il rischio di liquidita' ,basilea 3 e gli indicatori lcr e nsfr
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Project in
Gestione e Controllo dei Rischi Finanziari e Assicurativi
Dal Titolo
IL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Tra gestione e controllo per le Banche Internazionali
A cura di
Lucia Miele
Angela Berardinelli
Debora Secondulfo
ANNO ACCADEMICO 2013-2014
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Indice
1. La Gestione della Liquidità e il caso “Northern Rock”
2. L’equilibrio di Gestione e il Rischio di Liquidità
3. La Regolamentazione
3.1. Liquidity Coverage Ratio (LCR)
3.1.1. Stock di attività liquide di elevata qualità
3.1.2. Deflussi di cassa netti
3.1.3. Applicazione pratica dell’LCR
3.2. Net Stable Funding Ratio (NSFR)
3.3. Strumenti di Monitoraggio
3.3.1 Disallineamento delle scadenze contrattuali
3.3.2 Concentrazione della raccolta
3.3.3 Attività non vincolate disponibili
3.3.4 LCR per valuta significativa
4. Stress Test e Contingency Funding Plan
5. La Gestione del Rischio di Liquidità per le Banche Internazionali:
� ROYAL BANK OF SCOTLAND
� BBVA
� ING BANK
� DEUTSCHE BANK
� HSBC
� BNP PARIBAS
� GROUPE CREDIT AGRICOLE
� GROUPE BPCE
� UNICREDIT
� NORDEA
� SANTANDER
� BARCLAYS
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1. LA GESTIONE DELLA LIQUIDITA’ E IL CASO “NORTHERN ROCK”
L'attuale crisi finanziaria, gli eventi bancari, anche drammatici, che stanno scorrendoci sotto
gli occhi, chiamano spesso in causa gli aspetti distinti, ma interdipendenti, della liquidità del
mercato e della liquidità delle banche. Essi fanno emergere da un lato la consapevolezza che
questi temi sono stati un po’ dimenticati e accantonati negli ultimi venti-trenta anni e
dall’altro l’opportunità di rivisitare l’impostazione della gestione della liquidità e del rischio
di liquidità nell’economia della banca, alla luce delle innovazioni e dei cambiamenti recenti.
Un caso storico che da subito è parso a molti paradigmatico, è quello della banca
britannica Northern Rock, in quanto evidenzia l’importanza di un attenta gestione della
liquidità.
Northern Rock era il quinto istituto di credito del Regno Unito, una banca specializzata nel
mercato dei mutui immobiliari, a metà del 2007 è entrato in una crisi repentina e
incontrollabile che ha costretto il Governo di Londra a un intervento rapido e deciso,
anticipando in pratica tutta una serie di manovre successive attuate da diversi paesi del
mondo. Fino all’autunno del 2007 Northern Rock sembrava una banca solidissima. Il
mercato immobiliare britannico andava a gonfie vele e l’istituto faceva affari d’oro. Poi, in
maniera apparentemente improvvisa, si scoprì che le altre banche avevano deciso di non
prestare più il proprio denaro a questo istituto.
Il 13 settembre di quell’anno la BBC comunica che l’istituto ha chiesto l’appoggio
della Banca d’Inghilterra che, a sua volta, decide di garantire le coperture necessarie e
cerca, senza successo, di tranquillizzare i risparmiatori. Già in quei giorni infatti i correntisti
di Northern Rock avevano sentito puzza di bruciato e avevano cominciato ad accalcarsi agli
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sportelli della banca chiedendo di ritirare il proprio denaro. File interminabili riprese dai
media ricordano certe scene del film Mary Poppins in cui, appunto, la fuga dei risparmiatori
porta al collasso una banca.
In Gran Bretagna non succedeva dall’Ottocento, ma l’effetto è, comunque, dirompente.
Nessuna banca, spiegano rapidamente gli esperti, può resistere a una rapida riduzione dei
depositi come quella vista da Northern Rock: che essa sia solida o meno, a questo punto non
può più stare sulle proprie gambe. L’apertura di linee di credito con la Banca d’Inghilterra
serve a poco e così alcuni manager e azionisti del gruppo organizzano un primo piano di
salvataggio che però non va in porto. La cessione, l’11 giugno del 2008, di 2,2 miliardi di
sterline in mutui al gruppo JP Morgan non risolve la situazione.
Il 17 febbraio il Governo UK decide di privatizzare “temporaneamente la banca”. Nel
frattempo i titoli di Northern Rock sono precipitati in Borsa e il 2008 si chiude con una
perdita da 1,36 miliardi di sterline.
In molti casi la stampa internazionale attribuisce alla fuga dei clienti la bancarotta del
gruppo, un saggio di Bernardo Bortolotti e Hyun Song Shin evidenzia però numerose altre
criticità del gruppo precedenti questo evento.
Perché le banche nell’autunno del 2007 avrebbero dovuto abbandonare Northern Rock se
questa era solida? Per finanziare una crescita notevole delle attività immobiliari il gruppo
aveva, infatti, ridotto notevolmente l’incidenza dei depositi sulle fonti di finanziamento.
Secondo un calcolo di Bortolotti, a metà 2007 solo il 23% delle passività del gruppo
derivavano direttamente da depositi retail: più di tre quarti dei finanziamenti della banca
provenivano dunque da prestiti a breve termine reperiti nel mercato dei capitali, da
securitized notes e da altri strumenti di finanziamento più a lungo termine. La crisi della
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Northern Rock sarebbe stata dunque determinata dalla fuga dei risparmiatori solo in un
secondo momento: quando al resto del sistema bancario era già chiaro che qualcosa non
andava.
In definitiva appare chiaro che la crisi di liquidità irreversibile di Northern Rock è nata dal
concorso di cinque cause: la fragilità della struttura del passivo (vista anche in relazione a
quella dell’attivo), la eccezionalità dello shock esogeno, la limitatezza degli asset
utilizzabili per la richiesta di finanziamento alla Banca Centrale, la pubblicità
dell’intervento di quest’ultima e la rispettabilissima paura dei depositanti. Quindi una
concomitanza di circostanze e di eventi per larga parte indipendenti dalla volontà del top
management di Northern Rock, cui incombe tuttavia la responsabilità della genesi
dell’architettura del passivo.
2. L’EQUILIBRIO DI GESTIONE E IL RISCHIO DI LIQUIDITA’
L’equilibrio di gestione è l’insieme delle condizioni necessarie e sufficienti affinché
l’intermediario mantenga nel tempo stabilità e continuità di funzionamento.
Data l’importanza del risultato reddituale si può dire che, l’equilibrio economico
(redditività) è vincolato all’equilibrio finanziario (liquidità) e all’equilibrio patrimoniale
(solvibilità). La solvibilità è la capacità di essere costantemente solvibili verso i terzi che
possono vantare a qualsiasi titolo diritti a prestazione monetarie. Essa non è altro che il
presupposto della liquidità aziendale, da cui derivano: la capacità di far credito, la capacità
di attirare depositi, la fiducia dei depositanti, il giudizio sull’adeguatezza della copertura;
mentre dalla sua mancanza deriva: giudizio negativo sulla situazione della banca, richiesta
di rimborso, riduzione delle riserve di liquidità, rischio di liquidità e smobilizzo dell’attivo
con perdite.
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La liquidità è la capacità di far fronte in ogni momento ed economicamente alla richiesta di
rimborso delle passività ma anche agli impegni assunti circa la concessione di credito.
Il rischio di liquidità non è mai stato collocato al centro degli standard vincolanti
internazionali, sulla base della convinzione che le esigenze degli intermediari finanziari
potessero essere fronteggiate utilizzando i mercati interbancari.
Il rischio di liquidità si manifesta sotto forma d'inadempimento rispetto agli impegni di
pagamento, può essere causato dall'incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk)
ovvero dalla presenza di limiti allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk).
