosi nell’orga-nigramma dei Nuclei diprotezione civiled e l l ’ A s s o c i a z i o n eNazionale Alpini.Attualmente la protezioneCivile Alpina "AgostinoCalissano" sezione diAlessandria è composto da 80volontari suddivisi in 7 squadre, dis-locate su tutto il territorio della Provincia e

caratterizzate da diverse specializzazioni:zona Serravalle-Tortona, Alessandria,Valenza, Fubine, Solero. Unità Cinofila di

soccorso “Grifone” e Squadra Alpinistica informazione. Il Nucleo Cinofilo da Soccorso

GRIFONE nasce nell’anno 2002.Attualmente il suo organico è

composto da 5 unità chehanno conseguito il brevet-

to di ricerca in superfivciiericonosciuto ENCI ,unadelle quali ha anche ilbrevetto di ricerca inmacerie e 4 unità inaddestramento. Perrendere gli interventi

efficaci, c’è bisogno dellamassima sinergia tra le

squadre, questo ci dà unpunto di vantaggio perché tra

le nostre file abbiamo tutte lefigure operative necessarie per inter-

venire (squadre alpinistiche, supporto logisti-co, trasmissioni, squadresanitarie). Oltre a intervenirein caso di emergenza ilNucleo Grifone assieme allaProtezione Civile Alpina par-tecipa ad attività di sensibiliz-zazione degli studenti edistruzione per il personaledocente sulle corrette proce-dure di emergenza da adotta-re in caso di calamità naturalicome alluvioni e terremoti ,con esercitazioni periodichenelle scuole di Alessandria eGenova. Siamo un gruppo divolontari che si impegnanomolto sia per addestrare almeglio i nostri cani sia perfare una campagna di infor-mazione sull’ importanza di

fare intervenire rapidamente le unità cinofileda soccorso nell’eventualità di persone dis-perse ,o di crolli di abitazioni.

Rassegna stampa

La guerra nelle montagne di Rudyard Kipling, Mursia Edizioni

Quest’opera dell'autore del "libro dellaGiungla" è molto nota in Inghilterra madimenticata in Italia, nonostante tratti pro-prio del nostro paese. Descrive, con dovi-zia di dettagli, un tipo di guerra tutta par-ticolare quale la guerra di trincea in mon-tagna. Contemporaneamente non rinunciaa indagare più a fondo, per scoprire ilcarattere di quei soldati italiani che, pro-venendo da un popolo ancora contadinoabituato a piegare la montagna alle proprie esigenze agricole,sono stati capaci più di altri di sfruttarla mirabilmente anche a finibellici. Queste 'impressioni' di Rudyard Kipling dal fronte italianorestano uno straordinario documento in presa diretta della vita alfronte di quei giorni.

MEMORIE DIMENTICATE di Mattia Uboldi Safarà Editore di Pordenone

Questo romanzo dedicato al mondo giovanie,propone un avvincente racconto storico, nellacornice di un dramma umano e personale: latragedia della campagna di Russia, vistaattraverso le fila di una tormentata dinastiafamiliare, alla ricerca di quello scrigno da pre-servare le nostre memorie dimenticate. Inuno stile fresco e spontaneo, proprio dellestorie memorialistiche, l’autore riporta i suoilettori a quei terribili giorni, in un dramma umano inserito in un con-testo storico ben preciso. Le illustrazioni in bianco e nero sono diIsaak Zanetti. Il libro è stato realizzato grazie al patrociniodell’Associazione Nazionale Alpini.

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GRUPPO DI ARQUATA SCRIVIA

Gli Alpini del Gruppo porgono le più vive condoglianze ai famigliaridel loro associato MARCO BOTTARO e al fratello CLAUDIO per lascomparsa del papà LUIGI BOTTARO, conosciuto come Gigi.

GRUPPO DI CASTELLAZZO BORMIDA

E' mancata la mamma LORENZA dell'Alpino MASSIMO CAPRA. AMassimo e familiari il Gruppo rinnova le più sentite condoglianze

GRUPPO DI FUBINE

Il giorno 02-07-2012 è mancato il Sig. MORTARA GIOVANNI, papàdel socio aggregato MORTARA WALTER. Il Gruppo Alpini di Fubinesi stringe attorno ai familiari e porge le più sentite condoglianze.