Per funding liquidity risk si intende il rischio che la banca non sia in grado di far fronte ai
propri impegni di pagamento e alle proprie obbligazioni in modo efficiente, per incapacità a
reperire fondi senza pregiudicare la sua attività caratteristica e/o la sua situazione
finanziaria. Per misurare questa tipologia di rischio si ricorre a uno di questi 3 modelli:
-modelli basati sugli stock
-modelli basati sui fussi di cassa
-modelli di tipo ibrido
I modelli basati sugli stock misurano il volume di attività finanziarie prontamente
liquidabili o stanziabili di cui la banc può disporre per fronteggiare un eventuale crisi di
liquidità. In sostanza,con questi modelli si quantifica la vulnerabilità di una banca al rischi
di liquidità mediante semplici indicatori basati su grandezze di stato patrimoniale.
Una piu soddisfacente approssimazione della realtà si ottiene con i modelli basati sui flussi
di cassa,dove la liquidità viene valutata dai flussi finanziari generati o assorbiti dalla
gestione in un dato orizzonte temporale. Per il calcolo vengono raggruppati flussi in entrata
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e flussi in uscita caratterizzati dalla stessa scadenza: se il flusso netto è positivo,allora le
risorse eccedenti vanno ad aggiungersi a quelle esistenti e reimpiegate in nuove attività;se il
flusso netto è negativo allora bisogna reperire altre risorse per fronteggiare le esigenze della
gestione. I modelli ibridi invece integrano le due categorie precedenti :ai flussi di cassa
futuri effettivi si sommano i flussi che potrebbero essere ottenuti attraverso l’utilizzo degli
stock di attività finanziarie prontamente liquidabili o utilizzabili.
Per market liquidity risk si intende il rischio che la Banca non sia in grado di liquidare un
asset, se non a costo di incorrere in perdite in conto capitale, a causa della scarsa liquidità
dei mercati. Il rischio di liquidità può essere generato da eventi strettamente connessi al
"gruppo bancario" e derivanti dalla sua operatività caratteristica oppure condizionato da
eventiesterni.
I fattori di rischio sono di due tipologie:
- Endogeni (specifico) ovvero fattori di rischio determinati da eventi negativi specifici
della banca che comportano una perdita di fiducia da parte del mercato. Le principali
fonti di rischio specifico vengono generati da errori di gestione delle strategie
aziendali e dal downgrading del merito creditizio della banca. Tali fonti di rischio
possono tradursi nella riduzione delle operazioni di finanziamento non garantite ed
un aumento del costo del funding, difficoltà d’accesso ai mercati dei depositi
interbancari, riduzione della consistenza depositi, contenimento delle linee di credito
interbancarie, conseguente necessità di reperire nuovi mezzi di finanziamento per
quegli asset che non possono più essere venduti a prezzi ritenuti convenienti.
- Esogeni (generici) Tali fattori di rischio vengono a determinarsi per eventi negativi
causati da shock di mercato, non direttamente controllabili da parte della banca. Le
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principali fonti di rischio generico traggono origine da crisi: politiche, finanziarie e di
mercato.
3. LA REGOLAMENTAZIONE
Basilea 1, 2 e 3 sono un insieme articolato di provvedimenti di riforma, predisposto dal
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria al fine di rafforzare la regolamentazione, la
vigilanza e la gestione del rischio del settore bancario. La crisi ha assunto carattere
sistemico e ha posto in evidenza numerosi punti di debolezza che hanno spinto i regolatori
verso la necessità di adottare meccanismi correttivi efficaci rafforzando pertanto la
regolamentazione finanziaria e l’azione di supervisione. La stabilità finanziaria è una
condizione necessaria per assicurare lo sviluppo dell’economia reale. Squilibri nei bilanci
degli intermediari finanziari hanno infatti un forte impatto sulle prospettive di crescita
dell’economia. Fattori chiave sono pertanto un’attenta gestione della liquidità, la
disponibilità di adeguate riserve patrimoniali ed una corretta misurazione dei rischi. In
merito al rischio di liquidità l’accordo di Basilea 2, ratificato nel 2004, non trattava tale
rischio a livello quantitativo (primo pilastro), ovvero attraverso un requisito esplicito e
uniforme a tutte le banche, ma si limitava ad includerlo a livello qualitativo (secondo
pilastro ) come un pressante invito alle singole banche affinché si dotassero di strumenti e
processi per misurarlo e tenerlo sotto controllo. In parte ciò era dovuto al fatto che il rischio
di liquidità non si presta ad essere coperto interamente con patrimonio, ma va governato
attraverso limiti alla struttura per scadenza di attivo e passivo, pertanto le banche che hanno
assunto “comportamenti prudenziali” basati unicamente sulle evidenze regolamentari di
Basilea 2 sono state colte impreparate dalla crisi. Basilea 3 sposa questa logica, il Comitato,
infatti, a integrazione dei Sound Principles (documento pubblicato nel 2008 “Principles for
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Sound Liquidity Risk Management and Supervision”), ha elaborato a uso delle autorità di
vigilanza sul rischio di liquidità due nuovi requisiti quantitativi minimi, che entreranno in
vigore a partire rispettivamente dal 2015 e dal 2018 e che si prefiggono due obiettivi distinti
ma complementari.
Il primo obiettivo è aumentare la resilienza a breve termine del profilo di rischio di liquidità
delle banche, assicurando che dispongano di sufficienti attività liquide di elevata qualità per
superare una situazione di stress acuto della durata di 30 giorni. Per conseguire questo scopo
il Comitato ha elaborato un indicatore di breve termine, il "Liquidity Coverage Ratio".
Il secondo obiettivo è quello di accrescere la resilienza a più lungo termine, indirizzando le
banche a finanziare gli attivi attingendo con continuità a fonti di approvvigionamento più
stabili. L’indicatore strutturale, il “Net Stable Funding Ratio”, si riferisce ad un orizzonte
temporale di un anno ed è stato elaborato per garantire che, in modo permanente, le attività
e le passività presentino una composizione per scadenze sostenibile.
3.1. LIQUIDITY COVERAGE RATIO (LCR)
L’indicatore di breve termine o LCR mira ad assicurare che una banca abbia un livello
adeguato di attività liquide di elevata qualità (HQLA) non vincolate, composto da contanti o
da attività che possano essere convertite in contanti nei mercati privati con una perdita di
valore modesta o nulla, per soddisfare il suo fabbisogno di liquidità nell’arco di 30 giorni in
uno scenario di stress di liquidità. Lo stock di HQLA dovrebbe come minimo consentire alla
banca di sopravvivere fino al 30° giorno dello scenario, entro il quale si presuppone possano
essere intraprese azioni correttive da parte degli organi aziendali e delle autorità di
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vigilanza, oppure che essa possa essere sottoposta a liquidazione. L’LCR si rifà alle
metodologie tradizionali di “indice di copertura” della liquidità.
L’LCR consta di due elementi:
- Il valore dello stock di HQLA in condizioni di stress
- Il totale dei deflussi di cassa netti nei 30 giorni di calendario successivi
Il requisito “minimo” prevede che, in assenza di tensioni finanziarie, il valore del rapporto
non sia inferiore al 100% , vale a dire che lo stock di HQLA sia quantomeno pari al totale
dei deflussi di cassa netti. Le banche devono soddisfare tale requisito nel continuo e
detenere uno stock di attività liquide di elevata qualità non vincolate come difesa contro
l’eventualità di gravi tensioni per la liquidità. Durante i periodi di tensione finanziaria,
tuttavia, le banche avranno la facoltà di attingere allo stock di HQLA, portando così il
rapporto al disotto del 100% . Le autorità di vigilanza valuteranno successivamente la
situazione e adegueranno in maniera flessibile la propria risposta a seconda delle
circostanze.
In sintesi, molti degli shock verificatisi durante la crisi iniziata nel 2007 sono incorporati in
un unico scenario di stress significativo, nel quale una banca dovrebbe avere a disposizione
liquidità sufficiente per resistere fino a 30 giorni di calendario. Questa prova di stress
andrebbe considerata come un requisito prudenziale minimo per le banche, ci si attende
infatti che le banche conducano dal canto loro prove di stress aggiuntive, su orizzonti
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temporali più lunghi, volte a valutare il livello di liquidità da detenere oltre il livello
minimo, e costruiscano opportuni scenari in grado di simulare difficoltà per la specifica
attività svolta.
Il Comitato di Basilea il 06.01.2013 ha approvato la modifica del requisito LCR, che
prevede la sua introduzione come previsto il 1° gennaio 2015 ma il requisito minimo sarà
fissato inizialmente al 60% e innalzato gradualmente ogni anno in misura uguale fino a
raggiungere il 100% il 1° gennaio 2019.
Questo approccio progressivo intende assicurare che l’introduzione del LCR non generi
rallentamenti al finanziamento delle attività economiche.
La progressiva entrata in vigore del LCR consentirà alle banche di ritornare a finanziare la
crescita, anziché accumulare titoli di stato. Inoltre in questo modo si vuole assicurare alle
banche di avere sufficiente liquidità per evitare che le banche centrali intervengano come
prestatori di prima istanza.
3.1.1. STOCK DI ATTIVITA’ LIQUIDE DI ELEVATA QUALITA’
Il numeratore dell’LCR è costituito dallo stock di HQLA (High quality liquidity Assets),
ovvero dalla riserva di liquidità costituita solo da asset liquidi, poiché dovrà coprire i
deflussi monetari netti attesi derivanti da: massicci prelievi retail o corporate, una forte
riduzione della passività a vista, un sensibile aumento delle linee di credito.
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Le attività sono considerate liquide e di elevata qualità se possono essere convertite in
contanti, anche in periodi di tensione, in modo facile e immediato con una perdita di valore
modesta o nulla. Devono inoltre presentare, un’elevata affidabilità creditizia quindi un basso
rischio di default, facilità e certezza della valutazione, scarsa correlazione con attività
rischiose, quotazione in mercati sviluppati e ufficiali, e bassa volatilità.
Inoltre nella maggior parte delle giurisdizioni tali attività dovrebbero essere stanziabili in
garanzia presso la banca centrale, tuttavia tale caratteristica non costituisce di per sé una
condizione sufficiente per classificare un’attività fra le HQLA.
Tutte le attività all’interno dello stock devono essere “non vincolate”, ossia libere da
restrizioni legali, regolamentari, contrattuali o di altro tipo che limitino la capacità della
banca di liquidare, vendere, trasferire o destinare le attività a un determinato uso. In
qualunque momento la banca deve essere in condizione di convertire le attività in contanti
per colmare eventuali scompensi tra afflussi e deflussi di cassa durante il periodo di
tensione, per cui queste non devono essere state impegnate per fornire a un’operazione
forme di assicurazione, garanzia o supporto al credito. Lo stock deve quindi essere gestito
con la finalità unica di servire da fonte di fondi in caso di necessità.
Lo stock deve essere sottoposto al controllo della o delle funzioni incaricate della gestione
del rischio di liquidità della banca, in genere la tesoriera.
Sebbene i requisiti di osservanza e di segnalazione dell’LCR si applichino con riferimento a
un’unica valuta comune, una banca deve essere in grado di soddisfare i propri fabbisogni di
liquidità in tutte le valute e mantenere uno stock di HQLA coerente con la distribuzione per
valute del suo fabbisogno.
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Infine, lo stock di HQLA, dovrebbe presentare un adeguato grado di diversificazione
all’interno delle classi di attività stesse. Non è possibile sapere con certezza a priori quali
attività specifiche all’interno di ciascuna classe di attività saranno soggette a shock, per
questo motivo le banche dovrebbero evitare all’interno di una stessa classe concentrazioni di
tipologie di attività, emissioni ed emittenti, nonché di valute.
Le attività che soddisfano tali caratteristiche e che possono quindi essere comprese nello
stock si suddividono in due categorie, denominate di primo e di secondo livello.
Le attività di primo livello possono costituire una quota illimitata dello stock e non sono
soggette a scarti di garanzia nell’ambito dell’LCR (haircut 0%). Esse comprendono: il
contante, le riserve detenute presso la Banca Centrale, titoli emessi da Stati ed enti
sovranazionali.
Con la nuova prescrizione del Comitato di Basilea del 2013 viene concesso un ampliamento
delle attività liquide di elevata qualità. Le attività di secondo livello, infatti, sono suddivise a
loro volta in secondo livello A e secondo livello B, queste ultime costituiscono attività
addizionali, la cui inclusione fra le attività di secondo livello è a discrezione delle autorità
nazionali. Le attività di secondo livello possono essere inserite nello stock a condizione che
non superino il 40% dello stock complessivo dopo l’applicazione degli scarti di garanzia. Al
valore di mercato corrente di ciascuna attività di secondo livello A, detenuta nello stock, si
applica uno scarto di garanzia del 15%. Esse comprendono: titoli negoziabili che
rappresentino crediti nei confronti di soggetti sovrani, banche centrali ecc., titoli di debito
societari e obbligazioni bancarie garantite ( covered bond).
Al valore di mercato corrente di ciascuna attività di secondo livello B, detenuta nello stock,
si applica uno scarto di garanzia più elevato. Esse comprendono: titoli garantiti da mutui
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residenziali con un haircut del 25%, titoli di debito societari con haircut del 50%, titoli
azionari ordinari con un haircut del 50%.
Le attività di secondo livello B potranno costituire al massimo il 15% dello stock totale e
dovranno rientrare nel calcolo del limite massimo del 40% imposto alle attività di secondo
livello.
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3.1.2. DEFLUSSI DI CASSA NETTI
Il denominatore dell’LCR è costituito dal “totale dei deflussi di cassa netti” definito come
totale dei deflussi di cassa attesi al netto degli afflussi di cassa attesi nell’arco dei 30 giorni
di calendario successivi nello scenario di stress specificato.
Il totale dei deflussi di cassa attesi è calcolato moltiplicando i saldi delle varie tipologie di
passività/raccolta e impegni fuori bilancio per i tassi ai quali ci si attende il loro prelievo o
utilizzo.
Il totale degli afflussi di cassa attesi è invece ottenuto moltiplicando i saldi delle varie
tipologie di crediti/impieghi per i tassi (tassi minimi di deflusso) ai quali ci si attende che
affluiscano. Nel calcolare gli afflussi di cassa disponibili la banca deve considerare solo gli
afflussi contrattuali provenienti da esposizioni in essere pienamente in bonis e per le quali la
banca non ha motivo di attendersi un’inadempienza sull’orizzonte temporale di 30 giorni.
Le banche e le autorità di vigilanza devono monitorare la concentrazione degli afflussi attesi
da tutte le controparti all’ingrosso al fine di assicurare che la posizione di liquidità delle
banche non dipenda eccessivamente dagli incassi attesi da un’unica o da un numero limitato
di controparti all’ingrosso.
Al fine di evitare che le banche dipendano unicamente dagli afflussi attesi per soddisfare il
requisito di liquidità e per assicurare inoltre un livello minimo di disponibilità liquide,
l’ammontare degli afflussi a compensazione dei deflussi è soggetto ad un massimale del
75% del totale dei deflussi di cassa attesi calcolati. Ciò richiede che una banca debba
mantenere uno stock minimo di attività liquide pari al 25% dei deflussi.
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Ai fini del calcolo dell’LCR sono prudenzialmente applicati dei fattori minimi di deflusso, i
quali sono stati oggetto di aggiornamento nel 2013 (nuovi accordi di Basilea 3).
Il denominatore dell’LCR viene potenzialmente diminuito, applicando dei coefficienti di
ponderazione per i deflussi “meno stressati”. Sono state pertanto previste delle riduzioni dei
deflussi finanziari per le relative poste di bilancio.
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A. Depositi al dettaglio: sono definiti come depositi collocati presso una banca da una
persona fisica, sono costituiti dai depositi a vista e a termine. I depositi al dettaglio sono
suddivisi in quote “stabili” e “meno stabili”. I depositi stabili sono costituiti dai depositi
interamente coperti da un efficace sistema di assicurazione dei depositi oppure da una
garanzia pubblica. Ai depositi stabili di norma è assegnato un fattore di deflusso del 5% ,
tuttavia le autorità di vigilanza possono applicare un tasso di deflusso del 3% se i sistemi di
assicurazione dei depositi soddisfano anche i criteri addizionali.