Il giorno 15-07-2012 è mancato il socio Alpino SERGIO CERRINA.Il Gruppo Alpini di Fubine si stringe attorno ai familiari e porge le piùsentite condoglianze.

GRUPPO DI TERZO

Il Gruppo alpini di Terzo porge le più sentite condoglienze al socioconsigliere GUIDO CAZZOLA per la perdita della cara mamma GIU-SEPPINA clesse 1914

GRUPPO DI VIGNOLE BORBERA

Gli alpini del Gruppo porgono le più sentite condoglianze all'alpinoMILANESE ANDREA per la perdita della cara MAMMA

GRUPPO DI FELIZZANO

Il giorno 06 Agosto 2012 è mancato PIERO GOTTA , padre di FRAN-CA associata “amica degli Alpini”. A Lei, ed ai suoi famigliari le piùsentite condoglianze da parte del Gruppo

Il giorno 23 Agosto 2012 è mancata IVANA BETTO moglie del socioRINO VALENTE Tutti gli associati del Gruppo Alpini porgono a Lui,ed ai suoi famigliari, le più sentite condoglianze.

GRUPPO DI NOVI LIGURE

Domenica 10 giugno2012: il Gruppo Alpini diNovi Ligure ha festeg-giato il 103° compleannodella Gent.le Sig.raPinuccia Rossi, classe1909, mamma del nostrosocio Alpino AlbertoVianello.

Sono andati avanti

IN FAMIGLIA

Anniversari

Borraccia Rassegna stampaRicordi di naja alpinadi Paolo Cagnan, Edizioni Curcu e Genovese

Edito in occasione dell’Adunata di Bolzano, in colla-borazion con il quotidiano “Alto Adige”, è il volumefotografico “Ricordi di naja alpina”, curato dal gior-nalista Paolo Cagnan su progetto grafico di FabioMonauni per le Edizioni Curcu e Genovese. Si trat-ta di una raccolta di memorie e testimonianze foto-grafiche, accompagnate da brevi didascalie descrit-tive, degli Alpini che hanno “fatto la naja” in AltoAdige. Dalle oltre 600 fotografie contenute nel volu-me traspaiono il rapporto con il territorio, il senso diappartenenza, la nostalgia, le amicizie, i volori tipicidegli Alpini In due sole parole la “Naja Alpina”

Sul cappello che noi portiamo. Perché gli italiani amano gli alpinidi Giorgio Torelli, Editore Ancora

Un libro di scorrevole e piacevole lettura, di GiorgioTorelli, Editore Ancora. L’Autore partendo dal pre-supposto che “Gli italiani amano e stimano gli alpi-ni perché sono gente seria” presenta la storia delglorioso Corpo Militare per mezzo di scritti, canti ericordi di personaggi di spicco ed imprese in guerraed in pace. Figure quali Rigoni Stern, Novello,Monelli ed altri, con i loro scritti presentano l’imma-gine di un esempio di senso del dovere e l’immagi-ne di ideali profondi di uomini disposti a spendersi ogni giorno per il bene diun’Italia che auspicano migliore

Il PortaordiniBodone Pietro Novi Ligure € 25Frisone Ivano Novi Ligure € 10

Casa per LucaGruppo Alpini Garbagna € 220

BorracciaDE Mori Sergio Alessandria € 5

Terremoto EmiliaCoro Valtanaro Alessandria € 220Hospice il Gelso Alessandria € 220Rastelli Luigina Alessandria € 50De Mori Sergio Alessandria € 5Camusso Carla Alessandria € 50Gruppo Alpini Quattrodio € 500Gruppo Alpini Solero € 235

Sabato 13 ottobre Concerto del Coro Alpini Valtanaronella Chiesa di S. Michele in via Emilia - domenica 14ottobre ammassamento in piazza Ubertis presso monu-mento all'Alpino, alzabandiera e sfilata per le vie dellacittà , Santa Messa cantata dal Coro Alpino Valtanaropresso il Santuario della Madonna della Guardia al ter-mine rancio alpino

T O R T O N A

140° ANNIVERSARIO TRUPPE ALPINE

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