Mentre rientrano tra i depositi meno stabili quelli non coperti da un sistema efficace di
assicurazione dei depositi né da una garanzia pubblica, quelli di valore elevato, di investitori
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sofisticati o di titolari di grandi patrimoni, quelli rapidamente prelevabili (conti online) e i
depositi in valuta estera.
B. Provvista all’ingrosso non garantita: è l’insieme delle passività e delle obbligazioni
generali contratte nei confronti di persone diverse da quelle fisiche e non garantite in caso
di fallimento, insolvenza, liquidazione o risoluzione dell’istituzione mutuataria.
C. Provvista garantita: è l’insieme di passività e obbligazioni generali garantite da diritti
giuridici su attività specificamente designate appartenenti all’istituzione mutuataria,
esercitabili in caso di fallimento, insolvenza, liquidazione o risoluzione della stessa.
3.1.3. APPLICAZIONE PRATICA DELL’LCR
L’LCR va calcolato regolarmente per favorire il monitoraggio ed il controllo sul rischio di
liquidità. Esso deve essere segnalato all’autorità di vigilanza con cadenza almeno mensile.
Le banche devono comunque informare immediatamente le autorità di vigilanza nel caso in
cui constatino o prevedano che il loro LCR scenda al disotto del 100%.
Il requisito dell’LCR e gli strumenti di monitoraggio devono essere applicati su base
consolidata a tutte le banche che operano a livello internazionale, ma possono essere
utilizzati anche per altre banche e per un qualsiasi sottoinsieme di entità appartenenti a
banche che operano a livello internazionale, al fine di assicurare una maggiore coerenza e
condizioni di parità concorrenziale tra le banche nazionali e internazionali. Ove applicati,
l’LCR e gli strumenti di monitoraggio dovranno essere applicati in maniera coerente.
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3.2. NET STABLE FUNDING RATIO (NSFR)
L’indicatore strutturale o NSFR, volto ad integrare l’LCR, stabilisce un ammontare minimo
accettabile di raccolta stabile basato sulle caratteristiche di liquidità delle attività e delle
operazioni di un’istituzione su un orizzonte di un anno.
L’NSFR si rifà alle metodologie tradizionali delle “attività liquide nette” e del “capitale
monetario” ampiamente utilizzate dalle organizzazioni bancarie, dagli analisti bancari e
dalle agenzie di rating.
L’NSFR è definito come rapporto tra l’ammontare disponibile di provvista stabile e
l’ammontare obbligatorio di provvista stabile. Il coefficiente deve essere superiore al 100%.
Il numeratore, l’ammontare disponibile (Available Stable Funding), è rappresentato da fonti
di finanziamento stabili su un orizzonte temporale di un anno, sotto condizioni di stress
prolungato.
La provvista stabile1 disponibile corrisponde all’ammontare complessivo delle seguenti voci
di una banca: patrimonio; azioni privilegiate con scadenza pari o superiore a un anno;
passività con scadenze effettive pari o superiori a un anno; depositi liberi e/o a termine con
scadenze inferiori a un anno che si ritiene rimarrebbero presso l’istituzione per un periodo di
tempo prolungato; provvista all’ingrosso non garantita con scadenza inferiore a un anno che
si ritiene rimarrebbe presso l’istituzione per un periodo di tempo prolungato.
1 Per provvista stabile si intendono i tipi e gli importi di capitale di rischio e di prestito che si ritiene costituiscano fonti
affidabili di fondi su un orizzonte temporale di un anno in condizioni di stress prolungato
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Il denominatore, l’ammontare obbligatorio (Required Stable Funding) imposto dalle autorità
di vigilanza, va misurato in base a ipotesi prudenziali sulle caratteristiche generali dei profili
di rischio di liquidità delle attività di un’istituzione e delle sue esposizioni fuori bilancio.
Le componenti della provvista obbligatoria disponibile sono: contante non vincolato in
garanzia e non detenuto per uso programmato, titoli non vincolati, prestiti non vincolati,
titoli negoziabili non vincolati, obbligazioni.
3.3. STRUMENTI DI MONITORAGGIO
A completamento dell’LCR vi sono degli indicatori da utilizzare come strumenti di
monitoraggio.
Tali indicatori, unitamente al requisito LCR, costituiscono il nucleo delle informazioni utili
alle autorità di vigilanza per valutare il rischio di liquidità di una banca. Nell’applicazione di
questi indicatori, le autorità di vigilanza dovranno prendere provvedimenti ogniqualvolta un
trend negativo delle misurazioni segnali la presenza di potenziali problemi di liquidità,
oppure si rilevi il peggioramento di una posizione di liquidità, o ancora il valore assoluto
della misurazione indichi un problema di liquidità corrente o potenziale.
Questi strumenti sono veri e propri indicatori che forniscono informazioni sui flussi di
cassa, sulla struttura di bilancio, sulle garanzie non vincolate disponibili.
In particolare, gli indicatori presi in considerazione sono i seguenti:
• disallineamento delle scadenze contrattuali
• concentrazione della raccolta
• disponibilità di attività liquide non vincolate
• LCR per valuta significativa
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• strumenti di monitoraggio tramite il mercato
3.3.1 Disallineamento delle scadenze contrattuali
L’obiettivo è quello di individuare gli scompensi tra afflussi e deflussi contrattuali di
liquidità per determinate fasce temporali. Le banche forniranno alle autorità di vigilanza
informazioni grezze, non corredate da ipotesi, ciò consente alle autorità di vigilanza di
costruire una visione a livello di mercato ed individuare al suo interno i valori di liquidità
anomali.
3.3.2 Concentrazione della raccolta
L’obiettivo è individuare quelle fonti di raccolta all’ingrosso di rilevanza (grado di
concentrazione) tale che il loro venir meno comporterebbe problemi di liquidità. Questo
indicatore è pertanto volto ad incoraggiare la diversificazione delle fonti di raccolta
raccomandata nei Sound Principles del Comitato.
3.3.3 Attività non vincolate disponibili
L’obiettivo di tale indicatore è quello di fornire alle autorità di vigilanza dati sulla quantità e
sulle principali caratteristiche, fra cui la valuta di denominazione e l’ubicazione, delle
attività non vincolate di cui dispone la banca.
3.3.4 LCR per valuta significativa
Sebbene sia richiesto di soddisfare gli standard in un’unica valuta, per meglio cogliere
potenziali disallineamenti valutari le banche e le autorità di vigilanza dovrebbero inoltre
monitorare l’LCR nelle valute significative. Ciò consentirà loro di tenere sotto controllo
potenziali problematiche di disallineamento valutario.
L’LCR in valuta estera non costituisce un requisito bensì uno strumento di monitoraggio per
cui esso non è corredato da una soglia minima obbligatoria definita a livello internazionale.
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Ciò nonostante, le autorità di vigilanza potranno fissare coefficienti minimi di monitoraggio
per l’LCR in valuta estera, al di sotto dei quali l’autorità stessa andrebbe allertata.
4. STRESS TEST E CONTINGENCY FUNDING PLAN
Una prova di carico (o stress test) è un esercizio di simulazione volto a stimare gli effetti,nel
nostro caso sul rischio di liquidità,di uno scenario particolarmente avverso. Per formulare
una previsione sul comportamento dei propri flussi di cassa in condizioni sfavorevoli,una
banca può affidarsi a uno dei seguenti approcci (utilizandoli anche in maniera congiunta):
• L’approccio storico: si utilizza come base di riferimento eventi accaduti in passato
alla banca,ad altri intermediari (ricercando ad esempio informazioni sulla percentuale
di depositi in ritirata da parte della clientela entro una,due o quattro settimane dalla
prima notizia negativa comparsa sulla stampa) o ai mercati in presenza di crisi
generalizzata di liquidità.
• L’approccio statistico: utilizza informazioni storiche per ricavare attraverso
opportune ipotesi sulla distribuzione dei fattori di rischio,una stima ragionevole dei
stock (per esempio sui depositi o sugli haircut dei titoli oggetto di repurchase
agreement) associati a una fase di forte tensione sulla liquidità.
• L’approccio judgement based: utilizza congetture soggettive formulate dal top
management della banca,eventualmente con l’aiuto del risk management,delle
autorità di vigilanza o di consulenti esterni.
24
E’ possibile formulare separatamente gli effetti di una corsa ai depositi da parte dei
risparmiatori,di una forte volatilità dei mercati finanziari che riduce la possibilità di ottenere
prestiti offrendo in garanzia unencumbered asset,oppure di entrambe le circostanze insieme.
L’analisi degli scenari di stress risulta particolarmente utile in quanto permette di pianificare
per tempo i piani di emergenza (contingency funding plan o CFP) da attivare qualora
dovessero effettivamente verificarsi gli scenari simulati. Un CFP passa in rassegna diverse
fonti di funding supplementari che devono essere rese disponibili in caso di shock di
liquidità (per esempio la mobilizzazione temporanea della riserva obbligatoria,operazioni
pronti contro termini con la Banca centrale,prestiti da controparti bancarie suddivisi in
garantiti e non garantiti,ecc.) stabilendo l’ordine di priorità in cui esse devono essere
attivate. Un adeguato CFP è in grado di consentire fin dai primi giorni il tempestivo
rimborso delle passività richiamate dai risparmiatori e dagli investitori istituzionali,può
ridimensionare i timori del pubblico,limitare la durata e l’entità dello shock di liquidità.
Analogamente,un piano che prevede fonti di fondi sufficientemente diversificate sul piano
geografico e valutario può consentire alla banca di superare le proprie tensioni di funding e
di agire poi come stabilizzatore in un contesto di mercato locale disturbato.
5. LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’ PER LE BANCHE
INTERNAZIONALI
ROYAL BANK OF SCOTLAND
The Royal Bank of Scotland Group PLC è una delle tre banche di clearing e una delle più
antiche del Regno Unito, fondata ad Edimburgo nel 1727 per mandato reale e da non
confondere con la Bank of Scotland.Oggi è la maggiore banca in Scozia, la seconda del
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Regno Unito e d'Europa e la quinta al mondo, con una capitalizzazione di 120 miliardi
di dollari[1] pari a 82 miliardi di euro secondo un cambio euro-dollaro pari a 1,45. Le sue
azioni hanno un listing primario alLondon Stock Exchange.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Il fabbisogno di liquidità del Gruppo per tenere sotto controllo il rischio di liquidità è
stabilita dal Consiglio come percentuale della liquidità di ogni singola consociata
(Individual Adequacy Assessment ( ILAA ). Nel fissare i limiti di rischio il Consiglio tiene
conto della natura delle varie attività del Gruppo , la propensione al rischio complessivo del
Gruppo , il mercato migliore,le best practices e la conformità alle normative nazionali . Il
Group Asset and Liability Management Committee ( GALCO ) supervisiona
periodicamente i fabbisogni finanziari per tenere sotto controllo il rischio di liquidità fissato
a livello del Gruppo,nonché all’implementazione del risk management anche se ogni unità
possiede una sua struttura legale che è responsabile per la gestione della liquidità. Anche la
Royal Bank of Scotland utilizza una suite di strumenti per monitorare , limitare lo stress e
testare i rischi presenti all'interno del patrimoni. Si controllano la quantità e la composizione
delle fonti di finanziamento, il disallineamento tra attività e passività e le concentrazioni di
finanziamenti . Prove di stress di liquidità simulata vengono effettuate con cadenza almeno
trimestrale per ciascuna divisione e le principali controllate operative,per valutare la forza
della gestione del rischio di liquidità del Gruppo .Nel determinare l'adeguatezza delle risorse
di liquidità del Gruppo ci si concentra sui deflussi anticipati come risultato di un improvviso
scenario di stress. Questi deflussi sono misurati su determinati periodi di tempo che vanno
da due settimane a tre mesi. Il gruppo dovrebbe essere in grado di resistere a tali deflussi
stressati con le proprie risorse ( principalmente attraverso l'utilizzo del portafoglio liquidità )
26
senza dover ricorrere a banca centrale straordinari o di assistenza governativa .Al 31
dicembre 2013, l’LCR del Gruppo è del 102% e il NSFR è del 122%.
BBVA
Il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) è un gruppo bancario
multinazionale spagnolo con una origine a forte connotazione regionale (Paesi Baschi).
La sua origine risale alla fusione del Banco Bilbao Vizcaya e di Argentaria nel 1999, che ha
portato alla creazione della seconda più grande banca spagnola, dietro il Banco Santander
Central Hispano; è la terza banca nella Classifica per capitalizzazione dei gruppi bancari
della zona Euro.La recente strategia della banca prevede una attenzione particolare
all'espansione all'estero, che l'ha portata ad operare in 40 paesi. Come molte altre aziende
spagnole, la contiguità linguistica e culturale l'ha portata a svolgere un ruolo importante
nell'America latina di lingua spagnola. Ha anche una presenza in diversi paesi
del Mediterraneo, specialmente Portogallo e Italia, ed ha annunciato l'intenzione di
espandersi negli Stati Uniti.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
La gestione della liquidità e dei fondi strutturali del gruppo BBVA è decentralizzata per
evitare che la crisi che colpisce una o più aree geografiche. Il Gruppo BBVA ha continuato
a rafforzare la propria strategia di liquidità a medio termine , che si basa sui seguenti
principi :
- Gestione decentrata
-Indipendenza delle società controllate
-Combinazione di autofinanziamento dell'attività di prestito per aree di business con
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politiche di rilascio selettivo per garantire il finanziamento diversificato.
Lo scopo di tutto questo è quello di preservare la solvibilità , una crescita sostenuta e la
ricorrenza dei guadagni .L’Asset Liability Management gestisce la liquidità e il
finanziamento di BBVA Group , secondo i criteri e nei limiti stabiliti dal comitato esecutivo
su proposta della Global Risk Management.E’ proprio il GRM che effettua periodicamente
stress test e analisi di scenario oltre a formulare piani di emergenza.
L’ALM esegue il finanziamento di un eventuale gap strutturale solo dietro consenso
dell’ALCO.Il Gruppo BBVA nel suo report finanziario annuale del 2013 non riporta
informazioni né sull’LCR né sul NSFR.
ING BANK
ING Groep N.V., conosciuto anche come ING Group, è un gruppo bancario ed
assicurativo olandese. ING è l'acronimo di Internationale Nederlanden Groep.
È quotato al New York Stock Exchange (NYSE) ed all'Euronext. Offre servizi bancari (ING
Direct NV), assicurativi e di gestione patrimoniale. ING Group è il maggiore gruppo
finanziario al mondo e si colloca in 7ª posizione nella classifica delle 500 maggiori società
al mondo pubblicata da Fortune (fonte Fortune, dati 2007). In Italia opera attraverso ING
Direct, ING Investment Management Italia SIM e ING Lease Italia.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Il rischio di liquidità viene monitorato dall’ALCO,all’interno di ING Bank.
ING Bank gestisce la sua posizione di liquidità attraverso:
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• Finanziamento attività di prestito garantite da passività a più lungo termine ( inclusi i fondi
affidati ) ;
• Mantenendo investimenti sufficientemente liquidi e depositi a breve termine;
• capacità di mantenimento di generare liquidità supplementari , tra l'altro mediante
cartolarizzazioni .
MRM è responsabile di determinare le politiche e le procedure di gestione del rischio di
liquidità adeguate e per il monitoraggio del rispetto queste linee guida definite a livello
centrale dove vengono condotti degli stress test su base mensile,mentre altri stress est
vengono effettuati ad hoc e periodicamente dalle sussidiarie.
L'esito degli stress test fornisce input per le misure di emergenza e di follow- up
necessario.In considerazione di emergenti rischi macro - economiche nella zona euro , ING
ha aumentato la sua attenzione per le esposizioni in tutta l' Eurozona e preso misure
supplementari per limitare e gestire tali rischi. LCR nel 2013 è >100% mentre il NSFR
nello stesso anno si attesta sulla stessa percentuale.
DEUTSCHE BANK
La Deutsche Bank è una banca tedesca, con sede a Francoforte sul Meno, in Germania.
È uno dei principali gruppi bancari europei, ma ha sedi anche in Asia e negli Stati Uniti. È
stata presieduta dal 2002 al 2012 da Josef Ackermann e dal 2012 è co-presieduta da
Juergen Fitschen e Anshu Jain.
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LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Il Consiglio di Amministrazione fissa la strategia che concerne il rischio di liquidità che si
basa sulle raccomandazioni della Treasury and Risk and Capital Committee.
Almeno una volta l’anno il Cda rivede e approva i limiti che il Gruppo ha fissato sulla
misura e il controllo del rischio di liquidità,nonché finanziamenti a lungo termine e piani di
emissione.La Tesoreria è responsabile per la gestione della liquidità e del rischio di
finanziamento a livello globale nel Gruppo. La liquidità complessiva e il finanziamento
sono segnalati al consiglio di amministrazione , almeno settimanalmente tramite report.
L’approccio alla gestione del rischio di liquidità inizia a livello intraday ( operativo ) gestire
la coda dei pagamenti giornalieri , la previsione dei flussi di cassa e il factoring . Il sistema
di reporting della Deutsche Bank basata su cash-flow fornisce informazioni sul rischio di
liquidità quotidiana per la gestione globale e locale.
Le prove di stress e analisi di scenario giocano un ruolo centrale nella gestione del rischio di
liquidità . Gli scenari che vengono applicati sono basati su eventi storici , come ad esempio
il crash del mercato azionario del 1987, la crisi di liquidità negli Stati Uniti del 1990 e gli
attacchi terroristici del settembre 2001 , studi di eventi ipotetici , un congelamento dei
finanziamenti , il ripudio garanzie, ridotta fungibilità delle valute , così come altri effetti
sistemici nonché e gli effetti dell’ultima crisi finanziaria.
L’LCR è del 107% mentre per quanto riguarda il net stable funding ratio (NSFR), è
attualmente in fase di consultazione in quanto questo indice richiede alle banche di abbinare
con precisione le scadenze delle passività e le attività su un orizzonte di più lungo termine.
Il NSFR fa parte anche gli obblighi di comunicazione per le banche europee, secondo il
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CRR e la determinazione del dell'NSFR non è ancora specificato dal CRR / CRD 4 che
comprende la qualità e quantità del patrimonio di vigilanza, il calcolo del capitale ,requisiti
per le principali tipologie di rischio, di liquidità e il finanziamento, i buffer di capitale e
leverage.
HSBC
HSBC Holdings plc è uno dei più grandi gruppi bancari del mondo (Forbes Global 2000). È
il primo istituto di credito europeo per capitalizzazione con 157,2 miliardi di euro[1]. La sua
sede si trova nella HSBC Tower nei Docklands di Londra. Il suo nome proviene dal
membro fondatore, la Hongkong & Shanghai Banking Corporation, fondata a Hong
Kong nel 1865 da Thomas Sutherland, finanziere scozzese che commerciava in estremo
oriente.In termini di asset la banca è la seconda azienda globale. I suoi ricavi sono per l'80%
esterni al Regno Unito (circa il 22% dei suoi guadagni proviene da operazioni a Hong Kong,
dove si trovava la sede fino al 1991). Il 5 aprile 2008 Forbes pubblica sul proprio sito
internet la classifica delle più grosse aziende mondiali, classifica da cui risulta che il colosso
britannico è al primo posto.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
I processi per la valutazione del rischio di liquidità avvengono attraverso gli stress test sui
flussi di cassa. Viene misurato con parametri interni come ad esempio la proiezioni dei
flussi, il rapporto di copertura e anticipi a rapporti di finanziamento di base; viene inoltre
monitorato all’interno dellla funzione Liquidity and Funding risk del Gruppo e
supervisionato dall’ Asset and Liability Management regionali, il Gruppo ALCO e il Risk
Management .
31
Gli stress test prevedono l'uso di due scenari a livello di mercato e altri tre combinati
scenari di stress HSBC-specifici di gravità crescente a livello di mercato. In aggiunta agli di
scenari di stress definiti a livello centrale, le unità operative locali sono tenute a progettare i
propri scenari per riflettere le condizioni specifiche del mercato locale, prodotti e delle basi
di finanziamento.
LCR: Durante il 2013, ulteriori indicazioni sono state date sulla definizione di LCR, molte
delle quali assumono la forma di raccomandazione che sono state presentate dalla
Commissione europea dall'European Banking Authority.Si aspetta quindi che queste
raccomandazioni siano materialmente adottate dalla Commissione il 30 giugno 2014 per
impostare un LCR di almeno 80% al gennaio 2015.
NSFR:in attesa di ulteriori disposizioni dato che a gennaio 2014 il Comitato Europeo per la
Vigilanza Bancaria ha emesso un documento che va a implementare le disposizioni che
riguardano l’indicatore e che sarà lo standard minimo a gennaio 2018.
BNP PARIBAS
BNP Paribas è uno dei leader europei nei servizi finanziari di portata mondiale e una delle
6 banche più solide al mondo secondo la valutazione della società di rating Standard &
Poor's. Il Gruppo è presente in Europa in quattro mercati domestici attraverso la banca
retail: Belgio, Francia, Italia e Lussemburgo. BNP Paribas detiene una delle più grandi reti
internazionali con una presenza in 84 paesi e un organico di 201.800 collaboratori, di cui
159.800 in Europa, 15.000 in Nord America e 10.100 in Asia. Detiene, inoltre, posizioni
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chiave in tre settori di attività: Retail banking, Corporate & Investment Banking, Investment
Solutions.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
La gestione del rischio di liquidità e la vigilanza si basa su quattro fattori seguenti :
• standard e indicatori interni alle varie scadenze ;
• coefficienti di vigilanza ;
• capacità disponibile di rifinanziamento ;
• altre misure che integrano questi indicatori ;
La gestione della liquidità interna si basa su una gamma completa di standard e indicatori a
varie scadenze: così la posizione di liquidità consolidata del Gruppo è misurata
regolarmente , per valuta e su varie scadenze , sia a livello di Gruppo e di entità .
Vengono effettuati stress test regolarmente su scadenze brevi , sulla base di fattori di
mercato e / o fattori specifici di BNP Paribas che influenzano negativamente la propria
posizione di liquidità .
La gestione della liquidità di medio e lungo termine si basa principalmente sull’analisi del
mismatch delle passività vs attività di medio e lungo termine. In un orizzonte di un anno, il
rapporto passività / attività deve essere superiore all’ 80 % e non inferiore all’85%.
Inoltre, coefficienti di vigilanza completano il quadro di gestione del rischio di liquidità.
L’LCR è calcolato mensilmente per la Capogruppo BNP Paribas SA (operazioni francesi e
sportelli) e separatamente da ciascuna società controllata interessata dai regolamenti.
La disponibilità di riserve di liquidità sufficienti a far fronte ad un aumento inaspettato delle
esigenze di liquidità è regolarmente misurata a livello di Gruppo e linee di business .
33
L’LCR per BNP Paribas SA ( società madre e le filiali ) è risultato del 150% nel 2011 a
fronte di un requisito minimo del 100 %.
GROUPE CREDIT AGRICOLE
Il gruppo CREDIT AGRICOLE è il primo finanziatore dell’economia francese ed uno dei
primi attori bancari in Europa. E’ anche il primo amministratore dell’attivo europeo, la
prima bancAssurance2 in Europa, e leader mondiale del finanziamento dell’auronautica.
Forte dei suoi fondamenti cooperativi e mutualistici, dei suoi 150000 collaboratori e 31000
amministratori di casse locali e regionali, il gruppo Credit Agricole è una banca
responsabile e utile, al servizio di 49 milioni di clienti, 7,4 milioni di soci e 1,2 milioni di
azionisti.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Il Gruppo è esposto, come tutti gli istituti di credito, al rischio di non disporre di fondi
necessari per far fronte ai propri impegni. Questo rischio si realizza, per esempio, dal ritiro
massiccio di depositi della clientela o da una crisi di fiducia o di liquidità generale del
mercato.
L’obiettivo primario del gruppo in materia di gestione della sua liquidità è di far in modo di
poter far fronte a delle situazioni di crisi di liquidità d’intensità elevata su periodi di tempo
prolungati. Per fare ciò, il gruppo si basa su un meccanismo di misurazione e di
supervisione del suo rischio di liquidità basato sul mantenimento di riserve di liquidità,
sull’organizzazione del suo rifinanziamento, e su uno sviluppo equilibrato dei crediti e dei
2 che vende prodotti assicurativi
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depositi. Questo meccanismo è stato approvato dal Consiglio d’Amministrazione del Crédit
Agricole S.A. nel febbraio 2010. Il sistema si propone di organizzare il rifinanziamento del
Gruppo in congruenza con le soglie di tolleranza al rischio di liquidità a cui il Gruppo è
legato. Queste soglie di tolleranza si esprimono attraverso la durata di resistenza del Gruppo
a sollecitazioni differenti.
Questo approccio interno incorpora il rispetto del coefficiente di liquidità relativo
all’identificazione, la misura, la gestione ed il controllo del rischio di liquidità, al quale gli
istituti di credito del Gruppo sono assoggettati così come il rispetto futuro dei coefficienti di
liquidità LCR e NSFR definiti da Basilea e le autorità europee.
Il sistema di gestione e di inquadramento del Gruppo è strutturato attorno a degli indicatori
divisi in 4 gruppi:
- Indicatori di breve termine costituiti particolarmente da simulazioni di scenari di crisi
e di cui l’obbiettivo è individuare le scadenze e il volume dei rifinanziamenti a breve
termine in funzione delle riserve di liquidità, dei flussi di tesoriera generati
dall’attività commerciale e dell’ammortamento del debito di lungo periodo.
- Indicatori di lungo termine che permettono di misurare il rischio di variazione di un
aumento degli spread di emissione del Credit Agricole e di individuare le scadenze
del debito di lungo termine, con lo scopo di anticipare il bisogno di rifinanziamento
del Gruppo.
- Indicatori di diversificazione che permettono di limitare la concentrazione delle fonti
di rifinanziamento
- Indicatori di costo che misurano l’evoluzione degli spread di emissione del Gruppo
sul breve e lungo periodo e valutano i carichi indotti dal costo della liquidità.
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Gli istituti di credito francesi sono assoggettati al coefficiente standard definito nel 2009 ed
entrato in vigore nel 2010. Questo coefficiente di liquidità corrisponde al rapporto tra le
disponibilità la cui scadenza è a breve termine, da una parte, e le passività a breve termine,
dall’altra. Esso è calcolato mensilmente, su base sociale, essendo la soglia minima del
100%.
Al 31 dicembre 2013, il coefficiente di liquidità del Crédit Agricole S.A. ha raggiunto il
139% (contro il 150% del dicembre 2012).
Relativamente al coefficiente LCR, il Gruppo ha perseguito la sua convergenza secondo il
calendario previsto: l’LCR è superiore al 100% al 31 dicembre 2013.
Il raggiungimento di un LCR al 100% sul perimetro del Gruppo (comprese le casse
regionali) è previsto per la fine del 2014. Si noterà che a questa data la costrizione
regolamentaria sarà del 60%.
GROUPE BPCE
Il Gruppo BPCE (Groupe des Banques Populaires et des Caisses d'Epargne) è la seconda
banca di Francia, nata nel 2009 dalla fusione della CNCE (Caisse nationale des caisses
d'épargne) e BFBP (Banque fédérale des banques populaires, già Groupe Banque
Populaire). La banca ha 36 milioni di clienti di cui 8,8 milioni soci.
Il gruppo ha un forte carattere cooperativo con i soci proprietari delle Banche Popolari e
delle Casse di risparmio.
36
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
L’obiettivo principale del quadro di gestione del rischio di liquidità del gruppo è di essere in
grado in ogni istante di far fronte a situazioni di crisi di liquidità prolungata d’intensità
elevata.
Il gruppo si affida a 3 meccanismi:
• controllo del consumo di liquidità di ogni linea di business, basata in particolare sul
mantenimento di un equilibrio tra crescita nel comparto del credito e raccolta dei
depositi dei clienti.
• Gestione centralizzata dei sui rifinanziamenti, principalmente volta a limitare il
ricorso di finanziamenti a breve termine, diffondendo le date di scadenza dei fondi a
medio e lungo termine e diversificando le fonti di liquidità;
• la costituzione di pool di liquidità.
In aggiunta a queste misure vi è un insieme coerente di indicatori, limiti e norme di
gestione, combinati in un quadro centralizzato di norme e regole. Tali indicatori e regole
consentono la misurazione e una gestione consolidata del rischio di liquidità.
Il gruppo disponeva al 31 dicembre 2013 di 160 miliardi di euro di riserve di liquidità,
composte da 109 miliardi di euro di attivo disponibile eleggibile al rifinanziamento delle
banche centrali e di 51 miliardi di euro di liquidità collocati presso la banca centrale.
Le riserve di liquidità permettono, al 31 dicembre 2013, di coprire il 164% dei
finanziamenti di breve termine del gruppo.
Il coefficiente di liquidità a un mese l’LCR è calcolato mensilmente. Esso ha raggiunto il
112% al 31 dicembre 2013 (136% al 31/12/2012) , per un esigenza minima del 100%.
37
UNICREDIT
UniCredit è tra i primi gruppi di credito italiani ed europei, ha sede sociale a Roma e
direzione generale a Milano.
La banca conta oltre 40 milioni di clienti e opera in 22 paesi. I mercati principali nei quali
opera sono Italia, Austria, Germania meridionale, Svizzera e Centro ed Est Europa.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
UniCredit ha progettato un nuovo programma di certificazione on-line, il Market and
Liquidity Risk Certified Path, per migliorare le conoscenze sui derivati, sui modelli di
Value-at-Risk, sui modelli interni di UniCredit e sul rischio di liquidità. I contenuti
formativi sono stati formulati per fornire un know-how omnicomprensivo e coerente sulla
gestione dei rischi di mercato e di liquidità, analizzando temi di identificazione dei rischi,
misurazione dei rischi e prassi per la mitigazione dei rischi.
La gestione del rischio di liquidità sul breve termine (liquidità operativa) considera gli
eventi che avrebbero un impatto sulla posizione di liquidità del Gruppo da un giorno fino ad
un anno. L’obiettivo primario è quello di conservare la capacità del Gruppo di far fronte agli
impegni di pagamento ordinari e straordinari minimizzandone contestualmente i costi;
La gestione del rischio di liquidità strutturale (rischio strutturale) considera gli eventi i quali
avrebbero un impatto sulla posizione di liquidità del Gruppo oltre l’anno. L’obiettivo
primario è quello di mantenere un adeguato rapporto tra passività a medio/lungo termine e
attività a medio/lungo termine, finalizzato ad evitare pressioni sulle fonti di finanziamento,
attuali e prospettiche, a breve termine, ottimizzando contestualmente il costo del funding.
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Stress test: il rischio di liquidità è un evento di scarsa probabilità e di forte impatto.
Pertanto, le tecniche di stress testing rappresentano un eccellente strumento per valutare le
potenziali vulnerabilità del bilancio. La Banca riproduce diversi scenari, spaziando dalla
generale crisi di mercato alla crisi idiosincratica e loro combinazioni.
Inoltre, la Liquidity Framework è integrata da alcuni indicatori complementari, inclusi nel
Risk Appetite Framework; uno di essi è il Core Banking Book Funding Gap (sviluppo del
“loan-to-depo gap”), calcolato trimestralmente, che fornisce una stima della porzione di
portafoglio prestiti commerciali che viene finanziata da passività commerciali.
In tale contesto, la Capogruppo considera tutte le attività, passività, posizioni fuori bilancio
ed eventi presenti e futuri che generano flussi di cassa certi o potenziali per il Gruppo,
proteggendo così le Banche/Società appartenenti allo stesso dai rischi correlati alla
trasformazione delle scadenze.
NORDEA
Nordea Investment Funds S.A. fa parte di un gruppo leader nella fornitura di servizi
finanziari nelle regioni nordiche e del Mar Baltico. Il gruppo vanta 10 milioni di clienti e
circa 29.400 dipendenti. Come principale istituto bancario nordico e paneuropeo in
Lussemburgo e Svizzera, Nordea Bank S.A. in Lussemburgo concentra le proprie attività
nella gestione patrimoniale internazionale e nella collocazione di fondi di investimento a
livello globale.
Con i suoi 400 dipendenti, Nordea serve una clientela internazionale in oltre 120 paesi
diversi, offrendo un ampio ventaglio di fondi di investimento, attraverso intermediari attivi
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quali banche, asset manager, consulenti finanziari indipendenti e compagnie di
assicurazione.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Nel corso del 2013, Nordea ha continuato su una gestione prudente del rischio di liquidità ,
mantenendo un diversificato e una forte base di finanziamento, aveva l'accesso a tutti i
mercati finanziari pertinenti ed era in grado di utilizzare attivamente tutti i suoi programmi
di finanziamento. Nordea ha emesso circa EUR 23 miliardi in debiti a lungo termine , di cui
12 miliardi di euro in svedese ,finlandese.
La FSA svedese ha introdotto il Liquidity Coverage Ratio ( LCR) per inizio anno, Nordea è
conforme in tutte le valute e separatamente in USD e EUR .
La strategia della gestione della liquidità di Nordea si basa su dichiarazioni politiche per cui
ne derivano limiti e determinate modalità organizzative.
Le dichiarazioni politiche prevedono che la gestione della liquidità di Nordea rifletta un
atteggiamento conservatore. Nordea si sforza di diversificare le sue fonti di finanziamento e
cerca di stabilire e mantenere relazioni con gli investitori al fine di garantire l'accesso al
mercato . I Programmi di finanziamento sono sia a breve termine (US commercial paper,
European commercial paper, commercial paper, Certificates of Deposits) che a lungo
termine (covered bonds, European medium-term notes, medium-term notes) e coprono una
vasta gamma di valute .
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La gestione del rischio di liquidità di Nordea comprende prove di stress e un piano di
continuità aziendale per la gestione della liquidità. Il quadro di prove di stress comprende
anche le metriche di sopravvivenza orizzonte, che rappresenta uno scenario di rischio di
liquidità combinato ( idiosincratica e lo stress a livello di mercato).
La gestione del rischio di liquidità si concentra sia a breve termine sia a lungo termine .
Al fine di gestire situazioni di finanziamento a breve termine , Nordea misura il rischio di
carenza di finanziamenti , che esprime la necessità attesa di aumentare la liquidità nel corso
dei successivi 30 giorni.
Per garantire il finanziamento in situazioni in cui Nordea ha un bisogno urgente di contanti
e le normali fonti di finanziamento non sono sufficienti , Nordea è in possesso di un buffer
di liquidità . Il minimo livello di buffer viene impostato dal Consiglio di Amministrazione,
ed è costituito da titoli liquidi di alta qualità ammissibili da banche centrali che possono
essere prontamente venduti o utilizzati come garanzia.
Il Consiglio di Amministrazione ha fissato il limite per la sopravvivenza minimo senza
accesso al finanziamento sul mercato a 30 giorni. Il Liquidity Coverage Ratio ( LCR ) per la
Nordea Gruppo era alla fine del 2013 117 % ( 127 % ) con una media annua del 130 % . Il
LCR in euro è stato del 140% ( 181 %) e in USD 127 % ( 283 % ) , con medie annuali di
199 % e 138 % , rispettivamente. Le liquidità superano i flussi finanziari netti per 30 giorni
in condizioni di stress.
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SANTANDER
Il Banco Santander è un gruppo di organizzazioni bancarie basate principalmente
in Europa e in Sudamerica. Queste possono essere sotto il marchio del Banco Santander, per
esempio la filiale Santander Consumer Bank AG in Germania. Alternativamente, possono
essere compagnie che sono state acquistate dal gruppo, di cui l'esempio più recente è
l'acquisizione della banca inglese Abbey National PLC avvenuta nel settembre 2004. Le
aziende del marchio Santander occupano 199.000 persone, hanno 100 milioni di clienti e 2,3
milioni di azionisti. Il servizio di banca al dettaglio, settore che occupa la maggior parte
delle attività del gruppo, genera l'82% dei profitti. È la prima banca spagnola, la terza in
Europa per capitalizzazione con 85,2 miliardi di euro.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Santander, oltre ad adottare i soliti standard seguiti da tutte le altre banche, presenta un
nuovo indice, nuovo rispetto al più usato LCR O NSFR, ovvero il LTD, loan to deposit
ratio, il quale rappresenta il rapporto tra i prestiti e i depositi. Esso viene utilizzato per
calcolare la capacità di un istituto di credito per coprire i prelievi effettuati dai suoi clienti .
I prestiti al numeratore della formula sono gli investimenti o le attività di una banca. I
depositi al denominatore della formula possono essere considerati come i debiti dei singoli
depositanti che concedono denaro alla banca con un rendimento pari ai tassi di deposito. In
questi aspetti , il loan to deposit ratio è simile a un rapporto di liquidità e di indebitamento .
Il rapporto tra prestiti e depositi (loan-to-deposit ratio, LTD) è una misura sintetica ma
efficace della capacità di una banca di fronteggiare fluttuazioni nelle richieste di
liquidazione da parte della clientela. In altri termini, è un indicatore aggregato di liquidità
della banca, che normalmente varia tra il 50 e il 120%.
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BARCLAYS
Barclays Bank è una banca internazionale britannica.
È presente in oltre cinquanta Paesi con 118.000 dipendenti[1]. Ha introdotto il primo ATM
a Londra nel 1975 e le prime carte revolving. Nel 1958 è stata la prima banca nel Regno
Unito ad avere una direttrice donna, la sig.ra Harding. Nel 1966 ha lanciato la prima carta di
credito nel Regno Unito.
LA GESTIONE DEL RISCHIO DI LIQUIDITA’
Dal giugno 2010, il Gruppo ha registrato la sua posizione di liquidità a fronte di un
orientamento di liquidità individuale ( ILG ) fornito dal PRA. Si definiscono PRA entrambe
le attività aggregate, liquidità ammissibili e deflussi di stress nei confronti dei saldi riportati.
Il Gruppo controlla anche la sua posizione contro le metriche di liquidità attese di Basilea 3
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- il Liquidity Coverage Ratio ( LCR) ed il Net Stable Funding Ratio ( NSFR ). L' LCR è
destinato a promuovere la resilienza a breve termine del profilo di rischio di liquidità della
banca garantendo risorse liquide a sufficienza per sopravvivere ad uno scenario di stress
acuto della durata di 30 giorni. Il NSFR ha un orizzonte temporale di almeno 12 mesi ed è
stato sviluppato per promuovere una struttura per scadenze sostenibile delle attività e delle
passività. Nel gennaio 2013 il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria ha pubblicato
una norma finale per l’ LCR, dal gennaio 2015 dovrà essere portato dal 60 % con un
aumento graduale al 100% fino al gennaio 2018.
Nel gennaio 2014, il Comitato di Basilea ha pubblicato una consultazione sulla revisione
delle norme NSFR . Il requisito minimo NSFR deve essere introdotto nel gennaio 2018 al
100% .
La metodologia per la stima del LCR e NSFR si basa su un'interpretazione delle norme di
Basilea. Sulla base delle norme di Basilea riviste, al 31 dicembre 2013 Barclays ha
registrato un surplus di entrambi questi parametri con una stima di Basilea 3 LCR di
102 % (2012 : 126 % ) e si stima che Basilea 3 NSFR del 110 % (2012 : 112 % ).